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Dettaglio seduta n.424 del 10/03/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 10.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boeti, Robotti, Valloggia Buquicchio, Cavallaro, Deambrogio, Spinosa, Leo, Bresso, Bellion e Pizzale.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Distribuzione processi verbali


PRESIDENTE

Colleghi, sono stati distribuiti ai Consiglieri, i processi verbali del 3 marzo 2009. Verranno posti in votazione la prossima seduta consiliare.
Colgo l'occasione per ringraziare la struttura del Consiglio regionale che ci consente di avere in tempo praticamente reale i verbali dei nostri interventi.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g., comunico che il giorno 3 marzo 2009 sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 24 febbraio 2009. Se non vi sono osservazioni, s'intendono approvati.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Procediamo con il sindacato ispettivo. L'Assessore Taricco è in Aula.
La parola al Consigliere Leardi.



LEARDI Lorenzo

Grazie, Presidente, non vedo nessun membro della Giunta, ma non importa.



PRESIDENTE

Non se n'è accorto, ma l'Assessore Taricco è in aula.



LEARDI Lorenzo

Mi scuso, ma non lo avevo visto.
Intendevo richiedere un'informativa alla Giunta in ordine a quanto successo ieri in Consiglio provinciale a Biella, dove il Piano territoriale è stato bocciato dalla Giunta di centrosinistra che governa la Provincia di Biella.
Il Piano territoriale è arrivato in Consiglio provinciale e doveva essere votato. La maggioranza di sinistra ha deciso di bocciare il progetto autostradale previsto nel Piano territoriale, che noi non abbiamo mai condiviso in quanto riteniamo che sia un progetto assolutamente sbagliato ma che abbiamo fatto finta, in questi anni, di pensare che fosse possibile da attuare.
Penso che questo crei un grave nocumento a tutto il territorio biellese. Penso che la Giunta in questo momento debba venire a riferire in Aula e prendere una posizione con assoluta serietà. Negli anni, abbiamo sempre manifestato la nostra contrarietà a quello che era il progetto che ci veniva proposto, anche dal PD e dal Consigliere Ronzani, che mi spiace non vedere in Aula; un progetto che ritenevamo e riteniamo assolutamente irrealizzabile, per motivi che non sto ad esporre qui, anche per non annoiare l'Aula.
Penso anche che sia un voto politico, un voto di una maggioranza che è analoga a quelle che governa la Regione. Aver bocciato questo Piano territoriale crea un problema di politico serio, ed è per questo motivo che la Giunta deve venire a relazionarci in Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Leardi. Peraltro, non mi pare che sia un atto su cui deve esprimersi in maniera deliberativa il Consiglio provinciale, ma mi pare che si debbano esprimere su questo documento osservazioni, pareri e proposte. Comunque acquisiremo la documentazione e l'Assessore avrà modo di interloquire in merito.
La parola al Consigliere Caramella.



CARAMELLA Luca Giuseppe

Intervengo per chiederle se è possibile mettere in moto i potenti mezzi dell'organizzazione degli Assessorati per far sì che i Consiglieri siano messi a conoscenza di quando gli stessi Assessori visitano il nostro territorio. Questione che si è già ripetuta più volte. Però, è un peccato dover apprendere dai giornali che l'Assessore Tizio piuttosto che Caio non è il caso che adesso riporti casi specifici - ha visitato il territorio e i Consiglieri non sono stati informati del perché gli Assessori visitano il territorio per problemi connessi allo stesso. Di fatto, ci troviamo di fronte a cittadini che chiedono motivazioni e la possibilità di incontrare le autorità, ma un Consigliere come me, che rappresenta la Regione di diritto, non può rispondere alle domande.
Rimanere sorpresi nell'apprendere che era scritto su tutti i giornali che l'Assessore sarebbe andato in quel territorio non è stato bello. Sono sicuro che ogni Assessore abbia segreterie e strutture ben collaudate e ben organizzate; quindi ritengo sarebbe davvero semplicissimo che la struttura stessa, nel momento in cui viene visitata la Provincia di Cuneo piuttosto che la Provincia di Novara, si metta in contatto con i Consiglieri eletti proprio in quella Provincia. Naturalmente è libertà di questi ultimi poter partecipare o meno all'evento, però sarebbe stato giusto sapere cosa accadeva sul territorio dall'interno, prima di leggerlo sui giornali perché, di fatto, si fa sempre la figura di coloro che non partecipano ai lavori o non sono attenti. È solo mancanza di comunicazione.



PRESIDENTE

Collega Caramella, la prego poi di volerci, anche informalmente comunicare dei ragguagli precisi per sapere chi sono i protagonisti di questa vicenda perché, come lei sa, noi riteniamo che, fermo restando che l'Assessore ha delle competenze istituzionali, per cui conduce vari tipi d'incontro sul territorio, ogni ipotesi istituzionale non possa non vedere in qualche modo, oggetto di una comunicazione i Consiglieri espressione del territorio. Proprio in virtù di una funzione di rappresentanza della comunità, che è il voto assegnato ai Consiglieri.
Collega Caramella, colgo però l'occasione anche per stigmatizzare quanto è avvenuto recentemente proprio nella Provincia di Novara, dove c'è stato un incontro istituzionale ai massimi livelli, convocati dai rappresentanti territoriali del Governo, in cui la Regione, in senso lato e non solo il Consiglio ma la Regione come ente complessivo, non è stato invitato. Ovviamente, anche questo è un elemento di perplessità rispetto a quella che doveva essere l'attenzione al ruolo della Regione e del Consiglio regionale.



CARAMELLA Luca Giuseppe

Ha ragione, Presidente. Devo dire però che anch'io sono rimasto stupito, come lei, di quest'incontro importante che si è svolto ieri.
Tuttavia, ho avuto modo di apprendere dal Ministro Rotondi, il quale ha un po' coordinato l'evento intitolato "Governo incontra", che vengono coinvolti solamente i Consiglieri regionali di ogni singola Provincia interessata, mentre la Regione, e, quindi, il Presidente della Giunta regionale, così come il Presidente del Consiglio, verranno coinvolti nel momento in cui l'evento riguarderà la Provincia capoluogo di Torino. Questo è quello che mi è stato riferito.



PRESIDENTE

Collega, Caramella, come sa tendo ad essere puntuale e preciso nel segnalare alla Giunta regionale tutti gli adempimenti e le disattenzioni che ha fatto il Consiglio. Ritengo però che su questa vicenda non si possa non tralasciare e trascurare il fatto che la Regione è rappresentata in primis dal Presidente della Giunta regionale, che ha la rappresentanza esterna. Il Presidente della Giunta non è solo il titolare e il responsabile massimo, ma anche il Presidente dell'intera Regione e, come tale, assume in sé le funzioni di governo.
Questa situazione la ritengo estremamente grave. Certamente i Consiglieri del territorio, fortunatamente, sono stati coinvolti, ma penso sia stato inopportuno, al di la delle polemiche di parte che non interessano il mio ruolo, trascurare la rappresentanza istituzionale che compete al Presidente della Giunta regionale.
La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Voglio solamente ricordare un fatto. Capisco che l'approssimarsi della campagna elettorale spinga un collega di solito moderato, come il Consigliere Leardi, a compiere delle forzature in ordine alle vicende che egli ha ricordato. Diciamo che le forzature, se confliggono con i fatti lasciano un po' il tempo che trovano. Quindi, è come se passasse dell'acqua sullo specchio. I fatti sono un po' diversi e non è questa la sede per affrontarli.
Ricordo unicamente che, come i colleghi sanno e, immagino, sappia anche il collega Leardi, la Giunta regionale ha adottato il Piano territoriale regionale, e lo ha adottato in via provvisoria. Poiché la procedura prevede che il Piano debba essere trasmesso alle Province, le quali hanno 60 giorni di tempo per esprimere le proprie opinioni, in ragione del fatto che il Piano territoriale adottato in via provvisoria e trasmesso alle Province compresa la Provincia di Biella affinché avanzasse le proprie osservazioni conteneva - per ragioni che qui non è il caso di indagare - alcuni errori vistosi. Ieri la Provincia di Biella, come hanno fatto tutte le Province piemontesi, si era predisposta a chiedere alla Giunta regionale, prima che venisse adottato in via definitiva il Piano territoriale regionale, alcune modifiche, tra le quali quelle che riguardano il tragitto del progetto autostradale.
Di questo si tratta, in maniera assolutamente legittima. Il centrodestra ha voluto strumentalizzare una vicenda che ha un valore eminentemente tecnico e che in nessun caso mette in discussione le scelte compiute dalla Provincia di Biella, che hanno altro valore; prova n'è il fatto che noi, relativamente a quel tipo di collegamento, siamo molto avanti, ad esempio per quanto riguarda addirittura l'indizione della gara quindi siamo in presenza - mi consenta il collega Leardi - di una tempesta in un bicchier d'acqua.
Siamo in presenza del fatto che la Giunta provinciale deve trasmettere nei tempi previsti dalla legge, le osservazioni al Piano, chiedendo alcune modifiche in ragione delle scelte compiute in questi anni dalla stessa Provincia e anche dalla Regione Piemonte.
La Regione Piemonte, per quanto mi riguarda, credo che motu proprio indipendentemente dalle scelte che potrà fare o ha fatto la Giunta provinciale, apporterà delle modifiche a quel Piano territoriale, essendo evidente che alcune scelte di contenuto confliggono apertamente con le scelte non che la Provincia di Biella, ma che la Regione e la Provincia di Biella insieme hanno compiuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Intervengo solo per informare i colleghi relativamente a un'interrogazione che abbiamo presentato questa mattina, la quale tocca un tema di cui quest'Aula in passato si è già occupata, ma che riteniamo - se verificato - particolarmente serio. Gli organi di stampa peraltro, la riportano in maniera ragionevolmente precisa.
Risulterebbe che il Consiglio di Gestione del Sanpaolo abbia nell'ambito della sua autonomia, definito un'operazione di rilocalizzazione di quello che viene chiamato back office. Il back office, nell'ambito delle strutture bancarie, è l'area che si occupa della gestione archivi, per darne un dimensionamento.
Questa struttura opera all'interno di una delle Direzioni centrali del Sanpaolo Intesa e questa rilocalizzazione viene definita su base in Romania, dove sono già stati acquisiti spazi per circa 13.000 metri quadrati e dove, con decorrenza aprile 2009 (cioè domani), parte un programma di assunzione di personale, immagino romeno, la cui previsione iniziale è di 270 unità.
Ora, facendo una valutazione evidentemente approssimativa della dimensione degli spazi nei contatti che con Telecom sono già operativi per una linea ad altissima velocità di dati, viene abbastanza semplice immaginare, considerando anche il partner che accompagna l'Intesa Sanpaolo in questa operazione, ovvero la Mc Kinsey, che fu anche l'advisor di un'operazione analoga che Unicredit svolse circa cinque anni fa, che una volta che l'intera operazione sarà compiuta, là ci saranno circa 1.200 1.300 unità (uno più, uno meno, bisogna evidentemente approfondirlo sarebbe utile approfondire). Altrettanto conseguentemente, la struttura all'interno della Direzione sistemi informativi operativi (DSO), che è l'area che all'interno del Sanpaolo Intesa svolge attualmente questi compiti con personale italiano, dovrebbe subire un ridimensionamento occhio e croce, di pari entità.
Ora, stante che non mi sembra una splendida notizia, se verificata, per gli attuali dipendenti italiani della DSO, quello che mi interessa comprendere è se la Giunta in senso lato - è arrivato un esponente della Giunta che normalmente sulle problematiche Sanpaolo Intesa ha, per competenza diretta di deleghe, più informazione rispetto ad altri - o comunque se la Regione, che è presente in uno degli azionisti della Banca come Fondazione (la Compagnia Sanpaolo, presieduta dall'avvocato Benessia) sia stata informata o direttamente o tramite riunioni che all'interno della compagine (soci) si siano svolte; se di questa iniziativa sia stato informato il Consiglio di Gestione.
Al là delle ricadute economiche, su cui esistono molti dubbi perch l'Unicredit, come ho detto prima, con l'advisor Mc Kinsey, intraprese circa cinque anni fa un'iniziativa analoga rispetto alla quale sta recedendo poiché evidentemente non ha sortito i frutti economici che all'epoca Unicredit si prospettava, l'operazione già in se stessa pare criticabile.
Pare ancor più, come posso dire, oggetto di qualche riflessione se in questo periodo, da parte di Sanpaolo Intesa, stante la situazione economica complessiva delle regioni dove Sanpaolo Intesa opera, sia politicamente così saggio, politicamente così indifferente immaginare un percorso che nell'ipotesi più negativa - che a me pare facilmente calcolabile - possa comportare il ridimensionamento degli organici dedicati in questo momento a quest'opera per circa 1.000-1.200 persone.
Quindi noi abbiamo chiesto alla Giunta di volersi informare, ove informazioni già non le abbia, e al nostro rappresentante nell'ambito della Fondazione della Compagnia Sanpaolo di resocontare in merito alla Giunta e conseguentemente al Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Paolo

Grazie, Presidente. Prima avevo chiesto di parlare dopo il Consigliere Caramella perché, riferendomi a quanto ha detto il collega, voglio confermare che abbiamo sempre chiesto che, quando gli Assessori vengono sul territorio, i Consiglieri siano informati.
Ma voglio ricollegarmi al fatto che è capitato ieri a Novara, dove si è svolto un incontro con parecchi esponenti del Governo, Ministri e Sottosegretari. A questo incontro la Presidente Bresso non è stata invitata. Ritengo che sia un fatto molto grave.
Non si può rispondere come mi dicono abbia detto il Ministro Rotondi ovvero dicendo che verrà invitata quando questo incontro sarà fatto a Torino, perché la Presidente Bresso è Presidente del Piemonte, non della Provincia di Torino. Trattando di tematiche così importanti, sarebbe stato molto opportuno che la Presidente della Regione fosse stata invitata e fosse presente.
A mio parere, quindi, l'impostazione è totalmente sbagliata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Monteggia; ne ha facoltà.



MONTEGGIA Stefano

Grazie, Presidente. L'oggetto è sempre il fatto che la Presidente Bresso non sia stata invitata all'incontro di Novara.
Innanzitutto voglio dire che gli inviti li ha fatti la Prefettura di Novara, quindi se volete accusare politicamente la Prefettura di Novara potete farlo. Il Consigliere Cattaneo forse non è informato che gli inviti non sono stati fatti dal Governo, ma dalla Prefettura di Novara, perché il Ministro Rotondi è venuto a Novara e ha segnalato alla Prefettura questo incontro; la Prefettura ha poi diramato tutti gli inviti.
Io, che non avevo ancora avuto l'invito, l'altra mattina ho chiesto informazioni al Comune di Novara; mi hanno detto: "Parla con la Prefettura perché sono loro che mandano gli inviti". Non possiamo accusare il Prefetto di essere di parte o non di parte; probabilmente è stata una dimenticanza perché chiaramente è giusto che fosse invitata anche la Presidente della Regione.
Se poi ci agganciamo a quella che è invece la correttezza istituzionale, il discorso è sempre lo stesso: qui non mi sembra che ce ne sia tanta. Voglio fare un esempio. L'altro giorno l'Assessore Ricca, che è qui presente, è venuto a Novara al mercato coperto, ma non ha fatto parola con nessun Consigliere regionale di questa sua presenza a Novara. Di conseguenza, mi sembra che istituzionalmente non è che ci sia molta correttezza.
Ci si lamenta da una parte, ma poi dall'altra si razzola male dall'altra. Tra l'altro esistono le segreterie, questi Assessori hanno delle segreterie e queste potrebbero avvertire non solo la minoranza, ma anche la maggioranza. Chiaramente non parlo solo a titolo solo di minoranza, ma per tutti i Consiglieri regionali del territorio che non vengono mai invitati e sempre dimenticati. Benissimo, continuiamo così però poi non lamentiamoci se si verificano delle disfunzioni. Probabilmente si parla in un modo e poi sia fa in un altro.
Comunque voglio dire che del territorio di questa Regione era stato invitato anche l'Assessore Manica (ho visto il bigliettino "riservato" però non ho visto l'Assessore Manica). Il Presidente della Provincia Vedovato, era presente, ma sicuramente non è di centrodestra. Per questo volevo fare capire che non è una questione politica, ma una questione di inviti. Probabilmente la Prefettura di Novara ha sbagliato a non invitare la Presidente Bresso, ma sono inviti della Prefettura, non del Ministro Rotondi e nemmeno del centrodestra.



PRESIDENTE

Consigliere Monteggia, rispondendo all'intervento del Consigliere Caramella non avevo sollevato obiezioni sulle responsabilità dell'evento in capo ad un rappresentante. Facevo rilevare come sia fuori luogo che, in un incontro istituzionale che coinvolge rappresentanti interni del Governo e tutte le istituzioni, non fosse presente il Presidente della Giunta regionale.
un po' come se si pensasse di svolgere un incontro a Padova senza convocare il Presidente Galan o un incontro a Lecco senza convocare il Presidente Formigoni. Mi pare, al di là di una polemica che non ho intenzione di fare, assolutamente fuori luogo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Mi spiace che non sia presente l'Assessore Borioli. Non è la prima volta che faccio un intervento per esprimere la seria preoccupazione sull'ampliamento del traforo del Frejus.
Ho presentato un'interrogazione e l'Assessore Borioli mi ha fornito una risposta. Avevo chiesto quali erano le argomentazioni che hanno indotto la Regione ad esprimere il parere e qual è stata la valutazione dell'impatto ambientale; dove andrà a finire il materiale di risulta; se è stato comunicato ai Sindaci di quel territorio dell'alta Val di Susa e quali dovranno essere le procedure della cantierizzazione. La risposta che mi ha fornito l'Assessore Borioli è solo una traccia della procedura e degli atti formali. Volevo dire alla Giunta e a questa maggioranza, non avendo ricevuto risposta, che mi permetterò di avvisare personalmente tutti i cittadini dell'alta Valle di Susa, uno per uno, e capire quali sono tutti gli strumenti necessari affinché si possa ostacolare, nel prossimo futuro il cambiamento di destinazione d'uso da canna di sicurezza a via di transito.
Non mi si venga poi accusare, quando iniziano le manifestazioni in alta Valle Susa, di irresponsabilità.


Argomento: Problemi energetici

Interpellanza n. 2448 del Consigliere Cavallera, inerente a "Disservizi di nuove società di erogazione di energia elettrica"


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo l'interpellanza n. 2448, presentata dal Consigliere Cavallera.
Risponde l'Assessore Bairati.



BAIRATI Andrea, Assessore all'energia

L'interrogazione del Consigliere Cavallera si riferisce ai disservizi nelle fasi di assistenza tecnica al cliente legati ad un nuovo esercente della rete elettrica nazionale, di cui dirò in seguito.
L'interrogante chiede alla Giunta se non sia opportuno interpellare l'Autorità per l'energia elettrica e il gas affinché si verifichi la correttezza dei nuovi soggetti energetici operanti sul mercato; se non si considera opportuna una valutazione circa l'adeguatezza degli strumenti che il cittadino conosce.
I numeri verdi sono, in realtà, dei servizi automatici o semiautomatici via telefono o via rete adottati da molti fornitori sia in campo energetico, in generale, sia nel campo delle utility di servizi al cliente.
Con riferimento all'oggetto dell'interpellanza, nel contesto della progressiva implementazione delle nuove regole previste dal decreto legge n. 79 - quello, di fatto, che ha liberalizzato il mercato distributivo dell'energia elettrica - le domande avanzate dal Consigliere si riferiscono a fenomeni di cattivo servizio, o di disservizio, nell'ambito delle conseguenze delle applicazioni del decreto occorse ad una società torinese fortemente penalizzata per lungo tempo dall'assenza di fornitura di energia elettrica. Lo dico in modo molto semplice: il passaggio da un gestore all'altro ha provocato un lungo periodo di interruzione dell'energia elettrica che ha causato ovvi disagi.
La norma in questione prevede che sia il Ministero per lo Sviluppo economico ad emanare indirizzi per assicurare il servizio di salvaguardia ai clienti finali che abbiano autocertificato di non rientrare nel regime di cui al comma 2 della legge (clienti finali che abbiano provveduto al recesso del preesistente contratto di fornitura). La società, cioè, deve esercitare il suo diritto di recesso per accedere ad un nuovo contratto di fornitura, con un nuovo fornitore. Oppure che abbiano scelto il proprio fornitore attraverso procedure concorsuali di evidenza pubblica, nel caso siano soggetti pubblici e che incentivino il passaggio al libero mercato secondo i criteri della gradualità previsti dalla legge.
Fino all'operatività di tale servizio, la continuità della fornitura per tali clienti è assicurata dalle imprese di distribuzione o dalle società di vendita collegate a tali imprese, a condizioni e prezzi resi pubblici e non discriminatori.
Nel caso in oggetto, atteso che attendiamo l'esito delle procedure concorsuali per l'individuazione degli esercenti il predetto servizio di salvaguardia, l'Acquirente Unico ha individuato per l'area territoriale Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria l'esercente Exergia S.p.A. Considerato che le competenze che sono collegate alla regolazione, disciplina e controllo dell'erogazione del servizio elettrico sono incardinate nell'Autorità per l'energia elettrica e il gas con sede a Milano.
Preso atto che l'interrogante richiede alla Giunta se non ritenga opportuno sollecitare la vigilanza di predetta Autorità nel verificare la correttezza dell'operato, la Giunta ritiene assolutamente opportuno sollecitare l'Autorità sulla correttezza dell'operato dei nuovi soggetti nel mercato elettrico, ponendo alcune questioni. Una, in generale riguardante la corretta applicazione delle norme di salvaguardia cui facevo riferimento all'inizio.
Tuttavia, con la presente invito il Consigliere a fornire alcuni dati di dettaglio supplementari circa l'impresa vittima del disservizio - che noi abbiamo costruito solo parzialmente, ma che probabilmente sono in suo possesso - affinché le nostre strutture, la competente Direzione regionale trasmetta agli uffici dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas una formale e puntuale richiesta di verifica di quanto accaduto.
La Giunta è disponibile e concorda con la necessità di sollecitare l'Autorità al suo ruolo di controllo delle garanzie di servizio derivanti dall'applicazione del decreto, cui facevo riferimento all'inizio. A nostro giudizio, è necessario corredare la richiesta all'Autorità per fornire una puntuale risposta all'impresa eventualmente danneggiata, quindi l'invito che rivolgo al Consigliere Cavallera è di trasmetterci le informazioni in suo possesso per completare il dossier da inviare all'Autorità per l'energia e il gas.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Per assurdo, potrei anche trasmettere delle informazioni più di dettaglio per definire meglio questo singolo caso, però da parte mia si voleva portare all'attenzione della Giunta una situazione che complessivamente, non è né accettabile e neanche soddisfacente per i clienti, soprattutto per la piccola e media impresa, che poi è quella che cade vittima di queste situazioni, perché nell'attribuzione, mediante gara delle competenze sugli utenti di una certa potenza in su, siamo andati nel Nord Italia sotto le competenze di questa Exergia. Naturalmente, facendo le visure camerali risulta chi è questo soggetto, perché, se non avesse le carte in regola, non potrebbe essere concessionario temporaneamente di un servizio, mentre in altre zone d'Italia l'unico concorrente è stato l'ENEL per cui è proseguito l'ENEL.
Credo che - ed è questa la sollecitazione che faccio - si debba comunque, da parte della Regione (o qualora si condividesse la situazione) richiedere che tutti possano concorrere, garantendo però non soltanto da un punto di vista dell'accessibilità informatica (internet, eccetera), che al giorno d'oggi va per la maggiore, ed è certamente un canale importante che deve esistere, però che ci siano anche sul territorio (nei capoluoghi di Regione, nei capoluoghi di Provincia) dei soggetti direttamente dipendenti dal nuovo concessionario temporaneo della distribuzione oppure, magari anche in subconcessione, però che fisicamente possano risolvere determinati problemi.
Ovviamente, parlo per esperienza, perché per tantissimi anni sono stato responsabile della fornitura di energia elettrica all'utenza ad Alessandria e Provincia, ed ho vissuto tutte le epoche delle informatizzazioni, la creazione di un'unica banca dati nazionale, che è quella che oggi consente di fare determinate operazioni, però non è possibile non avere alcun punto di riferimento. Poi, sì col tempo, con le proteste, dopo mesi, però qui siamo sempre i soliti italiani, che prima facciamo la norma e dopo, con calma, andiamo ad adeguare.
Poi, la Francia ha seguito altre strade e qui, comunque, il Ministro Bersani fece il famoso decreto n. 79, chiamato anche "decreto Bersani" e adesso noi ne stiamo... Non sono le "lenzuolate" delle privatizzazioni, ma è tutta l'impostazione del nuovo sistema elettrico nazionale.
Certamente è un settore che aveva bisogno di nuova linfa dal punto di vista della produzione di energia e poteva anche avere una competizione tra più soggetti, per quanto riguarda la distribuzione, però stiamo attenti alle offerte eccessivamente vantaggiose, perché, alla fine, le leggi della fisica sono quelle che sono, quindi da una centrale di produzione bisogna andare poi ad un utilizzatore, passando attraverso determinati circuiti e determinate linee (alta tensione, media tensione e bassa tensione).
Su quello che fino a ieri probabilmente gli Uffici regionali pensavamo che fosse assicurato da un distributore e da un produttore di energia qual era l'ENEL, oggi dobbiamo guardarci dentro, sia per quanto riguarda il degrado degli impianti (è chiaro che se non si fa manutenzione, fra cinque o dieci anni avremmo degli impianti non più adeguati), sia soprattutto per quanto riguarda la tempestività del servizio.
Quindi, sotto questo profilo, posso dare parlare del singolo caso poiché conosco l'ingegner Ortis, che è il Presidente dell'Authority, potrei anche rivolgermi io personalmente, però non volevo fare un caso singolo, ma vorrei richiamare l'attenzione su un sistema che deve essere modificato. Le prossime gare per assegnare queste concessioni devono prevedere dei punti fisici di riferimento, almeno nei capoluoghi di Provincia o almeno nel capoluogo di Regione, oltre ai canali informatici, ai canali internet, e naturalmente ci deve essere un controllo da parte della Regione, a nome del sistema della piccola e media industria, per verificare se questi sistema funzionano.
Potrei raccontare una serie di altri episodi, perché poi ce n'è anche per l'ENEL: ho presentato un'altra interpellanza (che è molto più recente) relativamente alla tempestività di allaccio dei pannelli fotovoltaici.
Facciamo tanta pubblicità e impegniamo tante risorse per sviluppare questo comparto, ma se poi non c'è un riscontro tempestivo negli allacciamenti, si rischia di aver fatto spendere dei soldi - anche se sappiamo che sono tutti interventi cofinanziati che comportano anche risorse proprie del soggetto e in un momento di crisi come questa, si rischia di avere dei grossi guai.
Grazie per l'attenzione, ma mi attendo un'iniziativa in quel senso.



CHIEPPA VINCENZO


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 2565 dei consiglieri Caramella, Cavallera e Pedrale inerente a "Installazione antenna per telefonia cellulare a Oleggio Castello"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 2565 dei Consiglieri Caramella, Cavallera e Pedrale Risponde l'Assessore Bairati.



BAIRATI Andrea, Assessore alle telecomunicazioni

L'interrogazione si riferisce all'installazione di un'antenna di TIM (Telecom Italia Mobile) presso il Comune di Oleggio Castello. Si interroga la Giunta se non si ritenga opportuno intervenire nei confronti di TIM, in sostanza, perché venga individuato un sito alternativo che, nelle parole degli interpellanti, sarebbe una scelta auspicabile, perché la densità abitativa del sito dove è prevista l'installazione potrebbe porre rischi per la salute dei cittadini coinvolti nel perimetro dell'azione dell'impianto stesso.
La Giunta si è fatta carico di questa questione e ha interrogato Telecom circa le variabili e le decisioni che sono state prese per l'installazione del sito, quindi leggo la risposta che abbiamo ricevuto da Telecom come un corollario dell'opinione della Giunta in merito.
Rispetto all'interrogazione in oggetto, si premette che il quadro normativo italiano relativo alle regolamentazioni delle emissioni elettromagnetiche, cioè il fattore di rischio collegato all'antenna stessa (regolamento del 1998, poi sviluppato con successive norme fino al 2003) che fissavano i valori di emissione che sono i cosiddetti "valori di rischio", non in base a criteri di carattere scientifico sanitario, ma sulla base di criteri precauzionali che hanno determinato livelli di emissione che sono considerati tra i livelli di emissione tra i più bassi al mondo.
In altri termini, i livelli di emissione sono stati impostati su una base fortemente vincolistica, anche rispetto alla raccomandazione del Consiglio della Comunità europea, che sollecitava gli Stati membri ad utilizzare linee guida internazionali per la limitazione all'esposizione elettromagnetiche che sono sensibilmente più alti rispetto a quelli del nostro Paese. Quindi, conseguentemente, a differenza degli altri paesi europei, dove i limiti di emissione variano a seconda delle frequenze utilizzate per la telefonia tra i 27 e i 61 volt per metro, in Italia i limiti sono stati fissati per tutte le bande, indipendentemente dalle frequenze utilizzate, in 20 volt per metro, valore che si riduce a circa sei volt per metro in corrispondenza di edifici in cui è prevista una permanenza di cittadini per un periodo prolungato di almeno quattro ore (parliamo, ad esempio, di edifici pubblici, di edifici lavoro e, più in generale, di edifici destinati alla collettività).
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha lanciato uno specifico "Progetto Internazionale Campi Elettromagnetici" che tiene costantemente sotto controllo le evoluzioni nell'ambito internazionale e, ad oggi, sulla base dei dati a disposizione dell'Organizzazione Mondiale, ci sono circa 850 studi di laboratorio nel settore dei campi a radiofrequenza e per le emissioni elettromagnetiche.
In particolare, gli eventuali effetti sulla salute dei campi elettromagnetici a microonde, e di quelli relativi alla telefonia mobile (telefonia cellulare), sono stati valutati da Commissioni internazionali di esperti e già nel 2000 l'Organizzazione Mondiale per la Sanità osservava che "l'evidenza scientifica attuale indica che l'esposizione a campi a radiofrequenza quali quelli emessi dai telefoni cellulari e dalle stazioni radio base non induce o favorisce verosimilmente il tumore. Diversi studi su animali esposti a campi a radiofrequenza simili a quelli emessi dai telefoni cellulari non hanno trovato nessuna evidenza di induzione o promozione di tumori cerebrali".
Tali conclusioni sono state rafforzate in una serie di studi - che sono riportati, ma che non vi cito per brevità - che portano a concludere sostanzialmente, quanto dicevo poc'anzi.
Per quanto riguarda, in particolare, l'installazione di cui si fa riferimento nell'interrogazione, cioè la stazione radio base di Oleggio Castello, si precisa che tale sito è situato presso la locale centrale Telecom Italia e permette la copertura con GSM e UMTS delle due Frazioni collegate a Oleggio Castello e dell'area industriale collegata lungo la Statale 142.
L'istanza di autorizzazione è stata presentata all'Amministrazione comunale nel pieno rispetto della normativa nazionale e regionale vigente previa verifica, da parte dell'ARPA competente, del rispetto dei limiti di emissioni fissati dalla legge 36/2001 e dai suoi successivi provvedimenti di attuazione.
A seguito del mancato accoglimento di tale istanza da parte del Comune Telecom ha fatto ricorso al TAR Piemonte, il quale ha annullato i provvedimenti emessi dal Comune stesso.
In conseguenza di tale decisione, il Sindaco di Oleggio Castello ha rilasciato le necessarie autorizzazioni, che hanno portato all'installazione della stazione radio base che è stata attivata lo scorso 9 febbraio.
Telecom Italia ha comunque dato la propria disponibilità a partecipare all'assemblea pubblica che era stata indetta dal Sindaco nel mese di febbraio, alla quale è stata anche invitata l'ARPA.
Questa risposta precisa tre aspetti. In primo luogo, il quadro normativo applicativo e dei parametri scientifici di riferimento non porta a concludere che quell'impianto possa costituire danno per la salute degli abitanti della zona.
In secondo luogo, come viene specificato nella lettera di Telecom, i parametri volt/metro che vengono utilizzati in Italia, ma in particolare nell'impianto in oggetto, non solo sono assolutamente nella norma nazionale, ma al di sotto delle soglie internazionali che vengono previste.
Comunque sia, sulla base anche dell'interrogazione presentata dai Consiglieri, come dicevo all'inizio, i nostri uffici - in particolare gli uffici dell'ARPA - monitorano costantemente la situazione, per cui se si dovessero verificare degli episodi di sforamento delle emissioni l'Amministrazione regionale, tramite gli uffici competenti, monitorerà costantemente la situazione proprio a tutela dei cittadini coinvolti dall'impianto in questione.
Grazie, Presidente.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "M. Bazzini" di Casalborgone (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare "M. Bazzini" di Casalborgone in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Siamo nella fase delle interrogazioni e interpellanze: i Consiglieri pongono delle domande su singoli e specifici argomenti e ottengono una risposta da parte dell'Assessore competente in materia.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Interpellanza n. 2565 dei consiglieri Caramella, Cavallera e Pedrale inerente a "Installazione antenna per telefonia cellulare a Oleggio Castello" (seguito)


PRESIDENTE

Sull'interpellanza n. 2565, ha chiesto la parola il Consigliere Caramella; ne ha facoltà.



CARAMELLA Luca Giuseppe

Grazie, Presidente.
Ringrazio, altresì, l'Assessore per la risposta che mi è stata fornita.
Tuttavia credo - anzi, sono certo - che anche l'Assessore si renderà conto che si è trattato di una risposta meramente tecnica, fornita sulla base di dati raccolti essenzialmente dalla stessa Telecom, che opera sul territorio nazionale e, ormai, anche su quello internazionale.
Sono dati che, ogniqualvolta vengono riportati dinnanzi ad assemblee pubbliche, alle quali Telecom sostiene di essere disponibile a partecipare non vengono mai realmente confermati con aggettivi chiari circa la sicurezza per il cittadino.
Vi ricordo che stiamo parliamo di una grande antenna - è sicuramente un ripetitore, ma stiamo parlando di una grande antenna - sita nel centro città di questo piccolo paese, Oleggio Castello. Per la cronaca, l'antenna è già stata realizzata ed è collocata in un angolo del paese che coincide perfettamente con la presenza di scuole materne, abitazioni, un'importante struttura alberghiera e un asse viario (per la verità, sappiamo bene che su quest'ultimo ci sarebbero meno problemi, perché le auto vi transitano soltanto, così come fanno sotto gli elettrodotti o altre zone di pericolo elettromagnetico).
In questo caso specifico, però, nessuno è mai in grado di esprimere delle certezze: persino l'Organizzazione Mondiale della Sanità dice "verosimilmente non induce". Ma è proprio il termine "verosimilmente" a creare preoccupazione. Perché ad oggi nessuno è in grado di esprimere garanzie, così come non lo si poteva fare trent'anni fa quando si parlava di Eternit. Anzi, allora non ci si preoccupava proprio! Soltanto dopo si è scoperto ciò che è accaduto.
Come dicevo, nessuno è in grado di dire con certezza se questi impianti non causeranno, nel modo più assoluto, problemi per la salute. Si dice che verosimilmente sugli animali non hanno creato problemi e che verosimilmente anche per gli uomini non ci saranno problemi. Sarebbe gravissimo scoprire tra cinque o dieci anni, che, a causa di questi ripetitori installati anche su palazzi di proprietà privata...
Perché dobbiamo ricordare che Telecom, così come gli altri gestori della telefonia, ovviamente nelle zone migliori per la distribuzione del segnale, chiedono inoltre la concessione e l'utilizzo di spazi privati a proprietari di terreni piuttosto che a proprietari di immobili, i quali, in cambio, ricevono un affitto, quindi sono incentivati a concedere l'autorizzazione all'installazione di antenne. Allora, più che a Lei Assessore, sarebbe il caso di chiedere una vera collaborazione all'Assessorato alla Sanità, affinché sia affidato a dei tecnici il preciso incarico di verificare, insieme a studi di carattere medico-scientifico, la certezza che non vi siano problemi per la salute.
Tutte le volte che Telecom si è presentata in pubblico per spiegare le motivazioni che l'hanno indotta a installare le proprie antenne in determinate posizioni, alla popolazione poco interessa. Perché un conto è se siamo noi, col nostro cellulare, a procurarci eventualmente un danno sapendo di portare all'orecchio un apparecchio ricetrasmittente, ma diverso è installare pali di 20 o 30 metri e ripetitori che, per quanto abbiano una frequenza bassissima, provocano effetti strani. Sulla celeberrima trasmissione "Striscia la notizia" vediamo regolarmente come queste antenne spesso siano causa di malfunzionamenti di cancelli elettrici, mancanza di segnale radiotelevisivo o altri effetti particolari che, ovviamente inducono la popolazione a preoccuparsi, soprattutto laddove questi impianti sono ubicati in prossimità di asili, scuole o centri di interesse per la popolazione.
Chiedo che si cerchi di trovare la strada attraverso la quale...
Presidente, se do fastidio col mio intervento, posso anche interrompere.
Non riesco nemmeno più a sentire me stesso. Concludo brevemente.



PRESIDENTE

Colleghi, posso chiedervi di abbassare il tono di voce? Grazie.



CARAMELLA Luca Giuseppe

Chiedevo, se fosse possibile, che l'Assessorato alla Sanità si esprimesse in modo chiaro e desse una precisa indicazione e un incarico specifico per verificare una volta per tutte quello che realmente i cittadini vogliono sapere, cioè avere la certezza matematica e scientifica che gli impianti in questione non provocheranno, non oggi ma nel futuro problemi di cancro al cervello causato dalle emissioni di onde elettromagnetiche che, per quanto basse siano e vengano garantite anche da organi internazionali, provocano effetti strani sul territorio che, di volta in volta, sono riportati anche da importanti trasmissioni.
Ringrazio l'Assessore e sono certo che siamo dalla stessa parte, quindi non è una questione di colore politico. Chiedo però un'attenzione da parte dell'Assessorato alla Sanità più ancora che dell'ARPA.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interpellanza n. 2625 dei Consiglieri Caramella, Leardi e Leo, inerente a "Innalzamento del livello del lago Maggiore"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 2625, cui risponde l'Assessore Ricca, che ha pertanto facoltà di intervenire.



RICCA Luigi Sergio, Assessore alla protezione civile

L'interpellanza è stata sollecitata da una situazione meteorologica che si è verificata nel mese di febbraio.
Il livello del Lago Maggiore si è innalzato di un metro in più rispetto alla media stagionale e i quesiti riguardano i provvedimenti da adottare per evitare possibili esondazioni del Lago Maggiore e se non si ritenga anche opportuno intervenire nei confronti della Regione Lombardia affinch le autorità competenti verifichino l'eventuale ridimensionamento del lago aprendo le dighe di deflusso, nella fattispecie la diga di Golasecca verso Sesto Calende.
Il Settore Protezione Civile della Regione Piemonte propone alcune riflessioni in merito a questo argomento. Evidenziamo che gli interventi messi in atto si distinguono in revisionali, preventivi e di pronta risposta agli eventi emergenziali.
Occorre quindi, prima di entrare nel merito tecnico degli interventi che l'interrogazione richiama, inquadrare la tipologia del fenomeno richiamato dall'interpellanza consiliare; vale a dire l'inondabilità delle aree prossime alle rive del Lago Maggiore.
Si tratta di un fenomeno che, se da un lato provoca disagio alla popolazione residente, dall'altro è caratterizzato da una pericolosità geomorfologica bassa per via del fatto che l'inondazione è caratterizzata da bassa energia idrodinamica.
Quindi, per quanto riguarda la Protezione Civile, si è cercato di porre costantemente in essere azioni ed attività per ridurre gli effetti del fenomeno, secondo due aspetti principali che voglio evidenziare.
Il primo è la fase previsionale del sistema regionale di allertamento attraverso le emissioni del bollettino meteorologico giornaliero effettuato dal centro funzionale regionale che, con una previsione sulle successive 24 36 ore, annuncia le condizioni di criticità del territorio piemontese.
E, in caso di avviso meteo o di livello di criticità moderato o anche elevato, il Settore di Protezione Civile della Regione attiva procedure operative nel sistema di allertamento regionale approvato con i provvedimenti relativi da parte della Giunta regionale.
C'è poi una fase preventiva di risposta all'emergenza e questa viene svolta attraverso l'attivazione di interventi preventivi strutturali e non strutturali passivi.
Nel primo caso, la Protezione Civile, nel corso degli eventi alluvionali del novembre 2004 e anche di quello recente del novembre 2008 ha, di concerto con il Comune e la Provincia di Verbania e la collaborazione del coordinamento provinciale di Verbania, disposto una barriera protettiva anti-inondazione per contenere le acque esondate dal Lago.
Per quanto riguarda gli aspetti preventivi non strutturali passivi, si sottolinea che il Comune di Verbania ha redatto un piano comunale di Protezione Civile che, partendo dalla descrizione dei diversi scenari ed eventi, tra cui quello dell'esondazione lacuale, prevede procedure operative consolidate per fronteggiare il fenomeno in esame, messi in atto nei due aspetti emergenziali che ho richiamato in precedenza.
Per quanto riguarda invece gli interventi strutturali attivi, quali la regolazione dei livelli tramite aperture regolate degli sbarramenti esistenti sul versante lombardo, si sottolinea la non competenza della struttura di protezione civile regionale e si rimanda alle strutture competenti regionali, in particolare la Direzione Ambiente, ma in particolare a quelle lombarde.
Si ricorda inoltre che, oltre ai soggetti istituzionali sopra richiamati sono presenti altri soggetti concessionari, quali, a titolo esemplificativo, il Consorzio del Ticino, che è concessionario della diga della Miorina nel Comune di Gola Secca, Provincia di Varese, che viene richiamato anche dall'interpellanza.
Quello che mi preme sottolineare è che l'evento che aveva destato qualche preoccupazione ha avuto un decorso che non ha portato ad ulteriori stati di emergenza, quindi non è stato necessario porre in atto interventi particolari in materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Caramella.



CARAMELLA Luca Giuseppe

Grazie, Presidente.
Credo, Assessore, che forse non ci siamo ben compresi. Lei mi ha recitato una parte del manuale di buona gestione del territorio, ma non era quello che chiedevo.
Penso che molti di noi conoscano la procedura in merito alla gestione di situazioni legate a eventuali esondazioni dei laghi piuttosto che dei fiumi. Dei piani che il territorio ha messo in atto per cercare di gestire nel migliore dei modi eventi come questi, molti di noi sono a conoscenza magari per avere amministrato dei Comuni.
Ma io Le sottoponevo un altro problema, cioè il fatto che il lago in questo momento specifico - e il problema non si è risolto - è al di sopra dei livelli abituali. È ancora al di sotto dei livelli di emergenza, ma è sopra a quelli che sono i livelli normali del consolidato storico di questi mesi dell'anno.
Questo cosa comporta? Comporta molta preoccupazione per tutti gli operatori che hanno degli esercizi nella zona, e parlo non soltanto dei soliti esercizi commerciali o degli esercenti delle cittadine rivierasche mi riferisco anche ai cantieri nautici e ai cantieri navali.
Queste strutture sono le prime che si rendono conto della situazione molto più di tutti coloro che effettuano controlli saltuari. E siccome tutto l'arco montuoso che circonda il Lago Maggiore è fortunatamente innevato, la preoccupazione non è del bollettino meteorologico riguardante le future condizioni, ma è della situazione attuale. Infatti, si sta andando verso una stagione calda.
Con l'innalzarsi delle temperature è inevitabile che le nevi si scioglieranno e confluiranno all'interno del bacino del Lago Maggiore.
Allora siccome si è notato, per consolidato storico, che durante questi fenomeni l'innalzamento del lago è rapidissimo e la diga della Miorina viene gestita da un ente, non dalla Regione, quello che chiedevo era che si prendesse contatto come Regione Piemonte con chi gestisce la regolazione del flusso delle acque attraverso la diga della Miorina e si potesse già ora realizzare un deflusso tale da poter garantire l'abbassamento del livello. Lo sappiamo bene che non si alza di colpo e non ci si ritrova con l'acqua al primo piano delle case dalla sera alla mattina, però di fatto chi è in queste condizioni deve poi comunque, che sia lenta o veloce l'esondazione, abbandonare le proprie abitazioni.
E, come dicevo, è già capitato nel passato, che addirittura l'intervento del Prefetto di Novara nell'alluvione del 2000 non fu sufficiente a garantire il deflusso delle acque. Venne poi detto e specificato da persone - io sono certo - di provata capacità professionale e scientifica, che se fosse stato meglio regolato il deflusso delle acque sicuramente si sarebbero evitati molti danni.
Quindi, al di là delle precauzioni poste in essere nella gestione, qui si tratta solo ed esclusivamente di chiedere, visto che il livello si sta alzando costantemente, alle autorità competenti, con l'autorità che la Regione riveste sulla gestione e il controllo del territorio, di iniziare già da ora ad abbassare il livello del lago, per far sì che nelle prossime settimane, quando le temperature si alzeranno, non ci possa essere una situazione di emergenza. Ovviamente, anche la diga della Miorina non pu essere aperta all'improvviso, altrimenti spazziamo via i paesi a valle, è un fenomeno fisico che conosciamo.
Chiedo solo ed esclusivamente un maggiore controllo sin da ora.
Ribadisco che quanto Lei mi ha spiegato è chiarissimo, però io vivo sul Lago Maggiore e, senza essere dei tecnici, è sufficiente andare in riva, in alcune zone nello specifico, per rendersi conto che già in questo momento per esempio, alcune abitazioni, che storicamente hanno problemi di convivenza con le acque del Lago Maggiore, senza il verificarsi di alcun fenomeno straordinario, hanno già le cantine invase dalle acque.
Con la richiesta di prendere contatto con i gestori della diga della Miorina, che mi permetto di sottoporLe nuovamente, forse, i futuri fenomeni, che mi auguro non si verificheranno, potranno essere meglio gestiti, per meglio tutelare la convivenza delle cittadine del lago con il Lago Maggiore stesso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Caramella.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interpellanza n. 2008 del Consigliere Cavallera, inerente a "Manutenzione delle opere di difesa dal rischio idrogeologico" (risposta scritta)

Argomento: Comuni

Interrogazione n. 2635 del Consigliere Leardi, inerente a "Chiusura dello sportello postale di Biella-Vernato" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta da parte degli Assessori competenti all'interpellanza n. 2008 e all'interrogazione n. 2635.


Argomento: Enti strumentali

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta, da parte del Consigliere Toselli, di chiarimenti relativamente alle difficoltà di accedere ai numeri telefonici interni di Finpiemonte S.p.A


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli, sull'ordine dei lavori.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Domando all'Assessore Peveraro se, cortesemente, essendo Vicepresidente della Giunta, può dedicarmi un minuto.
Volevo riferire ai Consiglieri e alla Giunta che ho telefonato a Finpiemonte, che, come ben sapete, è un ente strumentale della Regione Piemonte. Avendo ascoltato altri Consiglieri regionali, nonché funzionari di partito, che hanno i loro rappresentanti in quest'Aula, e anche la segreteria del Presidente del Consiglio - Vicepresidente Peveraro, le faccio perdere un minuto - trovo veramente molto strano che non si possa chiedere al centralino di Finpiemonte il numero di un interno che fa capo ad un funzionario, perché hanno l'ordine di non comunicarlo neanche ad un Consigliere regionale.
Vicepresidente Peveraro, credo sia anche un atto di trasparenza. Se mi ascolta proseguo, altrimenti mi fermo e ricomincio dall'inizio tutto l'intervento.
Presidente Chieppa, se vuole cortesemente fare in modo che il Vicepresidente Peveraro possa...



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, in questo caso circoscritto ha ragione; ho già richiamato l'Aula al silenzio.



TOSELLI Francesco

La Finpiemonte è un ente strumentale della Regione Piemonte, alla quale ho telefonato qualche minuto fa per parlare con un funzionario. Mi hanno detto che non c'è - non essendo questo l'oggetto, non entro nel merito - e che devo richiamare, benché abbia richiesto cortesemente di darmi il numero interno del suo ufficio, affinché, con mia comodità, possa rintracciarlo.
Mi hanno detto che loro non sono autorizzati a rilasciare i numeri a nessuno. Ma stiamo scherzando? Noi telefoniamo alla Finpiemonte e dobbiamo aspettare le loro comodità cioè lasciare eventualmente il nostro numero perché ci richiamino? Ma chi sono, nominati o eletti? Io posso non rilasciare il numero del mio cellulare, ma loro obbligatoriamente il numero di un interno lo possono rilasciare! Consideri che non è capitato a me soltanto. Se lei parla con i Consiglieri regionali però nessuno ha mai sollevato il problema - si renderà conto che questo è capitato ad altri.
Se parla con il Presidente del Consiglio regionale e con qualcuno della sua segreteria potrà verificare che anche loro, che hanno telefonato per conto del Presidente, hanno incontrato le stesse difficoltà. Se lei vuole la faccio parlare con qualche funzionario del mio Gruppo consiliare che nel tentativo, a nome del Gruppo consiliare, di rintracciare funzionari, si sono sentiti rispondere che loro non possono rilasciare i numeri interni.
Ma chi sono, marziani o funzionari?



(Commenti dell'Assessore Peveraro)



TOSELLI Francesco

Il numero di Finpiemonte è 5717711, la dirigente è la dottoressa Multari.
Assessore, le chiedo se cortesemente può alzare il telefono per dire che non è un comportamento istituzionale corretto, perché non si può non dare il numero di un interno ad un Consigliere regionale, essendo la Finpiemonte un nostro ente strumentale - chiedo scusa, Presidente, termino.
Mi sono fatto carico io anche per altri colleghi Consiglieri e funzionari che hanno incontrato questa difficoltà, senza rancore e senza alcuna polemica, ma cortesemente la invito a chiamare per dire che è un comportamento istituzionalmente scorretto: un funzionario non lo si cerca per invitarlo a prendere un caffè, ma per avere lumi rispetto a questioni che riguardano la vita politica, istituzionale e amministrativa di un Consigliere regionale eletto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Toselli.
Il Vicepresidente Peveraro ha preso buona nota di questa segnalazione così come ha provveduto a fare l'Ufficio di Presidenza per verificare i termini della segnalazione.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione n. 2518 dei Consiglieri Cavallera e Toselli, inerente a "Negoziato quote latte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 2518, presentata dai Consiglieri Cavallera e Toselli, relativamente alla quale c'è un ordine del giorno collegato.
Risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
L'interrogazione dei Consiglieri Cavallera e Toselli, datata fine novembre 2008, che prende spunto dalla situazione relativa al tema delle quote latte, chiede di conoscere lo stato di avanzamento delle decisioni a livello europeo circa il negoziato per l'assegnazione di quote integrative per i produttori italiani e come si ritenga debbano essere ripartite le quote eventualmente assegnate all'Italia nel negoziato in oggetto.
Come tutti conoscono, dopo la data di presentazione dell'interrogazione, sostanzialmente, ci sono state grandi evoluzioni su questo fronte, che hanno portato all'accordo, che è stato definito health check, cioè la verifica di medio periodo della Politica Agricola Comunitaria. Tale accordo ha portato ad assegnare a tutti i paesi dell'Unione Europea un aumento lineare delle quote latte dell'1% all'anno per cinque anni consecutivi, con la possibilità per l'Italia di anticipare tutti al primo anno quell'aumento del 5%. Quindi, nel caso dell'Italia sostanzialmente, andava a sommarsi al 2% già assegnato con il precedente regolamento comunitario, portando ad un aumento del 7%, che, sommato alla modifica del metodo di calcolo del grasso, sostanzialmente, portava a oltre il 7,5% di aumento complessivo di quote a disposizione dei produttori italiani.
All'inizio del mese di febbraio, il Ministero ha presentato al Governo che lo ha approvato, una proposta di decreto legge per normare la distribuzione di queste quote. Il decreto è stato ritenuto dalla maggioranza dei produttori italiani, non corrispondente alle aspettative riguardo alle modalità di assegnazione di queste quote al comparto.
La Regione Piemonte e le altre Regioni italiane, che hanno formalizzato una loro posizione condivisa e approvata all'unanimità in una Conferenza Stato-Regioni, hanno contestato il decreto nel merito e hanno richiesto una serie di modificazioni.
Faccio solo due considerazioni come premessa a quanto dirò in seguito.
La prima è che stiamo parlando di un aumento di oltre il 7% di quote derivanti dall'aumento del 2% di un'attribuzione all'Italia, a legislazione vigente. Questo, in un quadro in cui quelle quote avrebbero dovuto essere assegnate ai produttori, secondo quanto stabilito dalla legge 119, cioè quei produttori che avevano rispettato le quote negli anni precedenti, che erano in regola con il versamento del prelievo, linearmente alle quote possedute. Il rimanente 5% e rotti, invece, era assegnato secondo l'accordo contenuto nel Regolamento che governa l'health check e sostanzialmente con un'anticipazione al primo anno del 5%; nel resto d'Europa verrà assegnato l'1% l'anno, sempre secondo le regole ordinarie di funzionamento dei Regolamenti che sovrintendono il settore lattiero-caseario.
vero che in Italia c'è un problema annoso, nei confronti del quale abbiamo espresso più volte la nostra disponibilità al ragionamento, ai fini di superarlo. Il problema è legato alle modalità con le quali sono state gestite le regole ed i dati che sovrintendono al settore delle quote latte.
Nel lontano 1986 ci fu una negoziazione che previde quantitativi di latte non sufficienti a coprire le produzioni nazionali (la storia la conosciamo, quindi non sto a ritratteggiarla). Un dato che, però, ci pare assolutamente evidente, è il paradosso nel quale abbiamo vissuto in questi anni, cioè la non applicazione integrale - unico Paese in Europa in cui questo è avvenuto - della regolamentazione delle quote latte ha fatto sì che si sia creata, tra i produttori, una competizione sleale tra chi rispettava pienamente le regole che sovrintendevano il settore del latte e delle quote latte e chi, invece, queste regole non le rispettava.
evidente che si è creata una grossa disparità economica tra chi ha versato tutti gli anni il prelievo per la produzione in eccesso, chi ha acquistato le quote per poter produrre, chi ha rateizzato i debiti pregressi e chi, invece, ha continuato tranquillamente a produrre senza rispettare queste regole.
La seconda questione, che è una pesante conseguenza per il settore, è che questa situazione di disparità di comportamenti ha creato una grande instabilità all'interno dello stesso, legata ai motivi di conflittualità interna.
La terza questione, oserei dire più di natura culturale, ma gravissima è che abbiamo messo i produttori del latte nella condizione di dover scegliere se rispettare le regole, quindi pagare per poter rispettare le regole e sentirsi un po' presi in giro dal sistema, oppure dover vivere costantemente nella consapevolezza di essere fuori dal comportamento corretto previsto dalle regole stesse.
Se c'è una cosa che il decreto legge che attendevamo avrebbe dovuto affrontare e risolvere era proprio questa situazione: creare un percorso con il quale tutti, o possibilmente tutti, fossero ricondotti all'interno del pieno rispetto delle regole, in modo che si superasse questa frammentazione interna.
Purtroppo il decreto legge crea, da una parte, incertezza nella percorribilità dei percorsi previsti per la regolarizzazione del settore e dall'altra, dei meccanismi che probabilmente non sono così incentivati a rientrare nel pieno rispetto delle regole.
Nella sostanza, chi vorrà rispettare le regole, attraverso questo decreto pagherà esborsi pesantissimi e fortemente disincentivanti. La mancata introduzione di una semplicità di metodologia per la rateizzazione e per il rientro nelle regole, probabilmente farà sì che molti sceglieranno di non rientrare nelle regole e avranno una marea di cavilli legali a cui attaccarsi per attivare un nuovo contenzioso sulla norma, che è tutto ci di cui non avevamo assolutamente bisogno.
Le Regioni, nella proposta di modifica del decreto, hanno ispirato tutti gli emendamenti presentati a cinque principi.
Il primo: che ci sia, prima della possibilità di accedere ai benefici previsti dalla norma, l'accettazione delle imputazioni a debito da parte delle singole aziende che decidono di regolarizzare la loro posizione e la rinuncia al contenzioso in essere.
Il secondo: che l'attribuzione avvenga solo dopo la sottoscrizione della volontà di rientrare nelle regole del versamento della prima rata.
Il terzo: che siano stabilite e riviste le priorità con le quali venivano assegnate le quote.
Il quarto: che ci fosse una dotazione finanziaria capace di essere un vero volano al sostegno e alla ristrutturazione del settore, da un punto di vista finanziario.
Ricordo che in una delle bozze che il Governo aveva fatto circolare prima dell'approvazione del Consiglio dei Ministri, si era parlato di 500 milioni di euro di dotazione finanziaria. Il decreto, in quanto tale, nella prima versione prevedeva 25 milioni di euro e adesso, dopo l'approvazione al Senato, 35 milioni di euro, che sono cosa completamente diversa da 500 milioni di euro.
L'altra grossa questione è l'eliminazione del Commissario e delle regole che sovrintendono al funzionamento dello stesso. Immaginare che ci sia un soggetto che ha margini di discrezionalità nel valutare la sostenibilità dei piani di rientro, ci pare una questione che non va nella direzione dell'equità e della trasparenza dei processi.
Come tutti sanno, dopo la presentazione da parte delle Regioni e dopo una pesante pressione delle organizzazioni del mondo agricolo, il decreto è stato oggetto di modificazioni parziali nella sua conversione al Senato.
Sono stati introdotti elementi di miglioramento per quanto concerne la rinuncia al contenzioso, che dovranno essere perfezionati alla Camera, e la dotazione finanziaria - come dicevo - è stata spostata da 25 milioni di euro a 35 milioni di euro.
Crediamo che su questo testo sia assolutamente necessario che le condizioni che abbiamo espresso come Regioni, che sono state ampiamente condivise dal mondo agricolo, debbano vedere riconosciute le modifiche richieste alla Camera, proprio perché crediamo che vadano introdotti elementi che portino ad una normalizzazione di questo settore.
Non è pensabile continuare ad assistere a una serie di soggetti che, a fronte della maggioranza dei produttori che hanno accettato e rispettano le regole previste dai regolamenti comunitari e dalla legislazione italiana non rispettano le regole e continuano impuniti a produrre latte, in competizione scorretta con tutti gli altri produttori.
Crediamo che sia giunto il momento e l'occasione per chiudere definitivamente questo capitolo, creando le condizioni, per quanto possibile, affinché tutti coloro che vogliono possano rientrare nel pieno rispetto delle regole e chi non le rispetta sia messo nelle condizioni di non continuare a produrre. Grazie.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'interrogante, il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

L'interpellanza aveva, soprattutto, la finalità di sollecitare un atteggiamento, il più possibile, costruttivo da parte della Regione, perch sono profondamente convinto che su una vicenda come questa non devono giocare posizioni pregiudiziali, cioè dovute al fatto che, magari, in Regione ci sia un orientamento politico diverso da quello del Governo centrale. Questo è un dato di fatto che va considerato, perché la situazione più che complessa delle quote latte ha bisogno di tutto fuorch di essere utilizzata come elemento di polemica politica.
Devo dire che sia la legge 119 è stata un match a suo tempo, perché nel momento in cui si interveniva per trovare quei percorsi che dovevano accompagnare chi voleva mettersi a posto attraverso percorsi più simili pragmaticamente possibili, però ci si andava a scontrare con le altre Regioni che volevano, in qualche modo, mettere un freno e uno stop al trasferimento delle quote, da una Regione all'altra.
Ricordo le battaglie che sono state fatte per far presente che da noi in Piemonte, ma anche in Lombardia, Veneto ed Emilia, abbiamo tutto il ciclo, quindi l'alimentazione dei bovini, le stalle, i caseifici e tutto il sistema che sta in piedi e, naturalmente, siamo ben coscienti che anche altre zone possano aspirare ad avere una maggiore produzione, ma questo non deve assolutamente avvenire a scapito della possibilità di trovare un equilibrio nel Regioni del Nord. Diciamo che, i problemi che ha tratteggiato l'Assessore, c'erano e sono rimasti.
Devo dire che, nel frattempo, c'è stato un chiarimento a livello di contenzioso, nel senso che sembra che l'orientamento prevalente a livello di contenzioso sia un orientamento che, in qualche modo, non crea dei percorsi alternativi. È questa una vicenda che è sempre stata giocata nell'attesa del colpo di teatro della soluzione del coniglio che doveva essere tirato fuori dal famoso cilindro.
Il Ministro Zaia, a mio avviso, ha avuto il merito - anche lui - di cimentarsi su un terreno più che minato, per trovare dei percorsi più percorribili e per arrivare a quella famosa soluzione pragmatica che sarà l'unica che, in qualche modo, darà una condizione di accettabilità ad un mercato che, purtroppo, è condizionato negativamente da questa non chiarezza. È vero che in Italia importiamo il 50% dall'estero, però è pur vero che il prezzo è in una condizione che solleva fortissime lamentele da parte degli allevatori di base e, quindi, non è per nulla remunerativo.
L'incertezza e il basso prezzo, in qualche modo, ci creano danni irreparabili, se sono vere le cose che ci hanno detto gli allevatori durante le audizioni che abbiamo fatto.
una materia - torno a ripetere - che va affrontata in modo pragmatico. A questo punto, mi sono cimentato a mettere giù un ordine del giorno. Qualora si volesse andare a discuterlo, occorrerebbe tutta la procedura assembleare. Lo dico solamente perché mi sembra che non sia il caso di aggiungere nulla da parte di nessuno ad uno sforzo, perché so cosa vuol dire avere 20 Regioni intorno ad un tavolo e avere trovato un documento che hanno presentato in Parlamento. Posso essere d'accordo su un punto o su un altro, ma non vale la pena di perdere, a mio avviso ulteriore tempo in questa sede. Quelle sono le osservazioni delle Regioni e, quindi, cerchiamo, in qualche modo, di andare in quella direzione, ben sapendo che poi i legislatori e il Governo devono fare la sintesi fra le mille esigenze e le mille sollecitazioni.
Il fatto però che si ascoltino le lamentele, le proposte, le segnalazioni e le sollecitazioni secondo me è un dato positivo. Quindi possiamo dire anche in questo caso che la strategia del dialogo ( che non è mai venuto meno da parte di nessuno, anche di parte di coloro che hanno alzato un po' di più la voce in questa occasione) c'è e c'è sempre stata perché questo è l'atteggiamento del Ministro e l'atteggiamento dei rappresentanti degli allevatori. Speriamo che alla Camera si possa trovare qualche ulteriore aggiustamento perché poi veramente vi possa essere quella soluzione che, come è stato detto nell'interpellanza, non mortifichi chi ha seguito sempre le regole e che è giusto che abbia anche delle priorità e dei sostegni (più i sostegni finanziari). Dobbiamo veramente tutti fare uno sforzo a sollecitare un maggiore stanziamento per contribuire a sostenere finanziariamente le aziende che stanno pagando per le quote che hanno rilevato.
Inoltre, e concludo, mi auguro che la Regione rilanci il suo ruolo di mediazione tra l'industria e la parte produttiva di base per vedere, seppur in una situazione difficile, se ci potrà essere un riavvio della trattativa e una definizione provvisoria di un prezzo maggiormente remunerativo.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Produzione e trasformazione dei prodotti

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordini del giorno n. 1194 dei Consiglieri Bellion, Motta, Muliere, Travaglini Ferraris, Bizjak, Pace, Larizza, Boeti Auddino, Rutallo e Cattaneo, inerente a "Richiesta di modifica del decreto legge 5 febbraio 2009, n. 4 - quote latte" e n. 1195 dei Consiglieri Cavallera, Vignale, Toselli, Guida, Botta, Leardi, Caramella e Monteggia inerente a "Emendamenti al D.L. n. 4/09 recante 'Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario'"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Ritengo, anche alla luce della discussione che abbiamo avuto ieri in III Commissione, dell'interlocuzione con lo stesso collega Cavallera oltre che con l'Assessore Taricco, che oggi potrebbe essere l'occasione di iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 1194, quindi formalizzo la richiesta che venga inserito all'o.d.g., perché ritengo che i tempi che abbiamo di fronte siano tempi molto stretti, se già il Senato ha avuto modo discutere il decreto n. 4, e di modificarlo parzialmente, anzi, direi di scremarlo parzialmente, visto che stiamo parlando di latte.
Il contributo che potremmo dare, con l'approvazione dell'ordine del giorno n. 1194 da parte del Consiglio regionale del Piemonte, potrebbe essere quello di andare a concludere la scrematura, in modo tale da arrivare ad ottenere quello che, giustamente, la stragrande maggioranza dei produttori sta chiedendo, anche con numerose manifestazioni che hanno caratterizzato non solo le piazze del Nord Italia, ma anche quella di Montecitorio.



PRESIDENTE

Collega Bellion, l'ordine del giorno è già stato iscritto nel Consiglio di venerdì scorso, però, secondo la prassi, prendiamo atto della richiesta di iscrizione e lo consideriamo iscritto all'o.d.g.
Da parte del collega Cavallera, è stata annunciata la presentazione di un ordine del giorno sullo stesso tema, il n. 1195, che consideriamo anch'esso iscritto all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente alle iscrizioni all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Procediamo con gli ordini del giorno.
Ricapitolando, sono stati presentati due ordini del giorno: ordine del giorno n. 1194 "Richiesta di modifica del decreto legge 5 febbraio 2009, n. 4 - quote latte" presentato dai Consiglieri Bellion Motta, Muliere, Travaglini Ferraris, Bizjak, Pace, Larizza, Boeti, Auddino Rutallo, Cattaneo ordine del giorno n. 1195 "Emendamenti al D.L. n. 4/09 recante 'Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario'" presentato dai Consiglieri Cavallera, Vignale Toselli, Guida, Botta, Leardi, Caramella, Monteggia.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Grazie, Presidente. Non ho ancora avuto modo di vedere nel dettaglio l'ordine del giorno del collega Cavallera, però credo sia già importante illustrare, seppure sinteticamente, l'ordine del giorno che abbiamo presentato nella scorsa seduta (il 3 marzo u.s.).
un ordine del giorno che ribadisce buona parte delle cose che sono già state ricordate anche nell'intervento dell'Assessore Taricco. Oltre alle carenze, il documento sostanzialmente riprende le considerazioni riferite al fatto che questo decreto rischia di produrre un risultato a favore di quei produttori che hanno trasgredito le regole, con danno e beffa di quelli che invece in tutti questi anni le hanno rispettate sostenendo sacrifici e costi e mettendo a repentaglio molte volte la sopravvivenza stessa delle proprie aziende.
un ordine del giorno che chiede al Parlamento italiano alcuni punti parte dei quali - come ho già avuto modo di riferire nel mio precedente intervento - sono già stati recepiti la scorsa settimana in sede di approvazione del decreto da parte del Senato, mentre è ancora carente la parte che riguarda l'assegnazione delle quote, in particolare che questa avvenga nel rispetto della legge 119 e che la stessa sia subordinata alla regolarizzazione delle posizioni pregresse con l'Amministrazione pubblica in questo caso. Sostanzialmente si chiede il rispetto, nell'assegnazione delle quote, di determinate priorità, fra le quali l'eliminazione della franchigia del 5% sull'esubero produttivo rispetto alle quote con l'assegnazione nei limiti del 100% del quantitativo di riferimento individuale. Nel documento ribadiamo inoltre la contrarietà alla nomina di un Commissario straordinario del Governo, come contenuto nell'articolo 4 del decreto stesso, perché riteniamo che su una materia come le quote latte il ruolo delle Regioni sia stato riaffermato, ben definito e delineato sia nella recente Conferenza delle Regioni e delle Province autonome sia nelle precedenti norme di legge. Riteniamo che questo decreto non solo compia dei passi indietro rispetto alla legge 119 dal punto di vista dei rapporti coi produttori, ma anche nei confronti delle Regioni. Quello del Ministro Zaia è un atto che va assolutamente contro l'autonomia, in questo caso di Enti come le Regioni e le stesse Province, che poi hanno avuto da parte delle Regioni il trasferimento delle funzioni nella gestione di tutta questa partita delle quote latte.
Nell'ordine del giorno diciamo, in sostanza, che si tratta di un riaffermarsi di un centralismo romano che, dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, pensavamo ampiamente superato. Sicuramente non ci saremmo aspettati di vedere una forza politica come la Lega Nord che, a voce e a parole, proclama determinate necessità e determinati provvedimenti, nei fatti invece, come in questo caso, con questo decreto sulle quote latte, ridursi a riaccentrare sul Governo centrale decisioni che già i precedenti Governi avevano decentrato alle Regioni.
Chiediamo quindi poter mettere in votazione questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato gli interventi che mi hanno preceduto, quello dell'Assessore, del Consigliere Cavallera e del Consigliere Bellion. Devo dire che mi sento molto più in sintonia con quanto affermato dall'Assessore rispetto a quanto affermato dal Consigliere Cavallera.
Sono un veterinario, ho girato per le campagne all'epoca della questione quote latte, ho visto aziende chiudere, ho visto tante persone indebitarsi per comprare le quote latte. Queste persone convivevano sul mercato con altre che "facevano i furbi". So di dire delle banalità, ma vista dall'Aula la situazione è molto diversa rispetto a quello che si vive nelle campagne. Nelle campagne ci sono tanti allevatori che si sentono presi in giro perché si sono adeguati alle leggi, adesso si vedono sbeffeggiati da quelli che le leggi non le hanno rispettate.
Spiace che anche in quest'Aula, oltre che sul territorio, ci siano persone che sostengono questa evidente ingiustizia. Noi potremmo fare poco ma credo che, effettivamente, la vicenda delle quote latte lasci parte degli allevatori e dei contadini profondamente insoddisfatti.
Si ripete una vicenda vista tante volte in Italia: chi rispetta le leggi si sente preso in giro, in qualche modo, da chi non le vuole rispettare. L'Assessore, giustamente, ci ha ricordato come è nata la vicenda delle quote latte. Credo che non dovremmo mai dimenticarlo, perch tutto nasce da una gestione sbagliata dalle quote latte. Dal momento in cui l'Italia poteva stabilire la quota latte da produrre, non siamo stati capaci di fare una rendicontazione di questo genere. Da lì è nata tutta la vicenda che ancora oggi si prolunga e con tutte le questioni che stiamo vivendo. Non voglio farla più lunga. Credo che l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Bellion sia più conforme, dal mio punto di vista, rispetto quello del Consigliere Cavallera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Cercherò di non ripetere le cose che ho già detto in sede di replica in risposta all'Assessore. Ritengo che le situazioni e le posizioni si siano chiaramente delineate. Anche a livello istituzionale vi è una dialettica tra il Ministero, il mondo produttivo e le istituzioni locali e ovviamente, le Regioni (anche se poi nella nostra Regione ci sono compiti che, in base alla legge vigente, sono di competenza delle Province).
Credo che non sia questa la sede per presentare un ordine del giorno dove ciascuno può mettere, al di là dello scibile, anche le convinzioni della propria parte politica. Se facciamo questo, ovviamente, dovremmo avviare un dibattito molto ampio su una questione che dura da più di vent'anni e, probabilmente, passeremo la giornata a discutere, ma non è questo il nostro obiettivo.
L'obiettivo del mio ordine del giorno è quello di dire: le Regioni soprattutto quelle del Nord, sono portatrici di competenza e conoscenza, ma sono nel bel mezzo di una serie di contenziosi. Le Regioni hanno formulato delle proposte di modifica che, ovviamente, sono state discusse, sono state calibrate e quindi danno garanzia di avere una forte connotazione di utilità, di applicabilità qualora questi emendamenti venissero complessivamente, o anche singolarmente, accolti.
Qualche emendamento proposto dalla Regione è già compreso nelle modifiche che il Senato ha apportato, quindi credo che la strada da percorrere sia questa: proseguire nell'interlocuzione della Regione con il Ministero, ma in senso costruttivo. Il Governo sta lavorando per portare avanti la soluzione di un problema che è aperto da anni, di difficile soluzione, che deve trovare sempre degli avanzamenti sotto il profilo delle opportunità che devono essere, senza dare giudizi, offerte a coloro che vogliono cogliere queste opportunità. Non dimentichiamo che emerge un problema di importazione eccessiva, a mio avviso, di latte dall'esterno emerge anche il problema della necessità di trovare un equilibrio per stabilizzare una situazione che consenta poi un dialogo più serrato tra l'industria e la produzione di base per avere prezzi remunerativi.
Mi sembra che la strada delle affermazioni e dei principi in assoluto alla fine, non risolva o sia di poco aiuto per risolvere una situazione che è pendente da tempo.
Da un lato il nostro ordine del giorno ribadisce le proposte di modifica presentate dalle Regioni, e noi siamo convinti di questo dall'altro, sollecita la Regione a proseguire su quel confronto interprofessionale che è l'unico che, in qualche modo, può dare un riconoscimento al fatto che tutti riconoscono, ma che è difficile tradurre in centesimi di euro, che il nostro latte è di altissima qualità.
La situazione è complessa. Bisogna portare, da un lato, le parti intorno ad un tavolo per stabilire prezzi remunerativi e, dall'altra proseguire un'interlocuzione con il Governo e con il Parlamento (il Parlamento è sovrano), per trovare delle soluzioni. È chiaro che noi, anche personalmente, siamo sempre stati dalla parte della regolarità, dalla parte dell'applicazione dei regolamenti. Attenzione, mi sembra che la questione delle quote latte possa anche essere definita abbastanza kafkiana, sotto certi punti di vista, purtroppo con delle vittime, gruppi di produttori che nel tempo sono stati penalizzati.
Gli emendamenti delle Regioni toccando la quota B, toccando una serie di cose, a mio avviso, che hanno un valore operativo migliore rispetto alla proposta, certamente in sintonia con alcune richieste avanzate anche nell'incontro che abbiamo avuto in Consiglio. Tuttavia, mi sembra di cogliere una venatura eccessivamente polemica nei confronti del Governo quindi ritengo che questo documento non si possa votare e che quindi ci possa essere un atteggiamento di astensione.
Ovviamente, qualora venisse messo in votazione, voteremo l'ordine del giorno da noi proposto, tuttavia segnaliamo a tutti i Consiglieri l'opportunità di convergere su questo testo, che peraltro, a livello interregionale, è stato svolto in modo molto ampio e molto dettagliato approvato da tutte le Regioni e presentato all'attenzione del Governo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Motta.



MOTTA Angela

Anch'io so di ripetere cose già dette in questi giorni, sia quando abbiamo ricevuto la delegazione dei produttori, durante una seduta di Consiglio qualche martedì fa, e poi anche durante l'audizione delle associazioni di categoria e dei produttori piemontesi. Però è una vicenda talmente importante che, secondo me, vale la pena ricordare che non è solo di questi ultimi mesi, perché parliamo di quote latte dal 1984, quindi è una vicenda che ci porta lontano e che a novembre dell'anno scorso sembrava si potesse concludere in modo sicuramente positivo per il nostro Paese dopo che il Ministro Zaia ha annuncio di aver ottenuto un aumento di produzione di 640 mila tonnellate di latte in più per l'Italia.
Da questa buona notizia, in realtà, poi ci siamo resi conto che il problema non era tanto l'aumento, ma la ripartizione di questo nuovo quantitativo, e ce ne siamo resi conto leggendo il decreto (tutti hanno letto il decreto: gli Uffici dell'Assessorato, le associazioni di categoria, le associazioni dei produttori) e tutti hanno ricordato, in tutte le occasioni in cui li abbiamo incontrati, che, alla fine, il decreto stabilisce che chi ha prodotto in questi anni rispettando le regole verrà penalizzato, mentre invece verranno favoriti i cosiddetti "sforatori", cioè tutti coloro che in questi anni hanno munto più latte di quanto Bruxelles consentisse. Quindi, questi produttori potranno usufruire di questo aumento di quote senza, in realtà, pagare le multe salate e rinunciare al contenzioso che hanno in essere.
Questo è inaccettabile soprattutto da parte di coloro che, invece hanno rispettato le regole in tutti questi anni.
Sappiamo che questo decreto è un regalo che il Governo sta facendo a chi ha deliberatamente non ha rispettato le regole. Dobbiamo dircelo perché non possiamo permettere che effettivamente questo sia un Paese di furbi: che chi non rispetta le regole, in qualche modo, se la caverà.
Sappiamo anche - e dobbiamo dirlo - che questo è l'ennesimo prezzo che il Governo Berlusconi paga ad una sua parte politica: prima con gli immigrati, poi con le ronde, oggi con le quote latte.
Questo decreto è una sanatoria per gli "splafonatori" che oggi, oltre a non pagare nulla si ritroveranno a poter aumentare le loro quote quasi gratis.
Allora, se effettivamente vogliamo che questo non succeda, la nostra richiesta è quella di emendare questo decreto, come hanno chiesto già le Regioni, come ci ha confermato l'Assessore Taricco, nelle varie riunioni e le conferenze che ci sono state, ma soprattutto chiediamo che vengano riconosciuti i diritti della maggioranza onesta.
Chiediamo all'Assessore Taricco che si attivi, come già sta facendo, e che continui in questa difficile battaglia insieme alle altre Regioni per ottenere le modifiche a questo decreto, perché le ragioni di 40 mila allevatori non vengano ignorate e non si favorisca una minoranza di 600/800 persone che hanno prodotto irregolarmente, per anni, arrecando danni ingenti all'economia di un intero settore e soprattutto al nostro Paese una minoranza che ha costretto il Ministero del Tesoro e quindi tutti i cittadini italiani in questi anni a versare a Bruxelles al loro posto oltre due miliardi e mezzo di euro. Questo è un costo che stano pagando tutti i cittadini.
Quindi, l'obiettivo è quello di aiutare i produttori del nostro territorio che hanno investito, che hanno creduto nel loro lavoro, che hanno contratto dei mutui, che oggi sono in difficoltà, soprattutto per il prezzo del latte che è assolutamente non remunerativo. So che l'Assessore Taricco si sta spendendo molto su questo problema per cercare di ottenere un prezzo equo con gli industriali del latte, ma ripeto l'obiettivo è quello di aiutare i produttori onesti del nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Mi chiedo che se vi hanno scritto qualcosa e lo leggete o, magari, non l'avete aggiornato. Cioè, ho il dubbio che le posizioni siano state scritte qualche tempo fa e qualcuno, senza conoscere bene il problema, stia leggendo dichiarazioni che sono state superate dai fatti.
Il mondo contadino, in questo periodo dell'anno, festeggia e ringrazia fa le feste del ringraziamento; ringraziano Dio per i prodotti della terra chi ci crede; chi non ci crede ringrazia la natura, sempre per i prodotti della terra, ma c'è ancora qualcuno che crede in questi prodotti e che crede di poter vivere lavorando per produrre qualcosa. Questa gente è certamente molto preoccupata, in questo periodo, intanto perché sono state diffuse voci, evidentemente, ad arte: "Adesso aumenta la produzione e crollano i prezzi!". Tutti disperati perché tutti dicevano che sarebbero aumentati i prezzi. "Come facciamo?". Ho sentito dire che vengono premiati gli evasori e che gli altri pagano. Insomma, facciamo l'analisi della situazione: io avevo spiegato la realtà, quella che è, non ho contato "balle" ed ho trovato piana solidarietà. Mi pare che anche la Coldiretti sia su posizioni molto critiche e molto diverse da altre posizioni.
La Confagricoltura, per carità, i famosi agrari che la sinistra avrebbe volentieri impiccato nell'Ottocento, perché diciamocelo che i signori erano per voi e ai vostri occhi quelli... Quelli che invece, secondo me, hanno contribuito a salvare l'Italia. I famigerati e la CIA alleati questa volta! Guarda un po', il sindacato di sinistra degli agricoltori con gli agrari! Scusate se uso un termine vecchio, ma i signori della sinistra usavano questi termini e io vorrei ricordarglielo. Questa alleanza è un po' innaturale, a mio parere.
In passato, qualche Governo (magari persino appoggiato da me, perch non mi ricordo francamente di che colore politico fosse) ha venduto le nostre quote latte in favore della siderurgia nel Meridione; l'Italia ha venduto la produzione lattiera italiana per poter produrre più acciaio (scelta lungimirante, perché adesso l'acciaio ci sta salvando dalla crisi) e noi attualmente produciamo circa la metà del latte che compriamo.
Intanto, se per caso aumentasse la produzione italiana vuol dire che calerebbe la produzione di latte e, siccome il latte italiano costa normalmente più del latte estero, non è detto che scatti il meccanismo economico per il quale all'aumento della produzione il prezzo si abbassa.
Perché se riuscissimo, come sta cercando di fare Coldiretti con la sua iniziativa di domenica scorsa, per esempio - ma ci sono altre iniziative per carità, di tutte e tre i sindacati agricoli - a far vendere più latte italiano e meno latte estero, forse saremmo in grado di remunerare i nostri contadini.
Chiedo scusa all'Assessore Taricco, per il quale nutro molta simpatia ma la mia voleva essere una battuta! Ma se il suo intervento sul prezzo del latte ha ottenuto come risultato quello che abbiamo avuto finora, non intervenga più! Il Piemonte ha un prezzo del latte esageratamente basso, e lo sa benissimo, non certo per colpa sua: è per questo che ho premesso che era una battuta! Era però una battuta legata al fatto che qualche collega prima diceva che...
Se il risultato dei vostri interventi è quello di abbassare il prezzo del latte - che è il più basso del Nord Italia - non intervenite più lasciateci vivere! Il latte prodotto in Italia (per fortuna o purtroppo non lo so, bisogna vedere come saremo capaci di utilizzare il nostro latte prodotto in loco) non aumenterà. A chi è stato mal consigliato in passato perché i nostri contadini di solito ascoltano i consigli - e ha "splafonato", gli hanno detto di rientrare pagando le multe, ma con un tasso del 7% di interessi.
Non so se i colleghi lo ricordano, ma esiste una legge sull'usura! Se prestassi alla collega Motta dei soldi al 7%, forse mi arresterebbero o mi condannerebbero per usura. Visti i tassi al 2% scarso, il 7% mi pare quasi un tasso di usura! Questi signori, oltre a pagare le multe, pagheranno anche il 7% di interessi. E la richiesta del collega Moriconi, di far fallire gente che si alza alle quattro del mattino e si corica alle nove...



(Commenti del Consigliere Moriconi)



NOVERO Gianfranco

Quando vado a trovarli alle nove di sera, sono già lì che dormono per la stanchezza! La richiesta di farli fallire perché sono dei maledetti e bisogna...



NOVERO Gianfranco

MORICONI Enrico (fuori microfono)



NOVERO Gianfranco

Hanno fatto fallire gli altri!



NOVERO Gianfranco

No, no, gli altri non sono falliti! Questo bisogna chiedere; è giusto. Quanto garantisci loro che pagheranno le multe con la rateizzazione, perché non si può mica pagare in un anno una cosa del genere? Addirittura con un tasso di interesse al limite dell'usura! I contadini con cui ho parlato, quelli che hanno pagato le quote latte a suo tempo, non sono arrabbiati perché non mandiamo in malora i loro fratelli: si arrabbiano perché il prezzo del latte è basso; si arrabbiano perché non riescono più a reggere; si arrabbiano perché ARPEA non li paga (o lo fa con anni di ritardo), eccetera eccetera. Questi sono i problemi dei nostri contadini.
Rivolgo allora un appello, abbiate pazienza. In genere sono molto rispettoso, ma oggi mi sembra di sentir parlare gente che non conosce il problema e siccome sono dei politici devono recitare la loro lezione. Il mio appello non è rivolto a questi soggetti, perché sarebbe inutile, ma mi rivolgo all'Assessore Taricco, che so che conosce bene l'argomento, e alle associazioni agricole tutte (io conosco solo Confagricoltura, Coldiretti e CIA, ma magari ce ne sono altre): per favore, lavoriamo affinché i contadini riescano a sopravvivere e perché non diventino, come qualcuno verrebbe, dei "giardinieri" pagati dall'ente pubblico per tener belli i prati e i boschi, ma perché possano continuare a produrre. Perché loro purtroppo, sono fatti così: quando i cinghiali distruggono loro un campo di granoturco - a parte il fatto che non li paghiamo abbastanza o lo facciamo in ritardo - soffrono perché vorrebbero che quel campo producesse qualcosa.
Qualcun altro, invece, specialmente nelle nostre montagne, gradirebbe che tali signori si trasformassero in "giardinieri" affinché i "signori della città" possano godersi, il sabato o la domenica, le bellezze delle nostre campagne.
Per favore, smettiamola con questa folle politica. Smettiamola, magari anche con gli inquinamenti che le società multinazionali favoriscono (anzi cercano di far aumentare come caratteristica dell'intervento), ma cerchiamo di fare interventi opportuni, affinché i contadini possano produrre e sopravvivere in modo dignitoso. In questo momento, i contadini non lavorano in modo dignitoso perché non vengono sufficientemente pagati. E i problemi non sono quelli illustrati in questo ordine del giorno, ma sono ben altri.
L'auspicio è che il latte venga pagato almeno quanto costa produrlo e che i provvedimenti che si stanno proponendo... Vedo che ci sono delle iniziative (ad esempio quella sulla filiera corta), per cui stiamo andando verso la strada giusta.
Però smettiamola di strumentalizzare l'argomento, perché il discorso che l'aumento della produzione del latte in Italia porti alla diminuzione del prezzo, è risibile, perché non verrà aumentata la produzione del latte.
E, comunque, il problema di quello che devono pagare, mi pare che sia una questione che è andata a buon fine. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
A mio avviso, il decreto Zaia cerca di chiudere definitivamente questo è un pregio o una nota di merito per il Governo - una partita dolorosa e complicata per l'agricoltura italiana, che certamente dura da troppo tempo e che per troppo tempo è stata gestita, anche dai Governi di centrosinistra, con superficialità e probabilmente senza quella necessaria attenzione e, soprattutto, non si è evitato lo scontro che è in atto da tempo nell'agricoltura fra le varie organizzazioni agricole e quelle degli allevatori italiani.
Tuttavia, se questo decreto non conterrà significative modifiche che riguardano, innanzitutto, la rateizzazione e il fondo (quindi le risorse finanziarie) a favore di coloro che le quote le hanno sempre rispettate magari contestandole, ma pur sempre rispettandole... Perché il sistema delle quote è un sistema che ha fallito, tanto è vero che verrà superato nei prossimi anni. È un sistema che ha danneggiato fortemente l'agricoltura italiana, ma che è stato tuttavia accettato dal nostro Paese nell'ambito dell'Unione Europea.
Dall'Unione Europea si devono accettare non soltanto i contributi che oggi ci consentono, attraverso il Piano agricolo, di rilanciare l'agricoltura, ma anche le imposizioni e i limiti che la stessa approva anche con il nostro consenso.
Come dicevo, se non conterrà tali modifiche, il decreto sarà quantomeno giudicato come "sanatoria" per coloro che le quote non le hanno rispettate.
Qui - lo dico al collega Novero, sia pure con tanta simpatia - non si tratta di giudicare attraverso questo ondine del giorno. Io ho sottoscritto e voterò quello del collega Cavallera, perché non credo che sia il caso di utilizzare gli ordini del giorno per attaccare il Governo che, come ripeto ha preso di punta la questione e probabilmente la risolverà.
Collega Novero, oggi non dobbiamo parlare della storia dell'agricoltura italiana. Nessuno mette in dubbio cosa significa fare l'agricoltore oggi (peraltro, io provengo da una zona in cui l'agricoltura ha ancora un grandissimo peso nella vita della mia comunità), ma qui stiamo parlando unicamente della vicenda delle quote latte, che, purtroppo, molti non hanno rispettato, probabilmente incoraggiati da qualcuno che diceva: "Prima o poi la vicenda sarà sanata". Questa, purtroppo, è una questione aperta da moltissimi anni.
Ricordo che nel 1997, durante la prima edizione di Cheese, la rassegna sul latte di qualità a Bra, ci fu un'occupazione da parte dei Cobas del latte, guidata da Bedino e da Robusti, persone che hanno sempre seguito questa vicenda (non condivido tutte le posizioni, però diamo loro atto di aver seguito tutta la vicenda). Alla fine, questo tentativo fu risolto con un incontro con l'allora Commissario dell'Unione Europea, Emma Bonino, la quale li ascoltò per molti minuti e rispose in questo modo: "Le quote latte si devono rispettare e le multe si devono pagare". Questa è stata la risposta nel 1997, ma ora siamo nel 2009, probabilmente anche da parte del Governo centrale e dei vari Governi è stata attuata la cosiddetta politica del rinvio, però, oggi è positivo il fatto che il Parlamento, secondo me stia per sancire definitivamente la chiusura della vicenda.
Allora possiamo lanciare un messaggio dal Consiglio regionale: siete sulla strada giusta, cercate di non fare ulteriori danni, cercate di non dividere ulteriormente l'agricoltura italiana, cercate di aiutare chi ha lavorato bene e nella legalità, consentite a chi ha sbagliato di uscire con dignità da questa dolorosa e complicata vicenda. Ecco perché l'ordine del giorno del Consigliere Cavallera merita di essere votato. Forse sarebbe il caso di votarlo all'unanimità, evitando, come è accaduto altre volte, di utilizzare l'ordine del giorno soltanto per il gioco delle parti. Oggi non è in discussione l'appoggio da parte di qualcuno o di altri al Governo; è in discussione un ordine del giorno che, se accolto, potrà lanciare un segnale forte al Governo nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliera Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
L'annosa questione delle quote latte tutto può generare tranne che una sterile polemica politica. Visti gli ordini del giorno presentati riteniamo che l'ordine del giorno del centrosinistra sia più orientato a voler aprire una polemica sull'azione del Governo che non tentare di contribuire alla risoluzione di un problema. Del resto, come spesso accade al centrosinistra, quando si hanno responsabilità di governo si evita di affrontare problemi spinosi, mentre quando si sta comodamente all'opposizione per ogni problema si individua la soluzione.
Ora, il Governo sta tentando di risolvere la problematica delle quote latte, che è complessa, lunga e assolutamente intricata, attraverso provvedimenti che, partendo da alcune posizioni che potevano anche suscitare qualche perplessità, stanno approdando a posizioni condivise per lo meno dalla maggioranza delle associazioni di categoria. È sufficiente scorrere le rassegne stampa consegnate nei giorni scorsi per percepire l'interesse di Confagricoltura ai cambiamenti e agli emendamenti votati nei giorni scorsi; Coldiretti da un giudizio negativo sta passando ad un giudizio attendista, sperando che presso la Seconda Camera avvenga ancora qualche leggero cambiamento. La strada è stata intrapresa anche grazie al lavoro parlamentare, perché il Governo propone, ma il Parlamento giustamente come ha fatto, è intervenuto per modificare alcuni aspetti che potevano destare qualche perplessità.
Arrivare adesso, come spesso fanno gli italiani, soprattutto quelli di centrosinistra, in soccorso del vincitore è mestiere piuttosto facile avendo i numeri per far passare i propri ordini del giorno, ma culturalmente non credo sia la miglior cosa da fare. Anzi, noi dovremmo assumere gli sforzi compiuti dal Governo e nei quali si sta adoperando il Parlamento per uscire da questa situazione, mantenendo comunque una posizione ben chiara nei confronti di chi in questa materia ha mantenuto sempre comportamenti di legalità, quindi virtuosi, e differenziando l'atteggiamento nei confronti di chi questi comportamenti virtuosi non li ha mantenuti.
Non diciamo una cosa strana o che ci viene suggerita adesso, quando dichiariamo, come affermava cinque anni fa il Ministro Alemanno, che evidentemente, coloro che hanno acquistato le quote latte, che si sono attenuti alle stesse e che non hanno splafonato sono virtuosi, mentre non lo sono quanti hanno avuto atteggiamenti diversi, addirittura vendendo le proprie quote e continuando a produrre latte. Qui si dà la possibilità esamineremo la questione a bocce ferme, quando entrambi i rami del Parlamento avranno esaminato il provvedimento - a chi ha sbagliato di rimettersi in carreggiata, senza danneggiare coloro che, invece, si sono comportati bene.
Questo è il senso del provvedimento che poteva nascere destando alcune perplessità, le quali man mano che passano i giorni vengono superate dall'attività parlamentare. Noi non abbiamo alcun tipo di problema a dire che può essere anche un'attività parlamentare congiunta e a vasto raggio ma permetteteci di dire che su una materia come l'agricoltura questa volontà si è sempre fatta palese, laddove si è potuto si è proceduto in maniera unanime.
Dopo quanto fatto precedentemente, anche nei Governi guidati dal centrodestra, e aver assunto sempre decisioni molto chiare, non ci identificate come i difensori dei non virtuosi, perché così non è, non fosse altro per quello che sta succedendo in Parlamento in questi giorni in cui alcuni emendamenti che stanno bene alle associazioni di categoria e ai produttori vengono recepiti. Questo non avviene solo perché lo vuole il centrosinistra, evidentemente c'è una larga convergenza del Parlamento, che forse qualcuno dimentica, e a maggioranza di centrodestra, particolare significante che forse andrebbe soppesato un po' di più.
Quindi, c'è un'attenzione particolare per determinare un provvedimento equilibrato. Il tentativo di innescarsi sulle polemiche che qualsiasi provvedimento nella sua fase di presentazione può creare, che fortunatamente il percorso parlamentare può migliorare, come verificatosi in questo caso, sono segno di una sterilità che, alla fine, porta poco.
Quindi, noi voteremo convintamente l'ordine del giorno del collega Cavallera, che, invece, va in una direzione di assoluto equilibrio.
Naturalmente sosterremo a livello parlamentare le posizioni che ribadiscano la necessità di riconoscere ai virtuosi un comportamento positivo, a chi non lo è stato la possibilità di adeguarsi pagando quello che c'è da pagare, anche con interessi che, a mio avviso, non sono usurari.
Collega Novero, glielo dico perché sto diventando un esperto in usura e gli interessi usurari sono altra cosa. Se fosse il 7%, probabilmente dovremo arrestare quasi tutti i banchieri italiani, che non sarebbe un male in sé arrestare tutti, però non per il 7% di usura: gli errori sono stati ben altri e ben più importanti.



PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione con l'intervento dell'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Visto che di cose ne sono state dette già tante, mi permetto solo di fare alcune brevi puntualizzazioni.
Innanzitutto concordo con coloro che hanno detto che sia necessario tenere distinte le questioni. Qui stiamo parlando del percorso avviatosi relativo alle quote latte e alla riconduzione dentro un alveo di pieno rispetto delle norme di un settore che troppi danni ha subito dal fatto che questo non è avvenuto negli anni passati.
Sicuramente questo non risolve i problemi del comparto lattiero caseario e tutta la questione del prezzo, della competitività nostra, del fatto che in questo momento arrivi latte da mezza Europa, il cosiddetto "latte spot" a prezzi inferiori agli 0,25 centesimi. Sono tutte questioni che stiamo cercando di affrontare e di risolvere.
Qui stiamo parlando di questioni relative all'applicazione del quadro normativo comunitario e nazionale delle quote latte.
Due considerazioni. La prima. Non sto ad entrare nei particolari, ci sarebbero da fare tante riflessioni sui perché e i per come ci troviamo in questa situazione oggi. Sicuramente varrebbe una mattinata di discussione questo tema, ma non c'è né il tempo né la modalità.
Credo che tutti concordassero e concordino sul fatto che ci fosse e ci sia la necessità di ricondurre e di cogliere ogni occasione - questa è sicuramente una - per riportare a normalizzazione questo settore che troppi danni ha subito dalla situazione che ha vissuto. Quindi, concordiamo assolutamente sull'opportunità e necessità di creare percorsi che permettano a questo settore di rientrare tutto dentro il pieno rispetto delle regole.
Crediamo che l'occasione - e l'avevo scritto prima che il Ministero e il Ministro ci proponesse questo decreto - fosse un'opportunità straordinaria per due ordini di motivi.
Innanzitutto perché l'Unione Europea ha stabilito un percorso. Su questo vorrei sfatare un mito: non è che il Ministro è stato bravo perch ha portato a casa il 5% di quote per risolvere il problema. Il Ministro ha semplicemente colto un'opportunità che deriva da una scelta comunitaria generale. Cioè l'Unione Europea ha stabilito - e anche qui farò una precisazione - in vista della conclusione del regime sulle quote latte, di fare un percorso che è stato chiamato "l'atterraggio morbido": sostanzialmente in cinque anni aumentare gradualmente le quote in dotazione ai singoli Paesi, arrivando a vanificare il regolamento. Nel senso che se produco - come succede in Italia - 106-107 milioni di quintali di quote latte e oggi ne ho 108 milioni e tutti gli anni aumento la produzione, in modo che fra cinque anni arrivo ad avere una quota che è superiore alla produzione, in realtà è come se non avessi più le quote. E questo è stato il meccanismo scelto dall'Europa per fare quello che è stato definito tecnicamente "l'atterraggio morbido".
Apro un inciso: oggi ci sono alcuni grandi Paesi produttori di latte non escluse molte delle organizzazioni produttori italiani, che stanno ripensando il meccanismo e hanno chiesto di ridiscutere, dopo una verifica l'eventuale necessità di superare o meno il sistema delle quote latte.
Quindi, che questo fosse un settore e un sistema tutto da buttare è poi da vedere, perché non è assolutamente scontato che concluderemo con la posizione del regime delle quote latte. Ma questa è un'altra storia, su cui avremo occasione di ridiscutere.
Quindi, è chiaro che questo meccanismo era l'occasione unica ed irripetibile per mettere a punto un sistema che ci permettesse di superare questi guai che ci hanno accompagnato, unico Paese in Europa, in questi anni.
Anche qui non entro nel merito di chi in passato e ancora nelle ultime settimane, anche avendo incarichi istituzionali molto alti, è andato in giro a spiegare in riunioni pubbliche molto affollate e partecipate cose del tipo: se date una mano a noi, la soluzione del problema non vi creerà danni. Credo che già sufficienti guasti in passato abbiamo avuto da affermazioni di questo genere, reiterate anche nelle ultime settimane.
Credo varrebbe la pena, almeno per il momento, di sospendere queste questioni.
Tornando al discorso di merito, sono assolutamente convinto che questa era e rimane un'occasione straordinaria. Credo di poter dire con assoluta franchezza che questo decreto, così com'è uscito, è stata la negazione di tutte le speranze dei produttori del latte, nel senso che è un decreto che nella sua concezione originaria, cioè com'è uscito, di fatto, ha stabilito l'esatto contrario delle tre questioni che ritenevamo centrali.
Noi avevamo sempre detto - non noi, nel senso di Mino Taricco e la Regione Piemonte, ma tutte le Regioni italiane e tutte le organizzazioni di categoria italiane - che le questioni centrali erano sostanzialmente tre.
Primo: che chi aderiva alla rateizzazione e quindi aveva titolo poi ad accedere, dopo essersi messo in regola, al riparto delle quote che venivano qui assegnate, dovesse farlo in un quadro di assoluta chiarezza normativa.
Cioè il meccanismo deve essere molto semplice. Io accetto di mettermi a posto, ricevo delle quote, ma questo percorso è trasparente e lineare senza giochi, giochini e giochetti.
Secondo: le quote le ho dopo che ho avviato il meccanismo di rateizzazione, quindi dopo che ho avviato la mia sistemazione in regola, e decade se non rispetto gli impegni che mi assumo con la collettività, con lo Stato e con il quadro normativo.
Terzo: che ci fosse una dotazione finanziaria significativa che fosse una sorta di contropartita per chi aveva fatto analoghe operazioni in passato in modo molto più oneroso di quello di oggi.
E dico sinceramente - l'ho messo per iscritto al Ministro nella mia lettera di tre mesi fa su questo tema - che nessuno ha mai chiesto gli interessi al 7%. Il mondo agricolo è disponibile ad accettare questa rateizzazione, a fronte di contropartita di chi ha rispettato le regole anche a tasso zero.
Invece, perché questo decreto è profondamente sbagliato? Perché questo è un decreto che fa l'esatto contrario, cioè inventa un marchingegno farraginoso che darà adito a milioni di nuovi ricorsi amministrativi, non crea le premesse per la totale rinuncia ai ricorsi, perché è vero che nella conversione al Senato è stata inserita la rinuncia ai ricorsi, ma soltanto per la rateizzazione e non per l'assegnazione delle quote.
Noi vogliamo che la rinuncia al ricorso sia per accedere a tutte le provvidenze previste nel decreto, altrimenti di nuovo si inserisce la possibilità di ricorsi pazzeschi. E poi crea invece costi molto pesanti a coloro che decidono di mettersi in regola.
Non vorremmo che questo decreto, per l'ennesima volta, riponesse gli agricoltori, che non erano rientrati in passato nelle norme, nella condizione oggi di dover nuovamente scegliere se rimanere fuori avvalendosi di tutte le possibilità di ricorsi amministrativi, o entrare dentro a condizioni veramente onerose. Noi crediamo che questo non sia l'interesse del settore.
L'interesse del settore è ricondurre tutti dentro a condizioni anche agevolate, in un quadro di equità nei confronti di chi si è messo a posto nel passato, in modo molto semplice, nel senso che se devi pagare, devi impegnarti a pagare, senza ma e senza se.
Ed è questo il motivo per cui siamo tutti fermamente contrari alla questione del Commissario e delle procedure extra legem che vengono autorizzate con questo tipo di decreto.
La faccio breve e concludo il mio intervento dicendo, nel merito del decreto e degli ordini del giorno, che sono fra coloro che continuano a sperare e ad operare affinché la Camera dei Deputati possa introdurre le ulteriori modifiche assolutamente indispensabili per non rendere vana questa che ritengo essere una delle ultime occasioni storiche per rimettere ordine in questo comparto e in questo settore.
Sugli ordini del giorno, per quanto riguarda l'ordine del giorno a firma Cavallera ed altri, non posso che riconoscere il lavoro fatto non dalla Regione Piemonte, ma dall'insieme delle Regioni italiane, che hanno fatto un grande lavoro di ricerca di sintesi e di condivisione, tant'è che il documento presentato è stato approvato in Conferenza Stato-Regioni ed è stato approvato all'unanimità dalle Regioni, ovviamente con Regioni di diverso orientamento politico che hanno concorso alla sua stesura in termini di testo.
Credo che l'ordine del giorno a firma Bellion ed altri sia più completo, anche alla luce delle evoluzioni emerse la settimana scorsa, in sede di conversione al Senato. Al di là delle valutazioni di premessa, nel merito credo puntualizzi meglio i contenuti di dettaglio, che riteniamo debbano essere assolutamente oggetto di un fortissimo impegno parlamentare per consegnare al mondo agricolo e al Paese un decreto che risolva la questione.
Dico per inciso (non lo diciamo mai a sufficienza): quando riteniamo che la battaglia di talune imprese per salvaguardare una loro libertà di fronte ad una legge ingiusta sia un problema di queste imprese, facciamo un grandissimo errore, perché questa scelta, tutelata e appoggiata da taluno e da talune forze politiche, è costata al Paese, quindi a tutti i contribuenti italiani, in mancati investimenti o in costi maggiori sopportati, alcuni miliardi di euro. Questi soldi, infatti, non sono andati persi, ma sono stati pagati con le imposte dei cittadini italiani. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola elementare "Mazzarello" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della Scuola elementare "Mazzarello" di Torino, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Avete assistito agli ultimi interventi su due ordini del giorno inerenti al problema delle quote latte. Ora assisterete alla votazione degli stessi.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario - Produzione e trasformazione dei prodotti

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordini del giorno n. 1194 dei Consiglieri Bellion, Motta, Muliere, Travaglini Ferraris, Bizjak, Pace, Larizza, Boeti Auddino, Rutallo e Cattaneo, inerente a "Richiesta di modifica del decreto legge 5 febbraio 2009, n. 4 - quote latte" e n. 1195 dei Consiglieri Cavallera, Vignale, Toselli, Guida, Botta, Leardi, Caramella e Monteggia inerente a "Emendamenti al D.L. n. 4/09 recante 'Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero caseario'"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno n. 1194 e n. 1195, relativi alle quote latte.
La parola al Consigliere Bellion, per dichiarazione di voto.



BELLION Marco

Grazie, Presidente. Il pubblico migliore, nel momento in cui si parla di un prodotto come il latte, non poteva che essere una scuola elementare perché il latte, soprattutto quello fresco e italiano, in particolare quello piemontese, è sicuramente il prodotto migliore ed insostituibile per i bambini, quindi dobbiamo farlo consumare soprattutto ai nostri figli.
Detto questo, Presidente, la mia dichiarazione di voto non prenderà tutto il tempo che ho a disposizione, perché l'ultimo intervento dell'Assessore Taricco ha illustrato molto bene le motivazioni per le quali abbiamo presentato l'ordine del giorno.
Come Partito Democratico e come Gruppo, lo voteremo.
Anche se alcuni colleghi dell'opposizione che sono intervenuti, in particolare il collega Botta, non sono presenti in Aula, mi rivolgo un po' a tutti loro, per mettere un paio di punti fermi rispetto ad alcune dichiarazioni che ho sentito durante il dibattito.
Collega Botta, sicuramente il dibattito parlamentare che si è svolto alla Camera, con gli emendamenti dell'opposizione, ha permesso di scremare parzialmente - uso questo termine parlando di latte - questo decreto iniquo. Ma è stata soprattutto la lotta sulle piazze italiane, ad Arcore da parte di migliaia e migliaia di produttori onesti, di allevatori onesti del nostro Paese che ha permesso di far capire alcune cose, forse - mi auguro - a questo Consiglio dei Ministri, a questo Ministro, caro collega Botta, che ha definito ignoranti i nostri produttori onesti! Ignoranti: questa è stata la definizione, da parte del Governo, da parte del Ministro Zaia, rispetto a una categoria come quella degli allevatori che, con le loro legittime lotte, non hanno plaudito a questo decreto.
Chi ha plaudito a questo decreto sono stati gli industriali, che subito dopo hanno inviato le lettere di disdetta dei contratti al 31 dicembre perché dal 1° gennaio avevano bisogno di un 10% di latte italiano in meno! Dal 1° gennaio avranno gli alibi, perché nessuno aveva chiesto questo aumento di quote da parte del mondo produttivo, nessuno ne sentiva la necessità. Quegli industriali, mandando le disdette, potranno andare a rallentare ulteriormente la giusta necessità di aumento del prezzo del latte alla produzione. Cari colleghi, è falso dire, come ho sentito dire poi l'Assessore ha precisato bene di cosa si trattava - che questa è stata una grande battaglia del Governo per i nostri allevatori, per portare davvero questo aumento delle quote latte, ma non sto a ripetere quello che ha detto l'Assessore, che è stato un provvedimento dell'Unione Europea per tutti gli Stati membri. Allora, se questo è stato un provvedimento storico così è stata - collega Botta - la conquista del 1999, quando il Ministro De Castro portò a casa, in una trattativa ininterrotta, 600 mila tonnellate solo per l'Italia. Quelle sono le vittorie storiche che sono state portate a casa! Le uniche partite positive su tutto questo guazzabuglio delle quote latte sono state quelle dei Governi di centrosinistra, malgrado in questi ultimi 15 anni, cioè dal 1994, dieci anni di Governi del centrodestra, da questo punto di vista, abbiano profuso unicamente divisioni all'interno dello stesso Governo nel passato e oggi un decreto come quello del Ministro Zaia.
Un provvedimento - e concludo, Presidente - che lascia queste perplessità. Mi auguro - e in questo mi unisco all'augurio dell'Assessore Taricco - che la Camera dei Deputati, nel silenzio del Ministro Zaia, possa porre quei rimedi necessari a far sì che i nostri allevatori continuino a produrre quel latte indispensabile per il nostro settore agricolo.
inutile pensare a dei provvedimenti per il settore agroalimentare se, da una parte, investiamo risorse, magari giustamente, anche da parte del Governo, ma, dall'altra, con provvedimenti iniqui, andiamo a vanificare il tutto.
Pertanto, voteremo a favore del nostro ordine del giorno. Ci asterremo invece, sull'ordine del giorno del collega Cavallera, condividendone naturalmente, perché è parte integrante del nostro ordine del giorno, il richiamo alla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. È un richiamo che abbiamo fatto anche noi, ma lo consideriamo, collega Cavallera, insufficiente rispetto alla gravità della situazione e, anche e soprattutto, rispetto alla battaglia portata avanti non solo da CIA e Confagricoltura, ma anche all'interno della Coldiretti, con posizioni ben più radicali rispetto a quelle che la direzione nazionale ha tenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera per dichiarazione di voto.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Avevamo visto giusto, quando abbiamo pensato di predisporre un documento che, nella sua essenzialità, richiamasse la posizione della Conferenza delle Regioni, perché ritenevamo che fosse in grado di stanare un po' ciascuno da eventuali posizioni che tendono a strumentalizzare una vicenda. Purtroppo, le parole che abbiamo ascoltato confermano questa previsione.
Ribadisco che, da parte nostra, non vi era alcuna intenzione che non fosse il ribadire, con una voce autorevole quale quella del Consiglio richieste che le Regioni hanno presentato e che tutte le Regioni unitariamente hanno ritenuto sufficienti per migliorare significativamente il decreto legge.
Possiamo tenere un convegno sul problema del latte nel suo complesso aggiungere altri argomenti e naturalmente fare la sommatoria, l'inviluppo dei massimi, come si dice, per avere magari un momento di maggiore udienza presso qualche settore produttivo.
Ritengo che si debba cogliere quest'occasione per dire che purtroppo non è solo nel settore del latte la difficoltà di avere la giusta remunerazione della produzione agricola di base. Purtroppo esiste una grande questione di concentrazione dell'offerta, di rapporto tra il mondo agricolo e il mondo industriale. Naturalmente, quando le filiere diventano attente alla necessità di arrivare a un prodotto di qualità, dobbiamo dare delle garanzie nel tempo ai produttori di avere una certa remunerazione altrimenti rischiamo veramente di far male alla nostra base produttiva.
Noi abbiamo confezionato un documento che possiamo definire, visto che si è parlato di latte parzialmente scremato, un ordine del giorno ad "alta digeribilità". Che riguardi il latte ma con caratteristiche di alta digeribilità da parte di tutti.
chiaro che, se poi andiamo avanti nella discussione, ognuno di noi può aggiungere una serie di altre considerazioni.
Sta di fatto che di medaglie, nel passato, credo che non ce ne siano da assegnare a nessuno, assolutamente, perché chi ha gestito nel passato ha i propri meriti e i propri demeriti, quindi guardiamo avanti.
Questo decreto legge, a mio avviso, può essere nato con qualche pecca che deve essere rimossa. Il Senato si è già orientato in questo senso e sono convinto che anche alla Camera, se ci sarà un clima di dialogo piuttosto che di scontro fra le parti politiche, potrà ancora apportare qualche miglioramento significativo.
Sono convinto che più di tutte servano delle risorse. Delle risorse perché qualcuno aveva richiamato 500 milioni di euro che all'inizio erano state prefigurati. 35 milioni sono insufficienti, come sono insufficienti gli stanziamenti che vengono fatti sulle nostre leggi. Noi rappresentiamo una domanda di una maggiore attenzione, quindi ribadiamo la necessità che ci siano dei miglioramenti anche sotto questo profilo, come procedure magari da migliorare e semplificare, il che è molto importante. Sottolineo il richiamo da parte dell'Assessore alle procedure, anche se le procedure non toccano l'essenza, toccano la semplificazione. È un tema su cui tutti sono, in qualche modo, d'accordo e gli emendamenti della Regione vanno in questa direzione.
Sono sorpreso che il nostro ordine del giorno, che poteva essere magari definito non esaustivo da un'altra parte politica, non sia accolto dalla maggioranza, perché comunque contiene elementi nei confronti dei quali diventa difficile non andare ad un voto positivo.
Ribadisco, per le ragioni già dette, il voto favorevole al nostro ordine del giorno e di astensione sull'ordine del giorno del centrosinistra, per le motivazioni che ho detto nel mio intervento iniziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Se avevo problemi di voto prima, dopo aver sentito l'intervento dell'Assessore Taricco e del Consigliere Bellion non ho dubbi. Noi voteremo tranquillamente contro l'ordine del giorno a prima firma Bellion, che consideriamo pretestuoso. Mi rafforzo nel non credere alla buona fede e nel non credere alla pretestuosità per il fatto che addirittura il presentatore faccia dichiarazioni in totale contrasto. L'Assessore, a parte il finale condivido quel che ha detto al 100%. La linea di fondo la condivido pienamente.
Il prezzo del latte e le quote latte sono due argomenti... Non è come dice il collega Bellion. Qui mi convinco che l'ordine del giorno è pretestuoso, perché ho assistito in quest'ultimo periodo ad una corsa affannosa della sinistra per dimostrare che le quote latte avrebbero affossato il prezzo del latte stesso. Mi fa piacere che l'Assessore abbia ricordato che non si chiedeva nemmeno il famoso 7%. Quando questo è stato fatto, qualcuno di quelli che usavano, a mio parere, argomenti pretestuosi mi diceva per la strada: "Vedrai, hanno messo il 7% solo perché è esoso e quindi dovranno negoziare, perché se non verranno pagate... Il Governo avrebbe avuto questa genialità, mettere il 7% così ci frega, perché siccome il 7% è troppo alto, poi non pagano niente e ci sarà la giustificazione".
Non credo che Il Governo abbia fatto questo ragionamento. L'affanno della sinistra è per dimostrare che è un'operazione fallimentare. Pu essere contestata in alcuni particolari, non dico che sia perfetta, ma è un'azione che, nel suo insieme, è positiva per l'Italia. Un'azione che, se verrà fatto quello che è stato approvato, comunque, da un organismo dell'ente nazionale, e se verrà confermato, vedrà gli estrapolatori pagare quello che dovranno pagare e magari qualcosa in più, sarà una cosa ben fatta.
Siccome poi il risultato secondo me sarà giusto, si vuole arrivare di corsa affannosamente a fare Mosè con quest'ordine del giorno il giorno in cui non ci si rende nemmeno conto di cosa è stato discusso in questi giorni. Ma almeno hanno letto i giornali? Sanno di cosa si è parlato in questi giorni? L'ordine del giorno presentato non è stato nemmeno corretto quelle righe oramai sono false. Quindi, voteremo tranquillamente contro.
Non saremo presenti, magari lo saremo fisicamente, ma schiacceremo il "bottoncino" sull'altra questione.
Avremmo avuto piacere, visto che la cosa appassiona tanto i colleghi e se le Regioni tutte hanno approvato il documento, che ne avessimo parlato magari in Commissione.
Pare che i colleghi non fossero così appassionati, perché tanto quello non era un momento in cui si attaccava in modo palese il Governo. Le ragioni sono espresse, il Governo si esprimerà, il Parlamento si esprimerà quindi faranno quello che devono fare. Noi, quando si tratterà di votare quest'ordine del giorno, saremo presenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Credo che oggi sia stata fatta una scelta istituzionalmente sbagliata, dopodiché ovviamente ognuno è legittimato a tenere la posizione che crede, in particolar modo il Consiglio.
Bisogna ricordare tutti i passaggi, ma non farò la storia delle quote latte perché sarebbe certamente lunga e qualcuno si è già esercitato a farla, dimenticando qualche passo fondamentale: la legge 119 non mi risulta l'abbia fatta il Ministro De Castro. Oggi tutta la discussione, anche quella delle Regioni, fa riferimento alla legge 119 che fece, dopo vent'anni di attesa di soluzione delle quote latte, il Ministro Alemanno nel Governo Berlusconi.
Questa è la pietra, da qui c'è il punto di partenza, cioè il primo momento in cui si cerca di porre una soluzione al problema delle quote latte avviene con la legge 119. Dopodiché è evidente che alcuni aspetti - e non casualmente l'ordine del giorno in qualche modo sottoscrive quelle che sono le proposte che hanno fatto le Regioni - debbano essere cambiati; in parte lo è stato fatto, in parte riteniamo che vada fatto soprattutto per ciò che riguarda gli aspetti legati al rispetto della norma e di coloro i quali si sono in qualche modo messi in regola, anche a fronte di un pagamento oneroso non soltanto delle sanzioni, ma anche delle nuove quote da produrre.
Non si può non tenere conto di una considerazione: che l'opportunità esiste. Il Ministro Zaia è stato bravo ad approfittare di un appuntamento che vi sarebbe stato comunque; se avesse continuato a governare il centrosinistra, poteva farlo il Ministro De Castro, ma è andata così.
Intanto noi sanciamo un dato che è importante, quello che per la prima volta in Italia il valore delle quote è pari o quasi pari quello della produzione. Che questo poi comporterà il fatto che non esisteranno più "splafonatori" o meno, ovviamente non... Bastasse una legge a garantire il rispetto della stessa, non dovremmo parlare e avremmo risolto quasi tutto.
Uno può mettersi dalla parte delle imprese agricole o dalla parte delle imprese acquirenti il latte, ma è evidente che sono due mondi che viaggiano insieme. Se allora abbiamo la possibilità di garantire la produzione di latte e anche la garanzia che questo venga prodotto all'interno della nostra nazione in modo corretto, questo è un aspetto certamente positivo rammentando sempre quel passaggio, perché è da lì che si inizia a rimettere mano alla situazione delle quote latte, ovvero la legge 119 a cui le venti Regioni italiane (compreso l'Assessore Taricco) fanno riferimento per le modifiche all'attuale decreto, tanto per riportare un po' di verità in una serie di cose non sempre corrette che sono state dette.
Dopodiché noi non condividiamo la scelta, perché è anomalo che un Consiglio regionale, quando trova un'unitarietà da parte delle categorie produttive e da parte dei Gruppi consiliari nel mantenere una posizione che è quella a mio avviso intelligente, cioè sostenere l'iniziativa che le Regioni italiane tutte stanno facendo, voglia fare la battaglia al Governo.
Si faccia pure, ma io ricordo e ho buona fede nella memoria degli agricoltori.
Al presidio di Carmagnola sono andati dei nostri colleghi che sanno di che colore è il latte, ma non sanno altro rispetto al tema né si sono mai occupati del mondo agricolo. Dopodiché ovviamente ognuno in politica fa le proprie scelte, senza dimenticare di essere maggioranza a livello regionale.
Ricordo anche che le confederazioni agricole si sono alzate dal tavolo del latte con la presenza dell'Assessore, quindi non è che vada tutto così bene. È evidente che oggi le confederazioni agricole stanno cercando di passare anche attraverso le Regioni, ma non solo, in un dialogo che c'è con il Ministero per cercare di modificare la norma.
Ciò detto, noi esprimeremo un voto di astensione rispetto all'ordine del giorno presentato dal centrosinistra poiché non condividiamo - alcune parti potrebbero non esserci e non cambierebbe nulla - le parti che hanno un'indicazione chiaramente politica e interessano meno la popolazione.
Anzi, sono convinto che alcuni colleghi sarebbero più lieti se il decreto non venisse modificato in alcun modo, per un motivo squisitamente elettorale che guarda alle elezioni che avverranno fra pochi mesi.
Noi invece, con responsabilità, cerchiamo di fare il contrario. Per questo voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Cavallera, sottoscritto anche da me e da alcuni colleghi del mio partito mentre ci asterremo su quello presentato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Il Consigliere Reschigna, a nome del Gruppo del PD, chiede che la votazioni degli ordini del giorno avvengano per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1194, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale esaminati i contenuti del decreto legge 5 febbraio 2009, n. 4 (Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario) visto il parere negativo sul suddetto decreto della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ribadendo che sarebbe stato preferibile applicare la già vigente Legge 30 maggio 2003, n. 119 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 28 marzo 2003, n. 49, recante riforma della normativa in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settore del latte e dei prodotti lattiero-caseari) che, a differenza del citato decreto, individua nelle Regioni gli organi deputati all'amministrazione delle quote latte dei rispettivi territori, evitando così l'ennesima dimostrazione di 'centralismo romano' da parte del Ministro Zaia audite in sede di competente Commissione consiliare, le rappresentanze regionali del mondo produttivo agricolo e avendone constatato una totale convergenza di opinioni considerato che l'Unione Europea, con il Regolamento n. 248/2008 del Consiglio del 17 marzo 2008, ha concesso all'Italia un ampliamento delle quote latte del 2% ed un ulteriore aumento del 5% con il negoziato health check, permettendo di raggiungere il nuovo tetto di produzione in modo anticipato, anziché nei tempi previsti per gli altri paesi europei, con il preciso obiettivo di stabilizzare il mercato rilevato come il suddetto Decreto del Governo rischi, invece, di produrre un risultato storico, non tanto per il comparto lattiero-caseario, quanto per quei produttori che, fino ad oggi, hanno trasgredito le regole a beffa e a danno di quelli che, al contrario, le hanno sempre rispettate sostenendo sacrifici e costi e mettendo a repentaglio la sopravvivenza stessa delle proprie aziende chiede al Parlamento italiano in sede di ratifica del DL 4/2009 di considerare: che l'assegnazione delle quote alle aziende avvenga nel rispetto della L.
119/2003 che l'assegnazione medesima sia subordinata alla regolarizzazione delle posizioni pregresse, con il pagamento rateizzato in un massimo di 20 anni a condizioni di mercato, rinunciando a qualsiasi contenzioso con l'amministrazione pubblica, provvedendo al pagamento di almeno una rata di multe pregresse, ovvero a scalare i premi PAC sulle multe che siano rispettate, nell'assegnazione delle quote, le seguenti priorità: ripristino della quota B eliminazione della franchigia del 5% sull'esubero produttivo rispetto alle quote con l'assegnazione nei limiti del 100% del quantitativo di riferimento individuale eliminazione della franchigia del 5% sull'affitto delle quote a far data dall'entrata in vigore della L. 119/2003 ribadisce la contrarietà alla nomina del Commissario straordinario di Governo di cui all'articolo 4, comma 5, del citato decreto, poiché espropria le Regioni e per il Piemonte le Province - delle proprie funzioni in materia di quote latte la necessità che il suddetto decreto intervenga su altre questioni di estrema urgenza per il settore, come quella delle agevolazioni contributive per le zone svantaggiate che, scadendo il prossimo 31 marzo, in mancanza di una risoluzione definitiva, rischierebbero di minare ulteriormente la competitività del settore agricolo in molte aree del nostro Paese".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 43 Consiglieri hanno votato Sì 29 Consiglieri hanno votato NO 3 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1195, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la Conferenza dei Presidenti delle Regioni italiane ha proposto alcuni emendamenti per una riformulazione del Decreto Legge 05/02/2009 n. 4 recante "Misure urgenti in materia di produzione lattiera e rateizzazione del debito nel settore lattiero-caseario", in fase di conversione in legge presso le assemblee parlamentari condivisi i principi ispiratori di tali emendamenti improntati ad una maggiore equità nei confronti dei produttori in regola con gli obblighi di versamento, pur mantenendo l'impegno di attribuire nuovi quantitativi agli esuberi produttivi ritenuto opportuno limitare al minimo le modifiche alla Legge n. 119/2003 circoscrivendole alla parte in cui si definiscono i criteri per l'attribuzione delle nuove assegnazioni e della rateizzazione e ad effetti direttamente derivanti da questi, senza introdurre modifiche a regole già fissate per il periodo in corso viste le proposte di emendamento riguardanti il Decreto Legge in fase di conversione agli articoli n. 1, 1bis, 2, 3, 4, 5, 6 come risulta dal documento interregionale del 26 febbraio 2009 impegna la Giunta regionale a intervenire nei confronti del Governo e del Parlamento affinché tali emendamenti, destinati a rendere maggiormente equo il D.L. n. 4/2009, siano accolti a intraprendere ogni iniziativa per la salvaguardia della produzione piemontese e a iniziare trattative interprofessionali per la definizione del prezzo del latte".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato Sì 12 Consiglieri si sono astenuti 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.30)



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