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Dettaglio seduta n.442 del 12/05/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



(Alle ore 14.30 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Barassi, Bresso, Buquicchio Cattaneo, Clement, Comella, Moriconi, Placido, Pozzi, Ronzani, Travaglini e Turigliatto.


Argomento:

b) Presentazione proposte di legge


PRESIDENTE

L'elenco delle proposte di legge presentate sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 1221 dei Consiglieri Bossuto, Buquicchio, Caracciolo Casoni, Cavallaro, Chieppa, Cirio, Comella, Clement, D'Ambrosio, Dalmasso Dutto, Larizza, Monteggia, Novero, Pace, Pedrale, Ronzani, spinosa Turigliatto, Valloggia e Vignale, inerente a "Situazione occupazionale presso il Gruppo UniCredit e delocalizzazione gruppi bancari" (inversione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia, rammento che nella seduta antimeridiana per due volte non è risultata valida la votazione sulla richiesta d'inversione all'o.d.g. avanzata dal Consigliere Caramella: esaminare il punto 25) inerente ad ordine del giorno n. 1221 "Situazione occupazione presso il Gruppo UniCredit e delocalizzazione gruppi bancari", quale punto 2 bis).
Prego i Consiglieri di accomodarsi in Aula perché dispongo la ripetizione della votazione, come da Regolamento.
Ricordo che il numero legale è 26.
Indìco la votazione sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.


Argomento: Informazione

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta, da parte del Consigliere Toselli, di affrontare la tematica del passaggio alla televisione digitale terrestre


PRESIDENTE

Il Consigliere Toselli ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Presidente, capisco che non sia arrivata ai colleghi Consiglieri l'informazione che ieri vi è stata una conferenza stampa sul digitale terrestre. Il Consigliere Guida, data la sua sensibilità, ha presentato un'interrogazione nel merito, ma giacciono in quest'Aula, proprio sul digitale terrestre, anche alcuni ordini del giorno. Quello del sottoscritto e uno della maggioranza.
Potremmo anche essere d'accordo, sentita la Presidente o l'Assessore competente, a formalizzare un solo ordine del giorno al fine di ottenere un'approvazione all'unanimità dell'Assemblea. Oppure, dedicare sulla partita del digitale, un momento nella prossima seduta di Consiglio.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, c'è un'interrogazione del Consigliere Guida cui la Giunta regionale è pronta a dare risposta. È stata chiesta una comunicazione della Giunta regionale in Aula che, se non fosse mancato il numero legale, sarebbe già avvenuta questa mattina. Ho ragione di credere che possa avvenire nel pomeriggio. Intanto procediamo con la risposta dell'Assessore all'interrogazione del Consigliere Guida che ha percorso attraverso il sindacato ispettivo, l'iter ordinario per avere delle risposte.
Dopodiché ci saranno delle comunicazioni che spero di affrontare perch il calendario è saltato rispetto a come lo avevamo preventivato.


Argomento: Informazione

Interrogazione n. 2671 del Consigliere Guida, inerente a "Introduzione della TV digitale in Piemonte"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interrogazione n. 2671, presentata dal Consigliere Guida.
Risponde l'Assessore Bairati.



BAIRATI Andrea, Assessore alle telecomunicazioni

Come ha puntualmente riferito il Presidente, la Presidente Bresso è in arrivo per fare una comunicazione a più ampio spettro sulla questione della transizione da analogico a digitale.
Probabilmente, molti degli argomenti oggetto della possibile risposta li tratterà la Presidente. Rispondo, con più puntualità e sintesi, alle questioni poste dall'interrogazione del Consigliere Guida.
L'interrogazione si pone un interrogativo circa la copertura del servizio in questa fase di trasmissione interrogando la Giunta circa una questione delicata. Il Consigliere Guida nella sua interrogazione fa riferimento ad un bacino di circa 25 mila famiglie che sarebbero impossibilitate alla visione dei programmi (poi, vedremo quali), che transitano sul digitale, e fa anche riferimento al fatto che l'acquisto del decoder digitale non potrà che risolvere il problema parzialmente. Inoltre interroga la Giunta sui costi di quest'operazione, perché ovviamente è un'operazione che richiede o la sostituzione dell'apparecchio televisivo oppure l'acquisizione del decodificatore, ancorché agevolata dai contributi pubblici che il Governo ha messo a disposizione.
Su quest'aspetto, credo vada fatta un po' di chiarezza, perché la materia è tecnicamente abbastanza complessa, anche se poi l'effetto è semplice. Probabilmente, il Consigliere Guida è perfettamente a conoscenza degli aspetti tecnico-organizzativi della vicenda, tuttavia mi permetto di fare qualche piccola precisazione. Sapendo che questo processo di transizione integrale dalla trasmissione analogica alla trasmissione digitale è un percorso che è stato già avviato in alcune Regioni italiane nell'ultima tornata la Regione Sardegna è quella che ha vissuto la transizione o, come si dice nel gergo tecnico, il cosiddetto switch over al digitale.
Di che cosa si tratta? Lo switch over prevede lo spostamento alla trasmissione digitale, per il momento, di due canali analogici (RAI Due e Rete 4, per quanto riguarda i canali privati), nei Comuni interessati delle Province di Torino, Cuneo ed Asti.
La Regione Piemonte, anche attraverso una serie d'intese che ha firmato con il Governo, si è posta in un'ottica di complementarietà rispetto al ruolo del Ministero delle Comunicazioni (la competenza riguarda questo Ministero), in vista della campagna di comunicazione che il Ministero ha avvitato il 20 maggio, di cui avete visto, forse, traccia sui canali televisivi principali: ieri, il Sottosegretario, Onorevole Paolo Romani insieme alla Presidente Bresso, ha tenuto una conferenza stampa per presentare i contenuti della campagna e gli aspetti tecnici della transizione.
L'obiettivo della transizione è ampliare i canali trasmissivi e conseguentemente, mettere a disposizione potenzialmente più palinsesti a favore dei cittadini, perché, come tutti ben sanno, tecnologicamente ed economicamente la piattaforma digitale consente un enorme ampliamento delle capacità trasmissive a fronte di costi significativamente più contenuti.
ovvio che nella prima fase (che è quella dello switch over, cui facevamo riferimento) ci sia una serie di elementi tecnici piuttosto delicati che riguardano soprattutto, da un lato, quello che il cittadino non vede (il back office), l'adeguamento di tutti gli apparati di trasmissione d'amplificazione, cioè tutta la dotazione antennistica regionale e dall'altro lato, il fatto che i cittadini, per accedere ai nuovi canali trasmessi sulla piattaforma digitale, avranno la necessità di disporre o di un televisore già adeguatamente predisposto per la ricezione dei canali digitali, oppure di un intermediario (il cosiddetto decoder) che consente la fruizione sul televisore tradizionale dei canali digitali.
Come sapete, su quest'aspetto il Governo ha messo a disposizione un contributo non per l'acquisto del televisore, ma per l'acquisto del decoder. Il contributo è a favore delle cosiddette "fasce deboli" e l'obiettivo è di accelerare e facilitare il più possibile l'adeguamento alla nuova tecnologia da parte della cittadinanza piemontese che ha scelto di essere, insieme ad un gruppo di Regioni, tra le prime a fare un percorso che comunque sarà un percorso obbligato per tutto il territorio nazionale.
Quindi, dall'accordo e dalla complementarietà dell'azione con il Governo, il Piemonte ha deciso di anticipare questo percorso sfruttando le agevolazioni e le condizioni di favore che la sperimentalità offre in questa fase, scegliendo condizioni che, quando la transizione al digitale sarà perfettamente compiuta, sulla base dei Comuni in zone di appartenenza e del pieno rispetto delle condizioni di neutralità di par condicio tecnologica, metteranno tutta una serie di territori, che attualmente sono svantaggiati a causa delle condizioni orografiche/trasmissive, di accedere ad un servizio più ampio, più ricco e soprattutto tecnologicamente più affidabile e più stabile, da un lato e, dall'altro, mi permetto di aggiungere, essendo la piattaforma digitale, rispetto alla piattaforma analogica, anche sfruttabile per trasmissioni di contenuti di pubblica utilità con forte livello di interattività con gli utenti.
I termini degli accordi e lo stato di avanzamento della transizione saranno oggetto di una comunicazione che la Presidente si appresta a fare e credo che sia in arrivo in aula.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, il Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Credo che abbia detto la verità e nient'altro che la verità, cioè esattamente ciò che è accaduto.
Tuttavia, la mia interrogazione non aveva come oggetto, Assessore quello di informare il Consiglio su che cosa è lo switch over, di cosa si tratta e quali sono le conseguenze positive della trasformazione in atto.
Volevo mettere in evidenza alcune questioni, a partire anzitutto dal fatto che, probabilmente, non tutti potranno vedere la TV digitale. Ho fatto riferimento a 25 mila famiglie piemontesi, ma sembra che siano molte di più: anche in seguito alle informazioni pervenute in questi giorni, si ritiene che saranno 100 mila.
La seconda questione riguarda l'informazione: con la mia interrogazione intendevo dire che avrei voluto fosse fatta prima, cioè in tutti questi mesi.
Ho dedicato personalmente un po' del mio tempo a redigere una sorta di opuscoletto che ho mandato alle famiglie di Alba e Bra, un vademecum sul digitale, appunto, perché moltissime persone erano del tutto disinformate e non sapevano esattamente cosa stesse accadendo.
Sono d'accordo con lei che si tratta di una trasformazione positiva.
Dobbiamo pensare che quando tutto sarà a regime, la televisione diventerà uno strumento interattivo, cioè la potremo utilizzare per fare tante cose e non soltanto per guardare i programmi televisivi. Una trasformazione che sicuramente andava e va spiegata. Questo era il senso della mia interrogazione.
Tra l'altro, Assessore, lei sa che in questi giorni si discute di un'altra trasformazione: molti sanno che i canali televisivi della RAI e anche di Mediaset si possono vedere in chiaro utilizzando il satellite Sky.
Cioè, in alcune zone del Paese, spesso non si utilizza l'antenna, oppure semplicemente perché la ricezione è migliore, si utilizza il decoder Sky per vedere i canali. Proprio in questi giorni Mediaset e RAI stanno decidendo se mantenere questo contratto con Sky.
Se questa convenzione dovesse essere cambiata noi dovremo, pensate, per coloro che non hanno l'antenna, ma che vedono i canali RAI e Mediaset attraverso il satellite, munirsi di un ulteriore decodificatore. Quindi soltanto per spiegare quali sono le trasformazioni in atto: il decodificatore Sky, quello per il digitale terrestre e quello per vedere eventualmente sul satellite i canali RAI e Mediaset. Perché? Perché si spostano su un altro sistema di ricezione satellitare.
Quindi, sono soddisfatto delle cose che lei ha detto, perché sono giuste e non possiamo assolutamente dire che siano sbagliate, sono la verità. Quello che avrei voluto da parte della Giunta regionale del Piemonte è una maggiore informazione, utilizzare strumenti semplici come possono essere i giornali, inviare ai cittadini un opuscolo, utilizzare le Amministrazioni comunali, chiedere al CORECOM di essere presente da questo punto di vista non soltanto con delle conferenze stampa, ma con qualcosa di più determinato e più preciso, quasi una sorta di marketing diretto per informare di questo tipo di cambiamento che è veramente importante ed epocale.
Quindi, sono soddisfatto per le informazioni, un po' meno per il modo con cui la Giunta regionale ha informato i cittadini di quello che sta avvenendo e che potrà avvenire se RAI e Mediaset non dovranno più utilizzare il sistema Sky per i loro canali.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 2695 del Consigliere Dalmasso, inerente a "Crisi presso lo stabilimento Italcementi di Borgo San Dalmazzo"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 2695, cui risponde l'Assessore Bairati che ha pertanto facoltà di intervenire.



BAIRATI Andrea, Assessore all'industria ed energia

Grazie, Presidente.
L'interrogazione fa riferimento allo stato di crisi dello stabilimento Italcementi collocato a Borgo San Dalmazzo. Nell'interrogazione si fa riferimento ad una serie di incontri svoltisi sia a diverso livello tra le rappresentanze dell'azienda, le rappresentanze sindacali, Enti locali di diverso livello, comunali e non comunali, e soprattutto al fatto che dal mese di marzo, in particolare dal giorno 6, l'azienda ha preso una decisione molto dura e di carattere unilaterale in termini di relazioni sindacali, da un lato chiudendo il sito ed annunciando la cassa integrazione per tutti i dipendenti e soprattutto, al di là dello stato di crisi e dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali, senza dare alcun livello di garanzia circa l'eventuale, possibile e negoziabile ripresa dell'attività produttiva sul sito di Borgo San Dalmazzo.
Aggiungo, se mi consente il Consigliere, che ovviamente, data la rilevanza dell'impianto e anche il suo peso, esso è non solo di per sé un danno in quanto tale, ma è collegato a tutta una serie di attività di filiera e di fornitura che rendono più grave la cessazione di quell'impianto in una zona che peraltro, anche se non è tra le zone sul territorio regionale più colpite dalla crisi economica, comunque presenta non pochi elementi di sofferenza.
Rispetto all'interrogazione e quindi alle considerazioni che facevo nella mia introduzione, vale la pena fare qualche precisazione di carattere settoriale, sia dei dati aziendali che dei dati più di fonte terza di cui noi disponiamo relativi al mercato cementizio e, in generale, più collegati alla filiera delle costruzioni. Noi abbiamo un arretramento della domanda e quindi un andamento del fronte del mercato che ha un segno negativo del 40 per quanto riguarda il Nord-Italia e nella zona del Nord-Ovest. Questo dato è più o meno allineato, forse con qualche elemento di negatività in più.
Quindi, come già sa il Consigliere, nel mese di gennaio alle rappresentanze nazionali del settore, data la dimensione dell'azienda, era stato annunciato un piano di ristrutturazione complessiva del gruppo Italcementi, che prevedeva la cessazione di alcuni siti produttivi ed il ricorso alla cassa integrazione per un numero significativo dei dipendenti del gruppo, con interventi di sacrifici distribuiti su una serie di impianti presenti in Italia, compreso il sito di Borgo San Dalmazzo.
In quella sede romana di trattativa nazionale si era concordato con l'azienda che questo piano avrebbe visto una serie di aggiornamenti di manutenzione in corso dell'anno per verificare il suo andamento, anche rispetto all'andamento della crisi di cui stiamo parlando.
Sempre in quella sede, per Borgo San Dalmazzo era stato previsto il fermo temporaneo delle attività, consumando prima ferie e permessi, fatto un po' generale in tutti i siti industriali, ed entrando in cassa integrazione dal 2 febbraio per un periodo di 13 settimane e per circa 100 dipendenti; per la precisione, 97 dipendenti.
Nel frattempo, i tavoli si sono susseguiti; il percorso delle ordinarie relazioni sindacali è andato avanti. A metà marzo Italcementi aveva dato disponibilità a tenere aperta una parte dell'attività del sito, anche e non solo per mantenere il presidio commerciale e il mercato, perché la chiusura avrebbe comunque comportato l'abbandono completo delle attività del gruppo in tutta la zona del Nord-Ovest. E quindi si era data disponibilità a mantenere, da parte del gruppo Italcementi, su 97 lavoratori un presidio di circa una decina di persone impiegate su un paio di turni.
Come il Consigliere sa, ma lo dico anche agli altri Consiglieri, il sindacato ha rifiutato questa proposta e ha avviato una serie di azioni prima di sciopero e poi di sollecitazione dell'intervento degli Enti locali per riavviare la trattativa sindacale su base diversa.
Recentemente Italcementi ha presentato richiesta di cassa integrazione ordinaria a partire dal mese di maggio.
Ad oggi, quindi - stiamo parlando proprio di queste ore - gli impianti sono completamente fermi; dichiarati comunque in stato di sicurezza e quindi presidiati. La società ha comunque confermato la disponibilità a riavviare il dialogo sindacale e si siederà al tavolo regionale che è stato convocato per cercare di rimettere su una strada più positiva, innanzitutto il dialogo con le forze sindacali di rappresentanza degli interessi del lavoro.
evidente che, permanendo la situazione di blocco della domanda - mi permetto un piccolo inciso, dicendo che la crisi non è finita e lo dico solo per capirci - data la situazione del mercato e dato il fermo della domanda globale in una fase come questa, il gruppo ha deciso di mantenere in funzione soltanto gli impianti che garantiscono una migliore redditività, grazie a costi contenuti, soprattutto dal punto di vista energetico e dell'acquisizione delle materie prime, quindi qui rientriamo nel campo più volte discusso della delocalizzazione delle attività produttive, che anche il gruppo Italcementi ha fatto su zone a basso costo per l'acquisizione di energia a costi inferiori rispetto a quelli del mercato nazionale, noi come Regione abbiamo espresso fortissima preoccupazione per le prospettive dell'impianto e, mi permetto di aggiungere, qualche significativa perplessità circa le modalità con cui l'azienda ha impostato la trattativa sul versante delle relazioni sindacali.
La Direzione Industria, in collaborazione con la Direzione Lavoro segue con attenzione l'evolversi della trattativa e, nelle prossime settimane, ci risiederemo al tavolo con l'azienda e il sindacato cercando di trovare uno sbocco positivo o, quantomeno, un po' meno doloroso, alla vicenda rispetto cui il Consigliere ha posto le domande nella sua interrogazione.



PRESIDENTE

Colleghi, continuo a scusarmi, ma nell'interruzione non siamo riusciti a rimediare al guasto al timer, quindi il timer è monitorato rigidamente da un prodotto di alta tecnologia, di cui è dotato la Presidenza del Consiglio. Quindi, saremo assolutamente imparziali a verificare l'ora e chiedo al collega Chieppa di monitorare il corretto controllo dei tempi.
Grazie.
La parola al Consigliere Dalmasso, per la replica.



DALMASSO Sergio

Il caso è certamente noto agli Assessorati competenti, come mille altri casi di crisi industriale. Lo ho segnalato già da parecchio tempo e da allora, purtroppo, la situazione è evoluta in peggio, se possiamo dirlo, in una Provincia che ha visto decine di casi simili, che ha visto la cassa integrazione crescere del 1.150% (quindi di 11 volte e mezzo) nel giro di pochi mesi, più di ogni altra, stante una serie di situazioni che si sono manifestate, come, cito solamente due casi, la chiusura della Lactalys di Moretta (oggi ne è stato salvato un pezzettino, ma è piccola cosa rispetto alla fabbrica storica) o la cartiera di Ormea.
Ieri sera, in una trasmissione televisiva, purtroppo, i lavoratori maggiormente intervistati appartenevano alla Sekurit di Savigliano; se qualcuno ha visto anche una parte di questa trasmissione, si sarà reso conto che siamo davanti alla chiusura di una industria attiva ed efficiente, alla desertificazione del tessuto produttivo nel cuneese.
Non si comprende quale futuro avrà la FIAT Ferroviaria Alstom in Savigliano. L'area di Racconigi è profondamente colpita: l'Assessore Migliasso è stata recentemente in un incontro specifico del settore meccanico, in particolare, di Racconigi.
La questione dell'Italcementi ci parla di un'area industriale come quella di Borgo S. Dalmazzo, in cui le quattro o cinque industrie principali sono o chiuse o ridotte al minimo.
L'Assessore ha detto che - cerco di non essere lungo- oltre ai 100 lavoratori direttamente interessati, è colpito dalla crisi un numero non piccolo di aziende, compresa tutta l'attività estrattiva attorno a Borgo.
Alcuni Comuni dell'area sentono profondamente questo tema.
Le tre questioni che emergono sono relative non soltanto alle relazioni industriali scorrette, ma ad un uso completamente assurdo che la proprietà ha fatto della forza lavoro: ricordo che a dicembre in questa fabbrica i lavoratori facevano lo straordinario! Nel giro di brevissimo tempo i lavoratori sono stati "buttati via" e la chiusura, all'inizio di marzo è avvenuta senza informazione alcuna. Addirittura, pare che chi è andato al turno di notte abbia trovato il portone chiuso! Inoltre, emerge che non esiste alcuna forma di controllo sulle industrie che hanno numerose sedi in Italia e all'estero e questo pone un problema di non poco conto: a che cosa servono gli Enti locali? A fare interrogazioni di questo tipo che, Assessore, non certo per responsabilità sua, lasciano le cose così come sono? Ci si limita a Consigli comunali aperti, che hanno la funzione di dimostrare il profondo interesse che le Amministrazioni locali hanno - tutte - verso questi problemi, oppure è pensabile una qualche forma di intervento diretto dell'Ente pubblico (Regione, Provincia e Comune) sui problemi occupazionali? Questo aspetto sottolinea l'importanza della legge presentata dal nostro Gruppo sul tema della delocalizzazione, che noi pensiamo debba avere un percorso positivo nel giro dei prossimi mesi. Ovviamente, dovrà essere discussa e mediata con altri Gruppi, ma è fondamentale che vada in porto.
Nel caso specifico, come in altri, credo che dovrebbe essere pensata una qualche forma di autogestione delle industrie in crisi. Esiste la legge Marcora, che però in Italia mi sembra non sia mai stata utilizzata in alcuna forma; richiamo, al contrario, l'esperienza argentina, la terrificante crisi e le forme di autogestione operaia di fabbriche che ha salvato moltissimi posti di lavoro. Credo che un qualche ragionamento su questa legge, mai purtroppo utilizzata nel giro ormai di molti anni andrebbe fatto anche nel nostro consiglio.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla sollecitazione, da parte del Consigliere Cavallera, di provvedere urgentemente a risarcire gli agricoltori piemontesi per i danni subiti dalla recente alluvione


PRESIDENTE

Manca il Consigliere Leo, che aveva chiesto un intervento da parte dell'Assessore Ricca.
La parola al Consigliere Cavallera, sull'ordine dei lavori.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Intervengo velocissimamente, visto che c'è la Presidente.
In ordine alle questioni del maltempo che abbiamo registrato, è stata programmata un'audizione congiunta della II Commissione e della III Commissione il 27, qui in Consiglio regionale. In quella sede vedremo lo stato dell'arte.
Però volevo far presente una necessità ed un'urgenza: con ogni probabilità i provvedimenti saranno di una certa laboriosità sia da un punto di vista tecnico che da un punto di vista finanziario, visto il periodo che stiamo vivendo.
Quindi, poiché i dati di conoscenza ci sono, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura, volevo sottolineare che la situazione è molto delicata per coloro che sono stati colpiti perché ubicati all'interno degli argini (come la Presidente ha potuto constatare), perché hanno visto sfumare le semine primaverili. Il PSR e la PAC dello scorso anno sono incappati in quegli approfondimenti tecnici dell'ARPEA (che adesso non sto qui a ricordare, ma è una questione già nota), quindi c'è veramente il rischio che determinate aziende rimangano a "secco" dal punto di vista finanziario. Sembra una contraddizione, vista la quantità d'acqua che è caduta.
Quindi segnalo questa questione, affinché in previsione della riunione del 27 (II e III Commissioni) eventualmente, si pensi ad un acconto, che potrebbe essere determinato in tal senso: da un lato, sotto la responsabilità della Regione e cioè se fosse possibile pagare la PAC o le misure del PSR agli alluvionati, con riserva di controllo successivo oppure si può prevedere un'altra soluzione, anche perché non vorrei avere l'esclusiva delle ipotesi. Gli addetti ai lavori possono ipotizzare un'altra soluzione, però volevo far presente che ci sono situazioni di urgenza, che ci sono state illustrate e c'è anche un documento che ieri abbiamo consegnato all'Assessore Deorsola, in Commissione.



(Commenti in aula)



CAVALLERA Ugo

Ieri ci ha ascoltato in Commissione.
Grazie.



(Commenti della Presidente della Giunta regionale, Bresso)



CAVALLERA Ugo

Grazie, ma credo sia un aspetto da non sottovalutare.


Argomento: Informazione - Industria (anche piccola e media)

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Passaggio al digitale terrestre" ed esame ordini del giorno n. 1163, 1223 e 1229 collegati


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Presidente della Giunta regionale, Bresso ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Intervengo per la comunicazione sul digitale terrestre.



PRESIDENTE

Sì, se volesse rispondere prima al collega Cavallera...
Comunque, è prevista la sua comunicazione sul digitale terrestre quindi, subito dopo, la prego di procedere a tale comunicazione.



(Commenti in aula)



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Infatti, non rispondo su questo tema, prendo atto dei suggerimenti.
prevista l'audizione e mi risulta siano stati presentati degli ordini del giorno; quando si discuterà, parleremo di questo tema, altrimenti ogni volta parliamo di un'altra cosa rispetto ai punto in programma. Pertanto prendo solo atto delle richieste e dei suggerimenti del Consigliere Cavallera.
stato chiesto di svolgere una comunicazione sulla transizione che come sapete, in Piemonte avverrà tra poco, almeno come switch over, dalla TV analogica alla TV digitale.
Intanto, credo conosciate tutti il motivo per cui avviene la transizione. È frutto di un'innovazione tecnologica, che si è concordato con l'Unione Europea di fare, cui stanno progressivamente provvedendo tutti i paesi, che apre la strada ad una qualità migliore della trasmissione. La disponibilità di canali è molto più ampia, il che è molto importante per la concorrenza e la pluralità dell'informazione, aprendo anche la strada alla multimedialità e all'interattività, ovviamente nel tempo, man mano che il nuovo strumento verrà sfruttato sempre di più.
Il piano nazionale prevede che entro il 2012 avvenga in Italia la transizione, che è già stata compiuta da Sardegna, Valle d'Aosta e Provincia di Trento. Noi siamo i prossimi, ma, subito dopo, entro il 2009 oltre al Piemonte - che inizia con la provincia di Torino, la Provincia di Cuneo e una parte della provincia di Asti - partiranno Lazio, Campania e Alto Adige. Nel 2010 il passaggio avverrà per molte altre regioni, tra cui il Piemonte orientale e la Lombardia, in ragione dei luoghi in cui sono collocati i punti di emissione: ricevendo dalla Lombardia i segnali, la parte del Piemonte orientale passa con la Lombardia.
Ho già parlato dei vantaggi. In modo particolare, credo occorra segnalare la possibilità di un uso più interattivo della televisione, oltre alla maggiore ricchezza di canali. Altresì, segnalerei un minore inquinamento elettromagnetico, perché il segnale di trasmissione del digitale terrestre prevede potenze inferiori di trasmissione rispetto all'analogico, così da ridurre l'inquinamento elettromagnetico: credo che anche questo sia un fatto positivo.
Nel nostro caso, noi abbiamo ritenuto che accelerare la transizione potesse, da un lato, favorire la ricerca e lo sviluppo nelle nostre imprese. Chi arriva con un paio di anni in anticipo - anzi, rispetto agli ultimi, quasi tre anni di anticipo - potrà sviluppare tutte le proposte di utilizzo delle potenzialità aggiuntive che il digitale terrestre offre e venderlo sul resto del territorio e in Europa. Diversamente da quanto avvenne, ad esempio, per il colore - arrivando ultimi ci trovammo a dover importare dagli altri televisori, tecnologie e innovazioni - in questo caso, l'Italia, anche nel suo insieme, soprattutto con le Regioni che passano per prime, è tra i primi, quindi potrà avere un vantaggio competitivo per le proprie aziende e i propri sistemi di strutture di ricerca, in particolare il Centro Ricerche RAI di Torino.
Credo siano note le fasi tecniche della transizione, ma le ripeto: il 20 maggio 2009 per le province di Torino e Cuneo avverrà lo spegnimento del segnale analogico e il passaggio al digitale terrestre solo per Raidue e Rete 4.
Questa è una fase che consente a tutti di rendersi conto dell'arrivo del fenomeno, quindi di preoccuparsi. Come sapete, soprattutto nel nostro paese, immediatamente al verificarsi del fenomeno, tutti si interessano e si preoccupano di adattarsi; fino a quando non è certo che avverrà nessuno se ne preoccupa, infatti, in questi giorni, tutti stanno iniziando ad interessarsi al tema.
Questa è una fase di transizione che consente di segnalare l'avvio dell'iter, che si concluderà tra pochi mesi: dal 24 settembre al 9 ottobre avverrà lo switch off, cioè lo spegnimento di tutti i segnali analogici e il passaggio di tutte le reti sul digitale terrestre; altresì consentirà di evidenziare e risolvere i problemi, che vi riassumerò brevemente, ma che ovviamente, potranno essere rilevati concretamente sul territorio solo nel momento in cui avverrà la transizione.
Un altro vantaggio del partire in anticipo è dato dal fruire di risorse per aiutare nella transizione le categorie più povere, nel nostro caso un contributo di 50 euro, che copre largamente il costo del decoder, per adattare i vecchi televisori al nuovo sistema, che viene dato a tutti coloro con più di 65 anni e fino a 10 mila euro di reddito, secondo meccanismi molto semplici; invece, per chi arriverà dopo nella transizione non ci sarà più neanche questo aiuto.
Certo, saremo tra i primi a dover affrontare i problemi, ma avremo anche un'attenzione specifica nel risolverli; invece, nella transizione di tutto il Paese, probabilmente, sarebbero stati trascurati i problemi eventualmente sorti, come spesso avviene per le aree marginali.
Nel caso delle due Province - le due più grandi nel nostro territorio di circa tre milioni di abitanti - in assoluto è il più grande che passa al digitale, dopo due aree piuttosto piccole - tutti i problemi verranno affrontati con noi e si lavorerà per risolverli, ovviamente con la RAI, il Governo e l'unità speciale che è stata costituita.
Quali sono le criticità? Innanzitutto i problemi di ricezione del segnale digitale terrestre in territori montani e collinari, dove esistevano già di norma i problemi per il segnale analogico.
L'altro tema può essere quello dei costi di aggiornamento, non tanto quello del decoder, ma il possibile costo di adattamento del sistema, per chi non è in grado di fare da solo - come sapete, quando si chiama un operatore, i costi salgono rapidamente - in quanto le modifiche degli impianti di antenna sono a carico dei condomini. Questo è un tema che riguarda particolarmente il Piemonte, perché la maggior parte delle altre aree urbane del Paese - lo si vede anche dallo svettare di antenne su tutti i tetti - non ha sistemi centralizzati d'antenna, quindi non si pongono particolarmente il problema; verrà affrontato in specifico per il Piemonte rispetto al quale concluderemo degli accordi. Al riguardo, il Governo ha provveduto ad accordi generali con gli antennisti a livello nazionale; noi stiamo trattando degli accordi a livello locale per definire e standardizzare i costi di adattamento.
Altro problema: possono esistere complessità operative nell'utilizzo dei nuovi apparati, in particolare per le fasce di popolazione anziana che, trovandosi con due telecomandi, potrebbero avere problemi nella gestione. Anche in questo caso ci sono i numeri verdi, ma, proprio nella fase tra switch over e switch off, individueremo i problemi e creeremo delle task force per supportate coloro che avranno delle difficoltà, anche in accordo con i Comuni. Inoltre, con i punti informativi - questi ci sono cercheremo di supportare questa fase, nella fiducia che, comunque, il telecomando sia, come il telefonino, una tecnologia abbastanza conosciuta dai nostri cittadini; ci sarà qualche difficoltà, ma non particolarmente grave.
Come sapete, questa transizione è governata da tre soggetti: il Governo (Ministero dello Sviluppo Economico), un consorzio, che si chiama DGTVi formato da soggetti pubblici e privati (RAI, Mediaset, Italia Media Telecom, l'Associazione delle televisioni private; insomma, tutta una serie di soggetti che sono interessati a governare la transizione), oltre alle singole Regioni.
Il Governo ha, come compiti, il finanziamento alla RAI per aggiornare i ripetitori dei canali, i finanziamenti per la campagna di comunicazione (come avete visto, è partita da tempo, ma adesso si sta intensificando anche sugli aspetti pratici) e il contributo per l'acquisto dei decoder in grado di ricevere il segnale. Il consorzio DGTVi realizza tutto il piano operativo, mentre noi abbiamo lavorato per individuare i problemi principali del Piemonte (le aree urbane e la questione degli impianti condominiali di cui vi ho già detto).
La soluzione del problema degli impianti condominiali è quella di attivare una frequenza che anche le attuali antenne siano in grado di ricevere, in modo da avere il tempo per attuare la transizione in tutto il periodo da switch over a switch off, quindi non ci sarà l'assenza del segnale in questa fase.
Ci sono due soluzioni. La prima è quella di una frequenza che permetta di ricevere anche in analogico nella prima fase. L'altra soluzione è quella di concordare un'intensità di frequenza di emissione comune molto prossima fra tutte le emittenti, in modo da avere un adattatore unico e non una sequenza.
L'altro problema che abbiamo individuato è quello relativo alle zone di montagna e di collina, che attualmente inviano i segnali in analogico della RAI attraverso ripetitori realizzati dalle Comunità montane, ma che non sono in grado di ricevere e di ripetere il nuovo segnale.
Le Comunità montane avevano installato dei ripetitori, che ovviamente adesso non sono adeguati. In questo caso, abbiamo attivato un finanziamento dell'Assessorato alla montagna che ha predisposto un intervento temporaneo che consentirà ancora agli utenti di ricevere il vecchio segnale analogico fino allo switch off. Da allora gli utenti dovranno comprare il decoder e si sta studiando come fare interventi di aggiornamento sui ripetitori attraverso il finanziamento di un milione di euro stanziato dal Ministero per studiare come adattare i ripetitori.
Si è valutato che si passerà al switch off solo se il 95% della popolazione piemontese sarà riuscito a ricevere il segnale, cioè se avrà il segnale ricevibile (ovviamente dovrà avere il decoder), con la possibilità di valutare, nelle aree dove non fosse possibile fare arrivare il segnale del digitale terrestre, di farlo ricevere via satellite. La quota che risultasse non raggiungibile, in modo tecnicamente non costosissimo e non troppo complesso, verrà servita attraverso un segnale da satellite.
Questo è l'accordo che abbiamo fatto, che verrà verificato individuando in modo preciso le aree che ricevono male. Se saranno possibili adattamenti che consentano di ricevere, questi saranno finanziati. Se invece non si riesce, si individuerà una soluzione diversa via satellite.
Questo è il percorso. Siamo, sotto questo punto di vista un'area esemplare, ma credo che sia molto importante avviarlo subito, perché in questo modo c'è un'attenzione al tema che non ci sarà quando passeranno tutti. Il rischio di essere infilati in una transizione generale a me pare maggiore di quello che si corre facendola adesso, quando le condizioni di rapporto con la RAI, con il Governo e con il consorzio sono molto migliori.
Noi abbiamo anche attivato, da ultimo, un finanziamento. È già stato fatto un bando in supporto alle televisioni locali, le quali hanno avuto anche dei finanziamenti per l'adattamento, ma in particolare, poiché la transizione al digitale ha senso se permette di migliorare la qualità delle reti locali anche in termini di prodotto e non solo di ricezione. Si tratta di un bando di sostegno alle imprese televisive locali, per una gara che prevede la creazione di una canale tematico relativo a sport locali innovazione e tematiche legate alle energie alternative. Per il momento ovviamente, perché è chiaro che abbiamo tre anni di anticipo rispetto all'intero Paese per sperimentare l'uso dei canali disponibili localmente per migliorare la qualità dell'informazione locale per tutti i cittadini.
Ovviamente, potremo valutare come funziona ed eventualmente aggiungere temi e altre opportunità.
La legge, che ha finito il suo iter in Commissione e adesso è in I Commissione per il parere finanziario e che dovrebbe arrivare - spero in tempi rapidi - in Consiglio mette anche a punto tutti gli strumenti che ci serviranno per gli interventi di merito. Una volta dotato il territorio di un sistema più robusto, flessibile e ampio, bisognerà che le opportunità diventino sfide da raccogliere per il potenziamento del sistema dell'informazione locale.
Naturalmente abbiamo ipotesi di lavoro transfrontaliero e quant'altro.
Quanto ho detto vale per le prime iniziative, ma la fase di transizione tra switch over e switch off è proprio quella in cui si individueranno ulteriori problemi a cui magari non abbiamo ancora pensato e a cui si darà soluzione.
Se volete, ho anche una nota relativa a tutti gli aspetti più tecnici con date, caratteristiche, modalità di individuazione dei Comuni e della famiglie coinvolte. Se il Presidente lo ritiene, questo documento pu essere distribuito. Quello che vi dico è che potrebbero esserci circa 40 mila famiglie coinvolte da un'eventuale discontinuità del servizio nella fase tra switch over e switch off, ed è questo il campo su cui lavoreremo per ridurre al massimo, già attraverso le misure prese, i disagi, per cui se il segnale non arriva si renderà raggiungibile anche in analogico, in modo da consentire una transizione la più dolce possibile.
Credo però che faremmo male a non considerare tutti gli aspetti positivi che oggi ho cercato di ricordare e che, essendo fortemente anticipati, possono davvero permettere di cogliere delle opportunità per tutto il nostro settore produttivo in senso ampio, anche di produzione di servizi per il digitale terrestre. Non dimenticate che molti canali in più vuol dire molta più produzione per la televisione, quindi vuol dire che cominciano a nascere le aziende che si occupano di questi prodotti e che saranno già pronte sul mercato quando l'intero Paese passerà al digitale terrestre.
Credo quindi che vadano tenute in conto le due facce della medaglia (problemi e opportunità) e che, con un lavoro attento in questa fase di transizione, si possano massimizzare le opportunità e contenere al massimo i problemi. D'altronde, è il periodo estivo, in cui sarà un po' più agevole fare tutte le verifiche in modo che, allo scoccare dell'autunno (il periodo più televisivo per le famiglie), tutto sia stato messo a punto.



PRESIDENTE

Acquisiamo la documentazione annunciata dalla Presidente Bresso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Abbiamo ascoltato le parole della Presidente Bresso e, d'altro canto veniamo anche da una conferenza stampa, in cui ieri il Sottosegretario Paolo Romani, il presidente della DGTVi Ambrogetti e anche i rappresentanti della RT hanno risposto ad alcuni interrogativi che, nonostante il corollario degli effetti speciali - si dice Maria De Filippi e il Grande Fratello - aiuteranno questo progetto a decollare.
Ma parliamo di cose serie. Noi abbiamo alcuni interrogativi che avevamo tentato di porre nel recente passato e alcuni dubbi su questa vicenda continuano a persistere, pur sapendo - è del tutto evidente - che siamo di fronte ad una grande opportunità: penso ad esempio - posso sceglierne una fra le tante che la stessa Presidente ha citato - al fatto che, se ben applicata, questa tecnologia può ridurre anche l'inquinamento elettromagnetico. Certo, opportunità. Non c'è dubbio.
Tuttavia, dal nostro punto di vista alcuni dubbi permangono. Noi avevamo chiesto (con interventi, ma anche con una conferenza stampa nelle scorse settimane) che ci fosse un ragionamento intorno a questo tema affinché si potesse posticipare l'entrata in vigore della nuova tecnologia il cosiddetto switch over - perché ci rendevamo conto che alcuni problemi, a nostro avviso, restavano irrisolti e rischiavano di rendere questa giusta applicazione tecnologica molto difficoltosa.
A mio avviso - lo ripeto - alcuni di questi dubbi permangono, ma se l'Aula acconsentirà, lo stesso ordine del giorno che abbiamo presentato potrebbe avere un'ulteriore formulazione, visto che è del tutto evidente che è inutile battere il naso contro il muro laddove si dice che "il tempo per riflettere non c'è più, si vuole andare avanti".
Dunque, sebbene avessimo preferito un'altra strada, nel momento in cui si dice che bisogna andare avanti, noi accettiamo questa sfida e proviamo a suggerire alcune cose che, secondo noi, andrebbero comunque fatte per accompagnare al meglio questo tipo di passaggio: stiamo dentro questo percorso di sfida e facciamole subito. Ma tornerò successivamente su questo aspetto.
Proverò, quindi, ad elencare alcuni dubbi che continuiamo ad avere.
A nostro avviso - lo ricordava poc'anzi anche la Presidente - la necessaria trasformazione tecnologica delle emittenti, soprattutto nella copertura del territorio geograficamente più svantaggiato (penso, appunto alle valli) oggi è ancora indietro rispetto ai tempi previsti e sicuramente solo una piccola parte degli utenti è in regola con il pagamento del canone TV ha sostituito l'apparecchio televisivo o ha acquistato un decoder. In tal senso, sono stati forniti dei dati molto incoraggianti: speriamo che siano veri, anche se abbiamo l'impressione che non siano esattamente coincidenti, diciamo così.
Inoltre, siccome la tecnologia del digitale terrestre potrebbe rendere necessari interventi sugli impianti di antenna - lei stessa, Presidente, lo ha confermato - sarebbe opportuno, dal nostro punto di vista, per evitare "operazioni di sciacallaggio" da parte degli installatori, prevedere adeguate convenzioni con queste categorie professionali coinvolte. Lei ha detto, Presidente, che in qualche modo ci si sta pensando, ma è del tutto evidente che se si parte, bisognerebbe che questo fosse in opera, mentre ad oggi non mi pare che sia così. A dieci giorni dallo switch over, non mi pare che queste convenzioni siano state ancora stipulate.
In merito alla questione del contributo, chiamerei in causa anche la parte governativa: il contributo per l'acquisto del decoder è limitato com'è stato detto, a cittadini con età superiore ai 65 anni, con un reddito inferiori a 10 mila euro annui, in regola con il canone TV.
Vorrei sommessamente ricordare che nel caso della Regione Sardegna e della Regione Valle d'Aosta il contributo è stato ben più alto. È evidente dunque, che nel caso della Regione Piemonte, vi è stato un trattamento peggiorativo. In ogni caso, vorrei insistere su questo aspetto, perch vincolare il contributo in euro per l'acquisto di un decoder obbligatoriamente interattivo - che costa non meno di 70 euro! - dal nostro punto di vista è insensato, tra l'altro per soggetti che hanno un'età avanzata e che per il normale uso quotidiano potrebbero tranquillamente utilizzare il cosiddetto decoder "zapper", che non permette l'interattività ma che consente ugualmente di vedere i canali desiderati. Inoltre - passo poi, all'ordine del giorno - credo che come Regione, a fronte del proliferare di sempre maggiori piattaforme televisive gestite da più soggetti (digitale terrestre, satellite, TV via rete), dovremmo forse farci carico di una proposta di legge che indichi nel "decoder unico" un apparecchio adatto a ricevere indifferentemente il digitale terrestre, il satellite oppure IPTV, lo strumento ricettivo principale.
I Consiglieri hanno a loro mani l'ordine del giorno n. 1224 - i cui primi firmatari sono i colleghi Clement e Moriconi - che nel suo dispositivo molto icastico impegnava la Giunta regionale e la Presidente a concordare con il Governo il passaggio dal segnale analogico a quello digitale per tutto il Piemonte nel 2010. Poiché non mi pare più questa la condizione, proviamo a cambiare registro. Propongo quindi - mi rivolgo anche al Presidente - una sorta di emendamento, che può intendersi anche come un nuovo ordine del giorno, che provi, da una parte, a dire che la Regione deve esercitare, durante la fase di switch over, una decisa azione di controllo nei confronti dell'operato degli organi di Governo preposti al processo di transizione; e provi, altresì, a inserire come impegno alcuni punti che rientravano nella narrativa nel nostro precedente ordine del giorno che ho citato.
Raccogliamo la sfida: non c'è tempo per dare tempo al tempo, bisogna partire subito? Per noi alcuni problemi rimangono insoluti, ma cerchiamo in un ordine del giorno, di specificare quali sono e di metterci mano subito. Per noi sono la realizzazione di una campagna informativa capillare, in modo da raggiungere anche quei cittadini per così dire disagiati, che rientrano nelle fasce più deboli e più isolate, anche in collaborazione con associazioni di volontariato che, se opportunamente considerate e sollecitate, possano essere vettore di questo tipo di informazione.
Individuare ed attuare una soluzione per il territorio geograficamente più svantaggiato, quale quello delle vallate montane, dove la propagazione del segnale terrestre è ancora difficoltosa; stipulare tempestivamente opportune convenzioni - lo dicevo prima - con le categorie professionali coinvolte nella trasformazione delle antenne degli impianti condominiali al fine di evitare operazioni di "sciacallaggio"; indicare tempestivamente quali decoder multipli saranno disponibili in maniera stabile sul mercato aiutare i cittadini ad organizzarsi in gruppi di acquisto, perché ci sarà un po' la corsa all'acquisto del decoder, per cui, forse, se la Regione aiutasse i cittadini a fare dei gruppi di acquisto, sarà possibile magari un abbattimento dei costi per i medesimi; realizzare una maggiore integrazione tra TV digitale e internet almeno per chi oggi è dotato di tecnologia ADSL; chiarire la situazione di indeterminatezza in cui vengono a trovarsi le province di Asti, Alessandria, Vercelli e Biella, che sono interessate a metà dal passaggio del digitare di Torino e Cuneo; infine evitare l'aumento di esposizione dovuto alla necessità di trasmettere il segnale televisivo in digitale per Torino e Cuneo e, contemporaneamente, in analogico per le altre Province; in ultimo, abbreviare al massimo l'intervallo tra switch over e switch off, per evitare di penalizzare le TV locali che sarebbero, nel frattempo, dimenticate dagli ascoltatori e dalla pubblicità.
Noi vogliamo rientrare in questa sfida, ma nel raccoglierla pensiamo che questi elementi di preoccupazione possano essere colti e convertiti in positivo. Perché se così non è, temiamo che le nostre preoccupazioni arrivino poi sulla testa di tutti: qualcuno può pensare più sulla testa del Governo, altri più sulla testa della Regione, ma è del tutto evidente che se alcuni elementi non vengono raccolti e risolti, noi pensiamo - forse siamo troppo pessimisti - che una serie di lamentale arriveranno. Noi riteniamo, invece, che sia utile lavorare affinché queste non arrivino.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rabino; ne ha facoltà.



RABINO Mariano

Grazie, Presidente.
Ringrazio la Presidente della Regione, Mercedes Bresso, per la sua informativa al Consiglio Regionale. Non avevo dubbi che la Giunta regionale su questo tema, come su altri, soprattutto su quelli più scottanti mettesse in atto tutte le iniziative e le dovute attenzioni.
Il tema va, in qualche modo, in questa che è la sede politica per eccellenza della sovranità popolare regionale, anche contestualizzato e, in qualche modo, spiegato. Arriviamo da 15 anni di mancata riforma del sistema radiotelevisivo nazionale. Arriviamo da 15 anni in cui i Governi di centrodestra e di centrosinistra - in particolare i Governi di centrodestra, per ragioni di potenziale, probabile e possibile conflitto di interessi - non sono riusciti a adottare un sistema di regolamentazione del sistema radiotelevisivo ispirato al pluralismo e alla democrazia. Basta citare le numerose direttive europee, le sentenze della Corte Costituzionale che, tra l'altro, per esempio, avevano previsto l'andata sul satellite di Rete 4 e RAI Tre senza pubblicità. È un dato di fatto che l'introduzione del sistema tecnologico digitale sia utilizzato per coprire la mancata approvazione di una norma sul sistema radio televisivo ispirata al pluralismo.
Oggi, con la questione delle frequenze in digitale, della possibilità sulle frequenze in digitale di avere una molteplicità di canali, si fa passare come improvvisamente democratico, plurale e aperto a diverse sensibilità, diverse indicazioni e proposte - culturali, di intrattenimento, informative - quello che da 15 anni è sostanzialmente un duopolio ma che, da quando il Presidente del Consiglio Berlusconi è al Governo, diventa un monopolio. Un duopolio che diventa un monopolio che tutti conosciamo come RAI-Mediaset o RAI Set (ci sono varie definizioni che danno l'idea di quello che sto dicendo).
Perché questa opportunità - perché si tratta di un'opportunità - non diventi un incubo, è bene che la Regione faccia tutto il possibile nel passaggio dall'analogico al digitale. La prima cosa che va denunciata - io l'ho fatto in aula ormai tre mesi or sono - è l'ingiustizia di un'operazione. Nelle Regioni in cui è precedentemente avvenuta la sperimentazione - la Regione Sardegna e la Regione Valle d'Aosta che, non a caso, sono Regioni a Statuto speciale - il Governo ha previsto, non si sa bene perché, un contributo di 70 euro. Mentre noi piemontesi, che non siamo Regione a Statuto speciale - siamo evidentemente cittadini di serie B considerati tali dal Governo - riceviamo un contributo di soli 50 euro. Ha detto bene la Presidente, con 50 euro si acquista già un bel decoder (tuttavia, voglio segnalare alla Presidente che, da questo punto di vista non c'è limite al meglio).
I migliori decoder, quelli soprattutto che consentono l'interattività come sanno bene gli esperti di televisione del futuro, hanno un prezzo che varia dagli 80 ai 90 euro. Tuttavia, non c'è solo il decoder. Com'è noto per molti ci sarà il problema dell'installazione del decoder e dell'antenna, così come di verificare l'efficacia e l'efficienza del segnale.
Credo che, da questo punto di vista, il Governo non abbia dato buona prova di sé. Sono state fatte, nei provvedimenti anticrisi dei mesi scorsi alcune operazioni di incentivo alla rottamazione. Secondo me, questa poteva essere un'occasione importante perché il Governo nazionale promuovesse una campagna forte ed intensa di incentivo alla rottamazione dei vecchi televisori. Com'è noto, tra l'altro, i nuovi televisori hanno il decoder inserito, quindi con tutte le facilitazioni e le agevolazioni per l'utente nell'utilizzo dello strumento. Mentre è cosa diversa comprare una scatolina, attaccare i cavi, inserire le spine, e così via.
La cosa più sorprendente che considero decisiva rispetto ad una vicenda che considero negativa è che, ancora una volta, su un'opportunità, che consideriamo tale, sono a rischio una quota significativa di cittadini che in genere, per mille altre ragioni, vivono già delle condizioni di disagio.
Vorrei dire che, per certi aspetti, sono in una condizione di minore diritto di cittadinanza, di minore esercizio del diritto di cittadinanza, e penso alle popolazioni montane, alle popolazioni delle valli.
Ancora una volta, quest'innovazione tecnologica, invece di andare incontro a queste situazioni, mette queste realtà e queste popolazioni di fronte ad un nuovo, ulteriore disagio. Basti pensare allo sforzo importante e grande che ha fatto la Regione sul tema della connessione veloce ad internet con gli accordi con Telecom, con gli accordi con Eutelsat ma com'è noto, alla fine, una quota per quanto ridotta, ma importante, di cittadinanza, oggi ha la possibilità di avere la connessione veloce ad Internet solo attraverso il sistema satellitare. Questa cosa rischia di riprodursi pari pari sul versante del servizio televisivo, con delle conseguenze.
Com'è noto, chi già oggi possiede una parabola satellitare, non avrà la possibilità di vedere con il sistema satellitare soprattutto alcuni programmi di alcuni canali - penso a RAI Due e Rete 4 - che transiteranno sul digitale. Rischiamo, comunque, di creare delle disparità di trattamento e di accesso al sistema.
Dobbiamo fare ogni sforzo per sollecitare il Governo centrale ad investire le risorse dovute per accompagnare, in modo morbido, efficace ed universale, il passaggio dall'analogico al digitale. La stessa condizione per cui, nelle prossime settimane, con un provvedimento che è stato definito "cerotto" - lo stesso termine la dice lunga su quanto l'iniziativa non sia stata pianificata e organizzata in modo efficiente ed efficace - si introduce un nuovo sistema di ripetitori. Questo meccanismo - che si chiama transmodulatore per cui, in attesa dello switch off, si continua a vedere in analogico, trasformando il segnale digitale in analogico - dà un'ulteriore conferma dell'improvvisazione con cui il Governo mette mano a questa rivoluzione. Il Governo ha lasciato la Regione Piemonte da sola tant'è che la Regione Piemonte sta investendo risorse che avrebbe dovuto destinare ad altro.
Penso ad una quota significativa di risorse in capo all'Assessorato alla montagna che andranno a sostenere ed aiutare le Comunità montane in questa rivoluzione. Credo che la Regione si stia accollando compiti responsabilità ed investimenti che non dovevano essere della Regione, ma dovevano essere in capo completamente al Governo, al sistema centrale.
Chiudo il mio intervento sul canone RAI. Credo che sarà difficile per il Governo - lo dico in termini semplicistici, poi qualcuno potrà fare delle valutazioni di carattere più approfondito dal punto di vista giuridico-amministrativo - giustificare il fatto che qualcuno ha pagato il canone e, ad un certo momento dell'anno, per continuare a vedere RAI Due lasciamo perdere Rete 4, questa cosa se la sbriga la RAI con Mediaset e Telecom La7 - a fronte di una ricevuta di pagamento del canone Rai, si deve comprare il decoder per continuare a vedere RAI Due.
Credo, da questo punto di vista, che si debba fare ancora ogni sforzo presso il Governo centrale affinché, almeno nell'anno 2009, o nell'anno 2010, ci si metta d'accordo per regalare un anno di abbonamento al canone Rai. Credo che la Regione faccia bene a farsi sentire dal Governo centrale.
Se non è possibile per il 2009, ma almeno nel 2010, i cittadini piemontesi che in qualche modo subiscono questa trasformazione, ma non la vivono in modo virtuoso e positivo, potrebbero accedere ad un'esenzione, totale o parziale, del canone RAI.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
A me sembra che la Presidente Bresso nella sua comunicazione abbia richiamato un'audizione, che ovviamente si terrà presso la VI Commissione consiliare.
Mi interessava sapere chi audiremo in VI Commissione e in riferimento agli ordini del giorno mi pare che la stessa abbia ritenuto di indicarci la discussione degli stessi dopo l'audizione richiamata in precedenza, e quindi la successiva discussione in Consiglio regionale.
Indi per cui non interverrò nel merito dell'ordine del giorno presentato, ma mi preme invece in questo frangente chiedere se durante questa audizione, qualora non sia già stato previsto, di audire anche dei tecnici, non certo gli antennisti, ma dei tecnici che conoscano la materia e, nel merito, il passaggio dall'analogico al digitale terrestre. Che cosa vuole dire nel merito per una famiglia e che cosa succede all'interno di una casa per adeguare il proprio sistema televisivo, perché ho sentito alcune considerazioni che, secondo me, sono erronee.
Una l'ha detta l'Assessore Bairati, rispondendo ad un'interrogazione del collega Guida, e cioè dicendo che nelle famiglie si deve in alcune occasioni cambiare il televisore.
A me sembra, e mi farebbe piacere sentirlo dire dai tecnici, che forse...



(Commenti in aula)



TOSELLI Francesco

Chiedo scusa, forse non ero così attento. Ma era proprio per tranquillizzare non lei, Assessore Bairati, che è stato preciso nel suo intervento e puntuale, ma i colleghi Consiglieri, perché parlando singolarmente ed informalmente con alcuni, hanno anche questa preoccupazione del fatto che probabilmente si deve cambiare la televisione.
Da quanto ne so io, vale anche per la televisione in bianco e nero cioè le vecchie televisioni in bianco e nero. Attaccando questo decoder, si può tranquillamente permettere alle famiglie, anche in bianco e nero, di guardare tutte le trasmissioni in digitale terrestre.
Quindi, mi sembra che la Regione Piemonte e la Presidente Bresso stiano lavorando di concerto con il Ministero. Ieri, con alcuni colleghi ho avuto modo di presenziare a parte della conferenza stampa e mi sembra che la Regione sia molto attenta su questa questione, o meglio che abbia compreso effettivamente la portata positiva che può avere l'avvento del digitale terrestre nel sistema televisivo nel suo complesso, anche e proprio nella possibilità dei numerosi canali che le famiglie potranno vedere e della tutela che, peraltro, si è voluta rispetto alle fasce deboli della società.
Non dimentichiamoci che comunque il Governo ha investito dieci milioni di euro da dare per l'acquisto del decoder come bonus.
Un bonus di 50 euro per l'acquisto del decoder, che tra l'altro pu avvenire assolutamente in modo semplice: ci si reca dal rivenditore, si comunica il proprio codice fiscale e senza colpo ferire hai i tuoi 50 euro e il decoder.
Poi è chiaro che tutto ha un prezzo e tutto ha un prezzo che pu aumentare, quindi partire da un prezzo basso ed arrivare ad un prezzo alto.
Ma è così in tutto.
Quindi ognuno, rispetto alle proprie tasche, farà le opportune scelte anche se, sempre detto dai tecnici, con un decoder da 50 euro - tanto vale il bonus per le famiglie meno abbienti - si può godere delle stesse opportunità che, tra l'altro, potremmo godere noi, comprandone uno da 80 euro.
Quindi, francamente le cose andrebbero viste in pratica. È proprio la praticità che credo sia utile anche a livello di conoscenza rispettivamente a quella che molti di noi Consiglieri regionali rispetto a questa questione non hanno. In questa audizione audiamo dei tecnici, non degli antennisti che ci facciano vedere con una prova pratica come funziona. Così magari ci preoccuperemo di altro e fugheremo qualche preoccupazione che abbiamo invece nel merito.
Capisco ovviamente che gli anziani potranno avere qualche maggiore difficoltà, ma a quanto pare non serve neanche un antennista che venga a casa e che ti faccia lui il lavoro quando, nella semplicità della cosa puoi farlo direttamente tu.
Chiudo dicendo questo: ci sono le emittenti televisive che, come emittenti televisive, rappresentando la realtà locale non solo come programmi, e quindi valorizzano il territorio nelle sue tipicità, ed intervengono con una puntuale informazione rispetto alle questioni locali ma ci dimentichiamo invece che rischiamo di far morire la televisione locale, visti gli ingenti investimenti che le emittenti locali - e parlo di un'emittente che ha una copertura sul territorio interregionale o regionale pari all'80% - perché dovrà superare spese ingenti per la conversione al digitale.
Ecco una questione che, secondo me, dovremmo porci, cioè un'attenzione alle emittenti locali affinché vi sia uno strumento economico finanziario che permetta loro di essere economicamente aiutate in questo passaggio.
Credo che di questa cosa dovremmo prima o poi occuparci, perché se pensiamo che le televisioni locali siano tutte in grado di passare autonomamente al digitale terrestre senza colpo ferire, dico che ci sbagliamo. E le stesse emittenti locali avranno successivamente all'avvento del digitale terrestre minori introiti di pubblicità. E non soltanto: senza il vecchio auditel - vecchio perché lo abbiamo già mandato a casa con il digitale - le stesse televisioni che venivano censite con l'auditel, indi per cui attraverso i rilevamenti potevano vendere ai clienti in modo proprio con delle agenzie pubblicitarie la pubblicità, su quali basi le televisioni locali ridetermineranno le loro tariffe? Come potrà essere la loro offerta commerciale e quindi la stessa sopravvivenza? Dobbiamo porci il problema che forse non tutte le televisioni locali in Piemonte sopravvivranno.
Concludo, dicendo ancora che è vero che abbiamo il problema delle nostre Comunità montane. È un problema che deve essere affrontato, visto che probabilmente con l'avvento del digitale terrestre saranno proprio queste popolazioni, quelle radicate nelle nostre Comunità montane, a non poter godere di questa splendida opportunità.
Ritengo quindi necessario che l'audizione che viene fatta in VI Commissione sia a più ampio raggio. Ad ampio raggio significa audire le emittenti televisive, audire i tecnici e non gli antennisti, ma tecnici che conoscono la materia e che ci dimostrino in pratica come avviene il passaggio, e il Presidente del Comitato che la Presidente Bresso ha messo insieme e che segue, per conto della Regione Piemonte e della Presidente questo passaggio dall'analogico al terrestre.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Non voglio ripetere quanto già detto da altri colleghi, però voglio sollevare un problema che sinora mi sembra sia sfuggito.
Si dice comunemente che chi ha il vecchio televisore non deve preoccuparsi, perché è sufficiente che acquisti il decoder. Questo, per non è vero, perché i decoder hanno la presa scart e solo i nuovi televisori sono dotati di tale presa, 10 o 12 anni fa non esistevano le prese scart.
Io in casa ho più di un televisore, ma almeno due sono da buttare via...



(Commenti in aula)



DUTTO Claudio

Io posso, non ho problemi, ma molti pensionati, operai o persone che non possono permettersi spese ingenti, specie in questo periodo di congiuntura, si trovano a dover cambiare il televisore, salvo un fatto. Ho detto prima che i decoder in commercio sono tutti dotati di presa scart ma, tecnicamente, secondo me, è possibile convertire la presa scart nella vecchia presa tipo antenna dei vecchi televisori, è solo una questione di mercato. Per cui, a questo punto, vorrei avanzare una proposta.
Gli Assessori competenti non mi stanno ascoltando, mentre potrebbe essere una nostra iniziativa...



(Commenti in aula)



DUTTO Claudio

Vorrei fare questa proposta...



PRESIDENTE

Il collega Toselli ha fatto una crasi tra comunicazioni diverse!



DUTTO Claudio

Una proposta che consiste nel consegnare al mondo commerciale un suggerimento, quello di produrre decoder collegabili con i vecchi televisori, cioè con la presa d'antenna. Da quanto a mia conoscenza, è possibile. Pensando male, i decoder nascono con la presa scart affinch sostituire i vecchi televisori.



(Scampanellìo del Presidente)



DUTTO Claudio

A mio avviso, questo discorso, che potrebbe far comodo a molte persone sarebbe da portare avanti.
Ancora una precisazione sui decoder: il contributo di 50 euro viene dato a chi acquista il vero decoder, che costa 90/100 euro in più. Chi acquista il semplice zapper, che è il decoder semplificato, che permette di ricevere in analogico solo i canali RAI e Mediaset, cioè quelli liberi, e non quelli a schede, non riceve questo abbuono di 50 euro; è vero che quel tipo di decoder costa meno, all'incirca 30 o 40 euro.
Comunque, anche in questo caso, chi ha diritto all'abbuono di 50 euro se vuole l'abbuono, è obbligato a spendere più di quanto spenderebbe per acquistare lo zapper semplice.
Mi dispiace perché constato che nessuno sta ascoltando queste precisazioni tecniche.



(Commenti in aula)



DUTTO Claudio

A mio avviso, sono due le questioni da portare avanti, pensando alla gente che ha il vecchio televisore e non lo può cambiare. In primo luogo mettere in commercio dei decoder dotati non della vecchia presa scart, ma della vecchia presa con antenna. In secondo luogo, estendere il contributo di 50 euro a qualsiasi tipo di decoder, anche agli zapper e non solo ai decoder veri, che prevedono l'inserimento di schede, altrimenti, veramente diventa una presa in giro. Si eroga un contributo di 50 euro per l'acquisto del decoder con un prezzo tra 90 e 100 euro, altrimenti si può acquistare quello da 29/30 euro, che comunque è in commercio, ma sul quale non si elargisce il contributo; pertanto occorrerebbe inventare una forma di contributo anche per il secondo tipo di decoder.
A tutto questo aggiungo una questione di cui non si è ancora parlato: ricordiamoci che molte zone delle nostre montagne e vallate sono scoperte.
Già erano scoperte dal segnale analogico, adesso lo resteranno con il digitale; chi abita in queste zone ha solo la possibilità del satellite perciò, forse, si dovrebbe pensare a contributi anche per il satellitare e non solo per il digitale terrestre.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Il Consigliere Dutto ha stupito il Consiglio intero dimostrando una competenza tecnica sul tema pari quasi a quella che ha su treni e reti ferroviarie.
Mi limito a due considerazioni molto brevi. Abbiamo assistito a gran parte della conferenza di ieri con il Consigliere Toselli e il Consigliere Bossuto. Sono stati messi in luce i grandi pregi di questa innovazione di cui tutti siamo convinti, ma anche alcuni rischi e alcune incertezze, che sono state ricordate in modo estremamente chiaro. La Sardegna, che ha innovato prima di noi, ha dimostrato quali preoccupazioni possono esserci e come alcune di queste, espresse in vari interventi, siano motivate.
L'audizione prevista è opportuna, ma rischia di arrivare un po' fuori tempo massimo, perché il 20 maggio è dietro l'angolo. Abbiamo cercato di esprimere le preoccupazioni con una conferenza stampa del nostro Gruppo e due ordini del giorno: il primo è più netto, mentre il secondo, che abbiamo presentato oggi, dà indicazione, se non si vogliono prorogare i tempi, di addivenire ad alcune questioni pratiche ed immediate, che evitino rischi.
Alla nostra conferenza stampa erano presenti alcune TV locali, che hanno espresso preoccupazioni simili, soprattutto circa il legame che alcune di loro proponevano tra i termini switch over e switch off, che ho appreso quel giorno. Questo ripropone il discorso della necessità di una maggiore informazione locale, che mi pare sia contenuto in alcuni ordini del giorno.
La Presidente, più volte, in questi anni, mi sembra abbia sollevato i problemi, riferendosi anche ai contenuti e alle modalità dell'informazione offerta dal TG3. Ricordo che quelli della mia età, in anni molto lontani pensavano che la nascita di alcune TV e radio locali potesse costituire un'alternativa ad una informazione "a senso unico", potesse dare la possibilità di una forte informazione locale, che si legasse o, in alcuni casi, fosse complementare o alternativa anche all'informazione nazionale che era offerta solo da alcune reti RAI, neanche per 24 ore al giorno.
La seconda preoccupazione che abbiamo espresso riguarda le spese. Noi siamo molto preoccupati che una parte dei cittadini, a ragione o a torto davanti ad una spesa praticamente obbligata, possano rivolgersi contro chi è maggiormente vicino, sostanzialmente addebitandola alla Regione dimenticando che vi sono leggi nazionali, quale la legge Gasparri, contro la quale molti di noi, in altri tempi, hanno giustamente protestato, (il Consigliere Rabino ha ricordato limiti ed errori di questa).
Ora, queste spese in parte sono alleviate da alcuni provvedimenti (contributo ai redditi bassi), ma, come avvenne alcuni anni fa per i provvedimenti legati alle auto, possono nascere proteste e malumori in alcuni casi motivate.
Questo era il motivo per cui maggiormente sostenevamo la necessità di prorogare i termini, non per prendere tempo per rinviare il problema; ci pareva assolutamente necessario evitare sorprese e rischi e di andare maggiormente incontro a questi settori sottoposti a spese non indifferenti.
Quando si parla di decoder da 30/40 euro, credo che questi siano del tutto inaffidabili, almeno stando a quello che alcuni mi hanno riferito.
Credo che le spese siano notevolmente maggiori e che, quindi, una sperimentazione più lunga sarebbe stata utile.
L'altra questione può essere legale e legata al canone. Io che pago il canone e che dal 20 maggio non potrò vedere non tanto Emilio Fede (cosa che mi migliorerebbe la vita in assoluto, quanto quei pochi minuti alla settimana in cui posso vedere Rai Due, potrei chiedere formalmente che la RAI mi restituisse il canone intero o parte del canone stesso. Forse questo aspetto andrebbe appurato. Dal 24 settembre in poi potrebbero nascere contenziosi, Quindi consiglierei di appurare prima che gruppi, comitati o associazioni arrivino a proteste collettive.
Ripeto, se non si pensa o se non si vuole andare ad un rinvio del problema come il nostro Gruppo ha chiesto, credo che l'intervento che un altro Consigliere del Gruppo ha fatto prima di me abbia posto, in modo più approfondito, alcune questioni che è assolutamente necessario affrontare per evitare appunto quei rischi che ho cercato di ricordare.



PRESIDENTE

A seguito degli interventi dei Consiglieri, interviene, per replica, la Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Ovviamente ho preso nota e insieme al dottor Schiavi valuteremo tutte le segnalazioni che sono state fatte, tenendo conto di una serie di problemi.
Alcune cose credo non siano proprio possibili, come la restituzione di canoni o altro. Se ci saranno delle cause, ovviamente deciderà la Magistratura. Credo però che l'evoluzione tecnologica non possa essere negata. Il contributo per i soggetti deboli c'è ed è sufficiente adattare un normale televisore. Ho preso nota della questione dei vecchi televisori però segnalo che esistono in commercio televisori contenenti già l'adattamento per il digitale terrestre, che costano intorno al centinaio di euro, se si compra quello piccolini analoghi a molti vecchi modelli. I vecchi televisori erano abbastanza piccoli. Quindi, con un centinaio di euro (somma ricavata con l'aggiunta del contributo) si può comprare un televisore nuovo. Penso che questa non sia una situazione così drammatica.
Tuttavia, sono convinta che il fondo per i decoder non verrà utilizzato molto, perché la tendenza di moltissime famiglie sarà quella del cambio del televisore e molte persone anziane, probabilmente, non andranno loro a comprarlo ma se lo faranno comprare e non chiederanno il contributo.
Quindi, sono convinta che resteranno delle risorse. Se così fosse, e credo sia probabile, potremmo valutare, anche aggiungendo qualcosa noi, di fare degli interventi mirati su situazioni particolari, come per esempio a favore di chi non ha la possibilità di adattare il decoder, prevedendo un incremento del contributo per consentire di sostituire il televisore. Lo verificherò, e se la cosa è ritenuta possibile, la faremo.
Ricordo che questa operazione avverrà nell'intero paese senza ricevere una lira. Noi abbiamo già questa facilitazione, proprio dovuta al fatto che passiamo tra i primi. L'evoluzione delle tecnologie avviene normalmente.
Oggi molte famiglie, anche modeste, hanno costi mensili di gestione di telefoni portatili superiori al costo del decoder, che risolverà il problema per sempre. Quindi, non esaspererei la situazione. Con l'eccezione citata dal Consigliere Dutto, tutti gli altri, con 30 euro, coprono largamente il costo del decoder. Quelli che avranno il contributo, e che comunque affrontano una cifra contenuta, possono farsi l'adattamento. A questa somma si aggiungono 10/20 euro a testa per ogni condomino nei condomini con antenna centralizzata che, però, avranno alcuni vantaggi di semplicità, come sempre.
Ripeto nuovamente, non mitizziamo l'aspetto economico. Invece dedichiamo attenzione (che è quello che stiamo cercando di fare) all'aspetto informativo e ai possibili problemi di gestione del rapporto decoder-televisore, su come installarlo e su come programmarlo. Su questo si è ragionato ieri con la RAI e con il Ministro per individuare delle soluzioni tecnologiche che facciano apparire, come avviene ad esempio con il canale satellitare, un menù che consenta di orientarsi più facilmente nel reperimento dei canali e delle numerose opportunità. Così come, altra possibilità, si tratta di predisporre dei meccanismi automatici di selezione dei canali, anche perché credo che il vero problema sarà affrontare una piccola fase di adattamento.
Attraverso la televisione si può dare una serie di informazioni, ma stiamo ragionando su un rapporto con delle serie organizzazioni di volontariato per evitare i rischi e per fornire, come Regione, un supporto che a me non pare sia tanto finanziario quanto invece di aiuto, proprio per evitare che ai 30 euro del decoder si possano aggiungere, magari, 200 euro da dare a quello che viene semplicemente ad infilare una presa e che finge di fare un lavoro importante.
La convenzione con gli antennisti è stata già trattata a livello nazionale per ottenere la stessa tariffa che è stata applicata in Sardegna e in Valle d'Aosta, ed è una tariffa che riguarda l'adattamento delle antenne condominiali e che può riguardare l'eventuale intervento di supporto, anche se è molto semplice l'installazione del decoder.
Tenendo conto di queste osservazioni, verificheremo la possibilità di aumentare il contributo per coloro che hanno un televisore vecchio non adattabile al decoder. In quei casi si può anche arrivare a cento euro eventualmente anche con soldi nostri se la RAI dice che non è possibile.
Vedremo che cosa si può fare per questa ipotesi. Ovviamente è riferibile a quelle categorie che possono avere il contributo del 50%, quindi solo per anziani con età superiore ai 65 anni con meno di 10 mila euro di reddito.
In secondo luogo, occorre fare un accordo con le associazioni di volontariato, nell'ambito del numero verde che è già operativo, per fornire assistenza a chi non riuscisse a cavarsela con la tecnologia.
Credo che se si affrontano questi due problemi, le questioni rispetto alle famiglie possono essere risolte, naturalmente comprendendo la convenzione per gli antennisti. Poi ci sono le problematiche dei territori che sono però ben note. Come abbiamo detto, l'accordo è che fino allo switch off si continua a trasmettere con una frequenza che consente di ricevere anche con le vecchie antenne delle Comunità montane. Di qui ad allora si effettueranno, con contributi esistenti, gli adattamenti scegliendo fra l'opzione antenna per ricevere il digitale terrestre passaggio al ricevimento satellitare o entrambe le soluzioni per le Comunità montane particolarmente difficili, dove è bene avere le due soluzioni. Viene riservata molta attenzione a questo aspetto: è una delle ragioni per cui siamo stati scelti nell'anticipazione, nel senso che siamo uno dei territori più complessi. Pertanto, risolti i problemi sul Piemonte dovrebbe risultare più facile fare la transizione sull'Italia.
Questo, però, ci facilità, perché ha permesso uno stanziamento di risorse per adattare tutte le antenne delle Comunità montane che probabilmente, nel resto di Italia non verranno concesse. Come dicevo cercheremo di seguire tutto ciò al meglio possibile. Appena sarà completata la transizione, il nostro obiettivo sarà quello di lavorare con le nostre televisioni locali, il sistema produttivo e di ricerca per sfruttare al massimo l'opportunità di essere quasi due anni e mezzo in avanti rispetto agli altri. Non è cosa da poco; è un aspetto importante, perché consente davvero di guadagnare un anticipo che sarà positivo per il nostro sistema.
Gestiremo al meglio le non enormi complicazioni. Continuamente cambiano le tecnologie degli apparecchi che abbiamo in casa e tutti hanno imparato ad adattarsi: ci si fa spiegare, si chiama un nipote, un figlio, un fratello uno zio o un vicino e si impara rapidamente ad attuare quei modesti cambiamenti richiesti dalla tecnologia. Oramai la gente convive con la tecnologia! Peraltro, quella delle televisioni è una di quelle meno complicate. Quindi, pur non sottovalutando i problemi, suggerirei di non sopravvalutarli neppure.
Governeremo questa partita e questa transazione tecnologica come ne abbiamo governate di ben più complesse, sperando di avere, invece l'opportunità di trarne dei vantaggi. Tra l'altro, è evidente che per tutto il sistema commerciale, che è in grande difficoltà per i beni di consumo durevoli, questa rappresenta una piccola "boccata d'ossigeno" che può non essere inutile, perché attiva una serie di "lavoro" commerciale e artigianale proprio in un momento in cui molti di questi soggetti sono in difficoltà. Credo, quindi, che anche questo aspetto non vada sottovalutato dal punto di vista del sostegno alla nostra economia.
Naturalmente, riferiremo puntualmente man mano che disporremo di elementi più precisi per valutare le evoluzioni e i problemi reali, che talvolta sono diversi da quelli immaginati. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bresso.
Comunico che sono stati presentati quattro atti d'indirizzo collegati (credo siano stati già distribuiti): ordine del giorno n. 1163 "Tutela dei consumatori nei rapporti con le aziende telefoniche e nel passaggio alla tecnologia digitale per le trasmissioni televisive" presentato dai Consiglieri Deambrogio, Clement Moriconi, Bossuto, Barassi, Cavallaro, Dalmasso ordine del giorno n. 1223 "Interventi regionali per il passaggio dalla TV analogica alla Tv digitale" presentato dai Consiglieri Toselli, Burzi Cotto, Leo, Caramella, Cavallera, Leardi ordine del giorno n. 1224 "Transizione al digitale terrestre" presentato dai Consiglieri Clement, Moriconi, Dalmasso, Comella, Cavallaro, Barassi Deambrogio, Rabino, Caracciolo, Bossuto ordine del giorno n. 1229 "Transizione al digitale terrestre" presentato dai Consiglieri Deambrogio, Dalmasso, Cavallaro, Bossuto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Volevo solo comunicare che, per quanto riguarda il nostro Gruppo l'ordine del giorno n. 1224, avente ad oggetto "Transizione al digitale terrestre", è da considerarsi ritirato, poiché superato dall'ultimo depositato in data odierna.



PRESIDENTE

Lei interviene a nome dei primi firmatari, i Consiglieri Clement e Moriconi?



BOSSUTO Iuri

Esatto, intervengo a nome dei firmatari, che al momento, purtroppo sono assenti in Aula.



PRESIDENTE

Si riferisce, quindi, all'ordine del giorno n. 1224.



BOSSUTO Iuri

Sì. L'ordine del giorno n. 1224 per quanto ci riguarda è da considerarsi ritirato.
Adesso vedo che c'è anche la firma del collega Rabino, se...



(Commenti del Consigliere Rabino)



BOSSUTO Iuri

Allora è da considerarsi ritirato. Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1163 dei Consiglieri Deambrogio, Barassi, Bossuto, Cavallaro, Clement, Dalmasso e Moriconi inerente a "Tutela dei consumatori nei rapporti con le aziende telefoniche e nel passaggio alla tecnologia digitale per le trasmissioni televisive".
La parola al Consigliere Deambrogio, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Brevissimamente, Presidente, poiché non voglio rubare tempo.
Questo ordine del giorno risulta essere collegato agli altri poiché ha una parte che si richiama esattamente al digitale terrestre.
Per quanto mi riguarda (ma potranno evincerlo anche i colleghi che lo hanno a proprie mani), la parte del dispositivo inerente il digitale terrestre non va assolutamente in contrasto né con le affermazioni che il sottoscritto ha fatto prima, né con quelle che la Presidente ha ricordato poc'anzi.
Tuttavia, lo manterrei e ne chiederei la votazione anche perché, in realtà, questo ordine del giorno riguardava, nella sua prima parte, sia in narrativa che nel dispositivo, le procedure di conciliazione tra i cittadini e le aziende telefoniche.
Questo ordine del giorno era stato "costruito" dopo il rapporto annuale del Corecom, che segnalava un elevato incremento di queste procedure di conciliazione, a fronte del fatto che le aziende telefoniche effettivamente conciliano.
Dunque, i problemi a cui tentiamo di far dare una risposta dalla Regione sono due: a fronte di questo incremento incredibile di domande di conciliazione, forse varrebbe la pena, da parte della Regione, intanto di convocare le aziende telefoniche ad un tavolo, per capire se è possibile attuare una sorta di "cambiamento di registro" o di atteggiamento delle compagnie medesime, visto che poi, per la maggior parte dei casi conciliano.
Inoltre, visto che non arrivano moltissime domande di conciliazione (perché, a nostro avviso, vi è un grande fenomeno di sommerso), chiediamo semplicemente di sviluppare un accordo con tutti gli URP provinciale affinché i cittadini che non sono di Torino siano facilitati nel segnalare gli eventuali disservizi intercorsi con le compagnie telefoniche e, più in generale, per l'accesso al CORECOM, per dare una possibilità omogenea ai cittadini di tutto il territorio regionale di segnalare questo tipo di disservizi.



PRESIDENTE

Consigliere Deambrogio, interpreto il suo intervento come un ritiro dell'ordine del giorno?



DEAMBROGIO Alberto

Ne ho semplicemente illustrato la prima parte, perché era attinente con la discussione odierna.



PRESIDENTE

Lo pongo, quindi, in votazione?



DEAMBROGIO Alberto

Sì.



PRESIDENTE

Vi sono altri colleghi che desiderano intervenire? Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 1163, il cui primo firmatario è il Consigliere Deambrogio.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

PRESIDENTE



PRESIDENTE

Si prega di procedere alla consegna degli ordini del giorno anche alla Giunta regionale. Grazie.
Ricordo che il numero legale è 28.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1163, il cui testo recita:



PRESIDENTE

"Il Consiglio regionale premesso che il rapporto annuale del CO.RE.COM , presentato il 20 gennaio 2009, ha messo in risalto due questioni importanti che riguardano fasce ampie della popolazione piemontese: aumento dei casi di conciliazione tra cittadini e aziende telefoniche: nel 2008 sono state presentate 4075 istanze di conciliazione (3294 nel 2007 1907 nel 2006) e si sono tenute 3307 udienze raggiungendo l'accordo nell'80% dei casi possibili criticità nel passaggio alla tecnologia digitale per le trasmissioni televisive considerato che l'aumento dei casi di conciliazione tra cittadini e aziende telefoniche è un fenomeno che, con molta probabilità, riguarda un numero di utenti ben maggiore di coloro i quali decidono di segnalare consapevolmente problemi CO.RE.COM le aziende di telefonia finiscono per accettare le procedure conciliative riconoscendo, di fatto, di non essersi comportate correttamente o comunque di aver attuato azioni commerciali troppo aggressive, capaci di assediare il cittadino utente il passaggio alla tecnologia digitale per le trasmissioni televisive costituisce un salto tecnologico che porta con sé sicuramente degli aspetti positivi per il nostro territorio, ma, se non adeguatamente accompagnato rischia di penalizzare soprattutto le fasce deboli sia economicamente (se per esempio, in nome dell'esigenza di un nuovo strumento tecnologico, il decoder, si chiedessero agli utenti ulteriori esborsi per interventi inutili), sia dal punto di vista della capacità d'utilizzo della nuova tecnologia la digitalizzazione può rappresentare l'occasione per ridurre drasticamente l'esclusione da un servizio decente per molte zone marginali, come ad esempio le valli, nonché l'opportunità di far vedere il TG3 Piemonte a chi oggi non può farlo neanche riorientando il proprio sistema d'antenna il salto tecnologico deve sviluppare tutte le sue possibilità anche relativamente alla riduzione dell'inquinamento elettromagnetico impegna la Presidente e la Giunta regionale a convocare ad un tavolo le aziende telefoniche al fine di verificare con esse un cambiamento di registro effettivo nel rapporto con i cittadini del Piemonte a sviluppare un accordo con gli URP provinciali affinché anche i cittadini non torinesi siano facilitati nel segnalare gli eventuali disservizi intercorsi con le compagnie telefoniche e, più in generale, per l'accesso al CO.RE.COM ad assicurare un'ampia informazione sulle trasformazioni che avverranno con l'introduzione del digitale terrestre da qui a settembre, al di là degli interventi che dovrebbero essere assicurati dal Governo nazionale a mettere a punto un accordo/convenzione con la categoria dei tecnici e antennisti sul territorio piemontese al fine di assicurare un comportamento corretto e omogeneo a realizzare un intervento regionale interassessorile in grado di favorire l'effettivo abbattimento delle emissioni, che oggi sono, come noto, fonte di gravi problemi (ad esempio Colle della Maddalena a Torino, Bric dell'Olio ad Alessandria, ecc.)".



PRESIDENTE

La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

So benissimo che, ai sensi del Regolamento, la seduta è sospesa per trenta minuti, tuttavia non le sembra, Presidente, che cinque mancanze di numero legale in un'unica seduta, più qualche piccola diatriba sull'o.d.g.
non dovrebbero indurla a sospendere questa del tutto inutile riunione? Sono poche cinque sospensioni in un giorno?



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, non è mancato per cinque volte il numero legale.
Questa mattina è mancato per due volte il numero legale; oggi è mancato il numero legale e mi dispiace.
Ho provveduto a scrivere a tutti i Gruppi consiliari stigmatizzando quello che è successo - ovviamente con i vari distinguo tra le responsabilità della maggioranza e le responsabilità dell'opposizione, che sono diverse.
Tuttavia, è mio dovere applicare il Regolamento, quindi sospendo la seduta.
Alle 17.30 alla riapertura, se mancherà nuovamente il numero legale automaticamente la seduta sarà tolta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.03 riprende alle ore 17.33)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La votazione sull'ordine del giorno n. 1163 a prima firma del Consigliere Deambrogio non è risultata valida. Dispongo la ripetizione della votazione.
Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1163, del cui testo è già stata data precedentemente lettura.
Il Consiglio approva.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 1223 dei Consiglieri Toselli, Burzi Cotto, Leo, Caramella, Cavallera e Leardi, inerente a "Interventi regionali per il passaggio dalla TV analogica alla TV digitale".
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1223, come modificato (Alla terza premessa le parole "(si va da 500.000 a 1 milione di euro)" sono sostituite dalle seguenti: "(si va da 1 milione a 3 milioni di euro per ogni emittente di media entità)".
Al primo alinea dell'"impegna" le parole "tenuto conto che molte famiglie pur avendo i requisiti richiesti, per poter accedere al servizio offerto dal digitale terrestre saranno obbligate all'acquisto di un nuovo televisore"sono soppresse), il cui testo recita: "Premesso che il Governo, con Decreto firmato il 10 settembre scorso dal Ministro dello Sviluppo Economico, ha presentato il calendario per il passaggio definitivo dell'Italia alla televisione digitale terrestre considerato che il provvedimento prevede una transizione al digitale progressiva delle varie Regioni italiane, divise in 16 aree a partire dal secondo semestre del 2008 fino al secondo semestre del 2012 e che il passaggio al digitale per il Piemonte occidentale, Province di Torino Cuneo e una parte di quella di Asti, è previsto per il secondo semestre 2009; tenuto conto che le televisioni locali si stanno attrezzando tecnicamente per spegnere il segnale analogico, effettuando rilevanti investimenti (si va da 500.000 a 1 milione di euro per ogni emittente) soprattutto per cambiare il sistema esterno di trasferimento ed emissione del segnale considerato inoltre che, visto che ogni attuale canale televisivo, con il passaggio al digitale potrà trasportare a casa degli utenti ben cinque programmi diversi sorgerà anche il problema dei contenuti con nuovi programmi da realizzare e, conseguentemente, ulteriori necessità di investimenti nella produzione rilevato che già con interrogazione n. 2524 del 1/12/08, tuttora inevasa si richiedeva, alla luce dell'intesa tra Regione Piemonte e Rai sottoscritta per il miglioramento del servizio di radiodiffusione di Rai 3 regionale in Piemonte con un impegno di 258 mila euro, di conoscere le intenzioni della Giunta regionale in merito a un intervento finanziario a sostegno delle emittenti locali nel passaggio dal sistema analogico al digitale terrestre constatato che, soprattutto nelle zone marginali del territorio piemontese negli anni di assenza del segnale Rai, il servizio di informazione è stato offerto dalle emittenti locali con grande impegno, assiduità e notevoli sforzi economici appreso che per il passaggio al digitale terrestre il Governo avrebbe previsto a favore degli utenti un sostegno finanziario consistente in un voucher dell'importo di 50 euro da assegnare in presenza di determinati requisiti: abbonamento Rai, età superiore ai 65 anni, reddito inferiore ai 10.000 euro considerato che per quanto riguarda le imprese non si conoscono ancora i criteri e le modalità con cui saranno assegnati eventuali finanziamenti per affrontare i costi di transizione dalla Tv analogica a quella digitale il Consiglio Regionale impegna la Giunta regionale ad attivarsi, in sede di Conferenza Stato Regioni, affinché, data l'esiguità della somma di 50 euro si preveda un aumento dell'importo del voucher a favore degli utenti tenuto conto che molte famiglie, pur avendo i requisiti richiesti, per poter accedere al servizio offerto dal digitale terrestre saranno obbligate all'acquisto di un nuovo televisore ad adottare, in sede di Conferenza Stato Regioni, ogni iniziativa utile affinché il Governo stanzi le adeguate risorse da assegnare in forma di contribuzione o finanziamento alle emittenti locali consentendo loro di mantenere l'eccellente servizio svolto a favore della promozione del territorio e dell'informazione dei cittadini a fornire, in tempi rapidi, risposta all'interrogazione n. 2524 di cui alle premesse." Il Consiglio non approva.
Esaminiamo l'ordine del giorno n. 1229 dei Consiglieri Deambrogio Dalmasso, Cavallaro e Bossuto, inerente a "Transizione al digitale terrestre".
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1229, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che il passaggio alla televisione digitale terrestre potrà dare ai cittadini ed alle imprese televisive del Piemonte un grande beneficio il passaggio avverrà in due tempi, con una parte del Piemonte che affronterà da subito il cambiamento e l'altra metà un anno dopo per produrre tutti i possibili vantaggi la transizione non dovrebbe avvenire in modo affrettato, rischiando in questo caso di trasformarsi in una ulteriore penalizzazione per le aree di montagna, per le fasce sociali deboli e per gli anziani il passaggio molto accelerato potrebbe generare problemi legati all'improvvisazione e alla speculazione valutato che il passaggio alla televisione digitale terrestre per le province di Torino e Cuneo avverrà invece in tempi molto stretti, come è stato recentemente ribadito dalla Presidente della Regione impegna la Giunta regionale e la Presidente ad esercitare, durante la fase di switch over, una decisa azione di controllo nei confronti dell'operato degli organi di Governo preposti al processo di transizione, verificando che, in vista dello spegnimento definitivo, esso possa avvenire nelle migliori condizioni possibili a realizzare una campagna informativa capillare in modo da giungere a tutti i cittadini e provvedere ad assistere quelli appartenenti alle fasce più deboli o più isolate, anche con la collaborazione di associazioni del volontariato ad individuare ed attuare una soluzione per il territorio più svantaggiato geograficamente quale quello delle vallate montane dove la propagazione del segnale terrestre è ancora difficoltosa a stipulare tempestivamente opportune convenzioni con le categorie professionali coinvolte nella trasformazione delle antenne e degli impianti condominiali, al fine di evitare operazioni di 'sciacallaggio' ad indicare tempestivamente quali decoder multipli saranno disponibili in maniera stabile sul mercato ad aiutare i cittadini ad organizzarsi con gruppi d'acquisto a realizzare una maggiore integrazione tra TV digitale e Internet, almeno per chi è dotato di ADSL a chiarire la situazione di indeterminatezza in cui si vengono a trovare le province di Asti, Alessandria, Vercelli e Biella che sono interessate 'a metà' dal passaggio al digitale di Torino e Cuneo ad evitare l'aumento di esposizione dovuto alla necessità di trasmettere il segnale televisivo in digitale per Torino e Cuneo e contemporaneamente in analogico per le altre Province ad abbreviare al massimo l'intervallo fra switch over e switch off, per evitare di penalizzare le TV locali che verrebbero nel frattempo 'dimenticate' dagli ascoltatori e dalla pubblicità".
Il Consiglio approva.
Colgo l'occasione per comunicare ai colleghi la riuscita dell'intervento chirurgico subito dal Consigliere Monteggia.


Argomento: Veterinaria

Comunicazioni dell'Assessore Artesio, in merito all'influenza suina


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Eleonora Artesio, per una comunicazione sull'influenza suina.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla tutela della salute e sanità

L'influenza da nuovo virus H1N1 è costantemente monitorata attraverso un sito definito Epicentro dell'Istituto Superiore di Sanità. Riporter dal punto di vista della statistica, i dati di questo sito aggiornati all'11 maggio 2009. In seguito svolgerò delle comunicazioni informative in ordine all'attività di sorveglianza, così come disposta dal Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, e come attuata in Regione Piemonte analogamente alle altre Regioni italiane.
In merito all'attività di monitoraggio, i casi registrati nel nostro Paese salgono a nove e sono riguardanti situazioni di rientro da viaggi realizzati in Messico e da situazioni definite di contatto stretto, ovvero di diffusione all'interno di contesto familiare.
Le persone, tuttavia, versano in buone condizioni essendo state sottoposte durante la degenza ospedaliera a terapia antivirale.
Analogamente, per quanto riguarda la situazione del contagio in Europa, i casi confermati sono 95 in Spagna e 65 in Gran Bretagna.
La dimensione della diffusione non fa ancora verificare una trasmissione del virus da uomo a uomo in forma sostenuta, vale a dire in una forma tale per la quale possa essere attuato un piano di azione alla pandemia.
La situazione, quindi, richiede non una misura straordinaria di piano pandemico, quanto uno stato di allerta che avviene sulla distinzione delle condizioni di esposizione tra casi confermati e casi probabili.
In particolare, seguendo il tracciato che il Ministero ha indicato, le procedure di sorveglianza su tale sindrome influenzale sono così strutturate. Gli uffici di sanità marittima e aerea forniscono informazioni dirette e materiale informativo per i viaggiatori provenienti dalle o viaggianti verso le aree affette da tale sindrome influenzale. Sono stati attivati percorsi differenziati, ovvero canali sanitari in ambito aeroportuale per i passeggeri dalle zone interessate dai focolai epidemici.
I viaggiatori, compresi gli equipaggi, interessati dalle zone di focolaio, asintomatici, quindi non portatori di alcun sintomo, saranno sottoposti a sorveglianza sanitaria presso il proprio domicilio, per un periodo di sette giorni dall'arrivo in Italia, da parte dell'Autorità sanitaria regionale competente per territorio. Questo per quanto attiene le misure precauzionali.
Per quello che riguarda le definizioni dei casi e la sorveglianza, le persone vengono distinte, come dicevo prima, a seconda dei casi sospetti in casi sospetti, casi probabili e casi confermati. Per ogni caso sospetto vengono raccolti campioni biologici, in particolare il tampone nasofaringeo e sangue per sierologia, in doppio, da inviare al laboratorio di riferimento regionale e al Centro Nazionale del Dipartimento Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità.
La conferma della positività per nuovo virus dell'influenza H1N1 è a carico esclusivamente dell'Istituto Superiore di Sanità, pertanto è inopportuna una comunicazione diretta delle analisi agli organi d'informazione da parte di qualsivoglia laboratorio o struttura sanitaria regionale - disposizione del Sottosegretario Fazio.
I casi probabili sono i casi riguardanti le persone che rispondono a criteri clinici ed epidemiologici positivi verso un'infezione da virus dell'influenza. I casi confermati sono quelli esitati dall'analisi prima descritta e pubblicizzata attraverso l'Istituto Superiore di Sanità.
Quali sono le modalità di gestione dei casi sospetti, dei casi probabili e dei casi confermati? I soggetti con febbre e sintomi respiratori provenienti da aree affette e che abbiano sviluppato i sintomi entro sette giorni dal ritorno in Italia o che siano stati a stretto contatto con casi confermati di influenza umana devono prevedere una notifica immediata, entro 12 ore, della casistica. Per cui, il medico che effettua la diagnosi segnala il caso sospetto all'Azienda Sanitaria Locale, utilizzando le schede che il Ministero ha predisposto; l'Azienda Sanitaria Locale trasmette la segnalazione contestualmente all'Assessorato alla sanità, al Ministro del lavoro e all'Istituto Superiore di Sanità.
Le misure per limitare la diffusione: isolamento di caso sospetto probabile e confermato, isolamento domiciliare o isolamento ospedaliero in caso di malattia grave.
Procedura durante il triage clinico: evitare la permanenza in sala d'attesa comune, usare stanze dedicate per la valutazione clinica, per il trasporto dei casi sospetti utilizzare ambulanze dedicate.
Adozione delle principali norme igienico sanitarie e respiratorie da implementare anche al domicilio: frequente lavaggio delle mani nell'assistenza ai casi uso delle maschere chirurgiche.
Queste misure sono articolate come misure di protezione individuale e come misura di protezione degli operatori sanitari.
Per quello che riguarda i contatti stretti dei casi probabili, la sorveglianza sanitaria attiva prevede la misurazione della temperatura almeno due volte al giorno per sette giorni.
Queste sono le disposizioni vigenti su tutto il territorio regionale.
Veniamo ora alla situazione della Regione Piemonte e vediamo quali sono state le azioni regionali: trasmissione dei comunicati ministeriali emanazione delle indicazioni da parte della Direzione Sanità e del Centro delle Malattie Infettive di Alessandria, attività di sorveglianza sanitaria, sorveglianza sui viaggiatori segnalati come provenienti dai paesi a rischio - 20 fino a questo momento - e inchiesta epidemiologica sui casi sospetti - quattro fino a questo momento, tutti negativi.
Attività di sorveglianza epidemiologica: è stata riattivata la sorveglianza, già attiva nel caso di sindrome influenzale ordinaria, da parte dei medici sentinella. Un centinaio dei medici di Medicina Generale che sorvegliano l'incidenza dell'influenza stagionale, dal 15 ottobre al 15 aprile, sono stati riattivati - attualmente sono una trentina quelli aderenti. In accordo con l'Istituto Superiore di Sanità si è prolungata la sorveglianza fino a data da destinarsi, ovvero fino a cessazione dello stato di sorveglianza, così come definito dall'Istituto Superiore di Sanità.
Aggiornamento del piano pandemico regionale: su indicazione ministeriale si sta procedendo ad aggiornare la parte dedicata all'influenza del piano regionale per le malattie infettive.
Infine, stato della situazione sull'uso dei farmaci antivirali: d'intesa con il Ministero, si è concordato di riservare l'uso dei farmaci antivirali esclusivamente per le azioni di sanità pubblica, con il conseguente divieto di vendita nelle farmacie, ai fini di evitare l'utilizzo inappropriato.
Secondariamente, incontro con i produttori di vaccino: la produzione di vaccino stagionale, quella normalmente utilizzata nel caso delle fasce sociali vulnerabili (anziani e bambini) per l'influenza ordinaria, è terminata. Non è possibile integrare il ceppo di un nuovo virus nel vaccino stagionale trivalente facendolo divenire quadrivalente; pertanto occorrerebbe produrre un vaccino pandemico monovalente, la cui produzione è possibile anche in grande quantità. L'Istituto Superiore di Sanità indica però, la necessità di non procedere nella produzione di un vaccino monovalente ad uso diffuso e in vendita libera presso le farmacie, in quanto l'impiego del vaccino specifico può essere efficace solo a constatazione del livello di aggressività della pandemia influenzale.
Infatti, è stato usato nelle dosi che esistono come magazzinaggio, da parte dell'Istituto Superiore di Sanità, nel caso delle degenze ospedaliere.
Essendo il vaccino la frontiera ultima da utilizzare a fronte della situazione conclamata, non è corretto introdurre situazioni reattive nell'organismo laddove non fosse conclamata la specifica condizione di sindrome influenzale.
Queste sono le misure concordate in una riunione tenutasi giovedì scorso tra Governo e Amministrazioni regionali.
Per quello che riguarda la gestione territoriale, i casi che ho citato danno tutti indicazione della non esistenza di una situazione di allarme.
In ultimo, lasciando poi la parola al collega Deorsola, concludo dicendo che anche il sito da cui sono partita per dare questa comunicazione, cioè il sito EpiCentro dell'Istituto Superiore di Sanità, sottolinea che non c'è evidenza che suggerisca che i virus influenzali possano trasmettersi all'uomo con il consumo di carne di maiale e i prodotti di origine suina.
Cuocere la carne in modo appropriato uccide i batteri e i virus che possono essere presenti nel cibo; è sempre consigliato rispettare le buone pratiche di igiene nelle cucine, lavando bene le mani, tutte le superfici e le posate con il sapone dopo aver maneggiato la carne cruda.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Artesio.
Ha chiesto di intervenire l'Assessore Deorsola per integrare la comunicazione; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Condivido totalmente quanto è stato qui detto dalla collega Artesio desidero solo riprendere brevemente la questione, sulla base di una nota che ho avuto dagli Uffici dell'Assessorato all'agricoltura, con alcune integrazioni.
Sulla base di quanto abbiamo sentito, appare del tutto ingiustificata la preoccupazione dei consumatori rispetto al consumo di carne suina. Si tratta verosimilmente di un comportamento esclusivamente emozionale, che non ha riscontro alcuno con la sicurezza delle carni suine e dei prodotti derivati per più di una ragione.
I casi italiani di questa influenza sono tutti importati dal Messico paese da cui peraltro non si importano carni suine.
Il virus si diffonde per via respiratoria e non per via alimentare. I trattamenti di cottura, stagionatura e salatura o salagione a cui sono sottoposte le carni prima del consumo sarebbero comunque sufficienti a distruggere il virus qualora fosse presente.
Non c'è alcuna segnalazione di circolazione di virus influenzali negli allevamenti suini italiani; così risulta ai nostri uffici.
Sospendere il consumo di carne e di prodotti di salumeria non è soltanto irragionevole ed immotivato, ma può aggravare la crisi della suinocoltura e dell'industria di salumeria italiana, che sta già subendo la concorrenza di prodotti esteri a basso costo e di qualità inferiore.
Purtroppo la percezione dei consumatori sembra essere diversa e il calo del consumo viene stimato tra il 10 e il 15%. Il rischio di possibile speculazione a danno degli allevatori è concreto e si accentuano le preoccupazioni di un ulteriore aggravamento della crisi di una settore che già prima dell'influenza era in stato di sofferenza.
Al di là degli interventi mediatici rivolti a rassicurare i consumatori italiani e degli espliciti inviti a sfruttare la crisi per acquistare carni suine e prodotti di buona qualità a costi inferiori - tale messaggio peraltro è interpretabile anche in senso negativo - al momento non sono state approntate specifiche misure da parte del Governo nazionale e le Regioni maggiormente interessate, insieme ai produttori e alle loro organizzazioni, stanno valutando le strategie più adatte a far fronte alla crisi.
Va detto che un calo di consumi di carne suina e di prodotti derivati nei mesi di maggio e giugno è fisiologico e si registra tutti gli anni anche se quest'anno appare più marcato. Altrettanto normale è la ripresa dei consumi di carne suina nei mesi di luglio e agosto, in occasione dell'aumento dei flussi turistici, ed è quanto ci si attende anche quest'anno.
L'aggravamento della crisi è però anche imputabile ad un aumento della produzione di prosciutti crudi nel 2008, che ha portato ad avere una maggiore offerta di prodotti finiti proprio in concomitanza con lo sviluppo dell'emergenza influenzale. Un problema tutto italiano, che potrebbe tuttavia diventare un'opportunità per il consumatore che, superando diffidenza e paure ingiustificate, potrebbe trovare sul mercato prosciutti di ottima qualità a prezzi interessanti.
Un provvedimento sicuramente efficace per il nostro Paese da suggerire al Ministro Zaia, qualora l'Assemblea ritenesse anche di approvare un ordine del giorno, potrebbe essere l'ammasso privato per quattro/sei mesi che consentirebbe il ritiro dal mercato di carne di qualità, con la possibilità di mandarla in lavorazione superata la crisi.
Altri Paesi europei si stanno muovendo in questa direzione e perci l'Italia non sarebbe sola nel sostenere questa richiesta a Bruxelles.
Seppure le ipotesi d'intervento complessive siano ancora da valutare di intesa con le associazioni dei produttori, una campagna promozionale per il rilancio di consumi di carne suina o di prodotti derivati potrebbe avere in questa fase effetti scarsi o addirittura controproducenti.
Infatti, alla prima reazione istintiva di rifiuto a consumare carni suine e prodotti derivati, i consumatori hanno fatto seguire comportamenti più razionali e, pur con prudenza ed attenzione alla provenienza dei prodotti, si sta lentamente riprendendo il consumo di prodotti di salumeria freschi e stagionati.
Una campagna promozionale intempestiva riproporrebbe inevitabilmente il tema della crisi influenzale e lascerebbe spazio a dubbi sulle vere ragioni della campagna stessa.
Su queste riflessioni gli uffici dell'Assessorato hanno programmato un incontro con le associazioni dei produttori di suini per giovedì prossimo e stanno valutando la possibilità di intese con le Regioni a vocazione suinicola confinanti.
Se ci saranno degli sviluppi sul tema sarà cura della Giunta informare. Grazie.



PRESIDENTE

Ringrazio gli Assessori per la loro comunicazione.
Non vi sono altri interventi e non vi sono le condizioni per procedere con l'esame dell'o.d.g.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.57)



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