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Dettaglio seduta n.443 del 19/05/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.02 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bizjak, Bossuto, Bresso Buquicchio, Caramella, Cattaneo, Comella, Moriconi, Placido, Robotti e Rutallo.


Argomento: Assestamento di bilancio

b) Variazioni bilancio di previsione per l'anno 2009


PRESIDENTE

La Giunta regionale, in data 8 maggio, ha trasmesso, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della legge n. 7/2001, n. 9 deliberazioni del 14 aprile e, in data 12 maggio, n. 1 deliberazione del 23 aprile e n. 1 deliberazione del 27 aprile. Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

c) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Proposta di legge n. 477, inerente a "Istituzione di centri antiviolenza con case segrete" (inversione punto all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Comunico che è stata presentata in forma scritta una richiesta d'inversione (ai sensi dell'articolo 51, comma 2 del Regolamento) dei punti all'o.d.g., presentata dai Consiglieri Pozzi, Clement, Spinosa, Moriconi Cavallaro, Laus, Muliere, Lepri, Bizjak per esaminare come primo punto la Proposta di legge n. 477 (proposta d'iniziativa popolare) "Istituzione di centri antiviolenza con case segrete".
Chi intende intervenire a favore? Prego, Consigliera Pozzi, prenda pure la parola.



POZZI Paola

Molto brevemente, chiediamo che questa proposta di legge d'iniziativa popolare, che risale già a parecchio tempo fa e che è stata esaminata attentamente in gruppi di lavoro formali (Commissione) e informali, possa essere messa in discussione nella giornata odierna e quindi al primo punto dell'o.d.g. Grazie.



PRESIDENTE

Ai sensi del Regolamento, devo dare la parola a chi vuole intervenire in senso contrario e poi procedere alla votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Intervengo in senso contrario.
Ho ascoltato con attenzione l'intervento della collega, con la quale condivido questo vicinato di banco da quattro anni. Questa è una delle motivazioni per le quali ho chiesto di intervenire, Presidente: per esprimere contrarietà rispetto alla necessità di arrivare a questa votazione, che la Consigliera Pozzi appunto ha richiesto e che mi vede totalmente contrario non tanto per le motivazioni rispetto ai contenuti della richiesta quanto per questa vicinanza con la collega Pozzi.
Vedo il collega Ronzani esprimere perplessità dal suo viso. Credo che questo non debba essere: sta nelle cose dei lavori, dei rapporti di buon vicinato che ci sono e che caratterizzano la vita dell'Aula...



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Bellion, o parla al microfono o non si riesce a sentire.



BELLION Marco

I colleghi m'interrompono e quindi...



PRESIDENTE

Per cortesia, chiedo ai colleghi di consentire al Consigliere Bellion lo svolgimento del suo intervento.



BELLION Marco

Presidente, quanto tempo ho ancora a disposizione?



PRESIDENTE

Due minuti.



BELLION Marco

Dunque, ho esaurito il tempo a mia disposizione e spero di aver illustrato... Guardo il collega Lupi, che molte volte si esercita con questi interventi e quindi può comprendermi.
Da questo punto di vista, sto nei tempi e li rispetto. Grazie Presidente.



PRESIDENTE

Il numero legale è 27.
Indìco la votazione palese sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
I lavori riprenderanno alle ore 11.10.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.39 riprende alle ore 11.13)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi, la precedente votazione sulla richiesta d'inversione non è risultata valida. Prego i Consiglieri di accomodarsi nei banchi perch dobbiamo ripetere la votazione. Il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.



PRESIDENTE

TOSELLI Francesco (fuori microfono) Mi scusi, Presidente, chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Il numero legale è 28, collega Toselli. Chiede la ripetizione della votazione? Bene. Colleghi, per cortesia, vi prego di accomodarvi nei banchi. I Consiglieri in congedo escano gentilmente dall'aula.
Indìco la votazione nominale sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 28 Consiglieri votanti 27 Consiglieri hanno votato Sì 26 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di legge n. 477, inerente a "Istituzione di centri antiviolenza con case segrete"


PRESIDENTE

In conformità con l'inversione dell'o.d.g., procediamo all'esame della proposta di legge d'iniziativa popolare n. 477, portata al punto 1) all'o.d.g. dall'originario punto 16).
Relatrice è la collega Barassi, che ha pertanto la parola.



BARASSI Paola, relatrice

Grazie, Presidente. Iniziamo oggi la discussione in Consiglio di questa proposta di legge d'iniziativa popolare, recante "Istituzione di centri antiviolenza con case segrete".
Tengo a sottolineare che si tratta di una proposta di legge d'iniziativa popolare depositata agli atti del Consiglio circa due anni nata dalla collaborazione di gruppi di donne particolarmente attente a questa problematica, le quali hanno steso la proposta di legge e depositato ben 14 mila firme a sostegno della stessa. Questo è sicuramente un elemento importante e fondamentale, così com'è importante e fondamentale che il Consiglio abbia preso in carico, valutato e deciso di portare in discussione e votazione oggi tale proposta di legge.
Si tratta di una proposta di legge che dà una risposta ad un bisogno reale, ad una situazione estremamente grave e presente anche sul nostro territorio, ma una risposta anche a tutte quelle donne e a tutti quei movimenti che si sono impegnati e che da anni si stanno impegnando per dare un supporto alle donne vittime di violenza.
La presente proposta di legge prevede l'istituzione di Centri antiviolenza con case segrete e intende appunto dare una risposta anche...



PRESIDENTE

Le chiedo scusa, collega Barassi, ma pregherei tutti i Consiglieri e Assessori di accomodarsi gentilmente fuori dell'aula, se devono discutere perché diventa improponibile ascoltare l'intervento sia per noi sia per le persone presenti fra il pubblico. Accomodatevi pure con calma fuori dell'Aula per far sì che la seduta possa continuare in maniera consona.
Prego, collega Barassi.



BARASSI Paola, relatrice

Dicevo, la proposta prevede l'istituzione dei centri antiviolenza con case segrete e intende dare una risposta anche sul nostro territorio al fenomeno dirompente e di drammatica attualità costituito dai maltrattamenti e dalle violenze nei confronti delle donne.
Tutti i dati che abbiamo a disposizione ci dicono quanto questo fenomeno sia importante e presente nella nostra realtà e come sia uno dei pochi fenomeni sempre e costantemente in crescita.
La violenza contro le donne è un problema mondiale, non ancora sufficientemente conosciuto e denunciato, confermato anche - come ricordavo prima - da ricerche e studi condotti in diversi contesti.
Per dire quanto sia poco conosciuto il fenomeno, voglio citare anche il lavoro che ha svolto la Consulta delle elette proprio per capire quali sono i dati della violenza contro le donne sul territorio piemontese; voglio citare pure le problematicità che abbiamo avuto durante questo lavoro d'indagine, per cui ad esempio in ogni Provincia ciascuna Prefettura raccoglie i dati in modo differenziato ed è molto difficile avere un quadro preciso e definito di quello che è il fenomeno sul nostro territorio.
La violenza contro le donne è definita dall'ONU e dall'Unione Europea "violenza di genere", cioè una violenza che si annida nello squilibrio relazionale tra i sessi e nel desiderio di controllo e di dominio sessuale culturale, sociale ed economico degli uomini sulle donne.
Nel 1993 la Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne dell'Assemblea generale dell'ONU riconosce che "la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e ha impedito il pieno avanzamento delle donne, e che la violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette in una posizione subordinata rispetto agli uomini".
Nell'articolo 1 la stessa dichiarazione definisce la violenza contro le donne come "qualunque atto di violenza di genere che produca, o possa produrre danni o sofferenze fisiche, sessuali e psicologiche, ivi compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica sia privata". Se pensiamo a questa definizione, ci rendiamo conto di quanto sia pesante e diffuso il problema della violenza nei confronti delle donne.
Nel 1995 a Pechino, la "Piattaforma d'azione" adottata nella IV Conferenza Mondiale ONU sulle Donne individua, per quanto riguarda la violenza contro le donne, i seguenti obiettivi e azioni da intraprendere: adottare misure concrete per prevenire ed eliminare la violenza nei confronti delle donne; studiare cause e conseguenze della violenza contro le donne e l'efficacia delle misure di prevenzione; eliminare la tratta delle donne e assistere le vittime delle violenze legate alla prostituzione e alla tratta.
Nel 2006, dopo varie risoluzioni e raccomandazioni promulgate negli anni, nella risoluzione del 2 febbraio "Lotta contro la violenza a danno delle donne", il Parlamento europeo raccomanda alla Commissione e agli Stati membri di "considerare la violenza contro le donne come un fenomeno strutturale e come uno degli ostacoli principali agli sforzi volti a superare le ineguaglianze tra donne e uomini"; di adottare una politica di "tolleranza zero nei confronti di tutte le forme di violenza contro le donne".
Chiede altresì agli Stati membri di "adottare misure adeguate per assicurare una protezione e un'assistenza migliori alle vittime e a coloro che rischiano di divenire vittime della violenza... prevedendo una protezione qualificata e servizi e assistenza di tipo legale, medico sociale e psicologico, inclusa la protezione da parte della polizia...
riconoscendo l'importanza di offrire sostegno alle vittime, sia donne sia bambini, per aiutarle a divenire finanziariamente e psicologicamente indipendenti del perpetratore... fornendo tutta l'assistenza necessaria incluso un alloggio provvisorio, alle donne e ai loro bambini in caso di separazione o divorzio... considerando le donne vittime di violenza di genere come gruppi prioritari".
Le statistiche dell'Unione Europea, basate su analisi di dati inerenti ai reati commessi negli Stati membri, evidenziano che la violenza rappresenta una tra le principali cause di morte e invalidità delle donne nella fascia d'età fra i 16 e i 50 anni a prescindere dalla condizione sociale, economica e culturale.
Ricerche sul campo e testimonianze evidenziano inoltre quanti e quali siano i rischi per la salute per le donne (e, qualora presenti, per figlie e figli): danni a livello fisico, disturbi psicologici, difficoltà relazionali, invalidità, danni alla salute riproduttiva e non ultima la morte per mano altrui o per suicidio.
Relativamente a figlie e figli di donne vittime, ai rischi per la salute si aggiungono quelli relativi all'apprendimento di modelli culturali e relazionali violenti per i ragazzi e d'accettazione della sopraffazione per le ragazze.
Per quanto riguarda la situazione italiana, la ricerca diffusa a febbraio 2007, "Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia", realizzata dall'ISTAT in convenzione con il Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità, non fa che confermare la testimonianza fornita negli anni dalle associazioni di donne che per prime hanno sollevato il problema a livello pubblico ed hanno offerto dati preziosi sull'entità del fenomeno, accoglienza e supporto autofinanziati a fronte di un esiguo sostegno economico pubblico.
In Italia sino al 1996 i reati sessuali contro le donne erano considerati dal Codice Penale "delitti contro la moralità e il buon costume", e solo con l'entrata in vigore della legge n. 66/96, "Norme contro la violenza sessuale", i crimini sessuali vengono riconosciuti come delitti contro la libertà della singola persona. Questo fatto ci può far rendere conto del grande ritardo culturale che si ripercuote nella percezione collettiva della donna vittima di violenza come ulteriore elemento di discriminazione, fino all'invisibilità della violenza se riferita al microcosmo domestico e privato, e si aggiunge allo scarso riconoscimento sociale e giuridico della violenza sulle donne perpetrata negli ambienti del lavoro e della vita pubblica.
Nel 2001 la legge costituzionale n. 3/2001, che modifica l'articolo 117 comma 7 della nostra Carta Costituzionale, attribuisce alle leggi regionali il compito di rimuovere "ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica". Nello stesso anno viene licenziata la legge n. 154, "Misure contro la violenza nelle relazioni famigliari" (Misura cautelare dell'allontanamento della casa familiare).
Nel 2006 il Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri istituisce il Progetto Arianna Attivazione Rete nazionale antiviolenza, inteso a realizzare un'azione sperimentale di contrasto al fenomeno della violenza verso le donne, in ogni sua forma, su tutto il territorio nazionale attraverso l'attivazione del numero telefonico unico 1522 per la sperimentazione di un servizio d'accoglienza telefonica nazionale, che coinvolge organismi pubblici e privati in un'azione comune volta alla definizione di un piano strategico che operi sia a livello nazionale sia regionale.
In questi ultimi mesi, infine, il problema legato alla violenza nei confronti delle donne è tornato all'attenzione generale, anche se spesso viene visto solo come un problema di sicurezza. Tale attenzione è dovuta anche alla particolare enfasi che i mass media hanno posto in riferimento a particolari casi di stupro e di abuso, anche di gruppo, che sono avvenuti con preoccupante frequenza. Sicuramente è importante - lo voglio rimarcare anche in questa sede - segnalare che è stato finalmente riconosciuto il reato di stalking. Questo è per me un elemento molto importante, proprio perché fino a pochi mesi fa non esisteva il reato di stalking, che spesso diventa l'anticamera della violenza contro le donne.
Nel corso di questi ultimi anni, alcune Regioni hanno legiferato sull'argomento (Lazio, Toscana Campania, Abruzzo, Calabria ecc.).
La Regione Piemonte ha sicuramente messo in campo una serie di azioni positive nel campo della prevenzione dell'informazione e del supporto alle vittime di violenza. Facendo riferimento solo a questa legislatura, penso ad esempio al Piano integrato contro la violenza alle donne predisposto dalla Giunta regionale, ma anche a tutto il lavoro che le Consulta delle Elette e il Consiglio regionale stesso hanno svolto dall'approvazione del sostegno legale alle donne vittima di violenza alle indagini predisposta dalla Consulta delle Elette, cui facevo riferimento precedentemente, a tutta l'iniziativa svolta nei confronti per l'approfondimento rispetto agli Enti locali, così come a tutta la problematica legata alla tratta. Quindi una serie di elementi importanti sono stati messi in campo dalla Consulta delle Elette e dal Consiglio regionale.
Oggi arriviamo a discutere questa proposta di legge per le istituzioni dei Centri anche nella Regione Piemonte, che diventa quindi non solo un'istanza di principio, ma un'affermazione in termini concreti resi visibili della volontà politica che, come Consiglio regionale, abbiamo, e di volontà sociale, che riconosce nella violenza contro le donne un reato e una violazione dei diritti della persona umana. Tale legge si inserisce in un contesto di risposta sociale che il Consiglio e la Giunta da tempo stanno attuando e portando avanti.
La presente proposta di legge regionale, che è appunto una proposta di iniziativa popolare, è stata molto discussa e approfondita, sia all'interno della Consulta delle Elette, che ha svolto un lavoro molto ampio ed approfondito, anche in raccordo con le presentatrici della legge, sia all'interno della Commissione, sia in un rapporto proficuo ed importante con l'Assessorato al welfare e i suoi funzionari.
Ovviamente, proprio per le norme di funzionamento del Consiglio, viene presentata la proposta di legge di iniziativa popolare così com'è stata licenziata dai movimenti che hanno raccolto le firme e depositato la legge in Consiglio.
Sono stati tuttavia elaborati una serie di emendamenti per un maggior raccordo con l'Assessorato alle politiche sociali e per rendere più efficaci tutte le problematiche e le indicazioni contenute nella legge. Non sto, adesso, ad illustrare tutti gli emendamenti presentati - concordati comunque, all'interno della Commissione e con tutti gli uffici competenti ma lo faremo nel momento in cui tratteremo ogni singolo articolo.
Ringrazio, peraltro, per la scarsa attenzione, nella consapevolezza di aver parlato in uno stato di brusio continuo. Non è sicuramente un aspetto positivo, ma ringrazio comunque tutti gli uffici, tutte le donne e tutti le Consigliere che con me hanno lavorato per la predisposizione del materiale da presentare oggi in Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Barassi.
Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non intervengo in merito alla discussione generale, ma su un aspetto regolamentare.
Se non vado errato (in caso contrario, ovviamente il Presidente mi correggerà), la richiesta di inversione punti all'o.d.g. prevedeva che la proposta di legge in oggetto, ovvero la n. 477, fosse la prima delle proposte che il Consiglio avrebbe trattato.
Precedentemente a questa, in realtà c'è lo svolgimento naturale dei lavori, per cui oggi sono previste alcune comunicazioni da parte della Giunta e gli atti di sindacato ispettivo. Conclusa quella parte, dovremmo iniziare l'attività di carattere legislativo e procedere, quindi, con il primo punto in discussione, ossia la proposta di legge n. 477. Mi sembra che la richiesta che abbiamo votato questo prevedesse.
Sarebbe un'anomalia: molte volte abbiamo richiesto l'inversione dei punti all'o.d.g., ma non per questo abbiamo iniziato con la relativa discussione, salvo che non si chiedesse che l'inversione richiesta precedesse il punto 3) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Scusi se la interrompo, collega Vignale - le cederò immediatamente la parola - ma in apertura di seduta avevo letto il testo della richiesta di inversione punti che era stata presentata in modo inusuale, per quanto conforme al Regolamento, ossia in forma scritta anziché attraverso un intervento in Aula.
I richiedenti chiedevano che nella giornata di martedì 19 venisse posta al primo punto della discussione in Consiglio regionale la proposta di legge di iniziativa popolare n. 477. Infatti, l'avevo sottolineato. Va da sé, però, che il sindacato ispettivo si terrà seguendo l'ordine della convocazione. Pertanto, esaurito questo punto, chiederemo agli Assessori di fornire le risposte alle interrogazioni e interpellanza previste.
Prego, collega Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Chiedo scusa, ma non sapevo che fosse richiesta come primo punto di discussione.
Intanto, credo che sia positivo il fatto che il Consiglio discuta in alcune occasioni le proposte di iniziativa popolare (non molte). Talvolta abbiamo portato in Aula proposte di iniziative popolare che sono state respinte, ma non perché non condivise dal Consiglio (spesso), ma perch nel frattempo, le Commissioni avevano lavorato per fare proprie alcune tematiche o finalità che le proposte di iniziativa popolare avevano, per cui sono state successivamente sostituite da una legge consiliare.
comunque positivo il fatto che venga discussa una proposta di legge di iniziativa popolare, visto anche il numero estremamente elevato di firme che ha raccolto, proprio a testimonianza che ciò che la proposta di legge n. 477 evidenzia è un problema reale ed oggettivo.
Personalmente - dico "personalmente" apposta, perché non c'è stata una posizione concordata come Gruppo, non sapendo di arrivare a discutere oggi di questa proposta di legge - condivido anche lo spirito della norma.
certamente vero che oggi è aumentata la sensibilità, ma non credo che oggi la violenza nei confronti delle donne sia maggiore rispetto a quella che esisteva venti o cinquanta anni fa. Fortunatamente, è cambiata la sensibilità della società e anche la stessa capacità e richiesta di autonomia, e quindi anche di salvaguardia, non soltanto fisica, ma anche economica, che le donne hanno.
Non casualmente ho detto "anche economica", perché, come tutti sanno, è positivo che una società abbia un numero elevato di donne che possano permettersi di lavorare, in virtù di una scelta che sia davvero tale appoggiata, cioè, da una serie di servizi che le consentano di non dover abbandonare il proprio impiego magari alla seconda o alla terza gravidanza (o anche alla prima), o di ridurre il proprio orario di lavoro per seguire i figli. Questo è un aspetto che, in qualche modo, condividiamo. Così come evidentemente, condividiamo l'aspetto legato alla finalità che la legge si pone, anche per il fatto che in molti passaggi - non all'articolo 1 - la violenza che alcune donne subiscono viene legata a quella dei minori.
Spesso, infatti, quando vi è violenza sulle donne, questa violenza avviene anche sui minori.
Dobbiamo però tener conto di un dato fornito dallo stesso Ministero di Grazia e Giustizia per l'anno 2007 (non si tratta, dunque, di un dato inventato): il 97% delle denunce per violenze o abusi, quasi nella totalità nei confronti di donne o minori, non si conclude con una condanna, ma con un'assoluzione oppure con il ritiro della denuncia. Perché ahimè - lo dico perché tanto è un aspetto che qualunque avvocato civilista conosce bene la causa che spesso viene intentata per maltrattamenti o abusi è uno strumento utilizzato nel contenzioso processuale rispetto ad una separazione, anche nei confronti dei minori (la percentuale che citavo infatti, riguarda proprio le violenze nei confronti dei minori).
Credo che la legge abbia finalità che sono totalmente condivisibili.
però importante che sia anche una legge equilibrata. L'ingresso all'interno di un centro dovrebbe garantire, infatti, una serie di facilitazioni giuste, perché si cerca di creare, come recita l'articolo 4, un percorso che consenta il superamento della violenza subita e porti ad un percorso di autonomia della donna e, eventualmente, dei suoi figli. È importante tuttavia, che vengano mantenute, a nostro avviso, due prerogative: la prima è la certezza di non perdere i figli. Perché - di nuovo lo diciamo per una casistica assolutamente elevata - in un numero considerevole di casi donne che denunciano la violenza nei propri confronti e nei confronti dei loro figli sono ritenute corresponsabili della violenza avvenuta.
L'esempio di questi giorni ci ricorda che, forse - mi riferisco alla morte di quel bambino di 17 mesi - ci troviamo di fronte ad un fatto di corresponsabilità ma, in molte occasioni, la stessa donna che ha subito violenza, è corresponsabile delle violenze inferte anche al minore. I minori sono allontanati tanto dal padre quanto dalla madre. Tant'è che se voi parlate con alcune persone che si trovano in questa situazione, vi diranno che con difficoltà si sono rivolte a strutture simili, che già esistono perché istituite dal volontariato e non dall'ente pubblico.
La nostra Regione ha due validi esperimenti di situazioni simili. Uno è l'istituzione di un Centro antiviolenza, dove si può andare se, per scelta si ha deciso di non segnalare ai Servizi Sociali le violenze che le donne e i figli subiscono. Molte donne non si recavano presso questi centri ancorché del volontariato, per questo timore. Questo è un aspetto.
Andate a vedere i motivi di allontanamento dei minori. Il nostro Osservatorio regionale sull'infanzia dice che sono circa il 20% quelli certi; un altro indicatore, quello dello stato di abbandono, rileva come alcuni di questi allontanamenti nascono da questi motivi: violenza del padre, spesso nei confronti della madre e del minore, con l'allontanamento del minore. Questa è una prerogativa.
Una seconda prerogativa deve essere quella della verifica dell'avvenuto maltrattamento con un certo criterio di verosimiglianza. Voi capite che accedendo ad un centro e avendo la possibilità dell'ospitalità temporanea del sostegno pratico e aiuto per problemi psicologici esistenziali e sanitari, reinserimento sociale lavorativo, sensibilizzazione nell'opinione pubblica - ma questa è una finalità della legge - con i primi tre punti cioè sostegno temporale da un punto di vista dell'alloggio, sostegno pratico in termini di contributi erogati e sostegno pratico in termini di percorso che consenta di arrivare al lavoro - noi rischiamo di creare due situazioni.
La situazione in cui alcune donne denunciano il loro consorte, si separano, hanno il figlio in affidamento, vivono da sole, hanno un sostegno da parte dell'amministrazione comunale non superiore ai 200 euro nel caso in cui lavorino e non superiore ai 500 in caso di disoccupazione, con i quali devono pagare l'affitto, il mantenimento del figlio, ecc. Questa è la casistica più diffusa, cioè quella che riguarda il numero maggiore di cittadine piemontesi.
Poi avremo al casistica B, quella privilegiata, in cui una donna entra in un centro antiviolenza, non ha spese legate all'affitto, ha un sostegno economico e ha un percorso lavorativo indicato. Solo ieri pomeriggio ho assistito una signora che si trovava in questa situazione. I servizi sociali della nostra città non indicano neanche il fatto che la Regione ha istituito il sostegno al reddito per persone che ne avrebbero il diritto.
Chiedono ad una persona disoccupata che si reca presso un servizio di fare domanda al Centro per l'Impiego, di fare domande in agenzie interinali; da lì parte la domanda per il sostegno che si configura nel quantitativo economico di cui parlavo.
Facciamo grande attenzione solo a non creare posti di serie A e posti di serie B, perché è assolutamente evidente che, rispetto alle centinaia e centinaia di situazioni che noi abbiamo in Piemonte e, in particolare modo nelle aree urbane, avremmo un numero limitato di posti per i centri antiviolenza con case segrete che, quindi, potrebbero essere particolarmente ambiti, quindi faremmo due pesi e due misure per persone che vivono esattamente nella stessa situazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

I colleghi o, ancora meglio, le colleghe che hanno seguito con attenzione la legge potranno intervenire sugli emendamenti, su questioni più precise e più dettagliate.
Io desidero fare un intervento di natura politica. Ho molto apprezzato la relazione della Consigliera Barassi e - non so quanto possa confortarla o meno - l'ho ascoltata con estrema attenzione. Ho seguito tutto il suo intervento. Anche perché è una tematica - mi permetto un piccolo divertissement - che io, per ragioni d'area, "geografica" seguo fin da ragazzo con particolare convinzione. Sono stato canzonato per tutti gli anni del liceo perché negli anni Settanta, in Calabria, avere posizioni "filofemministe" era considerato assolutamente inaccettabile dalla cultura dominante non dico maschilista, ma maschile del profondo Sud. Quindi, in qualche modo, è una bella soddisfazione per me oggi votare questa legge ed intervenire.
In particolare, vorrei sottolineare come è stato opportuno ricordare la dichiarazione sulla violenza alle donne dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Nazione Unite che, pur con i limiti che conosciamo di efficienza e, a volte, alcune prudenze dettate, dai ricatti di Stati particolarmente autoritari, svolgono un compito importantissimo e sono uno dei pochi elementi di speranza, di democrazia, dialogo e giustizia in un mondo complicato come questo.
Concordo assolutamente con l'affermazione che la violenza contro le donne è anche una manifestazione dell'azione di poteri storicamente diseguali. Cioè una violenza contro le donne, manifesta, o di meccanismi sociali cruciali per mezzo dei quali le donne sono costrette ad una posizione subordinata rispetto agli uomini. Anche perché noi discutiamo in Italia, ed è giusto discuterne anche in Svezia, ma nel resto del mondo, in molte parti del mondo, la situazione è particolarmente drammatica. Basta leggere le cronache: le donne sfigurate in Bangladesh, le situazioni in Africa, in Paesi asiatici. La situazione merita veramente una grandissima attenzione e campagna di sensibilizzazione.
Per questa ragione, trovo molto ben fatta la proposta di iniziativa popolare. Gli articoli 1 e 2 stabiliscono i principi e le finalità. Sulle finalità gli aspetti legali, il recupero della sua condizione di soggetto di diritto, di persona vitale e cittadina.
I centri sono luoghi dove l'esperienza negativa della violenza pu trasformarsi in risorsa di consapevolezza che, ovviamente, credo possa e debba essere condivisa il più possibile con parti della società civile della politica e della cultura. Penso che siano luoghi dove recuperare consapevolezza, come avete scritto molto bene. È giusto, ci vuole autostima, consapevolezza, consapevolezza dei diritti, della propria dignità ma, nel contempo, bisogna fare l'impossibile affinché questo sia condiviso dall'arco più vasto della società.
Infine, all'articolo 4, si parla dell'accoglienza senza distinzione di etnie, orientamento sessuale, handicap, cultura o religione. Io ho una cultura religiosa, ma mi rendo conto che, come è avvenuto in passato anche per la religione cattolica, oggi alcune correnti religiose discriminano violentemente la donna.
Il fatto che in Occidente sia accettato, da parti ideologiche diverse che se una certa cultura di discriminazione appartiene alla cultura originaria di quel popolo, vada tollerata, mi sembra un compromesso che non possiamo accettare.
Mi spiego con un esempio. Sono uno dei sostenitori del Centro interculturale Dar Al Hikma, che considero di grandissima importanza - sono anche uno dei sostenitori dell'esperienza di Silvia Fiore - e recentemente, in un incontro in tale centro, ho avuto occasione di parlare a ragazzi e ragazze arabe. Non voglio "fare di ogni erba un fascio" assolutamente no, era un dibattuto sulla cultura e la Costituzione, ed essendo le ragazze - devo dirlo - più sveglie e pronte dei ragazzi, mi sono permesso di rivolgere loro un complimento. Alcuni di questi maschi arabi sono insorti dicendo di non fare tanti complimenti a queste donne altrimenti avrebbero pensato di essere quasi uguali a loro. Quando spiegavo che noi lo abbiamo capito da un pezzo che se le donne non sono uguali è perché sono più brave, mi hanno risposto che noi non possiamo imporre la nostra cultura occidentale imperialista e capitalista, avendo loro la propria cultura tradizionale.
Questo non funziona, quando è un alibi per mantenere in stato di soggezione e di subordinazione! Questo non deve avvenire in nessuna parte del mondo - con la Consigliera Spinosa, che ringrazio molto, stiamo organizzando una giornata per le donne iraniane - tanto meno si deve accettare che in Italia si recepiscano queste posizioni. Pur in una visione internazionale di tolleranza multiculturale bisogna essere categorici, non si possono accettare queste posizioni! Infine, ritengo importantissimo prevedere forme di sensibilizzazione dell'opinione pubblica e promuovere indagini sulle caratteristiche; è importantissima qualsiasi iniziativa culturale nelle scuole e tra i giovani, quando nasce il concetto, ma anche a livello più ampio.
Da questo punto di vista, mi permetto una sola minuscola notazione polemica, affiancandomi alla collega Barassi, per le considerazioni positive che ha fatto relativamente alla Giunta. È un peccato, collega Barassi, che la Giunta Bresso abbia chiuso un paio di iniziative prestigiose di cultura femminile, come il Cinema donne, che era un luogo privilegiato di battaglia culturale al femminile, così come paradossalmente, ad oggi, è avvenuto per alcune esperienze teatrali al femminile - non le cito tutte - che facevano drammatizzazione e animazione su questi temi, che noi - io segnatamente - ci siamo sempre permessi di sottolineare con particolare importanza.
Faccio anche questa notazione: quando voteremo l'assestamento di bilancio e il programma della cultura sono pronto a sostenere il ripristino di tutte queste iniziative femministe, femminili, di cultura femminile, che dir si voglia, così come sono il Centro per la cultura femminile e il Centro documentazione. Sono realtà che hanno fatto un bene immenso alla nostra regione, pertanto voglio esprimere pubblicamente un ringraziamento.
Desideravo svolgere questo intervento per ragioni politiche e morali anche perché non sembrasse, pur avendo un grandissimo merito le donne ad averlo posto ed è giusto che lo abbiano fatto, una questione che riguardasse solo le donne, che a noi non interessasse assolutamente. Il mio vuole essere un omaggio, ma sono pienamente convinto che, se siamo persone civili, è una questione che ci deve riguardare, turbare, dispiacere e preoccupare esattamente come alle donne. Alle colleghe firmatarie della proposta di legge di iniziativa popolare rivolgo i migliori complimenti e ringraziamenti, annunciando il mio voto a favore.



PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
La parola alla Consigliera Segretaria Spinosa, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente.
Mi fa piacere che tale proposta di legge venga discussa oggi, anche se ovviamente, con il ritardo che c'è stato. Ciò dimostra la sensibile attenzione di questo Consiglio verso certe tematiche, che, purtroppo, sono oggi di un'attualità preoccupante; infatti, ogni giorno assistiamo a notizie di maltrattamenti e violenze perpetrate ai danni delle donne oserei dire quasi un bollettino di guerra.
Con questa legge la nostra Regione credo dia l'ennesima chiara ed inequivocabile risposta al contrasto della violenza contro le donne assumendosi una responsabilità ben precisa. L'importanza dell'istituzione dei centri antiviolenza con case segrete va letta soprattutto nell'ottica di dare a chi ha subito violenza una motivazione in più per uscire dal silenzio e di offrire alle donne maltrattate una via d'uscita in più da un tunnel da cui spesso non si riesce ad uscire per vergogna, paura e mancanza di disponibilità economiche.
Questa legge rappresenta un aiuto concreto, un'occasione per iniziare a vivere, per ricominciare in un ambiente protetto, lontano da possibili ulteriori minacce, avvalendosi di sostegni qualificati da un punto di vista sanitario, psicologico e assistenziale.
Credo che questa sia un'opportunità per rendere giustizia a tutte quelle donne costrette nel dolore di una violenza, a tutte quelle donne che cercano aiuto e meritano il giusto rispetto e la giusta tutela da parte delle Istituzioni.
Questa legge, appunto, agisce nella direzione di restituire una vita dignitosa ed una possibilità di riscatto a tutte quelle donne private della propria serenità, ma non solo, credo sia anche un ottimo strumento per ridare credibilità alle nostre istituzioni e agli organi di giustizia.
Pertanto, voglio ringraziare personalmente il Comitato promotore di questa iniziativa, per aver dato vita ad una proposta di legge organica, completa e strutturale, ma anche tutti quei cittadini che l'hanno sottoscritta dimostrandosi vicini e sensibili al tema, è una proposta di legge fatta dalle donne per le donne. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Solo un minuto per rimarcare due aspetti. Per quanto riguarda il primo non ho nulla di originale da aggiungere rispetto a quanto detto da coloro che mi hanno preceduto, sono idee e temi che faccio integralmente miei.
In secondo luogo, invece, mi premeva rilevare che, finalmente, ci occupiamo di una proposta di legge di iniziativa popolare, cercando così di fare la nostra piccola - spero grande - parte nel tentare di recepire le istanze, soprattutto in termini di adeguamento delle leggi ai problemi e ai costumi - in questo caso ai problemi - del nostro mondo, che qualche volta fatichiamo a trasformare in fatti concreti, dando in questo un segno di apertura.
Davvero dobbiamo ringraziare il Comitato promotore e coloro che hanno proposto questa legge; forse, per quanto possiamo, dovremo tentare - forse l'approvazione ci aiuta in questo - ad aprirci un po' di più alle proposte provenienti dal territorio e dai tanti mondi che si occupano di diritti e tematiche che fanno parte a tutti gli effetti della nostra società e di cui, molto spesso, in questa sala ovattata non ci si rende conto dell'esistenza.



PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente, anch'io sarò molto rapido.
Il Comitato e i cittadini hanno fatto bene a proporre questa legge, che è condivisa nel merito. Credo però - dico così - che, oltre alla doverosa approvazione di questa legge e all'istituzione dei Centri sul territorio regionale, la politica - diciamo così - stimolata dai cittadini, dovrebbe fare uno sforzo in più e assumere, se possibile, un impegno come Consiglio regionale. Temo si perda l'occasione di discutere in maniera seria e di approfondire, trovando anche degli elementi di tipo legislativo, rispetto una delle emergenze del nostro tempo, quella della violenza sulle donne.
Sono intervenuto perché ho sentito - ovviamente esprimo un giudizio personale - alcune banalità, che sono interessate da un punto di vista politico.
Il Consigliere Leo dice: "Sì, è vero, c'è un problema di violenza delle donne... Gli arabi...



(Commenti in aula)



CHIEPPA Vincenzo

No, però qui siamo in un Consiglio regionale, quindi, francamente, non posso tacere.
Allora, del tema del rapporto tra donna e religione musulmana, quello che poneva il Consigliere Leo, ci occuperemo magari un'altra volta. Ci prendiamo un impegno per occuparci di quello.
Io sono più interessato ad occuparmi della condizione, nella nostra società, della condizione femminile, e quindi delle motivazioni profonde della violenza.
Credo che sia intrinsecamente legata ad un modello, al nostro modello.
Lui ironizzava, parlando dell'imperialismo; io non ironizzo affatto su questi temi. Credo che il tema della violenza sia intimamente legato al modello attuale e qui abbiamo una responsabilità - e dico abbiamo per evitare polemiche - politica e culturale enorme che grida vendetta nel nostro paese.
Cito un solo caso, ma forse la martellante e costante campagna mediatica sui mezzi di informazione non mette nella testa della gente e dei ragazzi, ma della gente complessivamente, la possibilità e l'idea degli uomini che le donne siano semplicemente un oggetto? Non parlo solo dell'equazione donna-velina, non solo di quello, ma complessivamente qual è il messaggio che veicoliamo nella costruzione di un sentire comune? Io sono molto più preoccupato di questo. Poi se bisogna fare campagna elettorale, allora dice "gli arabi", così qualcuno mi vota...
Però, francamente, lo facciamo poi in piazza, quando facciamo i comizi ognuno dice quello che pensa, esasperando anche i toni. Qui in Consiglio regionale sarebbe utile fare una riflessione. Quindi, la legge va benissimo, si approverà e tuttavia credo che non deve restare una parentesi dopo la quale ci siamo messi l'anima in pace come Consiglio regionale perché credo che come Consiglio, e come politica soprattutto, dobbiamo riaprire una battaglia culturale.
Credo, e so che la mia idea è condivisa ampiamente, che nell'ultimo ventennio la condizione femminile, rispetto al tema della violenza, non solo quella fisica, ma della condizione femminile, ha fatto dei passi indietro. Si sono ricostruiti degli stereotipi, tutti imposti dal tipo di comunicazione e da chi detiene il potere nella società, che è la parte maschile. Stereotipi da cui si era usciti qualche decennio fa, almeno parzialmente.
Quindi sono più preoccupato del tema dell'oggi in Italia e a non sviare l'attenzione. Non voglio fare polemiche, ma forse per la condizione femminile sono messaggi negativi anche quelli che arrivano quotidianamente dalle più alte gerarchie ecclesiastiche, quelle più reazionarie - quindi diciamo quasi tutte, ma questo è un mio parere - che tentano di restringere gli spazi di autodeterminazione delle donne.
Di questo dovremmo anche parlare, forse non oggi, ma riaprire in questo paese una discussione, un confronto, se del caso anche aspro, su questi temi.
Un'ultima considerazione alla relatrice e a chi poi dovrà gestire concretamente la realizzazione di questi centri. Chiedo che poi la gestione e l'affidamento della gestione sia fatta con grande e grandissima attenzione, poiché ne abbiamo viste troppe di iniziative lodevoli lodevolissime e condivisibili, ma che poi in qualche modo non trovano gambe sul territorio quanto poi si va ad affidare quel servizio a quel soggetto.
Grande attenzione, mi sentivo di chiedere questo. Poiché parliamo poi di un'utenza particolare, mi sento di chiedere che anche l'affidamento e il percorso della gestione di questo servizio, che dovrà essere, così come scritto, sotto una stretta regia pubblica, non ripercorra vie che abbiamo già visto in tutti gli Enti locali - non è un riferimento al nostro - dove magari, a scapito della realizzazione del servizio, si indicono gare o affidamenti al ribasso, si cerca di tagliare comunque le spese.
Diamo un segnale di controtendenza. In quei luoghi dovremmo davvero realizzare quello che abbiamo scritto, assicurando personale di alta professionalità, poiché parliamo di soggetti che vivono una condizione particolare, ma insieme a questo - chiudo da dove ho cominciato - è doveroso, secondo noi, aprire una discussione più ampia su questo tema e richiamare quelle che sono le questioni in campo, evitando strumentalizzazioni di sorta o toni da campagna elettorale all'interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Vicepresidente Cotto, che interviene in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Intervengo per esprimere due tipi di soddisfazione. La prima è che finalmente giunga in discussione questa proposta di legge di iniziativa popolare, che è stata presentata quasi due anni fa, sulla quale abbiamo discusso tantissimo, io per prima, perché non concordavo sull'espressione "case segrete". È un discorso che abbiamo fatto con molti di voi, in quanto è impossibile mantenere segreta una casa.
Infatti, le case che abbiamo si chiamano "protette", e qui noi le andremo a definire "rifugio"; il Gruppo Abele le chiama "case di fuga", ci sono le cascine solidali per quell'accordo-convenzione con la Coldiretti stipulata nell'altra legislatura. E ci sono tanti altri modi che il sistema Piemonte, che i vari servizi sociali hanno adottato sul territorio, a seconda delle circostanze.
Noi abbiamo visto donne ricoverate in alberghi come donne ricoverate presso istituti di suore; tutti luoghi per poterle proteggere dalla violenza. Sono anche soddisfatta nel vedere che hanno preso la parola quattro colleghi uomini, perché la cosa più importante è che di questi problemi non siano sempre e solo le donne a parlarne, come in genere avviene, quindi ho aspettato a richiedere la parola, perché mi ha fatto molto piacere constatare questo fatto.
Non avevo dubbi sulla sensibilità dei colleghi, però a volte vedere che si realizza fa piacere.
Voglio solo far presente una cosa al collega Turigliatto; anche io condivido la sua soddisfazione per l'iniziativa popolare. Faccio presente che c'è un articolo del Regolamento del Consiglio, il n. 111, che prevede l'assistenza dell'ufficio legislativo per le proposte di legge.
un articolo probabilmente non molto conosciuto, che recita: "Per l'attuazione di tutti gli istituti della partecipazione e dell'iniziativa popolare i soggetti autorizzati possono chiedere all'Ufficio di Presidenza di avvalersi dell'Ufficio legislativo, secondo le modalità previste dall'articolo 31 del Regolamento".
Sono le modalità di cui ci avvaliamo noi nelle Commissioni.
Dico questo per ribadire ancora che le promotrici dell'iniziativa hanno avuto maggior merito, perché anche senza questa assistenza sono riuscite a coinvolgere 14 mila persone.
Tuttavia, è anche vero che sia per tecnica legislativa (come la chiamano gli uffici) e per altri problemi (che poi vedremo nel merito) sono stati presentati 14 emendamenti a questa legge: alcuni sono condivisi con le vostre rappresentanze (ricordo lunghi incontri), altri emendamenti sono nuovi, quindi non so se condivisi anche da voi.
Tutti stiamo lavorando sul tema della violenza e questo è molto, molto positivo: lavora la Consulta Femminile, lavora la Consulta delle Elette lavora l'Assessorato alle Pari Opportunità, lavora il Consiglio regionale.
Abbiamo proprio l'esigenza di lavorare in tanti, perché il percorso è ancora molto lungo, la strada è tutta in salita ed io la vedo ancora molto molto tortuosa.
La strada è molto tortuosa a cominciare, per esempio, dal finanziamento previsto per questa legge: 800 mila euro (300 mila in conto corrente e 500 mila sul versante degli investimenti) sono veramente ben poca cosa rispetto alle aspettative che 14 mila firme hanno posto in questa legge. Penso che sia importante affrontare questo problema, altrimenti diventa veramente uno spot elettorale. In questo caso avrebbe ragione il collega Chieppa: abbiamo approvato questa legge, però non ci sono i finanziamenti.
Mancano i finanziamenti per istituire, per esempio, un centro di soccorso per violenza sessuale all'interno dei vari pronto soccorso della nostra Regione. Sappiamo di averne uno validissimo, che è un punto di riferimento. Inoltre, lo abbiamo visitato, sia come IV Commissione che come Consulta delle Elette, presso l'Ospedale Sant'Anna.
Da sempre, dagli altri territori della Regione c'è la richiesta affinché venga istituito questo centro antiviolenza nei vari pronto soccorsi, perché rappresenta un po' lo specchio di quello che avviene sul territorio.
Quando al pronto soccorso si recano donne che dicono di aver "saltato l'ultimo scalino" o "battuto contro lo spigolo della porta" per nascondere il marito, l'amico, o il vicino di casa che ha fatto violenza, 800 mila euro sono veramente pochi! È necessario formare personale specializzato quindi dobbiamo investire nella formazione e dobbiamo cercare di contribuire a modificare quella cultura contro la quale è ben difficile agire.
Noi vediamo la violenza contro le donne e contro i minori. Purtroppo dobbiamo constatare (come diceva il Consigliere Vignale) che quando a subire la violenza è un bambino è il bambino che viene allontanato da casa per essere inserito nella comunità, e questo è il motivo per il quale tanti bambini non denunciano la violenza subita proprio per paura di essere allontanati dalla famiglia.
In questo caso, è la donna che viene allontanata da casa. Penso invece che dovremmo trovare il modo di allontanare chi fa violenza sulle donne e i bambini, per impedirgli di trovarsi nelle condizioni di continuare a fare violenza.
Un'altra preoccupazione è data da un emendamento, che soltanto in teoria sembra giusto; è l'emendamento che propone di collegare la programmazione ai Piani di Zona delle Province. Magari, anch'io come Assessore avrei proposto la stessa cosa, però c'è un rischio: che cosa succede laddove i Piani di Zona non esistono o non sono neanche previsti neanche come progetto? Succede che dovrebbero farli, lo so benissimo, per noi sappiamo che tanti Piani di Zona non sono andati avanti.
Penso che dovremmo tentare di concretizzare questa proposta di legge altrimenti voi avrete la soddisfazione di aver presentato una proposta di legge che ha avuto il merito di farci discutere (sta nei colleghi il merito di modificare un po' la cultura), di richiamare l'attenzione dei politici ma che non risolve in concreto il problema delle donne vittime di violenza.
Stiamo attente a questo rischio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Vorrei iniziare il mio intervento con una citazione di una donna che si è rivolta ad un'associazione molto importante a livello nazionale e che dice: "Oggi non avevo proprio voglia di venire a lavorare, perché sono di nuovo piena di lividi e il mio cuore è nero. Ed invece sono qui, perch almeno seduta alla mia scrivania sono in salvo! Mio marito ha tutto, meno che problemi finanziari; la sua carriera è in continua ascesa, ma lo stesso mi minaccia brandendo la sua licenza di uccidermi. Sento che sto per cadere nella morsa della depressione. Sorrido per inerzia, anche se oramai tutti sanno che non sono i tappi di spumante a lasciarmi le bluastre e cupe lividezze sulla pelle e sull'anima".
Di fronte a casi di questo genere, credo che il Consiglio regionale faccia bene ad occuparsi delle donne, del sostegno alla loro esistenza e del contrasto ad ogni forma di violenza fisica, psicologica, morale e sessuale di cui sono vittime.
già stato detto, ma lo voglio ribadire: questa legge non è che un tassello in un sistema più ampio di interventi che il Consiglio regionale ha realizzato in qualche modo questi anni e che la Giunta sta realizzando.
Penso al Piano regionale contro la violenza alle donne; penso alla legge sul sostegno legale, di cui siamo stati protagonisti, come Consiglieri regionali; penso al Centro antiviolenza istituito all'Ospedale Sant'Anna che sta diventando un centro di formazione per i pronto soccorso di altri ospedali della regione, perché la violenza contro le donne sia riconosciuta dai medici dei Pronto soccorso. Se non c'è un centro in ogni ospedale l'importante è che ci sia una o più persone in ogni ospedale adeguatamente formate per riconoscere questa violenza.
E adesso questa legge, che non è un soltanto un provvedimento contro il fenomeno della violenza alle donne che possa affrontare un problema così complesso e così ampio, come numero di vittime, e così complesso come cause che determinano questo fenomeno.
Quindi, questa legge rappresenta un tassello di un mosaico più ampio sul quale il Consiglio regionale ha lavorato. Non ultima è la legge sulla sicurezza, che noi abbiamo approvato lo scorso anno, che è stata adeguatamente finanziata e che sta producendo dei piani provinciali per la sicurezza, all'interno dei quali spero che si tenga conto anche della sicurezza di genere, quella sicurezza di genere di cui si è discusso quando abbiamo parlato della legge sulla sicurezza e che qualche Consigliere non comprendeva bene nel suo significato.
Vedete, intervenire contro la violenza alle donne è fatto di tante cose: è fatto di prevenzione, è fatto di contrasto e di repressione, è fatto di sostegno alle vittime, e a sua volta il sostegno alle vittime è accoglienza, protezione, aiuto alla ricostruzione di sé e alla ricostruzione della propria autonomia di pensiero, di azione, di lavoro e quindi di sostegno economico.
Questa legge è il risultato effettivo, e secondo me emblematico, di un positivo raccordo con la società al di fuori di quest'Aula, quella che normalmente viene definita società civile, di cui noi tutti facciamo parte (dal momento che non credo che nessuno di noi non senta di far parte della società civile), che si è mobilitata, che ha raccolto firme, che ha portato una proposta di iniziativa popolare; proposta che poi è stata discussa con i modi, con i tempi, con le parole, con i linguaggi della politica e della legislazione e che per questo motivo subirà nella discussione in Aula alcuni emendamenti. Dico subirà, anche se questo termine non è preciso: avrà alcuni emendamenti. Non si tratta di emendamenti che vengono calati dall'alto sulla testa di coloro che hanno fatto questo lavoro, ma sono emendamenti che sono stati concordati e condivisi in numerosi incontri e riunioni di lavoro anche con gli uffici legislativi della Commissione, che ringrazio per il grande lavoro che ha svolto.
Per questo motivo, all'interno della legge stessa (penso all'articolo 4 sia nella sua formulazione originaria sia nella formulazione che verrà proposta lungo la discussione) si parla del lavoro di rete, perché è del tutto evidente che non saranno queste le uniche possibilità per affrontare il tema delle case rifugio o case di accoglienza, le uniche possibilità per affrontare il problema della violenza. Se così fosse, le donne sarebbero abbandonate, sarebbero sole ad affrontare un tema così importante.
In realtà, questi Centri antiviolenza non saranno delle monadi isolate dal resto dei servizi sociali, isolate dal resto del contesto territoriale isolate dal rapporto con gli Enti locali che operano nel territorio. Sarà essenziale il ruolo dell'associazionismo, in particolare dell'associazionismo femminile, quello che da anni sta lavorando su questi temi e che ha acquisito una competenza, una capacità di riconoscere i problemi e anche una capacità di proporre soluzioni che sarà un tesoro di cui gli enti e i soggetti che proporranno l'istituzione di queste case rifugio dovranno e potranno avvalersi. Ciò anche nel rispetto di quel principio di sussidiarietà orizzontale di cui i soggetti che sul territorio sono in grado di proporre, sostenere, ospitare e accompagnare le donne vittime di violenza potranno usufruire.
L'ospitalità prevista è un'ospitalità temporanea, lo dico al collega Vignale. È quell'ospitalità di emergenza necessaria perché questa donna, di cui prima ho letto la testimonianza, trovi un luogo in cui recarsi che non sia soltanto la scrivania del suo ufficio per essere protetta e per sentirsi sicura, ma possa lasciare quelle mura di casa all'interno delle quali vive in una situazione di paura e di terrore per trovare un altro luogo che l'accolga e un altro luogo in cui il suo persecutore non possa avere accesso e nel quale lei possa ritrovare quella sicurezza di sé che la possa far ritornare ad essere una persona in grado di costruirsi la propria realtà di vita e anche la propria autonomia.
Concludo perché il tempo è scaduto, ringraziando intanto chi ha assunto l'iniziativa di questa proposta di legge, ringraziando tutte le persone che l'hanno firmata e che hanno dato forza a questa proposta, ringraziando tutte le colleghe di maggioranza e di opposizione che hanno collaborato in questi incontri che abbiamo fatto per cercare di far essere questa legge la più condivisa possibile e anche la più rispondente possibile ai bisogni delle persone per le quali la stiamo approvando e ringraziando gli uffici che hanno collaborato per realizzare tutto questo (gli uffici del Consiglio, così come gli uffici della Giunta), che ci hanno dato una mano affinché questo testo sia il più possibile rispondente ai bisogni.
Naturalmente le risorse - lo diceva prima la collega Cotto - sono quelle che è possibile individuare in questo momento. Certo non dobbiamo pensare che il contrasto alla violenza alle donne venga fatto solo con queste risorse, lo dicevo prima, ma dobbiamo lavorare in un un'ottica di sistema. Credo che, se tutti i provvedimenti che via via sono stati approvati da questo Consiglio terranno conto della specificità della violenza alle donne e quindi per ognuno di essi ci saranno le risorse necessarie, la somma e il sistema che ne scaturirà sarà ben più ampio di quello che è individuato nella norma finanziaria di questa legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Sarò brevissimo, anche perché di solito, quando sono d'accordo su un argomento, non intervengo perché penso sia inutile farlo. In questo caso, però, non mi piace non dire qualcosa, perché voglio esprimere il mio consenso e il mio ringraziamento per chi si è mosso per portare avanti questa proposta, che penso verrà approvata con largo consenso e che sia una cosa giusta da fare.
Cito solo un episodio che mi è occorso alla fine degli anni Settanta.
Una radio torinese organizzava un dibattito su queste problematiche invitava alcuni enti e io vi partecipavo a nome del mio. Tutte le presenti erano donne; mi guardavano e mi dicevano: "Lei cosa ci fa qui? Ha sbagliato". E io: "No, guardate che sono venuto qui in difesa delle donne.
Scusate, appartengo al genere umano e ritengo giusto che gli uomini partecipino, dove è il caso, ad aiutare gruppi di genere magari diverso, ma che hanno problemi". A parte l'iniziale stupore, il dibattito andò avanti molto bene.
Ecco, credo che sia giusto ricordare queste cose, perché di strada ne abbiamo fatta tanta. Se ripenso a quando ero piccolo, veramente parlare di questi temi sarebbe stata follia da parte di chiunque; oggi invece (per fortuna) li stiamo sviscerando e stiamo prendendo dei provvedimenti.
In chiusura, vorrei solo dare una piccola indicazione: la battaglia per la libertà totale e per la parificazione deve essere fatta da tutti, uomini e donne.



PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare.
Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Non sono stati presentati emendamenti.
Se nessun collega desidera intervenire, procediamo con la votazione.
Per evitare problemi di interpretazione della votazione, dispongo la votazione mediante appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'articolo n. 1.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Vignale, sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

Solo per una richiesta.
Gli emendamenti presentati certamente non hanno stravolto la proposta di legge licenziata dalla Commissione, hanno modificato però alcuni sue parti importanti (articolo 5 e altri). La proposta che faccio, che poi valutino il Presidente e chi ha seguito l'iter della Commissione, è se è possibile sospendere il Consiglio e provare a incontrarsi con le persone che hanno, oltre alla collega Barassi e non so chi altri, perché non ero in Commissione, seguito il provvedimento, per verificare come, fra gli emendamenti che sono stati presentati dalla maggioranza e anche dalla minoranza, cambia al suo interno la legge, giusto per avere una valutazione complessiva, perché gran parte degli articoli vengono sostituiti con emendamenti.



PRESIDENTE

La legge regionale n. 473, per quanto riguarda le proposte di legge di iniziativa popolare, impedisce alle Commissioni per l'esame in sede referente di fare emendamenti. Gli emendamenti sono riservati all'Aula. Lo dico anche a beneficio delle persone presenti che assistono ai lavori.
Non si è potuto, in sede di Commissione, emendare, come avviene per tutte le proposte di legge di iniziativa della Giunta regionale, mentre invece la facoltà di emendare è riservata all'Aula, come forma di tutela per gli iniziatori del disegno di legge, per i proponenti che possono, come in questo caso, assistere in presa diretta in Aula ai lavori della Commissione, anche laddove si emenda una parte di legge che è stata firmata e sostenuta dai cittadini.
Il collega Vignale a tal fine ha chiesto la sospensione dei lavori e una previa verifica, attraverso un incontro con i rappresentanti dell'iniziativa legislativa presenti.
Volevo capire se ci sono altre indicazioni in senso contrario.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Ovviamente, gli emendamenti che abbiamo presentato sono stati verificati anche con i proponenti la proposta di legge di iniziativa popolare.
Ovviamente li abbiamo presentati in Aula perché, come ricordava il Presidente, non si possono presentare durante la discussione in Commissione, ma sono tutti emendamenti concordati. Se il Consigliere Vignale ritiene opportuno fare un ulteriore approfondimento per capire nel merito e verificare tutti gli emendamenti, facciamo una sospensione di dieci minuti e vediamo tutti gli emendamenti. Non stravolgono, comunque tutto l'impianto complessivo della legge.



PRESIDENTE

Colleghi, alla luce delle richieste fatte dispongo la sospensione dei lavori del Consiglio. I lavori del Consiglio regionale terminano qui.
Istantaneamente, i Consiglieri che lo ritengono possono incontrare in via informale i rappresentanti delle associazioni proponenti la proposta di legge, in Sala A alle nostre spalle. Manderemo i commessi ad accogliere eventuali partecipanti all'incontro. Quindi l'incontro si terrà subito in Sala A.
Invito i rappresentanti delle associazioni interessati a questo confronto di recarsi in Sala A.
Il Consiglio è convocato alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.40)



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