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Dettaglio seduta n.415 del 04/02/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



(Alle ore 10.00 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Auddino, Bellion, Boeti Buquicchio, Moriconi, Pizzale, Robotti, Rutallo e Valloggia.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Sull'ordine dei lavori (in particolare in riferimento alla chiusura stabilimento Indesit di None)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chieppa, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente. Non ho fatto in tempo, ma avrei voluto parlare anche con i Gruppi dell'opposizione (in ogni caso il documento non è ancora depositato) sull'ennesima, grave questione che si è aperta sul nostro territorio, vale a dire l'annuncio da parte dei proprietari dell'Indesit di chiudere lo stabilimento di None. Ricordo che si tratta di 600 lavoratori.
Ho preparato rapidamente, in accordo un po' con tutti i Consiglieri (passerò a raccogliere anche la sottoscrizione dei Gruppi dell'opposizione presenti in aula), un ordine del giorno - spero che il Consiglio lo possa votare - con il quale si chiede l'immediata apertura di un Tavolo di crisi regionale e il coinvolgimento del Governo.
La proprietà Indesit ha annunciato la chiusura dello stabilimento e il concentramento della produzione in Polonia. Sarebbe importante, giacché il Consiglio è in corso, dare un segnale chiaro almeno di attenzione e volontà di seguire quest'ennesima grave crisi.



PRESIDENTE

Collega Chieppa, se al termine della seduta, con una presenza maggiore di Consiglieri, vi sarà il consenso dei colleghi, nulla osta a procedere come di prassi, ad una votazione, specie se si tratta di un documento condiviso (e penso che nel caso in oggetto possano esserci le condizioni).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Sollevo anch'io la questione, anche perché colpisce direttamente la città dalla quale provengo: molti dipendenti dell'Indesit vivono a Pinerolo.
Faccio, dunque, anche mia la richiesta del collega Chieppa. Non vedo gli Assessori direttamente coinvolti in questa vicenda - gli Assessori Bairati e Migliasso - ma chiedo un loro interesse forte, che ritengo non debba mai mancare e che mi pare non sia mai mancato in queste situazioni.
Eventualmente, se è possibile, auspico una comunicazione domani, durante la seduta della VII Commissione. Grazie.



PRESIDENTE

Collega Clement, la richiesta di comunicazione è stata ricevuta; la formalizzeremo al Presidente della Commissione competente.
Ha chiesto la parola il Consigliere Larizza; ne ha facoltà.



LARIZZA Rocco

Presidente, solo per aderire all'iniziativa dei colleghi e per segnalare che questa decisione di chiusura cambia un po' la natura delle crisi con le quali faremo i conti d'ora in poi.
Siamo di fronte alla cassa integrazione in deroga - che non arriva - e al fatto che gli strumenti tradizionali non sono più sufficienti, e le aziende si orientano ad essere più sbrigative. Per questo motivo, è urgente prestare un'attenzione particolare alla crisi che si è aperta all'Indesit fabbrica storica, perché rischiamo di cogliere tutte le aziende che producono beni durevoli su questa lunghezza d'onda - in una gestione della crisi più drammatica di quella che abbiamo conosciuto finora. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Larizza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Naturalmente sostengo le richieste dei colleghi e condivido le loro considerazioni.
Voglio, però, ricordare a lei, Presidente, ma anche a quest'Aula, che qualche mese fa feci una proposta molto semplice: riunire la Commissione competente e discutere del quadro complessivo della crisi economica proprio in merito alle aziende che oggi pagano la crisi.
Mi sembra, invece, che in quest'Aula si riporti sempre e soltanto un caso alla volta, dimenticandoci di tutte le vertenze aperte e di tutte quelle realtà rappresentate da aziende più piccole; ciò non significa che non si debba dare la stessa dignità a quei lavoratori rispetto ai lavoratori di un'azienda più grande.
Pertanto, Presidente, è molto semplice: anziché intervenire per poi fare un comunicato stampa, e quindi annunciare che il Consigliere "X" si è interessato di questo - è riduttivo anche per lo stesso Consigliere regionale, che deve avere a cuore gli interessi economici, sociali e culturali di tutta la Regione - occorre convocare una Commissione ad hoc in cui l'Assessore relazioni sullo stato dell'arte, caso per caso.
Ritengo che questo possa essere un comportamento istituzionalmente corretto e possa portare ogni singolo Consigliere, al di là dell'appartenenza territoriale, a conoscere la reale situazione lavorativa professionale e occupazionale del Piemonte. È un modo forse banale, un modo semplice, che ci permette, però, di prestare un'attenzione collettiva, dove il problema non è di un singolo Consigliere, di una singola azienda, ma è delle aziende e dei Consiglieri eletti, nel trovare le soluzioni, rispetto agli strumenti che la Regione può mettere in campo, e nel monitorare lo stato dell'arte anche nelle singole azioni. Faremmo un ottimo servizio alla collettività.
Se lei, Presidente, mi dirà che trasmetterà la mia richiesta al Presidente di Commissione, le faccio sapere che me lo ha già ripetuto altre volte; se c'è la sensibilità per andare in questa direzione, bene altrimenti rimarrà scritto - per chi leggerà, magari fra 100 anni - che qualcuno ha chiesto di discutere in Commissione del problema complessivamente e cercare non di dare delle risposte, perché magari non ne abbiamo gli strumenti, ma di avvalorare ed applaudire anche l'Assessore regionale, perché ci dimostrerà che si occupa di tutti questi casi.



PRESIDENTE

Collega Toselli, tengo a dirle che la sua osservazione non è caduta nel vuoto e che non mi sono limitato ad un'affermazione di rito, tant'è che nella Conferenza dei Capigruppo, come potrà confermarle anche il suo Capogruppo, ho fatto presente a tutti, anche a seguito di una dichiarazione ad hoc dell'Assessore Deorsola, in rappresentanza della Giunta, che rimane sempre valida la disponibilità della Giunta di ospitare una delegazione di rappresentanti del Consiglio regionale al Tavolo di crisi aperto presso la Giunta regionale, per affrontare complessivamente il problema della crisi economica che colpisce la nostra regione.
Finora, per motivi, politicamente legittimi, di valutazione, non si è ritenuto di integrare, come rappresentanza consiliare, tale Tavolo - che però esiste e mi risulta anche che sia operante. Ciò non toglie che di questi temi - come lei sostiene - si possa parlare anche in apposite sessioni della Commissione, anche per monitorare il lavoro svolto dagli organi preposti dall'Amministrazione e per cercare di stemperare gli effetti negativi della crisi economica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente. Mi pare che l'ordine dei lavori sia già definito.
Tuttavia, poiché altri colleghi hanno chiesto di discutere ordini del giorno di evidente attualità, che saranno presto depositati, mi pare altrettanto urgente discutere congiuntamente, se la Presidenza lo riterrà l'ordine del giorno annunciato relativo al sistema della formazione professionale - che com'è noto sta rischiando molto - in riferimento alle trattative in corso tra Regione e Governo rispetto al finanziamento degli ammortizzatori sociali. L'ipotesi tutt'altro che secondaria su cui stanno discutendo e che probabilmente passerà è destinare parte dei fondi europei alle politiche passive, cioè agli ammortizzatori sociali, sottraendo queste risorse al sistema della formazione professionale.
Intenzione gravissima, che potrebbe portare alla riduzione di alcune migliaia di posti di lavoro in Piemonte già nei prossimi mesi: tema della stessa rilevanza posta dal collega Chieppa sulla questione Indesit.
Di conseguenza le chiederei, Presidente, nel caso ritenga di discutere dell'ordine del giorno prima annunciato, di considerare anche quello che ho depositato ieri insieme al collega Manolino proprio sul tema in questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente. Mi inserisco in questa discussione. Come Presidente della VII Commissione, credo che ci sia la disponibilità, insieme agli altri colleghi Commissari, appena possibile, a dare audizione agli Assessori Bairati e Migliasso per disegnare un quadro generale della situazione, che purtroppo vede come protagonista negativo lo stabilimento Indesit, che con 650 operai è un punto di criticità grosso, ma anche altri stabilimenti.
Poco fa è giunta notizia della Vertec (ex Moncenisio di Condove), dove gli operai che dovevano rientrare al lavoro sono tutti quanti fuori davanti ai cancelli. Non si capisce bene cosa voglia fare la proprietà, cosa voglia fare delle macchine, cosa voglia fare dello stabilimento: una situazione di tensione e incertezza piuttosto grande. So che la Regione era già intervenuta in questo stabilimento; è una vicenda che già un anno e mezzo fa il collega Clement aveva evidenziato e che ora ritorna alla ribalta.
Direi che in agenda non mancano i punti da approfondire e ribadisco la piena disponibilità - guardo in volto anche gli altri Commissari - da parte della VII Commissione.



PRESIDENTE

La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Intervengo solo per dire che, anche in virtù del fatto che si è deciso di passare ad altro punto all'o.d.g., rinvierei la comunicazione su tutta questa partita alla settimana prossima, anche perché la trattativa con il Governo è in corso. C'è stato un incontro lunedì, assolutamente non risolutivo: si continuano a chiedere risorse regionali del Fondo sociale che pare non sia possibile mettere a disposizione.
E' in corso una trattativa, che speriamo si concluda giovedì o venerdì in una Conferenza dei Presidenti o, comunque, almeno con una bozza tecnica sulla quale riferire al Consiglio. Di conseguenza, renderei comunicazione al Consiglio (io o gli Assessori competenti) la settimana prossima (martedì), in modo da avere un po' più di elementi.
Per il resto, siamo ovviamente al corrente delle varie situazioni. Per quanto riguarda l'Indesit ho avuto anche un contatto con la proprietà proprio ieri: intende aprire l'ennesimo Tavolo. Purtroppo, ogni crisi deve essere gestita separatamente oltre che con strumenti generali, quindi sar anche in grado (io o l'Assessore) di fare un punto sulla situazione delle crisi aperte e su quanto si sta facendo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leardi; ne ha facoltà.



LEARDI Lorenzo

Se ho capito bene, c'è la disponibilità della Giunta a riferire in aula il prossimo martedì in ordine al complesso quadro industriale e occupazionale della Regione Piemonte? Perfetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Per ciò che ci riguarda siamo d'accordo; c'è il tempo per approfondire non solo una singola vertenza, seppur molto importante qual è quella della Indesit, ma avere un panorama più completo.
Mi permetto soltanto di avanzare al Presidente e alla Giunta alcune richieste: se per martedì fosse possibile avere un elenco delle situazioni critiche che sta seguendo la Regione (poi ve ne saranno altre in cui la Regione non è direttamente coinvolta, soprattutto le realtà minori) e avere la serie di dati che ricordava il collega Bairati rispetto alle ore di cassa integrazione. Dati oggettivi che ci consentano di capire il problema complessivo e le singole crisi aziendali. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Formazione professionale

Ordine del giorno n. 1167 "Contrasto alla crisi e fondi per la formazione professionale" presentato dai Consiglieri Lepri, Manolino, Auddino Barassi, Bizjak, Caracciolo, Cattaneo, Cavallaro, Clement, Comella Dalmasso, Deambrogio, Larizza, Laus, Moriconi, Motta, Muliere, Pozzi Reschigna, Ronzani, Rostagno, Rutallo, Travaglini, Turigliatto, Valloggia (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Ordine del giorno n. 1168 "Chiusura Indesit di None" presentato dai Consiglieri Chieppa, Larizza, Auddino, Barassi, Bellion, Cavallaro Clement, Dalmasso, Dutto, Laus, Lepri, Placido, Turigliatto (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Colleghi, sono stati presentati, come annunciato, un ordine del giorno su Ordine del giorno n. 1167 "Contrasto alla crisi e fondi per la formazione professionale" presentato dai Consiglieri Lepri, Manolino Auddino, Barassi, Bizjak, Caracciolo, Cattaneo, Cavallaro, Clement Comella, Dalmasso, Deambrogio, Larizza, Laus, Moriconi, Motta, Muliere Pozzi, Reschigna, Ronzani, Rostagno, Rutallo, Travaglini, Turigliatto Valloggia Ordine del giorno n. 1168 "Chiusura Indesit di None" presentato dai Consiglieri Chieppa, Larizza, Auddino, Barassi, Bellion, Cavallaro Clement, Dalmasso, Dutto, Laus, Lepri, Placido, Turigliatto.
Se non vi sono indicazioni in senso contrario, come da prassi, li consideriamo iscritti all'o.d.g. in calce all'o.d.g. stesso.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Valutazioni in ordine alle ipotesi di modifica della disciplina inerente all'elezione dei membri del Parlamento europeo Ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Caracciolo Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Giovine, Lupi, Manolino Moriconi, Nicotra, Turigliatto Ordine del giorno n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro Comella, Turigliatto


PRESIDENTE

Procediamo con la discussione dell'ordine del giorno su "Modifica della disciplina inerente all'elezione dei membri del Parlamento europeo".
Si è proceduto a distribuire il testo base della proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati e gli emendamenti votati nella giornata di ieri.
aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Grazie, Presidente. Riteniamo che la proposta di legge sullo sbarramento al 4% sia un atto grave, illiberale, antidemocratico autoritario.
Crediamo che non abbia motivazione alcuna.
Il problema della governabilità a livello europeo non esiste: chi è europeista, come me, ha sempre pensato che l'Unione Europea non si dovrebbe fermare all'euro e alla Banca Europea; vorrebbe semmai che il Governo europeo avesse poteri notevolmente più ampi.
La frammentazione di cui si parla è una barzelletta: tutti sanno che le forze politiche, anche piccole, che eleggono i parlamentari europei, li collocano nelle grandi famiglie europee (quella socialista, quella di sinistra, quella liberale, quella popolare).
Tutti sanno che è già iniziata, da parte alcune formazioni politiche la raccolta di firme per le elezioni stesse. Le televisioni e i giornali hanno dato grande spazio a Magdi Allam che intende presentare una lista cristiana, .
In realtà, pensiamo che sia in atto un tentativo chiaro: distruggere una sinistra che, certo, è frammentata, è stata pesantemente sconfitta dalla difficoltà di leggere le trasformazioni sociali, che forse ha compreso troppo tardi, da errori politici e da un calo di costume, da un calo morale che abbiamo vissuto negli ultimi tempi, ma anche da meccanismi elettorali forzatamente maggioritari e sostanzialmente bipolari.
Ricordo che il bipolarismo, nella buonafede di chi lo ha proposto sarebbe dovuto andare, di pari passo, con la costruzione di forti soggetti politici. Questo non è assolutamente accaduto.
Ricordo, in particolare ai non giovani, che in altri anni numerosi partiti anche di grande tradizione, in Italia sono vissuti con percentuali elettorali molto basse.
Nelle elezioni del 1976, un partito storico, il PLI - Partito Liberale Italiano - ottenne l'1.3% dei voti e cinque Deputati, salvandosi per il rotto della cuffia grazie al suo neo segretario, Valerio Zanone.
Il Partito Radicale, nelle stesse elezioni del 1976, ottenne l'1,1 (raggiunse il quorum a Roma per una "manciatina" di voti).
Il Partito Repubblicano, che ha avuto un leader di grande importanza il cui pensiero su scelte economiche ed europeiste, sebbene le idee fossero lontane dalle nostre, è stato non di poco conto in questo Paese - ha avuto per lungo tempo (elezioni 1958 e 1963) l'1% su scale nazionale. Raddoppi nel 1968, passando addirittura al 2%.
Molti temi - questioni ambientali, nucleare, diritti civili, spinte giovanili, tematiche femminili o femministe - negli anni Settanta furono portati avanti certo da grandi movimenti sociali di base, ma anche da formazioni politiche minoritarie, piccole, che spesso erano criticate e marginalizzate proprio perché portatrici di queste istanze.
Vorrei ricordare a tutti il 1993, quando facemmo una campagna per difendere il sistema proporzionale e fummo travolti: l'82% votò "sì" al referendum demagogico di Segni, il 18% votò "no".
In quella campagna elettorale, le proposte demagogiche dicevano che vi sarebbero stati due soli partiti, un'alternanza fra questi: gli elettori avrebbero scelto i candidati migliori, li avrebbero cambiati, sarebbe migliorata la qualità della classe politica.
Il PDS aggiungeva che vi sarebbe stata l'alternanza tra una sinistra democratica e una destra moderata, espungendo le ali. Vorrei richiamare il confronto tra quello che è successo in questi ultimi vent'anni e quelle promesse.
La crisi generale che il nostro Paese vive è, semmai, più grave rispetto a quella di altri, proprio per il crollo che hanno vissuto i grandi partiti di massa, che molto dettero a questo Paese, anche quelli la Democrazia Cristiana in primis - che non ho mai votato.
Si afferma oggi, sostanzialmente, un'omogeneità di interessi tra forze politiche diverse, simili anche ad un modello di sindacato che si vuole nella democrazia maggioritaria; un sindacato che rinuncia alla rappresentanza di interessi del mondo del lavoro e dei soggetti più deboli.
Ricordiamo che la storia del sindacalismo in Italia è la storia di confederazioni generali che hanno cercato di unire un mondo profondamente diviso per lungo tempo in mestieri, per far sì che la classe subalterna diventasse una classe sociale reale, vera.
Noi stiamo andando alla deriva verso un sistema maggioritario, verso un esautoramento progressivo del Parlamento, una monocratizzazione dell'Esecutivo, una rappresentanza che viene sempre maggiormente verticalizzata e personalizzata.
C'é un'ideologia politica alle spalle di questo: l'unica forma di legittimazione è la volontà popolare e il capo, tesi che la destra ha per lungo tempo presentato (Carl Schmitt, tanto per citare il maggior teorico) è l'unico rappresentante organico della volontà popolare, all'interno di una società che non solo diventa sempre maggiormente corporativizzata, ma che si individualizza sempre di più.
Tocqueville - secoli fa - con una frase molto chiara che si adatta a queste logiche, disse: "Il dispotismo divide gli individui e fa leva sul loro egoismo", quindi non su una volontà collettiva e di classe.
Noi pensiamo che il potere debba essere distribuito e non accentrato che i partiti debbano tornare ad essere - cercheremo di farlo, anche con grandi difficoltà - espressione della società e della volontà collettiva e non, invece, organismi identificati sempre di più e solamente con lo Stato (accadde nei Paesi dell'est, in cui i partiti cosiddetti "comunisti" non erano assolutamente espressione di volontà popolare, ma erano semplicemente espressione di interessi sempre più corporativizzati e di parte), in cui ci sia una serie di contropoteri che fungano da limite e argine al potere centralizzato (penso alle garanzie sull'informazione).
Siamo stati sempre favorevoli al sistema proporzionale e continueremo ad esserlo. Ma siamo per un pluralismo politico profondo.
Quale "danno atroce" porterebbe al nostro Paese se le nostre formazioni, compreso il Partito Socialista, eleggessero cinque, sei o sette Parlamentari al Parlamento europeo? Quale vantaggio porterà a questo Paese tentare, in ogni modo, di escluderli? Certo pesano le nostre debolezze e i nostri limiti, ma questa è una esclusione violenta, autoritaria, dall'alto.
Ci saranno, settori di società che non saranno rappresentati, quando tutta la storia italiana - vorrei ricordarlo - ha sempre cercato di parlamentarizzare le forze esterne.
Qualcuno lo pensò (sbagliando clamorosamente) con il fascismo nel 1921 22; fu detto per la Lega Nord; fu detto per la nuova (altri dicono estrema) sinistra, che entrando in un gioco politico avrebbero abbandonato alcune espressioni considerate "estremistiche". Si dovrebbe ragionare e riflettere su questo.
Io credo che vi siano contraddizioni pesanti nei partiti. Quando abbiamo convocato giovedì scorso una conferenza stampa (deserta dalla stampa), ma anche quando abbiamo esposto un cartello in Aula per alcuni secondi, contravvenendo al Regolamento interno, molti Consiglieri di varie parti politiche ci hanno detto: "Sì, non avete torto. Portate valutazioni corrette e giuste". Oggi sono tutti liberali . Ripetono tutti la frase per cui si batteranno fino alla morte perché ognuno possa esprimere le proprie idee ed opinioni.
Ma come ha votato il Parlamento ieri? Come un sol uomo. Come si è espresso? Facendo prevalere gli ordini di partito e di scuderia, interessi di bottega (il PD vuole fare terra bruciata alla sua sinistra e ripetere il rito del "voto utile").
Vorrei ricordare ancora che nel 1953 ci fu un tentativo di legge maggioritaria nel nostro Paese. La sinistra - Pajetta in particolare coniò il termine di "legge truffa", locuzione che ebbe un successo enorme.
Nella Regione Marche - se mi è concesso un aneddoto - De Gasperi tenne un grandissimo comizio e alcuni attivisti democristiani innalzarono davanti a lui un enorme cartello con la scritta: "Viva la legge truffa". E' quasi una barzelletta. Quella proposta fu sconfitta.
Ricordo che quest'anno si voterà il 7 giugno, come nel 1953. Noi faremo tutto il possibile perché espressioni collettive che rappresentano anche un "pezzo" della storia del nostro Paese, per quanto recentemente in difficoltà, possano vivere e svolgere il proprio ruolo.
Nella nostra campagna elettorale tenteremo di legare le tematiche sociali anche con queste tematiche democratiche, che ci pare, l'atto che il Parlamento ha compiuto ieri, voglia cancellare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Laus; ne fa facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Ancora una volta - e sono certo, conoscendovi e conoscendoci bene, non sarà l'ultima volta - si continuano a discutere, a trattare argomenti non di competenza di quest'Aula regionale, bensì del Parlamento nazionale. E comunque, il Parlamento Europeo non deve dare la fiducia a nessun Governo.
Si tratta di un'Assemblea rappresentativa dei popoli europei e, come tale, dovrebbe dare voce a tutti. Modificare una legge elettorale a ridosso dell'elezione è una palese operazione truffaldina da parte di chi non ha una sana e genuina cultura politica democratica, cioè quella cultura capace di organizzare il consenso su un chiaro progetto politico, anziché azionare sotterfugi ormai antiquati.
O si è in cattiva fede o si è affetti da una grave forma di psicopatia istrionica. La psicopatia istrionica è quella forma di devianza che mette un soggetto nelle condizioni di raccontare una bugia a se stesso con la convinzione di raccontarsi una verità.
E' un dibattito che ha visto e continua a vedere in modo appassionato tutti i protagonisti della vita politica italiana: peccato che lo stesso dibattito non veda nemmeno lontanamente l'interesse generale dei cittadini l'interesse generale della popolazione anziana, l'interesse dell'occupazione giovanile, l'interesse al mantenimento dell'occupazione l'interesse a contrastare una crisi senza confini che ci attanaglia.
Ed è per questo ed ancora per altri motivi che la discussione sulla soglia del 4% non mi appassiona, rimettendomi per la votazione alle indicazioni del Gruppo.
La verità però, colleghi, è che oggi non si sta discutendo della soglia del 4% per le elezioni europee, bensì del finanziamento dei Partiti, e su questo che vorrei soffermarmi per fare alcune considerazioni.
Ci si accanisce a favore o contro lo sbarramento del 4%, alzando il livello dello scontro politico, ma nessuno degli schieramenti - non mi riferisco a voi, colleghi, ma ai gruppi dirigenti di tutti i Partiti nazionali - denuncia l'arroganza e la prepotenza esercitata dai capi di partito per la totale assenza di democrazia interna dei Partiti stessi, a totale vantaggio di oligarchie e gruppi organizzati, che hanno la presunzione, tra l'altro, di rappresentare la parte migliore del Paese spesso ci si trova di fronte ai cosiddetti "professionisti della politica" ossia a quelle persone per le quali la carriera politica è l'unica possibile.
Per questi è prima un lavoro e poi un mezzo per cambiare eventualmente e sottolineo eventualmente - le cose.
L'articolo 49 della nostra Costituzione ci ricorda che "tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in Partiti, per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Il metodo di democrazia interna può essere garantito solo da una legge ordinaria che ne fissa le regole.
Oggi non c'è democrazia interna nei Partiti, ma solo la sfrontatezza di percepire rimborsi elettorali, cioè finanziamenti pubblici.
Nessuno ha interesse a bloccare un processo che coinvolge un po' tutti il ricorso alla forma degli Statuti, vecchi e nuovi, per moralizzare la vita dei Partiti non inganna più nessuno.
La strada da percorrere non è quella delle fondazioni, che pure sono utili e stimolanti, ma la gestione democratica e trasparente dei Partiti con regole sul loro funzionamento, che non siano affidate a Statuti interni inesistenti e costantemente violati.
La crisi dei Partiti (e in pratica ed in parte anche quella della democrazia) è voluta da coloro che costituiscono la loro leadership: gestioni finanziarie di miliardi, totale assenza di responsabilità, Partiti indebitati ed incapaci di chiudere dei bilanci in pareggio, salvo poi la presunzione di voler gestire il bilancio del nostro Paese.
Partiti che non esistono più nel Parlamento, che in un momento di manovre anticrisi continuano a percepire finanziamenti che accrescono i già ingenti patrimoni immobiliari. Non è un'accusa a questo o a quel partito ma una semplice fotografia del nostro Paese.
I cambiamenti possono avvenire solo quando nasce la consapevolezza che a volte, bisogna fare scelte difficili ed impopolari per colpire certezze consolidate. Significa, in pratica, creare maggiori opportunità per il popolo dei non garantiti, per coloro che sono sempre rimasti fuori dal "fortino" dei privilegi.
Quindi, più che gridare allo scandalo del 4%, è necessario creare le condizioni politiche per cui non ci si appelli più, per la democratica interna dei Partiti, al variabile senso di etica e morale politica, ma all'applicazione di regole chiare e certe, trasparenze di bilanci e responsabilità giuridiche. Per usare un linguaggio semplice: certezza del diritto nella democrazia interna dei Partiti, così come previsto dalle norme statutarie doverosamente rese pubbliche.
Questo si chiama patto di solidarietà civile. Chi sposa questi concetti, chi sposa questi principi ha il dovere di azionare un movimento trasversale di disobbedienza gerarchica nei Partiti per entrare a fare parte, con pari dignità, della nuova e moderna generazione della politica italiana, al di là dello schieramento e del partito politico.
Questa non è la casta, ma vuole essere il sogno di una democrazia avanzata e compiuta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Sarò brevissimo. Ci preoccupiamo delle scelte di Roma in materia elettorale, ma non ci rendiamo conto di quanto sia variegato questo Consiglio regionale, di quanti Gruppi vi siano e dei costi che il cittadino pubblico sostiene per mantenerci in 60, divisi in Gruppi e sottogruppi.
Quindi, Presidente, le formulo questa richiesta: mi fornisca cortesemente i costi di gestione di ogni singolo Gruppo consiliare, di quanti Consiglieri è rappresentato, ivi compresi i costi del personale della luce, del telefono, perché così comprendiamo se forse, anzich preoccuparci di ciò decide Roma, non dovremmo preoccuparci di che cosa facciamo noi qui. Grazie.



PRESIDENTE

Ovviamente, i dati sono determinati dalla rigida applicazione delle leggi. Sono perfettamente conoscibili e ovviamente nulla osta a che lei ne abbia copia, perché sono documenti che noi distribuiamo ad ogni Conferenza di fine anno. Quindi, sono dati di cui gli Uffici dispongono ampiamente.
La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente.
Farò alcune brevissime considerazioni sul tema in oggetto, poiché già ampiamente dibattuto.
Credo che l'introduzione dello sbarramento - per far cadere quel velo di ipocrisia che quasi sempre pervade dibattiti e confronti politici - sia avvenuta sulla base di un accordo palese, siglato dal Presidente del Consiglio e da quello che dovrebbe essere il capo dell'opposizione.
un regalo - chiamiamolo così - non gratuito del Presidente del Consiglio fa all'onorevole Veltroni - e complessivamente al PD - che, di fronte al crollo dei sondaggi e quindi del gradimento per quella forza politica e per se stesso, gli offre la ciambella di salvataggio: "Ti do lo sbarramento del 4%, che potrebbe far scattare il 'voto utile', così come nelle precedenti elezioni politiche". In tal senso, abbiamo evocato l'esistenza di un'inquietante figura politica che si muove nel Paese, che abbiamo chiamato "Veltrusconi": essere politico che nasce dalla fusione dei due personaggi.
"Veltrusconi" esiste - ahinoi - non solo sullo sbarramento al 4%, ma sull'accordo sulla giustizia, sulla Rai, esiste per l'accordo complessivo a ridurre, ad una sorta di bipartitismo all'americana, il sistema politico italiano. Cosa che noi non condividiamo.
Non mi dilungo sulla questione tecnica, sul fatto che sia inutile porre uno sbarramento per il Parlamento Europeo che non elegge esecutivo; questo ormai si sa, l'hanno capito tutti. Il tema è un accordo a due, siglato sul piano nazionale.
L'idea è duplice: ciambella di salvataggio all'onorevole Veltroni e contestuale cancellazione della sinistra e - cosa che mi interessa molto di più - dei Comunisti anche dalle istituzioni europee.
La dico in questa sede - noi non abbiamo tribune parlamentari -: non ci riusciranno. Si illudono e si illude, in particolare l'onorevole Veltroni se ritiene che con lo sbarramento al 4% si riesca a cancellare dalle istituzioni europee - e io aggiungo dalla società - la presenza di una forza organizzata comunista. Non abbiamo paura di questo sbarramento, lo contestiamo, lo stiamo contestando, ma non lo temiamo! Anzi, siamo convinti che quest'operazione - il tentativo, attraverso una norma, una modificazione, fuori tempo massimo, della legge elettorale di autoriprodursi - è chiarissima, dal punto di vista politico, anche a tutti quei cittadini che non si occupano di politica. È chiarissima.
Quest'operazione si trasformerà in un boomerang per il Partito Democratico che, invece di coltivare, di ricostruire un rapporto con le forze politiche con le quali, potenzialmente, si potrà costruire, si potrebbe costruire, in futuro, una coalizione di governo del Paese, ritiene di doverli cancellare per legge. Ripeto, non ce la faranno, noi non temiamo questo sbarramento. Stiamo lavorando su un'altra ipotesi, sull'unità dei comunisti. Ritengo che i comunisti, insieme, debbano presentare una lista comune alle prossime elezioni europee: e lo sbarramento del 4% lo supereremo abbondantemente. Sono certo di questo.
Credo, tuttavia, che debba essere fatta una forte denuncia in questa fase; per questo motivo ho sottoscritto l'ordine del giorno del Consigliere Clement che voterò convintamente, contro questa volontà chiara: lo sbarramento e, prima ancora, la rottura della coalizione di centrosinistra alle elezioni politiche, le continue aperture a destra di una parte del PD e di attacchi rivolti alla sinistra (parlo di una parte del Partito Democratico) e, ancora, le ultime questioni che si stanno aprendo sul nostro territorio.
Emerge una certa difficoltà di contatto con i Gruppi dirigenti provinciali del Partito Democratico; leggo il fiorire di alleanze per le prossimi amministrative tra PD e UDC. Il quadro politico sembra sufficientemente chiaro a chi lo voglia leggere.
Il senso del mio intervento era questo: noi comunisti non piagnucoliamo sull'introduzione del 4% e non ci rintaneremo in un angolo facendo del vittimismo. Quella soglia la supereremo abbondantemente insieme ai compagni di Rifondazione presentandoci insieme alle prossime elezioni europee. Per le prossime amministrative dico agli esponenti del Partito Democratico principale, fortissimo partito del centrosinistra - tenete presente vicende come quella di Orbassano, dove una scelta preordinata di rottura del centrosinistra ha consegnato la città ad un'amministrazione di centrodestra. Tenete presente che solo insieme potremo ottenere buoni risultati a livello locale. La scelta veltroniana di tentare di uccidere i propri alleati, è scelta sciagurata che, oggettivamente, favorisce Berlusconi e il centrodestra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Sinceramente, non credo che questo tipo dibattito sia utile in quest'aula. Non penso che l'Aula abbia compiti o funzioni relativi ad una legge di competenza del Parlamento nazionale e su cui noi non abbiamo nessun tipo di ruolo, neanche di indirizzo. Tra l'altro, ieri si è già svolto il voto alla Camera, i Deputati hanno già creato il misfatto e il Senato non potrà fare altro che ratificarlo, tenendo conto dei "numeri" in tale ramo del Parlamento.
Sa parte mia, rivolgo un ringraziamento a tutti quei parlamentari del Partito Democratico che in modo pubblico - e anche in modo meno pubblico hanno lavorato per modificare profondamente la proposta di sbarramento al 4%. Parlamentari che hanno compreso bene qual è il vero tema all'ordine del giorno della vicenda: circa 7 milioni di italiani andranno a votare, perch le liste saranno presentate, ma non avranno il diritto ad essere rappresentati al Parlamento europeo.
Parliamo di sette città come Torino - Norvegia più un terzo della Svezia -, parliamo quindi di grandi numeri, di cittadini italiani che si recheranno nel seggio elettorale e voteranno per un Partito che, molto probabilmente, non riuscirà a superare la soglia del 4%, e che, dunque vedranno vanificato il loro voto. Non credo che questo sia utile per garantire il pluralismo e la democrazia.
Dico di più. Apparteniamo tutti al ceto politico, checché ne dica il Consigliere Toselli: facciamo tutti politica e facciamo parte del sistema dei Partiti e della politica: la politica dei costi. Lo sappiamo tutti benissimo.
La legge, con l'introduzione dello sbarramento al 4%, imporrà anche per quanto riguarda il finanziamento pubblico, il 4% come soglia minima per potervi accedere. Come sapete, il finanziamento pubblico è di due euro a voto. I Comunisti Italiani alle ultime elezioni europee avevano preso circa 1 milione e 400 mila voti, quindi il finanziamento pubblico era di 2 milioni e 800 mila euro. Gran parte di quei denari si muovevano sul costo del pagamento della campagna elettorale, ma anche per mantenere viva integra, una struttura sociale popolare, radicata sul territorio che permetteva, e che in certa misura permette ancora, di essere l'interfaccia di una serie di questioni sociali gravi, che nessun'altra forza politica se non, forse, la mia o Rifondazione - è in grado di intercettare per una questione di fiducia che si è creata negli anni, che si è andata molto riducendo, che si è andata sfilacciando, ma che continua ad esistere.
Luoghi del conflitto che se non hanno un interlocuzione di tipo istituzionale, rischiano di esplodere, di non poter avere più uno sbocco di tipo parlamentare e esclusi dalla possibilità di avere lo strumento dell'Aula parlamentare come elemento di confronto dialettico con le altre forze politiche e con gli altri elementi che compongono il variegato spettro della democrazia italiana ed europea. Questo uno dei guai più grossi.
C'è un problema di esclusione che non dà il diritto democratico di esprimere i propri rappresentanti per sette milioni di italiani. C'è un problema grande che è quello dell'accesso agli strumenti di finanziamento della politica che metterebbero la parola fine, non solo alla rappresentanza parlamentare, ma all'esistenza stessa, alla permanenza stessa di questi soggetti politici nell'ambito dell'attività politica quotidiana e nella quotidianità, per quanto ci riguarda, dei conflitti sociali. C'è un tema di come quei conflitti sociali, non avendo più uno sbocco di tipo istituzionale parlamentare, sarebbero incontrollabili nell'impossibilità di poter giungere ad una mediazione con la democrazia parlamentare e con il sistema che noi ci siamo dati.
grave aver scelto questa strada. Io non ho le certezze che ha il collega Chieppa. Non so se la sinistra che faticosamente stiamo cercando di costruire, raggiungerà il 4% necessario per accedere al Parlamento europeo.
So che noi, faticosamente, stiamo cercando di costruire una sinistra che guardi ancora con speranza e con fiducia al futuro e che non si chiuda come nel fortino dei tartari, in un contenitore identitario con lo sguardo volto al passato e con la sicurezza iconografica dei simboli della classe operaia.
Questo nostro cammino che vuole ancora continuare un'interlocuzione con il più grande partito riformista italiano, evidentemente potrebbe subire dei problemi. È evidente che nel momento in cui ci si accorge che l'interlocutore, sistematicamente cerca di metterti il cappio al collo e strangolarti, diventa poi difficile, sul piano delle relazioni e dei rapporti, poter tentare una strada che sia ancora quella del dialogo, del confronto e del lavoro comune.
La nostra società, colleghi, è la dimostrazione anche del dibattito in quest'aula, che non interessa nessuno. Questo è il dato più reale. È una società che si sta sempre più degenerando.
Questa mattina, ascoltando i giornali radio, sono stato colpito da due notizie. La prima riguarda il licenziamento di 600 lavoratori della Indesit. La cosa stupefacente è che nel momento in cui è arrivata la notizia, i titoli in borsa sono schizzati del 7% nell'indifferenza più totale di 600 lavoratori che rischiano di stare senza lavoro per sé e per le proprie famiglie. La brutalità del sistema in cui viviamo produce disgregazione, paure e chiusure che se non vengono rappresentate e se non avranno gli strumenti per poter parlare nelle Aule parlamentari diventeranno non solo elementi di marginalità, ma anche elementi di conflitto non riconciliabile con la politica.
L'altra notizia che mi ha colpito è che a partire da oggi sono organizzate decine di manifestazione a Udine sulla vicenda Englaro e che il Ministro Sacconi ha nuovamente chiesto spiegazioni per capire se la casa di cura in cui è ospitata Eluana è attrezzata per procedere alla sospensione dell'alimentazione.
Io ho 36 anni; sono militante politico da 22 anni; sono un funzionario di partito da 19 anni: sinceramente, inizio a perdere un po' la speranza in questo Paese e nelle politica di questo Paese dove sempre più si spettacolarizza e dove sempre di più ci si divide, non sulle questioni vere, ma sulla possibilità di creare elementi di opinione da dare in pasto ad una stampa ingorda di notizie senza contenuto, ma che fanno vendere copie. Sono preoccupato che questo Paese subisca un'involuzione democratica senza precedenti, in cui le culture vanno a sovrapporsi, in cui le differenze vanno ad assottigliarsi, in cui la ricchezza del pluralismo politico, che è stata la salvezza del nostro Paese all'indomani della fine del secondo conflitto mondiale, si possa spegnere in un'omologazione senza precedenti.
Non ho firmato. Non ho sottoscritto l'ordine del giorno del Consigliere Clement perché credo sia inutile questa discussione e perché credo sia inutile accanirsi contro una scelta assunta in modo legittimo da un Parlamento che non ha la rappresentanza della Sinistra, però ha la legittimità democratica e costituzionale per poter decidere. Sono convinto ad ogni modo, che questo Consiglio regionale debba seriamente porsi il tema di richiamare i legislatori nazionali ad una serie di garanzie che permettano alle forze politiche, anche a quelle che saranno escluse perch non supereranno la soglia del 4% dall'ingresso al Parlamento europeo, di avere la possibilità di continuare ad operare e a vivere in questo Paese.
Credo sia necessario porre il tema dell'accesso al finanziamento pubblico, anche per i Partiti che non raggiungono la soglia del 4%; credo sia necessario chiarire in modo definitivo come si semplifica il sistema della raccolta firme ai fini della presentazione; credo che sia necessario farlo e credo che sia una cosa utile che venga fatta da tutta l'Aula del nostro Consiglio regionale, senza distinzioni: destra, centro e sinistra.
C'è una riflessione di merito sul confronto che è stato avviato e che si è già profondamente arbitrato col voto di ieri alla Camera dei Deputati. C'è il desiderio che nel momento in cui si chiude questa discussione, si chiude dando garanzie e strumenti a tutti, senza lasciare nessuno escluso.
Noi dobbiamo ridare speranza e fiducia, soprattutto, a chi è più giovane in questo Paese. Speranza e fiducia che rischiamo che venga smarrita da chi vede una politica sempre più incentrata sulla mancanza di differenze, sempre più incentrata su un'omologazione senza precedenti, così come dicevo, che non ...



PRESIDENTE

Collega, Robotti, la prego di chiudere.



ROBOTTI Luca

Altri hanno parlato più di me.



PRESIDENTE

Consigliere Robotti, ho richiamato tutti al decimo minuto.



ROBOTTI Luca

Si, lei ha suonato, non ha richiamato. Sono il primo ad essere richiamato, Presidente.
Ho concluso, così può svolgere con me il suo ruolo di Presidente.



PRESIDENTE

Collega Robotti, non mi risulta che altri abbiano sforato. Cerco di svolgere il mio ruolo di Presidente con tutti. Cercherò di essere imparziale con tutti quanti i Consiglieri. È una promessa, collega Robotti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Berta" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Berta" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Sono venuti a portarvi il saluto del Consiglio regionale i Consiglieri Massimo Pace e Giampiero Leo, entrambi consiglieri provenienti dalla provincia di Torino.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Valutazioni in ordine alle ipotesi di modifica della disciplina inerente all'elezione dei membri del Parlamento europeo Ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Caracciolo Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Giovine, Lupi, Manolino Moriconi, Nicotra, Turigliatto Ordine del giorno n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro Comella, Turigliatto (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Come avevo già annunciato, personalmente, sono contrario ad una forma di sbarramento che non sia una garanzia di governabilità, per intenderci come la legge per le amministrazioni comunali, provinciali o, addirittura regionali. Il mio voto sarà a favore dell'ordine del giorno che chiede al Governo un ripensamento sullo sbarramento del 4%. Voterò, invece, contro l'altro ordine del giorno poiché non ci riconosciamo nella questione di richieste economiche ulteriori da parte dell'amministrazione statale, a favore dei Partiti.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
Faccio presente che non l'ho richiamata solamente perché è stato rigidamente nei termini.
iscritto a parlare il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Il recente accordo dei Partiti rappresentati in Parlamento, tra l'altro, votato e approvato ieri, che ha portato alla definizione di una soglia di sbarramento del 4% nelle prossime elezioni europee, ci trova totalmente d'accordo con tutte le altre forze politiche penalizzate. Ci trova, altresì, d'accordo nel manifestare l'indignazione e la denuncia per un atto che riteniamo antidemocratico, strumentale e certamente inopportuno e lesivo dal punto di vista politico.
Quest'accordo non ha alcun rapporto con la governabilità e con la semplificazione, poiché il funzionamento previsto per il Parlamento europeo trae solo benefici dalla possibilità di rappresentare al massimo e al meglio tutte le forze politiche. A maggior ragione, per quanto ci riguarda si impedisce ad una forza politica come la nostra, che ha una storia ultracentenaria, avendo rappresentato il socialismo riformista fin dagli ultimi anni dell'800, nel nostro paese e nell'Internazionale Socialista, di continuare a testimoniare questo suo ruolo, senza che esso venga svolto da altri, dal momento che il Partito Democratico, fino a prova contraria, non ha ancora affrontato il vero tema deflagrante, cioè a quale Gruppo politico iscriversi in Europa.
Nei confronti dei Socialisti, la pratica ad excludendum era già iniziata con la strategia messa in campo da Veltroni nelle ultime elezioni politiche, estromettendoci dall'alleanza con il centrosinistra, avendo preferito con cieca lungimiranza l'alleanza con Di Pietro. Il voto valido auspicato dal leader del PD, infatti, ha distrutto tutti i Partiti storici della sinistra e ha fatto affermare l'Italia dei Valori che, certamente non è né un partito riformista né tanto meno alleato del PD. Il grave è che si persevera negli errori, dando prova e manifestando, come afferma D'Alema, il deficit culturale e organizzativo del partito.
Concordiamo, infine, con la riflessione presente nel comunicato stampa del 2 febbraio, firmato da Morgando e Muliere, dove si legge che questa decisione, cioè quella dello sbarramento, rischia, alla vigilia...



PRESIDENTE

Colleghi, un attimo di attenzione, vi prego.
Grazie.



CARACCIOLO Giovanni

...della formazione delle liste per le elezioni amministrative, di rendere più problematica per il PD la costruzione di un'articolazione di alleanze, che, laddove sussistono le condizioni, possono confermare le attuali coalizioni di centrosinistra.
Se ciò accadesse sarebbe un fatto sconsiderato e grave, altro che semplificazione... Forse, il contrario.
Noi, come sempre, abbiamo a cuore il bene dei cittadini e al di là delle bieche alchimie politiche tese agli interessi di parte mettiamo a disposizione della politica il nostro buonsenso e il dovere della responsabilità, che fanno parte della tradizione e della cultura socialista.
Dichiaro che voterò a favore dei due ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Colleghi, indubbiamente, il bello della democrazia è anche il pluralismo del pensiero - questo pluralismo di pensiero può ed è bene che ci sia anche nell'ambito di coalizione.
Voglio subito dire due cose su cui non sono d'accordo.
Intanto, non sono d'accordo che qualcuno, ovviamente dalle file dell'opposizione di quest'Aula, voglia o abbia cercato di vedere in modo strumentale un pluralismo di pensiero nell'ambito della coalizione di maggioranza per affermare che la maggioranza è in crisi o non c'è.
Questo è assolutamente fuori luogo, è assolutamente improponibile in termini di affermazione: qui non si mette in discussione, qualora emerga, e sta emergendo in modo chiaro, un pluralismo di pensiero nell'ambito della maggioranza, quindi della coalizione che governa, da riferirsi ad azioni di governo di questa Giunta, assolutamente no; si riferisce, come anche ha detto il collega Robotti, a questioni che a quest'Aula non attengono.
Quindi, voler tirare la corda in modo strumentale per potere affermare: "no comunisti, no Giunta", come qualcuno ha detto nella Conferenza dei Capigruppo, mi trova fermamente contrario, ovviamente, ma anche fermamente disposto ad appormi da affermazioni che, purtroppo, in punto di onestà intellettuale, hanno molto poco.
Detto questo, è implicito in questo pensiero anche il secondo punto su cui non sono d'accordo: purtroppo - dico purtroppo - a quest'Assemblea non attiene decidere assolutamente nulla su questo argomento. Quindi, ben venga il diritto di tribuna a coloro che ritengono che sia stata lesa o sia stato leso un diritto di partecipazione, un eventuale diritto di rappresentanza e, quindi, alcuni elementi di democrazia per potersi esprimere, favorire incrementare, sviluppare un dibattito su questo argomento, ma votare quindi automaticamente dividersi su una questione sulla quale noi non possiamo assolutamente fare nulla, mi pare inopportuno.
Perché non possiamo fare nulla? Non possiamo fare nulla perché la Camera, già ieri, si è espressa in un certo modo e, ad ore, lo farà il Senato. Ritengo veramente improbabile che in queste ore il Parlamento possa modificare un indirizzo, che si può condividere o meno. Vi dir personalmente quella che è la posizione ufficiale e formale del partito che rappresento, non solo in qualità di Capogruppo in quest'Aula, ma anche in qualità di Segretario regionale, e vi dirò anche quello che, invece, è il mio pensiero personale.
Noi nulla possiamo fare. Quindi, votare un ordine del giorno che non avrà neanche il tempo materiale di essere trasmesso prima di un voto parlamentare mi sembrerebbe - se mi sbaglio chiedo scusa - completamente e totalmente inutile.
Ben venga, invece - l'ho ripetuto prima, ben venga, e lo ripeto ancora ben venga - il dibattito su questioni nelle quali ognuno deve poter argomentare le proprie ragioni, ognuno deve poter rispettare il pensiero dell'altro e, magari, se queste motivazioni sono ben illustrate, anche convincersi e modificare il proprio pensiero. Questo è il confronto democratico; il confronto democratico non deve mai mancare, anche nelle situazioni, nelle circostanze, nei momenti o nei contesti nei quali non c'è capacità o possibilità di intervenire in modo tale da modificare determinante tendenze.
Ma vediamo, nei pochi minuti che mi restano, quella che è stata la tendenza espressa dal popolo italiano dopo "Mani pulite", quindi dalla caduta della prima Repubblica. Il popolo si è sempre espresso su una tendenza ormai più che consolidata, che può piacere o non può piacere (ed io comprendo le ragioni di coloro ai quali non piace) finalizzata non alla semplice semplificazione, perché la parola "semplificazione" è una parola vuota, non significa niente "semplificare il quadro politico". Quello che viceversa, è importante non è la semplificazione, ma è la capacità di sintesi e quindi di aggregazione, qualora vi siano le condizioni perch questa sintesi e questa aggregazione avvengano.
La nostra democrazia è ancora immatura, quindi noi sappiamo che forzare e pigiare il piede su quell'acceleratore non può portare, così come non ha portato, a risultati edificanti, eccellenti o, direi, migliorativi del quadro al quale ci si è voluti opporre.
Noi, e parlo per l'"Italia dei Valori", abbiamo sempre dimostrato coerenza su questo punto; ricordo quando, con amici del centrosinistra, sin dal 1998, quindi 11 anni fa, abbiamo raccolto le firme per l'abolizione di quel 25% della quota proporzionale; referendum che nell'urna non ha raggiunto il quorum, anche se la maggior parte, la stragrande maggioranza dei partecipanti avevano espresso il "si" a quella abolizione.
Siamo andati, poi, incontro ad una modifica del "mattarellum" con il "porcellum", con la raccolta di firme per un referendum per il quale si dovrebbe votare 15 giorni dopo le amministrative, così come ha voluto il Ministro dell'interno dell'attuale Governo. Mi sembra un po' strano che la data di un referendum sia stata fissata a soli 15 giorni da un'altra tornata elettorale, quando l'elettorato, magari, ha "già dato" ed è stanco di recarsi alle urne.
Detto tutto questo e poiché i minuti, purtroppo, stringono - anche se avrei tantissime altre cose da dire - voglio dire che la posizione ufficiale del nostro partito, dopo un esecutivo tormentato di lunedì e con un voto a maggioranza, ha portato a rispettare il Protocollo di intesa che tutti i Partiti presenti in Parlamento hanno firmato.
Consentitemi di dire - anche se sforo di qualche secondo - che tale Protocollo è stato accettato (non voglio interpretare il pensiero del DP ma esprimo il pensiero dell'"Italia dei Valori" e del nostro leader) in termini di sbarramento, perché il Presidente del Consiglio, Berlusconi, e comunque il Governo di centrodestra l'aveva posto come unica condizione per poterlo rispettare! (Finisco, Presidente, sto esprimendo un pensiero importantissimo) Diversamente, si riservava di non rispettare quella soglia, di portarla al 5, al 6, al 7, all'8% e, soprattutto, si è scongiurato il problema delle preferenze, perché si sarebbe voluto eliminarle. Accettando quel Protocollo di intesa, abbiamo scongiurato il problema dell'abolizione delle preferenze e, eventualmente, altri quorum più elevati.
Quindi, la posizione ufficiale e formale del partito è quello di rispettare quel Protocollo di intesa, che è stato firmato per i motivi che ho appena illustrato.



PRESIDENTE

Per cortesia, Presidente, per analogia con il trattamento riservato ad altri colleghi...



BUQUICCHIO Andrea

Presidente, ho finito.
Si lascia, comunque, libertà di coscienza, al di là di quella che è la posizione ufficiale e formale del partito e dei Gruppi, di potersi esprimere e votare - ma mi auguro che non si voti - secondo coscienza e libertà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Credo che in queste ore nelle aule parlamentari si consumi una brutta storia, una storia fatta di cinismo politico, con un'impostazione che sembra seguire il mainstream di una certa cultura che in Italia va di moda da tempo: vizi privati e pubbliche virtù.
Stiamo parlando di questioni importanti.
Penso che questo dibattito non sia inutile; d'altro canto, altre assemblee elettive in questi giorni stanno conducendo dibattiti simili l'hanno fatto nei giorni scorsi - penso al Consiglio Provinciale toscano che è stato interrotto - e la stessa cosa è avvenuta in Consiglio Provinciale a Milano. Penso che questo dibattito non sia inutile, anche se fatto quando una parte importante della decisione è già stata presa in un ramo del Parlamento. Ritengo convintamene che quando si parla di regole del gioco e di democrazia il dibattito sia sempre utile; e, poi, penso esattamente come le Madri di Plaza de Majo: l'unica battaglia persa è quella che non si dà.
Oggi la "diamo" fino in fondo; vedremo gli esiti, ma per noi, oggi, è importante "dare" battaglia in Consiglio Regionale.
Molte cose sono state dette. L'intervento, tutto pervaso da spirito "volteriano", del Consigliere Dalmasso, in qualche modo, l'ha messo in chiaro, così come l'ordine del giorno a firma Clement: l'ordine del giorno non guarda solo a una parte politica.
del tutto evidente che parliamo di regole del gioco che vengono violate, tra l'altro, "in corsa"; e regole che non riguardano solo la sinistra: qui siedono Gruppi di diverso orientamento: per molti Gruppi che oggi siedono in quest'aula da oggi è lesa la possibilità di far sentire la propria voce in Europa.
Quella certa cultura in cui questo tipo di scelta sta maturando, a livello nazionale trova un humus, un proprio modo di svilupparsi. L'idea di rendere più semplice il sistema politico italiano non è nuova; si prendono a pretesto le elezioni europee per fare un ulteriore affondo, con protervia, con cinismo. Ma questa cultura non è nuova. Ravviso, da parte dei due grandi soggetti che propongono e perpetuano questo tipo di scelta una miopia di fondo incredibile (poi, se "il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi" potranno emergere eventuali contraddizioni), persino a fronte della crisi di un sistema che noi tutti percepiamo.
Di fronte ad una crisi di questo genere, la risposta del Partito delle Libertà costituendo e del Partito Democratico, già costituito, mi sembra essere, per molti versi, insufficiente, mi sembra essere, per molti versi persino pericolosa, tutta giocata su elementi di richiamo di tipo populistico, di continui richiami al popolo.
State bene attenti. Di fronte a crisi così radicali come quella che stiamo vivendo, i richiami ad elementi populistici e protezionistici (come il Ministro Tremonti continua a mettere in campo) in passato hanno portato gravi sventure.
Ritengo si sia di fronte ad una crisi come quella che affrontò la Repubblica di Weimar, solo che l'attuale è una crisi al rallentatore.
Eppure, le culture politiche oggi maggioritarie nel Paese stanno tentando di affrontarla nello stesso modo; in evidente affanno di fronte alla crisi, pensano per via - diciamo così - di ingegneria politica, di mettere fuori campo tutte le voci critiche.
Può darsi che sul breve termine questa via porti anche a un risultato ma sul medio periodo il risultato sarà disastroso.
Tra l'altro, se queste due forze politiche saranno le uniche ad avere rappresentanza a livello europeo, bisogna sapere - cari colleghi e colleghe saranno anche entrambe a sostegno della Commissione europea; questo Paese non avrà più voce critica: semplicemente, due forze politiche che agiranno come grandi lobby di pressione per ottenere qualcosa in più su un aspetto piuttosto che su un altro.
questa l'Europa che tanti ferventi europeisti hanno sognato? Un'Europa di rappresentanti di lobby? È davvero questa l'Europa che vogliamo? Noi, sicuramente, no.
stato detto che questa scelta potrà avere anche a breve delle ricadute negative in termini di rapporti politici fra questa parte politica la sinistra più in generale - e il Partito Democratico, con cui costruiamo alleanze, a partire dalla Regione, e che dovremmo tentare di perpetuare. Pensiamo semplicemente a tutte le elezioni provinciali comunali.
Colleghi, voglio essere molto chiaro. È del tutto evidente che questa scelta rende più complicate le situazioni, ma almeno per quanto riguarda il Partito di Rifondazione Comunista che io qui indegnamente rappresento, non soffriamo della sindrome di Stoccolma. Noi non regaliamo a Walter Veltroni e al Partito Democratico l'idea che la nostra utilità sia semplicemente relativa al Partito Democratico.
No, noi non soffriamo della sindrome di Stoccolma. La nostra utilità noi la costruiamo con chi costruisce la nostra rappresentanza nelle istituzioni. Noi pensiamo di essere utili o meno utili in rapporto ai bisogni delle persone che sul territorio costruiscono la nostra rappresentanza nelle istituzioni. Quindi, questo regalo sicuramente non ci sarà.
Noi non regaliamo niente a nessuno e con il Partito Democratico vorremo discutere oggi, domani e nelle prossime settimane di programmi, di problemi dei territori, di problemi delle persone, perché pensiamo appunto che la nostra presenza istituzionale, se ha un senso, è esattamente quella di essere fortemente collegata con i problemi del territorio.
In ultimo, voglio ringraziare - mi dispiace che la Presidente non sia più in aula - tutti quegli esponenti del Partito Democratico, a iniziare dalla Presidente Bresso, che in questi giorni, a vario titolo, hanno segnalato criticamente questo passaggio a livello parlamentare.
Critica comunque insufficiente: sta nelle cose, e pare si vada verso una scelta che in qualche modo sarà per noi penalizzante. Ad ogni modo, li ringrazio. Dico però loro, come ricordavo già all'inizio del mio intervento: attenzione a come si considera questa vicenda e a come la si considererà nelle prossime settimane, affinché questo livello di attenzione e di critica non si spenga, ma aiuti a mantenere aperta una prospettiva dialettica con le forze della sinistra.
Credo che si possa costruire solo attraverso un rapporto dialettico aperto e allo stesso tempo non cinico, che tenda a capire che in questo Paese le culture di sinistra sono permanenti e utili per la costruzione di un impianto politico decente. Spero che quel tipo di discussione possa continuare: sono convinto che gli spazi si potranno trovare, ma ci sarà bisogno di un'attenzione perdurante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Penso si sia abbastanza seri da poter analizzare le questioni secondo quanto riteniamo ragionevole.
Ritengo giusto lo sbarramento al 4% - di conseguenza, voterò contro l'ordine del giorno a firma Clement - non perché io auspichi che qualche forza politica sia cancellata, ma perché penso che possa essere di stimolo a formare una forza più forte.
Per esempio, io appartengo a un Partito che in passato è stato in bilico.
Se la Lega Veneta, la Lega Lombarda e i Gruppi piemontesi (in Piemonte ce n'erano addirittura due) non si fossero uniti, sarebbe stato un grave danno per la nostra Nazione, perché tali movimenti non avrebbero contato niente dipende dai punti di vista, ma dal punto di vista di un leghista sarebbe stato sicuramente un grave danno.
Se non ci fossimo uniti, saremmo sotto la soglia. Non dico che siamo costretti a stare insieme: stiamo insieme perché abbiamo deciso di farlo.
stata un'unione positiva: ci siamo uniti, abbiamo lavorato insieme. Se le forze di sinistra intendono sopravvivere, devono fare delle scelte tipo quella che ha fatto la Lega, devono fare la scelta di diventare una forza vera. Quindi considero positivamente uno sbarramento alla nomina di eurodeputati.
Condivido invece l'opinione e l'ordine del giorno del collega Robotti purché anche in quel caso ci sia un limite: avere un compenso elettorale senza nessun limite di voti in percentuale lo troverei estremamente negativo: chiunque voglia mettersi a guadagnare un po' di soldi, fonderebbe un suo partito. Senza limiti alla raccolta firme e senza una soglia di ingresso, chiunque può farsi un partito unicamente per prendersi i 4 euro.
Però attenzione, una soglia del 2% vuol dire - se non sbaglio - circa 800.000 voti? Come dite? Di più? Allora, se un movimento, un partito arriva a questi voti, vuol dire che esiste, ma non ha la forza per essere rappresentato; deve avere un rimborso per le spese sostenute e un sostegno per continuare a sopravvivere, nel caso in cui non chiuda "baracca e burattini" e continui a lavorare. Penso che democrazia significhi anche consentire a chi non la pensa diversamente di poter lavorare politicamente.
Quindi sono favorevole all'ordine del giorno del collega Robotti e lo voterò; contrario a quello del collega Clement per i motivi che ho esposto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente. Brevemente, mi unisco anch'io a questo dibattito stimolato più che altro da altri interventi, perché in origine l'idea era quella di non intervenire; interventi che hanno fatto un po' il quadro delle motivazioni che dovrebbero legittimare sbarramenti sempre più consistenti, tesi ad invitare i Partiti minori alle coalizioni, ad unioni magari anche forzose, per sveltire o migliorare la qualità democratica delle nostre sedi istituzionali.
Credo che queste tesi vadano contrastate e messe fortemente in discussione.
mio dovere, nel mio piccolo, fare un intervento per ricordare quale sia il frutto esasperato di tesi di questo tipo. La Costituzione italiana è una delle più avanzate in Europa e forse anche nel mondo; una Costituzione che si preoccupa di dare rappresentanza a tutti, di tutelare alcuni diritti fondamentali ed anche quelli più secondari, ma altrettanto importanti, che vuole garantire dignità ai cittadini, come tali, ma anche come elettori.
In questo contesto, la legge proporzionale permetteva ad ognuno di avere una sua rappresentanza, di sperare di essere rappresentato nelle istituzioni democratiche e, tramite questo rappresentante, dare voce anche alle sue esigenze.
Così non è più: c'è stata una figura politica, in Italia - un tale Segni - che è vissuta solo di questo. Segni ha fatto di tutta la sua attività politica un'attività referendaria, per arrivare ad un sistema bipartitico perfetto, proponendo continuamente agli italiani una serie di referendum, di iniziative, che l'hanno legittimato. Quest'uomo è riuscito a fare politica grazie a queste battaglie, che, però, a loro volta, hanno impedito ad altri di portarle avanti.
Questo atteggiamento ha portato a dei quesiti ogni volta che si andava a votare, e siamo uno dei Paesi più assurdi al mondo in cui, ogni volta che si vota, si va a cambiare la legge elettorale.
Ritengo che questa non sia democrazia, mi ricorda più un sistema da "Repubblica delle banane" - come direbbe Woody Allen - perché di solito il potere si mantiene in vita grazie alla modifica delle leggi che gli garantiscono di rimanere tale.
Io non credo che l'attuale sia un sistema democratico, perché è troppo facile, per una maggioranza ampia, modificare le leggi in modo da garantirsi di rimanere tale anche in futuro. Credo sia un gioco perverso un gioco da pre-dittatura, antidemocratico, quindi da golpe velato, non con i carri armati, ma sicuramente con un sistema che permette di autoperpetuarsi tramite le modifiche del sistema stesso.
Certo, la Regione non è sede decisionale, ma sede di dibattito; noi siamo forze politiche che hanno riferimenti nazionali, quindi non mi stupisco che in questa sede si discuta. È anche un bene discutere, perché è proprio dalle sedi più vicine al territorio che emergono scatti di orgoglio, giusti, democratici - definiamoli tali - che ci permettono di meditare o che permettono alle forze politiche nazionali di meditare sul pasticcio che si va a creare con certi atteggiamenti.
Invito i colleghi a verificare: nel resto d'Europa non è così. L'Europa spesso è citata come esempio, ma non c'è nessun Paese in Europa in cui ogni volta che si va a votare si cambia la legge elettorale, con liste bloccate sistemi maggioritari improvvisati, sistemi maggioritari modificati, o che preveda l'eliminazione dei Partiti più piccoli.
Se questo sistema - come diceva il collega Toselli - ha dei vizi o delle non virtù, si operi su questi, si eliminino i privilegi, si riducano le indennità dei parlamentari e -perché no - anche le nostre, si arrivi a far sì che di politica non possa vivere solo colui che è ricco, ma anche il figlio del popolo, garantendo anche a un Consigliere provinciale o comunale di poter fare il proprio lavoro al meglio, anche se non è figlio di un gioielliere o di un ricco imprenditore. Certo, c'è qualcosa che non va, ma allora lavoriamo su questo.
A me pare che queste leggi elettorali, "vendute" alla gente come migliorative del "sistema casta" - che va abbattuto - in realtà non facciano altro che perpetuare quel sistema, che non vadano a toccare i vizi e le poche virtù che questo sistema ha davvero e sul quale, una volta per tutte, occorrerebbe far luce e avere il coraggio di fare una riforma che vada dal clientelismo alle indennità o ai privilegi che spesso ci toccano...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Bossuto. Prego coloro che non sono interessati al dibattito, di accomodarsi fuori per consentire uno svolgimento meno difficile dello stesso. Grazie.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente. Mi rendo conto che siamo tra addetti ai lavori quindi forse non c'è molto interesse. Mi rendo anche conto che, fuori di qui, questo probabilmente non è il problema più sentito dalla gente.
Abbiamo iniziato questa seduta di Consiglio parlando di realtà in crisi quindi probabilmente il problema più sentito è quello di arrivare alla fine del mese. Forse diamo anche l'impressione di discutere di questo tema per tutelarci, in qualche modo, per sopravvivere noi stessi.
Non è così. Questa è un'impressione che sicuramente col tempo ha avuto la meglio, grazie a quel signore di prima - tal Segni - e grazie ad una cultura che è emersa, che è quella della governabilità, dello snellimento del rendere il meno frantumato possibile il mondo politico, fino a ridurlo un tutt'uno, creando delle distorsioni.
Coloro che hanno votato Rifondazione Comunista, che hanno votato - alle elezioni politiche - l'Arcobaleno, hanno visto il loro voto scivolare su altri Partiti, addirittura ad uno schieramento opposto al loro, magari del Partito delle Libertà o chissà chi altro.
Anche questa è una distorsione. Dicevano bene prima i colleghi Dalmasso e Deambrogio, ma anche altri:, perché parliamo di milioni di persone che non hanno più una rappresentanza in Parlamento.
Cosa faranno questi milioni di persone? Cosa potranno fare in futuro di fronte ad una riduzione costante dei loro sforzi di eleggibilità democratica? Qualcuno potrà dire: non voteranno più, cosa importa? Ci sono dei sistemi cosiddetti democratici che vivono su principi di questo tipo.
In America, in passato - l'ultima volta è andata meglio - i Presidenti della Repubblica americana sono stati eletti con il voto del 30% degli elettori. Di questo 30% ha vinto la metà più uno, quindi sono stati eletti con il 15% della popolazione dei cittadini.
straminoritario, eppure questo non limita, nell'America, l'esempio di grande democrazia e, nei loro Presidenti, l'esempio di grandi Presidenti eletti democraticamente.
Questa formazione è ipocrita, ma disegna un modello al quale forse aspirano molti nostri politici. Se anche non si va a votare, non è un problema; anche se votasse solo il 30% degli italiani, l'importante è che votino loro e garantiscano loro di avere "la casta" - in questo caso sì più che mai - di poter sopravvivere ed emanare leggi che la garantiscano.
Credo, quindi, che sia un tema da affrontare diversamente, cari colleghi, perché non è questa la garanzia della democrazia. E questo non è il sistema per obbligare realtà cosiddette minori, ma culturalmente importanti, come le nostre, a fare coalizioni forzate: le coalizioni forzate non fanno bene a nessuno; occorre avere dei riferimenti, una piattaforma programmatica, contrattuale, su cui lavorare, nelle condivisioni.
Obbligare dei Partiti a stare insieme è la morte della democrazia - per sopravvivenza, tra l'altro. Non è questa la ricetta vincente.
Questa è la ricetta vincente di una classe politica che non riesce più a vedere al di là del proprio naso, al di là della realtà che si è costruita attorno e al di là di politicismi, di movimenti che portano sempre più ad un blocco monolitico, ad un partito unico. Tra l'altro questo è un male per tutti, perché nella discussione - me l'hanno insegnato tanto tempo fa - si migliora, nel confronto si trovano soluzioni migliori nel dibattito e anche nella diversità dell'eterogeneità un Paese cresce mentre nell'omogeneità un Paese si blocca, perché non ci sono più idee, non ci sono più momenti di discussione, di crescita, c'è solo il pensiero unico, che soffoca e porta tutti ad essere ben allineati in fila per quattro, magari al passo dell'oca, a marciare per i Fori Imperiali. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Clement.



CLEMENT Gian Piero

Inizio il mio intervento sulla questione del diritto di tribuna, su due versanti: il primo, era un segnale di speranza che mi era giunto dopo le elezioni del 13 e 14 aprile; un segnale di speranza in quel disastro, per noi Sinistra Arcobaleno, ma anche per larga parte del Paese. Perché non possiamo fare finta che con quelle elezioni siano state sconfitte solo le nostre forze politiche e il nostro progetto: è stato sconfitto ben altro.
In quei giorni, appunto, molte voci autorevoli si elevarono a dire che avremmo dovuto rivedere qualcosa, perché il fatto che "pezzi" importanti della cultura politica e della storia di questo paese rimanessero fuori dal nostro Parlamento, avrebbe rischiato di essere un problema. Questo per me era stato un segnale importante.
Tutto questo è stato cancellato in maniera pesantissima in questi giorni. Siamo pertanto costretti, tra virgolette, ad esercitare il nostro diritto di tribuna nelle istituzioni dove siamo presenti, per cui siamo obbligati ad esercitarlo anche in quest'Aula, che sicuramente non ha competenze legislative dal punto di vista delle elezioni nazionali, tanto meno europee, ma è l'unica sede in cui possiamo discutere di tali problemi.
Siamo molto preoccupati per questa decisione, perché abbiamo sempre creduto e lavorato per l'Europa; un'Europa che non fosse solo quella dell'euro, ma l'Europa della BCE, delle grandi multinazionali.
Abbiamo sempre creduto di lavorare per un'Europa dei popoli, delle organizzazioni sindacali, un'Europa dei diritti e dell'ambiente. Adesso scopriamo che, se verrà confermata questa norma, rischieremo di non riuscire a portare la nostra voce nemmeno in quel consesso.
Ho sentito esprimere in quest'Aula giudizi pesantissimi sui livelli della democrazia, espressi non da personaggi o da colleghi vicini alle posizioni della sinistra radicale. Mi riferisco, per esempio all'intervento del collega Laus, che ha pronunciato giudizi molto pesanti sul livello della democrazia.
Non voglio unirmi aprioristicamente a tali giudizi. È del tutto evidente, però, che qualcosa sta iniziando a non funzionare dal punto di vista democratico nel nostro Paese. Non funziona nella definizione delle norme; non funziona quando si prendono accordi "sulla testa di tutti" accordi che poi, in qualche modo, verranno anche onorati.
Perché, pur appezzando l'intervento del collega Buquicchio, credo che questo accordo così largamente condiviso anche all'interno dell'Italia dei Valori, magari sulle questioni della giustizia qualcuno qualche conticino ve lo presenterà, perché i debiti nella vita e in politica si pagano sempre.
Dicevamo, appunto, di regole violate non solo dal punto di vista dei regolamenti, ma anche quando si inventano delle questioni approfittando dei mass media.
Io credo, per esempio, che la più grande bufala - ce lo dirà poi la storia, con un'analisi più approfondita e più disincantata - si è vista alle elezioni del 13 e del 14 aprile, con "Yes, we can".
Io non sono abituato e non conosco certo bene l'inglese, ma è stata una grande bufala, perché ha convinto milioni di persone che era possibile farcela in una situazione dove non c'era nulla che lo facesse pensare.
Questo è stato un limite, così come lo è stato - magari anche piccolo - il fatto che, di fronte a questa decisione, avevamo chiesto di rinviare il Consiglio regionale per convocare una conferenza stampa, alla quale nessuno si è presentato. Questo per dimostrare come le questioni che non hanno attinenza con le regole democratiche stravolgono palesemente quello che è il confronto democratico.
In merito al finanziamento ai Partiti si stanno introducendo delle norme che, per alcuni versi, credo che siano addirittura anticostituzionali, non solo relativamente al finanziamento pubblico, ma anche a quello privato. Sapete tutti che i versamenti effettuati nei confronti dei Partiti possono usufruire di una detrazione di imposta pari al 19%. Noi abbiamo scelto, liberamente, per il nostro incarico istituzionale, di versare più del 50% della nostra indennità al partito. Ma scopriamo che una risoluzione dell'Agenzia delle Entrate del febbraio 2008 non una legge o una decisione del Parlamento, quindi, ma una risoluzione! specifica che questa possibilità è riconosciuta solo più a coloro che avranno Gruppi parlamentari. Dunque, io verso 50.000 euro all'anno al mio partito, rappresentato in tutte le Regioni di Italia, e non posso più detrarlo? Chi versa i soldi a qualcun altro, solo perché ha un rappresentante in Parlamento...? E questa è una regola democratica? Questo è corretto, dal punto di vista del finanziamento pubblico e privato ai Partiti? Come ha già riferito il collega Deambrogio, esprimiamo apprezzamento per le posizioni che il Partito Democratico piemontese (e non solo) ha assunto in questi giorni; posizioni che hanno visto la contrarietà di autorevoli esponenti, ad iniziare dalla Presidente Bresso, dal Segretario regionale Morgando e da altri autorevoli esponenti del Partito Democratico: penso al Presidente della Regione Liguria, Burlando; penso al Sindaco di Genova, Marta Vincenzi; penso al Presidente della Provincia di Milano Penati.
Sicuramente c'é un nostro grande apprezzamento, ma emerge, altresì, una grande preoccupazione: all'interno del Partito Democratico questi signori non contano un cazzo! Lo ripeto: non contano un cazzo! Perché se l'espressione di questi autorevoli esponenti porta al fatto che il Gruppo parlamentare se ne freghi altamente delle espressioni di questa...



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Clement, la prego di moderare le espressioni.



CLEMENT Gian Piero

Dobbiamo vivacizzare un po' il dibattito, Presidente. Altrimenti ciascuno si fa i cazzi suoi in quest'aula! Siamo qua per parlare a tutti: vivacizziamo un po' il dibattito.



PRESIDENTE

Non penso che il turpiloquio possa aiutare a sostenere le proprie legittime argomentazioni.



CLEMENT Gian Piero

Credo che "cazzo" non possa più essere annoverato fra le parole che si riferiscono al turpiloquio.
Veniamo alle ultime questione di carattere politico. Noi vogliamo rinnovare il sostegno alla Presidente Bresso e alla Giunta; un sostegno convinto.
Questa vicenda non andrà ad inficiare i nostri rapporti all'interno della Giunta. Ci potranno essere difficoltà maggiori, ma siamo profondamente convinti del nostro ruolo all'interno di questa Amministrazione e non siamo la "stampella" di nessuno. Crediamo che queste Giunte debbano e possano continuare a governare, anche perché pensiamo di portare, all'interno di queste Amministrazioni, i nostri valori e i nostri obiettivi in difesa di coloro che, soprattutto in questa fase, rischiano di pagare pesantemente questa crisi. Ma anche perché siamo profondamente convinti che senza alleanze di questo tipo - lo hanno dimostrato tutta una serie di fatti - non si vince nulla. Qualcuno diceva che non si vince nemmeno una bambolina; io, per usare un'altra espressione, potrei dire che non si vince nemmeno un orsetto di peluche alla fiera! Se qualcuno pensa di poter cambiare la situazione politica del nostro Paese isolandosi, pensando di andare in splendida solitudine e battere un centrodestra agguerrito più che mai, credo che sbagli profondamente. Il rischio è continuare ad avere per moltissimi anni, un Paese sempre più attento ai problemi e alle necessità dei ricchi benestanti, un Paese sempre meno attento alle esigenze degli ultimi, sempre più razzista e sempre più disgregato.
Per questo abbiamo presentato un ordine del giorno e riteniamo che questo ordine del giorno sia importante che venga votato, indipendentemente dalla situazione dal punto di vista procedurale di questa legge, perch segnali l'astensione del nostro Consiglio regionale rispetto ai problemi di questo tipo.
Inoltre credo che, terminata questa battaglia - che come diceva il collega De Ambrogio le buone battaglie vanno sempre combattute riprenderemo il nostro percorso e ci appresteremo a dare una battaglia forte ed importante in occasione delle elezioni europee.
Credo che questa volta il voto utile finirà alle nostre liste, perch tutti gli italiani si sono resi conto che il voto dato il 13 e 14 aprile è servito unicamente a far vincere Berlusconi, a non avere un'opposizione degna di tal nome del nostro Paese e a mandare indietro i diritti del nostro Paese.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media "Papa Giovanni XXIII" di Pianezza


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola media "Papa Giovanni XXIII" di Pianezza in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
State assistendo ad un dibattito sulla riforma della legge elettorale per l'elezione del Parlamento Europeo. Durante il dibattito verranno a salutarvi, in rappresentanza del Consiglio regionale, il Consigliere Boeti e il Consigliere Scanderebech, che potranno rispondere ad eventuali domande circa l'andamento dei lavori.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Valutazioni in ordine alle ipotesi di modifica della disciplina inerente all'elezione dei membri del Parlamento europeo Ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Caracciolo Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Giovine, Lupi, Manolino Moriconi, Nicotra, Turigliatto Ordine del giorno n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro Comella, Turigliatto


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Volevo rapidamente sintetizzare le ragioni, che avevo già richiamato la volta scorsa, per le quali ho sottoscritto entrambi gli ordini del giorno.
Sono riconducibili, e non aggiungo altro alle tante cose che qui sono già state dette, a tre aspetti.
Il primo è una valutazione di carattere squisitamente politico.
Credo che i processi di aggregazione, di disgregazione e di riaggregazione in atto da sempre nel nostro Paese e in entrambe le aree politiche vadano incoraggiati quando corrispondono ad un sentire e vadano in qualche modo anche accompagnati.
stato così per il processo di formazione del PD e del PdL e credo che lo debba essere, a maggior ragione, per i processi in atto nella sinistra e, per la verità, anche in una certa parte della destra.
L'introduzione dello sbarramento oggi in queste condizioni e in questo momento, mi sembra che pregiudichi seriamente qualunque tentativo vero di riaggregazione politica, qualunque sia la valutazione che si dà intorno a questi tentativi, perché produce un'accelerazione di carattere elettorale che probabilmente non li aiuterà a costruire il necessario radicamento e il necessario corpus ideale ideologico, che è quello che caratterizza e che deve caratterizzare anche per il futuro qualunque forza politica.
Noi abbiamo poca ideologia e poche buone idee portanti e qualche volta oltre a questo, siamo un po' troppo banderuole.
La seconda considerazione è che le regole del gioco non si cambiano quando il gioco è cominciato. La raccolta delle firme è già avviata e non credo che esista nessun Paese europeo, visto che tutti confrontano l'Italia con gli altri Paesi europei, in cui si cambiano le regole elettorali mentre tutto il processo che porterà alle elezioni è già cominciato.
Se questo doveva essere fatto, doveva essere fatto per tempo e i presupposti c'erano, perché se ne discute da molto tempo, in modo che tutti fossero in grado di conoscere esattamente in quali condizioni e con quali regole si giocava.
Questa prova muscolare, ed è la terza ed ultima considerazione, è in realtà una grande prova di debolezza. La politica forte non ha bisogno di questi strumenti, non ha bisogno di comportarsi in questo modo, perché è attraverso la sua forza che riesce a costruire aggregazione e riesce a ridurre qualche volta anche le frizioni e a semplificare il quadro politico.
La politica che semplifica il quadro politico in questo modo dice che è molto debole e quindi lo polverizza. Credo che questa responsabilità sia una responsabilità della quale tenere conto domani, quando vedremo le cose che stanno accadendo oggi come storia e non più come attualità e magari ragionerei un po' meglio con questo paese un po' smemorato, che si dimentica troppo rapidamente di come cambiare le regole oltre che essere una prova di debolezza è anche una lacerazione che si produce in un paese che è già abbastanza scassato di suo e che avrebbe bisogno invece di forze politiche che condividano il rispetto delle regole e la necessità di ricostruire quel senso dello Stato, che è il presupposto necessario perch tutti si possa vivere in un Paese civile e con condizioni, garanzie e regole che ne segnino in qualche modo il suo sviluppo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Segretaria Spinosa, in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente.
Dell'introduzione della soglia di sbarramento al 4% per le elezioni europee se ne è ampiamente discusso lunedì scorso nel corso dell'esecutivo nazionale dell'Italia dei Valori, di cui faccio parte.
Nonostante la linea comune sposata dal partito, si è data anche una certa libertà di espressione, nonché di libera scelta sulle posizioni da assumere in merito, come ha già anticipato nel suo intervento il mio collega di partito, Andrea Buquicchio.
Personalmente questa riforma della legge elettorale europea non mi trova d'accordo.
Le motivazioni addotte della semplificazione per una migliore governabilità, le trovo assolutamente prive di ogni fondamento, soprattutto se si tiene in considerazione che a Strasburgo non siamo chiamati ad esprimere governo, ma solo rappresentanza. Quindi, per onestà personale dichiaro la mia non condivisione alla proposta di sbarramento alla legge elettorale europea; lo faccio soprattutto per dare voce a chi voce non ha in questo momento nel Parlamento nazionale.
Pertanto voterò a favore dell'ordine del giorno, il cui primo firmatario è il Consigliere Clement, perché non sono d'accordo a tagliare fuori forze significative dal panorama politico italiano sia a sinistra che a destra. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
Potrei semplicemente ribadire che il mio intervento di oggi potrebbe essere esattamente quello che ho fatto qualche giorno fa sullo stesso argomento.
Aggiungo solo una considerazione e la voglio ripetere, perché è importante e l'avevo già detta il Consiglio scorso. Se quella regola che viene cambiata nell'imminente di un'elezione e quindi in modo molto scorretto, venisse applicata in questo Consiglio regionale, dicevo l'altra volta che 15 Consiglieri regionali di questa Assemblea apparterrebbero ad altri Partiti anziché a quelli che i cittadini hanno votato. Con una semplice tecnica di ingegneria elettorale si falsificherebbe il voto libero dei cittadini italiani o del Piemonte in questo caso.
Quindi, le carenze di amministrare il Paese s'intendono di essere superate con operazioni continue di ingegneria elettorale. Noi siamo perch il voto dei cittadini sia libero nel scegliere il partito e il candidato o più candidati, possibilmente, come qualcuno dei miei colleghi diceva in precedenza.
Altrimenti saranno poche persone a decidere come si governa un Paese una Regione, una Provincia o un Comune.
Vorrei ricordare a coloro che in qualche modo sono contenti di queste situazioni, che si comincia sempre così; prima si fanno fuori i Partiti avversari o concorrenti o che disturbano, secondo logiche di altri. Poi si fa lo stesso intervento all'interno dei Partiti che rimangono.
Questo discorso è già iniziato, perché non sono pochi, anche nei Partiti grandi, a sostenere che le segreterie dei rispettivi Partiti hanno troppo potere nel decidere i candidati. E badate che l'operazione fatta alle europee non è altro che una trasposizione legale e parlamentare di quanto è successo con un "no" apparente alle elezioni politiche, dov'è stata eliminata una serie di Partiti. Adesso si fa la stessa operazione alle elezioni europee. Crediamo di aver sventato questo discorso, noi Consiglieri regionali forse abbiamo pensato male, ma per prudenza abbiamo dovuto parlare chiaro. Faremmo bene a vigilare perché è successo in altre Regioni, anche in modo molto pesante. Pensate che ci sono Regioni che per eliminare ogni forma di piccoli Partiti hanno inventato anche il premio di minoranza (al Partito più grande della minoranza). Succede di tutto. Il fatto grave è che il nostro Paese, dopo vent'anni, non riesce a venire fuori da una crisi latente, permanente e continua, aggravata adesso dalla situazione mondiale.
Che cosa dobbiamo fare? Credo che abbia ragione chi dice che eliminando le forze politiche, anche piccole, che sono in ogni modo espressione di milioni di cittadini, rischia di non chiudere gli "anni di piombo". Non vorrei drammatizzare la questione, ma sono anni che si parla di chiudere gli "anni di piombo". Adesso eliminiamo, forze politiche storiche importanti. In questo Consiglio ci sono 15 Consiglieri regionali in rappresentanza della forze politiche che state eliminando; ripeto: 15 Consiglieri regionali su 60. E' una grande realtà.
Vorrei concludere con un appello. Alcuni Consiglieri sono stati molto vigili su tentativi di riforme elettorali più o meno celati e credo si debba continuare a vigilare non soltanto rispetto ai problemi interni alla nostra regione, ma all'interno dei rispettivi Partiti, anche a livello nazionale.
La semplificazione o chi fa riferimento a problemi di costi economici dice grandi bugie. Dopo la falsa rivoluzione o, come molti sostengono, il colpo di Stato del '92, - per essere chiari - i costi della politica non solo non sono diminuiti, ma sono fortemente aumentati e non in assenza di problemi morali della politica. Basta leggere i giornali, i problemi morali nella politica sono aumentati. Questo il risultato della semplificazione: il Paese non esce da una crisi latente, ripetuta e continuata. Alcune rappresentanze del popolo italiano, del popolo del Piemonte, sono eliminate, demolite, messe sotto controllo: il risultato è sotto gli occhi di tutti. Si va a votare in meno perché le persone non sono rappresentate.
I Partiti hanno una grande funzione, anche quelli piccoli. Sono quelli che arruolano i giovani, che li formano, che li avvicinano all'attività politica dell'amministrazione e delle azioni sindacali. Questo si sta cercando di eliminare: è un grande errore della democrazia del nostro Paese.
Oltre aver firmato, annuncio il voto favorevole al documento che ha come primo firmatario il Consigliere Clement



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
In apertura del mio intervento, se mi permettete, vorrei ricordare quel Consigliere comunale del Partito Democratico di Castallamare di Stabia ucciso ieri, davanti a suo figlio, perché aveva, e voleva, denunciare degli abusi edilizi. Credo che questo assassinio ci riporti un po' al fatto che la politica, in certe parti del nostro Paese, forse, è un po' più difficile da praticare. Forse in Campania, in Calabria, in Sicilia in molte regioni del Sud fare politica qualche volta significa rischiare la propria vita anche se si è un semplice Consigliere comunale, di un comune non grandissimo come Castellamare di Stabia. Credo sia giusto, per quanto mi riguarda, ricordare in Aula quel Consigliere Comunale che ha fatto semplicemente il suo dovere e per fare il suo dovere è stato ucciso davanti al figlio.
Il dibattito di questa mattina, come hanno detto molti colleghi, non ha e non potrà avere un peso nel dibattito parlamentare perché ieri si è votato alla Camera e fra pochi giorni si voterà al Senato.
Rispetto l'opinione dei molti colleghi che si sono opposti, anche in quest'aula, denunciando questa riforma elettorale. La rispetto, pur non condividendo appieno le valutazioni fatte, ma credo giusto un dibattito politico, tanto più che qualcuno ha voluto, in qualche modo, sfrugugliare su queste diversità di opinioni all'interno della maggioranza. Lo ha detto il Consigliere Clement prima: questa maggioranza continuerà a lavorare fino al termine della legislatura per realizzare appieno il programma che avevamo annunciato in campagna elettorale.
Vorrei ricordare che non siamo isolati in Europa relativamente alla questione dello sbarramento. In Francia, in Germania, in Romania, in Ungheria, in Polonia, in Lituania, nella Repubblica Ceca e Slovacchia lo sbarramento è del 5%. In Austria e in Svezia è del 4% e in Grecia è del 3%.
Ci sono degli sbarramenti effettivi, non legali come si dice, ma effettivi in Irlanda addirittura del 17,4%, in Estonia del 10%, in Gran Bretagna del 9,6% e in Slovenia del 9.4%.
Credo giusto ricordare come molte forze che oggi si oppongono allo sbarramento del 4%, alle elezioni europee abbiano evocato tante volte il sistema elettorale tedesco che prevede uno sbarramento. Si è detto: ci vuole un sistema elettorale proporzionale, va bene anche lo sbarramento.
Alle elezioni europee, c'è un sistema elettorale proporzionale fortunatamente con le preferenze e si pone la questione dello sbarramento.
Lo dico soltanto a titolo di cronaca, ma visto che sono state dette tante cose è giusto dire anche questa.
Vorrei ricordare il pensiero dei cittadini e degli elettori di fronte al panorama politico del nostro Paese. L'esigenza più forte, che i cittadini hanno sempre espresso, è stata quella di lavorare per eliminare la grande frammentazione nel sistema politico italiano. Il Partito Democratico è nato per questo motivo. Noi pensiamo che occorra lavorare per aggregare e favorire l'aggregazione delle forze politiche, quindi facilitare e semplificare il sistema politico italiano, cosa che negli anni passati non è stata possibile.
Credo che la scelta coraggiosa del Partito Democratico, sia stata favorire questa semplificazione e il processo di aggregazione delle forze politiche. Tanto è vero che, dopo la nascita del Partito Democratico, il centrodestra ha iniziato a ragionare sulla nascita del Partito delle Libertà. Questo processo non è stato semplice. È stato un processo difficile, complicato: un lungo travaglio, non una decisione di pochi minuti. Il nostro Partito (la nascita del Partito Democratico) è frutto di un lungo processo, di un lungo confronto e di un lungo dibattito.
Vorrei ricordare che la forza politica da cui provengo, ha subito una scissione per dar vita al Partito Democratico. Fatto non semplice. Qualcuno in quest'aula sa molto bene che è molto più facile dividersi che aggregarsi. I processi di aggregazione nel nostro Paese, non sono quasi mai riusciti, anzi, non sono mai riusciti.
Noi stiamo facendo questo sforzo con molta fatica; credo che il nostro sia un progetto politico importante, non per il Partito Democratico, ma per il sistema politico del nostro Paese e per il Paese stesso.
I cittadini italiani ci chiedono di semplificare il sistema politico ed evitare le frammentazioni. Ricordiamo cos'era il Parlamento italiano prima delle ultime elezioni politiche e che cosa ha comportato per noi del centrosinistra, per il Parlamento e per il Paese, la frammentazione. Il processo di aggregazione dei Partiti è processo utile per la democrazia del nostro Paese.
Vorrei ancora esplicitare una mia riflessione alle forze della sinistra presenti in Consiglio regionale. Quando si perdono le elezioni, bisogna fare un'analisi, la più esatta possibile. Non vorrei essere tacciato di presunzione, ma è un mio giudizio politico. Penso che le forze della sinistra, dopo il voto dello scorso anno, abbiano sbagliato analisi. Quando si sbaglia l'analisi, si rischia di continuare nell'errore. Il fatto che a sinistra non si sia avviato un processo di aggregazione delle forze, ma si sia arrivati ad un'altra scissione, dimostra che, forse, quell'analisi politica non era corretta. Naturalmente, è un mio giudizio personale.
Ritengo che quelle forze che stanno pensando a un processo di aggregazione, vadano aiutate e favorite perché è utile che anche alla sinistra del Partito Democratico, ci sia un processo di aggregazione.
Processo che, a mio parere, deve essere, in qualche modo, anche stimolato Non vorrei che, di fronte a una riforma elettorale per le elezioni europee, ci si dimenticasse del fatto che c'è una legge elettorale per le elezioni politiche che va cambiata. Lo hanno detto in molti e io vorrei che non ci si dimenticasse che, comunque, ci sarà un referendum. Prima o poi ci sarà questo referendum perché le firme sono state raccolte e l'anno scorso è stato rinviato semplicemente perché c'è stata la crisi di Governo che ha portato alle elezioni politiche anticipate.
Prima o poi, i cittadini italiani, saranno chiamati a pronunciarsi sulla legge elettorale che ha tolto il potere ai cittadini e lo ha dato semplicemente ad alcune persone che decidono chi nominare in Parlamento.
Non vorrei che venisse eliminato questo elemento dal nostro dibattito politico.
Infine, Presidente, insieme al Segretario regionale del PD - anche se come ha detto Clement, non contiamo nulla rispetto al dibattito generale nazionale -abbiamo parlato di una semplificazione per la raccolta delle firme e del diritto di tribuna. Ma poi, su questo, ci chiariremo.
Spero che questo processo di aggregazione ci sia e che queste forze siano presenti all'interno del Parlamento europeo, al di là dello sbarramento. Quindi, riduzione del numero delle firme per presentare le liste e la possibilità di ricevere il rimborso elettorale: credo siano elementi molto importanti. Non so quale spazio ci sarà, ma siccome questa riforma deve passare ancora al Senato, spero che questa voce venga ascoltata.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Comella; ne ha facoltà.



COMELLA Piergiorgio

Grazie, Presidente. Partendo da alcune considerazioni del collega Rocchino intorno alla questione del frazionamento e all'esigenza di aggregazione, posso dire che, essendo tra coloro che hanno prodotto la scissione - sempre ricordata da Muliere - durante la costruzione del Partito Democratico, convengo in pieno su questo concetto. Tant'è vero che la Sinistra Democratica, non nasce neanche come partito, ma come movimento a scadenza, ovvero, con un solo obiettivo: diventare elemento catalizzatore della polverizzazione del mondo della sinistra, per tentare un'unificazione su basi valoriali ed elementi di fondo che, comunque, sono comuni ai vari aspetti della sinistra.
Siamo impegnati in quest'operazione e, credo, non corrisponda al vero che non si stiano facendo progressi intorno a quest'obiettivo. È un percorso lungo. I tempi non sono quelli tecnici di un decreto, di una legge o di qualcosa del genere, ma bisogna consentire delle fasi di maturazione nelle persone, in modo tale che, i processi unitari vengano riconosciuti.
vero che è molto più facile riuscire a scindersi e a parcellizzarsi che non ad unificarsi. Proprio per questa ragione, pensare che un atto legislativo come quello in corso che, per fortuna, non è ancora deliberato e deve ancora passare al Senato, si tratta di vedere se basterà o se non ritornerà alla Camera. Non è detto. Sappiamo come funziona il meccanismo legislativo nazionale Sono convinto che un'operazione di questo genere, non solo non aiuta il processo di aggregazione, ma si pone come un'insopportabile pressione che, alla fine, ottiene il risultato esattamente opposto.
Sull'inserimento di una serie di clausole che determina una nuova normativa per le europee sono già intervenuti in moltissimi prima di me.
Intanto, la soglia è decisamente elevata e, per altri aspetti addirittura sospetta; penso sia difficile non collegare la percentuale del 4%, al risultato elettorale del 15 aprile. Il 4%, rappresenta una soglia superiore all'ultimo momento di saggio delle opinioni delle persone.
Per quanto riguarda i tempi, mi pare che fra tre mesi occorrerà aver composto le liste ed essere pronti a correre. Anche qui, un conto è affrontare un ragionamento del genere con tempi congrui di preavviso che consentano a tutti i soggetti, sia a quelli dentro al Parlamento sia a quelli fuori, di poter, in qualche modo, esercitare un minimo di partecipazione. In questo modo, non c'è spazio. Decidono coloro che sono già insediati: gli esterni aspetteranno i risultati.
Infine, esaminiamo il terreno su cui si sviluppa la costruzione del Parlamento europeo, organismo che non ha nulla a che vedere con quanto dalla maggior parte dei cittadini, è giustamente inteso come un frazionamento insopportabile, che va nel verso opposto a quello della governabilità.
Se sul piano del Governo nazionale questo concetto è ammissibile, nel caso dei Parlamentari di Strasburgo, francamente, non esiste alcun'attinenza. L'unico risultato sarà quanto meno il tentativo - che mi auguro non si realizzi - di spazzare dal terreno politico una serie di soggetti considerati fastidiosi. Prima di me, il Consigliere Caracciolo ha evidenziato le questioni del Partito Socialista, partito storico, che a Strasburgo rappresenta quei 6 o 7 aggregati che vengono riconosciuti, il PSE.
Ora, tutto questo passa sotto il pelo dell'acqua, nessuno ha in qualche modo considerazione rispetto ad un fatto culturale antico e storico, che ha rappresentato lo sviluppo della democrazia in Italia e in Europa e che comunque, tuttora, sia pure in piccoli numeri, rappresenta milioni di persone con un loro senso comune, con loro aspirazioni e credo politico.
Noi abbiamo firmato entrambi gli ordini del giorno. Il primo evidenzia una protesta, rispetto alla quale invitiamo i Consiglieri a prendere atto e ad aggregarsi, contro un'azione che lede profondamente il rapporto democratico.
Per quanto riguarda il secondo ordine del giorno, si prende atto dello stato di avanzamento della discussione, quindi, viste le difficoltà che una sola affermazione di protesta possa scatenare un movimento in senso opposto, che quanto meno si ponga l'obiettivo di limitare al minimo gli effetti dannosi per quanto riguarda i piccoli soggetti di rappresentanza ovvero rimettere in discussione la questione del numero di firme per poter presentare la candidatura e quella relativa ai finanziamenti per quanto riguarda l'excursus della campagna elettorale, che, comunque, non troverebbero una compensazione proprio verso soggetti che, invece, più ne avrebbero necessità.
Un'ultima considerazione: come abbiamo già detto in quest'aula e due volte in discussione tra i Capigruppo, noi riteniamo che la vicenda dello sbarramento non abbia nulla a che vedere rispetto ad altri livelli istituzionali, dove, invece, siamo abbiamo messo in atto un'articolazione di alleanze, a partire dalla Regione Piemonte; quindi, che tra un elemento e l'altro non vi sia alcun collegamento.
In questi quattro anni riteniamo di avere lavorato bene e crediamo che anche il quinto anno debba essere portato a termine nello stesso modo.
Altresì ritengo che al prossimo mandato faremmo bene a tenere in estrema e seria considerazione, senza porre alternative, questo tipo di coalizione che fin qui abbiamo vissuto insieme; lo stesso vale per altri livelli, mi riferisco a tutti i soggetti che a giugno andranno in scadenza e per i quali occorrerà tornare alle urne.
Detto questo, tuttavia, non nascondo l'allarme che, anche partendo dalla vicenda elettorale europea, dovrebbe in qualche modo arrivare alle orecchie un po' di tutti. Viene proposta una tesi, che, a livello di competizione nazionale, è anche stata detta apertis verbis, che è quella non solo del bipolarismo, ma del bipartitismo.
Occorre stare molto attenti a questi tipi di passaggi, perché non è difficile immaginare, se non a giugno 2009 o a maggio 2010, che io considero date assolutamente intangibili da eventi di questo tipo, che questa vicenda si aggiunga ad altre e produca effetti con i quali noi dovremmo fare i conti anche a livelli più bassi di quelli europei e nazionali, cioè che coinvolgano anche i livelli regionali, provinciali e quant'altro. Non credo sia accettabile avere in Italia lo stesso livello di governo degli Stati Uniti, dove esiste una cultura di altra natura; qui le radici sono altre e penso proprio che la vicenda non possa essere trapiantata in modo identico.
Infine, ritengo che la questione della democrazia sia più complessa di una mera aggregazione di grandi numeri; in tal caso, i piccoli aggregati non possono avere altro che il silenzio, la mancanza di tribuna e di evidenza. E noi avremmo determinato livelli di democrazia finta, non reale.
Concludo: penso che quest'Aula non possa che considerare - chiedo scusa al collega - pertinente questa discussione, proprio per quella serie di possibili ricadute che, alla fine, finirà per coinvolgerci tutti.
Quindi, invito a prendere in seria considerazione la questione e a votare gli emendamenti che abbiamo presentato.
Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Grazie, collega Comella.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Intervengo molto brevemente perché già molto è stato detto relativamente alla modifica della legge per le elezioni europee e l'inserimento dello sbarramento al 4%.
Ovviamente, avendo firmato l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Clement, anche io penso che questo sbarramento rappresenti un grave vulnus alla democrazia del nostro Paese, un vulnus non giustificabile da nessun punto di vista razionale e politico. Sappiamo benissimo che il problema della frammentazione - capisco che questo possa essere un problema, soprattutto quando abbiamo Partiti ad personam che non rappresentano istanze collettive, ma semplicemente individuali - a livello europeo è un falso problema. Nel Parlamento europeo esistono sette Gruppi parlamentari, quindi non c'è alcun problema di frammentazione; ogni eletto aderisce ad uno di questi Gruppi parlamentari. Noi aderivamo al Gruppo della Sinistra Europea, al GUE; il rischio è che la Sinistra Europea non veda rappresentata l'Italia. E dico questo non per la preoccupazione che Rifondazione comunista non sia rappresentata al Parlamento europeo o che un ecologista italiano non sia ivi rappresentato, ma per il fatto che al Parlamento europeo le istanze rappresentate da queste aggregazioni politiche, da queste forze politiche (le istanze ambientaliste e le istanze sociali), in un momento di crisi profonda che attraversa il nostro pianeta e tutto il sistema economico e sociale, non avranno rappresentanza in uno di quei punti istituzionali nodali, in cui si svilupperanno politiche reali.
Sappiamo tutti benissimo che non si può più parlare unicamente di politica nazionale, ma che occorre un'ottica in scala europea, per sviluppare determinate politiche. Rischiare di non mandare alcun rappresentante di tutte le istanze ambientaliste e legate alle fasce più deboli del nostro Paese, secondo me rappresenta un vulnus essenziale per la democrazia. Se l'operazione andasse in porto anche per il Parlamento europeo, come è già avvenuto per il Parlamento italiano (elezioni del 13 e 14 aprile), agglomerati di persone, di soggetti in carne ed ossa, non avranno rappresentanza politica: fatto gravissimo per la democrazia complessiva, sia del nostro Paese sia dell'Europa.
Viviamo una crisi profondissima. È di ieri è la notizia che la Indesit chiuderà il proprio stabilimento, lasciando a casa 600 persone aggiungendosi al grosso problema della crisi dell'intero settore auto.
Bisogna ripensare ad un sistema economico sociale in termini complessivi se perdiamo il collegamento tra i bisogni reali e la loro rappresentanza rischiamo una profondissima crisi anche sociale. Contiamo già numerosi esempi: non soltanto le intolleranze e gli elementi di razzismo devastante pensiamo, ad esempio, a quanto sta succedendo in Inghilterra, lavoratori italiani e inglesi che si scontrano. Fatto gravissimo, che non possiamo sottacere.
Penso che lo sbarramento al 4% sia un'operazione politica presa con un accordo bypartisan fra PD e PdL per garantire l'esistenza di qualche persona.
Penso che tra le fila del PD, ad esempio, si sia convinti che, in questo modo, si possa far scattare l'idea del "voto utile", per l'ennesima volta. State attenti che questo non diventi un boomerang: la prima volta il giochino può riuscire, la seconda, ovvero il fatto che quest'operazione tenda, con una decisione di imperio, a far sì che vengano privilegiate o meno delle forze o delle aggregazioni alla sinistra del PD stesso, pu diventare preoccupante per lo stesso PD Personalmente, all'interno del mio partito ho votato per il documento Ferrero e non per il documento Vendola, perché l'operazione mi sembrava troppo politicista; non sono comunque contraria, personalmente, ad un'idea di aggregazione delle forze della sinistra, sulla base di un confronto e di una crescita di convinzione che parta dal territorio. Qualsiasi scelta d'imperio, qualsiasi obbligo ad un certo tipo di percorso, rischia di diventare devastante e deflagrante anche per la possibile unità delle sinistre.
Il Partito Democratico con quest'operazione, anziché andare nella direzione di un'unità delle sinistre e di quanto a sinistra del PD, rischia di non cogliere nessuno degli obiettivi che si sta proponendo con questo "inciucio", anzi, va esattamente nella direzione opposta. Credo che anche le altre forze del centrosinistra si dovrebbero porre questo problema.
Ovviamente, voterò l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Clement e non quello presentato dal Consigliere Robotti; penso che la battaglia fondamentale sia quella sul 4% per la rappresentanza dei soggetti deboli e delle istanze ecologiste del nostro Paese. In questo momento, non mi interessa (anche se capisco che possa essere importante) sostenere una battaglia per mantenere il finanziamento pubblico. Il problema non è il finanziamento pubblico, ma dare rappresentanza, all'interno del Parlamento europeo, ai soggetti deboli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Naturalmente, come ho già accennato, voterò a favore dell'ordine del giorno firmato da Rifondazione Comunista e dai Consiglieri Giovine, Lupi e altri.
Sono a favore di questo ordine del giorno perché vi sono elencati i principi, per cui non è giusto, non è corretto che si cambino le regole mentre una partita è già in corso, dal momento una legge che prevedeva la possibilità di raccogliere le firme sei mesi prima delle elezioni. Penso quindi, che questo disattenda la legge elettorale precedente.
Però, a parte questo vulnus, a parte questa incongruenza, penso che le battaglie per la democrazia, per la rappresentanza istituzionale delle forze politiche di minoranza siano il sale della democrazia, alla quale non si può rinunciare. Mi meraviglio e sono un po' deluso dalla sterile iniziativa dei miei amici e colleghi, ai quali si sta togliendo la possibilità di rappresentare i cittadini all'interno del Parlamento, prima a livello nazionale e adesso a livello europeo. Ebbene, di fronte ad un sopruso del genere, ad una mancanza di democrazia di chi esercita il potere con la bacchetta magica, eliminando con la forza questo diritto fondamentale, personalmente o con l'aiuto di alcuni sostenitori, avrei fatto qualcosa di più della presentazione di un semplice ordine del giorno.
Sarei stato al vostro fianco, indipendentemente dagli indirizzi nazionali; si sta facendo tutto il contrario rispetto a quanto previsto dal principio di solidarietà, e di sussidiarietà, che tutti equiparano al famoso federalismo: quando si parla di sussidiarietà si parla di federalismo.
Non ho mai visto uno Stato federalista che imponga dall'alto per arrivare in basso: in Italia, si vuole fare il contrario di tutto, anche per quanto riguarda la legge elettorale: se avrebbe dovuto esserci uno sbarramento o una nuova legge elettorale che modificasse quella precedente per le elezioni europee, avrebbero dovuto essere i cittadini ad esortarla o, perlomeno, avrebbe dovuto esserci una discussione, una collegialità nell'interesse della comunità intera di tutti i cittadini italiani.
Quindi, mi auguro che quel principio di solidarietà sociale, tanto evocato dal famoso statista Aldo Moro, non si trasformi in un contrasto sociale, che oggi già viviamo in campo economico. Se si aggiungono anche le discrepanze o le discriminazioni politiche, mi chiedo cosa succederà nei prossimi mesi sul nostro territorio.
Colleghi, voi siete responsabili di questa situazione. Non potete accettare passivamente e in modo sterile, senza fare niente; fate qualcosa di più anche solo per rappresentare tutte quelle persone che vi hanno votato, che in voi intravede l'identità, la difesa di valori e principi che avete ben rappresentato in quest'Aula.
Fate qualcosa di più.
Ripeto, io voterò l'ordine del giorno per principio, per solidarietà per correttezza istituzionale, per coerenza rispetto alle mie idee e al mio modo di far politica; però è poco, è sterile quest'azione. Mi aspettavo qualcosa in più.
Fate tremare queste Giunte in modo tale che possiate portare a casa un risultato politico nell'interesse dei cittadini! Sto parlando dei cittadini che voi rappresentate e dovete continuare a rappresentare degnamente, come avete fatto fino ad oggi.
Questo documento, questo pezzo di carta non è sufficiente per difendere le vostre battaglie. All'Indesit si tratta di difendere il diritto al lavoro, il diritto al sociale, il diritto alla solidarietà, il diritto ad essere rappresentati, e siete così inermi, fermi? Fate qualcosa! Attenzione, a volte la forza è moderazione; altre volte, per far passare quelli che sono i principi, gli ideali, le idee, e tutti i mezzi se leciti e democratici, devono essere adoperati. Non basta un pezzo di carta: muovetevi, mobilitatevi, fate tutto il possibile per cercare di difendere il diritto alla partecipazione sociale e alla partecipazione politica di coloro che la pensano come voi! Personalmente, ho idee, principi diversi dai vostri, però vi rispetto e ribadisco che è necessario avere un confronto con delle forze democratiche come le vostre, rappresentative di un territorio.
Davanti a questo vulnus della democrazia, mi sembra che voi stiate facendo poco. Il mio contributo ve lo do, ma penso non sia sufficiente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Martin Luther King diceva: "I have a dream". Mentre ascoltavo alcuni degli interventi di stamattina...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere, ma Martin Luther King esplicitò qual era il suo sogno.



BURZI Angelo

Era più che un sogno... ma ho solo usato una citazione.
Io sono profondamente credente e, ancorché come cattolico sia uno scadentissimo praticante, ogni tanto chiacchiero o cerco di chiacchierare con colui che, comunque si chiami, da lassù - augurandomi che ci sia altrimenti occorrerebbe fare altre valutazioni - spero si manifesti.
Per esempio, pensavo che non sarei dispiaciuto se intanto questo soffitto, che non è un cielo, si aprisse e dei fulmini - non casualmente colpissero il colpevole, perché io sono legato, come ho detto più volte all'Antico Testamento. Leggo la storia delle "due guance" allo stesso modo in cui la interpretava Andreotti: "Dio, quando ha detto di porgere l'altra guancia, è stato buono e ce ne ha date solo due" (non ce ne ha date venticinque). Io sono ancora fermo a prima, alla legge dell'Antico Testamento, che tendeva a non dimenticare.
Allora, proviamo un po' a ricomporre i fili di alcuni dei discorsi fatti oggi, partendo dagli aspetti che mi hanno colpito di più. Uno è certamente quello richiamato da Luca Robotti: stiamo facendo un discorso oggettivamente (non politicamente) inutile.
Attenzione che, nel fare un discorso inutile - inutile nel senso che non avrà conseguenze, non inutile dal punto di vista dei contenuti siccome nessuno riesce a fare due cose contemporaneamente, stiamo perdendo a parità di tempo, l'occasione di farne un altro magari meno inutile o utile. E l'elenco di quanto quest'Assemblea su questo argomento potrebbe dovrebbe fare, non è banalissimo.
Secondo. Può piacere o meno, ma io non credo affatto - chi mi conosce lo sa - che il tipo di democrazia in cui viviamo sia un metodo che funzioni; d'altronde, non credo che mi competa, ma non sarebbe particolarmente popolare tornare al Senato romano se uno non fosse certo di avere la toga giusta o la giusta orlatura. Bisogna anche stare attenti: all'epoca. il governo dei Migliori aveva certe caratteristiche, ma anche conseguenze non tutte positive.
Negli aneddoti emersi nella discussione di stamattina in quest'Aula quando alcuni parlavano della legge sulle europee, molti di noi hanno creduto - e questo la dice lunga sul livello di informazione - che i collegi fossero cambiati. Non ci hanno creduto dei dilettanti, ci ha creduto gente che si occupa di politica per mestiere. Noi lo facciamo per mestiere - magari il cielo si aprirebbe se ci fosse della gente che lo fa per passione. A me piacerebbe che qualcuno dicesse: "Io faccio il Consigliere regionale per passione" e istantaneamente cadesse un fulmine: gli altri capirebbero, perché non c'è nessuno, qua, che lo fa per passione tranne la Consigliera Barassi, che dice che noi facciamo solo battaglie di principio.
Allora, se io avessi un partito... Non vorrei che qualcuno avesse dei dubbi; ne abbiamo avuto uno così così, che si chiamava Forza Italia, fino a poco tempo fa. Il 27 marzo, esattamente 15 anni dopo la vittoria elettorale del 27 marzo 1994, verrà fondato il PdL, ma credo che una ratifica notarile comporterebbe un livello di democrazia maggiore. Da questo, chi mi conosce sa quanto siano profondi la stima e anche l'apprezzamento della sofferenza che la creazione del PD (stesso cognome del mio partito...) ha dato. Ma provo invidia, perché sofferenza sta per dialettica e da noi, dove sto io dialettica è un termine che suscita quasi altrettanto fastidio come "partito".
Denis Verdini, coordinatore insieme a La Russa del mio partito, ha girato tutta l'Italia per spiegare la nascita del PdL. È venuto anche a Torino e ci ha detto con chiarezza - e ha fatto lo stesso discorso dappertutto, come, recentemente, a Roma - che non contiamo nulla.
Denis Verdini mi ha fatto un complimento - io non c'ero, adoro ricevere complimenti - dicendo che in tutta Italia ha sentito un intervento contro: il mio. E lo ha fatto in pubblico. Gli altri non se li ricorda, ma il mio sì. Certo, questo non gli ha fatto cambiare idea.
Allora, se la discussione di oggi fosse avvenuta all'interno del mio partito, probabilmente avrei votato contro l'idea di modificare, imponendo questo sbarramento. Avrei probabilmente perso, perché non è la prima volta che mi capita di essere all'opposizione, e mi sarei attenuto, come le regole vogliono, nell'ambito dei Partiti che io sogno, a quella che è la democrazia del partito.
Nessuno mi ha chiesto niente e quindi non ho espresso niente. Di conseguenza, voteremo contro i due ordini del giorno. Però attenzione a chi parla di discorsi di principio. Io ero anche membro del comitato che ha organizzato la raccolta di firme - perché ero e sono anche radicale, oltre ad avere la sfiga di essere granata e liberale, ma quando uno se le va a cercare se le trova tutte, e non cambio idea in nessuna delle tre - contro il finanziamento pubblico dei Partiti. Allora, ci diciamo un pochino delle cose? Ci diciamo che in quest'Aula, dove ci sono 63 espressioni (si fa per dire) della democrazia (volendo vi racconto le espressioni della democrazia dalla A alla Z di ciascuno di noi, perché la memoria, per ora, ce l'ho ancora abbastanza buona), i Gruppi di una persona prendono 257.000 euro, i Gruppi di due persone 357.000 euro (se sbaglio è sui rotti, non sulle migliaia), i Gruppi di più persone hanno una proporzionalità? Noi, per esempio, eravamo 12 prima che qualcuno, sbagliando l'onda, si spostasse (Manolino) e prima che il Presidente Ghigo, prendendo l'onda giusta, andasse a Roma e la democrazia scegliesse Nicotra. Questo è quello che è avvenuto: noi eravamo 12, perché la democrazia talora sceglie così la democrazia funziona così: non l'ho inventata io.
Vogliamo parlare di questa legge, un cesso di legge, che permette tale frammentazione? Vogliamo discuterne o aspettiamo che lo facciano a Roma? Perché a Roma lo faranno e se noi lo consentiremo, al di là di alcuni tremori, ne subiremo le conseguenze.
Allora, quando uno parla di costo della politica, non a vanvera, ma davvero, seriamente, ricorda che nel 1997 il bilancio di questa Regione - e per dieci anni abbiamo governato noi, quindi che nessuno del centrodestra si senta esente da critiche - pareggiava a 27 mila miliardi. Lasciamo perdere l'indebitamento, perché non c'è il Vicepresidente Peveraro! Chissà come mai non c'è il Vicepresidente Peveraro? Sarà da qualche parte con la sua trivella, a fare un buco qui, un buco là! Deve avere qualche complesso, ma lasciamo perdere, perché so che il Vicepresidente Peveraro si irrita quando parlo della sfera sessuale! - Parliamo dei buchi del bilancio, che invece, gli fanno piacere e magari parliamo anche del San Paolo.
Oggi il bilancio di questa Regione pareggia a 19,5 miliardi di euro.
Questo il costo della politica, non le ipocrisie che consentono a Giunta e maggioranza di non aumentare i finanziamenti dei Gruppi - e lo trovo indecente - e consentire, invece, i gruppetti, i gruppettini, i gruppettelli.
Volete la semplificazione? Allora, cambiamo i finanziamenti; anzi la maggioranza cambi il finanziamento - che è una legge - lasciandolo invariato. Riguardo ai Partiti, beh, i Partiti sono quelle cose che un tempo governavano, ma governavano dalle Alpi in giù, governavano anche perché c'era qualcuno che i modelli li studiava.
Diceva un amico prima che, per superare le ideologie, bisogna conoscerle. È facilissimo dire "superiamo le ideologie", non sapendo nulla di cui si parla, e quando dico "nulla" intendo dire nulla, e non poco.
Se vogliamo, possiamo fare anche un test: invitiamo i bambini prendiamo tre o quattro leggi di base che ciascuno di noi dovrebbe conoscere, estraiamo a sorte qualche domanda e vediamo chi dei nostri colleghi, su dieci domande, riesce a rispondere a cinque.
Io metto i miei emolumenti sulla...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Burzi, vorrei evitare un incidente diplomatico...



BURZI Angelo

Con lei, si figuri, è sempre un piacere; abbiamo avuto cinque anni e se lei torna ne avrà altri cinque...



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, naturalmente mi deve trovare nella condizione di poter competere, non certo in questa veste, dove non mi è possibile. Lei sa che non mi sottraggo mai...



BURZI Angelo

Lo so...



PRESIDENTE

Chiedo all'Assessore Pentenero se può cortesemente prendere posto tra i banchi della Giunta. È per questo motivo che mi sono permesso di interromperla. Penso che questo lo apprezzerà e condividerà.



BURZI Angelo

Tanto avrò altre occasioni.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza è un organismo plurale; in questo caso il Presidente è stato aiutato, e ringrazio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo, sull'ordine dei lavori.



LEO Giampiero

Sull'ordine dei lavori, volevo solo far notare che soltanto ieri abbiamo evidenziato come la Giunta seguisse poco i lavori del Consiglio.
Qualche collega di Giunta, che poi citerò, mi ha detto: "Non diffondere notizie false e tendenziose, perché non è vero che non ci siamo".
Ora, ho cambiato diverse volte gli occhiali - ne ho quattro paia - e continuo a non vedere la Giunta.
Voglio fare i complimenti all'Assessore Pentenero, una degli Assessori più presenti, anche in Commissione.
Ripeto, l'Assessore Bairati - così rispondo a verbale - mi ha detto: "Non diffondere notizie false e tendenziose, guarda prima di dichiarare che il Rettore dell'Università si è un po' adombrato con la Regione, per il Politecnico", mi sembrava che non fosse una critica all'Assessore Bairati ma alla Regione, per il rapporto privilegiato con il Politecnico. Poich non vorrei che mi si dicesse che diffondo notizie false e tendenziose voglio aspettare ancora per vedere... Vedete l'Assessore Bairati? Vedete il Vicepresidente? Allora non è notizia falsa e tendenziosa affermare che della Giunta tranne l'Assessore Pentenero, non c'è nessuno.
Non mi sembra un buon segno rispetto ad un dibattito che riguarda - e condivido molte cose dette dai colleghi, e segnatamente anche dalla sinistra - la democrazia nel nostro Paese. Un esecutivo deve anche ascoltare i dibattiti e partecipare; è vero che sono Assessori non eletti dai cittadini, ma poiché alcuni di loro si sentono "eletti", non dico da Dio, ma un po' sopra, ricordo a questi Unti dal Signore, che sono stati eletti anche perché seguissero i dibattiti degli eletti dal popolo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Leo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Stamattina abbiamo discusso di altri argomenti, ma ritengo che un argomento cui non si può sfuggire, come Consiglieri regionali, sia sicuramente quello relativo alla "Città della salute, tutto pronto per il patto", riportato su un'intera pagina de "La Repubblica" notoriamente organo...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Rossi.
Assessore Pentenero, abbia pazienza; o chiede la solidarietà di qualche altro Assessore, altrimenti deve avere la pazienza di stare nei banchi della Giunta.



ROSSI Oreste

...organo notoriamente molto vicino all'ala sinistra della sinistra: comunque al PD.
Come Consiglieri regionali, indipendentemente se di minoranza o maggioranza, credo che dovremmo essere abbastanza infastiditi dal fatto che una serie di informazioni che a noi non sono arrivate, siano pervenute a questo noto quotidiano.
Pare che lo scacchiere dei reparti della "Città della salute" si scomponga e ricomponga ad ogni nuovo passo del progetto. Buono a sapersi! Quindi, ad oggi non sapete ancora quello che volete fare. Ma per carità! "È ancora diversa dall'ultima volta, la nuova versione dell'ospedale del futuro" - questo, invece, ci interessa molto, perché avremmo dovuto saperlo prima noi, come Consiglieri regionali, che i giornalisti - "diversa nella composizione, ma anche nell'idea di fondo che vuole realizzare: ospedale di altissima specializzazione, dal quale sono scomparsi i mini Meyer che si era pensato di costruire a fianco e quasi certamente anche il Pronto Soccorso. Anche l'ospedale delle donne, il Sant'Anna, resterà al suo posto, dimagrito", ecc. ecc.
Bene, Presidente, le chiedo - poi lo affronteremo sicuramente alla riunione dei Capigruppo - di informare la Presidente Bresso, che ha pensato bene di passare stamattina e poi di andarsene, che informazioni importanti parliamo di un Piano che supererà il miliardo di euro di investimenti non parliamo di noccioline - prima devono essere date al Consiglio regionale e poi ai mezzi di informazione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi, sarà cura della Presidenza del Consiglio informare la Presidente Bresso di quanto lei ha detto.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Valutazioni in ordine alle ipotesi di modifica della disciplina inerente all'elezione dei membri del Parlamento europeo Ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Caracciolo Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Giovine, Lupi, Manolino Moriconi, Nicotra, Turigliatto Ordine del giorno n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro Comella, Turigliatto (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Visto il dibattito che si è svolto stamani, chiedo quali siano le determinazioni della Giunta in merito alle considerazioni espresse da molti colleghi. Chiedo anche che la Giunta si esprima con parere favorevole o contrario sugli ordini del giorno.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Toselli. Lei sa benissimo che la Giunta interviene in qualsiasi momento, quando ritiene e chiede di intervenire. Naturalmente se la Giunta, che è rappresentata da due autorevoli Assessori, ritiene di intervenire, non ci sono problemi. Mi sembra non ci sia l'intenzione di intervenire, quindi, avendo concluso il dibattito generale, restano da votare i due ordini del giorno che avete a vostre mani: ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Caracciolo Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Giovine, Lupi, Manolino Moriconi, Nicotra, Turigliatto ordine del giorno n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro Comella, Turigliatto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Sono stato assente per qualche minuto questa mattina e, nel frattempo sono intervenuti i miei colleghi, che hanno già espresso le loro opinioni.
Essendoci nel mio Gruppo piena libertà di esprimerci su questi argomenti, intervengo per esprimere la mia dichiarazione di voto e anche per motivarla.
Personalmente, sono favorevole allo sbarramento del 4%; ritengo che tale soglia garantisca un'ottima rappresentatività di tutte quelle che possono essere le ideologie, i programmi e le idee. Andare sotto questa soglia, com'è accaduto fino ad oggi, non fa che favorire un'eccessiva frammentazione dei Gruppi, piccoli Partiti che addirittura vengono rappresentati da uno o due parlamentari. Quindi, con forze del tutto insufficienti per svolgere il loro programma elettorale.
Ritengo questa soglia di sbarramento logica e non antidemocratica anzi, potrebbe favorire la rappresentatività e la democrazia, perché pu spingere forze estremamente frammentate ad unirsi.
Porto proprio l'esempio del Gruppo della Lega Nord; quando eravamo tanti piccoli movimenti autonomisti (Lega Lombarda, Lega Veneta, Piemunt) non contavamo nulla; mettendoci insieme oggi abbiamo una forza che ha influenzato pesantemente la politica nazionale, regionale e locale, degli ultimi anni.
Darò dunque voto contrario sia all'ordine del giorno presentato dal collega Clement, sia al secondo ordine del giorno che non affrontare il problema finanziario di quei Gruppi che non sarebbero riusciti ad ottenere la rappresentatività.
A mio avviso, è giusto che il partito che supera la soglia abbia rimborsi delle spese elettorali e per svolgere le proprie funzioni; chi non la raggiunge, qualunque essa sia prevista dalla legge elettorale, non mi sembra logico possa avanzare il rimborso delle spese elettorali. Se si presenta alle elezioni, lo fa a suo rischio e pericolo.
Dunque, voterò contro entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Io non ho fatto e non intendo ribadire interventi di merito, visto che il collega Laus già aveva fatto una bella ed amplia disquisizione circa le motivazioni che il Gruppo dei Moderati ha su questo tipo di modifica della legge elettorale.
Onestamente, noi non avremmo ritenuto necessario ed utile, in questo momento, presentare questi ordini del giorno, in quanto purtroppo già superati dall'approvazione della Camera e non solo, anche da un accordo politico che non tiene conto né delle nostre velleità di democrazia n tanto meno delle Regioni.
Dal momento però che dobbiamo in qualche modo esprimerci, occorre riconoscere che l'ordine del giorno proposto dal primo firmatario Clement tiene conto dell'esigenza di una garanzia di pluralismo partecipativo e della necessità di una soglia di sbarramento che non sia tale da voler eliminare o dare l'impressione di voler eliminare la pluralità e la democrazia, ma che rispetti la pluralità dei pareri, della diversità delle Regioni italiane, e quindi della necessità di un numero congruo per rappresentare degnamente una democrazia.
E devo dire che se l'intento dei legislatori - li voglio chiamare così in senso buono, anche se in realtà mi pare si tratti non di un atto legislativo, ma di un accordo trasversale vergognoso - era eliminare Partiti o movimenti politici che a livello nazionale raccoglievano lo "zero virgola qualcosa", non era necessario arrivare al 4%, bastava il 3% e forse anche il 2% per ridurre la frastagliata di movimenti e di pseudopluralismo.
Così non è stato. Mi pare ci sia una volontà ben diversa, già dimostrata alle elezioni politiche; ma ora stiamo superando ogni misura. Ci stiamo allineando a situazioni di altri Paesi europei, che però non hanno tradizioni politiche e ideologiche molto diverse dalle nostre.
troppo comodo dire: è giusto fare così, perché la democrazia americana fa così, perché la democrazia inglese fa così. Ma in Italia non è così. Non si può tagliare di netto tutta una serie di possibilità di contributi, di pluralismo ideale.
Riteniamo l'ordine del giorno presentato dal collega Clement vada approvato e in tal senso voteremo.
Non faremo altrettanto per il secondo ordine del giorno, perché pur condividendo la necessità di una riduzione della soglia minima delle firme necessarie per la presentazione delle liste su ogni circoscrizione, non riteniamo né utile né conveniente pensare che Gruppi politici che non raggiungono una soglia del 2% debbano comunque usufruire del finanziamento pubblico.
Non ci pare, come ha già detto il collega Laus, né il momento n l'opportunità né la necessità di un tale ordine del giorno, ben coscienti che per fare politica occorrono dei fondi, ma altrettanto coscienti del fatto che se una soglia rimane - ahimè! - sarà la barriera, la linea di demarcazione fra coloro che potranno e dovranno spendere di più per far capire le proprie opinioni e quanti, a livello personale, ci penseranno singolarmente.
Ci asterremo dunque sul secondo ordine del giorno e voteremo a favore del primo ordine del giorno, che ha come primo firmatario il Consigliere Clement.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

solo una breve dichiarazione di voto per dire che oggi potrebbe essere celebrato in quest'aula il "maanchismo" che sembra imperare in questo momento nel nostro partito. Ha ragione Rifondazione Comunista quando dice che questo provvedimento, preso tra l'altro sul filo di lana, cioè a ridosso delle elezioni, mette in serio pericolo l'esistenza della sinistra non solo nel nostro Paese, ma a livello europeo. Ha ragione il nostro Presidente di Gruppo, Muliere, che con l'equilibrio e la saggezza che lo contraddistingue - non per niente è un bravo Presidente di Gruppo - ha detto che c'è bisogno, comunque, nel nostro Paese di aggregazione. Ha ragione il Presidente Burzi, quando sostiene che anche in quest'aula ci sarebbe bisogno di rivedere un Regolamento che permette a Consiglieri regionali che hanno preso 150 voti, di tenere in scacco questo parlamento con ostruzionismo - e l'abbiamo visto molte volte in questi quattro anni di impedire a questo parlamento di lavorare.
Abbiamo pensato che uno sbarramento al 3%, che sembrava potesse essere in qualche modo l'ipotesi definita, avrebbe potuto tenere assieme tutte queste esigenze. Invece il mio Partito ha ritenuto di stringere un'alleanza - sulla quale non sono d'accordo - con Berlusconi. Non ho l'abitudine, non è mai successo, di votare in maniera difforme rispetto alle indicazioni del mio Gruppo, ma non mi sento di votare contro l'ordine del giorno di Rifondazione.
Per quanto riguarda quel primo ordine del giorno non parteciperò al voto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Sono appena stato informato di simpatiche divagazioni sul tema di qualche altrettanto simpatico collega che ha approfittato dell'argomento per esondare in campi auspicabilmente non praticabili, perché minati. Campi minati per questa maggioranza, per questo Consiglio e, in futuro, anche per questa opposizione che, nella speranza degli attuali oppositori, anzi, a volte credo nell'illusione, possa diventare futura maggioranza.
Ritorniamo a "bomba", come si dice in gergo giovanile. Volevo fare un inciso perché, siccome qualcuno si permette di tirare fuori questioni che non c'entrano assolutamente nulla con l'argomento all'o.d.g. e con il dibattito, a questo punto, se è così licenziosa la dialettica che i colleghi si permettono, mi permetto anch'io ogni tanto di fare qualche incipit. Premettendo che il sottoscritto non ha intascato tangenti sulla sanità e neanche è indagato sulla sanità, voglio proseguire nel dibattito.
Nella fattispecie, colleghi, quello che sta accadendo a Roma è molto grave. È molto grave perché, purtroppo, come Gian Battista Vico ci ha insegnato, ci sono corsi e ricorsi storici che ciclicamente si ripetono.
Quelli che oggi pensano di essere forti e di poter sfruttare a loro vantaggio una situazione che, in futuro, potrà vederli unici padroni del campo, potrebbe, anche a stretto giro di posta, rivoltarcisi contro. Hannah Arendt, che è una filosofa politologa importantissima, di origine tedesca che ha essa stessa vissuto i dolori della guerra, i dolori del nazismo nella sua Patria e ha studiato molto bene il fenomeno del fascismo in Italia, ha dichiarato che quando le situazioni economiche diventano gravi la situazione si aggrava, i capi popolo sostituiscono le classi alle masse.
Meglio ancora, la massa unica. Successivamente sostituiscono i Partiti al Partito unico in bipartitismi. Non lo dichiaro io, ma Hannah Arendt.
Chiunque abbia studiato filosofia del diritto o storia della filosofia penso che conosca il pensiero di questa importante filosofa e politologa di fama internazionale. Non solo, ha anche...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi.



GIOVINE Michele

Occuperò solo un minuto...



PRESIDENTE

Un minuto mi sembra eccessivo, qualche secondo.



GIOVINE Michele

Ma sa, noi piccoli Partiti siamo sempre così attaccati, siamo sempre a grattare qualunque cosa, anche i secondi in queste discussioni, come lei ben sa e come anche qualche collega ha voluto ricordare.
Un'altra peculiarità che essa ha individuato è che il processo per le dittature, di solito, passa esclusivamente con la sparizione dei Partiti.
Un dato ineluttabile, un punto che regolarmente si verifica ogni volta che si estrae una dittatura in un Paese che in origine era democratico. Credo che il passaggio delle liste bloccate da oltre due anni, la soglia di sbarramento che stanno inserendo, siano tutti passaggi in questa direzione.
Tutto quanto mascherato dalla scusa dei costi della politica, ma non è vero che così facendo si riducono i costi della politica.
Voglio ricordare ai colleghi, e invito i giornalisti presenti a fare una verifica, che quest'anno il finanziamento pubblico ai Partiti è aumentato rispetto al 2008, 2007, e 2006. Questa è la motivazione, per cui c'è una bugia enorme. Tutto ciò è fatto solamente perché non vogliono avere disturbatori nelle loro manovre, che non sempre sono molto lecite, come ogni tanto anche qualche articolo di giornale riporta. Purtroppo sono notizie molto sporadiche anche perché, in questo caso, chi dovrebbe fare la sua parte e stigmatizzare certe uscite giornalistiche, non lo fa. Non so perché non lo faccia, evidentemente a volte è comodo mantenere un accordo trasversale, ma ogni tanto emergono posizioni che non sono molto lecite.
Per fortuna, c'è qualche Magistrato libero che ogni tanto le stigmatizza.
Mi viene da fare una battuta quando qualcuno dice che la giustizia è lenta effettivamente è lenta perché potevamo agire molto prima, anche qui in Piemonte.
Ciò detto, colleghi, dichiaro che voterò a favore dell'ordine del giorno che ha presentato il Consigliere Clement, e lo ringrazio per aver fatto questo lavoro. Dichiaro che anch'io l'ho firmato con grande piacere.
Voterò a favore anche del secondo ordine del giorno per un motivo molto semplice, perché le argomentazioni del Consigliere Manolino, purtroppo sono in parte errate. È vero che bisogna ridurre la soglia di firme perch questa sarebbe un'ulteriore limitazione della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica, ma la...



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, è andato oltre. Se per importanti impegni non ha potuto partecipare al dibattito, non è comunque possibile raddoppiare il tempo a disposizione per la dichiarazione di voto.



GIOVINE Michele

La considerazione che ho citato in qualche passaggio saliente prima dimostra...



PRESIDENTE

La prego di terminare il suo intervento.



GIOVINE Michele

una falsa storia quella dei rimborsi elettorali. Di fatto, se rimangono meno Partiti, saranno spartiti diversamente.
Non è un problema dei Partiti che spariscono, ma un problema di scelta e di possibilità della gente. Questa è una questione di democrazia e di libertà.
Grazie, colleghi, mi scuso per avere sforato il mio tempo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lupi; ne ha facoltà.



LUPI Maurizio

Grazie, Presidente Prima di entrare nelle valutazioni e nelle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, ritenevo importanti alcune precisazioni rispetto ad interventi precedenti.
In particolar modo, credo che importante sottolineare il fatto che quando, nel suo brillante intervento, il Consigliere Burzi sostiene che nessuno qui dentro fa politica per passione, è vero che indubbiamente dice una sostanziale verità, ma vorrei sottolineare, anche per la dignità di questo consesso, che è altrettanto vero che sicuramente molti di noi fanno politica "anche" per passione, e di questo sono orgogliosi.
Un altro riferimento importante che ho colto in alcuni interventi, in particolar modo nell'intervento del Consigliere Burzi, è stato quello relativo alla legge elettorale regionale che alcuni sostengono, dal punto di vista giuridico secondo me in maniera assolutamente impropria, potrebbe essere modificata con un intervento romano. Anche su questo, è bene chiarirsi. La legge elettorale regionale non può essere modificata con un intervento romano. Ne è prova il fatto che per una piccola modifica - mi riferisco alla riduzione del 10% dell'indennità dei Consiglieri regionali approvata con decisione innanzitutto romana - su un provvedimento è bastato un ricorso della Regione Campania - adesso non entriamo nella valutazione del merito - contro la decisione nazionale, che la stessa ha vinto perch si trattava di un'ingerenza in una competenza regionale. Quindi, la legge regionale è competenza del Consiglio regionale, chiariamolo subito.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno, il W.W.F.F. vota sicuramente a favore dell'ordine del giorno, che ha quale primo firmatario Gian Piero Clement, perché riteniamo che le affermazioni in esso contenute siano assolutamente condivisibili.
Rimarchiamo il fatto che, dal punto di vista anche della gestione democratica, la fissazione di un limite troppo alto di sottoscrizioni per la presentazione delle liste sia comunque un grave limite alla democrazia.
Anche lo sbarramento per poter accedere al finanziamento pubblico, in realtà, non modifica assolutamente niente. Qui, secondo me, è in parte errato il ragionamento del Consigliere Manolino, non tenendo conto che i finanziamenti che andrebbero assegnati alle forze politiche che non arrivano allo sbarramento non vengano risparmiati, vengono ridistribuiti tra tutti gli altri Partiti. Quindi, noi non abbiamo alcun risparmio dei costi della politica, perché il finanziamento pubblico che sarebbe andato ai Partiti minori viene semplicemente spartito tra i Partiti maggiori questa è la realtà di fatto, la realtà oggettuale.
Quindi, cerchiamo quanto meno di lavorare e di esprimere una richiesta di maggiore possibilità di partecipazione democratica, con una richiesta di numero di sottoscrizioni che sia accettabile con i canoni della democrazia moderna e, se possibile, vediamo di riconsiderare le soglie di sbarramento che sono comunque la morte per la democrazia.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 32.
Non essendoci altre richieste di intervento per dichiarazione di voto indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1169 "Modifica della legge per le elezioni europee" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi Bossuto, Caracciolo, Cavallaro, Chieppa, Comella, Dalmasso, Deambrogio Giovine, Lupi, Manolino, Moriconi, Nicotra, Turigliatto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale apprese le dichiarazioni del Ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vitto, circa l'accordo tra la forze parlamentari per introdurre la modifica alla soglia di sbarramento della legge elettorale portandola al 4 in vista delle elezioni europee che si svolgeranno il 6 e 7 di giugno considerato che: tale eventuale decisione non ha nessun rapporto con la governabilità e con la semplificazione in quanto il funzionamento previsto per il Parlamento Europeo trae solo benefici dalla possibilità di rappresentare al massimo e al meglio tutte le forze politiche, per dare voce e rappresentanza alle popolazioni europee e dunque tale eventuale decisione non ha alcun senso logico il mantenimento delle attuali norme sono garanzia di pluralismo e di partecipazione che muovono verso l'idea di un'Europa dei popoli e non di ristretti potentati la tornata elettorale è già formalmente iniziata visto che è avviata la raccolta delle firme per la presentazione delle liste risulta evidente che tale decisione sarebbe esclusivamente assunta per tentare di estromettere dalle istituzioni europee le formazioni politiche più piccole e dunque per limitare qualsiasi possibilità di fare vivere nel dibattito europeo opzioni rappresentative di alternative sociali e politiche impegna la Giunta regionale a trasmettere il presente ordine del giorno al Governo ed ai gruppi parlamentari affinché si operi per impedire tale atto che risulterebbe lesivo per la nostra democrazia e che quindi va respinto".
Il Consiglio non approva.
Ricordo che il numero legale è sempre 32.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno rubricato n. 1170 "Modifica legge elettorale per il Parlamento europeo" presentato dai Consiglieri Robotti, Caracciolo, Cavallaro, Comella, Turigliatto, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale espressione della pluralità degli orientamenti e delle culture politiche e sociali del Piemonte, luogo del confronto democratico visto il confronto avviato nel Parlamento nazionale, sulla modifica della legge elettorale per il Parlamento Europeo che avrebbe come effetto l'innalzamento della soglia necessaria per l'elezione dei parlamentari ritiene si debba contestualmente procedere a definire alcune misure necessarie a garantire il pluralismo e a semplificare le modalità per la presentazione delle candidature alle elezioni europee: ridurre il numero delle firme necessarie alla presentazione delle liste; eliminazione della soglia minima del 10% delle firme necessarie per ogni circoscrizione, su base regionale; l'indicazione di una quota al 2% dei voti ottenuti sul territorio nazionale per l'accesso alle norme del finanziamento pubblico chiede alla Giunta regionale di trasmettere al Governo ed al Parlamento nazionale tali indicazioni per garantire il diritto di rappresentanza e di espressione di voto di milioni di nostri concittadini.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 1168 "Chiusura Indesit di None" presentato dai Consiglieri Chieppa, Larizza, Auddino, Barassi, Bellion, Cavallaro Clement, Dalmasso, Dutto, Laus, Lepri, Placido, Turigliatto


PRESIDENTE

Come concordato, passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 1168 "Chiusura Indesit di None" presentato dai Consiglieri Chieppa, Larizza Auddino, Barassi, Bellion, Cavallaro, Clement, Dalmasso, Dutto, Laus Lepri, Placido, Turigliatto Il numero legale è 32.
Non essendoci richieste di intervento per dichiarazione di voto, indìco la votazione palese su tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto della annunciata volontà da parte della proprietà di chiudere lo stabilimento Indesit di None e concentrare la produzione in Polonia considerato che questo atto coinvolge drammaticamente circa 1000 lavoratori e le loro famiglie e conferma la drammaticità della crisi industriale che colpisce il nostro territorio invita la Giunta regionale ad attivare immediatamente un tavolo di crisi regionale e a coinvolgere pienamente il Governo nazionale, finalizzando la propria azione alla salvaguardia dello stabilimento in oggetto e alla tutela dei livelli occupazionali." Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Formazione professionale

Esame ordine del giorno n. 1167 "Contrasto alla crisi e fondi per la formazione professionale" presentato dai Consiglieri Lepri, Manolino Auddino, Barassi, Bizjak, Caracciolo, Cattaneo, Cavallaro, Clement Comella, Dalmasso, Deambrogio, Larizza, Laus, Moriconi, Motta, Muliere Pozzi, Reschigna, Ronzani, Rostagno, Rutallo, Travaglini, Turigliatto Valloggia


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame ordine del giorno n. 1167 "Contrasto alla crisi e fondi per la formazione professionale" presentato dai Consiglieri Lepri Manolino, Auddino, Barassi, Bizjak, Caracciolo, Cattaneo, Cavallaro Clement, Comella, Dalmasso, Deambrogio, Larizza, Laus, Moriconi, Motta Muliere, Pozzi, Reschigna, Ronzani, Rostagno, Rutallo, Travaglini Turigliatto, Valloggia.
Il numero legale è sempre 32.
Non essendoci richieste d'intervento per dichiarazione di voto, indìco la votazione palese su tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che sul quotidiano 'La Stampa' del 29 gennaio scorso è apparso un articolo dell'on. Enzo Ghigo, in cui si lamentava l'indisponibilità della Giunta Bresso a finanziare gli interventi di contrasto alla crisi economica attraverso "una quota del Fondo Sociale Europeo, che oggi viene destinato a interventi spesso inefficaci", subito riferendo tale affermazione alle "spese per la formazione professionale, che in realtà servono per tenere in piedi una struttura di «formatori» più che non a qualificare gli allievi" in quanto si tratterebbe di una "difesa degli equilibri consolidati" legata a "corposi interessi sindacali e non solo" il Commissario Europeo all'Occupazione Vladimir Spidla il 26 gennaio a Roma ha chiarito di fronte ad una delegazione di rappresentanti delle regioni italiane, tra cui il Piemonte, che il Fondo Sociale Europeo non potrà essere utilizzato per politiche passive, come possono essere gli ammortizzatori sociali, ma solo per politiche di sviluppo.
considerato che per un principio analogo a quello richiamato del Commissario Europeo finanziare gli ammortizzatori sociali con risorse destinate allo sviluppo del capitale umano attraverso la formazione professionale, costituisce una scelta poco lungimirante e inefficace la formazione professionale rappresenta un elemento indispensabile per rafforzare l'occupabilità dei lavoratori e renderli quindi meno esposti alle fasi economiche sfavorevoli o eventualmente più in grado di trovare nuova collocazione in caso di perdita dell'occupazione la formazione professionale piemontese forma ogni anno oltre 80.000 persone, offre servizi di orientamento e accompagnamento verso il lavoro ed è stato oggetto di ampi riconoscimenti di qualità anche da parte dell'Unione Europea le difficoltà di molti lavoratori piemontesi sono amplificate dal basso grado di istruzione, soprattutto dei lavoratori meno giovani e dall'abbandono precoce dei cicli scolastici e che dunque la formazione professionale assolve in ciò una funzione preziosa a differenza di altri Governi europei, il Governo Italiano non ha dedicato risorse specifiche al contrasto della crisi, limitandosi al diverso utilizzo di risorse esistenti la crisi sta colpendo particolarmente la nostra Regione, più di altre esposta alla fase negativa dell'industria automobilistica e più in generale manifatturiera tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale proseguire nel confronto con il Governo nazionale, ponendo con forza l'esigenza di: a) dedicare risorse specifiche sia al contrasto della crisi che a fronteggiare le condizioni delle famiglie e dei lavoratori da essa colpiti b) salvaguardare l'esperienza di formazione professionale e di politiche attive del lavoro che si è negli anni consolidata nella nostra Regione fino a realizzare un sistema che dà prova di efficienza nei risultati e offre occupazione ad un consistente numero di formatori qualificati individuare le risorse con cui contribuire all'auspicato impegno del Governo nazionale su voci di spesa che non implichino una limitazione delle prospettive di sviluppo, e dunque diverse da quelle che finanziano la formazione professionale valutare la sussistenza e la possibile riallocazione di risorse regionali residue, anche appartenenti ai capitoli della formazione professionale anche trasferite e non spese, al fine di attivare tutte le risorse regionali in essere sviluppare gli interventi di sostegno al reddito in modo sempre più integrato con le politiche attive del lavoro." Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Con quest'ultima votazione si chiudono i lavori della seduta odierna del Consiglio.



PRESIDENTE

Ricordo ai Capigruppo che, a questo punto, alle ore 14.30 è convocata la Conferenza dei Capigruppo in Sala Morando, invitando alla puntualità.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.59)



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