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Dettaglio seduta n.85 del 09/05/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 10.01 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.31 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00 )



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Auddino, Bossuto, Bresso, Casoni Cattaneo, Gariglio, Nastri e Rossi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

b) Sentenza Corte Costituzionale in ordine alla legge regionale 24 dicembre 2004, n. 39, "Costituzione dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino".


PRESIDENTE

E' pervenuta sentenza della Corte Costituzionale in ordine ad una legge della Regione. La Corte Costituzionale ha dichiarato, con sentenza n. 173 del 20 aprile 2006, depositata in Cancelleria il 28 aprile 2006 e pervenuta in data 3 maggio 2006, pronunciata a seguito del relativo giudizio l'illegittimità costituzionale dell'articolo 4 "Presidio ospedalieri di Lanzo e di Valenza", comma 1 della legge regionale 24 dicembre 2004, n. 39 "Costituzione dell'Azienda Sanitaria Ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino".
Copia della sentenza è a disposizione presso gli uffici dell'Aula.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

d) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle sedute 7 23-24 e 27 marzo 2006; saranno posti in approvazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Questioni internazionali - Commemorazioni

Commemorazione per gli attentati di Kabul in Afghanistan e Nassiriya in Iraq


PRESIDENTE

A pochi giorni dall'attentato di Nassiriya, il 5 maggio il Piemonte è stato direttamente colpito con gli alpini del II Reggimento di Cuneo nell'attentato di Kabul.
Ai familiari dei militari deceduti, ai militari feriti e a tutte le forze armate italiane, Esercito e Carabinieri, va nuovamente la solidarietà dell'Assemblea piemontese.
Ricordiamo che nell'attentato di Kabul sono morti il tenente Manuel Fiorito e il maresciallo Luca Polsinelli, ai cui funerali partecipano oggi i Presidenti Gariglio e Bresso e il Consigliere Casoni, e sono rimasti feriti i caporali Massimiliano Clementini, Salvatore Giarracca, Salvatore Mastromauro ed Emanuele Rivano. Vogliamo però anche ricordare, per onorarne la memoria, i nomi dei caduti nell'attentato del 27 aprile a Nassiriya, il secondo dopo quello compiuto nel novembre del 2003. Il 2 maggio rappresentanti della nostra Assemblea hanno partecipato a Roma ai funerali del capitano Nicola Ciardelli e dei marescialli Carlo De Trizio e Franco Lattanzio. E purtroppo, dieci giorni dopo l'attentato, è morto anche il quarto militare italiano ferito gravemente: il maresciallo Enrico Frassanito.
Entrambi gli attentati hanno preso di mira i nostri militari in servizio di pattuglia. Possiamo avere opinioni diverse sull'opportunità delle missioni italiane all'estero, ma cittadini e istituzioni democratiche devono unirsi nella più ferma condanna di quest'ennesimo atto di terrorismo.



(L'Assemblea, in piedi, osserva un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Ribadiamo la nostra vicinanza e il nostro affetto nei confronti delle vittime, però voglio che sia a verbale che il nostro Gruppo ribadisce la necessità che avvenga l'immediato ritiro delle nostre truppe dall'Iraq e dall'Afghanistan. Ancora una volta si conferma l'assoluta e ingiustificata presenza militare italiana in Iraq e in Afghanistan. Ancora una volta si dimostra che la nostra presenza non è vista come una presenza di pace e di ricostruzione, ma d'aggressione e d'occupazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, voglio ringraziare la Presidenza per quest'importante atto (proprio mentre a Roma si stanno svolgendo i funerali) che testimonia i sentimenti della stragrande maggioranza della popolazione piemontese.
Abbiamo presentato - non solo noi - ordini del giorno al riguardo quindi riteniamo che tutto, in questa fase, debba essere sintetizzato nel minuto di raccoglimento e nelle parole del Presidente, nelle quali ci riconosciamo.
A questo punto, però, riteniamo opportuno discutere questi ordini del giorno. Il mio intervento è una sorta di prenotazione d'attenzione e di sollecitazione, affinché vengano messi in discussione questi ordini del giorno. È giusto e legittimo che ciascuna forza politica, di fronte a fatti così rilevanti che toccano nel profondo i sentimenti di tutti gli italiani esprima il proprio punto di vista. È importante, quindi, che nel corso della giornata odierna si discutano questi ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi associo alle sue parole e la ringrazio per aver raccolto uno stimolo, anche proveniente dal nostro Gruppo, rispetto al minuto di silenzio. Anche noi abbiamo presentato un ordine del giorno relativo ai fatti accaduti in Afghanistan.
A questo punto riteniamo indispensabile, soprattutto a seguito delle parole del collega Robotti, chiarire le posizioni politiche dei Gruppi.
Unire le missioni in Iraq e in Afghanistan in una comune condanna, come ha fatto il collega Robotti, mi sembra confondere momenti assolutamente diversi e con responsabilità assolutamente differenti.
Nell'associarci alle sue parole d'attenzione, di commemorazione e di cordoglio per le vittime, chiederei che in un momento di pausa si possa individuare, nel corso della giornata, un momento di discussione politica su questo tema.



PRESIDENTE

Concordo nell'opportunità di verificare come meglio trovare un momento cui dedicare una discussione in merito. Ritengo che quella di oggi sia una giornata di riflessione e quindi, se riusciamo a rinviare l'espressione di legittime opinioni ad altro momento, vi ringrazio in anticipo.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 83 della Consigliera Cotto inerente a "Flavescenza dorata"

Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interpellanza n. 114 dei Consiglieri Botta, Casoni, Ghiglia, Boniperti e Vignale inerente a "Estensione dei focolai della flavescenza dorata della vite"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interpellanze n. 83 e l'interrogazione n. 114.
Risponde ad entrambe l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

L'interpellanza della Consigliera Cotto mira a chiedere quale sia la strategia che s'intende intraprendere per risolvere il problema o comunque, affrontare il problema della flavescenza dorata.
Una premessa innanzitutto. La flavescenza dorata è stato un tema sul quale da parecchi anni la Regione Piemonte si è cimentata e si sta cimentando, un tema che un paio di anni fa sembrava sul punto di essere avviato su una strada che potesse portare ad una qualche soluzione positiva del problema. Invece, nel 2005 questo citoplasma è riesploso con una virulenza insospettabile su tutto il territorio regionale, espandendosi peraltro anche in aree nelle quali tradizionalmente non si era mai visto.
Nel senso che, mentre fino all'anno scorso le Province di Alessandria e buona parte della Provincia di Asti sono state teatro di un forte impatto di questo citoplasma, nel 2005 la malattia è esplosa con tutta la sua virulenza anche su una parte dei Roeri in Provincia di Cuneo e ha cominciato a far la sua comparsa anche nelle Province di Novara e di Biella, come in molte altre parti di territorio in cui non era mai stata vista.
Questo ha comportato la necessità di ripensare e di riaffinare gli strumenti di lotta, perché si è visto che un problema che pareva avviato a soluzione invece non era tale.
In questi mesi abbiamo provveduto a operare su parecchi fronti che peraltro, sono i fronti che un ordine del giorno votato da questo Consiglio ci aveva chiesto di affrontare l'anno scorso. Sostanzialmente, i temi sottoposti all'attenzione del Consiglio erano quelli del reperimento di risorse, da destinare agli enti che si occupano della ricerca per contrastare la malattia. A tal fine, si richiedevano modifiche e miglioramenti al decreto di lotta obbligatoria per rendere più cogente la lotta complessiva, l'attivazione di misure di controllo per sanzionare le inadempienze rispetto al decreto di lotta obbligatoria, l'attivazione di un controllo sui vivaisti per quel che riguarda il materiale che veniva dato per gli impianti e la vigilanza sulla pulizia e il controllo delle aree che non erano coltivate a gerbido o ormai lasciate incolte. Noi ci siamo mossi sostanzialmente su tutti questi piani.
Per quanto concerne il tema delle risorse, come molti sanno, l'anno scorso era stato inizialmente previsto dal Governo uno stanziamento di dieci milioni di euro in finanziaria che poi è stato soppresso, ma sono state attivati dieci milioni di euro di risorse a valere su residui esistenti. Noi abbiamo avuto in questi giorni una comunicazione formale di un'ipotesi di riparto di risorse sulla base dei dati che la Regione ha presentato al Ministero. Sulla base di quest'ipotesi di riparto, che deve ancora essere oggetto di approvazione all'interno della Commissione Stato Regione - quindi, è un riparto ipotetico e provvisorio - avremmo un'assegnazione intorno agli otto milioni di euro, che sulla base di quanto speso negli ultimi anni vorrebbe dire avere le risorse per due o tre anni di lotta alla flavescenza. Pertanto, direi che sul piano delle risorse abbiamo una dotazione che ci mette in condizione di affrontare con serenità il quadro dal punto di vista economico.
Per quanto concerne la ricerca, abbiamo sostanzialmente fatto due cose: sono state finanziate tutta una serie di ulteriori sperimentazioni in collaborazione con le università, CNR e tutti gli altri soggetti di ricerca che stanno operando su questo terreno. Proprio stamattina, molti dei soggetti coinvolti nella lotta alla flavescenza, hanno costituito il Tavolo regionale tecnico coordinamento delle azioni sulla flavescenza dorata, che avrà il compito di mettere insieme tutte le esperienze che sono state fatte e che si stanno facendo, nella nostra Regione ma anche in tutto il resto d'Europa. Soprattutto, il Tavolo dovrà uniformare e rafforzare quello che è il lavoro di comunicazione e informazione sul territorio, perché una delle maggiori richieste è di un lavoro che porti ad una migliore consapevolezza della posta in gioco da parte di tutto il territorio.
Il fatto di avere percepito, all'incirca tre anni fa, che la vittoria nella battaglia contro la flavescenza era alla portata ha oggettivamente portato ad un allentamento della tensione sul tema centrale, quello dei trattamenti allo scafoideo. Dai dati rilevati in campagna è emerso un allentamento della tensione. Inoltre, fino all'anno scorso eravamo di fronte ad un decreto di lotta obbligatoria, che non prevedeva sanzioni economiche ma solo penali per gli inadempienti. Questo ha sicuramente limitato la capacità d'azione. Ora, sappiamo quanto in Italia prevedere per uno che non fa un trattamento, una sanzione penale può voler dire: non ti sei comportato bene. Ma non si può avviare una causa penale per questi motivi. Quindi, il lavoro che si va ad affrontare è certamente quello della ricerca dell'approfondimento, della comparazione dei metodi, ma anche della divulgazione e dell'informazione di queste informazioni e di questi risultati a ricaduta sul territorio.
Abbiamo proposto al Ministero una modifica del decreto di lotta obbligatoria. Purtroppo non è stato ancora recepito, ma noi non disperiamo di poterlo far recepire entro quest'anno. Abbiamo proposto lo scorso anno due modifiche al decreto stesso. Prevedevamo la possibilità, per gli Enti locali (nella fattispecie dei Comuni) di potersi sostituire in modo significativo nello sradicamento di incolti infetti o di impianti infetti.
Qualora i proprietari non provvedessero all'estirpazione - come previsto dal decreto di lotta obbligatoria delle piante infette - i Comuni possono sostituirsi ai proprietari nell'attuazione del decreto stesso. Il problema del decreto non è, infatti, che chi non fa quello che dovrebbe fare sia sanzionato, ma che effettivamente sia fatta sul territorio tutta l'azione necessaria e, d'altra parte, rendere i Comuni stessi soggetti della stessa possibilità di approvvigionamento economico cui avrebbero diritto i proprietari qualora intervenissero direttamente, in modo da non creare un obbligo a chi non ha le risorse per poterlo fare.
Per quanto concerne tutte le misure di controllo così come sono previste dal decreto stesso, stiamo verificando la possibilità di convenzionarci con le Province per utilizzare, nei due mesi di necessità di monitoraggio, gli ispettori fitosanitari delle Province per fare questo tipo di lotta. Il problema è che noi abbiamo due mesi di punta nei quali non è possibile disporre a sufficienza di personale specializzato e preparato. Non è possibile neanche pensare di avere 50 persone per due mesi. Allora abbiamo ipotizzato e proposto alle Province di utilizzare i loro tecnici (che peraltro non hanno grossissimi impegni) riconoscendo naturalmente il costo e il riscontro economico per questo tipo di funzioni.
Questo ci metterebbe in condizioni di passare ad un monte ore più ampio oggi l'equivalente di una persona e mezza, perché in quei due mesi si passerebbe a cinque unità, che potrebbero consentire un lavoro di controllo e monitoraggio in grado di rispondere a tutte le segnalazioni che pervengono dal territorio Per quanto concerne il discorso dell'attivazione delle misure dei vivaisti, il Tavolo che si è insediato stamattina ha, all'ordine del giorno, la verifica delle modalità di attuazione e di intervento di termoterapia sulle talee da nuovi impianti, in modo da utilizzare materiale che sia il più possibile risanato.
Un'ultimissima annotazione. Sicuramente su questa malattia verosimilmente necessario, con ogni probabilità, prevedere un impegno che non si esaurirà quest'anno e che dovrà contare sulla piena consapevolezza e sulla responsabilità di tutti gli attori, quindi degli stessi agricoltori dei tecnici e degli Enti locali in un gran gioco di squadra.
Il lavoro, da un punto di vista scientifico e di coordinamento delle risorse, dovrebbe darci le migliori condizioni per intervenire per quello che scientificamente oggi abbiamo a disposizione come conoscenze sulla malattia.
Per quel che concerne l'impianto e le risorse disponibili, stiamo verificando sul Tavolo le modalità di utilizzo di alcuni strumenti sicuramente molto utili. Negli anni scorsi, invece, in alcuni casi si sono verificati meccanismi distorsivi di intervento. Ricordo, per esempio, che in condizioni ordinarie per gli espianti fatti valere sulla legge n. 388 si potesse intervenire anche con soltanto il 10% di danno, ma avendo un contributo ad ettaro che era intorno ai 9.000,00 euro ad ettaro, mentre invece sulla misura U del Piano di sviluppo rurale il fatto che si potesse intervenire solo in presenza del 30% di danno - il contributo andava a 14.000,00 euro - ha portato in alcuni casi gli agricoltori ad aspettare che si arrivasse al 30% di danno. Questo, da un punto di vista tecnico ispettivo, ha determinato l'allargamento dell'infezione. È comprensibile perché l'agricoltore pensa: "Aspetto otto mesi a fare il controllo, lo faccio l'anno prossimo e mi porto a casa seimila euro in più per lo stesso tipo di intervento". È evidente che quest'atteggiamento va evitato.
L'ipotesi è di perequare gli interventi in modo da renderli possibili soprattutto per capovolgere una logica che purtroppo in alcuni casi ha trovato spazio e che voleva dire che l'espianto si fa perché ci sono i contributi per l'espianto. Invece, la logica che deve emergere con chiarezza è che l'espianto si fa perché è in gioco il futuro della viticoltura del territorio. Poi, giustamente la Regione, attivando risorse nazionali, risorse comunitarie e risorse proprie interviene a sostegno dell'agricoltore che deve sopportare il danno, ma in una logica secondo cui quanto previsto dal decreto di lotta obbligatoria deve diventare centrale proprio perché qui siamo convinti che ci si gioca come in una nuova fillossera il futuro della viticoltura piemontese.
Spero di avere chiarito un po' la strategia della Regione, che non inventa niente di nuovo, ma cerca di razionalizzare quanto è emerso da sei anni di impegno della Regione stessa sul campo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Ringrazio l'Assessore, che nella risposta molto onestamente ha dato atto di sei anni di lavoro per la lotta alla flavescenza dorata.
Sappiamo benissimo che si va avanti per sperimentazione e nessuno ha ancora trovato la soluzione più efficace.
Comprendo il dramma del viticoltore quando deve sradicare anche solo una vite, e questo dramma noi, nella Provincia, lo viviamo. È difficile intervenire per fare cambiare la mentalità.
Sentivamo parlare domenica ad Asti alcune persone che non sono viticoltori, ma che hanno impiantato una vigna per la lotta ai gerbidi presso la casa che hanno comprato in campagna. Quindi, è importante non spegnere i riflettori e continuare in questa lotta, verificandone i risultati.
L'insediamento di questo Tavolo è un ottimo risultato. Esprimo soddisfazione perché al Piemonte arrivano 8 milioni di euro da parte del Governo; questa è una bella notizia, soprattutto perché c'era preoccupazione e temevamo che non arrivassero.
L'Assessore può continuare a lavorare bene. Chiedo al Presidente della Commissione di organizzare, magari fra due mesi, un'audizione in Commissione del coordinamento del Tavolo di lavoro per continuare a capire cosa possiamo fare per contrastare la flavescenza dorata.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media "Cruto" di Piossasco


PRESIDENTE

Informo i colleghi che è in visita presso il Palazzo Lascaris la scuola media "Cruto" di Piossasco. Saluto gli allievi e gli insegnanti.
Stiamo svolgendo le interpellanze e le interrogazioni; i Consiglieri presentano delle domande su alcune questioni, in questo caso la flavescenza dorata, e gli Assessori rispondono.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 83 della Consigliera Cotto inerente a "Flavescenza dorata" (seguito)

Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interpellanza n. 114 dei Consiglieri Botta, Casoni, Ghiglia, Boniperti e Vignale inerente a "Estensione dei focolai della flavescenza dorata della vite" (seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo al sindacato ispettivo e, segnatamente, all'interpellanza n.
83.
Se i colleghi sono d'accordo, considererei la risposta sull'interpellanza n. 83 valida anche per l'interpellanza n. 114.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Assessore.
Ho seguito la risposta che lei ha dato alla collega Cotto. È chiaro che il dato allarmante è quest'estensione e diffusione della malattia, che evidentemente ci preoccupa: oltre ad andare a toccare le zone canoniche l'infezione si sta allargando anche in zone che non conoscevano questo dramma per la nostra viticoltura.
Ci fa piacere che, dalle sue vive parole, abbiamo potuto apprendere anche se oggettivamente ne eravamo già al corrente - del fatto che il Governo abbia continuato a stanziare fondi per contrastare questa malattia della vite, spazzando via anche tutte quelle voci che in questi mesi qualcuno, magari anche ad arte, aveva diffuso tra i viticoltori e tra i contadini piemontesi - perché "piove, governo ladro" - secondo cui non ci fosse più la volontà, da parte governativa, di assecondare la lotta dei contadini non solo piemontesi, ma di tutte le zone che sono toccate da questa malattia.
Era evidentemente una strategia legata alle elezioni politiche per cercare di recuperare qualche consenso magari tra una fascia di elettorato tradizionalmente vicino al centrodestra.
Vediamo anche su questo caso specifico che tante falsità, tante false ansie e tante false informazione vengono diffuse ad arte e alla fine, in realtà, questo Governo gli impegni presi li ha sempre mantenuti, in particolare in campo agricolo.
Quindi, l'attenzione della nostra Regione si mantenga alta; noi come Consiglieri di un territorio, che non è più il solo territorio interessato ma è quello comunque che ha questa progenitura di lotta alla malattia continueremo a fare il nostro dovere di sollecito, e sicuramente se fra qualche settimana potremo vedere come si sta svolgendo tutta l'azione regionale che, probabilmente, assumerà anche dei momenti di originalità e di novità rispetto al passato e che quindi vanno testati e verificati, sarà per noi un fatto positivo.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza n. 210 dei Consiglieri Cavallera e Cotto inerente a "Azioni a sostegno della produzione DOCG dell'Asti Spumante e del Moscato d'Asti"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'interpellanza n. 210, cui risponde l'Assessore Taricco, che ha pertanto facoltà di intervenire.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
L'interpellanza sostanzialmente mira a capire quali siano le iniziative che la Regione sta mettendo in atto per dare attuazione, da una parte, al cosiddetto "Progetto McKinsey" di promozione del Moscato, dall'altra ad altre azioni che viaggiano di fianco allo stesso progetto.
Fornisco due dati per inquadrare il tema. Il vitigno Moscato, che in Piemonte è il vitigno base per realizzare le produzioni Moscato d'Asti e Asti Spumante, che valgono complessivamente nella nostra Regione circa 75 milioni di bottiglie all'anno e che danno origine a tutta una serie di produzioni collegate e collaterali per altri circa 20-25 milioni di bottiglie l'anno, sono lo sbocco commerciale e di prodotto della produzione di circa 10 mila ettari di vitigni in Piemonte.
Questo prodotto ha visto negli anni fasi alterne di popolarità. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una perdita di competitività di questo prodotto su alcuni mercati strategici storici, quali il mercato inglese e il mercato tedesco, che da sempre sono tra i più grandi sbocchi di questi prodotti. Quindi, si è reso necessario immaginare una strategia con la quale affrontare una necessità del nostro territorio, cioè garantire una prospettiva produttiva qualitativamente alta e credibile, capace di intercettare l'orientarsi dei nuovi gusti e di garantire un futuro al nostro territorio e alle nostre produzioni.
Da questa scelta è nato alcuni anni fa l'affidamento di uno studio ad una società (la società McKinsey) per una strategia di rilancio e di promozione di questo prodotto su tutti i mercati mondiali.
Questa strategia richiedeva e ha richiesto uno stanziamento di risorse molto ingenti per sostenere questo progetto. È stato presentato sugli accordi di programma un piano di intervento che prevedeva, a fronte di un intervento da parte della filiera produttiva agricola ed industriale piemontese, uno stanziamento di 24 milioni di euro su quattro anni. A fronte di questo, un contributo da parte del Governo nazionale e del Ministero di 16 milioni di euro con co-finanziamento da parte della Regione. Questo programma di investimenti così ingente e sostanzioso è stato oggetto di un accordo interprofessionale siglato l'estate passata che ha visto la costruzione di un accordo quadriennale, contrattato tra la parte agricola e la parte industriale. Nell'accordo era previsto un accantonamento dei 24 milioni di euro, necessari per finanziare o cofinanziare al 60% l'investimento complessivo del progetto McKenzie.
Dentro lo stesso accordo è prevista la sottoscrizione di un codice comportamentale che regolamentasse la correttezza dei rapporti tra la parte agricola e la parte industriale, proprio per accompagnare questo progetto di rilancio dell'Asti spumante e del moscato d'Asti.
Nei mesi scorsi è stata creata una struttura di governo che garantisse la compartecipazione di tutte le parti alla gestione dell'accordo e del progetto nei quattro anni che ci attendono (il cosiddetto McKenzie). Questo accordo prevede la creazione di un Comitato guida, che già operava sul piano tecnico, integrato con sei componenti di parte agricola, in modo da garantire il flusso delle notizie.
È stata costituita una Commissione ristretta paritetica, all'interno della Commissione paritetica regionale, che vede la presenza di sei persone di parte agricola e sei di parte industriale, che hanno il compito di dirimere tutte le questioni che dovessero emergere nella gestione del progetto di rilancio.
È stato costituito un Comitato di monitoraggio e controllo, che ha il compito di monitorare dal punto di vista amministrativo la gestione dei 40 milioni di euro, oggetto dell'accordo generale, creando sostanzialmente il contesto nel quale gestire questo programma. Il programma ha il compito di riposizionare, in termini di rapporto con i consumatori, nei cinque grandi mercati in cui viene commercializzata la maggior parte del prodotto (la Germania, gli Stati Uniti, l'Inghilterra, il Giappone, la Russia e l'Italia) il prodotto come tale.
Il progetto è partito da qualche mese e ci attendiamo che possa essere l'occasione di ridare conoscenza e credibilità al prodotto. Da una ricerca che è stata fatta in molti di questi paesi, la stragrande maggioranza dei consumatori non sa cosa contiene il prodotto Asti spumante o moscato d'Asti. In altre parole, non ha idea di che cosa sia questo prodotto: se sia un prodotto dolce o secco, se sia un prodotto da dessert o da pasto.
Quindi, è necessario un grande lavoro di comunicazione che faccia conoscere le caratteristiche di questo grandissimo prodotto.
Tra l'altro, sui mercati emergenti, quali i mercati orientali o il mercato russo, i prodotti dolci, da consumo, hanno un grandissimo credito presso i consumatori, ma la stragrande maggioranza di quei mercati non sa che l'Asti spumante è un prodotto dolce. I dati di un sondaggio, effettuato in alcuni di questi paesi, confermano che fino al 70% delle risposte affermano che l'Asti spumante è un prodotto secco. Quindi, è chiaro che se vogliamo conquistare questi mercati la prima cosa da fare è informare i consumatori sulle qualità del prodotto.
A fianco a questo lavoro, la Regione Piemonte ha sostenuto l'anno scorso e sta sostenendo quest'anno, oltre a tutti i costi per la cogestione di questo programma, nella fase di avvio, una serie di consistenti studi.
L'ultima tranche del pagamento di questi studi la pagheremo con il bilancio 2006 e, complessivamente, l'investimento effettuato per questi studi ricerche e approfondimenti, che viaggiano a fianco all'investimento stesso raggiunge la cifra di quasi un milione e settecento mila euro complessivi a fianco ai quali c'è tutto il lavoro di cofinanziamento che complessivamente, porta a oltre tre milioni di euro il coinvolgimento di risorse dirette dalla Regione su questo settore.
Inoltre, abbiamo avviato il finanziamento di tutta una serie di interventi attraverso la stessa Associazione di produttori del moscato, il Consorzio di tutela dell'Asti, l'Associazione dei Comuni dell'Asti l'enoteca dell'Asti, e di tutta una serie di altri progetti di rilancio del rapporto di questi prodotti con il territorio.
Uno dei grandi problemi emersi nei 52 Comuni nei quali viene coltivato il vitigno moscato, che è di base alla realizzazione di questi prodotti, è che è molto basso il livello di assunzione del prodotto, come prodotto strategico e di qualità di quel territorio. È essenziale che il territorio senta come suo questo prodotto e che operi in un'ottica di inclusione di questo prodotto tra le ricchezze che il territorio dà, può e deve esprimere, altrimenti, non è immaginabile che noi riusciamo a rilanciare il consumo di questo prodotto in tutto il mondo e proprio negli ultimi due anni il crollo dei consumi più alti c'è stato in Italia e in Piemonte.
Quindi, è chiaro che c'è la necessità di una decisa inversione di tendenza che caratterizzi la strategia futura - importante lavoro che stiamo facendo - nel rapporto di questo prodotto con il suo territorio di origine.
Questo è in sintesi il lavoro che la Regione Piemonte sta portando avanti su questo territorio. Non nego che noi leghiamo molta parte del futuro economico di questi territori al funzionamento di questi programmi d'intervento.
Questa filiera sviluppa un fatturato che supera i 300 milioni di euro l'anno, quindi è fondamentale e strategico che questo programma d'interventi funzioni e dia i risultati che tutti insieme stiamo attendendo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Taricco.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Credo che debba essere riservata la massima attenzione a questa iniziativa della promozione dell'Asti o del moscato d'Asti, come normalmente viene conosciuto, anche se è giusto sottolineare che dobbiamo sempre più chiamarlo Asti spumante, che poi è la tipologia che va per la maggiore anche a livello internazionale. È lo spumante italiano più venduto nel mondo. Caratterizza molti Comuni dell'Astigiano, dell'Alessandrino e del Cuneese. Addirittura, in alcuni Comuni, nella fascia tra l'Acquese e l'Astigiano, con il brachetto arriva quasi a coprire il 100% della zona abitata. Quindi, abbiamo dei Comuni che dipendono esclusivamente, dal punto di vista della vitivinicoltura, dalle fortune dell'Asti spumante, del moscato d'Asti, del brachetto e di qualche altra produzione minore.
Dobbiamo veramente sentire questa responsabilità. Con la collega Cotto l'abbiamo sentita e abbiamo ritenuto di richiamare l'attenzione dell'Assessore.
Naturalmente, non possiamo in questa sede non riconoscere i loro meriti alle componenti delle due parti della interprofessionale (la parte industriale e la parte agricola) che hanno accompagnato il notevole impegno finanziario del Governo (16 milioni di euro), della Regione (gli studi che devono essere completati). Con un sussulto di responsabilità - lo dico da persona che conosce le vicende degli ultimi anni degli accordi tra enti professionali - si sono impegnati per tre o quattro anni con un accordo che, secondo me, responsabilmente accompagna questa fase.
Bisogna, a mio avviso, sollecitare l'avvio di queste iniziative. Credo che molto dipenda dalle erogazioni governative, penso che l'incipit derivi di lì. Metto un cofinanziamento come privato se la parte pubblica fa la sua parte. Senz'altro avremmo delle buone prospettive, perché andiamo a posizionarci su mercati in espansione, come l'Estremo Oriente e la Russia recuperiamo posizioni in mercati come la Gran Bretagna e la Germania, e ci consolidiamo sul mercato statunitense.
Rimane, tuttavia, un rammarico. A livello nazionale e, forse, a livello regionale, non valutiamo adeguatamente questo prodotto: siamo i primi forse, a non attribuire al nostro vino e al nostro spumante il valore che meritano, dal momento che accompagnano gli eventi migliori della vita.
Bisognerebbe prestare, a mio avviso, maggiore attenzione - è questo il senso dell'interpellanza - a tutte quelle misure e a quelle iniziative di valorizzazione del mercato interno. Se le grandi industrie, come la Martini e Rossi, la Campari Cinzano, la Gancia e altri soggetti che si sono impegnati in questa vicenda, hanno riconosciuto nel "Progetto McKinsey" un'idea valida, dopo tante discussioni, significa che vi è stata la giusta messa a punto del progetto: chi può saperlo meglio degli addetti ai lavori che hanno investito più del 50% dei fondi? Non credo, infatti, che vogliano buttarli nel pozzo! Viceversa, possiamo fare molto per l'immagine dei nostri prodotti a livello interno. Lo scopo dell'interrogazione era proprio quello di rendere nota, all'interno di quest'Aula, questa grande iniziativa, che ammonta a 40 milioni di euro (circa 80 miliardi di vecchie lire): forse è l'azione di promozione più colossale che è stata portata avanti finora a livello nazionale, col sostegno del Governo e della Regione, e un forte impegno delle industrie produttrici. È un comparto nel quale le industrie acquistano direttamente le uve oppure il mosto parzialmente fermentato, per cui le cantine sociali, che vivono attualmente una condizione non florida per altre produzioni, almeno per quanto riguarda il Moscato potrebbero avere prospettive di tre o quattro anni, con la possibilità di promuovere programmi di ristrutturazione, di consolidamento e di modernizzazione.
Grande attenzione al progetto, dunque, e iniziative anche sul piano interno. Avremo comunque modo di approfondire successivamente l'argomento con l'Assessore. Grazie per la risposta.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare S. Antonino di Ivrea


PRESIDENTE

Vorrei rivolgere un cordiale saluto agli alunni della Scuola Elementare S. Antonino di Ivrea, in visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Veterinaria

Interrogazione n. 418 dei Consiglieri Vignale, Boniperti, Casoni, Botta e Ghiglia inerente a "Divieto temporaneo delle immissioni di lepri di origine extra-regionale" (L'Assessore Taricco concorda risposta scritta con gli interroganti)


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta, da parte dell'Assessore Taricco, all'interrogazione n. 418 dei Consiglieri Vignale, Boniperti Casoni, Botta e Ghiglia, inerente a "Divieto temporaneo delle immissioni di lepri di origine extra-regionale".


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Fiere, mostre e mercati

Interrogazione n. 338 dei Consiglieri Cavallera, Cotto, Ghigo e Leo inerente a "Annullamento del contratto per l'acquisto dei marchi 'Salone del Vino' e - 'Salone produttori professionisti del vino'"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 338, alla quale risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
L'interrogazione n. 338, avente per oggetto "Annullamento del contratto d'acquisto dei marchi 'Salone del Vino' e 'Salone produttori professionisti del vino'", tendeva a verificare quali fossero le motivazioni che avevano indotto la Giunta regionale ad annullare tale contratto, quali fossero le strategie per predisporre la fine della promozione delle produzioni vitivinicole piemontesi, e quali provvedimenti si intendessero prendere per non depotenziare l'intero settore fieristico.
In data 20 ottobre 2004, la Giunta regionale aveva autorizzato la firma di un contratto per l'acquisto al 50 % del marchio "Salone del Vino" sostanzialmente per compartecipare alla gestione dello stesso Salone - per un importo complessivo di 2.700.000 euro per tre edizioni (ciò significa sostanzialmente, che ciascuna delle tre edizioni avrebbe implicato un impegno di spesa di almeno 900.000 euro).
Quando mi sono occupato della materia, abbiamo riscontrato che a detto impegno (che necessitava l'istituzione di un apposito capitolo di bilancio per darne copertura) in realtà non corrispondeva alcuna predisposizione del capitolo di bilancio. Pertanto, i 900.000 euro che avrebbero dovuto essere oggetto di impegno a partire dall'esercizio 2005, non avevano, di fatto, la necessaria copertura finanziaria.
Alla luce di questa situazione, e viste le risorse non così abbondanti per l'anno precedente, abbiamo richiesto un incontro con la Promotor, la società che gestiva il Salone del Vino, e siamo addivenuti ad un accordo mediante il quale la gestione del Salone stesso sarebbe stata portata avanti dalla Promotor a fronte di un contributo finanziario da parte della Regione Piemonte, per l'annata corrente (2005), di 600.000 euro.
I motivi che ci hanno indotto a stipulare tale accordo sono sostanzialmente due: innanzitutto, volevamo avere il tempo per ragionare concretamente sulla finalizzazione del Salone del Vino, dal momento che l'annata precedente aveva innescato vivaci discussioni all'interno del comparto vitivinicolo in merito alle modalità attuative di un percorso di promozione che comunque avrebbe gravato pesantemente sulle casse regionali.
In secondo luogo, perché una delle problematicità ravvisate sin dall'inizio era il rischio di trasferire detto Salone a Roma o altrove, privando il Piemonte di una manifestazione di grande rilievo.
Una serie di esperienze, come Miwine o altre, hanno dimostrato, per certi versi, la difficoltà di mettere in discussione il ruolo di Verona come polo di riferimento per il settore vitivinicolo e stanno portando la Promotor stessa a percepire, come assolutamente remota, l'ipotesi di spostare il Salone del Vino dal Piemonte.
In una situazione del genere, con una penuria di risorse e con la necessità di riaffinare le strategie e le finalizzazioni del Salone del Vino, siamo arrivati alla convinzione di sostituire un contratto che ci vincolava pesantemente con 900.000 euro l'anno per tre anni, con un contratto che ci ha vincolato per l'anno passato con 600.000 euro, e che adesso ci offre la possibilità di ridefinire le strategie verso cui orientare le nostre scelte.
Anche in questo quadro, nonostante un impegno finanziario ridotto da parte della Regione, la gestione del Salone del Vino dell'anno scorso è stata riconosciuta da tutti come positiva, grazie ad un rinnovato impegno con cui la stessa Promotor ha gestito l'iniziativa, sia pure in assenza di garanzie implicite per il futuro.
Per quel che ci riguarda, quindi, avvieremo nei prossimi mesi una riflessione sul futuro Salone del Vino. Ritengo, comunque, che la scelta da noi operata non abbia assolutamente compromesso la qualità dell'intervento svolto; semmai, in assenza, in quel momento, di copertura finanziaria, ci ha consentito di gestire una situazione che, diversamente, si presentava molto delicata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo già esposto il nostro punto di vista durante le discussioni relative al bilancio. Sostanzialmente, il contratto che la Giunta precedente aveva stipulato con la società Lingotto Fiere e con la Promotor aveva radicalmente cambiato la periodicità del Salone del Vino. Visto che il Salone del Gusto si svolge negli anni pari, si era pensato di organizzare il Salone del Vino negli anni dispari, con un sostanziale e sostanzioso alleggerimento degli impegni finanziari della Giunta regionale.
Ora occorre stabilire una scala di priorità. Secondo noi, la Regione Piemonte deve ospitare a Torino, che sta diventando sempre più luogo di grandi eventi e di manifestazioni di alto livello, anche sulla scia degli eventi olimpici, una grande manifestazione del vino. Ovviamente sarà da riposizionare e da riorientare, tenendo conto delle evoluzioni italiane francesi e spagnole. Faccio riferimento a Verona piuttosto che a Bordeaux e piuttosto che ad altre iniziative in Spagna.
All'inizio, come anche adesso, nessuno pensava di scalzare Verona perché sarebbe assurdo. Tuttavia, ci sono spazi che potrebbero essere riempiti, soprattutto in direzione delle produzioni autoctone, per cui il Piemonte ha senz'altro il primato per varie ragioni (per scelta, ma anche per dono di natura e per l'impegno secolare dei produttori nei secoli) tant'è che tutte le produzioni autoctone che si affacciano sul mercato hanno successo (potremmo fare tanti esempi, ma non è il caso di fare pubblicità).
Sotto il profilo della valorizzazione delle produzioni autoctone e di un salone molto orientato verso il settore professionale, si può avere un Salone di successo (con numeri di visitatori certamente non paragonabili già in partenza, ad altre realtà) all'insegna della qualità professionale della ricerca e del collegamento con le iniziative volte all'internazionalizzazione della nostra economia. Ovviamente, alcune produzioni di pregio (dal tartufo al gioiello al vino) possono diventare veicoli - mi rivolgo anche all'Assessore Bairati - di penetrazione sui mercati, tirandosi dietro tanti altri ragionamenti, perché, per affacciarsi su alcuni mercati, a volte occorre interloquire con determinati ambienti e con determinate classi dirigenti.
La manifestazione era stata pensata in quell'ottica.
Il Salone del Vino è nato come un impegno unilaterale: un rischio di impresa per quanto riguarda Promotor. All'inizio, la Regione Piemonte guardava all'iniziativa con un certo scetticismo: "Abbiamo già il Salone del Gusto". Ormai il Salone del Gusto ha assunto la sua caratterizzazione di evento mediatico, culturale, enogastronomico e sociale. In sostanza, il vino ha la sua quota di visibilità nel Salone del Gusto, ma non è sotto i riflettori principali.
Si poteva avere l'ipotesi di un coinvolgimento maggiore della Regione e il fatto di avere, sulle manifestazioni di successo o, comunque, di interesse, una comproprietà del marchio, vuol dire mettersi al riparo da sorprese. Magari al momento non ci saranno possibilità di andare a Roma però, se negli anni pari Promotor - il marchio è suo - intendesse organizzare un Salone degli autoctoni anche a Roma, noi saremmo lì a guardare, sperando che la nostra iniziativa non perda il suo carattere di biennalità.
Alla fine, se vogliamo essere obiettivi, spendiamo 900 mila euro ogni due anni per avere una comproprietà del marchio e una maggiore possibilità di incidere (non ho mai avuti dubbi, anche per conoscenza diretta, sulla capacità degli uffici regionali e dell'Assessorato, di organizzare buone manifestazioni). Altra cosa è poter "mettere il naso" in tutto ciò che riguarda il Salone.
La differenza è solo di 300 mila euro ogni due anni. Noi l'avevamo vista anche nella sua economicità: con 600 mila si può fare un'edizione senza avere quei diritti che si avevano nel caso della comproprietà; con 900 mila si ha la comproprietà che durava sei anni, quindi alla fine vi era veramente una possibilità maggiore di incidere.
Personalmente, non sono d'accordo sulla decisione della Giunta Bresso di avere rotto questo contratto. Mi auguro che ciò non comporti conseguenze pericolose per le nostre attività di promozione sullo scenario nazionale e internazionale.
Credo che a livello internazionale, sfruttando la nostra posizione di confine con la Francia, potremmo anche diventare un ponte verso i francesi e verso determinate produzioni, magari anche del Sud della Francia, che potrebbero riconoscersi in Torino con una certa presenza. Conto almeno sull'impegno personale dell'Assessore e auspico che su questa iniziativa abbia la massima attenzione, fermo restando gli aggiornamenti sempre dovuti. Tuttavia, personalmente avrei preferito lo scenario di mantenimento del contratto stipulato.
Grazie.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 461 dei Consiglieri Chieppa, Robotti, inerente a "Soppressione ambulanza medicalizzata in Val Sangone" (L'Assessore Valpreda concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 342 dei Consiglieri Chieppa, Robotti, inerente a "Situazione cardiologia ospedale di Borgosesia" (L'Assessore Valpreda concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interpellanza n. 548 dei Consiglieri Chieppa, Robotti, inerente a "Disservizi ASL 1" (L'Assessore Valpreda concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Spesa socio - assistenziale

Interpellanza n. 655 dei Consiglieri Cotto, Cavallera, Burzi, Ghigo inerente a "Accertamenti medico-legali per i cittadini diversamente abili" (L'Assessore Valpreda concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione n. 356 del Consigliere Ricca, inerente a "Cantieri negli ospedali Sant'Anna e Regina Margherita" (L'Assessore Valpreda concorda risposta scritta con gli interroganti)


PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Valpreda darà risposta scritta alle interrogazioni ed interpellanze nn. 461, 342, 548, 655 e 356.


Argomento: Università

Interrogazione n. 228 dei Consiglieri Cavallaro, Cattaneo, Valloggia inerente a "Università del Piemonte Orientale - abrogazione del corso di laurea a Novara"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 228, sulla quale risponde l'Assessore Bairati.



BAIRATI Andrea, Assessore all'università

L'interrogazione si riferiva ad una delibera dell'Ateneo del Piemonte orientale Amedeo Avogadro, in merito all'abrogazione di alcuni corsi di Laurea che si tenevano presso l'Ateneo stesso.
Il Rettore dell'Ateneo, professore Garbarino, ha comunicato che con la delibera del Senato Accademico del 29 marzo 2005 e del Consiglio di Amministrazione successivo dell'8 aprile 2005, garantendo la regolare conclusione del ciclo di formazione per gli studenti ancora iscritti al corso di Laurea, si è deliberata la non attivazione per l'anno l'accademico corrente. Stiamo parlando del corso di Laurea in Scienze Sociali e del corso di Laurea interfacoltà in Educazione Professionale, perché i suddetti corsi di laurea non rispondevano più ai requisiti minimi imposti dal MIUR.
Tali requisiti riguardano la disponibilità quantitativa di personale docente per i corsi di laurea e la disponibilità di spazi fisici da destinare ai corsi. Tali requisiti sono tra l'altro i requisiti che possono validare o inficiare la validità del titolo rilasciato dall'Ateneo e logicamente, come sapete, il conseguente riparto dei finanziamenti ministeriali, che vanno agli atenei proporzionalmente al numero di corsi di laurea avviati.
Non disponendo dei requisiti fisico-professionali, l'Ateneo ha deciso la momentanea cancellazione del corso di laurea.
Naturalmente, questa è la comunicazione fatta di persona dal Rettore al sottoscritto. Non appena ci saranno le condizioni necessarie (professionali e di eleggibilità degli spazi fisici), anche considerando l'intensità e la quantità della domanda locale, i corsi di laurea verranno riattivati.



PRESIDENTE

Interpreto l'assenza di richieste di intervento come condivisione della soddisfazione della risposta all'Assessore Bairati.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 464 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Boniperti, Botta e Vignale, inerente a "Una tassa del 10% (legge 24/12/1993 n. 560 art. 1 comma 25) su chi vende un alloggio ATC dopo 10 anni" (L'Assessore Conti concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 469 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia, inerente a "Inutili spese dell'ATC in Via delle Pervinche? Quanto è stato speso?" (L'Assessore Conti concorda risposta scritta con gli interroganti)

Argomento: Università

Interrogazione n. 681 dei Consiglieri Bossuto, Barassi, Clement, Dalmasso e Deambrogio, inerente a "Iscrizione e pagamento delle tasse universitarie" (L'Assessore Bairati concorda risposta scritta con gli interroganti)


PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Conti darà risposta scritta alle interpellanze n. 464 e n. 469, (ringrazio i colleghi Ghiglia, Casoni, Boniperti e Vignale per la condivisione alla risposta scritta), così come l'Assessore Bairati darà risposta scritta all'interrogazione n. 681.


Argomento: Trasporti su gomma

Interpellanza n. 288 dei Consiglieri Botta, Boniperti, Casoni, Ghiglia e Vignale, inerente a "Potenziamento e miglioramento del collegamento del casello autostradale di Casale Sud e l'ex SS 31 e creazione del Polo Logistico di Casale Monferrato"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 288, cui risponde l'Assessore Borioli.



BORIOLI Daniele, Assessore alle infrastrutture

L'interpellanza riguarda due aspetti che sono in realtà tra loro connessi e che quindi comportano una risposta in qualche modo unitaria. In realtà il potenziamento e il miglioramento del collegamento tra il casello autostradale di Casale sud e l'ex Statale 31 del Monferrato si renderebbe funzionalmente necessario proprio in virtù della prospettiva concreta della realizzazione di un Polo Logistico in Casale Monferrato, nel senso che rispetto alle attuali esigenze di traffico, un collegamento funzionale tra il casello di Casale Sud e l'ex Statale 21 esiste già ed è stato realizzato da ANAS.
Il collegamento è in funzione ormai da alcuni anni. È entrato in funzione negli anni '90. Per la verità, il disegno complessivo era quello di connettere anche l'ex Statale 457 di Moncalvo con il casello autostradale di Casale sud sull'A 26. Il progetto non si completò per tutta una serie di vicende che credo siano note agli interroganti, in modo particolare al Consigliere Botta (essendo del luogo, conosce bene quella vicenda).
Il progetto ANAS si articolava in due lotti successivi di quella che doveva essere la tangenziale di Casale. Una, per l'appunto, è quello che è stato realizzato ed è quello funzionante, che connette il casello con l'ex Statale 31. L'altro lotto, che doveva arrivare fino alla 407, non fu realizzato perché non si riuscì a trovare l'accordo sul territorio.
In realtà, il collegamento qui richiamato tra il casello e l'ex Statale 31 c'è già e oggi assolve funzionalmente in maniera adeguata alle puntuali esigenze di traffico. La prospettiva dell'eventuale realizzazione del Polo Logistico di Casale Monferrato comporta naturalmente l'esigenza di un potenziamento e di un miglioramento di quel tratto di connessione infrastrutturale.
Per quanto riguarda quest'aspetto, mi limito a evidenziare il quadro normativo e programmatorio nel quale ci collochiamo.
Voi sapete che, nell'ambito del DPFE 2006-2009, è stato previsto anche lo sviluppo del Piano nazionale della logistica, che contempla al suo interno la piattaforma logistica del Nord Ovest. Nel contesto della definizione del quadro strategico nazionale, la Regione sta lavorando alla redazione, per la propria quota parte, del proprio Piano della logistica.
L'architrave fondante di questo Piano è costituita dal sistema dei collegamenti collocato, in modo particolare, nella parte orientale della nostra Regione (l'Alessandrino, il Novarese) con un forte richiamo all'area metropolitana torinese.
In questo contesto, l'Alessandrino, inteso in un'accezione ampia, si presenta con una caratteristica pluripolare. Con le difficoltà attuali legate alla congiuntura economica, su cui sia l'Assessore Susta che l'Assessore Bairati si stanno peraltro impegnando, è ragionevole pensare allo sviluppo di un'ipotesi di piattaforma logistica essenzialmente vocata al servizio del sistema locale di imprese, alla creazione di un sistema logistico regionale efficiente. In questo contesto, ovviamente nell'ambito della programmazione che stiamo svolgendo, ci sta anche ed è contemplata l'ipotesi richiamata nell'interrogazione e di cui abbiamo già cominciato a discutere con gli Amministratori della Provincia e del Comune di Alessandria. È chiaro che, in questo senso, dobbiamo cercare di sviluppare una programmazione armonica che, accanto a quel tipo di sviluppo, ne preveda anche il potenziamento e l'adeguamento.
Siamo, ovviamente, ancora in una fase di carattere programmatorio, che io credo possa essere di preludio a successivi sviluppi di carattere invece progettuale. Ciò naturalmente quando avremo inquadrato la questione anche in maniera formale, perché questo è uno degli atti che, oltretutto verranno portati alla valutazione e all'approvazione del Consiglio, così come il Piano generale dei trasporti.
In sostanza, ci stiamo muovendo nella direzione che, in qualche modo recepisce i contenuti di questa interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Mi scuso, ma non ho sentito l'inizio dello svolgimento dell'interrogazione. Sulla seconda parte, è per noi un dato rassicurante il fatto che ci sia l'attenzione dell'Assessorato regionale anche su un'area che non è - lo sappiamo tutti - l'area centrale dello sviluppo logistico piemontese o alessandrino. Lo sono altre: quella del Tortonese e in parte anche quella dell'Alessandrino in maniera specifica. Mi riferisco ad Alessandria città, ma anche all'adesione del Comune di Casale Monferrato vista la previsione nei Piani urbanistici di un'area delicata alla logistica e considerato che questo significativo nodo autostradale passa proprio per quella zona, affiancato da un nodo ferroviario che potrebbe essere - e speriamo lo sia - potenziato nel prossimo futuro anche per il discorso merci. Tutto ciò considerato il contesto di una zona che, al di là delle crisi congiunturali che in questo momento sta correndo, ha comunque una vocazione industriale antica, ma rafforzata dalla modernità e dallo stato di fatto.
Visto questo quadro che ho pennellato molto rapidamente, riteniamo importante che ci sia questa sensibilità a non dimenticarsi, anche per quanto riguarda il discorso logistico, dell'area casalese; valuteremo dunque i Piani che l'Assessorato predisporrà, sia quello trasporti sia quello legato alla logistica, che vanno in questa direzione.
Sul discorso della connessione, che non ho seguito e quindi mi scuso se dirò magari qualcosa che contraddirà quello che l'Assessore ha affermato esiste effettivamente una serie di progetti per interconnettere l'uscita dell'autostrada Casale sud con l'ex strada statale n. 31 Casale Alessandria.
Ci chiedevamo se, al di là degli sforzi della Provincia e del Comune di Casale, visto che si tratta di una connessione tra un'uscita autostradale e un'ex strada statale, che potrebbe fungere anche da ulteriore tangenziale naturale per Casale, evitando al centro urbano di subire l'attraversamento dei mezzi più o meno pesanti e comportando comunque una diminuzione dell'attraversamento in particolare della frazione di San Germano di mezzi non ci potesse essere da questo punto di vista una presa in carico della Regione di almeno una parte degli oneri finanziari. Questo è quanto chiediamo; poi ne parleremo con l'Assessore, anche a microfono spento.


Argomento: Montagna

Interpellanza n. 603 dei Consiglieri Cotto e Cavallera, inerente a "Centro studi sullo sviluppo rurale della collina"


PRESIDENTE

Trattiamo ora l'interpellanza n. 603, presentata dai Consiglieri Cotto e Cavallera.
La parola all'Assessore Sibille per la risposta.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste

Per quanto riguarda la questione relativa al Centro studi sullo sviluppo rurale della collina, la Giunta regionale, con deliberazione n. 56 14868 del 21 febbraio 2005 (avente ad oggetto "Legge regionale 2 luglio 1999, n. 16, articolo 51, comma 1, lettera b) - Individuazione delle azioni di iniziativa della Giunta regionale ammissibili a finanziamento per l'anno 2005"), ha individuato le iniziative ammissibili a contributo di tipo straordinario, prevedendo di destinare una somma a questa specifica questione del Centro studi.
All'interno delle sopraccitate iniziative rientra la "tipologia d'investimento" denominata "Supporto attività del Centro studi per lo sviluppo rurale della collina", avente quale "soggetto richiedente" (e quindi beneficiario del contributo) l'Università degli Studi di Torino ed un finanziamento concesso pari a 40.000 euro.
A seguito della presentazione, da parte del CSC, del proprio "programma e piano finanziario delle attività 2005", nonché della dichiarazione di avvenuto avvio delle attività con determina dirigenziale n. 441 del 6 luglio 2005, il Settore politiche comunitarie della Direzione economia montana e foreste ha liquidato a favore dell'Università degli Studi di Torino - CSC la somma di 32.000 euro, quale anticipo da corrispondersi all'avvio delle attività. La corresponsione del saldo sarà effettuata a conclusione delle attività previste, ovviamente previa dimostrazione delle spese effettivamente sostenute, pari ad almeno 40.000 euro.
Quali considerazioni da fare in merito a questo? Sulla base di quanto citato in premessa, pare evidente che il progetto, allo stato attuale, non richiede particolari convenzioni, tanto che i rapporti Regione e Università sono stati compiutamente definiti con la determina dirigenziale n. 441 del 6 luglio 2005.
Ulteriori possibilità di finanziamento del progetto saranno ovviamente conseguenza diretta delle conclusioni dell'attuale incarico che, avendo carattere straordinario, terminerà e verrà rendicontato nella relazione finale sul lavoro svolto. L'Amministrazione regionale valuterà la natura e l'eventuale finanziamento futuro, ma allo stato attuale è impossibile valutarlo, poiché all'attenzione dell'Assessorato non è ancora arrivato il resoconto complessivo del lavoro svolto.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

In questo Centro studi sulla collina abbiamo riposto veramente tante speranze e ci spiace assistere ad una situazione di stallo (se ho capito bene).
La Giunta precedente ha erogato 40.000 euro e pare quasi di cogliere che hanno difficoltà a spendere e a rendicontare questo finanziamento.
Chiedo se è possibile avere la risposta scritta, per cercare di capire meglio il tutto e poter essere propulsivi nei confronti di un'attività che è utile a gran parte del territorio piemontese.



PRESIDENTE

A questo punto, dichiaro chiusa la parte dedicata alle interrogazioni e interpellanze.


Argomento: Procedimento ed accesso atti amministrativi

Esame proposta di deliberazione n. 107 "Adozione del Regolamento per il trattamento dei dati sensibili e giudiziari di competenza della Regione delle Aziende sanitarie, degli Enti ed Agenzie regionali, degli Enti vigilati dalla Regione"


PRESIDENTE

Passiamo a due adempimenti che penso e mi auguro troveranno la condivisione dei colleghi presenti in aula.
Il primo è il punto 3) all'o.d.g., che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 107. Si tratta di un adempimento con scadenza 15 maggio; se i colleghi sono d'accordo, metto in votazione il provvedimento.
Indìco la votazione palese su tale proposta di deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 165, inerente a "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2005 del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Passiamo ad un altro adempimento di natura tecnica, che penso trovi la condivisione di tutti. Si tratta del punto 4) all'o.d.g., inerente alla proposta di deliberazione n. 165.



SPINOSA MARIACRISTINA



PRESIDENTE

Ha chiesto d'intervenire il Vicepresidente Placido per l'illustrazione ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Grazie, Presidente.
Vista la legge 6 dicembre 1973, n. 853 (Autonomia contabile e funzionale dei Consigli regionali delle Regioni a statuto ordinario) Visto l'articolo 30 del decreto legislativo 28 marzo 2000, n. 76 (Principi fondamentali e norme di coordinamento in materia di bilancio e di contabilità delle Regioni, in attuazione dell'articolo 1, comma 4, della legge 25 giugno 1999, n. 208) in tema di autonomia contabile del Consiglio regionale Visto l'articolo 29 dello Statuto della Regione Piemonte Visti gli articoli 41, 42 e 43 della legge regionale 11 aprile 2001, n.
7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) in materia di autonomia finanziaria e contabile del Consiglio regionale Visto il Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale del Piemonte, adottato con deliberazione del Consiglio regionale n. 221-3083 del 29 gennaio 2002, in particolare l'articolo 50 secondo cui "Fino a quando non saranno approvati i manuali di cui all'articolo 4, il Consiglio applica, per l'amministrazione e la gestione del bilancio, le modalità e le procedure in vigore" Vista la deliberazione n. 45 del 23 gennaio 2006 con la quale l'Ufficio di Presidenza ha approvato il "Conto consuntivo del Consiglio regionale per l'anno 2005", così come risulta dal rendiconto della gestione - Conto del Bilancio (Allegato A), in base a cui il saldo di cassa al 31 dicembre 2005 ammonta a euro 25.969.639,35 e l'avanzo finanziario della gestione è pari ad euro 9.041.460,72 (Allegato B) Preso atto delle note riepilogative dei gruppi Consiliari sull'utilizzazione dei fondi erogati per il loro funzionamento relativamente all'anno 2005 Preso atto che il totale complessivo delle somme da reimpostare in fase di assestamento del bilancio del Consiglio regionale per l'anno 2006, ai sensi dell'articolo 19, comma 8, del Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale del Piemonte, è di euro 7.564.409,92 risultante da: prospetto riepilogativo delle note presentate dalle Direzioni del Consiglio regionale (Allegato C) euro 5.074.793,19, fondo di riserva per spese obbligatorie ed impreviste (capitolo 9100) euro 2.489.616,73, per un totale di euro 7.564.409,92 Visto il parere espresso in data 21 aprile 2006 dalla I Commissione consiliare permanente sul Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2005 - Conto del bilancio e note riepilogative presentate dai Gruppi consiliari in merito all'utilizzazione dei fondi loro assegnati nel 2005 ai sensi dell'articolo 4, comma 4, della legge regionale 10 novembre 1972, n.
12 (Funzionamento dei gruppi consiliari) e successive modificazioni e integrazioni, nonché ai sensi dell'articolo 31, comma 2, del Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale; delibera di approvare, nel prospetto riassuntivo delle risultanze finali sotto indicate, il Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 2005 del Consiglio regionale - Conto del Bilancio (Allegato A), prendendo atto che l'avanzo finanziario di gestione al 31 dicembre 2005 è pari ad euro 9.041.460,72 (Allegato B), che le somme da reimpostare in fase di assestamento del bilancio del Consiglio regionale per l'anno 2006 sono pari ad euro 7.564.409,92 (Allegato C).
Il prospetto riassuntivo delle risultanze finali è il seguente.
Per quanto riguarda le entrate, il fondo cassa al 1 gennaio 2005 è pari ad euro 18.721.544,81.
Il totale delle somme riscosse è pari ad euro 70.852.487,42 (entrate per spese di funzionamento del Consiglio Regionale più entrate proprie e partite di giro).
I residui attivi sono pari ad euro 2.417.851,96.
Il totale delle entrate di esercizio è pari ad euro 91.991.884,19.
Per quanto riguarda le uscite, i pagamenti (in conto residui 2003 e 2004 e competenza 2005) sono pari ad euro 63.604.392,88.
I residui passivi sono pari ad euro 19.346.030,59.
L'avanzo di gestione è pari ad euro 9.041.460,72.
Il totale delle uscite di esercizio è pari ad euro 91.991.884,19.



PRESIDENTE

Ci sono interventi di dibattito generale? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Per chi, come il sottoscritto, vede il rendiconto del Consiglio regionale ormai da quattro o cinque anni non si può non notare come anche per l'anno passato ci sia stato un ampio avanzo di gestione.
Tutti gli anni il Consiglio regionale ha un avanzo di gestione, in passato di alcuni miliardi, oggi di alcuni milioni di euro. Il che, per carità, va benissimo. Quando ero in Ufficio di Presidenza e anche negli anni successivi si era tentato d'impostare un discorso diverso, al fine di evitare delle spese mensili e annuali che tali rimanevano (semplici spese).
A fronte di questo, pongo la questione in maniera cortese. Si potrebbe vedere di utilizzare questi avanzi di gestione con delle acquisizioni patrimoniali. È mai possibile che continuiamo, come Consiglio regionale, a spendere alcuni milioni di euro di affitti e non riusciamo ad acquisire quella serie di immobili che ci renderebbe indipendenti? A maggior ragione avendo tutti gli anni degli avanzi di gestione di questo tipo.
Solleciterei, da collega, i colleghi dell'Ufficio di Presidenza a riprendere in considerazione, se fosse stata accantonata, l'annosa vicenda del Banco di Sicilia (non so se adesso si chiama ancora così o se ha cambiato nome), che va avanti da quando ero in Ufficio di Presidenza quindi dal 2001-2002. Così facendo, faremmo un buon servizio al Consiglio regionale, in quanto nel giro di pochi anni acquisiremmo e ci pagheremmo un importante immobile e acquisiremmo degli spazi, che in gran parte affittiamo e che paghiamo in maniera abbastanza salata, dati i canoni d'affitto che ci sono oggi a Torino per immobili collocati in una posizione di pregio. Abbiamo, tra l'altro, la disponibilità finanziaria per farlo, e riusciremmo in cinque, massimo dieci anni, a addivenire al pagamento dell'intero immobile.
Volevo sollecitare questo, perché rimanesse agli atti, visto questo elemento contabile ancora presente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

L'intervento del collega Botta è molto interessante ed ha introdotto un argomento che mi sta molto a cuore. In questi mesi, ho raccolto un po' di boatos che circolano nelle nostre stanze. So che c'è una proposta della Giunta di costruire un unico palazzo che contenga tutti gli uffici regionali della Giunta e del Consiglio. Su questo vorrei avere un chiarimento in Consiglio.
So anche che, da parte di alcuni esponenti del nostro organismo, c'è qualche resistenza affinché Giunta e Consiglio convivano in un unico plesso edilizio. Credo non ci sia nessun motivo per cui possano addurre queste obiezioni. Non vedo la ragione per cui non si possa convivere con la Giunta regionale, magari, in un'unica struttura che renda, anche dal punto di vista delle infrastrutture informatiche, della comunicazione dell'accessibilità alle informazioni, del rapporto e dell'interazione tra il livello consiliare e il livello di Giunta, la nostra vita e la nostra funzionalità molto più proficua.
Sarebbe opportuno - lo dico all'Ufficio di Presidenza, al Presidente di turno, al Vicepresidente e ai colleghi questori - che si convocasse una riunione dell'Ufficio di Presidenza con i Capigruppo per discutere di quest'argomento, affinché il tema della razionalizzazione delle spese delle locazioni sia posto all'o.d.g. della nostra Aula.
Se noi siamo chiamati - ed io sono d'accordo - ad una sana politica di tagli e di razionalizzazione della spesa per il funzionamento della nostra attività, altrettanta attenzione e caparbietà dobbiamo mettere nella riduzione dei costi per le locazioni. Su questo, ha perfettamente ragione il collega Botta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Devo dire che ho ricevuto un'autorevole indicazione che m'invita a riflettere e riorganizzare quanto sto per dire. Quando le indicazioni sono autorevoli, ovviamente, non posso che condividerle.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Robotti)



BURZI Angelo

Compagno Robotti, generazioni di comunisti e di quest'Aula si rivolterebbero se avessero sentito quello che ha detto e che, peraltro condivido.
A parte le battute, sul tema specifico che, tra l'altro, ha sollecitato molto utilmente l'intervento del Consigliere Botta e poi del Consigliere Robotti, non casualmente è presente il Vicepresidente Susta che, se non sbaglio, è anche Assessore al patrimonio, e che sul tema della riorganizzazione logistica degli uffici della Regione, siano essi Giunta o Consiglio, credo abbia il maggior livello di informazione utile per quest'Aula.
Ritengo che il tema sollecitato dai Consiglieri Botta e Robotti abbia la sua importanza, ma lo inquadrerei in un contesto più ampio. Il rendiconto che è stato appena votato - ammesso che lo sia - o che verrà votato quanto prima è uno dei tanti rendiconti che il Consiglio si è dato in una discussione degli ultimi anni che, quasi sempre, tranne rare occasioni, ha visto i Gruppi - indipendentemente se di Governo o di minoranza - definire una politica comune di bilancio.
Non credo che nei prossimi anni si debba necessariamente modificare questa linea, ma neppure mantenerla per abitudine.
Vorrei, allora, sollecitare l'attenzione su un particolare tema. Se qualcuno volesse paragonare il rendiconto del 2005 con quello del 2000 o del 1995 (scegliendo, per comodità, gli anni di inizio legislatura) riscontrerebbe, con facilità, che l'incremento di risorse che l'Aula ha deciso di dare a se stessa è sempre stato generoso (stiamo parlando di leggi che i vari Consigli regionali, nel corso delle legislature, hanno emanato per organizzare i proprio lavori): diciamo pure che i Consiglieri di quest'Aula non hanno mai peccato di avarizia nei proprio riguardi. Ma credo che sia anche giusto: dopo tutto, se un'Aula consiliare non ha le necessarie strutture, difficilmente può essere adeguata ai compiti che l'attendono.
Vorrei, però, evidenziare l'indirizzo delle risorse: spesso, infatti le risorse che ci siamo dati - e temo che, se non provvederemo, questo potrà avvenire anche nel prossimo futuro - hanno più un indirizzo di continuità - nulla quaestio che debbano anche attendere a questo principio e meno di strategia: mi riferisco ai sistemi informativi, alla gestione patrimoniale dei servizi ad essi connessi, al sistema dei finanziamenti ai Gruppi, temi sui quali, senza nessuna ipocrisia, i Capigruppo, a partire certamente, da quelli di maggioranza, credo abbiano il diritto/dovere di essere parte attiva e proponente, senza voler escludere quelli di minoranza, che hanno la possibilità di fare proposte ed avanzare suggerimenti nell'interesse comune.
Stiamo votando il rendiconto del 2005 e credo che nella primavera prossima approveremo il preventivo 2006 (si parlerà, quindi, del 2007 o, al massimo, del 2008, tanto non abbiamo fretta!). Tanto vale provvedere per tempo e occuparsi del prossimo bilancio preventivo: certamente quello della Giunta - e ci penserà la Giunta - ma credo che anche quello del Consiglio meriti una gestione e una riflessione non superficiale e, perché no, anche politica, ove per "politica", in questo caso, non si intende necessariamente la politica delle parti, ma la politica dei ruoli.
Il ruolo del Consiglio è un aspetto a cui, a parole, crediamo tutti nei fatti, talora, anche.
Il bilancio del Consiglio è uno dei modi - forse il più autorevole con i quali un'Aula può manifestare l'intenzione strategica che ha di assolvere il proprio ruolo, almeno per questa legislatura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Colleghi, anche quando ricoprivo incarichi in Assemblee non legislative quindi in Consiglio provinciale, piuttosto che in Circoscrizioni che certamente sono Enti rappresentativi, ma molto meno della Regione Piemonte e soprattutto non hanno un carattere di assemblea parlamentare, perché non hanno potestà legislativa - ho sempre creduto che ci dovesse essere una parità tra gli strumenti del Consiglio e quelli della Giunta. Perch soprattutto negli Enti locali, ma anche nella Regione Piemonte, già è tanta la disparità di attenzioni o di potere di governo legittimamente riconosciuto dai cittadini - torneremo su questo passaggio anche di carattere economico - che la Giunta ha nei confronti del Consiglio, se non ci si attrezza ad avere almeno pari strumenti, in qualche modo l'istituzione "Regione" viene percepita dai cittadini semplicemente come istituzione "Giunta".
Farei alcune considerazioni senza voler muovere una critica. Cosa si legge sui giornali? Correttamente - perché così accade nella comunicazione politica quando si parla di politica -ovvero di provvedimenti, si parla dei disegni di legge presentati dalla Giunta regionale; quando si parla di Consiglio, invece, si discute dell'opposizione oppure delle beghe interne ai partiti, di quanto uno sia favorevole o contrario ad una nomina o ad altro. I veri provvedimenti che il Consiglio emana - penso, per esempio agli emendamenti che l'Aula ha presentato in merito al bilancio, che sono importanti, perché, anche se ovviamente non stravolgono un impianto di bilancio, hanno dato dei segnali assolutamente politici - quanto spazio hanno raccolto, in termini di comunicazione? Uno spazio assolutamente risibile, dato dal fatto che qualche Gruppo consiliare, autonomamente, ha cercato rapporti coi giornalisti per far presente che i singoli Gruppi (o un singolo Consigliere) avevano intrapreso una determinata azione.
Dovremmo smettere, a mio giudizio, i panni del "timore delle spese", il timore che cittadino, al di fuori, possa dire: "Ma quando costa la politica!" Ma quanto spendono i politici!", per comprendere, innanzitutto che siamo un'Assemblea parlamentare, e per comprendere, inoltre, che all'interno della Regione Piemonte, nel rapporto fra la Giunta e il Consiglio, così come in Parlamento nel rapporto fra il Governo e i due rami del Parlamento, certamente l'istituzione che dovrebbe essere maggiormente rappresentativa è l'istituzione parlamentare. Anche perché abbiamo una Costituzione e uno Statuto regionale che lo stabiliscono.
Abbiamo una piccolissima anomalia (arriverò, poi, a significarne altre più importanti): il Consiglio regionale paga gli stipendi degli Assessori.
Per carità, che siano di qua o di là, poco importa. Ma nulla hanno a che fare gli Assessori (o con la scelta che gli Assessori e questa Giunta hanno inteso fare) con il bilancio del Consiglio regionale. Perché gli Assessori non hanno alcun legame con il bilancio del Consiglio regionale, se non quello di essere presenti, in qualità di rappresentanti del Governo regionale, e di svolgere, in tal modo, il loro lavoro. Non costa una lira al bilancio del Consiglio, perché è un mero trasferimento (comprendo altresì, che sia una facilitazione di pagamento). Ma badiamo ad altri aspetti leggermente più importanti e significativi, facendo qualche paragone con altre assemblee legislative, in particolare con quelle nazionali.
La Giunta regionale ha stanziato, qualche settimana fa, 14 milioni di euro per spese di comunicazione istituzionale.
Avremmo qualcosa da dire, qualcosa abbiamo detto, ma lo riferisco come dato oggettivo, senza fare valutazioni. È verosimile che nel corso dell'anno vi saranno altre aggiunte, ovvero vi sarà un implemento in assestamento, con modifiche in bilancio.
Il Consiglio regionale, per la propria comunicazione, spende 244.000 euro. Ora, non è che ci si senta invidiosi, perché ognuno di noi comunica con i giornalisti nei modi che conosce e credo che nessuno si senta sottorappresentato. Ragionando dal punto di vista delle istituzioni facciamo un parallelo col Governo nazionale. È vero che quest'ultimo fa alcune campagne che vanno sulle maggiori emittenti nazionali - di Stato e private - ma è altrettanto vero che il Parlamento, da alcune legislature in modo trasversale - prima col centrodestra, poi col centrosinistra ancora col centrodestra e di nuovo col centrosinistra - ha costituito un proprio soggetto di comunicazione che ha un rilievo non indifferente sotto il profilo del servizio pubblico e che fa conoscere ai cittadini l'attività parlamentare.
Se così non è - attenzione! - trasformiamo un'Assemblea legislativa in un Consiglio comunale, in cui la Giunta decide, comunica le proprie decisioni e, in qualche modo, il Consiglio regionale - la maggioranza (questa volta voi, ma mi auguro la prossima volta noi) - è obbligato (o si sente obbligato) a ratificare i provvedimenti. Lo vediamo anche nell'andamento delle Commissioni, e non per responsabilità dei Presidenti.
Chi ha fatto un provvedimento in ritardo e poi arriva in Commissione e dice all'organo che deve approvare il provvedimento: "Guardate che avete quindici giorni perché poi il provvedimento scade e dobbiamo portarlo con assoluta urgenza in Consiglio.
Il ragionamento dovrebbe essere assolutamente opposto. Quest'ultima affermazione non c'entra nulla con la discussione del rendiconto di bilancio, altre, certamente, sì.
Noi, per esempio, riteniamo che, al di là della razionalizzazione immobiliare, bene ha fatto a far presente il collega Botta che altre dovrebbero essere le sedi che ospitano l'Assemblea del Consiglio regionale.
Noi, da tempo, abbiamo detto che il Palazzo Carignano, primo Parlamento sabaudo, ma, soprattutto, primo Parlamento italiano, dovrebbe ospitare, o verificare la possibilità che venga ospitato, il Consiglio regionale. Non solo: indipendentemente da quello che possono scrivere all'esterno crediamo che la politica, se fatta con trasparenza, abbia mezzi disponibili e, in qualche modo, legittimi maggiori strumenti - non dico denari - per i Gruppi consiliari, almeno pari a quelli della Giunta regionale. Invece, noi vediamo che vi è una differenza assolutamente similare a quella delle Province e dei Comuni, in cui l'organo consiliare, che, nel nostro caso, è anche un Parlamento e che legifera, in merito alle comunicazioni, è tenuto in una considerazione molto alta, ma, certamente, è molto limitato.
Il ragionamento, certamente, non si limita al rendiconto del bilancio del Consiglio, ma da questo dovrebbe partire per un ragionamento più vasto e credo anche trasversale. Non credo che quanto dico sia imputabile a destra o a sinistra, ma sottolinei l'importanza dell'Assemblea parlamentare, altrimenti finisce che si delega la potestà dell'Assemblea parlamentare alla Giunta. Finché esistono un Governo, una Costituzione e uno Statuto come questo, noi crediamo si debba rispettare lo Statuto della Regione, non solo formalmente, cioè attribuendo i provvedimenti al Consiglio, ma anche da un punto di vista sostanziale, dando vera voce e vera potestà al Consiglio.
Se insieme potremo tracciare un cammino che porti a questo, renderemmo non solo un servizio migliore alla nostra Aula, ma a tutti i piemontesi.



PRESIDENTE

Per la risposta ai vari quesiti posti, la parola al Vicepresidente Placido.



PLACIDO Roberto

Signor Presidente, ringrazio i colleghi che hanno permesso - non succede spesso! - che questo passaggio di routine diventasse un momento di riflessione. Volevo rispondere ad alcuni stimoli e dare alcune informazioni.
Ringrazio il collega Botta per le informazioni. Vi era una situazione che, oggettivamente, si trascinava da molti anni, non tanto per mancata attenzione da parte dei precedenti Uffici di Presidenza, ma per l'indisponibilità del soggetto proprietario Banco di Sicilia.
L'aggregazione bancaria porta anche qualche positività: il Banco di Sicilia non è più Banco di Sicilia, ma è Capitalia. L'Ufficio di Presidenza insieme alla struttura e al direttore responsabile, ha avviato una trattativa, che è attualmente ad uno stadio molto avanzato, con Capitalia.
Noi abbiamo ricevuto formale proposta da parte di Capitalia per l'acquisizione del Palazzo di Via Arsenale dove, praticamente, tranne un mezzo piano, è tutto affittato: l'URP occupa il piano terreno e i restanti piani sono utilizzati da diversi Gruppi consiliari. A causa del problema della disponibilità di spazi per i Gruppi, c'è già chi è prenotato per l'utilizzo dello spazio che si è liberato.
Noi, come Consiglio regionale, abbiamo chiesto all'UTE una valutazione rispetto alla richiesta di Capitalia e stiamo per formalizzare, dopo un passaggio in Ufficio di Presidenza e, se del caso, la condivisione di tutti i Capigruppo, l'acquisizione del Palazzo di Via Arsenale e la prelazione con affitto di un piano della parte storica del Banco di Sicilia, che vorrebbe dire un naturale collegamento con la sede del Palazzo Lascaris.
Questo è un passaggio che trova l'intero Ufficio di Presidenza concorde.
Tale informazione è stata utile perché avete anticipato quanto l'Ufficio di Presidenza avrebbe comunicato ai Capigruppo e all'Aula.
Il collega Robotti ha segnalato il problema del progetto del Palazzo unico della Regione. In questo caso, la Giunta regionale è stata folgorata sulla strada di Damasco. Se mi permettono i colleghi di maggioranza e gli amici della Giunta, io da sempre sono convinto dell'utilità del Palazzo unico del Consiglio regionale. Mi auguro che, in questo caso, ci sia la condivisione da parte della Giunta, dell'attuale maggioranza e dell'opposizione. Il collega Pichetto ricorderà la missione - l'unica che feci la scorsa legislatura - nella Repubblica Russa di Sverdlovsk, a Ekaterinburg.



(Commenti fuori microfono)



PLACIDO Roberto

È una città importante, grazie, aspettavo proprio il collega Robotti il collega Burzi staziona nei banchi de La Margherita.
Ci recammo in tale località per firmare un protocollo tra la Giunta regionale e la Repubblica Russa di Sverdlovsk. Percorrendo strade non proprio ben sistemate ci trovammo nel Palazzo unico della Repubblica, con 17-18 piani. Allora feci una battuta al collega Pichetto: "La Repubblica Russa di Sverdlovsk ha il Palazzo unico. Possibile che la Regione Piemonte non ce l'abbia ancora?". Pertanto, sono d'accordo da tempi non sospetti.
L'opportunità, la necessità e l'utilità di accorpare Consiglio e Giunta, esecutivo e legislativo, penso debba essere serenamente oggetto di valutazione, in quanto, ad oggi, mi consta che ci siano opinioni diverse tutte legittime, e molti di coloro che ora ne discutono non occuperanno quegli spazi.
Quindi, la discussione rispetto alle sedi non tocca interessi personali. Vi risparmio la mia opinione in questa occasione, la comunicher senz'altro quando ci sarà l'opportunità di capire se il progetto dell'architetto Fuksas riguarderà la Giunta o anche il Consiglio. Io sposo la causa della divisione sempre più accentuata, ma sarà oggetto di discussione.
Un'ultima nota rispetto alle informazioni: l'Ufficio di Presidenza unanimemente e concordemente, sta lavorando per il mantenimento e la valorizzazione della sede attuale del Consiglio regionale, di cui l'ultimo esempio è l'inaugurazione del Salone d'onore Aldo Viglione, che era la parte mancante del primo piano aulico.
Ringrazio pubblicamente tutti i funzionari e dirigenti che hanno lavorato a quella realizzazione, oltre, naturalmente, alle imprese. Sono veramente contento di queste sollecitazioni, perché mi permettono queste considerazioni.
Le attività per far conoscere quella che noi chiamiamo la "casa di tutti piemontesi" saranno ulteriormente incrementate, dando seguito a quello che è avvenuto in occasione delle Olimpiadi. Su questo vi è il consenso unanime dell'Ufficio di Presidenza, anche perché condivido il pensiero del collega Burzi. I bilanci precedenti non hanno mai creato grandi problemi nell'assegnazione di risorse destinate a tal fine.
Quindi, l'impegno è in questa direzione. Concordo sulla necessità di maggiore informazione rispetto alle istituzioni e al ruolo legislativo del Consiglio regionale, che è materia di discussione e anche di approfondimento, per capire cosa fare, ma ne parleremo più in là nel tempo.
Un'ultima informazione.
Relativamente a Palazzo Carignano, si tratterebbe di un'occasione quasi unica, ma ci sono problemi di vincoli posti dalla Sovrintendenza, perché la staticità della struttura potrebbe essere compromessa dai necessari interventi per il cablaggio.
Per quanto riguarda le cifre a bilancio indicate dal Consigliere Vignale, ritengo che possano e debbano essere incrementate nella direzione di dare maggiore informazione sul ruolo legislativo del Consiglio regionale e sulle sue funzioni. Non c'è ancora sufficiente conoscenza, tra i cittadini piemontesi, del ruolo del Consiglio regionale e dell'Assemblea legislativa.
Solo con un'informazione adeguata - si può discutere su come farla perché sono sempre possibili margini di miglioramento e nuove proposte - i cittadini possono conoscere meglio l'attività del Consiglio.
Attualmente abbiamo alcuni strumenti per informare i piemontesi sull'attività dell'Assemblea di Palazzo Lascaris.
Oltre all'URP (Ufficio Relazioni con il Pubblico), che offre tutta una serie di materiali e di gadget alle scolaresche che quotidianamente l'abbiamo visto anche questa mattina - vengono a visitare la sede del Consiglio regionale, abbiamo altri tre strumenti.
Notizie, che tutti voi ricevete, che viene tirato e diffuso in circa trentamila copie. Poiché - e mi dispiace che sia assente il Consigliere Ghigo perché avrebbe potuto confortarmi, visti i comuni trascorsi nel settore della comunicazione e della pubblicità - mediamente un periodico ha sette/otto/nove lettori per copia, trentamila copie corrispondono almeno a 250 mila lettori informati sulla vita di Palazzo Lascaris e sugli interventi dei Consiglieri.
Il secondo strumento è il rotocalco TV, che viene trasmesso da 25 emittenti televisive due volte alla settimana.
Il terzo veicolo di informazione è il rotocalco radiofonico trasmesso da circa 80 emittenti, sempre due volte alla settimana.
Si tratta di un impegno di circa 960 mila euro di spesa per i tre strumenti di informazione utilizzati.
Ritengo che ci possa essere un incremento di informazione sull'attività, non solo dell'Assemblea, ma anche dei Gruppi consiliari. Su questo ci potrebbe essere un interessante ed utile discussione nelle sedi competenti, quali la Conferenza dei Capigruppo, l'Ufficio di Presidenza e le Commissioni consiliari, in cui tutti siamo rappresentati.
Mi scuso di non poter entrare maggiormente nel dettaglio, ma non è materia strettamente di mia competenza. Ciascun componente dell'Ufficio di Presidenza - il collega Chieppa e la collega Spinosa lo possono confermare ha proprie deleghe e competenze. Siamo in una situazione particolare: è in corso l'elezione del Presidente della Repubblica e alcuni nostri colleghi stanno per diventare parlamentari (rivolgo a loro i miei migliori auguri di buon lavoro, in particolare al collega Enrico Costa, titolare della delega di cui mi ora mi occupo).
Mi auguro, comunque, che le informazioni che ho fornito siano sufficienti, a parte le considerazioni discutibili ed opinabili, per i colleghi che hanno posto i quesiti, ai quali va il mio ringraziamento per averci permesso di non votare la parte riguardante il bilancio del Consiglio come se fosse routine. Le loro domande hanno permesso di segnalare alcuni problemi che, tra l'altro, mi sembra siano ampiamente condivisi e che, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, dovremo affrontare.
Vi ringrazio e ringrazio il Presidente.



PRESIDENTE

Non ci sono dichiarazioni di voto.
Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 165, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
I lavori pomeridiani riprenderanno alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.00)



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