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Dettaglio seduta n.390 del 09/12/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



(Alle ore 15.04 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.33)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Bresso, Cattaneo, Chiappa Clement, Placido, Robotti, Rutallo e Spinosa


Argomento:

b) Distribuzione processi verbali


PRESIDENTE

Sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 26 novembre 2008. Verranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Superiore "G. Falcone" di Loano (SV)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Superiore "G. Falcone" di Loano (SV) in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 410, inerente a "Proposta di referendum abrogativo sulla legge 124/2008" (ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione, articolo 26, comma 3 dello Statuto dell'articolo 87 del Regolamento)


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori odierni proseguendo l'esame della proposta di deliberazione n. 410, di cui al punto 4) all'o.d.g.
L'esame della proposta di deliberazione in oggetto, iniziato nell'odierna seduta antimeridiana, prosegue con la discussione generale e gli emendamenti ad essa riferiti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Quella attuale è una situazione di disagio per i cittadini d'Italia non solo del Piemonte in particolare, dove la maggior parte delle grosse aziende sta scegliendo di far passare, anziché qualche giorno di vacanza di Natale, addirittura due mesi in cassa integrazione i propri lavoratori perché c'è crisi. In una regione in cui molta gente ha permanete difficoltà prima lo si poteva dire come battuta, oggi lo sappiamo con certezza - ad arrivare a fine mese, dove la situazione economica è quasi al collasso (ricordo che solo per il Torinese 40 aziende medio-grandi sono in crisi e a rischio di chiusura e alcune decine di migliaia di persone si trovano, se non a rischio di licenziamento, a rischio di cassa integrazione o di mobilità); in una situazione come questa, il Consiglio regionale sta discutendo, forse, uno dei punti che più interessano i nostri cittadini: il lodo Alfano.
Pensi, Presidente, che il lodo Alfano interessa quattro persone in tutto il Paese: il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera e il Presidente del Senato.
Perché queste quattro persone devono impegnare i lavori di un'intera giornata di Consiglio regionale e non si parla, invece, di altro, come dei problemi legati alla sanità, come cercare di recuperare qualcosa dal punto di vista economico e finanziario dalla sanità, come, magari, investire fondi nel mondo del lavoro e dell'artigianato, dell'economia e delle imprese, come aiutare persone che non arrivano a fine mese perché, ahimè non arrivano magari a cinquecento euro? Ma quello c'è tempo, tanto fra 12 giorni è Natale e ognuno di noi può pensare ai regali. Però, no, il lodo Alfano, va discusso! Quella è la priorità per il Consiglio regionale e, in particolare, per la sua maggioranza. Vediamo, infatti, che tutti gli Assessori sono schierati e presenti, compreso la Presidente Bresso, tutte le poltrone sono occupate da Assessori e amministratori della nostra Regione interessati al lodo Alfano.
Noi oggi siamo qui a discutere di questo. È bene che si sappia ma purtroppo, i mezzi di informazione certe cose preferiscono non scriverle perché vediamo, dal tasso d'occupazione delle poltrone dedicate ai giornalisti, che l'interesse è praticamente pari allo zero. O, se vogliamo dare valori negativi, anche meno uno.
Siamo qui a discutere di un qualcosa che ha da venire. Discutiamo di istituire un referendum abrogativo del lodo Alfano, che dovrà essere discusso in altre Regioni e, se almeno cinque Regioni in Italia lo approveranno, si potrà, magari fra due anni, fare il referendum sul lodo Alfano. Una questione che, ripeto, interessa quattro persone nella Repubblica Italiana.
Preso atto di quelle che sono le priorità della maggioranza che governa il Piemonte, dei colleghi che rappresenta la maggioranza e del governo piemontese, entriamo nel merito. Parliamo di come ci si possa fidare in Italia di magistrati che, addirittura, non più contenti di lanciare, come spesso accade, avvisi di garanzia a man bassa contro ben determinate persone (sappiamo quali queste siano), adesso si attaccano anche fra di loro, fra Procure, accusandosi a vicenda. Questo credo che sia un caso indiscutibile. Addirittura, nel merito, è entrato il Presidente della Repubblica che, di certo, non può essere accreditato alla parte politica di cui faccio parte.
Noi abbiamo, come magistratura, le toghe peggiori d'Europa. Abbiamo, in proporzione agli abitanti, il più alto numero di magistrati e meglio pagati d'Europa ma, dall'altra, abbiamo il minor numero in Europa di casi risolti cioè di individuazione di responsabili e colpevoli.
Se in Italia una persona compie un reato, ha il 90% di possibilità di non essere condannato e riconosciuto colpevole. Per questo un importante magistrato piemontese in un dibattito televisivo, cui ha partecipato anch'io, ha dichiarato in televisione che, se un extracomunitario avesse intenzione di delinquere in un Paese europeo, sceglierebbe indubbiamente l'Italia, perché è il Paese d'Europa dove avrebbe minor possibilità di essere scoperto e, se scoperto, condannato.
La media è un costo doppio rispetto a quello della Francia, con una media di cinque anni per verdetto. Una marea di verdetti non arriveranno mai, per decorrenza dei termini, quindi per la scadenza del tempo, a conclusione.
Non solo. Automaticamente i magistrati si aumentano di grado e di stipendio, mai per merito, ma per anzianità. Tant'è che le proposte di questo Governo che dicono "mettiamoci anche una componente legata alla produttività", sono state rifiutate dai togati, e perché? Perché di fronte a magistrati onesti, che lavorano seriamente e dedicano molto tempo alla loro attività, ce ne sono tanti altri che, come sempre, come gli altri convocano il teste alle otto del mattino, se va bene si presentano alle undici, alle dodici se ne vanno, il teste torna a casa e l'udienza viene rinviata. Per questi signori, non c'è alcuna penalità perché, passati gli anni che devono passare sanno, questi signori, che avranno lo scatto di anzianità, di grado e di stipendio.
Di fronte ad un Brunetta, che poteva anche essere antipatico, che dice "mettiamo i tornelli davanti ai tribunali per vedere quanto lavorano lor signori", c'è stata una sollevazione delle toghe: scandalo! È una vergogna controllare i signori magistrati, perché loro si portano anche le pratiche a casa! Se quindi non sono a lavorare all'interno del tribunale o della Procura, loro comunque hanno lavorato per la comunità a casa.
Ho detto tutto questo perché credo che, indipendentemente dal colore politico di chi oggi è a capo dello Stato - che di certo si riconosce in un'area di sinistra - di chi oggi è Presidente del Consiglio dei Ministri Presidente della Camera, Presidente del Senato - che si riconoscono nel centrodestra - vada data la possibilità affinché, almeno nel momento in cui ricoprono quell'incarico fondamentale per il Paese, possano lavorare tranquilli. Se su di loro ci devono essere delle indagini, siano fatte quando il mandato scade, tanto al massimo sono sette anni per il Presidente della Repubblica e cinque anni per il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera e il Presidente del Senato.
Certo, possono aumentare gli anni, ma lì sarà il popolo che sceglierà se riconfermare la fiducia al Presidente del Consiglio, oppure il Parlamento, a Camere riunite con i vari rappresentanti, se riconfermare la fiducia al Capo dello Stato, e i Parlamentari (Camera o Senato) se riconfermare la fiducia al Presidente della Camera e al Presidente del Senato. Ma queste sono altre storie. Si tratta di ricevere nuovamente un voto di fiducia e di conferma.
Quindi, non possiamo che essere contrari alla proposta che avanza il Gruppo dell'Italia dei Valori, perché è esclusivamente una proposta strumentale fatta per lanciare fumo negli occhi dei cittadini, per distogliere l'attenzione dal disastro politico che sta affrontando la sinistra e il centrosinistra, con problemi interni anche molto gravi, dove forse anche persone che non hanno colpa pagano o hanno pagato con la vita o con grossi problemi e responsabilità che invece sono legate a magistrati che hanno, anche in buona fede, sbagliato.
Quindi, almeno per queste quattro cariche - le più importanti della nostra Repubblica - crediamo sia giusto consentire una specie di periodo di tranquillità in cui possano lavorare. Dopo, se avranno sbagliato, se avranno commesso reati, saranno perseguiti, puniti e andranno anche in galera. Questo non ci preoccupa minimamente, ma quello che vogliamo è che queste persone, indipendentemente dall'area politica d'appartenenza possano lavorare per il periodo in cui ricoprono queste cariche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che il dibattito di oggi abbia due aspetti relativamente alla volontà di porre in discussione questa proposta di deliberazione. Da un parte, individua che la maggioranza ha ritenuto opportuno indicare una priorità, perché questo è quanto fa la maggioranza rappresentata dai suoi Presidenti durante la Conferenza dei Capigruppo, cioè indica le priorità per porre in discussione le proposte di deliberazione.
Ho certamente il massimo rispetto per le proposte di deliberazione di tutti i colleghi, anche quella che vede come primo firmatario il collega Buquicchio e molti altri colleghi della maggioranza.
Non sono certo, anzi, ho la certezza che questo non sia, oggi, una priorità, perché...



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Quella è una valutazione... Se non altro, non attiene a questo parlamento. Credo che i Gruppi di minoranza abbiano sollevato il fatto che quella legge non fosse prioritaria e credo anche che questa mancanza di priorità sia stata ampiamente presente all'interno degli organi d'informazione, come una delle necessità.
Devo dire che in questo periodo tanto la vicenda della Presidenza RAI così come l'aumento del 10% a Sky non sia una priorità per gli italiani, ma quello che attiene al Parlamento italiano attiene al Parlamento italiano e ai leader nazionali che in quella sede siedono e che intervengono sulle proposte di legge.
Lo dico non perché non credo che questa proposta di legge, nel suo insieme complessivo, cioè nei temi che intende toccare, non abbia un qualche valore rispetto alla discussione che crea. Lo dico, perché dalla maggioranza c'è stato più volte sottolineato come esistano alcune priorità che non sono solo legate al bilancio, ma sono legate ad altre leggi che sono state licenziate dalle Commissioni e che oggi potrebbero essere discusse all'interno dell'Aula.
Certamente la proposta di deliberazione n. 410 ci consente di fare alcune valutazioni, alcune nel merito della proposta stessa, altre di carattere più generale, così come è avanzata dai colleghi dei due schieramenti che siedono in quest'Aula.
Nel merito, penso - lo diceva già il collega Botta - che vi dovrebbero essere alcune parti da modificare, nel senso che vi è un aspetto, la totale esclusione di responsabilità penale, che è un elemento oggettivo previsto all'interno della proposta di deliberazione, perché questo non è previsto nella legge 124 che si propone di abrogare. Così come credo che il sottolineare in due parti che la legge sia incostituzionale è anche un aspetto che oggi non può essere sottolineato, non fosse altro perché il Capo dello Stato, che è il primo soggetto che ha come primo compito quello della salvaguardia della Costituzione, ha firmato la legge e quindi si sarebbe macchiato, a sua volta, di un vizio di incostituzionalità.
Detto ciò, nel merito della delibera, credo che la discussione di oggi ritenuta prioritaria dalla maggioranza, ci consenta però di fare alcune riflessioni sull'etica della politica e su quello che la politica dovrebbe rappresentare.
Credo che in questi anni si siano divise modalità differenti d'interpretazione sull'etica della politica: da una parte una più tranchant, dall'altra una più semplicistica. La sentivo riproporre stamattina da un esponente dell'Italia dei Valori che parlava dei problemi che in questo momento sta attraversando il Partito Democratico. I condannati non dovrebbero essere candidati qualora ricoprono un incarico quindi dovrebbero dimettersi. I rinviati a giudizio dovrebbero, invece valutare se non sia opportuno rassegnare le dimissioni.
Questa è una logica che non condividiamo nella sua concezione generale perché è evidente che in un tema quale quello delle condanne e quale quello del rinvio a giudizio, vi sono condanne estremamente differenti. Due anni fa sono stato condannato per sei mesi per aver diffamato, secondo il tribunale torinese, il centro sociale Gabrio per una manifestazione che si è svolta a Torino per la legalizzazione delle droghe. Secondo quest'eccezione, non potrei sedere all'interno di questo parlamento, n potrei o dovrei candidarmi. Questo, ovviamente, è un reato di opinione.
Altri colleghi in questa sede, nei Consigli comunali e al Parlamento della Repubblica, si sono macchiati di reati molto spesso legati allo svolgimento delle loro funzioni, anche quando si trattava di reati amministrativi. Ricordo che in moltissimi casi ci sono stati dei Sindaci che hanno avuto delle condanne relative a vicende che li riguardano, ma che hanno un aspetto non soltanto di dolo ma anche di etica, in qualche modo calpestata.
Credo che il vero nodo sia questo e non riguarda le condanne o non le condanne. Lo dico al collega Buquicchio, con la grande stima che ho per la sua persona e per le idee che legittimamente porta avanti. Lui è intervenuto in modo giusto rispetto ad una degenerazione. Condivido la sua necessità di riportare un'etica alla politica, quell'etica che non ha più oramai da molti anni. E poi lo rispetto perché ha messo in evidenza un altro aspetto, in molti casi con responsabilità dei partiti stessi, e cioè il fatto che oggi non vi siano più partiti in grado di formare una classe dirigente che sia selezionata prima sulla passione, sull'attività politica svolta non all'interno dei consessi elettivi, ma fuori dei consessi elettivi, e che poi, invece, vede un normale coinvolgimento all'interno dei consessi elettivi.
Perché oggi, in molti casi, rischiamo di avere una politica fatta da coloro i quali sono eletti e che entrano nella politica direttamente dall'elezione. Questo, per esempio, è il passaggio che ha fatto il leader dell'Italia dei Valori. Lo dico perché ovviamente è il leader dell'Italia dei Valori che sostiene questa battaglia che ha proposto l'abrogazione dei referendum.
Anche se può non essere di ricaduta penale - e a me poco importa - non credo che la gestione del patrimonio immobiliare che la società (composta da Di Pietro e, se non sbaglio, da sua moglie e suo figlio) fa del patrimonio della stessa società ad uso del partito, che paga regolamento l'affitto, quindi non si ravvisa alcun tipo di reato penale, ma non credo che sia un bell'esempio di etica della politica.
Immagino, come hanno immaginato altri giornali - ovviamente, non ho una certezza - che una parte delle risorse con cui questa società ha acquisito quegli immobili derivino anche dal finanziamento ai partiti. Lo dico perché, conoscendo il patrimonio che quegli immobili hanno, risulterebbe difficile (salvo che non abbia fortuna e settimanalmente non vinca al superenalotto) poter aver acquisito tutti quegli immobili, anche con il lauto stipendio di parlamentare. Allora, credo che su questo tema si debba davvero avere la conoscenza a posto, anche in qualità di partito politico.
Credo che il partito da cui provengo (prima Movimento Sociale e poi AN) si sia contraddistinto negli anni per una pulizia morale. Nondimeno sottolineo come certamente la pulizia morale, l'intransigenza dei costumi e il rifiuto del lusso che aveva il primo partito al quale mi sono iscritto non sempre ha caratterizzato l'azione politica del partito in cui milito.
Però, è doveroso che quando accade, anche all'interno del proprio partito, un venire meno degli aspetti etici, questo sia sottoposto (come io e molti altri miei colleghi abbiamo fatto) ad un'assise nazionale del partito, perché, ahimè, riguarda tutti.
Quando viene meno la selezione della classe dirigente è purtroppo naturale che, avvicinandoci a luoghi che rappresentano il potere o a luoghi che rappresentano la possibilità ad essere vicini a mondi economici, ci sia chi, a titolo personale, in qualche modo si macchia di reati.
L'onorevole Formica sosteneva che era meglio quando i parlamentari dei partiti rubavano per il partito rispetto a quando rubano solo per se stessi. Io credo che il reato sia lo stesso, esattamente il medesimo: sono ladri entrambi, anche davanti alla legge. È un reato ed è giusto che la legge lo punisca, ma condivido il fatto che, rispetto all'interesse meramente personale e all'interesse comune, anche se rimane un reato, sia meglio il secondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Apro con una riflessione simpatica: la cronologia ha voluto che proprio in quest'istante, si sia avvicinato l'Assessore Deorsola, che proviene da un partito glorioso che è stato spazzato via dal dominio della giustizia e della magistratura in Italia, in questi anni.



(Commenti in aula)



PEDRALE Luca

Infatti, ricordo bene le esagerazioni che ci sono state in quel periodo e su cui forse solo adesso, almeno una parte di voi, sta riflettendo, sta riflettendo su cosa è avvenuto e sul corto circuito che continua a durare nel nostro Paese, dove non c'è ancora il coraggio per dire la parola "fine" a questo scontro fra poteri, fra il potere politico e il potere giudiziario. Uno scontro che, forse, soltanto oggi rende consapevole anche la sinistra italiana di quanto la situazione sia ormai degenerata e sia molto grave.
Prima di intervenire sull'episodio specifico, volevo evidenziare, come ha già detto il Consigliere Vignale, la singolare necessità che è stata ravvisata da questo Consiglio regionale di iscrivere questo argomento all'o.d.g.
Arriviamo da una riunione con la Presidente Bresso sul bilancio della Regione Piemonte: è stato detto della gravità della situazione dell'emergenza sociale ed economica che dovremmo affrontare. Ebbene, credo che oggi abbiamo, per così dire, buttato via anche questa giornata, che poteva essere sicuramente più proficua, poiché credo che qui oggi nessuno ahimè, si schioderà dalle proprie posizioni, vista anche la richiesta che è stata fatta. E se, magari, in altri parti d'Italia alcuni settori della sinistra stanno ravvedendo le proprie posizioni eccessivamente giustizialiste e cercando un confronto serio con alcuni settori della maggioranza o col Governo stesso - alcune aperture del già Presidente del Consiglio D'Alema forse vanno in questa direzione - qui in Piemonte invece brilliamo per la storica conservazione di essere bloccati su schieramenti ideologici e su posizioni che non aiuteranno sicuramente a trovare un giusto equilibrio fra il potere politico e il potere della magistratura, al fine di uscire da questo tunnel che è iniziato nei primi anni Novanta.
La crisi della politica è entrata in quegli anni nel suo massimo apice ma continua a essere palpabile, perché si continua a delegittimare - chi consciamente e chi inconsciamente - la politica stessa e il sistema dei partiti.
Quindi, purtroppo i nostri partiti sono tutti post-ideologici, quasi tutti ormai, per cui non abbiamo più una militanza di partito e di iscritti, e questo è uno dei problemi su cui davvero dovremmo riflettere insieme per trovare una soluzione.
Visto che vogliamo addentrarci su queste tematiche, allora addentriamoci anche su come reclutare una classe dirigente nuovamente all'altezza della situazione. E poi, una volta tanto, cerchiamo di capire che queste battaglie, che sono state portate avanti negli ultimi mesi, non riescono ancora a capire, invece, la necessità di una profonda e definitiva riforma della giustizia e di un sistema dove ci sia la separazione delle carriere fra la pubblica accusa e la difesa.
Il lodo Alfano e tutto quanto ne è conseguito è anche figlio di questa situazione e di questa atmosfera.
Credo che oggi, dalla più alta carica dello Stato al più semplice cittadino, nessuno in Italia sia sereno e tranquillo di poter essere davvero sempre giudicato con imparzialità e neutralità dalla Magistratura.
Troppi episodi si sono verificati in questi anni. Gli ultimi incresciosi eventi dello scontro fra le Procure di Salerno e di Catanzaro sono un'ulteriore conferma, se fosse stato necessario ancora una sottolineatura su questo argomento, della necessità di una profonda riforma che vada davvero nella direzione dell'indipendenza della Magistratura della sua depoliticizzazione, della terzietà del giudizio e nel recupero anche di dignità e di passione - questo sì che spetta alla politica morale e ideale invece da parte dei partiti politici.
Penso che un'istituzionalizzazione del sistema, ad esempio, delle primarie (però, non fatte dai partiti nei garage di qualche partito, o di centrodestra o di centrosinistra), basate, però, sul sistema americano possa ricostruire davvero un sistema di partiti, di militanti autorevoli e appassionati, sostituendo quell'ibrido, che invece è emerso dopo la fine della prima repubblica, fatto di partiti post-ideologici, cosiddetti programmatici; tutto va bene, però, poi, ci scontriamo con la nuda e cruda realtà di tutti i giorni.
In questi mesi, i più colpiti apparentemente sembrano essere i partiti della sinistra. Un eccesso di potere associato nelle amministrazioni locali la sinistra governa quasi il 90% dei Comuni italiani - evidentemente, ad una minore carica ideale all'interno dei partiti stessi ha fatto sì che il maggiore partito del centrosinistra entrasse in una fase di profondo turbamento e dibattito sulla questione morale.
Allora, da un lato, come parte politica, dobbiamo riflettere su questi limiti che riguardano il centrosinistra, in particolare in questa fase storico-politica, che può riguardare anche la nostra parte; dall'altra, con orgoglio, occorre invece rivendicare il primato della politica verso quei settori che, talvolta, debordano e cercano di impossessarsi di spazi che la Costituzione repubblicana non ha loro garantito e consentito.
Quindi, il tema più generale della giustizia, che fa da sottofondo a quanto emerso negli ultimi mesi e anche a quanto è stato conseguito e anticipato dal lodo Alfano, dovrebbe, come esigenza diffusa tra tutto il ceto politico - il corpo politico nazionale, regionale e locale - portare avanti, magari con coraggio e autorevolezza, a partire dal nostro livello regionale, una proposta di riforma della giustizia e del Consiglio Superiore della Magistratura, che venga discussa e valutata a livello nazionale dal Parlamento.
Temo che, anche questa volta, le nostre riflessioni cadano nella più totale indifferenza e sordità. Spero di sbagliarmi, ma credo che, ancora una volta, il Consiglio regionale del Piemonte preferisca rimanere inchiodato su rigide contrapposizioni del passato senza voler provare a liberarsi da certi schemi e ragionare secondo una visione davvero più liberale della società e dell'ordinamento costituzionale italiano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Caracciolo; ne ha facoltà.



CARACCIOLO Giovanni

Grazie, Presidente.
Come recita la proposta di deliberazione di richiesta di referendum abrogativo, presentata da Italia dei Valori, con la motivazione secondo cui la Costituzione attualmente in vigore prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, nonché di condizioni personali e sociali - principio che deve interpretarsi in modo particolarmente rigido qualora si faccia riferimento alla legge penale - cosicché il lodo Alfano risulta sostanzialmente incostituzionale, in quanto in palese contrasto con il dettato dell'articolo 3, comma 1, della nostra Carta Costituzione, non si può che essere d'accordo, ed io voterò a favore. Tuttavia, trattandosi di congelamento e non di annullamento di eventuali reati commessi, le ragioni di opportunità potrebbero fare propendere verso una seria riflessione.
A proposito di opportunità, nessuno credo abbia dimenticato l'avviso di garanzia fatto pervenire al Presidente del Consiglio di allora - anzi comunicato in anteprima ai giornali - mentre era presente, in rappresentanza del nostro Paese, in un consesso internazionale, che si teneva a Napoli, proprio sui problemi della mafia. Credo che questo sia stato un vero atto di giustizialismo e che nessuno - come cittadino italiano - abbia fatto bella figura in quell'occasione. Aggiungo che l'argomento che stiamo trattando è episodico, non tiene conto di tutte le problematiche che investono il sistema giustizia in Italia, che è molto grave e anche attuale, interessandolo strutturalmente - è questo il vero problema.
Sono d'accordo a proposito con quanto dice Massimo D'Alema quando afferma che è necessario un grande patto sulle regole per arrivare ad una riforma complessiva delle istituzioni, prima tra tutte la giustizia.
Purtroppo, il dubbio è che nella nostra discussione veleggino ragioni di natura morale, se non di lotta politica, che ci conducono a posizioni ideologiche.
L'Onorevole Formica, in un'intervista sul Corriere della Sera di questa mattina, ricordava quanto diceva il buon Nenni quando affermava che se fai una lotta per ragioni di purezza trovi sempre uno più puro, che ti epura.
Quando, all'inizio degli anni Novanta, anche le azioni irregolari dei magistrati furono approvate in nome di una ragione etica superiore, si evocarono dei mostri che nessuno ha più la forza di controllare. Violante dice "potere" e intende potere politico.
Bisogna partire quindi da queste affermazioni per affermare una autonomia reale dei magistrati, strutturando il CSM secondo criteri di erogazione di giustizia e non di appartenenza politica o di un interesse di casta.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Credo che questo modo di fare politica sia già stato superato, si usava alcuni anni fa; oggi, probabilmente, ci si deve preparare ad un nuovo modo di fare politica, quello che mette da parte lo scontro e, finalmente, apre il dialogo su un tema così delicato come quello della giustizia.
Non mi è sfuggito che questa proposta di deliberazione non è stata firmata né dal Presidente Muliere, né dal Vicepresidente Lepri, del Partito Democratico. Se non lo hanno fatto, evidentemente, è per motivi di opportunità e buonsenso, al punto che chiedo al collega Buquicchio, da cui mi divide sicuramente la scelta politica, ma non la passione per la politica, di ritirare questa deliberazione, soprattutto perché, oggi, alla luce di quanto sta accadendo in questi giorni, nel momento in cui probabilmente, le forze politiche di questo Paese hanno compreso che sulla questione della giustizia si deve dialogare, sembra sia giunta fuori tempo massimo.
Peraltro, credo che il lodo Alfano, come poco fa ha detto bene, in modo assolutamente condivisibile, il collega Caracciolo - che non elimina, ma sospende, casomai, la procedura presso il Tribunale - debba essere addirittura allargato al capo dell'opposizione, proprio perché, in qualche modo, si deve tenere conto che nell'attuale situazione italiana esiste un problema giustizia.
Invito a leggere quanto scritto da Angelo Panebianco sul Corriere della Sera di domenica in un articolo intitolato "Quando cambia il bersaglio" che mette in evidenza perché nelle ultime ore c'è stata, da parte del Partito Democratico, un'apertura per quanto riguarda il dialogo sulla giustizia. Evidentemente - dice Angelo Panebianco - qualcuno - parafrasando quello che diceva prima il Consigliere Caracciolo in ricordo di Nenni - si è reso conto che c'è qualcuno più puro di lui che potrebbe in qualche modo perseguirlo.
evidente che c'è un problema giustizia e c'è perché la politica ha commesso degli errori. È colpa soprattutto della politica se la giustizia ad un certo punto, ha preso il sopravvento, se ha coperto delle funzioni se ha utilizzato la cosiddetta "supplenza istituzionale". La politica ha gravissime responsabilità, ma la politica può anche reagire, attraverso il Parlamento, con soluzioni condivise, che nel tempo daranno buoni frutti.
alla luce di questo nuovo panorama che si deve discutere del lodo Alfano, che, peraltro, proprio perché ha avuto la controfirma del Capo dello Stato, a mio avviso ha già i crismi di costituzionalità. Comunque anche se non li avesse, non è il referendum abrogativo, ma casomai la Corte Costituzione che interviene, tanto è vero che i giudici su cui era aperto il procedimento hanno chiesto il giudizio alla Corte Costituzionale e il Partito Democratico non ha condiviso la scelta dell'Italia dei Valori di raccogliere le firme per il referendum.
Ce n'è già abbastanza per dire che, forse, conviene sospendere la discussione su questa deliberazione e vedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Dobbiamo forse noi, in Consiglio regionale del Piemonte, acuire ulteriormente le divisioni e il dibattito su questa vicenda? Fra l'altro proporrei al collega Buquicchio una lettura che hanno trattato moltissimi giornali italiani, nonché un sito internet che fa capo a Travaglio, che in questo momento va a braccetto con Di Pietro, che qualche mese fa ha pubblicato un articolo intitolato "Quando il lodo Alfano passa la catena delle Alpi", riferendosi al fatto che il Parlamento europeo, con un voto a larghissima maggioranza (tra l'altro su proposta di un relatore del Partito Popolare Europeo), aveva negato la cosiddetta "immunità" a Massimo D'Alema per la nota vicenda della Banca Nazionale del Lavoro. Peraltro, basterebbe leggere il dibattito per rendersi conto di qual è stato il sotterfugio con cui il Parlamento europeo ha superato l'impasse relativa alla richiesta da parte del Gip di Milano nei confronti di Massimo D'Alema.
Ecco allora che il problema è molto più ampio di quello che vorremmo oggi discutere attraverso la proposta di deliberazione. Sapete bene che la situazione è più complicata di quello che si vuole far apparire attraverso la proposta di referendum cui il Consiglio regionale del Piemonte dovrebbe aderire, a mio avviso in modo abbastanza improprio: siano i cittadini, se proprio lo desiderano, a firmare la richiesta, non il Consiglio regionale che, a parte il fatto che secondo me non è competente, perde un'occasione per discuterne, perché possiamo anche trattare il tema della giustizia nel nostro paese in altro modo. Sicuramente è una giustizia che ha grandi problemi, che vive una situazione di grave disagio, con divisioni come quelle che sono state ricordate fra le varie Procure, con problematiche all'interno del CSM, con la questione tuttora aperta delle intercettazioni che mi auguro possa trovare nei prossimi mesi una soluzione in Parlamento.
Lo stesso Panebianco, sulla vicenda delle intercettazioni, che è una questione che poi è centrale nel tipo d'indagine che sono state condotte scrive: "L'assenza di una nuova legge su questa materia spiega perché non sia cessata quella forma di abuso che è la 'pesca a strascico' (come l'ha argutamente definita Il Riformista), le intercettazioni diffuse, senza freni né regole. Se pretendiamo di essere una società liberale, la pesca a strascico, perlomeno, dovremmo vietarla".
Ci sono questioni aperte su cui varrebbe la pena fare un approfondimento e non liquidare la vicenda solamente per il mantenimento o il consolidamento di un'alleanza politica.
Credo che all'interno delle coalizioni ogni tanto si debba chiedere un segnale (collega Buquicchio, so cosa vuol dire), però a mio avviso questo è il modo sbagliato, perché è una forzatura. E dalle stesse parole di alcuni colleghi della maggioranza mi è sembrato di capire quest'aspetto. È stato detto: "Votiamo certamente, ma evidenziamo che esistono delle smagliature delle visioni e delle letture che non condividiamo". Perché allora fare dell'accanimento? Perché dividere il Consiglio anche su questa vicenda? Non è forse il caso di fermarsi e di ritirare questa deliberazione? Vediamo cosa accade; può darsi che mi sbagli e che fra dieci giorni sia tutto come prima, che non vi sia alcuna possibilità di accordo, che il nostro sistema sia destinato ad essere un sistema politico non soltanto bipolare ma assolutamente guerreggiante, con situazioni di gravissima difficoltà nel dialogo tra le forze politiche, cioè che non ci sia una ripresa di quel confronto di cui tanti e più volte hanno parlato.
Collega Buquicchio - credo di farlo in totale buona fede - a mio avviso il ritiro della deliberazione sarebbe un segnale importante, che potrebbe partire proprio da un Consiglio regionale che è fra i più autorevoli in Italia. Perché non provarci?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
Come lei sa, intervengo poco in Consiglio regionale, ma lo faccio quando lo ritengo indispensabile e l'argomento in questione è uno di quelli.
Sono molto amareggiato e ancora un po' raffreddato - poco raffreddato ma molto amareggiato - dalla discussione di oggi del Consiglio e pregherei il Presidente di essere attento perché io parlo sempre molto meno di quello che è il tempo a mia disposizione.
Noi, Capigruppo di minoranza, abbiamo avuto, nell'interruzione del pranzo, un incontro con il Presidente e il Vicepresidente della Giunta regionale e abbiamo discusso di problemi molto gravi che riguardano la popolazione della nostra regione. Ne voglio citare alcuni: assegno minimo vitale, fondo per piccolo prestito, legge regionale n. 51, aumento del finanziamento del 20% per la casa, per gli affitti, eccetera eccetera.
Abbiamo fatto questi discorsi con il Presidente e il Vicepresidente della Giunta perché la nostra Regione è in una situazione d'emergenza, come, del resto, lo è tutto il Paese. Ma limitiamoci alla Regione Piemonte.
Noi riteniamo veramente fuori luogo che in un momento di tale preoccupazione si possa impegnare l'intera giornata di un Consiglio regionale - proprio mentre stiamo per discutere di questi argomenti, che riguardano la quasi totalità del Piemonte - per dibattere di un argomento di falso moralismo, di populismo, che, per fortuna, nel nostro Paese e nella nostra Regione è ormai agli sgoccioli e dove i conti politici ed elettorali saranno saldati definitivamente. Vorrei citare l'Onorevole Veltroni, che non è certamente il mio leader (né il leader di questa parte di Consiglio regionale), il quale, aprendo la campagna elettorale delle ultime elezioni politiche, ha detto senza giri di parole: "Gli ultimi 15 anni non sono stati positivi per questo Paese". È registrato e se qualcuno vorrà verificare potrò fornire 200 o 300 copie.
La vogliamo smettere, allora? E non mi riferisco al fatto di parlare di argomenti politici importanti nazionali, di cui abbiamo il diritto. Almeno troviamo i tempi più opportuni, visto che questo argomento non è prioritario rispetto ad altre tematiche.
Se tutto questo è vero, qualcuno ci vuole spiegare perché quello che è stato dato momentaneamente ai vertici di questo Paese eletti democraticamente... È un aspetto comune a tante altre nazioni occidentali ed europee, come per esempio l'immunità parlamentare: io sono perfettamente d'accordo ad instaurarla per tutti i Parlamentari nazionali, come lo è per i Parlamentari europei. A seconda di chi governa, una cosa va bene se è fatta per altri, ma va male se è fatta per gli avversari. È una modalità politica che danneggia il Paese. Magari farà guadagnare qualche voto in più, ma soltanto momentaneamente, perché appena sarà approvata la riforma della giustizia, che ormai è irrinunciabile, sebbene sia in grande ritardo vedrete che alcune forze politiche spariranno, perché finisce la funzione.
Magari rimarrà il leader di quella forza politica, ma il partito sparirà si scioglierà come neve al sole.
Per concludere su questi argomenti, devo presumere che l'Onorevole D'Alema, che non ha ricevuto l'autorizzazione a procedere per un processo che lo avrebbe riguardato, si è sottratto alla giustizia, per usare la frase di un collega di maggioranza? Oppure questa definizione vale soltanto quando riguarda gli avversari politici? Voglio concludere il mio breve intervento, come sempre, invitando chi ha presentato questo ordine del giorno a ritirarlo e magari, facendo un gesto di umiltà, a chiedere scusa al Consiglio regionale. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Al di là delle considerazioni pertinenti e condivisibili che hanno svolto alcuni colleghi che mi hanno preceduto, che sono ovviamente collocati da questa parte dell'emiciclo, credo che per correttezza, visto che viene sottoposto un documento, lo si debba approfondire per valutare cosa propone di censurare nella forma più assoluta, che è quella del referendum abrogativo.
La legge n. 124 è diversa da quella precedentemente annullata dalla Corte Costituzionale e assolutamente non esclude la responsabilità penale per le quattro cariche più elevate dello Stato: questo non è vero.
Noi poggiamo, cari Consiglieri che l'avete sottoscritta, una nostra proposta di deliberazione del Consiglio su un'affermazione falsa. Non è vero, c'è solo la sospensione temporanea dei procedimenti, non c'è alcuna esclusione di responsabilità penale. Dato che questo documento pare scritto da persona che ha la cosiddetta "manicatura", allora ha scritto queste parole perché voleva forzare i toni. Non mi riferisco tanto ai firmatari ma all'elaborazione, da un punto di vista giuridico, del testo. Non è vero.
Basta leggere i documenti e leggere i commenti.
Sono andato a prendere la documentazione dell'epoca, del momento in cui il Capo dello Stato ha firmato la legge e, ufficialmente, il Quirinale, non un'organizzazione di parte, ha dichiarato che questo nuovo disegno di legge è risultato corrispondere ai rilievi formulati nelle sentenza n. 24 della Corte Costituzionale.
Non ci troviamo, quindi, di fronte ad una fattispecie che la Corte Costituzionale ha già annullato, ci troviamo di fronte ad un provvedimento diverso, che trae la sua origine nel porre rimedio a quelli che erano le censure che, preventivamente, erano state introdotte. Mi meraviglio di alcune firme che ci sono in calce al provvedimento.
Certamente il Consigliere Buquicchio fa il suo mestiere, anzi, bisogna dargli atto che è riuscito a mettere in piedi un bel movimento, tuttavia stiamo attenti perché una firma, qualcuno a suo tempo diceva "Parigi val bene una messa". Adesso, cambiando i tempi e cambiando le situazioni, si può dire che una firma val bene il mantenimento della maggioranza anche se non ci sono, come veniva detto prima, tutte le firme che impegnano effettivamente la maggioranza.
Questa è un'iniziativa dei Consigli regionali, dei Gruppi dei Consigli regionali del centrosinistra. Cari signori del centrosinistra, qualche Consiglio regionale, in questo periodo, è impegnato in altre cose. Mi sembra che il Consiglio regionale della Regione Abruzzo sia stato sciolto quello della Sardegna stia facendo il conto alla rovescia ai venti giorni dal deposito delle dimissioni di Soru per andare al voto; quello della Campania sta aspettando un ipotetico ciclone che ha avuto già riscontro sugli organi di informazione e così via. Ci sono altri Consigli regionali che sono in tutt'altre faccende affaccendati, oppure impegnati in altri patemi d'animo. Credo che si debba andare su una strada completamente diversa.
Personalmente non sono per soluzioni di tipo traumatico, di tipo ideologico o di prevalenza di una parte rispetto all'altra. Sono iscritto alla corrente di pensiero che ritiene che le modifiche della Costituzione oppure le leggi fondamentali che riguardano le garanzie dei cittadini in quanto tali nel loro complesso e in quanto eletti dal popolo a determinate cariche, o eletti in base alle procedure costituzionali, debbano essere salvaguardate nello svolgimento di quella funzione che trae legittimazione dalla elezione popolare.
Credo che debba avvenire una situazione di nuovo garantismo, ovviamente che non deve assolutamente cedere alla impunità ma che, ovviamente, pu anche avere bisogno di momenti di riflessione o di stasi per avere il tempo per modificare l'ordinamento complessivo della giustizia.
Guardate che, in questo provvedimento che si chiede di abrogare, si dice chiaramente che la sospensione per il mandato non è reiterabile questo era una delle censure che era stata fatta dalla Corte Costituzionale in prima battuta. Il Consigliere Caracciolo, mi auguro che ci ripensi prima del voto, lo ha detto. Ci troviamo di fronte ad un testo che è sostanzialmente diverso rispetto a quello di prima, si può essere contrari ma è il caso di impugnare, se non per assecondare i desiderata dell'Onorevole Di Pietro, con un referendum un provvedimento di questo tipo messo a punto e calibrato sulla base della Corte Costituzionale? Mi rendo conto anch'io che sono da adottare provvedimenti più pregnanti, che potrebbero avere anche un loro ruolo di orientamento fondamentale con le modifiche costituzionali, ma qui bisogna creare il clima. Certamente il clima non lo si crea con azioni di questo genere. Qui iniziamo subito a dividerci tra coloro che temono di poter perdere quel potere di interdizione, quella funzione di agitazione che fino adesso hanno svolto e condizionando forze più grosse di loro (mi riferisco al rapporto tra l'Italia dei Valori e il Partito Democratico).
Se è vero quello che hanno dichiarato autorevoli esponenti del PD, di essere disponibili ad un confronto per andare, finalmente, su una strada di modifiche concordate per quanto riguarda l'ordinamento giudiziario - e quanto ce ne sia bisogno lo dicono le censure che riceviamo da livello comunitario per quanto riguarda la durata dei processi e quant'altro - è chiaro che dobbiamo decidere se stiamo dalla parte del massimalismo, oppure dalla parte del confronto, quindi creiamo, anche dal basso, non delle condizioni di scontro, ma delle condizioni di ipotetica convergenza, che non vuol dire identità di vedute. Vuol dire utilizzare i meccanismi parlamentari per elaborare delle riforme che, alla fine, siano comunque accettate anche da una parte minoritaria perché sono il risultato di un confronto democratico, rispettoso dei numeri e delle forze parlamentari che la votazione del popolo ha stabilito. Credo che sia un po' tutto da rivedere.
Se andiamo avanti su questa strada, di scontro su ogni cosa, non la finiamo più. Dico: andate pure avanti, probabilmente aumenterete anche l'esito favorevole delle prossime elezioni. Continuate pure. Non dobbiamo anche noi, far prevalere l'interesse elettoralistico rispetto agli interessi del Paese. Sento l'assoluta necessità, anch'io come hanno fatto altri, di fare un appello a coloro che l'hanno presentato. Non mi riferisco tanto al primo firmatario, ma a coloro che hanno aggiunto la loro firma perché, forse, è arrivato il momento, approfondendo bene il testo confrontandolo con quello precedente, vedendo le modifiche e vedendo anche l'impostazione che ha seguito il Capo dello Stato nel firmare la legge, di trovare un momento di stasi, un momento di riflessione, un momento di sospensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Cercherò di affrontare questa materia, che è una materia delicata Se usassimo il criterio del Consigliere Bellion, secondo il quale chi non conosce la materia di cui sta parlano, dovrebbe tacere, penso che molti di noi, io per primo, dovremmo prima seguire un minicorso di diritto costituzionale, sia per capire quali siano le garanzie previste dalla Carta Costituzionale in favore delle alte più cariche dello Stato, sia per capire la differenza tra il concetto di una garanzia sostanziale e quello di garanzia procedurale e, una volta fatte tutte queste dovute precisazioni ed aver acquisito queste informazioni, intervenire nel merito in Aula.
Perché facendo diversamente si rischierebbe di dire cose che non sono vere o, in ogni modo, che non corrispondono alla realtà e neanche soprattutto, ai profili giuridici dell'ordinamento che sovrintende la vita di tutti i cittadini, siano essi semplici cittadini o siano essi le più alte cariche dello Stato.
Visto che non la penso come il Consigliere Bellion, apprezzo gli interventi di tutti e, soprattutto, cerco di capire le ragioni e trovo anche che sia corretto che la politica si occupi di questa materia, e forse anche il Consiglio Regionale, magari non in una seduta di questo genere.
Infatti, preferirei partecipare alle sedute che esulano dall'attività ordinaria (lo dico sempre anche al Consigliere Leo quando, per esempio parliamo del Tibet) senza guadagnare il gettone, perché credo che il gettone che ci viene pagato dai cittadini per lavorare in questo Consiglio regionale debba attenere al nostro ruolo di Consiglieri regionali nell'ambito delle competenze che la Carta Costituzionale ci affida, anche con le recenti ultime modifiche alle competenze della Regione. Queste sono competenze residuali, importantissime sotto il profilo politico, ma sotto il profilo amministrativo credo che abbiano un valore diverso.
La giustizia non è una materia delegata alle Regioni, ma è di stretta competenza nazionale e quindi se ne può parlare, ma magari potrebbe avvenire in quelle sedute che affiancano le sedute amministrative, in cui è importante discutere e confrontarsi, ma per lo meno non si incide sulle tasche dei cittadini.
Ciò detto, lo strumento che si invoca per modificare una legge dello Stato è uno strumento la cui ipotesi di richiesta da parte dei consigli regionali è un'ipotesi residuale. Se voi guardate la Carta Costituzionale nel momento in cui istituisce la figura del referendum (che da noi è soltanto abrogativo), lo considera come un'ipotesi residuale o, meglio l'ultimo strumento fornito ai cittadini per far sentire la loro voce nei confronti di uno Stato che, probabilmente, la loro voce non vuole ascoltare o, comunque, che ha fatto scelte diverse da quelle dei proponenti.
Quindi, il referendum viene normato specificatamente e l'ipotesi principale (considerando che il referendum sarà valido soltanto se voterà una maggioranza qualificata di cittadini) è che i cittadini debbano raccogliere un numero di firme tale per cui, da una parte, si giustifichi la richiesta del referendum e, dall'altra parte, si legittimi lo Stato ad investire risorse pubbliche, denari pubblici in momento in cui i soldi pubblici sono davvero scarsi, per poter svolgere il referendum, e poich sappiamo che se non si raggiungerà la maggioranza minima prevista dalla Costituzione, il referendum non sarà valido, tutti quei soldi saranno stati sprecati e spesi inutilmente.
Il referendum si chiama "popolare", proprio perché tante firme sostengono la richiesta di referendum, quindi lo Stato può presumere che ci siano tanti cittadini che vi parteciperanno e può opportunamente investire e spendere determinate risorse.
Il referendum abrogativo, invece, su richiesta dei Consiglieri regionali, è visto come un'ipotesi residuale, proprio perché va a cambiare le basi del referendum, la ratio che sta alla base dello stesso, perché è una piccola élite di politici e non i cittadini a richiederlo.
Il referendum dà la forza al cittadino quivis de populo di poter contraddire una legge che non ritiene giusta fatta dai potenti dello Stato.
Un referendum richiesto dai Consigli regionali è un referendum di parte dove i politici decidono di utilizzar un'arma non loro e per cui impropria per bloccare, modificare, sospendere una legge fatta da una parte politica di un colore politico diverso dal loro. Capite che è un principio totalmente diverso, che probabilmente dovremmo richiamare.
Oltre a questo aspetto formale, c'è un aspetto di merito, un aspetto di contenuti. Ha ragione il Consigliere Cavallera quando dice che in questo documento ci sono delle inesattezze. Le inesattezze sono molte: quando si scrive che il lodo Alfano è una legge ad personam, che non trova alcuna seria giustificazione, né dal punto di vista squisitamente giuridico, né da quello dell'opportunità, si scrive una cosa non vera, perché altrettanto non vero è che nei principali ordinamenti democratici non vi sono norme che, analogamente alla legge n. 124, prevedono la totale esclusione di responsabilità penale per le quattro più alte cariche dello Stato. È vero perché nessun ordinamento lo prevede, tanto meno lo prevede la legge n. 124 (più nota come lodo Alfano), perché la legge non pone garanzie di carattere sostanziale, e cioè una sorta di immunità.
Voi sapete che il nostro ordinamento non prevede per nessuno l'immunità: c'è un principio di immunità che ancora legato a quello di infallibilità del Papa che abbiamo da una parte, ma dall'altra parte nell'ordinamento non religioso, sono previste immunità per il Capo dello Stato (anch'esse limitate all'alto tradimento e all'attentato alla Carta Costituzionale), che prevedono un giudice specifico che debba controllare e verificare.
Non c'è scritto da nessuna parte che si voglia escludere la responsabilità penale per le più elevate cariche dello Stato, per cui chiedo ai Consiglieri regionali che vogliono votare questo documento di emendarlo e mi affido a lei, Presidente del Consiglio, perché credo che, di fronte ad un errore palese e manifesto, ci sia l'obbligo di intervenire per impedire al Consiglio regionale di votare questo documento, che è palesemente contrario rispetto alla verità dei fatti.
Se si vuole scrivere che il lodo Alfano prevede una garanzia procedurale, per cui i procedimenti penali nei confronti delle più alte cariche dello Stato siano sospese fino a quando le alte cariche dello Stato ricoprano quell'incarico, allora questo lo si può scrivere e si può dire che si è contrari oppure no, ma almeno si direbbe la verità. Se si dice invece, che il lodo Alfano prevede di escludere le responsabilità penali per le quattro cariche dello Stato, si ignora quanto è previsto dal lodo Alfano.
Il secondo rilievo nel merito è che lo stesso documento (proprio quando viene proposto da chi pone come fondamento della propria vita la difesa dell'indipendenza della magistratura e vuole che i giudici facciano i giudici e i politici facciano i politici), se vogliamo che i giudici facciano i giudici e i politici facciano i politici, evitiamo noi - che siamo politici - di giudicare incostituzionale una legge. Nel momento in cui diciamo che la legge n. 124 del 2008 debba ritenersi tra le leggi formalmente incostituzionali, anzitutto, affermiamo qualcosa che non è di nostra competenza, e in secondo luogo diciamo qualcosa che va a tradire un principio fondamentale, per il quale noi dobbiamo fare i politici e i giudici debbono fare i giudici.
La Corte Costituzionale se dovrà esprimersi, si esprimerà, e se si esprimerà a favore prenderemo atto, perché le sentenze non si commentano ma si applicano. Quindi, noi prenderemo atto della sentenza della Corte Costituzionale e, di conseguenza, faremo i nostri ragionamenti.
Ma affermare in un documento che questo Consiglio Regionale ritiene incostituzionale una legge, penso sia non soltanto un gesto di superbia perché non credo che nessuno di noi abbia le competenze per poterlo fare.
Nella dichiarazione di voto si motivi questo, allora diventa una valutazione di carattere politico, ma scrivere in un documento che la legge è incostituzionale è assolutamente e profondamente inopportuno.
Questi sono i due rilievi che mi sento di proporre. Poi, ripeto, la maggioranza, i Consiglieri che vorranno votarlo sono liberi di votarlo, ma perlomeno si voti un documento vero, un documento che faccia delle affermazioni corrette. Perché di fronte a documenti palesemente falsi credo che ci sia un obbligo, Presidente, di intervenire per emendarli.
Penso non abbia senso - altrimenti ognuno presenta i documenti che vuole basare una votazione su atti che siano palesemente errati, sia perché si è sottovalutata la norma oppure perché non si è approfondita, non voglio dire che ci sia la malafede, ma perlomeno se il Consiglio Regionale vuole approvare un atto inopportuno nella forma, perlomeno, approvi un atto che afferma la verità. Se non dice la verità, difficilmente potrà avere successo per il futuro.
Questi soldi che i cittadini hanno speso per pagarci il gettone, oggi sono già sprecati e in buona parte definitivamente buttati.



PRESIDENTE

Collega Cirio, non l'ho interrotta per non creare danno al suo intervento, però ci tengo a far rilevare come il testo sia stato interamente emendato dal proponente, per cui le affermazioni che lei citava sono espunte nell'emendamento che riscrive interamente il testo.
La parola al Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente, per avermi dato la parola.
Starò nel breve tempo - come da premessa - e tenterò di non andare oltre. La tentazione era di non intervenire (mi riaggancio a quello che diceva il collega Cirio) per non fare perdere altro tempo a questo Consiglio che è qui chiamato, oggi, per varare e chiudere un provvedimento che riteniamo importante. Non volevo contribuire ulteriormente a creare dei ritardi, però il fuoco di fila che ho sentito fino adesso esprimersi nelle fila della minoranza mi ha un po' stuzzicato e stimolato fino a farmi decidere di dire due o tre cose, non di più. Non voglio lasciare in una sorta di isolamento comunicativo i proponenti di quest'ordine del giorno che vengono dipinti come dei pazzi scriteriati che, svegliandosi male una mattina, hanno redatto un ordine del giorno che, addirittura, va a mescolare i poteri dello Stato che entra in competenze non sue e che porta il Consiglio regionale in un ruolo, addirittura, fuorviante, rispetto al suo mandato e rispetto a qual è il suo lavoro.
Credo che tutto questo sia in realtà un punto di vista e un punto di difesa piuttosto pregiudizievole e pregiudiziale. Mi pare che negli interventi dei colleghi non ci sia una critica o un'analisi di quale sia il lodo, di quale sia il testo e di quale sia la proposta che nasce da quest'ordine del giorno.
Temo che ci siano molte difese, non dico da stadio, per preconcettuali. Si va contro. Spesso e volentieri, si va contro senza argomentazioni sostanziali, più con slogan che con una vera critica a quella che è la proposta contenuta in quest'ordine del giorno.
Ho sentito dire un po' di tutto. Penso che i referendum si possano vincere e si possano perdere. Credo che l'ipotesi che un referendum si perda (tra l'altro, leggendo l'emendamento mi pare che la formulazione dell'ordine del giorno sia sostanzialmente cambiata rispetto alla prima stesura) sia una possibilità, ma non sia questo un deterrente, per noi e per i cittadini stessi, per non usare questo sistema, che è un mezzo di partecipazione attiva e democratica.
Credo che qualsiasi occasione di democrazia diretta e partecipata non vada sprecata, da qualsiasi luogo nasca e quando nasca da motivazioni serie, certamente non buttate lì solamente per perdere tempo (cosa che riterrei assurda) o tanto per fare polemica fine a se stessa.
Invito il collega Buquicchio a non chiedermi scusa. Non mi sento offeso da quest'ordine del giorno né da questo dibattito. Magari non condivido alcune affermazioni che ho sentito prima per cui mi sentirmi offeso come cittadino, ma da Consigliere direi che la cosa non mi turba. La discussione è sempre una cosa bella e utile.
Credo che gli argomenti usati oggi dimostrino che, alla fin fine, c'è uno scollamento tra queste sedi e il mondo reale che vi è al di là di queste pareti. Lo scoprire, oggi, la "casta dei baroni" (citata dal collega Leo, sempre per giustificare l'assalto all'ordine del giorno a prima firma Buquicchio), lo trovo pretestuoso. Di colpo scopriamo che la maggioranza del Paese ha ormai scoperto il fenomeno dei "baroni universitari" che, fino a qualche tempo fa, era un fenomeno assolutamente secondario ma che si scopre, oggi, forse, in maniera un po' strumentale, per via della protesta nata all'università, cui i veri baroni non hanno aderito. Hanno aderito invece, i ricercatori e alcuni docenti, magari un po' indignati per quello che sta avvenendo.
Noto, infine, qua e là delle contraddizioni che in tutto questo contesto non mi quadrano tanto. Parliamo di tante cose, parliamo di un ritorno di educazione civica o civile nelle scuole. Mi pare che una delle prossime riforme sia quella di riportare tra le materie che s'insegnano nelle scuole di grado inferiore, l'educazione civica. Va bene, però ci vuole anche il buon esempio che deve partire da noi. L'interesse di tutti quanti, dovrebbe essere quello di avere dei rappresentanti - massimi vertici delle istituzioni - puliti, che non temono nulla, che non devono fare leggi particolari per potersi tutelare un po' di più, per potersi blindare e per potersi garantire. Credo che il primo esempio di educazione civica sia la politica.
Sono d'accordo con il collega Vignale che diceva che però la classe politica si sta un po' incrinando. Probabilmente è vero. Una classe politica che sa fare il suo lavoro, che sa reggere le sorti di un Paese rappresenta il primo esempio di educazione civica. Se questo nostro Paese è ridotto culturalmente come è ridotto, forse qualche colpa ce l'hanno i massimi vertici - tutti trasversalmente - nel momento in cui non riescono ad essere così limpidi e così trasparenti da poter insegnare qualsiasi cosa.
Un altro argomento di cui vorrei parlare è la legge sulla sicurezza.
Vogliamo tutti più sicurezza. Va bene.
Siamo sempre molto attenti a guardare i piccoli reati da strada, a guardare le piccole cose importanti nella vita dei cittadini, laddove siamo molto clementi e sobri nel valutare i reati più grandi, quei reati che portano via soldi alla cassa pubblica, quei reati che minano un Paese.
Anche da patrioti (un termine che non amo granché), a volte, bisognerebbe avere quella sensibilità. In questo momento, e lo dico da cittadino, avere uno Stato sano vuol dire anche avere uno Stato che è gestito bene, con onestà, con correttezza, con attenzione, senza sprechi e malaffare in disattenzioni varie o in esempi negativi.
Attenzione, colleghi, guardate che a livelli pessimi ci si arriva con la pratica, con l'abitudine, con la prassi che è nel quotidiano: dalle piccole amministrazioni, ai piccoli favori, ai piccoli atti assolutamente incontestabili, ma che poi diventano abitudine e prassi, sempre nel cattivo esempio, fino ad esplodere in quegli episodi di malgoverno che, ormai, noi italiani, siamo abituati a vedere spesso e volentieri.
Parlo dai banchi di un partito che non ha nulla da nascondere perch non abbiamo nel nostro Gruppo file di condannati. Abbiamo avuto degli inquisiti che sono stati molto pronti nel dimettersi al momento giusto anche se poi sono risultati innocenti. Sappiamo bene che chi si mette in lista può incorrere in inchieste. È successo. È successo anche a me, ma non c'è problema. Ma quando (rimettendo anche la propria disponibilità a dimettersi) da queste inchieste si esce puliti è un discorso, quando si è freddi della freddezza di chi sa di avere ragione è un discorso, ma quando si cade in un rinvio a giudizio o, peggio ancora, in una sentenza non assolutoria, credo che il problema si ponga con serietà. Non è più solo mettersi in vista. Chi lavora nel pubblico, sa che mettendo la testa fuori della trincea, a volte, magari, può succedere che parta un colpo e si pu essere sfiorati, un'altra cosa è invece essere colpiti da quel colpo.
Mettere in questo Paese finalmente un po' d'ordine, da questo punto di vista, non sarebbe male.
Non confondiamo poi i reati d'opinione. Sono d'accordo su questo.
Sarebbe bello discutere con serenità questi argomenti e scindere quali sono i reati pesanti per la Pubblica Amministrazione e quelli che non sono tali.
Un reato di pubblica opinione non è certo tra i reati (ne parleremo poi in altra sede con Buquicchio) che possono essere sanzionati. L'opinione è libera. Ritengo il Codice Penale vecchio e vetusto quando parla di reati d'opinione, perché sono reati che non dovrebbero esistere in un Paese democratico.
Certamente è cosa diversa l'insulto gratuito; cosa diversa è, a sua volta, la corruzione, mettere le mani in pasta in tante cose. Tra l'altro ricordo ai colleghi che nessuno obbliga e, tanto meno le più alte cariche dello Stato, a fare politica. Credo che quando qualcuno è chiamato a queste mansioni non abbia un obbligo alle spalle, ma provi un piacere nel farlo.
Un senso dello Stato, purtroppo, ormai perso, vaporizzato da più ambiti che non porta, nel momento in cui c'è una macchia, di uscire da quell'attività, perché non lo ha ordinato il dottore di stare lì, con le difficoltà che si registrano anche nel difendersi e nell'operare. Quando si hanno macchie di quel tipo, operare, essere credibili e autorevoli credo sia cosa difficile e complicata anche per il nostro Paese.
Avrei voluto dire altre cose, ma voglio mantenere fede alla parola data, sto trenta secondi sotto i dieci minuti e ringrazio per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Personalmente, per quanto riguarda alcune delle considerazioni espresse precedentemente dai colleghi sia di maggioranza che di opposizione, voglio svolgere alcune piccole osservazioni.
Innanzitutto, non si può dire che non è legittimo l'atto che oggi ci approntiamo a discutere in questo Consiglio regionale, anche perché - ci mancherebbe altro! - la Costituzione, la legge dello Stato, lo Statuto e anche l'articolo 87 del Regolamento, di fatto, consentono non solo di discutere, ma di fare una valutazione che, nella sostanza, aggirerebbe l'obbligo circa le 500 mila firme. Quanto detto, però, dal collega Cirio sul fatto che questo è un potere sostitutivo del potere effettivo dei cittadini, per controbattere lo Stato, o la Pubblica Amministrazione, sulle leggi che non aggradano, effettivamente, va considerato tale e usato quando effettivamente non si riesce diversamente, perché lo impone la tempistica o perché, in altri casi, invece, non è possibile, per tante questioni anche di natura burocratica e procedurale, una diversa attuazione.
Nella fattispecie, il collega Cirio non ha tutti i torti, perch parallelamente alla proposta di deliberazione, che deve essere sottoscritta, firmata e votata da altri quattro Consiglieri regionali affinché possa partire l'iter, andare in Cassazione, se non erro, per essere vagliata e diventare di fatto referendum - lo sappiamo tutti perch gli organi di stampa ne lo hanno ampiamente diffuso - ha fatto partire una raccolta di firme - proposta lanciata legittimamente dal partito dell'Onorevole Di Pietro e, in Regione, dal Consigliere Buquicchio. Quindi non si capisce il motivo, visto che sui giornali, sulle tv, sui media e su internet è apparsa oggi la notizia circa la pubblicazione dell'Università di Udine di una ricerca nella quale si dice che l'Italia dei Valori è il secondo partito che utilizza internet come mezzo di comunicazione. Bene, su internet ci dicono, ad esempio, che loro hanno raccolto ben oltre un milione di firme, quindi, addirittura, sulla questione potremo fare due referendum, proponendo due quesiti differenti.
Allora, a questo punto, mi chiedo perché siamo qui a discutere se non per farne uno squisito atto politico. Posso capire e riconosco le motivazioni che abilmente il Consigliere Buquicchio ha presentato all'Aula ponendo la questione come priorità dell'agenda del Consiglio - questo è tutto merito della sua capacità politica - però, da parte nostra, è legittimo dissentire e non solo opporci, cercando anche, con strumenti altrettanto legittimi, di impedire, evidentemente, l'iter della vicenda.
Nella fattispecie entro nel merito. Mi spiace che i colleghi - lo capisco perché il tema è caldo e di estrema attualità - si siano dilungati in disquisizioni sui poteri dello Stato, sulla validità o meno dell'operato della Magistratura, sui cittadini e questo potere importante dello Stato ma non è di questo che si sta parlando e non è questo il tema all'ordine del giorno, anche se lo è a quello della politica nazionale.
Preannuncio che voterò contrariamente rispetto a questa proposta di deliberazione, perché ritengo il lodo Alfano non una negatività assoluta anzi, personalmente, ritengo che chi ha certe responsabilità in capo alle proprie funzioni - in questo caso parliamo delle quattro cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Presidente della Camera e Presidente del Senato) - debba agire in tutta libertà e assumere le decisioni in totale libertà e serenità. Tra l'altro, molti colleghi questo lo hanno ricordato, non si tratta di immunità totale o di rendere queste cariche legibus solutus, ma, eventualmente, di sospendere i possibili, probabili o eventuali processi a loro carico.
Giustamente, qualche collega dice che è stato fatto in fretta e furia perché c'erano delle pendenze nei confronti del Presidente del Consiglio che, altrimenti, avrebbero potuto modificare l'agenda politica. Può anche darsi che sia vero ed è anche legittimo pensarlo, non toglie il fatto che invece, ritengo il cosiddetto lodo Alfano un atto non solo legittimo, ma anche giusto nei confronti di chiunque ricopra quelle cariche, sia che si chiami Berlusconi, Napolitano, Ciampi, Fini o Bertinotti.
Ritengo che non solo quello dovrebbe essere a disposizione di chi riveste quelle cariche, ma, addirittura, dovrebbe esserci uno strumento simile anche per altri livelli governativi e perfino per una parte del legislativo, quasi come l'immunità parlamentare di antica memoria, pur tenendo conto che, in questo momento, certe considerazioni possono essere molto atipiche e forse anche fuori dal coro. Sono legittime le considerazioni di chi propone la deliberazione attuale; sono legittime anche le considerazioni che avanzo io richiedendo, invece, un passo indietro, che, secondo me, sarebbe un passo in avanti richiamando l'immunità parlamentare.
Di conseguenza, chi è a favore dell'immunità parlamentare non può non essere a favore anche rispetto al lodo Alfano. Mi rendo conto che la tempistica sia altamente sospetta, ma questo è assolutamente legittimo e fa parte della dialettica politica.
Mi rendo conto che questo è un atto politico, però, allo stesso modo noi ci ritroviamo, di conseguenza, a votare contro.
Non credo che parlare per un pomeriggio o per un'intera giornata di giustizia in Consiglio regionale sia stata una perdita di tempo e, quindi dei soldi dei contribuenti, perché alla fine il tema della giustizia è un tema costantemente presente nell'animo dei cittadini piemontesi.
assolutamente indubbio, però, che in questo momento, quando parallelamente (a meno che non dicano cose false) pare abbiano già raggiunto il numero di firme necessarie per attuare il referendum, tale discussione sia stata una perdita di tempo.
Perché se le firme sono state raccolte - non metto in dubbio che l'Onorevole Di Pietro abbia detto la verità in tal senso - non capisco perché stiamo qui a discuterne.
Se, invece, le firme non sono state raccolte, allora l'Onorevole Di Pietro ha detto una bugia. Ma in questo caso, allora forse ci dice una bugia anche sul lodo Alfano. Per cui, delle due l'una.
Va bene discuterne ed è legittimo prendersi anche tutto il tempo necessario per farlo. È poco opportuno, però, farlo in questo momento di crisi economica; e soprattutto è totalmente contrastante con quanto lo stesso partito proponente, l'Italia dei Valori, che ha tutta la sua legittimità costituzionale di esistere e di proporre le sue battaglie politiche, dice in altre sedi.
Pertanto, sarebbe assolutamente fuori della grazia di Dio chiedere al proponente di ritirarlo e di chiedere scusa al Consiglio regionale, ma chiedo ai colleghi che non lo abbiano sottoscritto di respingerlo, perch evidentemente, è contrario a quanto è stato esposto precedentemente dai colleghi e al buonsenso. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Come sapete, è pendente un unico emendamento a firma del Consigliere Buquicchio.
L'emendamento è interamente sostitutivo della proposta originaria di deliberazione. Pertanto, il voto sull'emendamento comporterà il voto sull'intera delibera, perché interamente sostitutivo.
Vi sono colleghi che desiderano intervenire? Comunico che sono pervenuti in questo momento alla Presidenza ulteriori emendamenti. Sospendiamo per cinque minuti la seduta per poterli esaminare.



(La seduta, sospesa alle ore 17.06 riprende alle ore 17.12)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Non essendovi richieste di intervento per dichiarazione di voto procediamo con l'esame degli emendamenti.
Submendamento rubricato n. 2) presentato dal Consigliere Giovine: si sopprimono le parole "Visto l'articolo 87 del Regolamento interno del Consiglio regionale".
Comunico che sono ritirati gli emendamenti n. 3, 9, 10 e 11.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio non approva.
Submendamento rubricato n. 4) presentato dal Consigliere Giovine: si sopprimono le parole "pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 25 luglio 2008 n. 173,".
Indìco la votazione palese sul submendamento rubricato n. 4.
Il Consiglio non approva.
Submendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Novero, Rossi e Giovine: prima di "Delibera" aggiungere "considerato che la Costituzione attualmente in vigore prevede l'uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinione politica nonché di condizioni personali e sociali, cosicché il 'lodo Alfano' risulti incostituzionale in quanto in palese contrasto con il dettato sull'articolo 3 , comma 1, della nostra carta costituzionale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne va facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
In premessa, ringrazio i Consiglieri Dutto e Giovine per aver apposto anche le loro firme, perché altrimenti non avrei potuto presentare questo emendamento. È stato un segno di democrazia, che ha consentito ad un Consigliere di esprimere la propria opinione.
Non do mai per sicuro niente, per cui tutto è opinabile. Può anche darsi che abbiate ragione a sostenere che il Capo dello Stato Napolitano abbia firmato una legge incostituzionale, come avevate scritto nell'ordine del giorno e come avete detto praticamente in tutti gli interventi (o nel 90% degli interventi). Però com'era scritto nell'ordine del giorno? L'emendamento ha tolto ogni motivazione alla proposta che stiamo per votare. Non la capisco. Perché nascondere il fatto che ritenete che la legge lodo Alfano... Io penso che sia costituzionale. Posso sbagliarmi, ma se voi pensate il contrario, perché non scriverlo? Ho proposto di inserire nella vostra proposta una frase copiata letteralmente dal vostro primo documento perché, a mio parere, è un segno di non chiarezza il fatto che abbiate tolto ogni motivazione alla proposta che ci proponete di votare. Almeno così sarà chiaro cosa votiamo.
Avete sostenuto verbalmente, con la stragrande maggioranza degli interventi, che era così, magari sarò l'unico a votarlo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 12.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 5) presentato dal Consigliere Giovine: si sostituisce la parola "Buquicchio" con la parola "Burzi".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Mi domando come possa essere ricevibile questo emendamento. Non so che cosa dovesse fare il Consigliere Buquicchio ma, qualunque cosa dovesse fare, qualora questo emendamento venisse approvato, giuro che non lo faccio.
Come fate a considerare ricevibile qualcosa che non lo è? Farei una bella riunione dell'Ufficio di Presidenza perché escludo, oltre l'eccezionale simpatia personale e la stima, che possa derivare un impegno politico per cui Buquicchio sarebbe incaricato e per cui io lo possa sostituire. È impossibile! Mi domando come faccia l'Ufficio di Presidenza a farci votare una cosa impossibile.
Aspetto con pazienza.



PRESIDENTE

Anch'io lo avrei ritenuto irricevibile, ma così non è, a detta dei tecnici del Consiglio regionale. La questione è stata proposta anche al Consigliere Giovine, che ha persistito nel mantenere l'emendamento, anche se opportunità politica vorrebbe che emendamenti di questi tipo non venissero presentati, cosa che ho provveduto a far propria al presentatore.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

I colleghi del Consiglio, non i colleghi Consiglieri, sanno che ho una grandissima stima delle competenze tecniche, ma la ricevibilità o meno francamente, credo abbia qualche componente in più.
Vorrei essere chiaro. Sono lietissimo che venga votato, ma sull'impegno politico, perché questa è politica, non credo che Buquicchio vada in trasferta a comprare dei bignè. Non so che cosa preveda un documento a cui sono aprioristicamente contrario, è escluso che io sia alternativo a Buquicchio in sede politica. È proprio impossibile.
La ricevibilità non è un fatto di struttura, ma politica. O facciamo una bella riunione all'Ufficio di Presidenza, o chiedo un'interruzione, o si va in Conferenza dei Capigruppo. Non sono affatto contrario che venga votato, è semplicemente impossibile. Lo dice Burzi, non Buquicchio: è impossibile!



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, abbiamo sempre considerato che un emendamento si considera legittimo e ricevibile, quando: è intelligibile, questo lo è collocabile, questo lo è; pertinente al testo, e questo lo è.
inopportuno politicamente, ne convengo, tant'è che sull'inopportunità, ho provveduto personalmente a parlare con il Consigliere Giovine, il quale ha mantenuto l'emendamento, pertanto lo considero legittimo, me ne assumo la proprietà, ragion per cui lo metto in votazione.
Chiaramente auspico che il Consigliere lo ritiri, ma attiene alle sue facoltà. Mi pare poco serio mettere in situazione di potenziale imbarazzo i Consiglieri.



(Commenti del Consigliere Burzi)



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, ciascuno ha i propri imbarazzi.
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 5.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 6) presentato dal Consigliere Giovine: si sostituisce la parola "Buquicchio" con la parola "Scanderebech".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

l'unico intervento che farò su questi emendamenti. Se conosco bene il Consigliere Scanderebech, sono sicuro che ci tiene, non vorrei che se ne avesse a male, ma visto che oggi è a Roma per la Segreteria nazionale del suo partito, ho presentato lo stesso emendamento, l'ho presentato come Consigliere supplente. Come sapete, sono molto attento anche ai colleghi della minoranza, in particolare al Consigliere Scanderebech, che è sempre molto attento ai lavori dell'Aula e cerca di essere sempre presente a livello istituzionale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 7) presentato dal Consigliere Giovine: si sostituisce la parole "Spinosa M.C." con le parole "Scanderebech Deodato".
Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 7.
Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 8), presentato dal Consigliere Giovine: si sostituisce la parola "Spinosa M.C." con le parole "Dutto Claudio".
Indìco la votazione palese sul submendamento rubricato n. 8.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 1) interamente sostitutivo presentato dal Consigliere Buquicchio: "Il Consiglio regionale Visto l'articolo 75 della Costituzione Visti gli articoli 29 e 30 della legge 25 maggio 1970, n. 352 'Norme sui referendum previsti dalla Costituzione e sull'iniziativa legislativa del popolo' Visto l'articolo 26, comma 3, dello Statuto della Regione Piemonte Visto l'articolo 87 del Regolamento interno del Consiglio regionale Vista la legge 23 luglio 2008, n. 124 'Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato', pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 25 luglio 2008 n. 173, e ritenuta l'opportunità di proporre in ordine alla stessa indizione di referendum popolare abrogativo delibera di richiedere l'indizione di referendum popolare abrogativo ai sensi dell'articolo 75 della Costituzione sul seguente quesito: 'Volete voi che sia abrogata la legge 23 luglio 2008, n. 124 (Disposizioni in materia di sospensione del processo penale nei confronti delle alte cariche dello Stato), pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 25 luglio 2008 n.
173 ? di procedere alla designazione, ai sensi dell'articolo 10 della legge 352/1970, quale delegato effettivo del Consiglio regionale il Signor Andrea Buquicchio (Consigliere regionale) e quale delegata supplente la Signora Maria Cristina Spinosa (Consigliera regionale) di dare mandato al Presidente del Consiglio regionale di inviare la presente deliberazione agli altri Consigli regionali con invito ad adottare analoghe deliberazioni.'".
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 87, comma 2 del Regolamento, la deliberazione per essere approvata deve ricevere il voto favorevole della maggioranza dei Consiglieri assegnati alla Regione.
Tale emendamento è sostitutivo dell'intera deliberazione, ne riscrive interamente il testo.
La votazione, chiaramente, si intende estesa alla deliberazione, perch l'emendamento è interamente sostitutivo.
Indìco la votazione nominale sull'emendamento rubricato n. 1, sostitutivo della proposta di deliberazione n. 410, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 43 Consiglieri votanti 42 Consiglieri hanno votato Sì 33 Consiglieri hanno votato NO 9 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Giovine, sull'ordine dei lavori.



GIOVINE Michele

Poiché non sono riuscito a votare, non perché assente, ma perché non funzionava il meccanismo, chiedo che sia messo a verbale che il mio voto è contrario.



PRESIDENTE

Lo mettiamo a verbale e la stessa dichiarazione è fatta dal Consigliere Leo.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Come credo i colleghi sappiamo, abbiamo avuto nell'intervallo di colazione una riunione con la Presidente Bresso. Avremmo bisogno di un quarto d'ora di tempo, se l'Aula ce lo consente, per informare i colleghi perché non abbiamo avuto tempo al rientro, dal momento che era già ripartita la riunione che si è conclusa adesso su questo argomento. E data l'estrema rilevanza di ciò che abbiamo appreso, non vorrei che i colleghi avessero dei momenti di ansia, di difficoltà a prendere sonno o peggio quindi ci terrei a informarli subito. Un quarto d'ora può essere sufficiente.



PRESIDENTE

Certamente, Presidente Burzi.
La seduta riprenderà alle ore 18.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17.38 riprende alle ore 18.19)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Proseguimento esame disegno di legge n. 483, inerente a "Norme in materia di promozione dell'occupazione, della qualità, della sicurezza e regolarità del lavoro" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento del disegno di legge n. 483, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Continuiamo con l'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Eravamo giunti all'approvazione dell'articolo 53.
ARTICOLO 54 Emendamento rubricato n. 43) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Boniperti e D'Ambrosio: all'articolo 54, comma 2, dopo le parole "qualità del lavoro" inserire "la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese".
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Lo accogliamo, perché si tratta di uno degli obiettivi in cui è preordinata la responsabilità sociale delle imprese, come previsto dall'articolo 46 della Costituzione e dagli articoli 21 e 22 della Carta Sociale Europea, ed anche come programmato nel 2007 dagli organi dell'Unione europea.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 43, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 54, come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 42) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Boniperti e D'Ambrosio: dopo l'articolo 54 inserire l'articolo 54/bis (Nuovo articolo) "Art. 54/bis (Partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende) 1. La Regione, ai fini dell'attuazione dell'articolo 46 della Costituzione e degli articoli 21 e 22 della Carta sociale europea, fatta a Strasburgo il 3 maggio 1996, resa esecutiva dalla legge 9 febbraio 1999, n. 30, nonch della raccomandazione 92/443/CEE del Consiglio, del 27 luglio 1992 favorisce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende".
Tale emendamento è ritirato.
ARTICOLO 55 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Intervengo solo per un chiarimento: non presentiamo nessuna modifica al testo.
Per quanto ci riguarda, l'articolo 55 è condivisibile. L'unico aspetto critico è che il comma 1, alla lettera d), prevede che la Regione promuova "iniziative volte a contrastare ogni attività imprenditoriale direttamente o indirettamente collegata con l'inquinamento ambientale, con la messa in pericolo delle condizioni di salute dei lavoratori direttamente o indirettamente coinvolti e delle popolazioni che vivono nelle aree interessate dagli effetti dell'attività produttiva".
evidente che non si può non condividere quanto è scritto. Tuttavia gli altri punti prevedono e danno delle indicazioni di carattere generale per cui si può intervenire in parti non ancora normate o sostenere alcune indicazioni che già sono date dalla legislazione nazionale. È evidente che quando si parla di livelli di salute e sicurezza e qualità del lavoro, il fatto di creare una norma nel merito per incentivare tali volontà da parte delle imprese è certamente condivisibile. A mio parere, invece, la lettera d) riguarda esclusivamente aspetti di legge e non la promozione d'iniziative: la norma in questione è semplicemente finalizzata al contrasto.
La legge, oggi, già contrasta, da un punto di vista penale, le imprese che direttamente o indirettamente hanno un inquinamento ambientale nei confronti dei lavoratori o del territorio su cui si trovano. Mi sembra quindi che andiamo a scrivere una cosa che, pur essendo condivisibile, è assolutamente pleonastica, perché prevista da tutte le leggi vigenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Chiedo scusa, Presidente, visto che fra qualche ora è prevista una copiosa neve, anzi, dalle mie parti è già iniziata, chiederei al Consiglio di valutare la possibilità di interrompere i lavori fra qualche minuto, in modo da consentire ai colleghi che vengono dal nord-est, in particolare dall'Astigiano, di poter raggiungere le proprie residenze.



PRESIDENTE

Bene, colleghi, possiamo anticipare la chiusura del Consiglio alle ore 19 anziché alle ore 20.
Va da sé che, se dovessimo muovere celermente i nostri lavori, possiamo chiudere anche prima. Vediamo come procedere, soprattutto per i colleghi che abitano lontano dal capoluogo.
Indìco la votazione palese sull'articolo 55.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 56 Indìco la votazione palese sull'articolo 56.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 57 Indìco la votazione palese sull'articolo 57.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 58 Emendamento rubricato n. 44) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Migliasso: al comma 2, lettera a), dopo le parole "lavoratori dipendenti", sono aggiunge le seguenti "e non dipendenti".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 44.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dai Consiglieri Dutto, Rossi e Novero: all'art. 58 la lettera c) è così modificata: "c) promozione di ogni iniziativa finalizzata alla conoscenza della normativa in materia di lavoro per immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno" La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ho chiesto un breve parere alla Giunta perché pensavo venisse accolto.
Lo dico anche ai colleghi: l'emendamento in oggetto, che prevede che venga fatta promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro e all'integrazione degli immigrati - è quanto scritto nella leggera c) propone "in possesso di regolare permesso di soggiorno".
Mi sembra sia un'indicazione che, in qualche modo, occorra dare, visto che è anche un requisito di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Assessore, credo che questo emendamento dovrebbe essere accolto dalla Giunta, perché così come scritto al comma c) ("Promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro e all'integrazione degli immigrati") sembra quasi un voler favorire, con ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro, gli immigrati e a noi non pare logico.
Se nei confronti degli immigrati vogliamo favorire la conoscenza delle normative, dei loro diritti e così via, è una corretta dicitura, in particolare rispetto agli immigrati che godono anche di regolare permesso di soggiorno.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, il Consigliere Rossi sta cercando di parlare.
Prego coloro che non sono interessati di accomodarsi fuori dell'aula.
Grazie.



ROSSI Oreste

Dire "ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro" ci sembra veramente esagerato, perché appare punitivo nei confronti degli altri lavoratori, che hanno diritto, almeno quanto gli immigrati regolari, ad accedere al lavoro.
Quindi, Assessore, sinceramente, relativamente a questo emendamento, le chiedo di esprimere un parere favorevole, anche perché ci pare più che legittimo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Accetto di aggiungerlo, ma alla dizione contenuta nel testo: "Promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro e all'integrazione degli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno".
Per quanto riguarda la questione che poneva anche il Consigliere Vignale e in particolare la questione che poneva lei circa la conoscenza della normativa in materia di lavoro, c'è già l'articolo precedente, il n.
57, che al punto b) recita: "Favorisce e sostiene campagne informative e azioni di sensibilizzazione, specie se rivolte ai lavoratori immigrati, da realizzarsi anche con il coinvolgimento dei centri provinciali per l'educazione degli adulti". Quindi, l'informazione l'abbiamo già prevista.
Come il Consigliere sa, non c'è alcuna intenzione di favorire, a discapito degli italiani, il lavoro delle persone immigrate. È sempre lo stesso discorso per quanto riguarda la minore capacità delle persone immigrate di potere accedere al lavoro, anche in virtù di minore conoscenza delle tematiche e delle loro prerogative. Soprattutto, ci sono le questioni inerenti il ritardo per il rinnovo dei permessi di soggiorno - quale il rischio della perdita del posto di lavoro - che, in qualche modo, debbono vedere una promozione, intendendola come azione che stimoli l'eliminazione di tutti gli ostacoli e non, ovviamente, a "fare passare gli immigrati davanti agli altri".
Questo è un ragionamento che rientra all'interno del discorso sicurezza, regolarità e qualità del lavoro, che, come sappiamo, vede tanti immigrati regolari e non, morire sul posto di lavoro, forse in modo meno eclatante, ma altrettanto grave quando si cade dalle impalcature.
Quindi, accetto ben volentieri "la promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro e all'integrazione degli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Intervengo da questo banco semplicemente perché, così, non dobbiamo utilizzare altro materiale, di cui sono sprovvisto, posso utilizzare quello del collega Rossi.
Mi rendo conto della buona intenzione dell'Assessore sull'articolo 58 circa la promozione delle condizioni di regolarità del lavoro, in particolare sulla lettera c). In effetti, le morti sul lavoro, anche quando si tratta di immigrati, seppur non irregolari, sono gravi quanto le altre però non è questo il senso dell'emendamento dei proponenti.
Evidentemente, si intende sottolineare che occorre riservare questo tipo di iniziativa a chi è portatore di un permesso di soggiorno valido a tutti gli effetti. Non solo, in realtà, ci si domanda anche per quale motivo la lettera c) sia riservata agli immigrati, regolari o non regolari anche perché il testo della legge non lo dice - e non, invece, ai disoccupati, che avrebbe più senso ai fini dell'utilità sociale e dello scopo che si intende perseguire.
Indubbiamente, se l'emendamento rimane così com'è, lo voterò, per chiediamo un ulteriore ripensamento da parte dell'Assessore, affinché si possa eliminare la parola "immigrati" e inserire, invece, un termine più generico - evidentemente comprensivo anche della categoria degli immigrati quale "disoccupati", perché è quella la categoria a cui si intende riferirsi; probabilmente era così anche nelle intenzioni dell'Assessore.
Altresì, vorrei fare presente che non è stato fatto alcun riferimento alle ultime polemiche sollevate dalla CGIL Veneto sul numero di immigrati regolari o non regolari che possono lavorare in Italia e sui futuri flussi di ingresso. Questa è un'altra partita, però, ricordiamo quello che alcune delle stesse organizzazioni sindacali del lavoro pensano al riguardo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Mi rendo conto della situazione. Nonostante la spiegazione e io sia convinta che anche i proponenti dell'emendamento abbiano compreso benissimo il senso delle parole - cioè, che non si intende una via preferenziale e privilegiata - si potrebbe concordare con una dizione del seguente tenore: "Promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro di tutte le cittadine e i cittadini italiani e all'integrazione degli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno". Così può andare bene?



PRESIDENTE

Sospenderei la seduta per qualche minuto, per consentire la riscrittura dell'emendamento.



(La seduta, sospesa alle ore 18.42 riprende alle ore 18.44)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Do lettura del testo dell'emendamento così come riformulato per vedere se risponde alle osservazioni avanzate.
Emendamento rubricato n. 45) presentato dai Consiglieri Rossi e Giovine: all'articolo 58, comma 2, la lettera c) è così sostituita: "c) promozione di ogni iniziativa finalizzata all'accesso al lavoro di cittadini nonché degli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno".
Sottoscrive quest'emendamento, Consigliere Rossi?



ROSSI Oreste

Sì.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Ovviamente voglio che si approvi la legge, quindi la formulazione mi va bene. L'unica osservazione che sottopongo ai colleghi è la seguente: io credo che il compito di questa legge sia anche quello di individuare forme di lavoro sommerso, anche irregolare, che permettano di farle emergere e di regolarizzarle laddove è possibile, nei limiti che la legge nazionale ci consente.
Inserire "cittadini extracomunitari con regolare permesso di soggiorno", cioè stringere e perimetrare intorno a queste uniche figure rischia, in qualche modo, di rendere più difficoltoso questo processo di stabilizzazione di lavoro nero o di lavoro irregolare, che, invece potrebbe essere individuato e sostenuto per essere risolto.
Pongo questo problema anche all'Assessore. Credo che la filosofia della legge sia anche quella di aiutare quei lavoratori che, pur essendo uguali agli altri, poiché risultano irregolari sono in condizioni di maggior disagio e di maggior difficoltà a far valere la propria condizione di lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Migliasso; ne ha facoltà.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Rispondo volentieri alla preoccupazione del Consigliere Robotti precisando che intanto è ovvio che il lavoro nero sia prestato, non esclusivamente ma in parte, da lavoratori e lavoratrici immigrati. Però è altrettanto vero - lo confermano i dati relativi alle vittime sul lavoro che spesso sono anche cittadini italiani a prestare lavoro senza essere in possesso di regolare contratto..
Tuttavia, l'articolo di cui discutiamo riguarda la promozione delle condizioni di regolarità del lavoro.
Inviterei pertanto il Consigliere a leggere questo articolo 58 integrandolo nel suo ragionamento con quanto previsto all'articolo 59 relativo, appunto, agli interventi in materia di regolarità del lavoro laddove si dice "promuove e finanzia progetti sperimentali di emersione di lavoro irregolare", quindi di tutto il lavoro irregolare, "promuove specifici accordi fra le parti sociali rappresentate nella Commissione di concertazione, volti a favorire la piena regolarità", e via discorrendo. Da questo punto di vista, siamo tutti quanti molto tranquilli.



PRESIDENTE

Consigliere Giovine, lei è già intervenuto sul testo, per cui pu intervenire per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

A prescindere che questo è un nuovo emendamento, ma non è un problema volevo intervenire per dichiarazione di voto per precisare che il voto sarà ovviamente a favore e per ricordare alla Presidenza che anche io ho sottoscritto l'emendamento in oggetto.



PRESIDENTE

Ha ragione, collega, le chiedo scusa.
appena pervenuto l'emendamento e non ne avevo dato atto.
L'emendamento n. 14 è ritirato.
Pongo in votazione l'emendamento rubricato n. 45 del Consigliere Rossi, con questa nuova formulazione, sul quale la Giunta ha espresso il parere favorevole.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 45, come riformulato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 58, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 59 Sono testé pervenuti due emendamenti.
Emendamento rubricato n. 46) presentato dai Consiglieri Rossi, Giovine e Nicotra: all'articolo 59, lettera c) togliere la parola "animazione".
Emendamento rubricato n. 47) presentato dai Consiglieri Rossi, Giovine e Nicotra: all'articolo 59, lettera d) sostituire le parola "lavoro sommerso e dell'economia sommersa" con le parole "del lavoro e dell'economia sommersi".
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Per non perdere tempo, illustrerò anche i due emendamenti, che credo siano soltanto formali, per cui credo sia sufficiente comprendere con l'Assessore i punti su cui si basano.
Innanzitutto su questo articolo siamo assolutamente d'accordo, perch proprio come sosteneva il collega Robotti, questo è l'articolo in cui si parla di emersione di lavoro nero. Infatti, il comma 1, lettera a), recita "promuove e finanzia progetti sperimentali di emersione del lavoro irregolare".
Noi crediamo fortemente che si debbano attuare operazioni di questo tipo, affinché, girando per il Piemonte, non si vedano più cantieri con persone chiaramente non regolari, che lavorano senza alcuna tutela, senza le protezioni quando sono sui ponteggi, senza caschi magari arrampicati sulle impalcature, non solo a rischio della propria vita, ma anche di quella dei colleghi.
evidente che, perlomeno nella maggior parte dei casi, sono persone a cui non è stata data alcun tipo di istruzione sui diritti e sui doveri del lavoratore e, in particolare, su quelle che sono le misure di protezione della propria e altrui salvezza.
Veniamo ai due emendamenti, Assessore. Alla lettera c) si legge che la Giunta regionale "promuove azioni di sistema attraverso la realizzazione di sportelli di informazioni - è corretto - attività di tutoraggio - è corretto - consulenza - è corretto - animazione". Cosa vuole dire? È un termine non tanto appropriato, se non spiegato in modo più dettagliato, in una legge sul lavoro.
L'emendamento alla lettera d) è meramente formale, nel senso che, a nostro avviso, è più corretto scrivere "diffusione della cultura della legalità e agli effetti negativi del lavoro e dell'economia sommersi", per non ripetere due volte il termine "sommerso".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso, per esprimere il parere della Giunta regionale; ne ha facoltà.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Grazie, Presidente.
Accetto di eliminare la parola "animazione", lasciando ferma però la dizione "attività di tutoraggio e consulenza sul territorio".
Anche l'altro emendamento ("diffusione della cultura della legalità e agli effetti negativi del lavoro e dell'economia sommersa") mi pare migliorativo dal punto di vista tecnico.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 46, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 47, sul quale la Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 59, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 60 Sull'articolo 60 non vi sono emendamenti.
Indìco la votazione palese sull'articolo 60.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 61 La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Noi non abbiamo presentato emendamenti, però abbiamo un dubbio, su cui le chiediamo un chiarimento, per quanto riguarda il seguente comma 3: "Le somme utilizzate dalle Province non sono restituite alla Regione e sono computate in compensazione delle somme spettanti alle province medesime per i successivi esercizi finanziari".
Ciò vuol dire che la Provincia che non ha distribuito i fondi a sua disposizione, o parte di questi fondi, nell'esercizio successivo riceverà la somma che avrebbe dovuto ricevere alla quale, però, viene sottratta la somma che non ha speso.
Però le chiederemmo, Assessore, come intende intervenire se quella Provincia non ha speso i fondi a sua disposizione. Quindi, la Provincia non ha un "danno" (tra virgolette), perché l'anno dopo avrà quei soldi, ma ne avrà di meno.
Quindi, per esempio, quest'anno la Provincia prende dei soldi, ma non li spende tutti. L'anno dopo, le spetterà X, però, in quel caso, si sottrarrà Y, ma il territorio, i lavoratori non hanno ricevuto quei soldi! Come la Provincia meno adempiente o più adempiente di altre viene penalizzata dalla Regione? Altrimenti è penalizzato soltanto chi non ha preso i fondi e non la Provincia che non è stata capace di spendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Forse l'Assessore si ricorda che, sullo stesso tema dell'emendamento era intervenuto in Commissione ponendo le stesse questioni testé sollevate dal Consigliere Rossi.
vero che, di fatto, in Italia il sistema degli Enti locali li rende formalmente soltanto dei centri di spesa, quindi si rende difficile una diversa sistemazione che vada a compensazione di queste cifre.
Però, quanto è stato detto dal Consigliere Rossi non è privo di fondamento, perché se non studiamo un sistema punitivo per quelle Province che impegnano il bilancio della regione su cifre che, poi, non vanno a spendere si crea un danno, in primis, alla Regione e poi ai lavoratori e in ogni modo, a tutte le altre Province che avrebbero potuto utilizzare quelle risorse. Quindi, questa formulazione non ci sembra corretta.
Se quei soldi non vengono spesi, evidentemente, è perché non ce n'era bisogno e, magari, non si dovevano neanche chiedere in precedenza. Di fatto, quei fondi sono stati bloccati, impedendo alla Regione di spenderli in altre aree, dove magari ce n'era più bisogno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al lavoro

Capisco cosa vogliono dire i Consiglieri, però farei riferimento al fatto che, all'articolo 9, "Funzioni delle Province", al punto b), si dice che "predispongono e approvano i piani provinciali degli interventi" - tra le altre cose - "di cui all'articolo 17".
All'articolo 17, intitolato "Piani provinciali degli interventi", si dice che: "Le Province approvano il piano degli interventi concernenti le funzioni ad esse attribuite, nel rispetto degli obiettivi e delle priorità stabilite dal programma triennale regionale, di cui all'articolo 15 e dai conseguenti atti di indirizzo regionali". E poi c'è un altro comma sull'assistenza tecnica che, eventualmente, potremmo fornire.
Noi non abbiamo inteso inserire una misura di carattere punitivo perché, siccome il mercato non è una scienza esatta, e lo vediamo giustappunto in queste settimane, è possibile che, sulla base delle linee del piano triennale emanato dalla Regione Piemonte, che si era concertato con tutte le parti sociali, oltre che con i soggetti istituzionali, è possibile che nel piano predisposto dalle Province in un lasso di tempo ci siano delle condizioni che modificano, sostanzialmente o in parte, il tessuto produttivo di quel territorio o che (se parliamo, per esempio delle attività del fondo sociale europeo) ci sia una misura che, come si dice in gergo, "tira più di altre", in corso d'opera permetta di modificare, senza costringere le Province a complicate operazioni di restituzione di fondi, che magari si devono dare loro l'anno dopo, ma andando a scomputo. Un po' come si cerca di fare semplificando e rendendo possibile la compensazione quando, per esempio, si pagano le tasse e per evitare difficoltà alle persone.
Quindi, mi sembra che, con le spiegazioni che ho dato, si sia convinti che non si vogliano non punire le Province negligenti a scapito di quelle virtuose, ma si vuole semplicemente dire che ci possono essere dei sopravvenimenti in corso d'opera che consigliano di modificare magari le azioni e quindi residuano dei fondi che vengono scomputati l'anno successivo dai fondi che, in base al piano annuale delle Province, si dovrà conferire a loro.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 61.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 62 La parola al Consigliere Guida, che interviene sull'ordine dei lavori.



GUIDA Franco

Presidente, abbia pazienza. Siccome lei aveva annunciato che la seduta alle ore 19 finiva, alcuni Consiglieri si sono assentati ritenendo che alle 19 la seduta sarebbe terminata. Se non l'avesse detto, probabilmente sarebbero rimasti anche per fare dichiarazioni di voto sull'intero articolato.
Vedete voi e troviamo il modo di garantire agli altri di poter fare le dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Ha ragione, collega Guida.
Colleghi, visto che abbiamo solamente un emendamento sull'articolo 65 uno sull'articolo 66 e tre emendamenti della Giunta regionale, mi parrebbe ragionevole terminare l'articolato e lasciare la fase delle dichiarazioni di voto e il voto finale, su un testo così importante, all'Assemblea plenaria, alla presenza di tutti i Presidenti dei Gruppi.
Proporrei ai colleghi di finire l'articolato. Poi lasciamo, ovviamente alla prossima seduta le dichiarazioni di voto e il voto finale con una presenza maggiore all'Aula.
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Per confermare che va benissimo la linea da lei, Presidente, suggerita.
Possiamo finire l'articolato, purché le dichiarazioni di voto e il voto finale vengano spostati ad una seduta successiva.



PRESIDENTE

Resta inteso che procederemo in questo modo.
Indìco la votazione palese sull'articolo 62.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 63 Indìco la votazione palese sull'articolo 63.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 64 Indìco la votazione palese sull'articolo 64.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 65 Emendamento rubricato n. 40) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Migliasso: dopo il comma 1, è inserito il seguente: "1bis. Le domande dirette ad ottenere i benefici previsti dalle norme di cui all'articolo 66, comma 1, sono regolate dai provvedimenti amministrativi previsti dalle stesse norme fino al perfezionamento dei provvedimenti amministrativi attuativi della presente legge".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 40.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 65, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 66 Emendamento rubricato n. 29 bis) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Migliasso: "1. Sono abrogate le seguenti disposizioni: a) la legge regionale 6 gennaio 1983, n. 1 (Istituzione dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro) b) la legge regionale 18 ottobre 1984, n. 55 (Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di enti locali) e successive modifiche e integrazioni c) la legge regionale 29 gennaio 1987, n. 9 (Partecipazione della Regione Piemonte alla realizzazione da parte degli enti locali di progetti per favorire l'impiego di lavoratori che fruiscono del trattamento straordinario della Cassa integrazione guadagni in opere e servizi di pubblica utilità) c bis) la legge regionale 27 febbraio 1986, n. 10 (Modificazioni alla legge regionale n. 55 del 18 ottobre 1984) c) ter) la legge regionale 30 ottobre 1989, n. 62 (Modifica alla l.r.
55/1984 'Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali') d) la legge regionale 29 ottobre 1992, n. 43 (Informazione, promozione divulgazione di azioni positive per la realizzazione di pari opportunità tra uomo e donna) e) la legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 (Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati)e successive modifiche e integrazioni e bis) l'articolo 21 della legge regionale 21 dicembre 1994, n. 67 (Interventi per l'inserimento qualificato di giovani disoccupati e di lavoratori in cassa integrazione straordinaria o ex dipendenti da aziende in crisi in cooperative già costituite o di nuova costituzione abrogazione della l.r. 21 giugno 1984, n. 28 e successive modifiche e integrazioni) e ter) la legge regionale 22 dicembre 1995, n. 92 (Modificazione alla legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 'Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati') f) la legge regionale 23 marzo 1995, n. 45 (Impiego di detenuti in semilibertà o ammessi al lavoro all'esterno per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente) f bis) la legge regionale 9 maggio 1997, n. 22 (Modifiche alla legge regionale 14 giugno 1993, n. 28 'Misure straordinarie per incentivare l'occupazione mediante la promozione e il sostegno di nuove iniziative imprenditoriali e per l'inserimento in nuovi posti di lavoro rivolti a soggetti svantaggiati' e successive modifiche e integrazioni) g) la legge regionale 14 dicembre 1998, n. 41 (Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro) g bis) la legge regionale 1° marzo 1999, n. 3 (Modifiche alla legge regionale 14 dicembre 1998, n. 41 'Organizzazione delle funzioni regionali e locali in materia di mercato del lavoro') h) la legge regionale 29 agosto 2000, n. 51 (Fondo regionale per l'occupazione dei disabili) h bis) la legge regionale 18 febbraio 2002, n. 6 (Misure urgenti per l'avviamento al lavoro di soggetti tossicodipendenti o alcoldipendenti) h ter) l'articolo 19 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003) h quater) l'articolo 63 della legge regionale 8 gennaio 2004, n. 1 (Norme per la realizzazione del sistema regionale integrato di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento) i) gli articoli 3, 5 e 7 della legge regionale 18 maggio 2004, n. 12 (Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2004) i bis) gli articoli 6 e 8 della legge regionale 28 febbraio 2005, n. 4 (Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l'anno 2005) j) la legge regionale 27 novembre 2006, n. 36 (Autorizzazione e accreditamento dei soggetti operanti nel mercato del lavoro regionale) j bis) l'articolo 29 della legge regionale 23 aprile 2007, n. 9 (Legge finanziaria per l'anno 2007) j ter) l'articolo 40 della legge regionale 23 maggio 2008, n. 12 (Legge finanziaria per l'anno 2008) j quater) l'articolo 16 della legge regionale 30 settembre 2008, n. 28 (Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2008 e disposizioni finanziarie).
2. Sono fatti salvi gli effetti prodotti ed i rapporti giuridici sorti sulla base delle leggi abrogate".
una riscrittura letterale dell'intero testo dell'articolo, oltre al passaggio in Consiglio e ad un maggiore approfondimento sulla legge oggetto di abrogazione.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 29 bis.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese del nuovo articolo 66.
Il Consiglio approva ARTICOLO 67 Emendamento rubricato n. 41) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Migliasso: l'articolo 67 (Norma finanziaria) è così modificato: al comma 1, lettera a), prima riga, sostituire la dicitura: "2008" con "2009" al comma 1, lettera b), prima riga, sostituire la dicitura: "2009-2010" con "2010-2011".
La parola al Consigliere Giovine, che interviene per dichiarazione di voto.



GIOVINE Michele

Intervengo per dichiarazione di voto. Faccio solo un intervento sull'emendamento e sull'articolo per dichiarare che, pur essendo favorevole a parecchi degli articoli, dove fra l'altro abbiamo parecchio contribuito a migliorare, tant'è che la Giunta ha accettato diverse proposte emendative della minoranza, sulla cifra proposta il nostro giudizio è assolutamente negativo, perché riteniamo che siano troppo poche le risorse previste per quest'importante iniziativa politica.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 41.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 67 come emendato.
Il Consiglio approva.
Sospendiamo a questo punto l'esame del provvedimento, poiché le dichiarazioni di voto saranno oggetto della prossima seduta di Consiglio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.12)



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