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Dettaglio seduta n.84 del 26/04/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 14.40 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(Alle ore 15.05 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cattaneo, Cavallaro Muliere, Moriconi, Travaglini, Ricca, Laus, Valloggia, Rabino, Cotto.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 164 "DCR 251-9991 del 26 giugno 11996 concernente istituzione della Consulta regionale dei giovani e approvazione relativo Statuto. Modifica dell'articolo 3, comma 2, dello Statuto" (Divenuta DCR n. 63-13974 del 26 aprile 2006)


PRESIDENTE

Se i colleghi sono d'accordo, possiamo iniziare con la deliberazione di iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, avente per oggetto: "Consulta Regionale dei Giovani - proposta di modifica dello Statuto, deliberazione C.R. 251/1996, art.3, comma 2 "Composizione Consulta".
La parola al Vicepresidente Placido.



PLACIDO Roberto, relatore

Grazie, Presidente.
Colleghi, come molti di voi hanno già avuto modo di essere informati vi è la necessità di uniformare la normativa del Consiglio regionale in merito alla Consulta Giovani, in previsione della nuova legge sui giovani che la Giunta presenterà in tempi molto rapidi. Attualmente, il limite di età è di 35 anni, mentre il Parlamento e il Consiglio europeo hanno indicato in 25 anni il limite nel quale definire il periodo della gioventù.
Prima di passare alla votazione, vi leggo quanto è previsto nella delibera.
Premesso che con deliberazione del Consiglio regionale n. 251 del 26 giugno 1996 è stato approvato lo Statuto della Consulta regionale dei giovani (passaggio importante perché andiamo a rinnovare la Consulta dei giovani del Consiglio regionale, composta da un membro per ogni Gruppo Consiliare, essendo per funzione senza limite di età, mentre i vari organismi riconosciuti dal Consiglio regionale dovranno indicare un rappresentante, attenendosi a quanto indicato dalla nostra delibera, se verrà approvata).
Preso atto che l'articolo 3 dello Statuto, riguardante la "Composizione della Consulta", prevede, al comma 2, che i rappresentanti di cui alle lettere c), d), e), f), g), appartenenti rispettivamente a: associazioni e movimenti giovanili, Consulta dell'Immigrazione e dell'Emmigrazione confederazioni sindacali e organizzazioni di categoria, siano compresi nella fascia di età tra i 15 e i 35 anni; considerato che occorre procedere all'insediamento della Consulta per l'VIII legislatura regionale; ritenuto di adeguare la fascia di età su riportata agli indirizzi dell'Unione europea, così come riportati nel Libro Bianco del 2001 sulla condizione giovanile; preso atto che nel suddetto documento, per analogia a quanto è stato deciso dal Parlamento e dal Consiglio della Comunità europea, viene considerata gioventù il periodo della vita che va dai 15 ai 25 anni ritenuto quindi, in vista dell'insediamento della Consulta, di rendere conforme la fascia di età dei rappresentanti di cui alle suddette lettere c), d), e), f), g), ai limiti previsti dall'Unione europea; si propone all'Ufficio di Presidenza di deliberare, di proporre al Consiglio regionale, per le motivazioni espresse in premessa, di modificare il comma 2 dell'articolo 3 dello Statuto della Consulta regionale dei giovani "Composizione della Consulta" procedendo all'adeguamento della fascia di età dei rappresentanti di cui alle lettere c), d), e), f) e g), a 15-25 anni, per analogia a quanto deciso dal Parlamento e dal Consiglio dell'Unione europea per il Libro Bianco del 2001 sulla condizione giovanile. Pertanto, il testo da sottoporre all'Aula è il seguente: "Il comma 2 dell'articolo 3 dello Statuto della Consulta dei giovani, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 251 del 26 giugno 1996, è così sostituito: 'I componenti di cui alle lettere c), d), e), f), e g) devono essere compresi nella fascia di età tra i 15 e i 25 anni". Questo è quanto previsto dalla delibera, sottoscritta da tutto l'Ufficio di Presidenza e condivisa dai Gruppi presenti in Aula. Ringrazio il Presidente e i colleghi per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Forse meglio di me avrebbe dovuto intervenire il collega Leo, ma cercherò di far tesoro di un confronto avuto con lui questa mattina.
Per quanto ci riguarda, non ci sono osservazioni. Riteniamo che collegare i nostri regolamenti e le nostre normative con gli orientamenti di livello comunitario possa essere utile, nel senso che si spinge verso una rappresentanza più diretta degli stati giovanili che forse hanno difficoltà ad avere un'udienza all'interno delle Istituzioni. In questo modo, indurrà tutti ad indicazioni molto più rappresentative, anche delle fasce di età minore.
Sotto questo profilo non vi sono osservazioni, quindi siamo favorevoli alla proposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Vorrei registrare un difetto di comunicazione, almeno per quanto riguarda il mio Gruppo, da parte dell'Ufficio di Presidenza, se vi era l'intento di avere un voto all'unanimità su questa, probabilmente anche ragionevole, modifica.
Intervengo nel merito, oltre che sul metodo. Sono sicuro che non ci sia alcuna finalità a voler escludere dalla discussione il sottoscritto Consigliere e il Gruppo che esso rappresenta.
Nella fattispecie, vorrei ricordare che la società è cambiata negli ultimi trent'anni. I giovani non sono più quelli che un tempo a 18/20 anni come probabilmente la maggior parte dei presenti in quest'Aula, uscivano di casa, si formavano una famiglia, cercavano un lavoro e quindi avevano una propria autonomia. Oggi, in Italia vi è un'altissima fascia di giovani intorno ai trent'anni che vive ancora con i genitori, e a volte anche con un'età superiore.
Probabilmente, quando nel 1996 fu approvata questa deliberazione del Consiglio regionale, si tenne conto del fatto che la cosiddetta "fascia giovane" si era spostata in avanti. Non so se sia un bene o un male. Non credo sia un bene, però è un dato di fatto. Dobbiamo cercare di legiferare interpretando la realtà che ci circonda.
Mi rendo conto che 35 anni può essere un'età abbastanza ridicola per essere classificato "giovane" e quindi per far parte di una Consulta dei giovani che comprende anche quindicenni, perché vent'anni di differenza sono veramente tanti.
Quanto all'orientamento dell'Unione europea, sinceramente mi lascia piuttosto indifferente: non è la Bibbia, non è che l'Europa suggerisca sempre cose esatte e noi dobbiamo sempre recepire tout court tutto quello che ci viene proposto: possiamo anche differenziarci e fare dei ragionamenti al riguardo.
Nella fattispecie vorrei proporre - se necessario, presento formalmente un emendamento scritto - che la fascia di ammissibilità possa arrivare fino ai 29 anni. Mi sembra un po' più ragionevole rispetto alla realtà e alla società che ci circonda. Mi auguro che un giorno si arrivi al limite dei 25 anni, però credo che oggi ci siano molti ragazzi e ragazze di 25/26/27 o 28 anni che hanno anche diritto, eventualmente, di partecipare alla Consulta dei giovani, alla formazione di eventuali politiche giovanili e a tutto quello che la Consulta è in grado di mettere in campo.
Spesso, a 26/27/28 anni non si è ancora finito il percorso di studi che - ricordiamolo - da noi è in genere molto più lungo. Mentre in Europa si finisce intorno ai 25 anni, in Italia non finisce praticamente mai intorno a quell'età: proporre la data dei ventinove anni, mi sembra abbastanza ragionevole.
Voglio ricordare, a sostegno di quanto il sottoscritto sta enucleando che la legge nazionale per la chiamata alla leva prevedeva la possibilità (adesso non esiste più la leva, quindi non esiste più la legge) del rinvio per motivi di studio fino ai ventinove anni, che era il limite massimo oltre il quale non si poteva rinviare, per motivi di studio, la chiamata alla leva.
evidente che la chiamata alla leva riguarda a giovani e non adulti.
Mi pare, addirittura, che per chi faceva il corso in medicina e chirurgia il rinvio poteva arrivare fino a trentadue anni oltre il quale c'era un limite in cui dovevi per forza partire. Se c'era questo limite evidentemente, il legislatore nazionale aveva previsto ed aveva riscontrato dalle statistiche che il percorso di studi, in Italia, poteva terminare intorno a quell'età.
Credo che possa essere accolto dal Consiglio. Non voglio che sia un emendamento del sottoscritto, vorrei che qualcun altro si esprimesse a riguardo. Credo che sia abbastanza ragionevole la proposta di spostare non a venticinque, ma a ventinove anni o, meglio, ridurre da trentacinque a ventinove anni la cosiddetta fascia della Consulta giovani in cui poter accedere per i punti delle lettere c), d), e), f) e g), secondo quanto puntualmente enucleato dal Vicepresidente Placido.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Nonostante si dica che l'adolescenza dei nostri giovani ha ormai una durata illimitata, quindi succede che a 35 anni alcuni si considerino ancora adolescenti, ritengo che la fascia di età tra i 15 e i 25 anni sia la fascia di età corretta per poter parlare di giovani. La distanza di età tra i 15 e i 35 anni è tale, non soltanto dal punto di vista del numero di anni, ma delle responsabilità e dell'autonomia che i giovani possono avere che è difficile che possano insieme essere compresi nello stesso organismo adolescenti di 15 anni e persone di 35 anni, che hanno evidentemente problematiche, modi di concepire la vita e il loro rapporto con la realtà sicuramente, diversi.
Pertanto, ritengo corretto considerare giovani quelli compresi tra i 15 e i 25 anni, cosa che, peraltro, il Consiglio dell'Unione europea ha già provveduto a indicare.
Tuttavia, chiederei, approfittando di questa proposta, che venga affrontato complessivamente il tema dei giovani e del rapporto tra questi e il Consiglio regionale e la Regione come istituzione, considerando che è in fase di predisposizione una legge quadro sui giovani. Questo ce l'ha annunciato l'Assessore nel corso della VI Commissione. Abbiamo qui una proposta di modifica dello Statuto relativamente alla Consulta dei giovani.
Ci sono attenzioni da parte del mondo giovanile per questa Regione. Credo opportuno che tutta la problematica sia complessivamente discussa in corso di una VI Commissione, fermo restando che siamo favorevoli a questo cambiamento della fascia di età. Tuttavia, l'intera problematica si è ampiamente discussa in Commissione sia con il Presidente della Consulta sia con l'Assessore Oliva, pertanto, il lavoro del Consiglio e quello della Giunta possono procedere in modo organico.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste d'intervento.
La parola per la replica al Vicepresidente Placido.



PLACIDO Roberto

Ringrazio i colleghi che sono intervenuti perché hanno sollevato alcune considerazioni che sono state argomento di discussione almeno rispetto a chi si occupa ed è attento alle problematiche giovanili.
Per quanto riguarda l'età che il collega Giovine indicava (la necessità di arrivare a 29 anni) questa mattina abbiamo informato tutti i Gruppi e quello del collega, forse, era l'unico Gruppo non presente. Mi sono premurato di avvisare, appena visto il collega Lupi, della necessità di questa modifica. Dalle notizie che noi abbiamo e anche dall'indicazione contenuta nella nuova legge sui giovani che la Giunta regionale sta preparando, l'intenzione è attestarsi sui 25 anni. Ripeto quanto scritto nella delibera: viene considerata gioventù, dal Parlamento e dal Consiglio della Comunità europea, il periodo della vita che va dai 15 ai 25 anni. Si tratta di recepire quest'indicazione per un'uniformità, che non pu caratterizzare solo la Regione Piemonte o lo Stato italiano, ma la più ampia Comunità europea.
Voglio anche sottolineare che un giovane che entra nella Consulta a 24 25 anni, durando la Consulta una legislatura, ne potrà far parte fin verso i 29-30 anni. Quindi, le considerazioni del collega Giovine non sono così casuali, io le capisco. C'è stato un momento di dialogo e un dibattito prima di indicare una data precisa, non solo per l'esigenza di seguire le indicazioni europee: è un problema vero, non è una considerazione casuale.
Per le considerazioni che stavo facendo i 25 anni, non sono un limite perentorio, non solo per le indicazioni europee. Durando una legislatura cinque anni, difatti arriviamo ai 29-30 anni, dal limite dei 25. Quindi, mi auguro e penso che il collega Giovine possa condividere il limite dei 25 anni. Ci può essere una condivisione reciproca: concordo e condivido nel segnalare il problema, ma penso che ci si possa attestare ai 25 anni, così come indicato dal Parlamento europeo.
Rispetto a quanto diceva la collega Pozzi, anche in questo caso concordo sul ragionamento e sulla necessità di discuterne non solo nella VI Commissione. Quando arriverà, il disegno di legge della Giunta sull'argomento coinvolgerà senz'altro, e non potrebbe essere diversamente oltre che il Consiglio, tutti i soggetti organizzati e - mi auguro - anche quelli che organizzati non sono. Auspico che si possa riuscire ad individuare forme di rappresentanza. Il Consiglio regionale, insieme alle tre Università e al MIUR, ha avviato un'indagine sui giovani studenti, che sono solo una parte dell'universo giovanile, si potrebbe dire l'altra metà del cielo, perché l'altra metà è quella dei giovani che non studiano e che sono occupati o sono in cerca di occupazione. Questo è un primo passo condiviso, cui seguirà un altro per capire a quel punto l'universo giovanile sia degli studenti sia degli occupati e dei non occupati, cosa pensa non solo verso le istituzioni, ma in generale.
Quindi, al di là degli approfondimenti che ci saranno - e penso saranno più di uno - come momento di confronto, ma anche nella discussione in Commissione sul testo del disegno di legge (quando arriverà), condividere la deliberazione di oggi è una cosa un po' diversa. E' il passaggio obbligato dal momento in cui noi abbiamo convocato la Consulta del Consiglio regionale, così come previsto. Ci siamo trovati di fronte a due scelte: o convocarla con il vecchio limite di età dei 35 anni oppure convocarla con il nuovo limite dei 25 anni, così come condiviso dalla collega Pozzi e come indicato dal Parlamento Europeo.
Questo non pregiudica tutti i vari passaggi di confronto all'interno della Commissione, di discussione quando arriverà il disegno di legge della Giunta, nei modi e nei tempi che si creeranno in Commissione e in Consiglio.
Ecco perché condivido le segnalazioni del collega Giovine - e mi auguro di essere stato esauriente - ma anche le osservazioni della collega Pozzi sulla necessità di discussione ed approfondimento, nonché l'opportunità di delimitare a 25 anni l'età giovanile così come indicato dal Parlamento Europeo che considera gioventù "il periodo della vita che va dai 15 ai 25 anni" (con un minimo di invidia da parte di chi, come me, li ha superati da un po' di anni).
Vi ringrazio, Se ci saranno altri interventi, li ascolterò volentieri.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 1 presentato dal Consigliere Giovine: si sostituisce ovunque la parola "25" con la parola "29".
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine per l'illustrazione; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Sfrutto il tempo concesso dal regolamento per dire alcune cose che credo sia giusto dire. La prima è che condivido la proposta della Consigliera Pozzi di portare in VI Commissione un'ampia discussione sui giovani, sulla situazione giovanile e su quant'altro intorno ad essa si sviluppa e si crea.
In merito all'emendamento presentato, che prevede l'ampliamento del limite di età da 25 a 29 anni, chiedendo che venga sostituita la parola "25" con la parola "29" ogni qualvolta si trovi nel testo, riconosco il lavoro di mediazione svolto dal Vicepresidente Placido. Lo ringrazio per la risposta e per il riconoscimento delle ragioni che mi portano ad intervenire per chiedere all'Aula una modifica parziale e minima, ma credo sostanziale, del testo che andiamo a votare.
Credo che potremmo addivenire meglio ad una mediazione, che propongo e rispetto alla quale chiedo una risposta dal Vicepresidente Placido integrando l'emendamento (e mettendolo per iscritto) con il fatto che al compimento del trentesimo anno di età si decade automaticamente. Quindi anziché mettere tout court il limite di 25 anni per poter entrare nella Consulta dei Giovani, potremmo mettere un limite di uscita, ovvero chiedere che al compimento del trentesimo anno di età si decada dalla Consulta Giovani.
Ciò rientra nella vostra deliberazione, perché qualora una persona domani avesse 25 anni meno un giorno potrebbe essere nominato e arrivare al trentesimo anno; in questo modo, si configurerebbe una sorta di avvicinamento a quanto io propongo, che in fondo è esattamente quello che voi dite, ma detto in forma diversa.
L'unica differenza è che non vengono discriminati i ragazzi che da domani hanno 25 anni e un mese, i quali, pur avendo grandi cose da dire e avendo una grande volontà di partecipare alle politiche giovanili della nostra Regione, non possono farlo, perché esiste per legge un limite di età perentorio.
Al contrario, si può stabilire un limite di età di uscita, ovvero che al compimento del trentesimo anno si decada comunque dalla Consulta Giovani, visto che queste nomine sono fatte hic et nunc da una serie di soggetti.
Ho letto all'inizio della legislatura lo Statuto della Consulta Giovani e vedo che non viene cambiato. Quindi, verrebbe automaticamente sostituito da un altro componente. Non verrebbe "decapitata" la Consulta Giovani offrendo la possibilità anche a ragazzi e a ragazze che in questo momento hanno 25 anni e un mese di poter partecipare eventualmente ai lavori della Consulta, nominati dalle istituzioni e dai soggetti che lo Statuto della Consulta prevede.
Credo che, tutto sommato, quanto detto sia assolutamente ragionevole e tra l'altro, credo che recepisca anche alla lettera quanto l'Unione Europea ci propone. Non vedo sinceramente motivi particolari per bocciare questa nuova formulazione. Pertanto, se vi è da parte del Vicepresidente Placido un riconoscimento del fatto che potrebbe andare bene, la rimodulo altrimenti può andare in votazione anche questo, perché non credo ci sia una grande differenza.
Ripeto: legiferando sull'età di entrata e sull'età di uscita, è possibile trovare la soluzione più ragionevole alla realtà giovanile piemontese e anche italiana. Se vogliamo auspicare una maggiore intraprendenza dei giovani e quindi una più veloce entrata nel mondo degli adulti, purtroppo questo non può essere regolamentato per legge; in questo caso, la legge dovrebbe fare una fotografia e cercare di adeguarsi alla realtà sociale e giovanile italiana.
Ricordiamoci che in Europa, invece, i giovani entrano nel mondo del lavoro e formano una famiglia molto prima dei nostri ragazzi, per cui la nuova formulazione permetterebbe una maggiore conformità del testo di legge in esame alla realtà piemontese ed italiana.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Vicepresidente Placido; ne ha facoltà.



PLACIDO Roberto

Ringrazio il collega Giovine per quanto ha detto, ma diventa di difficile gestione il porre al compimento del trentesimo anno di età l'eventuale sostituzione.
Ritengo che sia molto più logico, ma anche lineare - non solo per uniformarsi a quanto indicato dal Parlamento Europeo - indicare il limite di 25 anni. Per questo, pur con rammarico, il parere è negativo.



PRESIDENTE

Mi spiace, ma adesso dobbiamo procedere con la votazione. Prego i Consiglieri di accomodarsi in Aula.
Indìco la votazione palese sull'emendamento presentato dal Consigliere Giovine.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n 164, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento al comunicato stampa del partito dei Comunisti Italiani avente ad oggetto "Il 25 aprile e la coerenza del Consigliere Leo"

Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 328 inerente a "Episodi di intolleranza in occasione del 25 Aprile - Festa della liberazione", presentato dai Consiglieri Cavallera, Rossi, Guida, Botta

Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 329 inerente a "Attualità dei valori della lotta di Liberazione nazionale", presentato dai Consiglieri Chieppa, Boeti Dalmasso, Robotti, Deambrogio, Motta, Ricca, Spinosa, Turigliatto, Bossuto


PRESIDENTE

Procediamo all'esame del successivo punto all'ordine del giorno "Interventi a sostegno dell'Ordine Mauriziano".
Ha chiesto di parlare per mozione d'ordine sull'ordine dei lavori il Consigliere Rossi: ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Volevo solo dire che ci è pervenuto il comunicato stampa ufficiale dei Comunisti Italiani a nome del membro dell'Ufficio di Presidenza Consigliere Chieppa. Effettivamente è un documento assolutamente pesante nei confronti del collega Leo e non rispettoso dei compiti istituzionali di ogni Consigliere e di ogni rappresentante pubblico.
Credo che sia il caso di discutere un argomento come questo, perché non si può certo far finta di nulla. Adesso le faccio pervenire il documento ufficiale e poi le chiedo sinceramente di prendere provvedimenti adeguati rispetto alla grave situazione che si è venuta a creare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Noi riteniamo che i Consiglieri regionali, anche quando non sono in Consiglio o in Commissione, hanno una funzione di rappresentanza stabilita dallo Statuto del Consiglio regionale, tanto più quando partecipano a manifestazioni cui sono stati invitati.
Faccio presente che, per quanto riguarda le manifestazioni relative alla Resistenza, si fa riferimento anche al Comitato della Resistenza operante in Consiglio regionale e che da decenni, prima ancora che arrivasse il Consigliere Chieppa, ha sempre degnamente contribuito alle celebrazioni e a tutte quelle iniziative che ricordano e valorizzano i valori e la memoria della Resistenza stessa.
Il Presidente questa mattina giustamente ha criticato gli atteggiamenti di coloro che, travisando la portata della manifestazione che si svolgeva sul territorio nazionale, hanno insultato, fischiato e criticato determinati rappresentanti della Casa della Libertà.
Allo stesso modo, ritengo che debba essere salvaguardato il ruolo e la legittimità del Consigliere regionale, quando è presente alle varie manifestazioni. Adesso, al di là della presenza o meno sul palco, credo che il problema non debba essere banalizzato sotto questo profilo. È il fatto sostanziale che deve essere sottolineato e rimarcato da parte del Presidente.
Rivolgendomi anche ai colleghi in prossimità di avvenimenti importanti (convocazioni delle Camere, elezione del Capo dello Stato e candidature a Torino), non dobbiamo sottovalutare fatti di questo tipo. Noi possiamo essere oggetto di critiche per le nostre proposte politiche e per tante altre cose, come possiamo criticare gli avversari di sinistra, ma almeno non venga messa in dubbio la legittimità della nostra presenza nelle varie manifestazioni. Questo vale soprattutto per le manifestazioni del 25 aprile.
Vi è infatti un convincimento profondo da parte nostra e un riconoscimento completo dei valori che sono alla base delle manifestazioni stesse e, nel caso particolare, della Resistenza, della Costituzione Repubblicana, della libertà e della democrazia. Ciascuno di noi, anche individualmente, ha contribuito nel proprio piccolo a consolidare tali valori in questo Paese, per cui non è assolutamente accettabile un attacco non tanto nel merito delle cose che uno può aver detto o che pu rappresentare dal punto di vista politico, ma il mettere in dubbio la legittimità di una presenza quasi che fosse qualcuno da ricacciare nel ghetto o fossimo in altri regimi, dove persone non desiderabili si mandano in aree di confino non proprio raccomandabili.
Grazie, Presidente, per un suo commento e un suo autorevole intervento su una vicenda che non può passare in silenzio.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola agli altri colleghi Consiglieri, voglio dire che ho preso visione del documento che mi è stato consegnato. È un documento su carta intestata di partito, quindi, un documento che attiene alle funzioni politiche e istituzionali del collega che lo firma. Certo è che si tratta di un collega che riveste un incarico all'interno dell'Ufficio di Presidenza. Sicuramente avremo modo, nell'Ufficio di Presidenza di domani, di confrontarci per quanto attiene le modalità con cui intervenire rispetto alle nostre prerogative di funzioni istituzionali.
Per quanto riguarda il suo ruolo politico, il Consigliere Chieppa avrà modo di interloquire direttamente.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Chi mi conosce sa che se qualcuno abbia o avesse avuto intenzione di intimidirmi con questa sceneggiata, ha colto esattamente l'obiettivo opposto. Tuttavia penso che si debba risottolineare quello che è stato l'elemento della polemica, che oggi è anche oggetto di cronache giornalistiche, non la legittimità a partecipare alla manifestazione, cosa che peraltro non è neanche stata da me scritta, detta e messa in discussione.
La partecipazione è libera e aperta. Non strumentalizziamo ulteriormente. La contestazione che io ribadisco in quest'Aula attiene appunto alla strumentalizzazione che il Consigliere Leo ha fatto di un episodio che è stata opera di un singolo; episodio condannabile, ma che è stato genericamente ascritto dal Consigliere Leo a "comunisti".
Io lo richiamo a non utilizzare e a non ascrivere comportamenti di quel genere ad una parte politica. Questo è stato l'elemento di una contestazione che ho rivolto al Consigliere Leo. È ovvio che quello che ho ritenuto di ricordargli rientra nell'ambito di una discussione politica.
Ribadisco, senza tema di smentita, la mia posizione. Nella coalizione di cui il Consigliere Leo milita, vi sono partiti, come Alternativa Sociale Fiamma Tricolore e via dicendo, apertamente neofascisti. La mia è una contestazione politica e, da questo punto di vista, è scorretto ascrivere ad una parte politica il comportamento di un singolo. Questo invece è avvenuto, peraltro con grande eco sui mezzi di informazione, che nel dibattito vengono sempre ricordati. La prima pagina del più autorevole quotidiano cittadino riportava questo articolo. C'erano anche le affermazioni del Consigliere Leo. Di fronte ad una cosa del genere, noi riteniamo di non dover tacere, quindi ci ribelliamo nei confronti di una bassa strumentalizzazione politica.
Noi siamo tra quelli che garantiamo, e abbiamo sempre garantito (anche se non i soli), lo svilupparsi e il metter radici della democrazia e della libertà in questo paese.
Il 25 aprile è festa di popolo, è festa di libertà, è festa aperta a tutti. Bisognerebbe evitare le strumentalizzazioni politiche, alle quali noi rispondiamo. Questa vicenda, però, si è aperta per quell'articolo comparso su La Stampa, per quell'ascrivere ad una parte politica il comportamento di un singolo. O meglio, così è stato riportato.
Noi non prendiamo lezioni da chi milita in una coalizione che ha accolto tra le proprie fila partiti dichiaratamente neofascisti. Questo è quanto ho ribadito nel comunicato stampa e che ribadisco qui, quindi non intendo prendere lezioni da nessuno.
Grazie.



LEO Giampiero

Cari colleghi, per dire la verità non volevo assolutamente dare tanta importanza a questo episodio, perché in passato sono successe, come ben sanno coloro che militano nelle forze democratiche, ben altre vicende. A tutte quelle forze democratiche che hanno difeso in varie circostanze, con la non violenza, la libertà di azione, è successo qualcosa. Non è che io intenda ingigantire l'episodio e neanche drammatizzare, ma a questo punto dopo l'intervento di un segretario politico, mi permetto, con serenità, di fare qualcosa, perché per il mio essere democratico ho avuto così tanti riconoscimenti nella mia storia politica.
Il Presidente Gariglio, benché immensamente più giovane di me, militava con me nei Giovani della DC, dunque sa che ero il riferimento dei movimenti antifascisti dell'America Latina. Mi sono occupato delle battaglie per la libertà in Cile; ho avuto un premio dagli antifascisti uruguaiani. Non ho bisogno di avere riconoscimenti da questo punto di vista.
Mi appello ai colleghi senza nessuna drammatizzazione. Mi appello all'intelligenza dei colleghi, alla libertà dei colleghi e li chiamo per nome: al Capogruppo de La Margherita Lepri; al Vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra Boeti (cui devo un ringraziamento per la telefonata di ieri sera); al collega Dalmasso, che mi ha invitato ad un dibattito su queste vicende, un dibattito sulle vicende del '68.
Ho letto il comunicato dei Comunisti Italiani. Non è una questione che consideri così drammatica e così importante, ma visto che stiamo discutendo... Guardate che il titolo su La Stampa lo posso spiegare altrimenti si equivoca. Credo che, legittimamente da questo punto di vista abbia equivocato il Consigliere Chieppa. Chi mi ha interrotto ha detto "sul palco ci dovrebbero stare solo comunisti", che è diverso. Non sono stato io a dare l'epiteto di comunista, che non considero né un'offesa ma neanche un merito, a nessuno. Io ho parlato di facinorosi, che non ho mai definito dei "comunisti". Casualmente c'era qualcuno in piazza che urlava e che indossava una T-shirt con la falce e il martello stampata sopra, ma non vuol dire niente. Non sto dicendo che chi esibisce la falce e il martello deve essere per forza comunista. Non tutti quelli che portano la croce sono cattolici.
Ripeto: niente di grave sul punto.
Ha ragione il Sindaco di Torino sul fatto che alcuni facinorosi ci sono sempre; quindi non ne faccio una questione. Leggete il documento e poi sta a voi, colleghi del Consiglio regionale, con l'ordine del giorno presentato, decidere come chiudere la vicenda.
Personalmente, ne avrei fatto volentieri a meno perché in passato ho sperimentato situazioni altrettanto spiacevoli.
Quindi, primo punto fermo: io ho parlato solo di facinorosi. Ho riportato la frase di uno di loro, che ha detto: "Dovrebbero starci solo comunisti sul palco". È un'opinione. Nella precedente amministrazione mi dicevano che ero per il compromesso storico, per gli accordi, quindi secondo me, cari colleghi di Rifondazione, più è plurale un palco meglio è è più vantaggioso per tutti.
"Strumentalizzazioni e bugie". Quali bugie? Ho solo detto quello che è successo. Quali bugie? Le stupidaggini che si dicono? A me è sembrata una stupidaggine dire che chi ha votato in un certo modo deve espatriare dall'Italia, anche perché se il 50% degli italiani espatriasse dall'Italia ci sarebbe una grave crisi demografica. Quella effettivamente mi sembra una stupidaggine, non il fatto che io lo abbia ribadito scherzosamente (il collega Placido ha aggiunto una battuta: "In Piemonte sono il 50 e 0,1%").
Ripeto, ne avrei fatto a meno e non ho alcuna intenzione di gettare una luce negativa su nessuno, anche perché alla manifestazione sono stato ringraziato dai rappresentanti dell'ANPI per il sostegno che, come Assessore - il collega Larizza ricorda anche un dibattito in merito durante una Festa dell'Unità - diedi per la diffusione del libro di Viglione e per aver assunto iniziative in questo senso.
"L'alleanza". Sono due volte coinvolto, questa volta anche a livello personale. Non affermo di essere stato usato dalla sinistra, anche perch non potrei altrimenti giustificare tutte le prove di amicizia di tanti colleghi della sinistra, quindi non mi considero perseguitato. Non mi sento certo perseguitato dai colleghi Boeti, Larizza, Chiamparino e da tanti altri, però è esagerato arrivare a domandare a che titolo era presente il Consigliere Leo, che è un Consigliere regionale. O i Consiglieri sono soltanto quelli che militano da una certa parte? Questo sì che inizia a diventare, colleghi e Presidente del Consiglio, inconcepibile. Chiedete piuttosto, che ci siano più presenze, non che ce ne siano di meno.
Comunque, per togliere ogni dubbio, sul palco sono stato invitato dal Sindaco Chiamparino personalmente, il quale disse: "Il Comune di Torino ha organizzato questa iniziativa, ti prego di salire sul palco". So che per molti di voi il Sindaco Chiamparino non è abbastanza di sinistra, inoltre sono stato invitato dall'ANPI.
Potrei raccontare anche altri episodi. Dice il collega Chieppa: "La sua presenza sul palco ci è completamente indifferente". Penso, invece, che ogni presenza sia significativa. Richiamo quanto ha dichiarato il Presidente Prodi, che dice tante sciocchezze, ma che una volta tanto ha detto una cosa giusta: "Il 25 aprile bisogna dare il benvenuto a chiunque è presente".
Personalmente rivendico questo diritto perché ho partecipato al 25 aprile da quando in Calabria militavo nel movimento giovanile della Democrazia Cristiana - non sono un pentito - e in particolare alle manifestazioni antifasciste del 25 aprile rispetto ai moti di Reggio Calabria (il "Boia chi molla"). In quelle occasioni erano in molti ad essere più eccitati di quanto non lo fossero le persone dell'altra sera. Ci sono stato anche quando le Brigate Rosse e Patrizio Peci mi hanno fatto un attentato e minacciato per questo. Credo, quindi, che continuerò ad esserci. Desidero continuare ad esserci, per tutta la mia storia personale come cattolico democratico che si è sempre rifatto a De Gasperi, a Don Sturzo, a Romolo Murri.
Infine, sono convinto che questa opinione sia di larga minoranza.
Chiedo ai colleghi del Gruppo di Rifondazione Comunista d'informarsi sull'accaduto al banchetto del loro Gruppo. Mi hanno chiamato al banchetto di Rifondazione a discutere, dicendomi che a loro faceva piacere la mia presenza e che avrei dovuto fare più dibattiti. C'era un signore con la barba bianca, che non era Gesù Cristo e nemmeno Babbo Natale. Alcuni giovani mi hanno detto che apprezzano la politica che faccio. Certo, mi hanno anche detto: "Se tu votassi per noi sarebbe meglio". È passato il Consigliere Placido che ha sentito quelle parole ed ha detto "Esageruma nen".
Ripeto, ho volutamente impostato il discorso in tono leggero, per queste cose non dovremmo neanche più discuterle. Ieri, con il Consigliere Ghigo, in chiave molto minore, durante la manifestazione al cimitero forse ve l'ha già raccontata - altre persone di nuovo hanno detto che non avremmo dovuto esserci e che avremmo dovuto espatriare. Non si può, da una parte, chiedere la concordia nazionale, il rispetto dei diversi e delle parti e poi coltivare questi atteggiamenti.
Non ne faccio una questione, neanche questa volta. Però, definisco brutto questo comunicato del Gruppo dei Comunisti Italiani. Nel comunicato si chiede a che titolo ero presente e si dichiara che la mia presenza era completamente indifferente. A me non è indifferente se i colleghi dei partiti politici partecipano a una cosa in credono. Poi, vergogna per le stupidaggini: dire che la Resistenza è stata fatta da tutti, cattolici democratici ecc...
Il Consigliere Chieppa teme che io strumentalizzi queste cose. La smettano di insultarmi, quando vado alle loro manifestazioni.



LEO Giampiero

CHIEPPA Vincenzo (fuori microfono)



LEO Giampiero

Non può ascrivere a noi quel tipo di atteggiamento. Come si permette io la querelo!



PRESIDENTE

Per cortesia, lasciamo terminare al Consigliere Leo il suo intervento.



LEO Giampiero

Ho detto che erano dei facinorosi, la prossima volta dirò che chi ha questi atteggiamenti non è figlio di Maria. Non ho detto comunisti. Mi appello all'intelligenza dei colleghi per commentare queste valutazioni.
Ripeto, è nella mia natura creare un clima di collaborazione per costruire qualcosa insieme. I miti sono stati anche quelli che nelle dittature hanno tenuto più duro contro le repressioni. I miti sono quelli che non urlano, ma che non si piegano. Io non l'ho mai fatto e continuo a non farlo.
Ringrazio tutti coloro, a partire dal collega Boeti, che mi hanno invitato ad essere presente il 1° maggio. Così, sapete chi mi ha invitato e parteciperò senz'altro con convinzione, non per forma, a queste manifestazioni. Ringrazio tutti i miei colleghi per l'ordine del giorno perché è una battaglia comune e di libertà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Ieri sera, tramite una telefonata ho espresso al Consigliere Leo il mio dispiacere e disappunto per quanto era successo alla fine della manifestazione, alla quale ho partecipato con mia moglie, ma siamo rimasti sotto il palco e alla fine del discorso di Scalfaro siamo andati via, per cui non sono stato testimone di quanto è successo.
Sono d'accordo con il Sindaco Chiamparino che ha detto che il problema in questi casi, non è tanto la partecipazione del Consigliere Leo alla festa del 25 aprile, ma il fatto che nessuno dei Consiglieri del centrodestra, anche nei Comuni, senta il dovere di partecipare a questa manifestazione che dovrebbe essere - sono d'accordo con Prodi - la manifestazione che unisce tutto il paese, perché sancisce la fina della dittatura nazi-fascista.
Devo dire, per il mio carattere e per la mia esperienza amministrativa avendo fatto il Sindaco per nove anni, che ho trovato il discorso del Presidente Scalfaro un po' di parte e sopra le righe. Personalmente, avrei fatto un discorso più improntato alla giornata del 25 aprile e ai valori che la fine della guerra ha determinato. Mi è parso che il Presidente abbia esagerato un po' nell'intervento che ha svolto.
Noi, naturalmente, siamo d'accordo con quanto il Consigliere Leo stava dicendo. Speriamo che episodi di questo tipo non debbano più verificarsi e speriamo anche che ci sia un giorno in cui questo paese diventi un paese normale, nel quale celebrazioni come il 25 aprile possano essere celebrate da tutti e che, soprattutto, ragionamenti come quello di oggi in Consiglio regionale non debbano essere più fatti.
Dico ancora una cosa, mentre ho la parola, rispetto all'ordine del giorno che è stato presentato e che in gran parte condividiamo, eccetto l'ultimo comma. Siamo disponibili a votarlo, a patto che si tolgono le parole: "Rivelatrici di un atteggiamento settario, che vuole strumentare la ricorrenza del 25 aprile a scopi di parte". Su questo punto, sono d'accordo con il Consigliere Chieppa. Dato che la gran parte di noi non intende strumentalizzare il 25 aprile, se togliamo quest'ultimo comma siamo disponibili a votarlo.
Chiediamo anche di fare un piccolo emendamento...



PRESIDENTE

Consigliere Boeti, le chiedo scusa. Mi hanno comunicato che, rispetto al testo in suo possesso, nell'ordine del giorno a firma del Consigliere Cavallera devono intendersi cancellate le parole: "che vuole strumentalizzare la ricorrenza del 25 aprile a scopi di parte".



BOETI Antonino

D'accordo, ma devo ancora aggiungere una cosa all'ordine del giorno.
Considerato che durante la manifestazione di Milano, non soltanto il Ministro Moratti è stata fatta oggetto di fischi insieme a suo padre, ma cosa ancora più grave - anche Savino Pezzotta, l'ex Segretario della CISL è stato fatto oggetto di fischi e di invettive. Quindi, chiedo se è possibile aggiungere, a quelli del Ministro Moratti e del Consigliere Leo anche il nome dell'ex Segretario della CISL Pezzotta, perché anche lui ha subito gli stessi atti intimidatori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Essendo intervenuti tanto il Consigliere Chieppa, quanto il Consigliere Leo, molte cose sono state dette, quindi è anche più facile fare una valutazione rispetto tanto all'ordine del giorno, quanto al comunicato stampa. Tuttavia, facciamo una premessa che riteniamo, assolutamente doverosa: il nostro Gruppo consiliare non intende intervenire in una logica di comunicazione politica.
Mi spiego. Se il comunicato fosse firmato dal partito dei Comunisti Italiani e il Presidente provinciale non fosse il Consigliere regionale Chieppa, che così si firma nel comunicato, pur esprimendo in proposito grande contrarietà, non avremmo nulla da dire. Non credo che, nel momento in cui siamo in quest'Aula in qualità di esponenti istituzionali, possiamo dire se è giusto o sbagliato quello che i partiti politici comunicano. Ora visto che il collega Chieppa si firma come Consigliere regionale, le valutazioni che sono state fatte sono assolutamente pertinenti.
Vi è un cliché al quale, in particolar modo, la nostra parte politica ha assistito troppe volte: da una parte vi è la richiesta legittima di libertà di manifestazione; dall'altra (in particolare modo, più negli anni passati, ma anche recentemente) la richiesta di spazi di libertà costituzionalmente garantiti diviene occasione di strumentalizzazioni.
Strumentalizzazioni erano le manifestazioni che hanno, purtroppo portato a gravi incidenti in anni precedenti. Strumentalizzazione, in alcuni anni, è stato anche il solo fare presenza politica all'interno del territorio nazionale. Non bisogna andare molto distanti, al di là delle valutazioni che ogni singolo partito può dare sulle altre forze politiche...
Il Gay pride nell'anno del Giubileo non si è potuto vietare - secondo me non correttamente - nel rispetto di quanto sancito dalla Costituzione.
La Costituzione non è però valsa per decenni nei confronti della forza politica che rappresento, ma non è valsa, qualche settimana fa in piena campagna elettorale, tanto per i partiti del centrodestra a Torino, quanto per alternativa sociale e Fiamma Tricolore a Bologna. Anche in questo caso da una parte ci si nascondeva di fronte a una questione tecnica, dall'altra parte, e non è questo il caso, in troppe situazioni abbiamo vissuto la violenza, che si è perpetrata nei confronti di forze politiche terze, come sola sinterizzazione.
Vi dico, se la Costituzione sancisce il diritto a manifestare, ancorch sia favorevole o contrario, ai soggetti che manifestano, il valore deve essere garantito per tutti. E mi spiego con un esempio assolutamente chiaro: i gruppi di estrema destra neofascista che manifestano in campagna elettorale a Milano, con regolare permesso per manifestare, i quali non provocano alcuna violenza né "cariche" della polizia, ai quali si contrappongono gruppi comunisti che fanno quello che hanno fatto (distruzione e danneggiamento) - 12 di essi sono in carcere per una serie di motivazioni.
Tutto ciò che è avvenuto non è avvenuto perché c'è stata una strumentalizzazione, perché se questo è il principio, io mi posso sentire in dovere di dire che, a fronte di una manifestazione autorizzata non da un centro sociale - perché non si può autorizzare qualcosa ad un soggetto che non esiste - ma a fronte di una manifestazione autorizzata di Rifondazione Comunista, io personalmente e il mio partito la riteniamo una strumentalizzazione - ovviamente è un paradosso quello che sto facendo - e pertanto riteniamo opportuno bloccare le vie dove verrà a transitare il corteo di Rifondazione Comunista, mettendo delle macchine e dei cassonetti di immondizia, ai quali diamo fuoco. Questo perché la riteniamo una strumentalizzazione.
Quindi, in conclusione, non solo esprimiamo la nostra solidarietà a tutti coloro i quali, a partire dal Consigliere Leo anche per questioni di legami personali, ma al Ministro Moratti e al padre, come all'ex Segretario CISL Pezzotta, ma crediamo che su alcune cose, se vogliamo davvero diventare un paese normale, si debba fare il punto.
La Costituzione garantisce il diritto di manifestare, le Questure e le Prefetture garantiscono il diritto alla manifestazione; garantito tale diritto, chi va contro un diritto garantito viola la legge e, come tale vanno presi i provvedimenti restrittivi che la legge prevede, senza giustificazioni di sorta. Non è che se da una parte manifestano i neofascisti strumentalizzano meno o di più o ledono di più la libertà altrui di quanto facciano altri.
Dopo di che vi sarebbe da fare una riflessione - che non faccio, non solo perché ho superato il tempo, ma perché già una volta vanamente ho provato a farla - sulla partecipazione alla manifestazione del 25 aprile.
Quando ero amministratore locale di una circoscrizione che aveva il Sacrario del Martinetto, non ho mai mancato di partecipare a questo tipo di manifestazione. Va anche detto che non è mai accaduto che un partito di centrodestra che abbia partecipato alle manifestazioni del 25 aprile si sia fatto accompagnare da una bandiera del proprio partito, cosa che invece non accade per gli altri partiti del centrosinistra.
Se non è una manifestazione politica, non ci vado con la bandiera; se è una manifestazione politica, o che si intende come tale, ci vado con la bandiera. La differenza che intendiamo è esattamente questa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Presidente, io sono stupito di questo dibattito, perché ritenevo che bisognasse esprimere solidarietà a qualsiasi collega di questa assemblea che venisse contestato ingiustamente nel corso di una manifestazione pubblica.
Tra l'altro, devo dare al Consigliere Boeti una risposta semplicemente formale e non politica: io sono sempre andato alle manifestazioni del 25 aprile. Ieri ero nel mio Comune in prima fila, come ho sempre fatto da quando sono in politica, cioè da moltissimi anni.
Ho sempre ritenuto che il 25 aprile avesse risposto a delle domande e che fosse la festa della liberazione. Da chi? Sicuramente dai nazi fascisti. E per chi? Per noi, per il bene dei nostri figli, dei nostri padri e la nostra vita civile e democratica. E con chi? Con i partigiani ma soprattutto con gli alleati e con gli americani che hanno liberato il nostro paese.
Peccato che non ci sia l'Assessore Oliva che, alcuni anni fa, ha pubblicato un saggio che si intitola "Perché l'Italia ha VINTO la guerra" dove spiegava come l'alibi dell'antifascismo ci aveva, tutto sommato, fatto bene, perché pur essendo stato il nostro un paese belligerante dalla parte sbagliata, alla fine è stato trattato come un paese che aveva, seppure in estremis - combattuto contro i nazisti e i fascisti.
Quindi, alla fine, anche noi abbiamo vinto al guerra, e lo scrive un autorevole Assessore della Giunta regionale del Piemonte.
Sono stupito, perché la si continua a considerare, da parte di qualcuno, una festa di parte. Invece non è così, perché il 25 aprile soprattutto in Piemonte, non è soltanto la festa dei comunisti che hanno combattuto contro i nazi-fascisti. E' la festa di un paese che si è ritrovato, soprattutto nella nostra Regione, con tantissimi uomini e donne che appartenevano a tantissime comunità, a tantissimi ceti, liberali cattolici, industriali o commercianti - e lo sapete bene perché la storia è così, soprattutto in Provincia di Cuneo - che ha dato un contributo determinante per la liberazione del nostro paese. Lo stesso Duccio Galimberti - lo sa l'amico Dalmasso - è difficilmente inquadrabile in una posizione politica ben precisa e rappresenta forse in modo più laico e civile quella che è stata la Resistenza, come io l'ho sempre intesa.
In questi giorni, si celebra il centenario della nascita di un grande italiano, Enrico Mattei, partigiano, democristiano, che era responsabile del CLN dal punto di vista amministrativo, burocratico; si occupava delle forniture di armi, delle risorse, dei vettovagliamenti, a dimostrare che la storia è fatta in un certo modo e va letta in un certo modo. Forse sarebbe bene chiudere questo dibattito con un ordine del giorno veramente unitario dove si dicono alcune cose sul 25 aprile, su quello che veramente è. Non ce ne possiamo impossessare, e io sono tra quelli che non si considera né più antifascista né meno antifascista del Consigliere Chieppa o di altri.
Probabilmente, lo sono allo stesso modo da punti di vista diversi.
Una domanda però mi sorge spontanea: questi gruppi di destra o di estrema destra, queste formazioni che in questa elezione nazionale erano alleati con il centrodestra, non erano forse gli stessi che l'anno scorso si sono candidati in modo autonomo alle elezioni della Regione Piemonte (e per la cui sopravvivenza delle liste sono state raccolte firme anche - così si dice - da Consiglieri comunali di sinistra e forse alcuni di questi sono sottoposti a indagine per verificare se queste firme sono valide)? Allora, quando fanno comodo, sono considerate liste che, in qualche modo, partecipano in modo antagonista a far vincere una certa posizione o far perdere l'altra; quando però partecipano in modo preciso ad un'alleanza, vengono considerati fascisti. Peraltro devo dire che in Italia il partito fascista è vietato dalla Costituzione; quindi, se c'è qualcuno che ritiene che queste formazioni siano fasciste, si deve rivolgere alla Procura della Repubblica, fare una denuncia e perseguire tutto l'iter previsto per un reato di questo genere. Credo però che bisogna ricondurre la vicenda stando con i piedi per terra. Il 25 aprile è una grande festa del nostro paese: non possiamo permettere che se ne appropri soltanto qualcuno. Se vi partecipiamo è perché ci crediamo, e stiamo attenti alle strumentalizzazioni: non fanno bene a nessuno.Probabilmente, se il Presidente Berlusconi per 5 anni avesse partecipato al 25 aprile sarebbe stato fischiato, ma avrebbe dato un connotato di unità che oggi ci manca tuttavia, non per questo si può dire che lui è meno antifascista di un altro che ci va. Ognuno ha le proprie sensibilità, ma noi, che abbiamo dei ruoli istituzionali, compreso lui e compresi voi, dobbiamo stare attenti a non fare delle distinzioni tra chi è sul palco e chi non c'è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Sarò molto veloce. Intanto credo sia da stigmatizzare l'atteggiamento di taluni Consiglieri che hanno voluto ingigantire questa discussione e che hanno voluto trasformarla in un dibattito che, io credo, si è concluso in questo Paese, all'indomani del 25 aprile. In questo Paese si è scelta la via del parlamentarismo, della democrazia e della libertà, per tutti, di esprimere le proprie posizioni, sia scritte che manifestate nella forma che si ritiene più opportuna.
Detto questo, credo di dover ricordare al mio caro amico Leo, che prima di parlare, dovrebbe guardare chi ha di fronte, perché quando parla dei Comunisti Italiani e della loro storia, parla di una formazione politica che ha avuto il maggior numero di condannati dal Tribunale speciale dello Stato; che ha avuto il maggior numero di condannati a morte che ha avuto il maggior numero di anni comminati nei confronti di antifascisti militanti che hanno contribuito alla libertà di questo Paese.
Oggi si vuole fare di tutta un'erba un fascio: sono tutti comunisti.
Sappi, Giampiero, che ci sono comunisti che, con le loro bandiere, scendono in piazza per rappresentare quella storia che ha trasformato in positivo il nostro Paese e che l'ha trascinato fuori da una delle avventure più drammatiche e terribili, il ventennio fascista, per non pensare all'esperienza drammatica della seconda guerra mondiale.
Quindi, bisogna stare attenti! E te lo dico sommessamente! Bisogna levarsi il cappello quando si parla dei comunisti, perché i comunisti permettono, anche ad uno come te, di potersi alzare in un'Aula come questa e parlare liberamente, senza avere un minimo di buon gusto, senza condannare in modo aperto formazioni come quella della Mussolini che si richiamano al ventennio fascista o, addirittura, all'esperienza terribile nefasta del nazismo. Prima ci si lava la coscienza e si condannano quelli che, in casa propria, hanno i panni sporchi, poi si parla anche degli altri. Noi siamo abituati a fare così.
Tutti sono legittimati a partecipare, anzi, sono tenuti a partecipare alla manifestazione del 25 aprile. È una grande manifestazione di popolo cui devono partecipare tutti i settori della società civile e politica.
Deve essere la festa con cui si celebra il momento più importante, quello in cui il popolo italiano ha saputo, attraverso una decisiva presa di coscienza, prendere le armi, schierarsi dalla parte degli alleati e liberarsi dal fascismo.
Tutti quelli che hanno contribuito a lottare contro il fascismo e a scrivere la Carta costituzionale repubblicana, non solo devono partecipare ma sono i benvenuti alle manifestazioni del 25 aprile. Ma così come si chiede il rispetto dell'opinione di tutti, chiedo anche che non si usino gli strumenti dell'informazione giornalistica per attaccare in modo indistinto, sparando nel mucchio, un'idea, una cultura, un modo di vedere la vita e di partecipare alla politica che ha una storia gloriosa in questo paese: la storia comunista. Leo, hai sbagliato, e te lo dico con grande amicizia e grande fraternità. Prima guarda bene in casa tua a quelli che sono seduti dietro di te e a quelli che, fortunatamente, in quest'Aula non ci sono e che ogni giorno fanno apologia di fascismo. Tu sarai sempre il benvenuto alle manifestazioni del 25 aprile, così come alla celebrazione della festa dei lavoratori. Una grande festa di emancipazione e di libertà di uomini e donne, che con il loro lavoro, contribuiscono ogni giorno alla crescita di questo Paese. Ti chiediamo di essere più rispettoso e soprattutto, te lo ripeto ancora una volta in modo chiaro, di levarti il cappello quando parli dei comunisti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

I fatti di cui si parla sono accaduti in città come Milano, Cuneo e Torino dove, per l'appunto, un parlamentare di un partito di destra è stato fischiato e contestato.
Noi non abbiamo difficoltà a dire che siamo contrari a qualunque forma di violenza. Non è questa l'occasione per avviare una discussione teorica che richiederebbe ben altri approfondimenti. Tuttavia, riteniamo che bruciare bandiere di un qualunque Paese sia sostanzialmente sciocco, e lo dice una formazione politica che da lungo tempo, da quasi quarant'anni nelle sue varie vicende è estremamente critica verso la politica che Israele conduce nei confronti dei Paesi arabi e che si aggrava giorno per giorno e anno per anno.
Non abbiamo mai detto e non diremo mai che la Resistenza sia un monopolio comunista. Risulta dal concorso di forze estremamente differenti.
Il movimento comunista ha il grandissimo merito di avere mantenuto un'opposizione, per quanto lievissima, in Italia, negli anni Trenta, e di avere preso parte in misura primaria alla Resistenza negli anni 43/45, a differenza di ogni altra formazione politica, che aveva, di fatto abbandonato croci, pezzi di Azione Cattolica e quant'altro. Ci sono i numeri, i dati e le quantità da questo punto di vista. Non vogliamo il monopolio e sarei preoccupato di un qualunque monopolio, anche dal punto di vista politico. Se il mio partito avesse l'80% e non il 6% (Robotti vorrebbe che avessimo lo 0,1%) sarei profondamente preoccupato, perché i partiti unici sono sempre estremamente preoccupanti.
Per questo motivo, noi discutiamo con formazioni anche diverse dalle nostre. Il Consigliere Leo deve sapere che il dibattito a Cuneo non ha nulla a che fare con il nostro partito. È un circolo culturale che presenta un film e Leo lo conosce bene per essere stato presente (la guest star).
Abbiamo invitato i due Assessori alla cultura. Quello attuale non ci pu essere perché c'è la Fiera del Libro, per cui è un'iniziativa più importante e più rilevante di quella che faremo noi.
Credo che questi fatti siano accaduti in numerose città. A Novara ieri è stato fischiato il Sindaco perché aveva pronunciato, all'interno di un discorso, una difesa a spada tratta sulla recentissima riforma costituzionale (come sapete, è controversa e voteremo in merito l'11 giugno). Per i fatti accaduti, vi sono pesanti responsabilità.
Le elezioni hanno dato una risicatissima vittoria ad uno schieramento con una differenza di appena 25.000 voti, dovuta in gran parte a meccanismi elettorali di una legge che non abbiamo votato. Questa vittoria è stata messa in discussione in un modo che a molti di noi pare eversivo ed estremamente preoccupante. Una cosa è dire: la vittoria è avvenuta per pochi voti, quando invece i sondaggi degli exit pool annunciavano altro altra cosa è dire ci possono essere stati alcuni errori tecnici nei seggi altra cosa ancora è avviare una politica che sostanzialmente delegittima questa risicatissima affermazione. Il Governo nascerà con un minimo margine di voti a suo sostegno. Nei modi in cui è stato fatto e in cui continua ad essere fatto, questo tentativo di delegittimazione crea un pericolo oggettivo. Non ci sono Santi che tengono.
Seconda questione. Consigliere Guida, noi veniamo da una Provincia in cui negli anni '50 non si sono mai svolte manifestazioni resistenziali. Ma dai primi anni '60, abbiamo assistito a manifestazioni con la partecipazione di amministratori e di onorevoli democristiani. Sardi ha fatto un sacco di interventi per la celebrazione del 25 aprile e in vari luoghi. Boves in quegli anni è diventata, sotto certi aspetti, luogo di culto, indipendentemente dall'entità del fatto e da altre simili faccende.
In passato, noi facemmo aspre critiche nei confronti della Democrazia Cristiana: Presidenti eletti con i voti della destra, Governo Tambroni incertezze ecc. Non pretendo che la pensiate come me. C'era sostanzialmente una destra piccola ed emarginata. Oggi, per una serie di fattori sociali e strutturali nei vari Paesi europei, siamo davanti ad una situazione profondamente diversa. La destra rischia di diventare un elemento sostanzialmente maggioritario per una serie di fatti: l'emigrazione, le tante paure, la crisi economica, il fatto che settori di proletariato purtroppo, si spostano massicciamente verso questa destra, mentre in passato il loro atteggiamento è sempre stato di altro tipo.
Questa destra non è solamente una destra conservatrice. In molti casi è una destra che ha riferimenti teorici e culturali, che non sono solo quelli delle "teste pelate" e dei saluti romani, com'è avvenuto in una manifestazione milanese, di cui un Consigliere ha parlato prima e che sarebbe passata inosservata se alcuni non avessero fatto una contromanifestazione bruciando cassonetti, sfasciando vetrine e compiendo atti sbagliati e stupidi. Ripeto, non sto sollevando questioni retoriche.
una destra che ha riferimenti profondamente legati alla storia di un fascismo che forse è qualcosa di più. Quando i riferimenti sono Thiriart e Codreanu e non tanto il fascismo degli anni '20 e '30, siamo davanti ad un fenomeno che rischia di diventare esplosivo e profondamente pericoloso entro breve tempo.
Voi direte: "Ma voi avevate Vladimir Luxuria", a mio parere persona rispettabilissima e di grande cultura. Tutte le tendenze devono essere rispettate, come la Presidente ha detto oggi. Tuttavia, il fatto che nell'alleanza recente, a differenza di un anno fa, ci fossero forze negazioniste (Romagnoli ha negato anche in campagna elettorale che ci fossero i lager) che si richiamano a questi valori culturali (o disvalori dal mio punto di vista); forze che hanno compiuto anche atti di gravità estrema (Fiore è scappato in Inghilterra non per motivi di persecuzione puramente politica ma per altre ragioni e altri sono finiti in America Latina a compiere azioni non molto pulite), è un elemento che può produrre preoccupazione.
C'è una modificazione e una degenerazione di quello che la destra è stata, per cui questa alleanza elettorale presenta, a nostro parere influenze molto diverse. Un anno fa Alessandra Mussolini, Romagnoli, Fiore e Tilgher dicevano: "Mai ci metteremo con uno dei due Poli, perché noi dobbiamo costituire un terzo Polo, del tutto alternativo rispetto agli altri due. Noi siamo antiamericani e anticapitalisti. Mai ci metteremo con questa gente". Oggi abbiamo avuto un salto di altro tipo.
Per questo motivo, Consigliere Guida, sapendo che la pensiamo diversamente, non sono le manifestazioni antifasciste degli anni '60 e '70 quando, ad Alba, il Sindaco democristiano indossava la fascia tricolore contro i colori dell'allora MSI (Sindaco democristiano che lei conosce). Ma è un'altra cosa. Allora c'è un salto. Quindi, motivi di preoccupazione ci possono essere in alcuni settori. Un'alleanza di questo tipo li pu produrre.
Chiedo veramente scusa: l'ignoranza non è mai una giustificazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Tenterò di parlare per un minuto, lasciando gli altri quattro a disposizione del mio Presidente, di cui condivido tutto il pensiero e tutto il discorso appena fatto.
Non si può che rimarcare la piena solidarietà e la piena legittimità al Consigliere Leo di partecipare a manifestazioni come quella dell'altra sera, così come ad altre in cui si evidenza il valore della lotta partigiana e della guerra di resistenza per garantire libertà di opinione a tutti noi e libertà ad un popolo oppresso per anni.
Questo è chiaro. Siamo noi i primi a difendere la presenza del Consigliere Leo, come di altri Consiglieri, a manifestazioni di questo tipo. C'è però un problema.
Innanzitutto, purtroppo la madre degli imbecilli è sempre incinta perché, alla fine, una contestazione rovina anche una giornata così importante. Ricordiamo quel brutto episodio avvenuto sul treno ai danni di Borghezio, deputato leghista: magnifica giornata di mobilitazione a Torino contro la TAV rovinata da quell'aggressione. Ricordiamo le belle giornate del 24/25 aprile, un po' turbate da questa contestazione assolutamente inutile e gratuita nei confronti del Consigliere Giampiero Leo. Avvenimento che, ripeto, condanniamo aspramente.
C'è però un'ambiguità, che il Consigliere Leo, come altri Consiglieri del centrodestra, scontano, e di cui vi chiedo di fare i conti e di discuterne con i vostri leader nazionali. Se il 25 aprile è diventato un patrimonio di alcune forze, soprattutto del centrosinistra, forse è dovuto anche al fatto che le forze politiche del centrodestra, mentre sono state molto sollecite a definire malvagi i comunisti (bambini bolliti in Cina ed altro), raramente hanno espresso prove di condanna nei confronti di quelli che furono i tanti regimi fascisti che l'Europa conobbe e, nello specifico il regime fascista italiano. Su questi regimi veri e propri, uno dei quali colpì l'Italia, diversamente dal comunismo, che non mi pare abbia causato danni del genere, non sono mai state espresse parole di condanna; anzi, si rimarca da anni l'assenza del Presidente del Consiglio alla celebrazione del 25 aprile. Anche questo ha un suo effetto a livello mediatico.
Assistiamo, nell'alleanza del centrodestra, all'entrata massiccia di gruppi di estrema destra. Invito ad andare sul sito Internet In Video Veritas per assistere all'ultimo comizio di Berlusconi a Napoli dove, se non è un fotomontaggio - credo di no - gruppi di estrema destra inneggiando "Duce, Duce", invitano Berlusconi a continuare il suo discorso il quale conclude con un "Vinceremo".
Questa, purtroppo, è ambiguità. Forse anche quei voti fanno comodo però è una forte ambiguità. Ricordo che la Costituzione italiana condanna il fascismo e ne prescrive, nella XII disposizione transitoria, la messa al bando e l'esclusione dal cosiddetto gioco democratico.
La celebrazione di questi giorni in televisione è stata molto blanda.
La televisione di Stato non ha dato un grande risalto al 25 aprile.
Addirittura, Renzo Arbore ci ha sconcertato, vantando da Mimun l'orgoglio dei tedeschi in ritirata e criticando la pigrizia e lo sciattaggio degli americani che entravano in Italia. Ci ha molto stupito per la sua cultura fortemente jazzista e filoamericana.
La legittimazione di questi atteggiamenti purtroppo genera, in alcuni sprovveduti, quelle contestazioni che non vorremmo mai vedere, ma che forse hanno una radice in questa ambiguità di fondo.
Ricordo anche che a Torino hanno avuto luogo grandi celebrazioni e grandi momenti di festa in questo 25 aprile. Tutte le Circoscrizioni torinesi hanno organizzato qualcosa. Guarda caso, le Circoscrizioni di centrosinistra hanno organizzato delle attività, mentre quelle di centrodestra - invito a guardare la programmazione - non hanno fatto niente. Sarà un caso anche questo? È un'altra ambiguità? Termino ribadendo al Consigliere Leo, di indubbia fede democratica l'invito a continuare a partecipare, sotto la nostra attenta osservazione che nulla accada, all'insegna della democrazia. Tuttavia, invito anche la dirigenza dei vostri partiti a risolvere, una volta per tutte, questa forte ambiguità, che fa della nostra una democrazia debole e che spesso, nei paesi stranieri, viene indicata come una nostra pecca fondamentale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Qualche anno fa, in qualità di Sindaco concordai con tutte le forze politiche del mio Comune che il corteo del 25 aprile sarebbe stato diviso in due parti: da una parte, le associazioni d'arma, l'ANPI e quant'altro con i rispettivi stendardi e bandiere; dall'altra, le forze politiche con le loro bandiere. Dato che si contravvenne a quello che tutti insieme avevamo concordato, mi rifiutai di far partire il corteo. Siamo rimasti a parlamentare a lungo, destando uno scandalo che ebbe un riflesso mediatico piuttosto pesante, con il sottoscritto tacciato di ogni sorta di nefandezza, ma con un risultato. A Grugliasco, il 25 aprile si festeggia in due tranche: il 25 e il 30, giornata dell'eccidio dei 66 martiri.
Questa polemica del 25 aprile, con manifestazioni molto asfittiche 200/300 persone sempre più vecchie, come anche il 30 aprile - e con questo dibattito che si sviluppò in modo forse un po' violento e inopportuno (ricordo che venni poi classificato come eco-nazista), produsse però un grande effetto: alla manifestazione del 30 aprile arrivarono circa 2.500 persone per testimoniare un sentimento e uno spirito antifascista che avevo offeso, violato ecc.
Seppure in modo improprio l'obiettivo di far partecipare più persone venne, in quel caso, raggiunto, anche se non era quello l'obiettivo. Poi succede che più se ne dicono e più si peggiora la situazione. È evidente che al Consigliere Leo va anche la mia solidarietà e, per quel che è possibile, le scuse a nome di coloro che lo hanno offeso e che, magari, in qualche caso sono anche un po' amici miei.
Proprio perché la mia solidarietà è molto sentita, vorrei pregare il Consigliere Leo affinché l'anno prossimo porti, per la manifestazione del 25 aprile, quante più persone possibili della sua parte politica, perché in tanti abbiano modo di imparare che il popolo che festeggia il 25 aprile non è così aggressivo ed offensivo come, qualche volta, viene dipinto ad arte dai giornali, anche per effetto delle scemenze degli idioti di cui sopra.



PRESIDENTE

Colleghi, non ho più nessun iscritto a parlare. Penso che, poiché il dibattito è stato amplio e sufficientemente esauriente, possiamo cogliere l'occasione - se i proponenti sono d'accordo - per votare gli ordini del giorno presentati sull'argomento.
Ve ne sono due. Il primo a firma del Consigliere Cavallera, iscritto all'o.d.g. nella seduta antimeridiana, il secondo a firma del Consigliere Chieppa, presentato nel corso della seduta e che, per identità di argomento, viene associato.
Prego i colleghi Consiglieri di accomodarsi in aula. Fermo restando che chi vuole sottoscrivere gli ordini del giorno, se vi è il consenso dei proponenti, può farlo accomodandosi al tavolo della Presidenza.
Chiedo al Gruppo del Consigliere Cavallera se possiamo considerare espunte le parole "del centrodestra"? Bene, nel primo ordine del giorno, alla seconda riga, le parole "del centrodestra" vengono cancellate dai proponenti.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 328, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che in occasione della ricorrenza del 25 Aprile - Festa della Liberazione - si sono verificati episodi di intolleranza verso esponenti politici, e in particolare nei confronti del Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti, del sindacalista Pezzotta, intervenuti alla manifestazione di Milano, dell'on. Teresio Delfino, al termine del corteo svoltosi nella città di Cuneo, e del Consigliere regionale Giampiero Leo, a conclusione della fiaccolata svoltasi a Torino osservato che nel corso della manifestazione di Milano sono state bruciate alcune bandiere israeliane, portate in corteo per ricordare i soldati della Brigata ebraica ritenendo che tali manifestazioni costituiscano un grave episodio di intolleranza e di negazione dei valori della democrazia e del pluralismo richiamati dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, come elementi fondanti della nostra storia repubblicana esprime la più ferma condanna degli episodi di grave intolleranza verificatisi nel corso delle manifestazioni del 25 Aprile, che non contribuiscono al riconoscimento di una memoria storica condivisa manifesta solidarietà nei confronti dello Stato di Israele e della Comunità Ebraica Italiana, colpiti da episodi che rivelano pericolosi rigurgiti antisemiti esprime solidarietà agli esponenti politici colpiti da contestazioni indecorose rivelatrici di un atteggiamento settario".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 329, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale in occasione del 61° Anniversario della Liberazione Nazionale dalla dittatura nazi-fascista ribadisce la propria piena, totale, incondizionata adesione ai valori che furono all'origine di quella grande lotta di popolo: libertà, democrazia giustizia sociale, antifascismo che restano elementi fondamentali dell'azione di tutti i sinceri democratici e quindi di viva attualità ricorda le migliaia di donne e di uomini che, scegliendo di lottare tra le fila dei partigiani, con il loro sacrificio riscattarono l'Italia da 20 anni di dittatura fascista che tanti lutti e distruzioni provocò nel mondo intero riafferma il carattere di popolo delle celebrazioni del 25 Aprile, aperte a tutti i cittadini italiani che si riconoscono nei valori fondanti della nostra Repubblica sanciti dalla Carta Costituzionale del 1948 esprime profonda preoccupazione per la riproposizione di posizioni revisioniste e negazioniste a livello storico e per i rigurgiti di formazioni apertamente neo-fasciste e razziste presenti nel panorama politico".
Il Consiglio approva.


Argomento: Trasporti su ferro

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta di chiarimenti, da parte del Consigliere Vignale, sulle prospettive di realizzazione della linea ad alta capacità Torino-Lione


PRESIDENTE

Il Consigliere Vignale ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
anomala la richiesta d'intervento, ma credo che debba essere brevemente motivata. Questa mattina il nostro Gruppo consiliare ha chiesto che la Giunta comunicasse al più presto in Consiglio e in Aula qualcosa in merito all'Alta Velocità. Non soltanto per l'incontro che è avvenuto oggi con la De Palacio, ma per sapere qualcosa di più sul futuro del Piemonte e sulla più grande infrastruttura che interessa la nostra Regione.
Sennonché alle 13.14, quindi successivamente alla richiesta posta dal nostro Gruppo, senza una tempistica certa, ancorché ravvicinata esce un ANSA in cui l'Assessore Borioli dice: "Torino-Lione, fuori dalla legge obiettivo". È comprensibile a tutti che, al di là delle valutazioni politiche di positività o negatività, significa che portare la Torino Lione...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, siccome non dobbiamo aprire un dibattito sul punto vorrei capire qual è la proposta di lavoro.



VIGNALE Gian Luca

La richiesta, ancorché il Consiglio decida, è che noi riterremmo opportuno avere rassicurazioni oggi stesso, rispetto a una dichiarazione che, sostanzialmente, blocca l'Alta Velocità, se non otteniamo i finanziamenti europei, il rischio è che la linea ad Alta Velocità sia realizzata al di là delle Alpi. In tal modo cambierebbe una parte del programma che la Presidente ha presentato non solo agli elettori, ma anche a questo Consiglio. Quindi, riteniamo la questione di estrema gravità e da affrontare anche subito, se possibile. Riteniamo che sia improcrastinabile una comunicazione in Commissione, da parte della Presidente e dell'Assessore, per capire se il virgolettato è nuovamente una disattenzione dei giornalisti, ma questo non corrisponde a verità perch c'è il comunicato stampa...



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, ma aveva a disposizione due minuti.



VIGNALE Gian Luca

La richiesta è questa.



PRESIDENTE

La Presidente della Commissione, che aveva audito la richiesta nel corso della seduta mattutina, ha provveduto a convocare la Commissione per la giornata di martedì e all'o.d.g. è stato fissato anche un approfondimento su questo punto, in quanto la richiesta era emersa nel corso degli interventi di questa mattina. Quindi, la discussione in Commissione avverrà martedì.
Faremo una Conferenza dei Capigruppo al termine di questa seduta, ma martedì il Consiglio non è tecnicamente possibile per l'assenza della Presidente Bresso e dei due Vicepresidenti, come avrò poi modo di comunicare ai Presidenti dei Gruppi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghigo-, ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Grazie, Presidente.
Riprendo, in parte, le argomentazioni avanzate dal collega Vignale e prendo buona nota del fatto che la Commissione abbia deciso di convocarsi martedì e di mettere all'o.d.g. una comunicazione - se ho capito bene dell'Assessore Borioli.
In considerazione del fatto che questa mattina è stato iscritto all'o.d.g. un ordine del giorno relativo alla discussione dell'Alta Capacità chiederei, in relazione anche - non lo dico in senso critico, ma come constatazione di fatto - al fatto che la maggioranza non ha il numero legale, di mettere in discussione questo ordine del giorno. Diversamente ci troveremmo nella condizione di dover far notare che i lavori dell'Aula non sono agibili, in quanto la maggioranza non garantisce il numero legale.



PRESIDENTE

Interpreto e formalizzo che è stata presentata una richiesta di inversione all'o.d.g.: iscrivere all'o.d.g. al punto 3 bis) l'ordine del giorno che abbiamo iscritto questa mattina sulla realizzazione della TAV.
Chiedo di sapere l'opinione dei colleghi dei Gruppi di maggioranza, per poi procedere, eventualmente, alla votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Noi ci rendiamo conto dell'importanza che riveste l'Alta Velocità e questo progetto per la nostra Regione, per tutto il paese e per l'Europa.
Poi, ci saranno altri momenti in cui ne discuteremo. Però, crediamo anche che sia necessario un minimo di ordine nel modo con il quale il Consiglio organizza i suoi lavori. L'ordine del giorno del quale avremmo dovuto occuparci adesso, che riguarda la questione del Mauriziano, è stato depositato quattro o cinque mesi fa. Possibile che non si riesca, dopo averlo depositato da quattro o cinque mesi, a discutere di un ordine del giorno? Sinceramente non è ammissibile e non credo che nessuna assemblea né elettiva né amministrativa possa ragionare, lavorare e organizzare i suoi lavori in questo modo.
Non siamo d'accordo con la proposta del Presidente Ghigo. Pensiamo che oggi si debba discutere l'ordine del giorno relativo alla questione del Mauriziano. Se non ci sono le condizioni per mandare avanti l'assemblea, ce ne andremo a casa, però, pensiamo davvero che la dittatura della maggioranza non funzioni mai, ma che nemmeno può funzionare sempre la dittatura dell'opposizione.



PRESIDENTE

Se persiste la richiesta, metto in votazione la richiesta di inversione all'ordine del giorno presentata dal Consigliere Ghigo, cioè quella di anticipare al punto 3 bis) la discussione sulla realizzazione della TAV.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione all'o.d.g.
Il Consiglio non approva


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno 156 inerente a "Interventi a sostegno dell'Ordine Mauriziano", presentato dai Consiglieri Lepri, Buquicchio, Boeti Reschigna, Auddino, Bizjak, Laus, Rabino, Robotti, Muliere, Deambrogio Moriconi, Barassi, Spinosa, Bertetto, Cavallaro, Rostagno, Rutallo e Turigliatto


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g. inerente all'esame dell'ordine del giorno n. 156 "Interventi a sostegno dell'Ordine Mauriziano".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Finalmente siamo arrivati a discutere quest'ordine del giorno. Credo che non ci vogliano molte parole per rappresentare l'importanza di questo atto, che vuole rendere giustizia rispetto a eventi che sono capitati in questi ultimi quattro anni e che partono dal settembre 2002. A questa data venne commissariato l'Ordine Mauriziano sulla base della relazione degli ispettori inviati dal Ministero, che attribuivano alla gestione degli amministratori dell'Ordine la causa del dissesto dell'Ordine stesso.
Ci fu un primo periodo commissariale, a cui fece seguito la legge del 21 gennaio 2005, con la quale l'Ordine, se pur sulla carta ancora oggi nominalmente mantenuto, risulta sostanzialmente svuotato perché i beni immobiliari e artistici sono stati devoluti alla Fondazione Mauriziana e l'attività sanitaria è stata trasferita, con i relativi beni, al Servizio Sanitario Regionale.
Per far breve la cronistoria, ricordo che la recente sentenza, emessa dalla Corte dei Conti nel settembre 2001, attribuisce, in sostanza, alla Giunta precedente la responsabilità di non aver riconosciuto i costi legittimamente sostenuti, e di aver determinato quel deficit che ha poi causato il commissariamento, smentendo con ciò gli elementi centrali della relazione ispettorile. Il Commissariamento dura tutt'ora, nonostante le ripetute sollecitazioni. Anche lo Statuto, pronto ormai da un anno, è in attesa di essere approvato, per poter poi passare alla gestione ordinaria della Fondazione Mauriziana.
Noi sappiamo che l'Umberto I ha subito un forte depauperamento di immagine e di reputazione proprio a causa di questa grave crisi finanziaria, che è stata ampiamente rilanciata dagli organi di stampa con grandi manifestazioni, e che ha generato un forte scontro politico.
Pertanto, l'Ospedale Umberto I oggi è in una situazione di obiettiva difficoltà, ma siamo soprattutto di fronte ad una situazione di grande incertezza, sia perché la Fondazione ancora opera con un commissario, sia perché l'Ordine, ad oggi, appare una scatola vuota non in grado di svolgere alcuna attività.
Per queste ragioni, molti Consiglieri, hanno inteso rappresentare insieme a me, alcuni punti che sinteticamente riassumo ad una assemblea un po' stanca e distratta. Innanzitutto quello di rimuovere e di richiedere la rimozione immediata e tempestiva del commissariamento, oggi a maggior ragione con un nuovo Governo nazionale di prossima costituzione, per arrivare all'attesa gestione ordinaria della Fondazione Ordine Mauriziano.
Abbiamo indicato un ulteriore punto che non mi pare secondario: verificare se esistono le condizioni per un'azione di responsabilità nei confronti del Commissario.
Chiediamo anche di contribuire ulteriormente nei prossimi anni, insieme al Governo nazionale, per completare il risanamento economico della Fondazione Ordine Mauriziano. Noi sappiamo che recentemente è stata pagata la seconda tranche del contributo straordinario. Riteniamo che questo contributo non sia sufficiente a riconoscere i crediti legittimamente vantati dall'Ordine, che non sono stati riconosciuti dalla stessa Regione.
Ci rendiamo conto che, arrivati a questo punto, occorre trovare dei meccanismi transativi, ma, proprio per la premessa che prima ho ricordato riteniamo che la Regione debba ulteriormente considerare uno sforzo economico, nella misura in cui, come verosimilmente avverrà, la Fondazione non sarà in grado di provvedere alla totale copertura dei debiti che gli sono stati conferiti.
In altri termini, verosimilmente non basterà il ricavato delle alienazioni del patrimonio immobiliare in corso di vendita. Occorre che Governo e Regione, insieme, tenendo conto delle responsabilità del Governo si impegnino per risanare e completare il percorso di copertura dei debiti da parte della Fondazione Ordine Mauriziano.
Un terzo punto importante riguarda il riconoscimento dell'onorabilità politica e morale degli ex amministratori. Hanno subito un vero e proprio inaccettabile linciaggio politico e morale, hanno visto i loro conti controllati, ma la sentenza, fortunatamente e correttamente, ha ripristinato la loro onorabilità.
Ridare onorabilità politica e morale agli amministratori è un atto politico doveroso che l'amministrazione deve riconoscere, a cominciare da quest'ordine del giorno.
Il quarto punto riguarda l'importanza di rilanciare il presidio ospedaliero dell'Umberto I. Si tratta di un ospedale di altissima specializzazione. Solo fino a due anni fa, l'Umberto I era il secondo ospedale d'Italia per la complessità degli interventi; ora la sua credibilità è un po' calata anche per le ragioni evidenti che ho provato a spiegare. Occorre una forte azione di rilancio in termini di investimenti strutturali, in termini di motivazioni del personale e in termini di dotazione strutturale perché questo Ospedale possa ritornare ad avere la reputazione che aveva fino a poco tempo fa. È fuor di dubbio che occorre rivitalizzare l'Ordine Mauriziano.
Dicevo prima che l'Ordine Mauriziano oggi è sostanzialmente in stand by, non ha attività. Eppure l'Ordine ha una storia secolare. Non può essere cancellato, messo in un angolo e tenuto come un soprammobile, perché la sua storia non può essere cancellata da errori di amministrazione.
Arrivati a questo punto, nessuno si illuda sul fatto che tutto possa tornare come prima, però l'Ordine Mauriziano può avere ancora un ruolo nel campo della sanità e dell'assistenza. Quindi dobbiamo riconoscere all'Ordine un ruolo attraverso la dotazione di risorse economiche, tali da permettere all'Ordine stesso di svolgere quelle attività socio-sanitarie che sono nel suo Statuto e che possono essere definite di intesa con la programmazione regionale.



SPINOSA MARIACRISTINA



PRESIDENTE

Grazie per l'illustrazione. Si apre il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chieppa; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Prenderò pochissimi secondi per una puntualizzazione e per tenere aperto un punto che dovremo poi discutere in fase esecutiva, a proposito del Piano socio-sanitario regionale. Condivido l'ordine del giorno e ovviamente voterò secondo le indicazioni della maggioranza.
Tuttavia dovremmo rimandare la discussione sull'ultimo punto all'ordine del giorno, dove si dice: "Rivitalizzare l'Ordine Mauriziano", nella fase applicativa-esecutiva del nuovo Piano socio-sanitario regionale, ormai scorporato dall'attività sanitaria dagli ospedali e dall'attività scolastica. Quindi che non ci siano equivoci. Oggi, come veniva ricordato giustamente dal Consigliere Lepri è una scatola vuota: questo è il tema vero.
Io credo, ma nell'ordine del giorno se ne fa un accenno, che lo scioglimento sia stata una forzatura rispetto al dettato costituzionale.
Secondo me, è un atto che non si sarebbe potuto compiere a livello regionale e neanche con la legge del Parlamento.
Continuo a ritenere che sarebbe occorsa una modifica della Costituzione, perché l'Ordine Mauriziano - quindi non solo come ente - ha delle finalità chiaramente esplicitate nella Costituzione: caso particolare, ma i costituenti avevano previsto espressamente l'Ordine Mauriziano tra le norme transitorie.
Detto questo, non stiamo qui a rifare la storia di atti che conosciamo mi pare che vi siano ancora dei ricorsi pendenti su questo temi, quindi vedremo quali saranno le decisioni che verranno assunte ad altri livelli rispetto all'avvenuto smembramento dell'Ordine Mauriziano.
Ad oggi, però, formalizzare un ordine del giorno con cui intendiamo ridare a quella che oggi è una scatola vuota funzioni sanitarie, mi pare un elemento che prescinde dalla necessità di un dibattito e di un approfondimento, in considerazione del fatto che non parliamo più dell'Ordine Mauriziano così come l'abbiamo conosciuto in centinaia di anni.
Quindi, l'Ordine Mauriziano è sostanzialmente quell'ente che ha la disponibilità dei beni, del patrimonio ex Ordine Mauriziano, così come l'avevamo conosciuto, e che ha l'incarico di alienare quei beni per fare liquidità.
Anche su questo tema credo che dovremmo vigilare attentamente indipendentemente dagli amministratori. Io non entro su questo tema, ma anche sul percorso di alienazione dei beni, noi dobbiamo fare grande attenzione come Consiglio regionale. Continuo a ritenere - e forse non solo io - che si tratta di beni pubblici sulla cui natura si è discusso, ma la storia dell'Ordine Mauriziano è storia di ente pubblico a tutti gli effetti. La legislazione conferma chi ha negli anni fatto queste affermazioni.
Per il resto, condivido pienamente quanto espresso nella prima parte del documento in ordine alle responsabilità degli ex amministratori dell'Ordine.
Chiederei però anche alla Giunta di prestare grande attenzione sulla necessità di ripianare quel debito che oggi è attribuito alla Fondazione Ordine Mauriziano. Io ho trovato il versamento della prima tranche sotto l'incalzare di una lettera che, personalmente, non ho gradito in alcun modo, dell'attuale Commissario e che mi è sembrata una forzatura. Credo che anche questo debba essere un elemento da rivedere.
Non voglio fare il giustizialista - perché non lo sono per cultura e per storia personale - ma credo che sia anche nostro dovere ricercare le responsabilità di questa situazione, senza istruire processi sommari.
Tuttavia, da un punto di vista politico e anche patrimoniale, credo che l'attuale maggioranza, anzi tutto il Consiglio, abbia il dovere di ricercare le responsabilità e non invece percorrere la strada del "ripianiamo senza discussione questo sbilancio con denaro pubblico".
Credo che questa non sia quasi mai la via giusta. Chiedo quindi che si riavvii la discussione in Commissione sanità o in altra sede. Scegliete voi la sede e i tempi di questa discussione. Su questi due punti che mi sono permesso di sottolineare, cioè l'opportunità che la Regione e anche il Governo nazionale continuino a versare denaro pubblico alla Fondazione Ordine Mauriziano, senza un previo accertamento di responsabilità, e il fatto di affermare con grande certezza che bisogna rivitalizzare l'Ordine Mauriziano sul versante sanitario, tenendo conto che oggi parliamo di una scatola vuota, non esprimo una contrarietà, ma esprimo una richiesta di discussione aperta, di confronto di idee.
Credo che possa essere utile a tutti e anche all'Ordine Mauriziano che ha segnato questo territorio, e non solo con la sua storia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Ringrazio il collega Chieppa per la sincerità. Prendiamo nota che anche su questo punto la maggioranza non ha proprio una linea univoca, ma la discussione è utile e credo che sia positivo che su un argomento come questo non ci sia solo una dialettica tra maggioranza e opposizione, ma che anche all'interno della maggioranza si apra un dibattito.
Naturalmente questo documento - lo ricordava il collega Boeti - è un po' datato, in quanto è stato addirittura presentato prima delle audizioni in Commissione. Di conseguenza, dichiarando che non lo voteremo, mi permetto sommessamente di fare presente al collega Lepri, che è il primo firmatario, che, secondo la mia modesta opinione, nel dispositivo di questo ordine del giorno c'è un'inesattezza. Chiaramente è una mia opinione, poi aspetteremo di sapere quando sarà finita questa storia, chi eventualmente si è schierato dalla parte giusta, soprattutto e specificamente rispetto a quanto, collega Lepri, afferma, e cioè che la Corte dei Conti ha emesso una sentenza che mette una pietra tombale sull'argomento Mauriziano.
La mia opinione è che non sia così, nel senso che questo avviene per i fatti precedenti ad una certa data, ma non assolve o non libera da responsabilità gli allora amministratori su quanto è avvenuto dopo.
Di conseguenza, mi permetto di dire che, secondo me, nel dispositivo di questo ordine del giorno si dice una cosa che in parte è vera, cioè è un'interpretazione soggettiva di una sentenza che dice una cosa, ma che non dice che anche per il periodo successivo il Mauriziano, o meglio la Regione, avrebbe dovuto riconoscere delle tariffe, dei DRG diversi da quelli che riconosceva.
Fatta questa precisazione, ci sono invece alcuni aspetti relativi agli impegni che si chiede che la Giunta assuma nei confronti dell'ospedale Umberto I che naturalmente mi trovano d'accordo. Per il punto 3, se venisse verificato che gli amministratori non hanno avuto nessun tipo di responsabilità, mi permetto di dire solo ed esclusivamente al collega Lepri che è giusto che questo avvenga e dovrebbe avvenire in tutti i casi.
Purtroppo ce sono tanti in cui, anche amministratori pubblici di primissimo piano, hanno subito dei linciaggi morali pubblici a fronte di responsabilità loro attribuite che, negli anni, sono poi risultate non essere di loro pertinenza.
Però è ovvio che noi, che siamo garantisti, riteniamo che fino a quando la partita non verrà definita, si debba attendere il giudizio.
Sul punto 4 - e su questo il collega Chieppa ha fatto un richiamo - mi permetto di dire che noi siamo dell'idea che si debba rilanciare l'ospedale Umberto I. E' ovvio che tutto questo deve passare attraverso una discussione, che faremo a breve termine, cioè quella sul Piano sanitario regionale, relativa al rapporto tra l'Umberto I e il centro di Candiolo perché quello è un tema che sta alla base di tutta la discussione e di tutte le vicende. Questa è la mia personale opinione. Quindi, è bene che nell'ambito delle decisioni che verranno assunte nei confronti dell'ospedale Umberto I, si stabilisca e si definisca qual è il rapporto della convenzione o il futuro della convenzione che oggi esiste fra l'Umberto I e il centro di Candiolo.
Credo che nell'ambito della discussione del Piano sanitario questo tema dovrà essere oggetto di un'approfondita discussione anche in Commissione perché ritengo estremamente importante definire il ruolo dell'oncologia e della rete oncologica a livello regionale, in funzione anche dell'attribuzione della responsabilità dei costi di gestione di questa rete.
In buona sostanza, sebbene un po' malvolentieri - e non lo nego - ho voluto fare queste precisazioni, rispettando l'impegno e il lavoro del collega Lepri. Annuncio comunque che voteremo contro questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Crediamo che una vicenda tanto travagliata e complessa, non solo per quanto è accaduto, ma anche per quanto incide sul sistema sanitario regionale e, soprattutto, su decine e decine di dipendenti, dovesse essere affrontata con maggior cautela.
Vi è un'anomalia. Una parte del Consiglio ha rispettato una calendarizzazione dei lavori abbastanza atipica, che ha previsto la convocazione, seppure con difficoltà, del Commissario straordinario e degli ex amministratori dell'Ordine, affinché i Consiglieri (soprattutto chi come il sottoscritto, non era presente nel periodo in cui sono avvenuti tutti i fatti legati all'ospedale Mauriziano) potessero farsi un'opinione in merito.
L'anomalia fa in qualche modo comprendere come vi siano legittime speculazioni politiche che, più che cercare di utilizzare i dati reali emersi durante le audizioni, hanno anticipatamente decretato chi aveva torto e chi aveva ragione.
Quando il Gruppo de La Margherita, con assoluta legittimità, presenta un ordine del giorno (in un secondo momento sottoscritto anche dagli altri Gruppi del centrosinistra), prima ancora che venissero audite le parti in causa, fa certamente un'operazione politica assolutamente legittima, ma che rimane tale. Non intende andare a cercare una convergenza, posto che sia possibile, almeno su alcuni punti, ma detta la propria verità, alla ricerca di un consenso che la forza della sua maggioranza permette.
A noi questo gioco non interessa o, meglio, con queste modalità non ci interessa entrare nel merito. Entrare nel merito dell'Ordine Mauriziano significherebbe dire cose concrete - qualcuna sul passato, ma molte di più sul futuro - adeguandosi anche a metodologie simili per soggetti differenti.
Perché il Mauriziano interessa molto, mentre nessuno è interessato a quei disperati creditori dell'Ospedale Valdese? Perché è ovvio che vi sono delle tradizionali vicinanze politiche che fanno sì che il capogruppo de La Margherita, e a ruota anche la maggioranza, sia maggiormente interessato all'Ordine Mauriziano e non ad un'altra istituzione assolutamente rilevante della nostra Regione, inferiore solo nel numero di addetti, che ha vissuto sia pure con alcune differenze, una situazione simile a quella dell'Ospedale Mauriziano. Tale vicenda non sembra interessare la Commissione sanità, nonostante il nostro Gruppo consiliare abbia più volte espresso, ormai da alcuni mesi, la richiesta di inserire all'o.d.g. un punto espressamente dedicato al problema dell'Ospedale Valdese.
Allo stesso modo, sono simili le modalità con cui si prova a ragionare sul futuro.
In molti casi, l'ordine del giorno è utile per piantare una bandierina o per dire ad alcuni soggetti che richiedono un nostro interessamento, che ci facciamo portavoce di certe loro problematiche. Molto spesso, le problematiche sono corrette, ma l'utilità di un ordine del giorno si ferma a questo.
una valutazione che già facemmo la scorsa settimana. Se nella discussione del bilancio non abbiamo visto neanche un esponente della maggioranza, tanto meno de La Margherita, far presente che una parte dei fondi da allocare sulla sanità andavano inseriti per trasferire maggiori fondi all'Ospedale Mauriziano, perché oggi dovremmo credere, nonostante l'ordine del giorno sia stato depositato a novembre, che l'interesse e l'intenzione di reperire nuovi fondi sia reale e non, invece, una speculazione politica, assolutamente legittima, che non è conseguente ad alcun atto pratico? Si tratta di questo, perché l'ordine del giorno è stato presentato quando il bilancio era ancora in fase di costruzione e quello stesso bilancio non ha previsto, per uno dei punti fondamentali - anzi, il punto fondamentale, economicamente parlando - alcuna risorsa.
Anche sui punti successivi vi sarebbero valutazioni da fare.
L'onorabilità politica e morale degli amministratori dell'Ordine - gli amministratori dell'Ordine erano di tutti i partiti politici, quindi la questione riguarda tutti, da Alleanza Nazionale, a Democratici di Sinistra a La Margherita - riguarda tutti ed è sacrosanta, perché l'onore delle persone, non credo soltanto per il mio partito politico ma per tutti, vale più dei compensi e di qualsiasi altra cosa. Anche in questo caso, per facciamo attenzione, perché quando l'onorabilità si tinge di veste politica, diventa una questione non più legata ad una reale volontà di ridare onorabilità agli amministratori dell'Ordine, ma di nuovo una patente politica. Può un Consiglio regionale ridare onorabilità a degli amministratori? No, un Consiglio regionale può esprimere solidarietà, pu dire che il lavoro da loro svolto è stato positivo (almeno per il Consiglio), ma l'onorabilità, salvo quella personale che ognuno di noi pu esprimere, la garantisce la Magistratura e alcuni altri soggetti. Non spetta sicuramente alla politica, altrimenti avremmo la potestà di restituire onorabilità ai peggiori delinquenti (ovviamente non è questo il caso, anzi ci troveremo in una situazione certamente differente).
Allo stesso modo, i punti 4) e 5) dell'ordine del giorno sono questioni che certamente affronteremo nel Piano Socio Sanitario. È bene che il centrosinistra offra spunti nel merito, perché mi sembra che queste indicazioni non vi siano all'interno del Piano.
Per questi motivi, l'ordine del giorno presentato prima di audire tutti in sede di Commissione, serve esclusivamente per dire: "Noi de La Margherita (o noi del centrosinistra) stiamo tutelando l'Ordine Mauriziano gli ex amministratori, i dipendenti, ecc.", oppure "siamo intenzionati a fare qualcosa che poi si traduca in atti concreti". Noi crediamo - e per questo non voteremo l'ordine del giorno - che appartenga alla prima categoria. Siamo assolutamente disponibili a ragionamenti funzionali a garantire servizi che l'Ordine Mauriziano dava ai cittadini piemontesi, che è la cosa che c'interessa maggiormente, valutando anche all'interno dell'Ordine le storture, relativamente alla gestione del personale, e tutta un'altra serie di questioni su cui la Magistratura, con intermittenza di scelta, è intervenuta.
Ripeto, sulla pratica e sul concreto siamo disponibili a ragionare. Non c'interessa granché, invece, appoggiare un ordine del giorno che serve di più a sostenere delle rivendicazioni, per quanto possano essere o meno legittime, piuttosto che risolvere dei problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Trovo veramente paradossale che l'esponente di una forza politica, che siede in quest'Aula, che qualche anno fa sedeva sui banchi della maggioranza e che, sicuramente, è stato fra i responsabili della creazione di una vera e propria voragine all'interno del Mauriziano, chieda oggi con una certa sollecitudine a questa maggioranza di far fronte a questa voragine. Quindi, già all'interno di questo bilancio, ci chiede di dimostrare, diciamo così, una capacità d'invenzione e di collocazione di nuove risorse che loro, sicuramente, non hanno avuto in tutti questi anni.
Invece, hanno fatto piombare una delle perle della sanità piemontese in quella condizione di difficoltà che, oggi, con molta fatica ci apprestiamo ad analizzare ed affrontare.
Prima il Consigliere Ghigo ha detto che la sentenza della Corte dei Conti non assicura e non copre la vecchia amministrazione, rispetto ad alcune responsabilità. Io non so se questo è del tutto vero. Anche secondo me la sentenza della Corte dei Conti dice parole definitive da questo punto di vista, ma posso semplicemente accontentarmi di una valutazione politica che lascio a quest'Aula come riflessione.
Penso che la Corte dei Conti abbia ragione e che la responsabilità politica di questo buco vada totalmente ascritta alla passata amministrazione. Inoltre, sono convinto che il buco di bilancio che il Mauriziano ha accumulato nel tempo e quindi, il pagamento non corrisposto di una serie di costi che il Mauriziano stava effettuando, derivino esattamente da una crisi di bilancio già di quegli anni, anche del comparto sanitario, che quell'amministrazione ha deciso in parte di scaricare in questo modo. Questa è una valutazione politica che faccio liberamente.
Naturalmente, le questioni legali non si fermano qui. Alcuni strascichi andranno avanti ancora per un po' di tempo, ma alla fine il tempo è galantuomo e vedremo, anche da questo punto di vista, al di là delle valutazioni politiche, chi ha ragione e chi ha torto.
Sono d'accordo con alcune valutazioni che già altri colleghi di maggioranza hanno svolto in quest'Aula e su cui non mi soffermerò. Voglio soffermarmi su due punti. Questa è la mia valutazione personale: credo che la seconda tranche di 25 milioni di euro, che è stata corrisposta, poteva seguire una via più prudenziale. Avrei avuto un pochino più di prudenza nel corrispondere questa seconda tranche. L'avrei corrisposta a seguito di una serie di rassicurazioni ulteriori.
Credo che, al di là di questo, l'ordine del giorno sottolinei principalmente la necessità del rilancio dell'ospedale Umberto I che, in tutti questi anni, ha subito una serie di decurtazioni, è sceso nella scala della qualità degli ospedali, eppur tuttavia continua a rimanere un presidio molto importante della rete ospedaliera di questa Regione.
Soprattutto su questo presidio ospedaliero, l'impegno che l'amministrazione regionale deve avere nei prossimi anni, naturalmente, con un criterio di scalarità - mi spiace, Consigliere Vignale, ma questo è quello a cui ci avete obbligato - dovrà essere massimo. In modo che, con il proseguire degli anni, si possa dare al presidio il ruolo centrale, che merita di tornare ad avere, all'interno della rete ospedaliera regionale.
Concordo, invece, con il Consigliere Chieppa quando, rispetto alla questione Ordine e Fondazione, dice che occorre un monitoraggio su quello che succederà sia per l'Ordine che per la Fondazione. La Fondazione è diventata il punto in cui arrivano crediti e debiti. Sicuramente, vanno monitorate entrambe le situazioni. Il Consiglio e la Commissione consiliare competente ne dovranno essere informati e avranno tutto il tempo e il modo di discuterne.
Questo non toglie che il cuore dell'ordine del giorno sia molto chiaro ed è per questo che io stesso e il mio Gruppo consiliare voteremo a favore del medesimo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Questo ordine del giorno si trascina stancamente in un'Aula deserta e annoiata, per cui ci si chiede quanto valga la pena discuterne. Io far qualche considerazione che entra più nel merito, rispetto alle vicende del Mauriziano. Chi non faceva parte del Consiglio regionale nella precedente legislatura ha seguito queste vicende sulle pagine dei giornali. La sensazione che avevamo era che il Governo di centrodestra avesse ragione: conti fuori controllo come in tutti gli altri ospedali e 900 assunzioni che venivano messe in dubbio.
Adesso che facciamo i Consiglieri regionali, ce ne stiamo occupando.
Abbiamo audito è una parola che proprio non mi piace - preferisco ascoltato il vecchio Consiglio di amministrazione in Commissione e dopo molti sacrifici siamo riusciti a parlare anche con la Commissaria D'Ascenzo che bontà sua, ci ha gratificati di un incontro. Si tratta di una donna insopportabilmente arrogante - penso di averne conosciute poche come lei che, parlando al personale del Mauriziano, aveva definito come associazione a delinquere, in un corridoio dell'ospedale, il Consiglio di amministrazione precedente. Inoltre, questa eccezionale rappresentante dello Stato, con una straordinaria finezza, ha paragonato la vicenda del Mauriziano al caso Parmalat.
Ce ne siamo occupati, dopo aver letto la sentenza della Corte dei Conti. Non tutti i Consiglieri l'hanno letta. La ritengo una lettura indispensabile per chiarirsi le idee su quello che è successo. Dopo aver letto la relazione della Corte dei Conti, possiamo dire con certezza che il deficit che il Mauriziano ha accumulato era figlio degli accordi fra la Regione Piemonte e l'Ordine Mauriziano ed è avvenuto nell'ambito della programmazione sanitaria regionale.
Voglio ricordare il protocollo d'intesa del 28 giugno 1995, che definiva ed inseriva nella rete oncologica piemontese il Centro Tumori di Candiolo. Voglio anche ricordare l'accordo per la realizzazione del reparto di cardiochirurgia, autorizzato dalla Regione Piemonte, che sin dal 1999 aveva messo a bilancio sei miliardi di lire per la sua realizzazione e lo aveva inserito nel Piano sanitario 1997-1999, così come l'accordo per il Centro di riabilitazione.
Peraltro, gli atti deliberativi di assunzione del personale necessari a far funzionare questa struttura erano stati inviati al Ministero degli Interni, senza alcuna obiezione da parte del Ministero stesso.
Possiamo dire che la Regione ha indotto l'Ordine Mauriziano al debito e, poi, nello stesso debito, lo ha strozzato. Qual è, secondo la Corte dei Conti, il motivo del dissesto finanziario dell'Ente? La riduzione dei finanziamenti - così dice la Corte dei Conti - operata dalla Regione, che ha pagato al Mauriziano solo il valore delle prestazioni rese, ma non il costo necessario per affrontarle. Cioè, ha equiparato l'Ordine Mauriziano ad una struttura convenzionata. La Regione ha ripianato i debiti delle Aziende sanitarie piemontesi. Ci chiediamo perché non abbia fatto la stessa cosa con il Mauriziano, e spiego perché: il Mauriziano è conforme al comma terzo della quattordicesima disposizione transitoria finale della Costituzione e conservato come ente ospedaliero. Il legislatore ha dato attuazione alla previsione costituzionale mediante l'approvazione della legge 5 novembre 1962, che ha riconosciuto l'Ordine come personalità giuridica di diritto pubblico, cioè un ospedale della collettività a tutti gli effetti e che avrebbe dovuto essere trattato come tutti gli altri ospedali di questa Regione.
stata fatta una scelta diversa, non meno onerosa almeno per quanto riguarda i vertici d'azienda. La commissaria dell'ente percepisce per due giorni di lavoro al mese, perché questo è il contributo che da l'Ordine stesso, lo stesso stipendio della Presidente Bergoglio, con in più il 20 per la missione, perché viene da Roma.
Sono stati nominati altresì tre vicecommissari, che hanno comportato il 310% in più rispetto ai costi del vecchio precedente Consiglio di Amministrazione. Ci sono i dati e naturalmente basta confrontarli e verificarli.
Nell'ultimo anno questo Consiglio ha percepito 302.000,00 euro l'anno per due giorni di lavoro al mese.
Voglio ancora ricordare gli incarichi di consulenza assegnati dall'organo commissariale, a cui sono state invitate sempre le stesse società di Milano, che si sono spartiti gli incarichi di consulenza. In una di queste società lavorava la figlia del Prefetto D'Ascenzio, come pubblicato dai giornali e senza che questo dal Prefetto sia mai stato smentito.
La Regione ha di fatto cancellato il Mauriziano di Torino e ne ha cancellato il Consiglio di Amministrazione, passando (mi dispiace dirlo) con gli scarponi chiodati sullo stesso. Ne ha tarato la vita - parlo dei componenti e delle loro famiglie - e ne ha sequestrato i beni. In questi ormai sedici anni in cui faccio vita politica, la mia sola preoccupazione è stata quella che le mie scelte amministrative, in qualche modo, non ricadessero su mia moglie e sui miei figli. È l'unica preoccupazione che ho avuto e può capitare. Questo è successo per i componenti di quel Consiglio di Amministrazione - posso dirlo - nell'indifferenza generale della precedente amministrazione regionale.
Quel Consiglio d'Amministrazione è stato umiliato.Oggi ha ragione il Consigliere Lepri: credo che sia indispensabile ridare loro la dignità sottratta e rubata.
Ribadisco quindi per concludere la necessità di mandare via il Commissario straordinario nella speranza che porti la sua arroganza da qualche altra parte. Credo che sia il momento di chiudere uno dei capitoli più brutti nella storia del precedente Governo regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Inizialmente, quando ho letto la convocazione del Consiglio di oggi e ho visto l'ordine del giorno n. 157, "Interventi a sostegno dell'Ordine Mauriziano", immaginavo sinceramente un ordine del giorno più misurato e pacato, che ovviamente avrebbe avuto il mio assenso e il mio appoggio. Poi l'ho letto e mi sono reso conto che la finalità è ben diversa da quella che il titolo si auspica.
Qui, si fanno delle accuse ben precise sulla onorabilità di qualcuno che adesso siede nei banchi dell'opposizione. Si salva una parte di una gestione che è assolutamente insalvabile e si dimenticano dei fatti oggettivi. Riconosco di non aver letto questa sentenza della Corte dei Conti, ma so che una sentenza precedente diceva esattamente il contrario.
So che tra il 1998 e il 2000, c'è stata una crescita esponenziale dei dipendenti (Boeti ha parlato di 900). Riconosco l'onestà del Consigliere ma penso che alcune delle conclusioni che fa siano non conformi all'onestà che lo contraddistingue. Nella fattispecie, vorrei capire come mai un ente spende e la Regione deve sempre ripianare. È vero che la legge e la Costituzione lo prescrivono, ma credo che sia un dovere morale degli amministratori contenerne i costi e ad amministrare (lo dice il Codice Civile) con il buon senso del buon padre di famiglia. Io non credo che questo sia stato fatto. La storia del Consiglio di Amministrazione è stata un po' contorta e la sua formazione (tre componenti) comprende un Presidente nominato dal Governo con il parere e il favore del Presidente della Giunta regionale.
Il C.d.A. di fatto è un organo che gestisce i fondi in modo assolutamente autonomo senza il controllo della Giunta. Attenzione, e lo dico chiaramente, è una cosa che ho vissuto quando facevo lo stesso mestiere da altri banchi. In tantissimi altri enti spesso e volentieri i C.d.A. si comportano in modo assolutamente autonomo e distaccato dalla politica e dalle istituzioni, ma poi regolarmente vanno a creare dei buchi che noi regolarmente dobbiamo andare a coprire. Credo che tutto ciò non sia accettabile. Non è il momento adatto, né in Italia né in Piemonte, di poterlo sopportare. I C.d.A. non vogliono questo.
I C.d.A. che si formano nei vari enti dovrebbero avere il dovere di relazionare puntualmente al Consiglio regionale nella Commissione preposta.
Questo, tranne in qualche raro caso, non viene mai fatto. Non viene mai fatto e lo dico per testimonianza diretta, perché anch'io quando ero stato nominato in un C.d.A. (non importante come il Mauriziano) non ho dovuto relazionare niente a nessuno; anzi, spesso quando relazionavo, venivo trattato con una certa sufficienza perché quello che dicevo non era interessante. Si può andare ad attribuire alla vecchia maggioranza qualcosa di cui non poteva avere un controllo reale e diretto? C'è stato un commissariamento. La commissaria scelta ha un curriculum di altissimo livello perché evidentemente per essere stata nominata ha avuto tutta una serie di meriti precedentemente guadagnati sul campo. Io me la ricordo in Commissione, alla presenza del Consigliere Boeti e del Consigliere Lepri.
Vi ricordo che avete fatto delle domande alla commissaria scelta e mi pare che abbia risposto spesso e volentieri in modo puntuale e preciso. Non mi pare che siano state ripetute le cose che invece ho sentito oggi in Aula.
Se era una persona arrogante e quant'altro, potevate dirlo benissimo in Commissione, in sua presenza, che sarebbe stato molto più corretto e più leale.
Non capisco questo accanimento su una persona che non ho alcun interesse personale a difendere, ma mi pare che ci sia una propensione dall'altra parte per andare a salvare un vecchio C.d.A., che evidentemente ha qualche aggancio e qualche protezione politica che la D'Ascenzio non trova più in questo Consiglio.
Detto ciò, ripeto, non faccio neanche la proposta di modificare alcune parti di quest'ordine del giorno per poterlo poi votare. È chiaro che l'intento di questo documento non è quello di sollecitare l'intervento a sostegno dell'Ordine Mauriziano, ma quello di creare evidentemente un'occasione di polemica politica per cercare di stravolgere quello che è stato fatto nel passato.
Va bene, sicuramente quest'ordine del giorno passerà. Io e il mio Gruppo voteremo contro, ma questo non cambia lo stato delle cose. Non cambia la realtà dei fatti.
Sinceramente, credo che la maggioranza dei colleghi intervenuti oggi siano assolutamente convinti dell'80/90% delle cose che hanno detto. Ma sono considerazioni che, pur partendo da premesse corrette, arrivano a conclusioni errate.
Collega Buquicchio, ho ancora quattro minuti. Quindi, visto che di questo si parlerà ancora e se ne parlerà sicuramente in Commissione, per questi e altri aspetti invito a ritirare tale ordine del giorno per evitare di creare ulteriore acredine per una situazione che non ha più senso di esistere. Ormai c'è un nuovo Governo, il commissario probabilmente verrà cambiato, e vediamo se il nuovo commissario riuscirà a risolvere questa situazione. Io sinceramente non lo credo.
Sono d'accordo con il Consigliere De Ambrogio, quando dice che effettivamente non si può chiedere a questa maggioranza di andare a coprire tout court i buchi di una precedente gestione. E' assolutamente ragionevole e chi l'ha chiesto forse non intendeva esattamente questo tipo di richieste. Però, evitiamo di fare demagogia pura; gli incarichi e le consulenze sono date a piene mani anche da parecchi enti che sono gestiti da amministratori della vostra parte politica, amici sicuramente più a voi che a noi.
Se volete una lectio magistralis sugli sprechi delle consulenze, ve ne cito una per tutte. Andate a vedere le ultime assunzioni della Finpiemonte: ci sono persone che percepiscono più di un Consigliere regionale, senza avere neanche l'obbligo della presenza: Altro che due giorni al mese! Non entro nel merito di questi fatti, perché voglio evitare la polemica spiccia, ma mi riferisco non alla vecchia gestione della Finpiemonte, bensì all'attuale. Se vogliamo aprire un dibattito su questo, apriamolo: ci vado a nozze ben volentieri! Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Dato che nel mio intervento avevo omesso di dire che voteremo a favore volevo ribadire il voto favorevole del nostro gruppo a questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non essendoci altre dichiarazioni di voto, indico la votazione palese sull'ordine del giorno n. 156, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che l'Ordine Mauriziano di Torino, Ente previsto dalla XIV disposizione transitoria e finale della Costituzione Italiana, venne commissariato con Decreto del Presidente della Repubblica 19 settembre 2002 (Scioglimento degli organi ordinari dell'Ente Mauriziano e nomina commissario straordinario), sulla base della relazione degli Ispettori, inviati dal Ministero dell'Interno, che attribuivano alla gestione degli Amministratori dell'Ente stesso la responsabilità del dissesto finanziario dell'Ordine dopo un primo periodo commissariale, il Parlamento ha approvato la legge 21 gennaio 2005, n. 4 (Conversione in legge, con modificazioni, del D.L. 19 novembre 2204, n. 277, recante interventi straordinari per il riordino e il risarcimento economico dell'Ente Ordine Mauriziano di Torino) con la quale l'Ordine, pur nominalmente mantenuto, è stato sostanzialmente svuotato trasferendo gli ospedali al patrimonio della Regione ed i beni immobili ed artistici ad una costituenda Fondazione Mauriziana, avente il compito di procedere all'alienazione degli stessi per coprire il deficit la sentenza della Corte dei Conti, al cui giudizio di responsabilità sono stati rinviati i precedenti Amministratori, emessa il 1 settembre 2005 attribuisce all'ex Giunta regionale la responsabilità di non aver riconosciuto costi legittimamente sostenuti e quindi di aver determinato il deficit, con ciò smentendo gli elementi centrali della relazione ispettorile, che fu causa del commissariamento il commissariamento dura tuttora, ma la citata sentenza rende ancor più urgente l'interruzione del periodo di gestione straordinaria e la sostituzione dell'Organo commissariale, che peraltro è in carica da ormai tre anni, senza aver raggiunto sostanziali risultati e senza mai aver positivamente interloquito con le Istituzioni locali impegna la Giunta regionale a richiedere con la massima determinazione la conclusione dell'incarico al Commissario straordinario e la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione della Fondazione Ordine Mauriziano, verificando se esistano le condizioni per un'azione di responsabilità nei confronti del Commissario a contribuire ulteriormente nei prossimi anni - insieme al Governo nazionale e a seguito dell'avvenuta liquidazione della seconda tranche (25 milioni di euro) del contributo straordinario disposto dall'articolo 12 della legge regionale 18 maggio 2004, n. 12 (Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2004) - a completare il risanamento economico della Fondazione Ordine Mauriziano, parallelamente al percorso di alienazione dei beni a ridare onorabilità politica e morale agli ex Amministratori dell'Ordine a rilanciare il ruolo dell'ospedale Umberto 1° entro la rete ospedaliera torinese, prevedendovi nuovi investimenti strutturali e in risorse umane confermando la collocazione degli ospedali mauriziani all'interno del Servizio Sanitario Regionale a rivitalizzare l'Ordine Mauriziano - attualmente inattivo e che, secondo la Costituzione italiana, non può essere sciolto - attraverso una modifica statutaria che lo leghi al territorio regionale e con il riconoscimento di risorse economiche tali da permettergli lo svolgimento di attività socio sanitarie definite d'intesa con la programmazione regionale".
Il Consiglio approva.



GARIGLIO DAVIDE


Argomento: Opere di bonifica e consorzi

Esame proposta di deliberazione n. 109 "Legge regionale 9 agosto 1999, n. 21 (Norme in materia di bonifica e d'irrigazione). Articoli 45, 51, comma 2, e 53. Approvazione della costituzione di consorzi di irrigazione di secondo grado gestori dei comprensori irrigui di cui all'articolo 44 della sopra citata legge regionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della deliberazione n. 109, già iscritta al punto 5 bis), sulla quale mi pare ci fosse grande condivisione.
Ha chiesto la parola l'Assessore Taricco; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino

Molto brevemente, intervengo solo per dire che questa deliberazione è un ulteriore tassello dell'attuazione della legge n. 21/99, che è la legge che riunifica in 36 consorzi regionali l'insieme dei consorzi di primo grado per semplificare e rendere armonizzata e coerente la gestione della risorsa acqua sul territorio.
La legge prevede, all'articolo 53, che quando ci sono le condizioni per la costruzione di consorzi di secondo grado, questi vengano deliberati dalla Giunta e debbano poi avere una deliberazione consiliare per diventare operanti, E' dunque urgente fare questa deliberazione, perché diversamente questi soggetti sono preclusi dalla possibilità di utilizzare le risorse previste dalla legge.
Si tratta semplicemente di tre consorzi: quello della Valle Grana e del Caragliese in Provincia di Cuneo; quello del Racconigese e Carmagnolese a cavallo fra la Provincia di Cuneo e di Torino e quello della bassa Val di Susa e bassa Val Sangone in Provincia di Torino.
Sono tre consorzi rispetto ai quali l'istruttoria degli uffici ha dato parere favorevole; semplicemente, è richiesta la deliberazione del Consiglio per rendere operativa questa azione di sinergia sul territorio.
Riguardano tre consorzi elementari per quasi 2500 ettari; il primo e il secondo 11 consorzi di base per oltre 4500 ettari; il terzo 17 consorzi per 3200 ettari.
Siamo a chiedere la deliberazione favorevole da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, indico la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 109, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 187 inerente a "Modifiche all'articolo 9 della legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 (Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 5) all'o.d.g. inerente al disegno di legge n. 187, licenziato all'unanimità dalla IV Commissione.
In assenza del relatore, la relazione è svolta dal Consigliere Rostagno, che ha pertanto facoltà di intervenire.



ROSTAGNO Elio, relatore

Come i colleghi sanno, erano previsti come relatori i Consiglieri Cavallaro e come co-relatore la Consigliera Cotto, che oggi sono assenti.
Il disegno di legge è' stato licenziato all'unanimità in Commissione.
L'articolo 9 della l.r. 8 gennaio 2004, la n. 1, non prevedeva quello che poi è stato richiesto da più parti sociali, cioè uno status specifico per le donne in stato di gravidanza.
Quindi, nella relazione che era stata predisposta e che i colleghi dovevano presentare, si sottolinea che le vigenti leggi riconoscono alle donne tre importanti diritti: il diritto alla scelta se riconoscere come figlio il bambino procreato; il diritto alla segretezza del parto per chi non riconosce il proprio nato; il diritto all'informazione, compresa quella relativa alla possibilità di un periodo di riflessione successivo al parto per decidere in merito al riconoscimento.
Laddove la gravidanza si colloca in un percorso di grave problematicità, sono pertanto necessari interventi di sostegno mirati, per consentire alla donna stessa una maggiore serenità e per valutare la possibilità del riconoscimento o del non riconoscimento del figlio procreato.
Per quanto riguarda il diritto alla scelta, la sentenza n. 171 del 5 maggio 1994 della Corte Costituzionale consente alla donna partoriente coniugata o meno, la facoltà di non volere essere nominata nell'atto di nascita, mentre il diritto alla segretezza del parto, che deve essere garantito da tutti i servizi sanitari e sociali coinvolti, è assicurato dalla redazione dell'atto di nascita da parte dell'Ufficiale di Stato Civile.
I passaggi istituzionali successivi, ossia la dichiarazione dello stato di adottabilità, la sua eventuale sospensione per un periodo massimo di due mesi, nonché particolari casistiche relative alle partorienti minorenni trovano adeguato riconoscimento normativo da parte della legge 183/1984 e successive modificazioni.
Il diritto all'informazione va infine inteso come il diritto di ogni donna a ricevere una corretta e tempestiva conoscenza della disciplina legislativa e degli aiuti sociali, per potere decidere liberamente nei riguardi del riconoscimento.
L'esercizio dei diritti di cui sopra può essere adeguatamente garantito soltanto in un'ottica globale di intervento che prenda in esame e tenda al superamento della situazione complessiva della gestante, fin dalle prime fasi della gravidanza o comunque dal manifestarsi dello stato di difficoltà.
L'articolo 58 della legge regionale n. 1/2004 (Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento) già affida alla Giunta regionale il compito di adottare, nei confronti degli enti gestori istituzionali, linee guida per l'esercizio delle competenze relative agli interventi socio-assistenziali nei confronti delle gestanti e madri in condizione di disagio individuale, familiare e sociale, compresi quelli volti a garantire il segreto del parto alle donne che non intendono riconoscere i figli e ivi compresi gli interventi a favore dei neonati nei primi sessanta giorni di vita.
Al fine di rendere coerente il sistema di attribuzione di competenze già delineato dall'articolo 5 della legge regionale 1/2004, che impone alle province il trasferimento, in capo agli enti gestori, dell'esercizio delle funzioni socio-assistenziali relative ai figli minori riconosciuti dalla sola madre, ai minori esposti all'abbandono, ai figli minori non riconosciuti ed alle gestanti e madri in difficoltà, e dall'articolo 9 della medesima legge regionale, che prevede l'esercizio in forma associata delle attività sociali a rilievo sanitario per la tutela materno-infantile il disegno di legge è finalizzato ad apportare, in seno a tale provvedimento legislativo, una modifica che consenta di attribuire ai soggetti gestori individuati dalla Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare e previa concertazione con i comuni, la competenza ad esercitare le funzioni relative agli interventi socio-assistenziali nei confronti delle gestanti che necessitano di specifici sostegni in ordine al riconoscimento o non riconoscimento dei loro nati e al segreto del parto.
Lo spirito della modifica legislativa è ispirato dalla considerazione che i sopraccitati diritti posti dalla vigente normativa in capo alle gestanti e madri possono essere efficacemente ed efficientemente tutelati solo da parte di soggetti istituzionali di ampia dimensione territoriale ed in grado di garantire operatori con specifica professionale in una materia oltremodo delicata.
Il disegno di legge di cui si chiede all'Aula consiliare sollecita approvazione avendo riscontrato, durante il dibattito svolto in IV Commissione, un consenso unanime delle forze politiche presenti al voto, si compone pertanto di un solo articolo.
Tale disposizione, di espressa modifica dell'articolo 9 della legge regionale 1/2004, affida alla Giunta regionale il compito di individuare sentita la competente Commissione consiliare e previa concertazione con i comuni, i soggetti gestori cui attribuire le funzioni relative agli interventi socio-assistenziali nei confronti delle gestanti che necessitano di specifici sostegni in ordine al riconoscimento o non riconoscimento dei loro nati e al segreto del parto.
Il medesimo articolo, inoltre, prevede che tali soggetti gestori durante i sessanta giorni successivi al parto, garantiscano alle donne già assistite come gestanti ed ai loro nati gli interventi socio-assistenziali finalizzati a sostenere il loro reinserimento sociale, fermo restando un principio di continuità assistenziale che assicura ai neonati non riconosciuti l'estensione delle prestazioni fino all'adozione definitiva.
Viene poi chiarito che gli interventi socio-assistenziali sono erogati su richiesta delle donne interessate e senza ulteriori formalità indipendentemente dalla loro residenza anagrafica, in ossequio alle prescrizioni dell'articolo 22 della legge regionale 1/2004 che estende il diritto a fruire delle prestazioni del sistema integrato di interventi e servizi sociali anche ai cittadini di Stati appartenenti all'Unione europea ed i loro familiari, agli stranieri individuati ai sensi delle vigenti disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione, ai minori stranieri non accompagnati, agli stranieri con permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale, ai rifugiati e richiedenti asilo ed agli apolidi.
Con il provvedimento di individuazione dei soggetti gestori competenti all'erogazione degli interventi la Giunta regionale definisce altresì criteri, procedure e modalità per l'esercizio delle relative funzioni.
Il disegno di legge non comporta ulteriori oneri a carico dell'amministrazione regionale rispetto a quanto già previsto dalla legge regionale 1/2004, bensì solo una diversa allocazione delle risorse.
L'ultimo comma dell'articolo unico del disegno di legge specifica infatti che le risorse necessarie all'erogazione degli interventi a favore dei beneficiari individuati sono reperite in seno al fondo regionale già istituito ai sensi dell'articolo 35, comma 7, della legge radice.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1 Non essendoci richieste di intervento, procediamo con le votazioni.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 31 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato sì 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.42)



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