Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.75 del 27/03/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


CHIEPPA VINCENZO



(Alle ore 11.05 il Consigliere Segretario Chieppa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.30)



PLACIDO ROBERTO



(La seduta ha inizio alle ore 11.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Auddino, Boeti, Bresso, Gariglio Lepri, Moriconi e Rabino.


Argomento: Piani pluriennali

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 48 inerente a "Documento di Programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2006-2008 legge regionale 11 aprile 2001, n. 7"

Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 191 inerente a "Legge finanziaria per l'anno 2006"

Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Proseguimento esame disegno di legge n. 190 inerente a "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2006-2008"


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale sul DPEFR, sulla legge finanziaria per l'anno 2006, sul bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006 e sul bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2006-2008, di cui ai punti 2), 2 bis) e 2 ter) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Siamo entrati nella fase finale di discussione della legge finanziaria e del bilancio. È stato un percorso tormentato che non avrebbe potuto svolgersi diversamente, viste le grandi attese, le grandi curiosità e le grandi aspettative su questo bilancio 2006, il primo vero bilancio della nuova Giunta regionale, dopo un anno dalle elezioni. Ci saremmo sicuramente aspettati un passaggio più logico e più consequenziale: prima di approvare la legge finanziaria e il bilancio sarebbe stato meglio capire le linee strategiche della sanità piemontese, della politica sanitaria che questa nuova Giunta regionale intende indicare. È nota a tutti l'incidenza che la sanità e l'assistenza hanno sul bilancio regionale. È stato un errore non presentare e non adottare prima ufficialmente il Piano socio-sanitario.
Questo, ovviamente, depotenzia la discussione sul bilancio 2006 e soprattutto, ha creato una serie di confusioni e di conflitti istituzionali, anche a livello locale.
Come ho già accennato in Commissione, quest'approccio sulla sanità, che alcuni colleghi hanno definito più editoriale che politico, ha creato situazioni d'imbarazzo a livello territoriale: ci sono Consigli comunali come quello di Trino, in cui maggioranza e minoranza hanno deliberato contro l'abolizione dell'ASL di Casale Monferrato. Tale Comune ha deliberato su un qualcosa che forse non sarà neppure presentato, in quanto il Piano non è ancora stato ufficialmente adottato. Amministrazioni comunali, sia di sinistra sia di destra, si sono trovate in una situazione d'imbarazzo e d'incertezza. È ciò che provano anche gli operatori sanitari in particolare all'interno delle strutture.
nota a tutti la situazione dell'Oftalmico di Torino. Proprio la scorsa settimana, il Comune di Torino ha approvato un ordine del giorno che si oppone alla chiusura di tale ospedale. Ebbene, questa potrebbe semplicemente essere un'esercitazione giornalistica e dialettica, perch nulla di politico è stato sancito e presentato ufficialmente. Al di là della metodologia, rimangono aperti dei problemi.
passato un anno e alcuni nodi stanno venendo drammaticamente al pettine. C'è la quotidianità della sanità piemontese. Le ricette miracolistiche presentate in campagna elettorale stentano ad essere avviate, approvate e sperimentate. Le liste d'attesa continuano ad essere lunghe ed interminabili.
Ci si accaniva conto la Giunta Ghigo perché su alcune specialità, in particolare in alcune zone del Piemonte, le liste d'attesa costituivano un problema che gravava pesantemente sulla comunità, sui cittadini e, in particolare, sulle fasce deboli della popolazione. Non solo questo problema non è stato risolto, ma neanche concretamente affrontato. Sarebbe stato bello vedere, nel bilancio 2006, fondi e stanziamenti finalizzati a progetti di sperimentazione - perlomeno di sperimentazione - in merito all'apertura pomeridiana e serale dei poliambulatori, com'era stato annunciato in campagna elettorale. Nulla è stato fatto. A dire il vero eravamo già molto scettici sulla possibilità di avviare seriamente questo progetto. Vedremo come riuscirete a gestire sul piano sindacale questo discorso, viste anche le difficoltà che state incontrando, proprio in questi giorni e in queste settimane, in merito alla presentazione del Piano socio-sanitario.
Almeno un tentativo in questa direzione si doveva fare; direzione fondamentale per ridurre le liste d'attesa. È inutile pensare a particolari percorsi sanitari o a particolari capacità, da parte dei medici di famiglia, di ridurre la richiesta diffusa di analisi e di diagnostica. Non bisogna scandalizzarsi se c'è una richiesta crescente di diagnosi e di visite specialistiche. L'allungamento della vita media della popolazione e la giusta maggiore attenzione che il cittadino rivolge alla propria esistenza e alla propria salute producono quest'aumento esponenziale di diagnostica sul territorio.
Occorre dare risposte, non solo in termini teorici o di analisi delle criticità, ma in termini di tentativi o, almeno, di esperimenti. Per affrontare veramente questi problemi, al di là di tante parole occorrerebbe tenere aperti i poliambulatori anche di pomeriggio, come anche utilizzare le sale operatorie al pomeriggio e al sabato.
Relativamente ad un discorso più strettamente finanziario e contabile finalmente alcune carte sono state scoperte. Il tanto decantato e vituperato deficit della Giunta Ghigo, che subito dopo le elezioni era stato usato come un grimaldello contro la precedente amministrazione regionale, si è poi rilevato, in realtà, molto inferiore a quanto declamato in quei mesi. Per di più, come già si sapeva, è stato determinato da alcuni aumenti contrattuali nazionali che il Piemonte, come tutte le altre Regioni d'Italia, ha dovuto semplicemente recepire.
Nel bilancio 2006 non vediamo neanche la prosecuzione di alcune scelte che ritenevamo ormai consolidate e condivise, indipendentemente dallo schieramento politico. In particolare, faccio riferimento alla Città della Salute di Torino, Molinette 2, a proposito della quale la stessa Amministrazione comunale chiede chiarimenti ed un impegno preciso da parte della Regione Piemonte; o al nuovo ospedale di Novara, secondo polo socio sanitario del Piemonte, su cui la Giunta precedente aveva perlomeno avviato le procedure per l'individuazione, non solo del sito, ma anche di un progetto di massima.
Ora è tutto fermo, nulla s'intravede nella legge finanziaria e nel bilancio. Emerge solo un tentativo di contrapposizione, forse dovuto a pregiudizi ideologici, fra ospedalità e territorio. Non è questa la strada da seguire. Occorre integrare ospedale e territorio. Tutti sappiamo che gli ospedali hanno necessità di ingenti risorse finanziare ed economiche perché sicuramente ne assorbono molte. Non si può pensare di abbandonare le scelte di investimenti tecnologici adottate per una malaugurata diffidenza verso la politica sanitaria dell'ospedalità e della malattia acuta, a favore, invece, di un generico investimento sul territorio.
Bisogna agire su entrambi i fronti e attuare un'integrazione fra il territorio e l'ospedale, coinvolgendo i Comuni anche da un punto di vista finanziario, aspetto che non abbiamo rilevato in questo bilancio.
giusto potenziare il territorio dal punto di vista sanitario affinch vi siano dei distretti forti, con più diagnostica e più poliambulatori. Ma sarebbe altrettanto giusto che i Comuni si assumessero delle responsabilità, non solo politiche e verbali, ma anche finanziarie. È ora di finire il "balletto" che abbiamo visto spesso negli anni passati, di Comuni che invocano tutto: vogliono gli ospedali microscopici nel loro territorio, scelta che bisogna abbandonare, vogliono più poliambulatori e assistenza, vogliono una politica sanitaria forte, ma poi si rifiutano di contribuire, dal punto di vista finanziario, al sostegno economico di tale politica.
Anche la continuità assistenziale, da un punto di vista finanziario, si intravede che non è stata supportata adeguatamente: talvolta i malati e gli anziani vengono dimessi troppo in fretta. È per questo che non bisogna abbandonare alcune scelte dal punto di vista sanitario sull'ospedalità.
Ma soprattutto non abbiamo visto adeguati stanziamenti per quanto riguarda la politica del personale che deve seguire gli ammalati all'interno delle strutture sanitarie. È noto a tutti che uno dei problemi fondamentali è l'assistenza sanitaria di tipo infermieristico.
Ebbene, ci aspettavamo in questo bilancio una scelta forte in questa direzione, con la creazione di una figura che potrebbe essere quella dell'infermiere generico o dell'operatore sociosanitario, e con l'istituzione di scuole per la formazione infermieristica generica.
L'infermiere professionale che esce dall'università, come sappiamo, è sicuramente di alta qualità, ma non riesce a soddisfare le esigenze medio basse di assistenza negli ospedali. È inutile illudersi che le università riescano a "sfornare" più di tanto nuovi allievi. Bisogna operare, dunque delle scelte in questa direzione.
Voi dovevate farle queste scelte, perché la riforma costituzionale ha fatto sì che la sanità sia di totale competenza delle Regioni. Pertanto relativamente al discorso degli infermieri generici, degli operatori socio sanitari e dell'assistenza infermieristica in generale, dovevate, almeno in occasione del bilancio 2006, dare delle precise indicazioni.
Si potrebbero ricreare le scuole che vi erano un tempo nelle ex USSL magari una per quadrante. Sono comunque problemi che ci aspettavamo che avreste avuto il coraggio di scegliere e di risolvere, almeno in questo nuovo documento finanziario per il 2006.
Ebbene, anche le scelte manageriali che sono state adottate dalla nuova Giunta regionale lasciano a desiderare. Dai primi dati di cui siamo venuti a conoscenza, i deficit delle varie ASL e ASO (anche di quelle dirette dai nuovi manager) continuano a denunciare significative criticità finanziarie.
Evidentemente, i manager che aveva scelto la maggioranza regionale di centrodestra non erano così malvagi; evidentemente, ci sono problemi strutturali di fondo che devono essere affrontati nelle varie realtà territoriali.
Vi sono dei ritardi anche per quanto riguarda l'assistenza farmaceutica: il Piemonte è una delle poche Regioni italiane in cui non sono stati banditi i concorsi, a livello regionale, per coprire i posti già previsti per l'apertura di nuove farmacie, soprattutto in zone rurali.
Questo è un grave problema che avverte il territorio, soprattutto nelle zone di campagna e nelle zone montane. Questo ci addolora, perché altre Regioni, invece, sono state molto più celeri; soprattutto ci addolora perché poche settimane fa, come ci è stato comunicato dallo stesso Assessore in Commissione, in sede di Conferenza Stato-Regioni, nuove ingenti risorse finanziarie sono state comunque erogate alle Regioni, in particolare alla Regione Piemonte, da parte del Governo. Evidentemente, si avverte una situazione di incertezza e di stallo all'interno di questa maggioranza e di questa Giunta, che si riflette anche sulle scelte di bilancio.
L'ultimo aspetto che vorrei evidenziare sulla politica sanitaria, che si intreccia con le scelte economico-finanziarie del bilancio, riguarda la riabilitazione.
La riabilitazione è una fase della malattia post-acuta che interessa tanti cittadini della nostra Regione; vi è grande richiesta di posti di riabilitazione.
Ebbene, di fronte a tale richiesta, vediamo che le scelte vanno in direzione opposta. Soltanto nella mia Provincia si è scelto di abbandonare una convenzione con un centro privato di 54 posti di riabilitazione siglata con la precedente Giusta.
Si è preferito abbandonare investimenti per 5 miliardi di lire in attesa di una riconversione non chiara, sia in termini quantitativi, che in termini qualitativi.
Ma se sul fronte delle spese, degli investimenti e degli stanziamenti non abbiamo visto scelte strategiche, scelte fondamentali, scelte incisive non abbiamo potuto vedere neanche delle scelte virtuose sul piano delle entrate. E quand'anche vi siano state, sono risultate punitive verso il territorio e verso l'imprenditoria locale, e soprattutto mi permetto di dire - ne spiegherò a breve il motivo - che sono state contrarie alla prevenzione dei disastri idrogeologici, e pericolose per l'incolumità della collettività piemontese in molte aree della nostra Regione. Mi riferisco alla mancata attivazione del disalveo per la pulizia dei fiumi e alla mancata attivazione di una delibera della Giunta regionale Ghigo del 2002.
Non sono stati previsti proventi che, invece, arriverebbero attraverso questa delibera, che prevede la corretta manutenzione ordinaria dei fiumi affidata ai Comuni (una parte degli introiti, ovviamente, sarebbe incassata della Regione), ma vediamo, invece, l'applicazione di una tassa sul disalveo, sulla pulizia dei fiumi, che abbasserà ulteriormente l'intenzione, da parte delle Amministrazioni comunali e degli stessi imprenditori locali del settore, di scegliere questa strada del disalveo nei corsi d'acqua.
Probabilmente, oggi non si avverte l'importanza di quest'azione di manutenzione corretta del territorio. Molti di noi, tuttavia, provengono da Province fortemente colpite dalle alluvioni del 1994 e del 2000. Facciamo attenzione tutti assieme, perché se per disgrazia - spero proprio che non avvenga! - si verificassero nei prossimi anni degli eventi alluvionali molti di noi avrebbero delle difficoltà a presentarsi di fronte alle popolazioni del Piemonte posto che non è stata fatta, né incentivata n stimolata la corretta pulizia dei fiumi. Questa è sicuramente una delle cause importanti - non l'unica - delle alluvioni che hanno colpito il Piemonte nel recente passato.
Anche il discorso sulla siccità e sulle risorse idriche è stato trascurato in questo bilancio. È un problema importante che interessa soprattutto l'agricoltura di vaste zone, sia del Piemonte meridionale, sia del Piemonte nord-orientale.
In maniera molto semplicistica è stato liquidato e gettato in un cestino il Piano degli invasi che la Giunta regionale aveva studiato, non in maniera superficiale ed approssimativa, ma con studi approfonditi. E tutto è stato dimenticato e messo in un angolo, senza pensare che questo sia sufficiente per risolvere i problemi della siccità idrica che colpisce il nostro Piemonte e vaste zone rurali. Questo problema si ripresenterà e non basterà avere accantonato degli studi in qualche cassetto di qualche Assessorato per risolvere i problemi idrici del nostro Piemonte.
Anche sul discorso energetico ci saremmo aspettati scelte più coraggiose ed anche più logiche. L'operazione Mirafiori, che tanto ha impegnato il Consiglio regionale e non solo, avrebbe dovuto determinare anche certe scelte sulle energie alternative, come l'idrogeno, non solo a Torino ma anche in altre zone e in altri siti già idonei per effettuare ricerche e sperimentazioni in questo campo.
In Piemonte a Leri Cavour vi è un sito energetico che è stato abbandonato da anni; in quel sito almeno una parte della sperimentazione e della ricerca, nel campo dell'idrogeno come di altre fonti energetiche alternative, doveva essere fatto.
Credevamo davvero, alla luce anche di alcuni ordini del giorno ed anche dell'intervento di altri colleghi anche della mia Provincia, che su questo bilancio ci fosse uno stanziamento, ci fosse un capitolo rivolto alla sperimentazione energetica e sull'idrogeno sia su Torino sia nel Piemonte periferico, in particolare sul sito di Leri Cavour che, come tutti voi sapete, è l'unico sito idoneo che abbiamo in Piemonte per avviare una ricerca energetica di alta qualità e di alto valore aggiunto.
Anche in questo caso abbiamo purtroppo notato una tendenza, inevitabile forse, di questa Giunta ad essere molto torinocentrica, cosa che nel passato probabilmente si notava e si sentiva in misura minore.
Le Giunte regionali del centrodestra che ci hanno preceduto hanno probabilmente cercato di guardare più al resto del Piemonte, non si sono lasciate assorbire solo da Torino. Noi abbiamo la sensazione che su molti settori e molti campi, ad esempio questo energetico, le scelte più importanti vengano rivolte e assorbite da Torino. Questo è un peccato ed è un grave errore, perché quella dicotomia, quella divisione politica economica e sociale che è anche emersa nell'ultimo risultato elettorale del Piemonte in occasione delle elezioni regionali denota una miopia politica che noi speravamo venisse per lo meno in parte corretta con la legge finanziaria 2006 e con l'allegato bilancio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Devo dire che già i relatori, in particolare il collega Reschigna nella loro illustrazione hanno tratteggiato le condizioni di contorno nelle quali si calano la finanziaria e il bilancio regionale.
Voglio sottolineare un aspetto che mi pare rilevante rispetto alle condizioni di contorno: ancora una volta si affronta la relazione del bilancio di previsione con una normativa diversa dall'anno precedente.
Ogni ente dovrebbe poter programmare i suoi interventi con certezza di risorse e di quadro normativo; solo così si possono pianificare programmi ed interventi. Credo che questo lo sappia bene il Presidente del Consiglio Berlusconi, che è imprenditore; nessun imprenditore accetterebbe di non avere regole certe con cui operare. Regole e certezze che vengono drasticamente legate a Regioni ed autonomie locali, la cui sovranità sul bilancio è sempre più ridotta ed a rischio.
Servirebbe invece una cooperazione ed una leale collaborazione tra Stato, Regioni ed autonomie locali. Lo conferma un recentissimo studio dell'ISAE (Istituto Studi Analisi Economiche), che nei giorni scorsi ha rilevato come ci sia una forte contraddizione tra il testo costituzionale vigente, orientato in senso fortemente federalista, ed un coinvolgimento molto limitato delle Regioni e delle autonomie locali all'interno del ciclo di programmazione finanziaria dello Stato, che invece dovrebbe avere un ruolo non formale di consultazione nella definizione dei macro-indirizzi del DPEF e della finanziaria nazionale, e anche per una rivisitazione condivisa del patto di stabilità interno.
Invece che cosa succede? Succede che, con un atteggiamento incoerente con le finalità dichiarate, questo Governo ha limitato, ancora una volta le capacità di spesa delle Regioni e delle autonomie locali, veri attori dello sviluppo locale.
Tante opere di Province e di Comuni resteranno al palo dopo la finanziaria 2006, le imprese chiedono territori competitivi. Bloccare la possibilità di investimenti a livello locale è un disincentivo allo sviluppo e diventa misura regressiva ed incoerente con ogni linea economica e sociale di rilancio dello sviluppo.
Ho sentito critiche negli interventi anche dei giorni scorsi per il fatto che si sia utilizzata la leva fiscale, peraltro su voci che generano entrate minori. Credo di poter dire che è stata una scelta obbligata. Oggi ci si agita contro questa scelta, senza pensare a quale è stata l'azione di governo messa in atto nell'ultima finanziaria: da un lato si concedono poche miserie ai cittadini e ad un numero limitato di essi. Penso, ad esempio, ai 160 euro previsti a sostegno delle adozioni, quando un'adozione costa 10-12 mila euro; quindi, è un importo assolutamente minimale, per utile a far passare l'immagine di un Governo che dà, e d'altra parte costringe le Regioni e le autonomie locali a tagliare, a comprimere i servizi o ad aumentarne i costi.
Si è creato un rapporto con i cittadini basato su una relazione illusionistica più che sulla realtà, e passando soprattutto il cerino lungo la scala della sussidiarietà con uno scaricabarile tra istituzioni, quando invece servirebbe concertazione e cooperazione. Altro che federalismo fiscale, quindi! Detto questo, voglio sottolineare come il nostro sia un bilancio realistico, con nessuna partita gonfiata o ridotta, privo di artifici contabili. Non presenta il rischio di ritrovarsi fra un anno con un avanzo di amministrazione drasticamente ridotto, com'è avvenuto anche recentemente, e con l'assestamento 2005 abbiamo dovuto recuperare ben 216 milioni di euro di entrate previste, che invece non si erano realizzate.
Credo che nel nostro documento l'unico rischio possa essere legato all'andamento del PIL regionale, se questo non aumenterà, e che quindi non ci sia un effetto di trascinamento per l'IRAP in entrata.
Dicevo che abbiamo sentito critiche per aver utilizzato la leva fiscale su voci che generano entrate minori. Ritengo che sia una scelta obbligata non potendo intervenire su partite di grande rilievo come IRAP e IRPEF, il cui aumento è contestuale al solo ripianamento del deficit sanitario e non volendo, da parte nostra, in alcun modo inasprire la pressione fiscale su famiglie ed imprese.
quindi un obbligo di una riforma della struttura delle entrate minori del nostro bilancio, che non richiamo, ma voglio sottolineare che la strada è stata obbligata, con un'incidenza peraltro molto contenuta anche alla luce delle riduzioni che la Giunta ha in definitiva determinato.
Si tratta di un bilancio che, comunque, non è privo di scelte importanti: risorse che, in qualche modo, finanziano provvedimenti di rilievo anche licenziati recentemente: la ricerca, il piano triennale per l'industria, la copertura del disavanzo 2005 per la sanità, la predisposizione di un percorso che consenta la copertura graduale del disavanzo al 31/12/2004, l'ampliamento dell'area di esenzione dei ticket la reimpostazione dei fondi, l'assetto del territorio, l'agricoltura e la coltura, il fondo di controgaranzia per i confidi Piemonte, la cultura. Non scelte difensive quindi, ma l'intento di intervenire in modo strutturale a sostegno dei settori strategici per il rilancio del nostro territorio.
Voglio fare qualche considerazione sulla sanità; la differenza tra le risorse consolidate (6.600 milioni) e la gestione corrente tende ad aumentare. Quindi, ci sarà per noi un obbligo di cambiare il trend delle spese perché diversamente, a colpi di 300-400 mila euro all'anno di indebitamento, in pochi anni, verrebbero assorbite tutte le risorse libere del bilancio regionale, che è depurato delle voci di sanità ed investimento (si riduce a soli 1,2-1,3 miliardi di euro).
L'erosione ogni anno di questa somma discrezionale, di questa somma libera, da parte della sanità e del crescente indebitamento dell'Ente potrebbe erodere a breve tutte le disponibilità di manovra. Non sarà facile muoversi in questa strada, ma un maggior governo della spesa sanitaria credo sia obbligatorio.
L'esito non dipenderà tanto, perlomeno nell'immediato, dal Piano socio sanitario che, comunque, la Giunta approverà la settimana prossima e che darà impulso per un cambiamento anche di carattere strutturale del governo della sanità. Credo, nell'immediato, si debba sottolineare che il contenimento della spesa dipenderà soprattutto da una rafforzata capacità organizzativa e strutturale della Regione di coordinare e controllare le ASL, che in passato si è dimostrata carente.
Una veloce considerazione sulla cultura. Dopo tanto rumore nei mesi scorsi su paventati tagli, ci si trova a confermare i fondi, il che conferma anche la centralità che l'Esecutivo attribuisce agli interventi sulla cultura. Vorrei sottolineare che si prevedono modalità di intervento innovativo, con spostamento di parte della spesa in conto capitale, così da consentire conferimenti di fondi di donazioni a enti di maggior rilievo liberando risorse utili per rivitalizzare e migliorare lo spreco di interventi sugli altri attori culturali della Regione. Tutto ciò evidenzia un'esigenza, richiamata anche da un ordine del giorno collegato al bilancio e firmato anche dai Consiglieri Leo e Pozzi, quella di rivedere, ad oltre vent'anni dalla sua approvazione, la legge n. 49/84. In particolare, si tratta di revisionare gli aspetti che riguardano i criteri di ammissibilità e di attivazione dei sostegni annuali agli enti, alle istituzioni, alle fondazioni e alle associazioni, considerando anche fra questi criteri l'attività di ricerca, essenziale per la crescita e la sperimentazione innovativa in campo culturale, effettuata dagli enti e dalle associazioni che svolgono attività diffusa sul territorio.
Se devo fare una riflessione critica o, meglio, una riflessione utile per il futuro di carattere generale, è quella della necessità di mettere in moto meccanismi per monitorare gli effetti prodotti dalle scelte programmate dalla finanziaria e dal bilancio regionale. Mi riferisco, per esempio, all'utilizzo e allo stanziamento delle risorse anche in via straordinaria e alla loro capacità di raggiungere effettivamente gli obiettivi previsti.
Faccio un esempio per essere più chiaro. Se si stanziano risorse ingenti per l'aeroporto di Levaldigi, devono essere stanziate per avviare un volano che determini effetti virtuosi sul ruolo, sul reale utilizzo di quella struttura e sui benefici reali che ricadranno sul territorio.
Diversamente, occorreranno scelte coraggiose, utili ad un migliore e più proficuo utilizzo delle risorse, che dovranno servire a far crescere il territorio e a non produrre ulteriori perdite nel tempo, non giustificabili dai limitati benefici prodotti. Credo che bisognerà quindi ragionare attorno ad alcune scelte che anche questa finanziaria fa.
Le indicazioni strategiche del bilancio, voglio ancora sottolinearlo vengono anche rafforzate da alcune indicazioni dei Gruppi consiliari, che saranno rese esplicite in un ordine del giorno e da relativi emendamenti che saranno presentati nel corso dei lavori. Anche il mio Gruppo ha voluto dare un contributo in tal senso. Fra queste indicazioni sottolineo quelle relative al sostegno delle attività produttive, tra le quali abbiamo voluto indicare la necessità di interventi a sostegno dello sviluppo dei distretti industriali di Meccatronica, una delle eccellenze del Piemonte, nel campo dell'agricoltura, del turismo, della cultura e del sociale.
In campo sociale voglio spendere ancora qualche parola in relazione ad una partita importante, sollevata anche da altri Gruppi, che noi abbiamo favorevolmente sostenuto. Vi è la necessità di intervenire a sostegno dei redditi familiari dei soggetti in difficoltà per la perdita di lavoro o per la precarietà del lavoro flessibile. Noi riteniamo che sia assolutamente condivisibile dare una risposta ai problemi creati dall'allargamento dell'area del disagio sociale, che interessa fasce di età e fasce sociali fino a pochi anni fa considerate al sicuro.
Lo SDI-Rosa nel Pugno sostiene l'iniziativa, ma vorremmo che si riflettesse con forza sui meccanismi di erogazione di questi interventi per non creare ulteriori squilibri. A livello nazionale noi sosteniamo l'esigenza di un reddito di cittadinanza quale adattamento graduale alle condizioni italiane del modello danese della cosiddetta flex security. Per fare questo, per rendere efficaci le scelte che la Regione delibererà con il bilancio 2006, saranno necessarie anche scelte a livello nazionale raccordate con il Governo che, mi auguro, sarà di segno diverso rispetto all'attuale, quindi capace di avviare un cambiamento che lo stesso candidato a premier della nostra coalizione, Prodi, ha pronosticato radicale.
Serve una riforma radicale del welfare che sganci il sostegno da reddito individuale da ogni forma di sussidio indiretto alle imprese, come avviene oggi con la cassa integrazione. Si tratta di ridisegnare con gradualità il sistema, trovando il necessario equilibrio tra il groviglio di interessi che, piuttosto che mettere in moto un sistema virtuoso capace di costruire un nuovo sistema di sicurezza sociale strettamente collegato con la scuola e la formazione professionale, oggi spinge spesso a difendere lo status quo.
Noi ci impegneremo in questo senso e penso anche che le partite di bilancio, previste per il sostegno dei redditi a livello regionale, possano essere un banco di prova per sperimentare forme innovative di intervento.
Chiudo con un apprezzamento per il lavoro svolto dall'Assessore Susta per la capacità di preparare un documento che contiene scelte di rilievo nonostante il critico e difficoltoso contesto generale della finanza pubblica. Il documento concilia le richieste e le esigenze dei vari settori con la necessità di indirizzare le risorse su alcuni settori strategici che più caratterizzano le scelte per il 2006.
Il Consigliere Ghigo ha detto: "Alla fine, voi, avete dimostrato di fare soltanto quello che siete riusciti a fare, ma non risponde alle esigenze degli obiettivi che avete dichiarato". Credo che non sia così. Se è vero che in linea di principio ognuno fa soltanto quello che può, è vero che questo vale per tutti se è vero che un grande statista europeo, il socialdemocratico Willy Brandt, ha voluto fosse scritto sul suo epitaffio: "Ho fatto il possibile". Fare tutto il possibile è forse qualcosa di diverso dal fare quello che si può. Si tratta forse di capire dove si pone la linea del possibile. Questa maggioranza la delinea molto in alto e nel corso del mandato dimostrerà di perseguire, come in parte abbiamo già fatto in questi mesi, le indicazioni ambiziose del suo programma.
Annuncio il voto favorevole dello SDI sui tre provvedimenti che stiamo discutendo congiuntamente.



PRESIDENTE

Un'informazione ai Consiglieri. Sono iscritti a parlare i Consiglieri Cavallera, Vignale e Bossuto. Se non ci sono altri iscritti e i Gruppi fanno pervenire all'Ufficio di Presidenza gli emendamenti, potremmo chiudere il dibattito generale questa mattina alle ore 13 per riprenderlo alle ore 14.30 con la comunicazione dell'Assessore Bairati (se è presente il Consigliere Ghiglia), e poi passare agli emendamenti.


Argomento: Trasporti su gomma

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Bizjak di esaminare la mozione n. 293 inerente a "Criticità dell'autostrada A4 Torino-Milano"


PRESIDENTE

Il Consigliere Bizjak ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Sull'ordine dei lavori semplicemente per richiedere se era possibile riservare, alla giornata di oggi o al prossimo Consiglio, una parte del nostro dibattito per discutere della mozione n. 293, presentata dai Consiglieri Bizjak, Placido, Buquicchio, Ricca, Clement, Robotti, Ferrero Guida, Manolino, Pizzale, Monteggia, Audino, Turigliatto, Cattaneo Comella, Ghigo, Nastri, Cavallera, Boniperti, Pichetto Fratin e Pedrale che è stata iscritta all'ordine del giorno nella seduta antimeridiana del 24 marzo 2006 e che è stata sottoscritta dai rappresentanti di tutti i Gruppi consiliari sia di maggioranza che di opposizione, che riguarda un argomento di strettissima attualità: le criticità dell'autostrada A4 Torino Milano.
Presidente, volevo chiedere se era possibile calendarizzare anche la discussione di questa mozione nella giornata di oggi o, al massimo, nel prossimo Consiglio.



PRESIDENTE

C'erano anche altre mozioni o ordini del giorno. Se i colleghi (mi riferisco in particolare ai Capigruppo di maggioranza e di opposizione) sono d'accordo, vista l'importanza e la grande attualità del tema, è sufficiente un cenno di assenso e di condivisione.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Noi ovviamente non abbiamo mai difficoltà a parlare dei problemi reali della gente, in modo particolare della situazione della Torino-Milano, che richiama indubbiamente anche la nostra attenzione. Ma non possiamo dimenticare che quando si è tentato di parlare approfonditamente, in questa sede, di un altro collegamento che è sempre sull'asse est-ovest (le questioni legate alla realizzazione in Val di Susa dell'Alta Velocità della progettazione, dello stato dei sondaggi ecc.) c'è stata qualche difficoltà. In altre parole, voglio dire che non sempre si può fare i buonisti.
Comprendiamo e condividiamo la necessità di parlare di questo problema di cui, ovviamente, siamo partecipi in modo fattivo, però credo che questa sia giustamente la sede nella quale riportare tutte le questioni soprattutto le questioni che maggiormente richiamano l'attenzione, come in questo caso.
Ritenevo solo giusto fare questa precisazione. Ci rimettiamo alla Presidenza nel dialogo con le altre forze.



PRESIDENTE

Interpretando in termini democristiani e positivi, se abbiamo compreso bene, collega Cavallera, mi sembra che la sua sia una condivisione.
Ricapitolando, visto che sono arrivati diversi colleghi, dopo il collega Cavallera darò la parola al collega Bossuto. È l'ultimo intervento della mattinata, così potremo chiudere i lavori per le ore 13 per riprenderli alle 14.30. Ci sarà la comunicazione dell'Assessore Bairati con il collega Ghiglia che, mi dicono, è presente in Consiglio, poi passeremo agli emendamenti. Vi invito a far pervenire alla Presidenza per trattare eventualmente - mi auguro che rimanga del tempo - anche la mozione richiesta dal Consigliere Bizjak.


Argomento: Piani pluriennali

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 48 inerente a "Documento di Programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2006-2008 legge regionale 11 aprile 2001, n. 7" (seguito)

Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 191 inerente a "Legge finanziaria per l'anno 2006" (seguito)

Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Proseguimento esame disegno di legge n. 190 inerente a "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2006-2008"(seguito)


PRESIDENTE

Ritorniamo ad esaminare i provvedimenti sul bilancio.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Indubbiamente, intervenire sul bilancio e sul Documento di programmazione economico-finanziaria regionale è sempre un fatto interessante. Potrebbe essere stimolante, ma indubbiamente, per come si trascinano i nostri lavori nel tempo e per le metodiche che regnano in quest'Aula, non è poi di fatto possibile interloquire più di tanto. Non possiamo non sottolineare che ci sono delle questioni sulle quali noi conveniamo, così come sono invece assolutamente necessari dei distinguo delle critiche e delle precisazioni fortemente negative.
La situazione nella quale ci troviamo e che ha fortemente condizionato gli scorsi anni, parte da quello che è lo stato dei rapporti tra lo Stato e le Regioni, soprattutto in quest'anno elettorale e dopo la tornata regionale dello scorso anno, in cui il tasso di litigiosità tra le Regioni (prevalentemente del centrosinistra) e il Governo, ha raggiunto il massimo dei livelli.
Credo che non sia giusto venire qui e dire che il Governo non mette a disposizione le risorse che sarebbero necessarie, quando si è passato un anno intero a contestare ogni qualsiasi provvedimento. Io non ho seguito al 100% le materie, ma sono quelle nelle quali ho maggiormente interesse parlo, per esempio, del territorio, dell'ambiente dell'agricoltura.
Nel caso dell'agricoltura, devo constatare che si sono raggiunte delle convergenze forse perché vi è stato un confronto costruttivo anche con il Governo e quindi si sono raggiunti dei risultati. Questo lo si deve dire perché se no non si capisce cosa si deve votare quando ci sarà successivamente il referendum sulla riforma della Costituzione. Interesserà tutti noi nelle prossime settimane e interesserà in modo particolare i Consiglieri regionali, perché, con quella riforma, si metterà una parola chiara proprio in ordine alle competenze. Su qualche filone di attività e su qualche settore si parla di evoluzione, ma soprattutto si definisce chiaramente la competenza legislativa dello Stato e delle Regioni, come naturalmente delle giuste scale degli interessi a partire dall'interesse nazionale.
Credo che un'altra questione sulla quale dobbiamo prestare molta attenzione sia è quella del rapporto, sia da un punto di vista politico che legislativo, sia da un punto di vista burocratico che finanziario, tra la Regione e gli Enti locali (in modo particolare se piccoli Comuni). Credo che con questa legge finanziaria e con questo bilancio, a mio avviso, non andiamo ad affrontare in modo organico la questione. Noi, che siamo molto presenti sul territorio, possiamo constatare quotidianamente come ci siano grosse difficoltà per le amministrazioni di entità minore, che interesseranno forse una percentuale limitata di popolazione, ma che riguardano un vastissimo territorio.
Questi piccoli Enti locali non hanno risorse a sufficienza per esercitare le loro funzioni. Non servono, a mio avviso, eventuali interventi a pioggia, ma occorre porsi una domanda in modo definitivo: come può la Regione concorrere organicamente nel finanziamento delle funzioni dei Comuni di minori dimensioni? Non occorrerebbero grandi cifre occorrerebbe forse una maggiore liberalizzazione nella possibilità di utilizzare le risorse che a questi Comuni, magari in modo episodico affluiscono per quelle che sono le effettive priorità. A questo proposito credo che ci sia soprattutto una situazione allarmante, che riguarda proprio la gestione e il governo dei servizi sovracomunali (mi riferisco al settore delle acque, al settore dei trasporti e al settore dei rifiuti).
Da un punto di vista generale, credo che troppe volte abbiamo privilegiato le varie organizzazioni senza verificare cosa questo potesse significare per gli stessi Enti locali, soprattutto quelli di minori dimensioni, che molte volte si sentono eccessivamente prevaricati o comunque, si sentono in condizione di non potere determinare nulla in questi grandi consessi. Dato che a me interessa questa riforma e interessa che questa gestione sovracomunale possa in qualche modo progredire, credo che sia necessario che tutti ci rendiamo conto che occorre uno stop, che occorre un momento di riflessione per vedere se si possono apportare i dovuti correttivi.
Faccio un esempio. Nel settore delle acque, molti Comuni hanno non esercitano più la gestione diretta in economia, hanno passato al nuovo gestore dei mutui e quindi non hanno più questo onere. L'utilizzo del cantoniere era un utilizzo integrato, per cui questo tecnico faceva l'addetto all'acquedotto, l'addetto alle strade e tante altre cose. Nel momento in cui non vi è più questa entrata, cioè l'entrata della tariffa dell'acquedotto, al Comune è venuta meno una fonte di finanziamento compensata da nulla.
Ebbene, sarebbe stato sufficiente - ricordo di averlo ipotizzato a suo tempo, e naturalmente in questo senso avevo avuto anche dei consensi, ad esempio, da parte dell'allora Assessore Gamba in Provincia di Torino, ma anche da parte di Assessori di altre Province - far sì che i nuovi gestori si avvalessero comunque dei servizi comunali per i piccoli interventi quelli che non richiedono alta professionalità, in modo tale da poter corrispondere ai Comuni piccole cifre che avrebbero in qualche modo consentito di mantenere in equilibrio il bilancio.
Insieme a quelle difficoltà finanziarie dei piccoli Comuni a cui facevo riferimento prima, dobbiamo aggiungere anche queste piccole situazioni, che magari sono 20.000 euro di qui, 20.000 euro di là, ma alla fine costituiscono una cifra che, per il Comune di minori dimensioni, comincia ad essere rilevante, confermando le preoccupazioni dell'Amministratore del piccolo Comune a proposito di queste riforme. Invece, dal momento che si vuole che tali riforme camminino, facciamocene carico e vediamo di trovare eventualmente dei correttivi.
Per quanto riguarda quelli che sono gli assi fondamentali di sviluppo e di priorità politica, credo che nessuno sia contrario alla società della conoscenza, alle politiche dell'innovazione, alla corretta pianificazione dello spazio e dell'uso del territorio, nonché ad un incremento della coesione sociale in un quadro di crescita economica ed occupazionale, così come all'attuazione nel nostro Paese degli orientamenti comunitari emersi da Lisbona in poi (alleanze internazionali e, insomma, chi più ne ha, più ne metta).
Semmai, sotto questo profilo, aspettiamo la Giunta alla prova dei fatti. Il DPEFR può essere un documento puramente di facciata; per le opposizioni, invece, è un documento a cui prestare la massima attenzione per poi andare a vedere, nel corso dell'anno, a consuntivo, se si sono raggiunti gli obiettivi dichiarati. Naturalmente, per raggiungere questi obiettivi, occorre anche prestare la massima attenzione alle risorse che sono disponibili, risorse che vengono dal bilancio regionale, risorse che vengono dallo Stato, risorse che vengono dall'Unione Europea, risorse che magari si liberano anche attraverso una corretta gestione di quello che va sotto la partita dello stock del debito pregresso, che naturalmente e giustamente ogni Assessore regionale cerca in qualche modo di governare al meglio.
Devo dire che, sotto il profilo della politica finanziaria e tributaria, la Giunta regionale del Piemonte non smentisce la casa madre dell'Ulivo, la casa madre dell'Unione, la casa madre che adesso fa riferimento a Prodi e che naturalmente, piuttosto che raccordare la spesa all'entrata disponibile, una volta fatta la spesa, va poi a reperire le risorse necessarie in termini di nuove tassazioni.
Ciò va detto in questa sede e anche all'esterno, perché se c'è una prova e una dimostrazione in ordine alla vocazione a tassare e alla cultura della tassazione e dell'imposizione, direi che quello che ha fatto la Giunta regionale del Piemonte e sta facendo quest'Aula con questa finanziaria lo conferma esattamente, portando acqua al mulino delle polemiche. Ovviamente, dal nostro punto di vista.
Vi è anche poi la vocazione a fare la politica del bastone e della carota. Direi che il collega Reschigna e il collega Travaglini sotto questo profilo sono indubbiamente dei maestri, basta leggere le recensioni giornalistiche: "Guarda che ti poteva capitare una legnata da 2 euro ad unità di misura, ma alla fine ti diamo solo la legnata e anche la carota perché riusciamo a ridurla a 75 centesimi".
Cari colleghi, tutti insieme: maggiore serietà. Non è questo il modo di procedere. Se teniamo dibattiti solo per fare comunicati o conferenze stampa, ci mettiamo anche noi, ma indubbiamente dobbiamo essere riconosciuti veramente come dei dilettanti allo sbaraglio, se da parte della maggioranza si riesce comunque ad andare in questa direzione.
A questo proposito, occorre veramente dire una parola chiara per quanto riguarda la questione della benzina nel VCO. Va bene l'emendamento deleghiamo pure agli Enti locali, però mi dicono che ci sono ancora delle smart card da distribuire e ci sono ancora delle cose da fare. Allora facciamogliele fare a questi funzionari. Anche se non sono d'accordo, alla fine conta di più la volontà politica e la norma di un Consiglio regionale che non la resistenza passiva di un apparato burocratico che non si adegua a quelle che sono le decisioni. Questo probabilmente riguarda anche quelli che governavano prima, però è un sistema che deve assolutamente cambiare.
Per quanto concerne altri argomenti, ovviamente ce ne sono tantissimi ma devo cercare di stare nei termini che mi sono stati assegnati.
Presteremo la massima attenzione ai vari articoli della finanziaria soprattutto quando questi rischiano di confermare un approccio sostanzialmente e semplicisticamente statalistico: "Abbiamo un problema da risolvere? Costituiamo una società in house", alla faccia della revisione di tutte quelle che sono le partecipate.
So che è arduo da realizzare, tanti si sono cimentati in precedenza molti si sono poi arenati; noi, comunque, dal ruolo dell'opposizione cercheremo di dare una mano per schiodare la situazione e per fare veramente una revisione, a trentacinque anni dalla costituzione della Regione, di tutto quello che in questi anni si è in qualche modo consolidato, forse è meglio dire stratificato.
Naturalmente i temi principali di attenzione non possono non iniziare dalla sanità. Per quanto riguarda la sanità, molti miei colleghi già hanno sottolineato tutte le polemiche, a volte gratuite, relativamente alla questione del debito della sanità. Oggi come oggi, ci si avvia sulla strada del governo di questa situazione, che ovviamente parte da un corretto rapporto nei confronti dello Stato per avere le risorse che devono essere giustamente messe a disposizione. Tuttavia, sappiamo che in questi cinque anni di Governo Berlusconi siamo passati da poco meno di 70 miliardi a 93 miliardi di euro a disposizione. Sappiamo che il trend naturale - ce lo ricordava l'Assessore competente - di crescita della spesa sanitaria è del 7% annuo, per cui tutto ciò che è inferiore determina squilibrio, quello squilibrio che la Giunta ha messo nero su bianco definendolo debito deficit della sanità.
Se parliamo di inadeguatezza del fondo sanitario nazionale (quota data alla Regione Piemonte), possiamo essere assolutamente d'accordo; se invece vogliamo in qualche modo parlare di debito effettivo delle varie ASL, non possiamo che rimandare ai consuntivi delle ASL stesse, che - ahimè - sono in ritardo, ma le solleciteremo. Aspettiamo tutti al varco per voler vedere, effettivamente, come stanno le cose.
Siamo d'accordo anche sulla strategia della cartolarizzazione per sanare i debiti effettivi delle ASL che, peraltro, devono essere a norma di legge e certificati. In effetti, era quella la nostra idea.
Se dopo cinque anni di Legislatura ci sono 400-500 milioni di euro, a fronte di 6-7 miliardi di euro all'anno di fondo sanitario, siamo al 2-3%.
Non credo che ci sia né particolarmente da vantarsi, né da scandalizzarsi ma si tratta di vedere le cose nella loro essenza.
Naturalmente, sappiamo anche che il mese di aprile, dopo la primavera del mese di marzo, porterà il rinnovo o la conferma dei nuovi Direttori generali delle ASL. Un'operazione che ha senz'altro un'influenza sul bilancio e sul consuntivo che andremo a vedere. A questi signori verranno affidati quei sei miliardi e mezzo di euro, a cui facevo riferimento, da spendere in tutte le Aziende Sanitarie regionali.
Per quanto riguarda il Piano sanitario, il primo aprile avrebbe potuto essere una giornata poco indicata, ma speriamo che il 3 aprile possa davvero segnare la sua approvazione.
La Giunta regionale ha detto che sarà la Giunta delle scelte. Noi ce lo auguriamo. Perché, delle due l'una: o queste scelte sono quelle di cui il Piemonte ha bisogno, altrimenti rischiano di essere scelte ideologiche e di parte che, indubbiamente, non esiteremo a contrastare.
Sulle questioni più minute, che però hanno sempre la loro importanza non posso non cogliere l'occasione per ricordare, in materia sanitaria come hanno già fatto i colleghi Botta e Rossi, la questione degli accertamenti diagnostici presso l'ospedale di Alessandria, che è un ospedale di rilievo nazionale e che, al momento, non è ancora dotato della cosiddetta PET. Mi auguro che la questione si possa risolvere con un emendamento o con l'impegno dell'Assessore. Tra l'altro, mi risulta che il Direttore generale abbia già avviato la gara. Quindi, si è in attesa di un via libera per poterla assegnare e dotare il nostro quadrante di questo importante strumento.
Ci sono altre due questioni. Una riguarda le infrastrutture.
L'Assessore Borioli è presente, quindi prendo atto con soddisfazione che verrà inserita la circonvallazione di Gavi e di Serravalle negli accordi di programma con la Provincia di Alessandria. Sappiamo quanto sia intasata quella zona e quanto siano inadeguati gli attuali collegamenti tra Piemonte e Liguria. Mi auguro che l'Assessore Borioli sia più incisivo in questa sede di quanto non abbia potuto esserlo quando operava in Provincia di Alessandria e non aveva le risorse.
Per quanto riguarda le calamità, ribadisco l'assoluta importanza e necessità di chiudere le partite agricole precedenti alla legge n. 102 del 2004. Abbiamo situazioni che riguardano la siccità e le grandinate, per cui colgo l'occasione, pubblicamente, per richiamare l'attenzione dei colleghi su questa situazione.
Per quanto riguarda il margine di redditività dell'agricoltura in questa fase di trasformazione, dopo la cosiddetta riforma Prodi-Fischler vi sono condizioni critiche. Naturalmente, usciremo da questo empasse con le nuove politiche che sono state avviate con il nuovo piano di sviluppo rurale e con tanti altri interventi.
Tuttavia, le calamità hanno peggiorato e aggravato la situazione.
Occorre questo piccolo aiuto, che riguarda il 40% del danno, almeno per il recupero delle spese che ci sono state per la predisposizione delle coltivazioni e le attività svolte prima dei raccolti che, ahimè, molte volte si sono totalmente persi.
A questo punto, penso di aver svolto una serie di considerazioni, sia di carattere generale, sia di carattere politico, riferite agli intendimenti programmatici della Giunta, e che richiamano alcune specifiche questioni che avremo modo di constatare e discutere nel dibattito sui singoli articoli ed emendamenti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavallera.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
Farò un breve intervento, su questo vorrei rassicurare l'Aula. Poche parole aggiuntive, a seguire l'intervento che ha già attuato, per il nostro Gruppo, il Presidente Dalmasso, per descrivere il quadro relativo alla proposta di bilancio che ci apprestiamo ad esaminare nel suo dettaglio.
E' un quadro che si ricollega all'ultimo intervento. Crediamo che sia importante avere ben chiaro cosa avviene realmente sul territorio, al di là di queste mura. Bisogna avere ben chiaro qual è il settore sociale di questa nostra Regione e da questo prendere la via per poter agire e costruire un bilancio che risponda alle esigenze del quotidiano che i cittadini, attorno a noi e a questo palazzo, spesso, ci sollecitano a ricordare.
La precarietà è una situazione particolare che questa Regione sta conoscendo sempre di più. Mi riallaccio al lavoro, al quadro che in parte il Consigliere Cavallera aveva iniziato a delineare. Una precarietà e una povertà diffusa che aumenta di giorno in giorno anche in base alle scelte che sono state fatte a livello nazionale: contratti sempre più relegati alla mensilità, addirittura alle ore e alle settimane, che concedono sempre meno certezze e sicurezze ai lavoratori e alle famiglie.
Famiglie che si incrinano anche di fronte a un quadro lavorativo che è sempre più precario - lo ripeto - e sempre meno certo. In questo quadro sicuramente, meritano un'attenzione particolare i giovani. Attenzione che questo bilancio, nelle sue linee generali, mi pare attribuisca a loro.
Giovani che vengono spesso lasciati a se stessi, ad un'assenza di progettualità e di raccordo tra loro e le istituzioni.
Spesso il Consigliere Leo parla dei centri giovanili. Ci racconta dell'opportunità di incrementare queste realtà. Noi crediamo che il rapporto con i giovani non vada lasciato soltanto a quegli sforzi di volontariato che, spesso e volentieri, sono gli unici ad operare in quella direzione. Un esempio arriva dalla Chiesa e dal lavoro che svolge all'interno del mondo giovanile. Crediamo, però, che le pubbliche istituzioni debbano prendere una posizione forte per trattare con quel mondo così variegato e ricco di proposte, svilupparne la creatività e valorizzare le idee. Tante volte, accade che le proposte del mondo giovanile non vengano raccolte, né aiutate, fino a cadere nel nulla assoluto.
I giovani sono una risorsa importante, non soltanto demagogica o di lobby politica, sono davvero una risorsa importante che non va dimenticata ma aiutata.
L'appello che facciamo e quello che il mio Gruppo chiede alla Giunta la quale ha ben colto la nostra richiesta, è di tenere conto del disagio che spesso i giovani manifestano, che è proprio un disagio da "dimenticanza". È importante che questo mondo venga valorizzato e costantemente aiutato da parte delle pubbliche istituzioni. Naturalmente si rimarca una voglia di progettualità.
Noi crediamo che questo bilancio ritorni a parlare di progettualità non più di interventi a spocchia, come si suol dire, o di tamponamento oppure effettuati a seconda delle esigenze momentanee manifestate dai vari settori sociali della nostra Regione. Questo bilancio esprime un progetto sociale complessivo, che tiene conto di tutte le esigenze che la Regione manifesta nei suoi vari aspetti, su cui si deve intervenire.
Crediamo che proprio di sanità si possa parlare a questo punto. Il Piano sanitario è oggetto di molte attenzioni e molte critiche. Devo evidenziare che molte di queste critiche sono gratuite. Il nostro è un Piano che riparte, finalmente, da questa base, ossia da una progettualità dall'analisi dello stato dell'arte della salute dei cittadini, che è cosa importante e spesso dimenticata. Si analizza lo stato delle Aziende sanitarie in Piemonte, con le sue debolezze e i suoi punti di forza, si rapportano queste debolezze, queste punte di forza, quelle problematicità dei nostri cittadini, tentando di dare loro una risposta che sia organica meticolosa, meditata e non gettata, così, in interventi improvvisati sul momento, secondo l'umore del pubblico sentire, ma in base ad un'esigenza reale e assoluta.
Il Piano è stato inserito nel sito della Regione non per un agire anche in questo caso, demagogico, ma per raccogliere le opportune osservazioni che chi vive il territorio può fornire ai redattori del Piano che operano nella sanità.
Il territorio è importante, non dimentichiamolo. A volte, nel nostro agire, ci dimentichiamo un pochino del territorio circostante, come anche delle competenze e delle richieste che da questi territori spesso emergono.
Quindi, un Piano sanitario partecipato coinvolge anche chi, in qualche modo, lo subisce e dà un'informazione nei suoi confronti. Si tratta di opinioni e suggerimenti per apportare dei miglioramenti.
Non è un piano feudale, che nasce sull'arroganza e sulla presunzione di chi lo redige. È un piano che nasce sul confronto, sull'elaborazione, sullo studio e sul rilancio da parte del territorio.
Credo non sia una cosa da poco. Ritengo che la partecipazione sia importante e che la progettualità non vada svilita, neanche facendo un'azione, a volte, disinformativa nei confronti del Piano stesso. Credo che affermare che l'Assessore, in visita presso le strutture piemontesi annunci chiusure improvvisate di ospedali sia un atto intellettualmente poco onesto e, anche a livello politico, abbia un che di terroristico, nel senso che si diffonde un terrorismo di fatto nei confronti dei cittadini ai quali viene detto: "Attenzione, questa tua importante struttura verrà chiusa".
Non è così. Non è successo a Casale, nessuno ha detto che verrà chiuso l'ospedale. Si è parlato dell'Ospedale Oftalmico, che necessita comunque di una ristrutturazione. Malgrado la valenza degli operatori, la bontà dei chirurghi e degli oculisti, è un ospedale, oggettivamente, in crisi, come spesso accade agli ospedali monotematici, che, operando su una sola tipologia di intervento, non hanno uno spettro più ampio di attività. Ci sono altri ospedali che, invece, non hanno quella attività. Se ricordo bene, l'oculistica è attiva soltanto presso l'Ospedale Mauriziano e, forse presso l'Ospedale Molinette, non c'è in altri ospedali. Quindi, concentrare tale servizio in un solo punto, forse, è da rivedere, ma non in un'ottica di facile demagogia o di facili richiami all'allarmismo popolare.
necessario richiamare il sacrosanto diritto dei cittadini a essere informati, di avere dati seri, reali e non improvvisati, sui quali operare rispondere a questi dati e, insieme, costruire una risposta pubblica.
Ripeto: il richiamo a uno svilimento della politica, spesso, è orientato soltanto ad una reazione forte, feroce e a nient'altro.
Ritengo che il Piano sanitario persegua una direzione ottima, ma è necessario aiutarlo per uno sviluppo, partendo proprio dall'elaborazione dell'esistente, dalle esigenze dei nostri cittadini, dalle malattie più diffuse, sottolineando la sacrosanta esigenza della prevenzione. Si devono individuare le modalità per evitare la diffusione delle malattie, visto il modello ambientale cui siamo sottoposti, specialmente alcune, che diventano particolari per chi vive in città o svolge lavori pericolosi. Si deve evitare che queste malattie prendano il sopravvento, partendo da una sana prevenzione che, tra l'altro, ci evita spese ospedaliere assurde, che spesso intervengono nel momento terminale della vita.
Vado velocemente alla conclusione, evitando un discorso troppo lungo.
Non soltanto il Piano sanitario è un esempio di progettualità, mi viene in mente anche il settore della montagna. Spesso si parla dei problemi legati alla montagna, quali l'isolamento e la mancanza, per coloro che risiedono in montagna, di avere un'opzione, di poter scegliere non forzatamente se vivere in montagna o in città; la scelta deve essere basata sui diritti sui servizi e sulle opportunità di vita pari alle nostre.
Anche da questo punto di vista, si sta andando nella direzione di una progettualità che consente questo diritto di opzione per coloro che vivono in montagna. Quindi, rassicuro tutti i colleghi Consiglieri e anche me stesso. Dalla lettura del bilancio si evince un'attenzione in questa direzione. Naturalmente, la si deve sviluppare, conservando anche le valenze presenti in montagna e le risorse che questa Regione ha in montagna come in pianura. Cito anche la FIAT, che non va buttata in un cestino. Non deve essere sorretta in modo assistenzialistico, ma deve essere sviluppato quel modello di industria, viste le responsabilità che i manager spesso hanno avuto. È un tentativo di modello di sviluppo e di lavoro che il nostro territorio, sicuramente, deve, in qualche modo, compensare con il turismo e la cultura, che da sole, purtroppo, non sono sufficienti.
Faccio un richiamo allo sviluppo del turismo e della cultura nella nostra Regione. Crediamo che il turismo necessiti di un supporto forte, che metta, forse, in discussione le agenzie turistiche locali, che, purtroppo non sempre credo abbiano risposto in maniera efficiente a questa domanda specialmente nel post-olimpico. Vediamo le difficoltà, perché, purtroppo non c'è ancora quella presa di coscienza di regione turistica. Non c'è ancora quell'impulso a dare davvero al turismo l'opportunità di essere una possibilità in più oltre all'industria di questa regione, perché senza industria credo si vada poco lontano.
Rispetto alla cultura, l'invito è di tenere in considerazione l'aspetto culturale puro, di cui abbiamo tutti un gran bisogno, ma anche mettere in relazione tutti i grandi beni culturali, che sul nostro territorio sono ben presenti, che vanno valorizzati. I giovani, anche come bene culturale, sono una risorsa. Le residenze sabaude dovrebbero sempre più essere inserite in un circuito di correlazione con il settore turistico. Le fortezze - non me ne voglia nessuno, essendo un settore di cui mi sono occupato - ritengo siano una grande risorsa della nostra Regione e devono essere aiutate a diventarlo inserendole sempre di più nel circuito turistico e in quello che è il nostro grande patrimonio, che Torino pian pianino, ma non solo, anche la Regione sta tentando di valorizzare a fatica, per cui è necessario un aiuto in questa direzione.
Termino l'intervento spezzando ancora una lancia sui beni comuni sull'acqua, su quelle che sono le risorse naturali a disposizione. Dovrà essere chiaro a tutti che sono beni comuni e non ad uso esclusivo privato a proprio beneficio e profitto. Quindi, alcune tassazioni, forse, non sono così inopportune, seppure misurate nella loro ricaduta nei confronti dei consumatori.
Ricordo l'aiuto che doverosamente dobbiamo dare ai consumatori, che forse, abbiamo un po' dimenticato all'inizio della nostra legislatura, al più presto dobbiamo rimediare a tale dimenticanza. Mi pare che anche in questa direzione siano stati presi dei provvedimenti.
In ultimo, ricordo il tema carceri, che, a nostro giudizio, deve essere sostenuto adeguatamente. È vero che le case circondariali sono potestà del Ministero della giustizia, ma è anche vero che all'interno dei carceri direttori molto coraggiosi portano avanti progetti di aiuto, di sostegno e di integrazione. I modi per espiare la pena sono tanti, non c'è una pena uguale all'altra. Ebbene, è doveroso, prima di tutto, che ci sia un concetto di pena il più possibile univoco ed è anche doveroso aiutare quei direttori che mettono in piedi dei progetti, spendendo fatica e coraggio soprattutto molto coraggio. Quindi, un aiuto per carceri un po' più aperte un po' più illuminate, che fanno del recupero la loro bandiera. Anche su questo chiediamo alla Giunta di tenere in considerazione azioni di questo tipo.


Argomento: Varie

Saluti agli alunni e insegnanti della scuola elementare "Defassi" di Borgaro Torinese e della scuola elementare "Dante Di Nanni" di Grugliasco


PRESIDENTE

Informo i Consiglieri che sono in visita presso il Consiglio regionale gli alunni della Scuola elementare De Fassi di Borgaro. Precedentemente, ha fatto visita al Consiglio regionale la Scuola elementare Dante Di Nanni di Grugliasco.
Saluto gli alunni della Scuola elementare De Fassi insieme ai loro insegnanti, annunciando loro che stiamo discutendo il bilancio della Regione Piemonte.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Dopo avere salutato i nostri ospiti, comunico che interverrà il collega Vignale, prima della replica del Vicepresidente Susta, dopodich sospenderemo i lavori per la pausa, che riprenderanno indicativamente considerando la chiusura per le ore 13.30, per le ore 15 puntuali.
I lavori pomeridiani riprenderanno con la comunicazione dell'Assessore Bairati sulla Newco richiesta dal collega Ghiglia; poi, seguirà l'esame degli emendamenti, con la preghiera di consegnarli alla Presidenza il più possibile "ripuliti" da eventuali accordi e quant'altro non serva alla discussione.
Fatta questa preghiera, sull'ordine dei lavori la parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Siamo d'accordo ad una replica del Vicepresidente Susta, ma riteniamo opportuna, per semplificare i lavori e per non riprendere tutti gli argomenti sui singoli articoli, anche una replica assessorile.
Sicuramente il Vicepresidente Susta ha il quadro di tutta la situazione, ma essendo stati sollevati problemi relativamente alla sanità al sociale e alla cooperazione internazionale, riteniamo dovuta e opportuna qualche precisazione assessorile. Decidete voi. La regia della Giunta non dipende da noi, ma data l'esigenza di avere chiarimenti sul bilancio, è sempre stata buona abitudine che almeno gli Assessori maggiormente "gettonati" durante il dibattito in Aula fornissero precisazioni.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavallera.
Prima di dare la parola al Consigliere Vignale, comunico che il Vicepresidente Susta, accogliendo l'invito e la segnalazione del collega Cavallera, darà dei chiarimenti.


Argomento: Piani pluriennali

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 48 inerente a "Documento di Programmazione economico-finanziaria regionale - DPEFR 2006-2008 legge regionale 11 aprile 2001, n. 7" (seguito)

Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Proseguimento esame disegno di legge n. 191 inerente a "Legge finanziaria per l'anno 2006" (seguito)

Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Proseguimento esame disegno di legge n. 190 inerente a "Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per gli anni finanziari 2006-2008" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Sul bilancio già molti colleghi hanno fatto un esame puntuale dei limiti posti da questa legge finanziaria. Riferendomi ad interventi svolti dai colleghi, cercherò di ricordarne alcuni.
Il bilancio, essendo la prima legge finanziaria predisposta da questa Giunta e da questa maggioranza, dovrebbe contenere, al proprio interno nuove linee di politica di gestione dell'Ente. Se è pur vero che esiste una continuità amministrativa, è altrettanto vero che, con il cambio della guida politica della Regione, ci saremmo aspettati di trovare, all'interno del bilancio, alcune modifiche sostanziali apportate da questa Giunta e da questa maggioranza. Le modifiche, di cui abbiamo letto nei programmi elettorali presentati al Consiglio, in realtà sono rimaste, a nostro modo di vedere, lettera morta. Mi soffermerò in particolare su alcuni temi.
Partendo dal tema delle entrate non si può non notare come, a differenza di anni precedenti, questa amministrazione, non riducendo la compartecipazione IRPEF, quindi mantenendo inalterato il carico fiscale degli anni precedenti, in realtà interviene imponendo un nuovo onere fiscale, per i cittadini piemontesi, sulla raccolta rifiuti. A tal riguardo, che si tratti o meno di una tassa virtuosa, ne consegue un costo suppletivo per i cittadini piemontesi, addirittura dubbio. L'obbligo della differenziazione dei rifiuti, come abbiamo visto avvenire in molte realtà comunali, porta inevitabilmente ad un rincaro che va dal doppio fino al 300% dei costi.
L'anomalia - come vedremo negli emendamenti - riguarda esclusivamente il conferimento in discarica, che può avere una finalità comprensibile, ma sarà difficile comprendere la presenza di rifiuti sul territorio della provincia e della città di Torino, considerando che nel 2010-2011 vi sarà un solo termovalorizzatore all'interno della nostra Regione. Se aumentano complessivamente le tasse per i cittadini, tassando direttamente gli esercenti di cave e torbiere avremmo una tassazione diretta nei loro confronti e una tassazione indiretta per tutto il comparto dell'edilizia.
Andremo a tassare, direttamente con le imprese che utilizzano acqua minerale, tutti i cittadini che beneficiano di questo prodotto. Andremo altresì, a tassare banche e assicurazioni. Se c'è un carattere distintivo bollo auto ed altre cose - sulla politica delle entrate di questa amministrazione di centrosinistra rispetto al centrodestra, è che con assoluta chiarezza questa amministrazione aumenta o armonizza, come si dice in questi giorni per far sembrare l'aumento delle tasse più virtuoso l'imposizione fiscale nei confronti dei cittadini piemontesi.
Questo è il primo dato.
Nel valutare le uscite avremmo dovuto vedere variazioni importanti rispetto a temi che dovrebbero essere particolarmente cari alla sensibilità del centrosinistra. Dico "dovrebbero" perché sono temi che in realtà interessano tutti gli schieramenti politici, ma sui quali il centrosinistra ha costruito parte della propria campagna elettorale: riduzione o abolizione dei ticket, potenziamento delle strutture sanitarie territoriali e delle politiche sociali.
Per quanto riguarda il comparto della sanità, mentre abbiamo visto un intervento teso a ridurre i debiti preesistenti (non ritorno sulle molte valutazioni espresse da alcuni colleghi del centrodestra), nello stesso tempo non corrispondono maggiori trasferimenti alle ASL per i servizi quotidiani, come vedremo dopo la trimestrale di marzo. In questi mesi, con un peggioramento dell'organizzazione sanitaria, non solo è aumentata la spesa sanitaria, ma si sono allungate anche le liste d'attesa.
Ciò che il centrodestra dice relativamente al Piano Sanitario non è terrorismo, ma è esposizione di quanto vi è scritto. Se un Piano Sanitario prescrive che gli ospedali monospecialistici non hanno più alcuna funzione significa che l'Oftalmico, per volontà dell'Assessore (non sappiamo se anche della Giunta, ma quando la Giunta approverà il Piano vedremo se questo corrisponderà a verità o meno) deve essere chiuso. Lo stesso vale per molti altri aspetti trattati da altri colleghi.
Non vi è un aumento di fondi relativamente all'assistenza, solo una voce che registra un notevole aumento rispetto all'anno precedente: gli interventi a favore della popolazione zingara aumentano di 800 mila euro per il 2006 e di 1 milione 250 mila euro per il 2007-2008. In questo triennale, questa Giunta opera un investimento di oltre 3 milioni di euro a favore della popolazione zingara. Ovviamente, tutti sanno che destinare fondi da una parte significa toglierli altrove. Il non potenziamento dei trasferimenti nei confronti, per esempio, delle famiglie che accolgono in casa anziani in stato di grave malessere - non prevedendo, quindi, alcun incremento nel capitolo o nella UPB relativa - la dice lunga su come molte promesse che sono state fatte siano rimaste soltanto sulla carta.
Vi è l'azzeramento dei fondi relativi alla legge n. 6 sulla sicurezza.
Pertanto, questa Amministrazione, fra la sicurezza dei cittadini e il potenziamento delle politiche integrate di sicurezza e la popolazione nomade, sceglie la seconda; mentre il centrodestra, azzerando il capitolo per la popolazione nomade e destinando al capitolo per la sicurezza e per le politiche integrate di sicurezza oltre 4 milioni, aveva dimostrato con chiarezza di preferire, invece, le politiche integrate di sicurezza.
Vi è, dunque, una sconfessione di quelli che erano i punti dolenti già nel programma: intanto quello sulla sicurezza, sul quale vi erano due righe; segnalammo, inoltre, che anche sulle politiche montane vi era una scarsità di attenzione, non fosse altro per la quantità di righe a loro dedicate. È innegabile che la tassazione si ripercuote sulle attività economiche che, per il 90% dei casi, si svolgono in territori montani e occupano popolazioni montane, vedasi le cave torbiere o le acque minerali.
Ne consegue, ovviamente, una forte penalizzazione per le Comunità Montane soprattutto dal punto di vista dello sviluppo economico.
Vi è un incremento, rispetto al capitolo della politica montana, che potrà nascere soltanto attraverso gli emendamenti che avanzerà il Consiglio, perché la proposta della Giunta è in forte riduzione rispetto al capitolo dell'anno passato.
Non possiamo che trarre, quindi, un giudizio sostanzialmente negativo rispetto a questa legge finanziaria e al bilancio che la Giunta presenta avendo trattato solo alcuni aspetti. Potremmo elencare le molte altre cose dimenticate, come il non potenziamento dei fondi per la piccola e media impresa, il non finanziamento per il Piano di qualificazione urbana, il Piano di rivitalizzazione commerciale, la scarsità di impegno di spesa per ciò che riguarda le politiche sociali, sportive e turistiche, la riduzione importante sul capitolo legato all'agricoltura, dove non si rispettano neppure alcuni accordi presi con le associazioni agricole e con gli agricoltori due o tre anni fa, per cui non si garantisce neanche il mantenimento di una continuità amministrativa a favore delle aziende colpite da siccità o da eventi calamitosi.
Non possiamo, quindi, che manifestare una valutazione profondamente negativa rispetto alla politica finanziaria di questa Amministrazione, ma non per una questione di parte, perché il centrodestra deve dire che il bilancio presentato dal centrosinistra sia negativo, ma, nel riassumerlo per due atti fondamentali: si assiste, per la prima volta dopo molti anni ad una forte tassazione nei confronti delle attività economiche. Si parla di sviluppo e di rilancio della competitività delle imprese, si parla in questi giorni in campagna elettorale di riduzione del costo del lavoro, ma nel primo momento utile, ovvero nel momento della legge finanziaria regionale, i soggetti che vedranno aumentata l'imposizione fiscale saranno proprio le imprese. Abbiamo sostanzialmente un maggiore peso fiscale nei confronti dei cittadini (direttamente sulle imprese, indirettamente sui cittadini piemontesi, su cui queste tasse si scaricheranno). Questo è il primo dato importante sulle entrate.
Il secondo dato è che tutte quelle proposte forti che avevano caratterizzano la campagna elettorale del centrosinistra sono rimaste nel programma della Presidente della campagna elettorale e nel programma della Presidente presentato al Consiglio regionale, ma non si sono concretizzate in numeri e opere concrete.
Noi assistiamo - e concludo - ad un minuetto a volte strano: gli Assessori, durante gli incontri pubblici, manifestano il fatto di aver incrementato - posso fare anche esempi precisi, ma indicherei qualche Assessore e ne dimenticherei qualcuno altro - dei fondi rispetto all'anno precedente. Poi si va ad esaminare il bilancio, lo si confronta con l'anno precedente - l'UPB di riferimento e il capitolo di riferimento - e si evince che in realtà vi è stata una riduzione.
Questo minuetto della politica dell'annuncio, in cui si dice "diamo più fondi", con un bilancio che dice l'esatto opposto, è la dimostrazione di come in molti casi - in troppi casi - questa Amministrazione amministra di più il Piemonte con gli annunci e con la carta stampata, che non con opere concrete che si trasformano in documenti di bilancio, che, in qualche modo vengono ratificati o meno dal Consiglio regionale.
Noi crediamo che andrebbe invertito l'ordine dei fattori: si dovrebbe operare, cioè, prima con allocazioni all'interno del bilancio regionale che diano garanzie ai cittadini e alle categorie imprenditoriali piemontesi, e in secondo luogo, votato quello e avendo garanzia di tutto ciò, andare legittimamente a rivendicare un lavoro che è stato svolto al proprio interno.
Oppure assistiamo, addirittura, ad una maggioranza che si fa opposizione (l'abbiamo potuto rilevare nel caso delle cave, ma entreremo successivamente nel merito), per cui la Giunta fa una proposta e addirittura dei Consiglieri di maggioranza - per carità, legittimati come i consiglieri di minoranza a fare ciò - che incidentalmente sono coloro i quali votano il bilancio - quindi senza il loro consento verosimilmente la Giunta non avrebbe potuto predisporre il bilancio - non solo presentano altrettanto legittimamente, per carità, e in modo magari condiviso, degli emendamenti, ma in qualche modo si fanno anche garanti nei confronti dell'Assessore (magari dello stesso partito, che ha voluto quel provvedimento) per modificare il provvedimento stesso.
Tutto ciò, come comprenderete, ha poca organicità. Nella discussione degli emendamenti entreremo nel merito delle tante modifiche che il centrodestra intende apportare a questo bilancio, per fare in modo che non vengano penalizzate le imprese e i cittadini piemontesi e, soprattutto, per cercare di dare maggior chiarezza e maggiore concretezza, facendo un intervento che sia maggiormente veritiero fra le cose comunicate e le azioni politiche e amministrative realmente prodotte. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
Rispetto a quanto proposto dal collega Cavallera sull'ordine dei lavori, ovvero sull'opportunità che alcuni Assessori intervenissero sui temi sollevati nel corso del dibattito generale, darei la parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Vorrei confermare al Consigliere Cavallera, relativamente alla questione da lui sottolineata, concernente la siccità 2003, che vi è la disponibilità della Giunta a valutare positivamente la possibilità di mettere in atto un percorso volto ad incrementare significative risorse complessivamente con questa finalità.
Nella discussione vedremo come recuperare, ma vi è la disponibilità in parte adesso, e in parte in prospettiva, a rimpinguare il fondo, tentando di innalzare verso il 40% (vedremo tecnicamente fin dove riusciremo ad arrivare) il rimborso a coloro che sono stati danneggiati dalla siccità del 2003.
Per quel che concerne la questione invasi, come il Consigliere Cavallera sa, c'è tutto l'interesse ad andare avanti in questa direzione là dove le condizioni permettano questo tipo di percorso e le risorse che sono state emesse sugli investimenti sono finalizzate a sostenere la predisposizione di progettazione esecutiva in modo da poterci attrezzare per i prossimi bandi CIPE ed avere i progetti pronti in essere.
Sulla flavescenza dorata abbiamo informazioni che il percorso indicato con la finanziaria è nella direzione dell'utilizzo delle risorse ancora giacenti in Agensud (circa 10 milioni di euro su 21 milioni di euro complessivamente), a copertura della flavescenza dorata.
Ripeto, abbiamo la sensazione che il percorso vada avanti, in quanto negli scorsi giorni ci è pervenuta dal Commissario straordinario di Agensud la richiesta di un incontro a livello ministeriale per verificare le modalità di attuazione delle procedure. Non abbiamo ancora una certezza matematica, ma alla luce delle garanzie che abbiamo dal Ministero e dei movimenti in atto in questo momento in Agensud ci pare di cogliere che l'impegno sia reale e tangibile e che si stia andando avanti in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Manica per dare alcune informazioni sul dibattito generale.



MANICA Giuliana, Assessore al turismo

Comincerei dal discorso relativo alle Olimpiadi, alla promozione del Piemonte in chiave post-olimpica e alle preoccupazioni e alle raccomandazioni espresse nel corso del dibattito sul fatto che affrontassimo un piano strutturato in questa direzione.
Avevamo già avuto modo di illustrare in quest'aula il piano di promozione stilato a ridosso delle Olimpiadi. Vorrei richiamare alcuni di quegli elementi di continuità che erano già stati inseriti sul post olimpico per richiamare poi ulteriori elementi che debbono ancora essere inseriti.
Innanzitutto c'è un discorso relativo al metodo. Il metodo che abbiamo deciso di scegliere è quello del coordinamento tra i vari soggetti istituzionali, quindi il Comune capoluogo, ovviamente Torino, dove l'evento si è svolto, le Province piemontesi e la Regione come elemento importante insieme ai vari soggetti che si occupano di questo argomento. Nello stesso tempo, oltre al metodo, erano stati inseriti alcuni altri elementi.
Come si sa, ai sensi della legge n. 65, il discorso della promozione è in capo alla Regione: è un suo compito d'istituto, insieme al compito della programmazione. Per la programmazione stiamo lavorando sul piano strategico; c'è una delibera di Giunta che inserisce questo livello di programmazione e spiega anche in quali termini il piano strategico deve essere realizzato e sulla base di quali priorità. Sarà comunque un documento che, al momento in cui verrà redatto e approvato dalla Giunta andrà nelle Commissioni e quindi in Consiglio. Essendo un elemento di programmazione, ovviamente il Consiglio è deputato direttamente ad esprimersi su un atto di programmazione e a definire, con le sue potestà consiliari, un atto di programmazione regionale.
Nello stesso tempo, accanto a questo percorso, vi sono alcuni strumenti di promozione che già erano stati attivati con un occhio al post-olimpico.
Uno è il nuovo portale Piemonte Feel, perché tutti sappiamo che il turismo oggi non si articola più, come nel passato, attraverso prenotazioni o prevalentemente attraverso i tour operator, ma gran parte del turismo in Europa e in Italia è il cosiddetto turismo taylor made, tagliato da se stessi addosso, cioè un turismo con prenotazioni on line che il turista, la coppia, il gruppo di amici che decide di intraprendere una vacanza si ritaglia e si costruisce da sé. Pertanto un portale - si sta ragionando con i Ministeri competenti e le altre Regioni per un nuovo portale italiano a livello nazionale italiano - è il primo passo, e il portale Piemonte Feel che connette tutti i portali delle ATL, è il primo strumento di cui ci si deve dotare per una promozione che voglia avere dei risultati.
Abbiamo poi un Piemonte Fun Club per i tanti turisti che sono venuti nella nostra realtà in occasione dell'evento olimpico, ma non solo, in modo da creare anche un elemento di fidelizzazione che è sempre estremamente importante.
Inoltre in Italia, in Europa, negli Stati Uniti e in Canada, che sono le realtà da cui prevalentemente sono venuti i turisti e i visitatori in occasione di queste Olimpiadi - anche da tutti gli altri Paesi, ma da questi sono venuti i numeri più consistenti - si fa un'azione di promozione mirata anche attraverso agenzie di public relation che operano in collegamento con la Regione e con l'ATR, che è lo strumento di promozione internazionale direttamente sul territorio, quindi si fa un lavoro che non è solo concentrato in Torino e in Piemonte, ma anche in quei Paesi.
Sono altresì oggetto di approfondimento alcune linee importanti che riguardano il turismo. Le linee più importanti che riguardano il turismo piemontese, già verificate con le ATL e con gli Enti locali di riferimento riguardano il turismo congressuale, che è un elemento di grande importanza per la Regione Piemonte, il turismo legato ai grandi eventi, perch l'evento olimpico ci ha consegnato anche dei siti e delle location di grande importanza che possono essere utilizzate, come ad esempio il turismo degli short breaks (soggiorni brevi). In merito, è già partita una campagna con ENIT, l'Ente Nazionale sul Turismo, per l'Inghilterra. Quindi vi è una serie di interventi in questa direzione.
Per quanto concerne l'altra richiesta che riguardava gli impianti di risalita, anche su questo stiamo costruendo un piano relativo alla montagna e agli impianti di risalita. Come voi avete visto e abbiamo avuto occasione di discuterne in Commissione, ci sono degli interventi già inseriti all'interno di questo bilancio: penso al famoso collegamento Alagna Gressoney che fa del nostro il comprensorio sciistico più importante d'Europa. Altri sono interventi che sono stati inseriti nelle opere di accompagnamento delle Olimpiadi: penso all'importante finanziamento che abbiamo recentemente dato.
in corso anche un discorso relativo alla messa in sicurezza e alla sicurezza degli impianti e un'altra parte del discorso relativo agli impianti ovviamente farà capo alla Fondazione del post-olimpico. La discussione avverrà nei rispettivi Consigli (comunale, provinciale e regionale) che daranno vita alla Fondazione stessa.
La Consigliera Cotto aveva fatto una domanda per quanto riguarda il bilancio di genere. Il bilancio di genere, come si sa, è uno strumento che deve essere attivato ed è un momento che deve avere un carattere di trasversalità rispetto alle varie voci del bilancio regionale. Un carattere di trasversalità, perché deve vedere qual è l'impatto di genere che le varie politiche e le varie spese regionali hanno per promuovere una politica di pari opportunità in campo dispiegato.
del tutto evidente che, per quanto riguarda l'anno 2006, essendo giunti alla discussione del bilancio preventivo, l'unica cosa che possiamo fare nell'attivare uno strumento nuovo come questo è definire delle linee generali di indirizzo su come attuarlo. Io ritengo che realisticamente possiamo darci un appuntamento per cominciare a entrare maggiormente nel merito di questo strumento per il bilancio 2007 e invece utilizzare l'anno in corso per discutere insieme le linee di indirizzo e le caratteristiche che questo strumento dovrà vedere inserite sul bilancio 2007. Occorre anche verificare con le strutture degli Enti locali (Comuni e Province), che già hanno esperienza in questo campo, come colloquiare e avere un rapporto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Valpreda; ne ha facoltà.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Ho preso atto della grande attenzione, e non poteva essere diversamente vista anche l'entità delle risorse impegnate, che ha reso centrali tutti gli interventi sul settore della sanità, che fa registrare diverse preoccupazioni, com'è noto.
Il primo è un problema di compatibilità economica, è un problema da sempre, poiché le risorse assegnate alla sanità sono da sempre sottostimate e ci hanno impegnato su due fronti; intanto una precisa verifica e ricognizione sui conti, che continuano tuttora, nonostante le affermazioni a non trovare smentite, perché purtroppo la situazione è quella che è.
Fatta la ricognizione dei conti, abbiamo agito su due settori: il primo era la messa a punto di metodi gestionali ad ampio raggio che avessero un significato congiunturale, per cercare di ridurre al minimo quelli che sono i costi di gestione. Non è vero, come ho sentito dire stamattina, che ci sia stata un'assegnazione. L'assegnazione è stata superiore all'attesa rispetto alla ripartizione che aveva previsto il Ministero, ma è sicuramente al di sotto dei costi che lievitano annualmente per la sanità che sono attorno al 5%, mentre le risorse aggiuntive sono state dell'1,5%.
Come affrontiamo i problemi della spesa? Per la prima volta cercheremo di fare solo degli interventi di tipo congiunturale, che sono comunque indispensabili per il governo del sistema, ma cercheremo di affiancarli a degli interventi di tipo strutturale. Gli interventi di tipo strutturale sono quelli illustrati nella bozza di piano socio-sanitario e che da sempre sosteniamo. Sono il potenziamento dell'attività di prevenzione per ridurre il numero degli ammalati in modo che il vecchio detto secondo cui è meglio prevenire che curare trovi concreta attuazione.
Un potenziamento della medicina territoriale che alleggerisca l'attività degli ospedali che rappresentano un momento importante per la spesa; un collegamento più preciso anche con il bilancio, in modo che ci sia una stretta correlazione e un'informazione, anche attraverso un più valido sistema informativo, tra quello che è il bilancio regionale e quelle che sono le spese della sanità, che rappresenta una voce rilevante; poi tutti quegli interventi che inizieranno dall'accorpamento, dalla riduzione del numero delle aziende che saranno ridotte da un numero di 30 attuale che è sicuramente un numero più elevato rispetto a quanto si è realizzato in tutte le Regioni italiane (le ridurremo a dieci, con una riduzione dei costi che sarà prevista attorno ai 60 milioni di euro l'anno).
Siamo consapevoli anche che tutti gli interventi strutturali si basano su una concezione molto precisa, cioè mantenere quello che di buono è stato fatto nel passato e correggere le criticità.
A questo punto, desidero ribadire che non è vero che noi avessimo mai affermato che tutto nella sanità funzionava male; c'erano delle grandi carenze, la prima delle quali era l'assenza di programmazione. Non si pu governare un sistema se non c'è una programmazione precisa che inserisca tutte le attività in un quadro d'assieme. Da sempre il problema principe della sanità è comporre la miriade di interessi individuali in un vasto quadro di utilità sociale. Quello è il problema chiave, che non è presente solo nel nostro sistema, ma anche in tutti i sistemi dei paesi occidentali.
Il piano ha rappresentato e rappresenta uno strumento anche importante per fare una ricognizione ed un'analisi di quello che è lo stato di salute della Regione, dei cittadini piemontesi e, in particolare, la novità è che prima si è fatta una relazione sullo stato di salute e poi si è costruito il sistema dell'offerta in modo da dare risposte ai cittadini.
noto che il piano si basa, oltre che sulla prevenzione, anche sullo sviluppo della medicina territoriale, promuovendo ed incentivando le iniziative dell'associazionismo medico, la medicina di gruppo, la medicina in associazione, che vedono già coinvolti parecchi medici, ma che devono diventare il modo di lavorare abituale anche per fare recuperare ai medici di base quella dignità professionale che viene messa a rischio da un tentativo strisciante di burocratizzazione.
L'altro punto sarà la revisione della rete ospedaliera, che significa razionalizzazione; non significa chiusure indiscriminate, ma significa solo la messa in rete di tutte le specialità, in modo che ci sia in ogni area e in ogni zona il meglio dei servizi senza duplicazioni, senza sprechi, senza inefficienze e senza irrazionalità.
In questo senso siamo stati costretti ad ubbidire ai dettami e alle indicazioni dell'accordo Stato-Regioni del 23 marzo 2005, che fissa un tetto del numero dei posti letto e anche del tasso di ospedalizzazione.
Noi non siamo molto distanti dall'indicazione di piano e - ripeto - il mancato rispetto di queste indicazioni derivate dall'accordo Stato-Regione comporterebbe una penalizzazione anche in termini di erogazione delle risorse, ma quello che è difficile è renderla omogenea ed armonica in tutta la Regione, perché ci sono dei forti squilibri che dovremmo stare molto attenti a limitare, perché senza capacità analitica è impossibile dire no a pressioni locali che sono ingiustificate in questa definizione complessiva.
Altro elemento importante che ci consentirà dei risparmi sarà il technology assestment, cioè il governo delle innovazioni tecnologiche. In sanità quotidianamente vengono proposti nuovi strumenti diagnostici e terapeutici e la Regione non può accettare tutte le offerte del mercato, ma deve essere in grado, attraverso una struttura, che potrebbe essere l'Agenzia regionale per i servizi sanitari, ma anche attraverso gruppi (che abbiamo già attivato) di professionisti validi, di saper distinguere tra le varie offerte quelle che servono e quelle che rappresentano unicamente una pressione non virtuosa del mercato.
Agiremo anche sul versante della spesa farmaceutica; noi abbiamo cominciato ad avviare il percorso di eliminazione dei ticket in questo settore, che rappresentano una tassa iniqua spalmata su tutti, eliminando il ticket sui farmaci a brevetto scaduto ed ora elevando il tetto di esenzione dagli attuali 8.300 euro ai 15 mila euro annui, ma anche assicurando l'esenzione per tutta una categoria di persone che si trovano in particolare difficoltà, come i disoccupati non in attesa di primo impiego, i lavoratori in cassa integrazione e i lavoratori nelle liste di mobilità.
Abbiamo rilevato con piacere che i cittadini hanno apprezzato tutti questi interventi, ma il punto forte del piano sarà l'integrazione tra i servizi sociali e i servizi sanitari, all'insegna della coincidenza anche fisica del distretto con i consorzi socio-assistenziali.
Poi c'è il problema di come ridurre il debito; avverrà, com'è stato già spiegato in Commissione, attraverso un sistema di cartolarizzazione, che ci consentirà di spalmarlo sulle aziende. Faremo così fronte a quest'eredità che ci è pervenuta e che vogliamo gestire con il senso di responsabilità che deve improntare ogni atto amministrativo di una Giunta regionale.



PRESIDENTE

Dopo l'intervento dell'Assessore De Ruggiero e dell'Assessore Borioli chiudiamo i lavori. Riprenderemo il Consiglio alle ore 15 con l'intervento del Vicepresidente Susta.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Alcuni punti sono stati già toccati, quindi perderò solo cinque minuti.
Rimando all'attività di Commissione la partita relativa al sostegno investimenti, al sostegno piccoli comuni, al ciclo integrato delle acque e alla questione sollevata dal Consigliere Pedrale rispetto all'accumulo e/o invasi. È una riflessione su cui avremo molto tempo per confrontarci in sede di Commissione (peraltro, in questo momento, non ha una ricaduta diretta sulla partita di bilancio).
Quella che impropriamente viene definita "tassa sulle acque minerali" in realtà, consiste in una proposta di canone di concessione sulle acque minerali.
Consentitemi alcuni flash. Nel 2004 la Corte dei Conti aveva sottolineato, tra le poche incongruenze o insoddisfazioni del bilancio regionale, un'assenza di canone di concessione. Il canone di concessione fa riferimento ad una materia prima, in questo caso non soggetta a canone di concessione. Si tratta di una materia prima, di un bene pubblico, di un bene comune, ragion per cui mi sembrava assolutamente importante introdurre un canone di concessione su questo bene. Fra l'altro, si tratta di un settore in cui ovviamente, ma il discorso sarebbe lungo, sono altre le spese, quindi questo punto è assolutamente di scarso significato economico rispetto ad altre spese di attingimento e distribuzione delle acque minerali effettuate dalle aziende.
Il punto importante e centrale del nostro dibattito è: l'obiettivo di riduzione dei ticket. L'ultima proposta ha una valenza dell'ordine dei 3-4 milioni di euro sull'innalzamento dell'esenzione del ticket. D'altro canto noi abbiamo una potenzialità dell'ordine dei cinque, sei, quattro, milioni di euro. Il che vuol dire che c'è una discussione seria sul dove reperire risorse per finanziare o minori entrate o maggiori spese. Questa è la discussione.
Poiché l'acqua è una questione di principio, c'è il discorso del riconoscimento di un canone di concessione. Il quantum è lasciato alla decisione del Consiglio regionale e dei nostri equilibri di bilancio.
Abbiamo avanzato una proposta che è assolutamente in linea con quanto altre Regioni hanno già adottato. Siamo, peraltro, protagonisti e registi di un tavolo nazionale per addivenire ad un minimo e ad un massimo di ordine nazionale contenuto all'interno della proposta che abbiamo avanzato. È una discussione molto laica sul dove si riesce a reperire risorse per finanziare o minori entrate o maggiori spese.
Invece un punto che mi è sembrato oggetto di qualche incomprensione chiedo scusa al Consigliere Vignale se perdo qualche minuto, ma poiché ha sollevato il problema, vorrei fare chiarezza - riguarda la cosiddetta eco tassa (uno dei pochi temi in cui mi esprimo in lire perché quand'ero Sindaco, parlavo di 30 lire al chilogrammo, cifra difficile da tradurre in euro ai nostri cittadini). La proposta che abbiamo portato in Consiglio regionale non vede un'ulteriore entrata; dai dati che abbiamo stimiamo per il 2007 una minore entrata.
Oggi il discorso non è la raccolta indifferenziata. Oggi i Comuni - il sistema pubblico in generale - al di là della deroga o meno, hanno l'obbligo di provvedere al trattamento dei rifiuti. Ne consegue che mentre il rifiuto non trattato ha bisogno di una discarica, un rifiuto trattato ha bisogno di un deposito, che è tutt'altra cosa, in attesa di recupero del calore (ma questo è un passo successivo). La proposta è quella di introdurre una forte incentivazione ad un percorso virtuoso, con una riduzione da un terzo dell'attuale somma (10 anziché 30 lire), per i rifiuti trattati con un ordine di grandezza di risparmio per i comuni "virtuosi", o tendenti verso la virtù (per un certo senso ordini di grandezza notevoli), e va incontro alle spese dei singoli comuni o, come si sottolineava, alla difficoltà dei singoli comuni.
Una realtà particolare è quella del Comune di Asti. Il Comune di Asti con i dati attuali, risparmierà qualcosa nell'ordine dei 100 mila euro (non è banale, è nell'ordine di un bilancio annuale). Invece il passaggio dalle 30 lire alle 50 lire, quindi un passaggio da 0,15 a 0,25 centesimi, per quanto riguarda i rifiuti non trattati è una penalizzazione. Questo incentiva una buona pratica ambientale che ha una ricaduta, questa sì vera in campo ambientale perché comporta certamente una ricaduta minore di potenzialità di inquinamento e una minore necessità di uso dei suoli.
Quindi non è un'ulteriore tassa, è certamente una revisione dell'attuale eco-tassa, che comporta un'incentivazione per i comuni più virtuosi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Borioli; ne ha facoltà.



BORIOLI Daniele, Assessore ai trasporti e alle infrastrutture

Credo che siano state sollevate essenzialmente tre questioni alle quali provo a dare una brevissima risposta. La prima riguarda in modo particolare il punto che è stato sollevato circa l'assenza, nel quadro del Documento di programmazione economico-finanziaria, di riferimenti al collegamento Torino Lione. Su questo credo molto semplicemente di dover dire che in realtà questo punto è specificatamente individuato in due passaggi del DPFER quello a pagina 9 nel paragrafo ("La sfida competitiva") e la parte che riguarda i trasporti a pagina 89. In entrambi i casi si parla della realizzazione dei corridoi, più specificamente in questo caso del Corridoio.
Per quanto riguarda la parte relativa ai trasporti, è richiamato anche il completamento dell'opera di valico che, come sapete, è una tratta del cosiddetto Corridoio 24, che collega il Mediterraneo al Mare del Nord.
Per quanto riguarda un altro punto che è stato sollevato e che nella sostanza mi pare evidenziare una sorta di peculiare e sovrabbondante attenzione all'area torinese, mi permetto, da questo punto di vista, di replicare semplicemente che, in realtà, nel nostro programma di realizzazione delle infrastrutture noi ci moviamo a partire da quello che è stato previsto, peraltro, nel corso della precedente legislatura. Sul piano investimenti della viabilità, le opere da realizzare sono via via quelle di cui maturano i progetti. Per quanto riguarda in modo particolare la partita ARES, oltre ai sette cantieri che sono in corso di esecuzione, nel 2006 dovrebbe essere dato il via - ad approvazione del bilancio, perché se no non ci sarebbero le condizioni - ad altri dieci cantieri, tra i quali è compreso peraltro quello su cui c'è stata particolare attenzione da parte della Consigliera Ferrero. Abbiamo avuto modo di chiarirci anche in altra sede, ma riguarda la realizzazione del collegamento di Gassino.
Per quanto riguarda le altre questioni sottolineate, questa mattina sono state apportate risorse per procedere nell'ambito della progettazione. Si tratta delle risorse di cui parlava il Consigliere Cavallera a proposito di alcuni interventi nell'Alessandrino che riguardano particolarmente la variante di Serravalle e anche il problema di Gavi, che però vorrei inquadrare su un profilo differente perché si tratta in quel caso di un'opera di viabilità provinciale su cui mi pare che l'ordine di priorità sia palesemente diverso rispetto alla rete primaria.



PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori alle ore 15.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.49)



< torna indietro