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Dettaglio seduta n.453 del 30/06/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



(Alle ore 10.02 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.40)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Caramella, Cattaneo Chieppa, Laus, Lepri, Moriconi, Robotti, Spinosa e Valloggia.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Patrimonio culturale regionale (linguistico, etnologico, folcloristico, storia locale)

c) Impugnazione del Governo avverso legge approvata dal Consiglio dei Ministri


PRESIDENTE

L'Avvocatura della Giunta regionale, con nota del 25 giugno, ha comunicato che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha impugnato, con ricorso in via principale alla Corte Costituzionale, la l.r. 11/2009 del Piemonte, avente oggetto "Tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio linguistico del Piemonte", per violazione dell'articolo 6 della Costituzione e dell'articolo 2 della legge 15 dicembre 1992, n. 482.
L'Ufficio di Presidenza nella seduta del 29 giugno 2009 ha espresso parere favorevole alla costituzione in giudizio a difesa dell'Ente.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

d) Dimissioni componente della Giunta regionale regionale, Assessore Sibille


PRESIDENTE

Comunico che, con DPGR n. 58 del 25/6/09, la Presidente della Giunta regionale Bresso ha preso atto delle dimissioni dell'Assessore Sibille dalla carica di componente della Giunta regionale e ha confermato temporaneamente quanto stabilito dal DPGR n. 42 del 4/5/2009, che prevede che le funzioni dell'Assessore venissero esercitate dal Presidente della Giunta regionale con la collaborazione dell'Assessore Ricca per le funzioni relative allo sviluppo della montagna e foreste e dell'Assessore Borioli per le funzioni relative alle opere pubbliche e difesa del suolo.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interventi regionali a sostegno delle famiglie e delle imprese colpite dagli eventi alluvionali dell'aprile 2009 e dei danni provocati dalle nevicate invernali (sessione straordinaria richiesta, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, dai Consiglieri Cavallera, Cotto, Pedrale Burzi, Leo, Caramella, Cirio, Botta, Guida, Casoni, Boniperti, Toselli Rossi, Leardi, Ferrero, Vignale)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del punto 2) all'o.d.g. Ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, il Consiglio regionale è oggi convocato in seduta straordinaria per discutere del tema "Interventi regionali a sostegno delle famiglie e delle imprese colpite dagli eventi alluvionali dell'aprile 2009 e dei danni provocati dalle nevicate invernali", su richiesta dei Consiglieri Cavallera, Cotto, Pedrale, Burzi, Leo, Caramella, Cirio, Botta Guida, Casoni, Boniperti, Toselli, Rossi, Leardi, Ferrero e Vignale.
In qualità di primo firmatario della richiesta, la parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Abbiamo richiesto la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, che poi di fatto è andata volutamente al periodo successivo alle elezioni, perché ovviamente non era una richiesta strumentale di Consiglio ma ha esclusivamente la finalità di fare il punto sugli eventi che hanno colpito la nostra regione in modo molto acuto e critico nel mese d'aprile e verificare la realtà che stiamo vivendo, stante la consapevolezza che le vicende dell'Abruzzo hanno richiamato e stanno richiamando per tante ragioni l'attenzione del Parlamento, del Governo e della pubblica opinione.
Proprio perché si sono verificati degli eventi straordinari anche nella nostra regione, riteniamo giusto che il Consiglio possa affiancare la Giunta regionale in quella che è l'opera d'organizzazione degli interventi che possono fare capo alla Regione e anche nell'opera di rappresentanza degli interessi piemontesi, con le necessarie sollecitazioni - che credo non abbiano colore politico - nei confronti della Protezione Civile e dell'attenzione che il Parlamento rivolge a situazioni di questo tipo con adeguati provvedimenti.
Se era impensabile che nel provvedimento dell'Abruzzo fossero inseriti altri eventi, adesso è chiaro che quelli che sono o saranno i passaggi parlamentari che possono avere una rilevanza ed una disponibilità per l'inserimento delle nostre esigenze devono ovviamente essere utilizzati tutti.
Com'è successo nel passato in diverse occasioni, l'auspicio è di avere un'attenzione forte, anche bypartisan, perché in questo modo dobbiamo perorare, proporre ed ottenere interventi assolutamente necessari ai nostri territori, alle nostre popolazioni e a coloro che sono stati colpiti.
Credo che in questa sede sia sufficiente ricordare sommariamente, ma poi lo farà l'Assessore nella sua relazione, che vi sono ancora aperte questioni sia dal punto di vista delle infrastrutture, e quindi delle opere idrauliche che devono essere completate, e naturalmente poi si pongono invece delle questioni relative agli interventi che, sulla base delle leggi vigenti, per quanto riguarda le abitazioni civili, le attività produttive e le attività agricole, sono assolutamente necessari da prevedere e da attuare. Naturalmente ferma restando la necessità di graduare gli interventi in relazione a quelle che sono le esigenze.
Per esperienza, ho vissuto situazioni del passato di questo tipo e tutti gli interventi sono sempre iniziati da acconti, da interventi più limitati seguiti poi da interventi di completamento e di ripristino definitivo, che ovviamente marciano anche di pari passo con quelle che sono le risorse messe a disposizione dal livello nazionale.
Dobbiamo ricordare che il sistema - e lo posso testimoniare personalmente - di protezione civile locale e regionale è imperniato fortemente su quelle che sono le forze comunali e provinciali, in stretto collegamento con le Prefetture, quindi con le forze dell'ordine e le forze tecniche dello Stato, ad iniziare dai vigili del fuoco.
Ritengo che il sistema di protezione civile indubbiamente ha funzionato, perché ovviamente è un sistema allestito da tempo, con le forze adeguate, sostenuto anche dalla Regione da un punto di vista finanziario ed organizzativo. Sotto questo profilo potremmo affermare che, viste le opere idrauliche già realizzate complessivamente, l'evento poteva essere tranquillamente classificato tra quelli fronteggiabili con le forze regionali. Però c'è il problema delle risorse, giustamente tutti si sono prodigati per la dichiarazione dello stato d'emergenza a livello nazionale quindi adesso ci si attende l'intervento dello Stato attraverso un'ordinanza di protezione civile, che metta a disposizione le prime risorse e poi un intervento di completamento con le risorse necessarie.
Qui la Regione, a mio avviso, deve - e lo dico all'Assessore, che da poco sta seguendo la vicenda - entrare a piedi giunti sull'AIPO, perché la competenza politico-nominalistica è comunque della Regione per tutte le opere idrauliche, anche quelle dei fiumi di maggiore rilievo, che poi sono gestite attraverso questa struttura regionale ed interregionale che è l'AIPO. L'AIPO ha già utilizzato risorse disponibili in altre regioni per altre emergenze, quindi in questo caso i 10, 11 o 12 milioni (poi ci dirà l'Assessore) che sono necessari ad esempio nella città d'Alessandria e dintorni devono assolutamente essere messi a disposizione. Naturalmente qualora non fossero più disponibili per ragioni contabili, perenzione di residui e quant'altro, occorre comunque fare uno sforzo per far sì che queste opere possano partire prima delle piene autunnali, perché il completamento degli argini nella zona alessandrina, la sistemazione finale dei famosi Rio Loreto e quant'altro, con le necessarie paratoie di chiusura ed eventualmente la realizzazione degli impianti di pompaggio da utilizzare in caso di piena, chiaramente deve essere fatto per tempo.
Insomma, non possiamo più accettare che, dopo aver risolto il 95% (dico una percentuale per farmi intendere, certamente non ho velleità statistiche) dei problemi, alla fine questo 5% che rimane aperto determini l'allagamento di delimitate località. Ad esempio, conosco quelle della città di Alessandria e delle zone circostanti perché la gente si trova in casa uno o due metri d'acqua, deve buttare via il mobilio, deve rifare il pavimento e gli intonaci. Adesso queste persone sono lì che aspettano.
Rendiamoci conto che, per fortuna, l'evento, pur essendo stato pesante, è stato limitato negli effetti deleteri e proprio per questo, a mio avviso si presenta la possibilità di un intervento rapido.
La rapidità, qualora non ci fosse completamente dal livello nazionale credo che debba essere in via iniziale surrogata da parte della Regione. Di qui la richiesta di mettere queste persone e queste piccole attività economiche (il ristorante lungo la strada, l'artigiano che è stato allagato, ecc.) in condizioni di un primo ripristino delle loro normali funzioni. Ci sono i provvedimenti adottati nel 2000 e in altre occasioni che possono essere seguiti pedissequamente per delineare in qualche modo un percorso.
Non si chiedono miracoli a nessuno, anche perché sappiamo che le risorse sono limitate, ma interventi graduati in rapporto alle necessità impellenti e alla gravità dell'evento.
Poi, insieme al completamento delle opere idrauliche che prima ho richiamato, vi è anche la questione dei terreni agricoli che sono compresi dentro gli argini realizzati dopo le grandi alluvioni degli scorsi anni.
Occorre trovare una soluzione, perché lì vi sono cascine e case ubicate in zone collinari e che si trovano, a differenza del passato, dentro un sistema arginale stabile che ha resistito alle piene, che determina la salvaguardia della città, ma anche l'allagamento di queste porzioni di territorio.
Finché si tratta solo di terreni e avendo avuto delle piogge non eccezionali, ma delle piogge alluvionali, la situazione comporta danni irreparabili per la campagna agricola e quindi bisogna ripristinare magari le cotiche coltivabili che ci sono, ecc. Soprattutto occorre, a mio avviso trovare - qui il discorso è anche verso l'Assessore Taricco - delle forme di coesistenza per il futuro, visto che il problema assicurativo non scatta o scatta solo a determinate condizioni. Insomma, qui occorre veramente lavorare anche di fino, come si suol dire, per dare le giuste risposte a coloro che la storia e l'ubicazione ha posto da decenni e da generazioni familiari in determinate condizioni.
Credo che questa mattinata di discussione dei problemi di una parte dei nostri cittadini venga svolta ovviamente con la consapevolezza che si deve anche chiedere e sollecitare il livello governativo per interventi più massicci e consistenti. Tuttavia riteniamo che, come la Regione al proprio interno ha trovato le risorse e le possibilità di intervento a fronte di altre problematiche di tipo sociale, di altre emergenze e di altri interventi significativi, possa trovare quelle poche o tante risorse necessarie per avviare una determinata procedura di ritorno alla normalità.
Ripeto: case allagate, piccole attività economiche interessate da questo fenomeno, situazione agricola. Volutamente non ho citato il caso emblematico del ponte di Alessandria, perché tutti si sono interessati di questa vicenda: il Comune, la Protezione Civile, la Prefettura, la Provincia, la Regione, ecc. Soprattutto dobbiamo guardare a quelle che sono le necessità dei cittadini. Io direi che, così come la norma di protezione civile per prima cosa prevede di salvaguardare le vite umane - e questo nostro sistema lo sta facendo in modo ormai efficace - una volta salvaguardate le vite umane, occorre anche interessarsi di quelle che sono le esigenze di queste famiglie e di queste attività economiche e trovare il modo per rimetterle in condizioni di svolgere un'attività normale, quindi fronteggiare la sfortuna che hanno avuto con un intervento straordinario della mano pubblica che ridia fiducia e favorisca il loro ritorno ad una condizione accettabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rutallo; ne ha facoltà.



RUTALLO Bruno

I recenti eventi alluvionali dell'aprile scorso hanno provocato gravi danni sia all'agricoltura sia alle opere pubbliche. La Provincia di Alessandria è stata duramente colpita da questi fenomeni, come già avvenuto nel recente passato. L'alluvione ha comportato, per esempio, la perdita quasi totale del prodotto dell'annata agraria e tutti ricorderemo una situazione di pericolo provocata dal ponte Cittadella, mettendo a rischio un intero quartiere (quartiere Orti).
Finalmente si è giunti alla decisione di demolire e ricostruire il ponte. Una demolizione e una successiva ricostruzione che dovrà essere supportata da risorse finanziarie adeguate, ad oggi ancora da reperire.
L'ammontare dei danni, per quanto riguarda il settore delle opere pubbliche, nella nostra Regione è di circa 192 milioni. L'evento alluvionale del maggio 2008, l'emergenza neve e l'alluvione del 2009 hanno causato danni per un totale di circa un miliardo e 900 milioni di euro, a fronte di circa 150 milioni di euro assegnati dallo Stato per gli eventi del 2008 e per l'emergenza neve: una cifra assolutamente insufficiente per supportare eventi di questa portata.
Il Governo ha proclamato lo stato di emergenza, ma non ha provveduto a garantire un'adeguata copertura finanziaria. Voglio ricordare che il Governo Berlusconi ha diminuito drasticamente i fondi per la difesa del suolo (31% in meno) nell'ultima finanziaria e, rispetto agli stanziamenti per la Protezione Civile, ha azzerato i 300 milioni previsti nel 2008 per il fondo regionale.
La Regione Piemonte ha ben operato, cercando di non far mancare alle aziende il sostegno necessario, ma è evidente che c'è una grave responsabilità a livello nazionale.
Voglio ricordare la grave situazione in cui versano molte aziende che si trovano in zone a rischio idrogeologiche. Sono aziende che facevano affidamento sui fondi previsti dalla legislazione per poter procedere a investimenti per la sicurezza ed ora si trovano in grande difficoltà e come loro, i lavoratori e le loro famiglie. Dal 1995 esiste un fondo alimentato attraverso un'imposta di bollo sull'invio degli estremi ai conto correnti bancari, per la messa in sicurezza del territorio. Un'impresa che ha sede in un'area a rischio se decide di spostarsi può accedere a degli incentivi. La finanziaria del 2007, Governo Prodi, aveva messo a disposizione 143 milioni di euro per consentire alle aziende di fare investimenti per la sicurezza. Ora questi fondi sono scomparsi. La stessa sorte è toccata al fondo per la messa in sicurezza, circa 150/200 milioni di euro previsti dalla legge 35 del 1995.
Molte aziende, pur avendo già stipulato il contratto con le banche, si trovano in una situazione di incertezza e non sanno se potranno procedere con gli investimenti. Il problema interessa circa 150 imprese, in particolare artigiane, prevalentemente a Torino, Cuneo, Alessandria ed Asti.
La Regione Piemonte vanta nei confronti dello Stato centrale un credito di alcune centinaia di milioni di euro. In Parlamento il centrodestra ha ripetutamente bocciato gli emendamenti proposti dal PD per sbloccare una situazione e far arrivare in Piemonte i milioni di euro promessi.
Condivido la volontà della Presidente Bresso, che ha chiesto risorse certe e adeguate per fronteggiare la ricorrente emergenza del tempo, nella regione.
Credo che il Consiglio regionale e la Giunta debbano porre in essere un'azione di pressione nei confronti del Governo, affinché le risorse dell'addizionale sull'imposta di bollo dei conti correnti vengano utilizzate per lo scopo prefissato, ovvero la messa in sicurezza del territorio e la delocalizzazione delle imprese che si trovano in zona rischio idrogeologico e affinché la sicurezza idrogeologica e territoriale venga considerata come una priorità nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Auddino.



AUDDINO Angelo

Grazie, Presidente. Ho visto il documento distribuito dall'Assessorato che devo ringraziare anche perché ci fa vedere, per chi non avesse ancora avuto la percezione sul territorio, come nell'evento dell'alluvione della primavera di quest'anno parecchie strade e parecchie località siano ancora in condizioni di grave pericolo e di isolamento.
Condivido lo spirito della maggior parte degli ordini del giorno che sono stati presentati, ed anche l'intervento illustrativo del Consigliere Cavallera, che è sempre attento ai problemi del territorio. Non sono per d'accordo ad immaginare che una situazione di questo genere possa essere interamente sopportata dalla comunità piemontese. Se il Piemonte dovesse intervenire con propri finanziamenti per tutte le opere che sono necessarie per questo evento e - lo voglio ricordare - anche per gli eventi alluvionali dell'anno scorso, che hanno visto anche dei morti nelle vallate del Pinerolese e del Cuneese - anche lì vi sono stati disagi e danni per parecchie decine di milioni di euro - non ce la farebbe.
Non abbiamo visto da parte del Governo centrale una disponibilità ed una solerzia a finanziare non dico in toto, ma almeno in parte ed in modo consistente questi danni.
Credo che la Regione abbia fatto bene - e lo dice anche la relazione a stanziare nell'immediato una parte di risorse (15 milioni di euro); da questa relazione si evince che da parte del Governo sono stati stanziati 10 milioni di euro, ma sono delle cifre molto inferiori ai fabbisogni, dove si parla di 447 milioni di euro. Quindi, a mio avviso, e lo dico anche ai colleghi dell'opposizione che qui sono minoranza, ma al Governo sono maggioranza, dobbiamo convincere il Governo: tutti insieme, dobbiamo convincere Berlusconi e Tremonti che se si vuole veramente dare motore all'economia, occorre incentivare le risorse da subito, spendendole per il territorio, affinché possano anche dare aiuto alla crisi economica da subito, non aspettare cinque o dieci anni come potrebbe essere l'opera grande del ponte sullo Stretto, magari con soldi che neanche sappiamo dove prendere, perché da subito si possono stanziare soldi e risorse per queste opere, che sarebbero immediatamente cantierabili.
Sono anche opere magari di poca entità, ma nel complesso si parla di grandi cifre; sono opere che da subito possono dare sicurezza alle popolazioni, prevenire ulteriori disastri, perché è ovvio che gli eventi alluvionali non sono programmabili, quindi sul fiume che ha esondato si potrebbe di nuovo verificare un evento ulteriore che non possiamo prevedere.
Credo che tutti insieme, maggioranza e opposizione, dobbiamo dare un segnale forte al Governo, che di questi problemi si deve occupare, non soltanto con opere d'effetto, opere d'annuncio, che non hanno ricadute immediate, ma con opere che sono molto importanti per le nostre popolazioni, soprattutto per le popolazioni dei Comuni più periferici, le Comunità montane, i Comuni di montagna, che, come sappiamo, ancora oggi hanno impegnato grande parte dei loro bilanci semplicemente per togliere la neve e rattoppare le strade. Le opere più consistenti, però, sono tutte da realizzare. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Clement.



CLEMENT Gian Piero

Quando nella Conferenza dei Capigruppo si è discusso di convocare un Consiglio regionale straordinario sui temi dell'alluvione, ho ritenuto opportuno chiedere che il tema fosse anche allargato alle problematiche legate alle nevicate di dimensioni eccezionali, avvenute nella nostra regione nel dicembre 2008.
Queste nevicate sicuramente eccezionali hanno determinato una situazione di grande criticità in moltissime vallate del nostro territorio pensiamo che in quei giorni molte strade che portavano nelle valli, nelle località più alte di queste, sono rimaste chiuse, le popolazioni sono rimaste isolate per parecchi giorni e, se non ricordo male, solo nei giorni immediatamente precedenti la festività natalizia (22, 23 e 24 dicembre) molte strade furono liberate anche per dare la possibilità, a località la cui economia gravita in larga misura sul turismo, di non perdere questa grande opportunità.
Sicuramente la neve è stata, nella stagione 2008/2009, una grande opportunità per la nostra regione, perché è sicuramente servita a sostenere il turismo invernale, che è una componente importante e qualificante dell'economia delle nostre valli alpine.
Queste nevicate, però, non hanno solo un risvolto positivo, ma hanno significato pesantissimi danni.
Ricordo un ordine del giorno che questo Consiglio regionale ha approvato all'unanimità alla fine di marzo, in cui i danni allora erano stati conteggiati in circa 450 milioni di euro. Si trattava di danni esclusivamente legati ai beni pubblici (strade, muri) o danni legati alla necessità di dover intervenire con somma urgenza, per rimuovere la neve o ripristinare la viabilità per poter raggiungere alcune località.
In quella data l'ordine del giorno nacque perché, a fronte di un disastro di questo genere, la somma stanziata dal Governo si aggirava complessivamente attorno ai dieci milioni di euro, quindi con l'impossibilità di intervenire in moltissime situazioni.
Pertanto, credo opportuno oggi tentare di capire, tutti assieme, come si sta evolvendo questa situazione, se sono stati predisposti ulteriori interventi da parte del Governo ed, eventualmente, come la Regione si sta attivando, proprio come si chiedeva in quell'ordine del giorno.
Vorrei, inoltre, porre l'accento su un'altra vicenda, sempre collegata a quella eccezionale nevicata: nel mese di marzo, era ancora impossibile raggiungere molte località montane, molte strade erano ancora chiuse e le località più alte erano coperte da metri di neve.
Ora, finalmente e faticosamente, in alcune località la neve si è sciolta permettendo così di arrivarvi, ma questo ha permesso anche di scoprire ulteriori danni ingentissimi in moltissimi alpeggi delle nostre valli alpine. Sappiamo come gli alpeggi siano un pezzo significativo ed importante dell'economia montana, sicuramente per il reddito che riescono a produrre, ma anche per la caratterizzazione nel settore gastronomico dei nostri territori.
Ormai anche l'immagine della nostra regione è legata a grandi produzioni di diversi tipi di formaggio di assoluta qualità, assoluta eccellenza e assoluta riconoscibilità. La situazione degli alpeggi che si sta verificando in questi giorni è, anche questa, di grande criticità.
Molti locali sono stati danneggiati gravemente, alcuni sono stati spazzati via da slavine e altri sono nelle condizioni di non poter assolutamente ricevere l'attività che si svolge prevalentemente in questi mesi estivi.
Alcuni giorni fa, su alcuni giornali, anche Carlin Petrini parlava della transumanza e del percorso rievocativo che si fa da Saluzzo verso le valli alpine e metteva il dito nella piaga di questa vicenda. Quindi, credo che questo sia un ulteriore elemento di criticità legato a quella nevicata.
In Aula, questa mattina, era presente anche l'Assessore all'agricoltura, quindi magari ha qualche informazione in più rispetto a questa situazione e ci può dare conforto.
In conclusione di questo mio intervento, che serve a motivare la richiesta di approfondimento di discussione su questi temi, vorrei ancora evidenziare una situazione di grande fragilità dal punto di vista idrogeologico del nostro territorio, che emerge sia in riferimento alla neve, sia in riferimento alle alluvioni. Emerge cioè una situazione dove sarebbero necessari interventi mirati, studiati, anche molto costosi.
Purtroppo, sembra che non si riesca a costruire politiche che vadano in questa direzione, ma siamo sempre a rincorrere gli eventi, a tentare di risolvere i problemi dopo che i disastri si sono verificati o addirittura in molti casi, non tenere assolutamente conto di situazioni di oggettiva instabilità e di rischio idrogeologico, per esempio, nel momento della pianificazione di nuove costruzioni sul nostro territorio.
Credo che tutto questo meriti degli approfondimenti, anche perché molti danni sono sicuramente riparabili anche a fronte di interventi costosissimi, ma alcune volte, purtroppo, i danni non sono più riparabili perché, come è successo in Val Pellice l'anno scorso, quando queste alluvioni provocano la scomparsa di alcune persone il danno non può essere riparato.
Quindi, discutiamo pure, discutiamo in maniera approfondita su come risolvere i problemi causati da questi danni, su come intervenire, su come tentare di chiedere al Governo il suo impegno diretto su queste vicende, ma non dimentichiamo che, a monte di tutto questo, c'è una situazione largamente disastrata del nostro territorio, e che se non si interviene prontamente con elementi correttivi di riduzione di tutta una serie di interventi e di iniziative per favorire una sistemazione dal punto di vista idrogeologico del territorio, ci troveremo quasi sistematicamente tutti gli anni a discutere di problemi di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabino.



RABINO Mariano

Grazie, Presidente.
La discussione di oggi, in Consiglio regionale, in qualche modo era stata anticipata nella II Commissione (se non ricordo male) due settimane or sono.
Naturalmente, è una discussione importante ed è giusto che sia approdata all'attenzione del Consiglio regionale, in modo che davvero tutti i colleghi Consiglieri e la Giunta regionale al suo completo abbiano contezza e consapevolezza della gravità della situazione.
Proverò a dirla così: in Italia, si sta affermando un principio che credo sia molto grave, cioè a fatti calamitosi eccezionali non corrisponde una risposta eccezionale da parte delle pubbliche Istituzioni. Quando succede una grande calamità naturale, quale che sia, che non produce - lo dico con il minimo di cinismo possibile - vittime, le pubbliche Istituzioni non corrispondono un sufficiente intervento in termini di risposta. Questo è il principio.
Questo è il caso delle alluvioni di fine aprile-inizio maggio. Eventi eccezionali, straordinariamente eccezionali: per esempio, basta attraversare, ancora in queste settimane, come è stato già detto (e ringrazio i colleghi della Provincia di Alessandria) le Langhe o il Roero per rendersi conto qual è l'entità del danno prodotto. Quanti smottamenti quante frane, quanti danni a cose pubbliche e private.
Ebbene, in tutto questo tempo, vorrei dire, anche un po' alla faccia di tanto federalismo sbandierato, di tanta attenzione, a parole, di risorse che devono arrivare sul territorio, perché siamo padroni a casa nostra - io parlo, ma non mi addentro neanche, perché lo hanno ricordato alcuni colleghi, in particolare il Consigliere Clement, sul tema dei rimborsi per le eccezionali nevicate e mi fermo all'alluvione di fine aprile-inizio maggio - di fronte a tutto questo insomma che cosa ha fatto il Governo? Il Governo è venuto, neanche tanto tempestivamente, sul territorio di Langhe e Roero, ha fatto incontri a Canale e a Monforte, ha fatto correre tutti i Sindaci chiedendo loro di portare in fretta e furia certificazioni (diciamo pure, anche un po' sommarie e superficiali), ha promesso mari e monti dopodiché sono passate tre settimane da quegli incontri e verrebbe proprio da dire che la montagna ha partorito il topolino! Oltre ad una generica dichiarazione di "stato di emergenza", non vi è stata nessuna indicazione su nessun commissario ad acta per gestire questa emergenza e, men che meno, sulle risorse. Si potrebbe anche non nominare un commissario, ma come Governo si può indicare o individuare, nella Regione nella Provincia o in un qualche Ente subordinato territorialmente, l'attore per operare in questi momenti eccezionali, e a quell'Ente, a quella struttura, conferire risorse adeguate. Nulla di tutto questo.
Sta passando un principio veramente molto grave, per cui ad eventi eccezionali non c'è una risposta eccezionale, non ci sono stanziamenti eccezionali.
Lo dico, questo sì con un po' di cinismo, anche perché proprio ieri ero nelle terre d'Abruzzo in missione per il Consiglio regionale. Davvero, in questi casi, bisogna che ci auguriamo che scappi il morto, che ci sia qualche decesso in questi eventi eccezionali, altrimenti non c'è attenzione da parte dei grandi organi di informazione; di conseguenza, non c'è la sufficiente, reattiva e tempestiva risposta delle pubbliche Istituzioni, in questo caso del Governo centrale, dello Stato, se ha ancora un senso che si parli di Stato. Se non c'è, in momenti come questi, lo Stato, dove va a finire la sovranità nazionale? Dobbiamo chiedere al Consiglio regionale, dobbiamo chiedere alla Giunta regionale un'iniziativa formidabile, forte, di protesta, di richiesta, di rivendicazione nei confronti del Governo centrale per avere quello che è giusto, non per avere di più. Per vedere affermato il principio che, ad eventi eccezionali, ci sia una risposta eccezionale.
A questo proposito vorrei dire che il Governo è mancato sia sul versante delle risorse, ma anche sul versante di alcune richieste amministrative, tutto sommato di minor momento, di più ridotto peso.
Pensiamo alla richiesta, più volte ribadita, di consentire una deroga al Patto di stabilità per i Comuni che potessero intervenire con risorse proprie, laddove le necessità di ancora più somma urgenza lo richiedevano.
Pensiamo al Governo che gira la testa dall'altra parte quando gli si ricorda che dal 1994 esiste una norma che produce un gettito sull'invio degli estratti conto bancari, l'imposto di bollo sull'invio degli estratti conto bancari, che produce, ogni anno, oltre 400 milioni di euro. Dal 1994 ad oggi questi soldi non sono mai arrivati in Piemonte, né allora né oggi e ci auguriamo, invece, che arrivino domani. Pensiamo quante opere di ripristino, di ristorno, pubbliche e private, si potrebbero sistemare. Di fronte a questi eventi - parlo soprattutto per il mio territorio - è finita la stagione del mettere una toppa. C'è un problema, faccio un'opera di ripristino, di pronto intervento.
Il mio territorio - non so gli altri, parlo delle Langhe-Roero, parlo del Cuneese - è un'area che ha bisogno di un piano straordinario, di opere pubbliche, di prevenzione, di intervento dal punto di vista idrogeologico.
Non possiamo più immaginare solo interventi risarcitori e interventi riparatori. Abbiamo bisogno di un piano straordinario di opere pubbliche di interventi, di prevenzione, anche in considerazione del momento di crisi economica, immaginando, quindi, in termini di ciclo economico e di politiche economiche espansive, che cosa potrebbe produrre questo straordinario piano di opere pubbliche di prevenzione.
Così come credo che a questa Giunta regionale - lo so che già si è impegnata, ma sono convinto che lo farà ancora di più - non sfuggirà il tema che abbiamo più volte evocato anche in questo Consiglio: i Comuni virtuosi, cioè quei Comuni che, nel 1994, ricevettero parecchie risorse dallo Stato e curarono le pratiche di risarcimento ai privati. Molti Comuni restituirono allo Stato le risorse in surplus, ma molti altri Comuni invece, le trattennero e una discutibile norma della finanziaria 2007 consentì loro, sostanzialmente, di utilizzare le risorse trattenute per interventi di opere pubbliche generiche.
Questa operazione ha prodotto una più che comprensibile reazione parlo per la Provincia di Cuneo - di oltre una quarantina di Comuni. Stiamo parlando di circa otto milioni di euro, non stiamo parlando di risorse enormi. Molti Comuni sono insorti dicendo: "Perché abbiamo restituito correttamente le risorse allo Stato, mentre altri Comuni le hanno trattenute e poi lo Stato, con una sanatoria, ha acconsentito che li utilizzassero per altre operazioni?". Credo che anche su questo sia importante un'iniziativa forte del Consiglio regionale e della Giunta regionale.
Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Mi pare che la discussione inserita questa mattina si presti ad una serie di valutazioni che, in qualche modo, sono sempre eluse in casi come questi. Per esempio, personalmente, non sono più disponibile a lavorare e a discutere in una logica, che è stata anche in parte rappresentata questa mattina, di emergenza, a parlare di calamità naturale e via di questo passo. È del tutto evidente che non si può non vedere come alcuni cambiamenti generali, che non sono certo calamità naturali ma determinati dall'azione umana, influiscono ormai costantemente con una cadenza anche statisticamente rilevabile negli anni e che, a questi eventi, c'è una risposta.
Vediamo poi le responsabilità, naturalmente sentiremo anche l'Assessore Borioli, vediamo le inadempienze del Governo, che sicuramente non ci sono e le attenzioni mancanti di cui parlava il Consigliere Rabino. Tutto questo è molto vero, ma è altrettanto vero che, secondo me, quello che manca è riconoscere che ci troviamo in una condizione diversa cui i territori sono costantemente sottoposti e non sono più questioni di ordine eccezionale.
Allo stesso tempo, a fronte di questo, abbiamo delle risposte da parte delle Istituzioni e, più in generale, di chi si dovrebbe occupare di queste questioni che, secondo me, poco hanno a che fare con la lucidità e la razionalità di cui parlava il Presidente del mio Gruppo in conclusione del suo intervento.
Di questo sono convinto e credo che ci si deve disporre velocemente a riacquistare questo tipo di lucidità, quindi si fa una riflessione più complessiva, per esempio, sull'insieme della Pianura Padana a proposito di discussioni che vengono avanti intorno ad un asse fluviale importantissimo come il Po e i suoi affluenti. Se c'è un caso in cui è giusto parlare, non in termini ideologici o politici, della Pianura Padana è esattamente questo. Il problema è che quando si fa un ragionamento lo si spezzetta - lo fanno le istituzioni in primis - si ragiona sempre su settori di territorio e non si capisce che andrebbe fatto organicamente un discorso complessivo su questo povero territorio! Capisco che dire queste cose sia un po' come bestemmiare in Chiesa capisco che molti prima di me sono stati inascoltati, ma temo che questo deve essere l'approccio da qui in avanti. Anche quando si parla di interventi organici sul territorio - sono d'accordo con quanto diceva il Consigliere Rabino, se ho interpretato il suo pensiero - si parla di manutenzione del territorio. Quando dico manutenzione non penso semplicemente ad una catasta di opere pubbliche che si fanno tanto per fare e che non hanno il riferimento organico e complessivo di cui dicevo prima.
Se si fa un discorso organico di manutenzione del territorio, è del tutto evidente che questo va collegato anche a scelte politiche che non possono essere legate a questa o a quell'emergenza. C'è bisogno di ragionare intorno alla manutenzione ordinaria del territorio come scelta politica di fondo che le Istituzioni di diverso colore, sinora, non sono riuscite ad assicurare.
Detto questo in termini generali, provo a richiamare anche alcuni problemi che hanno riguardato l'Alessandrino e su cui si sta discutendo e dibattendo in questi giorni, a livello locale. Lo dico perché quello è un esempio su cui si può riflettere anche per capire come utilizzare in seguito i fondi e i soldi.
Si è parlato e si sta parlando, ad Alessandria, di abbattimento del cosiddetto ponte Cittadella. Penso che quello sia la prova che se continuiamo a rincorrere quasi emozionalmente l'idea di risolvere in modo sbagliato il problema, puntualmente continuiamo a sbagliare.
Ci sono studi cominciati già nel 1994 (ci ha anche lavorato l'Università di Padova che, com'è noto, ha la sezione che si occupa di questioni idrauliche molto avanzata) che dicono che, dopo quell'alluvione ci sono state una prima serie di studi e una serie di richieste a cui forse, anche la Regione non dovrebbe essere sorda. Esistono anche degli studi dell'Autorità di Bacino, che penso che la Regione dovrebbe implementare e verso cui dovrebbe avere un'attenzione un po' più precisa.
Studi in cui si parla del Tanaro e della pericolosità di quel fiume. Forse varrebbe la pena di capire quanto conta, sulle ondate di piena, l'insieme degli affluenti di quel fiume. Bisogna capire a che livello può arrivare la manutenzione di tutti quegli affluenti prima di parlare di Tanaro in quanto tale. Ci sono studi che testimoniano che le opere fatte dopo il 1994 sono servite per capire non solo quello che ci capita sotto il naso, ma quali saranno le ricadute susseguenti su tutto il territorio.
Gli interventi fatti nel 1994 e seguenti portano ad una capacità ulteriore del 20% sul fiume Tanaro in quanto tale. L'Università di Padova sta chiedendo da tempo, per esempio, di avere uno studio matematico da poter implementare su un tratto di circa un chilometro, che va dal ponte della ferrovia fino al ponte Cittadella, per capire esattamente quanto pu incidere la presenza di quel ponte. A quanto pare, non è assolutamente vero che quel ponte sia il problema dei problemi. Lo dico non perché sono tanto affezionato ad una presenza storica, ma sono affezionato a questo tipo di ragionamenti che continuano a non essere fatti. Lo dico anche perché qui c'è l'Assessore presente e penso che tutto questo debba essere attentamente valutato, anche perché quanto poi si verrà in Regione a battere cassa per avere dei soldi (lo dico fin da subito), il mio assenso su un'opera di quel genere non ci sarà.
Non ci sarà perché chiedo adesso di avere un approccio differente che in qualche modo, dimostri nei fatti che stiamo operando per fare davvero un'azione organica su tutto quel territorio. D'altro canto, come non vedere che su quel territorio occorrerebbe, per poter far fronte ad eventi alluvionali, una seria applicazione anche di aree di laminazione per permettere al fiume di divagare? Si faccia adesso, se serve, un accordo con gli agricoltori, ma non mi si venga a dire che "o si toglie il ponte Cittadella, altrimenti non se ne può fare niente", anche perché se tutti ragionassero in questo modo e se Alessandria ragiona per Alessandria, si finisce che poi a valle di Alessandria non si capisce bene cosa succede e di nuovo, si torna a quello che dicevo all'inizio, cioè al fatto che non c'è la capacità di guardare a quel povero fiume come ad un tutto organico per poter poi intervenire e, in qualche modo, vedere di far funzionare le cose! D'altro canto (è l'ultima cosa che dico), in altri paesi d'Europa si stanno smantellando addirittura gli argini. Credete forse che in quegli altri paesi non abbiano a cuore la sicurezza dei propri cittadini? No! Non è così. Evidentemente si prova ad avere un approccio al territorio di tipo diverso.
Ho fatto quest'esempio tutto centrato sulla Provincia di Alessandria non solo perché c'è un dibattito in piedi su quel territorio, ma perch credo che indichi una strada percorribile. Allora, se si devono investire dei soldi sulla manutenzione del territorio, senza arrivare ogni volta a chiedere ulteriori risorse per sanare dei danni, e se vogliamo guardare al futuro, penso che dovremmo proprio guardare in quella direzione. In pratica, far fare una torsione complessiva al nostro modo di guardare al territorio, al nostro modo di guardare ai fiumi e al nostro modo di guardare alle opere che già abbiamo e che qualche volta si sono trovate ad essere inutili, se non dannose.
Spero che si possa parlare ulteriormente di queste cose, ma non solo sulla pressione di un evento alluvionale come questo, perché se c'è un atto di responsabilità che noi possiamo fare è quello di agire esattamente oggi per il domani, avendo nella mente e nel cuore la tutela dei cittadini che diciamo di voler tutelare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Se quest'ultima alluvione ha avuto un'eco relativamente modesto per quanto riguarda i mass media, questo è dovuto al fatto che, per fortuna non ci sono stati morti, ma di danni ce ne sono stati e ce ne sono stati per un livello decisamente ingente. Anche in questo caso direi che non vi sono centri particolarmente colpiti ma c'è, invece, una diffusione dei danni su tutto il territorio piemontese, dall'alta montagna alle vallate.
Si sono registrati solo fenomeni di dissesto di tipo geologico, cioè numerosissime strade provinciali e comunali franate, mentre più a valle abbiamo il tipico fenomeno dell'esondazione dei fiumi che ha cominciato a colpire prima le pianure del Cuneese, per poi estendersi alle pianure dell'Astigiano e dell'Alessandrino.
C'è un fatto statistico di cui dobbiamo ormai tenere conto, ed è che questi fenomeni non sono più fenomeni straordinari ma sono diventati fenomeni che si ripetono ordinariamente tutti gli anni e, a volte, anche un paio di volte all'anno.
evidente che c'è qualcosa a monte che non va, qualcosa che si pu chiamare assenza di prevenzione, ma vi è anche un fenomeno molto più vasto cioè il fenomeno dell'urbanizzazione, spesso indiscriminata, per cui in passato si è costruito in zone alluvionali che erano e restano a rischio.
Vi sono però degli interventi che si potrebbero fare e che potrebbero addirittura, non provocare problemi di reperimento fondi. Basta guardare un fiume. A me succede, uscendo da Cuneo, di passare sui ponti del torrente Gesso e del fiume Stura e di notare che intorno a Cuneo i letti sono sufficientemente ampi e, per fortuna, a parte qualche zona, non si sono verificate quei fenomeni di urbanizzazione di cui dicevo prima, ma proprio dove i letti sono larghissimi si può notare un fenomeno di scorrimento delle acque del tutto anomalo: l'acqua è sulle sponde. Vi sono due rami d'acqua che sporgono sulle sponde. Il centro del fiume è completamente occupato da ghiaia, sabbia, pietroni, alberi e immondizia. Quando arriva l'alluvione e quando arriva la piena, l'acqua sale sulle sponde, continua a corroderle, porta via gli argini, quando ci sono, e al centro questi isoloni raramente vengono inondati, perché l'acqua non arriva a coprirli.
Ora, sarebbe semplicissimo autorizzare il prelevamento di questi materiali che sono dannosi, per il motivo di cui ho detto prima, oltre che inutili ma ottimi per le costruzioni, e con il ricavato realizzare opere di contenimento, quali gli argini, laddove servano. Nel caso specifico sarebbe sufficiente rimuovere questi materiali per eliminare completamente qualsiasi minimo pericolo di alluvione in quei tratti; invece, in altri punti sarebbe necessario costruire argini di contenimento, che si potrebbero realizzare con questi fondi.
Sempre in tema di fondi, voglio ancora rivolgere un richiamo ai colleghi del centrosinistra che attaccano pesantemente questo Governo e che, giustamente, hanno ricordato che dal 1994 vi è un'imposta sull'invio degli estratti conto che doveva finanziare opere di prevenzione idrauliche.
Tali somme non sono mai pervenute a chi doveva realizzare queste opere, ma il centrodestra non governa dal 1994, per lo meno vi sono state due fasi di governo del centrosinistra, che in questo caso si è comportamento esattamente come il centrodestra. È giusto fare quest'osservazione, è giusto muovere questa critica, è giusto richiedere i fondi, ma è sbagliato attaccare il centrodestra, perché, come ho già detto, questa grave carenza è stata completamente bypartisan, cioè riguarda i Governi di entrambi i colori. Sicuramente, in questo periodo, a causa della grave crisi finanziaria, reperire fondi a livello di Governo è difficilissimo, il deficit è oltre le previsioni e gli incassi delle imposte sono al di sotto delle previsioni. Comunque, sono convinto che l'attuale Governo interverrà sulle emergenze, riuscirà a stanziare qualcosa per pagare i danni ai privati e intervenire, a livello di emergenza, sulle opere pubbliche che lo richiedano. Però, proprio in questa fase di gravissime carenze finanziarie sarebbe bene fare in modo che i fiumi diventassero una risorsa; questo è facile ed è possibile, occorre fare meno demagogia. Chiaramente il prelievo di sabbia e ghiaia non dovrà avvenire indiscriminatamente, ma seguendo modalità progettate e verificate, affinché non si creino altri problemi.
una risorsa che esiste e che si può sfruttare, per cui utilizziamola per finanziare gli interventi di contenimento dei fenomeni alluvionali, che come ho detto all'inizio, non sono più eventi straordinari, addirittura si ripetono un paio di volte l'anno. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
Ho sentito parte degli interventi di chi mi ha preceduto; peraltro ringrazio lei e i rappresentanti della Giunta per la disponibilità a trattare in modo straordinario questa materia. Non voglio ripetere le considerazioni già svolte dai colleghi, credo tutti abbiano riscontrato il carattere di evidente eccezionalità, non solo nella portata complessiva, ma anche relativamente ai danni arrecati sui nostri territori, degli eventi che hanno caratterizzato il mese di aprile 2009.
Mi dispiace - dico la verità, caro Assessore - ascoltare, come sempre il gioco delle parti: se 15 milioni li mette la Regione sono tanti, se li mette il Governo sono niente, se 100 li mette un ente di sinistra sono tanti e dieci sono pochi se li ha messi uno di destra! È il solito discorso del rincorrersi, che, però, non porta da nessuna parte, soprattutto non fornisce risposte concrete.
L'unica possibile considerazione obiettiva è la seguente: le risorse stanziate da chicchessia sono, fino ad oggi, insufficienti. Non credo ci sia la cattiva volontà da parte di chi deve stanziare fondi...



(Scampanellìo del Presidente)



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
Non credo ci sia una cattiva volontà da parte di qualcuno perché le urgenze sono evidenti e forti per chiunque abbia visitato, o si trovi a vivere, i territori colpiti. Il problema, come sempre, credo riguardi la disponibilità di risorse, che può avere un governo regionale di centrosinistra come un governo nazionale di centrodestra, che hanno tutti coloro i quali oggi si trovano ad amministrare la cosa pubblica con le attuali disponibilità oggettive dei bilanci degli enti pubblici.
Questi lavori di Consiglio avrebbero senso se tutti insieme, invece di puntare il dito su chi ha messo un milione di euro in più o in meno rispetto all'altro, riuscissimo a fare forza e massa critica, partendo dalla considerazione che le risorse non sono sufficienti: la disponibilità di 20/30 milioni di euro a fronte, come diceva il collega Auddino, di una stima complessiva di danni che ammonta a circa 450 milioni di euro credo sia anche risibile.
Quanto esprimo non è solo in riferimento ai nostri Comuni, ai nostri Sindaci o amministratori locali, che quotidianamente lavorano con ordinanze di sgombero per determinate frazioni e abitazioni - ancora ci sono strade chiuse in molti comuni delle Langhe, che attualmente vivono questi problemi ma anche per tutta quella...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Cirio.
Pregherei tutti i colleghi Consiglieri che non sono interessati al dibattito di proseguire le loro attività fuori dall'aula, per cortesia.



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
Quindi, non soltanto ai soggetti pubblici, ai Sindaci e agli amministratori pubblici occorre dare risposte chiare e certe. Nei primi giorni la Regione si era affrettata nel comunicare indicazioni sui comportamenti da tenere nei confronti dei privati. Oggi, dopo quelle prime comunicazioni circa l'urgenza, c'è il silenzio pressoché totale.
La macchina dell'urgenza dell'allora Assessore Sibille ha funzionato perché abbiamo avuto modo di riscontrare che, in regime di emergenza, molti interventi sono stati compiuti, ma adesso siamo privi di una benché minima programmazione di tempi e risorse certe per intervenire, da una parte, sul versante pubblico, relativamente a quanto i Comuni dovranno sostenere in via straordinaria per rendere nuovamente agibili le arterie di comunicazione, e, dall'altra parte, per quanto riguarda i privati.
Non dobbiamo dimenticare - Assessore, questi discorsi li rivolgo a lei come potrei rivolgerli al Ministro dell'Interno - che ai nostri privati non possiamo rispondere chiedendo di assumersi ulteriori costi, così come abbiamo fatto fino ad oggi. Non siamo stati utili nei confronti dei privati che avevano una frana nel cortile o danni di questo tipo, in quanto il Genio Civile non interviene per i danni dei privati. I Comuni con Sindaci un po' più attenti hanno inviato qualche geometra o ingegnere a consolare queste persone, a livello umano, non tecnico. Abbiamo chiesto loro di assumere dei tecnici, quindi di pagare ulteriori professionisti, per documentare il danno e la tipologia degli interventi. Sostanzialmente, fino ad oggi, abbiamo chiesto a coloro che hanno avuto un danno di assumersi ulteriori costi, oneri di burocrazia e di risorse economiche per comunicarci il danno che avevano avuto.
Questo i privati l'hanno fatto e oggi sarebbe davvero come aggiungere al danno anche la beffa se non potessimo tutti insieme, Governo, Regione e Province, dare a queste persone delle reali risposte in tempi certi.
Le reali risposte sono evidentemente che chi ha avuto il danno sulla prima casa deve essere risarcito, se possibile, in modo pressoché totale che si possa individuare - così come peraltro la giurisprudenza di questa materia ci insegna - una serie di rimborsi in percentuale sulla base del valore non solo di carattere economico, ma anche di tipologia di utilizzo fra prima abitazione o seconda abitazione, garage, pertinenze e quant'altro, che si trovi anche sull'agricoltura una strada straordinaria rispetto alla strada ordinaria già prevista dalla legge, che però dice che se non si ha almeno il 30% del raccolto compromesso non si può accedere a quei tipi di finanziamenti.
Vi sono tanti piccoli privati che non hanno avuto un danno così rilevante, cioè del 30%, ma da zero a 30 rimanere in una condizione di totale impossibilità di intervento sarebbe davvero una cosa non solo ingiusta, ma fortemente dannosa per il nostro territorio.
Tutto si inserisce in un momento in cui l'economia, come peraltro dichiarato dagli istituti di ricerca a livello regionale, ci dice quanto il Piemonte sia più lento di tutte le altre regioni italiane. Questa sarebbe anche una riflessione che chi ha la responsabilità di governo di questa Regione dovrebbe iniziare a fare, perché se il Piemonte cresce meno di tutte le regioni d'Italia, magari potremmo fare qualcosa di più tutti insieme, ad iniziare dai Comuni e dalle Province, ma sicuramente dall'ente regionale.
bello vedere come quando i dati di recessione riguardano il Governo vengono messi a pieno titolo sui giornali, dicendo ad esempio che il PIL è sceso di un ulteriore punto. Quando riguardano invece la Regione, vengono non omessi ma talvolta dimenticati, se non sottovalutati.
Pertanto chiedo, caro Presidente, nel suo ruolo di mediazione, di far sì che questo Consiglio, al di là di puntare il dito su chi ha la colpa, su chi ha messo dieci piuttosto che cinque o diciotto, faccia fronte comune su questa materia, perché diversamente a rimetterci non solo è la destra o la sinistra o gli Assessori o i Consiglieri, ma sono tutte quelle persone la cui forza di sopportazione sta raggiungendo il limite.
Non possiamo non ricordarci come queste persone abbiano esigenze quotidiane, che vanno dal poter raggiungere la propria abitazione al dormire in una casa che non crolli sulla testa il giorno dopo. Oppure avendo avuto dei danni anche all'attività produttiva, oltre alle aziende agricole, che ci sia la possibilità di un ristoro - se così possiamo definirlo - o di un indennizzo che sia reale e concreto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Vorrei fare un discorso di tipo generale. Sugli argomenti puntuali precisi e specifici del Consiglio abbiamo già ascoltato molti interventi ma vorrei richiamare tutti i Consiglieri, anche se so già che il clima di distrazione ci coinvolge un po' tutti, perché stiamo partecipando ai lavori e quando parliamo siamo ovviamente attenti a quello che diciamo e quando non parliamo non ascoltiamo gli altri.
Credo che questi eventi si debbano anche richiamare ad un fatto ancora più generale di quello che ha sottolineato giustamente il Consigliere Deambrogio, nel senso che quando verifichiamo gli esiti di questi eventi calamitosi, dobbiamo capire che sono e saranno sempre più frequenti.
Infatti, sono le origini e le cause che fanno sì che avremo sempre più frequentemente questi fenomeni, perché ci sono due stati di fatto che condizionano questo problema: da un lato, il cambiamento climatico che subiamo e generiamo tutti insieme, dall'altro l'alterazione del territorio come è stato detto.
In Provincia di Torino, negli ultimi dieci/quindici anni c'è stata una cementificazione che ha portato al raddoppio delle superfici cementificate.
Questa cementificazione si diffonde in tutti i territori; l'effetto del clima che fa innalzare le temperature aumenta l'evaporazione e quindi la massa di acqua circolante, e con il cambiamento climatico quest'acqua si scarica a terra in maniera più concentrata e più intensa, tanto che sui giornali si parla sempre più frequentemente di tornadi, quando i tornadi alle nostre latitudini erano eventi rarissimi.
Di fronte a tutti questi elementi dovremmo porci qualche problema in più. Oltre a discutere su quello che si può fare una volta verificatisi questi eventi, credo che non possiamo continuare a vivere come se tutto questo fosse un sommovimento che prima o poi passerà.
Chi studia i fenomeni climatici, chi studia i fenomeni del problema del rapporto delle risorse con l'utilizzo che noi ne stiamo facendo ci sta dicendo in maniera preoccupata che siamo su una china assolutamente pericolosa.
In questi giorni è stato molto citato e lodato l'impegno di Obama per la riduzione dell'anidride carbonica.
un impegno importante preso in una nazione che finora non voleva sentire da quel lato; però, al di là dei facili trionfalismi, dobbiamo ricordare che i progressivi indici di riduzione che Obama ha previsto, di fatto, cristallizzano la situazione attuale. Anzi, per i prossimi anni peggioreranno la situazione per quanto riguarda il clima, perché nel clima non conta solo quanto si emette in termini di gas clima-alteranti, ma conta anche quanto di questi gas rimangono in circolazione. Con i programmi e i progetti previsti da Obama la quantità di gas rimarrà ancora a livelli molto elevati.
Quello che si deve dire è che, oltre a tutte le decisioni che si prendono quando di tratta di risolvere un problema come quello che si è verificato, dovremmo anche ragionare in modo più complesso e più globale.
Concludo citando un evento che potrebbe sembrare avulso dal contesto.
Domenica c'è stata sul Lago di Viverone una gara di motoscafi di formula due. Cosa c'entra una gara sul Lago di Viverone con i problemi che stiamo affrontando? Ha anche un suo collegamento, perché se noi continuiamo a pensare che il tipo di vita, il tipo di società e lo stile di vita che noi vogliamo sia sempre e solo quello di guardare l'immediato senza guardare il contesto generale, se pensiamo che nell'ambito di un SIC si possano eludere le prescrizioni che dicono che su quel lago non potrebbero circolare mezzi a motore, significa che affronteremo sempre problemi più gravi che ci coinvolgeranno in modo puntuale.
Quindi, si può fare la gara di Viverone, si può continuare a cementificare il nostro territorio o si può, come suggeriva prima il Consigliere Dutto, pensare che la colpa sia delle alluvioni e di quella sabbia che rimane al centro dei fiumi, anche se gli studiosi di idraulica ci dicono che alla prima ondata di piena, dopo cinque minuti, tutti quegli isoloni così tanto accusati non esistono più. Forse i motivi delle nostre alluvioni vanno anche ricercati nel fatto che l'alluvione del Po nel Polesine nel 1951 ha impiegato quindici giorni ad arrivare da Torino al Polesine, mentre oggi l'ondata del Po arriva da Torino al Polesine in quattro/cinque giorni.
Se, oltre a parlare dei danni e di come risolvere i danni cominciassimo a valutare il contesto generale, potremmo fare del bene a noi e a tutti gli altri.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Anch'io sono dell'idea già espressa da altri colleghi che non ci porta da nessuna parte il rimpallo di responsabilità tra Governo e Giunta regionale, tra richieste di fondi ad uno e all'altro, ma che bisogna cercare di andare veramente al cuore del problema.
Concordo con chi sosteneva che ormai diventa quasi difficile parlare di eventi straordinari quando vediamo che questi eventi alluvionali, queste avversità atmosferiche e queste piogge alluvionali costituiscono ormai una costante annuale del nostro territorio o di parte di esso.
Del resto, se dovessimo stare alla cronaca di questi giorni, ci sarebbe un altro momento di crisi e di emergenza dovuta alle grandinate che pesantemente hanno colpito alcune zone della nostra regione, in particolare la zona di Alessandria.
Certo, se non possiamo parlare di momento straordinario, perché ormai lo straordinario che si ripete diventa ordinario, certo dobbiamo sicuramente valutare le piogge alluvionali del 26 e del 28 aprile del 2009 come una realtà che si è avvicinata moltissimo a quella del 1994.
Chi ricorda quel momento tragico, sa come nel 2009 non si è arrivati a conseguenze così pesanti perché, checché se ne dica, tutta una serie di interventi sono stati posti in essere. Quindi, i nostri territori, almeno per una prima fase di intervento, risultano essere messi in sicurezza.
Sentivo da qualche collega una critica sulla questione degli argini. In teoria, ci sta tutto e il contrario di tutto, ma se la città di Alessandria e le zone viciniore sono state colpite pesantemente come sono state colpite, ma non in maniera calamitosa e apocalittica come successe nel 1994, questo lo dobbiamo agli interventi di prima fase che, in qualche maniera, hanno retto.
chiaro che non basta, perché evidentemente dopo una prima fase di interventi strutturali importanti è necessario continuare a prestare attenzione verso i territori e verso i rii minori, è necessario un miglioramento delle caratteristiche idrogeologiche del nostro territorio.
Quindi, quello che urge - e mi rivolgo in questo caso in particolare all'Assessore Borioli ma soltanto perché è il referente nostro e se fosse un deputato mi rivolgerei al Ministro dei Lavori Pubblici - e quello che serve è passare alla seconda fase in maniera significativa.
Lei mi dirà che non ci sono i fondi, che abbiamo difficoltà. Lo capisco, però è evidente che proprio la situazione che ha colpito una parte del Piemonte senza fare graduazioni, ma anche in particolare la nostra Provincia, ci spinge a fare pressione affinché gli interventi di seconda fase continuino.
Ora, proprio per uscire dallo stato di perenne emergenza in cui siamo sostanzialmente abituati a vivere, andrebbero anche poi evidenziati tutti quei momenti di prevenzione che possano alleviare le questioni che stiamo affrontando.
Mi spiego meglio: non è possibile o diventa sempre più difficile pensare che la Regione, il Governo, le Istituzioni annualmente possano disporre di decine di milioni o centinaia di milioni di euro per intervenire sui danni provocati dalle cosiddette emergenze.
necessario, e ormai ritengo che questa idea così avversata nel passato cominci a fare breccia, anche procedere a provvedimenti di tipo assicurativo, altrimenti evidentemente qui continuiamo a riparare un disastro, ma la carenza di risorse e l'impossibilità della macchina pubblica di riferirle all'infinito, prima o poi, ci impedirà di dare delle risposte reali.
Il meccanismo assicurativo deve essere delimitato, deve essere legato a zone precise del territorio, quelle evidentemente più sottoposte a questi problemi, con un'integrazione della parte privata con la parte pubblica. E naturalmente il meccanismo assicurativo non deve essere una scusa per eliminare l'intervento strutturale di miglioramento che il Governo, la Regione e gli enti minori devono continuare a portare avanti.
Mi permetto poi di utilizzare questi ultimi minuti per sollevare una questione che all'interno della questione alluvione è particolarmente evidente in Provincia di Alessandria, e mi rivolgo all'Assessore Taricco.
la questione del mondo agricolo, che è una questione molto pesante, perch le arginature sono state importanti per salvare la città da un evento calamitoso come quello del 1994, ma è anche vero che a pagare le spese di questo risultato positivo è stata l'agricoltura alessandrina, perché poi l'acqua è fuoriuscita dalle arginature ed ha allagato ampie zone agricole fortunatamente con una presenza di siti abitati limitata rispetto a quello che poteva essere l'arrivo di un'alluvione in città.
Il mondo agricolo è oggi in grande sofferenza e chiede di ricevere un'attenzione particolare, perché non ci si può soltanto limitare al salvataggio delle città. È il mondo agricolo che vede i campi allagati e perde i raccolti, il bestiame e le scorte agricole immagazzinate nei magazzini, per poi dover far fronte da solo a questa realtà.
La Provincia di Alessandria, segnatamente gli uffici legati all'Assessorato all'agricoltura, ha fatto un ottimo lavoro di delimitazione, delimitando i Comuni interessati dai fenomeni, andando già a fare una stima molto centrata e precisa dei danni. Su questo tema è necessario dare delle risposte.
Capisco che sia necessario recuperare risorse in questo momento; non sono un'enormità, ma parliamo sempre di qualche decina di milioni di euro perché la stima della Provincia di Alessandria, tra i danni alle colture e i danni alle strutture aziendali, è di 17/18 milioni di euro. Capisco che può diventare difficile e soprattutto macchinoso e lungo, perché la trattativa con il Governo e anche il reperimento dei fondi regionali pu essere una cosa difficile.
per questo che mi rivolgo all'Assessore Taricco, affinché almeno per le aziende agricole alluvionate ci sia una velocizzazione (anche se parlare di velocizzazione, francamente, è fuori posto, se non ridicolo) della contribuzione legata alla legge n. 20/80 (l'agroforestale) e di tutte le misure che dipendono dalla Regione Piemonte, per le aziende agricole alluvionate.
Assessore, non è il dibattito che vorremmo sollevare, ma l'eccezionalità del momento richiede che in quest'Aula sia richiamato il fatto che ci sono ancora migliaia di aziende agricole, non solo nella Provincia di Alessandria, ma parliamo almeno di quelle alluvionate, che non hanno ricevuto il saldo del 2007, non hanno ricevuto il saldo del 2008 e a settembre non riceveranno, come dovrebbe essere giusto che sia, l'anticipo per il 2009.
Queste risorse sono disponibili, perché ci sono, ma sono bloccate da questioni di tipo procedurale e, a mio avviso, considerato il problema creato dall'emergenza alluvione, vanno sbloccate. Ma vanno sbloccate immediatamente con un'assunzione di responsabilità politica da parte sua della Giunta, della Presidente e non so più di chi, in maniera tale che gli enti pagatori (siano quelli regionali, siano quelli nazionali) diano corso a questi pagamenti. I soldi non vanno recuperati, perché ci sono! Sono in disponibilità, mi auguro, della Regione. Non voglio neanche pensare che siano stati destinati ad altro perché sarebbe una cosa di una gravità inaudita.
Allora, mettiamoli a disposizione delle aziende agricole alluvionate che non potranno raccogliere, che hanno perso le scorte, che magari hanno perso anche una parte dei propri capi di allevamento.
Questa è una cosa che si può fare: la volontà politica prevalga sulle procedure amministrative.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boniperti.



BONIPERTI Roberto

Intanto, vorrei dire ai colleghi che penso sia umiliante, per il motivo per cui siamo qui questa mattina, vedere che c'è solo chi parla e nessuno che ascolta.
Abbiamo chiesto un Consiglio straordinario per i danni e per tanta gente che sta patendo ancora di ciò che è successo e, purtroppo, c'è un disinteresse generale che comunque dovrebbe umiliare prima noi Consiglieri eletti che non chi sta aspettando questi fondi.
Adesso vorrei entrare nel merito vero e proprio per il quale siamo riuniti questa mattina. Il collega Botta prima ha detto bene: dobbiamo intervenire e intervenire il prima possibile; approfittando della voglia di fare e anche della capacità degli Assessori di questa Regione, dobbiamo dare subito una risposta a chi ha perduto il raccolto con l'alluvione e a chi ha subito danni alle strutture. Inoltre, visto che è presente anche il collega Borioli, ricordo che anche le nostre infrastrutture sono state danneggiate e questo causa ulteriori danni: oltre al danno che già ha sofferto la Regione Piemonte, quindi noi tutti, subiamo ulteriori danni per il fatto di avere decine di strade bloccate per parecchio tempo e tutti sappiamo quanto costi l'impraticabilità a chi poi deve produrre.
Vorrei tornare brevemente sulla questione "Dutto-Moriconi", se posso citare i nomi dei colleghi.
Il collega Dutto citava le famose isole che ci sono nei fiumi, e il collega Moriconi diceva che le porta via la prima piena.
Io, purtroppo, essendo ormai datato dal 1962, ho vissuto personalmente la piena del fiume Sesia del 1968, che ha causato parecchie vittime nel Biellese ed è arrivata anche giù a Carpignano Sesia, dove vivo io. So cosa significa il Sesia, so cosa significano questi fiumi a carattere torrentizio.
Da un lato, do ragione al collega Dutto, perché la montagna che si forma periodicamente all'interno dei nostri fiumi non fa altro che dividere in due rami l'ondata di piena, che fuoriesce da una parte e dall'altra causando danni in entrambi i lati.
Dall'altro, do in parte ragione anche al collega Moriconi, perch bisognerebbe prevenire prima di curare. Vorrei quindi ricordare, come già ho fatto precedentemente, un modo con cui per cent'anni e oltre sono state gestite queste piene, quando non c'era la possibilità di costruire argini di dieci/dodici metri che fanno poco, se non aumentare la velocità dell'acqua per farla arrivare più forte e più in basso: le famose "prismate", che sono state dimenticate, forse, anche per l'opposizione dei colleghi ambientalisti che non erano d'accordo con questo modo di gestire il problema. Questo modo di gestire, però, collega Moriconi, è quello che ha fatto sì che negli anni ci siamo sempre difesi dalle ondate di piena e abbiamo sempre permesso ai nostri fiumi e alle nostre fontane di vivere.
Forse, bisognerà che anche il vostro modo di vedere venga un po' rivisto, in virtù delle necessità e del modo in cui oggi sono ridotti i nostri fiumi. Forse, essere un po' meno "verdi" potrebbe dare un aiuto collega, perché non è soltanto l'acqua che porta giù tutto.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di interventi.
La parola all'Assessore Borioli.



BORIOLI Daniele, Assessore alle infrastrutture

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato, invece, con molta attenzione i diversi interventi che i colleghi questa mattina hanno svolto in Aula, su questo tema. Ancorché un po' a mezzo servizio, mi sono occupato di questa materia nelle settimane che abbiamo alle spalle e continuo ora ad occuparmene, nelle condizioni ovviamente di colui che intanto ha bisogno di capire meglio esattamente non solo e non tanto la consistenza del problema, ma anche quali sono le possibili diagnosi rispetto a quanto è successo e, ovviamente, le terapie da mettere in atto.
Ascoltando la discussione che si è svolta questa mattina e cercando di recepirne anche i contributi costruttivi, mi sono convinto, una volta di più, che - scusate se, in qualche modo, questa affermazione possa apparire banale - ci troviamo di fronte, oltre agli elementi relativi all'emergenza che si sono determinati (di cui poi fornirò la relazione scritta, che vi è stata distribuita, e anche qualche ulteriore informazione), ad una materia complessa che, a mio giudizio, e lo dico esplicitamente, induce a qualche prudenza nella considerazione generale, perché rispetto al problema che ci troviamo di fronte ogni diagnosi mono-orientata rischia di essere parziale e poco utile a definire un quadro.
Credo che, nell'affrontare temi di questo genere, abbiamo bisogno di dare delle risposte di breve momento che l'urgenza e l'emergenza attendono e anche di ragionare più complessivamente sulle prospettive che molti di voi, con approcci anche molto diversi, hanno prefigurato oggi. Nel senso che, da un lato, è del tutto evidente che noi non possiamo eludere dall'agenda delle nostre riflessioni e anche, poi, dei nostri indirizzi politico-amministrativi alcune considerazioni serie sui processi di sviluppo e di cementificazione selvaggia che sono andati avanti senza alcun governo nel corso degli anni, al fine di introdurre robuste iniezioni di correzioni di tendenza. Perché questo - va detto - è un po' un Paese che, a fronte delle emergenze, si solleva e chiede provvidenze e, due giorni dopo il passaggio dell'emergenza, torna di nuovo a fare tutto ciò che faceva prima. Al tempo stesso, è pur vero che noi non possiamo considerare soprattutto sull'asse del grande fiume della Pianura Padana come noi abbiamo - come "sistema Paese" - creato nel corso dei secoli, un processo di antropizzazione che ha concentrato insediamenti intorno a quell'asse per ragioni del tutto evidenti e che, a seguito di quella concentrazione ha anche prodotto emergenze di carattere storico, ambientale, culturale e architettonico che sono una delle ricchezze del nostro patrimonio, e che quindi vanno ovviamente tutelate adeguatamente anche rispetto agli eventi calamitosi di cui stiamo parlando.
Su questo fronte, sia le diagnosi che le risposte non possono essere che un mix di elementi su cui mi pare varrebbe la pena di riflettere più approfonditamente, e in Consiglio vi sono stati molti spunti che mi sono appuntato e che magari avremo modo di approfondire in qualche fase successiva - per il breve lasso di tempo che rimane all'attuale governo regionale, una decina di mesi - per sviluppare insieme proposte operative il più largamente condivise possibile.
Scusate, ma siccome negli interventi sono stati fatti alcuni cenni a questioni un po' eccentriche rispetto all'argomento, come rappresentante della Giunta permettetemi di fare due puntualizzazioni. La prima riguarda una questione che ha evocato opportunamente il Consigliere Moriconi rispetto a una materia che, peraltro, ha anche a che fare con le mie competenze storiche in tema di trasporti, quella della gara di Viverone (colgo l'occasione per dirlo).
Noi abbiamo ricordato formalmente all'Amministrazione locale che quella gara è stata autorizzata in totale dispregio di un regolamento regionale preciso, che interdice e vieta in maniera inequivoca quel tipo di competizione. Adesso naturalmente valuteremo che tipo di provvedimenti adottare nei confronti del fatto che c'è un regolamento regionale vigente e uno nuovo appena approvato dalla Giunta che ribadisce la stessa cosa mentre lì si è ritenuto di fare diversamente.
Naturalmente non era nostra facoltà né potestà intervenire con le forze dell'ordine per inibire la gara, ma tutto questo è stato formalmente segnalato alle autorità competenti e anche alla Prefettura locale ben prima che la gara si svolgesse. Non se n'è tenuto conto e vedremo che cosa succederà.
Secondo aspetto (non c'è il Consigliere Cirio, però questo passaggio lo devo fare): stiamo attenti nell'invocare l'esigenza di affrontare concordemente situazioni di questo genere e poi nel non lasciar cadere elementi di considerazione totalmente apolitici.
In realtà, se guardiamo gli andamenti economici della nostra Regione dobbiamo dire che tra il 2005 e il 2007 il Piemonte ha registrato una serie di trimestri largamente positivi dal punto di vista economico, a fronte invece di andamenti non sempre brillanti degli anni precedenti. In questo momento, sul fronte delle tendenze economiche, siamo allineati con i dati dell'insieme delle Regioni più sviluppate sotto il profilo manifatturiero di questo Paese, che ovviamente è il primo settore che ne risente. Lo dico perché anche in questo dibattito sarebbe bene non confondere i vari elementi.
Sul tema, voi avete una relazione che integro con due considerazioni.
La relazione riguarda naturalmente gli eventi collegati alle nevicate eccezionali di questo autunno-inverno e poi gli eventi dell'aprile. In questa relazione vi è condensato ciò che la Regione ha trasmesso in data 4 giugno al Capo del Dipartimento della Protezione Civile di Roma e, oltre alle varie considerazioni, sono ovviamente contenute le tabelle che individuano l'ammontare dei danni che gli eventi dell'aprile 2009 hanno prodotto sul nostro territorio, che assommano complessivamente a pochissimo meno di 250 milioni (248 milioni circa, avete le colonne e quindi non entro nel dettaglio della loro articolazione).
Rispetto alla tabella a vostre mani, ne ho una successiva che non ho avuto modo di riprodurre e distribuire, ma lo farò, in cui questo screening generale sugli eventi dell'aprile è stato ulteriormente aggiornato, con un risultato che non modifica i saldi, nel senso che l'entità complessiva dei danni rimane di 248 milioni euro. In realtà, si sono limati alcuni dei titoli di risorse che riguardavano soprattutto i danni alle opere pubbliche delle Province e dei Comuni, ma in questo totale complessivo stanno oggi dentro anche 20 milioni che sono riconducibili ai danni ai privati.
Questa è la stima di massima relativa agli eventi di aprile.
Naturalmente, su questa partita, siamo in contatto e in coordinamento con l'autorità di Governo e stiamo cercando di capire come questa classificazione e stima dei danni si tradurrà nell'ordinanza che è in fase di elaborazione. Abbiamo un testo provvisorio su cui si sta lavorando perché nella prima versione era stato completamente eluso il tema del ponte di Alessandria che il Consigliere Cavallera ha richiamato. Se l'erano dimenticato, ma adesso stanno riformulando tutta questa partita e naturalmente in termini operativi, al di là di quello che qualcuno ha chiamato il "rimpallo di responsabilità", credo che la determinazione dell'ordinanza sarà fondamentale per capire e quantificare: 1) qual è lo sforzo programmabile che il Governo è in grado di fare; 2) su quello sforzo capire, di conseguenza, quanto la Regione sarà messa nelle condizioni di fare sia in termini di anticipazione sia di concorso, in termini di cofinanziamento. Tuttavia è del tutto evidente - questo lo dico in modo abbastanza netto, per non essere frainteso - che, senza questo primo elemento di riferimento della formalizzazione dell'ordinanza, con l'indicazione nel contesto dell'ordinanza di una prima tranche di risorse accertabili che ci mettano nelle condizioni di operare o in termini di anticipazione o in termini di sovraesposizione e anche di cofinanziamento è effettivamente molto complicato capire dove si va a "parare", a fronte di un ammontare di danni che - ripeto - è di 250 milioni sull'evento di aprile 2009.
Voglio ricordare un'altra cosa che non vorrei venisse tralasciata, e cioè che questo evento, su cui naturalmente siamo oggi a riflettere, si somma a una catena di eventi che non ha soltanto il riferimento al precedente delle nevicate eccezionali dell'autunno-inverno 2008-2009, ma anche agli eventi calamitosi della primavera dello scorso anno, che a loro volta hanno prodotto un danno complessivo di poco inferiore al miliardo di euro, a fronte del quale a oggi abbiamo registrato un intervento da parte della Regione che assomma a una cifra che supera i 25 milioni di euro e da parte dello Stato a 150 milioni di euro che, rebus sic stantibus, con sommo rammarico sono orientato a pensare che si debbano considerare una partita conclusiva, perché, a distanza di un anno, essendo nel frattempo subentrata la crisi economica, laddove gli eventi della primavera 2008 avvennero in un contesto in cui non c'era stato il terremoto de L'Aquila e in cui il Documento di Programmazione Economico Finanziaria del Governo stimava più dell'1% di crescita e tuttavia non si riuscirono ad appostare risorse più significative per colmare quel danno enorme, francamente mi riesce molto difficile immaginare che adesso si possano recuperare risorse aggiuntive a coprire quell'emergenza, alla quale si sono assommate poi le nevicate straordinarie di questo autunno-inverno e ora l'evenienza dell'aprile.
Sulle nevicate dell'autunno-inverno, voglio ricordare che è stata fatta una stima dei danni (naturalmente non l'abbiamo fatta solo come Regione, ma l'abbiamo fatta raccogliendo le istanze che ci sono arrivate dai Comuni e dalle Province). Abbiamo un quadro complessivo che espone un danno per 447 milioni di euro, perché oltre ai 33 milioni riconducibili essenzialmente alle operazioni di sgombero della neve a causa delle nevicate straordinarie, agli 84 milioni degli interventi urgenti e ai 94 milioni degli interventi definitivi, siamo stati costretti a considerare circa 190 milioni di euro riconducibili ai danni straordinari che a tutto il sistema dei tappeti della rete stradale sono ricaduti sul nostro territorio a causa di quell'evento. Su questo totale di 447 milioni di euro, oggi abbiamo avuto ristorati dallo Stato una decina di milioni distribuiti attraverso una determina dirigenziale che, individuati alcuni parametri, li ha allocati al sistema degli Enti locali; una decina di milioni che sono serviti a coprire, essenzialmente, i costi di straordinario, i costi riconducibili alle operazioni dello sgombero della neve.
A queste poste abbiamo aggiunto una risorsa regionale di circa 15 milioni di euro - che qualcuno nella discussione ha già ricordato - per tamponare gli interventi particolarmente urgenti che però, ad oggi espongono un fronte complessivo di circa 84 milioni. Questa è la situazione.
La nevicata dell'autunno-inverno implica, anche da parte nostra, il reset di alcune situazioni che o per disguidi comunicativi o per inappropriate segnalazioni allora da parte dei Comuni, ci hanno impedito di inserire nei primi elenchi Enti locali che hanno subito danni ingenti, che quindi andranno ad aumentare ulteriormente l'esposizione finanziaria complessiva. Oggi, in sostanza, se mettiamo in fila questi tre eventi che hanno colpito il Piemonte nell'arco dell'ultimo anno, abbiamo un fronte qualcuno l'ha già ricordato - ben superiore al miliardo di euro rispetto al quale, complessivamente, la Regione è intervenuta con circa una cinquantina di milioni complessivi, a fronte di un intervento complessivo dello Stato di 160 milioni.
Questa è la situazione rispetto alla quale o l'ordinanza in corso di preparazione ci metterà nelle condizioni di accertare una posta ben più consistente di risorse, soprattutto sugli ultimi eventi, su quelli che sono più recenti, oppure faccio fatica a comprendere come noi si possa dare al sistema pubblico-privato piemontese una risposta adeguata. Naturalmente, si tratterà di lavorare in queste settimane per capire almeno come si possa mettere mano ad una strategia di contenimento del danno.
A questo proposito, voglio sottolineare due aspetti, perché come rappresentante del Governo regionale mi corre l'obbligo di farlo. Anche con l'utilizzo di termini appropriati, pur con lo spirito costruttivo che deve contraddistinguere le relazioni tra la Regione e il Governo nazionale vorrei muovere dai presupposti giuridico-amministrativi dentro i quali ci troviamo. A fronte di un'emergenza proclamata in tutte le tre circostanze attraverso il provvedimento che è decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, stiamo discutendo di come il sistema complessivamente affronta la questione. Il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri non è un patentino che si riconosce al territorio calamitato: è l'assunzione, da parte dello Stato, della consapevolezza, quindi anche del dovere istituzionale, di intervento nei confronti di una comunità che, attraverso il decreto, si riconosce non avere gli strumenti e le possibilità sia economiche sia giuridiche di fare da sé. Su questo vorrei essere molto chiaro.
Esiste un dovere preciso di competenza istituzionale del Governo ad intervenire sulle calamità di questa natura, non è che ci troviamo di fronte ad un problema per cui vediamo, tra quello che può fare il Governo quello che può fare la Regione e quello che possono fare i Comuni, che cosa si fa. Su questo sono obbligato a rimarcare che ci troviamo di fronte ad un'evenienza che è catalogabile in quella fattispecie e che implica il dovere, istituzionale e costituzionale, di intervento del Governo. Questo è il punto. Lo dico perché abbiamo alle spalle i precedenti che ci dicono come, in altre circostanze, ben diversamente è andata la partita delle risorse perché quelli erano, anche allora, i presupposti di carattere giuridico-normativo.
Voglio solo rilevare che, a fronte di questo delta - circa un miliardo e 300 milioni complessivi di danni per queste tre calamità - 150 milioni stanziati dallo Stato nell'arco di quest'anno, per le calamità del 1994 e del 2000 abbiamo, per ciascuna di esse, avuto provenienze per 2.000 miliardi da parte dello Stato sulle opere pubbliche e sui danni al sistema privato.
Basta solo questa cifra - che non è polemica, ma ciò che è affidato agli archivi e certificabile dai bilanci - per darvi ragione di un delta che, ovviamente, tutti auspichiamo possa essere colmato, o parzialmente colmato, con le misure dell'ordinanza che dà la fotografia di qual è la situazione nella quale ci troviamo.
Devo dire che la prima cosa che farò, se mi sarà riconfermata l'incombenza di continuare a seguire la materia, sarà scrivere una lettera formale al Ministro dell'Ambiente, che ha la responsabilità e la competenza in materia di difesa del suolo e al Ministero dell'Interno, che ha rilevante responsabilità sul fronte del rapporto tra lo Stato e i Comuni affinché vengano a vedere quello è successo in Piemonte tra la primavera dello scorso anno e la primavera di quest'anno. In modo che si rendano conto della consistenza di un problema rispetto al quale noi, che non siamo una Regione avvezza e usa a strepitare nei confronti delle autorità statali, siamo abbastanza usi a fare da noi stessi. I piemontesi sono abbastanza capaci a cavarsela da soli, ma è evidente che, in un frangente di questo genere, forse, un attimo di attenzione da parte dei Ministri competenti che non abbiamo avuto, ad oggi, il piacere di avere su questo territorio, potrebbe essere utile per mettere in moto un meccanismo di cooperazione virtuosa.
Questo, sicuramente, lo farò perché mi parrebbe molto importante che rendendosi conto di persona di quello che è successo, si possa anche cercare di trovare, nelle pieghe del bilancio statale, qualche risorsa in più per risolvere il problema. Lo dico perché - consentitemi questo riferimento - tutti siamo assolutamente consapevoli della rilevanza di quanto accaduto in Abruzzo, siamo anche altrettanto consapevoli che mai nessuna evenienza calamitosa, seppur paragonabile...



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri, ma neanche l'alluvione serve ad attirare l'attenzione. Diventa oggettivamente complicato ascoltare e capire quello che l'Assessore dice. Colleghi, per cortesia, se dovete comunicare fatelo fuori dell'Aula.



BORIOLI Daniele, Assessore alle infrastrutture

Volevo dire che, ovviamente, quando si sono svolti gli eventi alluvionali dello scorso anno non c'era ancora stato il tragico terremoto d'Abruzzo, quindi questo elemento, forse, può spiegare le difficoltà a reperire risorse oggi, meno a spiegare le difficoltà a reperire risorse per la calamità di allora.
Tuttavia, è chiaro che ci troviamo di fronte ad un evento che ha sicuramente una tragica oggettività in sé, ma è anche vero che, essendo diventato, in maniera assolutamente ridondante e irrintracciabile nel passato, una sorta di palcoscenico mediatico che assorbe l'attenzione degli organi di informazione, è diventato teatro e disputa di confronti politici.
Ha, ovviamente, del tutto oscurato le calamità, magari meno tragiche sotto il profilo umano, ma altrettanto pesanti sotto il profilo delle conseguenze per il sistema locale, il sistema produttivo e il sistema delle infrastrutture; ha totalmente oscurato l'esigenza di trovare una strada per individuare, attraverso anche fonti di prelievo straordinari, le risorse necessarie per interventi sul Piemonte, che è poi il compito, in equilibri in termini di solidarietà nazionale, che spetta al Governo in casi come questi.
Vorrei dare una breve informazione sulla questione che riguarda le opere dell'AIPO. Ho ascoltato con attenzione le osservazioni sollevate dal Consigliere Cavallera, che conosce la materia. Sul nodo idraulico di Alessandria, chiamiamolo così, abbiamo l'esigenza di mettere mano ad una serie di interventi che assommano a poco più di venti milioni di euro. Mi dicono che per l'11 luglio è prevista la convocazione del Comitato Istituzionale e quella sarà la prima sede per affrontare la riprogrammazione delle risorse necessarie. Con la programmabilità che uscirà, stiamo parlando di togliere risorse non soltanto ad interventi programmati su altri territori regionali e di spostarli sul nodo idraulico di Alessandria, ma stiamo parlando di riprogrammare risorse che andrebbero sottratte ad altri interventi previsti sul territorio piemontese per essere riallocate sul nodo di Alessandria per coprire tutti i 22 milioni.
Probabilmente la soluzione più praticabile sarà quella di appostare una prima quota di risorse necessarie ad affrontare il tema della messa in sicurezza del Rio Loreto, per poi programmare a stretto giro le risorse necessarie per completare il sistema degli argini e per raggiungere quel plafond complessivo di 22 milioni (mi pare questa la cifra) che servono a realizzare le opere.
Ultima cosa sul ponte di Alessandria: credo che la decisione assunta in Prefettura di procedere alla demolizione del ponte sia stata ovviamente e naturalmente sofferta. Sapete che la questione è stata lungamente discussa tra l'altro non soltanto tra le autorità amministrative preposte a governare questa materia, ma anche dalla stessa comunità alessandrina, e io ho ascoltato con molta attenzione le riflessioni che sono state svolte in Aula dal Consigliere Deambrogio e da altri.
A me pare però di poter affermare che siamo in una fase, molto lungamente svolta, di discussione e confronto tra le diverse autorità competenti in materia, che ha portato formalmente - e lo dico avendo presenziato alle ultime riunioni - le autorità idrauliche competenti in materia ad asseverare che, ancorché inquadrato in una gamma di interventi che si tratterà di programmare ed attivare nel corso dei prossimi anni, il ponte Cittadella di Alessandria costituisce ostacolo al regolare deflusso delle acque. Questo non lo sostengo io - non sono un tecnico competente in materia - ma l'Autorità di Bacino, l'AIPO e tutto il concerto delle istituzioni che su questo sono state chiamate ad esprimersi, in sede formale ed istituzionale.
A me pare del tutto evidente che si tratterà di mettere mano ad una programmazione che contestualizzi quell'intervento, da un lato, in un sistema di cassa di espansione e di cassa di eliminazione da realizzare gradualmente nel tempo, perché anche quelli sono interventi costosissimi ma che secondo me non possono essere elusi e vanno programmati. Nello stesso tempo, peraltro si deve anche considerare, nel rapporto con la comunità locale, che c'è un elemento che non ci può lasciare completamente indifferenti, cioè che quel manufatto è diventato fonte di un diffuso e reiterato allarme sociale da parte delle popolazioni che hanno vissuto la tragica alluvione del 1994 e quest'elemento, accanto ai fondamentali ed ineludibili pareri tecnici delle autorità competenti come AIPO e Autorità di Bacino, credo non possa non essere anch'esso considerato con la dovuta importanza anche per i rapporti che devono legare questo tipo di decisioni al sentire nell'ambito della popolazione.
Queste considerazioni difficili le facciamo in moltissime evenienze che riguardano i processi di infrastrutturazione, ed anche in questo caso credo se ne debba tenere adeguatamente conto. Questo impone alla Regione, come ha dichiarato la Presidente Bresso, nel corso di una delle sue visite ad Alessandria, di rendersi disponibile a compiere uno sforzo per la ricostruzione di un manufatto alternativo al ponte Cittadella, con una misura analoga a quella che sarà determinata dallo Stato. Da questo punto di vista, credo che le strutture predisporranno una misura da inserire nell'ambito dei provvedimenti che saranno affidati all'Aula, per quanto riguarda l'assestamento di bilancio (certamente, come Giunta li dovremo licenziare prima, per averli pronti per l'Aula).
Voglio dire però che credo che dovremo misurare quest'intervento - lo dico però in maniera molto chiara - certamente orientati alla consapevolezza che il ponte Cittadella, una volta demolito, va sostituito, ma certamente anche, in un momento di difficoltà, facendo molta attenzione a non caricare sulle spalle del bilancio regionale una tipologia di intervento sostitutivo che sovraccarichi quell'intervento di un costo eccessivo.
Credo che sia sacrosanto che l'Amministrazione comunale scelga di orientarsi verso le soluzioni strutturali e architettoniche che ritiene più confacenti al segno da conferire alla città; credo che però non si possa chiedere che siano soggetti terzi o lo Stato o la Regione (in questo caso parlo per la Regione) a farsi carico di un manufatto eccessivamente costoso. Poiché i problemi di difficoltà economica sono problemi reali credo che questo sia uno sforzo che se l'Amministrazione comunale ritiene di fare, è giusto e ne ha il diritto, ma è anche doveroso che si faccia carico dell'onere consistente per coprire il delta necessario.
Mi pare che non ci siano altre cose particolari da aggiungere. Per la parte che riguarda gli interventi in agricoltura, c'è il collega Taricco che potrà intervenire.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Borioli La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente. Solo una brevissima integrazione, stante la completa esposizione del collega Borioli su tutta la tematica complessivamente.
Devo dire che, per quanto riguarda l'agricoltura, il tema è assolutamente analogo a quello posto dal collega Borioli nel quadro generale, nel senso che - come i Consiglieri sanno - la materia agricola al di là della questione posta dal Consigliere Cavallera sulla soglia minima del 30% per poter intervenire, questione sulla quale come Assessorato regionale avevamo già posto la richiesta al Ministero di poter derogare, per la fattispecie in cui ci troviamo, da questo limite posto dal decreto legislativo 102, le risorse destinate ad intervenire sulle questioni legate a calamità naturali o ad eccezionali condizioni atmosferiche da parte della normativa nazionale, sono a carico dello Stato su questo fondo di intervento. Qui il tema è che purtroppo su tutti gli ultimi interventi - parlo di tutti gli interventi relativi al 2008 - siamo su quelli che hanno già avuto un intervento e uno stanziamento nazionale ad un primo stanziamento pari a circa l'8% del danno accertato. Pertanto sotto questo profilo è chiaro che con queste cifre siamo in condizione di fare poco più che nulla, negli interventi su cui potremmo operare.
Apro una piccola parentesi: tutto questo si somma a tutto il tema della mancata - ad oggi - copertura finanziaria degli interventi destinati al Fondo di Solidarietà Nazionale sulle assicurazioni, per il quale, per la prima volta dopo moltissimi anni, siamo in presenza di un'assenza sostanziale di risorse per il 2009, dopo che, al di là delle parole dette e sentite, ovviamente anche legate alla campagna elettorale, negli anni passati, tutti gli anni (bilancio 2006, 2007, 2008) hanno avuto sempre uno stanziamento di 220 milioni di euro, che andavano a saldo delle necessità di copertura dell'anno precedente e ad anticipazione sull'anno in corso quest'anno siamo a 66 milioni di euro stanziati, che non coprono neanche il saldo del 2008, quindi non c'è un euro di risorse ad oggi stanziate sul 2009.
Sicuramente, forse ancora di più che non nella questione generale sulle questioni agricole c'è la necessità di fare fronte comune per chiedere al Governo di stanziare le risorse che vadano a coprire la necessità di dare giusta risposta alle aziende che l'aspettano. Su questo vorrei che fosse chiaro a tutti che non è neanche lontanamente pensabile che la Regione possa sostituirsi all'intervento nazionale; la Regione pu tutt'al più, in presenza di un significativo (non dell'8%) intervento nazionale, intervenire ad integrazione, eventualmente con qualche risorsa aggiuntiva, ma non è pensabile che con le cifre dell'alluvione 2008 e degli interventi 2009, la Regione possa sostituirsi ad un'assoluta insignificanza, allo stato delle cose, dell'intervento dello Stato a far fronte a questo tipo di situazioni.
Pertanto, se quello che quest'Aula vuole suggerirci è un richiamo forte al Governo affinché stanzi risorse finalizzate, siamo assolutamente concordi. Qualunque orientamento di quest'Aula a voler richiedere alla Regione di sostituirsi allo Stato sarebbe, oltreché non sostenibile da un punto di vista economico, credo, contrario a qualsiasi logica nazionale.
Nel momento in cui lo Stato ha in proprio la gestione delle eccezionali situazioni atmosferiche, credo debba essere forte il richiamo allo Stato affinché - essendosi verificate ed avendole riconosciute con un proprio provvedimento - si continui poi a sostenerle economicamente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Taricco.
Sono stati presentati tre ordini del giorno collegati al dibattito testè svolto: Ordine del giorno n. 1227 "Provvedimenti per il riassetto del territorio danneggiato dagli eventi atmosferici", presentato dai Consiglieri Cotto Cavallera, Toselli, Motta, Dutto, Cirio, Guida Ordine del giorno n. 1228 "Evento alluvionale del 27 e 28 aprile 2009" presentato dai Consiglieri Rutallo, Muliere, Bellion, Ferraris, Lepri Pace, Motta, Rostagno, Rabino, Reschigna, Travaglini, Deambrogio Ordine del giorno n. 1237 "Eventi alluvionali aprile 2009 e nevicate invernali", presentato dai Consiglieri Cavallera, Toselli, Leardi, Pedrale Cirio, Nicotra, Leo, Guida, Botta, D'Ambrosio, Boniperti, Dutto, Novero Lupi, Rossi, Cotto Comunico che, con il consenso dei presentatori, gli ordini del giorno n.
1227 e n. 1228 sono dati per illustrati.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del Consigliere Cavallera, visto che è arrivato questa mattina, potrebbe dare un'integrazione, un contributo alla lettura.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Credo che la dichiarazione di voto debba essere collegata direttamente a quelli che sono stati gli interventi degli Assessori. Conosco bene la materia e credo che si debbano anche valutare quelle che possono essere le possibilità di manovra da parte della Regione.
vero, le grandi alluvioni del passato hanno registrato complessivamente 4.000 miliardi di lire che, tradotte in euro, sono due miliardi di euro. Però, mi domando, ci sono residui di questi fondi? qualcosa che prima o poi bisognerà approfondire. Penso che siano stati prodighi a bollare le Giunte precedenti all'avvento della Giunta attualmente in carica, dicendo che i fondi erano stati usati per altre cose.
Noi sappiamo che le normative prevedevano la non utilizzabilità dei ribassi d'asta, salvo autorizzazione da parte della Giunta. Quindi, sarebbe interessante vedere se in questo grande contenitore dei due miliardi di euro, alla fine, non sia residuato qualcosa.
So anche che la Protezione Civile, essendo dotata di poteri derogatori ha autorizzato altre calamità di rango inferiore per utilizzare questi fondi. Quindi, diciamo che mi do in parte anche la risposta, però cerchiamo di essere obiettivi. Sulle questioni di fondo, ovviamente, sono assolutamente d'accordo se si interviene, per calamità di rilievo nazionale, con provvedimenti nazionali. È giusto che anche il Piemonte abbia questo intervento. Però, il Piemonte è una Regione che ha anche delle possibilità autonome di organizzazione, difatti fronteggia la Protezione Civile in maniera adeguata. Abbiamo visto prima che tutti coloro che sono intervenuti hanno sottolineato questo fatto. Nel tempo si è costruita una capacità di risposta per la salvaguardia delle incolumità delle persone e per preservare le cose: due finalità che la Protezione Civile svolge in maniera encomiabile. Tutto ciò è stato valutato positivamente.
A mio avviso, è meglio evitare di avvitarci su delle discussioni che non ci portano a dare quelle risposte di cui oggi c'è assolutamente bisogno. Faccio ancora due esempi. Il nostro ordine del giorno mette in graduatoria tutta una serie di questioni come, ad esempio, la richiesta al Parlamento e al Governo di adeguati stanziamenti; la richiesta di fare degli stralci (ci riferiamo all'AIPO); la richiesta di misure straordinarie per l'attività agricola (deroghe dalle percentuali, ecc.), In ultimo avendo di fronte persone le cui case hanno subito allagamenti e le cui attività agricole sono state danneggiate, se non si interviene immediatamente, ci possono essere delle conseguenze irreparabili. Peraltro così facendo, non svolgeremmo neanche quell'azione di solidarietà a cui tanto, da tutti i banchi di questo Consiglio, molte volte ci rivolgiamo e richiamiamo.
Per quanto mi riguarda, credo assolutamente che si debba fare un invito alla Giunta di valutare anche questa possibilità di intervento anticipatorio. Credo che sia un dovere morale, che sia un'azione anche limitata nei costi. Faccio presente ai signori della Giunta che è all'esame il collegato alla finanziaria: sappiate che se non si fanno degli stanziamenti, anche limitati, sotto questo profilo, saremo molto attenti ai vari articoli della finanziaria, fintanto che non si risolverà questo problema, Se poi mi dite "andiamo a dialogare con la Protezione Civile" almeno facciamoci emanare le due ordinanze, perché noi non possiamo fare direttamente l'intervento e dobbiamo farci coprire da un provvedimento a livello nazionale, e così posso anche darvi ragione. Personalmente, ho sempre avuto con la Protezione Civile un dialogo costante e proficuo, e di fronte ai problemi si trovavano sempre le soluzioni. Per quanto riguarda le persone che hanno avuto gli allagamenti, che hanno avuto la frana che ha impedito e impedisce di tornare normalmente nella prima casa di abitazione le situazioni di dissesto agricolo, ricordo peraltro che l'Assessore Deorsola aveva fatto stanziare un milione per interventi urgenti, quindi le risorse per iniziare dai casi più gravi e rilevanti c'erano. Non possiamo escludere e condividere l'impotenza ad intervenire da parte della Regione che, anche in materia agricola, ha tutte le potestà di questo mondo. Quando noi rispettiamo le direttive comunitarie possiamo anche esplorare terreni sui quali, per quanto riguarda il profilo normativo, non abbiamo mai svolto indagini. Non propongo nulla di fuorviante, ma soltanto, a fronte di determinate situazioni, determinate risposte. Per il resto, sono d'accordo che, nell'architettura generale, lo Stato abbia dato poco, che debba dare di più, che, con tutte le delegazioni del mondo, occorra avanzare delle richieste, però non possiamo voltarci dall'altra parte di fronte a coloro che hanno l'assoluta necessità di un aiuto, anche minimo, per tornare alla normalità. Ricordatevi che, dopo l'alluvione dell'anno 2000, per il ripristino della normalità, ad ogni famiglia, al massimo, furono assegnati 15 milioni e alle attività produttive, al massimo, 20 o 30 milioni - queste cifre indicate nel limite massimo dimostrano che le cifre date effettivamente ammontavano a molto meno.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavallera.
Colleghi, solo un'informazione: alle ore 13 era stata convocata una conferenza stampa da parte di alcuni colleghi. Come tradizione, in questi casi, la richiesta era di terminare i lavori, come previsto, alle ore 13.
Rispetto all'intervento del collega Cavallera, che illustrava l'ordine del giorno presentato questa mattina, mi sembra di capire che la Giunta voglia dare alcune informazioni. Se siamo d'accordo, per permettere l'espressione di voto ai colleghi che non possono essere presenti, le votazioni sugli ordini del giorno si svolgeranno alla ripresa dei lavori nella seduta pomeridiana, che è convocata alle ore 15.30, in quanto alle ore 14.30 c'è una riunione politica dei Capigruppo per il prosieguo dei lavori e anche rispetto alla situazione generale.
La parola al Consigliere Pedrale, sull'ordine dei lavori.



PEDRALE Luca

Grazie Presidente.
Proprio per rendere, nel limite del possibile, più efficienti i lavori della nostra Assemblea, vista l'esauriente discussione sulla problematica degli indennizzi per le alluvioni e per quanto già è stato espresso nei vari ordini del giorno, direi di votare l'ordine del giorno in questione così chiudiamo la seduta, sono sufficienti pochi minuti.



PRESIDENTE

Non si svolgerà alcun intervento, votiamo immediatamente gli ordini del giorno, mi sembra che questa possa essere la mediazione condivisa. Se avvisate i colleghi interessati, mettiamo immediatamente in votazione...



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, la Presidenza ha facoltà di interpretare e decidere possibilmente avendo indicazioni univoche e condivise da parte dell'Aula altrimenti diventa complicato.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Constatato che la maggioranza non ha il numero legale e poiché...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PEDRALE Luca

così! Lo hai detto, chiaramente...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PEDRALE Luca

Scusa, non hai il numero legale...



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Siccome è facoltà della Presidenza del Consiglio, alle ore 13 termineranno i lavori. La seduta...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

No, collega Muliere, la ringrazio della disponibilità e comprensione...



PEDRALE Luca

Sono stato interrotto, volevo terminare il mio intervento.



PRESIDENTE

Prego, collega Pedrale.



PEDRALE Luca

Ribadisco che è evidente e palese...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Collega Muliere, per cortesia, non interrompa, la prego!



(Commenti del Consigliere Muliere)



PEDRALE Luca

Io il rispetto lo richiedo...



PRESIDENTE

Per cortesia!



PEDRALE Luca

Sono stato interrotto...



PRESIDENTE

Prego, collega Pedrale, termini l'intervento.



PEDRALE Luca

Per votare questo ordine del giorno occorrono trenta secondi, senza fare tutta questa cagnara; la realtà è che non avete il numero legale...



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Collega Muliere, per cortesia!



(Commenti del Consigliere Muliere)



PEDRALE Luca

Se mi lasci finire!



PRESIDENTE

Collega Muliere, per cortesia!



PEDRALE Luca

Se mi lasci finire, invece di essere involuto nella tua personale dialettica, dato che...



PRESIDENTE

Collega Pedrale, per cortesia, intervengo per darle la possibilità di intervenire, però lei se riesce...



PEDRALE Luca

un sopruso dialettico che si sovrappone all'altro.
Data l'importanza della tematica, che non è da sottovalutare, e visto che su questi argomenti è meglio che ci sia il più ampio consenso di questa Assemblea, noi accogliamo il suo invito a rinviare la votazione nel pomeriggio, peraltro prendendo atto delle lacunose e scarse presenze nelle fila della maggioranza.



PRESIDENTE

La ringrazio.



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Collega Muliere, per cortesia!



(Commenti del Consigliere Muliere)



PRESIDENTE

Collega Muliere, le ricordo che lei è anche Capogruppo, abbia la cortesia...
Collega Pedrale, è possibile verificare la presenza dei Consiglieri, ma solo dopo la votazione, che non avverrà.
Avendo individuato una condivisione circa l'attività da svolgere, con questi interventi, che hanno dato tono ad un dibattito alquanto lento e monotono, si chiudono i lavori della seduta antimeridiana.
Ricordo la Conferenza dei Capigruppo alle ore 14.30 e la seduta consiliare alle ore 15.30, che riprenderà con gli eventuali interventi della Giunta la votazione dei tre ordini del giorno e l'assorbimento di alcune interpellanze collegate. Grazie.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.05)



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