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Dettaglio seduta n.61 del 31/01/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 14.38 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo e Robotti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazioni della Giunta regionale inerente la situazione occupazionale FIAT (seguito)


(collegati ordini del giorno n. 174, 216, 217 ed assorbiti dal dibattito i seguenti atti ispettivi: interpellanze n. 429 e n. 474, interrogazioni n. 447 e n. 508)



PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito che segue le comunicazioni della Giunta regionale per quanto riguarda la FIAT.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il dibattito di oggi sulla questione FIAT ha anche una caratteristica di tempestività con la pubblicazione dei dati che i giornali riportano.
Infatti, ieri è stato presentato il quadro del 2005 e questo dibattito diventa perciò importante, in una valutazione che riguarda il complesso industriale FIAT e, in particolare, la realtà di Torino quale sede principale e sede legale dell'azienda.
un elemento importante, perché va a inserirsi nel cambiamento che questa città e questa regione stanno vivendo e hanno vissuto in questi anni. Non a caso, qualcuno stamattina ha citato la grande crisi degli anni 2001, 2002 e 2003; quest'ultimo forse è stato il momento di maggiore acutezza, che ha visto i più massicci interventi, da un lato, di ristrutturazione e, dall'altro, di sostegno pubblico da parte del Governo nazionale.
Se è pur vero che Montezemolo ha citato la capacità di "uscire da soli", ha dimenticato che comunque 50 milioni di euro nel 2003 sono arrivati a FIAT - con una deroga anche rispetto ai Regolamenti comunitari per accompagnare la formazione e la riprofessionalizzazione degli occupati e, in alcuni casi, per accompagnare il pensionamento. Un vantaggio in questa ristrutturazione: la gran parte degli occupati entrarono alla fine degli anni '60 e il loro percorso di accompagnamento alla pensione era facilitato, in quanto mancavano pochi anni alla pensione.
Questo è stato forse l'elemento che ha reso meno traumatico l'intervento di ristrutturazione complessiva del gruppo, in particolare del settore auto, e che ha reso d'altra parte possibile, nell'ambito di questa città, che è cambiata molto in questi anni, la creazione di nuove opportunità e di una modernizzazione, con il passaggio dalla struttura manifatturiera tradizionale (che ha caratterizzato tutto il secolo scorso) ad una struttura manifatturiera più moderna (non dico più leggera, ma più eccellente), lasciando le grandi produzioni ad altre realtà.
Tutto questo è avvenuto in un periodo in cui vi sono state molte difficoltà sul mercato automobilistico. Le difficoltà le vediamo ancora oggi con la situazione di General Motors o della stessa Ford, che operano violentissimi tagli occupazionali a livello mondiale.
Ma queste condizioni, dettate dal mercato, determinano anche il fatto che una lettura attenta e non enfatizzata dei dati ci porta a dire oggi che Torino e la parte FIAT Auto di Torino non è affatto fuori dalla crisi.
Stamattina gli organi di stampa riportano l'esultanza di alcuni addetti ai lavori. Una lettura dei dati ci conferma che il gruppo FIAT è in grado di fare cassa, e questo rappresenta un motivo di soddisfazione. La soddisfazione deve essere del paese: quella che il più grande gruppo industriale è in grado di produrre utili.
Tuttavia, il gruppo FIAT non è solo la FIAT Auto di Torino e, nel settore automobilistico, non c'è solo l'auto di Torino, ma ci sono anche gli altri settori meccanici e dell'indotto. Di conseguenza, se analizziamo attentamente le produzioni che riguardano la realtà di Torino, vediamo che non si è ancora raggiunto nessun break even, non si è ancora raggiunta la condizione almeno del pareggio.
chiaro che si intravede un percorso, un percorso che vede una FIAT se vogliamo, più leggera rispetto a quelli che erano i cliché di struttura manifatturiera storica, una FIAT in grado di ricreare una condizione di produrre utili, quindi più forte come gruppo, una FIAT che speriamo sia anche più autonoma.
Nelle settimane scorse, abbiamo avuto modo di vedere - al di là della comunicazione o non comunicazione - la cessione da parte del San Paolo di una quota di azioni che provenivano dal convertendo, il che può avere una doppia lettura. Io, francamente, do una lettura molto positiva, perché pu significare che finalmente sull'azionariato ci si muove tutti, si diventa un po' più internazionali, che qualcun altro può entrare: se San Paolo ha ceduto, sono entrati dei risparmiatori che hanno avuto fiducia in questa società (nel contempo, si esce da un orizzonte solo domestico).
Richiamando la storia di questa città, il grande balzo in avanti è avvenuto tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, quando si è usciti da una condizione in cui era il Principe (e pochi accoliti che gli giravano intorno) a dettare le regole. Nel momento in cui si è imposta la borghesia da questa borghesia è nata FIAT e con questa borghesia la città ha cambiato volto. Alla fine dell'800 la città era in pieno sviluppo: costruiva e si dava nuove missioni che sostituivano la precedente missione di Capitale del Regno, che aveva mantenuto fino all'inizio della seconda metà dell'800.
Ebbene, il significato dello sganciamento di San Paolo - della più grande banca italiana, ricordiamocelo - da FIAT sta nella libertà di svolgere, da parte di San Paolo, il ruolo di banca e basta e non il solito ruolo, come sovente viene richiesto, di aiutante il Principe (questa è una deformazione che abbiamo, colleghi, sia dalla destra che dalla sinistra non è una caratterizzazione solo di una parte).
Per quanto riguarda il dibattito sulla questione dell'obolo di Mirafiori, i 70 milioni di euro che abbiamo dato qualche mese fa, secondo il Sindaco Chiamparino (intervista di stamattina su La Stampa) rappresentano un fatto simbolico. Noi non l'avevamo capito. È un fatto simbolico costoso: non avevamo capito e non abbiamo ancora oggi capito qual è stata la funzione di questo intervento.
Abbiamo capito come siano stati dei palliativi per mettere a posto la coscienza gli ordini del giorno successivi all'approvazione del disegno di legge. Ricordo l'intervento del collega Chieppa in merito agli ordini del giorno, che peraltro condividevamo quasi tutti (mi pare che, con astensione o votazione a favore, li abbiamo votati tutti), ma oggi li abbiamo dimenticati e non li trattiamo più. Con quegli ordini del giorno chiedevamo garanzie in cambio di un impegno pubblico nei confronti di un soggetto che giustamente deve fare le sue valutazioni, deve stare sul mercato, ma ha anche "beccato" 70 milioni di euro per percorsi che riguardassero l'occupazione, che riguardavano anche, non dico il pensionamento automatico dei 700 soggetti degli enti centrali, i più giovani, ai quali bisogna garantire una riprofessionalizzazione.
Siccome nel 2003 sono stati spesi 50 milioni di euro per la riprofessionalizzazione, probabilmente, in quel momento FIAT non avrebbe individuato costoro tra i soggetti da riprofessionalizzare. Lo faccia oggi la riprofessionalizzazione di una parte del personale degli enti centrali è un investimento per la stessa FIAT. L'altra parte la si potrà anche accompagnare al pensionamento. Non è accettabile fare una valutazione automatica di regole legate all'eccezionalità per i 700 soggetti degli entri centrali FIAT e non tenere in alcuna considerazione lo stato di mobilità che interessa altri 20 mila lavoratori piemontesi; forse, vengono lasciati al loro destino perché non hanno il blasone FIAT dietro le spalle.
questa la scelta che non possiamo condividere. A questo punto dobbiamo invitare il Governo nazionale a tentare dei percorsi agevolativi.
Non sono pregiudizialmente contrario ad un intervento pubblico di accompagnamento nei confronti dei dipendenti di quella che è l'industria italiana per eccellenza, ha anche una valenza simbolica forte FIAT. Sono personalmente contrario a fattori di eccezionalità pura che degenerino in assistenzialismo, danneggiando non solo la Città di Torino e la FIAT, ma anche, probabilmente, coloro che non hanno un'età pensionabile, per i quali non avrebbe senso trovare altri tipi di escamotage.
Quindi, credo che l'elemento fondamentale di sintesi della valutazione che possiamo fare sia di chiedere anche alla Giunta regionale la sua strategia, come intenda portare avanti ciò che finora è stato attuato compreso l'acquisto di Mirafiori, come intenda rapportarsi con FIAT naturalmente, anche relativamente al rapporto che può avere la Regione Piemonte rispetto ad un'impresa con 170 mila dipendenti a livello mondiale di cui 30 mila a livello nazionale, e rispetto alle conseguenze su una città come Torino, dove vi è il più grande insediamento rimasto del gruppo dove possono essere mantenute e rafforzate le attività collegate a innovazione e ricerca.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, intanto, mi spiace che non ci sia più la platea plaudente di questa mattina.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chieppa)



PRESIDENTE

Per cortesia, prego di lasciare intervenire.



GHIGLIA Agostino

Quelle tre preferenze sono le tue, lo abbiamo visto alle elezioni, non è che io mi lamenti, erano le tue preferenze alle elezioni. Non ho bisogno di quelle, ne ho talmente tante.
Mi dispiace che non ci sia la platea plaudente di questa mattina, perch sfidando, come spesso mi capita, l'impopolarità, avrei detto che, facendo una trasposizione con un famoso detto, chi è causa del suo mal applaude se stesso. Cioè, la cosa che sinceramente mi addolora...



(Commenti fuori microfono del Consigliere Larizza)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Lasciamo che chi ha chiesto la parola possa svolgere senza interruzioni il proprio intervento.



GHIGLIA Agostino

Non mi disturba, anzi, è utile che sappia le cose, perché non sempre ascolto.
Chi è causa del suo mal applaude se stesso, perché la cosa che più mi amareggia è che, dopo tanti anni, una parte dei lavoratori torinesi, quella proprio più penalizzata, non abbia ancora capito chi l'ha fregata. Per me è evidente chi l'ha fregata, lo abbiamo detto in tanti luoghi e in tante parti: i sindacati e la sinistra, è evidente!



(Commenti fuori microfono del Consigliere Larizza)



PRESIDENTE

Per cortesia!



GHIGLIA Agostino

Presidente, posso parlare? È un'aula democratica o è un'assemblea della FIAT, visto che parla il collega Larizza? Voglio solo sapere se è un'assemblea di azionisti della FIAT.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Larizza)



PRESIDENTE

Per cortesia, prego tutti i Consiglieri di astenersi da commenti ciascuno può parlare al proprio turno.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Larizza)



PRESIDENTE

Collega Larizza, per cortesia!



GHIGLIA Agostino

Hai fatto tutte le Commissioni, Larizza. Quando tornerai a fare il sindacalista, dopo troppi anni di assemblee, di daranno il megafono, adesso fai parlare anche me.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Larizza)



GHIGLIA Agostino

Presidente! Tu puoi parlare a tutti quelli che vuoi senza megafono, ci mancherebbe ma fai parlare anche me, visto che sei democratico, Democratici di sinistra, salvaguardate il mio diritto democratico alla parola. Mica vorrai fare il comunista, staliniano, stalinista, leninista, come i tuoi colleghi che vogliono togliere a tutti la possibilità di parlare? Per loro è un complimento, per me no.
Signor Presidente, devo riprendere il filo, però, guardi che, se mi interrompono, divento lungo, già sono prolisso, verboso e man mano che invecchio peggioro. Se poi mi interrompono sempre, non mi ricordo cosa devo dire.
Chi è che ha fregato i lavoratori della FIAT? Oltre ai padroni, i sindacati e la sinistra. È del tutto evidente che se i sindacati non avessero accettato, nel corso degli ultimi anni, il progressivo smantellamento della produzione torinese e nazionale della FIAT, accettando che la FIAT andasse a costruire in Polonia, in Austria, in India, in Brasile, in Marocco, in Argentina, qui ci sarebbe stata più produzione e più occupazione. È un'equazione, colleghi, non è opinabile! Poi, la FIAT avrebbe guadagnato meno, ma credo che il ruolo dei sindacati e della sinistra - almeno mi era parso di capire così nei miei anni giovanili - non fosse quello di far maturare plusvalenze ai padroni, ma fosse quello di salvaguardare dei posti di lavoro.
Se quella era la mission, l'avete assolutamente fallita perché non lo avete fatto nel corso degli ultimi quindici anni. Prima o poi i lavoratori lo capiranno. Certo, non è facile cambiare mentalità per chi culturalmente è stato abituato a credere che le bandiere rosse, anziché tutelare il capitale, tutelassero i lavoratori. Però, prima o poi, capiterà che avremo anche noi qualche tribuna da cui poterlo spiegare meglio.
Ricordando con grande amicizia al collega Pichetto che se c'è sicuramente un partito che a Torino non ha mai baciato la pantofola alla FIAT è stata la destra, da sempre critica. Vorrei anche ricordare che la prima posizione critica del patto su Mirafiori, mentre altri tentennavano è stata proprio quella di Alleanza Nazionale, ma la metto solo così e procedo. È evidente che noi, oggi, non vediamo esiti di questo patto. Non è che non vogliamo vederli, è che non li vediamo, lo ha detto il collega Vignale questa mattina, cioè ha ripercorso dei passaggi.
Quando ci viene detto che il mantenimento occupazionale o la saturazione produttiva - poi, i nomi per dire la stessa cosa sono molti soprattutto per chi è abituato a fare del parolaismo militante anziché dei fatti - avverrà forse nel 2008, quando ci sarà sicuramente questo nuovo modello - ma non sappiamo - e quando sicuramente porteranno delle lamiere ma non si sa se porteranno un motore - è evidente che il patto per Mirafiori è già fallito. Cioè, è evidente che quei 70 milioni di euro che noi abbiamo dato con una certa finalizzazione si sono già dispersi nel solito calderone degli aiuti parapubblici, parabancari, paralobbistici alla FIAT. È evidente questo! Quando noi chiedevamo, con la semplicità tipica della destra, che non capisce tanto, ma quelle poche cose le ha chiare, soldi in cambio di occupazione e tempi certi per la rioccupazione e per la dazione di questi soldi, nessuno ha votato gli ordini del giorno che chiedevano questo.
Anche i vertici FIAT che sono stati auditi giovedì scorso sono venuti come al solito, a farci un discorso molto ampio sul giorno di San Mai, in cui, finalmente, la FIAT tornerà a produrre, rioccuperà, manterrà, farà disferà, ma, ad oggi, di concreto non c'è nulla. Addirittura, una settimana fa ci hanno detto che la linea della Grande Punto inizierà a fine agosto oggi il Presidente Montezemolo precisa che inizierà a maggio: noi siamo contenti, ma ricordo che doveva iniziare ad aprile, e prima ancora - quando a luglio dell'anno scorso discutevamo del Patto per Mirafiori - qualcuno parlava di gennaio. Quindi, siamo comunque già in ritardo di dieci mesi tanto per ricordarlo - sul cronoprogramma (si fa per dire) di questo Patto.
Ad oggi, questo Patto è come se non esistesse, e lo diceva anche il collega Vignale stamattina.
E le perizie? Ci è stato detto che il Patto si perfeziona; nel momento in cui si perfeziona, ecco le perizie: dove sono le perizie? Vicepresidente Susta, dove sono queste perizie? La società Newco dov'è? Chi sono gli amministratori? Dov'é lo Statuto da cui possiamo desumere finalmente, l'oggetto sociale che, così caramente, è stato pagato - e verrà pagato - coi soldi dei piemontesi? Dov'è? Dov'è la "carta che canta", che dice che i vostri 70 milioni sono finiti per questo? Non c'è.
Ci sono delle rassicurazioni vaghe e generali, ma soprattutto generiche, sul fatto che un giorno - forse a maggio (speriamo), forse ad agosto - la FIAT riattrezzerà una linea per la Grande Punto, modificando la linea della Punto. Questa è l'unica assicurazione che c'è, ed è un po' poco.
un po' poco nella misura in cui sappiamo tutti che per ottenere la saturazione produttiva dello stabilimento di Melfi, la FIAT produrrebbe solo là più Grandi Punto di quelle che, nella migliore delle ipotesi, pensa di poter vendere.
Non vorremmo sentirci dire - lo abbiamo già paventato nel recente passato - che magari, visto che non se ne vedono abbastanza, qua sarebbe inutile produrne altre, per poi riempire i cortili di Mirafiori, per cui occorre limitare la produzione.
Quindi, ad oggi, quel Patto non ha avuto alcuna conseguenza. È per questo motivo che a noi, sinceramente, non appassiona il dibattito Salza Montezemolo: è la solita lobby torinese, che se la dice, fa finta di scontrarsi e se la canta; sono sempre loro; sono sempre gli stessi nomi, i soliti poteri più o meno forti; non c'è nessuna novità.
Però, questo ennesimo duetto ipocrita, tutto fa, tranne che creare posti di lavoro e garantire un disoccupato. È un puro esercizio teorico lobbistico, nient'altro.
Anche perché, rispetto al resto - l'ho ribadito - sicuramente il Vicepresidente Susta, che oggi ha delle notizie nuove da darci, in sede di replica smentirà e ci farà vedere tutte le carte che ho appena citato.
Guardate, colleghi, che non sono carte così, non ho parlato di tarocchi: ho parlato degli unici atti su cui noi potremmo controllare se e quando il Patto per Mirafiori avrà una sostanza. Non ho chiesto la luna! Ho semplicemente chiesto i documenti di fondazione della Newco, ho chiesto chi sono gli Amministratori e, infine, ho chiesto le perizie: meno di così...
Se c'è tutto questo, chiederò scusa e dirò che ho sbagliato completamente l'intervento: non ho fumato uno spinello, non mi sono rimbecillito neanche per tre ore, ma ho sbagliato l'intervento; me ne scuso con la platea e la prossima volta parlerò di meno.
Ma se c'è tutto questo, vuol dire che qualcosa non va; vuol dire che qualcuno "ciurlaccia" nel manico.
Allora, continuiamo a dire: "Grande operazione, il Patto per Mirafiori"! Grande sinergia tra pubblico-privato! Grande invenzione del compagno Chiamparino, che deve farsi rieleggere Sindaco!", ma al di là di tutti questi "Evviva! Evviva! Evviva!", sostanza zero.
Il discorso, dal nostro punto di vista, è molto semplice, Presidente: intanto fateci vedere le carte del Patto; in secondo luogo, c'è una sola cosa da chiedere ai vertici FIAT: quale sarà il modello che verrà prodotto nel 2008, e se qui ci sarà il motore. Lo potranno dire subito.
Non c'è nient'altro che vogliamo sapere. Se no, è tutta fuffa!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Cercherò di non farmi richiamare, come lei ha fatto col collega Ghiglia, posto che lo stesso, in alcuni passaggi, ha sicuramente anticipato quello di cui volevo parlare, che, ovviamente, non ripeterò.
Vorrei fare alcune considerazioni sostanziali, che sono principalmente di ordine numerico.
Com'è stato ribadito da tutti i colleghi, oggi si fa festa: la FIAT festeggia perché, dopo tanto pellegrinare nei "rossi bancari", presenta un bilancio positivo.
Mi chiedo solo - è una domanda che ho posto in camera caritatis a qualche collega, ma non mi ha saputo rispondere, per cui la riproporr all'Assessore, nonché al Vicepresidente della Giunta Susta, che scuramente sarà in grado di replicare - se questi 67 milioni di euro che le istituzioni del Piemonte hanno versato, in quel del 2005, nelle casse e comunque nei protocolli della FIAT, sono stati inseriti nel conteggio del bilancio FIAT presentato ieri dal Consiglio di Amministrazione, oppure no.
Vorrei conoscere questo particolare, perché se la risposta è "sì" - e cioè quei 67 milioni di euro sono stati inseriti a bilancio - mi pare che la FIAT abbia ben poco da festeggiare, in quanto si configurerebbe come una "forma assistenziale" erogata dalle istituzioni, senza la quale il bilancio FIAT avrebbe presentato un risultato di 46 milioni di euro in negativo anziché 21 milioni in positivo. In questo caso, lo vorrei sapere. Premesso che se la risposta è "sì", come diceva giustamente il collega Ghiglia mancano le perizie e i dati di questa Newco, di cui non sappiamo nulla se non che dovrebbe esistere.
Come dicevo, se la risposta è "sì", si tratta di una devoluzione, oltre la quale la FIAT non sarebbe andata in positivo, ma sarebbe rimasta ampiamente in negativo.
Se la risposta è "no", allora è un bene per la FIAT, perché vuol dire davvero che la produzione ha ripreso e che le vetture tirano. E se aggiungessimo i 67 milioni di euro derivanti dal protocollo d'intesa vorrebbe dire davvero che la FIAT "ricammina" e avrebbe motivo di fare festa. Se però è così, mi chiedo dov'é il ritorno in termini di occupazione tanto sbandierato, questo unico e prioritario filo conduttore che è stato dato mesi fa per giustificare questo rapporto e questo protocollo d'intesa.
Come dicevano anche i colleghi, si sa che le previsioni di vendita e di produzione non sono incoraggianti. Anzi, si prevede una riduzione di produzione di 200 vetture a Torino, a fronte di un mantenimento di personale e di maestranze negli altri stabilimenti che la FIAT possiede.
La FIAT dice anche - così è scritto - che non cambierà assolutamente la strategia imprenditoriale. Ricordava il collega Vignale che la stessa domanda è stata posta agli Amministratori FIAT in sede di audizione in Commissione e nessuno ha fornito questa risposta.
Mi chiedo, in poche parole, a cosa serve il protocollo per i lavoratori, posto che non si rilevano riduzioni delle casse integrazioni e il rilancio produttivo non c'è (parlo per Torino): quali sono gli aspetti positivi dell'accordo che il collega Clement questa mattina, in modo molto soft, diceva esistere comunque? Vorrei capire dove sono e quali sono questi "comunque", dal momento che il rientro di mille lavoratori nella linea Auto pare che non avvenga. Chiedo, allora, alla Giunta regionale se abbiamo solo dato l'obolo istituzionale agli azionisti FIAT per consentire loro di festeggiare e di fare bella figura nell'immaginario collettivo e sui quotidiani, senza che questo comportasse alcuna ricaduta sulle forze di lavoro. Credo che, prima ancora di dare delle colpe (come qualcuno ha dato al Governo nazionale per la mobilità più lunga o più corta che dir si voglia) dobbiamo pensare che noi abbiamo speso dei denari pubblici e di questo dobbiamo rispondere.
Il Presidente della FIAT (questa è un'assurdità che ho letto sui giornali questa mattina, ma che risulta anche dalle dichiarazioni riportate nel TG3 di ieri) ribadisce che l'azienda si sta risollevando senza l'aiuto di nessuno. Io credo che quest'affermazione debba avere una risposta e una precisazione da parte della Giunta regionale, nonché della Provincia e del Comune di Torino, perché la mia impressione è che la FIAT ci stia prendendo elegantemente per il fondo schiena (eufemisticamente parlando).
I casi (e poi chiudo quest'intervento) sono due: se non è una presa in giro, qualcuno mi deve dire se questi finanziamenti rientrano e sono compresi nelle previsioni di bilancio che ieri sono state relazionate dal Presidente della FIAT. Se ci sono e non c'è stato un aumento né di mano d'opera né di produzione (dicevano giustamente prima che ne parleremo a luglio, agosto e settembre), né un rientro di cassintegrati, allora mi chiedo come mai certe forze politiche, invece di contestare in modo soffice e leggero questa attività della FIAT, non prendono una posizione seria e decisa, visto che l'iniziativa di questo protocollo era finalizzata esclusivamente al recupero dell'imprenditorialità, dell'attività dei lavoratori, al rientro dei cassaintegrati e, comunque, ad una nuova catena di produzione di vetture.
Credo che qualcuno mi debba dare questa risposta, che si traduce solo in un sì o in un no. Come ho spiegato, le conseguenze sono automatiche. Se nel bilancio i 67 milioni ci sono, non c'è niente di cui rallegrarci, anzi c'è da dire che la FIAT continua a perdere e, nonostante gli aiuti istituzionali, non recupera mano d'opera. Se la risposta è no, allora è peggio, perché significa che la FIAT sta facendo dei guadagni e degli utili per gli azionisti senza tenere conto delle esigenze dei lavoratori.
Chiedo al Vicepresidente Susta di darmi questa risposta. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Non è il caso di ripetere, essendo il mio l'ultimo intervento, anche perché stamattina ero assente, quello che ampiamente è stato dibattuto sinora sull'argomento. Intendo fare un brevissimo intervento perché rimanga agli atti questa considerazione. All'approvazione della legge, chiamiamola di finanziamento dell'operazione occupazionale della FIAT, espressi a titolo personale, come rappresentante del mio Gruppo, serie perplessità.
Queste perplessità, da qualche giornalista poco attento, furono in qualche modo strumentalizzate, ma la realtà è una: ero perplesso sui risultati che si sarebbero potuti raggiungere in ordine all'occupazione e alla produzione, e, oggi, a distanza di circa tre mesi non posso che avvertire ancora più serie quelle preoccupazioni.
Staremo a vedere se nel prossimo futuro qualcosa cambierà. Ma staremo a vedere anche lo sviluppo relativo alle altre perplessità che all'epoca avevo esposto, che riguardavano non più il grave problema inerente al livello di garanzia sul piano occupazionale e di produzione, ma anche - a me interessa tantissimo - quello inerente allo sviluppo e all'utilizzo del piano urbanistico dei suoli di cui stiamo parlando. Quindi riaffermo le stesse perplessità rispetto ad allora.
Il voto in quell'occasione fu un voto leale nei confronti della coalizione, ma oggi il voto non è così determinante come per l'approvazione o meno di una legge. Oggi, al di là di quella che è l'appartenenza di coalizione, penso che ci debba essere l'onestà intellettuale, da parte di tutti, ad iniziare dalla Giunta, per fare proprie queste perplessità.
Errare humanum est, sed perseverare diabolicum!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Visto che è l'ultimo intervento cercherò anch'io di essere molto sintetica, perché, nelle considerazioni fatte dai colleghi, molti aspetti sono già stati ripresi.
Stamattina, leggendo i giornali, l'impostazione che complessivamente accomuna tutti coloro che sono stati chiamati ad esprimere dei giudizi in ordine ai risultati di FIAT è un po' quella di un compiacimento del fatto che FIAT abbia una prospettiva di positiva chiusura del 2005 per quanto riguarda gli utili.
Penso che questa sia una considerazione importante. Vedere FIAT, in quanto grande azienda del nostro Paese, proiettata nel livello internazionale, che dà segnali di questo tipo è un fatto positivo soprattutto dopo che quest'azienda ha compiuto una serie di scelte ha affrontato sacrifici (teniamo presente il grande plusvalore che c'è stato con la vendita GM). Dal punto di vista della gestione, il ragionamento e l'aspetto positivo è naturalmente ridotto ad una minima parte di questo utile. Comunque, considerato il fatto che il risultato è positivo, è stato da tutti considerato come importante e apprezzabile.
Mi sarei aspettata, da questa Regione e da una Giunta regionale di centrosinistra, una serie di considerazioni un pochino più puntuali sul Piemonte. Lo ricordava prima il Consigliere Pichetto, quando diceva di leggere i numeri. Io li ho letti, non sono ripresi in tutti i giornali. La Stampa, per esempio, questa ripresa puntuale non la fa; visto che è un giornale che tutti leggiamo, probabilmente è sfuggito, ma se leggete altri articoli i numeri sono resi più evidenti.
Che cosa dicono questi articoli? Dicono che nell'anno passato l'auto ha perso il 4%, che in prospettiva il mercato europeo sarà stabile come domanda, e poi è declinata una serie di numeri relativamente al settore auto.
Nel settore auto, si dice che tutte le società del comparto auto di fatto chiudono in utile, Ferrari piuttosto che CNH, che addirittura dovrebbe coprire i due terzi delle perdite con l'utile che apporta nel consolidato complessivo. Ovviamente non dice, ma lo fa trasparire, che l'unica realtà ancora in perdita, continuamente e fortemente in perdita, è Mirafiori. La sostanza del ragionamento è questa.
Se è vero che la perdita diminuisce da 820 milioni a circa 100 milioni di euro, vuol dire che Mirafiori raggiunge un buon risultato nell'ambito del settore automobilistico nazionale: circa 1200 miliardi all'anno.
Nel momento in cui si leggono questi dati, non dico che la reazione debba essere da disfattisti, ma, da piemontesi e da governo piemontese che opera in una realtà come quella di Torino, mi sarei aspettata una riflessione più puntuale non sull'obiettivo utili, ma sull'obiettivo lavoro.
Dato che la sinistra e il centrosinistra notoriamente si considerano paladini dei lavoratori, in questo senso mi sarei aspettata qualche preoccupazione in più sulla realtà di Torino e su quello che il bilancio FIAT ci dice: Torino è ancora un problema. È un grossissimo problema che attualmente la politica regionale non è in grado di gestire. Sulla base della politica regionale, sono stati erogati 70 milioni di euro, a fronte dell'eventuale riduzione della cassa integrazione. L'accordo non prevedeva l'erogazione di 70 milioni di euro a fronte della garanzia di un nuovo modello che rappresentasse, dopo il 2008, la prospettiva di far diventare Mirafiori una realtà proiettata al futuro. La stessa FIAT e gli stessi sindacati puntualizzano questo aspetto nelle varie audizioni. Solo il Consiglio regionale non lo puntualizza.
L'esperienza Grande Punto rappresenta la speranza per contenere a Mirafiori la cassa integrazione, ma non dà una prospettiva di crescita futura. Mi sarei aspettata, al di là dei macro numeri - 1,4 miliardi di utile: grande FIAT! - una reazione più critica, ma nello stesso tempo più costruttiva, degli Enti locali che in questo momento governano e sono tenuti a governare la difficile situazione del Piemonte.
Dico questo perché nel frattempo, oltre a dare i 70 milioni di euro per la Grande Punto (sono certi i 70 milioni di euro, è certa la linea Grande Punto, purché sia una produzione in grado di essere venduta), ci siamo sobbarcati un altro compito molto importante: la Newco, con la quale abbiamo ritenuto di vedere, in prospettiva, un contributo che la Regione vuole dare come attore principale di politica industriale, ammesso che la Regione sia tenuta ad essere direttamente coinvolta in un'attività di politica industriale.
Questo è un compito che abbiamo deciso di portare avanti, con una partecipazione di FIAT. Nelle scorse riunioni si è anche posto il dubbio se fosse o meno utile avere questa piccola partecipazione, ma è stata una nostra scelta, come Regione, di provare a dare una prospettiva. Abbiamo pagato per ottenere risultati limitati; abbiamo un'azienda che fa degli sforzi, ma i cui risultati, sulla realtà torinese e piemontese, sono ancora preoccupanti. Noi abbiamo sostanzialmente deciso di sobbarcarci la sfida più grande: dare una prospettiva. Bellissima cosa e interessante come esercizio di verifica delle scelte e delle prospettive, ma, sulla base di questo, la risposta che attendiamo oggi dall'azienda, è di capire se vi è una sostanza dietro questo progetto. Il tutto può essere visto come una prospettiva per il Piemonte.
La FIAT ci ha spiegato quali sono le sue prospettive e qual è la sua situazione, al di là di Grande Punto e dei grandi numeri annunciati. Tra altro, ci è stato detto - e non ci è stato detto prima - che si tratta di un riadattamento della vecchia linea, non di una nuova linea come ci dicevano in Commissione quando si chiedeva a cosa servivano questi soldi.
Che si faccia la Grande Punto va benissimo, ma i presupposti che hanno portato la Regione ad impegnarsi per certe cifre erano diverse.
Ormai, cosa fatta. A mio avviso, oggi questo Consiglio dovrebbe aspettarsi, dalla Giunta e dalla maggioranza di centrosinistra che governa questa Regione, due grandi prese di posizioni: una, per quanto riguarda il rapporto con FIAT, nei confronti del nuovo modello e della linea dei motori; l'altra, relativamente alla gestione del futuro, la NewCo e le prospettive per la ricerca.
Abbiamo anche approvato una legge sulla ricerca e il Vicepresidente Susta ci ha comunicato che sono a disposizione un sacco di soldi e grandi progetti - l'abbiamo verificato - a favore delle piccole e medie imprese.
Forse oggi, al di là di essere più o meno contenti per gli utili FIAT e più o meno preoccupati per quante Grandi Punto si venderanno, se vogliamo volare un po' più alto, visto che questi aspetti già sono noti e già ci preoccupano, potremmo pretendere queste due risposte.



PRESIDENTE

Non risultano più iscritti a parlare, quindi dichiaro chiusa la discussione sul tema.
La parola al Vicepresidente Susta.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Grazie, Presidente.
Sicuramente non ho la pretesa di essere esauriente nella replica di un dibattito lungo e caratterizzato, sia pure con punte polemiche, da spunti costruttivi provenienti da più parti.
Francamente, a volte mi trovo a disagio, soprattutto con esponenti politici di questa città. Forse ha ragione chi dice che il vento repubblicano tarda ad arrivare, perché in alcuni interventi, anche fortemente critici e polemici nei confronti di FIAT e del suo vertice (di FIAT in quanto tale e del vertice a prescindere dai suoi cambiamenti) ho riscontrato un'acredine che forse potrebbe essere spiegata come se dipendesse da una paternità venuta meno.
Essendo nato e cresciuto in una città che la prima cosa che ha fatto nel dopoguerra, è stata di cancellare tutte le vestigia, anche a livello formale, dell'epoca monarchica (credo che Biella sia stata l'unica città ad aver cancellato i nomi di tutte le vie e di tutte le piazze che avessero qualche riferimento in proposito) faccio fatica ad entrare in sintonia con chi manifesta una simile sofferenza. Non credo nemmeno che interessino a me, alla Presidenza o alla Giunta i dibattiti sull'assenza o presenza di principi o monarchi. Certamente, a volte, anche a livello di stile, c'è un'esigenza di manifestare una maggiore disponibilità, a rendere edotto il mondo delle strategie e di quello che si fa, di scendere dal piedistallo: questo è un problema.
Tuttavia credo che tutti i management - siano essi delle banche o delle imprese - si misurano solo sui risultati: non c'è altro criterio per giudicare qualcuno che è al vertice di un'organizzazione. Vale per la politica, per l'industria, per le banche, vale in qualunque contesto. Noi dobbiamo guardare oggettivamente a quello che c'è stato presentato ieri.
Dirò qualcosa su quello che noi siamo in grado di fare, o che abbiamo tentato di fare. Condivido l'intervento del Consigliere Pichetto e della Consigliera Ferrero quando invitano ad andare a fondo nei numeri, perch non c'è dubbio che quei numeri debbano condurre a nessun facile ottimismo.
Nessun Consigliere di maggioranza vuole e può concludere che il problema è risolto, che noi abbiamo già riacquistato posizioni di mercato come sistema produttivo piemontese particolarmente incardinato sui risultati dell'automotive, quindi della FIAT e dell'indotto. Anzi, dobbiamo constatare che, se qualche segnale positivo emerge dal gruppo FIAT e anche da FIAT Auto, ancora non ha riversato i suoi effetti verso il sistema che sta intorno.
Ma non possiamo neanche fare l'operazione inversa, nel senso che, a prescindere da qualunque cosa avvenga all'interno del Gruppo FIAT - per quella acredine dovuta a qualche problema dovuto al complesso di Edipo ma applicato alla politica e non risolto, per qualche ragione psicologica, o perché, in qualche modo, tutto quello che è avvenuto nella storia si deve riflettere per chissà quanti decenni e lustri futuri - siamo per forza chiamati a vedere aspetti negativi in qualunque risultato, in qualunque bilancio, in qualunque documento finanziario che ci viene presentato. Non siamo sufficientemente "laici" nell'esaminare oggettivamente quello che ci viene presentato.
Oggettivamente quello che ci viene presentato è un cambiamento di rotta anche psicologica rispetto a prima. Non cogliere questo vuol dire rinunciare, come sistema Piemonte, a svolgere un ruolo nell'industria manifatturiera, non solo italiana ma anche europea. Significa non voler costruire qualcosa partendo dai segnali positivi che vengono dai bilanci presentati da FIAT, ma che ci possono venire, ad esempio, dall'export relativamente al tessile; segnali che domani potremmo, speriamo, cogliere in altri settori produttivi.
Rivolgo una domanda molto semplice, che potrebbe fare il bambino di una favola di Andersen: come saldiamo le nostre politiche di sostegno e di incentivo al sistema della piccola media impresa al tentativo di mantenere una presenza industriale importante in questa regione? Quali sono le valutazioni di efficacia che facciamo degli stessi sistemi di incentivi che mettiamo in campo? Il richiamo ad una doverosa azione di monitoraggio nei confronti dei vertici FIAT anche relativamente al protocollo di intesa, così come un atteggiamento di attenta valutazione sul rapporto tra le risorse che vengono destinate a quel sistema produttivo e al resto del sistema produttivo del Piemonte, sono messaggi politicamente significativi e importanti che faccio miei a nome della Giunta.
Tuttavia, non possiamo fare l'errore opposto, cioè di cadere in una mentalità distruttiva per la quale, qualunque cose ci contino, e non solo quando ce le conta la FIAT, ma anche aziende di altri settori che chiedono incentivi, finanziamenti e agevolazioni, dobbiamo partire dal presupposto che sono fuffa e che sono solo delle promesse al vento. Arriverà il momento in cui verificheremo se sono parole al vento e se sono solo fuffa.
Sta di fatto che, rispetto ai dati di un anno e mezzo fa, i dati che presenta il Gruppo FIAT rispetto alle prospettive produttive e a quello che è avvenuto anche negli ultimi mesi, sono segnali che non vanno esaltati, ma che rappresentano una battuta d'arresto rispetto al pessimismo senza speranza e senza nessuna visione precisa del futuro. Su questi nuovi dati si può fondare un impegno tra le istituzioni, il sistema delle imprese e anche il sistema FIAT.
Pensare di risolvere il problema del rapporto tra le istituzioni e la FIAT con una visione torinocentrica, prescindendo da quello che è avvenuto in questi trenta-quarant'anni nel Paese, è un'operazione estremamente improduttiva. FIAT è un grande gruppo che deve reggere una sfida mondiale.
Questa valutazione è mancata nelle politiche di questo Governo, anche relativamente alla vicenda ultima dello scorso mese di agosto, quando siamo andati a discutere a Palazzo Chigi il piano industriale della FIAT. Tale piano oggi trova all'interno del bilancio del 2005 i primi numeri a supporto e negli impegni delle prossime settimane anche la possibilità di toccare con mano se le preoccupazioni del Consigliere Ghiglia sulla fuffa sono fondate, o se invece gli investimenti che stanno per essere attivati sono assolutamente fondati. Presto saremo in grado di sapere chi ha ragione sul punto: chi ha disponibilità, come noi, di andare a scoprire le carte, o chi invece parte dal presupposto che è tutta fuffa. La risposta dipende da una valutazione della presenza di FIAT nel contesto italiano.
Non possiamo non chiederci se la crescita della presenza della FIAT in Italia è ancora compatibile con le strategie di sviluppo dell'azienda. Lo devono valutare le Regioni nel cui territorio sorgono stabilimenti FIAT e il Governo nazionale, aprendo una riflessione su ciò che è strategico e su ciò che non lo è.
Anche il problema di Mirafiori potrebbe trovare un'analisi e una valutazione diversa, sicuramente più approfondita, se avessimo davanti uno scenario di tipo nazionale.
evidente che stiamo cercando di tenere molto collegato il discorso sulle politiche di sviluppo, anche della FIAT, sugli ammortizzatori sociali e sulla presenza diffusa nel territorio degli stabilimenti FIAT. Ma noi sappiamo che è un triangolo che sarà estremamente difficile tenere insieme nei prossimi anni. La vera riflessione che noi dobbiamo fare è quella di capire, rispetto alle prospettive di conquista dei mercati e di aumento delle quote di produzione, se è vero che ci sono le condizioni per raggiungere il 30% del mercato nazionale e per conquistare quel 7 e qualcosa % del mercato europeo.
evidente che dobbiamo porci il problema di come si struttura la presenza della FIAT nel nostro contesto. Oggi, rispetto ad un anno e mezzo fa - la condizione di tre anni fa, del 2002, era: "Portiamo i libri in Tribunale" e per evitare di portare i libri in Tribunale entrano le banche con il convertendo - ci troviamo di fronte ad un obiettivo di ormai avviato risanamento dal punto di vista finanziario, ma con una presenza debitoria assolutamente significativa, che, quindi, va considerata. Ecco perch cadere in un facile ottimismo sarebbe da superficiali, mi rivolgo al Consigliere Ghiglia, che non mi sta ascoltando.
Ribadisco che cadere in un facile ottimismo sarebbe da superficiali perché è una presenza debitoria importante, ma, rispetto alla situazione di tre anni fa, assistiamo a segnali sui quali si può costruire un rapporto corretto, in cui, sul piano occupazionale, è possibile anche chiedere a FIAT i primi segnali.
Se, tra 7-8 mesi, quando sarà davvero avviata la produzione della Grande Punto, dovessimo verificare che è reale il passaggio dal 71% all'85 di utilizzo della forza lavoro, credo sarà un risultato positivo. È solo a quel punto che capiremo se l'obiettivo del 100% del 2008 è realistico, ma nel momento in cui eseguiamo questa operazione di valutazione, ci dobbiamo rapportare a dove eravamo nel 2003 e ci dobbiamo chiedere, rispetto ad allora, in termini di politica industriale a livello nazionale e a livello regionale, quali attività sono state messe in campo per poter raggiungere l'obiettivo del 100% dell'utilizzo della forza lavoro nel 2008. Solo così magari, si potrà capire se nuovi modelli, insieme a una riconquistata percentuale del 30% del mercato nazionale e del 7% del mercato europeo saranno in grado di generare nuova e ulteriore occupazione, ma noi partiamo dal 71% dell'utilizzo della forza lavoro. Quest'anno puntiamo a raggiungere l'85% e nel 2008 il 100%.
Questo noi abbiamo chiesto nel momento in cui abbiamo avviato il confronto tra Enti locali e FIAT. Quindi, non è vero quanto dice la Consigliera Caterina Ferrero che abbiamo agganciato il protocollo d'intesa solo ad una questione occupazionale, cosa, peraltro, contraddetta da altri Consiglieri di minoranza, che ci dicono che noi abbiamo totalmente dimenticato il problema occupazionale.
Il problema occupazionale, non dovrei insegnarlo a chi da lezioni di liberismo, segue le politiche di sviluppo di un'azienda.
Il primo obiettivo è passare dal 71% all'85%. Il secondo obiettivo è passare dall'85% al 100%. Il terzo obiettivo parallelo è che, attivando nuovi modelli e riconquistando quote di mercato, si possa incrementare l'occupazione rispetto ai livelli dai quali siamo partiti.
Qual è l'alternativa che è stata proposta in quest'Aula in questi ultimi mesi? L'alternativa è stata un'azione, come si direbbe sui campi di calcio, di ostruzionismo: facciamo in modo che non andiate avanti. Il problema è che la partita bisogna vincerla e per vincerla bisogna segnare non semplicemente giocare per lo zero a zero. Va bene che questa è un città "trapattoniana", ma solo andando in avanti a vincere e a segnare i gol noi riusciremo a superare questa crisi insieme.
Certamente, nella costruzione dell'intesa tra Enti locali e FIAT c'è stata una scommessa reciproca. Potrei dire perché questa scommessa non è stata siglata o non è stata concordata o non è stata fatta due o tre anni fa, ma non lo dico. Dico che la scommessa è implicita, il problema è capire qual è l'alternativa rispetto alle politiche messe in campo da FIAT in questo anno e mezzo. Allora, rispetto a questo anno e mezzo e rispetto al punto di partenza, cioè il portare i libri in Tribunale, perché questa era la condizione allora, sono stati fatti importanti passi in avanti. Su questo occorre costruire le decisioni che si porteranno avanti.
Il Consigliere Ghiglia lo sa benissimo, perché è Consigliere comunale è esponente politico di primo piano e, certamente, vive la vita della città e della provincia molto di più rispetto al sottoscritto, però, c'è una deliberazione della Provincia di Torino che deve essere formalizzata entro il 15 febbraio. Acquisita la formalizzazione della deliberazione d'ingresso della Provincia nella Newco, si fa la costituzione formale della Newco. Le perizie del Politecnico ci sono, sono depositate, le metteremo a disposizione del Consigliere Ghiglia, se questo è il problema, francamente davo per scontato che fossero già in possesso del Consigliere Ghiglia, non è il mio ufficio che le doveva...



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Te lo dico dopo.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Me lo dici dopo. Non c'è nessun problema a mettere a disposizione la perizia del Politecnico al Consigliere Ghiglia. È lì.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Non la lettera.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Non la lettera. La lettera, se ti ricordi, te l'avevo già data a settembre.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Mi ricordo perfettamente.



SUSTA Gianluca, Assessore alle attività produttive

Stiamo parlando della perizia.
Credo che, nel giro di alcune settimane, acquisita formalmente la deliberazione della Provincia di Torino, che, come voi sapete, si era riservata un tempo maggiore per l'adesione, e proceduto alla formalizzazione di tutti e tre gli enti locali, aderirà anche FIAT, si individueranno gli organi e si potrà procedere alla Newco.
I contenuti di quel protocollo d'intesa meritano sicuramente l'attività di monitoraggio, peraltro, l'avete chiesta voi la previsione formale di una scadenza periodica di monitoraggio della legge. Questo è stato accolto, a questo siamo doverosamente tenuti verso il Consiglio regionale, anche per ragioni di trasparenza verso l'opinione pubblica. Certamente, non è un'attività che si conclude in qualche mese e io dico neanche in qualche anno.
Quel protocollo d'intesa è importante perché apre un metodo, che, sì, è stato oneroso, ma confido che possa esserci un ritorno della valorizzazione del complesso immobiliare acquisito di Mirafiori in capo alla Newco quindi, che gran parte di quei soldi spesi possano rientrare alla Newco e quindi, ai suoi soggetti.
Il problema vero è che per la prima volta si è raggiunta un'intesa formalizzata tra la FIAT e le istituzioni locali, in cui ci sono impegni reciproci volti all'indotto, alla ricerca e alla valorizzare di un patrimonio immobiliare, che, in qualche modo, segna i destini urbanistici della città, in quanto incide profondamente nel suo tessuto urbanistico come peraltro, in passato, altri complessi immobiliari, sempre provenienti da quel mondo, incidevano in modo importante. Oggi, tutto questo viene costruito insieme.
Mi auguro che non ci sia nessuno che giochi a fare il furbo, che giochi a vestire i panni del Marchese di Carabà, non credo proprio. Mi auguro che così non sia, ma, se così dovesse essere, è evidente che si aprirebbe una stagione di conflittualità tra le istituzioni locali e la più grande impresa esistente in questa città, e non credo che sarebbe utile.
Il lavoro che dobbiamo fare noi è di costante relazione nella fermezza delle posizioni della politica, che sa di dover rappresentare gli interessi generali e di avere un interlocutore che persegue, invece, il suo interesse particolare. Credo che le condizioni scritte nel protocollo d'intesa ci diano anche gli strumenti giuridici e formali affinché l'investimento che noi abbiamo fatto persegua gli scopi scritti in quel protocollo d'intesa senza ingenuità, senza superficialità, senza facili ottimismi, che non sono giustificati da questi numeri, ma anche nella consapevolezza che questi numeri, presentati ufficialmente ieri, rappresentano un qualcosa di profondamente diverso da quelli che abbiamo conosciuto fino ad un anno e mezzo o due fa, che se fossero stati confermati nella conferenza stampa di ieri, oggi dovremmo dire semplicemente che la più grande impresa italiana chiude. E chiudendo, travolge una città, un territorio e un indotto. Oggi questa condizione non c'è.
Ci sono altre condizioni, sulle quali, come ripeto, bisogna costruire non un facile ottimismo, ma neanche una superficialità di valutazione che contrasterebbe i nostri doveri istituzionali e la nostra capacità di governare una Regione complessa come questa, dove il sistema FIAT non rappresenta più ciò che rappresentava trent'anni fa. Forse lo rappresenta ancora sul piano psicologico, perché in ogni famiglia della provincia di Torino ci sarà qualcuno che ha lavorato per la FIAT, ma sicuramente non lo rappresenta più né dal punto di vista del PIL, né dell'occupazione.
Questo sistema rappresenta, comunque, la più grande presenza industriale che esiste ancora in questo Paese. Grazie.



COSTA ENRICO



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Susta. Passerei ora all'esame dei singoli ordini del giorno collegati.
Ordine del giorno n. 174 inerente a "Piano strategico, futuro produttivo di Mirafiori e rilancio della vocazione industriale della città", presentato dai Consiglieri Chieppa e Robotti



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 174 inerente a "Piano Strategico futuro produttivo di Mirafiori e rilancio della vocazione industriale della città", presentato dai Consiglieri Chieppa e Robotti Ricordo ai colleghi che è già stato distribuito il testo del provvedimento così come emendato dai proponenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
In merito all'ordine del giorno n. 174, vorrei porre una domanda, posto che sui contenuti si potrebbe anche trovare una convergenza.
La domanda è la seguente: che cos'è questo "Secondo Piano Strategico"? Non mi risulta che la Regione Piemonte abbia un Secondo Piano Strategico salvo che vi sia stata una qualche iniziativa in Consiglio regionale che mi è sfuggita.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pichetto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Nell'ordine del giorno presentato, tanto nella parte che impegna la Giunta regionale, quanto nella narrativa, vi sono alcune finalità che sarebbero - e sono - in parte certamente condivisibili.
Tuttavia, vi sono alcuni aspetti su cui nutriamo molte perplessità.
Innanzitutto, come ricordava già il collega Pichetto, si fa riferimento ad un Secondo Piano Strategico, ovvero ad un secondo step da fare dopo la legge, che, sinceramente, non è una discussione formale agli atti della Commissione e del Consiglio regionale. Può interessare come valutazione: interessa molto la verifica che verrà fatta su come abbiamo investito i soldi e se verranno utilizzati in quel modo; la faremo con tutte le modalità che il Consigliere Ghiglia e altri colleghi ricordavano.
Vi è un altro aspetto del quale, in qualche modo, crediamo che il Gruppo dei Comunisti Italiani debba prenderne atto.
Nel testo si dice: "Impegna la Giunta regionale a sollecitare FIAT all'adeguamento del Piano Industriale alle novità emerse in questi ultimi mesi", eccetera eccetera.
FIAT ha detto chiaramente, in sede di VII Commissione consiliare, che non intenderà mutare il Piano. Glielo abbiamo chiesto in più occasioni: abbiamo avuto qualche difficoltà a farci dare una risposta, ma alla fine è stato detto chiaramente che il Piano Industriale non verrà cambiato.
verissimo che un ordine del giorno può impegnare la Giunta affinch intervenga nei confronti di un soggetto terzo che non ha la volontà di cambiare il Piano, ma bisogna anche prendere atto di una risposta che è già stata data. E spiace che il Gruppo dei Comunisti Italiani non abbia avanzato, in sede di Commissione competente, così come ha fatto il nostro Gruppo consiliare, motivazioni simili al management di FIAT.
Nel testo dell'ordine del giorno, vi sarebbe un'altra parte condivisibile, ma sarebbe necessario un lavoro di "taglio e cucito": comunico, quindi, che il nostro sarà un voto di contrarietà per la non condivisione complessiva del documento, sul quale, esprimere un voto positivo, sarebbe complesso.
Vogliamo invece sottolineare - lo dico partendo dall'ordine del giorno ma vale non soltanto per i colleghi presentatori, ma anche per tutti gli altri Consiglieri, in particolar modo per la Presidenza della Commissione consiliare - che un punto per noi nodale - se l'ordine del giorno si fosse soffermato su questo punto lo avremmo certamente votato - è quello che impegna a tener alta l'attenzione sull'attuazione autentica del Protocollo d'Intenti stilato con la FIAT, sia per quanto riguarda gli investimenti sia per la produzione della Punto.
Ci auguriamo, però, che i colleghi firmatari vogliano essere, così come abbiamo cercato di esserlo noi fino a questo momento, estremamente intransigenti nella verifica dell'attuazione, perché - non ripeto quanto abbiamo già detto negli interventi di questa mattina - ci sono alcuni dati matematici (e non richieste di interventi eccezionali) che ci dimostreranno se FIAT intende rispettare gli impegni presi - ergo, mantenimento dei livelli occupazionali e della capacità produttiva - oppure no.
Ci esprimiamo, dunque, in modo contrario nei confronti di questo ordine del giorno perché alcune parti non sono condivise. Ma certamente intenderemo esercitare un ruolo di controllo, che in un punto dell'ordine del giorno è certamente evidenziato. Ci auguriamo che anche i colleghi firmatari, così come i colleghi che intenderanno o meno sottoscrivere l'ordine del giorno - ergo, questo punto - siano assolutamente intransigenti non soltanto nel votare un ordine del giorno per spirito di coalizione, ma assolutamente intransigenti nel fare in modo che le risorse pubbliche spese dall'Ente e gli impegni presi da FIAT vengano rispettati.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
La parola al Consigliere Chieppa.



CHIEPPA Vincenzo

Ho ascoltato alcune domande, a cui tento di dare precise risposte.
Ho dato per scontato che tutti i Consiglieri fossero a conoscenza dell'esistenza del documento nominato "Secondo Piano Strategico per l'area metropolitana torinese". È un documento che è stato in qualche modo pensato in "Torino internazionale" (di cui la Regione fa parte) ed è il secondo piano strategico dell'area metropolitana. Esiste già un primo piano strategico, su cui in qualche modo (questa è l'importanza di quel documento) vanno a uniformarsi tutte le politiche, comprese quelle degli Enti locali.
Colgo l'occasione per chiedere al Presidente - in maniera anche un po' inusuale - che venga distribuito ai Consiglieri regionali. Non è un documento segreto, gira in tutti i luoghi istituzionali, quindi è possibile acquisirlo.



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Chieppa se può parlare più vicino al microfono perché non si sente bene. Ci sono problemi di audio.



CHIEPPA Vincenzo

Cercherò di parlare un po' più vicino.
Il tema che noi intendiamo porre con quest'ordine del giorno è quello di colmare una lacuna del secondo piano strategico. Alla luce del fatto che gran parte degli Enti locali vanno a uniformare le loro politiche di azione concreta di governo al piano strategico costruito da Torino Internazionale ci siamo sentiti in qualche modo sollecitati a chiedere, su alcune questioni, l'impegno della Presidente a portare in quella sede alcune questioni.
In particolare, è necessario segnalare la necessità di un rilancio della vocazione industriale del nostro territorio. Attualmente, nella stesura del piano strategico, dobbiamo segnalare con preoccupazione che si prospetta un futuro del territorio quasi completamente sganciato dall'industria manifatturiera per passare completamente (secondo noi in maniera azzardata) nel campo dell'economia immateriale, ovvero, nel campo dei servizi.
Noi continuiamo a ritenere che i servizi stanno in piedi se c'è anche una solida attività manifatturiera. Questa ci sembra un'impostazione da correggere profondamente. Quindi l'ordine del giorno va in questo senso, va nel senso di impegnare la Presidente a tenere come punto fermo, insieme ad altri, di mettere, non solo la vicenda FIAT, ma complessivamente la vicenda dell'industria manifatturiera del nostro territorio per farla entrare, a pieno titolo, nell'elaborazione di Torino Internazionale e di un piano strategico che informerà l'azione di governo degli Enti locali per i prossimi anni.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, ci sono altri due ordini del giorno sui quali è possibile intervenire.
La parola al Consigliere Allasia.



ALLASIA Stefano

Pur non condividendo l'operazione di politica industriale della città tracciata dalla Regione Piemonte, grazie agli emendamenti proposti dalla Lega e votati dall'Aula, il provvedimento, che all'inizio era un progetto fatto solo a favore dell'azienda madre, è diventato un provvedimento a favore di tutta la filiera automobilistica. Per questo daremo parere favorevole all'ordine del giorno proposto dai Comunisti Italiani.
Non essendoci particolari attacchi alla politica del Governo, diamo parere positivo e voteremo il documento nel quale i Comunisti Italiani riconoscono che, se l'azienda stessa è in crisi, le colpe sono della FIAT e non del Governo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 174, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che il documento che presenta le indicazioni per l'elaborazione del secondo piano strategico dell'Area Metropolitana Torinese delinea uno scenario economico e produttivo caratterizzato dal passaggio dal sistema manifatturiero al sistema dei servizi che ancora nel testo si legge "da oltre un decennio, nelle economie più avanzate, la frontiera dello sviluppo economico e sociale non è più fondata sulla fabbrica, la trasformazione energetica di materie prime e prodotti materiali, bensì su beni, spesso immateriali, in cui ideazione, produzione diffusione e valore economico-sociale sono il risultato della conoscenza..." che in sostanza il percorso di costruzione del secondo piano strategico è fondato sulla necessità di creare le condizioni per poter passare da un modello produttivo articolato in specifiche industrie e servizi, a un modello ancorato principalmente alla parte immateriale della produzione, in cui l'elemento qualificante sia l'impiego dei saperi come risorsa produttiva e come bene di consumo.
ciò premesso ed alla luce della recente operazione di politica industriale della Città (insieme a Regione e Provincia) che si è concretizzata nell'acquisto di 300.000 mq di area dello stabilimento di Mirafiori ritenuto che l'iniziativa degli Enti Locali si presenta come una grande occasione di rilancio della Fiat e della vocazione industriale della città considerato che l'intervento determinato dalle istituzioni ha spinto la Fiat ad aggiornare il piano industriale del gruppo (cosiddetto "Piano gamma prodotto") che riguarda anche lo stabilimento di Mirafiori dove è prevista una linea di produzione della Grande Punto (80.000 vetture/anno ed un nuovo modello entro il 2008) valutato che si stanno creando le giuste condizioni per avviare una nuova fase di rilancio dell'industria automobilistica torinese e del futuro produttivo di Mirafiori che avrà effetti positivi sull'indotto e sulle attività di ricerca e dello sviluppo tecnologico preso atto che quanto descritto ha il significato che è in atto un'inversione di tendenza rispetto ad una situazione di declino del settore auto che sembrava inarrestabile ed irreversibile constatato che la vocazione industriale è ancora un elemento fondamentale su cui si potrà reggere l'economia cittadina e regionale ed il mantenimento dei livelli occupazionali impegna la Presidente della Giunta Regionale a fare in modo che il secondo piano strategico dell'Area Metropolitana Torinese, prendendo come esempio l'operazione di politica industriale messa in atto con Regione e Provincia, ponga al centro la questione Fiat e il rilancio della vocazione industriale, la salvaguardia dello stabilimento di Mirafiori come luogo ed occasione per avviare una nuova fase di sviluppo economico a sollecitare l'adeguamento del Piano alle novità emerse in questi ultimi mesi, che possono mettere in moto quei meccanismi virtuosi e quelle sinergie, capaci di ridare smalto ed un nuovo slancio all'industria torinese e piemontese puntando sull'innovazione e sulla ricerca a far sì che la "Città della Conoscenza" e la "Città della Produzione" di beni e servizi siano due aspetti della vita economica che devono stare in stretta relazione a tenere alta l'attenzione sull'attuazione autentica del Protocollo d'Intenti stilato con la Fiat, sia per quanto riguarda gli investimenti sia per la produzione della Grande Punto, sia per la realizzazione di un nuovo motore a Torino e l'impegno per la produzione di un nuovo modello nel 2008, così come scritto nel nuovo Piano Industriale".
Il Consiglio approva.
Ordine del giorno n. 216 inerente a "Licenziamenti FIAT a febbraio" presentato dai Consiglieri Giovine e Lupi Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 216, presentato dai Consiglieri Giovine e Lupi, inerente a "Licenziamenti FIAT a febbraio".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Intervengo per esprimere il voto favorevole di Alleanza Nazionale sull'ordine del giorno n. 216.
Mi spiace che sia andato via il valente psicanalista Vicepresidente della Giunta, Susta-Freud, che cercava di interpretare la posizione del Gruppo di Alleanza Nazionale facendo ricorso alla psicanalisi e alla nostra perdita della figura paterna di riferimento. In buona sostanza, la posizione scettica di Alleanza Nazionale dipenderebbe dal fatto che ci è venuto a mancare il papà e non sappiamo cosa fare.
Invito il Vicepresidente Susta a rileggere le opere dell'immortale maestro, ma aderiamo anche noi a quest'impostazione in via di principio quanto meno per i titoli. Infatti, anche secondo noi il patto per Mirafiori è un'interpretazione dei sogni, come dal titolo dell'opera principale di Freud.
Il patto per Mirafiori, nella teoria sustiana, è l'interpretazioni di sogni e di alcuni "pagherò". Tant'è che il Vicepresidente Susta, in questa sua verve onirico-psicanalitica, dice una cosa che non c'entra assolutamente nulla col patto per Mirafiori: sono migliorati i bilanci della FIAT. Ma a noi che ci frega? Nel senso che i miglioramenti dei bilanci della FIAT sono un bene per la FIAT, ma dire che questo si tradurrà in un vantaggio per i disoccupati, per i cassintegrati e per i non occupati è tutta un'altra faccenda, perché se i bilanci migliorano (se non erro hanno ancora due miliardi di debiti), caso mai è un bene per gli azionisti non necessariamente un bene per i lavoratori.
Io continuo a dire che il nostro pessimismo non è dovuto al fatto che abbiamo perso il papà. Il nostro pessimismo deriva dal fatto (mi rifaccio sempre a Susta, che usava una metafora calcistica per dire che per vincere bisogna fare goal), caro Susta, che noi abbiamo messo i soldi per comprare le magliette, i palloni e le scarpe, ma per il momento la FIAT ha messo solamente un pezzo di terreno che - magari fosse un campo da calcio! - è uno sterrato che deve ancora essere bonificato e sul quale il pallone addirittura si buca.
Quindi, caro Vicepresidente, non è pessimismo dire che non ci sono i requisiti minimi per considerare questo patto un patto valido. Non ci sono i requisiti per considerare questo patto utile per i lavoratori. È tutto qua! Prendo atto con piacere che finalmente sono state depositate le famose perizie. Finalmente il Politecnico ha depositato le perizie! Ma con tutto il can can che c'è stato su questa vicenda, qualcuno si è degnato di dirci che le perizie ci sono? Susta, io capisco tutto, ma non è che tutti i giorni, dopo che per mesi vi abbiamo chiesto di vedere le perizie, dobbiamo continuare a chiedervi di vederle.
Se arrivano queste benedette perizie, visto che vi siete impegnati di riferire al Consiglio ogni novità sul patto per Mirafiori, sarebbe un atto di galanteria istituzionale dire: "Guardate, poiché le avete chieste 150 volte e avete votato una legge sulla base di un foglio di carta scritto da un professore universitario a cui è stato detto: devi scrivere che valgono 70 e lui dice, sì è vero, valgono 70. Lui, in quanto collega di Castellani abituato a questo tipo d'approfondimento sui dati e sui conti, non ha avuto alcuna difficoltà. Se gli aveste detto 150, lui avrebbe scritto: 150 la gallina canta". Oggi sappiamo che finalmente ci sono le perizie vere quelle che il Consigliere Manolino ha chiesto per tanto tempo. Fatecele vedere.
Caro Vicepresidente, siamo tutti per fare squadra, siamo tutti per fare gol, ma ci vogliono i requisiti minimi: il campo, la squadra, i giocatori e il nome della squadra. Finché non ci sono queste cose, manca la ciccia.
Faccio anch'io un paragone: prima ho parlato di fuffa, per il momento c'è la fuffa, ma io voglio vedere la ciccia.
La fuffa non mi piace; non l'ho mai assaggiata ma già dal nome penso che non sia buona; la ciccia l'ho assaggiata tante volte e quindi sono sicuro che mi piace e la voglio vedere. Quando ci sarà la ciccia, noi faremo ammenda di essere stati eccessivamente pessimisti. Quest'ammenda però, sarà fatta solo nel momento in cui, grazie a quei soldi e non ad altre questioni che non c'entrano con il patto per Mirafiori (non c'entrano i miglioramenti dei conti della FIAT, non c'entra l'incremento del numero di auto perché quelli dovevano essere soldi in cambio di posti e quindi quella è solo la condizione) avremo visto il riassorbimento totale dei cassaintegrati rispetto a quella somma versata. Solo allora potremo fare pubblica ammenda dicendo che non è stata tutta fuffa quella che avete propinato fino ad oggi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione dell'ordine del giorno n. 216 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto del reale rischio di consistenti licenziamenti FIAT nei prossimi mesi, impegna la Giunta regionale a adoperarsi nel più breve tempo possibile con provvedimenti ed iniziative tendenti al superamento della problematica in questione".
Il Consiglio non approva.
Ordine del giorno n. 217 inerente a "Calo produzione industriale" presentato dai Consiglieri Giovine e Lupi Indìco la votazione dell'ordine del giorno n. 217 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto dei dati sulla produzione industriale in forte calo da ottobre impegna la Giunta regionale a adoperarsi nel più breve tempo possibile con provvedimenti ed iniziative tendenti al superamento della problematica in questione".
Il Consiglio non approva.
Comunico che sono stati assorbiti dal dibattito i seguenti atti ispettivi: interpellanza n. 429 inerente a "Interventi regionali per contrastare lo stato di sofferenza del settore industriale nella provincia di Alessandria", presentata dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale interrogazione n. 447 inerente a "Situazione ARVIN MERITOR - già Way Assauto", presentata dai Consiglieri Deambrogio, Clement, Barassi Dalmasso, Bossuto e Valloggia interrogazione n. 516 inerente a "Cassa integrazione Olimpica", presentata dai Consiglieri Barassi, Clement, Dalmasso, Deambrogio e Valloggia interpellanza n. 474 inerente a "Attivazione da parte di Fiat della misura di 'mobilità lunga'", presentata dalla Consigliera Ferrero interrogazione n. 497 inerente a "Esuberi di FIAT AUTO", presentata dai Consiglieri Barassi, Bossuto, Clement, Deambrogio e Valloggia



GARIGLIO DAVIDE


Argomento: Parchi e riserve

Proseguimento esame disegno di legge n. 175: "Modifica all'articolo 29 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 (Nuove norme in materia di aree protette)" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. inerente a "Proseguimento esame disegno di legge n. 175: "Modifica all'articolo 29 della legge regionale 22 marzo 1990, n. 12 (Nuove norme in materia di aree protette)".
La parola all'Assessore De Ruggiero.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore parchi e aree protette



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Rispetto a martedì scorso, quando abbiamo iniziato la discussione sul punto, è disponibile il testo unico sulle aree naturali e la biodiversità.
C'è un testo, quindi, su cui iniziare un'approfondita, laica e non preconcetta consultazione.
Questa mattina ho letto su Il Giornale l'intervista di un noto esponente piemontese che invoca, prima di tutto, il buonsenso. Con lo stesso buonsenso con cui avete presentato questa proposta di deroga all'articolo 9, quindi di proroga di un anno dei Presidenti, dico che, alla luce del dibattito avvenuto martedì scorso e alla luce dell'interesse primario del testo unico, ritengo, dopo aver chiesto il necessario conforto ai colleghi della Giunta, utile sospendere l'esame per un ulteriore approfondimento. Ovviamente, ci sono già dei consigli scaduti. Compito del Consiglio regionale sarà quello di procedere alla nomina dei nuovi membri.



PRESIDENTE

D'accordo. Sentile le dichiarazioni dell'Assessore De Ruggiero viene sospeso l'esame del disegno di legge n. 175, in attesa di un approfondimento più complessivo sul tema della nuova normativa in materia di aree protette.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 45 inerente a "Legge 560/1993. Autorizzazione all'Agenzia Territoriale della Casa della Provincia di Torino all'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni di alloggi per il ripianamento di disavanzi finanziari" (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. inerente a "Proposta di deliberazione n. 45: 'Legge 560/1993. Autorizzazione all'Agenzia Territoriale della Casa della Provincia di Torino all'utilizzo dei proventi derivanti dalle alienazioni di alloggi per il ripianamento di disavanzi finanziari'".
La parola all'Assessore Conti per l'illustrazione



CONTI Sergio, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
La proposta di deliberazione ha per oggetto l'autorizzazione, nei confronti dell'Agenzia Territoriale per la Casa della Provincia di Torino all'utilizzo dei proventi derivanti dall'alienazione di alloggi per il ripianamento del disavanzo finanziario relativo al 2003. È stata presentata in Giunta regionale il 14 ottobre e licenziata a maggioranza dalla II Commissione il 23 novembre.
Molto brevemente, alcune parole unicamente per contestualizzare il provvedimento.
L'ATC di Torino ha chiuso l'esercizio 2003 con un disavanzo di bilancio di circa 3 milioni di euro.
L'analisi del disavanzo esposto dall'ATC si è resa possibile solo con un notevole ritardo, dal momento che i competenti uffici regionali hanno ricevuto la relazione al bilancio soltanto nel marzo 2005. Tra le cause indicate dall'ATC, nella relazione di accompagnamento, c'è l'incremento di tassazione, la flessione dei canoni di locazione e altre cause che comunque, sono state determinanti e fondative per la maturazione di questo disavanzo ed hanno indotto l'Agenzia a far fronte a spese superiori.
A fronte di tale incremento di spese e di riduzione parallela delle entrate, l'ATC ha evidenziato di essersi trovata di fronte all'unica alternativa per ridurre drasticamente i fondi da destinare alla manutenzione sia di tipo ordinario sia di quella necessaria per ripristinare alloggi di risulta da consegnare ai Comuni per far fronte all'emergenza abitativa.
Per evitare di arrecare disagio agli assegnatari e di impedire l'assegnazione di alloggi necessitanti di manutenzione, si è così deciso di ricorrere all'opportunità prevista dalla legge nazionale 560 del 1993 consistente nel destinare al ripiano del disavanzo una parte del ricavato delle vendite degli alloggi.
A questo punto si è posto un problema di ordine pratico: il 20% del ricavato delle vendite operate nel 2003 non era sufficiente a coprire gli oltre 3 milioni di euro di disavanzo dell'esercizio.
L'Agenzia ha, pertanto, chiesto di poter utilizzare quota parte di quanto introitato dalle vendite operate nel triennio 2000-2002, ancora giacente e sufficiente a coprire il disavanzo del 2003.
In realtà, tale procedura contrasta con quanto stabilito dalla Giunta regionale con la deliberazione del 13 novembre 2000, che prevede che tutte le somme ricavate dalla vendita degli alloggi, e annualmente non richieste per ripiano di disavanzi, siano implicitamente destinate al reinvestimento.
Tuttavia - ed è un po' il nodo attorno al quale ruota questa richiesta di deliberazione - l'ATC di Torino non avrebbe potuto richiedere l'utilizzo di parte del ricavato delle alienazioni operate ante 2003 per ripianare disavanzi, non avendo registrato in detti esercizi dei passivi di gestione finanziaria.
Si è così deciso di derogare al principio definito con la DGR del 13 novembre 2000 a cui ho fatto riferimento prima, tenendo conto della necessità di evitare che il consolidarsi di un disavanzo finanziario possa a medio-lungo termine determinare situazioni di grave dissesto, già registrate in passato e risolte solo grazie all'approvazione di un piano di risanamento straordinario dell'ATC di Torino.
Ad avvalorare ulteriormente l'opportunità di operare in questo caso anche al di là dell'ordinario, occorre tener presente il consistente ammontare del ricavato delle alienazioni superiore agli 80 milioni di euro comunque già utilizzato e prossimamente utilizzabile dall'ATC di Torino per la realizzazione di programmi costruttivi e manutentivi.
Con la delibera si autorizza l'Agenzia Territoriale per la Casa e la Provincia di Torino ad utilizzare la somma di 3.025.000,00 circa, a valere sul ricavato delle alienazioni effettuate nel triennio 2000-2002 ai sensi della legge n. 560 del 24 dicembre 1993, per ripianare eventuali disavanzi finanziari.



PRESIDENTE

Apriamo il dibattito generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Annuncio subito che il nostro Gruppo è assolutamente contrario e sarà determinato affinché la delibera non sia approvata. Mi rivolgo soprattutto a quei partiti della maggioranza che reclamano il diritto alla casa, a quelle 30 mila domande pervenute in attesa di una risposta per l'assegnazione di un alloggio in edilizia popolare, agli utenti che stanno aspettando da anni, che sono in lista, che sono nelle situazioni più disagiate. In questa delibera, anziché costruire nuovi alloggi, o favorire chi deve entrare in nuovi alloggi (ricordo di nuovo che sono 30 mila le domande pervenute solo a Torino), autorizziamo la spesa di 3.025.000,00 di euro per ripianare il buco dell'ATC. Noi prendiamo tre milioni di euro vendendo gli alloggi per ripianare il buco dell'ATC, ma non c'interessiamo delle 30 mila famiglie in lista di attesa.
Quei tre milioni potrebbero essere spesi in altro modo. L'ATC non è una S.p.A., non è una società quotata in borsa che deve presentare bilanci in pareggio. Deve fare della politica sociale e la politica sociale si esprime facendo in modo di avere i bilanci più in ordine possibile, ma soprattutto, compito primario dell'ATC è favorire chi fa domande di accesso ad una casa popolare. Mi sembra lampante, tutti conoscono questo meccanismo. Se la maggioranza vuole approvare questa delibera, se ne assumerà tutte le relative responsabilità.
Noi faremo in modo che la delibera non sia approvata, non ci sembra giusto che a pagare quei tre milioni di euro siano quelle 30 mila famiglie in attesa di una casa popolare. Piuttosto, se proprio si vuole ripianare il debito dell'ATC, si preveda un capitolo di bilancio regionale dove mettere del denaro. Si faccia in modo di trovare altre risorse, ma non penalizziamo 30 mila famiglie torinesi in attesa dell'assegnazione di un alloggio. Non si tratta di famiglie di industriali o di professionisti, ma di povera gente che non si può permettere di acquistare una casa o di pagare un affitto troppo elevato.
Se la maggioranza di centrosinistra vuole approvare una delibera di questo tipo, noi ci opporremo con tutte le nostre forze, ma la sinistra se ne assumerà l'onere. Sarete voi a spiegare alle 30 mila famiglie in lista di attesa come mai quei soldi vengono spesi per ripianare un bilancio dell'ATC, anziché soddisfare un certo numero di domande e quindi risolvere un problema importante.
Il nostro Gruppo presenterà una serie di emendamenti alla delibera.
Vogliamo capire qual è la finalità e, soprattutto, se non esiste una strada alternativa per trovare tre milioni di euro per risanare il bilancio dell'ATC e permettere che quel denaro venga utilizzato per favorire i fini sociali dell'ATC, cioè assegnare quanti più alloggi possibili seguendo le graduatorie ordinate già esistenti. Ricordo ancora che solo a Torino ci sono 30 mila domande in attesa di una risposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Una deliberazione di questo tipo, riguardante l'ATC di Torino, non pu non suscitare allarme soprattutto nel sottoscritto, che ha avuto la ventura di vivere passaggi analoghi negli anni scorsi.
Negli anni '90, attraverso un'operazione del tutto straordinaria di vendita d'alloggi, si superò il disavanzo, che era arrivato a 500 miliardi di lire. Con "provvidenze legislative" nazionali e vendite d'alloggi, si superò quel momento di difficoltà.
Da un punto di vista del buon governo, non ci aspettavamo di ritrovarci nuovamente in Consiglio a discutere di ulteriori disavanzi. Ci troviamo di fronte ad una deliberazione che ha vari profili. Vi è un'ingegneria normativa o deliberativa che, riferendosi a più di un anno, cioè riguardandone tre, cerca di rispettare il parametro del 20% del provento delle vendite destinabili alla copertura del disavanzo stesso. Il legislatore nazionale, ma anche le direttive regionali, avevano già previsto che tutto il ricavato, avendo alle spalle il passaggio della copertura del disavanzo storico dell'ATC di Torino, dovesse essere destinato ad investimenti per nuovi alloggi, oppure per la manutenzione straordinaria o per il recupero del patrimonio edilizio esistente.
Sotto questo profilo noi dobbiamo muoverci con gran cautela per un eventuale riverbero che un provvedimento di questo genere potrebbe avere sappiamo che la notizia corre - sulle modalità di gestione delle altre ATC del Piemonte.
Il Consigliere Casoni ha posto un problema che merita attenzione e un'adeguata risposta: verificare qual è l'effetto di una deliberazione di questo tipo, sulla disponibilità di risorse per realizzare nuovi alloggi.
Anche noi conveniamo sul fatto che l'intervento dell'Assessore si è attenuto allo specifico della delibera, quindi la delibera recita quello che abbiamo avuto modo di leggere nella sua proposta, tuttavia vi è un aspetto politico che deve essere considerato: l'allocazione delle risorse.
Siamo nella stagione della predisposizione del bilancio, per cui è anche giusto invocare la disponibilità, la predisposizione o l'allocazione di un eventuale corrispondente stanziamento che possa coprire un utilizzo delle risorse (ancora comprensibile se fosse temporaneo).
L'Assessore ha fatto riferimento alla necessità di esporsi al pagamento di interessi nel momento in cui la cassa fosse con l'acqua alla gola perché è chiaro che togliere tre milioni di euro da un deposito presso la tesoreria potrebbe comportare dei contraccolpi. Credo che si possa, da un lato, esporre ancora e ribadire tutte le preoccupazioni verso le ATC, che peraltro, in Piemonte, hanno sempre beneficiato nel passato di una grande attenzione da parte della Giunta, compreso anche un doloroso, ma necessario, adeguamento dei canoni, che, comunque, sono sempre nettamente inferiori rispetto ai valori di mercato.
Peraltro, questi canoni sono anche articolati, da un punto di vista sociale, in rapporto a quelli che sono i redditi. Quindi, sotto questo profilo, una certa risposta viene data, però, tale impossibilità è dovuta a queste condizioni di contorno. Tutto sommato, la morosità - l'Assessore recentemente ha risposto ad una mia interrogazione - è ancora fisiologicamente giustificabile, tenuto conto anche della situazione sociale complessiva che stiamo vivendo.
Se rimanesse così, la deliberazione non potrebbe avere senz'altro il nostro voto favorevole. Però, se ci fosse una proposta, un impegno, una disponibilità in ordine ad un finanziamento diretto, anche attraverso un giro fondi, di questa posta passiva del bilancio dell'ATC di Torino ovviamente, si fa riferimento alla professionalità dei controllori regionali, che senz'altro hanno certificato la congruità di questo evento che mette in risalto una passività - cioè se ci fosse un'apertura, sotto questo profilo, per la copertura diretta da parte della Regione in sede di bilancio, potremmo anche prendere adesso in esame l'approvazione della deliberazione, con l'impegno, ovviamente, che la corrispondente cifra sia stanziata in sede di bilancio regionale. Diversamente, se le cose dovessero rimanere così come sono scritte, il nostro giudizio non potrebbe essere favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, vorrei chiedere all'Assessore Conti di riportare il provvedimento in Commissione. Assessore, glielo chiedo perché noi siamo assolutamente contrari a questo provvedimento, repetita iuvant o Juventus come direbbe il Vicepresidente Susta, che ama le metafore calcistiche.
meglio capirlo bene, nel senso che noi su questo tema, che per noi è un tema di principio e di valori, siamo disposti a fare ostruzionismo. Non per questo ci si deve ritirare, però, lo dico per l'economia dei lavori, per il buon senso - al di là del buon senso, che sicuramente c'è, dell'Assessore Conti - e per la buona amministrazione, che, a nostro avviso, deve permeare le scelte di un'amministrazione regionale.
Non esiste che i soldi provenienti dall'alienazione di case ATC servano a pagare la malagestione del Presidente Ardito. Lo dico con nome e cognome proprio perché il Presidente Ardito sostiene di avermi querelato alcune volte - non è mai capitato - e più volte in altre sedi, anche nel Comune di Torino, ho avuto modo di stigmatizzare e denunciare le vergognose mancanze e la stupefacente incapacità gestionale dei vertici dell'ATC, che voi, in qualche modo, siete riusciti ad eternare, per cui Ardito ha fatto, fa e farà per sempre, voi governanti, il Presidente dell'ATC, riuscendo in maniera assolutamente sconvolgente a creare voragini spaventose nel bilancio della stessa ATC.
Voragini spaventose che non sono state minimamente intaccate neppure dalla nuova gestione, quella in house, e mi spiego. L'ATC ha costituito tutta una serie di società in house, in maniera tale che, non essendo più esternalizzata tutta una serie di lavori e di appalti, rimanesse tutto in casa, nel senso vero e proprio del termine: in casa. Nel senso che i Consigli d'Amministrazione nominati da tutto il centrosinistra torinese se la fanno e se la cantano, e con la scusa della formula in house si assegnano gli appalti alle solite cooperative, tanto per fare un esempio.
evidente che quando le questioni rimangono in casa, difficilmente si riesce a fare buona amministrazione. Evidentemente, non ho le prove, perch se le avessi le avrei già usate, per dire che c'è stata una gestione clientelare dell'ATC; se le avessi sarei andato a denunciarla. Certo è che come mi insegnano gli specialisti di questa tipologia di istituto pubblico attraverso la gestione in house si falsa il mercato, si impedisce al mercato di partecipare e si gestisce tutto in maniera praticamente diretta perché il Consiglio d'Amministrazione dell'ATC nomina dei Consiglieri di amministrazione delle varie società, i quali agiscono senza indire alcuna gara. C'è la società che si occupa delle manutenzioni, che affida a Tizio Caio e Sempronio; c'è poi la società che fa la manutenzione degli ascensori che affida a Tizio, Caio e Sempronio.
evidente che questa gestione, Assessore Conti, non può essere una gestione economicamente sostenibile; non lo è, perché è una gestione che assomma in sé i peggiori difetti del pubblico e i peggiori difetti del privato. Non c'è niente di peggio del privato falso, del privato fasullo del finto privato creato ad hoc per gestire servizi. Si spreca due volte perché, quanto meno, nella ricchezza della diversità del mercato c'è anche uno scontro e una gara di qualità, mentre in questo tipo di gestione, dove viene gestito tutto in maniera accentrata questa sfida sulla qualità non c'è. Quindi, non solo i lavori sono fatti male. È sufficiente che tutti i colleghi leggano quotidianamente, almeno i torinesi, La Stampa di Torino per vedere le enormi mancanze dell'ATC. Ogni giorno vengono segnalati disservizi dell'ATC, ogni giorno basta prendere una pagina a caso di un quotidiano locale.
Quindi, queste manutenzioni vengono eseguite male, vengono eseguite sempre dagli stessi soggetti, vengono controllate sempre dagli stessi soggetti, che continuate a rinominare.
Poi, non entro nella questione relativamente al fatto che, oltre al Presidente dell'ATC, abbiate scelto il direttore in maniera assolutamente partitocratica. È apparso sui giornali qualche settimana fa. La Presidente Bresso, e glielo riconosciamo, ha detto ad Ardito: "Caro Ardito, non ce ne frega niente se questo è capace o incapace, se amministra bene o amministra male, se ha i titoli o non ha i titoli, se ci sono persone migliori di lui o peggiori, pacta sunt servanda, abbiamo promesso il posto alla Margherita e il posto deve andare alla Margherita". Questa è la traduzione della gestione in house.
Sono d'accordo che la politica, dove può, per legge, esprimere degli amministratori, lo debba fare, sono assolutamente d'accordo, non ci vedo nulla di male. C'è un limite solo, Assessore Conti: in primo luogo, il limite della qualità della persona; in secondo luogo, l'adeguatezza di questa persona rispetto all'incarico che gli deve essere affidato.
Anche sotto questo profilo, tutti sappiamo in quest'Aula che la persona scelta aveva titoli infinitamente inferiori per andare ad occupare quel posto rispetto al suo contendente principale, che, lo dico tra parentesi, è dei DS, tesserato, parente di una Consigliera comunale. Quindi, non è che io litighi sulla roba vostra, sempre vostra è, però, nell'ambito del vostro si fa per dire - mettete quanto meno quelli bravi, non andate a prendere quelli cattivi.
Caso mai, Presidente Bresso - non ho mai potuto fare queste cose purtroppo, a sufficienza, ma un giorno mi piacerebbe - nell'ambito di questi scambi tra partiti, magari, potevate fare una compensazione: lì mettevate quello migliore, da un'altra parte mettevate l'altro, perché è sempre un posto più o meno con la stessa retribuzione, gli stessi emolumenti, in maniera tale che il patto fosse comunque mantenuto.
Dico questo, Assessore Conti, perché il peso di queste scelte non pu ricadere sulle fasce sociali più disagiate della nostra popolazione.
Questi buchi, creati dall'incompetenza, dall'imperizia e - consentitemi anche dalla sclerotizzazione di strutture che da quindici anni non vedono un ricambio al loro vertice, non possono essere pagati dalle attuali 7.000 famiglie torinesi - dato rilevato dall'ultimo bando - che non hanno e non avranno la casa popolare perché Ardito deve vendere per cercare di ripianare i debiti causati dalla sua malagestione.
Questo non è possibile, cari colleghi e caro Assessore Conti. È per questo che non accettiamo il principio della proposta e - per quel poco che riusciremo a fare - ci batteremo fino all'ultimo minuto e all'ultima riga contro questa vergogna, che denunceremo, ovviamente, a tutti i cittadini che sono in attesa di una casa: anzi, che sono nella speranza vana di ottenere una casa di edilizia popolare, perché chi gestisce quest'enorme patrimonio di tutti noi, lo amministra male, crea i buchi e li ripiana col patrimonio che noi continuiamo a fargli amministrare.
Se nel corso di questi anni, l'ATC, come è accaduto, è stata malgestita, perché io ne capisco poco di bilanci, ma quando un manager, che guadagna un sacco di soldi, per quindici anni crea dei buchi di bilancio spaventosi, o sono gli inquilini che non pagano - ma non ditemelo, perch conosco le percentuali di coloro che pagano e di coloro che non pagano quindi inventatevene un'altra! - o è l'amministratore. In Giappone gli avrebbero già fatto fare l'harakiri! Non ci sarebbe neanche più la testa! Voi continuate a nominarlo. Non va bene così.
Queste cose non le possono pagare le famiglie povere di Torino, le famiglie monoreddito. I risultati di queste scandalose gestioni non possono continuare ad essere coperte con questo tipo di amministrazione.
Io le chiedo, Assessore Conti, di tornare in Commissione e spiegarci come si è creato il debito dell'ATC nelle ultime tre gestioni e quali sono state le voci a causa delle quali si è creato questo debito, in maniera tale da dimostrarci che non vi è stata incompetenza e imperizia nella gestione del patrimonio pubblico.
E poi, una volta che avremo capito meglio come si è creato questo "buco", siamo disposti a ragionare.
Ma non così, Assessore Conti, non così. Così non è possibile.
Forse riuscirete anche ad approvarlo, colleghi, però vorrei che riflettessimo e che ci ponessimo qualche problema.
Fosse arrivato l'altro ieri l'amministratore di quest'enorme patrimonio pubblico lo capirei, perché gli si dovrebbe concedere un po' di proroga. Ma sono anni che è in carica: c'è da sempre (e spero non per sempre!) e ha creato dei buchi neri veramente cosmici! Dei buchi neri! Ma non è che possiamo far pagare a chi non ha. Non possiamo togliere la speranza di dare una casa pubblica ai cittadini meno abbienti perché Ardito gestisce male: questa è la conseguenza, colleghi.
Invito tutti - anche se sono consapevole che il mio invito cadrà nel vuoto - a fare una riflessione: cerchiamo di approfondire come si è causato il buco, dopodiché, chissà, vedremo se per l'ultima volta - ma che ci sia scritto - all'ATC di Torino, ad esempio, verrà consentito di usare i soldi provenienti dalla direzione degli alloggi non per costruire altri alloggi ma per pagare i debiti. Per l'ultima volta potremmo dire: "Va bene", ma solo dopo che avremo capito veramente la genesi di questi buchi.
Altrimenti, per quanto ci riguarda, la nostra opposizione non passerà ma faremo una denuncia puntuale a tutti i cittadini - gli indirizzi sono pubblici - e a tutti coloro che hanno partecipato al bando, e andremo a dire che il Gruppo DS, La Margherita, Rifondazione e i Comunisti - non è una minaccia, ma la verità! - li priva della speranza di una casa per pagare i buchi di una malagestione.
A voi, ovviamente, come sempre, l'onere di andare a smentire quelli che sono, ancora una volta, fatti scritti, perché noi difficilmente ci basiamo su cose aleatorie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Conti; ne ha facoltà.



CONTI Sergio, Assessore all'edilizia residenziale

Grazie, Presidente.
Effettivamente, ciò che mi colpisce è che da una proposta di deliberazione riguardante una misura di salvaguardia - nella mia introduzione dicevo: "Salvaguardiamoci rispetto ad una situazione peggiorativa del futuro"- si siano aperti dei ventagli di riflessione estremamente ampi, che vanno dalla genesi di questo deficit di bilancio alla gestione, alle ragioni profonde, alla programmazione edilizia e via discorrendo. Già dalle parole del Presidente Casoni ho trovato riecheggiate delle considerazioni che lo stesso aveva avanzato in sede di II Commissione. Questo è il motivo per cui riterrei di non tornare in Commissione: dibattiamo un attimo e veniamo rapidamente ad una conclusione.
In quella sede, ricordo che il Consigliere Casoni aveva obiettato - lo ha ribadito questa volta - sul fatto che destinare il 20% dei proventi per risanare il disavanzo avrebbe sottratto delle risorse per incrementare l'entità delle case esistenti e la stessa manutenzione straordinaria.
Ora, anche riagganciandomi alle ultime considerazioni del collega Ghiglia, devo rilevare che la cifra che viene potenzialmente destinata al ripiano è estremamente esigua rispetto al totale dei proventi ottenuti dalle alienazioni: stiamo parlando di 3 milioni di euro rispetto a 50 milioni. La cifra è estremamente modesta.
Se poi vogliamo andare alla ricerca delle motivazioni per cui abbiamo avuto questo modesto deficit, dobbiamo innanzitutto cogliere un arco temporale molto più ampio. Credo che, negli ultimi dieci o quindici anni finalmente l'ATC di Torino ha raggiunto una situazione di bilancio finanziario. Vi è stato un momento, nel 2003, in cui l'Agenzia ha scelto di non lesinare quell'anno nella manutenzione: ha investito 17 milioni di euro nella manutenzione, rispetto ai 3.000 di cui si parla adesso. E ha continuato a garantire questi investimenti nella manutenzione, a fronte di considerazioni che sono emerse quell'anno.
Le ragioni del deficit finanziario sono emerse quell'anno: anzitutto perché in quell'anno, per la prima volta, si è avuta una flessione sistematica dei canoni, in quanto è molto più ampio il ventaglio delle famiglie che sono a monoreddito oppure a reddito zero, o comunque prive di reddito. Sono stati ridotti, allora, i compensi destinati all'ATC per le funzioni di stazione appaltante; infine, perché è stato paracadutato proprio in quell'anno, un evidente incremento di tassazione per assoggettamento all'IRAP, tutte considerazioni che si sono coagulate allora.
Di fronte a tutto questo, l'ATC avrebbe preferito creare un disavanzo sapendo di poterlo successivamente sanare, piuttosto che rifiutare agli inquilini la necessaria manutenzione.
Ricordiamoci, comunque, che la cifra utilizzata si riferisce a quote accantonate nel periodo 2000-2003.
Mi stupisce, poi, un'altra considerazione (con questa vorrei chiudere queste brevi divagazioni): lo stesso Presidente Casoni faceva riferimento a queste 30.000 domande. Il problema "casa" in Piemonte è madornale e urgente (a parte il fatto che non sono 30.000, ma in Provincia di Torino si aggirano intorno alle 15.000 o 16.000).
Mi stupisce, in quanto la situazione discende da dieci o quindici anni di sostanziale carenza di cultura di programmazione edilizia, che abbiamo anche evidenziato ultimamente. Ne ho parlato anche in Commissione quando è stata ora. Non è casuale che ci stiamo impegnando in uno schema pluriennale di programmazione edilizia. Ci stiamo lavorando e penso che, nel giro di quattro o cinque mesi, avremo un programma per impegnare finalmente non soltanto le loro cifre ma quelle cifre che la Corte dei Conti ha messo in evidenza tre mesi fa, che erano state trasferite dallo Stato alla Regione Piemonte, da destinarsi ad edilizia pubblica, sono state utilizzate per altre funzioni e non sono state destinate per questa vicenda.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Auddino; ne ha facoltà.



AUDDINO Angelo

L'intervento dell'Assessore Conti ha, a mio avviso, chiarito molti aspetti per chi in Commissione non era presente o per chi era distratto. In pratica l'Assessore ha ripetuto le motivazioni reali per cui noi oggi siamo chiamati ad approvare un provvedimento.
ovvio che sotto l'aspetto di una scelta politica, una delibera di questo tipo non si può prendere a cuor leggero. È ovvio che se noi potessimo prendere da altri capitoli e trovare risorse proprie della Regione, sarebbe meglio che la cifra di cui l'ATC ha bisogno fosse presa da altri capitoli, perché è chiaro che la cosa più saggia sarebbe investire nella costruzione di nuovi appartamenti e di nuovi alloggi per chi ne ha bisogno e per chi è in lista d'attesa. Però l'Assessore diceva che oramai da tanti anni le risorse a livello nazionale e a livello regionale si sono ridotte notevolmente.
Bisogna fare una scelta. Io credo che in questo momento l'ATC ci chiede di fare una scelta per salvaguardare il patrimonio esistente, intervenendo con una manutenzione che è sotto gli occhi di tutti. Chi conosce la situazione e chi, come me, vive a contatto con la realtà delle case popolari, si accorge che finalmente sono state effettuate molte manutenzioni dopo anni e anni in cui il problema non veniva affrontato in un modo serio (non soltanto con la semplice tinteggiatura ma a volte con interventi strutturali, con interventi sugli impianti in modo radicale).
ovvio che questo richiede delle risorse e che bisogna fare delle scelte.
Spendiamo per costruire qualche alloggio in più oppure per salvaguardare il patrimonio esistente? È ovvio che se non s'interviene per decenni sul patrimonio (sappiamo tutti che il patrimonio dell'ATC ha bisogno di grandi risorse per la manutenzione) alla fine bisogna in qualche maniera intervenire e questa per noi è una scelta obbligata.
Ghiglia parlava con il punto interrogativo di mala gestione o di cattiva amministrazione. Io ritengo che non sia questo il problema. Non siamo di fronte a nessun caso di cattiva amministrazione o di mala gestione. Ricordo gli enormi scandali che succedevano quindici anni fa nelle case popolari, quando l'ATC si chiamava IACP. In questi ultimi anni abbiamo assistito ad un'inversione di tendenza nella gestione di questo patrimonio pubblico all'insegna della trasparenza: questa è la realtà. Chi legge i dati sui vari istituti delle città italiane si accorge come quello di Torino è uno dei più virtuosi ed efficienti, quello che fa più manutenzione e che dà più risposte in tempo reale alle richieste degli inquilini.
Va anche detto che (lo ripeteva l'Assessore) che noi viviamo in un'epoca in cui per molti è difficile pagare 200 euro d'affitto nelle case popolari. Le morosità dipendono anche dal fatto che molti non riescono a pagare neanche una cifra del genere. La stessa cosa vale per il riscaldamento. Le morosità crescono nel momento in cui non si riesce a pagare neanche il riscaldamento. All'ATC sono state avanzate molte richieste di sospendere il pagamento degli affitti, fintanto che non si ristabilisce un equilibrio economico familiare. Questa è la realtà. Credo che l'intervento del Consigliere Cavallera vada nella giusta direzione.
Cerchiamo adesso di votare questa delibera perché non possiamo assistere al degrado del patrimonio delle case popolari dell'ATC ma facciamo in modo tutti insieme, come Regione, ma anche a livello nazionale, di trovare nuove risorse e fare in modo che la legge sulla casa (come diceva l'Assessore) faccia parte di un programma in cui si tenga conto che nel territorio c'è ancora una fascia notevole di persone che non riescono a comprare l'alloggio, o non riescono a pagare gli affitti di mercato. È a quelle popolazioni che noi dobbiamo guardare e, tutti insieme, dobbiamo cercare di creare le condizioni, nell'immediato futuro, per non lasciare deperire quello che noi abbiamo adesso.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Molto brevemente, non voglio intervenire nel dibattito, lo farò dopo se servirà.
Credo che le motivazioni che abbiamo avanzato riguardino una richiesta di rinvio in Commissione. Voglio brevemente spiegarle. Le ragioni non dipendono necessariamente da una contrarietà esplicita rispetto al provvedimento. La contrarietà certamente c'è, ma non conosciamo con assoluta precisione le motivazioni che hanno portato al deficit.
Certamente le politiche relative all'edilizia residenziale pubblica possono anche prevedere che un istituto abbia un deficit, ma deve essere in qualche modo chiaro avendo a disposizione tabelle di riferimento, che ci facciano comprendere se vi è una riduzione del non pagamento delle locazioni, oppure se vi è un impegno maggiore nelle ristrutturazioni e via dicendo.
Pertanto richiediamo un rinvio in Commissione del provvedimento, perch credo che, da un punto di vista dei lavori consiliari e nel momento in cui possediamo tutta la documentazione e il merito, è più semplice confrontarci sul provvedimento. Dopo aver conosciuto le motivazioni che hanno portato al disavanzo, la deliberazione può essere anche a malincuore condivisa e, in ogni modo, può avere un iter consiliare più veloce.
Ci sembra che andare verso una contrapposizione che nasce non solo sul provvedimento in sé ma a causa della mancata conoscenza di ciò che ha portato la Giunta a redigere questo provvedimento sia, da un punto di vista della vita consiliare, non molto intelligente. È una valutazione sommessa che il nostro gruppo consiliare dà, ma che potrebbe anche consentirci una più spedita approvazione del provvedimento.



PRESIDENTE

stata avanzata dal Consigliere Vignale una richiesta di rinvio in Commissione della proposta di deliberazione n. 45.
Il Consigliere Vignale si è avvalso della facoltà concessa dall'articolo n. 81 del Regolamento consiliare, poiché è una questione a carattere incidentale che condiziona la discussione.
Io penso di interpretare la richiesta del Consigliere Vignale rimettendola al giudizio dell'Assemblea.
Il Consiglio regionale deve pronunciarsi tramite il voto per approvare la richiesta avanzata dal Consigliere Vignale, inerente al rinvio in Commissione per un approfondimento.
La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Comprendo le perplessità e la richiesta del Gruppo di Alleanza Nazionale di portare nuovamente la delibera in Commissione, però ci dichiariamo contrari.
La questione è chiara, nel senso che in Commissione l'Assessore ha spiegato - come ha spiegato oggi - le motivazioni per cui si è presentata questa delibera. In merito è intervento anche il Consigliere Auddino in modo chiaro. Sono motivazioni chiare. Si possono condividere o non condividere, ma sono motivazioni chiare: questo disavanzo dell'ATC è frutto di un intervento straordinario di manutenzione straordinaria che ha portato a questa situazione.
Personalmente, non mi entusiasmano molto le audizioni, ma quando è necessario bisogna farle. In questo caso, anche in conseguenza di quanto è stato detto in Consiglio, è necessario audire il Consiglio di Amministrazione dell'ATC di Torino e verificare i conti degli ultimi quindici anni.
Potremmo deliberare e poi indire l'audizione, essendo state dette anche certe cose, rispetto al debito dell'ATC, che forse sarebbe meglio approfondire. Forse non ci ricordiamo il disavanzo dell'ATC di 15-20 anni fa e andiamo vedere qual è il disavanzo attuale. Discutiamo di conti, di numeri veri, non di cifre così per sentito dire.
Ecco perché credo, Presidente, che oggi possiamo deliberare in Consiglio. Semmai, sarà la Presidenza della Commissione a valutare l'opportunità di audire il Consiglio di Amministrazione dell'ATC di Torino per approfondire i conti e per fare chiarezza da questo punto di vista, per evitare che si faccia demagogia o propaganda su numeri. Certo, possiamo approfondire tutta la questione dell'ATC, ma credo che siamo nelle condizioni di votare, perché abbiamo le informazioni e la conoscenza delle motivazioni che hanno portato la Giunta a presentare questa delibera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Rimango un po' stupito perché, in effetti, alcune argomentazioni portate dal Consigliere Muliere all'attenzione dell'Assemblea, ad esempio la proposta di verificare i bilanci e il disavanzo dell'ATC degli ultimi quindici anni, vanno esattamente nella direzione della richiesta avanzata dal Gruppo di Alleanza Nazionale.
Se egli stesso dice che alcuni numeri citati in questa discussione non sono molto chiari e diventano aleatori, a maggior ragione, prima di votare un documento che sposta qualcosa come tre milioni di euro, sarebbe auspicabile un rinvio in Commissione. Questo porterebbe ad un andamento più celere dei lavori dell'Aula sugli altri punti all'o.d.g.
Temo che si possa verificare un incancrenimento sulla questione e sinceramente non ne vedo le motivazioni. Se invece all'una o all'altra parte politica fosse utile un "braccio di ferro", va bene, ognuno fa la sua parte, ma mi permetto di sollevare una questione fondamentale.
Visto che si parla di ATC, di cui mi sono occupato ogni qualvolta ne ho avuto l'occasione, anche seguendo conferenze stampa organizzate e indette dall'ATC stessa, volevo avere, compiacendomi della presenza in Aula della Presidente Bresso, una parola definitiva della Presidente su una questione decisamente annosa e assolutamente scandalosa per la Regione Piemonte e per l'ATC. Il problema di fondo è che, in questo momento, la catena di comando dell'ATC non è assolutamente chiara e definitiva. Politicamente, non possiamo neanche prendercela con qualcuno in particolare perché, di fatto abbiamo una "testa" dell'Ente che non è completa nella sua definizione organica.
Cortesemente chiedo alla Presidente Bresso, essendo la persona più indicata a darci ulteriori delucidazioni, di illuminarci perlomeno sugli ultimi sviluppi e di dirci qual è lo stato dell'arte al riguardo.
Personalmente non m'interessano questioni di natura correntizia o le vox populi; non m'interessa che il dottor Ventura sia il fratello del segretario di uno dei nostri Consiglieri o che l'altro candidato sia parente di un Consigliere comunale dei DS. A me non interessano queste cose; personalmente credo che compito della politica sia quello di decidere. Il primato della politica è fondamentale. La Presidente Bresso ha fatto delle scelte, collegialmente con la Giunta regionale; credo che il Presidente Ardito, in assenza di un'altra legge regionale, debba prenderne atto.
Mi pare che quest'ulteriore dilazionare del Consiglio di Amministrazione dell'ATC sia veramente vergognoso. Capisco che il passato del Presidente Ardito è un passato politico estremamente pesante e importante, ma non m'interessa. In questa fase, il Presidente Ardito rappresenta l'ATC. È stato mandato e rivotato dalla Provincia, ratificato dalla Regione, quindi non rappresenta solo un Ente, ma due, e deve agire di conseguenza. La Presidente Bresso ha ricevuto il mandato dal popolo, quindi la Presidente Bresso ha il diritto di scegliere, secondo la legge, il Direttore Generale. Il Presidente Ardito non lo vuole: benissimo, ne prende atto e rimette il mandato, altrimenti invito la Presidente Bresso a prendere le dovute conseguenze. Ha parlato lei stessa di commissariamento.
Per quanto mi riguarda, ha il mio totale e pieno appoggio, mio e del Gruppo per l'Italia.
Quest'ulteriore dilazionare - so che nei Consigli di Amministrazione dell'ATC continuano a rimandare, di volta in volta, di C.d.A. in C.d.A., la questione del Direttore Generale - trovo che sia veramente inammissibile.
Il dottor Ardito è un nominato, faccia il nominato.
Se questa querelle fosse dipesa da soggetti politici o istituzionali la questione sarebbe assolutamente diversa. Nella fattispecie, trovo che sia assolutamente inammissibile. Questo, purtroppo, è anche una conseguenza del fatto - e credo che tutti noi dovremmo ricordarcene quando nomineremo futuri rappresentanti - che, quando una persona fa lo stesso mestiere consecutivamente per più anni, spesso può essere indotta a pensare che l'Ente che va ad amministrare diventa cosa propria.



(Il Presidente ricorda al Consigliere che il tempo a sua disposizione è scaduto)



GIOVINE Michele

Concludo, Presidente.
Sulla dichiarazione di voto mi dichiaro a favore del Gruppo di Alleanza Nazionale, però invito ad una riflessione generale sulla questione della direzione dell'ATC.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Oggi, così come in altre occasioni, abbiamo ascoltato in modo attento le argomentazioni dei Consiglieri d'opposizione. Ci pare evidente che ci sia un legittimo tentativo, o volontà, di rendere meno fluido il lavoro del Consiglio, ma questo è nelle facoltà dei Consiglieri. Ciò che riteniamo in quest'occasione non accettabile, al di là del metodo che ci viene richiesto, cioè di tornare in Commissione, è il merito argomentato dai Consiglieri di Alleanza Nazionale che, francamente, riteniamo poco condivisibile.
Anzitutto, mettendo da parte le questioni più legate alle nomine, che non sono oggetto di questa deliberazione, sono molto fondate e molto pertinenti le argomentazioni che l'Assessore ci ha illustrato. Le ragioni per cui si è determinato un deficit nel 2003 sono attribuibili soprattutto all'aumento dell'imposizione fiscale, ad una caduta delle disponibilità delle famiglie, quindi del pagamento dei canoni, dovuta anche all'aumento degli oneri manutentivi. Ragioni molto chiare che hanno determinato il deficit.
D'altronde, come si può coprire un deficit maturato? Le strade sono due: ottenere, dal ricavato delle alienazioni, le risorse per coprire il deficit, ovvero accedere alle risorse che ogni anno la Regione, dovrebbe dico dovrebbe - assegnare alle ATC per colmare, almeno per la parte di deficit maturato, il buco.
Da questo punto di vista è indifferente che si agisca in un modo o nell'altro. Ciò che appare assolutamente inaccettabile - lo voglio dire perché ritengo che sul merito si voglia ancora discutere, almeno me lo auguro - è una notizia che, proprio oggi, è stata confermata dall'Assessore (le sue parole sono state pronunciate in Aula, quindi non abbiamo motivo di dubitarne), ovvero che negli anni scorsi il Governo nazionale di centrodestra avrebbe depistato 250 milioni di euro di trasferimenti governativi alla Regione per destinarli ad altro scopo, non utilizzandoli per l'edilizia residenziale pubblica.
Se questa notizia fosse vera, e non ho motivo di dubitarne, sarebbe meglio fare un po' di analisi di coscienza prima di lanciarsi in accuse tutte da dimostrare, nei confronti dell'amministrazione uscente.
Bisognerebbe avere un po' di umiltà nel riconoscere i buoni argomenti che l'Assessore oggi ci porta.
In ultimo, ne faccio una questione di metodo perché quando una delibera, o un disegno di legge, viene portato in Aula, è comprensibile, ma non condivisibile, la richiesta di poter tornare in Commissione. C'erano le Commissioni per avanzare supplementi di approfondimento, ma se questi non sono stati avanzati, oppure non sono stati considerati meritevoli di attenzione, arrivati a questo punto si deve precedere come previsto dal Regolamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sul rinvio in Commissione della proposta di deliberazione n. 45.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.40 riprende alle ore 18.10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Informo i Consiglieri che in sede di Conferenza dei Capigruppo si è convenuto di terminare la discussione generale sulla proposta di deliberazione n. 45 e di rinviarla ad una prossima seduta del Consiglio regionale successivo ad un approfondimento, che avverrà in un'audizione che si terrà in Commissione competente e a cui parteciperanno gli amministratori dell'Agenzia Territoriale della Casa della Provincia di Torino.
Terminiamo la discussione sul punto 6), dopodiché procederemo all'esame dei punti 8) e 10) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Sono soddisfatto del fatto che si è arrivati ad un accordo per cui si ascolteranno in Commissione, pur non rinviando il testo alla stessa, il Presidente e il Direttore dell'ATC. In tal modo potremmo capire bene i motivi per cui è stato assolutamente necessario utilizzare quel famoso 20 annuo, per una serie di anni (per un importo finale di oltre 3 milioni di euro, 6 miliardi delle vecchie lire), per ripianare buchi, anzich costruire nuove case.
Il Gruppo della Lega Nord è assolutamente contrario, in ogni caso, a questo provvedimento. L'audizione potrà servire semplicemente per capire bene perché quei soldi devono essere spesi per coprire un buco e non per realizzare nuovi edifici in edilizia abitativa. Al limite, se convinti delle motivazioni che porteranno Presidente e Direttore dell'ATC, non faremo ostruzionismo, ma semplicemente voteremo contro il provvedimento.
Siamo contrari al provvedimento essenzialmente per due motivi. Il primo. Riteniamo che i fondi che derivano, comunque, dalla gestione di case popolari, affitti, e/o vendite, devono esclusivamente servire per la sistemazione degli alloggi esistenti e/o l'acquisizione e/o la costruzione di nuovi alloggi.
Il secondo. Noi siamo comunque contrari alla cessione delle case popolari in quanto le stesse dovrebbero servire ed aiutare famiglie in difficoltà. Famiglie che per un determinato periodo di tempo possono trovarsi in condizioni tali da non potersi permettere una casa in affitto a prezzi di mercato. Questo cosa vuol dire? Vuol dire che se dopo qualche anno una famiglia migliora le proprie condizioni economiche - magari alcuni figli che vivono in famiglia trovano un posto di lavoro - il reddito della stessa esce dai canoni di autorizzazione alla concessione di un alloggio popolare; a questo punto, giustamente, l'ATC deve interviene, togliere l'alloggio e concederlo ad un'altra famiglia che si trova in condizioni di bisogno.
Nel momento in cui, però, vendiamo un alloggio, non è più assolutamente possibile dare in uso lo stesso alloggio ad una famiglia che ne ha bisogno anche se la famiglia che ha acquistato l'alloggio, nel frattempo - per fortuna o per capacità - ha cambiato la propria situazione economica, è diventata miliardaria. Nel momento in cui si è in clima di emergenza abitativa, si parla addirittura di 15.000 necessità, ma anche oltre, in Piemonte.
Dire che non si usano questi fondi per costruire nuove abitazioni ci pare assolutamente non giusto, proprio nei confronti di quelle famiglie che hanno necessità di avere una casa.
Ripeto anche l'invito alla Giunta di rivedere - su questo saremmo veramente d'accordo - i criteri di assegnazione, di vendita e di revoca delle case popolari. Vi ricordo che spesso e volentieri succede che la casa popolare passi in diritto ai figli di chi ha occupato quella casa. Secondo noi, questo tipo di assegnazione è legittimo solo se anche gli eredi di chi aveva avuto la casa popolare hanno problemi economici. Perché il figlio di chi ha avuto in assegnazione una casa popolare, se non ha i requisiti economici per poter essere assegnatario di casa popolare, deve averne diritto? Se siamo in un periodo di emergenza abitativa, diamo la precedenza a chi ha veramente problemi economici e non è in grado di poter pagare un affitto a canone normale.
Rivolgo un invito alla Giunta su una strada di questo tipo. Se la Giunta la vorrà intraprendere, ci vedrà assolutamente favorevoli, in quanto riteniamo che l'emergenza abitativa sia veramente una delle emergenze più importanti che deve affrontare il nostro Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Signor Presidente, la prenotazione era precedente al mio ultimo intervento sulla mozione presentata dal Consigliere Vignale. Quindi ritenendomi soddisfatto della soluzione addivenuta nella riunione dei Capigruppo, rinuncio all'intervento.



PRESIDENTE

Nella prossima seduta consiliare riprenderemo l'esame del punto 6) all'o.d.g. avente ad oggetto la proposta di deliberazione, ovviamente, con le dichiarazioni di voto, così come convenuto.
La parola al Consigliere Vignale che interviene sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, i Capigruppo hanno correttamente convenuto, così come richiesto, di convocare la Commissione e, poi, di arrivare in Aula per le dichiarazioni di voto.
Presidente, le chiedo scusa, le voglio rivolgere una domanda: non varrebbe la pena, anziché i canonici dieci minuti a Gruppo, prevedere un tempo minimo anche solo per Gruppo consiliare, successivamente alle audizioni, in quanto credo che in Commissione ascolteremo delle notizie.
Non vuole essere un rinvio dilatorio, però, magari, un altro margine di tempo destinato a ciascun Gruppo consiliare, dopo aver ascoltato il Presidente e il Direttore dell'ATC, sarebbe utile per fare valutazioni differenti rispetto ai dati che oggi conosciamo. Potrebbe essere al tempo stesso non uno strumento per allungare i tempi, ma per dire qualcosa in più rispetto alle notizie che abbiamo.



PRESIDENTE

Collega Vignale, la Conferenza dei Capigruppo aveva deliberato di riprendere l'esame della proposta di deliberazione n. 45 con le dichiarazioni di voto, però, nulla vieta che nella Conferenza dei Capigruppo, che svolgeremo in un tempo antecedente la convocazione del Consiglio, che avrà all'ordine del giorno il prosieguo di questo punto, si possa convenire, uditi gli amministratori dell'ATC, anche una modalità di gestione del prosieguo dell'esame del punto, che permetta ai Gruppi consiliari di tornare politicamente sulla questione nei tempi celeri a cui lei faceva riferimento.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Esame disegno di legge n. 148 "Disciplina delle associazioni di promozione sociale"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 8) all'o.d.g., che prevede l'esame del disegno di legge n. 148: "Disciplina delle associazioni di promozione sociale".
Relatrici sono le Consigliere Pozzi e Cotto.
La parola alla relatrice, Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola, relatrice

Do per letta la relazione, il cui testo recita: "Illustre Presidente, Egregi Consiglieri, il presente disegno di legge è finalizzato a conferire attuazione alle disposizioni contenute nella legge 7 dicembre 2000, n.383 (Disciplina delle associazioni di promozione sociale), nonché a disciplinare gli adempimenti che la citata legge nazionale attribuisce alle regioni, quali, a titolo esemplificativo l'istituzione dei registri regionali delle associazioni di promozione sociale, la regolamentazione dei procedimenti di iscrizione, cancellazione e periodica revisione dei suddetti registri, l'istituzione e la disciplina di funzionamento dell'Osservatorio regionale per l'associazionismo di promozione sociale.
Affiancandosi inoltre alla vigente legislazione regionale in materia di volontariato e di cooperazione sociale, il presente disegno di legge provvede a completare il quadro giuridico dei soggetti operanti nel terzo settore, definendo in maniera compiuta i bacini di competenza ed i confini di identificazione di ciascuna tipologia di organizzazione che in tale settore opera.
Il provvedimento ripropone in larga misura un disegno di legge già presentato nella scorsa legislatura ma mai giunto al termine del proprio iter istruttorio.
Raccogliendo parte delle osservazioni espresse durante la consultazione svolta da parte della competente Commissione consiliare nella passata legislatura, ed in riscontro alle specifiche richieste formulate da parte della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali, sono state apportate rispetto al disegno di legge ora decaduto, due modifiche di natura sostanziale.
La prima modificazione apportata al disegno di legge della passata legislatura concerne i rappresentanti delle associazioni in seno all'Osservatorio regionale, il cui numero viene portato da quindici a venti, mentre la seconda modificazione apportata riguarda l'introduzione del principio generale secondo cui l'iscrizione al registro regionale da parte delle associazioni è condizione per accedere all'assegnazione dei contributi regionali, adempimento a cui è però possibile derogare unendo all'istanza di contributo copia dell'atto costitutivo e dello statuto vigente.
L'elevata similitudine che lega il disegno di legge all'omologo provvedimento della scorsa legislatura, e che fonda la propria ragion d'essere nella natura sostanzialmente neutra del presente atto legislativo che si limita, come si è detto, a recepire e ad attuare i dettami della legislazione nazionale in materia, ha fatto sì che in sede di dibattito di Commissione si sia ravvisata l'opportunità di non procedere allo svolgimento di ulteriori consultazioni con i soggetti interessati e di procedere immediatamente all'esame di merito.
Nel corso di tale dibattito si sono approfonditi alcuni punti cardine del provvedimento, quali ad esempio la necessità di analizzare la tematica del rapporto tra la sfera di intervento del mondo dell'associazionismo ed i compiti funzionali attribuiti agli enti locali ed istituzionali in genere la necessità di precisare i confini tra compiti e funzioni delle associazioni di promozione sociale e ruolo di attività delle organizzazioni di volontariato, l'opportunità di chiarire le interconnessioni tra i connotati dell'assenza di fine di lucro, caratteristica imprescindibile delle associazioni di promozione sociale, e la facoltà posta in capo alle stesse di avvalersi di personale dipendente o di prestazioni di lavoro autonomo.
Il disegno di legge, di cui si chiede all'Aula consiliare sollecita approvazione è composto da quindici articoli".
Aggiungerei inoltre alcune considerazioni a braccio e a margine della relazione medesima.
Intanto, questa legge interviene per adempiere ad un compito che viene attribuito alle Regioni dalla legge 7 dicembre 2000, n. 383, che disciplina le associazioni di promozione sociale. Questo adempimento, il cui cammino era stato intrapreso dalla precedente Giunta, era già giunto ad un certo punto dell'iter legislativo, ma, decaduto questo provvedimento, si è provveduto a redigere un altro atto, il quale è sostanzialmente vicino al testo precedentemente elaborato. Il testo completa il quadro giuridico dei soggetti operanti nel terzo settore, definisce in maniera compiuta le competenze e, soprattutto, le diverse identità di ogni tipologia di organizzazione, distinguendo in modo preciso le associazioni di promozione sociale dall'altro modello organizzativo e dall'altro vasto mondo costituito dalle associazioni di volontariato.
L'atto è stato discusso in IV Commissione, la quale ha ritenuto di non procedere ad ulteriori consultazioni dal momento che il materiale a nostra disposizione, rispetto all'iter legislativo del precedente atto, ci consentiva di valutare in modo adeguato le opinioni e le risposte che i diversi soggetti consultati avevano in allora formulato. Si trattava di un atto di natura sostanzialmente neutra, nel senso che recepiva e attuava i dettami della legislazione nazionale in materia, anche se c'erano alcuni aspetti significativi che possiamo considerare cardini del provvedimento.
Per esempio, in Commissione si è discusso del rapporto tra la sfera di intervento del mondo dell'associazionismo e i compiti funzionali attribuiti agli enti locali e alle istituzioni, la distinzione tra associazioni di promozione sociale e ruolo del volontariato, che ha necessità di chiarire le connessioni tra i connotati dell'assenza di fine di lucro e la facoltà di avvalersi di personale dipendente o di prestazione di lavoro autonomo.
Insomma, la IV Commissione ha discusso questo provvedimento a lungo.
Ritengo che da questa discussione sia scaturita una legge sicuramente utile e molto attesa dalle associazioni di promozione sociale di questa Regione dal momento che altre Regioni prima del Piemonte avevano già legiferato in merito. Era necessario disciplinare questo mondo, istituire i registri regionali, per esempio, regolamentare il procedimento di iscrizione e soprattutto, il funzionamento dell'Osservatorio regionale per l'associazionismo di promozione sociale.
Mi risulta che alcune delle osservazioni emerse nel corso della discussione in IV Commissione siano state recepite da parte della Giunta anche dopo che la legge era stata licenziata dalla Commissione e che la Giunta, recependo queste osservazioni, le abbia trasformate in proposte di emendamento. Ritengo che, con queste proposte che la Giunta intende fare questa legge sia ulteriormente migliorata, diventando sempre più aderente alle esigenze delle associazioni di promozione sociale della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliere Cotto, in qualità di co-relatrice.



COTTO Mariangela, co-relatrice

Grazie, Presidente.
Questo disegno di legge ripropone, in larga misura, una proposta già presentata nella scorsa legislatura dall'Assessore Leo e dalla sottoscritta. È il frutto, quindi, di un lavoro fra i due Assessorati ovvero l'Assessorato alla cultura e l'Assessorato alle politiche sociali.
Le modificazioni che sono state aggiunte o che verranno aggiunte, come ricordava la collega Pozzi, dagli emendamenti della Giunta, sono il risultato di consultazioni da parte della competente Commissione consiliare della passata legislatura, e derivano da specifiche richieste formulate dalla Conferenza permanente Regione-Autonomie Locali, e da precise osservazioni pervenute successivamente da alcune associazioni di promozione sociale.
Sappiamo tutti che il Piemonte è una Regione ricca di associazioni grazie anche ad una politica promossa dalla Regione, dalle Province, dai Comuni, dalle Parrocchie, dai Circoli e dalle Pro Loco.
Con questa legge, che dà attuazione ad una legge dello Stato, si cerca di evitare la confusione che talvolta si riscontra tra le varie associazioni.
Ci siamo preoccupati, nel corso di tutta la discussione, di sottolineare, in primo luogo a noi stessi, e poi a tutti gli altri, la profonda differenza tra le associazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale. In sintesi, l'associazione di volontariato è gratuità, ovvero attività svolta a favore di altri. L'associazione di promozione sociale è senza fine di lucro, ma svolge attività principalmente a favore dei propri soci.
Oggi, nel registro del volontariato, esistono probabilmente molte associazioni che rientreranno nel registro delle associazioni di promozione sociale, ma che era necessario, in assenza di questo registro, iscrivere. A titolo di esempio, cito l'ANFFAS. Ci sono anche le associazioni di categoria, ma le conosciamo tutti.
Questa legge era urgente e, se non erro, è stata licenziata all'unanimità dalla Commissione.
Vi sono stati questi ulteriori emendamenti che abbiamo comunque visto e concordato.
Nella logica: che i soldi del volontariato siano destinati al volontariato e i soldi per le associazioni di promozione sociale siano destinati alle associazioni di promozione sociale. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Oliva; ne ha facoltà.



OLIVA Gianni, Assessore alla cultura

Grazie, Presidente.
Vorrei intanto ringraziare le due relatrici, non solo per la presentazione di questo testo di legge, ma anche per il lavoro svolto congiuntamente, dopo l'attività in Commissione, per recepire gli elementi di novità emersi nella Commissione stessa, che, attraverso i successivi confronti, hanno portato alla presentazione di una serie di emendamenti che mi sembra recepiscano quello che è il senso degli interventi svolti in Commissione. Li illustrerò, dunque, molto rapidamente.
Mentre il testo originario riceveva semplicemente la legge nazionale e riprendeva i criteri della stessa per istituire un Albo regionale delle associazioni di promozione sociale, con questi emendamenti si entra più nel merito. In particolare, all'articolo 6, l'emendamento prevede che l'iscrizione nel registro regionale delle associazioni sia la condizione affinché le associazioni di promozione sociale possano accedere ai finanziamenti (altrimenti non si capiva la ragione per la quale si istituiva l'Albo, se poi non aveva una sua ricaduta diretta in questo settore).
Un emendamento all'articolo 7, riguardante la composizione dell'Osservatorio, prevede che un quarto dei rappresentanti sia espresso dalla Sezione regionale e tre quarti da quelle provinciali (mentre nel testo originario le percentuali erano di un quinto e quattro quinti, per cui l'emendamento rimuove un pochino a favore della rappresentanza regionale).
L'emendamento all'articolo 10, comma 4, stabilisce che l'Osservatorio svolga, altresì, attività di monitoraggio delle azioni di sostegno previste dalle norme di settore in favore delle associazioni di promozione sociale prevede, inoltre, che la Presidente della Giunta indica, una volta all'anno, una sessione congiunta dell'Osservatorio regionale con il Consiglio regionale del volontariato, per istituire un momento di confronto fra le due realtà.
All'articolo 11 si prevede che gli enti locali possano dare in comodato o in uso, anche a titolo gratuito, dei locali di loro proprietà per attività di associazionismo. Stabilisce, altresì, che queste sedi possano essere utilizzate nell'ambito delle destinazioni d'uso, fatte le verifiche di compatibilità urbanistica. Prevede ancora la possibilità, per gli enti locali di stabilire riduzioni di tributi, rispetto alle associazioni di promozione sociale.
Infine, con gli ultimi due emendamenti si prevedono azioni di formazione e aggiornamento che potranno essere fatte dalle associazioni promozione sociale con il supporto di tecnici della Regione o supporti informativi o disponibilità di locali.
Nell'ultimo emendamento, in particolare, si prevede la futura costituzione di un Fondo rotativo, gestito da Finpiemonte, che consenta alle associazioni di promozione sociale di avere anticipazioni su finanziamenti destinate a ristrutturare gli stabili nei quali sono ospitate. Questi sono gli emendamenti che la Giunta propone a seguito di un lavoro congiunto con le due Relatrici, di maggioranza e di minoranza, della Commissione stessa.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Dichiaro aperta la discussione generale.
Non essendovi richieste di intervento, procediamo all'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 1 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: il comma 7 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: "7. L'iscrizione nel registro regionale è condizione per accedere, da parte delle associazioni di promozione sociale e limitatamente ad esse all'assegnazione dei contributi regionali previsti dalle vigenti normative di settore".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 2 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo il comma 7 dell'articolo 6 è inserito il seguente: "7 bis. L'iscrizione nel registro regionale riconosce ai soggetti iscritti l titolo di associazione di promozione sociale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 3 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: la lettera d) del comma 5 dell'articolo 7 è sostituita dalla seguente: "d) I rappresentanti delle associazioni in seno all'Osservatorio di cui all'articolo 10 per un quarto sono espressione della sezione regionale e per tre quarti sono espressione delle sezioni provinciali del registro".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 4 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo la lettera d) del comma 4 dell'articolo 10 è aggiunta la seguente: "d bis) svolge un ruolo di monitoraggio delle azioni di sostegno, previste dalle norme di settore, in favore delle associazioni di promozione sociale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 5 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo il comma 4 dell'articolo 10 è inserito il seguente: "4 bis. Il Presidente della Giunta regionale indice a cadenza annuale una sessione congiunta dell'Osservatorio regionale con il Consiglio regionale del volontariato, istituito dall'articolo 11 della legge regionale 29 agosto 1994, n. 38 (Valorizzazione e promozione del volontariato), per favorire il raccordo tra i rispettivi ambiti di intervento nonché lo scambio di conoscenze, esperienze e proposte".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 10 come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 6 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: la lettera c) del comma 1 dell'articolo 11 è sostituita dalla seguente: "c) hanno facoltà di concedere anche a titolo gratuito, in comodato o in uso, beni mobili ed immobili di loro proprietà, non utilizzati per fini istituzionali e previa verifica di disponibilità, alle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro di cui all'articolo 6 per lo svolgimento delle loro attività istituzionali".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 7 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: al comma 2 dell'articolo 11 dopo le parole "per quanto di competenza" sono inserite le seguenti: "e limitatamente all'accertamento del possesso dei requisiti di iscrizione,".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 8 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo il comma 2 dell'articolo 11 è inserito il seguente: "2 bis. La sede delle associazioni di promozione sociale ed i locali nei quali si svolgono le relative attività sono compatibili con tutte le destinazioni d'uso omogenee previste dal decreto ministeriale 2 aprile 1968, n. 1444 del Ministro per i Lavori pubblici (Limiti inderogabili di densità edilizia, di altezza, di distanza fra i fabbricati e rapporti massimi tra spazi destinati agli insediamenti residenziali e spazi pubblici o riservati alle attività collettive, al verde pubblico o a parcheggi da osservare ai fini della formazione dei nuovi strumenti urbanistici o della revisione di quelli esistenti, ai sensi dell'articolo 17 della legge 6 agosto 1967, n. 765), ferme restando le verifiche di compatibilità urbanistica".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 11, come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 9 (Diventa articolo 12) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo l'articolo 11 è inserito il seguente: "Articolo 11 bis (Riduzione di tributi locali).
1. Gli enti locali, qualora non si trovino in situazione di dissesto ai sensi del Titolo VIII del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli Enti locali), hanno la facoltà di deliberare riduzioni o esenzioni sui tributi di propria competenza a favore delle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro di cui all'articolo 6".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9, che diventa articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 (Diventa articolo 13) Indìco la votazione palese sull'articolo 12, che diventa articolo 13.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 10 (Diventa articolo 14) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo l'articolo 12 è inserito il seguente: "Articolo 12 bis (Formazione e aggiornamento) 1. Le associazioni di promozione sociale iscritte nel registro di cui all'articolo 6 provvedono in modo autonomo e diretto alla formazione e all'aggiornamento dei propri aderenti, attraverso specifici momenti di studio, promovendo, anche in forma associata, corsi di formazione e di aggiornamento.
2. Alle organizzazioni iscritte nel registro che predispongono attività formative o momenti di studio, la Regione e gli Enti locali possono fornire, su richiesta e previa definizione dei criteri, materiale informativo e didattico, strumentazione tecnica, locali, offrendo inoltre collaborazione tecnica o messa a disposizione di funzionari pubblici in qualità di esperti".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10, che diventa articolo 14.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 12, come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 11 (Diventa articolo 15) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: dopo l'articolo 12 bis è inserito il seguente: "Articolo 12 ter (Sostegno all'associazionismo di promozione sociale)" 1. La Regione costituisce un fondo rotativo, gestito dall'Istituto finanziario regionale Finpiemonte S.p.A., finalizzato all'abbattimento dei tassi di interesse sui finanziamenti, assegnati alle associazioni di promozione sociale iscritte al registro di cui all'articolo 6, e relativi a progetti di investimento concernenti le seguenti attività: l'acquisto, la costruzione, la ristrutturazione di fabbricati destinati a sede delle attività statutarie delle associazioni l'adeguamento dei fabbricati, di cui alla lettera a), alle normative vigenti in materia di sicurezza.
2. Il finanziamento di cui al comma 1 viene erogato attraverso gli istituti di credito convenzionati con Finpiemonte secondo modalità di ammissione criteri di priorità e assegnazione, modalità di erogazione e di rendicontazione definite con deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente.
3. La regione costituisce un fondo di anticipazione, gestito dall'Istituto finanziario regionale Finpiemonte S.p.A., finalizzato ad anticipare fondi per i progetti relativi alle attività statutarie che le associazioni realizzano con il sostegno degli Enti locali, in attesa di ricevere da questi il pagamento di somme assegnate a titolo di contributo.
4. Il finanziamento di cui al comma 3 viene erogato secondo modalità di ammissione, criteri di priorità e assegnazione, modalità di erogazione e di rendicontazione definite con deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente.
5. La Regione concede contributi alle associazioni di promozione sociale iscritte nella sezione regionale del registro di cui all'articolo 6, per le seguenti finalità: a) Sostegno alla realizzazione di investimenti in beni materiali e immateriali finalizzati all'esercizio delle attività statutarie delle associazioni e relativi all'acquisto di impianti, macchinari, attrezzature automezzi, licenze software b) Sostegno alla realizzazione di progetti specifici di interesse e diffusione regionale volti: 1) alla conoscenza e alla valorizzazione dei principi ispiratori dell'associazionismo 2) alla formazione e all'aggiornamento degli aderenti 3) al potenziamento e alla qualificazione dei servizi erogati.
6. La Giunta regionale, previo parere della Commissione consiliare competente, stabilisce le modalità di assegnazione, i criteri di ammissione e valutazione dei contributi di cui al comma 5.
7. Le Province concedono contributi alle associazioni iscritte nelle sezioni provinciali del registro di cui all'articolo 6, per le finalità di cui al comma 5 e mediante il trasferimento di parte delle risorse regionali previste per i contributi dall'articolo 15".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11, che diventa articolo 15.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 (Diventa articolo 16) Indìco la votazione palese sull'articolo n. 13.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 (Diventa articolo 17) Indìco la votazione palese sull'articolo n. 14.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Emendamento rubricato n. 12 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Oliva: L'articolo 15 è integralmente sostituito dal seguente: "Art. 15. (Norma finanziaria) 1. Agli oneri relativi al funzionamento e all'attività dell'Osservatorio regionale per l'associazionismo, stimati in 50.000,00 euro per ciascun anno del biennio 2006-2007 e imputati all'unità previsionale di base (UPB) n.
32031 (Attività culturali istruzione spettacolo - Promozione attività culturali - Titolo I spese correnti) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2006 e del bilancio pluriennale per gli anni 2006-2008 si fa fronte con risorse finanziarie individuate con le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003).
2. Per il finanziamento dei fondi e dei contributi erogati alle associazioni di promozione sociale ai sensi dell'articolo 12-ter si provvede con le modalità previste dall'articolo 8 della l.r. 7/2001 e dall'articolo 30 della l.r. 2/2003".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 15, che diventa articolo 18 come emendato.
Il Consiglio approva.
Terminato l'esame dell'articolato, possiamo procedere alle dichiarazione di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Una dichiarazione molto rapida anche perché gli interventi delle due colleghe che mi hanno preceduto hanno esplicitato il lavoro fatto. Volevo solamente fare una segnalazione al Consiglio. Oggi, anzi, stamattina i colleghi e l'Assessore all'ecologia De Ruggiero discutevano delle fatiche che si fanno per far funzionare il Consiglio.
Come co-relatore della legge sulla ricerca, in questo clima incandescente nazionale, dove si scambiano accuse pesantissime che si ripercuotono anche sul Capo dello Stato, voglio far presente che un alto esponente della politica nazionale, l'Onorevole Letta, in occasione di un convegno organizzato dal Consigliere Bizjack e da altri colleghi della Margherita, ha dichiarato al Capogruppo Lepri che il modo in cui si è lavorato per la legge sulla ricerca, può essere un esempio per i contenuti e anche per il metodo. Nel senso che le cose buone non vengono buttate via quando cambiano i Governi, che il convergere non è "inciucio" quando è fatto alla luce del sole. Se si lavora seriamente e si utilizzano le intelligenze, si raggiungono questi risultati.
Un complimento all'Assessore Oliva e all'Assessorato ai servizi sociali, perché abbiamo lavorato, come ha detto la Consigliera Cotto, in maniera integrata. È un ottimo risultato per tutti.
Il mio voto naturalmente è favorevole, non è un colpo di scena. Volevo solo segnalare questo, perché questa volta, abbiamo dato un contributo a un dibattito nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Mi associo naturalmente al Consigliere Leo che mi ha preceduto nei ringraziamenti agli uffici dell'Assessore, per il lavoro di rilettura (se possiamo dire così) di alcune parti di questa legge, in accordo con la sottoscritta e la Consigliera Cotto, per renderla migliore. Questo perch l'esperienza e il passare del tempo porta consiglio.
In particolare mi sembrano significativi due articoli, l'articolo 12 bis, quello sulla formazione e l'aggiornamento, e soprattutto l'articolo 12 ter, che istituisce il fondo rotativo. Soprattutto l'istituzione del fondo rotativo è l'elemento che dà gambe e concretezza a tutto il resto della legge, consentendo una funzione di supporto economico alle associazioni sia per l'acquisto e la ristrutturazione di fabbricati, sia per un'anticipazione di fondi che le associazioni attendono magari dagli enti locali e che spesso ritardano di parecchi mesi, esponendo le associazioni al costo del finanziamento tramite le banche.
Questo aspetto mi sembra molto significativo.
Un aspetto che tengo anche a sottolineare è la coincidenza tra questa legge e quella che abbiamo votato la scorsa settimana, relativa all'utilizzo delle stazioni ferroviarie dismesse da parte di associazioni di carattere sociale. La combinazione di questi due testi di legge costituisce una felice coincidenza perché consente di dare spazio a richieste di associazioni e di poter utilizzare certe strutture dismesse per svolgere attività di carattere sociale.
Quindi, come dire, abbiamo lavorato bene anche dal punto di vista della cronologia.



PRESIDENTE

Se non ci sono altre richieste di intervento, procediamo alla votazione finale dell'intero testo di legge, che avverrà per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 Consiglieri hanno votato SI' 44 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Comuni

Esame testo unificato disegno di legge n. 163 e proposte di legge n. 131 e 143 "Disposizioni in materia di collaborazione e supporto all'attività degli enti locali piemontesi" - relatore Bizjak


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 10) all'o.d.g., inerente al "Testo unificato del disegno di legge n. 163 e delle proposte di legge n. 131 e 143".
La parola al relatore, Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro, relatore

Do per letta la relazione, il cui testo recita: Egregio Presidente, illustri Consiglieri, il testo unificato recante "Disposizioni in materia di collaborazione e supporto all'attività degli enti locali piemontesi" nasce dall'esigenza di rendere operante il dettato della legge regionale del 4 luglio 2005, n. 8 (Disposizioni in merito ai Comitati regionali di controllo) che, nel disporre la soppressione dei CORECO, contemporaneamente promuove l'attivazione, da parte della Regione e nel rispetto delle competenze stabilite dalla Costituzione, di un servizio gratuito di consulenza a favore dei comuni piemontesi che ne facciano richiesta, in particolare dei comuni di minori dimensioni demografiche.
In materia, sono state assegnate all'esame in sede referente dell'VIII Commissione due proposte di legge: la pdl n. 131 "Istituzione del servizio di Consulenza amministrativa ai Comuni piemontesi" (presentata dai Consiglieri regionali Vignale, Casoni, Botta, Boniperti, Ghiglia) e la pdl n. 143 "Istituzione servizio di consulenza amministrativa gratuita ai Comuni piemontesi" (presentata dai Consiglieri regionali Bizjak, Lepri Motta, Cattaneo, Laus, Rabino, Ristagno, Rutallo).
La Giunta regionale ha presentato, sul medesimo oggetto, un proprio disegno di legge, il ddl n. 163 recante "Disposizioni in materia di collaborazione e supporto all'attività degli enti locali piemontesi". Detto disegno propone, analogamente alle due proposte di legge appena ricordate l'istituzione da parte della Regione di un servizio di consulenza a favore degli enti locali.
Nel contempo, propone di trasferire alle Province risorse finanziarie al fine di incrementare l'attività di assistenza tecnico-amministrativa che le Province prestano agli enti locali ubicati nel loro territorio. Pare opportuno precisare in merito che la suddetta attività di assistenza tecnico-amministrativa, rientra nell'ambito delle funzioni che il decreto legislativo n. 267 del 2000 (Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali) assegna alle Province (precisamente all'art. 19, d.lgs.
267/2000) ed è rivolta in particolare agli enti locali di minore dimensione, in quanto spesso carenti di risorse umane ed organizzative tali da poter essere destinate ad un servizio di assistenza tecnico amministrativa.
Nella fase preventiva dell'istruttoria dei suddetti progetti di legge l'VIII Commissione ha ritenuto utile consultare le Associazioni rappresentative degli enti locali. Ha disposto inoltre la costituzione di un gruppo ristretto di lavoro che predisponesse un testo unificato di legge. Anche sulla base delle osservazioni emerse dalle suddette consultazioni, il Gruppo di lavoro ha convenuto di assumere come testo base della proposta di legge unificata, il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale. Il testo che ne è scaturito è stato quindi sottoposto all'esame della VIII Commissione, dove è stato ulteriormente modificato.
Con il testo licenziato a maggioranza dalla VIII Commissione il 16 gennaio 2006, si intende definire un sistema di collaborazione e supporto all'attività amministrativa degli enti locali, in particolare di quelli di minore dimensione, che come noto hanno maggiori difficoltà strutturali.
Tale sistema opera su due livelli, provinciale e regionale.
In tale ottica, la proposta di legge licenziata prevede (all'articolo 1) di incrementare l'attività di assistenza tecnico-amministrativa che le Province devono prestare agli enti locali ubicati nel proprio territorio provvedendo a trasferire alle stesse nuove risorse finanziarie.
I criteri di ripartizione delle risorse finanziarie da trasferire alle province sono stabiliti dalla Regione, anche tenuto conto, per il primo anno successivo all'entrata in vigore della legge, del numero di comuni e del numero di abitanti per provincia nonché della tipologia di progetti relativi all'attività di assistenza tecnico-amministrativa delle singole province. Per gli anni successivi, tali criteri sono ridefiniti dalla Giunta regionale sulla base dell'effettivo svolgimento da parte delle singole province dell'attività di assistenza tecnico-amministrativa.
L'articolo 2 della proposta dispone l'attivazione da parte della Regione di un servizio gratuito di consulenza a favore degli enti locali piemontesi richiedenti, con priorità per quelli con popolazione inferiore ai cinquemila abitanti. Il servizio è diretto a fornire elementi di studio di valutazione e pareri preventivi su aspetti problematici derivanti dall'applicazione, sul loro territorio, della normativa regionale nazionale e comunitaria, anche avvalendosi di soggetti ed organismi decentrati ed esterni all'Amministrazione in grado di garantire contributi specializzati.
Sulla base delle proposte emerse in seno al Gruppo di lavoro e accolte in Commissione, si è disposto l'inserimento di una Clausola valutativa (articolo 3), la quale stabilisce che la Giunta regionale rende conto periodicamente al Consiglio regionale dell'attuazione della legge e dei risultati da essa ottenuti in termini di incremento nell'attività di assistenza tecnico-amministrativa svolta direttamente dalla Regione oppure attraverso l'assistenza tecnico-amministrativa delle Province. A tal fine entro un anno dall'entrata in vigore della legge, e successivamente con cadenza annuale, la Giunta regionale trasmette alla Commissione consiliare competente, anche sulla base dei dati forniti dalle province, una relazione che provvede ad identificare: le modalità di allocazione delle risorse finanziarie stanziate a favore delle province; lo sviluppo dell'attività di assistenza tecnico-amministrativa delle province; gli oggetti prevalenti delle richieste di assistenza pervenute e l'identità degli enti che si sono rivolti al servizio di assistenza tecnico-amministrativa; l'individuazione delle difficoltà incontrate dalle province nello svolgimento dell'attività di assistenza tecnico-amministrativa; l'ammontare delle risorse finanziarie utilizzate per l'attuazione del servizio gratuito di consulenza regionale gli oggetti prevalenti dell'attività prestata da tale servizio; l'identità degli enti beneficiari.
La Commissione ha inoltre provveduto alla ristesura della "Norma finanziaria" del disegno di legge n. 163 (sottoposta poi all'esame della I Commissione, alla quale erano state assegnate per l'esame in sede consultiva entrambe le pdl 131 e 143 e il ddl n. 163.). Detta norma prevede (articolo 4) che la Regione, per l'anno finanziario 2006, trasferisca alle Province la somma di 250 mila euro per lo svolgimento dell'attività di assistenza tecnico-amministrativa.
Per l'espletamento dell'attività di consulenza regionale è invece prevista, per l'anno 2006, la spesa di 200 mila euro.
Per gli anni 2007 e 2008 alla spesa annua si farà fronte con risorse finanziarie individuate con le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall' articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003).
A questo punto, faccio una sintesi dei punti salienti che caratterizzano questo testo, che è un testo unificato derivante dal progetto di legge n. 173, presentato dalla Giunta, dal progetto di legge n.
131, presentato da Alleanza Nazionale, e dal progetto di legge n. n. 143 presentato dalla Margherita. Quest'ultimo è stato licenziato a maggioranza dall'VIII Commissione, in cui ha operato anche un gruppo di lavoro.
Il presente provvedimento unificato nasce sostanzialmente dalle indicazioni della legge regionale n. 8 del 4/7/2005, che disponendo la soppressione dei Comitati regionali di Controllo, contemporaneamente promuoveva l'attivazione, da parte della Regione, di un servizio di consulenza gratuito ai Comuni piemontesi, con particolare riferimento ai piccoli Comuni, cioè quelli di minori dimensioni demografiche.
Su questo tema sono state presentate due proposte di legge, da parte di Alleanza Nazionale e della Margherita, che normavano il secondo aspetto della questione: l'attribuzione del servizio di consulenza da parte della Regione specialmente per i piccoli Comuni.
Entrambe queste proposte di legge, a differenza del testo presentato dalla Giunta, non prevedevano l'istituzione dell'assistenza tecnico amministrativa delle Province che, invece, come voi avete visto, è normata all'articolo 1 del documento che stiamo esaminando. Questo aspetto è stato introdotto per corrispondere al dettato dell'articolo 19 del Testo unico degli Enti locali, decreto legislativo n. 267. Quindi, è stato inserito all'articolo 1 della legge che si occupa dell'assistenza tecnico amministrativa alle Province.
L'articolo 2 invece norma le modalità con cui svolgere il servizio gratuito di consulenza a favore degli Enti locali piemontesi e dà una priorità ai piccoli Comuni, cioè a quelli inferiori a 5.000 abitanti.
Questa è stata la soglia minima considerata dalla Commissione ed è rivolta a fornire elementi di valutazione e di studio, in particolare a favore dei piccoli Comuni.
La cosa importante è che, secondo noi tiene conto anche dei provvedimenti che sono stati presentati, e che questo servizio può essere fornito dietro regolamento elaborato dalla Giunta, anche attraverso strutture e soggetti esterni e decentrati rispetto alle amministrazioni, in qualche modo facendo riferimento anche ad una dimensione territoriale del servizio che si dà con riferimento ai CORECO soppressi.
Il servizio di consulenza regionale riguarda sostanzialmente la normativa regionale e la normativa nazionale comunitaria. Quindi si è voluto anche in questo caso dare un'interpretazione estensiva ai pareri che i Comuni richiedono alla Regione. Naturalmente in sede regolamentare la Giunta dovrà poi normare quanto indicato sull'articolo 2.
All'articolo 3 si è inserita una clausola valutativa che anch'essa non era presente in modo così esplicito nei progetti di legge presentati, e che definisce sostanzialmente una serie di criteri e di parametri, sulla base dei quali negli anni successivi di applicazione della legge verranno dati contributi alle Province per esercitare l'attività tecnico-amministrativa.
L'articolo 4 è la norma finanziaria. In sede di Commissione si è voluto aumentare le disponibilità di risorse finanziarie a disposizione di questo provvedimento rispetto alle risorse inizialmente previste dalla proposta della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, voglio ringraziare il Consigliere Reschigna, e tutta la Commissione, per avermi considerato come se fossi uno dei co-relatori informali della legge.
Oggi il Consiglio regionale compie un passo importante, perché va a sanare - questa è la valutazione che diamo - quel percorso che iniziammo con l'abolizione dei CORECO; strutture non più finalizzate ad un servizio di verifica contabile nei Comuni, ma che davano, seppur impropriamente in termini legislativi, qualche consulenza alle amministrazioni locali.
Il Piemonte, più di ogni altra Regione italiana, ha estrema necessità di questa legge, alla luce della configurazione frammentaria che ne caratterizza l'amministrazione locale. Poiché sono più di mille i Comuni sotto i cinquemila abitanti e quasi mille quelli inferiori ai duemila abitanti, vi è la necessità di un appoggio di carattere consulenziale da parte della Regione Piemonte.
La Regione ha fatto la scelta, presente nel disegno di legge della Giunta e fatta propria dalla Commissione, di non favorire soltanto le singole amministrazioni locali, ma di trasferire finanziamenti anche alle amministrazioni provinciali.
La seconda parte del documento, legata all'articolo 2, prevede il trasferimento economico ai Comuni sotto i cinquemila abitanti, la cui priorità è che abbiano necessità di consulenza.
Entrambi i punti sono risultati sicuramente positivi, ma occorre esprimere delle considerazioni. Ricordo che ad oggi, anche qualora la Regione Piemonte non avesse normato, le Province già possono, con questo disegno di legge, esercitare potestà di consulenza sovracomunale, che in alcuni casi fanno e in altri non fanno. Tuttavia, è una potestà già prevista all'interno del dettato normativo del Testo unico degli Enti locali.
Con questa legge, certamente le amministrazioni provinciali non avranno più scuse. Non nego che i trasferimenti economici che avverranno non saranno importanti, ma, a nostro modo di vedere, anche se esprimiamo un giudizio assolutamente positivo sulla legge, sono sottostimati rispetto alla reale esigenza.
Va dato atto che tutta la Commissione, in modo trasversale, si è impegnata per aumentare le cifre da destinare. In particolare, la Commissione ha sottolineato l'importanza - come anche noi - dell'articolo 3, relativo alla clausola valutativa. Tutte le leggi sono a tempo, nel senso che sono modificabili. Ci permettiamo di dire che questa, soprattutto perché misura sperimentale, lo dovrà essere maggiormente. A fine dell'esercizio di bilancio 2006 sarà opportuno verificare, come previsto dalla normativa, le domande e l'attività svolta dalle Province, per comprendere se la capienza finanziaria sarà sufficiente, se dovrà essere integrata o se non si debbano apportare modifiche alla normativa.
Il disegno di legge presento dal Gruppo di Alleanza Nazionale, ma per la verità anche quello presentato dai colleghi de La Margherita, aveva alcune indicazioni, non presenti all'interno della legge, che noi riteniamo parlo almeno per quelle relative al testo presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale - ancora valide. Mi permetto di citarne due, una del Gruppo di Alleanza Nazionale e una de La Margherita.
La dislocazione territoriale. Prevedere che non vi sia un centro unico ma almeno quattro centri, com'erano i precedenti CORECO, è una misura verso cui necessariamente si dovrà andare, se davvero si vuole affidare un ruolo di affiancamento alle amministrazioni locali. È vero che oggi esistono e mail, telefoni e fax, ma è pur vero che una presenza amministrativa, a livello locale, di una struttura presente ad Alessandria (per le Province di Asti e di Alessandria), a Cuneo per il cuneese, a Novara per il Piemonte orientale e a Torino, sarebbe una dislocazione più adeguata alle finalità della legge.
altrettanto significativa l'indicazione contenuta nella proposta di legge presentata dai colleghi de La Margherita, cioè che la consulenza venga estesa anche ai Capigruppo del Consigli comunali, che in molti casi hanno gli stessi problemi delle amministrazioni. Gran parte degli amministratori piemontesi non sono eletti in liste di partito, ma in liste civiche, quindi non possono neanche ricevere quella sorta di scuola di partito, o di affiancamento, che in alcuni casi i partiti politici organizzano a favore dei loro eletti.
La legge dovrà andare incontro alla necessità che può avere il capogruppo di minoranza, piuttosto che di maggioranza, eletto nel medio piccolo Comune del Piemonte, di avanzare una richiesta agli uffici regionali competenti per avere una risposta. Noi sappiamo quanta necessità vi sia di competenza, in particolar modo nei Comuni, per affrontare normative, regolamenti e tutte le materie trattate dalle amministrazioni locali.
Pertanto, lo riteniamo un primo passo importante verso un sostegno nei confronti delle Amministrazioni locali che deve rimanere tale: un primo passo. Già l'articolo 3 della legge prevede la clausola valutativa e una relazione al Consiglio, quindi avremo modo di sperimentare se il sistema è sufficiente oppure no.
Rileviamo positivamente questo aspetto: prima dei sei mesi che ci eravamo dati abbiamo legiferato nel merito, rispettando quanto avevamo fatto abrogando i CORECO.
Ci aspettiamo anche, dalla Giunta regionale e dagli altri colleghi con i quali c'è stata una proficua discussione in sede di Commissione, che il prossimo anno si voglia fare un passo in più, indicando la dislocazione di altri uffici provinciali e mettendo a disposizione un maggior importo economico che garantisca più forza a strutture cui possono accedere più amministrazioni e amministratori locali.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

importante esprimere, sia pur sinteticamente, un apprezzamento per il lavoro svolto nella definizione del testo unificato di questo disegno di legge, che ha raccolto i contributi di due Gruppi consiliari e le sollecitazioni dell'Esecutivo.
Voglio sottolineare gli aspetti per me assolutamente importanti, oltre le finalità proposte dalla legge. Innanzitutto, è opportuno suddividere l'intervento in due livelli: il primo, nei confronti delle Province, ad integrazione dei fondi alle stesse per l'assistenza tecnico-amministrativa l'altro, a livello regionale, per le consulenze di tipo giuridico amministrativo sulla contabilità, sulla finanza locale e in materia di pianificazione urbanistica. Con questo si è evitato di attribuire doppioni di funzioni riconoscendo e dando la possibilità alle Province di esplicare al meglio le funzioni già loro assegnate, fin dalla legge n. 142 del '90 e ribadite dal Testo Unico del decreto legislativo n. 267 del 2000. Si richiamano le Province, che ancora non sono ancora particolarmente attive nell'esercizio di questa funzione, a responsabilizzarsi nei confronti dei comuni del loro territorio.
L'altro aspetto che voglio evidenziare è riferito alla clausola valutativa. È assolutamente importante che, periodicamente, si faccia un monitoraggio dell'andamento dell'attività e dell'accesso che i Comuni avranno a questi servizi, quindi di come questi saranno erogati sia dalle Province sia dalla Regione. Il monitoraggio consentirà anche di fare valutazioni in relazione all'opportunità o meno di distribuire diversamente lo stanziamento oggi previsto; di valutarne la congruità da un lato, ma anche di distribuirlo diversamente tra le funzioni di assistenza tecnico amministrativa esercitata dalle Province e quella dell'attività di consulenza più giuridico-amministrativa esercitata direttamente dalla Regione.
Chiudo ribadendo l'importanza della legge in oggetto, che mette a disposizione, soprattutto dei piccoli Comuni della nostra regione (ricordo che sono 1.209 con popolazione inferiore a 5000 abitanti) uno strumento importante per migliorare l'attività amministrativa dei medesimi.
Sicuramente vi è il voto favorevole da parte del Gruppo Socialisti Democratici Italiani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Non vorrei dilungarmi troppo sull'argomento, anche perché ciò che è stato detto dai Consiglieri precedentemente esprime l'interessante proposta che avanza la legge.
Vorrei ringraziare il Presidente della Commissione per assiduità di lavoro, ma anche per la sensibilità nel recepire, in sede di Commissione le iniziative e le considerazioni che i Consiglieri hanno avanzato per conferire alla legge due punti salienti.
Al di là delle considerazioni tecniche emerse, uno dei punti salienti della legge è il fatto che la stessa sia un pungolo per le amministrazioni provinciali. Pungolo ad adempiere a ciò che la legge n. 190 prevedeva pungolo a rispettare gli impegni con gli Enti locali e con i cittadini.
Fino ad ora poche amministrazioni provinciali lo hanno fatto, e quelle poche lo hanno fatto male. Le Province devono capire che da una parte hanno un incentivo, ma dall'altro devono rispondere alle richieste dei cittadini.
Altro punto saliente della legge, è la prudenza. Per prudenza intendo dire che la legge è stata correttamente impostata per verificare quale tipo di consulenza e assistenza - non tecnica, ma legale amministrativa e formale - si può dare per verificare qual è la risposta e, di conseguenza qual è il rapporto tra il grado di lagnanza che arriva abitualmente dagli Enti locali, e il grado di risposta burocratica che l'istituzione regionale riesce a dare.
chiaro che, se sono rose, fioriranno. Se la richiesta sarà così forte, così importante, e così ripartita nell'ambito regionale, si dovrà dilatare la formazione di assistenza a favore degli Enti locali, con dislocazioni nelle varie Province. Se così non sarà, vorrà dire che la prudenza dimostrata nella legge sarà utile al legislatore, alla Regione per frenare, fermarsi, rivalutare, riconsiderare le varie opzioni che si dovranno prendere in considerazione. Quindi, ripeto, da un lato un buon pungolo per le Province, dall'altra la prudenza, sia con l'osservatorio sia con la clausola valutativa.
Dal mio punto di vista, non si può che sostenere questa iniziativa sperando che dia buoni frutti sia a livello provinciale, sia a livello di Enti locali che devono partecipare. Come diceva il Consigliere Ricca, è fondamentale che siano proprio i piccoli Comuni, che in questo caso ricevono un supporto, ad usufruire di uno strumento importante per migliorare la propria attività amministrativa.
Noi sosteniamo un intervento legislativo che, il più delle volte, viene considerato solo nell'ambito e nel rispetto della grandi città, ma non dobbiamo dimenticare che oltre l'80% del territorio della regione Piemonte è gestito, governato e presidiato dai piccoli comuni che non hanno strutture sufficienti per potere governare il territorio.
Ancora grazie al Presidente e al gruppo di lavoro. Il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

La relazione svolta dal Consiglieri Bizjak e l'intervento svolto dal Consigliere Vignale hanno affrontato già nel merito i punti più importanti del disegno di legge che oggi viene sottoposto alla valutazione del Consiglio.
A me preme sottolineare velocemente due questioni. La prima. Il Consiglio riesce a rispettare i tempi che si è dato.
Quando abbiamo approvato la legge di soppressione dei CORECO ci siamo imposti un tempo entro il quale poter procedere all'approvazione di una legge che affrontasse, soprattutto, il tema del sostegno alle attività dei piccoli Enti locali. Questo lo considero un elemento importante.
Vi è un secondo elemento importante: siamo partiti, nella valutazione all'interno della Commissione e poi nel gruppo di lavoro, da punti di vista diversi. I due progetti di legge di iniziativa dei Gruppi consiliari di Alleanza Nazionale e de La Margherita e il disegno di legge proposto dalla Giunta affrontavano rispettivamente il tema secondo un proprio punto di vista. Il confronto emerso durante l'odierna discussione, molto sintetica ed efficace, in Consiglio regionale ha consentito di raggiungere un'intesa su alcuni elementi condivisi e sostanziali. Credo che questo sia un metodo utile per l'attività legislativa del Consiglio, anche se certamente non proponibile e non ripercorribile per tutte le tematiche di produzione legislativa che il Consiglio deve e dovrà affrontare.
Guardiamo per un attimo a quanto è avvenuto nelle ultime settimane all'interno del Consiglio regionale. Ciascun Gruppo non ha rinunciato all'espressione delle proprie sensibilità, ma poiché vi è stato un confronto di merito riguardante alcuni importanti interventi legislativi le intese sono state raggiunte più facilmente. Così è avvenuto nel testo unico sulla ricerca, così è avvenuto poc'anzi nel caso della legge sul volontariato, così avviene oggi sul tema che riguarda gli interventi a sostegno del sistema delle autonomie locali.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale. Passiamo all'esame dei singoli articoli.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1 Il Consiglio approva.



(È comparso un voto contrario nell'ultima fila, ma non è conteggiato perch è frutto di un errore tecnico del Consigliere Cavallaro)



PRESIDENTE

ARTICOLO 2



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 3



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

ARTICOLO 4



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Comunico che la Conferenza dei Capigruppo è stata convocata per domani alle ore 14,00.
Comunico, inoltre, ai Consiglieri che da domani non potranno più percorrere con le auto private le corsie riservate ai mezzi olimpici. Il divieto scatta dalla giornata di domani.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 Consiglieri hanno votato SI' 46 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita") - Protezione civile

Esame ordine del giorno n. 170 inerente a "Carenza organici Vigili del fuoco e sicurezza Olimpiadi invernali"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 170, di cui al punto 17) all'o.d.g., presentato dai Consiglieri Motta, Lepri, Muliere, Cattaneo Robotti, Turigliatto, Bizjak, Buquicchio, Laus, Rutallo, Dalmasso, Bossuto Valloggia, Clement, Rabino, Moriconi, Deambrogio, Barassi e Ricca.
Non essendoci richieste di intervento, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale premesso che in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006 la sicurezza sarà un'esigenza di primaria importanza accertato che i sindacati dei Vigili del fuoco (CGIL-CISL-UIL-RdB) denunciano da tempo una carenza di organico permanente; secondo una stima fatta dal Ministero dell'Interno il Corpo Nazionale dei VVF presenta un passivo di più di 11.000 unità; circa 700 sono le unità mancanti nella Regione Piemonte, ovvero il 30% in meno di quanto sarebbe necessario; tale carenza di personale professionista viene parzialmente ricoperta da vigili discontinui; gli organici dei VVF negli altri Paesi dell'Unione Europea sono nettamente superiori a quelli italiani (nel rapporto numero di vigili cittadino), così come le retribuzioni accertato ancora che il Comando di Torino denuncia da tempo di dover fronteggiare un carico operativo fortemente sproporzionato rispetto agli organici di cui dispone. La prevista sede di Torino centro (in corso Moncalieri), di proprietà del Comune, promessa per il mese di ottobre, non sarà disponibile se non dopo le Olimpiadi. Tale sede sarebbe fondamentale per garantire una più capillare e tempestiva risposta operativa su tutto il territorio metropolitano, giacché l'attuale pianta toponomastica delineata dall'ubicazione delle nostre sedi, sposta il baricentro della copertura del soccorso verso la zona Ovest della città, lasciando la zona Est, ed in particolare il centro cittadino, la collina e il soccorso fluviale nel Po a tempi di risposta interventistica decisamente elevati. Tale sede, poi avrebbe avuto una valenza logistica e di predominanza operativa in particolare nel periodo olimpico, dato che la grande concentrazione di sedi ed eventi sportivi, di pubblico spettacolo, di flussi di traffico visitatori ed eventi mediatici, interesseranno notevolmente quella parte della città il Comando di Alessandria e quello di Novara segnala una drammatica carenza di personale, che rischia di far collassate il Comando Provinciale, infatti negli ultimi mesi si è registrato un numero maggiore di personale in uscita di quello in entrata, poiché chi va in pensione o viene trasferito non viene reintegrato, cosicché sulle autobotti mancano trenta specialisti del soccorso, e nulla finora è stato fatto per assegnare questi posti di lavoro (nonostante la presenza sul territorio di insediamenti industriali di carattere chimico e ditte che trattano sostanze radioattive) il Comando di Cuneo si trova in condizioni tali da non consentire di attivare il distaccamento aeroportuale di Levaldigi il Comando di Vercelli ha subito tagli del 40%, nonostante sia sede di riferimento per tutto il Piemonte nell'eventualità di emergenze nucleari e sia chiamato ad attivare il nuovo distaccamento permanente di Livorno Ferraris anche il Comando di Asti segnala carenza di personale operativo dovuta alla recente mobilità e a malattie lunghe in attesa di pensionamento, mentre il distaccamento di Canelli (Asti), contrariamente a quanto servirebbe, è stato decretato come distaccamento 'volontario' anziché "permanente" problemi analoghi si registrano in tutti i Comandi Provinciali della regione e nella stessa Direzione Regionale accertato ancora che nonostante i gravi incidenti al Frejus, l'ultimo a giugno 2005 con 2 morti, ed il parere espresso dalla commissione binazionale sulla sicurezza del traforo autostradale, non è ancora stata assunta l'auspicata decisione di aprire una sede permanente nelle adiacenze dei due trafori. L'attuale, a Susa, dista 36 km in salita e l'esperienza insegna che solo l'immediatezza del soccorso e la professionalità dei soccorritori può ridurre i rischi di simili scenari accertato ancora che gli automezzi di soccorso hanno un'età media di 10 anni, sono insufficienti ed al limite dell'idoneità tecnica, e le finanziarie che si susseguono riducono sempre più le già esigue risorse economiche per la loro manutenzione visto che le esigenze straordinarie connesse alle Olimpiadi "Torino 2006" impongono specifici provvedimenti di potenziamento dell'apparato di sicurezza e soccorso vi è il concreto rischio che i VVF non siano in grado di affrontare l'evento olimpico con il sufficiente personale e con adeguati indumenti e automezzi a oggi persistono incertezze sia sugli orari che i VVF saranno chiamati ad effettuare sia sulle strutture destinati a ospitarli nei siti olimpici sia sulla retribuzione oraria che verrà loro corrisposta tutto ciò premesso, accertato e visto chiede al Presidente della Giunta regionale Mercedes Bresso di adoperarsi in tutte le sedi opportune per garantire un ripristino immediato dell'organico dei VVF a livello nazionale al fine di garantire di riflesso una più adeguata copertura anche sul territorio regionale per la sicurezza dei cittadini".
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.30)



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