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Dettaglio seduta n.74 del 24/03/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 15.03 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.20)



(La seduta ha inizio alle ore 15.28)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buquicchio, Clement e Rabino.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In assenza dei Consiglieri che avevano richiesto l'audizione dell'Assessore Bairati in merito ai provvedimenti relativi alla Società Torino Nuova Economia, passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 113 di cui al punto 2) quater all'o.d.g.


Argomento: Varie

Saluti agli alunni e insegnanti della scuola media "Zandrino" di Mombercelli


PRESIDENTE

Colgo l'occasione per salutare i ragazzi delle scuole in visita presso il Consiglio regionale.
Stiamo iniziando una seduta del Consiglio regionale del Piemonte.
Coloro che vedete seduti ai banchi sono i Consiglieri eletti dai cittadini piemontesi. Inizieremo ora la discussione della deliberazione che regola l'insediamento degli esercizi commerciali, cioè dei negozi e dei grandi supermercati, presenti nella Regione Piemonte. Vi auguro buona visita al Consiglio regionale del Piemonte.


Argomento: Commercio al dettaglio

Esame proposta di deliberazione del Consiglio regionale n. 113 inerente a "Modifiche ed integrazioni dell'allegato A alla DCR 563-13414 del 29 ottobre 1999 (Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114) e all'allegato A alla DCR 347-42514 del 23 dicembre 2003 (Modifiche ed integrazioni all'allegato A alla DCR 563-13414 del 29 ottobre 1999)"


PRESIDENTE

esame testo unificato della proposta di legge n. 246 inerente a "Modifica alla legge regionale 6 luglio 2005, n. 10 (Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore del Commercio, a norma dell'art. 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59)" e proposta di legge n. 247 "Nuove disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del Decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore del Commercio, a norma dell'art. 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59)"



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo scusa, Assessore, avendo fatto un po' di ritardo, ma ho ascoltato le parole del Presidente.
Mi domandavo se, come concordato in sede di VII Commissione, non sarebbe meglio mettere in discussione congiuntamente la proposta di deliberazione e la proposta di legge di proroga. Poi, esaurita la discussione, procedere al voto mettendo prima in votazione la proroga e poi, la deliberazione. Si può ben comprendere che la proroga ha un senso nel momento in cui viene votata prima della proposta di deliberazione altrimenti, non ha senso votarla.



PRESIDENTE

Poiché si tratta, da una parte, di una deliberazione e, dall'altra, di due proposte di legge, possiamo procedere nel seguente modo. Se i colleghi Consiglieri lo ritengono, possiamo fare una discussione unica, anche perch l'argomento, ovviamente, è connesso. Possiamo iniziare con l'illustrazione da parte dell'Assessore Caracciolo della proposta di deliberazione; subito dopo possiamo dare la parola ai relatori dei due atti legislativi dopodiché, apriamo una discussione unica. Visto l'esito della votazione sulla proposta di deliberazione, decideremo come mettere in votazione i provvedimenti legislativi conseguenti, che, ovviamente, sono in contrasto.
Poi, avremo modo di parlarne durante l'iter dei nostri lavori.
La parola all'Assessore Caracciolo per l'illustrazione. della proposta di deliberazione n. 113, di cui al punto 2) quater all'o.d.g.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

Signor Presidente, svolgo una breve introduzione. L'abbiamo già illustrata molto intensamente in Commissione.
Con deliberazione n. 563 del 28 ottobre 1999, il Consiglio regionale ha approvato gli indirizzi generali e i criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa, in attuazione della riforma nazionale del commercio, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114.
Successivamente, in data 23 dicembre 2003, il Consiglio regionale ha approvato la deliberazione n. 347 con l'obiettivo, dopo tre anni di applicazione dell'originale normativa e a seguito del costante monitoraggio dell'evoluzione della rete distributiva regionale, effettuato dall'Osservatorio regionale del commercio, di adeguare le norme e di ottimizzare l'azione regionale di indirizzo ai Comuni rispetto alle scelte di programmazione commerciale.
Allo stato attuale, l'esperienza di applicazione della programmazione regionale del commercio, dopo i complessivi cinque anni della sua prima approvazione, ha rilevato, da un lato, che le Amministrazioni comunali hanno saputo cogliere le novità della stessa introdotte e conseguentemente, hanno dato l'avvio al processo di adeguamento dei loro strumenti urbanistici, secondo gli obiettivi auspicati e in sintonia con l'evoluzione del sistema economico distributivo. Dall'altro lato, il percorso dell'innovazione presenta tratti di innegabile complessità, in particolare, laddove talune delle scelte operate dalle amministrazioni locali non si sono dimostrate adeguatamente commisurate al contesto sociale, economico e territoriale, riferito anche ad un contesto esteso.
Nonostante l'evoluzione della rete distributiva, che ha continuato ad essere monitorata annualmente dall'Osservatorio regionale del commercio dimostri un sostanziale equilibrio tra le varie forme distributive e uno sviluppo costante, non certo irrilevante, delle imprese e del commercio dalle piccole alle grandi, si è anche constatata una crescita elevata delle grandi strutture di vendita poste in ambiti territoriali esterne ai contesti urbani, che, seppure accompagnata da un incremento costante dei punti di vendita di piccole dimensioni, potrebbe, se la tendenza dovesse continuare, non favorire la necessaria concorrenza tra le varie forme distributive, ponendo in tal modo il consumatore nelle condizioni di non poter operare il necessario confronto dei prezzi e dei servizi dell'offerta commerciale.
Contestualmente, si è dovuto constatare che l'auspicato coordinamento delle scelte operate dalle Amministrazioni locali non si è del tutto verificato, con la conseguenza che la trasformazione della rete commerciale ha fatto riconoscere diverse velocità di sviluppo, ciò generando in taluni casi squilibri di offerta a scapito dell'adeguato servizio da rendere al consumatore.
A seguito di quanto brevemente sintetizzato, la Giunta regionale ha ritenuto necessaria una pausa di riflessione che consentisse di approfondire sia gli aspetti dello sviluppo e della rete, in funzione delle necessità dei consumatori dell'intero territorio regionale, sia gli aspetti connessi allo sviluppo del territorio, nel senso più lato del termine. A tale fine, è stato proposto al Consiglio regionale un disegno di legge per poter disporre di una pausa di monitoraggio ed approfondimento, nella quale il flusso delle domande relative alle grandi strutture di vendita fosse momentaneamente sospeso fino alla data del 31 marzo 2006, per consentire le opportune valutazioni sulle scelte della programmazione, con l'obiettivo principale di ripensare alla normativa oggi vigente: la deliberazione di Consiglio regionale 29 ottobre 1999, n. 563, recante: "Indirizzi generali e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa e criteri di programmazione urbanistica per l'insediamento del commercio al dettaglio in sede fissa" e la deliberazione di Consiglio regionale n. 347 di modifica e integrazione alla precedente valutarne gli effetti indotti, attraverso opportuni approfondimenti dello stato della rete commerciale regionale, e, conseguentemente, apportare le eventuali correzioni e modificazioni necessarie, al fine di rendere la trasformazione della rete distributiva regionale maggiormente governata, a favore di un equilibrato sviluppo sociale, economico, territoriale e ambientale, consentendo, quindi, di rendere più efficace l'azione regionale e di indirizzo ai Comuni rispetto alle scelte di programmazione commerciale.
La legge n. 10 "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 (Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma dell'articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59)", è stata approvata dal Consiglio regionale il 6 luglio 2005 e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione il giorno successivo alla sua approvazione, ovvero il 7 luglio 2005. Dall'entrata in vigore della normativa, si è quindi proceduto alla rilettura della programmazione regionale in funzione della sua applicazione da parte delle amministrazioni locali e degli imprenditori del settore.
stata valutata l'opportunità che fosse necessaria un'efficace azione di indirizzo in riferimento, in particolare, alla disciplina dello sviluppo delle grandi strutture di vendita, oggi localizzate in vaste aree delle periferie urbane; alla compatibilità economiche ed ambientali ed anche in riferimento all'inderogabile necessità di un maggior coordinamento tra la disciplina commerciale e urbanistica, rispetto alle quali si sono potuti constatare i principali problemi con le conseguenti parziali disfunzioni amministrative da parte dell'amministrazione locale.
Le scelte che si propongono sono inserite nel contesto attuale, quindi destinate ad avere un'ulteriore fase di integrazione e modifica quando i nuovi indirizzi del Piano territoriale regionale e la nuova legge urbanistica regionale, entrambi in corso di definizione, saranno definitivamente operativi.



PRESIDENTE

Farei seguire la relazione sul testo unificato delle proposte di legge n. 246 e n. 247. Sono state individuati dalla Commissione come relatori i Consiglieri Vignale e Rossi. Faccio notare che il provvedimento è stato licenziata dalla VII Commissione a maggioranza con voto contrario.



VIGNALE Gian Luca, relatore

La valutazione sulla politica sul commercio di questa amministrazione in qualche modo, non potrebbe prescindere da una valutazione unitaria tanto sulla proposta di deliberazione della Giunta, quanto sui testi unificati di ulteriore proroga presentati dai Gruppi consiliari di Alleanza Nazionale della Lega Nord e di Forza Italia. Mi limiterò ad illustrare la proposta di legge di proroga al 31 dicembre, facendo alcune considerazioni anche sul recente passato della politica commerciale della Giunta.
La legge regionale n. 28, quella sul commercio, pone, in uno dei primi articoli, l'obiettivo della non creazione di posizioni dominanti. Anzi tenta di incentivare la concorrenza tra soggetti commerciali diversi: tanto da una parte il commercio al dettaglio, il commercio ambulante, quanto dall'altra i centri di grande distribuzione commerciale.
Sicuramente la politica dell'annuncio operata da questa Giunta e dalla Presidente Bresso ancor prima della sua elezione e immediatamente dopo, ha fatto sì che un numero molto elevato di domande venissero presentate prima della sospensione dei termini votati dal Consiglio regionale a luglio e ha creato una ulteriore posizione dominante della grande distribuzione. Anche la modifica, inserita in finanziaria, di alcuni articoli tesi ad allungare i tempi per le proroghe per la realizzazione dei centri commerciali, va in questo senso.
A noi appare chiaro la scelta che affronteremo, in modo più dettagliato nell'analisi della proposta di deliberazione, della Giunta e della maggioranza che in Commissione ha approvato la delibera di modifica, di garantire la grande distribuzione, anche se con alcune limitazioni che esamineremo, e non dare pari dignità o pari sostegno al piccolo e medio commercio. Ripeto, queste valutazioni le faremo analizzando la deliberazione del Consiglio regionale.
Per le motivazioni legate alla necessità di non creare posizioni dominanti, il nostro Gruppo consiliare ha ritenuto opportuno, insieme ad altri, presentare una proposta di legge che richiedesse un'ulteriore sospensione dei termini prima fino al 30 novembre, poi, avendola unificata con altri Consiglieri, al 31 dicembre. Questo non soltanto per sospendere ulteriori autoriflessioni, ma anche, soprattutto, per dare la possibilità al Consiglio di esaminare non solo la proposta di delibera in attuazione della legge regionale n. 28, ma per intervenire sulla legge regionale stessa e porre criteri differenti. Nell'anno in cui venne votata la legge n. 28 questa situazione di posizione dominante della grande distribuzione ancora non esisteva, mentre oggi la fotografia che possiamo fare sul commercio fisso e ambulante, è certamente differente.
Come quantitativo non solo per numero di esercizi, ma come capacità di vendita, riteniamo opportuno, e per questo lo poniamo all'esame dell'aula provvedere ad una ulteriore sospensione delle possibilità di presentazione delle autorizzazioni commerciali che consenta, da una parte, di sospendere ancora questa possibilità, dall'altra di dare la possibilità al Consiglio e alle Commissioni competenti di riesaminare una nuova legge sul commercio e di esaminare una proposta di una delibera di programmazione commerciale che sia attinente con una realtà commerciale profondamente cambiata.
La Giunta e la maggioranza hanno inteso, almeno in sede di Commissione fare una scelta differente che andrà a pesare pesantemente sul commercio al dettaglio. Si vedrà, soprattutto la tutela del commercio al dettaglio, non tanto come una tutela di imprenditori, anche se questo è un fattore legittimo, ma soprattutto come una tutela di un tessuto sociale che va via via disgregandosi con una presenza - basta vedere la realtà torinese per comprenderlo - e una nuova urbanizzazione che pensa sostanzialmente a costruire nuove case con grandi e medi centri commerciali a fianco. Non si realizza, quindi, una realtà sociale in cui gli esercizi di vicinato sono oltre che un servizio sociale per la popolazione, anche un luogo in cui si crea una comunità sia essa metropolitana o locale.



PRESIDENTE

Apriamo un'unica discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Prima di fare qualche considerazione, come ho anticipato alla Dottoressa Garabello, ho visto che l'unificazione dei progetti di legge sulla proroga non contengono ancora la firma della sottoscritta e del Consigliere Pichetto come Gruppo di Forza Italia. Lo avevamo già detto in Commissione e, probabilmente, per una serie di disguidi questo non è avvenuto, quindi ricordo cortesemente di comprendere, nell'ambito della discussione, che anche il Gruppo di Forza Italia sottoscrive il progetto di legge unificato dei due precedenti di cui parlava il Consigliere Vignale.
In Commissione, in queste settimane, l'opposizione, il Gruppo di Forza Italia, ha affrontato una discussione abbastanza approfondita relativamente ad una delibera di revisione della legge n. 28 che ritenevamo, e continuiamo a ritenere, sia un'impostazione sbagliata del tema. Già in occasione della discussione della legge che la Giunta ha voluto approvare qualche mese fa, avevamo evidenziato come il fatto di annunciare una legge di blocco, metterci diverso tempo per approvarla, ma poi, di fatto, non mettere mano ad una revisione della legge n. 28, avrebbe provocato dei problemi. In effetti, a seguito dell'approvazione della legge di blocco della grande distribuzione nel mese di luglio, abbiamo visto in Commissione e nelle sedute precedenti all'approfondimento della deliberazione quanto questa legge sia stata devastante.
Tutti ricordiamo - o per lo meno coloro che sono parte di questa Commissione - i grafici, con dei picchi abbastanza consistenti di domande che si sono verificate nel maggio dello scorso anno. Questo picco di domande corrisponde proprio al momento in cui la Giunta annunciò il blocco della grande distribuzione.
All'epoca, le domande in più furono una sessantina, e questo ha rappresentato, anche dal punto di vista della gestione delle varie autorizzazioni, un problema ed un disastro notevoli.
Noi riteniamo che questo sia stato il primo grande sbaglio di questa Giunta, che ha annunciato di voler affrontare il problema della grande distribuzione, ma, dal nostro punto di vista, lo ha affrontato in modo sbagliato.
Da quel luglio sono passati ormai nove mesi e noi, come già auspicavamo in sede di discussione di quella legge, immaginavamo che la Giunta si sarebbe presa il tempo necessario per arrivare effettivamente ad una proposta di revisione complessiva della legge n. 28. Anche questo aspetto non è avvenuto. Avete preferito fare una deliberazione che contenesse una serie di aggiustamenti, invece di immaginare di fare delle proposte come il nostro Gruppo ha voluto comunque fare con un contributo alla discussione vale a dire quello di presentare un progetto organico di modifica della legge n. 28.
Siamo sicuri che voi "venderete" questa deliberazione come il definitivo raggiungimento del risultato del blocco della grande distribuzione, ed è giusto che come gruppo e come minoranza, oggi, in questo Consiglio, si dica che la realtà non è questa, non perché il risultato non si verifica, ma semplicemente perché come lo stesso Assessore Caracciolo qualche settimana fa ha dichiarato su Il Sole 24 Ore, questa deliberazione non cambia assolutamente nulla relativamente al blocco della grande distribuzione rispetto alla situazione nella quale ci troveremmo qualora la deliberazione non fosse approvata.
Come voi sapete, nell'ambito dell'attuazione della legge n. 28, la precedente Amministrazione regionale aveva già assunto una deliberazione la n. 347, che è entrata in vigore per la parte che ci interessa il 24 gennaio 2006, e che, nell'ambito delle sue previsioni, di fatto elimina la cosiddetta L3, dal momento che questa deliberazione prevedeva che gli L3 potessero essere inseriti soltanto nelle aree metropolitane e ponendo il vincolo dei dieci chilometri di distanza.
Pertanto, conoscendo la nostra situazione, questa deliberazione ha già comportato un blocco della cosiddetta grande distribuzione. Il primo aspetto che tengo a rilevare è che voi non avete fatto un'operazione in questo senso, ma che semplicemente questa situazione si sarebbe verificata naturalmente, in vigenza dell'attuale deliberazione n. 347.
Ma cos'è che noi riteniamo, invece, per certi versi discutibile e devastante? Il fatto che, con la scusa di bloccare gli L3, si sono andati a rivedere i parametri di un'altra modalità distributiva, cioè dell'L2 ambito in cui avete invece cercato di incidere con questa deliberazione.
Infatti, all'interno di questa deliberazione, con il ragionamento legato alle aree dismesse, alle deroghe e quant'altro, di fatto si va ad inserire un ragionamento di probabile estensione ed espansione degli L2 che, messi insieme, fanno comunque la differenza sul territorio, dal nostro punto di vista, soprattutto per com'era nella prima versione, addirittura senza limiti di anno; grazie alla discussione che c'è stata in Commissione mettendo per lo meno un limite di cinque-dieci anni su queste aree, si è cercato di dare un minimo di dimensionamento ad una proposta che la Giunta faceva e che noi riteniamo sarebbe stata sicuramente devastante, con la possibile creazione di squilibri negli ambiti urbani.
Questo è il primo aspetto che noi riteniamo di rilevare. Quindi, il problema non è tanto che abbiamo bloccato la grande distribuzione, ma è che con questa deliberazione, ponendo l'attenzione su una cosa già risolta siete andati invece ad individuare una serie di modifiche riguardanti gli L2 che, dal nostro punto di vista - ripeto - potrebbero creare degli squilibri sul territorio.
Mi limito ancora a fare un'ultima considerazione rispetto ad un'altra sensazione che noi abbiamo avuto discutendo questa deliberazione in Commissione; vale a dire la sensazione che ci sia una forte pressione della competenza urbanistica ad occuparsi di programmazione commerciale.
Questo è un aspetto che abbiamo discusso ed approfondito molto.
Ringrazio la sensibilità di molti Consiglieri di maggioranza che rispetto ad una serie di considerazioni che l'opposizione e il nostro gruppo ha fatto su questo tema hanno dimostrato la disponibilità a discuterne, tant'è che la deliberazione è uscita dalla Commissione con una versione meno appesantita rispetto a come eravamo partiti. Ciononostante noi abbiamo ancora questa sensazione e riteniamo che questo approccio sia sbagliato.
Questo è il secondo motivo che ci porta a considerare questa deliberazione assolutamente discutibile; noi avremmo preferito che in questi nove mesi voi vi foste dedicati a portare una proposta più organica e complessiva sul tema, ma questo non è avvenuto.
Ecco perché riteniamo che sia necessario e condivisibile mantenere la nostra posizione di proposta della proposta di legge che prevede un'ulteriore proroga del blocco, proprio per dare il tempo al Consiglio attraverso il provvedimento di proposta di legge del Gruppo di Forza Italia e magari attraverso una proposta che vorrà fare la Giunta, avere il tempo di rivedere complessivamente la legge n. 28.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Non sono intervenuto come correlatore insieme al collega Vignale, perché siamo sulla stessa linea. Riteniamo che per potere dare un'ancora di salvezza ai piccoli negozi, ma anche alle attività artigianali che si trovano nei nostri Comuni, in particolare nei nostri centri commerciali naturali - così chiamiamo i centri delle nostre città sia indispensabile una proroga all'autorizzazione alla costruzione di nuovi centri commerciali.
Non so se ciò vale per tutto il Piemonte, ma una buona parte delle nostre Province sono ormai intasate da centri commerciali e supermercati.
Si stanno verificando dei danni notevoli al tessuto caratteristico del nostro territorio fatto di piccoli esercizi commerciali ed artigianali.
Man mano, le vie non centrali delle città si stanno spegnendo; adesso anche nelle vie principali diversi negozi cominciano a chiudere, e ogni volta che una via perde un negozio, perde un pezzo di vita, perché quella zona diventerà buia di notte, probabilmente diventerà luogo dove sarà facile delinquere e dove sarà facile vedere aggirarsi loschi figuri.
Lo dico con cognizione, perché purtroppo proprio la città di Alessandria, nota sul territorio provinciale per essere un insieme di attività commerciali e negozi che attiravano persone non solo dall'intera provincia di Alessandria, oggi ha visto chiudere un numero di attività commerciali ed artigianali importanti. La stessa piazza centrale, piazza della Libertà, è pericolosa quando le luci vengono a mancare; quando viene buio, si sono già verificati numerose aggressioni a persone, fatte da loschi figuri che, approfittando della città che man mano sta morendo utilizzano proprio gli angoli più bui per aggredirle. È anche inaccettabile, secondo noi, il fatto che l'amministrazione regionale abbia venduto la proroga che si era decisa nel luglio 2005 con la legge regionale n.10 del 2005, che recava "Disposizioni urgenti in materia di procedimenti ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 114", che dava una sospensione fino al 31 marzo 2006 per le domande di rilascio delle autorizzazioni, all'apertura e al trasferimento di sede, variazioni di superficie e tipologia distributiva delle grandi strutture di vendita.
Perché dico che c'è stato del fumo e niente arrosto? Perché era stato annunciato questo divieto temporaneo di concessioni di nuove richieste per centri commerciali, tant'è che nei giorni precedenti l'entrata in vigore della sospensione della concessione di licenza per grandi centri commerciali, sono state depositate circa 60 nuove richieste di autorizzazione di apertura di centri commerciali e la norma che prevedeva la sospensione, non la prevedeva comunque con le domande già fatte.
Così ce ne erano circa 36 presentate e 60 presentate poco prima dell'entrata in vigore della sospensione, ben 96 domande erano giacenti. Di queste 96 domande tutte quelle che sono poi state portate avanti sono state autorizzate, tant'è che addirittura è stata autorizzata anche una domanda per un centro commerciale da costruirsi in Acqui Terme, nonostante il parere contrario dell'amministrazione comunale. Questo è un altro schiaffo al territorio, perché addirittura l'amministrazione comunale di Acqui Terme aveva dato parere contrario a questo centro commerciale, mentre i competenti uffici regionali avevano invece dato parere favorevole. Alla faccia del blocco delle nuove licenze e autorizzazioni per grandi centri commerciali! Adesso che sarebbe invece possibile far funzionare una sospensione di nuove licenze per grandi centri commerciali e di supermercati, voi preferite fare una modifica alla legge esistente per mettere qualche paletto, ma ormai assolutamente insufficiente.
Oggi, l'unica soluzione percorribile per poter dare un pochino di fiato e di respiro ai nostri centri (quelli dove ci sono i negozi e le attività artigianali) è quella di non concedere nuove licenze per supermercati e centri commerciali. Questa è la richiesta fatta proprio dal centrodestra e voi in Commissione l'avete bocciata. Tant'è che i voti favorevoli su questa proposta sono stati unanimi ma nel centrodestra. Il centrosinistra in massa ha votato contro la proroga che avrebbe portato il divieto alla concessione di nuove autorizzazioni per centri commerciali e supermercati fino al 31/12/2006, cosa che avrebbe permesso di tirare un sospiro di sollievo ai negozi e alle attività artigianali dei nostri paesi.
La Lega Nord è assolutamente favorevole ad insistere e si augura che voi cambiate idea e che decidiate di votare una sospensione della concessione di nuove licenze per nuovi centri commerciali e supermercati.
In caso contrario daremo ovviamente un voto favorevole alla proroga della sospensione, ma voteremo assolutamente contro le modifiche che voi proponete perché per noi sono assolutamente insufficienti: non garantiscono le attività commerciali e artigianali tradizionali del nostro Piemonte e non aiutano il piccolo commercio.
Ricordo ancora una cosa: quelli che pensano che i centri commerciali e i supermercati creano nuovi posti di lavoro, vendono sempre del fumo. In realtà, se con l'apertura di supermercati o centri commerciali si creano nuovi posti di lavoro, se ne perdono molti di più con la chiusura delle tradizionali attività commerciali e artigianali. Noi a questo gioco sinceramente non ci stiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ricca; ne ha facoltà



RICCA Luigi Sergio

Il mio intervento sarà naturalmente non in sintonia con i due che mi hanno preceduto. Io ritengo che la scelta che è stata effettuata dalla Giunta e dalla maggioranza il giugno scorso, sia stata una scelta corretta e il percorso che è stato seguito lo conferma anche negli esiti della discussione di oggi. Voglio quindi innanzitutto esprimere l'apprezzamento per l'Assessore Caracciolo e i dirigenti per il lavoro che hanno svolto e che consente di rispettare i tempi previsti e stabiliti dalla data dello scorso 10 luglio.
inutile nascondere che quando si è fissato il termine del 31 marzo c'era un certo scetticismo. Invece si va in Aula in tempo utile, sia pure in zona Cesarini, per dirla in gergo calcistico. Un aspetto, questo dell'arrivo un po' in volata, dovuto anche al fatto che, nella stesura del provvedimento, la ricerca del necessario coordinamento tra gli aspetti commerciali della materia e la disciplina urbanistica ha notevolmente dilatato i tempi, forse anche più del dovuto.
bene sottolineare che questo ha consentito di mantenere una positiva caratterizzazione della normativa del commercio in Piemonte che, bisogna dirlo, ha sempre privilegiato, in modo positivo, un forte riferimento a criteri di programmazione a carattere spiccatamente urbanistico, anzich misure che determinassero soltanto blocco o dimensioni di superfici o di esercizi commerciali. Questo è un aspetto positivo, anche se, come dicevo ha notevolmente dilatato i tempi di lavoro. Cadono quindi, oggi scetticismo e perplessità sul rispetto dei tempi, anche se credo sia necessario sottolineare e dare atto dell'atteggiamento responsabile dell'opposizione, che ha consentito di portare ad un testo che è il risultato di un confronto ampio e aperto al contraddittorio, senza atteggiamenti di chiusura da ambo le parti, anche perché credo fosse un atteggiamento comune, una sostanziale condivisione degli obiettivi che si volevano perseguire.
Devo dire che, nonostante ci fosse un tempo abbastanza ridotto, è stato sufficiente a consentire un dibattito che non ha sacrificato il confronto e l'approfondimento della materia, cui hanno contribuito gli elementi raccolti, le consultazioni e le sollecitazioni dei Gruppi consiliari.
Il lavoro di questi mesi ha consentito quindi di monitorare la realtà che si era determinata sul territorio in base alla disciplina precedente e a farne discendere alcune scelte significative. Scelte che ci inducono a dire che il provvedimento consentirà di rendere più efficace l'azione di indirizzo ai Comuni, da parte della Regione, nelle scelte di programmazione commerciale. Un'azione di indirizzo che cerca un equilibrio tra le esigenze di governo della materia, il mercato e l'interesse dei consumatori. La scelta di eliminare le tipologie L3, il ruolo delle Province nel processo autorizzativo assolutamente innovativo, la riduzione di superfici per quanto riguarda le L2, gli addensamenti, le indicazioni privilegiate dei siti industriali dismessi come localizzazione di alcuni insediamenti, la individuazione della necessità di un piano di coordinamento di area vasta la creazione di distretti del commercio, sono scelte che qualificano il documento e che danno un'indicazione di una visione non dirigistica ma di una programmazione per contingentamenti di superfici o di esercizi autorizzabili - peraltro superata dalla visione del decreto legislativo 114 ma che manifesta una volontà di governare il sistema con una serie di indicazioni tese al mantenimento di un equilibrio complessivo della rete distributiva della regione.
bene anche dire però che dall'approfondimento nel merito della materia è emersa con forza anche la necessità di una revisione organica della legge 28, che per esempio la collega Ferrero ha già confermato nel suo intervento. Io credo che sia necessario porre in evidenza alcuni aspetti rispetto al provvedimento che andiamo ad approvare e quindi la necessità di verificare a medio termine gli effetti che genererà. Se complessivamente avrà migliorato l'offerta commerciale, se avrà soddisfatto veramente le esigenze e le aspettative dei consumatori o se non abbia introdotto o se non introduca quella che è la nostra volontà, una serie di storture, per esempio, il consolidamento di monopoli oggi esistenti sul territorio, che è un aspetto che dovrebbe essere evitato.
Tra gli obiettivi che la maggioranza si poneva e che noi, come Gruppo SDI, condividiamo nel varo di un nuovo provvedimento c'è quello di cercare l'equilibrio di governo della materia, il rispetto delle esigenze del mercato, ma soprattutto delle esigenze dei consumatori, quindi evitare la desertificazione del territorio e la realizzazione e costruzione di inutili cattedrali del consumo.
Inoltre, è necessario porre l'attenzione a non cristallizzare certe situazioni, rafforzando posizioni già oggi dominanti, determinando monopoli e impossibilità per certe aree di insediamenti che avrebbero anche la funzione di riequilibrio attrattivo dell'offerta commerciale.
Penso anche che, se sul territorio si determinasse un blocco alla realizzazione di certe infrastrutture nelle aree più periferiche e marginali, di fatto, rispetto ad alcune vallate del nostro territorio dove ci sono piccolissimi Comuni, non si creerebbe lo stimolo a un insediamento diffuso del vicinato ma, casomai, una polarizzazione verso i centri già esistenti. Queste sono attenzioni che dobbiamo porre in atto attraverso una visione a 360° del problema e non focalizzare l'attenzione soltanto nei confronti di certe situazioni.
Quando parlo di equilibrio tra esigenze di governo della materia, parlo anche di un equilibrio necessario tra il governo della materia e il rispetto della sussidiarietà nei confronti dei Comuni. Anche se, è bene dirlo, il ruolo dei Comuni in questa materia non è mai stato sottolineato a sufficienza ed è un po' "drogato" dai meccanismi della fiscalità locale che sono troppo premianti per quei Comuni in cui si verificano gli insediamenti. Succede, allora, che questi Comuni siano portati, se non a chiudere gli occhi sul controllo, magari a non effettuarlo nel modo più puntiglioso perché ansiosi di accaparrarsi insediamenti che potrebbero portare indubbi vantaggi alle casse comunali.
Credo che questo sia un richiamo forte a cercare di dare attuazione, in tempi brevi, a quanto previsto nella norma e già presente nella normativa ancora oggi vigente: la necessità di utilizzare il fondo per gli oneri aggiuntivi corrisposti e quindi da ridistribuire come risorse su un'area vasta rispetto all'insediamento per la riqualificazione dei Comuni coinvolti, e l'attenuazione degli effetti negativi indotti sul territorio.
Per quanto riguarda il coinvolgimento delle Province nel percorso autorizzativo, credo di dover rimarcare come questo ruolo debba essere ricondotto non a discrezionali valutazioni nel merito gestionale, ma esclusivamente alle scelte compiute in sede di Piano territoriale delle Province e quindi, nella sostanza, a quanto previsto dall'articolo 17 della legge urbanistica n. 56, in materia di varianti urbanistiche.
Credo di dover sottolineare come questo provvedimento non debba essere inteso e vissuto come un aspetto punitivo nei confronti dell'una o dell'altra tipologia della rete distributiva commerciale. Non la demonizzazione soltanto dei grandi centri commerciali, ma la ricerca dell'opportunità di individuare, attraverso un percorso che porterà anche alla revisione della legge n. 28, un equilibrio dell'offerta commerciale sul nostro territorio con piccola, media e grande distribuzione capaci di convivere rispettando, innanzitutto, le esigenze del cittadino consumatore.
Credo anche che sarà importante non far mancare un aiuto alla piccola distribuzione, ma nello stesso tempo dovremmo anche responsabilmente evidenziare la necessità di farci carico dell'esigenza di un forte impegno per la riqualificazione e la specializzazione della medesima.
Termino dicendo che questo è un primo passo, ma è importante mettersi in moto subito per pensare al successivo, che deve avere come obiettivo la riscrittura della legge n. 28.
Naturalmente, per le motivazioni che ho appena esposto saremo contrari alla proposta di legge, che prevede un ulteriore proseguimento della situazione di blocco proprio perché abbiamo predisposto una modificazione della normativa che ci consentirà di meglio rispondere innanzitutto alle esigenze della rete distributiva e del consumatore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

La discussione e la disamina di questa delibera ha messo in evidenza la necessità, se possibile con tempi un po' più tranquilli, di mettere mano alla legge n. 28 per tentare di adeguarla, prima che dal punto di vista normativo, a un modello culturale di commercio che si è venuto modificando rispetto a quando la legge n. 28 è stata costituita.
I temi di cui abbiamo ragionato e discusso e di cui, in altra veste, mi sono personalmente occupato relativamente alla grande distribuzione mettono in luce la necessità di contemperare, quando ci si occupa di queste tematiche, tre esigenze che, non sempre, sono facilmente armonizzabili.
La prima è quella di ammodernare la rete distributiva cercando di comprendere quali possano essere i modelli del presente, ma soprattutto quelli che si vanno facendo strada in altri paesi e in altre realtà e che diventeranno i nostri modelli del futuro (dalle mole americane ai centri commerciali di cui quindici anni ignoravamo l'esistenza).
La seconda questione è quella di far sì che l'ammodernamento della rete distributiva e l'ampliamento delle superfici dedicate alla grande distribuzione non costituiscano il drenaggio di risorse su territori che sono già impoveriti per altri aspetti. È quello che è capitato al commercio al dettaglio, che per altri aspetti è stato costretto a rivedere profondamente le sue regole, le sue modalità, le sue specializzazioni e il modo di relazionarsi.
La terza è la questione urbanistica vera e propria. Abbiamo la necessità di rivitalizzare le nostre città e di fare in modo che esistano anche all'interno delle stesse, delle zone dove una densità commerciale accettabile ripristini un minimo di tranquillità, sicurezza e garanzia per i cittadini che vorrebbero viverle anche alla sera o comunque non nelle ore di lavoro.
Non credo che con questa delibera riusciremo a rispondere a tali questioni, ma certamente stiamo dando un segnale: cominciare a metter mano in un groviglio di interessi piuttosto pesanti e forti. Quando mi sono occupato di queste tematiche ho visto spesso una convergenza di interessi non molto limpidi tra parte pubblica e privata. Per far sì che questo non accada più o il meno possibile occorre che tutte le reti commerciali, sia quelle di piccolo commercio che di grande commercio, siano adeguatamente tutelate.
Anche se meno accentuato, rimane ancora sullo sfondo il tema della tutela dei lavoratori di queste grandi reti distributive. Credo che siano state l'avanguardia in Italia, certamente nella nostra Regione, della precarizzazione ben già prima della Legge Biagi, come anche di forme di sfruttamento ancor più intollerabili e inaccettabili se rapportate alla mole di guadagni e di risorse finanziarie drenate dalla grande distribuzione.
un tema che non è strettamente attinente, ma dovrebbe essere una nostra preoccupazione nel momento in cui, attuando una piccola parte del nostro programma, ci accingiamo, con il nostro voto favorevole, a votare una deliberazione che comincia a riordinare la questione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Signor Presidente, ovviamente, tutti sappiamo che le problematiche legate al commercio sono di vitale importanza. Questo è un settore che negli ultimi anni, è stato sottoposto ad una radicale trasformazione, anche attraverso misure previste da leggi nazionali, da noi, peraltro, anche ampiamente criticate.
Il controllo sullo sviluppo di una corretta rete commerciale non riguarda solo lo sviluppo economico di una Regione, ma pensiamo sia strettamente connesso a un modello di sviluppo che, secondo noi, non deve più vedere il mercato e lo scambio di merci come fattori sovraordinatori di ogni politica.
Ricordiamo altresì che, all'interno del settore del commercio, una grande fetta delle lavoratrici e dei lavoratori, così come ha già ricordato il Consigliere Turigliatto, lavora in nero o è assunta attraverso contratti a tempo determinato della durata di poche settimane o pochi giorni, in alcuni casi, a tempo parziale, con orari estremamente flessibili. Quindi si tratta di una situazione di precarietà importante, pericolosa e grave.
Oltretutto, pensiamo che tutte queste forme di lavoro precario siano ingiustificate, perché, mediamente, non sono legate a crisi del settore o a picchi di vendita così significativi.
Riteniamo altresì che lo sviluppo della rete commerciale debba sottostare alla pianificazione territoriale complessiva, che, come elemento di governo complessivo di tutti gli interessi e bisogni umani e non presenti sul territorio, svolge per noi un ruolo determinante per il controllo e la definizione dell'insieme delle politiche amministrative.
In questo senso, riteniamo che la deliberazione, che oggi sarà approvata dal Consiglio, debba essere eventualmente rivista nel momento in cui la programmazione commerciale sarà inserita nel nuovo Piano territoriale regionale, come è già stato ricordato dall'Assessore Caracciolo nella sua presentazione.
Inoltre, crediamo che in tempi ragionevolmente brevi si debba procedere ad una revisione globale dell'attuale legge n. 28, così come già richiamato in questa sede da diversi Consiglieri, auspicando anche che, all'interno di questa revisione, possano trovare attenzione e valorizzazione settori quali le piccole reti distributive, il commercio dei prodotti locali, il commercio equo e solidale, il commercio dei prodotti biologici e i gruppi di acquisto solidale, che, secondo noi, devono diventare elementi importanti della prossima rete distributiva e commerciale.
Per quanto riguarda lo specifico della deliberazione che il Consiglio sta discutendo, che noi auspichiamo possa essere approvata, esprimiamo apprezzamento per il lavoro svolto dall'Assessore, dagli uffici e dalla Commissione, in quanto sappiamo che si è trattato di un lavoro approfondito e anche molto dibattuto, per arrivare entro i termini della moratoria a presentare e approvare questa deliberazione. Secondo noi, è un elemento importante riuscire, anche se in estremis, per certi versi, a portare questa deliberazione alla discussione consiliare.
Relativamente ai contenuti di questa deliberazione vogliamo sottolineare alcuni elementi che ci sembrano positivi, in primo luogo, la soppressione delle localizzazioni L3. Riteniamo anche debba essere valorizzato e sottolineato il ruolo programmatorio che viene dato alle province per cui, ad esempio, le Province devono esprimere un parere vincolante rispetto agli addensamenti e alle localizzazioni che devono rientrare all'interno dei Piani territoriali provinciali.
Ci sembra anche importante l'indicazione rispetto al recupero delle aree industriali dismesse, anche realizzata attraverso...



PRESIDENTE

Scusi, collega Barassi.
Per cortesia, per rispetto nei confronti di coloro che intervengono prego tutti i colleghi se possono gentilmente accomodarsi fuori dall'Aula per continuare le proprie conversazioni.



BARASSI Paola

Rispetto al recupero delle aree industriali dismesse, ci sembra importante anche il limite dei cinque anni di inattività che si è posto.
un paletto importante e può essere un vincolo rispetto a possibili iniziative speculative o di delocalizzazione industriale.
Ci sembra anche positiva la limitazione ad uso commerciale di solo il 50% delle aree dismesse, dedicando il rimanente 50% ad altri usi, quali i servizi, la residenzialità e quant'altro.
Positivo anche ci sembra il fatto che siano state introdotte, anche con una serie di emendamenti discussi in Commissione, alcune limitazioni legate alle superfici di vendita degli L2 e degli addensamenti.
Dal nostro punto di vista, permane - lo dico anche con rammarico - una criticità rispetto a questa proposta di deliberazione, anche alla luce dell'emendamento proposto dalla Giunta, che ci è stato consegnato ora rispetto alla tabella n. 5, per quanto riguarda i limiti massimi della dimensione delle aree esterne alle localizzazioni.
Noi rileviamo ancora una criticità sulle dimensioni massime per i comuni intermedi e per gli altri comuni. Riteniamo che questi valori siano ancora troppo alti. Avremmo auspicato, se non proprio un ritorno alla proposta iniziale, una maggiore limitazione, anche perché pensiamo che rispetto alle aree utilizzate, si debba andare ad una visione e ad una logica che cerchi, all'interno di una corretta pianificazione territoriale di salvaguardare il più possibile il territorio; pensando anche che alcune opere di urbanizzazione connesse agli insediamenti possano e debbano essere radicalmente ripensate, così come accadde in altri paesi europei pensando ad esempio ai parcheggi che possono essere interrati, a silos, posti nelle zone sovrastanti gli insediamenti commerciali,. Questo potrebbe anche servirci per creare una cultura e un'abitudine diversa nei consumatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, intervengo rapidamente in quanto molto è già stato detto.
Anch'io mi unisco a quanti hanno sottolineato l'importanza del lavoro svolto in Commissione; ringrazio anche l'Assessore per il suo lavoro e i funzionari che ci hanno supportati.
L'impegno assunto, che secondo qualcuno poteva sembrare anche troppo ambizioso, è stato comunque onorato e, oggi, prima del 31 marzo, comunque in tempi ristretti, siamo riusciti ad arrivare in Aula a discutere questa deliberazione.
Anch'io sottolineo i punti positivi che si possono rilevare in questa deliberazione. Come è già stato detto, il risparmio sull'antropizzazione che si ottiene prevedendo il recupero delle aree industriali dismesse, lo ritengo un segnale importante ed è significativo sottolinearlo, proprio perché uno dei grandi problemi della nostra Regione è legato all'antropizzazione e alla continua espansione su aree non già occupate.
Quindi, credo vada sottolineato questo indirizzo che si è voluto dare.
Si è parlato della necessità di intervenire successivamente, quando sarà possibile e opportuno, sulla legge generale del commercio. È un passo che dovrà essere fatto, anche perché, oltre ai punti sottolineati, se l'obiettivo, effettivamente, è salvare i piccoli negozi - è stato detto che laddove chiudono i piccoli negozi le strade e le città muoiono - credo che noi, per affrontare questo discorso, dovremo anche oggettivamente porci il problema di aiutare i piccoli negozi, i piccoli centri commerciali ad attuare delle politiche commerciali, tali che possano reggere la concorrenza dei prezzi con la grande distribuzione. Se noi poniamo solo degli obiettivi senza individuare i problemi collegati alla distribuzione non potremmo risolvere il problema. Naturalmente il nostro Gruppo darà voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Intervengo su entrambi i provvedimenti. Naturalmente per esprimere un parere assolutamente favorevole sulla richiesta di proroga. Questo non è in conflitto con la delibera presentata dalla Giunta e dall'Assessore che ha raggiunto un risultato significativo, di questo bisogna dargliene atto.
Tuttavia non siamo d'accordo su un'accelerazione dei tempi che, a nostro avviso, ha fatto perdere di vista - succede quando si corre tanto - il bene che si poteva fare avendo un po' più di tempo a disposizione soprattutto essendo fuori da momenti così concitati come sono stati gli ultimi tre mesi di lavoro delle Commissioni e del Consiglio.
Diremo sì alla proroga non per motivazioni strane, particolari da nascondere pro o contro qualcuno, ma perché ritenevamo che qualche mese in più a disposizione degli uffici per elaborare una proposta, una modifica alla delibera, avrebbe potuto migliorare alcuni aspetti della stessa che invece, non sono completamente perfetti pur se un gran lavoro di sgrossamento e di perfezionamento è stato svolto in Commissione.
Nel dibattito ho sentito tanti richiami alla necessità di aiutare, dare una mano, garantire i centri commerciali naturali, la catena distributiva tradizionale. Sono discorsi - non faccio politica da tanto tempo, solo una quindicina di anni con responsabilità amministrative - che ho iniziato a sentire quando sono entrato la prima volta in Consiglio comunale e che continuo a sentire. Li sento soprattutto dalle persone che poi danno le autorizzazioni per i megacentri commerciali delle Coop, che riportano nei comuni questi grandi insediamenti distributivi.
Ho potuto toccare con mano che fa parte più della sensibilità del centrodestra, di Alleanza Nazionale in particolare, riuscire, là dove si può, ad intervenire concretamente scrivendo norme apposite che portino risorse per la riqualificazione dei centri urbani naturali, dei centri commerciali naturali e della rete commerciale tradizionale che tutti teoricamente richiamano, ma su cui pochi si interessano veramente. Non vorrei che molti di questi discorsi, oggi, vadano in quella stessa direzione; che da più parti, si alzino peana sui centri commerciali naturali, sulla riqualificazione urbana, sulla necessità di aiutare il commercio tradizionale, ma che nei fatti, poi, noi si vada ad autorizzare come si autorizzeranno e si dovranno autorizzare, ancora tanti grandi centri commerciali che mettono in grande difficoltà il commercio tradizionale.
Dicevo, quindi, un voto convinto alla proposta di proroga. Un voto diverso per la delibera nasce, invece, dell'esigenza, avvertita anche da tanti operatori, che probabilmente questa delibera poteva essere più accurata. A noi spetterà il compito, nei prossimi mesi, di intervenire direttamente sulla legge n. 28 riformandone l'impianto complessivo.
Rimandiamo, quindi, a quella data quegli approfondimenti che forse non si è potuto fare direttamente sulla delibera. Questo è un impegno vero perch parecchie incrostazioni, parecchie difformità, parecchi suggerimenti che arrivano anche dalle categorie interessate, non è stato possibile recepirli in questa prima deliberazione.
Nel ribadire l'appoggio alla proroga, invece un giudizio diverso critico, pur nel rispetto e nell'apprezzamento del lavoro svolto dagli uffici e dall'Assessore, ma soprattutto dal contributo dato da Alleanza Nazionale in Commissione concludo il mio intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Comella; ne ha facoltà.



COMELLA Piergiorgio

In Commissione sia la maggioranza che l'opposizione - che ha partecipato attivamente - hanno svolto un grossissimo lavoro per la stesura di questa deliberazione. Il lavoro decisamente più grande è stato svolto dall'Assessorato a partire dall'Assessore fino ai funzionari che effettivamente, si sono impegnati in un lavoro senza sosta.
Complessivamente si è raggiunto un livello finale di notevole interesse che, personalmente, mi viene da identificarlo con tre chiavi di lettura.
La prima. L'abbandono di una tesi basata sulla pura concorrenza tra la piccola e la grande distribuzione collocate, rispettivamente e prevalentemente, nei centri storici e in aree extra urbane, che avrebbe dovuto produrre effetti di miglioramento ma che, tuttavia, ha riscontrato grosse lacune. Si trattava di provvedere inserendo un altro criterio.
Questo altro criterio è stato inserito particolarmente nella questione dell'azzeramento delle localizzazioni L3 e, soprattutto, rispetto all'istituzione di un vincolo di destinazione d'uso per i Piani regolatori generali. In altri termini, si inserisce il criterio che quando si parla di commercio non si parla solo di queste attività, ma si apre l'orizzonte ad un qualcosa che significa anche l'universo di vivibilità in cui si colloca l'attività commerciale.
Uno degli elementi che mettono maggiormente in vista questa cosa è l'utilizzo prioritario dei contenitori industriali dismessi ma non solo: si individueranno soltanto quei contenitori che è da almeno cinque anni che hanno dismesso la loro attività, quindi sottraendoli a forme speculative che, eventualmente, potessero nascere e stabilire la percentuale di area che è possibile utilizzare, quindi limitando al 50% dei contenitori medesimi.
La seconda chiave di lettura è quella relativa alla correzione di alcune lacune riscontrabili nella vecchia normativa in funzione di nuovi modelli distributivi, ad esempio gli outlet. Qui è emersa una discussione che ha prodotto degli effetti e dei risultati che noi condividiamo in pieno.
La terza chiave è relativa alle dimensioni delle aree che si individuano. Probabilmente è la più complessa. Si tratta di rendere compatibili due tendenze diverse e due interessi diversi tra la grande distribuzione e la piccola e piccolissima distribuzione. Anche su questo, a me pare, si siano trovati elementi di grossa importanza dal punto di vista della transazione che, sostanzialmente, si possono definire più che soddisfacenti.
Ultima considerazione. Dal punto di vista istituzionale viene introdotto l'elemento "concertazione" (amo questo termine), per l'individuazione e il varo di nuove iniziative commerciali, attraverso l'ingresso della provincia definito obbligatorio e vincolante. Questo è un primo punto, ma anche premiante rispetto alle province che sono in possesso di piani territoriali conformi all'attuale normativa e che invece pongono dei limiti di tempo per quanto riguarda quei soggetti istituzionali che invece non intendono - e per fortuna sono pochissimi - programmare sul territorio, quindi non intendono assolvere alla loro funzione, cioè i 60 giorni trascorsi i quali i Comuni possono procedere.
Penso che questo provvedimento sia importante ed urgente e segni un percorso nuovo. Quindi, noi siamo d'accordo e intendiamo sostenerlo, ma pensiamo che le basi successive debbano vedere la capacità complessiva di affrontare, su tempi decisamente più lunghi, l'esame complessivo della legge n. 28.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In merito alla deliberazione bisogna dire che anche rispettando quello che è stato il lavoro della Commissione certamente più complesso, forse non è forse questa la sede per entrare nel dettaglio della deliberazione perché è stato correttamente fatto in Commissione.
Nonostante i tempi non fossero forse quelli dovuti per una deliberazione di tale complessità, come gruppo consiliare ci sentiamo di fare un apprezzamento per il metodo di lavoro svolto dal Presidente, dal Vicepresidente, dalla Giunta e da tutti i componenti della Commissione perché in poche settimane siamo riusciti a licenziare, ancorché uno abbia espresso delle motivazioni ed un voto differente, una deliberazione sicuramente importante.
Rileviamo anche che alcune modifiche presentate dall'opposizione in generale e anche dal nostro gruppo consiliare sono state recepite all'interno della stessa. Ciò che però, in qualche modo, non ci fa esprimere una valutazione positiva su questa deliberazione è una serie di considerazioni generali.
Noi crediamo che questa deliberazione abbia lavorato molto e questa programmazione commerciale abbia lavorato molto, a differenza di quanto prevede la legge n. 28, su quella che è la grande distribuzione. O perlomeno, l'attenzione della Commissione si è in qualche modo incentrata sulla grande distribuzione, perché certamente in questo momento era una delle questioni da affrontare con un'attenzione maggiore. Tuttavia, fino a quando non riusciremo, come ente e come istituzione, a rispettare le indicazioni che la legge n. 28 dà, tanto da un punto di vista di sostegno alle imprese quanto da un punto di vista urbanistico e in particolar modo rispetto ad un equilibrio delle differenti tipologie di vendita, cioè la grande distribuzione, la media distribuzione, la piccola in aree metropolitane o comunque in grandi Comuni e la piccola in Comuni invece minori, in Comuni sotto i 1000 abitanti, credo che non si affronterà in modo compiuto la programmazione commerciale.
Quindi, certamente è stato dato un grande risalto e manifestata una grande attenzione rispetto alla grande distribuzione e - se possiamo altresì rivendicare positivamente alcune cose ottenute in sede di Commissione - un emendamento di Alleanza Nazionale garantirà una distanza minima fra gli L2 e gli L3 esistenti di 4 chilometri. Questa in qualche modo è una garanzia rispetto al nascere di molti centri di distribuzione uno attaccato all'altro. Certamente, secondo noi, manca - e sarà motivo di lavoro tanto sulla nuova legge sul commercio quanto sulle future deliberazioni di programmazione commerciale - una giusta attenzione al punto di vista economico e di programmazione anche per ciò che riguarda la piccola e media distribuzione.
Dico questo, Assessore, perché a fronte di un impegno sulla grande distribuzione che non è certamente di carattere economico perché non ne ha bisogno, se davvero non si vogliono creare posizioni dominanti bisogna far sì che il bilancio regionale abbia una particolare attenzione - e lo vedremo nell'esame del bilancio, ma secondo noi non ne è stata dedicata abbastanza - ai fondi che garantiscono il finanziamento dei piani di qualificazione urbana e i piani di rivitalizzazione commerciale.
Nessuno può intendere le politiche commerciali e le politiche del commercio esclusivamente come politiche distributive o come politiche volte all'acquisto da parte della clientela, quasi come se la riduzione del prezzo all'acquisto fosse il dato fondamentale su cui costruire una legge.
Noi non crediamo sia questo, cioè non crediamo che il creare una politica di commercio per cui il prodotto che si acquista costa 10 centesimi in meno sia la finalità che deve avere un'istituzione regionale.
Anche la tutela dei consumatori rispetto ai prezzi deve essere un indicatore che viene in qualche modo tenuto presente nella programmazione regionale, ma non possiamo non tenere presente che vi sono almeno altri due aspetti. Uno è quello legato alla qualità dei prodotti che si acquistano relativamente al prezzo e, in questo caso, le posizioni dominanti certamente intervengono sulla qualità del prodotto offerto.
L'ho già detto in Commissione, lo ripeto qui e vi saranno altre occasioni: quando una Provincia come quella di Alessandria ha il 40% di offerta commerciale erogata da un unico soggetto è ovvio che è quel soggetto che detta il prezzo e la qualità, ancorché vi sia la grande, la piccola o la media distribuzione, perché ha una posizione dominante che gli consente di fare il prezzo e la qualità nei confronti dei consumatori.
Ma vi è poi un altro aspetto, che è quello che a noi interessa maggiormente unitamente alla tutela del portafoglio dei cittadini piemontesi, ed è quello della valenza sociale del commercio sia esso all'interno delle aree metropolitane sia esso all'interno di Comuni medi o all'interno di Comuni molto piccoli.
Per quanto riguarda la città, noi non possiamo non sottolineare con negatività come il nuovo inurbamento delle grandi aree metropolitane ormai nasca - e la situazione torinese, che è quella che meglio conosco, è sotto gli occhi di tutti, da spina 2 a spina 3, da grandi motori alle aree di nuova edificazione all'interno della nostra città - con due presupposti: nuove case, nuovi centri commerciali e, a fronte di ciò, non si affianca uno spazio pari per la piccola e media distribuzione, unitamente - anche se non è conseguente, ma nella mentalità urbanistica e di valutazione sociale è molto spesso consequenziale - all'assenza di servizi , perché nei nuovi quartieri che sorgono non mancano ovviamente le case, non mancano purtroppo quasi mai i medi o i grandi e grandissimi luoghi di distribuzione; mancano molto spesso servizi e commercio al dettaglio.
Perché il commercio al dettaglio? Senza voler fare la difesa della bottega, ancorché io provenga da una famiglia di commercianti, è la difesa di una porzione di cittadini, siano essi anziani, siano essi studenti siano esse persone di qualsiasi età che o non possiedono la macchina o scelgono di non comprare nei grandi centri commerciali. Questi sono soggetti che devono necessariamente rivolgersi al commercio tradizionale che, oltre ad essere un soggetto che imprenditorialmente è quello che da un punto di vista numerico e per numero di aziende e per numero di occupati è ancora il primo settore del Piemonte, garantisce anche una tutela sociale che la grande distribuzione non garantisce.
Credo che anche i colleghi del centrosinistra siano sensibili al fatto che nella grande distribuzione vi è precarietà nei contratti di lavoro che certamente non esiste nella media e nella piccola distribuzione, dove l'apporto del lavoratore dipendente è sicuramente migliore, meno spersonalizzato e basato soprattutto sul rapporto di fiducia.
Il nostro Gruppo consiliare ha presentato una proposta di legge per la tutela dei centri commerciali e degli esercizi di vicinato nei Comuni sotto i mille abitanti. Purtroppo, l'Assessore sa bene che sempre più esercizi commerciali sono costretti a chiudere. Ormai quasi un centinaio di Comuni della nostra Regione, che compongono quasi il 10-15% dell'intera popolazione residente in Piemonte, manca di un esercizio commerciale.
Ovviamente l'assenza di esercizi commerciali è molto più penalizzante nelle aree montane, ma sta diventando un problema anche nelle aree di pianura.
Tanto nell'Astigiano, quanto nell'area montana della Provincia di Torino e di altre Province piemontesi i negozi chiudono, lasciando intere comunità (anche se di 400-500 abitanti) senza un servizio di prossimità e ciò incide sui costi della Regione.
Quando in un piccolo paese si chiude un negozio, inevitabilmente avviene il trasferimento di qualche persona anziana (che ha una RSA della Regione, di cui la Regione paga una quota parte) in una media o grande città, lasciando quelle che sono le sue tradizioni e le sue abitudini. Io credo che faremmo cosa degna se nella riforma della legge 28 e nella prossima delibera commerciale non ci occuperemo soltanto della regolamentazione della grande distribuzione. Dovremmo pensare anche che negli obiettivi finali della legge 28 ci sia una programmazione commerciale che parta dalla realtà di un piccolo centro commerciale, anche all'interno di un piccolo comune della nostra Regione, fino ad arrivare alla grande distribuzione.
Va anche ricordato che questa è una delle poche Regioni italiane che con la precedente legge, ha avuto un'inversione di tendenza rispetto alla chiusura di negozi anche in piccoli centri, ma i piani di qualificazione urbana e le organizzazioni commerciali devono essere largamente finanziati perché altrimenti le posizioni dominanti esisteranno sempre.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Cercherò di contenere in tempi brevi questo intervento perché i colleghi che mi hanno preceduto hanno già posto le questioni, di cui peraltro abbiamo discusso lungamente in Commissione. Vorrei dire innanzitutto che il lavoro che abbiamo fatto in Commissione è stato un buon lavoro. C'è stato un rapporto costruttivo tra maggioranza e opposizione e credo che le proposte che la Giunta e l'Assessore Caracciolo hanno fatto sono il frutto di una serie di proposte e di suggerimenti che sono emerse sia da parte dell'opposizione che da parte della maggioranza. Questo è un elemento positivo da sottolineare.
Voglio sottolineare un altro punto. Come maggioranza naturalmente abbiamo una posizione contraria, che esprimeremo successivamente alle proposte presentate dai Consiglieri dell'opposizione in merito a ulteriori moratorie intorno a questo provvedimento. La ragione fondamentale è questa: noi pensiamo che il provvedimento di moratoria che abbiamo votato a luglio 2005 (provvedimento e modifiche della legge 28) faccia parte di una comune strategia complessiva sulle politiche del commercio che, come maggioranza di centrosinistra, vogliamo introdurre in questa Regione. Questo è l'elemento di fondo.
La seconda questione sulla moratoria: credo che qualsiasi provvedimento di natura restrittiva o, comunque, regolativa rispetto alla grande distribuzione, avrebbe provocato un aumento del numero delle domande presentate. Il problema non è tanto il numero delle domande presentate, che bisogna poi confrontare con i dati delle autorizzazioni effettivamente ottenute per accorgerci che naturalmente i parametri sono di tipo diverso.
Quindi bisogna considerare il provvedimento che esaminiamo oggi all'interno di una strategia più complessiva.
La strategia più complessiva secondo noi (alcuni colleghi lo hanno già ricordato), deve porre al centro la figura del consumatore. Questo è l'elemento di fondo che ruota attorno ai temi della programmazione commerciale, perché le esigenze dei consumatori sono cambiate. C'è bisogno di qualità. Ma c'è bisogno di qualità soprattutto nei servizi e nei prodotti che vengono offerti.
Da questo punto di vista, mi pare che il provvedimento che noi stiamo esaminando consenta di individuare in qualche modo alcuni elementi che portano ad un riequilibrio della grande, media e piccola distribuzione.
Vorrei anche sottolineare il tema degli esercizi di prossimità e di vicinanza. Anche qui noi dobbiamo introdurre un meccanismo in cui c'è una diversificazione dell'offerta, perché ci sono Comuni nelle zone di montagna e nelle zone anche più difficilmente raggiungibili dalle infrastrutture stradali, che non hanno più esercizi commerciali o che sono rimasti con un solo esercizio commerciale. In quel caso, quell'esercizio commerciale, deve potere offrire una gamma di servizi di tipo diverso e diversificato ai cittadini di quel territorio. Quindi bisogna incentivare queste politiche.
Dopodiché noi pensiamo che le politiche commerciali siano politiche ormai multisettoriali. Da questo punto di vista l'introduzione dei distretti del commercio e il finanziamento, che vedremo poi a bilancio, di qualificazione urbana costituiscono ulteriori elementi, non di contorno, ma sostanziali rispetto al tipo di politica che noi vogliamo introdurre.
Quarta questione: complementarietà tra strumenti di pianificazione territoriale e strumenti di pianificazione commerciale. Naturalmente la pianificazione territoriale è un meccanismo di definizione del territorio che riguarda diverse questioni. Non dobbiamo però immaginare che vi sia, da questo punto di vista, un rapporto di subordinazione stretta. Dobbiamo ragionare in termini di competitività di sistemi territoriali.
Valutiamo positivamente uno degli elementi fondamentali, che è quello della esclusione delle localizzazioni L3 che abbiamo introdotto al di fuori dei centri urbani. Questo consente un effettivo riequilibrio tra la piccola e la grande distribuzione, così come la ridefinizione del quadro delle localizzazioni L2, consente di porre alcuni vincoli e consente, anche a piccoli e medi comuni, di valutare in termini di sviluppo quali siano le possibilità di offerta di quel territorio. Da questo punto di vista a noi pare utile che siano stati decentrati alcuni compiti decisionali alle Province. Abbiamo sottolineato però di attribuire alle Province la possibilità di dare pareri vincolanti obbligatori, e sottolineiamo alle Province virtuose che, non a caso, secondo noi, dovrebbero essere quelle già dotate di piano di coordinamento territoriale provinciale.
Mi pare che in questo provvedimento siano stati, in buona misura, non totalmente recepiti i rilievi, le osservazioni e le proposte fatte dalle associazioni di categoria e questa è una valutazione positiva che noi esprimiamo. Queste ulteriori osservazioni proposte potranno poi essere ancora utilmente discusse e approfondite nell'ambito delle modifiche della legge 28. Per queste ragioni il Gruppo della Margherita esprime parere positivo al provvedimento che noi oggi esaminiamo. Naturalmente per le stesse ragioni anticipo già che esprimeremo parere negativo rispetto alle proposte di proroga sulla legge presentata dai Gruppi di opposizione.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, chiudiamo la discussione generale con la replica dell'Assessore Caracciolo.
La parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

Grazie, Presidente.
Consentitemi, alla fine del lungo lavoro dedicato a portare a compimento la programmazione del commercio, di ringraziare in primo luogo il Consiglio regionale per la sensibilità e il senso di responsabilità dimostrati, segno di maturità democratica. Ringrazio i Commissari, il Presidente, il Vicepresidente e gli uffici della VII Commissione e, nel contempo, consentitemi di estendere i miei ringraziamenti agli uffici, alla Direzione e alla Responsabile del settore commercio, sempre preziosi per la loro competenza e generosità.
La prima cosa che voglio sottolineare è che abbiamo rispettato i tempi che il Consiglio regionale si era dato con la legge regionale n. 10 del 2005. Questa non è cosa da poco, considerato che in questi nove mesi ci sono state le vacanze estive, le feste natalizie, le Olimpiadi, le Paralimpiadi e siamo a tutt'oggi in piena campagna elettorale.
Abbiamo lavorato per creare condizioni tali da permettere la modifica della deliberazione vigente, senza alterare l'equilibrio della rete distributiva. Il nuovo testo garantisce il rispetto dei parametri e dei criteri previsti dalla legislazione nazionale vigente.
La Giunta regionale è tuttavia consapevole della necessità di giungere a una rapida riformulazione della legislazione regionale del commercio. In questo dibattito e in Commissione si è parlato, quasi come argomento centrale, di rifare o rivedere la legge n. 28, soprattutto dopo la modifica del Titolo V della Costituzione che attribuisce alle Regioni competenza esclusiva in materia.
Abbiamo affrontato tale lavoro quasi in condizioni di emergenza regolando una materia già difficile e resa ancora più complicata da interventi e pressioni che, certamente, non hanno facilitato il nostro compito.
Le principali modifiche, che sono state ribadite in Consiglio e in Commissione, si possono riassumere in abrogazione delle localizzazioni L3 ovvero quelle che permettevano grandi insediamenti commerciali all'esterno dei contesti urbani. Si pone maggiore attenzione allo sviluppo in ambito urbano della grande distribuzione realizzando, di fatto, una rarefazione delle possibilità di nuovi insediamenti attraverso una modifica in senso restrittivo delle tabelle di compatibilità.
Incremento e incentivazione del servizio di prossimità nei centri urbani per facilitare l'approvvigionamento per tutte le fasce della popolazione. In particolare, nell'area metropolitana è ammessa la possibilità di sviluppare grandi strutture commerciali soltanto all'interno di siti industriali dismessi da più di cinque anni, utilizzando soltanto il 50% dell'area disponibile ai fini commerciali nell'ambito di un progetto complessivo di riqualificazione urbana.
La Regione, inoltre, si è data regole più restrittive per l'approvazione delle domande relative a progetti di grande distribuzione.
Come richiesto dal mondo delle associazioni dei commercianti, la Giunta regionale ha ritenuto di accogliere tale orientamento, peraltro coerente con i propri programmi politici. In particolare, la Regione adotterà criteri e metodologie ispirate ai seguenti principi: maggiore rigidità nell'utilizzo dei parametri per il riconoscimento delle aree, sedi di potenziali interventi riformulazione dei criteri da utilizzare per l'individuazione dei Comuni in Comuni polo, sub-polo, intermedi ed altri Comuni eliminazione dell'istituto dell'autoriconoscimento nel corso del procedimento autorizzativo, così come concordato con l'Assessorato regionale all'urbanistica, per prevenire forzature da parte dei Comuni che ancora non abbiano modificato i loro strumenti urbanistici eliminazione delle possibilità per i Comuni di operare delle scelte autonome, senza un previo coordinamento a livello provinciale, secondo il Piano territoriale di coordinamento e nel rispetto dei vincoli di natura ambientale, paesaggistica e viabilistica parere obbligatorio delle Province che diventa vincolante quando le aree abbiano dimensione superiore a quarantamila metri quadrati di superficie territoriale per tutti i Comuni e centoventimila metri quadrati per il Comune metropolitano obbligo per i Comuni di adottare un apposito progetto unitario di coordinamento esteso a tutta l'area per l'organizzazione del sistema della viabilità (l'attuazione dell'eventuale prescrizione avviene mediante gli strumenti urbanistici esecutivi) inderogabile applicazione degli indirizzi regionali e dei criteri urbanistici in materia commerciale prioritario obbligo di sostenere le scelte di programmazione commerciale operate utilizzando metodologie di aiuto alle decisioni valutazione integrata territoriale: sistema di valutazione già elaborato dal settore programmazione e applicato ex post ad alcuni insediamenti commerciali, che verrà fornito ai Comuni per la valutazione ex ante (Il sistema contempera i vari aspetti economici, sociali, ambientali e territoriali. In questo contesto la Giunta regionale si è impegnata durante la discussione in VII Commissione, a redigere un Regolamento apposito, entro centottanta giorni successivi alla pubblicazione della delibera di programmazione commerciale sul Bollettino Ufficiale) prioritario obbligo ad effettuare valutazioni, in ordine alla viabilità e al traffico, estese ad ambiti vasti, prima di individuare qualunque luogo del commercio, particolarmente per l'individuazione delle localizzazioni L2 semiperiferiche urbane obbligo inderogabile di adottare la programmazione commerciale, ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 114/98, entro sei mesi dall'approvazione delle norme regionali, sentite le organizzazioni di categoria rappresentative su scala provinciale obbligo conseguente di adeguamento degli strumenti urbanistici attraverso gli strumenti di pianificazione del territorio previsti dalla legge regionale obbligo di adottare il regolamento comunale nel rispetto dei contenuti delle norme regionali definire con maggiore rigore le destinazioni d'uso necessarie per rendere compatibili gli insediamenti commerciali nell'ambito delle localizzazioni degli addensamenti migliorare e meglio definire il concetto di centro commerciale e parco commerciale, che dovrà essere sottoposto ad una pianificazione urbanistica complessiva con obbligo di organizzazione della viabilità interna ed esterna, della determinazione dei lotti di intervento, del reperimento del fabbisogno minimo dei posti auto pubblici e privati nell'ambito del lotto afferente ciascun insediamento commerciale, ciò in aggiunta ad ogni altro obbligo previsto dalla legge urbanistica regionale rendere obbligatorie, ai fini della valutazione delle domande di autorizzazione per medi Comuni e grandi conferenze dei servizi, strutture di vendita ai fini dell'avvio del procedimento e della valutazione positiva oltre agli elementi già oggi previsti dall'attuale programmazione regionale, anche la destinazione d'uso già contenuta dallo strumento urbanistico vigente ed operante all'atto della domanda adozione del progetto unitario di coordinamento, qualora questo sia previsto dalle norme all'atto della domanda rispetto delle prescrizioni in ordine alla valutazione del sistema del traffico e della viabilità ai fini della valutazione finale; obbligo di sottoscrizione di atti concertativi con gli enti interessati per quanto attiene gli aspetti di viabilità e traffico all'atto della domanda.
Concludo auspicando che si possa realizzare un miglior governo delle trasformazioni commerciali, per favorire un equilibrato sviluppo delle diverse tipologie di strutture distributive, nel rispetto del principio della libera concorrenza, per migliorare la produttività del sistema e la qualità dei servizi da rendere al consumatore.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli emendamenti presentati alla proposta di deliberazione n. 113. Ne risultano due.
Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consigliere Pichetto Fratin Ferrero e Cotto: all'articolo 14, comma 4 , lettera b) punto 3) dopo la parola "dimensione" e prima della parola "minima" sono inserite le parole "della superficie fondiaria".
La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Signor Presidente, non sono intervenuto nel dibattito, riservandomi, in fase di dichiarazione di voto, di svolgere le altre considerazioni.
L'emendamento si riferisce all'articolo 14, o all'articolo 9 della deliberazione di modifica, e ha come riferimento il punto dove si definisce la dimensione minima e massima delle aree. Per la dimensione si tratta di specificare la sostanza e di prevedere la superficie fondiaria complessiva stabilita secondo le regole della legge urbanistica n. 56.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

La Giunta, esaminato questo emendamento, esprime parere negativo sui ragionamenti politici maturati nell'ambito di alcune riflessioni.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è di 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Caracciolo:



(VEDI TABELLA ALLEGATA)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Caracciolo per l'illustrazione.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

Si propone una variazione alla tabella 5) attinente alla dicitura "dimensione minima-massima della localizzazione".
Questa variazione è riferita alla parte massima della variazione e consiste in quanto segue: "Comune metropolitano", la massima passa da 200 mila a 170 mila "Comuni polo", la massima passa da 100 mila metri quadrati a 90 mila metri quadrati "Comuni subpolo", la massima passa da 80 mila metri quadrati a 75 mila metri quadrati "Comuni intermedi", da 80 mila metri quadrati a 60 mila metri quadrati "Altri Comuni", minima 5 mila metri quadrati e massima 30 mila metri quadrati.
La parola al Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

L'emendamento illustrato dall'Assessore è una delle parti fondamentali delle modifiche che si propongono, ma - ahimè - è una delle parti che invece di diminuire l'impatto degli insediamenti di grande distribuzione sul commercio tradizionale, lo aumenta in modo devastante.
Forse, a livello di parametri, è difficile per alcuni colleghi che non hanno seguito la materia rendersene conto. Certamente, si può immaginare un equilibrio maggiore se ribaltiamo la prima e l'ultima colonna, cioè anziché 30 mila metri quadrati nei Comuni minori e 170 mila metri quadrati nel Comune metropolitano, inserire 30 mila metri quadrati nel Comune metropolitano e 170 mila metri quadrati ai Comuni minori.
una esasperazione, l'ho già fatto in Commissione, addirittura, con 500 mila metri quadrati, perché 30 mila metri quadrati piazzati in Piazza Solferino hanno un impatto notevolissimo e di molto superiore a 170 mila metri di un qualche piccolo Comune, ad esempio, Bollengo. È necessario valutare la concorrenza che si verifica tra i luoghi, cioè la scelta che effettua il consumatore tra la grande distribuzione, che è un luogo specifico, e il sistema di distribuzione tradizionale, che appartiene alla città.
questa la filosofia originaria della legge n. 28 ed è la filosofia dell'equilibrio.
In questo modo, voi potrete avere 170 mila metri in Piazza Solferino e a Bollengo non avere più di 30 mila metri.
Quindi, portiamo i grandi centri commerciali in città. È la scelta di Mirafiori, è la scelta di Corso Regina Margherita, per capirci, è la scelta di tante aree della Città di Torino, ma è la scelta che, a questo punto collegata alla questione delle aree dismesse, diventa la scelta di devastazione delle aree urbane. Ecco perché su questo emendamento noi, come Gruppo, siamo contrari.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Signor Presidente, già durante l'intervento avevamo preannunciato il permanere di una criticità rispetto a questo emendamento, legata soprattutto alle indicazioni date per i Comuni intermedi e per gli altri Comuni. Quindi, in questa fase, ribadendo tale criticità, parteciperemo alla votazione senza, però, esprimere un voto favorevole.
La criticità, lo sappiamo, è legata al ragionamento complessivo sulla rete commerciale, che deve essere ricompreso nella pianificazione urbanistica e territoriale, che, in primo luogo, deve prevedere la difesa dei territori.
Riteniamo che, sulle aree esterne di urbanizzazione legate alla superficie commerciale si possano fare interventi che preservino maggiormente il territorio.
Auspichiamo che gli strumenti territoriali che definirà il Piano territoriale vadano nella direzione da noi annunciata.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Per esprimere un parere contrario sull'emendamento.
Tanto l'emendamento, quanto la tabella presentata, sono uno dei motivi fondamentali per cui vi è una nostra contrarietà. Da aggiungere, ancorch mitigata del 50% per la superficie, all'"utilizzo delle sedi industriali dimesse".
Tanto per fare un esempio affinché sia comprensibile e non fare della filosofia. Nell'area ex grandi motori, area di espansione urbanistica torinese, dove ci sono centinaia di migliaia di metri quadri di zone industriali dismesse, sarà possibile realizzare, ad un chilometro da Porta Palazzo, in una zona assolutamente centrale della nostra città, un centro commerciale di una superficie complessiva di 170 mila metri quadri.
Questo, come altre situazioni, dimostrano che, nonostante vi sia stata un'attenzione elevata, l'impianto complessivo della legge, tanto sulle metrature o sulle superfici, quanto sull'utilizzo delle aree dismesse soprattutto grazie a questo incrocio, risulterà fortemente dannosa per l'esercizio di vicinato e la scelta libera all'interno delle nostre città.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Caracciolo per una replica.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio

Voglio solo fare qualche precisazione. Circa il comune Polo, sub Polo non sono state apportate modifiche sostanziali. L'unica modifica è di aver inserito una superficie massima di 30 mila metri quadrati per gli altri comuni. Vorrei ricordare che si tratta di comuni prevalentemente fuori dalla programmazione regionale del commercio che prevede un comune attrattore con i comuni adiacenti. Sono comuni che non fanno parte dell'organizzazione amministrativa.
Se noi non avessimo indicato nessuna cifra come superficie, questi comuni verrebbero automaticamente tagliati fuori da qualsiasi possibilità di vedere realizzata una media-grande, anche se non molto grande, struttura commerciale. Saremmo andati incontro a non avere interpretato bene lo spirito della legge del modello di commercio che esiste in Piemonte.
Saremmo andati contro anche al piccolo commercio. Quando non c'è un riferimento in zona di media-grande struttura, sicuramente si va incontro a desertificazione: sono questi i motivi e non altro. Non l'assenza di una media o grande struttura. Se manca una media grande struttura di riferimento in queste zone, sicuramente si va incontro ad un problema di desertificazione. Quello che ci ha spinto è stato questo, gli altri valori non sono stati modificati in modo determinante.
Tenendo conto di tutto quello che abbiamo detto, dei vincoli che sono stati messi sulla L2, specialmente, nel recupero delle zone dismesse industriali, e tutto quello che è stato messo accanto, cioè la distanza tra una localizzazione ad un'altra che è stata portata da 2005 a 4000 metri non mi sembra che si sia andati incontro alla grande distribuzione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Ci sono richieste di intervento per dichiarazione di voto sulla delibera? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Faccio una dichiarazione sulla delibera e sul progetto di legge.
Ritengo che il percorso, così come chiesto sull'ordine dei lavori dal Consigliere Vignale, era quello di mettere in votazione, prioritariamente il progetto di legge che estende la moratoria fino al 31 dicembre per dare la possibilità alla Giunta regionale anche di elaborare un proprio progetto complessivo. Qualora il progetto di legge non venisse approvato, ma noi ci auguriamo un ripensamento da parte della maggioranza che la vedo pensierosa, in quel caso voteremo la delibera.
Non sono intervenuto precedentemente, non voglio fare un lungo intervento, ma fare una considerazione. Per la seconda volta, si è adeguata la programmazione del 1999. La prima programmazione della legge n. 28 quella sulla legge n. 563 che ha visto un primo intervento, dopo la verifica con la legge n. 347 e oggi questo intervento. La scelta fatta nel '99, il percorso che è stato dato in questa Regione e man mano rettificato ogni triennio, ha permesso di crearci una serie di infrastrutture importanti. Ci ha permesso di valutare il commercio, non solo per quello che è la cessione di beni, la compravendita, la cessione di prodotti, ma per quello che è un sistema di socialità, per quello che è un sistema di organizzazione della nostra società, per quello che è un sistema di servizi che vengono dati, per quelli che sono gli effetti che si hanno sui soggetti che offrono, quindi sui commercianti, sia i quasi 80 mila della grande e piccola distribuzione. Naturalmente, per un nuovo modello di sviluppo tenendo presente che i livelli di consumo crescono, che l'80% dei consumi non sono consumi di bisogno primario e non sono nemmeno più voluttuari, ma se vogliamo, legati ad una società civile che si evolve sempre di più, che si è arricchita. Si trattava, quindi, di disegnare un percorso, così come mantenerlo, pur con modelli che la maggioranza vorrà dare, che permettesse la creazione delle grandi piattaforme (allora si parlava di piattaforme adesso sono in disuso, se stanno diminuendo come piattaforme si creano modelli molto più complessi), che tenessero conto della crescita dei consumi, della tutela del consumatore e, dall'altra parte, di un equilibrio anche di tipo urbano che il nostro territorio aveva ed ha legato alle strutture di vicinato. È stato, ed è, un'esercitazione certamente difficile, lo hanno provato i membri della VII Commissione in questi pochi giorni. Colgo l'occasione per ringraziare sia il Presidente Clement per come ha condotto i lavori di Commissione, sia l'Assessore per l'attenzione e la disponibilità a valutare anche le nostre istanze sul documento che si voterà fra pochi minuti. Quello che è fondamentale, da tener conto, è riuscire a valutare il sistema del commercio, nell'ottica generale. Troppo frequentemente si hanno valutazioni che non tengono conto della realtà troppo frequentemente disegniamo il commercio che vorremmo e, mentre è possibile disegnare impianti regolatori, l'urbanistica che vorremmo, il commercio è legato alla mobilità delle persone. Certamente Serravalle Scrivia (dove vanno due milioni e mezzo di persone all'anno, di cui mi pare circa l'80% da fuori Regione) se avesse valutato il suo potenziale giro d'affari solo sugli abitanti del luogo, non esisterebbe. Invece attrae sul territorio piemontese due milioni di persone che provengono da altre Regioni. D'altra parte nell'ambito anche solo regionale, la mobilità delle persone non avviene solo per lavoro ma anche per piacere. Immaginate degli anziani che soprattutto nel periodo estivo si soffermano in un centro commerciale. Può far sorridere, può essere una battuta, ma quei luoghi così come i luoghi dove c'è una concentrazione di esercizi di vicinato sono diventate delle nuove piazze. Quindi vedete che l'attenzione che deve porsi non è un'attenzione solo urbanistica, solo mercatistica, ma è una attenzione che fa riferimento ad una serie di sfaccettature che devono essere sempre valutate con molta attenzione.
Noi prendiamo atto che, con alcune modifiche proposte, la Giunta regionale ha rivisto sostanzialmente la prima voce di delibera durante il percorso di Commissione con alcuni emendamenti che possiamo anche condividere. Altri, come l'emendamento precedente, che riguarda le aree dismesse, ci preoccupano un po' perché non vorremmo che ci fosse un utilizzo eccessivo di deroghe, in particolare sui centri urbani e sulle aree dismesse, da incentivare, anche se il limite dei cinque anni ha un buon effetto. Originariamente era l'incentivo al produttore affinch cessassero le produzioni e licenziassero i dipendenti per fare speculazione immobiliare. Al momento qualche limite è stato posto, quindi qualcosa di meno c'è, ma sono tantissime le aree, in questo caso dismesse, che potrebbero avere un percorso di utilizzo che è rilevante sotto l'aspetto commerciale, anche se non è stato correttamente valutato il contesto del loro inserimento, che potrebbe avere degli effetti molto negativi. Per questo motivo, noi come Gruppo, votiamo naturalmente a favore del progetto di legge che prevede la continuazione della moratoria al 31 dicembre, con l'invito a produrre un elaborato complessivo di disegno e di valutazione del sistema e dell'organizzazione commerciale in Piemonte. Da parte nostra un contributo l'abbiamo già consegnato al Consiglio regionale sotto forma di progetto di legge. Naturalmente voteremo automaticamente contro la delibera proposta per questa stessa motivazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Il nostro voto sulla proposta di delibera unificata alla proroga dei termini sarà naturalmente favorevole. Sarà invece un voto contrario sulla delibera presentata dalla Giunta, per alcune motivazioni di cui abbiamo detto parlando dell'emendamento. Riassumendole diciamo che sono sostanzialmente due.
Noi riteniamo che questa delibera abbia un'attenzione di programmazione e di regolamentazione che afferisce esclusivamente alla grande distribuzione. Non tenta di fare un ragionamento complessivo di politica commerciale su tutti i settori merceologici. Siamo soprattutto preoccupati nonostante alcune modifiche migliorative, per l'impianto della delibera e in particolar modo lo ricordavano alcuni colleghi - per ciò che riguarda le aree dismesse.
Certamente alcune modifiche operate dalla Giunta sulla prima stesura della delibera sono migliorative, ma certamente garantiscono ancora la possibilità in aree dimesse, che esistono nella nostra città da molti anni di trasformare le stesse (nonostante vi sia solo la possibilità di un utilizzo del 50%) in grandi centri commerciali all'interno del tessuto urbano.
Noi riteniamo, come abbiamo detto in sede di Commissione, che vi possa essere una legge o un piano territoriale regionale più importante di un altro. Sarà certamente indispensabile fare un ragionamento sulle politiche commerciali che non possa prescindere da quello delle politiche urbanistiche.
Assessore Caracciolo, mi riferisco a quello che diceva precedentemente.
Non credo sia necessaria la grande distribuzione per fare aumentare il volume di affari dell'esercizio di vicinato. Queste possono essere due tesi contrapposte sulla quale la verità non è oggettiva. Fino a quando non si fa l'esercizio opposto e fino a quando vi saranno quartieri della nostra città che ospitano o ospiteranno esclusivamente, in modo assolutamente monopolistico, la grande distribuzione senza quasi un esercizio di vicinato, non vi sarà neanche la possibilità di garantire una scelta alternativa. Rispetto a questa possibilità, molteplici sono gli esperimenti che possiamo tentare in città e nei Comuni di prima cintura.
Ci preoccupa, allora, questo tipo di impostazione di politica commerciale. Così come in sede di Commissione abbiamo cercato di operare migliorando e intervenendo sul dettato normativo della delibera, cercheremo di intervenire per esporre quanto noi abbiamo detto non solo in una proposta di legge già giacente, che è quella sui piccoli Comuni, ma una rivisitazione complessiva della legge sul commercio, che non può non tener conto dell'attuale fotografia delle autorizzazioni rilasciate, certamente ben diversa da quella che si presenterà nel momento in cui si rivisiterà la legge 28.



PRESIDENTE

Prima di continuare nelle dichiarazioni di voto, penso di potere interpretare l'orientamento dei colleghi Consiglieri, dicendo che possiamo procedere prima alla votazione del testo unificato delle due proposte di legge e, successivamente, al testo della proposta di deliberazione consiliare. Ovviamente utilizzando questa procedura diventa superfluo ricorrere all'ordine del giorno collegato, che mi pare che i proponenti siano disposti a ritirare.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ronzani per dichiarazioni di voto ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Esprimo il voto favorevole del Gruppo dei DS a favore della delibera applicativa della legge 28 che noi abbiamo licenziato in Commissione e riformata con la discussione di oggi. Desidero, in questa occasione, dare atto ai Gruppi di minoranza di avere contribuito a riformare la delibera della legge 28. Credo anzi che la delibera che tra poco voteremo è il risultato di un confronto positivo, che è servito a renderla ancora più efficace e migliore, avvenuto nella Commissione di merito anche sulla base delle dichiarazioni che ha fatto con il suo intervento l'Assessore Caracciolo.
Noi oggi chiudiamo la fase che si è determinata con la scelta di andare verso la moratoria. Da questo momento in poi occorre (e su questo sono d'accordo con i colleghi che mi hanno preceduto) mettere mano alla riforma della legge 28. Su questo, la discussione è aperta. Credo che dovremmo partecipare a questa discussione consapevoli però di un punto: dobbiamo riformare la legge 28 sapendo che questo strumento deve consentirci di governare ancora meglio grandi processi di trasformazione. Si sta tentando di rivedere la grande distribuzione e di salvaguardare la media e la piccola distribuzione, obiettivo per un governo regionale è trovare un corretto equilibrio nel corso di questo processo di trasformazione. Noi siamo reduci da una fase di programmazione della politica in questi settori che ha prodotto dei risultati positivi.
Vorrei ricordare ai colleghi che questa è una Regione che, con quella programmazione, è riuscita a sviluppare i negozi di vicinato nella misura del 3%. Questo è un risultato importante. Quell'esperienza ci insegna anche un'altra cosa: per reggere queste trasformazioni occorre che la legislazione regionale e le risorse regionali sollecitino la piccola attività commerciale a specializzarsi e a qualificarsi.
Vivono, in questo processo di grande trasformazione, quelle imprese che scommettono sull'innovazione, sulla specializzazione e sulla qualificazione. Questo pone al legislatore regionale il problema di mettere in campo, come in parte abbiamo fatto e lo faremo anche con questo bilancio, le risorse con le quali favorire questi processi e questa trasformazione.
Per tutte queste ragioni, pensiamo che, accanto a un voto favorevole nei confronti della delibera, occorra predisporci al lavoro per una riforma della legge n. 28. Il nostro Gruppo voterà a favore della delibera applicativa della legge n. 28, così come risulta dalle modifiche che abbiamo introdotto nelle discussioni in Commissione e in Aula.
Esattamente per queste ragioni voteremo contro il progetto di legge presentato da alcuni Gruppi che, invece, propongono di prorogare la moratoria. Non esistono ragioni per farlo. Avremmo esaminato la questione attentamente, qualora non si fossero create le condizioni per andare a un superamento del blocco, ma oggi la delibera che approviamo con il concorso dei Gruppi di minoranza rende - io dico per fortuna ed è un fatto positivo superflua l'esigenza di andare a una proroga della moratoria che si era deciso di attuare.
Questo era il risultato che ci ponevamo di ottenere. Questo risultato è stato ottenuto grazie al concorso di vari Gruppi. Per questo, confermo il voto a favore della delibera e il voto contrario al progetto di legge che vorrebbe prorogare la moratoria e il blocco.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Ovviamente, intervengo per dichiarazione di voto. Noi voteremo a favore della proposta di legge che ha unificato la nostra proposta con quella del Gruppo di AN per la proroga dei termini della moratoria.
Su questo, voglio ricordare due elementi. Il primo: avevamo già proposto con un emendamento, durante la discussione del provvedimento che inseriva la moratoria, il prolungamento dei termini. L'avevamo fatto per un motivo che allora emergeva in tutta chiarezza, cioè il fatto che nel breve periodo precedente all'introduzione della moratoria erano state presentate mi sembra - più di sessanta domande di apertura di nuovi centri commerciali, che erano un'enormità.
Allora, come ora, ritenevo che solo prolungando questa moratoria avremmo potuto ottenere un riequilibrio fra tutte queste domande presentate nel giro di pochi giorni e un tempo ragionevole durante il quale il mercato avrebbero potuto riassorbire le domande autorizzate.
Voteremo, invece, contro la delibera che modifica il Regolamento per l'apertura di nuovi centri commerciali. Riteniamo che i pochi elementi che complicano l'apertura di questi centri commerciali o che comunque impongono ulteriori costi e incombenze siano del tutto insufficienti e inefficaci per frenarne l'apertura di nuovi.
Concedendo la possibilità di aprire i centri commerciali nei siti industriali dismessi, diamo un'ulteriore ghiotta possibilità alle grosse imprese che operano nel settore della grande distribuzione di insediarsi nei centri delle grandi città con gravi danni, a nostro avviso, per il piccolo commercio. Questa delibera non può che aumentare le enormi difficoltà del piccolo commercio.
Pertanto, se da una parte ci saranno dei nuovi posti di lavoro offerti all'interno dei nuovi centri commerciali, dall'altra si perderanno molti più posti di lavoro nei negozi di vicinato e nei piccoli negozi tradizionali.
Per questo motivo voteremo contro la delibera.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento. Passiamo alla votazione del testo unificato delle proposte di legge n. 246 e 247, licenziate con voto contrario dalla Commissione, in particolare l'articolo 1 delle proposte di legge.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1.
Il Consiglio non approva.
La mancata approvazione dell'articolo 1 fa decadere l'intero provvedimento rendendo inutile l'ulteriore votazione dello stesso.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione del Consiglio regionale n. 113, il cui testo emendato verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Giunta, organizzazione e funzioni

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 158 e 159 inerenti a "Ridefinizione delle dotazioni organiche della Giunta regionale e del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 1, comma 93, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e secondo i criteri e le modalità indicate nel D.P.C.M. del 15 febbraio 2006"


PRESIDENTE

Esaminiamo il testo unificato delle proposte di deliberazione n. 158 e 159 "Ridefinizione delle dotazioni organiche della Giunta regionale e del Consiglio regionale, ai sensi dell'articolo 1, comma 93, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 e secondo i criteri e le modalità indicate nel D.P.C.M. del 15 febbraio 2006".
La parola l'Assessore Borioli per l'illustrazione.



BORIOLI Daniele, Assessore al personale e sua organizzazione

Dobbiamo ridefinire le dotazioni organiche con questo provvedimento che riguarda congiuntamente i ruoli della Giunta e del Consiglio. In ottemperanza al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, in attuazione della legge del 30 dicembre 2004 (Legge finanziaria per il 2005) dobbiamo, in questo senso, centrare l'obiettivo di un ridimensionamento della dotazione organica rispetto a quella attualmente in vigore del 5 ovviamente, in termini di valore economico.
Quindi, per i ruoli della Giunta prevediamo una riduzione del valore economico della dotazione organica equivalente a 4.823.000 euro e, per il Consiglio, a 637.284 euro. Questo significa che, per quanto riguarda la Giunta, la ridefinizione della dotazione organica comporta un numero di posti per la qualifica dirigenziale di 247, per la categoria D di 1584, per la categoria C di 572, per la categoria B di 514, per la categoria A di 43.
Per quanto riguarda il ruolo del Consiglio, la ridefinizione della dotazione organica per le qualifiche dirigenziali comporta un numero di 21 posti, per la categoria D di 167, per la categoria C di 137, per la categoria B di 88, per la categoria A di 15.



PRESIDENTE

Comunico che si tratta di un provvedimento in attuazione di normative di legge, che confluiscono in questa deliberazione due distinte deliberazioni in particolare, una è imputabile all'Ufficio di Presidenza.
Non essendoci richieste di intervento, indìco la votazione palese sul testo unificato delle proposte di deliberazioni, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'a dunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento al voto erroneamente espresso sulla deliberazione n. 113


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia per mozione d'ordine.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, intervengo solo per dichiarare che, per un errore mio, ho sbagliato a votare relativamente alla legge sul commercio. Volevo significare che il mio voto è convintamente e risolutamente contrario. Mi sono sbagliato a votare, ma ci tenevo che rimanesse a verbale, per onestà intellettuale, anche se non sarebbe mai risultato.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.58)



TABELLA ALLEGATA

Emendamento rubricato n. 2). Presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Caracciolo: PROSPETTO 5: LOCALIZZAZIONI COMMERCIALI URBANO-PERIFERICHE (L.2.) PARAMETRI P LOCALIZZAZIONE|A R |COMUNE |COMUNI |COMUNI |COMUNI |ALTRI COMMERCIALE |A |METROPOLI-TA|POLO |SUBPOLO |INTERMEDI |COMUNI URBANO - |M |NO



PERIFERICA NON|E

T ADDENSATA |R O AMPIEZZA RAGGIO DELLA |Y.2. |mt. 1.000 |mt. |mt. 800 |mt. 1.000 |mt. 1.000 PERIMETRAZIONE| | |1.000



ENTRO LA QUALE



CALCOLARE I

RESIDENTI NUMEROSITA' DEI RESIDENTI |X.2. |1.500 |3.500 |2.000 |1.500 |500 ENTRO IL | |residenti |resident|residenti |residenti |residenti



RAGGIO DI CUI | | |i

AL PARAMETRO Y.2.
DISTANZA STRADALE |J.2. |mt. 2.500 |mt. |mt. 1.000 |mt. 500 |mt. 500 MASSIMA DALLA | | |1.500 PERIMETRAZIONE



DEL NUCLEO

RESIDENZIALE DI CUI AL PARAMETERO Y.2.
MIN| MIN | MIN | MIN | MIN DIMENSIONE |H.2. | |m.q. |m.q. |m.q. |m.q.
MINIMA E | |m.q. 40.000 | |20.000 | |40.000 MASSIMA DELLA | | |20.000 LOCALIZZAZIONE| | | |MAX |MAX |MAX MAX |MAX |m.q. |m.q. |m.q.
m.q. |m.q. |75.000 |60.000 |30.000 170.000 |90.000 DISTANZA MINIMA DA |W.2. |mt. 2.500 |mt. |mt. 1.500 |mt. 1.000 |NO ALTRO | | |2.000 ADDENSAMENTO



URBANO A.1.

A.2.
DISTANZA STRADALE |D.2. |mt. 4.000 |mt. |mt. 3.000 |mt. 1.000 |mt 1.000 MINIMA DA | | |3.000 ALTRA LOCALIZZAZIONE L.2. E DA ALTRA LOCALIZZAZIONE L.3.
REESISTENTE



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