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Dettaglio seduta n.528 del 12/01/10 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 14.41 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.03)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Gariglio, Bossuto, Bresso Buquicchio, Cavallaro, Comella, Moriconi, Robotti, Ferraris, Bellion Chieppa, Manolino, Pizzale, Spinosa e Turigliatto.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

I lavori di questa mattina si sono chiusi con la comunicazione della Giunta da parte dell'Assessore Bairati.
Se non ci sono altre richieste di intervento, possiamo considerare concluso il dibattito sulla comunicazione della Giunta sulla Pininfarina.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Intervengo per sapere quando l'Assessore alla sanità sarà presente in Aula, perché ho una preoccupazione in merito ai bilanci delle ASSL dichiarati in pareggio da più direttori generali. In tal senso, vorrei suggerire qualcosa all'Assessore alla sanità, affinché si potesse verificare se l'anticipo di cassa ordinaria e straordinaria è di fatto coperta; perché, se rimanesse scoperta, non mi pare che, dal punto di vista amministrativo, si possa chiamare "pareggio di bilancio".
Sono pronto ad invitare un amministrativista in IV Commissione che spieghi a tutti noi questa questione di cui anch'io ho iniziato a prenderne parte comprendendola nel merito. Volevo conferire con l'Assessore che ci dica se è a conoscenza di questa situazione.
Grazie.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Ordine del giorno n. 1382 dei Consiglieri Scanderebech, Dutto, Rabino Giovine, Lupi, Filiberti, Nicotra, Guida, Pedrale, Rostagno, Ferraris e Cirio, inerente a "Assegnazione ai comuni della compartecipazione del 20 del gettito IRPEF in luogo dei trasferimenti statali" (richiesta inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Molto rapidamente, chiedo l'inversione del punto 15) all'o.d.g. con il punto 5) dell'o.d.g.



PRESIDENTE

Per provare a dare un senso logico, con questi interventi sull'ordine dei lavori è evidente che, per quanto riguarda il Collega Toselli risponderà l'Assessore competente. Inoltre, è evidente che risulta concluso il dibattito sulla comunicazione della Giunta sulla Pininfarina.
In merito alla richiesta di inversione punti all'o.d.g. testé avanzata dal Consigliere Giovine, interviene contro il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Esprimo la mia contrarietà alla richiesta di inversione punti all'o.d.g. avanzata dal collega Giovine.



PRESIDENTE

Il numero legale è 26.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Pur con il voto dei due colleghi che segnalano il mancato funzionamento del sistema di votazione, il numero legale non sarebbe stato raggiunto.
Il Consiglio è aggiornato alle ore 15.40.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa, alle ore 15.10 riprende alle ore 15.43)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riapriamo i lavori del Consiglio, ripetendo la votazione sulla proposta di inversione avanzata dal Consigliere Giovine. Ricordo che non è stato raggiunto il numero legale.
La proposta era di invertire il 15) dell'o.d.g. al punto 5).
I colleghi Muliere e Lepri sono invitati a segnalare il loro voto verbalmente, in quanto le due postazioni al momento non funzionano.
Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di inversione di punti all'o.d.g.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Proseguimento disegno di legge n. 313, inerente a "Testo unico delle leggi in materia di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 313 di cui al punto 5) all'o.d.g.
aperta la discussione genrale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Intervengo per una considerazione di fondo e preliminare che avevo già avanzato in Commissione. Sarebbe stato interessante arrivare ad un testo unico di tutta l'edilizia residenziale pubblica che, in qualche modo comprendesse sia la...



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia, diventa complicato sentire cosa dice chi interviene. Abbiate pazienza, colleghi, o si porta l'Aula ad un minimo di condizione, oppure sospendo la seduta.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Riprendendo l'intervento, volevo sottolineare la necessità di disporre un testo unico di tutta la materia dell'edilizia residenziale pubblica, sia quella sovvenzionata, sia quella agevolata, sia quella convenzionata. È una tematica che ha una rilevanza da un punto di vista sociale, da un punto di vista urbanistico e da un punto di vista economico. È pur vero che nel nostro Paese vi è un elevato tasso di proprietà della casa di abitazione ma è altresì vero che, proprio quella fetta o quell'insieme di cittadini che non possono entrare nel circuito della casa in proprietà attraverso le varie forme, hanno assoluta necessità di disporre di alloggi a canone sociale, a canone agevolato.
Per quanto riguarda l'edilizia residenziale sovvenzionata, non nego che vi fossero delle necessità, delle urgenze collegate anche all'evoluzione socio-economica e alla modifica del quadro operativo di riferimento, per cui, assolutamente, ci sono non solo azioni di assemblaggio dal punto di vista del testo unico, ma anche una serie di scelte compiute all'interno della normativa. Non a caso, su alcune questioni vi sono degli emendamenti.
La discussione è ancora aperta e, senz'altro, troverà la sintesi nella sede assembleare.
Per quanto riguarda il campo di intervento e di azione della legge, ci si limita alle tematiche dell'assegnazione degli alloggi, all'ordinamento degli enti operanti nel settore dell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e alla definizione della alienazione degli alloggi che in questi anni è stata rilevante come tematica. Ha consentito, nel momento in cui è venuto meno il fondo della contribuzione prevista prima dell'Istituto Gescal, di avere un autofinanziamento che diversamente sarebbe difficilmente reperibile tramite i canoni (è già tanto se il canone copre la manutenzione e le spese ordinarie).
Per la realizzazione di nuovi alloggi laddove, attraverso un'adeguata cernita sia del tipo di patrimonio sia anche del tipo di soggetto da sottoporre alla proposta di acquisizione dell'alloggio, e laddove si rinviene una certa disponibilità oppure la predisposizione di alcuni meccanismi anche di finanziamento a medio e lungo termine per trasformare l'acquisizione dell'alloggio in una situazione di canone a riscatto, le soluzioni sono le più disperate. L'importante è avere degli strumenti che consentano di fronteggiare le cosiddette emergenze abitative.
Nell'ultimo decennio, questa problematica è assolutamente cambiata. La presenza di molti soggetti provenienti dall'estero e dal territorio comunitario e, soprattutto, dal territorio extracomunitario, ha creato problemi in tanti settori. Abbiamo avuto episodi non certo commendevoli in questi ultimi giorni per quanto riguarda la tematica lavoro, ma anche la tematica di sfruttamento della manodopera, se non alloggiamenti abusivi e quant'altro.
quanto mai necessario avere degli strumenti per predisporre dei percorsi che consentano di dare attuazione a quello che, a mio avviso dovrebbe essere un obiettivo su cui tutti convergono; avere percorsi di presenza anche nelle aree dove vi è una maggiore occasione di lavoro per quanto riguarda soggetti italiani, interni alla nostra società, ma anche per quell'apporto di manodopera che viene dall'estero e che, nel momento in cui sono regolari dopo un certo numero di anni, possono anche essere inseriti in un circuito di assegnazione.
Per quanto riguarda la tematica degli enti che operano nel settore, è chiaro che occorre sempre più puntare a rafforzare gli elementi di economicità e di managerialità, trovando, naturalmente, sotto il profilo dell'amministrazione, diverse forme di equilibrio nei rapporti con gli enti locali e con la Regione, che non è solo il soggetto legislativo, ma anche il soggetto che ha le possibilità di finanziamento, così com'è capitato negli ultimi vent'anni, con i vari piani casa (o piani alloggio) messi in cantiere, non ultimo quello in corso di attuazione.
Naturalmente, in un'epoca nella quale non ci sono più fondi Gescal, è difficile reperire risorse dalle vendite e i fondi provenienti dal bilancio dello Stato non sono certamente abbondanti, appare quanto mai importante il rapporto tra pubblico e privato, con la possibilità di intervenire con strumenti di intervento di urbanistica esecutiva integrata, che consentano all'iniziativa privata di raggiungere gli obiettivi che si prefigge e dall'altra parte, di cedere in affitto convenzionato o ad una disponibilità più diretta dell'ente pubblico locale un certo numero di alloggi da inserire nel circuito dell'edilizia sovvenzionata a carattere sociale.
I tempi consentiti per l'intervento sono quelli che sono, per cui ho fatto, più che altro, una ricognizione delle varie tematiche che sono state affrontate durante la discussione del provvedimento in sede di Commissione.
La discussione sull'articolato e sui relativi emendamenti presentati offrirà ulteriori spunti di dibattito, per cui avremo modo successivamente, di intervenire ancora sulle questioni che, a nostro giudizio, rivestono un carattere di rilevante importanza. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cavallera.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rutallo; ne ha facoltà.



RUTALLO Bruno

Grazie, Presidente.
Con il disegno di legge n. 313, che oggi iniziamo ad esaminare, si intende fornire una disciplina generale per l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, tentando di rispondere al grave problema della casa, che la recente crisi economica ha messo ancora più in evidenza e che è diventata, per le classi sociali a reddito medio-basso, un problema sempre più drammatico, aggravato dalla precarietà delle condizioni lavorative e dai prezzi degli affitti sempre in crescita.
Il disegno di legge n. 313 segue, in ordine di tempo, precedenti provvedimenti assunti dalla Regione, che dimostrano l'attenzione prestata dal Governo regionale in questa legislatura al tema della politica per la casa, considerato che il diritto all'abitazione è da ritenersi il caposaldo delle politiche sociali e la base del sostegno delle famiglie bisognose.
In particolare, vorrei ricordare il "Programma casa: 10.000 alloggi entro il 2012", approvato da questo Consiglio nel dicembre 2006 con l'obiettivo di offrire alloggi in affitto a canone calmierato per dare una prima risposta all'esigenza delle famiglie piemontesi maggiormente in difficoltà.
Con il Programma casa, giunto ormai al secondo biennio di attuazione si sono finanziate diverse strategie di intervento: non solo l'edilizia sovvenzionata, ma anche l'edilizia agevolata, nonché misure particolari per i giovani e gli anziani.
Il testo unico oggi all'esame dell'Aula intende fornire un quadro normativo organico all'edilizia pubblica sovvenzionata, disciplinando in un'unica legge le procedure di assegnazione degli alloggi, l'ordinamento degli enti operanti nel settore, i criteri e le modalità di alienazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica.
Il testo del disegno di legge n. 313 all'esame di quest'Aula è frutto di un ampio e serio dibattito, svolto in sede di II Commissione anche con il fattivo contributo delle minoranze, che ha impegnato la Commissione per una decina di sedute circa. Al testo originariamente presentato dalla Giunta regionale sono state apportate numerose modifiche, in modo da accogliere, il più possibile, le osservazioni e i contributi che sono pervenuti alla Commissione in sede di consultazione con gli enti e le associazioni interessate alla materia.
Senza entrare nel dettaglio delle singole disposizioni contenute nel testo, vorrei soltanto segnalare alcuni aspetti innovativi del disegno di legge.
Nei requisiti per accedere all'assegnazione di alloggi di edilizia sovvenzionate si è previsto un sistema "premiale" della stanzialità nella Regione dei richiedenti, pur nel rispetto del principio di non discriminazione ed evitando ingiustificate disparità di trattamento per i cittadini.
Si è assegnato ai Comuni il compito di gestire le procedure per l'assegnazione degli alloggi, anche con la possibilità di inserire nei bandi di concorso un'apposita riserva del 25% degli alloggi, che si rendono disponibili nel periodo di vigenza della graduatoria in favore di particolari categorie di cittadini (giovani coppie che hanno contratto matrimonio da non più di due anni, anziani, invalidi e nuclei monofamiliari con prole).
Non è più stabilita in legge, ma demandata ad un regolamento della Giunta regionale, previo parere della Commissione consiliare competente, la definizione dei punteggi da attribuire a ciascuna fattispecie di disagio sociale, economico ed abitativo, che danno titolo all'attribuzione di un punteggio al fine della formazione delle graduatorie.
Viene introdotta la possibilità per le ATC di trasformarsi in enti pubblici economici attraverso un'apposita deliberazione del Consiglio regionale e su richiesta espressa della singola ATC.
Il Direttore generale delle ATC viene nominato dal Consiglio di Amministrazione e non più dalla Giunta regionale.
Si prevede che la Giunta regionale approvi, su proposta degli enti proprietari degli immobili, un piano di vendita aggiornato annualmente nel quale cono compresi gli alloggi che si intendono alienare, purché costruiti da almeno trent'anni, al fine di evitare la dismissione del patrimonio più recente e meno bisognoso di manutenzione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Rutallo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente Con questo mio intervento in fase di discussione generale, intendo informare l'Aula che sono stati depositati, da parte del sottoscritto ormai da qualche mese, 25 o 26 emendamenti.
Se me lo consente, Presidente, farei una sintesi di pochi minuti poiché sono tutti riconducibili ad un'unica volontà.
In merito a tale sintesi, mi aspetterò, quindi, un parere da parte della Giunta regionale (vorrei evitare, infatti, di intervenire volta per volta su ogni singolo emendamento presentato).
In sostanza, si fa riferimento a quanto già previsto dalla Regione Liguria e dalla Regione Sardegna, nelle quali esiste un solo Consiglio di Amministrazione.
La sintesi degli emendamenti prevede la riduzione dell'ente provinciale in un unico Consiglio di Amministrazione e in un unico organo revisionale con la relativa abolizione dei Consigli di Amministrazione e dei revisori dei conti in tutte le Province della Regione Piemonte.
In sostanza, ad oggi, tutto è sorretto da sette Presidenti del Consiglio di Amministrazione, sette Vicepresidenti e 35 Consiglieri di Amministrazione, tra Presidenti e Sindaci. Amministrare un patrimonio di 52 mila e 183 alloggi costa, ai cittadini piemontesi, circa 865 mila e 250 euro l'anno. Si va dai 31 mila 408 alloggi amministrati dalla Provincia di Torino, ai 1445 gestiti dall'ATC di Biella. Per avere un'idea più precisa: ogni alloggio gestito dall'ATC di Biella costa, ai cittadini, 88 euro al mese, di sola amministrazione, in rapporto ai cinque spesi dalla Provincia di Torino. Il dato è ancora più allarmante se consideriamo che, oggi l'affitto medio in Piemonte, per un alloggio popolare, è pari a 91 euro.
Con questi emendamenti, quindi, si propone di istituire una sola ATC per tutto il Piemonte, con un significativo ed obbligato passaggio dagli attuali cinque Consiglieri a sette, per rappresentare ogni singola Provincia. In tal modo, si riuscirebbe a gestire lo stesso patrimonio con un risparmio immediato di circa 715 mila euro annui. Il costo di incidenza su singolo alloggio si ridurrebbe, da 17 euro di media regionale, a poco più di due euro, per un totale di tre milioni e 575 mila euro di risparmio per l'intera durata del mandato.
In sostanza, a chi potrebbe eventualmente obiettare che è giusto che nelle singole province venga data una risposta ai cittadini che abitano nelle case popolari, la risposta, in modo semplice, chiara e diretto è che un conto è lo sportello che parla e comunica con i cittadini, un conto è l'amministrazione che, come dicevo prima, potrebbe essere ben gestita a livello regionale.
Non so se ci sarà un incontro dei Capigruppo e non vorrei più intervenire per ogni singolo emendamento, ma sono interessato a capire se la Giunta prenderà in considerazione questa volontà e se, sul punto, ci sarà un'apertura politica.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavallera ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Abbiamo esaminato gli emendamenti e abbiamo ascoltato un'illustrazione.
Poiché sono in ballo questioni di una certa rilevanza, come minoranza chiediamo una breve sospensione per trovarci e fare il punto della situazione, in termini consueti e limitati come si è fatto altre volte in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Va bene.
Il Consiglio è sospeso per 15 minuti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.08 riprende alle ore 16.41)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, occorre ricordare che questa legge, che oggi arriva alla discussione finale in Aula, non solo è stata molto attesa della Regione Piemonte e dai cittadini, ma ha visto una gestazione assai complicata, con una votazione in Commissione molto tempo fa. Da questo punto di vista quindi, il lavoro finale di oggi può dare una risposta definitiva alle attese della società piemontese.
una legge che in qualche modo prova ad affrontare tre elementi in modo organico, recuperando anche un compito che viene dalla legislazione nazionale, riguardante l'alienazione, che noi avevamo e abbiamo il compito di formulare anche a livello regionale.
Un altro compito riguarda l'organizzazione complessiva nella gestione degli enti e, in modo particolare - quello che mi sta più a cuore - tutta la procedura sulle assegnazioni.
Si tratta di una legge organica, da questo punto di vista, attesa attesa in un clima che vive questo Paese, rispetto al tema casa, che è un clima assai cupo e preoccupante. L'attesa c'è per questa legge, anche perché sulla casa si sta facendo veramente molto poco in Italia, da molto tempo, ma in modo particolare in questo momento.
Notizia di questa mattina: questo Governo non è in grado neppure di assicurare una proroga per gli sfratti da morosità. Quindi un piccolo pannicello caldo rispetto ad una crisi sociale evidentissima; addirittura non è neanche presente una relazione per capire quali sono stati gli sfratti eseguiti nel primo semestre 2008. Non era mai accaduto. Credo che questo accada oggi perché si vuole un po' coprire il disagio sociale che c'è, a fronte del fatto che non si ha la capacità di dare una risposta in tempi brevi e certi ad un tema così grave, neanche per un segmento così piccolo: gli sfratti per morosità, per finita locazione. Anche per quanto riguarda gli sfratti per morosità incolpevole non se ne parla proprio.
Nel nostro Paese, il tema della casa è sempre stato un tema difficile da affrontare, perché quando si trattava di mettere mano ad una riforma complessiva, la stessa andava avanti fino ad un certo punto e poi si arrestava. Ricordo che negli anni '70 si tentò di fare una riforma: mille miliardi di lire di allora per investire sulla casa, ma ne furono spesi 24 perché c'era la viscosità degli enti, gli apparati che in qualche modo frenavano. Insomma, c'è sempre stata una difficoltà.
Oggi, mettendo mano a questo tipo di legge, dimostriamo una volta di più che invece in Piemonte un'attenzione c'è. Non solo perché in Piemonte abbiamo uno tra i piani casa più importanti realizzati negli ultimi anni in tutto il Paese, ma perché oggi, con questo testo unico, sui tre livelli che ricordavo prima, proviamo a dare ulteriormente una risposta complessiva a questo tema.
del tutto evidente che la Regione, in quanto tale, da sola non pu fare un lavoro che avrebbe davvero bisogno di una rivoluzione copernicana a livello nazionale. Da un dato del Censis di qualche tempo fa si evince che quattro milioni di famiglie in Italia spendono più di metà dello stipendio per pagare l'affitto.
Nuovi investimenti in edilizia pubblica non se ne vedono da tempo dall'ex Gescal non si vede più una lira per fare edilizia pubblica e, per un altro verso, per fare cassa si vende patrimonio pubblico. Ricordo che in Francia, Paese a noi vicino, che spesso si ricorda come soggetto con cui competere e a volte come esempio da seguire (adesso la guardo come esempio), si fa qualcosa come 15.000 alloggi popolari all'anno, mentre in Italia, dal 2004, con 300 mila alloggi privati costruiti, solo 1.500 sono stati gli alloggi pubblici. In Italia solo il 4% di abitazioni sono pubbliche contro una media europea del 16%.
Nel frattempo, in Italia come in Piemonte, abbiamo visto uno sviluppo esponenziale della rendita immobiliare, con un'offerta pubblica ai minimi storici ed un aumento vertiginoso degli affitti, cioè la casa è diventata un bene di investimento. A fronte di questo elemento, gli alloggi sfitti continuano ad aumentare per tutelarne il valore, per tenere alti i prezzi di mercato, per realizzare il progetto della casa come bene d'investimento puro e semplice.
In questi anni avremmo avuto bisogno di molto di più anche dal punto di vista della gestione dell'ICI, che si è voluta tagliare con un tratto di penna. Si sarebbe potuto dare ai Comuni un ventaglio più ampio di modulazione di quella tassa per poter aumentare l'imposta sugli immobili sfitti, cosa che non è stata fatta.
La Regione ha dato in questi anni delle risposte. Ricordo che anche da questo Gruppo e da questo banco sono venute sempre richieste per avere un'attenzione particolare a chi ha una casa in affitto, a chi non ce la fa a pagare l'affitto tutti i mesi.
Ricordavo prima provvedimenti anche strutturali, come il nostro piano casa e 10.000 alloggi al 2012. Anche qui bisognerebbe riflettere Assessore, sul perché non sempre questo piano casa, che è uno dei più avanzati nel nostro Paese, non sempre ha funzionato. Forse ancora esiste quella viscosità e quella incapacità anche degli apparati pubblici, anche a livello locale, di dare attuazione a riforme così importanti come il piano casa che in questa regione abbiamo messo a punto.
Credo che con la legge che approviamo oggi diamo una mano ad una situazione che però continua ad essere molto grave, perché da una parte i prezzi degli affitti sono ormai troppo alti e dall'altra la sofferenza sui mutui è molto forte; una parte eccessiva del reddito dei lavoratori finisce nella casa.
Non solo; la struttura a forte componente proprietaria determina un freno alla mobilità sociale e su tutto questo si innesta il fenomeno dell'immigrazione, su cui tornerò.
L'Italia ha bisogno di stranieri da inserire nel mondo del lavoro, ma l'assenza di politiche in materia di alloggio sociale pesa e fa sì che oggi tre milioni di persone vivano in condizioni precarie e spesso drammatiche.
I fatti di Rosarno dicono qualcosa, ma anche qui in Piemonte non si può non chiudere gli occhi rispetto a questo tema.
Nel settore della casa, il mercato da solo non funziona ed ormai questo è evidente da tantissimo tempo. Domanda e offerta non si incontrano mai almeno in termini di equità. Dunque anzitutto è necessario un significativo finanziamento pubblico dell'edilizia popolare.
Credo che gli interventi possano essere tantissimi e che si possano moltiplicare, che ci possa essere davvero un ventaglio di interventi, anche da parte dello Stato.
Se ne sono avanzati negli anni scorsi, ricordo che l'ultimo Governo Prodi aveva avanzato per il piano casa per l'emergenza abitativa più di 500 milioni di euro, che sono stati semplicemente ripresi da questo Governo non una lira in più è stata stanziata, anzi quello che si sta vedendo in questi giorni è semmai un più che dimezzamento di quella cifra. Altro che piano casa! Abbiamo visto l'aumento delle cubature - e tra l'altro anche in Regione Piemonte, questo Consiglio, ma non questo Consigliere e non questo Gruppo, ha votato una legge applicativa di quel piano casa - ma non abbiamo visto aumentare il denaro per un piano casa davvero efficace per chi della casa ha veramente bisogno.
In questo contesto dell'immigrazione, credo che la nostra legge su cui abbiamo lavorato molto addivenga, almeno per la formulazione che oggi ha ad un compromesso che giudico abbastanza interessante, anche se chiedo di poter ragionare ancora ed ulteriormente.
Personalmente penso che la questione dei tempi per potere avere accesso alla casa, che invita a differenziare tra immigrati ed autoctoni, è un'idea di cui non capisco il fondamento, culturalmente sbagliata.
Il punto è davvero riuscire ad orchestrare una politica che fissi il diritto alla casa per chi è qui, è straniero e lavora e per chi è autoctono e cittadino italiano.
Questo è un storia dove la domanda e l'offerta non si incontrano mai sia per chi ha la pelle scura sia per chi ha la pelle chiara. Credo che sarebbe stato meglio che ci fosse stata una normativa nazionale e che non fosse stato demandato alle Regioni di fare una normativa di questo genere.
Mi pare che oggi con la legge che abbiamo di fronte si fissi il termine per tutti a tre anni di residenza. Penso che questo possa essere un buon compromesso.
Capisco meno invece la possibilità di dare ai Comuni la possibilità di derogare da questo limite; da una parte con la mano destra si fissa un limite e con la sinistra si dà la possibilità di derogare. Credo che questo possa inficiare quel limite per tutti che abbiamo trovato.
Credo che ci sia ancora spazio per riflettere su questo, perch soprattutto in questi giorni la possibilità di dare diritti uguali per tutti e non chiedere solo doveri sia veramente importante.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Sicuramente partirei da una considerazione sul fatto che non avrei l'ottimismo di altri colleghi sul fatto che oggi si vada all'approvazione di questa normativa. Non perché questo Consiglio non la ritenga una normativa importante e su cui si è lavorato, ma perché riteniamo che ancora tanti siano i punti su cui bisogna intervenire.
Del resto, anche questi primi momenti di dibattito in Aula hanno fatto registrare voci che, pur provenendo dalla stessa maggioranza, hanno posto degli interrogativi significativi.
Vedo che l'Assessore ha un atteggiamento ironico, ma quando un autorevole rappresentante della maggioranza si chiede se può essere meglio passare da sette ad una organizzazione sostitutiva, dico che evidentemente qualcosa da smussare e da approfondire evidentemente c'è. E non lo fa un Consigliere di opposizione, ma lo fa un autorevole Consigliere di maggioranza.
Ma, al di là di questo, proprio perché siamo in dibattito generale voglio dire che una revisione ed un intervento sulle norme che regolano l'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata ed il sistema ad essa collegato è assolutamente necessaria.
Ugualmente dico che arrivare ad una revisione di un comparto così particolare e così complesso ed importante, perché ha una diretta rilevanza sulla vita di tanti cittadini, arrivare a questa revisione a meno di trenta giorni dallo scioglimento del Consiglio regionale, ci appare un atteggiamento un po' particolare. Non voglio dire che sia una forzatura, ma questo è un ragionamento che purtroppo dovremmo fare anche per tante altre norme che si assiepano nel nostro o.d.g.
Pensare negli ultimi trenta giorni di poter mettere in fila tutta una serie di provvedimenti, alcuni molto significativi, mi lascia perlomeno un po' perplesso.
Quindi, la prima riflessione che rivolgo alla Giunta e naturalmente anche alla maggioranza è di capire che cosa vogliamo fare in queste ultime tre o quattro settimane di lavoro di questo Consiglio.
Perché evidentemente non si può pensare che la maggioranza porti in approvazione tutte le norme che hanno giaciuto per mesi se non per anni e che sono diventate mature anche molti mesi fa ma che sono state tenute ferme per tanto tempo e negli ultimi 20 giorni questo Consiglio mette da parte tutta la pigrizia, se c'è stata, del passato e fa passare tutto quello che deve passare. Questo è un primo punto di domanda che rivolgo tanto alla Giunta quanto agli autorevoli componenti della maggioranza.
Con questo intendo sottolineare l'importanza di prendere in esame la materia che oggi stiamo valutando. La situazione, che è sotto gli occhi di tutti, che si crea a livello territoriale rispetto alla questione dell'edilizia residenziale pubblica e alla questione ATC conferma che è materia spinosa.
Evidentemente, non conosco in profondità la situazione generale, magari conosco leggermente meglio la situazione della Provincia di Alessandria dalla quale provengo, dove l'ATC, come patrimonio pubblico, ha a disposizione circa 6.000 alloggi, quindi un parco residenziale ampio, dove c'è una percentuale di morosità che supera il 40% e dove si sta decidendo di non costruire più sul nuovo, ma di comprare sul privato, perch mediamente, si risparmia dal 20 al 30% (i costi dell'ATC sono sui 2.200/2.300 euro al metro quadro, mentre sul privato, con quella tipologia costruttiva, si compra a 1.600/1.700 euro); allora, c'è da chiedersi il costo dell'amministrazione della macchina ATC.
Sono tutti interrogativi che, evidentemente, possono trovare una prima risoluzione anche all'interno di questo dettato normativo; inoltre, c'è tutta l'enorme questione dei criteri di assegnazione.
Rispetto al testo iniziale, che è stato votato in Commissione, in questi ultimi minuti sono stati distribuiti - so che, evidentemente, c'era un accordo preventivo - degli emendamenti che modificano in maniera sostanziale alcuni requisiti di assegnazione, a mio avviso migliorandoli.
Evidentemente, c'è stato un grande lavorio affinché quello che poteva essere uno degli argomenti di maggiore frizione, polemica o contrasto potesse essere, in qualche maniera, superato, per lo meno parzialmente; ma anche su questo, a mio avviso, bisogna ancora lavorare.
C'è una questione minimale, se vogliamo, e particolare, se vogliamo, a cui noi teniamo molto come Gruppo, quella dell'assegnazione degli alloggi di edilizia sovvenzionata alle Forze dell'Ordine, che ad un esame magari frettoloso potrebbe apparire come superata, perché la percentuale passa dal cinque al 10%. Comunque, il fatto che questa percentuale del 10% venga limitata a interventi circa immobili con più di dieci alloggi deve farci prestare attenzione, perché, evidentemente, si deve capire qual è la percentuale degli immobili con meno di dieci alloggi.
Occorre confrontare i due elementi affinché non solo nelle grandi realtà urbane e cittadine, come Torino e la sua cintura, ma anche nelle realtà minori, dove magari gli interventi immobiliari sono più piccoli, ci possa sempre essere questa sorta di presidio simbolico da parte delle Forze dell'Ordine, che molto più di tanti altri settori hanno un problema legato alla casa.
Evidentemente, in questo intervento di tipo generale non voglio spingermi oltre. Senza dubbio le domande poste in questi primi interventi le perplessità rispetto alla costituzione del sistema delle ATC, le riflessioni che noi dobbiamo porre sui criteri di assegnazione, il trattamento da riservare in particolare a quella categoria legata al mondo delle Forze dell'Ordine costituiscono motivi per cui questa importante legge, che ritengo errato portare all'attenzione del Consiglio sul limite massimo della sua permanenza in funzione, richiederà una attenta valutazione, che non vorrei fosse inficiata dal poco tempo che abbiamo ancora a disposizione; comunque dovrà essere valutata in ordine alle priorità che questo Consiglio vorrà darsi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La materia che il testo in discussione tratta è di sicura importanza non soltanto per il Consiglio regionale, ma soprattutto per i cittadini piemontesi.
Nell'arco degli ultimi anni, il principale problema a cui non siamo stati in grado - ovviamente, la nostra è una valutazione - di rispondere al di là degli atti votati da questo Consiglio - penso alla deliberazione "10.000 alloggi entro il 2012" - riguarda certamente l'esigenza di una casa. Questa necessità è indubbiamente più sentita nella provincia di Torino, perché non è stata oggetto di interventi, e non lo sarà nemmeno prossimamente, relativamente alla costruzione di edifici in edilizia convenzionata e sovvenzionata. Soprattutto, la discussione di una revisione del testo unico delle leggi in materia di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata avrebbe dovuto anche essere l'occasione per porre dei correttivi che in qualche modo non erano stati ritenuti importanti al momento dell'approvazione o modifica della legge, ma che, oggi, certamente sarebbero da porre all'attenzione del Consiglio e della norma. Mi riferisco un po' al patrimonio di ATC, un po' alla costituzione delle singole ATC alla gestione che le ATC svolgono e anche alle modalità di assegnazione delle stesse.
Parto dall'ultimo punto, da quanto previsto dagli articoli 3 e 4 della legge e successivi, il 5 e il 6, quelli relativi ai requisiti per l'assegnazione, le procedure e la verifica. I requisiti per l'assegnazione non sono certo rispondenti alla necessità del nostro territorio o per lo meno alle necessità percentuali dei cittadini che si rivolgono ad ATC, in particolar modo distinguendo tra cittadini italiani, cittadini comunitari e cittadini extracomunitari.
Vedete, moltissimi cittadini, soprattutto coloro i quali partecipano ai bandi per l'assegnazione delle case popolari, ritengono che vi sia un regolamento che in qualche modo avvantaggi i cittadini stranieri nell'assegnazione di alloggi.
Questo non accade nel senso che, salvo alcuni casi di emergenza abitativa, le regole sono uguali per tutti, ma è evidente che la metodologia con cui vengono emanati i bandi, anche in rispetto alla legge regionale consente (perché in molti casi il numero di figli è maggiore perché in molti casi il reddito è inferiore, per molti motivi) ad un numero di stranieri assolutamente elevato in termini percentuali rispetto ai cittadini italiani di avere un'abitazione di edilizia pubblica.
Credo che all'articolo n. 3, affinché sia rispondente a quelle che sono le esigenze dei cittadini che risiedono in Piemonte, tanto i cittadini italiani, quanto i cittadini non italiani, e soprattutto per non creare situazioni di disagio sociale e di lotte fra nuclei familiari che hanno situazioni di disagio economico, sarebbe opportuno inserire alcune modifiche che presenteremo, analoghe a quelle che hanno già presentato i colleghi della Lega Nord, relativamente all'estensione dei termini per i requisiti dell'assegnazione.
Questo è un primo punto che, secondo me, è fondamentale non per una questione di discriminazione, ma per una questione di assegnazione percentuale rispetto alle esigenze abitative e le assegnazioni da parte di ATC. In altre parole, se si considerano le assegnazioni dei vari Comuni negli ultimi cinque o sei anni, si noterà che il numero di case assegnate ai cittadini non italiani è percentualmente superiore alla percentuale di quelle assegnate ai cittadini italiani residenti in Piemonte.
Questo è avvenuto per le assegnazioni delle case, è avvenuto in maniera ancora più evidente per l'assegnazione di contributi, per l'integrazione economica, cioè sui contributi per l'integrazione economica un cittadino su tre tra coloro i quali hanno beneficiato del contributo regionale non è italiano; meglio, un cittadino su tre di coloro i quali hanno beneficiato di un contributo è extracomunitario, mentre gli extracomunitari in Piemonte rappresentano il 4% dei cittadini. Per intenderci, il 4% dei cittadini extracomunitari rispetto all'integrazione al reddito ha beneficiato del 33 dei contributi. Questi sono dati dell'Osservatorio sul lavoro.
Questa è una situazione che si è creata negli ultimi anni relativamente agli alloggi di edilizia sovvenzionata. Questo è certamente un aspetto fondamentale.
La legge vigente, quando è stata fatta, era un norma che funzionava, ma ormai sono passati degli anni ed è cambiata la composizione sociale della nostra società. Il provvedimento in discussione è una legge che conferma per molte situazioni quella che è la normativa esistente, quindi anche gli aspetti relativi alle sperimentazioni gestionali, alla correttezza, o alla congruità economica della gestione di ATC non vengono affrontati.
Noi abbiamo un aspetto del quale non possiamo non tenere conto: l'ipotesi di autogestione di ATC e l'ipotesi invece di gestione da parte di ATC del proprio patrimonio.
Faccio un esempio banale, ma così ci capiamo: un'elettrovalvola, se acquistata in autogestione, costa 36 euro. La stessa elettrovalvola, se acquistata da ATC, costa 200 euro. L'elettrovalvola, alla fine, la pagano i cittadini residenti che hanno necessità di cambiare quel componente.
evidente che nella macchina infernale di società partecipate di ATC ATC e cittadini il fatto che vi sia una quadruplicazione dei costi perch ci sono due soggetti che aumentano il prezzo e perché ci sono fornitori che fanno pagare di più la loro prestazione se il committente è ATC, è una cosa che non funziona, perché questo aspetto non viene trattato dalla legge.
Quando ATC costituisce le cinque società a totale partecipazione pubblica (cioè a totale partecipazione di ATC) noi vediamo un'impennata delle spese di manutenzione, di progettazione e di ristrutturazione, quando in realtà queste società private, non dovendo perseguire il fine dell'utile dovrebbero avere un costo almeno del 20% inferiore rispetto al costo di mercato se si acquista da un soggetto privato, che ha fra il 10 e il 20% di beneficio economico con il quale deve vivere grazie al lavoro di impresa.
Questo aspetto non dovrebbe valere per le società partecipate di ATC, le emanazioni di ATC, non dovendo esse fare utili.
Non viene previsto nulla rispetto alla possibilità della sperimentazione; voi sapete che alcuni comuni come quello di Milano e di Roma (a Roma è accaduto già con la precedente Amministrazione, quindi con Amministrazioni di colore politico differente) hanno provato a dare - ed è anche una suggestione della Giunta Chiamparino - a soggetti differenti la gestione di una piccola parte di patrimonio di edilizia residenziale pubblica per comprendere se davvero lo strumento di ATC è lo strumento migliore.
Un altro aspetto è relativo al mutuo sociale, cioè al fatto che si inserisca all'interno della legge la possibilità di destinare una percentuale di case a riscatto, perché, soprattutto nella nostra città, ha dimostrato di essere, negli anni Cinquanta, uno strumento di corretto utilizzo delle case perché chi ci abita sa che diventerà proprietario della casa in cui vive e pertanto la mantiene assolutamente meglio rispetto a un semplice condomino. In ultimo, la legge non prevede la riduzione delle ATC.
Credo che l'indicazione che darà il collega Laus, cioè la creazione di un'ATC unica, sia esagerata: noi abbiamo presentato una proposta di legge e anche alcuni emendamenti all'assestamento di bilancio appena approvato, in cui prevedevamo la riduzione a quattro delle ATC sul nostro territorio andando ad aggregare le più piccole con le più grandi (Asti con Alessandria, Biella con Torino, Vercelli con Novara e Verbania, che sono già aggregate).
Questi sono aspetti che la legge non tratta e pertanto credo che sarà importante l'approvazione del testo, ma sarà altrettanto importante avere una legge che risponda all'esigenza di portare modifiche significative al testo che stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
L'attuale disegno di legge (ovvero il 313, che è il testo unico di leggi in tema di edilizia sovvenzionata residenziale pubblica) è sicuramente un lavoro imponente di cui dobbiamo ringraziare l'Assessore Conti, che mi spiace di non poter ringraziare, perché non è più presente mentre sto parlando.
Ma al di là di quali siano le valutazioni nel merito che illustreremo bisogna comunque dargli atto che ha compiuto un lavoro immane di mediazione, di raccolta anche delle varie proposte arrivate dai vari Gruppi politici. Inoltre, devo riconoscergli, per quanto riguarda il mio Gruppo anche una corretta e sapiente valutazione: ha soppesato le proposte di alcuni Gruppi di minoranza, una pure dal mio modesto Gruppo.
Devo dire che ha sempre avuto un atteggiamento aperto, brillante intelligente e collaborativo. Non per questo si può dire che il testo ha raggiunto una formulazione perfetta. Sicuramente ci sono delle migliorie che si possono apportare; penso, e mi auguro, che ci sia tale possibilità nel dibattito che stiamo affrontando.
Partirei dagli aspetti che ritengo attualmente critici, nella formulazione prevista all'articolo 28, ovvero al capo III, quando si parla in capo agli ordinamenti degli enti operanti in materia di ERPS, quando si parla degli organi dell'ATC.
La composizione attualmente prevista all'articolo 28 è così formulata.
Basandoci sul testo in vigore, non sugli emendamenti presentati dal Consigliere Laus, attualmente prevede tre membri nominati dal Consiglio regionale, di cui uno in rappresentanza delle minoranze; due membri nominati dalla Provincia in cui ha sede l'ATC; un membro nominato dal Comune capoluogo della provenienza in cui ha sede l'ATC e un membro nominato dall'ANCI, in rappresentanza dei Comuni della provincia in cui ha sede l'ATC, diversi dal comune capoluogo.
Anzitutto, voglio registrare un positivo superamento dell'attuale formazione dei componenti di amministrazione del Consiglio di Amministrazione delle ATC. Attualmente, ci sono anche categorie che rappresentano, in quella sede, dei propri rappresentanti, che poi puntualmente - questa è la prova provata, la verifica di quello che accade puntualmente a chi ha potuto vivere dall'interno dell'ATC - non si capisce mai a che cosa rispondono. A volte rispondono alle organizzazioni che le hanno nominate, il più delle volte rispondono a interessi molto, ma molto di parte.
molto positivo - era stata una delle sollecitazioni avanzate dalle minoranze, soprattutto dal sottoscritto - questo rasare completamente i rappresentanti delle associazioni di categoria. Purtroppo, vedo ancora un rappresentante dell'ANCI. È curiosa questa formulazione: il rappresentante dell'ANCI, in rappresentanza dei Comuni della provincia in cui ha sede l'ATC, diversi dal Comune capoluogo. L'ANCI, fino a prova contraria, è l'Associazione Italiana dei Comuni italiani; è un'associazione, seppure di enti pubblici, che risponde, di fatto, ad una fonte di diritto privato. Se vogliamo dare una rappresentanza di natura pubblica ai Comuni che non sono capoluogo della provincia interessata, credo che avrebbe molto più senso visto che c'è sicuramente un organo deputato a rappresentare tutte le istanze dei Comuni, che fosse la Provincia medesima.
Un emendamento che non ho ancora formulato, ma che proporr all'attenzione dell'Assessore, sarà quello di spostare quel settimo Consigliere importante per far sì che ci sia sempre una maggioranza in seno alle decisioni del Consiglio di Amministrazione delle ATC future, dall'ANCI alla Provincia di riferimento. Permetterebbe anche, in siffatto modo essendo tre i Consiglieri della provincia di riferimento, di dare alla minoranza della Provincia stessa un rappresentante. Evidentemente, essendo tre i rappresentanti di nomina della Provincia, due saranno in quota alla maggioranza e una all'opposizione. Ovviamente, un meccanismo analogo dovrà essere previsto anche per quanto previsto nel comma IV, ovvero quello che riguarda chiamiamo la settima ATC, ovvero quella della provincia di Novara e Verbania.
Sugli emendamenti proposti dal Consigliere Laus, a parte apprezzarne il coraggio innovativo, sicuramente trovo positivo il fatto che ci sia la volontà di una vera riforma oggettiva di quella che è attualmente la governance delle ATC. Sicuramente, come ha anticipato il Consigliere Vignale, racchiudere in una mega ATC, mi sembra oggettivamente un'eccessiva innovazione. Se è vero, se vogliamo ridurre ad un'unica e sola ATC, allora dovremmo almeno prevedere, Consigliere Laus, non sette consiglieri di amministrazione come lei prevede, ma otto. Dovremmo dare un rappresentante per provincia, quindi essendo otto le province, possiamo prevedere un presidente esterno agli otto consiglieri.
Interessante il modello di governance proposto. È sicuramente un modello che si può perseguire, su cui noi siamo disposti a fare un confronto. Il modello proposto potrebbe essere un'unica governance, con un unico Consiglio di Amministrazione regionale, e l'apertura di uffici locali esecutori della volontà del Consiglio di Amministrazione regionale.
un modello interessante, tuttavia, se devo essere onesto Consigliere Laus, non mi piace la motivazione che viene addotta. Mi rendo conto che, dal punto di vista della comunicazione politica, soprattutto a tre mesi dal voto, è la motivazione più importante. Tuttavia, non mi piace sostenere solamente questa proposta con l'esigenza di dover ridurre i cosiddetti costi della politica. Le proposte sostenute solo ed esclusivamente da motivazioni demagogico/elettorali, spesso e volentieri hanno il fiato corto e non vanno molto lontano.
Bisogna capire se l'esigenza dei piemontesi ad avere un'ATC che risponda alle proprie esigenze di cassa (che in questo periodo di crisi economica è sempre maggiore) è meglio rappresentata da un'unica ATC, da sette ATC come attualmente è il sistema, oppure da una via di mezzo. Si potrebbero immaginare delle macroaree, magari un'unica ATC grossa, che è la Provincia di Torino, ed immaginare la Provincia di Biella, la Provincia di Vercelli, la Provincia di Verbania, la Provincia di Novara a se stante, la Provincia di Asti con la Provincia di Alessandria e la Provincia di Cuneo a se stante. Avremmo delle macroaree, bisogna anche fisicamente contare e capire quali sono il numero di alloggi di competenza e di gestione di queste nuove singole ed ipotetiche ATC.
Sicuramente è una proposta che merita un approfondimento, un'attenzione e una risposta adeguata da parte dell'Assessore. Ci sono degli aspetti di natura più tecnica. L'articolato è lungo, ci sono oltre 50 articoli, quindi avremo occasione di parlare più nel merito di alcuni altri aspetti.
Volevo concludere spiegando che l'importanza di questa proposta di legge - sono contento che l'Assessore sia rientrato in aula, così posso ringraziarlo anche de visu dell'opera imponente che ha compiuto nel cercare di racchiudere tutte le varie istanze - è dettata dal fatto che oltre a prevedere i sistemi di governance di queste future ATC, prevede tutta una serie di regole e di modalità per l'assegnazione, cercando di fare pulizia della selva di leggi esistenti.
Ad esempio, l'articolo 5, che prevede le procedure di assegnazione degli alloggi, è sicuramente un articolo che cerca di dare delle risposte particolari. È evidente che il sottoscritto chiederà un'ulteriore modifica per cercare di fare sì che, soprattutto le fasce disagiate più anziane, i pensionati per esempio, possano più facilmente accedere alle case popolari agli alloggi di residenza oggetto della legge che stiamo discutendo rispetto ad altre categorie.
fuor di dubbio che l'attuale proposta legislativa, che cerca di fare pulizia nel panorama attualmente in vigore, è degna di una doverosa attenzione da parte dei Consiglieri. Grazie, Presidente.



SPINOSA MARIA CRISTINA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Filiberti; ne ha facoltà.



FILIBERTI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Il testo unico delle leggi in materia di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata è sicuramente strategico per la Regione, per la nazione e per i piemontesi. D'altra parte, è una legge che trae origine il 20 luglio 2006 e che ha richiesto due anni di analisi in sede di Commissione.
Il parere consuntivo in I e in II Commissione è stato rilasciato a maggioranza soltanto il 28 maggio 2008, per cui è stata sicuramente una legge sofferta.
Non ho avuto il piacere di partecipare ai lavori della Commissione, in quanto non ero presente in Consiglio, ma le date e l'ordine cronologico esaltano questo momento di grossa riflessione.
Tuttavia, le enormi problematiche legate al testo unico in oggetto hanno reso necessaria un'ulteriore riflessione, perché dal 28 maggio del 2008, data in cui fu licenziata tale proposta di legge in sede di I e II Commissione, si è arrivati all'esame dell'Aula soltanto nel gennaio 2010.
Risulta essere, quindi, una proposta di legge estremamente esaminata in merito alla quale tutti i Consiglieri hanno avuto lunghi periodi per meditare e proporre modifiche.
Ciò nonostante, oggi si è verificato una circostanza stranissima, in quanto proprio un rappresentante della maggioranza - mi riferisco al collega Laus - sostiene che non sono necessarie sette ATC, ma una sola.
Tutto ciò rientra negli aspetti legati all'ordinamento degli enti operanti nel settore.
Ovviamente, è una dichiarazione, una proposta o una presentazione emendante che ritengo rimetta in discussione nel suo complesso l'intera proposta di legge. Perché proprio nell'ottica dell'ordinamento degli enti se da sette enti la stessa maggioranza ne propone uno, è esplicito che se ne ridiscuta in maniera totale.
Questa proposta - evidenziata, peraltro, almeno in parte - pare che sia nata sempre in questo periodo di due anni di riflessione, e che abbia tenuto conto degli aspetti di economicità, efficienza ed efficacia, che sono i tre cardini principali che qualunque azione politica deve avere ben presente nel corso dell'aspetto legiferante dell'Aula.
Tuttavia, è stato messo in evidenza un ulteriore aspetto: il periodo occupazionale di crisi di questi ultimi due anni ha creato una situazione di criticità nella richiesta di alloggi popolari, definiamoli così, oppure di residenza pubblica sovvenzionata. Ma poiché la proposta di legge in oggetto risale al 2006, mi sembra quanto mai spregiudicato asserire che tale legge nasca dalla crisi occupazionale e rappresenti un sostegno alle esigenze dei cassaintegrati di quest'ultimo anno. Dal momento che la legge nasceva nel 2006, si basava su una società o su un tessuto socio-economico che poteva aver analizzato le situazioni del 2004, del 2005 o al massimo del 2006.
Qual è, dunque, il punto? Forse questa legge, nel discorso dell'ordinamento degli enti operanti, non è abbastanza aggiornata e/o adeguata a quelle che sono state e sono tuttora le esigenze del mercato.
stato anche detto che attualmente c'è una crisi immobiliare: di fatto, il prezzo degli alloggi è diminuito, il problema è che non ci sono più i redditi di qualche anno fa.
Gli stessi autorevoli membri della maggioranza sostengono che tale proposta di legge fotografi la situazione attuale, ma non è vero, perch l'esame in Commissione è iniziato nel 2006. Si richiede, inoltre, che gli enti ordinanti si riducano da sette ad uno solo, motivando tale richiesta con un discorso principalmente di economicità.
A mio avviso, quindi, la riflessione non è ancora terminata e gli emendamenti presentati, quando andranno a toccare gli articoli che dettano le regole degli ordinamenti degli enti operanti, sicuramente potranno apportare modifiche importanti, legate all'attualità odierna di quello che deve essere un gestore.
Si è altresì proposto di creare delle macroaree su cui delimitare l'azione delle ATC: diventerebbe quanto mai difficile pensare che l'ATC di Torino, che gestisce circa 40.000 alloggi, sia paragonabile a quella di Biella, che ne gestisce poco più di 1.000. Ma sarebbe altrettanto difficile pensare di creare una suddivisione in macroaree legate unicamente all'ampiezza del territorio e non in base alla densità abitativa dei territori stessi.
Quindi, se rivisitazione di questa proposta di legge ci deve essere nell'ambito dell'ordinamento degli enti operanti, è chiaro che questi aspetti potrebbero andare incontro anche ad un discorso, tra virgolette, di "sussidiarietà del territorio", proprio nell'ottica dell'efficienza e dell'efficacia di questo ente, che potrà chiamarsi "ATC" o quant'altro. Gli si potrebbe anche cambiare nome, cercando di non ripercorrere, per l'errore clamoroso commesso proprio da questa Giunta sul discorso delle ASL, laddove, per ridurle, si è creato malcontento su tutto il territorio.
Forse bastava riorganizzare il tutto, eliminarle tutte, assegnando un nome nuovo ad una entità diversa che organizzasse la sanità sul territorio.
Cerchiamo di non commettere lo stesso errore con questa proposta di legge. Soprattutto perché tale richiesta, quella di ridurre le ATC da sette a una, proviene da un autorevole membro della maggioranza.
Sugli aspetti legati all'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, altro punto fondamentale della proposta di legge in oggetto, ritengo, anche in questo caso, che non si tenga conto di una peculiarità che, a mio avviso, il Consiglio regionale del Piemonte dovrebbe avere: quella di essere attenta principalmente ai cittadini piemontesi. Perché dico questo? Perché, in fondo, non si può non essere vicini a quelli che sono, per tradizione o per cultura, i nostri maggiori esponenti, e quelli che per generazioni hanno contribuito ad alimentare quei fondi con i quali sono state costruite le allora "case popolari", cioè i piemontesi.
In questa proposta di legge si propongono dei criteri per l'assegnazione degli alloggi che non vanno incontro a quelle che sono le necessità del cittadino piemontese.
Questo è un aspetto di cui dovremmo tenere maggiormente conto, anche perché non è possibile pensare di non prestare maggiore attenzione a quegli operai piemontesi che magari vengono a manifestare davanti alla Regione perché a 55 anni hanno perso il posto di lavoro e si trovano nella condizione di cassaintegrati. Quindi, non possono più pagare l'affitto anche se per 32/35 anni hanno contribuito con le loro tasse alla costruzione, in parte, di queste case popolari che noi andiamo ad assegnare ad extracomunitari o comunitari che questa legge, grazie alla permanenza di sei mesi sul nostro territorio, li rende equiparati a cittadini piemontesi che da generazioni pagano le tasse in Piemonte.
Ritengo che queste persone debbano avere dei privilegi, se non da un punto di vista forte ed istituzionale, almeno nel senso di un riconoscimento di fronte ai soldi che hanno pagato sotto forma di tasse, e debbano avere dei benefici sull'assegnazione delle case costruite con questi fondi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda tutta questa proposta di legge che ha avuto un iter lunghissimo, sin dal primo momento, come Gruppo della Lega Nord, avevamo posto una condizione per entrare nell'argomento e discuterla.
Qual era questa condizione? La legge sulle case popolari attualmente in vigore prevede che un extracomunitario possa partecipare al bando per entrare nelle graduatorie di assegnazione degli alloggi solo se dimostra di avere lavorato per 36 mesi, quindi per tre anni, sul territorio piemontese quindi sul territorio del Comune dove è indetto il bando.
Con il disegno di legge originario presentato dalla Giunta questo limite scompariva completamente e, di fatto, l'extracomunitario residente da sei mesi sul territorio italiano poteva partecipare al bando.
Dopo una lunghissima discussione in Commissione, proprio noi della Lega abbiamo ottenuto che venisse reintrodotto un limite, ma il limite non era quello che volevamo noi. Per la precisione, il limite è sceso a 24 mesi.
Quindi, la nostra opposizione totale a questo provvedimento di legge restava.
da notare che su nostra iniziativa avevamo, nel frattempo, presentato una proposta di legge di modifica della vecchia legge sull'edilizia pubblica, che prevedeva di aumentare il limite che ho testé citato da tre a cinque anni.
La nostra proposta non era un'iniziativa campata in aria, ma aveva un riferimento ben preciso, cioè la vicina Regione Lombardia. Infatti, in Lombardia la legge sull'edilizia pubblica prevede il limite di cinque anni per poter partecipare ad un bando da parte di un cittadino extracomunitario.
Dopodiché, abbiamo anche analizzato il fatto che la partecipazione all'assegnazione delle case popolari e la richiesta da parte di cittadini comunitari non italiani, quindi stranieri, un tempo era un evento singolare o comunque eccezionale. Infatti, difficilmente cittadini inglesi, tedeschi o francesi chiedevano l'assegnazione di un alloggio popolare in Piemonte.
Oggi questo fatto non è più singolare, perché con l'estensione verso l'est dell'Unione Europea sono diventati comunitari paesi da dove forte è l'immigrazione verso l'Italia; parlo soprattutto della Romania e della Bulgaria.
Questo faceva sì che il testo della legge, così come oggi è arrivato in Aula, presentasse una grave falla, cioè il rischio che la maggior parte degli alloggi di edilizia popolare inseriti in un bando, e quindi da assegnare, finissero con l'essere assegnati a cittadini extracomunitari o comunque, a cittadini non italiani dell'Unione Europea.
Dopo una lunga trattativa con l'Assessore, ci era stata fatta la promessa ed è stato dato l'impegno, da parte della Giunta, che si sarebbe posto rimedio a questo problema. Per la precisione, ci era stato offerto di arrivare ad un testo che prevedesse un limite per partecipare ad un bando per cittadini comunitari o extracomunitari, purché fossero residenti o dimostrassero di avere un'attività lavorativa da almeno tre anni nel Comune dove veniva presentato il bando o, comunque, nei Comuni limitrofi interessati dal bando, con possibilità per il Sindaco di quel comune di elevare da tre a cinque anni tale limite.
La cosa, a nostro avviso, poteva anche funzionare e avrebbe potuto essere un compromesso accettabile, però ad oggi su nessun testo presentato in Aula abbiamo visto questi emendamenti. Ad oggi, permane il vecchio testo che prevede il limite dei 24 mesi.
Quindi, ribadendo la nostra totale opposizione alla legge così come formulata in questo momento, per proseguire nei lavori poniamo come condizione insuperabile la presentazione da parte della Giunta di questo emendamento. Anzi vorremmo che fosse presentato, in modo da poterlo esaminare con calma per giudicare tutta la sua possibilità di applicazione.
Solo dopo la presentazione di questo emendamento, siamo disponibili a proseguire nell'esame di tutta la proposta.
Faccio anche presente che ci sono anche altri piccoli punti da rivedere e da mettere a fuoco, anche se penso che questi non costituiscano dei grossi problemi.
Ciò posto e ribadendo il fatto che sia necessario fermare tutto finch non abbiamo risolto questa questione, oggi prendiamo atto di un'altra cosa estremamente importante e pesante: la proposta del collega Laus di ridurre drasticamente il numero delle ATC piemontesi, portandole addirittura da sette a una soltanto.
Sinceramente, siamo stati un po' presi in contropiede su questa proposta, nonostante fossimo a conoscenza della sproporzione tra l'intera struttura amministrativa di un'ATC e il numero degli alloggi che amministrava in certe province: ad esempio, Biella ha 1.400 alloggi ed ha una struttura amministrativa del tutto simile a quella di Torino, che ne amministra 31.000.
Sinceramente, come ho detto, addirittura, ci siamo trovati scavalcati perché un conto era ipotizzare di sciogliere le piccole ATC, magari, a puro titolo di esempio, tutte quelle che amministravano meno di 3.000 alloggi dove il rapporto dei costi era più pesante, riducendo il numero delle ATC a tre o quattro. Sicuramente, la riduzione ad una sola ATC comporta enormi vantaggi sotto il punto di vista dei costi, ma temo provochi qualche problema a livello amministrativo - parlo da rappresentante di una Provincia al di fuori di quella del capoluogo - perché, forse, rischierebbe di essere torinocentrica.
Di conseguenza, come è successo relativamente ad altre questioni, avere un'amministrazione incentrata su Torino potrebbe far sì che si dimentichino le altre Province, però tra i due estremi ci sono diverse possibilità intermedie: una è quella che ho appena accennato, altre potrebbero emergere ed essere discusse.
A questo punto, anche su questo argomento, secondo me fondamentale e importante, occorrerebbe fermarsi per svolgere una seria riflessione.
Pertanto, per quanto riguarda il primo punto, che per noi non è scavalcabile...



PRESIDENTE

Collega, le ricordo che il tempo a sua disposizione è terminato.



DUTTO Claudio

In conclusione, ribadiamo la richiesta all'Assessore di presentare gli emendamenti così come ci erano stati promessi, poi potremo discuterne.
Per quanto concerne il secondo punto, proporrei comunque una riflessione e, magari, una sospensione dei lavori per vedere come intendiamo proseguire.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Prima di svolgere l'intervento vero e proprio, mi rivolgo alla Presidenza perché ritengo unanime l'orientamento generale: tutti preferiscono evitare quanto avrei da dire, che è minimale, sull'ordine generale, poi interverrò nel particolare e nella sostanza, pertanto, se l'Assemblea è d'accordo di chiudere qui i lavori, ritiro la mia richiesta d'intervento.



PRESIDENTE

Vista la richiesta del Consigliere Novero, se l'Aula acconsente e non ci sono interventi a questo proposito, si potrebbe pensare di chiudere la seduta. Quindi, chiuderei la seduta, ricordando che domani mattina il Consiglio è nuovamente convocato alle ore 10 e che la Conferenza dei Capigruppo si svolgerà alle ore 14.30.
La seduta è tolta.
(La seduta ha termine alle ore 17.51)



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