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Dettaglio seduta n.401 del 13/01/09 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 14.31 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PLACIDO ROBERTO



(La seduta ha inizio alle ore 15.01)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo la Consigliera Bresso.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Osservatorio Tecnico TAV" (seguito)


PRESIDENTE

Continuiamo la trattazione del provvedimento "Dimissioni del Presidente dell'Osservatorio tecnico sulla TAV Mario dott. Virano".
Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente. Non ho molte cose da dire, se non esprimere una certa sorpresa per alcuni interventi di questa mattina dei colleghi di minoranza. Sorpresa perché ricordo esattamente quanto accaduto non venti o trent'anni fa, ma due anni e mezzo fa, tre anni fa. La Valle di Susa era completamente militarizzata; c'erano check point addirittura per i residenti in valle, che erano costretti a presentare un documento per andare a comprare il pane o portare i figli a scuola. Non c'era alcun tipo d'elemento politico che permettesse il confronto, il dialogo tra le istituzioni locali, gli abitanti della valle e il Governo; c'era quasi disprezzo per le questioni, per i punti di vista, per le osservazioni che arrivavano dai Sindaci e dalle istituzioni della Valle di Susa.
Adesso siamo in una situazione completamente diversa, così come il dibattito che stiamo svolgendo aula da questa mattina. Ricordo bene la tensione con cui si svolgevano i Consigli regionali quando, appunto eravamo in quella situazione, così come ricordo esattamente la veemenza con cui alcuni colleghi spiegavano che era necessaria la militarizzazione della valle, che era necessario il pugno di ferro del Governo, che era necessario piegare il movimento "No TAV" e obbligare la Valle di Susa ad accettare l'opera così com'era stata pensata negli anni '80. Il progetto che - io dico fortunatamente - è stato accantonato era nato negli anni '80, pensato con un'unica finalità: le tangenti, quindi tanti buchi, tanti viadotti tante opere infrastrutturali che portavano tante risorse al sistema dei partiti e al sistema delle imprese. Ora quella situazione non c'è più. Non c'è più non perché è arrivato Prodi al posto di Berlusconi - anche perch l'Osservatorio è stato deciso in coda del Governo Berlusconi - e non c'è più non perché adesso al Governo c'è Berlusconi che, così come ricordavano alcuni colleghi questa mattina, di nuovo scivola dicendo "Siamo pronti a mandare l'esercito in Val di Susa, la TAV si deve fare". Non c'è più perch ha prevalso il buonsenso, il dialogo, perché ha prevalso la capacità di coinvolgere le istituzioni, le donne e gli uomini della Valle di Susa. Non c'è più perché si è capito il valore delle cose che noi sommessamente e anche con lacune tecniche d'assoluto rilievo vi dicevamo, colleghi, ovvero che quel progetto era un progetto faraonico, che era un progetto troppo impattante per quella valle, che era un progetto che tagliava fuori la città di Torino dal transito dell'alta velocità, perché pensato per distruggere e non per costruire, anche in termini di relazioni sociali e di coesione sociale.
Ora la situazione è completamente diversa. È diversa perch l'Osservatorio del dott. Virano ha funzionato; perché l'Osservatorio del dott. Virano ha coinvolto i Sindaci e gli esponenti delle Comunità montane della valle con la Provincia di Torino, la Regione Piemonte e il Comune di Torino; perché si sta lentamente raggiungendo un livello di consapevolezza e di condivisione che può indicare una strada per cui in un futuro - breve ritengo - si potrà immaginare un avvio della costruzione dell'Alta velocità in Valle di Susa.
Questo è avvenuto non solo perché il dott. Virano ha gestito l'Osservatorio e perché i Governi hanno capito finalmente che non è attraverso l'uso della forza, ma attraverso la ragionevolezza, la politica e il confronto che si fanno le grandi opere, ma perché decine di persone competenti, capaci, con un gran livello di consapevolezza sono state coinvolte e hanno potuto portare lì il proprio punto di vista e lo hanno visto accogliere. Da anni che il Sindaco di Venaus propone a tutti gli Enti locali l'interramento della linea storica, e per anni è stato inascoltato e ridicolizzato. Sono anni che la Comunità montana Bassa Val di Susa propone l'attraversamento in sponda destra come soluzione alternativa all'attraversamento in sponda sinistra, e per anni la Comunità montana Bassa Val di Susa è stata ridicolizzata così come il suo Presidente, preso per un visionario. Il movimento "No-TAV" e molti Sindaci della Gronda nord ovest da anni sostenevano la necessità di utilizzare l'interporto di Orbassano e quindi di usare un'infrastruttura già esistente e oggi fortemente sottoutilizzata: e anch'essi sono sempre stati considerati dei visionari.
Ora tutti quei visionari, tutti quei matti, tutte quelle persone che erano contro il progresso e la tecnologia non dicono "abbiamo vinto!", non urlano alla vittoria del loro punto di vista; chiedono però che nessun altro adesso, in forza del fatto che lentamente, passo dopo passo, si sta cercando di raggiungere un obiettivo finale che è quello della condivisione di un progetto, in qualche modo inviti ad accelerazioni e si faccia carico di essere il più avanzato e il più accanito sostenitore della necessità di costruire l'opera. Chiedono che sia rispettata la democrazia, ovvero il metodo utilizzato in questi anni per affrontare questo tema. Un tema che ha poco a che vedere con la politica, ma ha a che vedere con l'ambiente, con i tecnicismi infrastrutturali, con l'ingegneria, con l'impatto sociale e ambientale che quest'opera avrà sicuramente in quella valle. Chiedono che sostanzialmente si possa andare avanti in quest'operazione lenta, ma decisa, nel definire le modalità per giungere ad una decisione definitiva rispetto alla costruzione dell'opera. E chiedono anche un'altra cosa garanzia fondamentale per chi ha conoscenze ingegneristiche (ce n'è molti fra i vostri banchi, a partire dal Capogruppo Burzi), ovvero chiedono che il progetto inizi a essere realizzato dalla Bassa Valle, da Torino, in modo tale che man mano che si va avanti nelle opere di scavo il materiale di scarto possa essere trasportato via con il minimo impatto in termini di camion e di infrastrutture che in qualche modo metterebbero in condizioni di disagio le popolazioni per almeno 20 anni.
Noi dobbiamo stare molto attenti. Il Governo tedesco ieri ha deciso di sostenere nuovamente l'impatto che la crisi ha sull'economia tedesca stanziando 18 miliardi di euro. La Cancelliera Merkel ha detto che è uno dei più grandi sostegni che la Germania ha attuato negli ultimi 40 anni al sistema delle imprese e dell'economia.
Ora, l'opera di cui noi stiamo discutendo, alla fine dell'ambaradan complessivo, costerà circa 20 miliardi di euro. Parliamo dunque di cifre di quest'entità e parliamo di quest'entità di numero di anni in termini di operatività di mezzi d'opera che scaveranno, bucheranno, interreranno costruiranno linee elettriche, rimoderneranno completamente la Valle di Susa. Quando noi parliamo di queste cose, dobbiamo avere la consapevolezza che non si può fare tutto con la fretta, con la fregola di avere le trivelle in azione, gli ingegneri che comandano squadre di operai che rivoltano un territorio già pesantemente infrastrutturato. Dobbiamo permettere che la politica del fare, quella indicata dagli amministratori della Valle di Susa, possa prendere pienamente corpo e possa svilupparsi nella propria e assoluta complessità positiva e risolutiva sotto molti punti di vista.
per questa ragione che considero la vittoria ottenuta dal movimento locale e dai Sindaci della Valle di Susa, come l'ultima gran vittoria del movimento ambientalista in questo Paese. L'ultima vera battaglia vinta dal movimento ambientalista è stata la battaglia contro il nucleare. Tutti gli altri movimenti ambientalisti in Italia, dal 1986 in avanti, hanno solo perso. Sono stati sconfitti dal sistema delle imprese, sono stati sconfitti dalla politica, sono stati sconfitti dal non senso di alcune opere.
Invece, questo movimento, tanto condannato come un movimento contro il progresso, in Valle di Susa ha vinto e ha vinto per tutta l'Italia indicando una strada diversa da quelle con cui il centrodestra e, in parte il centrosinistra, vorrebbe risolvere le questioni; militarizzando obbligando, non dialogando. Il dialogo, la certezza della democrazia hanno permesso di arrivare a questo punto. Ora, con la fretta, non mettiamo a rischio il lavoro sin qui svolto.
bene che il dott. Virano ci abbia ripensato. È bene che riparta il lavoro, ma diamo il tempo perché tutti i nodi vengano sciolti e perch tutte le persone siano convinte e coinvolte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Volevo chiederle una copia degli interventi dei colleghi di centrosinistra. Avrei piacere di inviare e dare copia degli interventi a tutti i cassaintegrati e ai lavoratori delle azienda ferroviaria Alstom di Savigliano. Credo che a loro faccia molto piacere sapere che cosa dite della TAV.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



(Commenti del Consigliere Toselli)



PRESIDENTE

Certamente, collega Toselli. La sua è una richiesta ufficiale, oltre che agli atti. Il tempo di predisporla e le sarà fornita copia dell'intervento. Prego, collega Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Spero che il mio intervento venga trasmesso al Consigliere Toselli, in modo tale che i lavoratori sappiano un po' qual è il quadro del dibattito in questa Regione.
Oddio! Non per colpa della maggioranza, ma quest'Ente che ci troviamo ad amministrare ormai sembra voler e poter discutere solo più di TAV e di Alta Velocità. È bene che i lavoratori sappiano che noi periodicamente parliamo di TAV, che periodicamente discutiamo di TAV, che periodicamente dedichiamo minuti, ore, mattinate, giorni, alla TAV, che le alleanze politiche avvengono sulla base della TAV, in modo tale che i lavoratori sappiano che forse quelli che loro credevano i loro problemi, non sono tali, sono secondari, perché il problema più grande, la cosa più importante di cui noi dobbiamo discutere e su cui si muove il centro politico e il cuore politico piemontese è la TAV, una parola che ormai ci esce anche dalle orecchie.
una discussione che ormai, penso, ci ha annegato tutti, anche nelle banalità spesso e volentieri, per fare lunghi voli pindarici, con verbali che poi ci portano sempre al punto di partenza, vale a dire che è necessaria, fondamentale, utile, unica, importante... Praticamente, sono tutti tecnici, tutti esperti di infrastrutture dei trasporti.
bello! È bello anche questo. È giusto che sia così, che questa nostra esperienza sia messa a disposizione di tutti quanti, dei cittadini e del pubblico che ci ascolta.
Quindi, da sinistra radicale, che io oggi chiamerei "sinistra cosciente", credo sia opportuno, per l'ennesima volta, dire nuovamente la nostra su quest'argomento cui potremmo dedicare dei libri (tra l'altro qualche libro è già uscito). Potremmo dedicare pagine e potremmo dedicare tanti capitoli della politica piemontese, sperando che la TAV, nel frattempo, non covi anche l'influenza, perché è talmente miracolistica che può anche darsi che un domani scopriamo che, parlando solamente della TAV possiamo guarire anche da qualche virus influenzale, perché alla TAV è affidata ormai la sorte di tutti quanti noi del Piemonte, a prescindere dalla sua volontà, a prescindere dalle priorità che i cittadini hanno.
Una cosa che mi fa sorridere è la difesa che alcune parti fanno minoranza e centrodestra, che ci costringono regolarmente a discutere di questo tema - a parole, di questo progetto che, fra l'altro, sulla carta non c'è ancora, che risale ad un po' di anni fa, all'epoca del primo progetto TAV. Questo va detto.
Adesso scopriamo che è dogmatico, ideologico: è la sinistra cosciente o forse qualcun altro. La stessa forza, la stessa veemenza di difesa del progetto TAV fu versata proprio dai banchi alla mia sinistra, su un primo progetto che si ritenne poi un progetto mal fatto, inutile, addirittura scandaloso per alcuni aspetti. Un primo progetto che costò molto. Tra l'altro, si scoprì poi, grazie all'Osservatorio condotto dal dott. Virano in cui furono presenti tecnici anche di parte e Sindaci della popolazione della Valle di Susa, che era un progetto fatto con il classico tratto di penna: si apre una cartina, si tira una riga, arancione o rossa, a seconda dei tratti, e con quella si delinea quello che sarà il tragitto, il percorso della TAV! Si tratta del primo quaderno di un Osservatorio che nasce, lo ricordiamo, in un momento particolare, molto particolare, perché non si è mai discusso così tanto. Io, di TAV, sento parlare dal 1990. Ricordo le prime cartoline di "alta nocività", ricordo le discussioni e ricordo anche i danni che quella Valle visse anche come devianze, a volte purtroppo anche di Stato, che avvennero da quelle parti. Da allora, se ne discusse così: a spizzichi e bocconi.
Qualche anno fa la Valle subì, suo malgrado, una grande militarizzazione, perché all'epoca c'era un Governo guidato da un Primo Ministro che si chiamava Berlusconi, che pensava che probabilmente con l'occupazione militare della Valle si risolvessero i problemi. Ebbene, quei problemi furono risolti, ma grazie ad una struttura dove si invitava al dialogo, che era l'Osservatorio, in cui ci si confrontava sulle necessità sulle opportunità di quella vecchia linea, su quali tracciati eventualmente costruire se la TAV fosse stata ritenuta opera giusta e imprescindibile per la nostra economia.
Ebbene, uno dei più importanti risultati che quell'Osservatorio ha prodotto è il primo quaderno in cui - guarda caso - quel gruppo di uomini e tecnici stabilirono che il primo tracciato era costoso, inutile, dannoso e a dir poco, fatto con i piedi, male, molto male. Stabilì anche con il primo quaderno che la linea storica era assolutamente ancora in una fase di "sottosviluppo". Avevamo molto da poter dare e da poter esprimere, a fronte di politiche di incentivazione di quel mezzo: non solo con parole, ma anche con atti normativi o delibere idonee a questo risultato.
Quindi, un tavolo che noi, inizialmente, avevamo criticato perch temevamo potesse essere una forzatura, cioè uno specchio per le allodole.
Si dice che si crea un tavolo di confronto nel quale arrivare, forzare accelerare e fare l'opera, quindi, dove individuare mezzi di persuasione nei confronti del dissenso.
Ebbene, questo tavolo ha retto finché le pressioni politiche non lo hanno minacciato perché periodicamente, come in una vecchia telenovela scopriamo che periodicamente quel tavolo è obbligato ad accelerare perch arrivano i finanziamenti europei che poi non sappiamo individuare né capire dove siano. Arrivano i finanziamenti dello Stato, arriva qualsiasi altra cosa che accelera e fa entrare pesantemente la politica, come in quest'ultima occasione, obbligandolo ad accelerare, a fare forzature e a svilire un ruolo che già noi criticavamo ma che poi diventa, a tutti gli effetti, un ruolo pericoloso per lo stesso dialogo.
Tutto questo, naturalmente, prescindendo da qualsiasi cosa prescindendo da critiche, prescindendo anche da una conduzione da buon padre di famiglia di quella che è la cosa pubblica, perché noi crediamo forse in maniera un po' antiquata ma moderna, credo che le opere pubbliche intese come concetto di creare lavoro, era un pensiero settecentesco o ottocentesco: grandi cantieri per offrire lavoro, con opere che, magari qualche tempo dopo, sarebbero risultate totalmente inutili. Ma lo abbiamo vissuto ancora nel recente passato italiano, per cui non è una gran novità.
Crediamo, invece, che le grandi opere si debbano accompagnare ad un'analisi seria dei bisogni di un territorio nel suo insieme (quindi l'Italia e l'Europa); occorrono infrastrutture che diano risposte immediate e certe, non utopistiche; infrastrutture che reggano tutti i vari step della loro prova di tenuta ai fatti; infrastrutture che diano risposte ai cittadini, al mondo economico e a tutta quella complessa società che regge la nostra Regione in particolare.
Occorre, cioè, quella che potrebbe essere definita come la conduzione del "buono padre di famiglia", termine un po' antiquato che il diritto ancora usa, ma che in politica non sempre viene colto.
Investiamo, quindi, nel progresso. Crediamo nel progresso. Ma in un progresso utile, non in un progresso dannoso.
In questo momento, non intendo fare la classica "tiritera" sui pendolari, ma stiamo discutendo di un problema che non fa i conti con alcune realtà: che con la nevicata di qualche giorno fa il sistema ferroviario piemontese è rimasto bloccato. Il collega Dalmasso è rimasto bloccato a Cuneo, tanti altri non sono riusciti a prendere il treno dopo la nevicata. Veniamo a sapere che i pendolari hanno costituito dei Comitati che lamentano un sistema ferroviario che fa acqua da tutte le parti.
Si apprende da La Stampa - quindi non da organi di informazione insurrezionalisti o eversivi - che con 400 milioni di euro potremmo risolvere, o perlomeno tamponare o migliorare, il sistema pendolaristico dando così una risposta infrastrutturale ai cittadini e all'economia offrendo, cioè, ai cittadini un servizio essenziale e consentendo all'economa di trasportare, anche nel piccolo, le proprie merci. Questo è un aspetto che l'Assessore conosce bene e che ha anche avallato in una sua dichiarazione resa ai giornali.
Non è un buon padre di famiglia quello che attiva dei percorsi molto cari che portano a poco, se non previo accertamenti che facciano sì che si metta in discussione tutto il sistema trasportistico piemontese, si analizzi qual è il miglior vantaggio e il minor costo per la nostra Regione e si avviino le opere che vanno a completare un sistema che oggi è molto lacunoso. Poi si potrà parlare anche di altro, ma questo è il primo passo importante, da cosciente.
Vi sono, poi, le decisioni campanilistiche. La vicenda TAV è certamente particolare: il buon padre di famiglia non è neanche quello che magari individua nello scalo di Chivasso, solo per qualche voto in più, un nodo fondamentale, com'è stato fatto qualche tempo fa non dal centrosinistra, se ricordo bene.
Non è un buon padre di famiglia quello che avalla un progetto che è sotto inchiesta continua da parte della Magistratura. Non è un buon padre di famiglia quello che, acriticamente, avalla un progetto che ha conosciuto anche lo "scandalo del cemento". Ricordo, a tal riguardo, che tempo fa sono stati pubblicati parecchi articoli in merito al cemento che si sbriciolava nei pilastri TAV grazie a Italcementi, coinvolta in un processo piuttosto particolare di appalti.
Non è un buon padre di famiglia quello che non verifica gli appalti di questa grande opere, che, come tutte le grandi opere, sono incontrollabili.
E neanche quello che promettere lavoro locale - sappiamo tutti che senza una legge apposita non si possono bandire appalti che diano lavoro locale in quella zona - come ulteriore atto di favore verso quelle popolazioni.
Insomma, occorre trasparenza. Bisogna prendere atto che la Corte dei Conti ha indicato nel debito delle Ferrovie 44 miliardi di euro, signori colleghi Consiglieri, che equivalgono ad un bilancio, tutti addossasti allo Stato, in gran parte grazie alla TAV.
La sinistra cosciente - noi radicali - invita questa Assemblea a meditare bene, a riflettere su uno dei problemi attualmente sul tappeto (sebbene non sia il principale) e a valutare, da buon padre di famiglia questo progetto, inserendolo in un sistema trasportistico piemontese che quello sì! - ha bisogno di interventi rapidi, precisi, puntuali e magari anche meno onerosi.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bossuto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Se tutti riuscissero a pronunciare il mio cognome come fa lei Presidente, sarei un po' più contento!



PRESIDENTE

Chissà quanti voti, a quel punto! Meglio lasciar perdere.



SCANDEREBECH Deodato

Purtroppo questa mattina non ero presente perché mi trovavo in due mercati - sono ancora infreddolito e le mie mani sono ancora bloccate! dove il "film" era completamente diverso da quanto viene solitamente rappresentato. Come se non bastasse, vi devo preannunciare che una troupe della Rai è stata picchiata. Io sono salvo e integro, ma è dovuta intervenire la Polizia.
Questo per descrivervi il film fuori da quest'aula; qui sembra che si faccia fantapolitica.
Confesso di fare fatica, dopo questa mattina (mi riferisco nuovamente a Mirafiori e a piazza Bengasi), arrivare aula e sentir dire che è un misfatto fare qualcosa, sentir dire da colleghi che stimo moltissimo (mi riferisco sia al collega Robotti che al collega Bossuto) per la loro serietà, per la loro dedizione al ruolo che svolgono...
Tuttavia questa mia stima si trasforma in altrettanta contrarietà verso le loro idee rispetto alle mie, che scaturiscono non da una posizione partitica, quindi non da quanto sostiene l'UDC o, in passato, la Casa delle Libertà. Questa mia analisi scaturisce dalla realtà e dalle esigenze trasportistiche attuali.
Presidente Gariglio, Vicepresidente Placido, chiedo almeno a voi di ascoltare, perché se non ci capiamo nemmeno fra noi, è finita! Già i cittadini non ne vogliono sentir parlare: facciamo almeno finta di ascoltarci.
Se coloro che non vogliono la TAV hanno presentato un progetto che si chiama "Fare", facciamo! Facciamo qualcosa! Non andiamo a protestare dicendo, da una parte, che presentiamo un progetto che si chiama "Fare" e dall'altra parte, portiamo avanti azioni politiche che nella realtà equivalgono a "non fare". Si fa o non si fa? È questo che vorrei capire.
Siamo partiti dal 1995 - quando sono arrivato in quest'aula - parlando di inquisiti e di scandali nella sanità e del progetto Alta Velocità.
Siamo all'inizio del 2009 e continuiamo a parlare di Alta Velocità (anzi, adesso si chiama Alta Capacità).
Ragazzi, amici, colleghi, di cosa stiamo parlando? La gente ha bisogno di risposte concrete.
Guardo il mio amico dei Verdi (peraltro, un collega di mio fratello che è in Puglia) e se penso a quanto hanno fatto, al disastro ecologico e ambientale che hanno prodotto i partiti del "No", mi viene spontaneo chiedere: "Di che cosa stiamo ancora parlando? Da dove prendete il coraggio per continuare a dire che l'Alta Velocità (o l'Alta capacità), il progetto Fare o l'Osservatorio del dott. Virano (o di chiunque sia) non si devono fare?" È questo che non capisco. Non lo capisco, e mi metto nei panni della Presidente Bresso, del Sindaco di Torino, del candidato Presidente della Provincia, Saitta e di coloro che gestiscono questa politica e le relative iniziative.
Mi chiedo, allora, come facciamo a dare delle risposte ai cassaintegrati, al precariato, a tutto ciò che è sviluppo e occupazione vero problema da affrontare, anche se in parte abbiamo tentato di farvi fronte con il bilancio preventivo e con la finanziaria - che non vogliamo affrontare l'Alta Velocità?" Attenzione, però: Alta Velocità con al primo punto il progetto "Fare", al secondo il rispetto del territorio dell'ambiente, della salute dei cittadini, per poi costruire quanto di interesse collegiale, nazionale, collettivo.
Ieri sera ho visto in televisione, su Rai 1, un film girato a Torino: belle scene, bello, commovente, molto emozionante. Il film che ho visto questa mattina ai mercati è quello più reale e concreto, che deve farci riflettere e ragionare. Ma il film che vedo qui non lo capisco; non lo capisco! Mi chiedo: perché non capisco! Ditemi: devo prendermi un'altra laurea? Ho la laurea in Ingegneria, ho i diplomi di scuola media e superiori, sono laureando in architettura: devo prendere un'altra laurea? Giurisprudenza o scienze politiche? Perché non capisco! Non capisco! Mentre capivo benissimo quanto dicevano, questa mattina. i miei compaesani: in georgense, in albanese, in castriota, tutto quello che...



PRESIDENTE

Collega, possibilmente in italiano.



SCANDEREBECH Deodato

Non capisco, in italiano, questo film del "non fare".
Il mio amico e collega Burzi mi ha criminalizzato, prima delle vacanze natalizie, per aver votato il bilancio preventivo e la legge finanziaria lo farò sempre nell'interesse del cittadino, ogni volta che qui ci sarà un documento da votare - adesso chiedo fermezza e determinazione, una risposta chiara: non palate di sale, non con palate di neve, non con palate di sabbia, ma risposte concrete da parte di questa Giunta! Assessore Borioli, lei che è un Assessore autorevole - le auguro personalmente e amichevolmente di non inciampare in un'avventura come quella vissuta questa mattina dalla troupe di Rai3 - ci dica qualcosa di nuovo nell'anno 2009, appena iniziato. Non possiamo continuare, con i nostri ordini del giorno, a sollecitare il fare, a sollecitare una proposta concreta su un'opera avviata nel 1995, 14 anni fa! Non possiamo! Siamo ridicoli! Questa mattina chiedevo alla gente che cosa pensava di questo o di quell'altro e questi mi rispondevano di non pensare niente di quello o di quell'altro, ma che noi politici non siamo capaci a fare niente, che noi politici abbiamo rotto l'anima! Qualsiasi cosa chiedevo la risposta era: "Voi politici ci avete stancati".
Cerchiamo di dare una risposta concreta, perché non sono orgoglioso o contento del fatto che questa mattina abbiano picchiato questa troupe della Rai e che, per il momento, non abbiamo ancora toccato me. Io sono preoccupato del qualunquismo, che nasce quando noi non diamo risposte concrete, quando ci facciamo strumentalizzare e ricattare politicamente da alcune forze politiche, che nemmeno sanno perché fanno opposizione - questa è la mia personale convinzione. Se sapessero cosa pensa la gente, sarebbero i primi a agguantare 100 mila posti di lavoro, visto che si proclamano i difensori dei diritti dei lavoratori, previsti costituzionalmente. Non capisco perché, invece, sono i primi a vendersi il progetto dell'Alta Velocità.
Se fossi in loro, in maggioranza - opposizione della maggioranza quale primo atto, prenderei tutte le cose importanti e me le venderei davanti ai cittadini, le farei battaglie mie. Io non sono una persona indottrinata politicamente, come altri miei colleghi, però mi comporterei così; è questo di cui ha bisogno la gente, non è quello che vuole, è quello di cui ha bisogno.
Da domani non possiamo più fare utopia, demagogia, vendere un prodotto prometterlo e non riuscire a darlo ai cittadini. Dobbiamo fare qualcosa perché quello che non fate voi, di conseguenza, si ribalta automaticamente su tutti: è questo che mi preoccupa. Mi preoccupa il fatto di non avere più quella credibilità che i cittadini vorrebbero avere nei confronti dei politici, ma che noi non possiamo riscuotere, perché, purtroppo, ad oggi siamo nell'incapacità di dare risposte.
Rivolgo un appello a tutti i miei colleghi: non va bene l'ordine del giorno presentato? Facciamone un altro, ma influite positivamente su questa Giunta, affinché questa Alta Velocità parta il prima possibile. Poi si prevedranno i procedimenti preventivi per evitare il deterioramento dell'ambiente e della salute dei cittadini.
In precedenza, ho sentito qualcuno che sosteneva che politicamente ci sono state delle risposte: le elezioni politiche hanno dimostrato che tutte le forze diverse dai "No TAV" hanno avuto la stragrande maggioranza dei voti.
Allora, una volta tanto, cerchiamo almeno di rispettare la volontà popolare, tralasciando gli interessi partitici e dei singoli Consiglieri regionali o dei singoli eletti sul territorio, i quali vogliono costruirsi un alibi o una bandiera - tipo vecchio modello Boss - per costruirsi un partito personale.
Ho avuto modo di leggere sui giornali che dal territorio partiranno nuovi partiti per essere presenti nelle prossime campagne elettorali.
Questo è quanto c'è di peggio nella politica; noi dobbiamo sconfessare questo modo di fare politica e contrastarlo; ma anche le persone che rappresentano i partiti della sinistra devono essere contrari a questo modo di fare politica, a questo nascere di nuovi personaggi politici: ce ne sono già abbastanza...



PRESIDENTE

Collega Scanderebech!



SCANDEREBECH Deodato

...evitiamo l'elitarismo, lavoriamo in squadra, nell'interesse dei cittadini.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Scanderebech.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Su questo argomento è vero quanto abbiamo già detto parecchie volte perché ne discutiamo da parecchio tempo.
Io sono di formazione ambientalista; il Consigliere Scanderebech, che è intervenuto prima di me, ha ricordato i danni, a suo dire, del cosiddetto Partito del Nord. Certo che, adesso, trasformare in capro espiatorio chi non è concorde e chi solleva dei problemi, è un'abitudine abbastanza semplice. Io dico che gli ambientalisti sono succubi incolpevoli della sindrome di Cassandra, la quale è stata accusata di portare danni quando invece, lei, semplicemente, li aveva previsti: e se l'avessero ascoltata il danno non sarebbe arrivato.
Credo che davvero gli ambientalisti abbiano questo destino nel loro karma, pensiamo alle polemiche sollevate in questi giorni sul fenomeno dei ghiacci, che si sciolgono o non si sciolgono, e a tutti coloro che, accorsi all'idea di prendere in castagna e deridere gli ambientalisti, si sono trovati a dover dimostrare che semplicemente non conoscevano l'italiano, n la differenza tra il tempo e il clima.
Relativamente a questo tema, vorrei svolgere da ambientalista una riflessione legata non all'ambiente, ma all'economia. Da tempo noi sosteniamo che la politica ha un po' perso il suo compito, che consisterebbe nel mediare tra le richieste economiche e l'impegno sociale perché primariamente le scelte avvengono sulla base di una spinta economica dei poteri forti.
stata ricordata tante volte la linea tracciata sulla lavagna per parlare di un corridoio; noi non possiamo dimenticare che ben prima di questa, che tutti ricordano televisivamente, la stessa linea era stata tracciata quando molti anni fa si era cominciato a parlare di questo collegamento. Da quel momento, si è sempre parlato di questo collegamento attribuendogli l'incarico e la responsabilità di risolvere gran parte o tutti i problemi del Piemonte - lo ricordano anche oggi i giornali, come diceva il Consigliere Bossuto che mi ha preceduto - senza mai un'analisi effettiva circa l'utilità o un confronto reale con degli elementi concreti.
Questa vicenda mi ricorda le nostre discussioni di otto anni fa relativamente a Malpensa. Se qualcuno avesse voglia di andare a prendere gli interventi che si svolgevano su Malpensa, magari quelli svolti dai Consiglieri della Lega Nord a favore delle sorti progressive e meravigliose che Malpensa avrebbe avuto, per confrontarli con quanto sostenevamo noi per lo meno sotto forma di dubbio, se non di critica, forse, adesso potremmo vedere che le Cassandre avevano ragione, ma come sempre sono loro che portano la sventura e non chi compie le scelte.
Così come su tanti argomenti che sono stati sollevati, noi riteniamo che non ci sia un totale chiarimento su quanto noi sosteniamo. Ad esempio il passaggio, da tutti auspicato, delle merci, come si dice, dalla gomma alla ferrovia, non è un passaggio meccanico. L'esempio della Svizzera andrebbe ricondotto al fatto che questo paese non è nell'Unione europea quindi può fare scelte ben precise e ben diverse dal contesto europeo; noi non potremmo fare le stesse scelte che fa la Svizzera finché siamo in un contesto europeo dove le scelte devono essere condivise dall'insieme delle nazioni.
Non solo, bisognerebbe anche verificare la tipologia della produzione perché non basta...



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, con tutta la disponibilità e la comprensione, è complicato riuscire ad ascoltare chi sta intervenendo. Grazie.
Prego, Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Questo è forse anche un segno del fatto che, purtroppo, ognuno ascolta se stesso e tende a non ascoltare gli altri.
Anche il discorso del passaggio delle merci dalla gomma al ferro non è così semplice, perché sono coinvolti i sistemi produttivi, quelli che non fanno più immagazzinaggio, ma fanno immagazzinaggio sul trasporto.
Non è così semplice spostare le merci solo perché si fa una linea.
Inoltre bisognerebbe verificare quante sono le merci di origine alimentare che viaggiano sui Tir e spostarle sul ferro; ed è un problema che, in ogni caso, non sarà facilmente risolvibile.
I Consigliere Dutto ha fatto delle giuste annotazioni di tipo geografico sui dislivelli. Se ci vogliono le soluzioni, queste ci sono, se non si è pregiudizialmente a favore di un certo tipo. Ad esempio, in Germania stanno studiando da tempo nuovi sistemi di trazione, per cui i maggiori dislivelli possono essere affrontati, e quindi non sarebbero un problema.
Credo che oggettivamente ci sia ancora qualche problema sulla definizione tra alta velocità e alta capacità, perché ancora oggi non si sa bene se la nuova linea servirà solo per i passeggeri o per i passeggeri e per le merci. Inoltre se servisse per passeggeri e per merci, ci sarebbe da verificare quando e come si farebbero le opere di manutenzione nel poco tempo che rimarrebbe.
Su tutti questi elementi c'è un velo di imprecisione, di incertezze e lo stesso discorso fatto sul "fare", che il collega Scanderebech traduce in fare e quindi "facciamo", significherebbe "Ferrovie Alpine Responsabili ed Efficienti" ed arrivava ad una conclusione un po' diversa da quella che forzava invece il Consigliere Scanderebech.
Infine, noi ambientalisti abbiamo un occhio anche per quanto riguarda il discorso sociale. Richiamo quanto ha detto il Consigliere Bossuto; la Corte dei Conti italiana, quindi non facinorosi ed estremisti, ha detto che in Italia la gestione dell'alta velocità, quella realizzata, ha rappresentato un "buco" economico per lo Stato e per tutti i contribuenti.
Non è questione di mancanza di stima o di fiducia in coloro che parlano dell'alta velocità, però questi sono i dati oggettivi che abbiamo davanti.
Noi italiani siamo particolarmente bravi in queste cose, e lo dice la Corte dei Conti, non lo dice un pericoloso estremista e facinoroso. Come ricordava il Consigliere Botta, chi presentava dei dubbi e delle critiche su questo progetto, ha sempre portato dei documenti oggettivi, ha sempre cercato di portare la discussione su dei principi concreti. Noi chiediamo semplicemente di continuare la discussione su degli eventi e degli argomenti reali e concreti.
Non ci sembra che sia stato possibile avere un vero dialogo, non solo e soprattutto con la parte politica, ma anche con la parte economica, che come si vede sui giornali di oggi, mette pregiudizialmente ed acriticamente l'idea di un progetto come il futuro di una Regione, senza scendere in un'analisi più seria che noi, da anni, ormai chiediamo.
Concludo col fatto che, come ricordava il Consigliere Bossuto, non credo che il paragone tra quanto avviene sulle ferrovie regionali e quanto avviene sulla TAV sia così improponibile, perché gli stessi utenti delle ferrovie regionali, ad esempio a Milano, hanno proprio fatto chiaramente una protesta legata a questo concetto. Si spendono soldi in progetti, in idee e in linee che servono per un certo tipo di utilizzo; quelli che usano tutti i giorni il treno e che sostengono l'attività produttiva della Regione sono costretti a situazioni insostenibili che arrecano un grave danno all'economia.



COTTO MARIANGELA


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Muratori" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Muratori" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
State assistendo alla discussione sull'ordine del giorno presentato in relazione alle dimissioni del Presidente dell'Osservatorio tecnico sulla TAV.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale relativamente a "Osservatorio Tecnico TAV" (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Credo non occorra essere qualunquisti per affermare che, dopo quattro anni di attività in Consiglio regionale, ridiscutiamo della TAV senza peraltro avere alcuna certezza di carattere amministrativo ed anche finanziario che quest'opera venga effettivamente realizzata.
Certo si sono fatti passi in avanti per quanto riguarda l'approccio con le popolazioni locali; tant'é vero che noi nel nostro ordine del giorno nel ribadire la fiducia all'architetto Virano, chiediamo di proseguire questo tipo d'attività.
Abbiamo chiesto con un ordine del giorno estremamente chiaro e semplice, che non si può prestare a nessuna strumentalizzazione, di ridare fiducia al dott. Virano - cosa che peraltro verrà confermata nelle prossime ore in modo ufficiale - ma soprattutto chiediamo al Governo di affidare al dott. Virano maggiori responsabilità, per proseguire nel suo lavoro ed anche per far sì che l'Osservatorio, ad un certo punto, smetta di "osservare" e si trasformi in qualcosa di diverso, se possibile.
Non mi stupisco delle posizioni dei Consiglieri di Rifondazione comunista o dei Verdi, coerenti con quanto hanno ripetuto in questi anni.
Mi stupisco invece di alcune posizioni non proprio chiare dei Consiglieri del PD; credo che non occorra una laurea, come ha affermato in precedenza il collega Scanderebech, per capire che qualcuno ancora si attarda nell'affrontare in modo chiaro e risolutivo la vicenda della TAV probabilmente lo fa strumentalmente per mantenersi un certo bagaglio di consensi in un'area politicamente difficile come quella della Valle di Susa.
Occorrerebbe essere più chiari, osare di più, anche a costo di essere impopolari. Ecco perché giudico poco chiaro l'ordine del giorno presentato dai colleghi del PD e, in modo particolare, della maggioranza più moderata.
Credo che tale documento non chiarisca assolutamente nulla: addirittura, nella parte deliberativa, non si chiede nemmeno che il dott.
Virano sia confermato nella propria responsabilità, nella propria carica.
Si limita a parlare di legge-obiettivo - che fortunatamente verrà recuperata nell'ambito dell'Amministrazione Pubblica italiana - e invita lo Stato e la Regione ad intraprendere con tempestività un nuovo accordo sulle intese istituzionali che riguardano le infrastrutture. Ma questa è aria fritta! Non dite con chiarezza che il dott. Virano deve proseguire il proprio lavoro, anche se ne apprezzate il compito fin qui svolto; ne prendete quasi le distanze. Dunque, l'ordine del giorno del Partito Democratico e altri (chiamiamolo così) è un ordine del giorno che attende: cosa? Occorrerebbe che ognuno si assumesse le proprie responsabilità: rischiamo di perdere un'occasione, anche di fronte all'opinione pubblica se non approviamo un documento unitario. Certo, parte di voi sicuramente non è d'accordo, e vi comprendiamo; non abbiamo nulla da rimproverarvi perché siete coerenti con posizioni che avete sempre espresso, ma agli altri chiedo: questa non era forse l'occasione per dare al dott. Virano allo Stato e al Governo un segnale forte che il Piemonte vuole quest'opera? Ho la sensazione che, ancora una volta, faremo il gioco delle parti: ognuno voterà il proprio ordine del giorno, dando un segnale poco chiaro al Piemonte, che invece attende una risposta.
Mi ha fatto piacere che il collega Bossuto abbia parlato dell'800, ma nell'800 le opere le realizzavano, tant'è vero che in provincia di Cuneo attendiamo il raddoppio del Colle di Tenda, che, se non sbaglio, è stato realizzato nel 1878. Oggi, per ottenerne il raddoppio dobbiamo aspettare di Conferenza intergovernativa in Conferenza intergovernativa, che qualcuno finalmente decida. Riferendomi all'Asti-Cuneo, mi ha fatto piacere stamattina ascoltare alcuni colleghi che rimproveravano Martinat o Lunardi per le loro intemperanze, perché chi fa il proprio mestiere, cioè sta al Governo e chiede di realizzare un'opera, viene preso poco in considerazione se non grida. In quel caso hanno gridato ed è successo quello che è capitato.
Voglio ricordare un fatto, che è di queste ore e uscirà sui giornali dei prossimi giorni: i progetti per ultimare l'Asti-Cuneo, la famosa autostrada che attende di essere completata, devono essere ricertificati riproposti e portati nuovamente in sede di Conferenza dei Servizi, perch l'allora Ministro dell'ambiente, Pecoraro Scanio, aveva rilasciato il nulla osta con ritardo, facendo decadere i progetti a suo tempo approvati.
Evidentemente c'è qualcosa che non funziona: dobbiamo renderci conto che la politica ha gravissime responsabilità, che alcune volte stanno da una parte e altre volte stanno dall'altra.
evidente che il "fare" di cui si è parlato è quel "fare" gradito ai cittadini che poi votano, e mi sembra che il risultato ottenuto alle elezioni sia stato chiaro, molto più chiaro dell'ordine del giorno che oggi la maggioranza si appresta ad approvare in Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Ritengo occorra avere la consapevolezza che, in una situazione di criticità come quella che stiamo vivendo, non è che ad una Regione venga regalato qualcosa o venga prestata un'attenzione particolare rispetto ad un'altra.
Se vogliamo le infrastrutture, se vogliamo gli investimenti, dobbiamo lavorare intensamente, forse più intensamente del passato e con maggiore determinazione, per creare condizioni procedurali ed operative tali da poter avviare l'intervento stesso.
chiaro che, in un regime di risorse limitate, le scelte andranno sempre più verso la cantierabilità. Quindi, il problema, dal punto di vista strategico, è non bypassare la nostra Regione. Ricordo che per quanto riguarda il Corridoio 5, o il Terzo Valico, ci sono implicazioni internazionali.
Siamo in una fase in cui la penuria di risorse fa sì che coloro che si attardano o fanno "melina", come accaduto in passato, rischiano maggiormente di essere penalizzati. Noi non vogliamo questo; noi vogliamo che si vada di pari passo con lo sviluppo delle reti infrastrutturali, così come fanno le altre Nazioni europee. Tanto più: dobbiamo essere attenti alle altre Nazioni europee, visto che siamo la regione di diretto confine con la Francia, la Svizzera e buona parte dell'Europa. D'altronde, abbiamo dei precedenti: avendo ormai i capelli bianchi, posso ricordare le polemiche, negli anni Sessanta e Settanta, sull'eccessiva proliferazione di autostrade nel nostro Paese, tant'è che per 10 o 15 anni c'è stato uno stop. Allora si diceva - parlo dei discorsi della gente comune, alla quale faceva riferimento il collega Scanderebech - che si costruivano le autostrade per fare piacere ad Agnelli! Dopo qualche lustro ci siamo tutti svegliati, essendo stati superati dalla Francia che inizialmente rispetto a noi era un po' arretrata dal punto di vista della rete infrastrutturale stradale, abbiamo dovuto correre ai ripari con procedure di finanziamento che lasciano un po' a desiderare.
Ci sono stati momenti di grave difficoltà finanziaria, in cui siamo stati costretti a valorizzare al massimo il capitale privato, tant'è che oggi si è dovuto privatizzare il settore autostradale per arrivare al completamento di determinate tratte.
Un altro esempio può essere quello della televisione a colori: i francesi e i tedeschi si scontravano sul sistema PAL e SECAM (prevalse il sistema PAL) e noi, che eravamo all'avanguardia in quel settore (nel Nord Est c'erano aziende primarie di riferimento a livello mondiale), siamo rimasti indietro. Chi paga la ricerca applicata, la produzione, eccetera? I gruppi industriali hanno solo cambiato il tipo d'interesse e d'investimento, ma a pagare è la gente. Sì è vero, probabilmente c'erano spinte accelerative eccessive da parte di alcuni - e lo dice uno che è stato Assessore all'ambiente - occorreva guardare meglio, perfezionare le norme, attuare le valutazioni d'impatto ambientale, al fine di rispettare l'ambiente: però sono passati anni! Si afferma che i costi aumentano e, se aspettiamo ancora un po', aumenteranno ulteriormente, ma chi paga? Chi è responsabile di questi ritardi? Qualcuno ha tentato una difesa d'ufficio imputando le colpe ad alcune situazioni che possono anche essere reali alcune sono paradossali, però, attenzione, credo che invece di attardarci in operazioni di questo tipo, se veramente vogliamo fare gli interessi del Piemonte, se veramente la stragrande maggioranza delle forze politiche che siedono in Consiglio sono orientati nella determinazione di non frapporre più ostacoli che impediscano concettualmente la realizzazione dell'opera avviamoci verso il confronto finale, verso le soluzioni pratiche.
Consideriamo tutte le strategie realizzative, e ben vengano i tecnici, le valutazioni economiche e le concertazioni con le realtà locali, per usciamo da una situazione di discussione e di bizantinismi, di ricerca della motivazione per dire "no" e rimandare ancora in là, nel tempo, le decisioni.
Faccio un esempio, una centrale termoelettrica nel vercellese è stata messa in discussione, per un anno o due, giustamente, perché in una zona umida, dove nidifica il tarabuso, una specie di uccelli. Il problema è stato affrontato imponendo di realizzare una zona umida altrove, con caratteristiche simili, in modo da creare le condizioni perché il tarabuso potesse avere un'area dove nidificare. A questo punto, però, un conto è discutere e proporre determinate attenzioni, altro è prendere come pretesto una situazione importante, ma comunque marginale, per impedire che un'opera possa essere eseguita.
Parrebbe (lo posso anche testimoniare per conoscenza diretta) che anziché impegnarsi in organizzazioni, associazioni o singole persone per partecipare alle procedure e per dare un contributo, si passi il tempo a ricorrere all'Unione Europea per chiedere che l'Italia sia messa in mora.
Credo che tutte queste procedure non abbiano senso: in democrazia deve prevalere, ovviamente, la possibilità di dare la parola a tutti, di sentire la ragioni di tutti e di controdedurle (deve esserci l'obbligo della controdeduzione e della motivazione), ma alla fine bisogna decidere.
Diversamente, si crea un sistema che, se confrontato con altri Paesi all'interno dell'Unione Europea, avrà già perso in partenza perché, prima di arrivare a realizzare un'opera, passa troppo tempo.
E chi paga le conseguenze? In parte, coloro che volevano realizzare l'intervento; ma relativamente, perché in realtà chi subisce il danno reale sono coloro che dall'intervento (sia esso produttivo, infrastrutturale, di realizzazione di servizi pubblici o di interesse generale) potevano trarre vantaggio, sia come clienti sia come utenti o, ancora, come lavoratori.
Credo non sia un caso il fatto che ci sia, anche da parte degli elettori, un'attenzione diversa rispetto alla parte politica cui mi rivolgo (mi riferisco a tutto lo schieramento, non certo a un partito piuttosto che ad un altro), perché su certe questioni bisogna essere chiari: l'epoca dell'ambiguità su scelte di fondo è finita. I cittadini vogliono una risposta e vogliono sapere chi è favorevole o contrario. Giustamente, come è stato detto da chi è molto attento all'ambiente, bisogna procedere cautamente, provvedendo a svolgere tutti gli approfondimenti necessari, ma per "fare", per realizzare le opere.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Oggi, mi pare di avere assistito ad un dibattito in gran parte surreale, un dibattito che mi portato indietro nel tempo di sette o otto anni, quando si trattava di decidere se incontrare un Comune, o di prendere una decisione su una questione specifica. Io ho passato molti anni in Consiglio, sia come Assessore ai trasporti sia come semplice Consigliere: ho cercato di ricordare le argomentazioni degli anni passati e mi pare che fossero le stesse di oggi! Gradirei che ascoltasse anche l'Assessore Borioli.



PRESIDENTE

Stavamo cercando di incanalare il resto della discussione. Prego.



CASONI William

La mia intenzione è riportare il dibattito su un piano pratico, perch confido molto nell'opera dell'Assessore Borioli, che so essere un sostenitore dell'opera, ma dal profondo, nel senso "là è dove voglio arrivare".
Le elezioni politiche del 2008 hanno dimostrato che molti partiti hanno avuto, chi più chi meno, grandi apprezzamenti elettorali; mi riferisco certamente al PdL e alla Lega, ma anche al PD e all'Italia dei Valori altri partiti, identificati con l'ottica del "non fare", seppure uniti, non hanno superato il 3%! Una riflessione su quanto diceva il Consigliere Scanderebech. Siamo sintonizzati con l'esterno di quest'aula, oppure no? A destra e a sinistra la gente ci chiede di realizzare, di fare, di assumere decisioni, di non perdere tempo in burocrazia, siano essi elettori del PD o del proposta di legge, nell'interesse della comunità.
Alla realizzazione della Torino-Lione hanno dato il proprio assenso con deliberazioni di Consiglio e di Aula, nell'ordine: il Comune di Torino quindi il Sindaco Chiamparino, il Presidente Saitta, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte.
Ogni tanto dimentichiamo quanto definito a inizio legislatura; leggo quanto sosteneva nel suo programma la Presidente Bresso, nella prima seduta di Aula: "Completamento della Torino-Milano e collegamento TAV verso la Francia. Ribadiamo la centralità del trasporto ferroviario, per il cui adeguamento si prevedono queste nuove opere. La prima è l'Alta Velocità Torino-Lione".
Non è apprezzabile rimanere nel limbo, fare il gioco delle due parti chiedo che almeno da parte del PD ci sia chiarezza, perché anche oggi abbiamo sentito interventi che non ci sembrano perfettamente in linea con quanto dicono, per esempio, il Presidente Morgando, il Presidente Saitta il Sindaco Chiamparino e la stessa Presidente Bresso. Oggi ho sentito due interventi, quello del Consigliere Boeti e quello del Consigliere Auddino che parlano ancora di valutare la vecchia linea e se questa possa avere ancora potenzialità. Il progetto della cosiddetta "Associazione fare" prevede, nel termine più ottimistico, la chiusura dei lavori nel 2035 e invece, nel termine pessimistico nel 2048, come se l'Europa stesse ad aspettare quarant'anni che noi decidiamo se fare o non fare il collegamento con Lione.
Mi sembra veramente un dibattito che ci riporta indietro negli anni.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Collega Boeti, per cortesia.



CASONI William

Se il Consigliere Boeti ha pazienza, ci arrivo: il Governo ha già realizzato la Torino-Novara - mentre voi parlavate - e sta lavorando per arrivare a Milano.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Collega Boeti, per cortesia.



CASONI William

Ricordo che, nel 2000, la Torino-Milano e la Torino-Lione erano entrambe a livello zero, solo che da una parte c'è stata operatività dall'altra, c'è stata la vostra opposizione: e oggi siamo ancora qua! Questo il dato di fatto.



(Commenti in aula)



CASONI William

Consigliere, lei è contrario a quanto dice il Sindaco Chiamparino, la Presidente Bresso e gli altri: l'acrimonia me l'aspetto da altra parte dell'Aula!



(Commenti in aula)



CASONI William

quello che sto dicendo. Nel PD ci sono persone che lavorano contro la realizzazione di quest'opera: faccia chiarezza al proprio interno.
Bene ha fatto Morgando a dire: "Chi è contro quest'opera, non sia più messo nelle condizioni di candidarsi alle elezioni politiche".
Io apprezzo Morgando come apprezzo il comportamento di Rifondazione comunista e dei Comunisti Italiani, che hanno sempre detto: "Non ci piace chi fa il doppio gioco".
Effettivamente, c'è chi fa il doppio gioco - l'"Organizzazione fare" è un esempio - cerca di rimanere dentro, dicendo "facciamola tra vent'anni" in modo da non dire né "sì" né "no", dicendo "realizziamola a pezzi", ben sapendo che nessuno prenderà in ipotesi una soluzione del genere, quindi sostenendo una proposta che si sa già irrealizzabile. Chiedo di riflettere su questa situazione.
I due ordini del giorno collegati sono molto chiari, che hanno come oggetto le dimissioni del Commissario, dott. Virano; tra l'altro dimissioni motivate con delle dichiarazioni.
Il dott. Virano - che io apprezzo - non è uomo del centrodestra, ma di quello che io intendo centrosinistra; centrosinistra che ha voglia di lavorare e, coerentemente con quanto sostiene, di realizzare le opere per le quali anche gli elettori del centrosinistra hanno votato il PD anzich Rifondazione, Comunisti italiani od altri.
Abbiamo presentato un ordine del giorno molto lineare, che sostanzialmente prende atto delle dimissioni del dott. Virano e tiene in considerazione le sue dichiarazioni circa l'impossibilità di proseguire i lavori; tiene inoltre conto delle informazioni che il dott. Virano rese pubblicamente, sui giornali.
Il dott. Virano si è dimesso, e questo è il dato che voglio far emergere in quest'aula. Ai giornali, nel suo comunicato, ha detto: "Con l'attuale modo di procedere, non saremmo stati in grado di rispettare gli impegni presi con Palazzo Chigi e con la Commissione Europea". In sostanza annuncia che si dimette perché, con i poteri e con le possibilità che ha adesso, non riesce ad andare avanti.
Se è vero che Bresso, Chiamparino, Saitta, il PD e Morgando vogliono realizzare l'opera, allora riconfermiamo il dott. Virano come sta facendo il Governo - ne darà conferma ufficiale nel prima riunione del Consiglio dei Ministri - ma conferiamogli maggiori poteri, in modo che possa agire.
Questa mattina venivano portati alcuni esempi di chi s'impone con autorità. Il Ministro Matteoli ha affermato: "Io vengo in Piemonte anche tutte le settimane, a comunicare con tutti i Sindaci, a parlare di tutte le situazioni, però dopo il parlare c'è il fare, si decide". In pratica, ha assicurato che è disponibile a venire in Piemonte una volta il mese e partecipare alle riunioni di coloro che sono perplessi, purché entro aprile si pubblichino i bandi delle progettazioni preliminari per i sondaggi, cioè si dia la possibilità di procedere nell'opera.
Sarebbe opportuno votare un ordine del giorno meno generico di quello che ha presentato il PD. Ad ogni modo, noi non possiamo far altro che votare l'ordine del giorno del PD, anche se ci è sembrato blando, perch comunque, si esprime a favore della realizzazione dell'opera. Dopo gli interventi di questa mattina, abbiamo capito il motivo di quest'impressione. All'interno del PD ci sono persone che non concordano con il dott. Virano, con Chiamparino: ecco dunque un ordine del giorno che dice di mantenere la linea del dialogo e del confronto avviato con l'Osservatorio. Ma il dott. Virano sostiene che quel metodo non funziona: o date retta al dott. Virano o a quanto dite voi.
Il dott. Virano chiede più decisione e più sinergia proprio al PD, e Morgando dice: "Noi siamo con il dott. Virano nel chiedere più potere per realizzare quest'opera".
Allora qui il nocciolo è solo politico. Il PD dica chiaramente da che parte sta. Sappiamo benissimo - rispettiamo - da che parte stanno Rifondazione e i gruppi del "No-TAV". Peraltro, com'è già stato detto, i "No-TAV" si stanno assottigliando sempre più; ci pensano gli elettori, ho sempre detto io, perché anche in Val di Susa i voti sono sempre stati chiarissimi, a favore dei partiti che propendevano per l'opera: non prendiamo più in giro gli elettori.
A questo punto, chiedo alla cortesia dell'Assessore Borioli e del Presidente del Consiglio che i verbali di questa discussione siano mandati al dott. Virano. Voglio che i verbali di questa seduta d'Aula siano a conoscenza del dott. Virano - persona che io rispetto e del quale conosco l'obiettivo - così si renderà conto che anche in quest'Aula ci sono ancora molte perplessità non sul suo ruolo, ma sulla realizzazione dell'opera.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Larizza; ne ha facoltà.



LARIZZA Rocco

Presidente, prendo la parola solo per una precisazione e non per svolgere un intervento di 10 minuti, in quanto l'argomento è stato ampiamente discusso oggi e in altre occasioni e personalmente mi riconosco negli interventi dei rappresentanti del mio Gruppo.
Voglio solo ricordare che le discussioni che noi facciamo devono essere basate anche su un po' di memoria. Se non ricordo male, prima della Giunta Bresso ci sono stati almeno 10 anni di Giunta Ghigo - vorrei che ce lo ricordassimo - e prima dei 2 anni difficoltosi del Governo Prodi ci sono stati 5 lunghi anni di Governo Berlusconi.
Credo di avere abbastanza memoria per ricordare che la Torino-Milano è partita su iniziativa di un Ministro che si chiama Bersani; che poi il Governo successivo l'abbia continuata è un altro discorso, ma l'avvio della procedura e dei lavori è stato fatto su iniziativa del Ministro Bersani.
Ai colleghi della minoranza in Regione e della maggioranza al Governo vorrei ricordare che è inutile pensare che il limite di questo progetto sia tutto dovuto alla non volontà di qualcuno nel centrosinistra: se c'erano le condizioni materiali per avviarlo, i lunghi anni di Governo Berlusconi lo avrebbero avviato. Se il risultato di 5 anni di Governo di Berlusconi e del suo Ministro sono finiti a Venaus e hanno dovuto ricorrere all'Osservatorio, qualche ragione pratica c'è. Quindi mettiamo da parte queste polemiche e cerchiamo di prendere per buono l'impegno che tutti appoggiamo, ritenendo quest'opera indispensabile per il Piemonte e per il Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Trenta secondi e non di più, Presidente, ringraziandola.
Il Consigliere Toselli è andato via, ma sarebbe divertente vederlo portare all'Alstom gli interventi di oggi, dicendo che la crisi e le difficoltà che purtroppo l'Alstom vive derivano dal fatto che non si realizzi la TAV.
Tutti sanno che la TAV, qualora realizzata, richiederebbe parecchi anni; lo sanno tutti, come tutti sanno (ma non dicono, che il costo stimato oggi sui 20 miliardi di euro diventerà di 30, come minimo; mi pare che i motivi di crisi dell'Alstom siano altri.
In primo luogo, c'è un parco treni vecchissimo che non regge - questi giorni lo hanno dimostrato in modo molto chiaro - e che non è stato rinnovato in modo sufficiente. Il Minuetto costruito dall'Alstom non va e su 50 Minuetti costruiti nella nostra area ne stanno correndo 20, mentre 30 sono in riparazione. Lo stesso Minuetto costruito in Francia funziona, il che significa che qui ci sarà qualche problema di non poco conto.
I problemi dell'Alstom derivano da una politica ferroviaria scarsa e debole, costruita in questi anni, e dal fatto anche che con il cambio di proprietà non siano stati assolutamente rispettati gli impegni che erano stati presi. Lo sanno i Consiglieri di Cuneo, perché sono stati più di una volta all'Alstom e ogni volta si sono trovati davanti a una ditta che agendo all'estero (benché io sia europeista convinto), non ha assolutamente rispettato...



(Commenti del Consigliere Guida fuori microfono)



DALMASSO Sergio

Va bene, però...



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia!



PRESIDENTE

DUTTO Claudio (fuori microfono)



PRESIDENTE

Si rompono i treni nuovi! Sono i treni nuovi che non funzionano!



PRESIDENTE

Collega Dutto, la sua preparazione in materia ferroviaria è nota a tutti! Il materiale rotabile è fra le materie che lei conosce bene.
Prego, Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Ho una concezione della democrazia, per cui chi governa dovrebbe decidere le cose che deve fare. Pertanto, Consigliere Casoni, sono convintissimo che se governate e se siete convinti di queste cose, dovreste farle: trovate un progetto, trovate i soldi - pare che l'una e l'altra cosa manchino ancora - e non addebitate responsabilità né a forze politiche purtroppo molto piccole, né ad un Consiglio regionale che ha, su questo competenze infinitamente minori rispetto ad un Governo a livello nazionale.
Non è il Consiglio regionale - e non lo sarà neppure nella prossima legislatura - competente e determinante su questa scelta.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Dalmasso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Per solidarietà cuneese con il collega Toselli, intervengo soltanto per specificare, dal momento che condivido lo spirito dell'intervento del collega, che la valutazione sull'Alstom era di carattere più generale, e non, ovviamente, di carattere specifico.
Il ragionamento sulla TAV collegato al mondo produttivo aziendale è diverso: le interconnessioni sono note e sotto gli occhi di tutti: si tratta di un'opera che può produrre occupazione: le aziende piemontesi ne trarrebbero beneficio.
Credo che l'intervento del collega Toselli volesse essere in quest'ottica e con queste caratteristiche.
Mi permetterei ancora una chiosa generazionale, né di destra né di sinistra: sono un trentacinquenne e mi auguro di vedere la TAV.
Francamente, non me ne frega niente di chi siano le colpe o le responsabilità. Dico anche, uscendo dagli schemi del Gruppo o della collocazione politica cui appartengo, che di fronte all'opinione pubblica non ci facciamo certo una bella figura. Dire "Allora governavi tu", "Allora governavo io", "È colpa dei piccoli", "È colpa dei grandi", "È colpa dei Sindaci", "È colpa di chi manifesta", "È colpa delle minoranze che vogliono fare le maggioranze", è cosa ridicola, di cui all'opinione pubblica del nostro Piemonte non frega assolutamente nulla; scusate l'espressione colorita, ma mi sono preso questa licenza, di cui mi auguro vogliate perdonarmi.
Al Piemonte di chi è la colpa o il merito non interessa assolutamente nulla. Ciò che interessa è che oggi, dopo fiumi di parole, di inchiostro ma, soprattutto, di denaro pubblico buttato via, la TAV non ce l'abbiamo ancora. Di chi sia la colpa non si sa. Ciò non toglie che chi ne fa le spese sono i cittadini, che stanno al di fuori da quest'Aula; la nostra indennità mensile, caro collega, è indipendente dalla TAV - purtroppo. Se la nostra indennità mensile fosse collegata alla realizzazione di qualcosa di concreto, se venissimo remunerati per quanto produciamo e facciamo magari anche la TAV si sarebbe realizzata. Grazie.



PRESIDENTE

Non risultano esservi ulteriori richieste di intervento.
Comunico che sono stati presenti i seguenti atti di indirizzo, collegati al dibattito in corso: ordine del giorno n. 1143 "Dimissioni del Presidente dell'Osservatorio tecnico sulla Tav, Mario Virano" presentato dai Consiglieri Guida, Burzi Casoni, Novero, Giovine, Scanderebech, Nicotra, Lupi ordine del giorno n. 1151 "Osservatorio per la Torino-Lione" presentato dai Consiglieri Muliere, Auddino, Lepri, Manolino, Ronzani, Boeti Travaglini, Caracciolo, Placido, Pozzi, Turigliatto, Buquicchio, Ferraris Pace, Motta, Rostagno, Spinosa, Valloggia, Pizzale, Rabino, Cattaneo Larizza, Rutallo Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi, per dichiarazione di voto.
Immagino che intervenga su entrambi (vale anche per gli altri colleghi)



BURZI Angelo

Grazie del suggerimento. Avrei comunque precisato che avrei svolto un'unica dichiarazione su entrambi i provvedimenti.
Rilevo che esco piuttosto perplesso dal dibattito svoltosi attorno alle comunicazioni della Presidente Bresso di questa mattina, perché colgo aspetto che non capita spessissimo all'interno del nostro Gruppo, una totale convergenza con il collega Cirio.
Purtroppo, buona parte degli interventi di oggi, a nostro avviso (che non sarà condivisibile, ma rimane, ciò nondimeno, il nostro avviso), si sono basati unicamente e inutilmente su una ricostruzione di chi ha sbagliato di più e dove.
La categoria di mestiere cui tutti noi apparteniamo è per me estremamente nobile; ritengo che tutte le Regioni abbiano avuto un grande sviluppo da quella che io chiamo la "borghesia delle arti e dei mestieri" che non è fatta dal censo, ma dalla gente del fare, dall'umile artigiano fin su, su, al più grande degli architetti.
Attorno a questo dibattito c'é stata l'elencazione, del tutto inutile ma anche dannosa, di chi ha sbagliato di più e quando e di attribuzione di responsabilità.
Sia ben chiaro che ciascuno è liberissimo, e deve mantenere il massimo della libertà possibile, non soltanto in quest'aula, di esprimersi singolarmente come Gruppo e come partito nella maniera che ritiene più opportuna.
Certo è che rimangono due considerazioni. Per chi ritiene che quest'infrastruttura sia da fare oggi, al di là che lo fosse un anno fa dieci anni fa o quindici anni fa - perché nel tempo le opinioni evidentemente si evolvono - dovrebbe essere di assoluta evidenza che la persona che più è stata in contatto con le opportunità e i problemi - il dott. Mario Virano - ha espresso, come ha detto correttamente il collega Casoni, delle perplessità, attorno alle quali non avrebbe dovuto svolgersi a nostro avviso, un dibattito su imputare la colpa e quando questa sia avvenuta, ma su cosa possiamo fare noi. affinché queste perplessità, per le parti che condividono l'ottica del fare, vengano ridotte, annullate e perché no, certamente accelerate. Perché se una cosa è utile, prima la si fa e meglio è.
In secondo luogo, in quest'aula, che frequento da un certo numero di anni (non certo dalla fondazione come il collega Leo e Cavallera, ma non da tantissimo tempo dopo), ci sembra di aver dato esempi sufficienti, sia in termini di leggi o provvedimenti, sia soprattutto tecnicamente - avendo rispetto delle parole che diciamo e che scriviamo - di quando siamo interessati e disponibili a collaborare, sia di quanto siamo critici o anche, perché no, irriducibilmente critici.
Nel nostro ordine del giorno non vi é una parola di critica al Governo dell'attuale Amministrazione regionale, che siamo orgogliosi di non aver votato (all'epoca eravamo in minoranza, ma se votassimo oggi, sono sicuro che saremmo in maggioranza), ma di sicuro le responsabilità dei dieci anni precedenti ce le assumiamo tutte. Ma degli ultimi tre anni e mezzo, quasi quattro - a Dio piacendo - no.
Non capisco perché in un documento che non è critico si voglia inserire la critica. Ci sembra - lo ripeto - di avere dato esempi sufficienti che quando siamo convinti o desideriamo collaborare (alcuni esempi sono stati anche fatti, vedi la legge sull'artigianato, la finanziaria e il bilancio ultimo) le cose avvengono con maggior celerità. Quando, invece, sugli stessi argomenti siamo critici, le cose avvengono con maggior lentezza.
Proprio per questo, quindi, l'invito va principalmente rivolto al PD perché nei programmi del PD, a partire dalla Presidente Bresso al momento del programma elettorale, a tutti i principali esponenti, non ho mai visto traccia di dubbi attorno all'iniziativa. E lo dice il coordinatore. E se lo dice lui... si sarà mica distratto come il dott. Virano? Se chiama le proprie forze le proprie forze esprimersi in maniera esplicita, non soltanto per dichiarazioni, ma per azioni a favore, vuol dire che condivide in sede politica le preoccupazioni che il dott. Virano esprime in sede tecnica.
Quindi, stavo dicendo che c'interessa il tutto incondizionatamente semplicemente per interesse collettivo perché ci crediamo, che vogliamo che quest'infrastruttura sia rallentata il meno possibile, ove lo sia stata indipendentemente per le cause e le responsabilità, e che questi ritardi qualora accumulati, se si condivide l'obiettivo, vengano ridotti.
Proprio per questo, voteremo l'ordine del giorno proposto dalla maggioranza, avente come primo firmatario Rocchino Muliere, benché lo riteniamo lievemente debole. Ci sarebbe piaciuto un ordine del giorno più incisivo, ma ci mancherebbe che non votassimo qualcosa in cui crediamo.
Siamo assolutamente disponibili e non ci fa venire nemmeno un foruncolo se votate contro il nostro.
Vi pregherei, peraltro, prima di votare contro, almeno di leggerlo.
Almeno per il piacere di sapere cosa state votando contro, in maniera tale che alcuni apriorismi, che per quanto mi riguarda rimangono essenzialmente nell'ambito sportivo e nell'antipatia totale e assoluta per tutte le squadre che hanno le righe bianconere e soprattutto giocano a Torino, siano appunto limitati in quella sede. Per il resto, facendo un mestiere che dovrebbe avere una qualche nobiltà, come diceva il collega Cirio, nel tempo dobbiamo fare le cose che ci siamo impegnati a fare. Se chiunque lo leggesse affermasse "non lo condivido", motivando, io e i miei colleghi certamente non ci offenderemmo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Comella per dichiarazione di voto.



COMELLA Piergiorgio

Volevo, a nome del mio Gruppo e a nome del Consigliere Robotti, dire che non voteremo l'ordine del giorno proposto dal Consigliere Burzi, il quale chiedeva di leggerlo.
Beh, noi lo abbiamo letto e francamente, se può interessare, la questione sta nel passaggio che recita "scongiurare le criticità poste alla base delle dimissioni dell'incarico di Presidente", che mi pare abbia costituito un bel passaggio detto un momento fa. Queste criticità sarebbe utile andarle a decodificare perché, come le abbiamo intese noi, è che il giorno 29 il dott. Virano, a fronte di un lavoro lunghissimo, dove ha espresso grossissima capacità di transazione, mediazione e di mettere insieme visioni diverse, ha presentato al consesso dell'Osservatorio e ai Sindaci in particolare, un documento che prevedeva di essere o accolto o respinto seduta stante.
La controproposta che è stata fatta è stata di consentire un arco di tempo di tre-quattro giorni (ho quest'informazione); a questa richiesta il giorno successivo, il 30, ci sono state le dimissioni del dott. Virano.
Francamente, stento a comprendere le criticità a monte delle dimissioni.
Mi pare che, invece, e in questo dico che voteremo l'ordine del giorno presentato dal PD, che il lavoro svolto finora dal dott. Virano sia stato un lavoro encomiabile e molto valido. Non sono dell'opinione che quest'Osservatorio abbia solo osservato. Mi pare che nell'ordine del giorno siano elencate una serie di questioni francamente importantissime e fondamentali: quelle relative al nodo di Torino e all'inserimento di Orbassano che, altrimenti, sarebbero stati argomenti esclusi; la connessione, l'interconnessione con la linea storica; la questione della riqualificazione dell'urbanistica lungo il tratto e l'intervento per quanto riguarda il collegamento territorio-trasporti sulla Valle di Susa.
Mi pare che ci sia moltissimo materiale che è venuto fuori proprio in virtù della capacità, da parte dell'Osservatorio, di trovare delle intese comuni intorno al riordino dei trasporti e utilizzando quest'iniziativa proposta, che è sotto la direzione molto capace del dott. Virano.
A questo punto, pare che le condizioni siano tali per cui il dott.
Virano otterrà quest'incarico; sembra che ci sia un indirizzo del Governo che porta a dire "verrà ripristinata questa figura, l'Osservatorio dovrà riprendere immediatamente". Sembra che il dott. Virano abbia detto: "Sì sono d'accordo".
Anche qui, l'ordine del giorno è decisamente chiaro, o almeno questa è l'interpretazione che diamo noi. La dimensione della collegialità, che il dott. Virano è stato in grado di richiamare e di rendere attiva fino al giorno 29, può ripartire con gli stessi criteri e dare la possibilità di arrivare al termine di tutti i lavori.
Credo che questo dovrebbe essere il percorso auspicabile da tutti.
Coloro che pensano, invece, che le azioni possono essere condotte con atti di forza, al di là della legge-obiettivo, anche da parte del responsabile dell'Osservatorio, attraverso l'imposizione e al di là dei vari soggetti che compongono il collegio, molto probabilmente, sono proprio le persone di cui si dovrebbe dubitare che abbiano effettivamente interesse ad opere strategiche, perché questa è la via diretta per produrre lacerazioni rotture e contrapposizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manolino, per dichiarazione di voto.



MANOLINO Giuliano

Non sono intervenuto durante il dibattito perché mi pare che tali e tante erano le motivazioni e le considerazioni per cui i Moderati hanno recepito chiaramente tutti gli indirizzi che sono stati espressi dai vari Gruppi.
Devo dire che, da parte dei Moderati, la volontà politica è di cercare di mantenere aperto il dialogo, di recepire e finanziare tutti i progetti relativi al trasferimento modale come abbiamo chiesto nell'ordine del giorno congiuntamente sottoscritto con i Gruppi di maggioranza. Devo dire però altrettanto onestamente che noi, nell'ordine del giorno presentato da altri Consiglieri della minoranza, non ravvisiamo contrarietà con quanto è lo spirito di questo dibattito e lo spirito della realizzazione dell'opera.
Soprattutto pensiamo che sia una considerazione del tutto condivisibile evitare il rischio che sia compromessa la realizzazione di quest'opera che riteniamo tutti strategica, non solo per il Piemonte, ma anche per l'Italia. Riteniamo che, al di là delle linee programmatiche di ciascuno, si voglia da ambo le parti evitare questo rischio. Siccome noi come Moderati, siamo i primi fautori e sostenitori della realizzazione di quest'opera, riteniamo di votare entrambi gli ordini del giorno, quindi anche l'ordine del giorno presentato dalla minoranza, proprio perché il punto chiave, al di là di ciò che è stato superato, non è nient'altro che evitare il rischio della compromissione dell'opera.
Certamente siamo lineari e coerenti con l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, ma vorremmo dare anche il nostro appoggio ad un ulteriore sforzo per evitare questo rischio.



PRESIDENTE

Grazie, collega Manolino.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Clement per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Il Gruppo di Rifondazione Comunista, il Gruppo Ecologisti Uniti a Sinistra e il Consigliere Chieppa - che non vedo più, perché, non stando bene, probabilmente, ha abbandonato l'aula - voteranno contro i due ordini del giorno proposti in questa sede. Le motivazioni discendono dalla contrarietà dei nostri Gruppi rispetto alla realizzazione di quest'opera.
L'Osservatorio, che noi abbiamo giudicato uno strumento positivo, per lo meno nella fase iniziale, nella quale si sono studiate fino in fondo non tanto le modalità del come e del quando realizzare l'opera, ma le necessità o meno, l'importanza strategica o meno di quest'opera rispetto al nostro territorio, ha costituito sicuramente un dato di positività. Allo stesso modo, è stato un dato di positività - crediamo lo sia sempre - il confronto, soprattutto quando coinvolge le popolazioni, gli enti locali e i cittadini di un territorio che è destinato, in qualche modo, a subire un'opera.
Adesso, l'Osservatorio ha sostanzialmente esaurito questa funzione, di comprensione circa la necessità o meno della realizzazione dell'opera.
Chi ha avuto modo di leggere in maniera approfondita i primi due quaderni redatti dall'Osservatorio ha potuto constatare quanto emerge chiaramente: quest'opera non è necessaria o almeno non è necessaria nel brevissimo periodo, soprattutto non è necessaria fino a quando non si verificheranno determinate condizioni. L'Osservatorio ha scelto di proseguire comunque, nonostante abbia individuato possibili altre soluzioni, ha deciso comunque di andare avanti per definire il come e il quando.
Noi crediamo che l'Osservatorio, proprio perché siamo contrari all'opera, non abbia ragione di proseguire i suoi lavori; quindi sostanzialmente siamo contrari a tutti e due gli ordini del giorno.
Far discendere qualsiasi considerazione di carattere politico e concreto, fino ad arrivare, come faceva, anche se lo capisco, a titolo di battuta, il Consigliere Cirio, a chiedere di applicare un cottimo sulla produzione del Consiglio regionale, addivenendo a definire quale uno dei parametri principali, se non l'unico, la realizzazione o meno della TAV, la ritengo una posizione che assolutamente non abbia ragione di esistere.



PRESIDENTE

Grazie, collega Clement.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Naturalmente, dopo queste dichiarazioni di contrarietà relativamente al voto dei due ordini del giorno da parte di una consistente forza della maggioranza e del governo di questa Regione, esprimo perplessità nel votare l'ordine del giorno dei colleghi, perché manca di incisività, di determinazione, di trasparenza e di forza politica; pertanto, per quanto riguarda l'ordine deve giorno firmato dai colleghi Lepri, Muliere e altri noi dell'UDC ci asteniamo.
Invece, per quanto riguarda l'ordine del giorno da noi presentato naturalmente, siamo favorevoli, perché c'è una chiara e incisiva indicazione, che è quella del "fare".
Certo che questa posizione politica, ancora una volta espressa in aula relativamente ad un ordine del giorno della maggioranza che non è poi così impegnativo, lascia veramente l'amaro in bocca ad un Consigliere come il sottoscritto. Oltretutto, all'interno della forza politica che ha redatto quest'ordine del giorno ci sono colleghi che rappresentano un'area moderata, come giustamente ha detto prima il collega Manolino, che costituisce l'area del "fare". La famosa area popolare che ha costruito quell'identità nazionale, quell'identità del "fare", quella cultura, oltre a quella cattolica, del programmare, del pianificare, della responsabilità istituzionale, oggi non viene aiutata e supportata da quell'altra forza politica radicale ed estremista, che, in qualche modo, è quella che oggi governa a tutti i livelli e a livello regionale.
Questo è un atto politico indipendente dalla realizzazione dell'Alta Velocità. Questo è il punto di contrasto vero e proprio di questa Regione di questa Provincia e del Comune di Torino. Quindi, non ci sono soluzioni alternative al futuro di questa regione, indipendentemente dall'Alta Velocità o meno, perché, fino a quando ci saranno questi contrasti forti che in qualche modo deteriorano il principio del fare e di dare risposte alla gente, noi ci troveremmo sempre davanti ad un'Amministrazione con deficit organizzativi, ma anche operativi. Non è sufficiente proporre una soluzione del "fare" per poi sottrarsene davanti ai fatti, ai documenti i e ai comportamenti istituzionali.
Mi rivolgo a tutta l'altra parte della maggioranza: se ci siete battete un colpo, una volta per tutte! Facciamo qualcosa di serio, cambiamo questo modo di fare, cerchiamo di dare risposte, perché, diversamente, i problemi enunciati questa mattina continueranno sempre ad esserci! Noi non possiamo collaborare, così come abbiamo fatto fino ad oggi sul testo unico dell'artigianato, sulla famosa società FIAT, come ho fatto io come UDC, sulla legge finanziaria e sul bilancio preventivo 2009.
Lo ripeto: questi atti di un singolo partito, se non sono accompagnati da una decisione, da atti amministrativi e legislativi, come quello di oggi, da parte della maggioranza, sono vanificati, non servono a niente.
questo il problema principale che mi pongo: io qui non servo a niente per dare, insieme a voi, risposte alla gente.
Se continuiamo di questo passo, non è cambiato niente da quanto vissuto nel 2008, il film si ripeterà pari pari il prossimo anno, allora andiamo il prima possibile al voto, ragazzi! Cosa ci stiamo a fare qui? Se non credete, se fra di voi ci sono differenze politiche e programmatiche, andiamo al voto, diamo la parola ai cittadini!! Basta, non si può andare avanti così!!



PRESIDENTE

Collega Scanderebech, le elezioni sono a giugno.



SCANDEREBECH Deodato

Il 6 giugno andiamo al voto in Regione, andiamo al voto così come si fa in Provincia! Andiamo al voto al Comune di Torino! Per una volta, diamo un senso di responsabilità istituzionale, dal momento in cui non ci sono maggioranze che possano dare risposte concrete ai nostri cittadini in Regione, in Provincia e in Comune! Questa è la realtà, basta!!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia: capisco che l'oratoria del collega Scanderebech sia travolgente...! Ha chiesto di intervenire, sempre per dichiarazione di voto, il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.
La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Intervengo solo perché ci farebbe piacere, ricollegandomi al ragionamento che ha fatto il collega Burzi, che il PD facesse la propria dichiarazione di voto, come abbiamo fatto tutti noi, i Consiglieri Comella e Manolino, e anche tutta la minoranza. Dico questo per avere chiarezza di quanto succederà al momento del voto, perché come ho già detto la cosa che più ci dispiace è la non chiarezza.
Quindi, visto che il nostro ordine del giorno viene prima dell'altro vorremmo sapere qual è la posizione del PD sul nostro ordine del giorno.
Noi non avremmo problemi, qualora sia una posizione coerente, a votare il loro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

A me pare che le cose siano chiare, anche dal punto di vista politico al di là dei contenuti. Ci sono stati molti interventi del gruppo del PD.
L'ordine del giorno elaborato dal nostro gruppo e sottoscritto anche da altri gruppi consiliari della maggioranza non lascia spazio ad interpretazioni. E' estremamente chiaro.
Per quanto ci riguarda siamo per andare avanti nel lavoro iniziato ormai da anni dall'Osservatorio e non solo, affinché si possa arrivare nel più breve tempo possibile ad iniziare i lavori per quanto riguarda la realizzazione di un'opera strategica, come la linea Torino-Lione.
evidente che, dal punto di vista politico, siamo arrivati a questa discussione con un ordine del giorno della minoranza, che tra l'altro credo sia superato nei fatti. Forse la minoranza, dopo le decisioni prese anche dal Governo di centrodestra nei confronti del dott. Virano, poteva adeguare l'ordine del giorno e farlo diventare un'altra cosa rispetto a quello iniziale, perché presentato nei giorni successivi alle dimissioni del dott.
Virano.
Quindi, per quanto ci riguarda, anche dal punto di vista politico, le posizioni all'interno della maggioranza sono chiare. C'è una parte della maggioranza che si muove in una direzione ed un'altra parte della maggioranza che, per le motivazioni espresse ormai da tempo, si è pronunciata contraria alla realizzazione di quest'opera.
Ritengo ci sia una questione di rapporti interni alla maggioranza; da questo punto di vista, tra il nostro Gruppo, e non solo - anche il resto della maggioranza - e quella parte della maggioranza che non condivide questa posizione, c'è un rapporto, rispetto a tutte le altre questioni, di legame programmatico e dal punto di vista politico.
E' evidente che cosa succederà per quanto riguarda gli ordini del giorno. Per quanto ci riguarda sull'ordine del giorno presentato dalla minoranza, ci sarà un voto di astensione. Questa è la nostra posizione, per le motivazioni politiche annunciate poc'anzi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola per dichiarazione di voto il Presidente Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Dopo avere sentito l'intervento del collega Muliere, mi spiace dire che la Lega Nord si dovrà obbligatoriamente, per correttezza di rapporti astenere sull'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Pensavamo che, nel clima che si è realizzato oggi in aula, potesse esserci un voto favorevole ai due testi. Anche alcuni colleghi della minoranza che mi hanno preceduto hanno parlato di questa possibilità; ma sentito l'intervento del collega Muliere che chiude la porta in faccia ad una minoranza, che invece era disponibile ad aiutare la maggioranza a realizzare un'opera fondamentale per il Piemonte, non ci resta che dire: votare contro non è il caso, perché concordiamo sulle linee generali di quell'ordine del giorno, ma visto che dopo alcuni interventi della minoranza a favore di un testo predisposto dalla maggioranza, la risposta della maggioranza e del Capogruppo del partito più grande della maggioranza è una bella porta in faccia sbattuta sull'ordine del giorno della minoranza, noi non possiamo che astenerci, perché sinceramente non stiamo di certo qua a farci menare per il naso dai novelli "compagni".



PRESIDENTE

Non vi sono altre dichiarazioni di voto.
Procediamo quindi con la votazione sugli ordini del giorno. Dal Consigliere Burzi ed altri è stata richiesta la votazione per appello nominale.
Ricordo che il numero legale è 31.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1143, il cui testo recita: "Premesso che il 30 dicembre scorso il Presidente dell'Osservatorio tecnico sulla Tav, Mario Virano, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico Considerato che la decisione, secondo le dichiarazioni del dott. Virano stesso, è dovuta all'impossibilità di proseguire nei lavori di avvio della progettazione della linea ad alta velocità Torino-Lione Tenuto conto inoltre delle affermazioni di dott. Virano, rese pubblicamente, per cui "con l'attuale modo di procedere non saremo stati in grado di rispettare gli impegni presi con Palazzo Chigi e con la Commissione europea" Rilevato che a fronte delle dichiarazioni del dott. Virano il Governo ha ribadito la fiducia nei confronti dello stesso e ha previsto, per il prossimo Consiglio dei Ministri, la formalizzazione del rinnovo dell'incarico nonché l'attribuzione di nuovi e più ampi poteri Il Consiglio regionale del Piemonte Impegna la Giunta regionale Ad adottare, nell'ambito delle proprie competenze istituzionali, ogni provvedimento utile a scongiurare le criticità poste alla base delle dimissioni dall'incarico di Presidente dell'Osservatorio della Tav dell'architetto Mario Virano e a evitare il rischio che sia compromessa la realizzazione di un'opera strategica per il futuro del Piemonte dell'Italia e dell'Europa".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 56 Consiglieri votanti 55 Consiglieri hanno votato SÌ 23 Consiglieri hanno votato NO 10 Consiglieri si sono astenuti 22 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Comunico il voto favorevole del Consigliere Botta che, causa problema tecnico, non è riuscito ad esprimere il proprio voto mediante procedimento elettronico.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


BURZI Angelo

Avremmo bisogno di una sospensione di 15 secondi.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.02 riprende alle ore 17.06)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Indìco la votazione, per appello nominale, dell'ordine del giorno n. 1151 primi firmatari i Consiglieri Muliere e Lepri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale apprezzando la competenza e la capacità di direzione dimostrate dall'Architetto Mario Virano come presidente dell'Osservatorio Tecnico Ambientale per la Torino - Lione e valutando quindi positivamente la recente sua conferma da parte del Governo esprimendo apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni dall'Osservatorio, che ha contribuito a delineare linee guida per corrette condizioni di inserimento della nuova opera nel territorio e ha portato a definire uno scenario progettuale radicalmente diverso da quello di partenza. Tra i cambiamenti ricordiamo in particolare l'abbandono del progetto Lunardi, che escludeva di fatto Torino e il conseguente abbandono della soluzione "sinistra Dora"; la possibilità di interconnettere la nuova linea con quella storica, aprendo prospettive di riqualificazione urbanistica lungo tutto il tratto ferroviario; l'inserimento di Corso Marche come parte integrante del corridoio 5, da finanziarsi pertanto con l'opera principale; il rilancio di Orbassano come piattaforma logistica dell'area torinese considerando l'importanza del Piano strategico per la Valle di Susa redatto dalla Provincia di Torino su incarico del Governo nazionale, che indica direttrici di sviluppo, modalità di integrazione tra le infrastrutture di trasporto e il territorio apprezzando la proposta metodologica fatta dai Sindaci della valle ribadendo la rilevanza strategica del nuovo collegamento ferroviario Alta Capacità Torino - Lione e l'inderogabilità degli impegni assunti dall'Italia nei confronti della Francia e dell'Unione Europea nella convinzione che a livello locale tale risultato sarà consolidato ulteriormente valorizzato ed ampliato, tramite il contributo attivo di tutti gli attori istituzionali entro l'Osservatorio alla fase progettuale di imminente avvio auspica che l'Osservatorio prosegua e concluda rapidamente l'analisi delle condizioni ottimali necessarie alla progettazione complessiva e integrata del tracciato inserita entro un piano strategico di riqualificazione territoriale, nella ricerca del massimo grado possibile di condivisione e coinvolgimento studi e individui suggerimenti per attivare politiche di trasferimento modale e di potenziamento del trasporto ferroviario regionale e metropolitano chiede al Governo e al Presidente del Consiglio dei Ministri di mantenere la linea del dialogo e del confronto avviato con l'Osservatorio nei confronti del territorio e di confermare lo stralcio dell'opera dalle procedure della Legge Obiettivo di recepire e finanziare in quota parte i progetti relativi al trasferimento modale e al potenziamento dei servizi ferroviari locali nelle aree interessate dall'opera, secondo quanto delineato dalla Regione Piemonte nella proposta dell'atto integrativo all'Intesa Istituzionale quadro, che dovrà essere sottoscritta nelle prossime settimane tra Governo e Regione." Ricordo che il numero legale è 31.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 54 Consiglieri votanti 53 Consiglieri hanno votato SÌ 44 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento:

Inversione all'o.d.g. del punto 5) Proseguimento testo unificato del disegno di legge n. 387 e delle proposte di legge n. 11, 493 e 433 "Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo in attuazione della normativa nazionale vigente ed interventi a sostegno della garanzia delle condizioni di sicurezza sulle aree sciabili dell'impiantistica di risalita e dell'offerta turistica", con il punto 7) Testo unificato dei progetti di legge n. 511, 345, 423, 427 "Gestione e promozione economica delle foreste"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bellion, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Grazie, Presidente. Vorrei rivolgere la richiesta al Consiglio, che penso e mi auguro possa essere accolta, di un'inversione all'o.d.g., per permettere al Consiglio di ascoltare la relazione inerente al progetto di legge sulla forestazione e riprendere i lavori subito dopo, con l'esame punto 5 all'o.d.g.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale, sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

Solo per specificare bene quanto richiesto dal collega Bellion. Se ho capito, s'invertirebbe il punto 5) all'o.d.g. con il punto 7) ....



PRESIDENTE

Sì, si sospenderebbe l'esame del punto 7) all'o.d.g. (Testo unificato dei progetti di legge n. 511, 345, 423, 427 "Gestione e promozione economica delle foreste"), e si tornerebbe al punto 5), (Proseguimento testo unificato del disegno di legge n. 387 e delle proposte di legge n.
11, 493 e 433 "Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo in attuazione della normativa nazionale vigente ed interventi a sostegno della garanzia delle condizioni di sicurezza sulle aree sciabili, dell'impiantistica di risalita e dell'offerta turistica"), per il quale è già stata svolta la relazione: si passerebbe al dibattito generale o all'esame all'articolato.
.
L'Aula acconsente, pertanto passiamo a trattare il punto 7) all'o.d.g.


Argomento: Boschi e foreste

Esame testo unificato dei progetti di legge n. 511, 345, 423, 427 "Gestione e promozione economica delle foreste"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato dei progetti di legge n. 511, n.
345, n. 423, n. 427, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Relatori, i Consiglieri Bellion e Vignale, che danno per letta la relazione, il cui testo recita: "Egregi Consiglieri negli ultimi quarant'anni si è assistito ad un graduale aumento dei boschi, soprattutto a causa dell'abbandono delle attività agricole in montagna e collina, con la conseguente invasione di pascoli e coltivi da parte di specie forestali colonizzatrici. La superficie forestale piemontese si stima, ad oggi, intorno ai 925.000 ettari, per due terzi appartenenti a privati. In buona parte dei popolamenti la frammentazione della proprietà terriera, le difficili condizioni orografiche, l'inadeguata viabilità di servizio e l'alto costo della manodopera, hanno frenato le utilizzazioni, determinando, in molti casi, l'abbandono delle pratiche di gestione.
Il progressivo decremento delle cure colturali ha portato, nel tempo ad una stagnazione delle attività economiche collegate alla filiera del legno e ad un consistente ricorso all'importazione. Non considerando il pioppo, che influisce per quasi il 50% della produzione, a fronte di una crescita legnosa annua attuale delle foreste piemontesi quantificabile in quasi un milione di metri cubi utili, i prelievi ammontano a meno di 0,5 metri cubi all'anno per ettaro.
Il sottoutilizzo delle risorse boschive ha inciso e continua ad incidere pesantemente su una Regione, come il Piemonte, in cui il consumo della materia prima legno e dei semilavorati si attesta intorno ai 4,5 milioni di metri cubi annui, e il cui sistema industriale ha visto dimezzarsi in pochi anni il numero delle imprese del settore e dei rispettivi occupati. Se nel 1982 le imprese industriali ed artigiane del settore legno risultavano infatti 8.540 con un numero di addetti pari a 27.000, nel 2001 erano 3.515, con circa 14.000 dipendenti.
La scarsa diffusione delle pratiche colturali, d'altra parte, non favorisce neppure la nascita e la vitalità delle imprese forestali in senso proprio, che attualmente ammontano a circa duecento unità, svalutandone tra l'altro, le potenzialità quali fattori di sviluppo non solo delle zone montane, ma dell'intera economia piemontese, in sinergia con gli altri operatori di filiera. Né, per altri versi, può agevolare forme di imprenditorialità innovative, quali quelle collegate all'utilizzo della biomassa forestale per la produzione di energia, che potrebbero rappresentare ulteriori opportunità interessanti anche sotto il profilo ambientale.
Tutto ciò, in un quadro in cui il bosco, al di là dei risvolti di carattere economico delle diverse attività correlate alla sua gestione assolve ad una funzione ambientale e protettiva di per sé fondamentale e largamente sentita come tale dalla collettività. Una funzione ampiamente riconosciuta ai più alti livelli della normazione internazionale e che localmente risulta irrinunciabile anche ai fini della prevenzione dei fenomeni di dissesto, specialmente in un territorio cruciale e difficile come quello montano.
Sotto questi aspetti, introdurre una vera politica forestale disciplinare gli interventi nel bosco, prevenire e limitare l'abbandono delle superfici boschive, regolare, diffondere e incentivare la pratica delle attività selvicolturali, innestare un circolo virtuoso di valorizzazione dei prodotti forestali è, soprattutto, una scelta politica responsabile.
Se le politiche di sviluppo devono essere intese soprattutto come strumenti mirati alla creazione delle condizioni per far crescere reddito e occupazione e per mantenere una soglia adeguata di vivibilità sociale, una politica forestale volta a incentivare le potenzialità del bosco come risorsa, anche economica oltre che ambientale, rappresenta, indubbiamente un importante fattore di sviluppo.
Ma la valorizzazione delle potenzialità economiche delle risorse del bosco non deve evidentemente compromettere la conservazione del capitale boschivo. La politica forestale deve essere improntata, dunque, ad un'ottica di sostenibilità e non può che porsi anche come mezzo di tutela del territorio, valorizzando la multifunzionalità del bosco e la sua gestione su basi naturalistiche.
bene, a tale proposito, considerare che, mentre la legge nazionale più significativa - il regio decreto 30 dicembre 1923, n. 3267 - e le vigenti leggi regionali che ad essa si ispirano, considerano il bosco essenzialmente come strumento di salvaguardia idrogeologica, il Codice dei beni culturali e del paesaggio ( decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.
42) indica nel bosco un mezzo di mantenimento dell'ambiente.
A livello legislativo esiste quindi, attualmente, un doppio legame tra vincolo idrogeologico e vincolo paesaggistico da una parte e bosco dall'altra.
Nella realtà, il bosco deve invece essere considerato quale soggetto come l'elemento cioè in grado di assolvere a molteplici funzioni (produzione di legname e frutti del sottobosco, protezione da valanghe caduta di massi e frane, regimazione delle acque meteoriche, salubrità dell'aria e dell'acqua, serbatoio di carbonio, elemento del paesaggio habitat faunistico, serbatoio di biodiversità, luogo turistico e di ricreazione, elemento culturale, eccetera).
Alla materia forestale va quindi assegnata una dignità propria ancorché integrata a tutti gli aspetti correlati alla gestione del bosco: la salvaguardia idrogeologica e del paesaggio rappresentano quindi solo due tra le molte ragioni che fanno del patrimonio forestale un bene di irrinunciabile valore collettivo ed impongono che il suo uso venga adeguatamente regolamentato.
La III Commissione consiliare ha dedicato particolare attenzione alla materia con l'obiettivo di giungere all'approvazione di un testo unificato dei vari provvedimenti assegnati.
Pertanto, nel recepire gli indirizzi e gli accordi internazionali (Strategia forestale dell'Unione Europea, Protocollo di Kyoto, Strategia di Helsinky e Strategia di Lisbona) e nazionali ( decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, decreto legislativo 10 novembre 2003, n. 386), il testo unificato si propone come un articolato dai contenuti essenzialmente innovativi, i cui principi cardine sono rappresentati dal riordino della materia forestale nel suo complesso, dalla semplificazione delle procedure tecnico-amministrative, dal ricorso alla delegificazione e dall'adozione di progrediti strumenti di pianificazione per la gestione sostenibile del patrimonio forestale.
L'obiettivo in materia deve necessariamente essere conseguito attraverso l'elaborazione di un quadro normativo ampio, completo e coerente, che contempli principi, incentivi e regole di gestione in grado di consentire l'integrazione del duplice ruolo che la politica in materia forestale deve rivestire: da un lato valorizzare le risorse e rilanciare le attività economiche correlate al partimonio boschivo, dall'altro dotare l'Amministrazione di uno strumento normativo attuale e organico.
L'articolato è suddiviso in 8 capi.
Il capo I (articoli 1-7) individua i principi e le finalità che si propone la Regione. In particolare si prefigge di rendere unica la definizione di bosco, prendendo a modello quella proposta a livello nazionale dal decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, sia per ragioni di chiarezza e uniformità che per coerenza con i sistemi di rilevamento già applicati per le indagini forestali eseguite su tutto il territorio piemontese.
Al fine di facilitare il recupero delle colture agrarie su terreni da poco abbandonati e in fase di naturale colonizzazione da parte della vegetazione spontanea, nel formulare la definizione, si è proposto di stabilire in 10 anni il termine oltre il quale riconoscere l'effettivo insediamento del bosco. Il vincolo paesaggistico, vigente su tutte le superfici forestali, si imporrà in tal modo solo dopo il decimo anno dall'insediamento spontaneo della vegetazione, restando immutata la destinazione agraria dei terreni anche se nel frattempo non coltivati.
Alcuni popolamenti arborei (arboricoltura da legno e tartufaie coltivate di origine artificiale) sono stati inoltre esclusi dalla definizione di bosco, e dal conseguente vincolo, in quanto caratterizzati da particolari pratiche colturali estranee alla vera e propria selvicoltura .
La precisa definizione degli interventi selvicolturali, equiparati nella proposta di legge ai tagli colturali così come definiti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, consente di escluderli dall'autorizzazione ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.
42.
La distinzione tra viabilità di tipo ordinario e vie di esbosco è dettata dalla opportunità di autorizzare queste ultime nell'ambito degli interventi selvicolturali in quanto opere strettamente connesse alla loro realizzazione.
Ciò non toglie comunque che tutte le opere viarie debbano rispondere a precisi criteri tecnico-costruttivi che saranno stabiliti, a seguito della legge, in considerazione delle caratteristiche orografiche, delle reali necessità di servizio alle superfici forestali e in dipendenza degli assortimenti da trasportare.
Per quanto riguarda la pianificazione forestale (capo II, articoli 8 12), si deve considerare innanzi tutto che attualmente solo il 10% dei boschi piemontesi viene gestito sulla base di appositi piani di assestamento, mentre il restante 90% ha come unico riferimento normative ormai inadeguate.
Per porre rimedio a questa grave carenza del sistema forestale, il testo unificato individua tre livelli di pianificazione: regionale, sotto forma di piano strategico e di indirizzo territoriale, basato su dati tecnico-conoscitivi, già disponibili per tutto il territorio piemontese, dai quali derivare la definizione delle destinazioni d'uso, delle forme di governo e trattamento e l'individuazione delle priorità di intervento aziendale, da sviluppare dove necessario su iniziativa dei soggetti che gestiscono le proprietà forestali.
L'intero processo è guidato, peraltro, dai principi espressi nell'articolo 4 dello Statuto. Alle comunità montane e alle province è assegnato un ruolo fondamentale nell'elaborazione degli atti di pianificazione territoriale e, quindi, nella strutturazione del sistema.
Il meccanismo così individuato consente di raggiungere alcuni obiettivi di rilievo: da una percentuale del 10% di territorio pianificato si passerà almeno a livello territoriale, alla pianificazione di tutte le superfici forestali attribuire alla pianificazione forestale territoriale valore di piano paesaggistico consentirà la semplificazione delle procedure connesse alle autorizzazioni per le trasformazioni del bosco in altre destinazioni d'uso la pianificazione aziendale assumerà anche valore normativo in quanto i suoi contenuti tecnico-gestionali potranno derogare alla normativa generale e la sua approvazione costituirà autorizzazione per tutti gli interventi in esso previsti, con una semplificazione complessiva delle procedure la pianificazione forestale sarà connessa agli altri livelli di pianificazione a livello regionale, con particolare riguardo a quella riferita alle aree protette.
Il Capo III riguarda la gestione ed è suddiviso in tre sezioni.
La sezione I riguarda la disciplina e la realizzazione degli interventi selvicolturali (articoli 13-15).
Per i boschi non provvisti di piano aziendale, le norme di riferimento per la gestione saranno dettate dal Regolamento forestale e le procedure autorizzative saranno comunque semplificate graduandole alla rilevanza (tipo ed estensione) dell'intervento selvicolturale. Per i casi più semplici sarà, ad esempio, sufficiente una comunicazione dell'intervento.
Il Regolamento sostituirà le attuali Prescrizioni di massima polizia forestale redatte, in attuazione del regio decreto 3267/23, in un contesto socio-economico certamente diverso dall'attuale e ormai superate.
Con l'istituzione degli sportelli forestali si vuole avvicinare al territorio la struttura forestale regionale, con il coinvolgimento anche degli enti locali, e agevolare in tal modo gli utenti. Gli sportelli forestali, pur se istituiti presso diverse amministrazioni rappresenteranno un punto di riferimento tecnico-informativo prontamente riconoscibile e di facile accesso per il cittadino.
La sezione II riguarda il patrimonio silvo-pastorale regionale (articolo 16). Il patrimonio silvo-pastorale di proprietà regionale condotto secondo le regole della gestione attiva e sostenibile, sarà destinato ad attività di ricerca, sperimentazione, formazione ed educazione ambientale, tutela della biodiversità e del patrimonio faunistico e promozione delle attività economiche locali.
La sezione III è relativa alla promozione della gestione attiva (articoli 17-19).
In linea con gli aspetti politici precedentemente evidenziati, il testo assicura la possibilità dell'intervento pubblico a garanzia dell'integrità del patrimonio forestale pubblico e privato, riconoscendo alla Regione la possibilità di intervenire per prevenire e contrastare fenomeni di abbandono, di degrado e di dissesto, anche mediante piani a carattere straordinario finalizzati a rafforzare le potenzialità protettive e ambientali delle superfici forestali e a creare nel contempo le premesse per la loro valorizzazione economica.
Per garantire una gestione attiva e non frammentaria del patrimonio forestale si prevede la promozione di forme di gestione associata, ed, in particolare, di quelle di matrice consortile che, dotate dei necessari strumenti di pianificazione, siano in grado di garantire la qualità delle operazioni in bosco e la realizzazione di progetti di filiera e di uso multifunzionale delle foreste.
In applicazione del principio di sussidiarietà, l'individuazione degli ambiti territoriali all'interno delle quali promuovere la costituzione dei consorzi di gestione forestale è demandata a province, comunità montane e comunità collinari.
L'attuale diffusione delle forme di gestione associata dimostra lo scarso potenziale attrattivo di una modalità di manutenzione che è certamente competitiva rispetto ad un'onerosa gestione individuale, ma che non può certo esplicare il suo potenziale in un contesto in cui il disinteresse dei singoli proprietari arriva spesso all'abbandono della proprietà.
In quest'ottica, incentivare le forme associative e agevolare la creazione di consorzi di gestione forestale in grado di includere territori abbandonati, superando il disinteresse dei tanti proprietari spesso addirittura irreperibili, attraverso strumenti previsti dalla normativa vigente, vale ad introdurre, gradualmente, una cultura della gestione del patrimonio boschivo anche in funzione del suo valore collettivo di risorsa naturale rinnovabile, oltre che economico.
Si agevola, così, la costituzione di strumenti di gestione, di tutela e di sviluppo convenienti e competitivi, capaci di mettersi in relazione con gli altri operatori del mercato e di avviare processi di filiera che perseguono, nel contempo, finalità di interesse regionale, razionalizzando e qualificando la gestione delle superfici forestali e rappresentando opportunità reali di crescita economica, oltre che presidi alla salvaguardia del territorio.
Il capo IV è relativo alla tutela del territorio e degli ecosistemi forestali.
La sezione I riguarda la tutela delle superfici forestali dalle trasformazioni (articoli 20-21). Ancora nell'intento di semplificare le procedure, la proposta di legge unifica le autorizzazioni per la trasformazione d'uso dei terreni forestali. Attualmente infatti sono necessarie due autorizzazioni relative al vincolo idrogeologico e a quello paesaggistico, la prima rilasciata, secondo i casi, dal comune, dalla provincia o dalla Regione, la seconda, in ogni caso, da quest'ultima.
La nuova norma dispone che per i terreni boscati il riferimento sia unico e che l'autorizzazione (unica) sia rilasciata dalla Regione. Il provvedimento si propone inoltre di unificare gli oneri della compensazione commisurandola inoltre all'effettivo valore del bosco trasformato e alla reversibilità degli interventi autorizzati, prevedendo l'esonero per gli interventi minori.
La delimitazione delle superfici forestali nell'ambito degli strumenti urbanistici a livello locale, rappresenta, oltre che un indispensabile strumento a disposizione delle amministrazioni per una più approfondita conoscenza del proprio territorio, un effettivo coinvolgimento dei comuni nella determinazione del valore ambientale delle foreste dal quale dipende tra l'altro, il calcolo della compensazione in caso di trasformazione del bosco in altra destinazione d'uso.
Le sezioni II e III riguardano la tutela degli ecosistemi forestali (articoli 22 e 23) e la tutela del patrimonio genetico delle specie arboree e arbustive autoctone e la produzione vivaistica forestale (articoli 24 26). Gli articoli volti alla difesa dalle avversità e alla tutela del patrimonio genetico delle specie arboree e arbustive autoctone e alla produzione vivaistica forestale sono destinati al recepimento delle normative nazionali e comunitarie in materia.
Il capo V è relativo alla promozione e allo sviluppo ed è suddiviso in tre sezioni: iniziative di sviluppo economico (articoli 27-29), iniziative di ricerca, sperimentazione e divulgazione (articoli 30 e 31) e iniziative a favore della qualificazione degli operatori, delle imprese e del mercato (articoli 32-34).
Le iniziative di sviluppo previste dalla proposta di legge passano anche attraverso una specifica programmazione delle azioni di valorizzazione dei prodotti forestali.
I piani di sviluppo socio-economico già previsti dalla legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 (Testo Unico delle leggi sulla montagna) per le comunità montane e i programmi provinciali di sviluppo per il settore forestale saranno la sede in cui verranno definite le scelte prioritarie d'intervento sul territorio finalizzate alla realizzazione di azioni volte al miglioramento del patrimonio boschivo e allo sviluppo delle filiere forestali.
Il testo prevede quindi specifiche azioni di sostegno alle attività di ricerca, sperimentazione, divulgazione e informazione che andranno ad affiancarsi e ad integrare la realizzazione delle corrispondenti misure del Piano di sviluppo rurale, la cui attuazione troverà il supporto del nuovo Sistema informativo forestale.
La qualità e la sostenibilità delle operazioni selvicolturali viene tutelata attraverso azioni di promozione della certificazione forestale e tramite interventi spontaneamente selettivi delle migliori pratiche. In questo senso si pongono tanto l'istituzione effettiva dell'albo delle imprese forestali in esecuzione del decreto legislativo 18 maggio 2001, n.
227, quanto la promozione delle iniziative di formazione per i rispettivi addetti.
Il capo VI è relativo agli organismi e agli strumenti di attuazione, il Comitato tecnico regionale per le foreste e il legno e il Sistema informativo forestale regionale (articoli 35-36).
La Giunta regionale definisce le linee di intervento ed accorda i relativi finanziamenti, supportata dal Comitato tecnico regionale per le foreste e il legno.
Il sistema informativo forestale regionale è realizzato al fine di coordinare e monitorare le attività connesse alla pianificazione e alla gestione forestale, rendere efficace e omogenea a livello regionale la gestione dei dati inventariali e statistici, e consentire l'accessibilità delle informazioni.
Il capo VII è relativo alla vigilanza e alle sanzioni (articoli 37 38). Individua i soggetti che svolgono funzioni di vigilanza e di accertamento delle violazioni alle disposizioni della presente legge e al regolamento forestale e definisce l'ammontare delle sanzioni amministrative.
Il capo VIII contiene le norme finali ed è suddiviso in tre sezioni (articoli 39-50).
La sezione I riguarda le modifiche e le deroghe ad alcune leggi regionali, la sezione II le norme sospensive e valutative, la sezione III le norme transitorie, abrogative, finanziarie e finali.
Per la dotazione del Fondo regionale di sviluppo forestale è autorizzata per il biennio 2009-2010, nello stato di previsione della spesa del bilancio regionale, la spesa complessiva di 50 milioni di euro, in termini di competenza, così ripartita: 20 milioni per il 2009 e 30 milioni per il 2010.
Considerata l'importanza del testo licenziato all'unanimità dalla III Commissione consiliare, si raccomanda una analoga approvazione da parte della Assemblea regionale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement, sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Ritengo che non ci siano particolari problemi sull'inversione dell'o.d.g., come non ci saranno particolari problemi domani nell'approvare la legge sulle piste da sci, sull'innevamento e sulla sicurezza.
C'è, però, un altro punto che noi consideriamo altrettanto importante e che può essere svolto in un lasso di tempo molto breve, in quanto consiste in un articolo, che è il Piano territoriale delle acque.
Chiedo, pertanto, se, terminata la relazione introduttiva, quindi l'incardinamento della legge sulla forestazione, sia possibile esaminare quel punto, chiuderlo e domani procedere normalmente con i nostri lavori.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, prima di passare al punto 5) all'o.d.g., c'è la proposta del Consigliere Clement, il quale chiede di trattare la proposta di legge n. 568, " Abrogazione dell'articolo 29 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 12 (Legge finanziaria per l'anno 2008)", legata alla proposta di deliberazione n. 380, "Modificazione Piano regionale di tutela delle acque".
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Non siamo d'accordo rispetto a questa richiesta non perché...



(Commenti del Consigliere Clement)



VIGNALE Gian Luca

Collega Clement, è nota la motivazione per cui abbiamo incardinato il testo sulla gestione e promozione economica delle foreste: da molti ambiti sia questa sia la legge sulla sicurezza, hanno la stessa importanza pertanto non si voleva che il Consiglio dedicasse un'attenzione maggiore a una o all'altra, motivo indicato in più occasioni.
vero, l'esame del provvedimento richiesto richiede tempi brevi, ma non era oggetto dell'o.d.g. di oggi. Pertanto, chiediamo che si rimanga a quanto previsto.
Il testo è breve , potrà essere affrontato nella seduta successiva, non appena licenziato il testo sull'economia forestale e quello sullo sci.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.



(Il Consigliere Clement chiede la parola)



PRESIDENTE

Consigliere Clement, ha parlato prima sullo stesso argomento...



CLEMENT Gian Piero

Per fatto personale, Presidente.



PRESIDENTE

Prego, Consigliere Clement.



CLEMENT Gian Piero

Mi sembra strano che tutte le volte che arriva una proposta da queste parti dell'aula... Probabilmente, dovremmo chiedere la benedizione di questa ala dell'emiciclo, o magari il collega Deambrogio può intonare qualche salmo o qualche inno...



PRESIDENTE

Per quello deve rivolgersi al collega Leo...



CLEMENT Gian Piero

Anche il collega Deambrogio è ferrato in materia! Presidente, nulla questio ad andare avanti con quanto convenuto chiedo, però, formalmente, che prima di arrivare alle dichiarazioni di voto finali e al voto della legge sullo sci, si voti il Piano territoriale delle acque.
Quando, a dicembre, abbiamo licenziato il provvedimento, si pensava che la discussione in aula avvenisse a fine gennaio o inizio febbraio. Oggi è il 13 gennaio e la questione si chiude. Va bene. Noi nutrivano molte perplessità e per alcuni versi continuiamo ad nutrirle. Abbiamo fatto un grande lavoro, tutti insieme, per limare tutta una serie di questioni e credo che gli oltre 30 emendamenti che la Giunta presenterà siano il frutto di questo lavoro, svolto anche in collaborazione con l'Assessore Manica e degli Uffici competenti.
Ci sembrava che si potesse fare un piccolo sforzo per venire incontro alla nostra richiesta di concludere: credo che il piano territoriale delle acque consti di un articolo, se non vado errato, che poteva essere accolto tranquillamente.
Ma, così, non va bene. Faremo benedire questi scranni, però prima di arrivare al voto finale e alle dichiarazioni di voto sulla legge sulla sicurezza sulle piste da sci voteremmo il piano territoriale delle acque.



PRESIDENTE

Scusate, c'è tutto il tempo perché non è certamente questa la sede per arrivare ad una definizione di un'eventuale ulteriore sospensione all'interno di un percorso che mi sembra alquanto accidentato.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta - Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Proseguimento testo unificato del disegno di legge n. 387 e delle proposte di legge n. 11, 493 e 433 "Norme in materia di sicurezza nella pratica degli sport invernali da discesa e da fondo in attuazione della normativa nazionale vigente ed interventi a sostegno della garanzia delle condizioni di sicurezza sulle aree sciabili, dell'impiantistica di risalita e dell'offerta turistica"


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del testo unificato del disegno di legge n. 387 e delle proposte di legge n. 11, 493 e 433. Nella seduta del 9 gennaio i colleghi Vignale e Laus hanno svolto la relazione; possiamo passare al dibattito generale.
La parola al Consigliere Travaglini.



TRAVAGLINI Marco

A nostro parere, con questa legge quadro sulla sicurezza in montagna la nostra Regione si dota di fatto dell'insieme di norme più avanzate e innovative di tutto il Paese in materia di sicurezza sulle piste da sci nel sostegno a questo comparto turistico, sportivo legato alla stagione invernale e anche nel sostegno all'attività che avrà, come poi spiegher sempre più importanza, dell'innevamento programmato.
stato un lavoro lungo e serio, in Commissione in modo particolare coadiuvato dai funzionari del Consiglio e della Giunta ai quali credo debba andare il nostro ringraziamento; è stato un lavoro che ha consentito di elaborare proposte che accompagneranno, di fatto, circa 8 milioni di euro di investimenti, di risorse per l'anno in corso.
Credo che in qualche misura si possa essere tutti consapevoli dell'importanza che assume questa legge sulla sicurezza delle piste da sci sul sostegno alle stazioni invernali minori e sull'innevamento programmato.
La legge tiene conto di un'attenta analisi delle condizioni climatiche (carenza di neve: anche se dirlo oggi, sembra quasi in controtendenza, ma per il futuro non si prevedono copiose nevicate) e si mette in rilievo la necessità di contribuire alle spese dell'innevamento programmato fino a un terzo di quelle sostenute dai gestori delle piste.
Già oggi, grazie ad una serie di accordi di programma e di altri strumenti la Regione si fa carico di questi problemi, ma una legge che definisca le modalità, le opportunità e anche i limiti dell'intervento pubblico era quanto mai urgente e necessaria. Tra l'altro, in questo testo si affrontano delicate questioni ambientali; ad esempio, è vietato l'uso di catalizzatori o additivi inquinanti che possano favorire la germinazione dei fiocchi di neve e altrettanto decise scelte economiche.
In questo senso, tra l'altro, crediamo che sotto certe quote altimetriche, in certe particolari condizioni poco propizie a innevamento non si faranno più investimenti e c'è anche un'importante clausola inserita nella legge che stimola una ricerca, uno studio per verificare in quali condizioni in futuro si potranno investire in questo settore le risorse pubbliche.
Credo necessario un sistema turistico invernale, dove non ci siano figlie e figliastre, megastazioni ultramoderne e piccole realtà rattoppate e boccheggianti; si interverrà basandosi su alcuni criteri tra cui i chilometri di piste, il personale occupato, il fatturato complessivo e altri parametri a sostegno appunto delle realtà minori e in difficoltà. Si privilegeranno i progetti virtuosi in grado di garantire effettive ricadute positive sui territori, collegamenti intervallivi, lo sviluppo delle aree depresse.
Per riassumere, credo si tratti di dare una mano concreta al turismo montano in modo intelligente e utile.
Attualmente il Piemonte accoglie i turisti, che per fortuna sono moltissimi, con 53 stazioni sciistiche, 5 grandi e 48 medio-piccole, 300 impianti, 1.600 chilometri di piste e discese e circa 650 chilometri tracciati per lo sci nordico.
L'Osservatorio nazionale della montagna ci ha segnalato come in Piemonte si possa riscontrare la seconda destinazione alpina, nel 2008 dopo il Trentino, il che non è un dato di scarso rilievo. Questo dato è confermato concretamente dall'aumento degli arrivi, delle presenze turistiche che abbiamo potuto verificare anche nei primi mesi dell'anno rispettivamente del 10 e del 15%. Tutto ciò sicuramente anche grazie all'evento olimpico che ha riconosciuto alle nostre montagne una qualità di impiantistiche e di ricettività turistica, tali da essere classificati appunto come una delle mete più ambite dell'arco alpino.
Ora, però, si avvertiva la necessità di armonizzare i nostri interventi, affinché tutte le aree montane della regione possano trarre beneficio. La legge affronta questi nodi con azioni volte a sostenere gli investimenti legati, appunto, all'innevamento, alla messa in sicurezza e al mantenimento delle piste da sci, alla loro classificazione, definendo anche i ruoli di gestione, la segnaletica, il catasto delle aree sciabili.
Inoltre, anche l'organizzazione del servizio di soccorso sulle piste è importantissimo, la salvaguardia delle stesse nel periodo estivo per limitare i disturbi anche all'ambiente, alla regolamentazione delle attività sportive legate alla pratica delle mountain bike in montagna. Su questo versante, così come su quello dell'uso delle motoslitte, con norme molto rigide e ferme, andiamo a regolare una materia con normative nuove contro gli abusi in queste pratiche, soprattutto per quanto riguarda l'uso delle motoslitte.
Con questa legge noi recepiremo anche le norme nazionali in tema di sicurezza, compresa quella di comportamento: ad esempio, l'uso del casco obbligatorio per i ragazzi sotto i 14 anni, e soprattutto idonee forme assicurative Con lo skipass ci sarà, di fatto, un'obbligatorietà di assicurazione, che garantisce gli sciatori, anche a loro tutela.
Norme che ci vedono impegnati anche nella classificazione di comprensori funiviari, che in alcuni casi sono considerati di interesse locale e in alcuni casi di interesse chiaramente più ampio. Abbiamo comprensori che rappresentano l'eccellenza a livello europeo (penso al più grande skiable che riguarda ormai la nostra regione e la Val d'Aosta e che punta anche ai collegamenti con la Svizzera). Bacino di utenza molto importante su cui c'era bisogno di intervenire concretamente.
Del resto, noi abbiamo un sistema montano, dall'Ossola alle Marittime con centinaia di contesti di diversa natura, ognuno con la presenza di peculiarità ambientali che li rende unici.
Dobbiamo lavorare per valorizzare queste realtà, promovendo tutte le attività che nel periodo invernale e quello estivo sostengono l'economia montana, che spesso trova difficoltà a decollare ed a garantire tutti gli standard qualitativi che meriterebbero.
Questa legge mi consente, altresì, di fare qualche considerazione di carattere più generale.
Quest'anno, in montagna, grazie appunto alle copiose nevicate, la stagione turistica sta procedendo bene, ma non dobbiamo dimenticare che una stagione straordinaria non cancella un trend problematico non solo dal punto di vista del clima. Sarebbe un errore trascurare i limiti di un'offerta turistica che necessita di un profondo restyling. Dobbiamo partire, credo, da una premessa: quando parliamo di turismo, sempre più non dobbiamo pensare che si tratti di un mondo "no limits" in tutti i sensi; è un grande mercato dove tutto è più o meno vendibile. Per questo motivo occorre, soprattutto per il turismo montano, una grande attenzione e un patto forte con l'ambiente che ne è componente decisivo ed indispensabile.
I nostri operatori al turismo montano sono persone in gamba, in grado di darsi da fare, ma non possiamo dimenticare che tutte le destinazioni di montagna, indipendentemente dalla stagione o dal luogo, sono in concorrenza tra loro. E possiamo dire, senza timore di essere smentiti, che la differenza oggi, a parità di prodotto, la fa chi è più conosciuto, chi comunica, chi informa meglio, chi offre condizioni più convenienti. Per questo era importante una legge che sostenesse anche questa economia. Detto ciò, credo che si debba puntare, in prospettiva, a re-inventare il turismo nelle aree montane. In una dimensione economica che è fatta di grandi numeri, l'offerta che noi siamo in grado di mettere in campo oggi sul mercato è troppo minuta e segmentata per creare dei poli economici efficienti. Per la stessa ragione, diventa difficile arrivare ai mercati con adeguate promozioni e commercializzazioni. Verrebbe voglia di dire che c'é poco da mordere. Io credo, invece, che bisogna essere moderatamente ottimisti: con cento giorni di stagione e una percentuale al 60% di riempimento di posti letto (cioè circa 4 milioni di presenze), con una spesa media di 50 euro al giorno, il potenziale fatturato diretto al turismo in montagna in Piemonte sarebbe di circa 200 milioni di euro.
Questo non è una desiderata né un disegno futuribile: è una possibilità concreta nel giro di poco tempo. È chiaro che bisogna gestire bene e rilanciare lo sviluppo. Noi pensiamo che questa legge vada in questa direzione. Pertanto, la sosteniamo e la voteremo. Abbiamo contribuito a migliorarla e pensiamo che rappresenti un fronte avanzato che può servire anche per altre Regioni come esempio virtuoso e positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Molte considerazioni svolte dal collega Travaglini sono certamente condivisibili, tanto relativamente all'aspetto della sicurezza, quanto in merito al sostegno.
Prima di una doverosa e opportuna una riflessione sul secondo aspetto importante della legge, qualche considerazione su quello relativo alla sicurezza, che, come ricordava il collega Travaglini, prevede obblighi ben precisi e mette il Piemonte all'avanguardia rispetto alle altre Regioni: non soltanto rispetto all'obbligo del casco, introdotto dalla norma nazionale, ma all'assicurazione verso terzi obbligatoria, e anche alla dotazione, cosa che non accade in altre Regioni, per chi scia fuori pista di pala, sonda e A.R.VA., strumenti salvavita nei confronti degli sciatori.
Inoltre, come si evince dall'articolo 18 "obblighi del gestore", e dall'articolo 19 "obblighi del direttore di pista", introduce anche tutta una serie di obblighi e adempimenti rispetto agli interventi per mettere le piste in sicurezza o all'obbligatorietà dei servizi di soccorso; aspetti non previsti all'interno né delle normative nazionali né delle normative esistenti.
una legge estremamente restrittiva relativamente ai mezzi meccanici alle motoslitte e non solo, perché sancisce, salvo le deroghe previste, il divieto alle motoslitte di circolare all'interno delle aree sciabili e non della nostra Regione. È invece fortemente innovativa rispetto all'utilizzo turistico, escursionistico ed ambientale delle mountain bike; si distingue fra le aree destinate alla mountain bike tra quelle più professionali o più dedicate ai bike park, di cui all'articolo 31, e quelle legate al ciclo escursionistico.
Da un punto di vista della sicurezza credo sia una legge profondamente innovativa, che ha anche il merito di essere, in qualche modo, una legge quadro. Di questo va dato atto - lo dico da Consigliere e non in qualità di Presidente della Commissione - a tutti i componenti del Consiglio regionale che vi hanno lavorato in modo positivo per cercare di migliorarla - lavoro proseguito ancora stamattina - come dimostrano gli emendamenti presentati dalla Giunta regionale. Ma questa legge differisce rispetto alle leggi delle altre Regioni italiane in merito al sostegno.
Anche rispetto al sostegno economico credo che sia una legge profondamente equilibrata, che ha cercato di guardare a tutte le valli alpine piemontesi. Non c'è valle alpina piemontese - è sufficiente guardare le pubblicazioni dell'Assessorato al turismo - che non abbia un piccolo medio o grande impianto di risalita o una pista da fondo.
Ovviamente, questo non riguarda soltanto l'attività (che è comunque importante) legata direttamente all'impiantistica di risalita e allo sci di fondo - ricordiamo, come già citava il collega Travaglini, un fatturato complessivo che si aggira intorno ai 50 milioni di euro - ma una ricaduta complessiva sul territorio piemontese e sul territorio montano piemontese che è stimabile fra i 400 e i 600 milioni di euro di indotto.
Ma non si tratta soltanto di aspetto economico. Sarebbe interessante anche se si trattasse di qualunque altra attività sportiva.
particolarmente importante perché questo indotto ha una ricaduta interamente destinata alle aree montane. Noi sappiamo quanto sia difficile creare posti di lavoro, mantenere occupazione e garantire i servizi nelle aree montane.
La Regione Piemonte ha 53 impianti di risalita e più di 30 piste di fondo, utilizzate ogni anno dagli sciatori.
Salvo i cinque grandi impianti (due nel Cuneese, uno nella Provincia di Vercelli e due in provincia di Torino) tutto il resto dell'impiantistica e di risalita da fondo piemontese è costituito da piccole, medie o micro stazioni o anelli di fondo. Questo significa che la grande offerta turistica sullo sci (sia alpino che nordico) è fatta di piccole realtà.
Un aspetto importante della legge è che ha tenuto fortemente in considerazione le piccole realtà, perché, come i colleghi possono leggere nel Capo relativo agli interventi economici, al Titolo II, articolo 41 e successivi si sono volute suddividere tre modalità di finanziamento: una legata alla maggior garanzia di sicurezza, indicata con la lettera a), una seconda per adeguare l'impiantistica regionale presente all'interno della nostra regione, e la terza, io credo molto importante perché è una vera peculiarità di questa legge, a sostegno delle microstazioni piemontesi, sia di risalita sia da fondo.
Gli amministratori locali - così come l'Assessore regionale - sanno bene quante volte il settore pubblico è dovuto intervenire a sostegno o a rilevare delle realtà locali, che il sistema economico non riusciva più a reggere le spese di piccoli impianti per la risalita e per il fondo.
Legge positiva ed equilibrata, che introduce principi innovativi.
Grazie all'apporto di tutti, indica anche aspetti ambientali molto importanti, non solo sulle motoslitte e sul divieto di utilizzo di additivi per l'innevamento programmato, ma anche per altri aspetti importanti che riguardano la tutela ambientale.
Credo che questi aspetti facciano di questa norma, una buona norma.
Certamente garantirà maggior tutela agli sciatori, garantirà maggiori certezze di gestione ai gestori e sicuramente, cosa che a noi sta veramente cuore, garantirà continuità di maggiore ricaduta economica sui territori montani.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Cercherò di non utilizzare tutto il tempo consentito.
Voglio soltanto segnalare quelli che sono, a parer mio, i tre aspetti che mi hanno portato a condividere, come firmatario, questa proposta di legge, che arriva finalmente in aula, e che, nel corso della sua elaborazione, dalla discussione in sede di Commissione alla gestione dei rapporti con la Giunta e tra i vari Gruppi del Consiglio regionale, è stata oggetto di ulteriori miglioramenti.
Innanzitutto, come ricordato in precedenza, è una legge che ha a che fare con la sicurezza. Gli episodi di cronaca delle ultime settimane di questa pausa natalizia, ci hanno insegnato quanto sia importante non sottovalutare l'aspetto della sicurezza e quanto una gestione poco prudente, poco curata e poco attenta della materia dell'impiantistica invernale degli sport invernali, possa costituire un grave rischio e un potenziale nocumento per la salute pubblica e per la vita umana in particolare.
Tre punti che ritengo fondamentali e che dimostrano l'opportunità della legge. Sono convinto che la regione Piemonte, dotandosene, potrà trarne solamente benefici, sia in termini di produzione di occupazione sia in termini di un turismo efficace, sano, non rischioso, di un turismo che dà la possibilità di venire in Piemonte e godere delle nostre bellezze straordinarie, senza rischi connessi ad alcun tipo di attività.
Il primo punto riguarda l'aspetto della sicurezza, della gestione degli impianti, delle responsabilità a carico dei gestori, degli operatori, ed anche a carico degli utenti, per i quali viene definita una sorta di codice di comportamento e, soprattutto, si prevedono sanzioni per coloro che non lo rispettano.
Punto fondamentale: la certezza della pena e della sanzione è il più grande deterrente al non rispetto delle regole.
Oltre a quello relativo alla sicurezza, ve ne sono altri due altrettanto importanti. Il primo riguarda l'innevamento artificiale; forse in queste settimane è il problema meno sentito da parte dell'opinione pubblica. In effetti, in questo anno straordinario ed eccezionale, il problema può passare inosservato: le condizioni atmosferiche hanno permesso che l'innevamento naturale. Ma il problema e, all'interno della nuova legge, all'articolo 36, viene definito servizio pubblico di interesse generale.
Quest'anno ha nevicato tanto, forse anche troppo: le nevicate sono state eccezionali, ma non sempre è così. Le stazioni sciistiche piemontesi hanno un potenziale volume di reddito altissimo (lo ricordavano prima i colleghi); pensate che nella sola mia provincia di Cuneo, il reddito prodotto soltanto dalle attività invernali legate allo sci di fondo e allo sci da discesa è di 40 milioni di euro. Tuttavia, bisogna ricordare che il mondo dello sci e delle piccole stazioni, arrivavano da momenti di grave crisi. Ricordiamo che, negli anni passati, i Consiglieri, di tutte le parti politiche, hanno presentato ordini del giorno per ottenere lo stato di calamità naturale, per ottenere la straordinarietà di interventi da parte della Regione Piemonte per finanziare l'innevamento artificiale, non per garantire ulteriore ricchezza, ma per garantire la sopravvivenza. La mancanza dell'innevamento metteva a grave rischio la sopravvivenza di queste stazioni sciistiche che, come dimostra la relazione del collega Vignale, sono di misura medio-piccole e sono la vera risorsa del nostro Piemonte.
Definendo l'innevamento artificiale servizio pubblico di interesse generale, superiamo il problema; creiamo un presupposto che legittima la Regione Piemonte ad intervenire in maniera programmata, in maniera continua, annualità per annualità. Ancor di più, grazie alla felice intuizione, di cui va dato atto al collega Vignale e al collega Laus, è stato inserito l'innevamento artificiale come criterio a garanzia della sicurezza. Garantire un manto nevoso idoneo è una garanzia per coloro che ne usufruiscono, perché lo possono usare in sicurezza garantita ed assoluta. Questo ci permette non soltanto una cosa importante per i nostri sciatori e per i nostri turisti, ma anche di evitare eventuali censure da parte dell'Unione europea, che avrebbe potuto vedere in questa forma di sostegno all'innevamento artificiale una sorta di aiuto di Stato mascherato alle stazioni sciistiche. La capacità di chi ha redatto questa legge è stata anche quella di aggirare questo ostacolo in modo molto intelligente ed opportuno.
L'ultimo punto su cui mi voglio soffermare non riguarda più la legge ma il mondo dei gestori di impianti, il mondo degli appassionati di questi sport invernali, che guardano con favore a questa legge, in quanto sparisce un principio di cui si era dibattuto molto: il cosiddetto principio della quota-neve.
C'era stato un momento in cui qualcuno, anche della Giunta, aveva ipotizzato - lo avevano scritto i giornali e la notizia aveva destato grandissime preoccupazioni - che il sostegno della Regione all'innevamento artificiale o alla nuova impiantistica invernale per gli sport invernali sarebbe arrivato soltanto laddove le stazioni sciistiche fossero situate a quote superiori ai 1800 metri. Nel nostro Piemonte ce n'è una sola: tutte le altre sono al di sotto. Questo voleva dire concentrare le risorse in un'unica direzione, penalizzando tutto il resto della regione. La quota neve, peraltro, rilevava - essendo basata su ragionamenti climatici e meteorologici, poi disattesi dai fatti, basta guardare alla quota-neve di quest'anno - che si sciasse anche a Torino. Questo dimostra come questo principio fosse sbagliato: ed è stato corretto.
Voglio dare atto alla Giunta di avere accettato di eliminare tale principio dal testo di legge e che non venisse più considerato come presupposto per l'ottenimento di risorse. Sarebbe stato un capestro gravissimo. Nella sola provincia di Cuneo non ci sarebbe stata alcuna stazione sciistica idonea ad ottenere i contributi regionali, né per l'innevamento né per le nuove strutture di impiantistica. Sarebbe stata una situazione veramente paradossale.
Sicurezza, interesse pubblico generale per l'innevamento artificiale ed eliminazione della quota neve come parametro di intervento regionale sono tre grandi risultati che questa legge propone - e che dimostra che, se ci pagassero a cottimo, approvando questa legge, questa sera, un minimo della nostra indennità ce lo saremmo guadagnato. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Intervengo facendo una richiesta che, visto l'argomento, può sembrare strana: chiederei di verificare la temperatura di quest'aula. Considerato che fa veramente caldo e che stiamo parlando di innevamento... forse sarebbe utile averne un po' in aula.
Al di là di questa premessa, siamo convinti che questa sia una legge importante per la nostra regione. Io e il mio Gruppo ci abbiamo lavorato molto, al di là di quanto pensa il collega Vignale che, sicuramente, anche su questo, non sarà d'accordo. Pur nelle differenze di impostazione riteniamo importante per la regione Piemonte dotarsi di una legge fondamentale per le moltissime le stazioni sciistiche, circa di una cinquantina, dalle più grandi alle più piccole; se poi si sommiamo gli anelli di fondo presenti in quasi tutte le valli piemontesi, si arriva a numeri davvero significativi, anche dal punto di vista dei dipendenti visto che se si contano circa 2 mila lavoratori agli impianti di risalita.
Inoltre, con l'indotto e i servizi collegati a questo tipo di sport e di turismo - chi si occupa delle statistiche parla di 13, 14, 15 volte tanto - si arriva numeri particolarmente significativi.
Pertanto, crediamo sia una legge importante, contenente grandi aspetti di positività. Riteniamo che tutta la normativa legata alla sicurezza segnali un'attenzione particolare e ampiamente condivisibile. Ad esempio pensiamo che i passaggi che sostanzialmente vincolano tutti i gestori ad applicare il contratto collettivo nazionale ai propri dipendenti - in particolar modo un contratto collettivo nazionale specifico per il settore dei trasporti a fune - costituisca un altro elemento particolarmente significativo.
A nostro parere, però, relativamente ad alcune questioni specifiche esistono criticità abbastanza pesanti, sulle quali abbiamo molto lavorato e discusso. Cito le questioni per noi più critiche. La legge sostanzialmente, definisce le piste da sci quali opere di interesse pubblico, con tutte le conseguenze che derivano dal punto di vista urbanistico.
Questa per noi è una criticità, perché consente tutta una serie di deroghe rispetto a questioni legate all'urbanistica, che non riguardano solo la realizzazione di nuove piste e l'ampliamento di vecchie, ma si riferiscono a tutte le strutture e al loro sostegno. Se il garage per i "gatti delle nevi" e i mezzi battipista è chiaramente una costruzione di servizio alla pista, è difficoltoso considerare, ad esempio, il bar ristorante quale opera di urbanizzazione, che può andare a scomputo sugli oneri di urbanizzazione.
Rispetto al soccorso, avevamo individuato delle criticità che, per alcuni versi, credo siano state sostanzialmente risolte. L'emendamento in cui si prevede in maniera esplicita il raccordo per formalizzare gli atti di indirizzo definiti dalla Giunta, con la collaborazione della Commissione consultiva e della Commissione consiliare, consentendo al servizio di emergenza del 118 di addivenire alla definizione dei Protocolli d'intesa con le varie stazioni, ritengo risolva gran parte delle problematiche da noi individuate.
Relativamente alla questione delle motoslitte sono state sollevate parecchie perplessità. Noi, da sempre, abbiamo ritenuto la vicenda come una delle questioni importanti da affrontare nella legge. Presenteremo un ordine del giorno, che ci auguriamo venga largamente condiviso, affinch nel regolamento attuativo, al quale si dovrà provvedere così come indicato dalla legge, la Giunta imponga tutta una serie di attenzioni particolari a chi viaggia sulle motoslitte; mi riferisco al casco, all'assicurazione alla patente, al divieto del rimorchio: insomma, questioni che conosciamo molto bene.
Per quanto riguarda la questione della percorribilità, credo che gli emendamenti apportati dal lavoro di questi ultimi giorni dovrebbero in larga misura risolvere gran parte dei problemi, definendo le modalità di utilizzo della motoslitta, non tanto come strumento atto al gioco, ma quale mezzo veramente utile per favorire soprattutto chi lavora in montagna e sulle piste da sci o necessita anche di questo strumento per raggiungere l'abitazione.
Per certi versi - non dico che è sottinteso - traspare dalla legge la volontà di lanciare o rilanciare percorsi formativi forti, soprattutto rispetto alla gestione delle piste e degli impianti, anche se probabilmente, potevano essere individuati con maggiore forza, costituendo da una parte, una criticità, ma, dall'altra parte, sicuramente un aspetto positivo.
L'ultima questione riguarda l'innevamento artificiale. È del tutto evidente che, diventa oggettivamente molto difficile pensare ad impianti dei comprensori sciistici che generino un'economia di un certo tipo in assenza di quello che, ormai, viene denominato innevamento programmato; è del tutto evidente che era necessario individuare norme e anche modalità di sostegno.
Noi abbiamo sempre sostenuto che sarebbe estremamente più opportuno invece di rivolgersi al finanziamento pubblico, creare un sistema di sostegno all'innevamento che vedesse compartecipi non solo i gestori degli impianti di risalita e i gestori delle piste, ma anche coloro che hanno interessi forti su questa partita.
Pensiamo all'aeroporto di Caselle, che accoglie i voli charter che portano gli sciatori nella nostra regione, alle autostrade, ma anche a tutti gli esercizi commerciali, gli esercizi turistici e tutti i tipi di servizio che sullo sci hanno un loro tornaconto.
Non è possibile inserire in una legge questo tipo di coinvolgimento quindi si è deciso di ricorrere al finanziamento pubblico. Crediamo che sia un limite, non tanto di questa legge, ma complessivamente delle modalità con le quali affrontiamo questi problemi.
Probabilmente bisognerebbe tentare un ragionamento che mettesse al centro o la tutela o la costituzione di consorzi particolari per favorire queste iniziative, oppure inserire delle tasse di scopo su questo particolare settore per raggiungere questi obiettivi.
Ultimissima considerazione. Credo che per la montagna si stia cercando di fare molto nella nostra Regione. La legge che approveremo domani e quella che approveremo la prossima settimana sulla forestazione, vanno entrambe in questa direzione.
Credo che l'evento olimpico sia stato l'evento di punta che ha caratterizzato questo tipo di interesse. Ritengo, però. che su queste vicende non ci sia abbastanza discussione e formazione.
Forse dovremmo avviare un confronto con l'Università per capire se non sia il caso di attuare un indirizzo universitario di economia montana. Si tratta di gestire un'economia complessa: da una parte bisogna cercare di portare turisti, e in tal senso la montagna rischia di diventare il parco giochi delle città; dall'altra parte, però, ci si rende conto che la montagna non può vivere solo di turismo: la forestazione, l'agricoltura e l'artigianato e tutta un'altra serie di settori sono altrettanto importanti e non solo complementari.
Quindi un corso di laurea specialistico su queste materie potrebbe sia caratterizzare le nostre Università sia aiutare uno sviluppo della nostra montagna, non solo e comunque non unicamente interessato al fatto che diventi un parco giochi per i cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Ho molto apprezzato l'intervento del collega Travaglini di questo pomeriggio, che ha messo bene a fuoco l'argomento: non soltanto la regolamentazione dell'attività sciistica, ma una legge che in qualche modo programmi l'attività sciistica in Piemonte, al pari di altri bacini ed altri comprensori non soltanto italiani, ma anche stranieri, che garantiscono la possibilità di sciare e consentono all'accoglienza turistica di programmare nel tempo le presenze.
Valutiamo positivamente il testo unificato che stiamo discutendo per alcuni motivi, oltre a quelli che abbiamo ricordato: la necessità di ottemperare agli obblighi derivanti dalla legge nazionale, l'opportunità d'intervenire a favore del turismo invernale in modo strutturale, mettendo fine anche alla sperequazione che finora esisteva tra vari bacini sciistici piemontesi e l'esigenza di disciplinare la pratica dello sci che è sembrata sfuggire, anche per notizie di cronaca che voi tutti conoscete, da obblighi e responsabilità, spesso difficili da accertare.
Com'è stato opportunamente sottolineato nella relazione introduttiva gli investimenti precedenti o successivi ai Giochi Olimpici invernali hanno registrato, grazie ad un forte intervento pubblico, sia un ammodernamento dell'impiantistica sia un sostegno alle spese di ammortamento legate all'innevamento programmato.
Fatto che, secondo noi, ha riguardato soprattutto le aree dove si sono svolte le gare e non altre, creando una situazione che, come minoranza abbiamo anche evidenziato con un'interrogazione presentata il 9 dicembre nella quale abbiamo messo in evidenza come soltanto gli impianti di comproprietà della Regione, cioè quelli dei siti olimpici, erano stati in qualche modo avvantaggiati, anche nel 2008, con un contributo della Regione Piemonte.
Approvando questa legge probabilmente questa disparità viene superata armonizzando gli interventi della Regione in materia.
Sarà dunque possibile anche per le molte piccole e medie stazioni sciistiche accedere ai contributi pubblici, mantenendo in attività impianti adeguati alle esigenze degli appassionati. Anche perché la concorrenza delle stazioni sciistiche piemontesi non è solo interna. Ci riferiamo, ad esempio, a comprensori sciistici di altre Regioni italiane, in primis la Valle d'Aosta, ma anche la Lombardia, e la Francia per ciò che riguarda la Nazione straniera più vicina.
Il turista che arriva dall'estero, nella fattispecie dall'Inghilterra o dall'Irlanda, in questi giorni sta utilizzando non soltanto i voli su Caselle, ma anche i voli che Ryanair ha attivato a Levaldigi; sono migliaia i turisti che stanno arrivando in provincia di Cuneo.
Il panorama con cui dobbiamo confrontarci è quello con altre Regioni italiane a noi distanti, il Trentino Alto Adige, il Veneto, per non parlare dell'Austria.
L'Austria è forse l'esempio più importante di programmazione ed accoglienza sciistica. Quella è una zona, e ci riferiamo soprattutto alle zone della bassa Austria, in cui è comunque garantita la possibilità allo sciatore di poter trascorrere una settimana bianca, fare una vacanza organizzata nel tempo, grazie ad un forte intervento delle Regioni e dello Stato e dei vari consorzi turistici.
Secondo me quello è l'esempio da seguire, perché consente di fare della montagna una grande risorsa turistica, e quindi anche economica ed occupazionale, senza frustrare ambiente o natura.
Chi di voi si è recato in quelle zone sa che in Austria tutta l'acqua di montagna viene raccolta, non viene sprecato nulla, gli impianti sono moderni; e non mi sembra che vi siano grandi proteste dal punto di vista ambientalista, proprio perché è stata prestata gran cura all'ambiente, e sono stati bravi nel coniugare le varie esigenze della montagna sotto tutti i punti di vista. E parliamo di montagna abitata, non disabitata.
Per quanto riguarda poi la sicurezza, e ci riferiamo alla fattispecie del capo 4, disciplinante la gestione delle piste: se, apparentemente, le previsioni sembrano appesantire i compiti dei gestori, a nostro avviso, in concreto, si fa un passo in avanti a tutela di migliaia di appassionati sciatori.
La gran parte dei gestori, soprattutto dei grandi impianti sciistici piemontesi, ha già da tempo regolamentato l'attività dei propri impianti in questo, caso la norma regionale interviene per rafforzare le esigenze di sicurezza, riconoscendo ai gestori stessi una funzione di interesse pubblico.
Da questo punto di vista la norma si completa con interventi di carattere economico, di cui il comparto necessita, sia attraverso il finanziamento alla riqualificazione, alla sostenibilità ambientale ed energetica, al potenziamento e alla valorizzazione del patrimonio impiantistico, aperta a tutti, attraverso bandi "democratici". In tal senso, infatti, abbiamo evidenziato alcune sperequazioni finora esistenti nei finanziamenti riconducibili alle spese di funzionamento della gestione ordinaria e straordinaria degli impianti sciistici piemontesi, con l'obiettivo di avere aree sciabili concorrenziali con altri bacini regionali e soprattutto internazionali, e condizioni di maggiore sicurezza per i fruitori.
Ci riserviamo ulteriori dichiarazioni in sede di voto finale.



PRESIDENTE

Grazie, collega Guida.
La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Speravo che arrivasse il collega Clement per assicurarlo che non è vero che tutto quanto arriva dalla sua parte dell'aula lo rifiutiamo. Io, ad esempio, vedo arrivare l'inverno sempre con terrore, perché soffro il caldo, e con altrettanto terrore vedo arrivare l'estate, perché soffro il freddo, e da quando sono in Consiglio regionale in inverno muoio di caldo e d'estate ho freddo! Pertanto, recepisco le sue lamentele e le faccio mie. Consolazione: io per sette anni ho avanzato la stessa lamentela al Consiglio provinciale di Torino e non ho ottenuto niente! Evidentemente non sono così autorevole...



BURZI Angelo

Chi era il Presidente?



NOVERO Gianfranco

Era la Presidente Bresso! Venendo alla legge in esame, dichiaro con soddisfazione il voto favorevole mio, personale e del mio Gruppo, anche se è una legge perfettibile.
La voteremo, intanto perché pensiamo sia una buona legge, ma anche perché dal dibattito, che per la verità ho seguito poco e solo alla fine, è emerso chiaramente che parliamo di una legge che riguarda sì gli utenti che dalla pianura vanno verso la montagna, ma anche i problemi di chi abita in montagna, in un trattamento abbastanza paritario. Si è cercato di abbinare le esigenze della cosiddetta utenza con le esigenze della residenza.
Non entro nei dettagli, perché è già stato fatto ampiamente dai colleghi, mi fermo a quest'affermazione generale di principio, con due osservazioni. Una l'ho già espressa in Commissione: è con amarezza che ho appreso che le associazioni degli utenti, che quindi dovrebbero essere specializzati sulla montagna, abbiano presentato un documento che attacca una legge che va proprio nel verso che loro propugnano. Questo significa che, quando si parla di montagna, certa gente salta sul cavallo pazzo, non esamina nemmeno gli argomenti, e pensa: "Sicuramente questi faranno delle cose brutte!".
Al contrario, penso che abbiamo fatto una legge molto bella. In particolare, riguardo al punto da loro toccato, relativo all'uso dei mezzi meccanici, delle motoslitte, abbiamo fatto una legge giusta, logica, che vieta l'uso della motoslitta su tutto il territorio regionale, normando i casi specifici, che era logico autorizzare.
Questi signori, per favore, prima di scrivere certe cose, si documentino! L'altra questione che a me non piace, ma è poca cosa in una legge così complessa, riguarda l'appello che è stato fatto dai Sindaci - mi pare siano loro i maggiori interessati, quelli che dovranno elargire i soldi - sul discorso di consentire agli sci club gli abbonamenti gratuiti. Capisco la ratio della spiegazione data, però c'è un particolare: se noi vogliamo che la gente vada a sciare, prima deve imparare. Se gli sci club applicheranno tariffe esose, cosa faranno? Prenderanno una sovvenzione dal Comune, che pagherà la tariffa esosa.
In sostanza, è un costo che addossiamo ai Comuni e non ai soci degli sci club, e questo un po' mi dispiace. Ricordo che quando ero ragazzino erano gli anni Sessanta - i gestori degli sci club ci offrivano persino il caffè, purché andassimo ad imparare, perché poi avremmo pagato il giornaliero. Poiché certe piste del Sestrière sono sovraffollate, capisco che questi non vedano di buon occhio dei nuovi arrivi: la clientela è persino troppa! Questo è l'unico neo che mi lascia un po' dispiaciuto.
C'è un'altra questione, che a me può piacere o non piacere, relativa al discorso che toccava il collega Clement: per il mio carattere l'innevamento artificiale è una bestemmia, però capisco di non potermi opporre. Così come sono contrario al divorzio e non divorzierò mai (chi vuole, però, può divorziare), sono contrario all'innevamento artificiale ma chi vuole andare a sciare deve essere aiutato dai cannoni, se non c'è abbastanza neve.
Pertanto, occorre sempre verificare gli interessi della collettività e approvare leggi che vadano in quel senso. Dunque, voteremo volentieri questa legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.
Se non ci sono altri interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Indìco la votazione palese sull'articolo 1 Ricordo che il numero legale è 31.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Indìco la votazione palese sull'articolo 2.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 33) presentato dai Consiglieri Clement, Moriconi Bossuto, Barassi: All'articolo 4, comma 2, dopo le parole "delle infrastrutture di cui al comma 1", eliminare le parole "sono da considerarsi di interesse pubblico".
La parola al Consigliere Bossuto per l'illustrazione.



BOSSUTO Iuri

Intervengo molto brevemente su un emendamento che riteniamo abbastanza fondamentale.
Anzitutto, ringraziamo l'Assessore e la Commissione per il lavoro svolto nella costruzione, o meglio, nella ricostruzione di un testo interessante ma che, dal nostro punto di vista, presentava parecchie lacune e parecchi punti contraddittori, non condivisibili da parte della nostra forza e del nostro settore - quello che andava "benedetto", come diceva prima il Consigliere Clement.
Malgrado l'accoglimento di molti "appunti" (come sono stati definiti) che abbiamo presentato all'attenzione dei nostri colleghi, qualcosa ancora ci turba e inficia un po' il nostro giudizio favorevole, totale, pieno e libero, su questo testo di legge.
L'emendamento che proponiamo fa parte di una serie di tre emendamenti (in totale, sono 6) che hanno come comune denominatore l'interesse pubblico. Capiamo che si sia trovato questo escamotage, che è anche intelligente, che permette di aiutare un settore che, come è già stato detto dal Presidente del Gruppo, ha 2000 addetti. É un indotto molto importante, però, crediamo che riconoscere l'interesse pubblico a questo settore sia un atto alquanto fuori dalle righe. Lo stesso criterio dovrebbe essere riconosciuto a tutti i settori economici della nostra regione; si dà importanza a un settore economico in un contesto altrettanto importante quale il turismo, quindi dovremmo parlare di interesse pubblico anche relativamente al turismo.
Ricordiamoci che parliamo di impianti sportivi, ma non tutti gli impianti sportivi sono di interesse pubblico. Inoltre, la denominazione "d'interesse pubblico" apre a tutta una serie di altre realtà che non gradiamo così tanto, come le servitù coattive, che ricordiamo essere abbiamo presentato un emendamento anche su questo aspetto - un atto piuttosto forte, quasi di colonizzazione della montagna, anziché di aiuto anche nei confronti di chi ancora resiste in montagna e ha terreni grazie ai quali potrebbe ancora contrattare, anziché accettare un'imposizione.
L'altro piccolo blocco di emendamenti riguarda le norme urbanistiche: se questa legge viene approvata - come pensiamo - sarà favorito un sistema speculativo che potrebbe anche essere positivo, ma è forte il rischio che si aprano possibilità di azioni in malafede o malfatte.
La possibilità di scomputi urbanistici, la possibilità di non vincolare i piani regolatori fanno sì che - immaginiamo noi - modelli poco turistici e anche poco ambientalistici che perdurano in alcune città, sicuramente belle, ma che si sono sviluppate male, come la vicina Sestriere - diciamolo pure - il cui modello di turismo è quasi industriale e poco incline a un turismo più a contatto con la natura, trionfino a scapito, invece, di realtà più inclini a tutelare l'ambiente in cui gli stessi residenti vivono e vorrebbero continuare a vivere.
L'emendamento propone la possibilità di eliminare "da considerarsi di interesse pubblico", proprio in questa considerazione, quindi, non per togliere linfa e vita a un'attività che svolge un lavoro che, seppur precario, impiega tantissime persone, ma per tentare di non attribuire una definizione giuridica, un contesto giuridico ad una realtà che rischia di avere davvero un lancio diverso e possibilità diverse, anche disuguali rispetto a tante altre realtà economiche e importanti della nostra regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Ci troviamo di nuovo di fronte ad una situazione nella quale alcuni settori della maggioranza, (essendo noi pedemontani ed avendo di fronte tutta la corona delle Alpi e, in determinate zone, anche degli Appennini) che chiedono garanzie, certezza sull'esborso di risorse cum granu salis come si suol dire, e con la promozione da parte del Comune che avvia i procedimenti di esproprio e la Regione che poi istruisce ed approva.
Peraltro, quando bisogna realizzare una zona industriale (evochiamo per esempio, una sigla: il PIP - Piano di Insediamenti Produttivi), oppure la realizzazione di altri interventi di iniziativa pubblica, che si fa? Si individua la zona e si avviano le procedure che comportano, ovviamente anche l'esproprio e, a seguire, la cessione delle aree. In quel caso, serve la proprietà, ma in questo caso soltanto l'uso in determinati periodi dell'anno, tant'è che poi si dice "su questi compendi territoriali" o possono essere ancora portate avanti le attività previste dall'uso civico nel periodo estivo, oppure possono essere portate avanti altre attività sempre del comparto turistico-ricettivo.
Quindi credo che eliminare queste poche parole, a mio avviso significhi "togliere il tappo" di una certa impostazione e snaturarne tutto il suo svolgimento.
Comprendo la proposta ma, a mio avviso, proprio perché determinerebbe un depotenziamento complessivo della normativa, credo sia da respingere seccamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Travaglini.



TRAVAGLINI Marco

Intervengo per ribadire quanto abbiamo già detto, anche in Commissione.
Debbo riconoscere che anche il gruppo di Rifondazione Comunista e quello degli ambientalisti di sinistra hanno dato un contributo importante ed hanno condiviso gran parte del testo di questa legge, come confermano molti interventi nel dibattito generale. Tuttavia, ci sono alcuni punti sui quali il dissenso perfettamente legittimo non può essere condiviso: uno dei nodi principali della normativa è il "considerare di interesse pubblico"; è del tutto evidente che la cancellazione di questa norma pregiudicherebbe gran parte dell'impianto della stessa legge e del testo unico che abbiamo elaborato. Per questo motivo, il nostro voto all'emendamento sarà contrario.



PRESIDENTE

Parere della Giunta sull'emendamento?



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e al turismo e agli impianti di risalita

Contrario.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 33), sul quale l'Assessore Manica, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 1 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 5 (Individuazione delle aree sciabili) Preliminarmente, nella rubrica dell'articolo 5 viene aggiunta dopo la parola "individuazione" la frase "e variazione".
Al comma 1 si aggiunge dopo la parola "individuazione" la frase "e della variazione" ed inoltre si aggiunge un'ulteriore lettera e): "e) le variazioni delle aree sciabili precedentemente individuate".
Emendamento rubricato n. 2 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 5 (Individuazione delle aree sciabili) Al comma 3 dopo le parole "I Comuni," dovranno essere eliminate le parole "ove necessario" che saranno sostituite dalle parole "nel rispetto delle leggi regionali vigenti, ".
Emendamento rubricato n. 3 presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 5 (Individuazione delle aree sciabili) Al comma 5 dopo la parola "sciabili" al primo rigo si aggiunge la frase "e nei bike park" mentre l'ultima parola del periodo "sciistica" viene eliminata e sostituita dalla frase aggiuntiva "subordinatamente a quanto previsto dall'articolo 21, comma 6.".
La parola all'Assessore Manica, per l'illustrazione.



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e agli impianti di risalita

Si tratta di emendamenti ampiamente condivisi dai Gruppi e già discussi in sede di Commissione, pertanto li illustrerò in maniera sintetica.
Qualora il Consiglio ritenesse che si possa prescindere anche da quest'illustrazione sarei anche disponibile ad evitarla. Comunque, il primo emendamento consente ai Comuni (che hanno la potenzialità di individuare le aree sciabili) di operare variazioni delle aree sciabili precedentemente individuate. Si commenta da sé il riconoscere questa possibilità o facoltà ai Comuni.
L'emendamento successivo al comma 3, prevede, dopo le parole "I Comuni", la sostituzione con la frase "nel rispetto delle leggi regionali vigenti". La richiesta era emersa all'interno della Commissione, per rendere più pregnante questo elemento.
L'ultimo emendamento riguarda l'inserimento, nell'individuazione e variazione delle aree sciabili, del discorso relativo ai bike park questione che normiamo, nella vicenda più complessiva delle mountain bike in un articolo successivo.
Questi i tre emendamenti presentati all'articolo 5.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non essendovi richieste di intervento in merito ai tre emendamenti presentati dalla Giunta regionale, li pongo in votazione. Vi ricordo che il numero legale è 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 34) presentato dai Consiglieri Clement, Moriconi Bossuto, Barassi: Art. 6, comma 3, eliminare il comma 3 "Le piste da sci ......... in materia urbanistica".
Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto, per l'illustrazione.



BOSSUTO Iuri

Con altrettanta celerità illustrerò quest'emendamento, conseguente a quello precedente.
Riteniamo che vada cassato il comma 3 proprio perché parla di "opere connesse" e di "urbanizzazione indotta".
Sappiamo che l'Assessore Conti - ne abbiamo già discusso in sede di Commissione - sta mettendo mano ai piani paesaggistici e alla legge Astengo.
Il fatto che questa legge, che di tutt'altro si occupa, introduca elementi di novità o persegua fini che potrebbero essere conflittuali con quella che è la piccola riforma normativa che sta portando avanti l'Assessore Conti, crediamo non sia cosa opportuna.
Inoltre, temiamo che tale comma 3 dia l'avvio, sempre in un'ottica di Amministratori non attenti (in mezzo a tanti bravi ci potrebbero essere anche loro!), ad una serie di speculazioni che non fanno bene al territorio, anzi, rischiano di danneggiarlo.
Per questo motivo, chiediamo un voto favorevole all'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La motivazione del comma la ricordava già il collega Bossuto.
Noi riteniamo che, avendo individuato l'aspetto della pubblica utilità sia anche doveroso lasciare ai Comuni, che sono coloro che concedono le concessioni edilizie e prevedono eventuali oneri a scomputo, la possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione per opere di urbanizzazione indotta relativamente alle aree sciabili.
Questo comporta un utilizzo più snello e più veloce delle risorse pubbliche, che, comunque, verrebbero introitate dall'Amministrazione comunale, e garantisce, come sempre accade quando le opere a scomputo vengono ben utilizzate, la possibilità di interventi per un valore economico maggiore essendo eseguiti, solitamente, dalla stessa ditta che ha ottenuto le concessioni.
Crediamo, quindi, che sia un comma importante, in particolare per le piccole realtà, che possono beneficiare di questo strumento. Pertanto l'emendamento proposto, ancorché abbia ovviamente una logica che segue quanto prima enunciato dai colleghi di Rifondazione, riteniamo che vada respinto.



PRESIDENTE

Grazie, collega Vignale.
La parola all'Assessore Manica, per esprimere il parere della Giunta regionale.



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e agli impianti di risalita

Il parere della Giunta regionale è contrario, per le motivazioni già espresse dal Consigliere Vignale, che non ripeto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 34, sul quale l'assessore Manica, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 4) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Manica: Art. 7 (Procedimento per il rilascio dell'atto di classificazione) Al comma 1 dopo le parole "presentano la" viene sostituito il termine "proposta" con quello più appropriato di "domanda" e vengono conseguentemente eliminate dopo la parola "classificazione" le parole "con domande già ricomprese in precedenza." La parola all'Assessore Manica.



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e agli impianti di risalita

Visto che gli emendamenti in questione sono stati ampiamente condivisi dai Gruppi in sede di Commissione, proporrei di passare all'illustrazione degli altri due emendamenti inerenti alle motoslitte e alle mountain bike in quanto hanno un significato più pregnante e un dibattito alle spalle più complessivo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 5) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 8 (Elaborati di progetto per la classificazione) Al comma 1 prima della parola "piste" deve essere eliminata la parola "nuove" e dopo la parola medesima "piste" dovranno essere aggiunte le parole "di nuova realizzazione". Inoltre dopo la parola "corredata", la frase "dagli elaborati del progetto assentito ai sensi della normativa vigente" viene sostituita dalla frase: "da tutti gli elaborati progettuali richiesti dalla normativa in materia vigente".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 8, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Emendamento rubricato n. 6) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 11 (Commissione tecnico-consultiva per le aree sciabili) Al comma 2, lettera a) la parola "due" previsto per la rappresentanza dei dirigenti regionali dei settori competenti all'interno della Commissione viene sostituito dalla parola "quattro".
Successivamente dopo la lettera h) del medesimo comma 2 vengono ulteriormente aggiunte le seguenti lettere i) ed l) come di seguito: "i) un rappresentante del servizio medico di Emergenza Sanitaria Territoriale 118 l) un esperto designato dal Club Alpino Italiano (CAI) Piemonte.".
Emendamento rubricato n. 7) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 11 (Commissione tecnico-consultiva per le aree sciabili) Al comma 4 la parola "proposta", presente due volte, viene sostituita con la parola "domanda" al primo rigo e "domanda medesima" al secondo rigo mentre dopo la parola "classificazione", viene aggiunta la frase "entro il termine di 60 giorni dal ricevimento,".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 11, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Emendamento rubricato n. 35) presentato dai Consiglieri Clement, Moriconi Bossuto, Barassi: Art. 12 comma 2 soppressione del punto e).
La parola al Consigliere Bossuto per l'illustrazione.



BOSSUTO Iuri

Direi che l'articolo 12, di cui noi proponiamo la cassazione al comma 2 del punto e), rappresenta il concretizzarsi dei timori urbanistici che abbiamo illustrato in precedenza. Il punto riguarda i soggetti che mediante convenzione abbiano assunto l'obbligo di realizzare la pista, quale opera a scomputo degli oneri di urbanizzazione dovuti.
Lo scenario che noi immaginiamo, in negativo può far sì che eventuali costruttori di condomini paghino oneri minori meno oneri e nel frattempo costruiscano anche una pista che, magari, tramite una convenzione gestiscono.
Tale business, che potrebbe manifestarsi tramite il punto e), ci preoccupa. Crediamo introduca un concetto distorto; l'abuso della montagna rischia di diventare un modello di sfruttamento insensato. Le Alpi, che sono un bene comune, rischiano di diventare un bene per pochi, limitato ad uno sport ricco, certamente non di qualità.
Riteniamo che tale norma andasse iscritta diversamente. In questo modo rischia di non aiutare le piccole realtà, ma altre dinamiche che non ci sentiamo di approvare.
Per questo motivo chiediamo possibilmente la cassazione del punto e) del comma 2 dell'articolo 12.



PRESIDENTE

Parere della Giunta regionale?



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e agli impianti di risalita

Il parere è contrario.
Ho visto che anche il Consigliere Laus ha fatto una richiesta in tal senso. Le motivazioni sono le stesse che abbiamo espresso precedentemente e che riguardano un punto cardine della legge e della sua impostazione generale. Quindi, non è possibile la caduta di questo elemento, non secondario.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 35), sul quale l'Assessore Manica a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 8) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Manica: Art. 12 (Realizzazione delle piste) Al comma 2 si aggiunge un'ulteriore lettera g) come di seguito: "g) ogni altro soggetto pubblico o imprenditore privato".
Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8.
Il Consiglio approva.
Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'articolo 12, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Emendamento rubricato n. 36) presentato dai Consiglieri Clement, Moriconi Bossuto, Barassi: Art. 13 dopo le parole "... delle servitù di cui chiedono la costituzione" eliminare la parola "coattiva".
La parola al Consigliere Bossuto per l'illustrazione.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
In realtà, questo emendamento unicamente rappresentativo: avevamo già vagamente intuito, dal confronto molto costruttivo dei lavori di questi giorni, che tutta la nostra azione sulle servitù coattive sarebbe stata una battaglia persa.
Se avessimo mai davvero pensato di poter emendare totalmente le servit coattive, gli emendamenti avrebbero dovuto essere più numerosi; dunque, un unico emendamento, rappresentativo, che interessa l'articolo 13, che per primo cita la servitù coattiva, successivamente indicata dall'articolo 14 e da altri articoli a seguire.
Questo emendamento rientra nel filone di cui dicevo in precedenza pertanto in parte mi ripeterò.
L'interesse pubblico crea quella che noi riteniamo un'anomalia; ovvero per edificare, gestire o provvedere alla manutenzione straordinaria dell'impianto sciistico, noi possiamo incidere servitù coattive modello quelle che solitamente si impongono per gli elettrodotti, perché di questo parliamo: tra l'altro, sono citate anche dal Codice Civile - le quali contengono un obbligo e non danno molto scampo alla vittima, che viene risarcita, ma da lì non può fuggire.
Non lo riteniamo un modello utile alla causa, perché dove si riscontra una concezione di questo tipo può scattare anche una forma di ribellione alla coercizione, che può allungare i tempi, e può dare un'idea, in realtà di una colonizzazione della montagna e non certo di un'attività utile allo sport e all'economia.
Per questo motivo, in maniera rappresentativa, essendo molte le volte in cui compare il termine "coattivo", proponiamo la rimozione di questa servitù; tra l'altro, in uno dei nostri appunti avevamo proposto di instaurare, invece, un rapporto contrattuale con i proprietari, magari con l'appoggio anche del Comune o degli enti locali che potessero fare da mediatori in questo rapporto di costituzione contrattuale della servitù.
Quindi, tenaci e un po' testoni, chiediamo un voto favorevole su questo emendamento, che - ribadisco - propone di eliminare la parola "coattiva" all'articolo 13 .



PRESIDENTE

Grazie, collega Bossuto.
La parola all'Assessore Manica, che esprime il parere della Giunta regionale.



MANICA Giuliana, Assessore al turismo e agli impianti di risalita

Il parere della Giunta regionale è contrario.
Anche questo è un punto cardine della legge, perché, nel momento in cui accertiamo l'interesse pubblico relativo a queste aree, le individuiamo come aree assolutamente significative dal punto di vista della loro esistenza. A questo punto, conseguentemente, l'individuazione delle aree sciabili, comprese le piste e i relativi impianti di innevamento e risalita con le pertinenze, equivale a dichiarazione di pubblica utilità indifferibilità e urgenza dell'opera medesima. Questo comporta la definizione della servitù coattiva, prevedendo inoltre che si possano attivare e applicare le procedure di esproprio, secondo le modalità stabilite dal decreto del Presidente della Repubblica.
Questo è un elemento portante e conseguente, pertanto il parere della Giunta regionale è contrario.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 36, sul quale l'Assessore Manica, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 9) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Manica: Art. 13 (Permesso di realizzazione delle piste) Nel comma 2 il primo periodo "Nel rilasciare ... natura idrogeologica" viene sostituito dal seguente periodo: "Il rilascio del permesso da costruire è reso sulla base della contestuale valutazione degli aspetti urbanistici, programmatori, trasportistici, idraulici, idrogeologici forestali, ambientali, paesaggistici e valanghivi." Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9.
Il Consiglio approva.
Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'articolo 13, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 10) presentato dalla Giunta regionale a firma dell'Assessore Manica: Art. 14 (Procedimento per l'imposizione della servitù di area sciabile) Si aggiunge al comma 1 penultimo rigo dopo la frase "i gestori delle aree sciabili" la frase ", nonché i soggetti di cui all'art. 3, comma 2).
Ricordo che il numero legale è sempre 31.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 11) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Manica: Art. 14 (Procedimento per l'imposizione della servitù di area sciabile) Al fine di rendere compatibili le funzioni connesse con le servitù coattive sulle aree sciabili con gli enti locali di competenza previste in tal senso da specifica legge regionale al comma 2, la parola "comunale" viene sostituita da "pubblica" e viene eliminata al temine del periodo la frase "per territorio".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 14, come emendato.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.00)



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