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Dettaglio seduta n.494 del 29/09/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



(Alle ore 10.00 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Buquicchio, Cattaneo Cavallaro, Comella, Ferraris, Gariglio, Robotti, Rostagno, Spinosa e Valloggia.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Variazioni di bilancio

c) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009


PRESIDENTE

La Giunta regionale in data 22 settembre 2009 ha trasmesso, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della l.r. 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte), n. 2 deliberazioni del 20 luglio 2009, n. 9 deliberazioni del 28 luglio 2009, n. 8 deliberazioni del 4 agosto 2009 Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

d) Distribuzione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In data odierna sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle sedute del 22/09/09. Saranno posti in approvazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g., "Approvazione processi verbali precedenti sedute", comunico che il giorno 22/09/2009 sono stati distribuiti ai Consiglieri i verbali del 15/09/2009. Se non ci sono osservazioni, s'intendono approvati.


Argomento:

Inversione punti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Colleghi, ci sarebbero ora il punto 3) all'o.d.g., il sindacato ispettivo, e il punto 4), relativo alle comunicazioni della Giunta regionale, da parte dell'Assessore alla sanità, Artesio.
Se l'Aula acconsente, anche in base ad alcuni contatti che ci sono stati tra la Presidenza del Consiglio e i Gruppi, possiamo invertire l'o.d.g. e trattare prima il punto 4), "Comunicazioni della Giunta regionale", e, a seguire, il punto 3), "Svolgimento interrogazioni e interpellanze".



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di dare la parola all'Assessore Artesio sul punto 4) "Comunicazioni della Giunta regionale", ci sono alcune richieste d'intervento sull'ordine dei lavori da parte dei Consiglieri Monteggia Deambrogio e Leo.
La parola al Consigliere Monteggia.



MONTEGGIA Stefano

Grazie, Presidente. Per rinnovare una richiesta, sull'ordine dei lavori, all'Assessore Borioli, che non è presente in Consiglio. Spero appena arriverà, che relazioni su quanto era già stato richiesto nella seduta precedente, pertanto, Presidente, rivolgo a lei una richiesta specifica, affinché l'Assessore Borioli ci spieghi perché sulla linea Torino-Milano, dopo un accordo stipulato con le Ferrovie dello Stato, che è costato milioni d'euro, stanno togliendo i treni. Ad esempio, l'Eurocity delle 7.14, che era utilizzato da tutti i pendolari, non c'è più, è stato praticamente abolito. Questa è una situazione piuttosto grave, perché, dopo aver aumentato la tessera dell'Intercity da 95 a 150 euro, con un accordo tra la Regione e le FS (abbiamo pagato milioni d'euro per quest'accordo) tolgono i treni. Hanno aumentato le tariffe e diminuito la frequenza dei treni.
Ci sembra una questione sulla quale l'Assessore Borioli deve dare una risposta. Pertanto, Presidente, quando arriva l'Assessore Borioli, le chiedo di permettergli di rispondere su quest'argomento, poiché l'avevo già richiesto nella seduta precedente. La considero una questione abbastanza urgente, perché - come lei sa - i pendolari sono piuttosto nervosi e non vorrei che il nervosismo aumentasse con l'inizio dell'inverno, quando aumenterà il numero delle persone che viaggiano sui treni. Ripeto: togliere i treni dopo che la Regione è intervenuta pesantemente, in base ad un accordo tra l'Assessore e le FS, mi sembra poco corretto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Monteggia. Oggi, come lei senz'altro sa, alle ore 12, o comunque a seguire la comunicazione dell'Assessore, ci sarà la Conferenza dei Capigruppo, che è il luogo deputato per riporre la questione e concordare con la Giunta una risposta dell'Assessore Borioli.
La parola al Consigliere Deambrogio, sull'ordine dei lavori.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
La Regione era intervenuta, negli scorsi mesi, con un'impugnativa alla Consulta della Corte Costituzionale sull'articolo 23 bis - così noto in tutto il Paese - che riguarda i servizi pubblici a livello locale, con una serie negativa di proposte che vanno verso la privatizzazione di quei servizi.
Nelle scorse settimane il Governo è nuovamente intervenuto con una decretazione d'urgenza, sempre su questi servizi, quindi acqua, energia rifiuti, che, per quanto possibile, peggiora la situazione: gara entro il 2011, possibilità di avere una società mista, pubblico-privata, con un intervento molto pesante del privato.
Stamattina non c'è l'Assessore Deorsola, che sta seguendo la vicenda però ci sono altri Assessori e c'è lei, Presidente. Ritengo opportuno anche perché temo che il vecchio ricorso sia inefficace, essendo cambiata la normativa, che la Giunta, nel suo contesto, rifletta sulla possibilità di rinnovare questo ricorso, alla luce della novità legislativa. Non sono un giurista, ma credo che ci sia materia, anche perché questa forma di gestione, pubblico-privata, con il 40% al socio privato, che avrebbe una possibilità forte di gestire il tutto, lascia fuori alcune possibilità che invece sono previste, da quanto mi consta, anche dalla normativa costituzionale. Per esempio, il fatto che, in quel 40%, ci possa essere un azionariato diffuso, oppure un azionariato misto (cittadini e lavoratori delle aziende).
Quindi, la richiesta che le rivolgo, che possa passare anche attraverso i colleghi della Giunta, è di valutare attentamente la possibilità di un nuovo ricorso. Mi pare che, per presentare un nuovo ricorso sulla decretazione d'urgenza, i termini siano collegati al 20 novembre. C'è ancora un po' di tempo, quindi invito la Giunta a riflettere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Deambrogio.
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Come ho fatto nello scorso Consiglio, intervengo su una questione di regole.
Chiedo scusa, mi rendo conto di essere presuntuoso, ma chiedo l'attenzione dei Capigruppo di tutti i Gruppi, perché vorrei porre una questione di regole; ovviamente chiedo l'attenzione della Presidenza del Consiglio, che è già adeguatamente attenta, e della Giunta. La questione è la seguente: vorrei capire, ormai per questa legislatura forse importa poco, ma lo chiedo per la prossima, quali regole valgono, perché come ho già sostenuto altre volte, a seconda del posto che si occupa - maggioranza o minoranza, Giunta o Consiglio - si cambia parere.
Sarò testardo, ma non ho cambiato atteggiamento, come devo dare atto hanno fatto pochi altri colleghi, fra cui il Presidente Burzi, che è rigorosamente coerente.
La pubblicità istituzionale - mi rivolgo anche al Presidente del Consiglio, all'Assessore Bairati e a tutta la Giunta - quali caratteristiche deve avere? Io credo - da quello che ricordo, abbiamo fatto per molto meno una polemica con Taricco. La pongo in maniera pacata, perch vorrei che si decidessero le regole.
Nelle legislature passate - l'ho ricordato tante volte - alcuni comunicati di Racchelli o di altri colleghi erano stati violentemente criticati, perché gli si imputava di aver rappresentato una forma di autopromozione dell' Assessore.
Ora, sul "Diario della Regione Piemonte", nei settimanali locali, c'è un intervento: "Celebrazione dei 150 anni - Il Piemonte vuole una festa nazionale per l'Unità d'Italia". Fin qui, secondo me, tutto bene, perché è giusto pubblicizzarlo, io sono d'accordissimo e lo sostengo in tutte le sedi (ho lavorato anche col Presidente Ghigo nel Comitato). Quello che mi sembra incredibile, colleghi - farò avere la fotocopia a tutti - è il contenuto dell'editoriale, a meno che non si decida che si possa fare così ma allora vale per sempre. Basta saperlo.
C'è la spiegazione molto ben fatta, e io concordo su quanto in positivo dice la Presidente Bresso sui 150 anni. Poi, si dice: "La Presidente Bresso era stata molto severa. Vogliamo capire se al Governo c'è una maggioranza che intende fare a brandelli il Paese proponendo il disastroso modello del Belgio...



PRESIDENTE

Collega Leo, sa tutta la simpatia che nutro verso di lei, ma sull'ordine dei lavori, con l'approvazione della condivisione evidente del suo Capogruppo, lei ha superato ampiamente il tempo a disposizione.



LEO Giampiero

Ho finito. La domanda è questa: la Giunta può usare la pubblicità istituzionale, quindi fondi di tutti, per attaccare le altre forze politiche o no? Se sì, lo si sappia per il futuro: un domani in cui dovessimo governare, potremmo attaccare la Provincia di Torino, ecc. Però a me sembra scorrettissimo.
Mi rimetto a una valutazione di regole. Colleghi Capigruppo Presidente: valutate. A me, sinceramente, sembra incredibile: non era mai successo che una comunicazione istituzionale fosse utilizzata (soldi pubblici?) per attaccare altre forze politiche o addirittura il Governo.
In ogni caso, mi rimetto alla saggezza di un organo che voglia valutare compiutamente e seriamente questo fatto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Leo. Cortesemente faccia pervenire alla Presidenza quanto ha ampiamente illustrato (se poi è scritto su La Voce del Popolo, è quasi come il Vangelo).


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Modello organizzativo di sperimentazione regionale contenente nuove risorse per la remunerazione dei medici di Medicina generale che vi aderiranno"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g., che prevede una comunicazione dell'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla tutela della salute e sanità

Il gruppo di cure primarie è il modello organizzativo individuato dal Piano Socio Sanitario nel capitolo dell'assistenza territoriale per consentire, attraverso la centralità della medicina di famiglia e della pediatria di libera scelta, i percorsi di promozione della salute e di continuità assistenziale rivolti alla popolazione del territorio mediante l'introduzione di un modo di operare che prevede la valorizzazione della medicina in associazione, particolarmente della medicina di gruppo non come semplice evoluzione del modo di intervenire delle professioni mediche, ma come integrazione tra la professione dei medici di famiglia, quelli della specialistica ambulatoriale, quelli dei servizi infermieristici distrettuali e come integrazione tra la funzione sanitaria e la funzione socio-assistenziale, alla luce della previsione degli sportelli unici di accesso che il Piano Socio Sanitario individua.
Si tratta, quindi, di una modalità prevista dal Piano che si è cercato di praticare attraverso un percorso iniziato dall'approvazione del Piano e che ha avuto due tappe successive. La prima tappa riguarda la deliberazione del novembre 2008, a seguito della quale è intercorso un accordo regionale per l'avvio dei gruppi di cure primarie della Casa della Salute in costituzione nelle ASL piemontesi. Questo primo atto deliberativo contemplava i criteri in base ai quali il gruppo di cure primarie pu essere definito per le sue caratteristiche fondamentali e quindi la presenza pluriprofessionale, la condivisione delle impostazioni di lavoro le relazioni strutturate con gli altri livelli del sistema ospedaliero e di erogazione delle prestazioni, la visibilità nei confronti del cittadino, il collegamento in rete con le strutture periferiche, la gestione più estesa e organizzata delle prestazioni aggiuntive ai fini di una minore pressione assistenziale sul pronto soccorso ospedaliero.
Questa delibera nulla riportava in ordine ai valori economici di questo nuovo modello organizzativo, ma era l'atto in base al quale, avendo coordinato i requisiti formali per costituire un gruppo di cure primarie, i livelli dei distretti sanitari avrebbero riferito i reclutamenti possibili in ordine agli interessi manifestati dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta.
Peraltro, non con la delibera del novembre 2008, nasceva la disponibilità sui gruppi di cure primarie, in quanto in alcuni territori sulla base di accordi aziendali o sulla base di anticipazioni volontarie delle singole professioni, già si erano avviate esperienze di gruppi di cure primarie, la cui coerenza con i criteri guida deliberati nel novembre 2008 veniva richiesta per la verifica ai Direttori di distretto.
Dopo l'approvazione della delibera del novembre 2008 sui criteri, si arriva alla deliberazione di approvazione dell'accordo regionale per la definizione del modello organizzativo di sperimentazione dei gruppi di cure primarie. Rispetto alla delibera, l'elemento innovativo è l'accompagnamento delle funzioni assegnate ai gruppi di cure primarie con i valori di carattere economico di riconoscimento dell'impegno professionale.
Quali sono gli elementi, dal punto di vista del servizio, che il gruppo di cure primarie prevede in aggiunta o in differenziazione dalla normale attività degli studi medici professionali? Innanzitutto due comparti: la medicina di attesa e la medicina di iniziativa. Sul primo comparto, la medicina di attesa: prolungamento dell'orario di apertura dell'ambulatorio (otto ore al giorno per cinque giorni) e prolungamento della contattabilità del medico (due ore aggiuntive giornaliere). Accanto all'ampliamento dell'accesso, l'ampliamento delle modalità di organizzazione delle visite rivolte ad una maggiore enfatizzazione delle visite su appuntamento, in particolare sulla condizione dei pazienti cronici, rispetto alla medicina di attesa.
Secondo comparto, la medicina di iniziativa. La medicina di iniziativa significa, nella traduzione operativa, la responsabilità assegnata ai medici di famiglia rispetto alla presa in carico dei pazienti cronici. I pazienti cronici sono il 25% della popolazione e utilizzano il 75% delle prestazioni del servizio sanitario nazionale in termini di prescrizioni farmaceutiche e di accesso alla specialistica ambulatoriale.
Avevamo già avviato un'esperienza organizzata di medicina di iniziativa con tutta la categoria dei medici di medicina generale nell'anno 2008, a partire dal profilo del paziente diabetico, attraverso il programma "Gestione integrata del paziente diabetico", un programma che ha coinvolto tutti i medici di medicina generale e ha richiesto alla Regione un'assegnazione di fondi di 12 milioni. La gestione integrata del paziente diabetico (integrata significa tra medico di medicina generale e trattamenti specialistici) è stata possibile in quanto la presa in carico del paziente diabetico, per i livelli di sorveglianza, per i livelli di complessità e per i livelli di relazione con i successivi gradi specialistici, è possibile in tutte le forme della medicina generale, sia in quella dello studio individuale sia in quella della forma in rete sia in quella della forma di gruppo.
Altri profili, invece, quali quelli previsti dagli obiettivi dei gruppi di cure primarie, come la presa in carico del paziente a rischio cardiocircolatorio e la presa in carico del paziente obeso e successivamente, la presa in carico del paziente con disturbi di carattere respiratorio, richiedono, dal punto di vista del modello organizzativo, la necessaria possibilità di avere una presenza pluriprofessionale dell'équipe, ma soprattutto un'organizzazione in associazione. Ecco perch l'ambulatorio medico orientato sul profilo di rischio cardiovascolare e sul profilo di rischio obesità è un obiettivo assegnato al gruppo di cure primarie.
Le altre funzioni del gruppo di cure primarie che richiedono non solo la collaborazione della Medicina generale e della Pediatria, ma delle altre figure professionali, riguardano il collegamento con le figure amministrative ed infermieristiche. Questo per localizzare alcune prestazioni, anche di tipo infermieristico, presso lo studio professionale del medico di Medicina generale, anziché presso altre sedi, in modo particolare sulla condizione di quei pazienti cronici di cui ho detto precedentemente.
Pensiamo, ad esempio, alla possibilità di lettura delle analisi nel caso della situazione del diabete cronico, in funzione della necessità di rilevare i picchi; pensiamo alle prestazioni relative ai percorsi TAO per i pazienti con tempi di coagulazione complessi e a rischio di propensione e di rischio cardiocircolatorio ed altre funzioni delocalizzabili.
Seconda relazione: quella con i medici specialisti, dipendenti ASL SUMAI.
Terza relazione: quella con i percorsi assistenziali per quelle situazioni di pazienti che necessitano di essere avviati ad una gestione integrata socio-sanitaria.
Si pensa ad esempio a tutti i percorsi dell'UVH (Unità di Valutazione Handicap) e dell'UVG (Unità di Valutazione Geriatria), dove la valutazione non può che essere multi professionale e con personale dei servizi sociali del territorio.
Questo quindi è il quadro degli obiettivi assegnati ai gruppi di cure primarie, in coerenza con quanto prescritto dal Piano Socio Sanitario e in coerenza con quanto indicato dal Piano sanitario nazionale, laddove prefigurava, in accordo con i livelli nazionali della Medicina generale esattamente le unità di cure primarie e le case della salute.
Veniamo alle possibili obiezioni rispetto a questo modello organizzativo. Prima osservazione: questo modello organizzativo non innova rispetto alla medicina di gruppo. Ho parlato delle funzioni e distinguo gli aspetti che differenziano tra medicina di gruppo e gruppo di cure primarie: nella medicina di gruppo solo medici di Medicina generale o solo pediatri di libera scelta; nel gruppo di cure primarie, medici di Medicina generale e pediatri di libera scelta. Nella medicina di gruppo il numero minimo di medici è tre, nel gruppo di cure primarie il numero di medici è quattro.
Nelle medicine di gruppo, presenza del personale di studio limitatamente al 40% degli assistiti, presenza del personale infermieristico limitatamente al 10% degli assistiti; nel gruppo di cure primarie: figure amministrative ed infermieristiche per la dimensione generale degli assistiti.
Seconda indicazione: per la medicina di gruppo i requisiti che qui sono indicati, che riguardano le funzioni da realizzare, hanno visto nel tempo diverse forme di riconoscimento e di remunerazione senza mai mettere in capo l'obbligatorietà della contattabilità; contattabilità che nelle relazioni sindacali non è mai stata individuata come uno dei terreni sui quali addivenire alla conclusione di una relazione sindacale.
Altri elementi di differenziazione: gli orari degli studi medici della medicina di gruppo (sei ore per cinque giorni), gli orari dei gruppi di cure primarie (otto ore per cinque giorni).
Quindi, la medicina di gruppo e i gruppi di cure primarie non sono coincidenti, in modo particolare non è coincidente l'integrazione con le attività distrettuali.
Altro tipo di obiezioni: la possibilità che molte delle funzioni che vengono assegnate ai gruppi di cure primarie possono essere svolte all'interno della medicina di gruppo.
E veniamo al raffronto sia di contenuto sia di carattere economico rispetto agli istituti previsti all'interno del gruppo di cure primarie.
Primo istituto: la remunerazione della contattabilità; secondo l'accordo siglato per i gruppi di cure primarie si riconosce per la contattabilità 2,5 indici di valorizzazione annui che comportano un importo per medico annuo di 3937,25 euro.
Come già detto precedentemente, in nessun modo la Regione è riuscita negli anni a concludere un accordo generalizzato per la contattabilità.
Soltanto alcuni ambiti territoriali hanno concluso questo accordo prendo ad esempio l'ambito territoriale della provincia di Cuneo, per il quale l'ASL Cuneo 1 ha concluso un accordo sull'istituto di contattabilità che porta un riconoscimento medico annuo di 5.378 euro. Come si vede l'accordo dei gruppi di cure primarie, ancorché riferito a due ore giornaliere, non è più significativamente costoso degli accordi di contattabilità intrattenuti dalle singole aziende. Per ulteriore informazione del Consiglio, esistono solo cinque esperienze di accordi di contattabilità che hanno coinvolto le aziende. Nel caso dell'accordo dei gruppi di cure primarie, la contattabilità riguarderà un gruppo per distretto.
Seconda questione. Alcune delle richieste fatte ai medici di Medicina generale per il gruppo di cure primarie sono eccessivamente valorizzate; ad esempio, gli strumenti facilitatori di informazione alla popolazione sulle modalità organizzative, tramite esposizione di cartelli in studio ed altri mezzi scelti in accordo con l'azienda.
So che su questo punto si è fatta molta ironia e vorrei riferire i contenuti particolari di questa attività di informativa, intanto perché non è affidata al comportamento individuale dei medici riuniti in gruppo e perché discende dalle prescrizioni dell'ASL che vengono realizzate accanto all'AReSS che sta prevedendo programmi informativi sui temi della prevenzione, a cui i gruppi di cure primarie si impegnano per la pubblicizzazione, in quanto sono i gruppi di cure primarie che prendono in carico la popolazione sui percorsi di prevenzione. Quindi, parliamo di ben altro che non l'affissione di un cartello.
Tuttavia, convengo sul fatto che offrire la disponibilità del proprio studio per poi informare la popolazione ad ospitare reti multimediali canali televisivi, materiali informativi sull'educazione sanitaria potrebbe essere un compito ordinario da non remunerare in forma aggiuntiva.
Purtroppo tutti gli accordi nascono su una storia e la storia con la quale ci siamo trovati a misurarci, rispetto ai materiali informativi, è quella degli accordi regionali precedenti.
Cito in modo particolare l'accordo regionale del 2003 con il quale la Regione Piemonte ha concluso con i medici di Medicina generale l'impegno da parte dei medici di comunicare alle ASL un recapito di posta elettronica anche di terzi, ai fini di ricevere comunicazione su posta elettronica.
In base a questo accordo, i medici di Medicina generale hanno ricevuto un compenso annuo di 888 euro, che è costato alla Regione Piemonte annualmente tre milioni e 500 mila euro, quanto i gruppi di cure primarie.
Veniamo all'altro aspetto contestato del gruppo di cure primarie, che riguarda l'attività di governo clinico. Per governo clinico s'intendono tutte quelle modalità organizzative collettive nelle quali i medici concordano, discutono o migliorano i risultati dell'appropriatezza dei percorsi di cura.
Nel fatto specifico dei gruppi di cure primarie, il governo clinico prevedendo il coinvolgimento delle figure professionali che ho test nominato (infermieri, amministrativi, figure sociali, medici specialisti medici di Medicina generale, pediatri di libera scelta) nel contesto specifico dei casi che accederanno al gruppo di cure primarie, ha una chiara definizione di quelli che saranno i compiti: proseguimento della sorveglianza, monitoraggio dei consumi delle prestazioni, efficacia della sorveglianza e rinvio ai centri di secondo livello.
Fino ad ora in Regione Piemonte il governo clinico veniva, ai sensi dell'accordo del 2003, organizzato attraverso l'équipe di assistenza territoriale. Le équipe di assistenza territoriale avevano come obbligo quello di riunirsi entro il 15 di ogni mese, una volta al mese, ai fini di coordinare e razionalizzare i percorsi di continuità assistenziale.
L'operazione, che prevedeva le équipe territoriali con riunioni mensili una volta al mese, è costata all'Amministrazione regionale 20 milioni di euro.
In merito agli istituti comparati - cos'era la contattabilità prima cos'era nelle aziende (4) che la praticavano; cosa sarà nei gruppi di cure primarie (56) che la faranno - risulta, dal punto di vista della convenienza economica, allineata alle esperienze.
Per quanto concerne i valori assegnati alla dotazione degli strumenti informativi, risulta allineata alle esperienze, ma sottodimensionata nei gruppi di cure primarie, in quanto chiediamo a tutti la responsabilità di attivare le funzioni informatiche che non è, invece, obbligo alcuno nella medicina di gruppo.
Il rapporto tra cos'è il governo clinico all'interno di un gruppo di cure primarie e cos'era il governo clinico fino ad oggi, mi pare sia evidente.
Esaminiamo, quindi, gli elementi che possono essere valutati come "elementi di difficoltà" nel passaggio da una sperimentazione ad una generalizzazione del modello di cure primarie.
Si è detto: se il modello di cure primarie avrà risultati di efficacia e su questo si monitorerà con indicatori molto puntuali - dovrà necessariamente essere esteso.
Aver limitato fino al 2011 l'accesso ad un unico gruppo per distretto contrasta con l'interesse generale della popolazione dei medici a poter avere un modello organizzativo funzionante. Allora, delle due l'una: se il modello organizzativo è suggestivo ed accattivante - quindi va generalizzato - significa che si è fatto bene ad adottarlo; e se nel corso del triennio ci saranno candidature aggiuntive, l'Amministrazione regionale avrà le buone ragioni per procedere in un ulteriore ampliamento, tant'è che non si esclude un ampliamento rispetto all'obiettivo del 2010, uno per distretto. Se il modello del gruppo di cure primarie, invece, si giudica non essere efficace, questo si rileverà dall'analisi degli indicatori.
Perché nessuna delle funzioni sarà qui remunerata se non attraverso il raggiungimento degli indicatori.
Gli indicatori non sono la presa in carico delle relazioni delle buone intenzioni dei medici, ma sono il riferimento ad alcuni dati di rilevazione tecnica, puntualmente trasferibili in forma statistica, rilevabili dall'andamento delle prescrizioni delle ricette e delle visite su quanti pazienti si sono presi in carico nell'ambulatorio medico orientato.
Lo vediamo col progetto integrato del paziente diabetico. Siamo partiti con la valutazione effettiva della presa in carico, com'è costruita nel nostro modello, cioè controllata a partire dal paziente, e dalle prescrizioni che riceve: ad oggi, la platea generale dei medici di medicina generale è riuscita a prenderne in carico in un anno il 30%. Quindi si misurano gli indicatori così come si misura l'indice di soddisfazione.
Altra ironia praticata attorno a questo modello è stata che i medici saranno valorizzati se la popolazione dirà di essere soddisfatta, e si è detto che si lascerà ai medici raccontare che i loro pazienti sono soddisfatti.
Errore: sarà l'AReSS, attraverso l'avvio di un'indagine di gradimento a prevedere, attraverso la platea generale, la raccolta dei dati di soddisfazione; i medici saranno remunerati se la soddisfazione raggiungerà il 60% dei pazienti interpellati.
Come si evince, il gruppo di cure primarie è certo una sperimentazione.
I presupposti sui quali si fonda sono da verificare. L'adesione dei pazienti potrà essere in incremento rispetto a quella attesa e dovremo andare ad aumentare le esperienze. Come no! Tuttavia, quel che è certo, è che si doveva costruire una partenza, un sistema di regolazione e di controllo e anche alcune cautele.
La cautela: si dice che il gruppo di cure primarie svuota le sedi dei medici di medicina generale per accentrarli in un'unica sede territoriale.
L'accordo prevede che, in modo particolare nelle zone di dispersione territoriale, i medici conservino il proprio studio professionale ed effettuino, nella sede unica del gruppo di cure primarie, solo quelle funzioni che riguardano il collegamento con la specialistica e con gli altri segmenti del settore assistenziale.
Ultima questione: l'accordo regionale e la sua copertura economica. I gruppi di cure primarie e le casa delle salute, proprio perché discendono da linee guida del Piano Sanitario Nazionale e dal Piano Sanitario Regionale, beneficiano di un trasferimento economico di livello nazionale che è di 1.200.000 euro annui. Sul triennio, quindi, beneficiano di una copertura di 3.600.000 complessivi.
Qual è il costo nel triennio dei gruppi di cure primarie? Trimestre del 2009: 374.039 euro; anno 2010, comprensivo del pieno regime nel 2010 dei gruppi che sono partiti nel 2009 e del tempo (parte anno) dei gruppi che sono partiti nel 2010: impegno complessivo 2.837.059. A regime, 2011, se tutti i gruppi saranno partiti e raggiungeranno tutti gli indicatori dei programmi che ho cercato di descrivere, 7.873.000. Anzi - scusate 7.873.000 da cui vanno detratti i 2.839.000 del 2010, per una differenza di 5.042.000. Questa è la sequenza della spesa: 374.000, 2.837.000, 5.042.582 di cui 3.600.000 del trasferimento nazionale.
Com'è stata documentata la copertura? 3.600.000 dal trasferimento nazionale, finalizzato sui gruppi di cure primarie, il restante a valere sui fondi delle ASL, che, in qualunque previsione di patto per la salute evidentemente continueranno ad avere trasferimenti di spesa per il capitolo "Rapporto con la medicina generale".
Peraltro, ricordo che se si usasse questo criterio, di voler dedicare un finanziamento finalizzato a ciascuna modalità organizzativa aggiuntiva non si sarebbero potuti approvare nel 2003 le équipe distrettuali. Perch nel 2003 la delibera finanziava i 23 milioni annui delle équipe distrettuali così: "Trova copertura a valere sui risparmi derivati dalla razionalizzazione sull'impiego di risorse disponibili assegnate a ciascuna ASL". Né si potrebbe mai modificare l'evoluzione delle attività e dei progetti delle ASL a valere sul finanziamento dei bilanci aziendali".



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Artesio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intanto inizierei il mio intervento chiedendo scusa ai miei colleghi dei Gruppi di opposizione, perché nell'ottobre del 2007, ritenendo erroneamente che l'Assessore Artesio fosse persona in buona fede - magari inesperta dell'attività consiliare regionale, ma certamente in buona fede la indussi, ci indussi o feci opera di induzione per firmare o, meglio, per lasciare che il Piano Socio Sanitario arrivasse al voto (alcuni di voi ricorderanno il tempo trascorso), a fronte di impegni qualitativi apparentemente molto modesti, che tendevano a dare una misurabilità ad una serie di componenti della sanità pubblica: fondamentalmente, la soddisfazione dei servizi da parte degli utenti, la trasparenza dei bilanci, immaginandone un percorso di revisione, e la codefinizione degli obiettivi indirizzati alle terne dei dirigenti.
Come dicevo, mi scuso perché ho sbagliato. Non è certo la prima volta e spero, se gli elettori lo vorranno, che non sia neanche l'ultima. Quando uno sbaglia, però, se ne deve rendere conto, se non altro per fare degli errori nuovi.
Ho sbagliato perché ho ritenuto, erroneamente, che l'Assessore fosse in buona fede. Ho impiegato un po' di anni, ho anche una certa età, per cui vado lento a comprendere, ma poi arrivano anche gli elementi.
Questa delibera o, meglio, la storia di questa delibera, mi sembrerebbe l'elemento più palese (non è l'unico) di quanto l'Assessore, pur in maniera assolutamente comprensibile in sede politica, non sia in buona fede.
Adesso ve la ri-racconto in maniera diversa, non come cercherei di far comprendere a mia madre, alla quale, in questo caso, non può interessare neanche come gliela racconto, ma come dovrebbero comprenderla i colleghi indipendentemente siano essi di maggioranza o di minoranza, che, comunque si dovranno confrontare, non soltanto in questo scorcio di legislatura, con il tema del costo della sanità, dell'efficacia e dell'efficienza della stessa.
Vedete, nell'ambito del lungo - non prolisso - intervento dell'Assessore Artesio - chiedo la cortesia agli Uffici di farmi avere, non appena sarà possibile e dopo le correzioni che eventualmente la collega Artesio vorrà apportare, il testo, perché ne ho bisogno - mancano essenzialmente due cose: i numeri, perché, tolti i numeri degli appartenenti ai gruppi di cure primarie, nell'ambito di questa relazione di numeri ce ne sono pochi, ma adesso li mettiamo, e le valutazioni svolte attorno a questo tema - non soltanto l'Aula ne è stata normalmente comprensibilmente, abitualmente esclusa - nell'ambito delle interrelazioni che l'Assessore e l'Assessorato hanno avuto con il mondo esterno.
Allora, cominciamo a mettere un po' di numeri: i medici di medicina primaria (medici di famiglia, chiamiamoli come vogliamo) sono circa 4.000/4.100. Tra l'altro, tolgo subito un dettaglio che costituisce un vincolo pesante, mi pare, alla difesa dell'Assessore Artesio: considero un errore quanto è stato fatto nel 2003, ma un errore per due errori non fa "uno a uno", fanno due errori. Poi, se vuole, traggo anche un auspicio: noi nel 2003 abbiamo sbagliato - non solo lì - e abbiamo perso le elezioni aspetto con una certa non dissimulata ansia che a questi errori arrivi la pena del contrappasso tra circa cinque mesi. Quindi, del 2003 si è già occupata la democrazia di questa regione, sancendo dei risultati; di quanto sta facendo lei se ne occuperà la democrazia di questa regione, se riusciremo ad informare.
Allora, 4.100 medici. Quanti sono i soggetti di questa sperimentazione? Non è chiaro, pur avendoci lavorato molto sopra, ma direi 200 o 300 in questa prima fase, non di meno, non di più.
Tralascio ogni aspetto - non di ironia, perché, in questo caso, non c'è alcuna motivazione per fare dell'ironia - su chi siano questi 200 o 300 e da chi siano coordinati, perché toccherebbe aspetti di stile che, oggi, non mi sembra il caso di sostenere con lei.
Per quanto riguarda i costi, nel nostro comunicato dicevamo che faceva nove milioni e 800. Rimaniamo sulle nostre cifre - nove milioni 800 mila euro, che fanno 20 miliardi delle vecchie lire, secondo noi - quando secondo lei, fa circa sette milioni e mezzo spalmati in tre anni; dopo verificheremo dove, eventualmente, c'è differenza di costi. Comunque siamo tra i 15 e i 20 miliardi di vecchie lire per 200-300 medici che, tradotto in maniera semplice, fa 24 mila 600 e qualcosa euro di costo per medico che partecipa a codesta sperimentazione! Lascio ai colleghi - specificatamente a quelli non medici - di tradurre 24 mila euro in lire e di valutare se questi siano commisurabili, a fronte di che cosa? A fronte di una lunga relazione sindacale, che parte da prima del novembre 2008, quando l'Assessore ci ricorda la delibera, e vede un sindacato come lo SMI rifiutarsi di firmare l'accordo e credo intraprendere un percorso di vertenza formale presso gli organi competenti - per i non comprendenti e non vedenti lo SMI è gestito in maniera molto evidente e trasparente da un direttivo regionale che è totalmente affine al centrosinistra con cui stiamo dialogando in questo momento - vede la struttura dei medici pediatri rifiutarsi di firmare l'accordo; vede un ampio dibattito del mondo della FIMMG, che vede tutte le Province contrarie; vede la FIMMG di Torino - si sa che Torino è l'origine e la fine di tutti i problemi politici di questa Regione - avere un dibattito che tra l'altro, continua perché si stanno organizzando riunioni operative sulla questione, a cui non sempre - evidentemente ci risulta da altri impegni - l'Assessore può partecipare. Il dibattito è comodo quando lo si può gestire ex cathedra, un po' meno quando si va a spiegare agli altri 3.800 medici perché non sono d'accordo sui 24 mila e 600 che questa delibera assegna loro come sperimentazione.
Rimuovo anche un dubbio sulla copertura: palesemente, la prima delibera del 4 agosto - chissà perché si assumono le delibere il 4 agosto? Probabilmente perché avevamo appena terminato i lavori consiliari - era scoperta. Ci sono due elementi che lo giudicano, ci sono le dichiarazioni non so se verbalizzate in Giunta - da parte del Vicepresidente Peveraro che in quella delibera si rifiutò di essere presente, credo memore dei consigli ricevuti, tra gli altri, anche dell'Assessore Cavallera. Ove non bastasse il sintomo di quella Giunta, c'è la delibera del 7 settembre perché a cercare di mettere un tardivo coperchio sull'illegittimità formale non copertura arriva una delibera postuma - 7 settembre - che copre quanto il 4 agosto non era coperto.
Adesso arriviamo al merito, non vedo dell'ironia. Come ha detto giustamente - si fa per dire - l'Assessore Artesio, questa delibera è proprio difficile da tradurre. Vorrei che qualche collega non medico, ma anche medico - siamo generosi - prendesse i testi e cercasse di tradurli.
Noi ci abbiamo lavorato e non siamo neanche sicuri se li abbiamo tradotti bene, ma vi aiuto un po': "Per fare conoscere l'attività lavorativa i medici dovranno esporre in studio un cartello dove verrà indicata la modalità di organizzazione dell'attività sanitaria" - cartello! Tradotto: 982 euro all'anno - "Se l'attività ambulatoriale viene erogata per almeno il 60%" - il primo anno 50, perché gli obiettivi impegnativi non possiamo darceli tutti subito - "su appuntamento, i medici percepiranno 1.965,6 euro all'anno". Siamo in quella che, in un momento di nobiltà, l'Assessore chiama "l'accesso", cartelli e appuntamenti. Poi andiamo al concreto perché arrivano anche punti importanti.
Nell'ambito di una selva di acronimi in cui persino uno come me che fa questo lavoro si perde, cito l'AMO - ci ho messo un po' a capire cos'era al di là delle battute! - l'Ambulatorio Medico Orientato - ve lo dico, così quando affronterete la delibera farete meno fatica di noi a tradurlo. Lo si suddivide in due: rischio cardiovascolare e rischio di sovrappeso e obesità.
Cosa facciamo per quelli che hanno tendenze al cardiovascolare? Premetto: non potendo sapere chi saranno i medici, è stata scelta una media. Diciamo che un medico abbia 1.000 pazienti - dice la delibera diciamo che il 97% sia sopra i 18 anni, quindi il panorama statistico verrà serissimamente monitorato, essendo nati dei dubbi su questo. Da adesso in poi, giorno per giorno, esattamente come è stato fatto sugli altri termini poi lo fa l'AReSS, vorremo mica avere dei dubbi che l'AReSS ci monitorerà queste cose a tranquillità di tutti! - cosa monitoreremo? In ordine alla prevenzione, per quanto riguarda il cardiovascolare...



(Scampanellìo del Presidente)



BURZI Angelo

Sia gentile, così evito di irritarmi subito e di esprimere l'irritazione.



PRESIDENTE

Era solo un...



BURZI Angelo

Sarò veloce, ho praticamente finito.
Per il primo anno bisogna monitorare una pressione arteriosa - una attenzione - una circonferenza vita, una registrazione del fumo, dell'alcol e dell'attività fisica nel 30% degli assistiti, che, essendo 970, ammontano a 291.
A fronte di questo sforzo - oserei dire, ai margini, che nemmeno Ippocrate l'avrebbe accettato, si sarebbe strappato la barba dicendo "non si può pretendere dai medici tutto ciò subito" - gli diamo 2.948,4 euro all'anno, il primo anno; il secondo anno, c'è già stato questo grosso allenamento e passiamo a misurare gli stessi parametri - non a quelli di prima, li abbiamo già fatti - ai rimanenti 582 pazienti dei fantomatici 1.000 che fanno parte dell'universo di questo simpatico gruppo di cure primarie. Sempre 200/300 dei 4.100 medici che fanno parte dell'universo dei medici di famiglia di questa regione. L'anno successivo, ovviamente, 2.948.
Gli altri esempi cercateveli voi, perché anche quelli sull'obesità non sono male.
Aggiungo, per vostra informazione, che i medici di famiglia oggi ricevono 3,50 euro per assistito, per la segretaria (nel caso in cui se ne avvalgono) e quattro euro l'anno per assistito per l'infermiere (nel caso in cui se ne avvalgono). Questa è la regola che esisteva ex ante.
Da lì in poi, a favore di coloro che faranno parte dei gruppi di cura primaria l'ASL, che ha le risorse che tutti conoscete (tant'è vero che il sistema di pagamento sta riscuotendo un grossissimo successo, e parlo della vostra efficacia nei termini di pagamento, anche al di là di questa provincia) ha in carico il 70% delle spese complessive dello studio (affitto, riscaldamento, luce, acqua e altro) e oltre ai 3,50 euro per segretaria e ai quattro euro per l'infermiera, questo rimborso viene aumentato del 25%.
Questa è una deliberazione che è molto, molto, molto al di là di ogni forma di decenza.
State attenti: non sono mica preoccupato per i nove milioni e 800 mila ma sono preoccupato perché, facendo le riforme in peius, chiunque si sia occupato, anche solo superficialmente, di riforme sindacali, sa già che gli altri 3.800 non vorranno più che a costoro non vengano dati, ma li vorranno anche loro! Quindi, saremo tutti contenti, perché finalmente tutti avremo una pressione arteriosa monitorata almeno una volta al giorno, il nostro medico avrà il cartello esposto, ci riceveranno per appuntamento e ci diranno che dobbiamo smettere di fumare! Se questo costa 24 mila e 600 euro in più all'anno per medico, cosa volete mai? Il diritto alla salute è un diritto primario.
Arrivederci e buon lavoro!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Ho motivo di pensare che le cifre che prima sono state ricordate siano fondate, così come non ho dubbi sul fatto che l'Assessore abbia riportato correttamente tutto ciò che è stato siglato.
Mi limito a questa modesta osservazione: noi abbiamo fatto una scelta importante di sostenere i gruppi di cure primarie e lo stiamo facendo avendo deciso di destinare a questi gruppi risorse molto significative.
Tuttavia, la mia preoccupazione, oltre che essere relativa all'effetto sul lungo periodo di questa decisione, si concentra soprattutto sull'effetto comparazione che comporta questa scelta, cioè aver sostanzialmente riconosciuto, seppure in via sperimentale, circa il 30% in più di compenso a chi fa questa sperimentazione. Quindi il mio timore - lo dico molto semplicemente - è che questo possa determinare un effetto o di trascinamento oppure di insoddisfazione nei confronti dei medici che non fanno la sperimentazione, che magari la faranno, ma non si sa se la faranno e, soprattutto, di tutti i medici che non potranno diventare parte di un gruppo di cure primarie, perché è scontato che i gruppi si possono fare solo laddove la densità abitativa è tale da poter rendere opportuna la costituzione di un gruppo di cure primarie, sguarnendo la presenza territoriale in cambio di un più forte servizio complessivamente assicurato.
Dunque, è inevitabile che l'80 o l'85% (non so: saranno state fatte delle stime), comunque la grandissima parte dei medici non potranno far parte dei gruppi di cure primarie. Che cosa diremo a questi di fronte al fatto che conoscono la differenza di retribuzione fra i loro colleghi certamente un po' più impegnati, ma forse non così troppo impegnati, in più rispetto alla remunerazione aggiuntiva che viene riconosciuta? Assessore, questa è la mia vera preoccupazione Penso che verosimilmente sarebbe stata opportuna un po' più di forza nella trattativa per ottenere quell'importante risultato. È vero quanto lei dice, e cioè che siamo di fronte ad un'iniziativa sperimentale, ma mi auguro che poi in corso di sperimentazione si faccia anche maggiore approfondimento sulle questioni economiche, perché queste hanno certamente dei riflessi non soltanto, ripeto, sul bilancio in prospettiva, ma anche sull'effetto comparativo tra un medico che può o potrà far parte del gruppo di cure primarie e quanti invece non potranno farne parte.
Il fatto che si sia fatto riferimento ad accordi contrattuali svolti in luoghi e in tempi precedenti, secondo me, giustifica solo in parte il valore del riconoscimento economico che è stato dato.
In sostanza, nell'esprimere soddisfazione per questo accordo importante, avanzo anche delle preoccupazioni sull'effetto complessivo della portata economica dell'accordo stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Ho ascoltato non soltanto il collega Lepri poc'anzi, ma in modo particolare anche la relazione dell'Assessore e la replica assai piccata del Consigliere Burzi su questo tema.
Credo che sia abbastanza facile fare un'operazione come quella che ha fatto il Consigliere Burzi, a dispetto dei santi, nel senso che decidere di rendere caricaturale o prendere, fior da fiore, esempi che possano servire alla causa del proprio intervento è forse anche facile, ma secondo me non aiuta un dibattito anche approfondito che intorno a questo tema noi ci apprestiamo a fare.
L'Assessore ha riferito, secondo me non prolissamente, ma con una serie di dati comparativi che dicono di un impegno al rispetto anzitutto verso le cittadine e i cittadini, ma un impegno complessivamente preso rispetto non soltanto ad un programma, ma anche ad un sistema, che è il nostro sistema sanitario, su cui noi tentiamo di intervenire, perché, non volendo fare battute facili, non si tratta solo di richiamare il Piano Socio Sanitario in quanto prevedeva e prevede l'istituzione dei gruppi di cure primarie.
Sono convinto che il Piano Socio Sanitario non sia un feticcio, come qualcuno invece sostiene; penso che non sia un feticcio nella misura in cui esso trova delle realizzazioni che ne qualifichino l'esistenza e che quindi, non ne fanno semplicemente un elemento astratto.
Intanto, questa sperimentazione - tra l'altro, iniziata già da tempo e che si dovrebbe concludere con un gruppo di cure primarie per ogni Distretto - è esattamente la prova pratica che c'è qualcuno che sta provando a fare sul serio. Lo si desume quando l'Assessore Artesio dice che ci sarà un certo tipo di controllo basato non semplicemente su principi o sugli indicatori generali, ma basato su un rilievo diretto della soddisfazione dei cittadini.
Quindi, c'è una "cartina di tornasole" da cui nessuno può scappare: n l'Assessore Artesio, né la Giunta.
Quindi, rispetto a quanto si chiedeva, cioè rispetto ad una verifica puntuale che chiedeva il Consigliere Burzi, penso che questa sia una sfida aperta che noi accettiamo e che l'Assessore Artesio, in primis, accetta: un impegno di tipo programmatico che però sfocia in realizzazioni pratiche messe a verifica con le modalità che dicevo prima. Lo dico anche ai colleghi dell'opposizione: attenzione, è un impegno che prova ad avere quel profilo all'interno di un contesto che non è solo il Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte, perché è il Piano Socio Sanitario nazionale che prevede un impegno verso questo tipo di realizzazioni.
Ci sono fondi nazionali che, come è già stato detto, sono vincolati a questo scopo, quindi non è una bizzarria di questa Regione, né è l'Assessorato alla sanità che si inventa queste questioni.
Delle caratteristiche tecniche, della capacità di mettere insieme più figure professionali e di fare lavorare ha già detto l'Assessore, ma voglio ricordare anche, perché forse questo è sfuggito, due cose, la prima delle quali ha a che fare con il sistema complessivo e mette in luce come questo elemento delle cure primarie si colloca nel funzionamento del sistema complessivo e degli impegni che noi ci siamo presi e che cominciamo a verificare.
Nel momento in cui stilavamo il Piano Socio Sanitario ancora presente l'Assessore Valpreda, abbiamo detto che per noi era importante arrivare ad una giusta definizione del servizio puramente ospedaliero e - per essere rozzi - che tutta una serie di filtri dovevano essere posti prima degli ingressi in quel servizio, perché altrimenti tutto era concentrato nell'ospedale; tra l'altro, c'era bisogno (credo sia argomento cui i colleghi del centrodestra non siano insensibili) di tenere sotto controllo la spesa, a proposito delle osservazioni sul come si spende.
Penso che alcune delle misure che questa Giunta ha messo in campo per governare la spesa e per rimodulare i servizi verso le persone stanno già dando dei risultati. Andiamo, per esempio, a verificare di quanto sono diminuiti gli accessi alle strutture ospedaliere, rispetto ai filtri che abbiamo iniziato a mettere in campo.
Penso, ad esempio, che l'attivazione di questa misura, oltre che a corrispondere al Piano Socio Sanitario, ci aiuti a mettere in conto una verifica di questo tipo, cioè a capire come il sistema cambi e cambi in meglio, aiutandoci, persino, a governare la spesa.
Naturalmente, per arrivare a questo accordo - che io penso sia assai significativo e spero possa andare a compimento con una sperimentazione, un gruppo di cure primarie per ogni Distretto - c'è stata una trattativa più volte richiamata anche in quest'aula, con diversi soggetti sociali categorie professionali, in modo particolare con i medici che sono stati chiamati per il loro numero, per chi oggi, in qualche modo, partecipa a questo tipo di sperimentazione e per la possibilità o meno di accedere a questo tipo di sperimentazione.
Credo sia compito di qualsiasi amministrazione e di qualsiasi Assessore attento, con una mentalità che tende a costruire una riforma, avere ben presenti quali sono gli attori in campo; sentire ed ascoltare quali sono le loro prerogative, quali sono le loro spinte, anche banalmente sindacali, le loro richieste. Penso che questo sia assolutamente giusto e penso, tra l'altro, che sia stato fatto.
Vorrei ricordare a quest'Aula e a tutti i colleghi che questo tipo di rapporto, in modo particolare con i medici di Medicina generale ma non solo, è stato problematico, come lo è sempre stato anche in passato, nel senso che lì si sono appuntate - e si appuntano e, molto probabilmente, si appunteranno - anche delle resistenze. Il fatto è che, comunque, uno status su un modo di lavorare e una retribuzione di un certo tipo sono difficili da scardinare; c'è la difficoltà a far passare l'idea, persino tra i medici, che si faceva sul serio.
Sì, si faceva sul serio: abbiamo scritto delle cose che volevamo applicare; eravamo disponibili ad avere anche un impegno economico maggiore, a fronte di prestazioni che dovevano cambiare. Cari colleghi questo tema c'era, c'è e continuerà ad esserci. Lo richiamo semplicemente perché, molto probabilmente, in tutta questa vicenda, c'è stato qualcuno anche all'interno della categoria medica, che ha un po' traccheggiato e poi, quando ha visto che si faceva sul serio, ha pensato bene che, forse anche se tardi, si poteva saltare sul carro. Ma forse non era più possibile.
Questo elemento - è inutile negarcelo - c'è; ma ciò non significa che con la categoria medica non si debba continuare a trattare e non si debba continuare a coinvolgerla. Lo dico perché è uno degli elementi che hanno caratterizzato tale vicenda, a proposito di chi c'è e di chi non c'è, di chi può fare la sperimentazione e di chi non può farla. È troppo facile pensare che non si faccia sul serio e poi arrivare all'ultimo momento dicendo: "Se la Giunta fa sul serio, forse vale la pena capire che si fa all'ultimo momento".
La Giunta ha fatto sul serio e credo che abbia anche seguito un percorso chiaro, trasparente, di impegni reciproci e assolutamente sorvegliati.
Faccio un'ultima battuta, nei quaranta secondi che mi rimangono. Mi rivolgo al Consigliere Burzi: vorrei tanto che la stessa veemenza, la stessa attenzione, la stessa energia la rivolgesse, per esempio, anche al tavolo Stato-Regioni dove, a proposito di sanità, si sta discutendo di un cosiddetto nuovo Patto per la salute: Non so come si faccia a definirlo Patto, visto che l'atteggiamento del Governo, fino ad ora, è stato quello di dire: "Questo è lo schema che ti proponiamo: o mangi questa minestra, o salti dalla finestra".
In quello schema che le Regioni, fortunatamente, stanno alquanto contrastando, il Fondo Sanitario Nazionale è continuamente sottostimato (a proposito di risorse che non si sanno mai dove prendere); si è detto che gli standard per quanto riguarda i posti letto, il personale e avanti di questo passo, devono diminuire, quindi devono peggiorare - Consigliere Burzi, a proposito di cose che peggiorano.
Vorrei tanto che i colleghi, tutti, ad iniziare da quelli dell'opposizione, avessero un po' più di interesse e di attenzione anche per questi argomenti. Quando c'è uno schema generale che va verso quel modello, altro che di risorse che si devono spendere in più! Si parlerà ahimè - di tagli che non sono semplicemente una partita ragionieristica, ma che peseranno come un macigno sugli abitanti di questa regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Assessore, questo è un argomento che non può non creare un minimo di imbarazzo da parte di chi si accinge a parlare, in quanto rappresentante di un partito di coalizione di maggioranza. Ritengo che su questo tema un passaggio, o anche più di un passaggio, in Commissione si sarebbe dovuto fare. Non sono sufficienti dei passaggi sui quali si sorvola su determinati argomenti in incontri di maggioranza di qua e di là. Sappiamo come spesso si svolgono le riunioni di maggioranza e ne conosciamo anche gli esiti, non sempre molto soddisfacenti in termini di conclusioni concrete.
Parlare per parlare, si può parlare di tutto, ma prendere delle decisioni condivise è un'altra cosa. Su questo argomento, personalmente esprimo una contrarietà sul piano dell'investimento. Quando si è votato il Piano Socio Sanitario, avevo avanzato delle proposte, condivise anche da altri colleghi di questa assemblea, a prescindere dalle collocazioni politiche. Quando si crede in qualche cosa di buono, penso che non debba contare se si è destra, di sinistra o di centro.
Credo e continuo a credere - e lo ribadirò sino alla fine, finché avr voce - che prima che in altri settori si sarebbe dovuto fare un grande investimento nella prevenzione. Era un accordo che avevamo assunto, che avevate assunto, e che ritengo non sia stato rispettato. Rispetto ai gruppi di cure primarie, c'è qualcuno che si preoccupa del fatto che solo una minima percentuale di medici rispetto al numero totale potrà usufruire dell'aumento degli emolumenti mensili. Ciò non mi preoccupa.
Se fosse un esperimento in cui io riponessi massima attenzione e ci credessi, lo considererei uno scotto da dover pagare, nel senso che non è possibile fare un esperimento coinvolgendo tutti. Se qualcuno, quindi, pu essere avvantaggiato in quanto prescelto nella prima fase sperimentale, non mi sembra che sia un grandissimo vulnus. Il problema è un altro.
Il problema è: possiamo rispondere con assoluta certezza che i medici che appartengono a questa prima categoria di prescelti abbia risposto siano stati scelti, comunque e sempre, con criteri di totale imparzialità rispondendo a requisiti - oggettivi, non lo so - ed è quello che sempre di più mi ha turbato nell'ambito della sanità: la mancanza di parametri oggettivi di scelta.
Ritengo che nella sanità, ancor prima che in altri settori si debbano individuare parametri che non siano vincolati agli interessi di parte, e che quindi si prestino ad una scelta soggettiva. Questi debbono essere completamente eliminati. Questo è possibile farlo; è ovvio che ci vuole la volontà per farlo, ma è possibile.
Detto questo, ritengo che questo tipo di sperimentazione, nonostante il costo, alla lunga non porti nessun beneficio, perché se l'obiettivo è quello che vogliamo far passare rispetto al potenziale alleggerimento dei carichi di pronto soccorso, ritengo che non sia quella la via da seguire.
Può anche essere fatta una sperimentazione in tal senso, cosa che peraltro risale a molto tempo fa come idea, ma non ci porterà da nessuna parte.
In questa regione, occorre investire su quello screening, per età e sesso, di cui si è parlato, relativamente al quale erano state date ampie garanzie, ma ora giace tutto sulla carta. Questo non va bene, perch significa non comprendere l'importanza dei "tagliandi di manutenzione". Il corpo umano è più delicato di una vettura, di una macchina e, se una macchina ha bisogno di costante manutenzione, il corpo umano ne ha bisogno ancor di più, quindi voler stendere un velo su questa problematica significa non mettere a fuoco il problema reale.
Ridurre, con una prevenzione ben fatta, l'incidenza di malattie anche gravi, significa ridurre nel tempo i costi per il servizio sanitario questo o lo si capisce o mi si deve obiettare, magari in modo ideologico sul valore della prevenzione. Non ci sto, però, che, dopo aver preso accordi relativamente a questi argomenti, non si parli più degli stessi e si investa denaro pubblico su questioni nelle quali sinceramente credo molto poco. Credo molto poco, perché i medici sono pagati profumatamente rispetto agli operatori degli ospedali, e ci sono delle funzioni alle quali avrebbero dovuto assolvere senza quegli aumenti di stipendio che si è ritenuto di attribuire loro.
Pertanto, se i medici si prestano a svolgere un servizio sperimentale potranno essere gratificati in qualche altra maniera, ma non in un modo così oneroso per il bilancio.
Quei soldi - ripeto - si sarebbero dovuti spendere o investire per avviare un processo sperimentale di screening per età e per sesso: a trent'anni dovrebbero essere fatti obbligatoriamente degli esami per scongiurare determinate malattie, a 40 altri, così come a 50 e 60, e così via. Incentivazioni per chi segue le indicazioni e disincentivazioni per chi non lo fa.
Su questo intendo continuare la mia battaglia, perché ritengo sia un elemento importante, che innanzitutto va compreso. Quando è compreso, va fatto proprio e poi applicato. Grazie.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ritengo, e l'abbiamo detto in molte occasioni, che le sperimentazioni siano un po' quanto è mancato nel corso di questa legislatura, in tema di sanità. Molti colleghi, anche del nostro Gruppo consiliare, hanno avanzato alcune proposte, alcune delle quali peraltro sono state accolte all'interno del Piano Socio Sanitario - ma ci torneremo - che non sono state attuate come se un'iniziativa o si attua nell'intera regione o non si può attuare.
Le sperimentazioni, in realtà, sono uno strumento utile per verificare se un sistema funziona o meno. Una sperimentazione, però - lo dico anche al collega Buquicchio - deve essere sostenibile, perché è evidente che essendosi trattato di una trattativa sindacale, è come se nella chiusura dei contratti di qualunque categoria si garantisse un aumento di stipendio assolutamente rilevante, ma potessero beneficiarne solo le prime tre imprese che adottano il contratto, e quelle successive non potessero più farlo.
Purtroppo è quello che sta accadendo: si è investito in modo rilevante rispetto a questa sperimentazione che, rispetto alle finalità, è condivisibile. È condivisibile, cioè, che all'interno dei medici di base vi possano essere maggiori servizi per i cittadini. Era ben comprensibile però, che questo avrebbe messo i medici di base su piani differenti, ed è quanto è avvenuto in particolar modo per i gruppi di cure primarie, per le agevolazioni economiche che sono state previste per i medesimi.
Esistono molte realtà torinesi, ma soprattutto nei primi Comuni della cintura, dove alcuni medici, e, di conseguenza - è questo che a noi principalmente interessa - i cittadini, hanno servizi inferiori rispetto ai residenti dello stesso comune, senza possibilità di scelta. Non è che i cittadini che non riescono ad accedere al gruppo di cure primarie, salvo rarissimi casi, possono decidere di cambiare il medico, scegliendo un medico che aderisce al gruppo di cure primarie, perché il tetto massimo dei pazienti consentito è saturo.
Non vi è la possibilità economica, salvo ovviamente un'impossibilità a sostenere questo sistema da parte della Regione Piemonte, pertanto oggi abbiamo, moltiplicando il numero dei pazienti per i medici, circa 20/30 mila cittadini piemontesi che beneficiano di una serie di servizi, mentre la rimanenza dei cittadini non può beneficiarne.
Ancora: i gruppi di cure primarie funzionano laddove esiste un centro abitato, che è un capoluogo di Provincia o un grosso Comune, o comunque un Comune dai 5/10.000 abitanti in su. Nei piccoli Comuni questo servizio non può funzionare, perché vi è un solo medico di base a disposizione dei cittadini.
evidente che in quel 60% dei Comuni che hanno meno di 2.000 abitanti una modalità simile non è perseguibile. Sono state messe in atto altre modalità che consentano - questo è l'aspetto che a noi più interessa, al di là della sostenibilità economica della sperimentazione - ai cittadini piemontesi di avere gli stessi servizi da parte dei loro medici di base? No, nel senso che un cittadino piemontese che abita in un Comune piccolo o medio non potrà avere questo tipo di servizi.
Erano possibili altre modalità - noi non diamo alcun suggerimento all'Assessore, al limite sarà oggetto del programma del centrodestra perché la sanità piemontese, in alcune sperimentazioni anarchiche, ovvero non indicate dall'Assessorato alla sanità, in realtà sta già individuando delle modalità a costo zero per la sanità piemontese, utilizzando i dipendenti della sanità piemontese, che garantiscono ai cittadini di avere servizi pari ai gruppi di cure primarie.
Aggiungo che alcuni dei gruppi di cure primarie utilizzano locali di Amministrazioni comunali o locali pagati dalle Amministrazioni comunali perché vi è anche questo, non c'è solo il 70% di riconoscimento dell'ASL ma anche un intervento o economico diretto in termini di contribuzione oppure indiretto (non cambia niente ai fini di ciò che uno deve spendere) in termini di disponibilità dei locali che alcune Amministrazioni comunali non solo hanno dato in comodato d'uso gratuito, ma hanno anche ristrutturato, quindi con una spesa per l'erario, sia esso l'Amministrazione comunale o sia l'Amministrazione regionale, poco cambia.
Vi è poi un aspetto che, secondo noi, è quello centrale, sul quale sono state fatte alcune sperimentazioni che funzionano. L'Amministrazione regionale investe alcuni milioni di euro per i gruppi di cure primarie.
Tralasciando il dettaglio che correttamente ricordava il collega Burzi, che è oggetto della delibera, chiedo se tutto ciò porta a un risparmio economico, in quanto i cittadini usufruiscono meno, per esempio, del servizio della medicina privata convenzionata. È un costo che ha la Regione perché, recandosi presso i gruppi di cure primarie, utilizzano meno quel servizio? A oggi, mi risulta non è stato verificato, mentre questo deve essere un presupposto che potrebbe garantire la sostenibilità. In sostanza io investo 10, ma se non risparmio 10 e risparmio otto rispetto all'investimento che ho fatto, dando un servizio migliore ai cittadini che non si debbono recare presso un poliambulatorio, ma possono fare l'esame del sangue piuttosto che tutta una serie di esami all'interno del gruppo di cure primarie, oltre ad aver garantito un servizio migliore, ho anche un risparmio economico. Questo c'è? Boh! Ma credo che la risposta "boh" sia anche quella che ha, a oggi, l'Assessorato.
Esiste un ultimo aspetto, secondo noi, fondamentale. Il Piano Socio Sanitario, quando venne discusso in Commissione prima e in Consiglio poi accolse un emendamento presentato, fra gli altri, dal sottoscritto e dal collega Buquicchio e firmato da molti altri colleghi, che prevedeva un investimento importante in termini di prevenzione. Questa è certamente un'occasione perduta perché, se a fronte di un investimento economico simile, il fattore di prevenzione è quello indicato all'interno della delibera, è un'occasione che in qualche modo si è persa.
Sarebbe anche importante - cosa che abbiamo ricordato più volte al Consigliere Rostagno - vedere, a due anni dalla sua approvazione, quanti pezzi di Piano Socio Sanitario sono stati approvati. Per esempio, per quanto riguarda la prevenzione, sarebbe interessante sapere quanto è stato fatto rispetto a un'indicazione che prevedeva prima un dato circostanziato e cioè un chek-up gratuito a tutti i cittadini piemontesi sopra i 35 anni e che invece, correttamente, è stato poi trasformato in misura di prevenzione per tutti i cittadini piemontesi. Questo non è dato saperlo.
certamente un aspetto simile a quello di "prevenzione serena", cioè un intervento che ha in qualche modo riguardato tutte le donne ultraquarantenni della nostra Regione, ma a oggi non è dato conoscerlo.
Queste sono alcune problematiche che solleviamo, non tanto e non solo sull'aspetto della spesa, perché posto che questa è una Regione che, come molte altre, dovrebbe porsi il problema di come contenere la spesa senza ridurre i servizi, che dovrebbe essere il cuore del ragionamento che fa un'istituzione regionale per non diventare soltanto l'agenzia della sanità vi è un altro aspetto da considerare: eroghiamo maggiori servizi e spendiamo di più. Va bene, nel senso che questo deve poi essere compatibile con un bilancio sostenibile, ma qualora un bilancio fosse sostenibile, il fatto che si eroghino maggiori servizi a una spesa maggiore, anch'essa compatibile aggiungo, potrebbe essere un indirizzo di politica sanitaria condivisibile. Ma temiamo che non sia avvenuto ciò in questa riflessione per tanti problemi che sono certamente di carattere economico, ma sono soprattutto - ed è la cosa che ci preme sottolineare - rivolti al fatto che oggi i cittadini piemontesi hanno servizi differenti aderendo allo stesso sistema sanitario regionale e pagando per quel sistema la stessa retribuzione in termini di tasse per il mantenimento del servizio stesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente. La discussione che stiamo facendo è una discussione postuma; avremmo preferito, in qualche modo, affrontare invece questo argomento in altri tempi e in altri luoghi, magari un pensiero o un contributo avrebbe potuto consentire all'Assessorato e alla maggioranza di raggiungere un risultato migliore di quello che stiamo raggiungendo ed ottenendo.
I gruppi di cure primarie facevano parte del nostro Piano Socio Sanitario, ma soprattutto facevano parte del nostro programma di governo.
Noi pensavamo che una maggiore disponibilità dei medici di famiglia fosse indispensabile per offrire, a livello territoriale, un servizio migliore ai cittadini e che rispondesse meglio ai bisogni di salute dei cittadini stessi.
Scusi, Presidente, può chiedere al Consigliere Rabino di abbassare la voce, poiché mi disturba? Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Rabino, il richiamo è appropriato, perché è da un po' che la osservo, ma chiedo di abbassare il tono della voce a tutti i presenti per riuscire a portare a termine la discussione.



BOETI Antonino

Dicevo, una maggiore disponibilità dei medici di famiglia. Abbiamo sempre detto mille volte che gli eccessi dei codici bianchi ai pronto soccorso sono figli di un'insufficiente risposta territoriale: se uno ha mal di pancia alle quattro del pomeriggio e se quel giorno il suo medico di famiglia svolge l'attività ambulatoriale al mattino, inevitabilmente va in pronto soccorso. Cose ovvie e devo dire, alla fine della legislatura, anche un po' banali.
Noi siamo d'accordo con il principio che ha ispirato la sperimentazione e il lavoro che l'Assessore e l'Assessorato hanno fatto. Credo che i gruppi di cure primarie, però, non debbano diventare piccoli ospedali sul territorio. Vedo con preoccupazione i gruppi enormi di cure primarie, vedo con preoccupazione l'ipotesi di fare i prelievi e gli esami di laboratorio all'interno dei gruppi di cure primarie.
Abbiamo faticato molto, con l'obiettivo di risparmiare, a chiudere i laboratori analisi territoriali. Penso a Collegno, dove c'era ancora un laboratorio analisi sul territorio; l'ospedale di Rivoli e quell'ASL dispone di altri quattro ambulatori ospedalieri: tanto valeva trasferire il personale, ottimizzando in qualche modo la scelta, ottenendo anche un risparmio economico.
Credo che i gruppi di cure primarie, appunto, non debbano diventare piccoli ospedali, perché poi corrono il rischio di non raggiungere l'obiettivo che ci siamo proposti.
Un altro obiettivo che avevamo, a dire il vero, era quello di diminuire le pratiche burocratiche che, a detta dei medici di famiglia, rappresentano un ostacolo alla loro disponibilità e al loro tempo di visita rispetto ai pazienti. In tempi non sospetti, avevamo proposto un progetto, che poi abbiamo lasciato cadere, che era quello di far sì che gli specialisti direttamente, come succede in altre parti, prescrivessero sui loro ricettari gli esami che poi i medici di famiglia debbono ritrascrivere in un lavoro che è anche po' becero, perché si finisce per passare una parte del proprio tempo a trascrivere quello che gli specialisti hanno scritto e prescritto. Però questa è una roba a cui l'Assessorato non è interessata e gli Assessori che si sono succeduti non hanno ritenuto di prendere in considerazione, per cui, sotto questo profilo, non abbiamo cambiato una virgola e le cose continuano ad andare esattamente come andavano prima.
Tuttavia, alla fine siamo d'accordo sul principio che ha ispirato questo provvedimento. Abbiamo anche noi qualche perplessità, naturalmente ripeto, una perplessità postuma e la diciamo per quello che vale.
Vi è, ad esempio, il problema dei paesi di montagna, dove non è possibile costituire il gruppo di cure primarie, dove però il medico prende una cifra diversa rispetto a quello che prende un medico che fa parte della sperimentazione per svolgere esattamente lo stesso lavoro, anzi devo dire che i medici che fanno i medici di famiglia in montagna si fanno carico di un lavoro che è più impegnativo rispetto a quello che fanno i medici in pianura, perché per i cittadini in pianura è più facile andare al pronto soccorso; invece in quei luoghi la risposta deve essere migliore.
Così pure l'investimento economico: mi sembra sinceramente eccessivo.
Se tutti i medici di famiglia facessero parte dei gruppi di cure primarie se tanto mi dà tanto, si tratterebbe di un investimento di 50/70 milioni di euro, che mi sembra eccessivo rispetto a quello che il progetto dovrebbe garantire.
Ometto la questione politica e il fatto che ci siano 3.700 o 3.800 medici che restano fuori dalla sperimentazione, che possono non essere felici di vedere che invece altri 200/300 aumentano considerevolmente il loro stipendio. Ciò, da un punto di vista politico, può creare qualche problema a cinque mesi dalle elezioni, ma naturalmente non ci preoccupiamo di queste cose, perché è giusto che ognuno persegua il suo obiettivo e il suo programma, indipendentemente da quello che questo può comportare.
L'ultima cosa che voglio dire è questa: ha ragione Deambrogio quando dice che - e questo lavoro, conoscendo l'Assessore, sono sicuro che c'è stato - il coinvolgimento delle associazioni e di coloro che hanno titolo per parlare di queste cose è stato fatto. Sicuramente c'è stato ed è stato fatto un buon lavoro.
Penso che ogni tanto, ma lo dico alla fine della legislatura per quello che vale, anche un coinvolgimento dei Consiglieri regionali che hanno passione per questi argomenti, qualche volta, può non essere malvagio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla tutela della salute e sanità

Ha ragione il Consigliere Burzi. In due anni faccio fatica ad apprendere, e quindi chiedo scusa all'Aula, perché ho investito l'Aula di una serie di informazioni di dettaglio, immaginando che l'interesse e la curiosità fosse quella di conoscere i contenuti specifici dell'attività dei gruppi di cure primarie, quando invece gli argomenti sui quali interessava discutere erano alcuni altri. Quindi, cercherò di recuperare il mio ormai irrecuperabile deficit, di cui - come dice il Consigliere Burzi - il Consiglio conta di liberarsi con le prossime elezioni amministrative.
Alcune precisazioni per il verbale. Non è vero che i pediatri non hanno aderito. Abbiamo l'accordo dell'11 settembre, in cui si scrive "condividendo sulla necessità posta dalla parte sindacale di sperimentare gruppi di cure primarie". Dopodiché, chiedono anche la possibilità, laddove il pediatra non è partner del gruppo di quattro, di sperimentarne alcuni in campo pediatrico.
Seconda osservazione: le organizzazioni sindacali che hanno siglato l'accordo. Io ho l'abitudine di considerare che chi firma assume la responsabilità di ciò che firma, a prescindere dalle discussioni interne dell'organizzazione e quindi del clima con il quale ha firmato.
Sottolineo che abbiamo siglato questo accordo con l'organizzazione sindacale di maggiore rappresentanza, che rappresenta 2.200 medici rispetto alle altre organizzazioni sindacali che ne rappresentano rispettivamente 500 e 200. Per la verità, non è che non abbiano siglato l'accordo di agosto: non avevano siglato quello che non aveva valorizzazioni economiche sui criteri dei gruppi di cure primarie, perché una non era sottoscrittore del contratto collettivo nazionale e non poteva sedere al tavolo delle relazioni sindacali in Regione; l'altra non condivideva il principio di cure primarie, cosa del tutto lecita. Salvo che poi i medici iscritti alle organizzazioni sindacali anche non firmatarie, con posti di rilievo nelle stesse, fondano gruppi di cure primarie. Ma questo appartiene all'autonomia professionale.
Terza osservazione: questioni di contenuto, che riprendo solo perch non sono state comprese e quindi io sono stata incapace di spiegarle. Mi rivolgo in modo particolare al Consigliere Buquicchio, per il cui intervento sono francamente molto rammaricata.
Intanto credo che, a posteriori, potrà veder riconosciuto alla Regione Piemonte il raggiungimento degli obiettivi di prevenzione definiti dai livelli essenziali di assistenza. Questo ce lo riconosce il livello nazionale, il famoso tavolo di controllo dell'adempienza del LEA e questo governo, probabilmente, come si dice, nemo propheta in patria.
Ma non sono dispiaciuta per questo, perché siamo tra le poche Regioni che dedicano ai fondi per la prevenzione la quota dovuta dagli obiettivi nazionali e anche dai livelli di copertura previsti dagli screening oncologici; sono però spiacente per il fatto di non essere riuscita a spiegare che proprio l'idea della prevenzione diffusa sulla popolazione è un principio dei gruppi di cure primarie. E lo dico meglio.
In un Paese in cui ogni bambino che nasce ha un pediatra di libera scelta e in un Paese in cui ogni sedicenne fino all'età adulta, matura e vecchia ha un medico di medicina generale, noi pensiamo proprio che il controllo sull'andamento della sua salute debba avvenire ogni due, ogni tre, ogni quattro-cinque anni in centri specializzati che praticano screening? O non pensiamo che la sorveglianza per la prevenzione sia in capo a quel pediatra di famiglia e a quel medico di medicina generale? Raccogliendo l'indicazione della sorveglianza sulla popolazione abbiamo messo in capo ai gruppi di cure primarie, esattamente sul rischio cardiocircolatorio e sul rischio di obesità, questa funzione di monitoraggio e di screening, che riguarda tutta la popolazione dai sei anni in su. Apparirà ridicolo, ma non è mai successo che si alzasse il telefono o si mandasse una lettera per invitare tutti i bambini dai sei ai 16 anni ad un controllo annuale dei valori relativi al rapporto peso corporeo altezza, pressorio e resistenza alla respirazione.
Sarà ridicolo andare una volta all'anno a farsi misurare la pressione (che tanto lo fanno pure le farmacie), ma non era mai successo che dai 18 anni in su tutta la popolazione venisse chiamata negli studi di medicina generale per valutare l'esposizione al rischio cardiocircolatorio, il primo anno coprendo fino al 30% delle chiamate e il secondo fino al 60%.
Credevamo che fosse prevenzione e che fosse un'interpretazione della proposta di screening. Non è così? Ovviamente, me ne scuso per non averne dato un'interpretazione corretta. Credo quindi che ai medici di famiglia vada detto che non sono gli attori della prevenzione, secondo le interpretazioni di questo Consiglio regionale o di parti rilevanti di esso.
Terza questione: non ci si interessa degli accordi precedenti. Anch'io non me ne interesserei molto volentieri. Peccato che, come ci si preoccupa che una sperimentazione, definita nel tempo e nello spazio, possa fare storia, così gli accordi precedenti hanno fatto storia. E da quelli si parte, dai benefici ottenuti; anzi, c'è un'agilità straordinaria nelle relazioni sindacali, perché un accordo così costoso come quello dei gruppi di cure primarie ha fatto così storia che - udite, udite! - remunera di 2,36 euro orari la contattabilità ed è inaccettabile, tanto che per la contattabilità sulla pandemia le stesse organizzazioni sindacali chiedono sette euro orari. Per cui si finirà di spendere in tre mesi quello che i gruppi di cure primarie prevedono di spendere in tre anni. Ma questo sarà colpa delle difficoltà di relazione sindacale dell'Amministrazione! Anzi delle Amministrazioni, visto che succede anche in Toscana e in altre regioni.
Quindi, concludendo: i pochi prescelti. Io non so chi prescelga; io so che c'erano dei criteri chiari, che i territori erano informati delle deliberazioni. Quindi, dire che ci sono "i prescelti" significa dire che i Direttori di distretto o tutta la filiera dell'organizzazione dell'assistenza territoriale - e questa credo sia stata un'affermazione grave - individuano senza criteri i prescelti - perché prescegliere significa individuare senza criteri - e che quindi a livello dei distretti sanitari e dei nostri responsabili ci sono comportamenti non trasparenti.
A me non sembra, perché a chi si candida chiediamo di rendere evidente la coerenza tra quei criteri e la possibilità di accedere. Ma la cosa sulla quale vorrei soffermarmi, e che in quest'aula nessuno ha sollevato, è il criterio della possibile diseguaglianza. Mi sembra che il Consigliere Vignale abbia fatto un'osservazione molto ragionevole.
Certo, sperimentare modelli differenti per poterli poi generalizzare o del tutto abbandonare, se non efficaci, vuol dire cominciare con una diseguaglianza. Magari la stessa diseguaglianza che il paziente incontra se ha la fortuna di incontrare quella percentuale di medici che fanno già da soli tutto quello che farebbero nel gruppo di cure primarie. Perché ora si parla dei gruppi di cure primarie, ma i medici lo facevano già tutti prima.
E questi fortunati sono già diversi rispetto a quelli che invece non hanno avuto questa fortuna.
Una cosa che a me sembra interessante è questa. E non è vero che l'accordo non prevede il riconoscimento di altre forme che non siano il gruppo di cure primarie per quei territori che non possono praticare il gruppo di cure primarie. Noi stiamo cercando di trovare una misura programmata verso certi obiettivi predefiniti, che se non avessimo fatto come tentativo, non potremmo neanche rimuovere ed accantonare. Lo stiamo facendo per vedere se un punto del Piano Socio Sanitario risponde solo a delle affermazioni filosofiche oppure se, nei fatti, cambia il modo di erogare l'assistenza.
In questo senso, alcune popolazioni avranno dei benefici, altre no.
Sempre in questo senso, le popolazioni saranno orientate a comportamenti di scelta e di revoca: è forse questo che impaurisce o infastidisce? L'impegno di una buona Amministrazione, una volta visti i risultati, è quello di provare a generalizzare.
Credo che siano altre le questioni che ci dovrebbero preoccupare: ad esempio, come il pubblico riesce a rendere disponibile i luoghi ove organizzare le cure primarie. Perché qui è stato giustamente detto che sono patrimonio delle ASL e patrimonio dei Comuni. C'è poi il tema del patrimonio messo a disposizione dal terzo compatibile. Quanti in questo Consiglio regionale si sono occupati o interrogati (o lo faranno) sulla compatibilità rispetto alle attuali sedi degli studi professionali? Credo che questo, insieme alla valutazione degli indicatori di efficienza dei gruppi di cure primarie, sarà anche un interessante esercizio di trasparenza. Noi pensiamo che l'assenza del conflitto di interesse passi anche dal rendere evidente l'impossibilità di utilizzare delle sedi che, sia pure a prezzi convenienti, possano però prefigurare una sorta di conflitto di interessi.
Nei gruppi di cure primarie ci siamo preoccupati anche di questo principio: cominciare a controllarlo da qui e, magari, estenderlo al controllo delle altre situazioni diffuse - non è un caso che ci sia qualche agitazione in altri ambienti - è un altro dei criteri che, dal punto di vista della trasparenza, volevamo perseguire.
Sono quattro precisazioni di contenuto rispetto ad altrettanti contenuti espressi nel dibattito. Ovviamente, la valutazione sul merito appartiene alla legittimità delle posizioni politiche.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Artesio.
Vi ricordo soltanto che quella dell'Assessore non era una replica; si è trattato di puntualizzazioni rispetto alla prima parte del suo intervento e della discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Intanto non so se fosse una replica, un bon bon o un cioccolatino: rimane il fatto che in quest'aula, per lungo tempo, si è discusso in quale modo le comunicazioni della Giunta regionale dovevano essere rese e conseguentemente, che tipo di dibattito ne seguiva.
Premesso che tutte le volte che la Giunta interviene ritengo che sia un arricchimento di quest'Aula, per lungo tempo si è ritenuto che fosse compito della Giunta aprire l'intervento in comunicazione e che fosse diritto o dovere dei Consiglieri replicare.
Pertanto, non so se sono precisazioni, non so se sono caramelle o bon bon, ma per me è una comunicazione della Giunta e quindi io intervengo perché la Giunta ha appena comunicato.
Non vorrei che l'Assessore si confondesse, perché qualora l'Assessore lo facesse, significherebbe ineludibilmente che non sono stato chiaro: non è compito di questo Gruppo, e non rientra nemmeno nella sua storia essere stato sinora il "difensore" dei sindacati del mondo dei medici di famiglia.
"Sindacato" mia madre lo legge spesso come "centrosinistra" (lei lo dice in un altro modo, perché è una fervente berlusconiana, per cui dice: "Sindacato-Comunisti", ma bisogna perdonarla, perché ha 89 anni!).
Fa specie (in piemontese si dice "fa sgiaj", così anche i miei amici del Gruppo della Lega sono più attenti) vedere che nell'ambito di una Giunta di centrosinistra, che si è sempre appellata un tempo alla partecipazione, alla dialettica, ai tavoli, ai salotti, alle organizzazioni di colloquio, in questo caso... Ma se l'Assessore ritiene che io abbia torto, non vi è alcuna difficoltà, nell'ambito della IV Commissione, a sentire di nuovo che cosa le attuali organizzazioni sindacali pensano.
Gliele ricito: FIMMG, che ha firmato l'accordo; SNAMI, che all'epoca non faceva parte della delegazione trattante, mentre adesso sì (lei sa bene credo, quale sia l'opinione della SNAMI nell'ambito di questa delibera); lo SMI credo che lo conosca. E poi, siccome ne abbiamo sentiti tanti, abbiamo sentito tutti, credo che si possano sentire anche altri soggetti, in modo che lei, ove avesse dei dubbi, sentisse il polso attuale di coloro che rappresentano i medici. E poi sentiamo i medici.
Ma al di là dei medici, mi permetto una considerazione: credo che ci possiamo fare un'idea noi, da noi stessi. A mio avviso - ma è soggettivo invece che attribuirsi come merito il fatto che finalmente venga misurato l'EPA dei vostri bambini, ci sono fior di studi che credo siano arrivati anche sul suo tavolo da parte dei centri di medicina sportiva torinese (o piemontese), che è sempre stato uno dei momenti di eccellenza: il fatto che le nostre generazioni siano sovrappeso, lo sappiamo già. Forse sarebbe ora non soltanto di misurare pagandoli - scusi se lo ripeto, perché la misura è una cosa, ma è l'onere della stessa che io trovo particolarmente interessante, abbia solo pazienza, ma ci arrivo nell'ambito di questa serie di acronimi - 2.948,04 euro all'anno, ma sarebbe il caso di prendere il bilancio (sa quella cosa che, nell'ambito suo, è totalmente fuori controllo? Ma poi ci arriveremo, perché farà parte di puntate più diverse e più serie quando parleremo di risorse) e investire (noi diamo dei suggerimenti) per esempio nelle attività sportive dilettantistiche, che tendono, a nostro avviso, a ridurre il problema dell'obesità, che non c'è più bisogno di misurare, perché è noto, tantomeno di misuralo pagando 2.948 euro a 200 o 300 medici che non so se siano prescelti o scelti. Ma se lei volesse, per cortesia, raccontarci quali siano stati i consulenti del suo Assessorato che abbiano fornito le competenze di queste delibere, citandoli per nome e cognome, faremmo in questo modo una bella opera di trasparenza finalmente potremmo verificare se, per caso, alcuni di questi consulenti non siano anche titolari dei primi gruppi di cure primarie: così vediamo se questa cultura, che lei dice della contrapposizione di interessi, si sposa o meno con un'operazione che definire "clientelare" è offensivo per i clientes.
Questo è molto al di sotto del clientelismo.
Adesso, se l'Assessore vorrà replicare, non ho fretta. perché in qualche modo questi quattro mesi e mezzo li dobbiamo passare preferibilmente qui. Io, ovviamente, andrò avanti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, possiamo dichiarare concluso il punto 4) all'o.d.g.
Tratteremo nel pomeriggio il punto 3) all'o.d.g., "Svolgimento interrogazioni e interpellanze", con gli Assessori presenti.
Come concordato, è convocata la Conferenza dei Capigruppo in Sala A.
Il Consiglio è dunque convocato per le ore 14.30, come da comunicazione a vostre mani.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.24)



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