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Dettaglio seduta n.425 del 10/03/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 14.39 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.15)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 15.16)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Boeti, Buquicchio, Chieppa Deambrogio, Leo, Robotti, Rutallo, Spinosa e Valloggia.


Argomento:

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
Poiché sono urgenti, se i Consiglieri acconsentono, possiamo procedere alla distribuzione delle schede per le seguenti nomine:


Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 427 "ASFIM Azienda Speciale della Camera di Commercio di Vercelli - Collegio dei Revisori dei Conti (Articolo 8 Statuto dell'Ente) - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente" Proposta di deliberazione n. 425 "Azienda Speciale della CCIAA di Cuneo 'Centro Estero Alpi del Mare - Cuneo'- Collegio dei Revisori dei Conti (Articolo 9, Statuto dell'Ente) - Nomina di 1 membro effettivo in sostituzione del signor Marco Cerati"


PRESIDENTE

Si tratta di due nomine per le quali ho più volte sollecitato l'adempimento di competenza della maggioranza consiliare.
Se ci sono indicazioni in senso contrario, vi prego di segnalarmelo altrimenti, procedo con la votazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Travaglini; ne ha facoltà.



TRAVAGLINI Marco

Grazie, Presidente.
Intervengo per annunciare che, come maggioranza, per l'Azienda speciale della Camera di Commercio di Cuneo, Centro estero Alpi del Mare, proponiamo il nominativo di Enrico Conte.
Invece per l'ASFIM, che è l'Azienda speciale della Camera di Commercio di Vercelli, proponiamo come membro effettivo il signor Eusebio Baucè e come supplente il signor Marco Moratto come supplente.



PRESIDENTE

In assenza di membri dell'Ufficio di Presidenza, procedo all'integrazione forzosa dell'Ufficio di Presidenza, ai sensi del Regolamento, del Consigliere più giovane. Per la chiama, in assenza dei Consiglieri Giovine, Cirio e Robotti, nomino Consigliere Segretario il Consigliere Rabino.
Nomino scrutatori i Consiglieri Leardi e Reschigna.
Prego il Consigliere Rabino di procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Rabino effettua l'appello nominale)



PRESIDENTE

Prego, si proceda allo spoglio delle schede.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Vignale di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e D'Ambrosio, inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino"


PRESIDENTE

L'Assessore Migliasso è in aula ed ha dato la sua disponibilità a rendere le comunicazioni richieste nella seduta scorsa.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo l'iscrizione all'o.d.g. di un ordine del giorno di condanna degli scontri avvenuti nella giornata di ieri a Palazzo Nuovo. Quindi, dopo questa richiesta, presento l'ordine del giorno alla Presidenza, ne chiedo l'iscrizione e successivamente anche la possibilità che venga messo in discussione oggi; valutino l'Ufficio di Presidenza e la Presidenza quando se prima o dopo i punti previsti all'o.d.g. È sufficiente che se ne discuta nella giornata di oggi; per noi sarebbe importante che se ne discutesse oggi, altrimenti non avrebbe più un valore temporale utile.



PRESIDENTE

Collega Vignale, la pregherei di presentare alla Presidenza il documento: sarà mia cura iscriverlo all'o.d.g. di oggi.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Opera Pia Lotteri"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso per le comunicazioni relative alla situazione dell'Opera Pia Lotteri.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Rispondendo ai quesiti posti nella scorsa seduta dal Consigliere Rossi di cui ho avuto notizia sia tramite la cortese comunicazione degli Uffici sia attraverso la lettura di un articolo giornalistico, posso ben comprendere come al Consigliere stesso possa forse apparire strana la procedura seguita dalla Giunta, ma assicuro che è assolutamente corretta e ne do puntualmente notizia.
La Giunta regionale, con una deliberazione del 26 novembre 2007 e con una proroga assunta successivamente il 26 maggio 2008, stante le dimensioni del Consiglio d'Amministrazione, a causa dei rilevanti debiti, in accordo con la Provincia e con il Comune di Torino, ha nominato quale Commissario straordinario per l'Opera Pia Lotteri di Torino il dottor Repice (Segretario Generale del Comune di Torino). Il mandato del dottor Repice è molto ampio ed è quello di predisporre un piano di risanamento della situazione finanziaria e gestionale, senza scartare, tra l'altro, l'ipotesi di estinzione dell'Ente stesso e del conseguente passaggio al Comune di Torino delle competenze e del patrimonio. Voglio ricordare che il patrimonio è rappresentato soltanto dai fabbricati che già oggi sono adibiti a funzioni socio-sanitarie, in quanto una parte rilevante dell'Opera Pia Lotteri assiste persone malate non autosufficienti; un'altra parte è stata recentemente riconvertita a 50 posti per non autosufficienti esiste infine ancora una parte (che si chiama "Ala Nasi"), sulla quale c'è un progetto di molti anni fa per fare diventare anch'essa una RSA, andando a implementare il patrimonio del Comune di Torino di posti letto per persone non autosufficienti.
L'estinzione, peraltro, è stata scartata dal Comune di Torino, che non era disponibile a ricevere né il patrimonio né le competenze, in quanto nel frattempo stava lavorando ad un'ipotesi di passaggio alla gestione ASL delle due Residenze Sanitarie Assistenziali per non autosufficienti che sono, anch'esse, frutto di scioglimenti di IPAB risalenti ormai molto indietro nel tempo, e che sono gestite e di proprietà del Comune di Torino: mi riferisco al Carlo Alberto e a quello che una volta si chiamava l'Istituto per la Vecchiaia di Corso Unione Sovietica e Via San Marino.
Con nota del 27 maggio 2008, il Commissario straordinario aveva richiesto alla Regione Piemonte, alla Provincia di Torino e al Comune una lettera di patronage in favore dell'Opera Pia da presentare agli istituti di credito coinvolti in un'operazione di finanza straordinaria, con l'obiettivo di salvataggio economico-finanziario dell'Ente. Questa forma di garanzia non fu, tuttavia, ritenuta sufficiente dagli istituti bancari.
Su quanto rilevava Lei, almeno da quanto è scritto sull'articolo, mi si dice, tra l'altro, che una vera e propria fideiussione la Regione la pu concedere soltanto nel caso di fabbricati di cui sia, almeno in parte proprietaria (ne cito due per tutti, l'Hôpital Du Piemont e la Tenuta Cannona).
La Regione Piemonte, la Provincia di Torino e il Comune, preso atto di questa gravissima situazione debitoria e del perdurare nel tempo della gestione passiva dell'Opera Pia Lotteri di Torino, hanno stipulato un protocollo d'intesa in data 17/12/2008 in merito alla gestione dell'Opera Pia stessa.
Questo protocollo prevede l'affidamento formale dell'intera gestione dell'Opera Pia tramite concessione a terzi di pubblico servizio (è una delle ipotesi che si può naturalmente fare) e, contestualmente, l'impegno a valutare - come recita un comma di questo protocollo - prima dell'affidamento formale della concessione, ogni ipotesi gestionale alternativa alla concessione a terzi, per garantire analoghe o migliori prospettive economico-finanziarie, anche nel rispetto della vocazione originaria pubblica dell'Ente e anche della forma gestionale diretta.
In attuazione di questo protocollo, i soggetti firmatari concordarono di assumere contatti con le IPAB più rappresentative della città di Torino per verificare la loro disponibilità a favorire la gestione autonoma della Lotteri, prestando idonee garanzie a favore della stessa con il proprio patrimonio immobiliare.
Come il Presidente sa, l'Opera Pia Lotteri è un IPAB - quindi un Ente pubblico autonomo - che persegue i fini statutari e, come tale, è soggetto solo alla vigilanza amministrativa sul corretto perseguimento degli stessi fini statutari ad opera della Provincia di Torino, Ente delegato a questa funzione dalla legge regionale 1/2004, articolo 5, comma 3, lettera a) sulla base di indirizzi regionali.
La Regione, quindi, non ha alcuna responsabilità sulla gestione dell'Ente, che non è Ente controllato dalla Regione se non come Ente titolare della vigilanza che, come peraltro dicevo poco fa, è stata delegata alla Provincia. Pertanto, non sussistono rapporti economici e finanziari fra la Lotteri e la Regione.
La disponibilità richiesta alle altre IPAB torinesi aveva, secondo i firmatari del protocollo d'intesa, i seguenti presupposti: l'impegno, al momento richiesto agli Enti, consisteva in una manifestazione di disponibilità di massima; non dovrà comunque compromettere l'attuale attività istituzionale degli Enti cui si chiedeva la fideiussione, n l'eventuale ipotesi di sviluppo della stessa; dovrà essere preceduta dall'elaborazione del Commissario dell'Opera Pia Lotteri di un piano gestionale di lungo periodo, da sottoporre agli istituti di credito che dovranno erogare il finanziamento credibile e sostenibile sotto il profilo economico e finanziario e che garantisca in futuro l'equilibrio aziendale anche a tutela degli impegni eventualmente assunti da codesta IPAB (o dalle altre IPAB). Solo in presenza di una valutazione positiva da parte di un istituto di credito del piano economico finanziario di lungo periodo potranno essere assunte formalmente da codesta Amministrazione le idonee forme di garanzia.
Ciò che si chiedeva, quindi, era una manifestazione di disponibilità preceduta da incontri formali che erano stati organizzati dagli uffici con i Presidenti o Commissari di alcune IPAB, ai quali si era concesso del tempo per fare una riflessione, anticipata, naturalmente, da una lettera formalmente scritta da chi vi parla e con la quale si chiedeva se esisteva o meno tale disponibilità.
La richiesta all'Opera Pia Munifica, come peraltro ad altre IPAB, trova il suo fondamento nella natura assistenziale e solidaristica di questi Enti, i quali ben possono, una volta garantite le proprie finalità istituzionali, ampliare queste loro attività a favore delle fasce deboli della popolazione (anche ad altre fasce deboli), ad esempio con raggruppamenti, con fusioni o concentrazioni con altre IPAB, eventualmente con modifiche da apportare agli Statuti, senza, per questo, perdere il proprio originario compito.
la storia normale di queste istituzioni che, nel tempo, cambiando la natura dell'impegno e rivolgendosi, gli statuti originari, a categorie di persone che magari non esistono più come connotazione originaria del sorgere dell'Ente, hanno trasformato le loro attività individuando altri soggetti (sempre deboli) della popolazione, nel rispetto dello spirito delle tavole fondative per adeguarsi alla società di oggi e continuare il loro mandato benemerito.
stato per questo richiesto, nell'ambito della discrezionalità amministrativa delle IPAB, di verificare, allo stato, la possibilità di concorrere al salvataggio di un'altra IPAB attualmente in difficoltà, come alternativa alla concessione. Quindi anche l'Opera Munifica Istruzione come tutte le altre IPAB, non è controllata dalla Regione e la verifica della congruità o meno ai propri fini statutari della disponibilità richiesta è stata, naturalmente, rimessa alla valutazione del Consiglio di Amministrazione della stessa, che ha ritenuto, nelle sue capacità e possibilità di autodeterminare liberamente le proprie decisioni, di non accedere a questa proposta avanzata dalla Regione. Credo che non vi sia alcuna ragione se non quella che motivasse il ricorso ad uno spirito di solidarietà ampia, che poteva dare garanzie attraverso il patrimonio senza, per questo, venire meno a quelli che erano i compiti statutari.
L'Opera Pia Munifica e Istruzione ha ritenuto, nella legittimità e sovranità del suo Consiglio di Amministrazione, di rispondere di no e siamo in attesa di altre risposte che dovrebbero pervenire a breve.
Questo, Presidente, era stato fatto con un unico scopo di verifica stante il fatto che il Comune di Torino non era disponibile a seguire quella che, secondo me e secondo l'Assessore Artesio (con me, per la Regione, firmataria del protocollo d'intesa) e con l'Assessore Rao della Provincia, era la fine più naturale di questa Opera Pia, cioè l'estinzione con passaggio al Comune di Torino dei debiti, dei crediti e delle attività.
Verificato che questo non era accettato dal Comune di Torino, per le ragioni esposte in premessa, si voleva valutare la possibilità, prima di una concessione a terzi, se c'erano altre strade da esplorare. Questa ci è parsa una possibile alternativa, e non ci sentiamo assolutamente presi a schiaffi in faccia da un'Opera Pia che, nell'esercizio delle sue facoltà ha ritenuto, legittimamente, di dover rispondere di no.
Se anche le altre IPAB rispondessero allo stesso modo, va da sé che la strada che il Commissario ha scelto, cioè quella di concedere a terzi la gestione, potrà essere, nella pienezza delle funzioni del Commissario praticata. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'ITAS "Santorre di Santarosa" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'ITAS "Santorre di Santarosa" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Avete appena assistito ad una comunicazione che è stata fatta dall'Assessore della Giunta Migliasso sul tema di un istituto di pubblica assistenza e beneficenza.
Adesso parla l'interrogante, la persona che ha sollecitato questo intervento, il Presidente Rossi.


Argomento: Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Comunicazioni della Giunta regionale inerente a "Opera Pia Lotteri" (seguito)


PRESIDENTE

Apriamo il dibattito sulle comunicazioni dell'Assessore Migliasso.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Un saluto doveroso e di piacere ai bambini che seguono i lavori del Consiglio.
Cosa vuole che le dica, Assessore? Ritengo che non sia una questione di schiaffi in faccia che lei o la Giunta hanno preso dall'Opera Munifica Istruzione, ma sono degli schiaffi in faccia che lei e/o la Giunta volevate dare all'Opera.
Caro Assessore, lei capisce che vi siete comportati come Giunta regionale, Giunta Provinciale e Giunta Comunale di Torino, organismi che effettuano la maggioranza delle nomine all'interno dell'Opera stessa, come coloro che rubano le caramelle ai bambini.
Infatti, lei capisce, Assessore, che con il patrimonio immobiliare enorme che ha la Regione, che ha il Comune e che ha la Provincia, con un bilancio che solo per la Regione raggiunge i 40 miliardi delle vecchie lire, andare a fare una simile richiesta ad un'Opera Pia (Opera Munifica Istruzione) che si occupa delle attività educative e di sostegno in favore dell'infanzia, della gioventù e di altre categorie di cittadini in situazione di difficoltà e/o emarginazione, significa rubare le caramelle ai bambini.
Lei, come Assessore, è titolare di nomine all'interno di questa Opera Munifica, insieme a Comune e Provincia, perché le nomine vengono effettuate tra Comune, Provincia e Regione all'interno delle IPAB, quindi ha nominato lei o ha nominato il Comune o ha nominato la Provincia.
In questo caso sono della stessa area politica, non cambia; quindi voi che insieme avete concordato di fare questa richiesta - l'ha detto lei prima - cercavate di rubare le caramelle ai bambini, perché avete chiesto all'Opera Munifica Istruzione, con una lettera del 16 febbraio, di dare disponibilità di massima a concedere il proprio patrimonio immobiliare in garanzia, a favore dell'IPAB Opera Pia Lotteri (casa di riposo) in crisi con un enorme debito per consentire la concessione di un finanziamento a sostegno di un piano di rientro del debito stesso della casa di riposo.
Ora, con i soldi che avete e i patrimoni che avete tra Regione Provincia e Comune, avevate bisogno di andare a chiedere "l'elemosina" proprio ad un'Opera Munifica di assistenza? Secondo me, caro Assessore, avete fatto fare la figura dei meschini e dei mentecatti all'intero Consiglio, perché io mi vergogno di questa richiesta. Mi vergogno che quel debito dell'Opera Pia Lotteri non potesse essere coperto con garanzie di Enti regionali e/o provinciali e/o comunali.
Ma caro Assessore, i suoi funzionari non se lo potevano leggere prima lo statuto dell'Opera, che non prevede quel tipo di intervento, prima di scrivere la lettera e prima di farsi dire un ovvio no? Era evidente: bastava leggere lo statuto e il "no" sarebbe stato certo quindi, sarebbe stato perfettamente inutile fare tale pietosa richiesta perché avrebbe già saputo che le avrebbero detto "no".
Quindi, non avrebbe fatto quella richiesta ed evitava di far fare a tutti noi una pessima figura, perché ci ridono ancora dietro.
Penso che lei sappia cosa hanno detto e come hanno commentato questa richiesta all'interno e fuori da quel Consiglio. Lo sa, perché dal verbale risulta solamente che ci hanno detto no, ma tutto il resto che hanno detto nei nostri confronti, forse se glielo riferisco in un orecchio è meglio.
Poi alla fine hanno anche ascoltato la struttura e le hanno risposto lo dico in modo che lo sappiano anche i Consiglieri, e attenzione, perché i nominati dell'Opera sono comunque nominati da Comune, Provincia e Regione: "Valutato che nel quadro del nostro statuto non risulta possibile costituirsi garanti di debiti di terzi, tra l'altro attività questa non prevista nello statuto, a maggior ragione se riferita ad enti con finalità diverse da quelle dell'Opera Munifica Istruzione, senza rischiare di compromettere le attività e gli scopi dell'Opera". Cosa rispondono? Negativamente alla richiesta di cui alla lettera.
Ma è ovvio! È ovvio! Assessore, se lo chiedeva a me, glielo dicevo io che non poteva farla quella richiesta. Glielo dicevo io, non serviva che facesse una richiesta scritta, come lei ha fatto e che abbiamo in mano a verbale. Ma stiamo scherzando? Tra l'altro, che cosa voleva ipotecare l'Assessore? Voi pensate magari dei palazzi, beni incredibili che ha quest'Opera. No, l'Assessore chiedeva l'ipoteca - adesso ve lo dico, perché è troppo bello! Io mi vergogno! - di una casa di abitazione in via San Massimo 17; chiedeva l'ipoteca della Chiesa di Santa Pelagia in via San Massimo; chiedeva l'ipoteca della Facoltà di Scienze della Formazione e Lingua Straniera in via Giolitti 33 chiedeva l'ipoteca dell'Università degli Studi di Torino Scuole di specializzazione delle professioni legali in via Delle Rosine; chiedeva l'ipoteca dell'Università degli Studi di Torino Scienze Politiche-Centro studi politici di via San Massimo; chiedeva l'ipoteca del Nido della Musica della Comunità protetta per minori e comunità per ragazze in via Delle Rosine; chiedeva l'ipoteca dell'Asilo Nido e della Comunità per disabili di via Giulio 19 e di via Bligny 18; chiedeva l'ipoteca di due comunità disabili del centro diurno in via La Salle 6.
Bello, vero, che la Regione faccia una figura del genere? Bellissimo! Assessore, ci ha fatto fare una bella figura! Mi piacerebbe anche sapere, perché l'informazione l'abbiamo avuta solamente da questa, a quali altre IPAB ha fatto richieste, perché a noi risulta che abbia fatto richiesta all'IPAB del Buon Pastore, che è in disuso ed abbandonata - quindi non so cosa potesse recuperare da un'IPAB in disuso ed abbandonata - e all'IPAB Cerutti, di cui bisogna verificare quali siano i beni.
Poi sarebbe bene sapere anche a quali altre IPAB ha chiesto "l'elemosina".
Torniamo a noi. Credo che ci troviamo di fronte ad una situazione difficile, infatti avrei avuto piacere che fosse presente anche l'Assessore al bilancio: probabilmente la Regione non ha più una lira, siamo rovinati siamo alla bancarotta e allora capiremmo anche il perché, caro Presidente.
E glielo dico anche perché mi ha dato un'altra informazione stamattina: le ASL non pagano le farmacie sui farmaci. E voi sapete che le ASL devono rimborsare i farmaci ritirati da chi non paga il ticket o da chi paga il ticket, ma tutta la parte restante le ASL la rimborsano entro il 27 del mese.
Questa volta però - ahimè - le ASL hanno informato i farmacisti che non hanno i soldi, perché la Regione non glieli ha dati e si augurano, nel caso in cui la Regione questi soldi glieli dia, di poter pagare il dovuto alle farmacie entro il 17 del mese successivo.
Abbinando questa notizia che mi è arrivata stamattina, che quindi non siamo neanche in grado di pagare i farmaci delle farmacie che, come previsto, andrebbero pagati il 27 e si spostano al 17 del mese successivo senza sapere neanche se si pagheranno, perché dipende se la Regione ha i soldi, alla richiesta di portarsi via gli immobili destinati a beneficenza di un'IPAB, mi preoccupo veramente.
Ed è per questo che avrei avuto veramente piacere che l'Assessore al bilancio ci dicesse quali sono le condizioni delle finanze regionali perché se siamo arrivati al punto da non pagare i farmaci alle farmacie e da chiedere che i beni utilizzati per beneficenza, tra cui pure una chiesa debbano essere ipotecati per garantire la copertura di un debito di un'altra IPAB, dove c'è una casa di riposo, debito che non riesce ad essere coperto dal Comune, dalla Provincia e dalla Regione messi insieme, caro Assessore, noi siamo veramente preoccupati, perché non so cosa, domani o tra un mese, si aspetteranno i piemontesi, se avremo ancora i soldi per pagare gli stipendi o assistere i malati! Se arriviamo a cercare o chiedere l'ipoteca su beni destinati a fini sociali, caro Assessore, siamo alla frutta e lei ci ha fatto vergognare!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'Assessore Migliasso; ne ha facoltà.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Naturalmente, non contesto la vis polemica del Consigliere Rossi, n tanto meno le sue opinioni, ma vorrei solo precisare alcune questioni.
Per quanto riguarda la prima, la Regione non nomina nessuno - perch questo lei ha affermato - nei Consigli d'Amministrazione delle IPAB, perch ha delegato le funzioni di vigilanza, quindi anche quelle di nomina, alla Provincia; poi ogni Statuto prevede che ci siano nomine da parte della Corte d'Appello - come mi pare sia il caso dell'Opera Pia Lotteri - e da parte del Comune di Torino, che nomina anche il Presidente.
Noi, per trasmutazione, abbiamo chiesto al Comune di Torino di fornirci il nome di un commissario, che fosse persona competente e potesse godere della fiducia del Comune di Torino e della Provincia.
Sulla questione concernente la mancata fideiussione, naturalmente ho assunto le mie opportune informazioni; se poi lei vorrà sapere di più sul perché di questa scelta e sullo stato della finanza regionale, penso potrà utilmente interrogare l'Assessore Peveraro. La spiegazione che ho dato pu soddisfarla o meno, ma è quella che mi è stata data dagli uffici. La Regione ha concesso la sua fideiussione sulla Tenuta Cannona e sull'Hopital du Piemont perché erano due situazioni in cui c'era o una proprietà totale da parte della Regione Piemonte oppure una quota di compartecipazione.
Ora, davvero non credo che la nostra azione abbia fatto fare brutta figura alla Regione, né tanto meno al Consiglio; semmai, se fosse stata fatta brutta figura, naturalmente, questa sarebbe a carico dell'esecutivo e non del Consiglio, che, tra l'altro, non nomina il proprio rappresentante all'interno dell'ente.
Resto convinta che fosse una strada praticabile, perché non si portavano via i beni, non gli si chiedeva di non tenere più aperto l'asilo nido, di non fornire più l'assistenza ai ragazzi dei centri diurni o delle comunità per handicappati, né di "sbattere" fuori gli studenti della Facoltà di Economia e Lettere ospitati in locali che l'Opera Pia mette a disposizione, quindi affitta a questi enti, destinando una parte consistente del proprio patrimonio non ai compiti d'istituto, naturalmente ma al fine di introitare legittimamente i canoni di locazione, affittando all'Università piuttosto che ad altri.
Alla Chiesa di Santa Pelagia, che conosco benissimo, naturalmente non gli si chiedeva di provvedere a consegnare, magari sconsacrandola, Santa Pelagia, che è un luogo molto gradevole. È un patrimonio di grande pregio e poteva essere interessante, insieme al complesso del patrimonio, per convincere le banche, di cui parliamo tanto in questi giorni perché non danno credito a nessuno, tanto meno ad un'opera pia, sapendo benissimo che di fronte ad un patrimonio così consistente, sarebbe stato difficile per chiunque - qualunque banca, io non metto le mani sul fuoco quando si tratta di banche - sottrarsi ad un credibile piano di rientro dal debito avendo questo tipo di fideiussione, naturalmente sempre solo a condizione che lo decidesse il Consiglio d'Amministrazione e sempre solo a condizione che il commissario presentasse un progetto di rientro credibile.
Era solo questa l'operazione che ci eravamo impegnati a fare, anche con le organizzazioni sindacali, per vedere strade alternative che non fosse la concessione trentennale e - ripeto - solo perché, con grande rammarico mio e dell'Assessore Artesio, il Comune di Torino, naturale destinatario del patrimonio, qualora l'IPAB fosse stata sciolta - ed era nelle condizioni per esserlo - non si è dichiarato disponibile ad accettarlo, per, poi magari, in un secondo tempo, girarlo in gestione alle ASL, come si sta facendo su altri presidi.
Questo lo dico con grande tranquillità, assumendomene la responsabilità, sgravando così il Consiglio da qualsiasi "vergogna", perch noi non nominiamo nessuno. Credo che l'operazione sia stata limpida e trasparente.
Abbiamo chiesto analoga disponibilità ad altre IPAB - mi pare la Cerruti Ambrosio e il Buon Pastore, che a patrimonio non sta male - visto che gli uffici in cui è ospitato l'Assessorato alla sanità sono di proprietà dell'Opera Pia Buon Pastore.
Se non ricordo male, ho detto tutto e sarà mia cura, così come Le ho risposto rapidamente non appena mi ha chiesto spiegazioni, tenerla informata su eventuali altre opere pie cui ho chiesto la stessa disponibilità. La ringrazio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Intervengo sulle comunicazioni dell'Assessore; probabilmente non sempre riusciamo a capirci.
Al di là del caso specifico sottolineato con molta passione dal collega Rossi, c'è qualche passaggio della seconda comunicazione dell'Assessore che mi lascia perplesso.
Lei, Assessore, fa parte di un organo collettivo, che è la Giunta, e nello Statuto di questa Regione - che, se non è cambiato negli ultimi minuti, ritengo di conoscere piuttosto bene - le Giunte - non la sua - sono organi esecutivi di un'Assemblea legislativa, che è quella in cui lei, in questo momento, è seduta. Quindi, sono degli esecutori di eccellente livello e, qualora gli Assessori fossero, come per lungo tempo quest'Aula è stata abituata, dei colleghi, sarebbero dei legislatori momentaneamente dediti all'applicazione di quanto deliberato nel tempo da quest'Aula. Oggi in maniera assolutamente - che sia ben chiaro - legittima e rispondente ai dettati statutari, non essendo gli Assessori, per scelta politica di questa Giunta, dei colleghi, sono degli esecutori di un volere legislativo dell'Aula; diverso sarebbe se lei fosse un Assessore della Provincia o del Comune.
Allora, il concedere fideiussioni, al di là che sia giusto o sbagliato nel merito, su cui, volendo, si può entrare - mi pare che il collega Rossi sia stato estremamente esplicito - non credo possa essere un fatto personale.
Il fatto che lei dica: "Noi - lo ha detto lei, se erro nel ripetere lei è ampiamente autorizzata a criticare - siamo molto critici verso le banche che non danno credito a nessuno". È una tesi che condividiamo molto su cui più volte abbiamo richiamato l'intera Aula e -perché no l'esecutivo a cercare di intraprendere quelle azioni di pressione morale nei confronti del sistema bancario che in questo momento... Però, Assessore Migliasso, guardi che la sua Giunta, la Giunta di cui lei fa parte, se non mi sono distratto, non mi pare che stia esercitando azioni di moral suasion così direbbe il collega Marcenaro, perché quelli della sinistra riformista, quando sono in forma usano l'inglese, in modo da differenziarsi dalla becera sinistra antagonista che è seduta nelle prime file alla mia destra. Noi abbiamo molto rispetto delle vostre posizioni, molto più di altre, ma non mi pare di avere assistito a nessuna azione, né in questa Aula né fuori, di moral suasion o pressione morale da parte di questa Giunta, anche perché la Presidente, fra scrivere gialli, essere a Praga essere a Bruxelles e pensare alla campagna per l'Europarlamento, tutto fa tranne che fare la Presidente della Giunta che, ripeto, è un organo collettivo.
Occorrono azioni sulle banche, perché facciano quello che lei giustamente - sostiene, in modo che le banche facciano quello che dovrebbero, ossia, dare credito al sistema di imprese, in questo caso piemontese, che tanto ne ha bisogno. Mi rallegro dell'opinione singola, ma la sua Giunta queste opinioni non le rispecchia.
Secondo punto. Credo che lei sappia, pur avendo delle deleghe diverse che la sua Giunta è o, meglio, che questa Regione è, anche in conseguenza delle azioni della sua Giunta, lievemente indebitata. Quando dico lievemente, lo dico in maniera eufemistica. Anche per un'Assessore che si occupa di altre attività, non specificamente legate al procacciamento delle risorse, il dare fideiussioni vuol dire, piaccia o non piaccia, ridurre il livello di indebitamento. Anche se lei mi dicesse che personalmente si fa garante di questa fideiussione a favore dell'Opera Pia Lotteri e che non si trasformerà in un ennesimo buco, mi permetterei a livello personale di dissuaderla dall'intraprendere quest'operazione perché, conoscendo abbastanza bene il caso dell'Opera Pia Lotteri, temo di doverle dire che questa fideiussione non farà altro che andare ad aumentare il coacervo di debiti che l'Opera Pia Lotteri ha maturato nel tempo e, quindi, un ulteriore debito che aumenterà le perdite.
Guardi, quello che lei dice non soltanto non riduce il problema, ma dà ulteriormente ragione al Consigliere Rossi.
grave che, nel caso dell'Opera Pia Lotteri, l'atteggiamento da lei preso sia preso a livello personale. In quest'Aula non c'è niente, pu piacere o meno, che si possa fare a livello personale se non quando si discute di leggi quando uno potrebbe esprimersi in dissenso con il suo Gruppo o con il suo partito, se è fortunato di averne uno. Non è il caso che mi riguarda ma il PD è un partito dall'eccezionale storia; molti partiti vivono, sono vissuti e restano. Purtroppo avevamo un partito che ci sembrava scarso, adesso abbiamo un partito che è scarso al quadrato, ma questo è un problema che affronteremo dal 27 marzo in poi.
Guardi che il fatto che lei dica "questo è il mio pensiero ed è un fatto personale", se fossimo in un altro momento, sarebbe stato giudizio sufficiente - ove qualcuno di una Giunta di centrodestra avesse detto qualcosa del genere - perché qualcuno di buon umore, dai banchi alla mia destra avrebbe esclamato: "Cacciatelo via!" Anzi, qualcuno dalla prima fila avrebbe detto: "Presidente Ghigo, perché continua a tenere un Assessore che si disgiunge dal resto della sua Giunta? Perché non gli revoca le deleghe e, se è consentito, non votiamo per le sue dimissioni?" Non c'è niente di personale in quello che lei fa all'interno della sua Giunta. Quindi, le attività da lei fatte, positive o negative, che lascio al giudizio di tutti, sono parte di un collettivo. Se la sua Giunta se ne frega... D'altronde, la presenza in quest'Aula è scarsa, c'è solamente l'Assessore Deorsola che sta aspettando l'esito di questa sera, perch come me, è tifoso del Chelsea; di quello che sta accadendo non gliene pu fregar di meno. È grave! Quello che lei dice è molto più grave di quello di cui l'ha già accusata il Consigliere Rossi.
Il fatto che lei, tranquillamente, non se ne renda conto, è ancor più grave.
Dopodiché, formalizzeremo, in qualche modo, insieme ai colleghi una forma di interpellanza per capire, avendo tutti i problemi del mondo all'interno della Regione e delle aziende di cui noi ci occupiamo direttamente, per quale razza di motivo ci dobbiamo occupare di una cosa di cui, a Dio piacendo, dovrebbe occuparsi - può essere il Ministro ombra, il leader del PD o il nuovo leader della destra - il soggetto Chiamparino.
Questa è una struttura evidentemente del Comune. Le sembra che non abbiamo abbastanza problemi in Regione? Oppure ci vuole dire la ragione vera per cui, con tutti i problemi che lei, come Assessore, e noi, come Regione abbiamo, dobbiamo occuparci del Comune? Glielo chiedo con calma, senza fretta. Tanto abbiamo ancora un anno da soffrire insieme.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Relativamente al punto 4) all'o.d.g. che reca: "Nomine", in base allo scrutinio effettuato, possiamo procedere alla proclamazione degli eletti.
Proposta di deliberazione n. 427 "A.S.F.I.M. Azienda Speciale della Camera di Commercio di Vercelli - Collegio dei Revisori dei Conti (Articolo 8 Statuto dell'Ente)" - Nomina di 1 membro effettivo e di 1 membro supplente" (Baucè/Moratto).
Proclamo nominati, in seno al Collegio dei Revisori dei Conti dell'A.S.F.I.M. Azienda Speciale della Camera di Commercio di Vercelli, i signori Baucè Eusebio, quale membro effettivo, e Moratto Marco, quale membro supplente.
Proposta di deliberazione n. 425 "Azienda Speciale della CCIAA di Cuneo "Centro Estero Alpi del Mare - Cuneo" - Collegio dei Revisori dei Conti (Articolo 9, Statuto dell'Ente) - Nomina di 1 membro effettivo in sostituzione del signor Marco Cerati" (Conte).
Proclamo nominato, quale membro effettivo, in sostituzione del signor Marco Cerati, in seno al Collegio dei Revisori dei Conti dell'Azienda Speciale della CCIAA di Cuneo "Centro Estero Alpi del Mare - Cuneo", il signor Conte Enrico.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Ordine del giorno n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e D'Ambrosio, inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino" (iscrizione all'o.d.g.) Ordine del giorno n. 1199 dei Consiglieri Bossuto, Clement, Dalmasso Barassi, Moriconi, Turigliatto, Cavallaro, Comella e Chieppa, inerente a "Incidenti presso l'Università di Palazzo Nuovo in Torino" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g. di due ordini del giorno: n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e D'Ambrosio inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino" n. 1199 dei Consiglieri Bossuto, Clement, Dalmasso, Barassi, Moriconi Turigliatto, Cavallaro, Comella e Chieppa, inerente a "Incidenti presso l'Università di Palazzo Nuovo in Torino" Come da prassi, proporrei di iscriverli all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente alle iscrizioni all'o.d.g.)


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta, da parte del Consigliere Cavallera, di una comunicazione della Giunta regionale relativamente ai costi dei controlli sui siti nucleari in via di smantellamento


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, sull'ordine dei lavori il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Prima c'era in Aula l'Assessore De Ruggiero. comunque, parlo alla Giunta, visto che è rappresentata.
Adesso, esaminando una lettera che era stata mandata dall'ARPA alla Regione, alla Provincia di Alessandria, alla Provincia di Vercelli, al Sindaco di Bosco Marengo, al Sindaco di Saluggia e al Sindaco di Trino, a fine gennaio, praticamente, con questa lettera cosa si dice? Si dice che i controlli sui siti nucleari in via di smantellamento costano mediamente 670 mila euro all'anno. Nel dettaglio è specificato quanto costa al comune di Saluggia, al comune di Bosco Marengo e al comune di Trino. Si vuole, tutto sommato, battere cassa alle Province e ai Comuni. Siamo tutti impegnati, in primis, la Presidente, a dire sì o no al discorso delle nuove centrali nucleari, però sarebbe bene interessarsi delle cose in essere. Credo che al di là di tutto, l'ARPA, probabilmente, è gravata da una penuria di mezzi, quindi posso capire il lancio della spugna da parte dell'ARPA, che chiede finanziamenti. Però, qui ci troviamo in una situazione delicata. Nel momento in cui un soggetto come la Sogin va a smantellare impianti con un certo impatto, i Comuni e gli Enti locali devono farsi carico dei costi dei controlli. Mi sembra il massimo dell'assurdo.
Se da un lato capisco la richiesta di fondi da parte dell'ARPA dall'altra non mi meraviglio che non ci sia stata ancora una reazione da parte della Regione e delle Province nei confronti dell'ARPA. Non voglio entrare nel merito perché non è questa la sede, tuttavia chiedo che venga fatta chiarezza sulla questione con una comunicazione. Ripeto, chiedo che sull'argomento venga fatta chiarezza, perché la questione del nucleare è centrale e irrompe nella vicenda regionale. Abbiamo però lo smantellamento della maggior parte dei vecchi siti nazionali, ma capite che il costo dei controlli non può assolutamente andare a carico degli Enti locali, anche se questi ricevono dei fondi straordinari sulla base di una legge. Quello è ovviamente, un indennizzo sui generis, definiamolo così o, comunque, un contributo per una diversa fase di sviluppo. Se costi ci sono, questi devono essere a carico dei possessori degli impianti da smantellare, a mio avviso. Non dico che chi inquina paga, ma chi provoca spese sul territorio... Oltretutto ogni cittadino italiano paga una delle vecchie lire per ogni chilowattora; sommando cinquanta o sessanta milioni di euro all'anno, credo che 600 mila euro per la vicenda possono anche uscire. Se poi si troverà il modo di parlarne, magari con una breve comunicazione in Consiglio in una prossima seduta, sarà un chiarimento utile per tutte le realtà comunali e consiliari della nostra regione.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame disegno di legge n. 598, inerente a "Modifiche all'articolo 49 della legge regionale 26 gennaio 2009 n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo in attuazione della normativa nazionale vigente ed interventi a sostegno della garanzia delle condizioni di sicurezza sulle aree sciabili, dell'impiantistica di risalita e dell'offerta turistica"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del disegno di legge n. 598, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Travaglini, relatore.



TRAVAGLINI Marco, relatore

Grazie, Presidente.
Recentemente abbiamo approvato una legge importante che disciplina le norme in materia di sicurezza negli sport invernali da discesa e da fondo.
Attuando, di fatto, a livello regionale, con una buona legge, quello che era già disciplinato con la legge nazionale sulla sicurezza sugli sci. La legge regionale, la n. 2 del 2009, intende disciplinare, nell'ambito dei principi contenuti nella normativa statale di riferimento, la gestione e la fruizione in condizioni di sicurezza delle aree sciabili, anche nello svolgimento della pratica non agonistica degli sport invernali.
La legge regionale, nell'ambito delle numerose disposizioni previste pone a carico dei gestori delle piste alcuni adempimenti, parte dei quali sono ricalcati dalle prescrizioni già delineate dalla normativa nazionale.
Al fine di consentire ai vari soggetti operanti nell'esercizio delle piste l'adeguamento graduale alle prescrizioni legislative è stata inserita, nel corpo dell'articolato, una disposizione transitoria che differisce a 180 giorni, per cui a sei mesi, a decorrere dall'entrata in vigore della legge, alcuni tra gli adempimenti previsti a carico dei gestori delle piste, fra i quali meritano di essere ricordati la nomina dei direttori delle piste, la delimitazione delle aree sciabili e l'adeguamento al modello di soccorso previsto dalle nuove disposizioni.
Non rientra, viceversa, nel differimento degli adempimenti posti a carico dei gestori delle piste, la stipulazione di un contratto di assicurazione dalla responsabilità civile (che era, lo voglio ricordare una delle cose più importanti e delicate), dell'obbligatorietà dell'assicurazione per incidenti nei confronti di terzi, che sono una percentuale bassa, ma sono anche una fonte di disagio non indifferente.
Questa esposizione, di fatto, non era chiaro che venisse posticipata a 180 giorni, come noi chiediamo che sia, ma entrava, se si leggeva la legge per come l'abbiamo votata, immediatamente in vigore. Mettendo, in questo caso, gli stessi gestori in forte situazione di difficoltà.
Considerando che l'immediata entrata in vigore di tale adempimento immediato a carico del gestore potrebbe apparire particolarmente gravosa specialmente nella parte in cui consente al gestore stesso l'inibizione dell'uso della pista in assenza di copertura assicurativa per danni causati dagli utenti, si ritiene opportuno rivedere la norma transitoria della legge n. 2 del 2009, posticipando a 180 giorni a decorrere dall'entrata in vigore della stessa l'adempimento descritto e anticipando conseguentemente, l'immediata applicabilità della norma che impone al gestore di provvedere agli interventi volti a garantire l'adeguato innevamento delle piste e l'agibilità delle medesime.
Interverranno anche altri Consiglieri nel presentare emendamenti, ma questa può essere l'occasione non soltanto per affrontare il tema specifico, ma anche per mettere a regime altri due o tre punti della legge soprattutto con i regolamenti successivi che dovranno essere emanati. Legge che ci consente non soltanto di affrontare il tema dell'assicurazione, ma anche altri argomenti che concordino sul fatto di avere operato unitariamente per una normativa e un impianto legislativo che è, forse, non dico il migliore in assoluto, ma sicuramente fra i migliori a livello nazionale. Successivamente, con l'entrata in vigore dei regolamenti rendere applicabile e fruibile, in tutte le sue articolazioni, la legge stessa. Grazie.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In merito all'articolato, credo non vi sia molto da aggiungere rispetto a quanto già illustrato dal relatore Travaglini. Volevo solo proporre al Consiglio quattro emendamenti che verranno presentati.
Certamente questa, essendo una legge organica, credo che negli anni o nei mesi avvenire necessiterà di alcune modifiche, come è normale che accada per una legge di settore, anche verificate le necessità o le eventuali modifiche da apportare. Ve ne sono alcune molto limitate che comportano problemi e nell'applicazione della legge e nella vita di tutti i giorni.
Vado brevemente ad illustrarli.
L'articolo 27 e il successivo articolo 28 prevedono sia per i mezzi meccanici e sia per chi intende spostarsi senza i mezzi meccanici, anche soltanto a piedi, che ciò non possa avvenire durante l'apertura degli impianti. Questo, ovviamente è un principio di buon senso. Noi abbiamo un numero - è vero - limitato, ma del quale dobbiamo tenere conto, di piemontesi che risiedono all'interno delle aree sciabili e che quindi, ai sensi della normativa - che certamente ha già apportato molti benefici soprattutto per quanto concerne i mezzi meccanici, perché il problema delle motoslitte è stato in qualche modo risolto - obbliga i residenti all'interno delle aree sciabili a non potersi muovere da casa loro dalle otto del mattino alle diciassette del pomeriggio.
Noi crediamo che si debba modificare la norma rimandando la loro attuazione a due provvedimenti di Giunta, uno all'articolo 27 e uno all'articolo 28, come già previsto al comma 9 dalla legge che abbiamo approvato.
Relativamente allo sci fuoripista, crediamo che sia opportuno inserire due parti; in primo luogo, abbiamo previsto che tutti coloro che operano in fuoripista (sci alpinismo, freeride o comunque in fuoripista) debbano essere muniti di pala, ARVA e sonda. Le Forze dell'Ordine, interpretando in modo puntuale (non voglio dire "restrittivo") la norma, hanno iniziato a multare qualche sciatore che, all'interno dell'area sciabile, faceva dei percorsi fuoripista che non sono, però, quelli che il legislatore ha inteso normare. Per cui, un emendamento intende inserire le parole "al di fuori delle aree sciabili" in modo che sia chiaro che intendiamo dotare di pala ARVA e sonda (come già oggi avviene ai sensi della legge) coloro i quali non sono all'interno del comprensorio sciabile.
In ultimo, tanto il CAI quanto il Soccorso Alpino e altre associazioni ci hanno fatto presente come, mentre il termine "sci alpinismo" sia assolutamente comprensibile, perché è un tipo di sport, il termine freeride sia di difficile interpretazione, perché può significare colui il quale con le ciaspole, va in ambienti liberi, così come chi si muove con gli sci di fondo o da escursionismo. Crediamo che sia opportuno demandare ad un regolamento che individui chi ha il dovere di portare con sé ARVA, pala e sonda, e chi no. Su questo bisognerà fare, poi, una distinzione, che competerà ad un provvedimento della Giunta, fra coloro i quali, con le ciaspole, fanno un percorso naturalistico di fronte alla loro abitazione per cui non c'è alcun pericolo di slavina o di valanga - da coloro che invece, li utilizzano facendo dello sport e delle ascensioni alpine.
Questi sono gli emendamenti che abbiamo inteso presentare: si tratta, a nostro avviso, di minuscole modifiche alla norma che, però, crediamo offrano la possibilità di risolvere qualche piccolo problema sorto dall'approvazione della norma oggi. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, procediamo con l'esame dei singoli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Vignale, Laus Clement, Travaglini: prima dell'articolo 1 del disegno di legge 598 è inserito il seguente articolo 01.
"Art. 01 (Modifiche all'articolo 27 della legge regionale 26 gennaio 2009 n. 2) All'art. 27, comma 4 della legge regionale 2/2009 dopo le parole "Ogni deroga al presente divieto è esclusivamente autorizzata in forma scritta dal gestore" è aggiunta l'espressione: "o individuata con successivo provvedimento della Giunta regionale da adottarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, sentita la commissione consiliare competente".
Il collega Vignale, nel suo precedente intervento, ha già dato conto della ragione per cui sono stati presentati gli emendamenti, peraltro condivisi dalla Giunta regionale.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato 1.
Il Consiglio approva.
Con quest'emendamento s'introduce, quindi, il nuovo articolo 1.
Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Vignale, Laus Clement, Travaglini: prima dell'articolo 1 del disegno di legge 598 è inserito il seguente articolo 02.
"Art. 02 (Modifiche all'articolo 28 della legge regionale 26 gennaio 2009 n. 2) All'art. 28, comma 8 della legge regionale 2/2009 dopo le parole "Nel caso in cui simili percorsi interferiscano con le piste da sci, l'autorizzazione è rilasciata dal Comune, previa concertazione con il gestore delle piste" l'espressione "e limitatamente agli orari di chiusura delle stesse" è sostituita dall'espressione "secondo quanto previsto dal provvedimento di cui al comma 9".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato 2.
Il Consiglio approva.
Con quest'emendamento s'introduce, il nuovo articolo 2.
Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Vignale, Laus Clement, Travaglini: Prima dell'articolo 1 del disegno di legge 598 è inserito il seguente articolo 03: Art. 03 (Modifiche all'articolo 30 della legge regionale 26 gennaio 2009 n. 2).
l. All'articolo 30, comma 2 della legge regionale 2/2009, dopo le parole "i soggetti che praticano lo sci alpinismo ed il freeride" è aggiunta l'espressione ", al di fuori dell'area sciabile".
2. Dopo il comma 2 dell'articolo 30 della legge regionale 2/2009 è aggiunto il seguente comma 3: "3. Le modalità di attuazione della previsione di cui al comma 2 sono stabilite dalla Giunta regionale con successivo provvedimento deliberativo sentita la commissione tecnico -consultiva di cui all'art. 11 e la commissione consiliare competente".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.
Il Consiglio approva.
Con quest'emendamento s'introduce, il nuovo articolo 3.
ARTICOLO 1 (che diventa articolo 4) Indìco la votazione palese sull'articolo 1 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 (che diventa articolo 5) Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Vignale, Laus Clement, Travaglini: Il titolo del seguente disegno di legge è sostituito dal seguente: "Modifiche all'articolo 49 della legge regionale 26 gennaio 2009, n. 2 (Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo in attuazione della normativa nazionale vigente ed interventi a sostegno della garanzia delle condizioni di sicurezza sulle aree sciabili, dell'impiantistica di risalita e dell'offerta turistica)".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4.
Il Consiglio approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Clement, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Noi, pur essendoci astenuti sul complesso della legge, valutiamo positivamente le modifiche apportate e quindi anche il provvedimento nel suo complesso.
Volevo solo segnalare una questione più procedurale che di contenuti.
Noi abbiamo fatto questo disegno di legge per una piccolissima modifica formale alla legge ed è passato in Commissione praticamente senza discussione. Si trattava di spostare una lettera.
Ci troviamo poi in Aula ad affrontare e a votare quattro emendamenti che non dico che vadano a stravolgere il disegno di legge, ma che apportano una serie di correzioni sulle quali abbiamo tutti convenuto.
Ritengo però che sarebbe più opportuno, se dovessero succedere altri casi di questo genere, sospendere un momento, riportare il tutto in Commissione e fare un minimo di discussione in Commissione.
Su questa vicenda abbiamo trovato un accordo e c'era la condivisione di tutti, ma ci possono essere altre vicende dove non è così, quindi è opportuno che la discussione si svolga in Commissione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 38 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Vignale di esaminare l'ordine del giorno n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e D'Ambrosio, inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino"


PRESIDENTE

In assenza della Vicepresidente Cotto, proporrei di omettere l'esame del punto 6) all'o.d.g.
Per la stessa situazione, proporrei di non procedere all'esame del punto 7), in assenza del collega relatore Robotti.
Sulla vicenda del punto 8), per alcune proposte di modificazione del Piano di tutela delle acque, mi pare sia ancora opportuno un passaggio istruttorio con le Amministrazioni interessate.
Proporrei, dando per letta la relazione, di passare all'esame del punto 9) all'o.d.g., inerente al testo unificato del disegno di legge n. 341 e della proposta di legge n. 328, "Integrazione delle politiche di pari opportunità di genere nella Regione Piemonte e disposizioni per l'istituzione di bilanci di genere".
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Chiediamo che venga iscritto all'o.d.g., possibilmente al punto precedente a quello che ha indicato, l'ordine del giorno che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

già iscritto. Intende richiedere un'inversione all'o.d.g.?



VIGNALE Gian Luca

Sì, ha ragione. Quindi, chiedo un'inversione e che diventi il punto 5) bis, in modo tale che si possa discutere e votare nella seduta di oggi.
Noi non siamo particolarmente interessati a fare su questo una lunga discussione, però ci pare doveroso che il Consiglio regionale si esprima su un atto e, visto che è anche un atto ripetuto, crediamo che su questo, come peraltro ha fatto il Consiglio comunale nella giornata di ieri, sia bene che il Consiglio regionale si esprima, così come sempre fa nei momenti in cui ci troviamo di fronte a situazioni di violenza.
Il nostro ordine del giorno è ovviamente modificabile, nel senso che noi l'abbiamo presentato e riteniamo che le cose corrette siano cose condivisibili da tutti, ma se vi fossero delle sottolineature differenti da fare, noi, salvo che non siano stravolgenti di quanto l'ordine del giorno prevede, siamo disponibili ad accoglierlo.
Ciò che ci preme, ed è per questo che chiediamo l'iscrizione, è che in qualche modo si condannino gli atti di violenza che sono avvenuti.



PRESIDENTE

Prego un momento di attenzione.
Procediamo con il punto 9) all'o.d.g. sul testo unificato del disegno di legge n. 341 e la proposta di legge n. 328, "Integrazione delle politiche di pari opportunità di genere".
Non ho risposto al collega Vignale, però da una consultazione dei Presidenti dei Gruppi mi pare si possa convenire di procedere con l'esame di questo punto all'o.d.g., della proposta di deliberazione sui movimenti migratori e sull'esame degli ordini del giorno a prima firma dei Consiglieri Vignale e Bossuto presentati in merito ai fatti accaduti ieri all'Università di Torino.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame testo unificato del disegno di legge n. 341 e della proposta di legge n. 328, inerente a "Integrazione delle politiche di pari opportunità di genere nella Regione Piemonte e disposizioni per l'istituzione di bilanci di genere"


PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame del testo unificato del disegno di legge n.
341 e della proposta di legge n. 328, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Diamo per letta la relazione, il cui testo recita: "Il Piemonte vanta una storia significativa nel campo del protagonismo femminile che conferma una tradizione culturale incline agli obiettivi di pari opportunità che si è consolidata nel tempo. Vale la pena di ricordare che in Piemonte sono nate importanti associazioni femminili, è piemontese la prima Consulta Regionale Femminile istituita in Italia, la prima Consulta delle elette istituita con legge regionale; è in Piemonte che nasce il 1° salone internazionale delle elette e delle Pari Opportunità; è il Piemonte la prima Regione in cui viene istituita la figura dell'animatrice di parità che interviene nell'ambito del Fondo Sociale Europeo, è la Commissione Pari Opportunità del Piemonte l'unica istituzione di parità in ambito nazionale ed europeo che interviene per proporre modifiche ed integrazioni in un'ottica di genere nella fase di consultazione sul "Libro Bianco sulla governance" adottato dalla Commissione Europea.
Il nuovo Statuto della Regione Piemonte ha, per la prima volta, dato rilievo statutario alla materia delle pari opportunità tra uomini e donne attraverso la previsione dell'articolo 13, contenuto nel Titolo I dedicato ai principi fondamentali, nonché inserendo una norma, all'articolo 93, che disciplina il ruolo e le modalità di istituzione della Commissione per le pari opportunità tra donne e uomini e una norma all'articolo 38 che istituisce e definisce le funzioni della Consulta regionale delle elette.
proprio per dare concreta attuazione all'articolo 13 che nasce l'esigenza di dotare la Regione Piemonte, prima in Italia, di una legge organica sulle pari opportunità di genere che contenga la specificazione dell'obiettivo più generale contenuto nello Statuto che prevede che la Regione operi per "rimuovere(...), ogni ostacolo che impedisce la piena parità nella vita sociale, politica, culturale ed economica".
In questi anni, la Commissione europea ha stimolato gli Stati membri a tutti i livelli istituzionali, affinché dessero concreta attuazione ai principi contenuti nei Trattati e nella Carta dei principi fondamentali dell'Unione ed è giunta a promuovere l'adozione di una decisione del Parlamento e del Consiglio che istituisce nel 2007 l'anno europeo delle pari opportunità per tutti, prendendo le mosse proprio dall'esperienza maturata nell'ambito delle pari opportunità di genere.
Ma ancora una volta, in quella decisione le istituzioni comunitarie hanno ribadito con forza la necessità di rispettare il gender mainstreaming. All'articolo 4, infatti, si precisa che "l'anno europeo tiene conto dei diversi modi in cui donne e uomini subiscono discriminazioni fondate sulla razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o l'orientamento sessuale".
Le donne sono, infatti, spesso, oggetto di doppia discriminazione: razza o origine etnica e genere, religione o convinzioni personali e genere, handicap e genere, età e genere.
La discriminazione di genere ha quindi una sua specificità che attraversa e può combinarsi con tutte le altre forme di discriminazione.
Con questa ratio sono stati definiti i contenuti del presente disegno di legge. La parità tra i sessi, infatti, non è ancora raggiunta, molte sono le cause di discriminazione anche multiple che colpiscono le donne, ed è proprio per questo che è importante guardare al tema delle pari opportunità per tutti, con una lente che consenta di vedere e tenere conto della dimensione di genere all'interno di tutte le forme di discriminazione.
Accanto al disegno di legge n. 304 più generale e di principio contro tutte le discriminazione, è quindi più che mai attuale riaffermare, in una legge organica, la specificità delle discriminazioni di genere e definire una quadro ampio di azione che permetta alla Regione Piemonte di operare per un effettivo riequilibrio della partecipazione femminile alla vita politica, sociale, culturale ed economica.
Pur in mancanza di una legge regionale specifica (ad eccezione della legge 46/86 istitutiva della Commissione Pari Opportunità), la Regione Piemonte in questi anni ha promosso e attuato iniziative volte a sostenere la parità di genere in tutti i campi, attraverso le risorse del Fondo Sociale Europeo.
Con la presente legge si vuol mettere a sistema interventi finora sostenuti solo con i fondi comunitari e con il cofinanziamento ministeriale e regionale all'interno del POR.
Le modalità di azione proposte dal presente disegno di legge ricalcano quanto indicato in questi anni dalla Commissione europea e ribadito ancora nella Road map per la parità tra donne e uomini 2006 - 2010 e prevedono un approccio duale: provvedimenti specificamente dedicati alle donne per rimuovere situazioni persistenti di discriminazione diretta o indiretta da un lato e parallelamente un'azione trasversale di integrazione sistematica delle priorità e dei bisogni rispettivi di uomini e donne in tutte le politiche e le azioni di carattere generale (mainstreaming di genere).
Il presente progetto di legge contiene una serie di norme riguardanti: la lettura di genere del bilancio regionale al fine di attuare e valutare le politiche secondo l'impatto che possono avere rispettivamente sulle donne e sugli uomini la predisposizione di un rapporto annuale sulla condizione femminile in Piemonte, nel quale siano rappresentati tutti gli aspetti della partecipazione delle donne alla vita familiare, politica, sociale culturale, economica della Regione. Il rapporto potrà essere il punto di partenza per analizzare a fondo i bisogni ai quali rispondere con progetti concreti al fine di realizzare la parità sostanziale tra i sessi la previsione di una comunicazione istituzionale attenta alle tematiche di pari opportunità che promuova il superamento degli stereotipi di genere attraverso tutti gli strumenti della comunicazione istituzionale, anche in quegli ambiti che sembrano più neutri o lontani dalla tematiche in questione le statistiche di genere attraverso la disaggregazione per sesso di tutti i dati che siano il risultato di attività svolta direttamente dagli Uffici regionali o che si tratti di attività finanziate dalla Regione stessa.
Di seguito s'illustra articolo per articolo il testo del disegno di legge.
L'articolo 1 (principi e finalità), richiama le norme internazionali europee e nazionali in materia di pari opportunità e non discriminazione fondata sul genere ed esplicita l'obiettivo generale dell'azione della Regione Piemonte indicato all'articolo 13 dello Statuto, specificando che la Regione intende operare affinché: le politiche e gli interventi messi in atto sia in via legislativa che amministrativa favoriscano il superamento di ogni discriminazione diretta o indiretta ancora esistente nei confronti delle donne venga rafforzata la condizione femminile venga incrementata la partecipazione delle donne alla vita politica economica, sociale, culturale e civile.
Il richiamo alle norme internazionali fa esplicito riferimento alla Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) ratificata dall'Italia il 10 giugno 1985. La CEDAW è stata adottata nel 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, definisce gli elementi che costituiscono discriminazione nei confronti delle donne e stabilisce un'agenda per combattere la discriminazione a livello nazionale.
Tra le norme comunitarie si ricordano: il Trattato che istituisce la Comunità europea (modificato dai trattati di Amsterdam e di Nizza) che all'articolo 13 impegna le istituzioni comunitarie per combattere le discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap l'età o l'orientamento sessuale l'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea invece sancisce il principio della parità tra uomini e donne in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro e di retribuzione e ribadisce la legittimità di azioni positive a favore del sesso sottorappresentato.
L'articolo 2 (obiettivi specifici) contiene una serie di obiettivi che specificano ulteriormente l'obiettivo generale contenuto all'articolo 1 e definiscono gli ambiti di intervento della Regione in materia di pari opportunità: dalla sensibilizzazione e promozione di una cultura di pari opportunità, al mainstreaming di genere in tutte le politiche, passando attraverso una serie di obiettivi specifici intermedi che riguardano tra gli altri il riequilibrio della rappresentanza in campo politico ed economico, la condivisione delle responsabilità familiari, l'empowerment delle donne migranti, la promozione dell'imprenditorialità femmine l'integrazione delle tematiche di genere in tutti i livelli dell'istruzione e della formazione, la prevenzione e la lotta alla violenza di genere, ecc.
Questi obiettivi specifici ricomprendono gli ambiti di intervento prioritari proposti dalla Commissione europea nella Road map for equality between women and men 2006-2010 SEC(2006) 275 in cui viene sottolineata la necessità di accelerare i progressi verso la parità tra donne e uomini e rafforzare l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche.
La Commissione pone particolare attenzione alla necessità di: realizzare una pari indipendenza economica per le donne e gli uomini; favorire l'equilibrio tra attività professionale e vita familiare; promuovere la pari partecipazione delle donne e degli uomini al processo decisionale eliminare la violenza basata sul genere e la tratta di esseri umani eliminare gli stereotipi di genere nella società.
L'articolo 3 (bilancio di genere) prevede l'adozione del bilancio di genere come strumento per misurare l'impatto di tutte le politiche dell'Ente su uomini e donne.
Il bilancio di genere è, infatti, uno strumento molto importante da sperimentare e mettere a regime, che si basa sul presupposto che nessuna decisione di politica economica si può definire neutrale rispetto al genere poiché donne e uomini hanno bisogni diversi e occupano ruoli diversi all'interno del sistema economico. L'analisi approfondita dell'impatto dell'utilizzo delle risorse di un Ente Pubblico sui/sulle cittadini/e garantisce, infatti, un maggiore grado di trasparenza sull'utilizzo delle risorse stesse e quindi un maggiore grado di democraticità.
Lo stesso articolo prevede inoltre l'adozione di misure per favorire la diffusione del bilancio di genere tra gli enti locali piemontesi in modo che la definizione di politiche gender sensitive diventi sistematico e strutturale a tutti i livelli istituzionali e quindi in tutte le politiche a seconda delle competenze stabilite dalla Costituzione italiana.
L'articolo 4 (statistiche di genere) prevede di disaggregare tutti i dati per sesso sia per le statistiche prodotte direttamente che per quelle finanziate dalla Regione Piemonte. L'obiettivo è quello di ottenere che per tutte le materie vi siano dati distinti per sesso in modo che non vi siano decisioni a priori sul differente impatto sui genere di ciascuna materia analizzata.
L'articolo 5 (comunicazione istituzionale) prevede di integrare la prospettiva di genere in tutta la comunicazione istituzionale della Regione e in tutti le azioni di comunicazione finanziate dalla Regione Piemonte; di valorizzare il ruolo della donna e di rappresentare i ruoli maschile e femminile in modo da contrastare gli stereotipi.
L'articolo 6 (risorse umane) richiama una riflessione già avviata da tempo all'interno della Regione Piemonte e prevede che la Regione persegua una politica di pari opportunità tra uomini e donne nell'organizzazione del personale e nello sviluppo delle carriere. Per questo prevede, analogamente a quanto disciplinato per le amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, le province, i comuni e gli altri enti pubblici non economici, dall'articolo 48 del DLGS 11 aprile 2006, n. 198 Codice delle pari opportunità tra uomo e donna, l'adozione di un piano di azioni positive tendenti ad assicurare la rimozione degli ostacoli che, di fatto impediscono la piena realizzazione di pari opportunità di lavoro e nel lavoro tra uomini e donne.
L'articolo 7 (misure attuative, monitoraggio e valutazione) prevede che alla legge sia data attuazione con provvedimenti specifici e attraverso azioni di mainstreaming di genere. Un'altra importante previsione contenuta nel secondo comma dell'articolo 7 è l'azione di monitoraggio e valutazione sullo stato di attuazione della legge, che consentirà di definire politiche specifiche sempre più puntuali con riferimento ai risultati conseguiti o alle difficoltà incontrate per raggiungerli.
L'articolo 8 (rapporto annuale sulla condizione femminile) prevede la collaborazione con l'IRES, Istituto di ricerche economico sociali del Piemonte - e con le istituzioni di parità regionali per la redazione di un rapporto annuale sulla condizione femminile che tenga conto di tutti gli aspetti della partecipazione delle donne alla vita familiare, sociale politica, economica, culturale e civile, sulla base di indicatori e strumenti di raccolta e di presentazione dei dati e delle informazioni che rendano i risultati confrontabili a livello regionale, nazionale ed europeo.
L'articolo 9 (erogazione di contributi) prevede che la Regione Piemonte per attuare gli obiettivi della legge, possa erogare contributi.
L'articolo 10 (Norma finanziaria) individua i meccanismi finanziari predisposti per l'attuazione del presente provvedimento.
Relazione tecnico-finanziaria Le disposizioni del presente disegno di legge non prevedono particolari oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale, trattandosi di un provvedimento che non aggiunge ulteriori spese ma definisce le modalità di utilizzo delle risorse iscritte nell'unità previsionale di base (UPB) n. 15111 (Formazione professionale, Lavoro, Osservatorio del Mercato del lavoro - Titolo I - Spese correnti) sui capitoli n. 12656 e n. 14279".
Prego procedere con la distribuzione del testo a tutti i Consiglieri.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per carità, è un lavoro fatto dalla Commissione, però ritengo si siano messe insieme due leggi che non abbiano molto a che fare con loro o meglio, essendoci un disegno di legge più corposo e importante presentato dalla Giunta regionale, relativamente alle politiche di pari opportunità di genere e quant'altro, mi sembra che mettere insieme gli articoli 1 e 2 al resto della legge strida un po', soprattutto in riferimento alla norma finanziaria.
Faccio una premessa: credo sia una legge inutile per due motivi.
Innanzitutto, non ritengo necessario che una Regione legiferi per dire ad un Ente locale in che modo redigere il bilancio di genere, perché rientra nella sua autonomia decidere di fare il bilancio di genere.
Rilevo che in particolar modo l'articolo 2 si prefigge degli obiettivi senz'altro nobili, in gran parte condivisibili, però vorrei che qualche collega del centrosinistra, o la Giunta, mi fornisse una spiegazione in ordine all'elenco di obiettivi, che essendo molto lungo non leggo interamente.
Risulta difficile comprendere come sia possibile favorire l'equilibrio tra attività lavorativa e vita familiare; promuovere la paritaria partecipazione delle donne nei luoghi di decisione; sostenere progetti per la promozione delle pari opportunità; sostenere iniziative volte a promuovere la formazione di alto livello sulle pari opportunità; sostenere l'imprenditoria femminile; promuovere iniziative volte a conseguire gli obiettivi di Lisbona in tema di occupazione, eliminare la disparità retributiva tra uomini e donne, favorire l'accesso delle donne a posti di direzione e responsabilità nei luoghi di lavoro; promuovere e sostenere azioni volte a prevenire la violenza fondata sul genere e la tratta delle donne; promuovere e sostenere iniziative che valorizzano le donne migranti promuovere e sostenere iniziative volte a superare gli stereotipi di genere, se in realtà stanziamo 300 mila euro, sostanzialmente finalizzati alle amministrazioni locali o associazioni che realizzano sperimentazioni o buone prassi volte a concretizzare il principio di pari opportunità tra uomini e donne.
Fondamentalmente, è un ordine del giorno che costa 300 mila euro, che è troppo per un ordine del giorno, ma è assolutamente poco per una legge.
Dopodiché, se la maggioranza si accontenta di votare un tale ordine del giorno, lo faccia. Noi non procederemo in tal senso non perché non condividiamo i principi previsti in questa legge; come abbiamo detto in altri casi - penso in modo particolare alla legge presentata da Libera, poi modificata dal Consiglio, per il contrasto delle attività di stampo mafioso l'enunciazione di principi così importanti necessita di iniziative e soprattutto, di risorse adeguate.
Ricordo che buona parte delle indicazioni di cui all'articolo 2 sono previste all'interno dello Statuto della Regione Piemonte. Quindi, in relazione a quella disponibilità economica, mi domando, a legge approvata cosa cambierà per le politiche di pari opportunità di genere nella Regione Piemonte. Nulla, magari assegneremo qualche contributo per la stesura dei bilanci di genere, ma credo verrà ricordata come una delle norme, se votata, più inutile di questa legislatura.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Su questa legge esprimo un giudizio diverso da quello testé esposto dal collega Vignale. Questa è una legge che definisce principi, finalità e obiettivi, poi declina nei vari articoli come il loro raggiungimento possa avvenire attraverso azioni non esclusivamente finanziabili dalla norma finanziaria. Assegna alla responsabilità dell'intera Giunta regionale la messa in atto di una serie di azioni e comportamenti - penso, per esempio all'articolo 7 sulla comunicazione istituzionale o all'articolo 6 sui lavori di ricerca statistica prodotti dagli ufficio regionali o alla politica del personale - che siano attenti alla valorizzazione delle risorse umane femminili e alla realizzazione delle pari opportunità di genere all'interno della complessa macchina costituita dal personale alle dipendenze regionali.
Quindi, non è una legge che preveda azioni innovative in quanto tali che richiedano risorse ad hoc; è una legge che prevede di utilizzare le risorse che già vengono impegnate, rivolgendo attenzione affinch quest'impiego di risorse consenta di raggiungere gli obiettivi e di perseguire le finalità indicate dalla legge.
Analogamente, ritengo estremamente importante la parte relativa al bilancio di genere. Quest'anno, la Regione ha redatto il bilancio sociale e nella presentazione l'Assessore e Vicepresidente Peveraro ha precisato come tale strumento, di fatto, sia l'unico che consenta una valutazione delle politiche, mentre il bilancio normale consente una rendicontazione della spesa. Ebbene, il bilancio di genere consente una rendicontazione della spesa e una valutazione delle politiche, avendo come punto di osservazione la ricaduta delle politiche e delle risorse impiegate per la realizzazione delle medesime sulla ripartizione di genere tra i cittadini piemontesi.
Fare un'operazione di questo genere è assolutamente indispensabile, se si vuole ragionare in termini di pari opportunità. Se noi scoprissimo, ad esempio, che la Regione eroga risorse per il trasporto pubblico piuttosto che per l'impiantistica sportiva, piuttosto che per altre attività utilizzate per l'80% da un genere e per il 20% dall'altro genere, avremmo un bilancio di genere che ci illustra chiaramente che la ricaduta delle risorse che sono state impiegate non è nei confronti di tutti i cittadini piemontesi allo stesso modo, ma è sul 20% dei cittadini piemontesi, c'è una ricaduta sull'80% o viceversa.
Questo consente di fare una valutazione attenta delle politiche. Mi rendo conto che quanto stiamo considerando è un po' al di fuori dell'attenzione con la quale solitamente si seguono queste leggi e si seguono le questioni del bilancio. Però, vi assicuro, colleghi e colleghe che il bilancio di genere consente veramente una trasparenza nell'utilizzo delle risorse pubbliche analoga, più o meno, a quella del bilancio sociale ma con un'attenzione particolare agli aspetti di genere e, quindi, alle pari opportunità.
Sarebbe molto triste constatare che, di tutto il nostro lavoro e del lavoro della Giunta, c'è, nell'insieme della società piemontese, una parte che ne riceve un grande beneficio e una parte che ne riceve in misura molto minima. Questo lo si può vedere soltanto se noi valutiamo l'impatto che le politiche hanno, differenziando i fruitori delle risorse in base al loro genere.
Per questo motivo ritengo che questa legge sia una legge di principi ma questa legge di principi, proprio perché è tale, introduce degli elementi di forte responsabilità. Nella clausola valutativa riteniamo che il Consiglio abbia il compito di valutare, non soltanto in capo all'Assessore Manica, in quanto Assessore alle pari opportunità, bensì in capo all'intera Giunta, perché molti degli articoli contenuti in questa legge non riguardano l'attività specifica dell'Assessore Manica, ma sono sicuramente trasversali rispetto all'intera Giunta per una realizzazione di politiche che siano effettivamente paritarie nei confronti di tutta la società piemontese che, com'è noto, è fatta dal genere maschile e dal genere femminile. Grazie.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
La parola al Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Credo che sia un po' singolare che si vada avanti non essendo presente la relatrice, la Consigliere Spinosa. Comunque...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega, ma abbiamo chiesto l'assenso della collega impegnata in missione per conto del Consiglio regionale insieme al collega Leo. È impegnata nella battaglia per i diritti umani e ha già dato, da questo punto, la massima disponibilità.
Per le emergenze del Tibet e gli eventi di questi giorni, abbiamo dato incarico ai nostri colleghi ad occuparsi fattivamente della questione.



CAVALLERA Ugo

Noi conosciamo il ruolo del relatore sui provvedimenti e, tanto più, in un provvedimento come questo che va esaminato sotto diversi profili.
Devo dire che, adesso ho sfogliato il testo, credo che possono sorgere una serie di perplessità, non nel merito, non negli obiettivi di fondo e nei principi che qui vengono affermati e su cui, ovviamente, le parti politiche concordano. Richiamo anche l'opera del Ministro delle Pari Opportunità a livello nazionale che, recentemente, si è espressa in occasione dell'8 marzo. Quindi, sgombro subito il campo da una divergenza sui principi e sugli obiettivi.
Devo dire che le perplessità sono dal punto di vista del confezionamento del testo, a proposito di un'eccessiva genericità del provvedimento. È indubbiamente una legge messaggio, un provvedimento che ha nelle prime parti degli obiettivi di tipo generalista. Se fossimo noi lo Stato o l'Unione Europea, nell'insieme potremmo, in qualche modo, cercare di attuare quello che qui si dice. Quando abbiamo come obiettivo quello di cambiare la società, capite che se, ovviamente, vogliamo concorrere a determinate evoluzioni, dobbiamo averne la possibilità.
D'accordo che bisogna volare alto per poi raggiungere risultati ad altezza inferiore, però credo che le nostre leggi regionali dovrebbero soprattutto, incidere su quelle competenze più dirette ed effettivamente gestibili, in modo da poter poi valutare quello che fa o non fa l'Amministrazione regionale. È chiaro che in tanti settori, di leggi di questo tipo ne possiamo fare molte, ma poi diventa difficile misurare i risultati.
Quindi, personalmente, sono un po' incerto, quasi imbarazzato, perch da un lato occorrerebbe un'opera di rimeditazione del testo per renderlo più pregnante e più immediatamente incidente su determinate questioni che magari si possono ritenere prioritarie; dall'altro, c'è la preoccupazione che, nel momento in cui uno solleva le questioni e svolge qualche critica non vorrebbe assolutamente essere frainteso.
Quindi, condivido le preoccupazioni che prima aveva esposto il collega Vignale. Ovviamente, valuteremo quale potrebbe essere l'atteggiamento del nostro Gruppo perché, indubbiamente qui ci sono delle velleità. Vedremo fra un anno o due anni quanto abbia inciso nella nostra realtà. Credo che, per fortuna, all'interno dell'Ente Regione, determinate questioni in termini di equilibrio tra uomini e donne, opportunità di carriera e non, valutazioni obiettive siano state, da parte delle amministrazioni che si sono susseguite, compresa quelle in carica, non dico risolte ma considerate abbastanza positivamente rispetto ad altre realtà lavorative. Quindi, già questo, a mio avviso, in qualche modo, prefigura un'osservazione in ordine al proliferare del bilancio sociale.
Vi è stata la presentazione del bilancio sociale della Regione, adesso c'è il bilancio di genere, fra un po' ci sarà anche il bilancio ambientale.
Occorre un approccio un po' diverso per introdurre alla contabilità ambientale e per andare a vedere quando si pone una scelta, cercare di internalizzare nel bilancio della Regione tutti i costi, compresi quelli a venire, ad esempio, il caso del nucleare. Le grosse accuse che vengono dal mondo ambientalista quali sono? Voi non considerate il prezzo dell'energia che è bassissimo, e non considerate lo smaltimento delle scorie, che durerà nei decenni, se non nei secoli.
Dobbiamo modificare la legge n. 7 di contabilità regionale, altrimenti è chiaro che diventa un'esercitazione integrativa. Dobbiamo crederci veramente e introdurre, nella contabilità regionale, dei metri univoci di misura delle entrate, delle uscite e del loro impatto sulla realtà altrimenti moriremo di proliferazione di bilanci. Già il nostro bilancio quello di competenza, di cassa, dei residui, pluriennale e annuale - ha già tutta una serie di chiavi di lettura molto difficoltose. Se c'è un osservatorio che ha anche un'implicazione contabile sulle ripercussioni dal punto di vista del genere di tutti i nostri interventi, allora ha un senso e si può dire a posteriori che si sono valutate determinate cose.
Per me bilancio di genere vorrebbe dire fare entrare effettivamente metri univoci di misura nella nostra contabilità, magari non in tutto, ma in parte, dove è possibile, in tutte le aree contabili e operative che su cui possiamo incidere direttamente. Altrimenti ci accontentiamo di lanciare una serie di messaggi, dopodiché siamo punto e a capo. Non so se sono riuscito a rendere l'idea.
O abbiamo una normativa più pregnante, altrimenti rischiamo di avere un pannicello caldo, oppure articoli che lanciano dei messaggi sperando che poi qualcuno li raccolga e li attui.
Ho ritenuto opportuno esternare in quest'aula anche le mie valutazioni proprio per invitare ad una riflessione e vedere se non si possa rimeditare il testo, magari "asciugandolo" e rendendolo più pregnante e più incisivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Brevemente, perché molti concetti sono stati espressi dal Consigliere Cavallera. Non faccio parte dell'VIII Commissione, quindi per me è stata una novità leggere il testo di questo provvedimento. La perplessità di fondo è che sembra una legge solo di principio, forse non era il caso fare un disegno di legge. Si poteva, eventualmente, operare attraverso una semplice delibera di indirizzo della Giunta regionale. Secondo me, c'è il rischio di creare forse eccessiva aspettativa, al di là della bontà del contenuto che, in gran parte, si può anche, in linea teorica, condividere.
Tuttavia, è nell'applicazione concreta che si rischia di creare delle illusioni sia presso quell'ambito dell'opinione pubblica più sensibile a queste tematiche e, nello stesso tempo, di creare imbarazzo e difficoltà agli stessi Enti locali e alle stesse amministrazioni pubbliche che volessero, in qualche misura, applicare la legge.
Diciamo sempre che dobbiamo delegificare e fare meno leggi, ma in questo caso forse abbiamo scelto la strada opposta. Si poteva incentivare dare un indirizzo di politica regionale attraverso una semplice delibera di Giunta, invece si è voluto usare lo strumento legislativo. Non sempre siamo coerenti di fronte ai cittadini che ci invitano a sfornare meno leggi perché ce ne sono troppe, e di farle possibilmente più comprensibili.
L'altra mia perplessità è mirata, in particolare, all'articolo 4 dove si dice: "La Regione, entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, incentiva gli Enti locali ad adeguare i propri bilanci alle finalità di cui all'articolo 3".
Ripeto, non facendo parte di questa Commissione, sicuramente alcuni passaggi mi sono poco comprensibili. Sta il fatto che, da una prima lettura e poi collegandola all'articolo 11, parrebbe che una certa quota di risorse vengano spese per sperimentare o realizzare sperimentazioni o buone prassi a concretizzare i principi di cui si ispira la legge.
Come diceva il Consigliere Cavallera, o modifichiamo la legge di bilancio della Regione e degli Enti locali, allora si inseriscono alcuni elementi per realizzare concretamente una politica di pari opportunità.
Oppure c'è il rischio che, parallelamente alla redazione del bilancio di contabilità pubblica e regionale degli Enti locali, si facciano delle esercitazioni contabili e politiche di altro tenore, che concretamente non producono alcun risultato, se non quello di utilizzare delle risorse che non hanno una finalità precisa e, soprattutto, una ricaduta concreta.
C'è il rischio di fare delle esercitazioni politiche e contabili buttando via semplicemente dei soldi. Come abbiamo detto, sarebbe più opportuno rimeditare questa iniziativa, scegliere magari un altro strumento, se vogliamo mantenere l'impostazione generalista e, per forza di cose, abbastanza teorica: utilizzare, anziché lo strumento legislativo quello deliberativo.
Oppure, per entrare più nel merito, sarebbe forse stato meglio inserire alcuni elementi di questo progetto di legge all'interno di una riforma della legge di bilancio regionale e, più in senso lato, di una riforma della legge di contabilità degli enti pubblici.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Molto velocemente perché concordo molto con le considerazioni sollevate prima di me dalla Consigliera Pozzi.
Penso che questa sia una legge importante, è una legge dove vengono indicati una serie di principi, anche importanti e alti, ma è anche una legge molto concreta. Penso che il bilancio di genere sia uno strumento importante per fare in modo che le politiche di genere, che quindi la piena attuazione delle pari opportunità di genere all'interno della Regione Piemonte, possano avere effettivamente luogo, ovviamente, se lo strumento viene ben attuato ed usato, quindi non deve diventare solo uno strumento finalizzato ad operazioni contabili. Nello spirito in cui è stato inserito all'interno di questa legge, il bilancio di genere può essere uno strumento importante per la Giunta, ma anche per l'intero Consiglio, e per l'intera comunità piemontese per andare, da una parte, a verificare quali sono effettivamente, le politiche di pari opportunità che la Regione mette in campo e, dall'altra, rivedere e ridimensionare le politiche per promuovere le pari opportunità di genere all'interno della Regione Piemonte.
Quando parliamo di pari opportunità, non pensiamo tanto a grossi investimenti da un punto di vista economico, le pari opportunità non si realizzano con grossi investimenti. La pari opportunità si realizzano, da una parte, con una grossa operazione culturale e di rimessa in discussione delle politiche che noi attuiamo, dall'altra dotandoci di strumenti che ci permettano di valutare nel concreto quali siano le ricadute reali sulla vita delle donne e degli uomini della nostra regione, ovviamente con un'attenzione particolare e precisa rispetto a quelle che sono le ricadute sui due generi. Penso, dunque, che questo strumento possa essere importante per modificare e valutare le politiche che quotidianamente attuiamo.
Parliamo spesso, in senso generale, di "politiche della Regione", ma non andiamo mai a verificare quanto siano reali le ricadute sugli uomini e sulle donne. Questo può essere uno strumento importante in tal senso e non penso che andare a rivedere le norme di stesura del bilancio possa servire a dare delle risposte e a fare delle valutazioni in questo senso.
In questo momento, per attuare davvero delle politiche serie in questa direzione, credo che occorra una lettura particolare dei dati di bilancio perché non si tratta, infatti, di "bilancio particolare"- che ci permetta di leggere quella che è la realtà e di sviluppare politiche positive in tal senso.
Ed è proprio in tal senso che ritengo che lo strumento del bilancio di genere sia importante e indispensabile.
Mi auguro che non solo la Regione si doti di questo strumento, ma che la visione del "genere" - e quindi il bilancio di genere - diventi uno strumento che tutte le amministrazioni locali tengano presente e attuino al proprio interno. Perché mi sembra che sia l'unico modo per verificare davvero quali sono le ricadute delle politiche che noi attuiamo...
Lo stesso penso rispetto al bilancio ambientale, che è un altro elemento importante.
Troppo spesso la genericità delle politiche non va a cogliere una serie di differenze e di esigenze legate al genere o all'ambiente (visto che il Consigliere Cavallera faceva riferimento anche al bilancio ambientale).
Penso che debbano essere utilizzati degli strumenti specifici proprio per riuscire a dare delle risposte in positivo.
Mi sembra che questa proposta di legge sia molto importante ed opportuna. Ovviamente, contiene una serie di principi: spesso non servono soldi per attuarli, ma occorre avere degli strumenti che ci permettano di leggere la realtà e ci serve un cambio culturale che si ottiene non soltanto con i soldi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Solo poche parole per concordare sul fatto che questa sia una legge di principi e di indirizzi.
Vorrei solo ricordare, per esperienze vissute nel corso della vita, che per una vera uguaglianza dei generi sarà necessario lavorare ad esempio su due di quei punti contenuti nell'articolo 8 (punti b e d). Perché dico questo? Magari sarò sfortunato e avrò incontrato nella mia vita persone altrettanto sfortunate, ma ho potuto appurare che il reinserimento delle lavoratrici madri non è un dato di fatto così semplice; non è vero che le donne, dopo la gravidanza, rientrano al lavoro con le stesse prerogative con cui sono state messe in aspettativa.
Non solo. Occorre anche rilevare che esiste una differenza tra donne e donne: per alcune, facendo un certo tipo di lavoro, il reinserimento è facilitato, per altre, invece, è più difficoltoso. Se pensiamo, quindi, ad una politica di uguaglianza, la strada che dobbiamo percorrere è ancora lunga.
Inoltre, quando pensiamo alle donne, dobbiamo soffermarci anche sulle difficoltà che incontrano nella vita di tutti i giorni, nel "combinare" la loro attività lavorativa esterna con quella interna. Anche sotto questo punto di vista credo che sia riscontrabile una differenza tra le stesse donne.
Sono favorevole a questa legge e la considero un auspicio affinché si possa, tutti insieme, riuscire a fare dei passi per la vera uguaglianza delle donne.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Intervengo in dichiarazione di voto, anche per puntualizzare una posizione di carattere generale che varrà per tutti gli articoli, per cui tranquillizzo tutti che non interverrò ulteriormente.
Quando si diceva che si condividono i principi, ma a nostro avviso andrebbero ridefiniti gli obiettivi raggiungibili nel tempo, soprattutto nella parte dispositiva e nelle definizione riguardanti il bilancio di genere, e si prefigurava la possibilità di introdurre questi principi e queste normative all'interno della legge n. 7 (quella che regola la materia del bilancio nella nostra Regione), si voleva solamente riclassificare come importanza queste norme e non avere un approccio di tipo contabile finanziario. Ma è chiaro che questo è un approccio di tipo politico, di politica in generale, di politica dell'istituzione Regione, degli Enti locali in particolare e, naturalmente, di politica di bilancio, come recitano alcune lettere dell'articolato che stiamo votando, a cominciare dall'articolo 1.
Penso che nessuno si opporrebbe ad una deliberazione per istituire una regolamentazione di un osservatorio che guidi l'Amministrazione (non solo regionale) nelle scelte, per avere una chiave di lettura in termini di genere, così come ce l'abbiamo anche dal punto di vista sociale, delle nostre partite di bilancio.
Sotto questo profilo, dal punto di vista della delegificazione e della convergenza su uno strumento operativo, non avrei dubbi, anche perché il meccanismo si potrebbe poi adattare, in termini decisionali, in modo più efficace.
Nel momento in cui solleviamo qualche osservazione sotto il profilo del pragmatismo e della operatività, veniamo subito tacciati. Come avevo precisato già nel mio primo intervento, nel momento in cui si interviene su questa materia, c'è il pericolo di essere fraintesi.
A questo punto, da parte nostra, penso che non ci sia che una soluzione: quella di partecipare alla discussione sul provvedimento (è chiaro che abbiamo anche noi delle osservazioni da fare) per poi andare verso una presa di posizione di mera presenza e non di partecipazione al voto, perché abbiamo avuto la controprova che solamente a sollevare un'osservazione si viene subito tacciati di essere contro questo strumento.
Non è questa, invece, la ragione del nostro intervento. Non è questo il nostro stato d'animo, né il nostro obiettivo politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Intervengo per dichiarazione di voto, che vale per questo e altri articoli.
Noi non prenderemo parte alla votazione non perché, come dicevo precedentemente, riteniamo che parte degli obiettivi non siano condivisibili; riteniamo occorra comprendere la finalità anche nel finanziamento della legge.
Se i 300 o 400 mila euro, come vediamo adesso dall'emendamento presentato, sono relativi agli articoli che vanno dal 3 all'11, allora riteniamo che siano troppi e abbiamo timore che verranno utilizzati per lo più in comunicazione istituzionale; se sono relativi all'articolo 2 evidentemente, sono insufficienti.
Ha ragione la collega Pozzi quando dice che tutta una serie di attività per favorire le politiche di genere sono finanziate con altri capitoli di bilancio, ma non serve una nuova legge. L'asse orizzontale sul finanziamento per l'imprenditoria femminile esiste, è una direttiva europea, fa parte dei finanziamenti che ha la nostra Regione.
Non comprendiamo la finalità della legge, così come i bilanci di genere, salvo considerare che rientra nell'autonomia delle singole amministrazioni. Meriterebbe che qualcuno, al di là delle norme - valgono molto di più i comportamenti rispetto alle norme - rispetto a quanto indicato all'articolo 8, riflettesse se nei quattro anni di governo di questa Giunta le politiche di genere, relativamente al personale dipendente della nostra Regione, sono state attuate. Contando i direttori e dirigenti credo si potrebbe dare presto una risposta. Il rischio, come verificatosi per altre leggi - lo riteniamo possibile anche in questa - è che, in qualche modo, il centrosinistra, per perseguire principi, che magari erano anche contenuti nel programma, si accontenti dell'enunciazione dei principi, senza metterli molto in pratica. Però, non ci addentriamo più di tanto nel merito perché, come detto, la definiamo una legge inutile non tanto rispetto alle finalità, ma proprio rispetto al singolo provvedimento di legge.
Per questo motivo, rispetto a questo articolo - sull'emendamento no - e al voto finale annuncio che noi non parteciperemo alla votazione.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 2) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: all'articolo 9 comma 3 le parole "di cui all'articolo 9 della legge regionale 14 dicembre 1998, n. 41 (organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro)" sono sostituite dalle parole "di cui all'articolo 6 della legge regionale 22 dicembre 2008, n. 34 (Norma per la promozione dell'occupazione, della qualità, della sicurezza e regolarità del lavoro)".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 9, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale (a firma dell'Assessore Manica): L'articolo 13 è così sostituito: "1. Per l'attuazione degli interventi previsti dalla presente legge, a partire dall'anno finanziario 2009, agli oneri pari a 400.000,00 euro, in termini di competenza, iscritti nell'unità revisionali di base (UPB) SB01001 (Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale Segreteria struttura SB01 Tit. I spese correnti) si provvede con le risorse individuate secondo le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dell'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003)".
Tale emendamento è stato ritirato.
Emendamento rubricato n. 1bis) presentato dalla Giunta regionale (a firma dell'Assessore Manica): L'articolo 13 è così sostituito: "1. Per l'attuazione degli interventi previsti dalla presente legge nell'esercizio finanziario 2009, agli oneri pari a 400.000,00 euro, in termini di competenza e di cassa, iscritti nell'unità revisionali di base (UPB) SB01001 (Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale Segreteria struttura SB01 Tit. I spese correnti) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2009 si provvede con le risorse finanziarie della medesima unità, che presenta la necessaria copertura finanziaria.
2. Per il biennio 2010-2011 agli oneri di cui comma 1 si provvede con le risorse individuate secondo le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dell'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003)".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1 bis (e così anche il nuovo articolo 13).
Il Consiglio approva.
Chiedo se ci sono interventi per dichiarazioni di voto; alcuni colleghi intervenendo, hanno già svolto una dichiarazione di voto.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 9 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Emigrazione

Esame proposta di deliberazione n. 411, inerente a "Programma attuativo per l'anno per l'anno 2009. Gestione legge regionale n. 1/1987: 'Interventi regionali in materia di movimenti migratori' e successive modificazioni" (licenziata a maggioranza dalla VII Commissione l'11 dicembre 2008)


PRESIDENTE

Come convenuto, passiamo all'esame della proposta di deliberazione n.
411, di cui al punto 13) all'o.d.g.
La parola per l'illustrazione, all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore all'emigrazione

Cercherò di essere rapida, perché la materia è conosciuta e, d'altro canto, il programma attuativo per l'anno 2009 è in continuità con qualche innovazione di cui vi darò notizia con il Piano annuale dell'anno precedente che, come loro sanno, impone alla Giunta di presentare all'approvazione del Consiglio, ogni anno, a norma dell'articolo 3 della legge stessa, il Programma attuativo per l'anno successivo.
Voglio sottolineare con piacere il fatto che, anche grazie a sollecitazioni che mi erano venute in IV Commissione, quest'anno siamo riusciti, ancor prima che venisse predisposto il bilancio, a predisporre il Programma attuativo per l'anno 2009, a farlo approvare dalla Commissione competente l'11 dicembre, e soltanto per l'addensarsi dei lavori del Consiglio regionale in quella fase non è stato possibile darne approvazione entro il 31 dicembre.
Le iniziative di cui vi dirò sinteticamente sono supportate naturalmente, dalle varie UPB e dai capitoli di bilancio del settore, che è appunto quello che riguarda le attività che più in generale si rivolgono ai piemontesi nel mondo, che ci porta ad uno stanziamento di oltre 813 mila euro.
Per le attività che sono elencate nella prima pagina del Programma attuativo, che sono sostanzialmente nove punti ben articolati nelle pagine successive che fanno riferimento ad altrettanti articoli della legge 1 del 1987, in particolare, sottolineo a pagina 9 quello che riguarda le borse di studio. Quest'anno avviamo una nuova iniziativa, che sono le borse di studio per la partecipazione di otto giovani ricercatori o ricercatrici di origine piemontese alla Summer Academy, dedicata all'emigrazione italiana in collaborazione con il centro Altra Italia, e promossa dalla Fondazione Agnelli di Torino, con la quale c'è una buona consuetudine di lavoro.
Alla pagina successiva, pagina 10, si realizza a Torino la sesta edizione del "Corso superiore in Economia e Management delle Piccole Medie Imprese con particolare riferimento al tessuto economico produttivo piemontese", in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino Facoltà di Economia, Scuola di Amministrazione Aziendale, rivolto a giovani discendenti di emigrati piemontesi nel mondo. È questa un'attività particolarmente gradita dai nostri ragazzi e ragazze figli di immigrati all'estero.
Prosegue il progetto "Gli uomini, il lavoro e la fabbrica" con la mostra "Piemonte Industria. Un secolo di lavoro in fotografia" in collaborazione con le associazioni e federazioni di piemontesi nel mondo.
Si realizza in Sud America la seconda edizione del "Corso superiore di cultura e patrimonio storico-linguistico del Piemonte", in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino, Facoltà di Scienze della Formazione, rivolto a giovani discendenti di emigrati piemontesi in Sud America.
Naturalmente, poi, tutte le altre numerose attività che sono relative alla pubblicazione di ricerche su particolari aspetti dell'emigrazione piemontese nel mondo, uno dei quali vi è stato recentemente inviato ...



PRESIDENTE

Per cortesia, capisco che l'argomento è serio e forse è un po' pesante l'ascolto, però vi prego di lasciar finire l'Assessore.



MIGLIASSO Teresa, Assessore all'emigrazione

Sarò rapidissima. Volevo soltanto dire che si prosegue la pubblicazione delle iniziative che spesso le nostre associazioni all'estero ci propongono, che sono da loro vagliate e che poi vengono da noi vagliate come meritevoli di pubblicazione, l'ultima delle quali è a cura di due autori entrambi di recente emigrazione a Shangai in Cina, un utile libro che vi è stato inviato, di gradevolissima lettura, pieno di spunti e anche pieno di informazioni su quel mondo. Proseguono poi le attività sempre concordate, promozionali in Italia e all'estero, e anche i finanziamenti alle associazioni non per soltanto consentire la prosecuzione delle loro normali attività, ma anche per accogliere le varie proposte che ci fanno.
Sono convinta che anche questo è un buon piano. Vi ringrazio della vostra attenzione e spero nella vostra approvazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 411, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Esame ordine del giorno n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta Boniperti e D'Ambrosio, inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino" Esame ordine del giorno n. 1199 dei Consiglieri Bossuto, Clement, Dalmasso Barassi, Moriconi, Turigliatto, Cavallaro, Comella e Chieppa, inerente a "Incidenti presso l'Università di Palazzo Nuovo in Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei due ordini del giorno presentati relativamente ai disordini avvenuti all'Università: n. 1198 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e D'Ambrosio inerente a "Ferma condanna alle forme di intolleranza e violenza nell'Università di Torino" n. 1199 dei Consiglieri Bossuto, Clement, Dalmasso, Barassi, Moriconi Turigliatto, Cavallaro, Comella e Chieppa, inerente a "Incidenti presso l'Università di Palazzo Nuovo in Torino" Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Non riguarda tanto me, ma di più i colleghi. È stato distribuito l'ordine del giorno firmato dai colleghi Bossuto ed altri. Non è stato distribuito quello presentato dal nostro Gruppo consiliare.



PRESIDENTE

Prego gli Uffici di provvedere immediatamente alla distribuzione.



VIGNALE Gian Luca

solo perché i colleghi ne siano a conoscenza.
Credo che sia estremamente importante l'ordine del giorno che abbiamo presentato, perché crediamo che vi sia un distinguo nell'attività di discussione politica, anche di contrapposizione la più accesa.
Il distinguo me l'hanno ripetuto fino a noia, quando andavo al liceo e non solo, a proposito delle forze cosiddette democratiche: era quello della violenza, cioè era quello di lasciare professare in modo libero o meno quella che era un'idea.
E io credo che questo sia l'aspetto su cui un'istituzione si deve misurare, qualunque idea essa sia.
Dico qualunque idea essa sia appositamente, nel momento in cui in una Repubblica e una Costituzione sanciscono la libertà d'espressione, salvo che quest'espressione non confligga con la legge.
La nostra Costituzione, e non solo la nostra, è di questa natura ed è una delle poche a livello mondiale per cui è perseguibile la libertà d'opinione, ma la nostra Costituzione, tanto su ciò che riguarda l'ideologia fascista quanto sull'aspetto razziale, con il decreto Mancino consente condanne penali per coloro i quali esprimono liberamente, anche in modo non violento, delle idee.
Al di là di questo, credo che sia invece opportuno fare quelle che sono delle necessarie distinzioni, che evidentemente non si fanno, e il documento presentato dai colleghi della sinistra lo dimostra. Nel senso che in democrazia esiste un concetto per cui una forza si presenta, ai sensi delle regole, e non soltanto si presenta, ma in molti casi ha anche un consenso tale per cui esprime degli eletti. Questo vale nel nostro caso perché siamo in un'Assemblea parlamentare e vale per l'Università, in tutti gli organismi, dal Senato accademico fino ai Consigli di Facoltà.
All'interno dell'Università torinese da decenni il FUAN è presente nei maggiori organismi rappresentativi, cioè dal Senato accademico a molti Consigli di facoltà, al CUS e in tutti quelli che sono gli organismi rappresentativi.
Si sostiene, cioè lo sostiene gran parte della sinistra radicale non istituzionale - è sufficiente navigare per i mille siti internet che sono ovviamente strumento di consenso politico. Per cui al collega Bossuto non è sembrato vero di potere fare ieri...
Presidente, scusi, capisco che all'Aula del fatto che cinque poliziotti siano stati feriti ed altrettanti studenti lo siano stati e che la libertà di espressione sia quasi mensilmente messa in discussione, non gliene freghi niente, perché l'Aula è democratica, difende con il novantenne Scalfaro la Costituzione in piazza e per la Costituzione si mobilita.
L'Aula si dovrebbe ricordare che la Costituzione prevede la libertà di espressione. La Costituzione prevede anche che si venga condannati per apologia fascista, ma questo deve essere documentato, cioè ci deve essere un giudice che, come facevano illustri compagni di partito poi passati alla Magistratura degli anni '70, quando vedevano cinque iscritti insieme ad un partito politico non solo li accusavano di "adunata sediziosa", ma anche di "tentata ricostruzione del partito fascista".
Visto che ciò in questa città non avviene da più di vent'anni, tanto meno nelle forze giovanili che fanno riferimento al partito cui appartengo uno o s'inventa le cose senza conoscerle e allora è semplicemente ignorante, ma è un aspetto che si colma leggendo e documentandosi, oppure è in malafede.
Il collega Bossuto dice che "un nutrito gruppo di studenti presidiava l'area intorno al banchetto del FUAN, poiché ritenevano quella forza politica vicina ad ideologie di matrice fascista, attivando una democratica contestazione".
Quando parlerà il collega Bossuto, io e il collega Boniperti ci recheremo da lui ed attiveremo una democratica contestazione, il che significa che andiamo in due, ci avviciniamo e diciamo "fuori i comunisti da quest'Aula" e lo spingiamo fuori.
Questa è la modalità, e lo striscione lo dimostra, perché io ne ho subite a decine. Quando a Palazzo Nuovo si vuole innescare una violenza, ci si mette in 50 nel lato di Palazzo Nuovo con lo striscione immarcescibile non so di quale anno "fuori i fascisti dall'Università", ci si avvicina sempre di più al luogo in cui uno fa legittimamente la propria attività in questo caso - di campagna elettorale in vista delle elezioni universitarie e tenta di spingerlo fuori.
Questo è uno strumento di lotta democratica per impedire al fascismo di entrare all'interno delle Facoltà.
Guardi, collega Bossuto, che non fa ridere! Non fa ridere, perché per questo sono morti da una parte e dall'altra decine di ragazzi. Quindi, non fa ridere! Faccio il mio intervento e proprio su questo sono un po' sensibile e dovrebbe esserlo anche lei, visto che la mia comunità e la sua hanno lasciato più di 25 caduti per queste ideologie e per queste situazioni.
Credo che questo discorsi andrebbe accolto con molto più rispetto, cosa che non fa quest'Aula, perché se ne frega, e cosa che non fa il Rettore.
Infatti, il Rettore oggi arriva a giustificarsi del fatto che la Polizia fosse dentro a Palazzo Nuovo.
Se la Polizia non fosse stata dentro a Palazzo Nuovo, accadevano due cose: o ci trovavamo di fronte ad uno scontro tra studenti, che era uno dei due casi, oppure il secondo caso è che ad una forza politica era vietata la possibilità di esercitare la propria legittima presenza all'interno dell'Università.
Questa la situazione: non ce ne sono altre. Poi se uno vuole prendere i voti della sinistra radicale, perché non sa più quali prendere, è legittimata a dire le stupidaggini che sono scritte qui sopra, ma questa è la verità. E badate che questo è rimasto l'ultimo consesso di questa Regione che non esprime condanna nei confronti di questi atti che sono evidentemente atti di violenza.
Se butto fuori un Consigliere da quest'Aula, sarò democratico: lui è comunista, è figlio di una matrice che ha fatto centinaia di milioni di morti, ma il mio è un intervento antidemocratico, perché lo spingo fuori dall'Aula.
Quando interverrà il Consigliere Bossuto lo prenderò e lo accompagner fuori dall'Aula, dopodiché mi dimostrerete se quello sarà un atto democratico o meno.
In questo modo testimoniamo - visto che non abbiamo mai fatto una sola attività che ha teso a portare fuori qualcuno - una manifestazione contro che, nella mia vita, non ho mai fatto, nemmeno il nostro partito. Se serve per sollevare dal torpore questa città, prendere qualcuno e sbatterlo fuori per significare, in modo plateale, quello che subisce una comunità giovanile mensilmente, lo faremo.
Se si naviga sui tanti siti che oggi pubblicano l'articolo di Bossuto di ieri, cosa dicono? "Condannati a febbraio altri autonomi che si sono resi artefici dell'aggressione di due anni fa". Quella sempre per la quale questo Consiglio non ha voluto votare la condanna. Lo stesso sito dice: "Siamo riusciti, alla Statale di Milano, ad allontanare i fascisti di Azione Universitaria e buttarli fuori dall'Università". Questa è la modalità.
Allora io decido che lui è comunista, per me è un pericolo per la democrazia, quindi lo butto fuori dall'Aula. Ovviamente, il Presidente si guarderà bene dal chiamare i commessi, altrimenti il giorno dopo il mondo della pubblica opinione dirà: "Ma come? Gariglio chiama i commessi mentre Vignale allontana il comunista sanguinario Bossuto?" Non potrà farlo.
Quindi sappia, Consigliere Bossuto, che quando prenderà la parola, la porterò fuori.



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, ho molto rispetto delle sue argomentazioni.
Comunque, in quest'Aula, tutti hanno sempre potuto esprimere le proprie argomentazioni e a nessuno verrebbe mai consentito di mandare fuori qualcuno in ragione delle proprie argomentazioni, dei propri valori e delle proprie opinioni politiche.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
Ricordo al Consigliere Vignale che quando il collega Boniperti in più occasioni ha fatto interventi - basta leggere i verbali - in cui affermava tranquillamente, una sorta di aderenza e simpatia verso quell'ideologia nessuno di noi si è indignato. Anzi, un po' ci siamo indignati, abbiamo fatto qualche commento, ma nessuno gli ha impedito di terminare il suo intervento. Tra le occhiate un po' stupite e un po' basite di questa parte dell'Aula, nessuno ha impedito al Consigliere Boniperti di dire quello che riteneva sul fascismo e sugli anni ruggenti del Ventennio. Questa dovrebbe essere un'Aula democratica, in cui si esprimono le opinioni e si esprimono talmente liberamente che anche l'apologia al fascismo non ha trovato in noi un muro. Non ha trovato in noi un esposto alla Magistratura, non ha trovato in noi nulla perché la Costituzione - di cui facciamo un orgoglio e vanto non mette al bando il comunismo che in Italia non ha fatto centinaia di milioni di vittime, come, purtroppo, ha fatto il fascismo. Motivo per cui il fascismo è fuori legge in Italia.
Siamo talmente aperti e illuminati che non abbiamo proferito verbo forse qualche commento fuori microfono, ma niente di più.
Mi stupirei, Consigliere Vignale, se oggi lei mi sbattesse fuori dall'Aula. Io, per carità, non farei resistenza, l'accompagnerei proprio per il fatto che siamo colleghi e per la stima, che spero sia reciproca e ci unisce. Tuttavia, qualche malumore, qualche perplessità, qualche preoccupazione, se mi permette, Consigliere Vignale, l'avrei.
Magari i miei comunicati stampa domani non sarebbero dei più teneri in merito, perché sarebbe un grave atto lesivo in democrazia, che ci vantiamo non io, purtroppo, perché non ero ancora nato - ma che i nostri genitori con forza, hanno portato avanti ed è opportuno difendere, con la stessa forza di quegli anni.
Emergono diverse ambiguità. Da una parte c'è un'ambiguità di chi all'Università ancora non ha capito che alcune forme di contestazione portano vantaggi ai contestati. Ricordo che quella componente d'estrema sinistra non ci vota, è noto che la componente che fa riferimento ai centri sociali non esprime voto, addirittura alcuni hanno il rito di distruggere le schede elettorali, quindi non prendiamo voti da quel bacino. Ma è bene che quel bacino non venga sempre criminalizzato, altrimenti c'è qualcosa che non quadra negli schemi democratici.
Quello che contesto a quel bacino è che quando si contesta la presenza della forza politica all'Università lo si può fare in tanti modi. Il modo adottato da quella componente, ultimamente, è masochistico per due aspetti.
Il primo è che fa una pubblicità incredibile e disperata all'altra forza politica, in questo caso il FUAN, che non avrebbe un onore di cronaca così ampio, forse al punto quasi di ringraziare questa componente, se non ci fosse questa contestazione puntuale, di volta in volta, che si manifesta all'Università.
La seconda è il numero dei feriti e degli arrestati. L'aspetto drammatico è che ogni volta che la polizia interviene, naturalmente, a finire alle Vallette o negli ospedali sono sempre gli appartenenti di questo mondo culturale e politico torinese. Il conteggio è alto, piuttosto abbondante e anche un po' preoccupante.
Ripeto, è un atto un po' masochistico sotto due aspetti: quello della pubblicità insperata ad un'altra forza politica, e la conta dei feriti e degli arrestati che non finisce più. Penso che questi ragazzi, a lungo andare, si bruceranno anche la condizionale con tutti gli effetti che questo comporterà. A me spiace per tanti motivi, a me spiace anche perch emerge un altro problema. Forse, la forza politica che il Consigliere Vignale, giustamente, nel suo ruolo difende, è una forza che, anche girando un po' nei vari siti del variegato mondo dell'estrema destra che si richiama ancora all'ideologia fascista, a volte presenta molte ambiguità.
Magari il saluto romano fatto di nascosto, ma fatto. Magari un inneggiamento a Mussolini, fatto sottovoce, ma fatto. Magari adesione a gruppi o ad appelli all'estrema destra, che Alleanza Nazionale dice di non rappresentare più.
Devo dire che, ascoltando gli interventi di Fini, ci credo. Il Presidente della Camera Fini ha fatto davvero una mutazione negli anni che lo ha portato, almeno ai nostri occhi, a non sposare più quella divisa.
Addirittura, con l'ultima affermazione sugli immigrati che lo vedono vicino ad alcune nostre posizioni, di cui siamo anche molto stupiti e contenti.
Malgrado gli sforzi che il partito che rappresenta il Consigliere Vignale fa, quell'ambiguità di fondo, purtroppo, rimane. Non me ne voglia il Consigliere Vignale, ma credo che il fascismo negli anni bui abbia fatto molti danni. Oggi, magari sono un po' dimenticati e rimossi, adesso va di moda colpire il comunismo, quindi siamo in un'altra epoca storica, in un altro regime.
Ad ogni modo, questo non toglie che la storia, la storia fatta dai protagonisti ancora in vita, ci racconta anche di campi di concentramento in Italia, ci racconta di deportazioni che non erano luoghi di villeggiatura, ci racconta di repressione violenta fatta a bastonate; ci racconta di Camere del Lavoro bruciate, come quella a cui è dedicata la piazza vicino a Porta Susa. Ci ricorda molti, ma molti eventi.
Uscire da quell'ambiguità sarebbe una cosa che riterremo utile per tanti motivi. Uscire da quell'ambiguità farebbe sì che, forse, non ci siano più ragioni per contestare una forza politica, non ci siano ragioni per impedirle di fare la propria azione di proselitismo, non ci siano più motivi per andare in contrapposizione. Finché quell'ambiguità rimane purtroppo, rimangono anche i motivi che ho denunciato sull'ordine del giorno: "Poiché riteneva quella forza politica vicina all'ideologia di matrice fascista". Riporto ciò che i giornali stessi hanno riportato.
Quello che esula, al di là delle mie volontà e di quelle del Consigliere Vignale, è quello che è avvenuto ieri. Ritengo, e continuo a ritenere, fortemente inopportuno che problemi di questo tipo all'Università vengano risolti in quel modo.
Continuo ad essere molto critico, le ho subite anch'io queste cose in passato, la protezione era contraria all'epoca. Sapendo che poi scattava la nostra "gnocca" contrapposizione, diremo adesso, lo stimolo era fare il banchetto nel modo opportuno, era in qualche provocazione di quegli anni che faceva scattare la nostra contestazione, le botte e finire dentro. Io per fortuna no, ma molti compagni dell'epoca si.
Credo che quello sia un vecchio canovaccio, Consigliere Vignale possiamo poi parlarne anche al bar tranquillamente, in cui qualcuno cade ripetutamente, in cui qualcuno ama ristimolare il tutto. Quello che non quadra, e continua a non quadrare, è quella presenza di Forze di Polizia all'Università con quel tipo di reazione, che oggi fa contare dei feriti tra le Forze dell'Ordine, a cui esprimiamo la nostra solidarietà, ma anche tra gli studenti, a cui manifestiamo altrettanta solidarietà. Credo che sia una situazione assurda.
Ritengo che l'Università abbia le possibilità e disponga dei sistemi idonei a risolvere questi conflitti in maniera diversa.
Credo che l'Università sia un luogo di libera circolazione di idee, io spero nell'ambito della Costituzione. Mi dicevano che è pronta una lista a firma "Arcadia" per le prossime elezioni universitarie, che è di "stra matrice" fascista (perlomeno così dicono). Detto fra noi, inquieta un po'.
Spererei che tali idee rientrino comunque nell'ambito di quelle costituzionalmente garantite, che poi alla fine lo sono tutte, perch l'Italia - lo ripeto e lo evidenzio - non ha mai applicato il reato di apologia del fascismo, sebbene sia previsto da una legge oltre che dalla Costituzione. Non è mai stato applicato. Del resto, Togliatti è stato il primo a concedere un'amnistia durante il suo Governo verso i gerarchi fascisti. Probabilmente, è una linea politica che questo Paese ha intrapreso per la pace comune. Ne prendiamo atto.
Ad ogni modo, crediamo che questa non sia la maniera più corretta per garantire all'Università la libera circolazione di idee e di sapere, né sia il modo per far sì che alcune tensioni si stemperino. Perché un ingresso di polizia di quel tipo - non c'ero, ma addirittura molti giornalisti lo hanno raccontato così - aumenta la tensione, mette a rischio studenti e Forze dell'Ordine, e crea una situazione davvero incontenibile e insostenibile che potrebbe poi sfociare in quello che regolarmente accade, ossia un conteggio assurdo di feriti.
Personalmente, veder sfoderare dei manganelli all'Università, osservare simili attacchi, veder portar via dei ragazzi per i capelli - c'è una foto su La Stampa che lo conferma, non lo inventa il collega Bossuto - vedere degli studenti vagamente ripresi con forza all'esterno dell'Università, al punto che l'unico che oggi è alle Vallette, tal Luca (non conosco il cognome) - così mi dicono, ma sarà nostra cura accertarlo - pare che domani sia oggetto di una serie di radiografie, perché piuttosto malconcio, credo che non sia assolutamente un bello spettacolo.
Questa vicenda, unita alla repressione esercitata sui lavoratori dell'Indesit, sui lavoratori di Milano nei giorni scorsi, dia l'idea di uno Stato che sempre più sta risolvendo le tensioni in maniera repressiva e autoritaria.
Credo che i colleghi democratici di questo Consiglio non possano che inorridire ed essere spaventati dalla grave involuzione che questo Paese sta portando avanti; quello di ieri, all'Università, è stato l'ultimo esempio.
Immagino, altresì, che chiunque abbia un figlio che frequenti l'Università non possa essere rimanere tranquillo di fronte a scene di quel tipo, in cui vengono coinvolti anche studenti che magari non fanno parte n di uno schieramento né dell'altro.
Le contrapposizioni ideologiche e politiche all'Università ci sono sin dai tempi del Rinascimento, e ancor prima. Era vietato all'epoca portare armi e dovrebbe esserlo ancora oggi, sia da parte degli studenti - lo auspichiamo con forza - ma anche da parte delle Forze dell'Ordine. Finch non ci sarà un confronto democratico all'Università e non ci sarà una garanzia di aree libere da ogni tensione di questo tipo, non avremo la certezza che questo Paese sia davvero democratico. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Credo che questo modo di operare sia giudicato soprattutto dai cittadini che leggono i giornali, e da tutti coloro che frequentano l'Università o che si interessano un minimo di attività politica indipendentemente dal ragionamento che possiamo fare in questa sede.
Noi siamo anche dei maestri nel volere creare delle differenziazioni delle situazioni e delle estremizzazioni che, dette fuori da quest'Aula farebbero sorridere la maggior parte dei cittadini, che invece giudicano questa vicenda come un semplice atto di cronaca e ne traggono le loro legittime conclusioni. Ma sono convinto che le trarranno anche gli elettori di queste liste universitarie che, peraltro, negli ultimi tempi, stanno vedendo sempre più affermarsi le liste che fanno riferimento al centrodestra: forse è proprio questo aspetto che dà fastidio, il vedere che a Roma, a Bologna e a Milano queste liste hanno ottenuto quantità di voti molto alte. Queste liste ormai impersonano non quello che si tenta di rappresentare, ma impersonificano il PdL, che nascerà tra dieci o quindici giorni a Roma.
Com'è stato giustamente richiamato, altre possono essere le liste che fanno un richiamo al nostalgismo o ad altri partiti politici che ad esso si richiamano. Non si può dire ad Alleanza Nazionale o al PdL che questi siano i valori di riferimento.
Questi giovani, se non vogliono rientrare in queste liste...
Azione Universitaria e Azione Giovani sono le espressioni giovanili che andranno a votare per il PdL.
Bene ha fatto il Sindaco Chiamparino (gliene do atto, perché è bene saperlo, tra persone ragionevoli): ho apprezzato molto la sua dichiarazione, così come ho apprezzato quelle del Presidente della Provincia Saitta, che sostengono che al di là delle dispute, la libera circolazione delle idee tra movimenti che raccolgono voti - li hanno raccolti sempre e lo fanno in numeri alti e hanno consensi - vanno garantite in qualunque forma. Chi si oppone a questa libera circolazione di idee e di pensiero è comunque in torto, ma non perché lo diciamo noi o un esponente di Alleanza Nazionale, di Forza Italia o di centrodestra, ma perché lo pensano tutti i cittadini italiani onesti, di destra e di sinistra, che su queste vicende leggono un resoconto giornalistico e non hanno bisogno di tanti dibattiti. Traggono loro le conclusioni leggendo la cronaca che è stata riportata e da ciò capiscono chi ha tentato di fare un atto di sopraffazione e chi lo ha subito.
Credo che questa sia una risposta importante, che anche noi dovremmo capire in questa Aula: perché dopo che il Comune e la Provincia di Torino con i loro Presidenti, hanno condannato questi comportamenti, il nostro consesso invece ha presentato degli ordini del giorno... Voglio vedere chi li voterà (chiederemo peraltro l'appello nominale, perché qui si dà avvallo a dire che avevano ragione. Vediamo se qualcuno...
Spero che anche quest'Aula sappia manifestare contrarietà a questo modo di operare o, perlomeno, non voglia condividere ciò che è stato scritto in questo ordine del giorno.
Noi non dobbiamo acuire le tensioni, ma cercare di stemperarle. Sono anni che si vanno stemperando, sono anni che non ci sono più atti di questa portata, se non ogni tanto qualche rigurgito che, guarda caso, scoppia sempre negli stessi punti, nelle spesse località e nelle stesse situazioni.
In questi giorni si stanno organizzando centinaia di banchetti in tutte le Università italiane, ma non si sono verificate nel nostro Paese situazioni simili. Bisognerebbe chiedersi come mai, invece, a Torino succede regolarmente ogni volta che è prevista una competizione elettorale interna all'Università.
Sono convinto che questo sia un favore fatto alla lista di Azione Universitaria, che con questo atto si guadagnerà molti voti da parte degli studenti apolitici, solo per simpatia e per rispetto verso la libera possibilità di manifestare e di presentare proposte per rendere l'Università più efficace, senza andare indietro di cinquant'anni. Ci sono proposte che guardano al 2020! Pensano all'Università del futuro, pensano ai problemi che veramente li toccano.
Si può allora discutere dei vari problemi, se ha ragione una lista piuttosto che un'altra e gli studenti universitari democraticamente voteranno. Però, come ripeto, deve essere garantita questa libertà.
Spero solo che quest'Aula, che è rimasta l'unica in Piemonte a non aver ancora condannato quest'atto, lo faccia perlomeno attraverso la non approvazione di quest'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
Ritengo opportuno che su tale questione il Consiglio possa pronunciarsi validamente. Vedo una tendenza dei Consiglieri a lasciare l'Aula e quindi pregherei anche di concentrare, se è possibile, gli interventi o - meglio di fermarsi all'interno dell'Aula per garantire un voto regolare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Sarò sicuramente più breve di coloro che mi hanno preceduto. Vorrei solo esprimere il parere del nostro Gruppo, che, ovviamente, si richiama a quelli che sono i nostri ideali.
I Moderati - credo lo sappiate tutti - sono un movimento politico che da statuto e nella logica del comportamento, ritiene di aborrire tutte le logiche massimaliste, siano esse di sinistra o di destra, quindi le ideologie che non consentono la vera libertà e la vera democrazia. La nostra non è un'espressione di parte politica in quest'Aula, bensì di parte politica relativa al movimento che noi rappresentiamo.
Credo abbiate anche letto che è nostro desiderio riportare la popolazione ai livelli di vitalità e democrazia di un tempo, piuttosto che perseguire queste linee di contrasto reciproco, tanto è vero che è una nostra iniziativa quella delle "ronde del galateo", che non hanno niente a che vedere con ronde repressive, ma servono a riprendere un pochino il bon ton, il galateo, l'educazione, quanto in questa città - ma non solo - tende a mancare ogni giorno di più.
Per questo motivo, non condividiamo l'ordine del giorno in cui si parla di "cariche" della polizia, di una causa conseguente alle "cariche" per l'assenza di tranquillità nell'ateneo.
Noi riteniamo che il modo migliore di agire non contempli la condanna di un'azione della polizia o semplicemente l'espressione di solidarietà alle vittime o ai feriti. Noi crediamo davvero che l'unico modo per procedere in queste operazioni, sia per le elezioni dell'Università che per altre attività politiche che si svolgono, non comprenda le contestazioni occorre consentire la vera libertà, la democrazia, lo spazio operativo da qualunque parte esso provenga. Questo è l'unico sistema per dimostrare agli italiani e al mondo che noi sappiamo accettare, pur non condividendo indirizzi o politiche di altri.
Quindi, noi esprimiamo molto più coerentemente un semplice e unitario sentimento di condanna, che è quello espresso nell'ordine del giorno a firma del Consigliere Vignale, perché l'unica nostra preoccupazione è fare in modo che, nell'ambito delle attività che si svolgono sul nostro territorio, non si manifestino valenze ideologiche o politiche, volendo sempre e solo condannare ogni tipo di violenza, repressione e antidemocrazia.
Questo è lo spirito che ci anima e per questo unico motivo riteniamo di poter essere d'accordo e di votare a favore dell'ordine del giorno che condanna la violenza fine a se stessa.



PRESIDENTE

Grazie.
La parola al Consigliere Boniperti.



BONIPERTI Roberto

Non vedevo più il Consigliere Bossuto; volevo cercare di stemperare il clima creatosi, che è molto preoccupante.



(Commenti in aula)



BONIPERTI Roberto

Sì, perché inneschiamo diatribe o, comunque, frizioni e contrapposizioni che in questa sede non dovrebbero esserci.
Mi sembra che con gli amici della maggioranza non ci siano mai stati problemi; penso che il rapporto tra noi e loro debba esserci normalmente tra studenti che frequentano una scuola allo scopo di imparare.
Prima il Consigliere Bossuto diceva che dobbiamo uscire dall'ambiguità ma l'ambiguità è anche prendere parte a queste cose. "Uscire dall'ambiguità" vorrebbe dire tutti insieme condannare ogni violenza, ma ogni violenza inizia nel momento in cui si impedisce ad un'altra persona di esprimere il proprio parere.
Nel momento in cui c'è un banchetto, che sia di Rifondazione, che sia dell'ultradestra o che sia del centro, la democrazia impone a chi vorrebbe che si attuasse di lasciarli parlare, di lasciarli manifestare, di lasciar fare il proprio banchetto.
Personalmente, anche io ho vissuto questi tempi e se fossi andato a casa, dopo aver fatto una cosa simile, i miei genitori non mi avrebbero tutelato, mio papà mi avrebbe fatto una faccia così! L'educazione che ci hanno impartito era volta ad imparare a lasciar esprimere gli altri, questa è la vera democrazia! Quella democrazia io l'ho imparata a casa di un missino, di uno che è sempre stato rispettato da tutti. Quindi, mi piacerebbe che anche le persone che stimo, che ho qui davanti, che non la pensano come me, usino la democrazia, perché non si può essere paladini della democrazia e, poi, tutelare chi la democrazia non la persegue.
Proprio per questo, come dicevi, non è una cosa bella quello che succede.
Oggi dimostrare di essere democratici e uscire dalle ambiguità vorrebbe dire tutti insieme scrivere un ordine del giorno non contro la polizia, ma in cui si dice a questi ragazzi che è possibile manifestare senza spintonare gli altri, senza cercare di cacciarli fuori, che si possono manifestare le proprie idee senza mettere le mani addosso al prossimo.
Questa è la verità. Sicuramente, se la polizia è intervenuta, non è a causa di un regime che lì l'ha indirizzata; al Presidente Berlusconi si può dire di tutto, ma non di essere un uomo di destra, perché, prima di essere uomo di destra, è un imprenditore.
La nostra parte era la destra, una destra che ha cercato di capire e andare incontro all'evoluzione del terzo millennio. Quindi, secondo me, in questo momento, varrebbe la pena che tutti ci guardassimo in faccia, se vogliano essere noi i primi ad insegnare la democrazia, per dare un segnale positivo, ma non diamolo approvando l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Bossuto.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Purtroppo, non è la prima volta che ci troviamo di fronte ai resoconti giornalistici di episodi di violenza svoltisi all'interno dell'Università.
Non è la prima volta che, a seguito di questi episodi, vengono presentati discussi e votati degli ordini del giorno.
Questa sera, come Partito Democratico, non abbiamo predisposto e presentato un ordine del giorno, perché diffidiamo degli ordini del giorno presentati senza adeguata conoscenza, non soltanto giornalistica, dei fatti, senza una riflessione a mente fredda e non sull'onda dell'emozione suscitata dai fatti medesimi. Ciò nonostante, con questo mio intervento desideriamo sottolineare la ferma condanna per qualsiasi forma di violenza fisica o verbale all'interno di una sede come quella universitaria, che dovrebbe essere la sede della dialettica, del confronto e non dell'attacco violento; la condanna per l'apologia del fascismo - in questo non siamo particolarmente originali, siamo semplicemente costituzionali - e la condanna, naturalmente, per l'apologia del nazismo o per chi si proponga di ricostituire il partito fascista, ma non di questo, a quanto ci risulta dalle notizie giornalistiche, si è trattato.
Condividiamo quanto detto dal Sindaco di Torino, che ha espresso preoccupazione per ogni forma di violenza fisica o verbale che tenda ad impedire l'espressione democratica e l'esercizio democratico, quale quello del voto o della costituzione di liste, per ottenere democraticamente il voto.
Noi non abbiamo presentato un ordine del giorno per i motivi che ho detto, ma siamo ovviamente disponibili, se l'Aula volesse, a riprendere questa riflessione - ripeto - non sulla base di notizie giornalistiche, ma su informazioni più oggettive dei fatti, su notizie più precise, magari anche dalla fonte del Rettore dell'Università, che potrebbe darci informazioni più dettagliate; una riflessione che davvero abbia come perno l'attenzione per la democrazia, per la dialettica, per la libertà di opinione e che rifugga da ogni tentativo di strumentalizzazione di parte.
Per questo motivo noi non voteremo nessuno dei due ordini del giorno ma siamo disponibili ad un'ulteriore riflessione insieme per vedere se, per una volta, quest'Aula riuscisse, a seguito di episodi come quelli che si sono verificati ieri, a dare una lezione di politica anziché di strumentalizzazione politica di fatti incresciosi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Se l'intervento della Consigliera Pozzi fosse un ordine del giorno, lo voterei, nel senso che condivido quanto la collega ha detto.
Invece, per quanto riguarda l''ordine del giorno avente come primo firmatario Iuri Bossuto, confesso che l'ho letto e riletto per cercare di capirlo. Devo dire che, se non avessi saputo chi ha scritto l'ordine del giorno e dovendo giudicare la persona che l'ha scritto sulla base di quello che ho letto - tra l'altro, oggi non ho letto i giornali, quindi non sapevo niente di quanto è successo - l'avrei considerata una persona estremamente violenta.
Scusate, non so se sorridere o se preoccuparmi. La frase "attivando una democratica contestazione" suona un po' come una presa in giro. Parlare di democratica contestazione non lo so... Le guardie non sono mai armate; se fossero armate e facessero quel che voi dite certamente; se fossero quello che voi dite e io le difendessi, accetterei da te quello che sto dicendo io, che qui è un discorso estremamente violento.
Come il fatto che, se uno è stato arrestato dalle forze dell'ordine con una spiegazione, allora uno dice: "Questo qua non ha fatto niente e invece l'hanno arrestato". No, qui l'ordine del giorno dice solo che è stata arrestata una persona e il fatto che sia stata arrestata è un gravissimo vulnus. Ma, cacchio, ci rendiamo conto di cosa vuol dire? Allora io ho cercato di indovinare un po' quale poteva essere il vero significato di chi l'ha scritto e magari mi sbaglio, magari sono troppo...
Non lo so... Io ho pensato che ci sia stata una situazione come nella nostra società ormai sta accadendo quasi sempre dappertutto. Mentre una volta il padre che amava i propri figli era estremamente severo con loro e li bacchettava quando sbagliavano, il 90% (spero meno, il 70-80%) dei padri moderni, quando il figlio fa il bullo, taglia, bacchetta il professore bacchetta chi interviene...



NOVERO Gianfranco

CARACCIOLO Giovanni (fuori microfono)



NOVERO Gianfranco

il figlio che bacchetta il padre!



NOVERO Gianfranco

Anche. Comunque è tipico ormai l'atteggiamento paterno in difesa della prole che fa delle cose che non dovrebbe fare, dicendo: "Mah, poverini".
Allora, se esamino questo scritto sotto questo aspetto, posso anche capire che delle persone non violente - spero che sia questa la spiegazione vedendo dei propri "figli" che fanno delle cose che non vanno, dicano: "Beh, mah...". Se è così, però pensiamoci un momento sopra, perché i bulli di quartiere non sono proprio l'ideale per la nostra società.
Questa interpretazione mi è venuta in mente quando ho sentito l'intervento abbastanza corretto, al di fuori di qualche frase - corretto dal mio punto di vista - di Iuri, che è preoccupato anche lui, ho appreso.
Quindi io penso che, nella realtà dei fatti, fra me e Iuri Bossuto non c'è poi quell'abisso che potrebbe apparire dalle dichiarazioni o dagli ordini del giorno, perché credo che entrambi siamo preoccupati di condannare la violenza e di promuovere la democrazia.
Allora, attenzione. A mio modo di vedere posso sbagliare, ma questo ordine del giorno non condanna la violenza e non promuove la democrazia. Di conseguenza, a me dispiace anche, perché non penso che sia stato scritto con leggerezza, però mi dispiace, devo votarvi contro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente. Devo dire che ho molto apprezzato - spero che questa dichiarazione non venga usata contro di me in futuro - l'intervento della Consigliera Pozzi. Non ho trovato punti di contatto, nella maniera più assoluta, con quanto detto dal Consigliere Vignale.
Io non ero presente a questi accadimenti all'Università di Torino. Mi permetto di leggere molto rapidamente una cosa pubblicata oggi su la Repubblica, non scritta da me: "I poliziotti in assetto antisommossa stazionavano nell'atrio a protezione di un banchetto dove un gruppo di ragazzi distribuiva manifestini di propaganda del FUAN, dove si attaccava l'Università di Torino e la sua amministrazione. Ho assistito a due cariche nei confronti di studenti che chiedevano che la Polizia uscisse dall'Università. La seconda carica è arrivata proprio sotto i miei occhi" dice chi scrive - "e posso testimoniare che è avvenuta nei confronti di studenti e studentesse inermi, che usavano solo le loro parole per invitare la Polizia e i propagandisti del FUAN ad uscire da Palazzo Nuovo. Ho chiesto a un paio di poliziotti chi avesse dato loro l'autorizzazione a entrare nell'Ateneo" - questo è un punto importante - "e mi è stato risposto che il Rettore era stato avvisato. Da questa risposta, deduco che lei, Rettore" - è una lettera inviata al Rettore - "non abbia alcuna responsabilità di quanto accaduto".
La leggo integralmente: "Come docente dell'Università di Torino considero gravissima la presenza della Polizia all'Università. Un poliziotto mi ha addirittura chiesto di uscire dall'Università, cioè dal mio luogo di lavoro. Tanta militarizzazione che sta entrando anche in un'istituzione che dovrebbe essere libera, luogo di dibattito e non di violenze, è un segno davvero molto grave di una tendenza alla militarizzazione di tutte le relazioni sociali".
Poi invita il Rettore, concludendo, a voler esprimere la propria dissociazione da quanto accaduto, la propria indignazione e la denuncia.
Chiede al Rettore di voler garantire l'Università come spazio di discussione, di formazione, di dibattito libero da interventi esterni di tipo autoritario.
Questa è una lettera pubblicata oggi da la Repubblica di un docente dell'Università di Torino, quindi non un pericoloso sovversivo come posso essere considerato io. Credo che anche elementi come questo rafforzino la richiesta che veniva fatta dalla Consigliera Pozzi.
Ritengo che questo tema, che oggi parte dagli scontri che sono avvenuti l'altro giorno nell'ambito dell'Università, debba essere un elemento che ci porta a fare una riflessione a tutto tondo anche su questo aspetto.
Non c'è alcuna volontà di criminalizzare le Forze dell'Ordine. E tuttavia quando avvengono degli errori, un'istituzione democratica deve potere riflettere e, se del caso, anche interloquire rispetto agli errori compiuti.
Io non ero presente, qui però una c'è una testimonianza oculare.
Inattendibile? Facciamo attenzione! Un conto è il Consigliere Vignale che ci fa la solita solfa, a cui ormai siamo abituati. Io mi rivolgo alla parte politicamente più seria e consapevole del Consiglio.
Dico che Vignale ci racconta la solita storiella, perché poi finge di dimenticarsi che, ad esempio, una dirigente dell'organizzazione giovanile del suo partito è plurifotografata a Predappio mentre fa il saluto romano.
Cose pubbliche che abbiamo anche denunciato sui mezzi di informazione, in televisione. Quindi, non ce la raccontate. Poi le mando copia delle foto perché era comparso su tutti i quotidiani e denunciato da noi.
Quindi, un conto è fare affermazioni come "la democrazia quanto è bella" e poi recarsi a Predappio a fare il saluto romano oppure proporre in Parlamento l'introduzione del vitalizio per i reduci della Repubblica di Salò. Perché voi siete questa roba qui! Mi sentivo di dirlo con grande serenità, forte della consapevolezza che oggi le forme di fascismo sono anche in parte differenti da quelle del passato, sono le forme di neoautoritarismo, sono le forme che questo Governo nazionale intende imporre anche con una spinta ad utilizzare, quale strumento di restringimento degli spazi democratici, gli strumenti che mai altri Governi hanno pensato di usare in questo Paese; parlo dei Governi democratici.
Andatevi a rileggere le cronache dei fatti di Bergamo di pochi giorni fa. Non basta lavarsi la coscienza e dire "ogni violenza". Prima documentatevi su quello che accade nel Paese. Purtroppo non stiamo andando in una direzione di tutela del dissenso, ma oggi la situazione è radicalmente cambiata. Oggi le donne e gli uomini democratici in questo Paese devono essere preoccupati di tutelare il dissenso di questa parte non la vostra. Quindi, atteggiamenti vittimistici, che sono stati in qualche modo palesati in quest'Aula oggi, sono paradossali rispetto a quello che invece sta accadendo realmente in questo Paese. E vorrei discutere di tutta la questione, ma con calma, perché è possibile - e ripeto, è possibile, perché sto pesando le parole - che ci siano state delle questioni che dobbiamo approfondire. Le cariche, i feriti; c'è anche nell'ordine del giorno, la solidarietà è ai feriti, anche ai lavoratori di Polizia. Io sono quello che denuncia la carenza di denaro e di mezzi per tenere sotto controllo il territorio. Ci sono numerose interrogazioni e dichiarazioni mie, non di altri, quindi sono lontanissimo da alcune impostazioni.
Tuttavia, vogliamo verificare? Siamo tutti convinti che nell'Università, ad esempio, le Forze di Polizia, così come in quest'Aula - faccio questo parallelismo - entrano solo se chiamate esplicitamente dal Rettore? Questo è un punto fondamentale, perché abbiamo visto altre cose in altri Paesi, e non solo.
Vogliamo approfondire questo tema? Però ci va tempo. Ha ragione la Consigliera Pozzi. Noi chiediamo di non andare al voto sui due documenti contrapposti. Noi abbiamo sottoscritto - e lo voteremo - ma prendo anche atto dei numeri.
Io credo, e mi rivolgo direttamente a Bossuto, che affrontando seriamente questa discussione, noi riusciamo ad ottenere maggiori solidarietà nello schieramento politico che non portando al voto un documento di quel genere. Perché sono convinto che, a parte qualcuno l'ampia maggioranza del Consiglio sia consapevole che vi sono alcuni punti fermi che non possono essere violati.
Allora, rispetto anche a testimonianze di questo genere che ho letto pubblicate oggi, vorrei davvero capire che cosa è successo, senza discutere del "Vignale pensiero" - che poi quando ci minaccia ci rende ancora più baldanzosi, come ha fatto a microfono, quindi non invento nulla - ma invece ragionando di una situazione che è già sufficientemente seria.
Credo che le Istituzioni e la politica abbiano il dovere di affrontare questa vicenda non perdendo tempo, e farlo con serenità nelle reciproche e anche profonde differenze. Resta il nostro giudizio su alcune ben identificate organizzazioni di estrema destra che non perdono occasione di fare apologia di fascismo e di richiamarsi a quel periodo. E noi quelle organizzazioni politicamente e democraticamente continueremo a contrastarle, non vogliamo alcun dialogo con quelle persone.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Rimango sempre abbastanza sconcertato quando accadono queste cose anche perché la mia giovane età mi fa ricordare con una certa freschezza gli anni passati nelle sacre aule dello studio. Studio per modo di dire perché non sempre si studiava.
Però, al di là di queste considerazioni più personali che altro, sono un po' rimasto deluso nel vedere come due parti contrapposte in modo particolare abbiano voluto strumentalizzare questa vicenda, che è già abbastanza tesa e non fa bene né all'Università né a chi fa politica nell'Università.
Io sono uno di quelli che ha fatto politica anche all'Università, pur ritenendola semplicemente una palestra e non una questione di vita e di morte, perché poi ai miei tempi il potere dei rappresentanti degli studenti all'interno di quell'organismo era assolutamente pletorico e poco funzionale.
Però mi chiedo che senso abbia adesso continuare a discutere di questi due ordini del giorno quando, per la forza dei numeri testé ricordata dal collega Chieppa, il PD ha deciso una posizione pilatesca. Ha detto: ce ne laviamo le mani, adducendo che i due ordini del giorno sono insufficienti o comunque non corrispondenti ad un'analisi approfondita. Al che io rispondo: ma quando mai è accaduto che gli ordini del giorno sono approfonditi e corrispondenti ad un'analisi e ad una ricerca che, invece, evidentemente è più confacente ad una legge e ad un altro tipo di provvedimento che passa in quest'Aula? L'ordine del giorno è un ordine del giorno; punto. Esprime un'idea sottolinea dei fatti, dà evidentemente dei giudizi di massima ed invita a degli atteggiamenti consequenziali.
Il PD intende lavarsene le mani, non si vuole esprimere. Se il PD decide di lavarsene le mani e non affrontare in Aula l'argomento, è evidente che entrambi gli ordini del giorno saranno bocciati, se va bene altrimenti, si arriverà al non raggiungimento del numero legale. È molto grave questa posizione, perché il PD ha tutto l'onere di affrontare la questione esprimendosi, quindi votando o bocciando anche entrambi gli ordini del giorno. Magari creando anche delle problematiche politiche abbastanza grandi, ma non credo che su un ordine del giorno del genere si creino delle fratture all'interno della maggioranza.
Non ha assolutamente senso la posizione che ha assunto - credo in nome di tutto il PD - la Consigliera Pozzi. Su un fatto di una tale gravità, o abbiamo la forza di esprimere, anche blandamente, e dare una risposta e dimostrare che la politica c'è, altrimenti se discutiamo di questo ordine del giorno in qualche Commissione - ammesso che sia la VI Commissione quella deputata a discutere - si sarà perso il pathos di questo momento.
Anche i cittadini che a casa stanno ascoltando questo dibattito giustamente hanno tutto il diritto di ricevere una risposta o una proposta.
Non è la prima volta che accade un fatto del genere in Italia, a Torino soprattutto. Io stesso avevo presentato un ordine del giorno più di un anno fa a proposito di una studentessa, una rappresentante, credo del FUAN, che non era riuscita ad accedere all'Università per dare gli esami. La questione è stata superata successivamente, ma è la dimostrazione che siccome all'epoca non abbiamo discusso in modo approfondito perché qualcuno non ha voluto approfondirla e se n'è lavato le mani, la stessa situazione si è presentata oggi.
Alcune cose che diceva il Consigliere Chieppa sono vere, si sta spostando nella società quello scontro che il sistema politico ha espulso fuori delle aule parlamentari e si vuole, progressivamente, espellere anche da tutte le altre aule di rappresentanza democratica. È normale che si riproponga lo scontro nella società. Il primo posto in cui si verificherà questo scontro sarà l'Università. Questo è nella logica delle cose, succede in altri Paesi, e succederà anche in Italia. Vogliamo parlarne? Io sono qui e sono felice di poterne parlare.
Ricordo ai colleghi che preferiscono avere una posizione pilatesca, che se gli ordini del giorno non vanno bene, si possono emendare, come ha fatto il Consigliere Vignale; si possono integrare e si possono riproporre in tutt'altra formulazione, che magari vadano bene all'Aula nel suo complesso.
Noi non dobbiamo approfondire nulla, non siamo dei giudici, non dobbiamo verificare gli atti, non dobbiamo accertare la verità. Noi dobbiamo dare un giudizio su un fatto che è accaduto. Questo penso sia inoppugnabile e penso che la Consigliera Pozzi possa averlo verificato.
accaduto? Sì, è accaduto. Ci va bene? Ci va male? Non si sa. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Molto brevemente. Per l'ennesima volta mi sembra che, com'è già stato sottolineato in particolare dai Consiglieri di Alleanza Nazionale, si inseguano ancora i fantasmi di cinquant'anni fa. Si inseguono qua e si inseguono anche nelle aule universitarie. Una cosa che succede spesso a Torino e che deve farci riflettere. Evidentemente, si vuole, con testardaggine, cercare di non liberare le nuove generazioni da retaggi, da fantasmi che sono ormai superati nei fatti e anche dai comportamenti elettorali del popolo italiano.
Al di là di ciò, volevo solo fare una brevissima considerazione. Se c'è tutta questa attenzione per segnalare l'apologia del fascismo, che sarebbe ricomparsa minacciosamente a Torino, mi domando come mai la maggioranza di centrosinistra sia desolatamente quasi assente, quindi l'ordine del giorno proposto dai Consiglieri della sinistra non potrà essere votato e approvato perché manca il numero legale. Credo che anche questa volta ci siamo presi tutti in giro, ma qualcuno di più, permettetemi di dire. Evidentemente non si crede nemmeno agli ordini del giorno che una parte della propria coalizione presenta. Si va via e si fa come Ponzio Pilato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Cercherò di non essere troppo lungo, prima che il Consigliere Boniperti mi spintoni fuori.
Contraddicendomi, inizio da molto lontano. Nel novembre 1968 all'Università di Genova, fu annunciata, un sabato pomeriggio, una manifestazione del FUAN in via Balbi. Un gruppo di "disperati", di cui facevo parte, andò dal Preside di Facoltà dicendo che si riteneva offensivo per il carattere della città, per l'Università, ecc., che si tenesse in facoltà una manifestazione del FUAN. Il Preside della facoltà ci disse usò queste parole - che i fascisti avevano tutto il diritto di fare le manifestazioni che volevano, che erano emarginati come i neri in Sudafrica.... Il capo di questa folta delegazione di giovinastri disse al Preside di Facoltà che era un atto estremamente grave, che era connivenza con il fascismo e che sarebbe stato responsabile di eventuali incidenti (che poi, fortunatamente, non accaddero) che sarebbero potuti accadere il giorno dopo. Il capo di questa delegazione era tale Carlo Panella, oggi giornalista nelle reti Mediaset o Fininvest e autore di libri non proprio neutri sul mondo arabo.
Non conosco la situazione di Palazzo Nuovo, non è una giustificazione ho solo letto i giornali di oggi sulla dinamica dei fatti di ieri. Ho già detto in un'altra seduta di Consiglio che ritengo, come diceva Manzoni, che non debbano mai esservi bastonati e bastonatori. Non approvo tendenze vorrei essere chiaro, manifestazioni, slogan, atteggiamenti che credo siano controproducenti e negativi. Credo che questi derivino, però, anche da una nostra profonda debolezza politica; dal fatto che non solo per le sconfitte recentissime abbiamo una dimensione giovanile molto debole, che non riusciamo a proporre un'ipotesi complessiva in cui l'alternatività profonda alla destra sia uno dei temi fondamentali.
Due questioni solamente. A differenza di altri, ho seguito, come faccio sempre, l'intervento del Consigliere Vignale. Il Consigliere ha offerto un quadro della situazione post '45 che è ovviamente il quadro che la sua parte ha sempre dato di movimenti colpiti, perseguitati e tenuti in un angolo: il "polo escluso", come è stato definito da...



(Commenti in aula)



DALMASSO Sergio

Continuo a credere che uno dei problemi che abbiamo di fronte sia che il principio costituzionale in merito al divieto di riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, non è mai stato attuato in Italia e che anche alcuni richiami a questo aspetto, che vi furono in altri tempi, sono sempre stati disattesi. Ricordo una proposta di legge del 1960 primo firmatario Ferruccio Parri - composta di un solo articolo sostanzialmente di un solo periodo - che non fu mai discussa: questo ha creato oggettivamente una certa situazione.
Seconda questione: sono molto preoccupato, noi siamo molto preoccupati della situazione attuale, in cui vi è un intreccio tra una crisi economica terrificante, che sarà ancora più terrificante nei prossimi mesi, e tendenze "violentiste" e antidemocratiche che stanno emergendo sempre maggiormente.
Secondo noi, sono queste le aggressioni razziste in alcuni bar, sono questi i pogrom, le persone che vengono bruciate perché ci si vuole divertire... Vorrei essere chiaro: non lo addebito certo al partito di cui fanno parte i consiglieri Vignale e Boniperti, sarei sciocco e schematico e non ho mai pensato questo, ma ricordo che molti riferimenti politici, molti richiami culturali, molti siti, una serie di manifestazioni, non solo in Italia, molto spesso sono collegati ad un passato estremamente preciso e non solo al richiamo al fascismo, ma nella maggioranza dei casi al nazismo.
Di fronte a tutto ciò, pensiamo che anche nelle differenze tra forze politiche sia necessario un grande fronte democratico di difesa di un quadro costituzionale e dei principi costituzionali e che questo possa avere senso solamente se si lega alle grandi questioni sociali, perché se difendiamo astrattamente alcuni principi di legge, credo che questo non sia sufficiente davanti a una dinamica sociale così drammatica come quella che ci sta precipitando sulla testa. Se non lo leghiamo, cioè, alle condizioni materiali reali e ai rapporti di classe reali, al fatto che la stessa coscienza di classe, a cui noi ci siamo sempre richiamati, stia oggi evaporando davanti a difese nazionali (le abbiamo viste in Gran Bretagna) il che porta alla distruzione totale di una storia e di una identità.
Per molti giovani non c'è - permettetemi - questo quadro, il tentativo di pensare che solo un lavoro di lunga lena, un lavoro profondo, un lavoro lento e complessivo possa ricostruire rapporti, coscienze, legami tra le condizioni materiali e la coscienza personale, legame fra il proprio essere sociali e l'essere materiale. Questi fatti ci pongono molti interrogativi ed io continuo a credere che qualunque valutazione non possa prescindere da queste drammatiche questioni.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi. Grazie.
Non ho più interventi, quindi procedo con la votazione degli ordini del giorno.
Il primo ordine del giorno è quello presentato dal Consigliere Vignale.
Questo ordine del giorno è stato emendato e l'emendamento interviene sul titolo, dove si aggiunge "dell'intera forza di polizia".
Il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1198, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nella giornata di lunedì 9 Marzo presso la sede della facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza della Università di Torino un gruppo di studenti appartenenti al CUA ha tentato di impedire la legittima agibilità democratica a studenti appartenenti al FUAN che intendevano raccogliere firme al fine di presentare la propria lista alle elezioni universitarie rilevato che negli ultimi mesi l'Università di Torino si è distinta per episodi di intolleranza e manifestazioni violente giustificate da deliranti dichiarazioni secondo un assioma più volte utilizzato per giustificare la propria violenza e cioè quella di voler arginare una avanzata 'neofascista e neonazista' (!!!) che sarebbe perpetrata da legittime formazioni universitarie che da decenni eleggono democraticamente in seno agli organi universitari i loro candidati preso atto che è l'ennesimo esempio di tale comportamento da parte di studenti dei Collettivi autonomi universitari, come è ben dimostrabile dalla lettura di alcuni siti internet: 'Il Tribunale di Torino ha condannato oggi 3 studenti antifascisti dell'Università cittadina a 1 anno (per 2 studenti, 11 mesi per il terzo) per "resistenza, lesioni e minacce a pubblico ufficiale". Nei fatti sono stati ritenuti rei di aver partecipato ad un presidio di contestazione contro la presenza di esponenti del Fuan all'interno dell'Università nella primavera del 2007' 'La Statale si mobilita contro l'ennesimo tentativo dei fascisti di entrare in Università. Il motivo scatenante è stato il tentativo, da parte della compagine neofascista di Azione Universitaria - settore giovanile di Alleanza Nazionale - di entrare dentro l'ateneo per fare propaganda per le imminenti elezioni universitarie. Nello specifico dalle 13 gli antifascisti hanno cercato di allontanare il gruppo neofascista, che aveva cercato di mettere su un banchetto per una raccolta firme. Le forze dell'ordine sono intervenute, ancora una volta, per difendere il banchetto".
sottolineato che la libertà individuale deve essere garantita e sostenuta anche con l'espressione di solidarietà nei confronti delle vittime e la più netta contrarietà e condanna verso i fautori di tali comportamenti violenti ed intolleranti non riconoscendo alcuna valenza ideologica e politica a comportamenti di intolleranza e lesivi della libertà individuale condanna fermamente i comportamenti violenti che lunedì 9 Marzo hanno tentato di impedire la legittima attività democratica al FUAN in vista delle prossime elezioni universitarie".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1199.
La votazione non è valida per mancanza del numero legale per deliberare.
Tale votazione verrà ripetuta in apertura della prossima seduta di Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.04)



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