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Dettaglio seduta n.449 del 23/06/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 10.00 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.35)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Bresso, Buquicchio Chieppa, Moriconi, Pizzale, Robotti e Valloggia.


Argomento:

b) Deliberazioni variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009


PRESIDENTE

Per quanto concerne le variazioni al bilancio di previsione per l'anno 2009, la Giunta regionale, in data 14 giugno, in ottemperanza al comma 6) dell'articolo 24 della legge n. 7/2001, ha trasmesso n. 5 deliberazioni del 18 maggio e n. 1 deliberazione del 25 maggio 2009. Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

c) Comunicato della Direzione Affari istituzionali e processo di delega


PRESIDENTE

Comunico inoltre che con le ordinanze 2959 e 2962 del 9 giugno il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli proposti dalle Comunità montane ricorrenti avverso le ordinanze 315 e 267 del 2009 del TAR Piemonte, di rigetto delle istanze cautelari di sospensione dell'esecuzione della deliberazione del Consiglio regionale 217/46169 impugnata, relativa al riordino territoriale delle Comunità montane.


Argomento:

d) Distribuzione processo verbale seduta antimeridiana del 16 giugno


PRESIDENTE

Comunico inoltre che in data odierna è stato distribuito ai Consiglieri il processo verbale della seduta antimeridiana del 16 giugno, che verrà posto in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Colleghi, comunico che in data 16 giugno 2009 sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali dell'11 giugno, che, se non ci sono osservazioni, s'intendono approvati.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Comprendo che sulla carta vi siano le firme e che, pertanto, facendo le somme, vi siano i numeri per poter aprire il Consiglio, però chiedo che i numeri si materializzino in aula con le figure dei Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Collega Toselli, è sufficiente chiedere la verifica del numero legale attraverso un'inversione.



TOSELLI Francesco

Mi sembrava molto più corretto...



PRESIDENTE

Ha ragione, ma non sono in grado di garantirlo se non rimettendomi al buon senso dei colleghi di rimanere in aula durante le sedute.



TOSELLI Francesco

Certo: però, Presidente, anziché portarmi a richiedere un'inversione all'o.d.g. proprio per il rapporto che, almeno in questa occasione, ho con i colleghi, preferirei un suo appello, per verificare anche se la sua autorevolezza è rimasta tale e, affinché svolgere tranquillamente i nostri lavori, ci garantisca di fatto la presenza in aula della maggioranza.
So ella essere persona molto sensibile, che ha cuore le istituzioni per cui le chiedo la cortesia d'essere lei stesso interprete di questa mia richiesta, vista la necessità di iniziare i lavori, che peraltro sono stati avviati, come lei ben sa, con un'ora di ritardo.



(Commenti fuori microfono)



TOSELLI Francesco

...francamente, se perdiamo un'altra mezz'oretta, direi assolutamente di sì; se invece la recuperiamo restano quaranta.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Toselli.
Il mio auspicio è che tutti i Consiglieri siano presenti in aula durante l'intera seduta, purtroppo non sempre è così; comunque, collega rimane sempre la possibilità di misurare la presenza in aula dei colleghi attraverso gli strumenti regolamentari.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Presidente Gariglio, intanto confermo, come ha detto il Consigliere Toselli, la sua sensibilità istituzionale, del resto la cultura democristiana non potrebbe fare altro che rendere questo tangibile.
In secondo luogo, io e la collega Spinosa avremmo una richiesta da sottoporre.
C'è una bozza d'ordine del giorno sulla tragica vicenda iraniana, per cui - poi interverrà la collega Spinosa - rivolgo l'invito ai colleghi che volessero, di prenderla in esame e sottoscriverla. Ieri, parlando con la collega Pozzi, mi ero impegnato a non presentare O.d.G. prima che se ne potesse prendere visione; è una bozza: chi vuole può leggere il testo e firmare, l'importante è depositare il documento al più presto.
Presidente Gariglio, avanzo ora una richiesta a lei...



PRESIDENTE

Prego, collega Leo.



LEO Giampiero

La questione è la seguente: siccome alle ore 18.00 si svolgerà davanti alla Prefettura una manifestazione di solidarietà con il popolo iraniano mi complimento con chi ha già aderito, tra questi il mio Capogruppo, uomo d'indubbia fede nella difesa dei diritti civili...



(Commenti fuori microfono)



LEO Giampiero

Non è certo un fondamentalista: rappresenta lo spirito liberale...
Dunque, chiederei la sospensione del Consiglio regionale per le ore 18.00 oppure di autorizzare alcuni colleghi a partecipare al presidio - la sensibilità dei colleghi è sicuramente elevata quanto la mia se non di più indetto da CGIL, CISL e UIL e dai partiti democratici.
Mi affido al Presidente del Consiglio per quanto riguarda le modalità.
Secondo me, a prescindere dalla sospensione o da altro tipo d'organizzazione, aderire sarebbe un segno molto importante. Noi non possiamo fare molto per questo popolo così sventurato e coraggioso. Ma tutto quanto possiamo fare, facciamolo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Leo.
Innanzitutto, comunico che la Giunta regionale sarà presente al presidio sotto la Prefettura in sostegno dei diritti del popolo iraniano.
Così mi è stato comunicato, pertanto ritengo opportuno che tutti i colleghi ne siano a conoscenza e che - se tale sensibilità è condivisa, come auspico, anzi, di cui sono sicuro - il Consiglio possa avere una, anche simbolica, rappresentanza di Consiglieri presenti sotto la Prefettura.
Rispetto ai nostri lavori istituzionali mi sembrerebbe improvvido sospendere la seduta di Consiglio per quest'iniziativa, peraltro le nostre sedute consiliari ordinariamente non terminano ad orari incompatibili con la manifestazione. Comunque, possiamo inviare una rappresentanza formale del Consiglio, investita anche del compito di manifestare la solidarietà di tutti i Consiglieri su un tema che mi pare sia ampiamente oggetto di condivisione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Segretaria Spinosa in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente.
Chiediamo con urgenza la trattazione e l'iscrizione dell'ordine del giorno, in vista della manifestazione di questa sera, rispetto alla quale domandiamo che il Consiglio regionale, oltre alla Giunta regionale, dia la propria adesione. La situazione in Iran è sotto gli occhi di tutti da settimane e crediamo meriti la dovuta attenzione non solo da parte della Comunità internazionale, ma anche dalle istituzioni come il nostro Consiglio regionale.
Quindi, richiediamo l'iscrizione dell'ordine del giorno e la votazione in modo che questa sera alla manifestazione delle ore 18.00 ci sia anche il documento comprovante l'adesione e la vicinanza del Consiglio regionale agli iraniani e alla loro manifestazione pacifica.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie.
Pregherei i colleghi che vogliono presentare l'ordine del giorno di sottoscrivere e autorizzare la presentazione; proporrò l'iscrizione all'o.d.g. subito dopo le comunicazioni della Giunta regionale.
L'ordine del giorno è depositato presso la Segreteria Generale del Consiglio regionale, quindi, per coloro che vogliono sottoscriverlo, il testo è disponibile.
Chiedo ai colleghi Leo e Spinosa, se lo ritengono, di venire a sottoscrivere e chiederne la presentazione.
Colleghi, come convenuto, procediamo alle comunicazioni


Argomento: Psichiatria

Comunicazione della Giunta regionale inerente a "Tutela della salute mentale"


PRESIDENTE

Come convenuto, procediamo subito alle comunicazioni richieste alla Giunta regionale e in particolare all'Assessore alla sanità.
La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla tutela della salute e sanità

Nel sovrapporsi di molte questioni che hanno caratterizzato l'attenzione delle Commissioni consiliari e del Consiglio regionale intorno ai temi della salute mentale, ho cercato, per quest'introduzione, di estrapolare alcuni dati di carattere (e spero anche d'interesse) generale con i quali inquadrare la discussione di questa mattina. Mi auguro di avere intercettato le attese dei Consiglieri e comunque mi riservo, laddove così non fosse, di integrare la comunicazione.
Innanzitutto, un inquadramento dell'attività della salute mentale attraverso i Dipartimenti di salute mentale all'interno della nostra regione.
Fin dalla scrittura del Piano socio-sanitario regionale, in ordine alla tutela della salute di queste persone, abbiamo introdotto delle tendenze e degli obiettivi, in seguito puntualmente riassegnati alle Direzioni generali affinché l'attività della Regione Piemonte si allineasse agli obiettivi di tutela definiti dal Progetto-obiettivo nazionale sulla salute mentale.
In particolare, riconosciamo che la spesa storica che la Regione Piemonte ha dedicato alla salute mentale, pur essendo attenta nell'accoglienza e nell'evidenza delle persone portatrici di questa problematica, non ha ancora raggiunto il livello di spesa assegnato dal Progetto-obiettivo nazionale, ovvero il 5% della spesa delle Aziende sanitarie regionali.
Ci attestiamo oggi, dopo un incremento progressivo registrato anche negli ultimi anni, al 3,6% della spesa e attualmente assistiamo, con i pazienti presi in carico secondo i dati del dicembre 2007, l'1,1% della popolazione. Quindi la prima indicazione assegnata dal Piano, e ripetuta all'interno delle delibere d'obiettivo, riguarda il progressivo allineamento della nostra partecipazione economica, che ovviamente è collegata alla qualificazione dei programmi d'intervento verso lo standard previsto delle leggi nazionali.
Così come si è ritenuto che un obiettivo non potesse essere semplicemente prescrittivo e normativo per le Direzioni generali, ma dovesse contestualmente coinvolgere l'organizzazione territoriale in una ripresa di dibattito culturale e di responsabilità civile intorno ai temi della tutela della salute mentale, costruendo percorsi affinché la qualificazione dei servizi e il riorientamento della spesa passassero anche attraverso strumenti di programmazione territoriale partecipati.
Di qui i Piani locali della salute mentale che abbiamo attivato fin dall'ottobre scorso, investendo ogni Dipartimento di salute mentale della responsabilità di costruire forme partecipative della programmazione attraverso Dipartimenti partecipati e di avviare il percorso di valutazione degli interventi e di riorientamento degli interventi stessi attraverso il coinvolgimento delle rappresentanze sociali del territorio, a cominciare dai soggetti che condividono le responsabilità gestionali, quindi soggetti gestori dei diversi strumenti d'intervento sulla salute mentale, fino all'associazionismo dei familiari, dei pazienti e della tutela della diritti.
Quali sono gli strumenti che i nostri Dipartimenti di salute mentale attivano e quali sono le percentuali di sostegno economico che a questi strumenti vengono dedicati nella programmazione dei Dipartimenti di salute mentale? Innanzitutto, inizierei dalla spesa per i servizi territoriali riconoscendo - come credo anche i Consiglieri faranno - nella capacità dei Centri di salute mentale di intercettare, accogliere, prendere in carico di essere quindi servizi pro-attivi e non servizi in attesa per tutte le situazioni di difficoltà e disagio che nel nostro territorio si manifestano, ahimè, in forma sempre più crescente.
Infatti, dell'insieme della spesa per la salute mentale, che è di 246 milioni d'euro (anno 2007), 126 milioni d'euro sono esattamente dedicati all'attività dei servizi territoriali; le restanti quote sono articolate secondo le diverse caratteristiche di acuzie e di post-acuzie che i processi di carattere riabilitativo richiedono, fino agli interventi legati alle esperienze d'autonomia e di residenzialità che si sostengono sia con interventi d'inclusione lavorativa (la tematica delle borse-lavoro) sia con interventi d'autonomia abitativa (gruppi-appartamento e comunità alloggio).
In particolare, se vogliamo articolare distinguendo la fase di acuzie e quella di post-acuzie in tema della residenzialità e dei ricoveri, vanno fatte alcune precisazioni rispetto a questa spesa. Comincerei dai ricoveri nel pubblico, in modo particolare per quanto riguarda la gestione della fase acuta della malattia che, con l'acronimo che conosciamo, viene gestita dalle strutture di emergenza-urgenza S.P.D.C. A questo tipo di interventi si dedicano oggi 23 milioni di euro e voglio ricordare - credo con una punta di comune soddisfazione - il fatto che negli ultimi anni si sono attivati due nuovi S.P.D.C., mentre stiamo progressivamente portando quelli esistenti ad un incremento degli standard dal punto di vista del numero di posti letto (penso all'intervento in corso in questo momento al San Luigi) proprio perché l'attività di emergenza-urgenza non aveva nell'articolazione pubblica una corrispondente offerta di servizi quanto la necessità induceva a richiedere.
Contemporaneamente all'ampliamento della ricettività nel sistema pubblico, sono stati raggiunti nuovi accordi con le strutture sanitarie accreditate e convenzionate anche per la disponibilità ad essere inserite nella rete dell'emergenza-urgenza, riservando il 20% dei posti letto all'accoglienza in condizione di urgenza. L'articolazione successiva dei percorsi di accompagnamento riguarda le case di cura private, per le quali spendiamo 34 milioni di euro l'anno, e le residenzialità in comunità pubbliche e private (62 milioni di euro all'anno).
Con questa articolazione, il quadro delle opportunità, descritto esclusivamente per voci di spesa e per categorie di intervento, può essere riassunto e rappresentato al Consiglio regionale.
Nella nostra particolare situazione, voglio ancora ricordare che le strutture residenziali della Regione Piemonte hanno un'articolazione di 60 strutture con 1.319 posti letto, suddivise in una percentuale del 30 gestita direttamente nel pubblico e del 70% gestita direttamente nel privato. I posti letto in case di cura private sono 699; i posti letto negli S.P.D.C. sono 292, il quale dato ci porta oggi allo 0,71 ogni 10.000 abitanti rispetto al parametro che dobbiamo raggiungere di 1 ogni 10.000 abitanti.
Quali sono, quindi, a oggi ancora le carenze che rileviamo e quali invece alcuni aspetti di ridondanza e di correzione che dobbiamo proporre? La carenza riguarda l'ampliamento delle opportunità relative all'accoglienza in S.P.D.C., che deve raggiungere lo standard di 1 ogni 10.000; la ridondanza riguarda il rapporto pazienti-posti letto, rispetto al quale noi siamo ad un livello di offerta superiore a quello definito dagli obiettivi nazionali.
In particolare, voglio poi sottolineare che il Consiglio regionale, e quindi l'Assessorato, applicando gli indirizzi del Consiglio regionale, ha richiesto espressamente all'Amministrazione di produrre interventi di rientro dei pazienti che fossero ricoverati in comunità terapeutiche esterne al loro luogo di residenza, per consentire una continuità assistenziale a queste persone.
Abbiamo, infatti, situazioni per le quali alcuni pazienti sono ricoverati in altre regioni, ma sono decisamente maggiori situazioni in cui, da altre regioni, si ricovera in Piemonte.
Pertanto, l'articolazione ulteriore delle informazioni che ho cercato di riferire può essere ulteriormente dettagliata per le comunità terapeutiche.
Le comunità terapeutiche, gestite direttamente dai Dipartimenti di salute mentale, ospitano oggi 427 posti, di cui: 397 occupati; l'origine dal Piemonte è di 396, quindi la gestione diretta coincide con una presa in carico dei cittadini piemontesi, con periodi di permanenza che variano da un anno fino a un massimo di tre anni, in modalità quasi equamente ripartite.
Le comunità terapeutiche a gestione privata, dove per privato si intende la cooperazione sociale, l'ONLUS, gli ordini religioni e il privato imprenditoriale, offre 892 posti letto, occupati per 494 da cittadini piemontesi.
Dunque, come si vede, la mobilità da altre regioni riguarda prevalentemente il dato del privato.
La permanenza all'interno delle comunità terapeutiche private varia da uno a tre anni, con una proporzione di 217 con permanenza inferiore ad un anno e di 305 con permanenza superiore a tre anni.
Non ho detto, fino a questo momento, l'ultima articolazione della residenzialità, che è quella dell'autonomia abitativa, che si articola con progetti di assistenza domiciliare, sia al domicilio privato che al domicilio sociale, e con l'organizzazione dei gruppi appartamento per i quali la regione Piemonte vanta il maggior numero sul livello nazionale particolarmente nell'ASL Torino 1 della città di Torino.
Sottolineo che i gruppi appartamento, nella delibera che li istituisce sono identificati quali soluzioni abitative per rispondere a specifiche esigenze di residenzialità assistita di tipo non asilare, rivolta a pazienti giunti in una fase avanzata del loro reinserimento sociale.
Quindi, non si tratta di strutture residenziali sanitarie o socio sanitarie, ma di dimensione abitativa autonoma delle persone, le quali essendo ovviamente sofferenti di una condizione patologica, per condurre la loro autonoma vita devono essere supportate con interventi domiciliari di tipo educativo sociale e sanitario.
Questo è il quadro descrittivo e sintetico dell'organizzazione dei nostri servizi; un quadro che non rende giustizia alla qualità degli interventi di cura, perché non posso diffondermi sugli aspetti qualitativi.
Restituisco solo una dimensione quantitativa.
Poiché, però, nella lettura delle dichiarazioni, delle interrogazioni delle richieste di accesso agli atti, l'elemento del monitoraggio e della verifica rispetto ai livelli essenziali di assistenza è ripetutamente tornato nell'interesse dei Consiglieri regionali, voglio fare una breve annotazione per quello che riguarda l'articolazione dell'attività di vigilanza sulle strutture residenziali psichiatriche.
La funzione di vigilanza è normata da atti dell'Amministrazione regionale, ed è così articolata: per le strutture private, fa capo alle ASL di riferimento territoriale, in analogia a quanto avviene per le RSA e le RAF per anziani.
Per le strutture a gestione diretta delle ASL, l'attività di vigilanza fa capo all'ASL limitrofa in analogia a quanto accade per le strutture RA.
RSA e RAF.
Per quanto riguarda, invece, l'attività legata alla vigilanza dei gruppi appartamento, questa fa direttamente capo alla controutenza dei Dipartimenti di salute mentale.
stato detto, nell'articolazione delle interrogazioni che si sono succedute, rispetto al monitoraggio effettuato dalle unità di vigilanza (puntualmente le delibere regionali hanno preteso che venissero effettuati almeno due controlli, nel corso dello scorso anno, ogni semestre, e che di questi controlli dell'unità di vigilanza venisse redatto verbale, inviato all'ASL di riferimento e, per conoscenza, all'Amministrazione regionale) che le unità di vigilanza avrebbero sollevato una serie di prescrizioni e di obiezioni e che, nonostante le prescrizioni e le obiezioni segnalate non ci si è trovati di fronte a disdette degli accreditamenti e delle convenzioni.
Vado, quindi, ad articolare le osservazioni che le unità di vigilanza nel tempo, hanno via via rilevato.
Certo, le attività di vigilanza realizzate hanno riportato prescrizioni nella misura dell'80% dei verbali, e questo non può che rendere merito all'oculata attività di rilevazione delle unità di vigilanza.
Ma veniamo agli aspetti che interessano le osservazioni riportate quindi le prescrizioni cui i soggetti titolari della gestione si sarebbero dovuti adeguare. Intanto, gli aspetti assistenziali, riguardanti la distribuzione della presenza del personale medico e non medico, laddove inferiore agli standard normativi (il 5%). Poi, l'utilizzo di posti letto superiori alla capienza (il 3%), oppure aspetti organizzativi gestionali (aggiornamenti e rivalutazioni delle schede, eventuale prolungamento del ricovero, non corrispondenza nei tempi previsti tra il DSM e la comunità (25%), aspetti strutturali (5%), aspetti strutturali di modesta entità (75%).
Quindi, se andiamo ad esaminare la preoccupazione di tutela che abbiamo nei confronti delle persone, ci dobbiamo concentrare su quella dimensione che riguarda l'8%, relativa all'assistenza.
Questo, evidentemente, è ben lontano dall'immaginare un'articolazione di servizi che non sia corrispondente ai bisogni di tutela o di cura delle persone. Anzi, proprio il fatto che la dimensione sia così contenuta propone un'attivazione dei dipartimenti di salute mentale che è evidentemente non particolarmente ingente, perché fortunatamente interviene su alcuni casi, ma può permettere un'attività di controllo, perché ci si riallinea agli standard adeguati in modo più agevole.
Peraltro, abbiamo una situazione in cui anche alcuni standard assistenziali sono superiori a quelli previsti dalla delibera del Consiglio regionale del 1997.
L'ultima osservazione riguarda la relazione che intercorre tra l'attività e la responsabilità dei DSM delle Aziende Sanitarie Locali e della Regione Piemonte, sia in ordine al raggiungimento degli obiettivi qualitativi, su cui ho cercato di diffondermi nell'introduzione, sia in ordine alla partecipazione all'attività di vigilanza.
Ritengo che il modo di procedere che la Regione sta cercando di praticare sia coerente con quanto previsto nel Piano Socio Sanitario regionale, che assegna alla Regione una funzione di capogruppo nei confronti delle Aziende, dove l'aspetto richiesto e preteso dalla responsabilità regionale sia quello dell'affiancamento e della relazione di aiuto nella qualificazione degli interventi delle Aziende Sanitarie, quindi una condivisione nella tensione per il raggiungimento degli obiettivi qualitativi, e una programmata valutazione degli esiti, di cui anche gli aspetti più materiali, più strutturali, più formali dell'attività di vigilanza concorrono, ma concorrono nella misura in cui la vigilanza ha rispetto all'analisi qualitativa più complessiva.
Quindi, da questo punto di vista, l'osservazione che credo possa essere comune a chi si occupa dal punto di vista della sensibilità e dell'attenzione di politica sanitaria di questi temi - e non esercita una funzione di carattere amministrativo-regolamentare, come se fossimo un gigantesco CORECO (Comitato Regionale di controllo), quindi non sarebbero i Consiglieri le figure adatte, né l'Assessore, ma figure tecniche probabilmente dovrebbe affrontare il problema della vigilanza in un'ottica meno formale, dal punto di vista del procedimento, e più sostanziale, dal punto di vista del coinvolgimento. Nemmeno la più potente task force - che non c'è - di funzionari regionali potrebbe andare ad agire in un'attività di controllo sovraordinata rispetto alle ASL in maniera quotidiana e puntiforme, tale da coprire tutto il livello delle reti dei servizi regionali in ogni momento.
Se non ci si fida - e perché mai non ci si dovrebbe fidare? dell'attività delle Aziende sanitarie che hanno organi ispettivi, organi legali, Collegi dei sindaci, rispetto alla regolarità del loro modo di essere e di procedere, quale può essere in un rapporto che è di fiducia l'aiuto che l'Amministrazione regionale può dare anche attraverso l'aspetto della vigilanza? La nostra opinione, la mia, quella delle Strutture e anche quella condivisa con la rete delle rappresentanze sociali, è che l'unica vera forma di controllo qualitativo che può tutelare l'interesse dei pazienti è quello che passa attraverso il controllo sociale.
Vale a dire quella capacità di coinvolgimento delle rappresentanze degli utenti e dei loro tutori che, avendo a cuore più di ogni altro, anche del miglior clinico, anche del miglior direttore generale, anche del miglior assessore, la salute delle persone, si occupa e si preoccupa di monitorare la qualità dei percorsi di cura.
Come facciamo a coinvolgere le rappresentanze sociali oltre che nella programmazione, di cui ho già detto, i Piani locali della salute mentale anche nell'attività di sorveglianza e di vigilanza? In questa sede, voglio citare due esempi e due cambiamenti organizzativi.
Il primo riguarda l'attività di coinvolgimento sulla sorveglianza della qualità delle comunità alloggio e dei gruppi appartamento avviata dalla Torino 1, attraverso un'attività di formazione degli ex pazienti e dei familiari delle associazioni di tutela, affinché diventino soggetti esperti nella possibilità di monitorare la qualità, non solo quella formale della larghezza delle porte, dei servizi igienici, dei gradini e dei registri, ma quella sostanziale, del clima che si respira in una struttura sanitaria.
Quel clima che alcuni di noi più avvezzi ad occuparsi di sociale e di sanità comprendono fin dal primo ingresso, a seconda degli umori, dei toni delle voci che si ascoltano e che proprio loro, i pazienti e le persone delle associazioni, sono in grado di comprendere affinché siano loro i controllori puntiformi e quotidiani di questa qualità e quantità di servizi assistenziali e sanitari resi. Voglio ricordare ai Consiglieri l'invito che proprio il Direttore del Dipartimento dell'ASL Torino 1 ha rivolto a tutti i Consiglieri, perché possano visitare i gruppi appartamento di quel territorio, congiuntamente a queste formazioni di vigilanza che sono state costituite.
Secondo cambiamento organizzativo: introdurre una revisione normativa nella composizione delle unità di vigilanza, affinché queste ultime, che oggi sono formate da professionisti esperti ed individuati secondo le diverse competenze di personale sanitario delle ASL, siano integrate da rappresentanti delle organizzazioni sociali, portatrici, attraverso l'individuazione di figure esperte, medici individuati dalle associazioni di tutela, oltre che della competenza specifica anche di quella competenza e quell'interesse sociale che credo sia l'unica condizione, affinch insieme si possa monitorare per migliorare, valutando non per demonizzare ma per introdurre il cambiamento.
Questa è stata la mia - scusate - libera interpretazione delle aspettative dei Consiglieri; ho agito non sulla base di una traccia fornitami dal Consiglio rispetto ai temi di cui si dovesse parlare. Spero di aver correttamente interpretato almeno le curiosità, dal punto di vista della soddisfazione e sui contenuti ovviamente questa è rimessa alla valutazione dei Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Prendiamo atto delle comunicazioni dell'Assessore, che ci ha spiegato come sostanzialmente funzionano i Servizi di salute mentale piemontesi qual è la ripartizione della spesa, quali gli appigli normativi relativi alla salute mentale: la deliberazione del 1997 e il Piano Socio Sanitario approvato due anni fa (oppure, lo scorso anno: non ricordo bene).
E noi ci fermiamo a questo particolare, nel senso che non interveniamo sulle comunicazioni, almeno non in questa sede. Successivamente, faremo presente che, nel frattempo, qualcosa è successo da quando abbiamo discusso, per volere di alcuni Consiglieri, di psichiatria all'interno di questo Consiglio ad oggi.
Prendiamo atto che non è oggetto delle comunicazioni dell'Assessore trattandosi di atto amministrativo - come lei ha detto - e non di politica sanitaria, l'attività di controllo rispetto al corretto utilizzo di fonti regionali. Prendiamo atto che l'Assessore ritiene tale attività di controllo unicamente un aspetto da demandare a chi amministra la macchina sanitaria. Ma alcuni Consiglieri del centrosinistra della passata tornata non pensavano la stessa cosa: quando sono accadute alcune situazioni che hanno investito il Consiglio regionale ritenevano si trattasse un aspetto fortemente politico.
In conclusione, su questo aspetto in particolare (poi, intervengo sulle politiche sanitarie), l'Assessorato ha aperto un'indagine conoscitiva rispetto all'attività dei DSM; ha rimosso dall'incarico una persona che si occupava di domiciliarità, e potrei andare avanti citando il numero di lettere a firma dell'Assessorato e di esponenti dell'Assessorato, dei singoli DSM, delle ASL, perché in queste tre settimane, fortunatamente, si è prodotta un po' di documentazione, per fare chiarezza su uno degli aspetti che il nostro Gruppo consigliava. Ma non essendo oggetto della comunicazione dell'Assessore ne discuteremo in altre sedi.
Quindi, faccio considerazioni di carattere politico, perché siamo in Consiglio regionale e non ci dobbiamo occupare di aspetti che riguardano atti amministrativi. Sottolineo che lo Statuto demanda l'aspetto di vigilanza ai Consiglieri e agli Assessori - se poi non si intende esercitarlo è problema di chi non lo esercita. Noi, che facciamo l'opposizione, lo faremmo allo stesso modo se fossimo in maggioranza quindi, intendiamo esercitare questo compito soprattutto quando si parla di denaro pubblico che potrebbe essere stato usato in modo non corretto.
Ripeto: ne discuteremo alla "seconda puntata". Adesso discutiamo solo di politica sanitaria. Il 28 gennaio 1997 il Consiglio regionale, con delibera n. 1370, approva le linee di indirizzo rispetto agli standard strutturali delle strutture che si devono occupare di salute mentale.
Da allora ad oggi sono intervenute alcune questioni che vanno risottolineate dal Consiglio regionale perché, nel frattempo, l'Assessorato ha predisposto una bozza di delibera includente una serie di aspetti sui quali potremmo muovere alcune considerazioni. Tuttavia, noi riteniamo che così come fu coinvolto il Consiglio nel 1997, trattandosi di documento di indirizzo, debba essere coinvolto il Consiglio oggi in merito alla nuova delibera - mi rivolgo al Presidente, al Presidente della Commissione sanità ne ho già accennato. Diversamente, sarebbe un po' anomalo.
Dal punto di vista politico - posto che la politica si possa anche occupare di controllo - cosa prescrive dice la delibera che, in certi modi non funziona? Potremmo anche affermare che questo è avvalorato da lettere dell'Assessorato, ma non importa, sono indicazioni che noi avevamo reso in precedenza e diamo adesso. Ricordo che le Commissioni valutative stendono un verbale, approvato dal Direttore generale della singola ASL e trasmesso all'Assessorato, che quindi è a conoscenza di questa situazione, tant'è che, in alcuni casi, ha ordinato Commissioni valutative supplementari. Se le Commissioni valutative ritengono che la situazione all'interno delle Comunità protette, sia in regola, ne prendiamo atto. Tuttavia, rileviamo che sarebbe sufficiente leggere gli atti - non recarsi, come abbiamo fatto presso alcune di queste strutture - per comprendere che le Commissioni valutative sono diventate uno strumento meramente formale - perché previste da delibera - che non intervengono mai rispetto ad una Comunità.
A campione: nel 2006 la Commissione dice: "Entro 90 giorni dal ricevimento della presente si dovrà, inoltre, prevedere la ricollocazione in ogni struttura, degli ospiti che non hanno patologie psichiatriche e/o in eccesso". L'anno successivo dice esattamente la stessa cosa, e l'anno dopo ancora: "Il personale, in relazione al numero degli ospiti, non garantisce lo standard richiesto", mentre nell'anno precedente diceva: "Adeguare il personale allo standard richiesto in merito agli ospiti...Non sono stati ricollocati in idonee strutture gli ospiti che non hanno patologie psichiatriche e/o in eccesso rispetto a quanto autorizzato e consentito". Anche in questo caso, come nel primo, come nel secondo e come nel terzo, la Commissione valutativa dice, a dicembre 2008: "Entro 60 giorni dal ricevimento della presente si provveda a...". Questo a dicembre 2008.
Personalmente, mi sono recato in quella struttura quando è nata, a febbraio, ma potremmo andarci in qualsiasi momento: gli ospiti continuano ad essere in sovranumero, i profili medici o infermieristici, o di OSS requisiti del personale sanitario previsti da delibera - non sono, in alcun modo, rispettati. In questa, come in molte altre; come nel 70-80% delle situazioni piemontesi.
Questo, innanzitutto, crea una diseguaglianza rispetto ai pazienti, a seconda che siano trattati da una Comunità che rispetta la delibera o meno.
Il medico c'è davvero, la copertura infermieristica è davvero 24 ore su 24 e non è una copertura di OSS o ADEST (con tutto il valore che rivestono).
Nella delibera sosteniamo che ci devono essere infermieri, e non OSS e ADEST (anche), che gli educatori devono essere davvero educatori e non personale assunto che si adopera come educatore. Questo quanto chiediamo.
Chiediamo che sia rispettata la delibera votata dal Consiglio.
Invito chiunque a leggere i verbali delle Commissioni e vedrà che quasi in ogni verbale, la situazione non corrisponde a quanto previsto dalla delibera. La delibera, per esempio, prevede una cosa banalissima, ma sacrosanta: chiunque entra in una struttura deve trovare una bacheca in cui sono affissi gli orari di servizio di medici e infermieri. Ma la bacheca non c'è mai, salvo in due o tre strutture del Piemonte. Questo soddisfa? Noi ne prendiamo atto, ma a noi non soddisfa affatto perché paghiamo molto per avere un servizio che non è scadente, ma inadeguato.
Vi è una situazione...non voglio dire di malversazione, cui penserà la Magistratura, se lo riterrà. A me interessa il punto di vista politico: se pago sei mila euro al mese perché all'interno di quella struttura si devono garantire 80 ore di medico, 24 al giorno di infermiere, OS, educatore e quant'altro e alcune di quelle figure non ci sono o mancano alcuni requisiti strutturali perché questo sia garantito, è evidente che paghiamo troppo per il servizio reso. Ci soddisfa? Contenti voi, a noi non soddisfa.
Relativamente alla medicina di base. Prendiamo atto che oggi, rispetto a dieci anni fa, non è un problema solo dell'Assessore Artesio: nelle singole CSM vi è circa il 50% di personale in meno rispetto a dieci anni fa. E non sono diminuiti i numeri di pazienti seguiti, anzi, sono aumentati. Quindi, ogni medico, se prima aveva in carico 100 degenti, oggi ne ha mediamente 150.
Relativamente ai gruppi-appartamento. Sottolineiamo dieci volte che crediamo fortemente alla domiciliarità, nei gruppi-appartamento relativamente alla salute mentale, alla disabilità, agli anziani e quant'altro. È evidente che, visto che anche in questo caso i fondi corrisposti non sono irrilevanti, il servizio deve essere adeguato; ci deve essere un percorso reale, una possibilità di inserimento, e non una valutazione che, molte volte, è scritta dal punto di vista economico (nel senso che da una parte si spende 6 mila euro e dall'altra due mila e cinquecento al mese). Anche in per questi aspetti inviterei a visitare le Comunità.
Possiamo anche visitarle su appuntamento, ma è evidente che se andiamo su appuntamento è come quando il Sindaco Chiamparino va a San Salvario e non trova tossici, non trova spacciatori, non trova prostitute, le strade sono pulite. Se la visita è a sorpresa, si verifica la situazione realmente com'è e si valuta per quello che si vede.
Noi crediamo che, al di là della Commissione valutativa delle Associazioni Genitori e quant'altro - che sono gli stessi soggetti, in alcuni casi, che gestiscono le stesse comunità - le due associazioni maggiori, la Self Help Onlus e l'Arcobaleno, che gestiscono i Gruppi appartamento, hanno al loro interno pazienti e familiari che sono gli stessi che si stanno formando per fare i valutatori, allora valuteranno se stessi....



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, la prego di chiudere, ha già sforato di due minuti.



VIGNALE Gian Luca

Ha ragione, Presidente.
...valuteranno se stessi rispetto ad un servizio che loro stesso erogano per un dato economico neanche irrilevante. Anche questo soddisfa? A noi no; speriamo, e concludo, che ci sia modo, in sede di Commissione e in sede consiliare, di discutere la delibera che oggi parrebbe essere di Giunta, ma che, se diventa di Consiglio, darà modo ad ognuno di intervenire a favore dei pazienti, evitando che i soldi siano spesi male e per beneficio di qualcuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Devo dire - non me ne voglia il Consigliere Vignale - che noi abbiamo trovato scandalistico, inopportuno e ingiusto il modo con il quale il Consigliere ha trattato un argomento così delicato, nella trasmissione "Report".
Ingiusto soprattutto per le centinaia di operatori professionali che lavorano in un settore così delicato e complesso. Dato che siamo degli inguaribili ottimisti e pensiamo che tutto può essere utile se serve a migliorare un servizio, non ci dispiace che questa mattina si faccia una riflessione sulla salute mentale, sui servizi che offriamo e anche sui limiti che tali servizi possono rivelare.
Una riflessione che mi permetto di ampliare con qualche nota storica affinché i Consiglieri regionali che ascoltano e che abitualmente non si occupano di questi argomenti possano in qualche modo capire da dove siamo partiti e con quante e quali fatiche, i risultati raggiunti oggi, sono stati concretizzati.
Riflessione che non può che partire dalla "legge Basaglia" che nel '78 abbatté i muri degli ospedali psichiatrici, rivelando un mondo di concentramento fatto spesso di violenze sui pazienti ricoverati: uomini e donne rinchiusi per problemi legati a handicap fisici, alcolisti epilettici, e non per patologie mentali.
Nel 1928 il manicomio di Collegno ospitava 2000 persone e i dipendenti di quella struttura erano 3000: la più grand'azienda di quel territorio che, quindi, continuava a mantenere la sua natura anche per una questione di posti di lavoro. Bisogna dire, per amore di chiarezza, che la legge Basaglia fu preceduta, negli anni '60, dalla legge Mariotti - sono trascorsi una cinquantina di anni e sembra passato un secolo. Quella legge approvò l'articolo 604 del codice Rocco, che imponeva l'iscrizione dei malati di mente sul Casellario giudiziario e che introdusse la figura dello psicologo negli ospedali psichiatrici. In quel periodo cominciarono ad operare i Centri di igiene mentale e si attivarono i primi servizi di neuropsichiatria infantile.
Nel 1972 - lo dico perché vivo in quel territorio - è stato aperto il primo ambulatorio psichiatrico sul territorio di Collegno. Fra il '79 e l'85 l'intero territorio regionale può contare sui centri di salute mentale: uno ogni quarantamila abitanti, come prescriveva la legge; e sono dello stesso periodo i reparti ospedalieri per acuti.
Nel '78 ho iniziato a svolgere il mio lavoro di giovane medico presso l'ospedale di Rivoli, dove arrivavano i pazienti dall'ospedale psichiatrico di Collegno in fase acuta che nessuno sapeva dove mettere. Non c'erano ancora i "repartini psichiatrici" ed erano un problema per l'ospedale e per le famiglie, che spesso non erano in grado di occuparsi di loro soprattutto nella fase acuta della malattia.
L'ospedale psichiatrico era accanto alla ferrovia e ricordo molti pazienti morti investiti dal treno di Collegno: storditi dai farmaci finivano inevitabilmente sotto le ruote. Sono di quegli anni - degli anni '90 - le comunità residenziali, anche private - ma con la partecipazione pubblica, come succede oggi e come l'Assessore ha detto - al centro di percorsi terapeutici. L'atteggiamento dei cittadini stava cambiando: i manicomi non erano ben accetti: sì alle cure, ma vigilanza e controllo all'interno delle comunità residenziali. Degli anni '90, sono ancora quei "gruppi appartamento" di cui l'Assessore ha parlato, dove non sono ospitati pazienti guariti, ma pazienti che pur continuando ad essere in terapia hanno recuperato una propria autonomia e sono in grado in qualche modo (seguiti ed accompagnati) di gestire se stessi.
Ripeto un dato emanato dalla Società di psichiatria italiana della sezione piemontese: su 13.825 persone in carico ai Dipartimenti di salute mentale nella città di Torino, solo 11 pazienti sono ancora alloggiati nelle pensioni, la maggioranza dei quali per scelta personale. Chi ha svolto funzioni di Sindaco sa che qualche volta la salute mentale e i servizi sociali, in qualche modo si equivalgono, si contrappongono e si sovrappongono.
Ci sono differenze che certamente vanno equilibrate: nella città di Torino, ci sono 100 posti letto in Comunità protetta nell'ASL 2 e neanche uno nell'ASL 1 - uno degli obiettivi nostri sarà, naturalmente, lavorare in questo settore. Solo nell'ASL 2 ci sono 250 persone che vivono in gruppi di appartamento: questo per l'impegno del governo regionale, non soltanto quello di oggi, ma anche quello precedente, che ha garantito in questo servizio. Il servizio che offriamo - checché ne dica il Consigliere Vignale è un servizio di qualità: così hanno voluto le strategie regionali di centrodestra e così hanno voluto le strategie regionali del governo di centrosinistra. Per questo, noi pensiamo che il servizio di "Report" non renda giustizia. Devo dire anche - non me ne voglia Vignale - che il paragone con Soria è davvero fuori luogo. La questione che ha visto coinvolto Giuliano Soria è ben poca cosa, dal punto di vista scandalistico rispetto a quanto vedrebbe coinvolti i servizi che si occupano di salute mentale. Ma vedremo successivamente: ci sono questioni che riguardano la Magistratura, la quale, naturalmente, se ne occuperà.
Il Consigliere Vignale fa anche un riferimento al metodo con il quale si tratta con le cooperative, ad esempio, per acquisire un appartamento. Il Consigliere Vignale dovrebbe sapere che nel Sud è successo molte volte che i Primari di servizi psichiatrici, offrissero in affitto, naturalmente, ad un prezzo equo - prezzo non può che essere legato al mercato, altrimenti si tratterebbe di truffa - propri appartamenti. In un settore di quella città era necessario realizzare un gruppo-appartamento e non c'era nessuno disponibile ad affittare. E così gli stessi Primari dei servizi, lo hanno fatto perché era prioritario che quel servizio si attivasse. Non è facile trovare appartamenti a disposizione per ospitare questi pazienti.
Quando una cooperativa lo offre che cosa si fa? Si fa un bando per capire quanto è larga la dimensione della finestra, quanto è grande l'accesso della porta o per capire quanto sono grandi le dimensioni di un bagno all'interno di una casa? Si fa una trattativa privata con la cooperativa che offre il servizio del quale abbiamo bisogno. Ripeto, come ha detto l'Assessore, il governo clinico è quello della Regione, i medici sono pubblici, gli operatori sono pubblici, sono loro, naturalmente, che garantiscono che il servizio sia efficiente.
Desidero ancora fornire un dato: quando furono abbattuti i muri, gli ospedali psichiatrici in Italia erano 76. Strutture come quelle non ce ne sono più. Oggi, i numeri nel nostro Paese sono: 700 centri di salute mentale; 210 dipartimenti di salute mentale; 1045 strutture residenziali 514 centri diurni; 260 day hospital; 23 cliniche psichiatriche, 276 servizi psichiatrici di cura per acuti. Numeri di un impegno che, in tutto il Paese, ha cercato di chiudere una pagina tremenda nella nostra storia cercando di aprirne una nuova. Per dare corpo alle parole di Franco Basaglia che aveva detto: "Occorre fondare una nuova medicina, consapevole del fatto che l'uomo è un corpo sociale oltre che un corpo organico" ed è su questo corpo sociale che la medicina deve lavorare. Non solo sul corpo organico. "Vogliamo trasformare - diceva Basaglia - il malato mentale morto del manicomio, in persona viva, responsabile della propria salute".
L'Organizzazione mondiale della sanità ci informa che un giovane su cinque in Occidente, soffre di disturbi mentali e che nel 2020 i disturbi psichiatrici cresceranno del 50%.
Attualmente, nel nostro Paese, curiamo bene le schizofrenie, cioè le fasi acute della malattia, ma non investiamo abbastanza risorse sulle sindromi ansiose-depressive che riguardano molti giovani, che riguardano una parte importante della popolazione e che rappresentano una causa importante di patologia.
Abbiamo certamente il compito e l'obiettivo di migliorare la qualità dei servizi e questo non si ottiene diminuendo il personale. In chirurgia la tecnologia è legata allo strumentario: una buona protesi di anca o di ginocchio ha bisogno di uno strumentario adeguato.
Il "patrimonio tecnologico" delle patologie mentali è rappresentato invece, dal personale che non deve diminuire, ma continuare ad essere quello necessario per offrire servizi adeguati. Nel luglio del 1974, il professor Coda - che magari qualcuno qui dentro conoscerà: è stato l'inventore dell'elettroshock ed era Primario dell'ospedale di Collegno veniva riconosciuto colpevole da Tribunale di Torino. I giudici dichiararono che i maltrattamenti erano illegittimi, che nell'ospedale si era creata una psicosi di terrore, un regime di vita inumano e vessatorio.
Si era chiusa un'epoca, quella del sadismo e della punizione in nome della scienza, come accadeva in quel periodo all'ospedale di Collegno.
Ritengo che, con questo governo regionale, in questi quattro anni, ma anche in quelli che ci hanno preceduto, abbiamo incominciato a scrivere un altro capitolo. L'umanità ha provato a scrivere un altro capitolo ed è necessario continuare su questa strada, senza polemiche inutili per la salute dei cittadini.
Concludo con qualche commento alla relazione dell'Assessore, precisa ed attenta come sempre: 246 milioni di euro, che forse non è la cifra che gli altri Paesi d'Europa spendono in questo settore, ma è una cifra verso la quale vogliamo arrivare. È anche noto che noi spendiamo meno per il sistema socio-sanitario di quanto facciano gli altri Paesi d'Europa.
Può darsi che - come sostiene il Consigliere Vignale - manchino le bacheche e che probabilmente ci siano ancora delle Comunità che vanno controllate, per capire se quanto spendiamo è speso bene. Crediamo, per e lo diciamo nel rispetto degli operatori e soprattutto dei pazienti - che la qualità del servizio che abbiamo offerto finora sia adeguata ai bisogni di questi cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Solo per chiedere se sarà possibile avere la parte scritta dell'intervento dell'Assessore, che credo consista nella prima parte del suo intervento e soprattutto nella parte finale. Non so se quest'ultima fosse oggetto di appunti scritti (in questo caso li richiedo) o se l'Assessore stesse parlando a braccio. In questa seconda ipotesi, avrei bisogno del resoconto scritto. Grazie.



PRESIDENTE

Presidente Burzi, proveremo ad acquisire i testi scritti, altrimenti lo stenografico sarà a disposizione nei tempi tecnici più brevi possibili.
Devo affermare che il servizio di resocontazione funziona: siamo molto grati a coloro che permettono a tutta la macchina del Consiglio regionale di funzionare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Cari colleghi, c'è un fatto che nelle scorse settimane mi ha molto ferito e che ho giudicato molto più grave di quello che il Consigliere Boeti ha definito "un'operazione di tipo scandalistico", emersa con il servizio di "Report", che tutti conoscono.
Naturalmente il mio mestiere non è fare il giornalista, ma ritengo che alcune riflessioni su quel reportage si possano anche fare, perché è facile distorcere una realtà e renderla assolutamente non esatta:, comunque, non corrispondente al vero.
Dicevo: c'è una cosa che mi ha ferito molto e che giudico grave. Ho tentato di approfondire questa mia amarezza con altri colleghi, chiedendo anche al Presidente del Consiglio di verificare le prerogative di vigilanza (sacrosanto diritto di quest'Aula e dei Consiglieri che la compongono).
Ritengo che alcuni pazienti, intesi come uomini e donne dotati di una certa capacità di discernere e di scegliere, abbiano subito, nelle scorse settimane un'offesa grave al loro diritto d'essere persone che stanno recuperando difficilmente una dimensione d'autonomia. Naturalmente, si possono visitare le strutture, ma nelle scorse settimane è stata messa in opera una modalità che davvero non condivido. Penso ci siano dei limiti in tutto, e quindi anche nella nostra attività; non era quello il caso in cui comportarsi come ci si è comportati.
Il Consigliere Vignale lo sa: è una questione dietro alla quale non mi sono mai nascosto, e l'ho detto anche in Aula. Quella visitata non era una struttura che presentava aspetti sanitari: c'erano delle persone che tentavano di recuperare una loro autonomia di vita. Era ed è una casa civile come ce ne sono tante, abitata da persone che lavorano, che contribuiscono, con il proprio denaro, a tenerla in piedi, cercando faticosamente di recuperare un percorso autonomo di vita.
So che anche le famiglie sono rimaste molto colpite ed amareggiate, da questo punto di vista. Purtroppo, questa notizia "è passata in cavalleria" o, molto probabilmente, ha trovato spazio su qualche giornale in poche righe. Io la voglio ricordare qui, perché proprio stamattina parliamo di diritti e doveri della Giunta e del Consiglio e, soprattutto, della possibilità, per alcune persone, di riguadagnare un percorso di vita.
Non condivido quell'azione e la giudico molto grave - e spero che il Presidente del Consiglio voglia tornare su questo punto.
Detto questo, l'indagine di "Report", non restituisce l'immagine vera del servizio che questa Regione fornisce.
Il Consigliere Boeti citava Basaglia: vengono in mente percorsi lontani dalla nostra regione. Viene in mente Trieste, vengono in mente le "punte avanzate" di chi ha lottato e ha tentato di costruire una dimensione nuova della salute mentale e dei diritti dei malati in questo Paese.
Ma non c'è solo Trieste; anche in Piemonte, in tutti questi anni, si è sviluppato uno dei punti più avanzati del Paese, grazie all'intervento degli operatori e di chi ha tentato, con grandi difficoltà, di portare avanti un'idea diversa dalla salute mentale.
Certo, occorre recuperare completamente quel tipo di cultura l'Assessore Artesio ne parlava rispetto ad un controllo attivo e puntiforme. Personalmente, sono molto preoccupato e forse anche un po' pessimista, perché penso che quel tipo di cultura - anche questo l'ho ripetuto molte altre volte - sia ampiamente in difficoltà.
Oggi è più difficile recuperare luoghi condivisi di una discussione pubblica intorno a questi temi. Non so quanto noi Consiglieri potremo contribuire alla ricostruzione di quel tipo di cultura e di quei legami sociali; so per certo che, per quanto mi riguarda e per quanto riguarda il mio Gruppo politico, quella è la strada giusta, che se ampiamente in salita.
Pertanto, se il Piemonte non è certamente una ruota di scorta o un fanalino di coda all'interno della salute mentale del Paese, è vero anche e cito solo questo dato, esemplificativo - che i pazienti presenti in locanda oggi (lo diceva già il Consigliere Boeti: e siamo anche stati segnalati da "Report") sono 10 o 11.
Occorre chiedersi quale sia la loro condizione e perché questi pazienti sono lì. Alcuni l'hanno scelto, e vogliono restare in quella condizione altri sono di passaggio, semplicemente per tamponare una situazione prima che si risolva del tutto.
Mi chiedo, però, come si possa confrontare la realtà di queste 10 o 11 persone rispetto all'insieme dei pazienti che vivono una condizione diversa e strutturata all'interno di servizi che la Regione mette e ha messo a punto.
Solo se si riesce a fare questo raffronto, si capisce esattamente la situazione che abbiamo di fronte.
D'altro canto, in questi mesi e in queste settimane molto è stato detto sulla residenzialità; lo stesso Consigliere Vignale era intervenuto più volte per ribadire il concetto che i pazienti devono rimanere, giustamente vicino a casa e devono poter essere inseriti in strutture non lontane dal proprio luogo di provenienza.
L'Assessore nel riferire alcune situazione ha fornito dei dati.
Personalmente, voglio ricordare - diversamente non abbiamo mai termini di paragone - il fulgido esempio lombardo. La straordinaria Lombardia, che qui viene citata come esempio a ogni piè sospinto da parte dei colleghi di centrodestra, manda in Piemonte, in "trasferta" parecchi pazienti che, in qualche modo, non riesce ad ospitare sul proprio terreno regionale.
Forse varrebbe la pena, da una parte, comprendere gli sforzi che quest'Amministrazione sta compiendo e, dall'altra, non citare a sproposito degli esempi che, alla fine dei conti, si rivelano essere basati su sabbie mobili.
Vado alla conclusione: naturalmente, molte cose rimangano da fare, e in tal senso, alcuni livelli di intervento li ha già citati l'Assessore.
Per quanto riguarda la bozza di deliberazione, giacente da tempo, penso si debbano rompere gli indugi. Occorre che possano davvero essere consolidati e messi "nero su bianco" alcuni elementi di ristrutturazione complessiva, che riguardino sia le comunità terapeutiche, sia le comunità alloggio, sia gli alloggi assistiti, sia gli interventi presso le famiglie e gli interventi costruiti ad hoc come progetti sui singoli pazienti. Tutto deve essere riordinato in riferimento al grado di intensità dell'intervento che s'intende realizzare, affinché si possa effettivamente attivare anche a livello centrale, sull'ispirazione di cui ha detto l'Assessore in questa sede, un tipo di controllo che tenga insieme chi si occupa di queste questioni all'interno dell'Assessorato alla salute e alla sanità e all'interno dell'Assessorato al Welfare. C'è una connessione importantissima, sapendo che sulla sanità gravano le richieste di diritti certi ed esigibili...



(Scampanellìo del Presidente)



DEAMBROGIO Alberto

...all'altro Assessorato, in realtà, si chiedono molte cose, ma spesso i diritti non sono né certi né esigibili.
Il terzo ultimo importantissimo elemento concerne la possibilità di attivare un controllo che coinvolga pienamente le associazioni dei familiari e di volontariato, cioè tutti coloro i quali oggi, magari con gran difficoltà, provano a tenere viva quella cultura basagliana, che in questo Paese ha dato così grandi risultati, ma che sicuramente vive una crisi profonda.
Penso che davvero sia venuto il momento di rompere gli indugi e mettere a punto definitivamente la deliberazione, in quanto non solo i pazienti, ma anche gli operatori, potrebbero averne un ulteriore beneficio.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la Vicepresidente Cotto, in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore Artesio per le comunicazioni, che ci permettono una riflessione sulla tutela della salute mentale; altresì ringrazio il collega Vignale che con le sue iniziative ha provveduto alla promozione della questione.
Ricordo che di questi argomenti parleremo ancora, proprio perché è in corso una missione valutativa, voluta proprio dall'Ufficio di Presidenza dopo che anche la Commissione si era espressa favorevolmente, per svolgere una ricerca nel campo delle problematiche inerenti la tutela della salute mentale e per capire come l'attuazione delle politiche promosse dalle leggi regionali, proprio sulla tutela della salute mentale, abbia dato una risposta a trent'anni dalla legge Basaglia. L'Università, insieme ai vari Dipartimenti di salute mentale, ha iniziato le prime valutazioni, quindi ci troveremo presto a discuterne maggiormente.
Registro un po' con sorpresa l'assenza - anche se probabilmente prima era presente - dell'Assessore ai servizi sociali e al lavoro. Il Consigliere Boeti ha concluso il suo intervento citando Basaglia, che affermava che dobbiamo parlare del malato mentale come di un corpo sociale.
Non c'è solo un discorso sanitario: c'è un discorso di politiche per la casa e l'autonomia, c'è un discorso di politiche del lavoro per quanto riguarda l'inserimento, c'è un problema di assistenza e sostegno alle famiglie, che riguarda il sociale.
Altresì, mi dispiace registrare quasi un leggero risentimento - scusate se lo chiamo così - da parte della maggioranza per discutere di questi argomenti. Rimpiango gli interventi che dall'allora minoranza facevano Marisa Suino e Angelino Riggio proprio sulla vigilanza! Era il vostro cavallo di battaglia a tutela dei più deboli e di chi non ha voce; i malati mentali e le loro famiglie, ma anche le loro associazioni, sono coloro che hanno la voce più bassa e difficilmente riescono a farsi sentire.
Voi dovete plaudire al discorso di vigilanza, dovete invitare tutti i Consiglieri a verificare quanto succede; non dobbiamo avere paura, è un discorso che va avanti da tanti anni: la vigilanza che deve svolgersi in maniera più puntuale.
L'Assessore ha detto che le ASL devono visitare le strutture due volte all'anno, e io mi chiedo - non l'ho sentito dire - se questo avviene.
Personalmente, dai dati a mia conoscenza, penso di no, proprio per le difficoltà delle varie Commissioni di vigilanza; quindi, siamo inadempienti.
La mia proposta è di organizzare una commissione "volante", che si rechi in queste strutture a vigilare e a svolgere un'attività preventiva.
Sono d'accordo con quanto diceva l'Assessore: occorre prevenire, non si deve solo assistere, ma dare consigli.
Ricordo la Commissione, che voi avete abolito, che avevo realizzato come Assessore alle politiche sociali, in accordo con l'allora Direttore del comparto della sanità pubblica, Mario Valpreda. Era un'equipe che si recava nelle strutture, ovviamente di competenza del comparto sociale, per "respirare", come ha detto l'Assessore, il clima che si vive nella struttura: il fattore da esaminare più importante dei cinque centimetri in meno o in più di larghezza o di altezza della finestra; però deve essere attuato, altrimenti allontaniamo il problema, del quale c'interessiamo solo se richiamato dalla televisione.
Colleghi Consiglieri, è veramente triste constatare che trattiamo certi argomenti solo quando ne parlano i giornali e la televisione. Ricordo lo scandalo nato dall'allora minoranza sulle locande torinesi che ospitavano malati mentali. Adesso parliamo di "strutture non sanitarie", però, forse parliamo delle stesse locande, rispetto alle quali dieci anni fa eravamo da voi accusati.
Allora credo che qui non si tratti di vedere chi ha torto, chi ha ragione, chi fa più vigilanza, chi ne fa meno: si tratta di fare vigilanza di dar voce a chi non l'ha.
Mi preoccupa, Assessore, quando dichiara: "La vigilanza la dobbiamo lasciare al controllo sociale", perché questa gente non ha voce, e neanche le associazioni hanno voce. Pensiamo alle associazioni torinesi: quante volte sono venute a protestare davanti a Palazzo Lascaris? Quante volte abbiamo solo - forse - fatto finta di ascoltarle, visto che gli stessi problemi venivano denunciati l'anno successivo? Rischiamo di apprezzare chi è autoreferenziale, chi dice che tutto va bene; e non il malato mentale che, probabilmente, non ha la percezione della situazione; non il familiare, che parla in un certo modo perché sotto l'influenza dell'emozione, della rabbia, e magari non ha una visione completa del problema. Forse bisognerebbe fare un passo indietro per farne uno avanti.
Io avanzo la proposta di ripristinare quella Commissione che avevate nominato tre o quattro anni fa, che vigilava su tutte le Case di riposo, e di affiancarla ad un'altra Commissione dove inserire anche i rappresentanti dei parenti, delle famiglie, dell'associazionismo per far sì che entrino in tutte queste comunità, che vadano nei gruppi-appartamento, che vedano veramente cosa succede.
Anni fa, sono andata in quasi tutti i gruppi-appartamento della mia provincia (Asti) accompagnata dall'allora primario dell'Ospedale e ho avuto modo di verificare che molte cose andavano bene, altre meno, che questi gruppi-appartamento non erano ben visti dagli altri condomini, i quali a volte facevano anche dispetti. Parliamone. Perché dobbiamo non parlarne? Perché non dobbiamo cercare di modificare la normativa, quando deve essere modificata per rendere dignitosa la qualità della vita di chi ha problemi mentali? Concludo con una battuta che mi faceva allora il Primario di psichiatria dell'Ospedale di Asti: "Voi politici non dovete solo preoccuparvi di chi abbiamo già in cura, ma di tutti quelli che sono fuori e hanno bisogno di queste cure".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Intanto, una prima valutazione positiva l'ha già esposta la collega Cotto, pur partendo da un evento esterno, non così inconsueto, come una trasmissione televisiva che puntualizza un elemento di criticità, evidentemente con l'esasperazione, tutt'altro che casuale, che l'utilizzo mediatico del fatto ha comportato.
Dicevo, valutazione positiva perché ha consentito - non so se agli altri, ma certamente a me - di rassicurarmi sull'amplissima ignoranza che avevo - e probabilmente ho - sul tema.
Dopo la trasmissione, ma soprattutto dopo la fase iniziale del dibattito, ho ancora un modello mentale che tende a impedirmi di parlare quando sono totalmente ignorante. Sul tema in discussione ho cercato di ridurre il livello dell'ignoranza: ho parlato con un po' di persone, siano essi operatori dei Dipartimenti di salute mentale, siano essi i genitori o i rappresentanti di associazioni non solamente piemontesi, anche se - ed è stato detto - parte di questa storia ha caratteristiche evidentemente piemontesi.
Dopo aver parlato, mi sono accorto di essere ancor più ignorante di prima; nel tentare di rappresentarvi la mia ignoranza, mi perdonerete se l'intervento sarà poco organico.
L'intervento dell'Assessore si è incentrato su tre punti: vigilanza quantità e qualità. Tolgo l'aspetto della vigilanza, sul quale sono emersi alcuni elementi sia dalla comunicazione dell'Assessore sia dall'intervento del collega Vignale, dalla replica del collega Boeti e dal successivo contributo della collega Cotto.
in corso un'indagine della Magistratura: è l'aspetto che m'interessa di meno, anche se è vero che la vigilanza è compito implicito di coloro che hanno l'onere di svolgere compiti di governo e - perché no? - anche di coloro che in quest'Aula hanno compiti di controllo, siano essi appartenenti al mondo della maggioranza o dell'opposizione.
Tolgo anche quello della "quantità": molti sono i dati quantitativi.
Ritengo invece che mai come in questo caso - perlomeno questa è l'impressione che ne ho tratto, con i miei interlocutori - l'aspetto della qualità sia quello prevalente.
Cerco di spiegare con che schema ho riflettuto. Un malato psichico ha necessità, nell'ambito della struttura pubblica che se ne occupa, di essere individuato quanto prima possibile, procedendo ad una diagnosi, alla definizione di una terapia e provvedendo, ove possibile e nei tempi minimi alla sua riabilitazione e quindi alla sua ricollocazione nelle condizioni migliori, nell'ambito di un contesto normale.
Le quattro fasi che ho citato sono tutte in qualche modo critiche. Sia ben chiaro, se ho sentito bene l'intervento dell'Assessore, non mi pare che vi fossero soverchi elementi di difesa da parte... In tal senso (e non soltanto in tal senso), non vedo nessun elemento di accusa, ma rilevo invece la necessità di riflettere.
L'ha detto anche il collega Boeti: quanto sta avvenendo in Piemonte ha una sua continuità che ci consente in maniera tranquilla per un attimo di dimenticarci, almeno oggi, a quale parte politica facciamo riferimento.
Come dicevo, una parte è quella dell'individuazione. Mi hanno insegnato che coloro che soffrono di malattie psichiche (intendendo per malattie psichiche non certo alcune componenti di disagio che erroneamente vengono attribuite o si tende ad attribuire al mondo della psichiatria), quanto prima si individuano meglio è.
Per esempio (elemento che sottopongo in sede positiva): alcuni operatori ritengono che un'opera corretta di triage fatta per tempo permetta celermente l'individuazione di alcuni elementi patologici. So che in un'Azienda del nostro territorio a suo tempo questa fase di triage veniva svolta; non ho compreso per quali ragioni sia stata interrotta, ma so che alcuni operatori le avevano attribuito una valenza positiva: quindi potrebbe essere utile comprendere se e in che misura, ove necessario, sia un'esperienza da riprendere.
Perché questo? Perché nella seconda fase c'è una suddivisione di responsabilità medica tra neuropsichiatria infantile e neuropsichiatria adulta. Una suddivisione organizzativa che per molti aspetti sanitari di cui ci occupiamo ha evidentemente una sua validità. Non è detto che questi due insiemi sfuggano a un coordinamento collettivo senza che se ne abbia la soluzione; certo inducono in coloro che scoprono il mondo della psichiatria elementi di difficoltà.
Il tempo della diagnosi è un percorso difficile, visto che stiamo parlando di malattie e non di disagi superficiali; a seguito della diagnosi, si avvia un percorso terapeutico. Ora è nei fatti che - è già stato detto - nel corso degli ultimi 7-8 anni i Dipartimenti di salute mentale della nostra regione hanno visto mediamente un significativo decremento delle loro risorse del 50% circa. Pariteticamente, non necessariamente in maniera strettamente collegata, è aumentata la fase di residenzialità, sia essa nei gruppi appartamento e/o in comunità terapeutica; evidentemente, con gradi di efficacia terapeutica del tutto diversi, ma entrambi componenti di terapia, e non solamente componenti di accoglienza.
abbastanza chiaro che coloro che negli ultimi anni hanno osservato l'evolversi di questi avvenimenti, sono molto critici rispetto alla qualità della professionalità degli operatori all'interno di codeste strutture, al livello con il quale essi vengono gestiti dal punto di vista retributivo e di inserimento professionale (molti hanno parlato di gente sottopagata) e conseguentemente, a erogazioni professionali sottocosto, ma soprattutto non sottoposte a controllo dal punto di vista dell'efficacia sanitaria.
La vigilanza non diventa più elemento di vigilanza amministrativa - di cui ho detto in maniera superficiale all'inizio, perché è certamente la parte che mi interessa meno; mi interessa invece, indispensabilmente, un controllo di efficacia terapeutica.
Molti operatori sono abbastanza dubbiosi sul fatto di essere in grado di esprimere delle valutazioni sull'efficacia terapeutica di codeste strutture, anche perché non sempre sono a conoscenza dei passaggi da una fase all'altra (alloggio-comunità terapeutica), gestiti da prassi amministrative che non sempre trovano un coinvolgimento, se non formale dal punto di vista sanitario.
Tenete conto che il disagio, in questo caso, è anche degli operatori; i livelli di iniziative per colpa professionale stanno significativamente aumentando; sta aumentando anche, da parte della Magistratura, non soltanto piemontese, l'individuazione di responsabilità non solo nell'ambito del medico curante, ma anche in quello dell'équipe che gestisce il singolo paziente.
Pertanto, da un lato parrebbe esserci la necessità di un maggiore controllo del percorso terapeutico del singolo individuo: non effettuando il controllo, il rischio di cronicizzazione diventa estremamente più ampio.
Faccio un passo indietro: sono rimasto colpito dalla "legge Basaglia" del 1978 (io l'avrei collocata nel 1980, ma cambia poco; meglio se nel '78: sarebbe una delle poche notizie di un anno per altri versi tremendo) e ricordo l'entusiasmo che molti provarono per questa legge. Bene, all'epoca la psichiatria era una forte forza propulsiva, modificatrice del percorso sociale; oggi, molti di coloro che parteciparono con entusiasmo a quella fase, non sono critici rispetto al motore che ispirò la legge Basaglia, ma rispetto alla fase attuale. Quando alcuni operatori parlano di manicomializzazione del territorio, di istituzionalizzazione della cronicità tramite elementi di residenzialità gestiti dal punto di vista di efficacia sanitaria; personalmente, mi assumo un elemento di preoccupazione in termini di efficacia.
Quando questa preoccupazione si rivolge a se stessi, come operatori medici che vedono salire la colpa professionale, così come i premi che le assicurazioni richiedono, che sono un chiarissimo indice del rischio professionale delle singole professioni esercitate - in questo caso evidentemente in ambito pubblico - diviene un altro indicatore.
Mi avvio velocemente verso la conclusione, perché il nostro Presidente del Consiglio ha la sensibilità - oggi derivante dal pessimo risultato elettorale di ieri! Scherzo...! Rubo ancora due minuti e, in qualche modo nel corso dei prossimi dieci mesi, li recupererò.
Due minuti. Dicevo: forte disagio. Altro dato che mi ha colpito: 1800 domande (se non sono 1800, sono 1700 o 1900), tra interdizione o richieste di amministratori di sostegno, giacenti presso l'Ordine della Magistratura competente, tutte in maniera separata, inizialmente, dalla parte medica perché evidentemente non coinvolta. Molte di queste ricadranno sulla responsabilità dei Dipartimenti di salute mentale, perché c'è una componente psichiatrica talora significativa all'interno di queste procedure.
evidente che lo stress dei singoli operatori, non si sposa con una gestione efficace. Ripeto: non penso alla quantità, ma alla qualità del percorso "diagnosi-terapia-riabilitazione".
Arrivo all'ultimo passaggio: ritengo anch'io indispensabile un maggiore coinvolgimento delle famiglie, delle associazioni dei pazienti. Non soltanto in senso formale, ma, in questo caso, in senso sostanziale.
Nessuno evidentemente rinnega - e ci mancherebbe - quanto Basaglia innov 30 anni fa; nessuno credo possa nascondersi, oggi, dicendo che le cose, al di là degli sforzi, sui quali non ho motivo per essere critico, non sono soddisfacenti all'interno di un mondo che non è numericamente in aumento perché il numero dei malati psichici, secondo un calcolo piuttosto complesso, è standard, cioè non aumenta. Ciò che aumenta, finalmente, è l'attenzione: non c'è più il negare la malattia, non c'è più il rinchiudere la malattia all'interno di quattro mura, ma l'evidenza. Il numero dei malati è più o meno lo stesso...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega. Prego, per cortesia, di silenziare i cellulari.
la seconda volta che lo chiedo! Per cortesia, colleghi e Assessori...



BURZI Angelo

Lasciamo perdere gli aspetti di vigilanza: li abbiamo riferiti attengono a chi ne ha il dovere.
Ho una riflessione più ampia sul ruolo dei Consiglieri come elemento di controllo. Mi interessa il controllo, in questo caso, di qualità sull'efficacia terapeutica; credo sia utile - e in un certo modo la collega Cotto ha già indicato delle modalità.
Io non voglio in questo momento esprimere quale possa essere la modalità, ma certo riterrei utile - magari in sede di IV Commissione, non necessariamente impiegando le risorse dell'intero Consiglio - approfondire il tema, perché la mia sensazione - ripeto - dopo aver parlato con persone che con grande passione svolgono un lavoro per certi versi affascinante, ho sentito termini come "manicomializzazione del territorio" e "rischio di collasso". Beh, non ne esco tranquillizzato, ma utilmente preoccupato.
Ritengo, però, che la preoccupazione serva a poco e che uno dei compiti dei Consiglieri - vuoi di maggioranza, vuoi di opposizione - sia quello di "occuparsi". Credo sia il momento di riflettere e trovare il modo, se possibile, in maniera molto pragmatica, senza immaginare soluzioni definitive e finali, di arrivare ad un percorso che leghi il risultato alla cura del paziente, quindi ad un sistema che coinvolga non soltanto gli erogatori del servizio sanitario, ma anche e soprattutto i genitori e le associazioni di pazienti rispetto ai risultati derivanti dall'efficacia terapeutica che sui singoli pazienti, non sull'insieme che essi rappresentano, possono portare ad un loro utile riconoscimento e ad un loro possibile percorso riabilitativo e di reinserimento, nell'ambito del contesto sociale. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi. Solo in ragione del pessimo risultato elettorale, le è stato consentito di sforare del 50% il tempo a disposizione, ma il risultato elettorale vale una tantum! Ha chiesto la parola il Consigliere D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio

Grazie, Presidente. Il collega Consigliere Vignale non ha certo bisogno di difensori d'ufficio, ma mi permetto di ricordare a tutti voi che egli ha svolto e svolge, anche in questo caso, diligentemente il suo ruolo di Consigliere di opposizione, adoperandosi in un'operazione di controllo e di denuncia, in questo consesso e alla stampa. Ribadisco: in questo consesso e alla stampa, in nessun altro luogo od istituzione.
Concordo con l'Assessore Artesio e il Consigliere Boeti: la psichiatria piemontese è indubbiamente tra le migliori d'Italia. Nonostante sia una psichiatria di alto livello, grazie soprattutto agli operatori, possiamo affermare che ci sia, soprattutto in un settore così complesso, qualcosa che non funziona.
Pertanto, quando si va a controllare la comunità protetta o il gruppo appartamento che presenta delle carenze e lo si denunzia, lo si fa per far migliorare ulteriormente l'assistenza ai pazienti.
Debbo, altresì, dire che non sono molto d'accordo sull'eventuale ulteriore Commissione proposta dalla collega Cotto, perché le Commissioni di vigilanza svolgono molto bene il loro ruolo; il punto è che le relazioni delle Commissioni molte volte restano in qualche cassetto - e non ne faccio colpa all'Assessore Artesio: so quante e quali carte vengono portate sulla nostra scrivania. Molte volte queste relazioni non vengono neppure viste dall'Assessore, ma i Settori preposti debbono far sì che, alla luce delle inadempienze segnalate, queste possono essere eliminate sollecitamente.
Pertanto, debbo ribadire ancora che credo non fosse intenzione del collega Vignale (a prescindere dalla trasmissione "Report" perché voi sapete che la stampa, i giornali e la televisione stessa, procedono in modo abbastanza anomalo) creare uno scandalo, ma denunziare un qualche cosa che non funzionava in una certa situazione e, soprattutto, per il sospetto che qualcuno abbia potuto approfittarne. Sapete benissimo quanti, tanti soldi girano attorno ai Settori; qualche volte le cose possono anche non essere corrette.
Questo è quando mi premeva sottolineare e ribadire, ringraziando ancora il collega Boeti che, molto oggettivamente, ha detto che anche le precedenti amministrazioni di centrodestra si sono occupate di psichiatria e poiché sono stato Assessore per qualche anno, posso dire che sono stato promotore, insieme ai responsabili del Dipartimento di Salute mentale, che ringrazio (prima, ne ho visto uno in Aula) per il molto fatto per la psichiatria, anche se, in un settore così delicato, molto ancora resta da fare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio, per la replica.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla salute e alla sanità

Una prima risposta agli impegni formali che mi sono stati rivolti: nella settimana intercorsa, dallo scorso lunedì ad oggi, i Consiglieri hanno avuto i documenti sui quali il Consigliere Vignale aveva chiesto l'accesso agli atti ed è questa la ragione per la quale il Consiglio è stato rinviato da martedì scorso a questa settimana.
Oltre ai materiali, quindi, a loro mani, ho provveduto a dare la parte amministrativa e documentaria della mia relazione introduttiva, quindi quella che riguarda le statistiche e i verbali.
Il terzo, mi sembra del tutto ragionevole: aderisco alla richiesta che la IV Commissione Consiliare iscriva al proprio o.d.g. la bozza di deliberazione di riordino della residenzialità in psichiatria.
In merito alle questioni sollevate, intanto rilevo, con senso di responsabilità, credo, reciproco, che tutti abbiamo fatto ragionamenti sui processi dai tempi lunghi e sui cambiamenti che intervengono all'interno di questi temi. Si è fatto riferimento a serie storiche che risalgono ad almeno 10 anni e nel farlo credo che ci si possano riconoscere meriti, ma contemporaneamente individuare anche responsabilità su cambiamenti introdotti o meno.
A me preme un'osservazione in merito al richiamato e ripetuto riferimento alle "dotazioni organiche".
Voglio solo osservare che se la complessità e la frequenza del ricorso alle strutture territoriali ci inducono a dire che occorre rinforzare gli organici dei Servizi, e se anche quello che non è una vigilanza formale, ma una vigilanza sul percorso terapeutico (che è la vera garanzia di qualità delle strutture cui facciamo ricorso) compete sempre al Dipartimento di Salute mentale, significa che questo si doti di risorse professionali adeguate. In tal senso, voglio però sottolineare che i recenti procedimenti di stabilizzazione che questa Amministrazione regionale ha avviato e che ha voluto privilegiassero l'area della Salute mentale e delle dipendenze certo non esauriscono questo discorso, ma, in parte, lo incrociano, lo evidenziano. E pretendono che le Aziende Sanitarie attuino politiche cui non sempre aderiscono con grande facilità, perché è molto facile aderire all'implementazione di Servizi visibili e materialmente quantificabili come i reparti chirurgici degli ospedali, in grado di restituire a fine di un intervento chirurgico l'esito del proprio sapere professionale, lo è meno aderire al potenziamento dell'Assistenza territoriale e di operatori professionali che agiscono in quella sfera immateriale della relazione.
Quindi, non sempre vi aderiscono, tuttavia questo è stato lo sforzo prevalente.
Almeno sui provvedimenti di stabilizzazione, quindi, il Consiglio regionale non rimprovererà l'Amministrazione, come è stato fatto in altri momenti di questo dibattito.
La seconda questione riguarda quanto qui non è stato detto per garbo istituzionale e perché consegnato ad altri livelli.
Io non ho fatto riferimento (perché credo che appartenga ad indagini amministrative e a indagini, se del caso, della Magistratura) a comportamenti individuali di operatori del Servizio Sanitario Regionale di questa o di quell'Azienda o a comportamenti specifici di conduttori delle attività residenziali, perché, appunto, attiene ad altri ambiti e riguarda comunque comportamenti specifici puntuali e non stili di funzionamento dell'organizzazione.
Così come non ho fatto riferimento, perché riguarda altri ambiti, allo svolgimento della funzione ispettiva dei Consiglieri regionali, perché la Presidenza del Consiglio regionale ha dato conto di quali siano i perimetri dell'esercizio di questa funzione di ispezione e di controllo e sappiamo che nel caso del gruppo-appartamento questo perimetro è stato violato. Non credo che i comportamenti degli organi d'informazione, che si accompagnano all'attività ispettiva dei Consiglieri, siano oggetto della discussione di quest'Aula, perché è stata mia cura fare intervenire e attendo il giudizio di chi ha l'autorità di valutare se questi comportamenti siano stati corretti e se siano stati rispettosi delle persone che conducono la loro vita in un'abitazione privata, come ciascuno di noi e ciascuno di noi credo, non riterrebbe tollerabile l'esercizio della funzione ispettiva dei Consiglieri regionali a casa propria, anche se questa casa fosse assegnata dall'Amministrazione pubblica delle case popolari o anche se pagassimo questa casa grazie a un sussidio economico erogato da enti pubblici.
Terza ed ultima questione è quella che riguarda la possibilità di potenziare, in forma qualitativa e non solo quantitativa, l'attività di vigilanza, affinché questa restituisca un'immagine concreta della qualità dei servizi e non solo l'osservanza di parametri formali; importantissimo il parametro formale, ma non esaustivo della qualità dei servizi.
Mi permetto (ed è l'unica osservazione discrezionale che faccio in questo dibattito, di cui ringrazio tutto il Consiglio) di introdurre una piccola inquietudine a me stessa e a tutti i Consiglieri regionali. Si è richiesto da parte di alcuni l'introduzione di una forma di controllo sociale nel funzionamento delle nostre strutture, pubbliche e private residenziali o dei nostri percorsi terapeutici. Il Piano locale della Salute mentale chiede ben di più alla partecipazione attiva, non solo di vigilare sulle caratteristiche strutturali, che forse non sarebbe possibile, per la debolezza e la vulnerabilità dei soggetti coinvolgibili o una seria funzione di controllo, o che forse non sarebbe opportuna. La commistione tra l'essere pazienti e diventare, poi, parte integrante degli erogatori dei servizi, perché magari si diventa lavoratori di strutture nelle quali l'inserimento lavorativo, ha portato i pazienti ad acquisire una condizione di cittadinanza, non renderebbe indipendente il giudizio.
Voglio solo ricordare che abbiamo una serie di contesti - penso ad alcuni contesti di malattie rare - in cui l'associazionismo degli utenti o quello dei loro tutori o famigliari, negli anni di assenza dell'impegno delle istituzioni pubbliche, ha portato quelle stesse organizzazioni sociali a costituire e gestire in proprio, in convenzione con l'Ente pubblico, centri diurni piuttosto che servizi sanitari, piuttosto che momenti organizzati delle attività giornaliere delle persone.
Penso alla condizione dell'autismo dove i servizi sono stati istituiti per primi dalle associazioni dei famigliari, penso a situazioni come quella della sclerosi laterale amiotrofica o dei parkinsoniani che hanno direttamente gestito dei servizi. Allora mi domando perché i pazienti, i loro tutori e i loro rappresentanti possono essere competenti nell'organizzare servizi e nel valutarli quando parliamo di altre patologie, e diventano o troppo deboli o troppo coinvolti se parliamo di pazienti con problemi di salute mentale? un interrogativo che non chiede oggi risposta, ma un'inquietudine che, quando discuteremo più approfonditamente della rivisitazione della delibera sulla residenzialità, potremmo insieme confrontare.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Vignale)



PRESIDENTE

Mi pare consuetudine di questo Consiglio, a seguito delle osservazioni dei rilievi e delle domande che i colleghi hanno girato alla Giunta regionale, dare la possibilità agli Assessori di replicare. Un'assenza di replica mi parrebbe scortese verso i colleghi che, nei loro interventi hanno posto delle questioni, suggerimenti e a volte anche delle domande all'Amministrazione Approfitterei del residuo tempo della mattinata per svolgere alcuni atti di sindacato ispettivo.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interpellanza n. 2547 dei Consiglieri Casoni, Botta, Boniperti, D'Ambrosio e Vignale inerente a "Accertamento dello stato patrimoniale dei nomadi come condizione essenziale per erogazione dei sussidi pubblici"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 2547, presentata dai Consiglieri Casoni Botta, Boniperti, D'Ambrosio e Vignale.
Risponde l'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Come i Consiglieri sanno, la Regione si è dotata, in data 10 giugno 1993, della legge n. 26 che disciplina gli interventi a favore delle popolazioni zingare allo scopo di salvaguardarne l'identità etnica e culturale e facilitarne, nel rispetto della reciproca conoscenza e convivenza, il progressivo inserimento nella comunità regionale. Sottolineo la data di approvazione della legge: 10 giugno 1993.
La normativa prevede che la Regione eroghi finanziamenti a favore non di singoli, naturalmente, ma di Comuni, Consorzi e Comunità Montane, per interventi chiamiamoli così, di carattere strutturale, con lo scopo di realizzare aree di sosta e prevedere anche interventi per la ristrutturazione e l'ampliamento di aree preesistenti. Interventi ovviamente, da attuare nei territori di competenza. Quindi sono i Comuni, i Consorzi e le Comunità Montane che, quando la Regione emana, come ha fatto lo scorso anno (quest'anno non lo abbiamo fatto) il bando per interventi di carattere strutturale, presentano la domanda e poi, come per tutti i bandi gli uffici conducono la loro istruttoria.
Una seconda linea di intervento è rivolta, invece, ad Enti Associazioni e organismi pubblici e privati, quindi Comuni, ma anche privati, che operino con il coinvolgimento delle persone zingare, per la realizzazione di progetti di formazione professionale, di carattere educativo culturale e di scolarizzazione dei bambini e delle bambine della scuola dell'obbligo e per il conseguimento di titolo di studio o per il conseguimento di borse lavoro, inserimenti lavorativi.
La legge, quindi, prevede che sia la Giunta regionale ad erogare i contributi, fino ad un massimo del 50% della spesa ritenuta ammissibile per ogni progetto. Queste domande sono da presentarsi sempre entro il 30 settembre di ogni anno, in base all'articolo 12 della legge.
Ritengo opportuno segnalare che i beneficiari finali degli interventi in questione sono le popolazioni nomadi presenti sul territorio regionale ma nessuno di questi interventi ha ad oggetto "contributi, sussidi o sussidi finanziari" che vengono erogati dalla Regione alle singole persone fisiche: questo lo possiamo assolutamente garantire e dimostrare.
Le attività finanziate con la suddetta legge ai Comuni, Consorzi e Comunità Montane sono relative ad interventi di tipo strutturale, per la realizzazione, l'ampliamento o la ristrutturazione delle aree sosta o finanziate ad Enti, Associazioni, organismi pubblici e privati, attività relative a progetti di inserimento di accompagnamento, soprattutto di minori e delle donne, per il compimento della scuola dell'obbligo, per il conseguimento dei titoli di studio e anche per la cura della loro salute.
Annualmente viene predisposto, al fine di erogare contributi, un bando. Nel bando vengono individuate alcune priorità di intervento e, in particolare per l'anno 2008 erano stati individuati come interventi prioritari (parlo dei progetti che noi chiamiamo di accompagnamento): interventi di sostegno alla maternità e ai piccoli nella fascia di età 0-5 anni; interventi mirati all'inserimento scolastico e al sostegno extrascolastico dei minori; azioni di informazione, orientamento ed accompagnamento ai servizi e di mediazione culturale; progetti inerenti l'istruzione e le attività formative interventi mirati a sostenere la persona eventualmente inserita in un percorso lavorativo.
Con questo ultimo bando sono stati finanziati dieci progetti sociali e tre progetti relativi alle aree sosta. In merito alla concessione dei progetti finanziati e di detti contributi, è stata fornita comunicazione al Consiglio regionale in data 13 marzo di quest'anno (prot. 2451).
Se i Consiglieri desiderano avere risposta scritta, sarò ben lieta di fornirla. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio

Grazie, Assessore. Volevo chiedere, come lei ha già anticipato, copia della risposta.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Interrogazione n. 2655 del Consigliere Rabino inerente a "Intervento regionale per velocizzare i conguagli INPS a favore dei pensionati "


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 2655, alla quale risponde l'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
In ordine a quest'interrogazione presentata dal Consigliere Rabino come primo firmatario, naturalmente abbiamo chiesto informazioni al riguardo (per poter essere più precisi), alla Direzione regionale dell'INPS ufficio relazioni esterne - che ci ha fornito i seguenti elementi di risposta. Da anni l'istituto ha avviato la cosiddetta "Operazioni RED" che consiste nella richiesta annuale dei redditi effettuati in occasioni dell'invio del modello CUD a tutti i pensionati che beneficiano di prestazioni collegate al reddito come per esempio: l'integrazione al minimo, l'aumento fino al raggiungimento dell'allora milione di reddito l'assegno al nucleo familiare di prestazioni assistenziali (l'assegno sociale, l'invalidità civile ed altri), o di prestazioni pensionistiche la cui misura dipende naturalmente dai redditi posseduti dal beneficiario.
(assegno ordinario di invalidità e la pensione di reversibilità).
In queste occasioni vengono anche emessi i solleciti per i soggetti che nell'anno precedente a quello individuato non hanno rilasciato dichiarazioni. I pensionati possono trasmettere i modelli reddituali direttamente all'istituto oppure consegnarli ai CAF e ai professionisti abilitati che provvederanno al loro inoltro telematico.
L'istituto provvede ad effettuare elaborazioni periodiche centrali dalle quali possono derivare conguagli a credito oppure a debito o situazioni di importo invariato. I crediti superiori a determinati importi non vengono posti in pagamento in modo automatico così come i crediti di qualunque importo che riguardano pensioni interessate da precedenti ricostituzioni a debito.
Anche le elaborazioni in diminuzione non operano immediatamente ma soltanto a partire da rate successive, in modo da consentire alla persona interessata e all'istituto, la verifica dei dati trasmessi. Dunque, le sedi territoriali debbono intervenire per la gestione delle maggioranze delle posizioni trattate a livello centrale e le liste da gestire nella Regione riguardano migliaia di pratiche.
La gestione delle liste si presenta spesso assai complessa.
Frequentemente si rilevano discrepanze fra quelli che sono i dati trasmessi con l'ultima dichiarazione reddituale e quelli relativi a dichiarazioni precedenti, oppure, si può rilevare che i medesimi importi da un anno all'altro vengono segnalati in corrispondenza di voci reddituali diverse.
Ciò comporta, naturalmente, un supplemento d'istruttoria e la necessità di trasmettere una ricostituzione con dati reddituali modificati, con conseguente rettifica del quadro creditorio-debitorio iniziale. Purtroppo anche la trattazione dei debiti non è lineare e, tra l'altro, deve essere verificata la possibilità di applicare un'eventuale sanatoria in funzione delle causali che li hanno determinati e del periodo di riferimento del reddito oggetto di elaborazione.
Se ne conclude che le elaborazioni di cui stiamo parlando, sono alquanto delicate e la loro frettolosa trattazione, comporterebbe il rischio di disporre pagamenti, in realtà non spettanti, o di richiedere indebiti non dovuti oltre che consolidare quei pagamenti errati delle rate correnti. Tutto ciò, premesso, mi si dice che la Direzione regionale dell'INPS ha raccolto l'impegno da parte di tutte le sedi decentrate della Regione, per effettuare la lavorazione delle liste di cui parliamo, nei tempi più rapidi possibili e, comunque, entro il 2009.
Questo sono riuscita a reperire e di ciò ho ritenuto opportuno informare. Naturalmente se il Consigliere lo desidera, fornisco la risposta scritta.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 2156 del Consigliere Cavallera inerente a "Grave situazione del trasporto ferroviario piemontese"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 2156, presentata dal Consigliere Cavallera.
Risponde l'Assessore Borioli.



BORIOLI Daniele, Assessore ai trasporti

L'interrogazione aveva per oggetto, a fronte delle delineazioni del quadro di disservizi restituita ai tempi della stesura dell'interpellanza parliamo del marzo 2008 - la richiesta degli interventi dei provvedimenti che la Giunta intendeva adottare per cercare di porre rimedio a quella situazione. Diciamo che la risposta a quest'interpellanza, a parte la datazione, richiama in gioco l'apparato di strumenti sanzionatori e, per quanto riguarda l'utenza, di ristoro attraverso il bonus di parziale beneficio a fronte dei disagi subiti, previsti negli istituti contrattuali.
Noi abbiamo sempre applicato questi istituti in maniera piuttosto rigorosa; peraltro, ricordo che continuiamo ad agire su questo fronte in una situazione di fatto ribadita dalla recente normativa che consegna alle Ferrovie dello Stato, in particolare Trenitalia, una condizione sostanziale di monopolio della gestione di questo servizio. Quindi, oggi ci è totalmente precluso lo strumento - al quale avevamo anche lavorato - di ricercare sul mercato, attraverso procedure di evidenza pubblica, soggetti in grado di svolgere il servizio con maggiore regolarità.
Inoltre, ricordo che la situazione ai tempi della stesura dell'interpellanza - marzo 2008 - non è ad oggi definitivamente mutata nonostante sia passato ben più di un anno. Situazione, condivisa da gran parte delle Regioni italiane, di ancora non perfezionata definizione dei nuovi istituti contrattuali nel rapporto tra Regioni e Trenitalia relativamente al servizio del trasporto regionale, perché ancora non è stata definitivamente risolta la questione della capienza di risorse necessarie per stipulare nuovi contratti. Tema che stiamo affrontando in una faticosa trattativa con l'azienda e con il governo; neanche i 430 milioni aggiuntivi per il servizio di trasporto ferroviario regionale stanziati dai provvedimenti finanziari sul finire dell'anno 2008, sono ancora stati messi realmente a disposizione delle Regioni. Il decreto di riparto è ancora fermo alla Corte dei Conti per le verifiche del caso e le ultime notizie sono che non è ancora certo se queste risorse aggiuntive che per la Regione Piemonte significherebbero circa 60 milioni in più all'anno, saranno poi attribuite all'Amministrazione regionale oppure direttamente dallo Stato a Trenitalia.
In questo tipo di situazioni, i provvedimenti che qui sono evocati e che si possono adottare sono ovviamente provvedimenti con le gambe di argilla, perché non abbiamo la possibilità di ricercare sul mercato attraverso procedure di evidenza pubblica che pure avevamo approntato e portato a perfezionamento tecnico, altri soggetti in grado di gestire il servizio oppure di stimolare Trenitalia, attraverso le procedure di gara, a svolgere un servizio migliore a favore dell'utenza. Il Governo non ci ha ancora messo a disposizione le risorse necessarie per chiudere un contratto adeguato ai costi a catalogo che Trenitalia impone a tutte le Regioni italiane.
Peraltro, ci sono Regioni a noi vicine che sono messe anche peggio perché hanno delta negativi di finanziamenti disponibili anche molto più ingenti dei nostri e quindi anch'esse non hanno sottoscritto i contratti.
In questo tipo di situazione, cerchiamo di gestire il rapporto con l'azienda, che svolge il servizio in un contesto molto difficile, con tutto il rigore che si può mettere in campo, applicando gli istituti contrattuali a suo tempo presenti, senza tuttavia quell'efficacia che una maggiore certezza di risorse e la possibilità di stimolare i vettori a fornire un migliore servizio attraverso la competizione, potrebbe portare a vantaggio dell'utenza.
La situazione da quando è stata presentata l'interpellanza, nella sostanza, non si è particolarmente modificata. Sono intervenuti nell'ambito dei nuovi orari, alcuni aggiustamenti che hanno introdotto aspetti positivi ed innovativi. Penso, ad esempio, al potenziamento dei collegamenti tra alcune parti del nostro territorio e le direttrici verso la Liguria e all'aggiustamento di alcuni parametri di servizio; tuttavia però, la sostanza della riqualificazione rimane appesa ad una partita in cui sono in gioco risorse che ancora non siamo in grado di accertare e il costo di un contratto che - lo sottolineo -per quanto riguarda la Regione Piemonte, rispetto all'ultimo stipulato sul versante delle richieste di Trenitalia, incrementa di circa 70 milioni di euro.
Settanta milioni di euro che ovviamente noi non siamo in grado di mettere in campo, da soli - ma nessuna Regione lo sarebbe. Quindi, siamo nella difficile gestione di una fase di passaggio, che speriamo si possa risolvere rapidamente nelle prossime settimane.
Questo il lavoro che stiamo cercando di fare, in coordinamento tra le Regioni e in rapporto, anche, con le autorità di Governo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Dobbiamo subito rilevare che nonostante il tempo trascorso - come peraltro sosteneva l'Assessore - i problemi restano.
Non solo, mentre una certa liberalizzazione nel settore elettrico o nel settore telefonico ha prodotto un percorso apprezzabile, per quanto riguarda il settore ferroviario, il decentramento di funzioni alla sede regionale e alla sede locale ha creato una situazione ancor più vischiosa se così la vogliamo definire. Siamo nelle condizioni peggiori: non c'è un contratto di servizio aggiornato e vigente.
Quasi quasi, un bel giorno il numero uno, il top manager delle Ferrovie potrebbe anche dire che si viaggia "bontà loro". Quasi quasi, a volte certe dichiarazioni lo sottintendono.
Comunque, le prospettive non sono delle migliori; al di là delle declaratorie nominalistiche, siamo in un sistema - come diceva prima l'Assessore - sostanzialmente di monopolio e di fatto confermato.
Dobbiamo in qualche modo venirne fuori. La Giunta regionale è molto capace ad attaccare il Governo in tante direzioni, però per quanto riguarda le Ferrovie, essendoci di mezzo una situazione legata a determinati personaggi che guidano il Gruppo FF.SS., e poiché credo che all'interno della maggioranza che regge la Giunta vi siano pareri discostanti in ordine allo statalismo che comunque regge questa situazione, nonostante le continue prese di posizione critiche dell'Assessore - gliene diamo atto azioni veramente decisive non ne stiamo vedendo, né da parte della nostra Regione né di altre. É giusto essere obiettivi: la situazione per certi versi è generalizzata.
Penso vi sia anche il timore di bruciarsi; acquisire determinate responsabilità univoche alla fine comporta l'esposizione del soggetto che fa queste rivendicazioni ad implicazioni chiaramente visibili.
arrivato il momento di dare delle risposte.
La Presidente aveva presentato una richiesta di decentramento più ampio. Che fine ha fatto? Sta di fatto che viviamo in una realtà nella quale servizi universali cui hanno diritto tutti i cittadini - servizi definiti regionali, nella terminologia delle FF.SS. - convivono con servizi di mercato - Intercity e tutti gli altri collegamenti sotto altre classificazioni che le FF.SS. in qualche modo garantiscono.
Tale situazione vischiosa non determina certo l'efficienza, ma solo il mantenimento di uno status quo non completamente accettabile - direi "sostanzialmente" su certe tratte. Dobbiamo rompere questo accerchiamento ed uscirne fuori.
Volevo riportare all'attenzione del Consiglio lo stato dell'arte; certe situazioni permangono; addirittura, per certi versi, aggravate.
Mi auguro e sollecito l'Assessore ad un'iniziativa più incisiva naturalmente, non dimentichiamo lo stato del servizio: se non vengono sostituiti i materiali rotabili e non si determinano tracce d'orario più certe, i pendolari continueranno a lamentarsi. I Comitati orario o i Comitati di consultazione non possono risolvere certe situazioni.
Fondamentalmente, il rapporto con il gruppo FF.SS. è inaccettabile: anzich essere le Regioni ad avere il coltello dalla parte del manico, la situazione è invertita: la parte operativa di questa situazione in modo preponderante è in mano al gruppo FF.SS.



SPINOSA MARIACRISTINA


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 1236 inerente alla situazione in Iran


PRESIDENTE

Per un intervento di carattere procedurale ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Mi rivolgo al Consigliere Turigliatto, ai colleghi Socialisti, ai Capigruppo Muliere e Casoni. Siccome il Consiglio regionale si è pronunciato, o comunque ha dato disponibilità alla proposta della Consigliera Spinosa di approvare l'ordine del giorno, ampiamente sottoscritto, inerente alla "Solidarietà al popolo iraniano", se si volesse potremmo iscriverlo e votarlo adesso visto che ci sono i numeri.
Per parte mia rinuncio ad intervenire, in modo da approvarlo e consegnarlo oggi, alle ore 18, come delegazione. Confermo al Presidente Gariglio la mia partecipazione con chi volesse aggiungersi: visto che la lotta è condotta dalle donne, la Consigliera Pozzi o la Consigliera Spinosa forse vorrebbero parteciparvi.
Quindi, faccio la proposta di iscrivere e votare l'ordine del giorno in quel caso avremmo già pronta oggi l'adesione per le ore 18.



PRESIDENTE

Se l'Aula acconsente, si può passare all'iscrizione e alla votazione dell'ordine del giorno sull'Iran.



(L'Aula, all'unanimità, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Non essendoci richieste d'intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1236, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che le ultime elezioni in Iran si sono svolte in un clima di ricatti e di minacce attraverso falsificazioni, intimidazioni e, in molti casi, impedendo la partecipazione e il controllo democratico dell'andamento delle elezioni, si è giunti ad un risultato che, lontano da ogni previsione, è evidentemente in contrasto con ogni aspettativa degli iraniani che, in massa, si sono presentati alle urne per non perdere l'occasione di esprimere il loro profondo dissenso nei confronti del regime attuale la nuova vittoria di Ahmadi Nejad, annunciata con giorni d'anticipo, è avvenuta tramite un conteggio di voti istantaneo e ad urne ancora aperte considerato che l'annuncio del risultato delle elezioni è stato seguito da un'immediata repressione del regime contro milioni di votanti scesi in strada in segno di sdegno man mano che aumentavano le prove che il governo potrebbe aver manipolato e rubato voti nelle elezioni presidenziali in Iran è stato imposto il silenzio stampa, sono stati espulsi i giornalisti stranieri e oscurati i media e internet diverse sono già le vittime della repressione in atto in questi giorni in Iran in alcune città europee, tra cui Roma, Vienna e Stoccolma, si sono svolte imponenti manifestazioni a sostegno della popolazione iraniana vittima della repressione di questi giorni condanna la repressione e la violenza verificatisi nei giorni scorsi in Iran ed esprime la propria solidarietà nei confronti del popolo iraniano chiede alla Presidente e alla Giunta regionale di dare la propria adesione, in segno di solidarietà, alla mobilitazione lanciata dalla comunità iraniana in Italia per sollecitare l'opinione pubblica e le forze sociali e democratiche italiane a sostenere il popolo iraniano nelle sue legittime rivendicazioni espresse in modo civile e pacifico altresì alla Presidente e alla Giunta regionale di mettere in atto ogni azione possibile, per quanto di sua competenza, per sostenere la difesa dei diritti umani e della democrazia in Iran.



PRESIDENTE

Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Era giusto votare l'ordine del giorno e non chiedo che venga ripetuta la votazione; rilevo che non si è svolto alcun dibattito. Personalmente, mi stavo scrivendo due appunti, ma quando ho alzato la mano per intervenire la votazione era già iniziata e la cosa è stata impossibile.
In ogni caso, volevo soltanto motivare la semplice presenza che ho garantito - un altro Consigliere ha fatto lo stesso - non per amore verso il regime iraniano, che non c'è - la rivoluzione iraniana nel '79 ha aperto speranze cancellate nel giro di breve tempo - quanto per lo scenario che anche in Iran, rischia di riprodurne altri già verificatisi in altri Paesi.
Personalmente, non nutro alcuna simpatia né per il Presidente iraniano, per molte sue posizioni e atteggiamenti di tipo antisemita, né per il regime interno, che, evidentemente, giovani, studenti, intellettuali, democratici organizzazioni di donne vorrebbero modificare per aprire forme di maggiore democrazia e partecipazione; l'ordine del giorno ricorda il protagonismo femminile nella situazione attuale.
Mi sembra che lo scenario creatosi riproduca altri casi - il maggiore è stato quello della Ucraina anni fa - che, a livello internazionale, non sempre hanno determinato situazioni positive.
Volevo semplicemente esprimere la motivazione per evitare dubbi incertezze o accuse di alcun tipo; se ci fosse un dibattito più ampio potrei motivare meglio, ma non voglio superare i due minuti di tempo a disposizione per queste comunicazioni.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Anche io molto brevemente volevo giustificare il mio voto di presenza che non è assolutamente una condivisione verso un regime oscurantista e teocratico, quale quello iraniano, dove le persone vengono impiccate con velocità inquietante. La parola "regime" già provoca un sentimento di condanna, ma quando, come spesso avviene, il regime si sostiene con la pena di morte, la condanna è senza alcun dubbio assoluta. Il regime che applica con facilità la pena di morte agli oppositori, il maltrattamento delle donne e dei soggetti deboli non porta assolutamente ad esprimere alcuna solidarietà. Allo stesso modo, ogni forma di repressione deve sempre essere condannata sia quando avviene in Italia - ricordo i fatti di Genova - sia all'estero. Pertanto questo ordine del giorno è condivisibile, ma sottolineo che la violenza deve essere sempre condannata: non si deve godere quando avviene fuori casa e dispiacersene quando accade a casa propria.
Oltre al ricordo delle vittime e alla solidarietà nei loro confronti chiedo di prestare attenzione ad appoggiare incondizionatamente leader come Mousavi e altri, che hanno ben poche differenze con il regime stesso che criticano. Stiamo molto attenti perché spesso e volentieri queste opposizioni ci portano a sposare posizioni che in futuro si possono rimpiangere. È avvenuto con il caso dell'Ucraina quando si affidò quel Paese ad un regime che, poi, la storia definì corrotto, con il quale noi purtroppo, solidarizzammo: ricordiamocelo! Questo è il motivo del mio distinguo e, di conseguenza, anche del collega compagno Dalmasso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta, ricordo la convocazione per la seduta pomeridiana...
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Presidente, non volevo interromperla, ovviamente apprezzo che venga tolta la seduta.
Siccome ho seguito con molto interesse due interventi di dichiarazioni di voto che illustrano i motivi della non partecipazione, adesso nell'intervallo di pranzo, rifletterò se non sia il caso di spiegare perch io ho votato "sì".
Adesso ho appreso perché non hanno votato, durante il pranzo decider se utilizzare i due minuti che spettano a tutti noi per spiegare perché noi abbiamo votato "sì". Buona colazione a tutti.



PRESIDENTE

Grazie.
Ricordo che la seduta pomeridiana è convocata alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.01)



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