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Dettaglio seduta n.385 del 02/12/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 10.05 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bizjak, Bresso, Laus, Robotti e Spinosa.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Enti di sviluppo e organismi fondiari

"Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA", richiesta di sessione straordinaria presentata dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti D'Ambrosio, Vignale, Pedrale, Scanderebech, Burzi, Rossi, Dutto, Novero Ferrero, Cavallera, Nicotra, Giovine e Leo


PRESIDENTE

Colleghi, il Consiglio è convocato oggi in sessione straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, con il seguente punto 1) all'o.d.g.
"Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA", presentato dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, D'Ambrosio, Vignale, Pedrale, Scanderebech Burzi, Rossi, Dutto, Novero, Ferrero, Cavallera, Nicotra, Giovine e Leo.
I Consiglieri richiedenti, se lo ritengono, hanno facoltà di illustrare i motivi alla base della richiesta del Consiglio straordinario.



(Commenti del Consigliere Cavallera)



PRESIDENTE

Collega Cavallera, l'intervento, ordinariamente, dovrebbe durare dieci minuti, in ogni modo mi affido al suo prudente apprezzamento.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Ovviamente, attendo anche l'arrivo del collega Botta che illustrerà più ampiamente le motivazioni.
In questa fase di ulteriore crisi recessiva a livello nazionale e internazionale, abbiamo constatato che le criticità interne al settore agricolo si stavano appesantendo senza, a nostro avviso, un'adeguata consapevolezza da parte di tutti gli attori politici e decisionali. Quindi l'estrema ratio di chiedere la convocazione del Consiglio relativamente a quest'argomento ha soprattutto il significato di riportare, come si suole dire, la palla al centro del campo per rivolgere, in modo particolare l'attenzione alle tematiche agricole.
chiaro che nella nostra regione questa situazione s'intreccia con le tradizionali attività di sostegno dell'attività agricola che opera in zone svantaggiate, attraverso i cosiddetti premi di insediamento o di svolgimento di attività in zone svantaggiate, oppure attraverso quelle misure contenute complessivamente nel Programma di Sviluppo Rurale, che ha come obiettivo primario, indubbiamente, l'ammodernamento e la competitività sui mercati del nostro sistema agricolo e agroalimentare. Altresì, nella nostra regione, per tradizione, si sostengono determinate pratiche rispettose dell'ambiente.
Quindi, non si può non fare riferimento, prima di entrare nel merito delle questioni...
L'Assessore all'agricoltura veniva dato in arrivo?



(Commenti in aula)



CAVALLERA Ugo

Aspettiamo un attimo.



PRESIDENTE

Sono presenti l'Assessore De Ruggiero e l'Assessore Deorsola.



CAVALLERA Ugo

Sono persone più che rappresentative, ma politicamente non hanno la delega competente.



PRESIDENTE

Collega Cavallera, ha perfettamente ragione. Mi rammarico di questo ritardo, ho già sollecitato in ogni modo. Gli appuntamenti sono convocati ad un'ora fissa, i Consiglieri lo sanno e, così come lo sanno i Consiglieri, lo sanno anche gli Assessori.



CAVALLERA Ugo

Se è in arrivo, nell'attesa, possiamo sospendere brevemente i lavori.



PRESIDENTE

Bene, Consigliere Cavallera, i lavori riprenderanno alle ore 10.45.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.35 riprende alle ore 10.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.
Consigliere Cavallera, ripartiamo da zero, le abboniamo due minuti e 45 secondi.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Credo sia doveroso, comunque questa sua liberalità viene apprezzata.
Al di là degli aspetti formali, entrando nel merito del problema indubbiamente, ci troviamo in una situazione nella quale vi è un forte calo di redditività per tutto il comparto agricolo, cerealicolo e anche zootecnico. Questo viene segnalato in ogni occasione, pertanto nell'agricoltura si sommano tutte le negatività.
A livello internazionale è in atto una recessione che di norma agisce sui prezzi, ma, da osservatore periferico, non posso non constatare quanto avviene anche con le riforme introdotte nella politica agricola comunitaria, senza più alcuna protezione dei prodotti sui mercati attraverso la caduta di qualsiasi barriera doganale. Senza alcun sostegno al prezzo sul mercato abbiamo i corsi che conosciamo, è sufficiente vedere i listini prezzi e, indubbiamente, le prospettive non sono rosee.
Qui, ovviamente, occorre rendersi conto che il pagamento unico della PAC, che, sostanzialmente, può essere migliorato nelle forme e nei tempi, è in una situazione accettabile da un punto di vista burocratico e finanziario. Le altre erogazioni, in questo momento di criticità, sono assolutamente strategiche e fondamentali, perché, come è emerso, anche il mondo agricolo incontra delle difficoltà nell'accedere al credito e nel momento in cui vi accede - è sempre stato un settore restio ad andare in questa direzione - comunque, ci sono i pagamenti degli interessi e le esposizioni bancarie, al di là di quelle risultanti ufficialmente. Anche nei rapporti con gli operatori noti e presenti nel settore da decenni si rileva che la situazione in cui ci si trova è veramente molto critica.
Quindi, non dimentichiamo cosa comporta ogni ritardo nell'erogazione del dovuto - evidenzio che si tratta del dovuto, lo voglio anche sottolineare per i colleghi che magari non seguono direttamente il settore.
Sia per le erogazioni del pagamento unico della PAC, dove è stata introdotta la cosiddetta "condizionalità", cioè il rispetto di determinati comportamenti e determinate azioni che devono comunque essere fatte verso il terreno agricolo, che per quanto riguarda, a maggiore ragione, le misure del Programma di Sviluppo Rurale, le condizioni sono molto pesanti.
Nel momento in cui un agricoltore aderisce a queste misure assume degli obblighi, che deve assolvere nel corso dell'annata agraria, e si determinano anche dei costi. Pertanto, è chiaro che o creiamo un sistema che è fluente nel percorso domanda-istruttoria-erogazione ed eventuali controlli, oppure mettiamo in piedi un sistema che diventa pernicioso perché da un lato impone una serie di azioni e di comportamenti e di costi dall'altra rimanda i pagamenti sine die, oppure ad una data che casualmente risulta dalla sommatoria dei comportamenti di determinati soggetti.
Ebbene, a questo punto, questi soggetti non sono soddisfatti del comportamento del sistema Piemonte che, nel documento di un'organizzazione che faccio presente, è sempre stato ritenuto un sistema efficiente, anche sotto questo profilo, perché ha sempre avuto il massimo nazionale dei finanziamenti dei fondi comunitari. Adesso siamo comunque in testa, anche se non nella prima posizione, sia nella qualità sia anche per la correttezza delle erogazioni.
Quindi, gli agricoltori che sono andati in piazza a manifestare rumorosamente il loro pensiero, e le organizzazioni che li rappresentano che sono venute nei vari palazzi della Giunta e del Consiglio, non riescono a capire come mai tutto questo sistema, che mette insieme la Regione, gli uffici delle Province e delle Comunità montane, i sistemi informatici del CSI, le procedure dell'ARPEA (organismo che prima era all'interno di Finpiemonte e adesso è stato enucleato per operare meglio anche con maggior personale) non riesce ad erogare quanto dovuto.
Secondo me, se vogliamo usare un termine non so quanto pertinente tutto ciò è dovuto ad un'implosione interna del sistema, nel senso che si ha l'impressione che ogni soggetto operativo metta la propria parte di competenza e di documentazione chi cartacea, chi informatica, chi satellitare, chi aerofotogrammetrica, da interpretare e convertire con riferimento alle diverse coltivazioni e anche alle date nelle quali si presentano le domande e si fanno le verifiche.
Quando si sente di centinaia di migliaia di anomalie e di procedure defaticanti per superarle, è chiaro che è arrivato il momento di dire basta ad un sistema di questo tipo e di mettere in piedi un sistema nel quale probabilmente, la Regione deve acquisire o riacquisire un forte ruolo di coordinamento e di indirizzo. La Regione deve stabilire, visto che ne ha il potere, individuando una serie di responsabilità, che cosa ciascuno deve fare, in modo tale che si possa, dalla domanda all'erogazione, rimanere in tempi certi.
Sarebbe grave che ci fosse un sistema nel quale l'organismo pagatore alla fine, ha un potere assoluto ed è anche lasciato (si ha anche l'impressione che venga lasciato così) solo nell'adottare delle decisioni invece di creare un sistema nel quale anche la parte politica e istituzionale si assume le proprie responsabilità, attribuendo ai vari soggetti le proprie funzioni.
Quindi, Presidente, voglio precisare che, dal nostro punto di vista condividiamo le ragioni e il contenuto delle proteste e delle indicazioni peraltro costruttive, dei soggetti auditi, ciascuno dei quali ha portato anche delle proposte. Altri sono stati un po' troppo silenti, mentre mi sarei atteso che le Province e le Comunità montane avessero dato un contributo maggiore nell'audizione di ieri.
Non so se è d'accordo con me il Presidente della Commissione per il ruolo che attribuiamo alle Province, che sono stati delegate e sono in prima linea a contatto con le imprese agricole.
Riteniamo che la convocazione di oggi non possa terminare solamente con un dibattito, ma debba concludersi con un documento chiaro e di indirizzi.
Abbiamo tentato di stilare un ordine del giorno, al di là dei fronzoli o degli interessi di parte che possono essere specifici di una forza di opposizione, che privilegia le esigenze del mondo agricolo e chiede una svolta e un orientamento dell'attività della Giunta regionale, proprio per creare un sistema (qualcuno ha definito quell'attuale marmoreo) che funzioni e al quale tutti aspiriamo: le imprese, i Consiglieri regionali e in primis, la Giunta regionale.
Mi auguro che questo documento possa essere largamente sottoscritto.
Adesso lo faremo girare tra i colleghi e ci auguriamo che sia approvato con l'adesione più larga possibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Intendo fare qui, e ritengo di farlo subito, alcune considerazioni e aggiungere alcune premesse alla luce dell'intervento del Consigliere Cavallera, in qualche misura tenendo conto di quanto ieri è emerso nell'audizione in III Commissione consiliare relativamente ai temi posti e che, in qualche misura, sono i temi dell'ordine del giorno di oggi.
Credo sia assolutamente evidente e inoppugnabile il fatto che il comparto agricolo, il mondo agricolo, in questo momento, stia vivendo una situazione di grandissimo disagio e di grandissima preoccupazione prospettica.
Abbiamo assistito ad un'altalena di prezzi che poi si sono fermati purtroppo, a livelli ancora molto alti relativamente ai costi che le aziende agricole sono chiamate a sostenere per realizzare le proprie produzioni. Purtroppo, abbiamo visto come la discesa dei prezzi di alcune materie prime non si sia portata dietro la discesa dei costi di produzione delle aziende agricole, che invece sono rimasti alti.
Stiamo assistendo invece ad un vero e proprio crollo dei prezzi dei prodotti agricoli delle aziende agricole in quasi tutti i settori.
Questa situazione è legata soprattutto al pessimo andamento climatico di quest'annata, che ha creato una pesante contrazione dei raccolti in buona parte delle produzioni vegetali: dalle produzioni vitivinicole alle produzioni cerealicole, al riso e a buona parte delle produzioni agricole.
Si è perciò creato uno stato di pressione molto forte sulle aziende agricole che, ovviamente, adesso stanno faticando, a conclusione dell'annata agraria, a ritrovare un equilibrio economico. Normalmente in questa stagione ci sono da pagare tutti i costi aziendali, ci sono da pagare i ratei di mutuo e i costi degli affitti dei terreni, quindi è un momento di particolare stress finanziario, e tale era in condizioni normali anche il momento dell'incasso della vendita dei prodotti agricoli. Incasso che quest'anno è molto basso, sia in termini quantitativi per il prodotto che è stato commercializzato, sia in termini economici perché i prezzi sono molto bassi.
A questa situazione si è aggiunta una circostanza delicata per quanto concerne il pagamento dei premi previsti da parte dell'Unione Europea che come diceva il Consigliere Cavallera, sono da intendersi non come contributi alle aziende, ma come la contropartita di una serie di impegni che le aziende si sono assunte. Sotto questo profilo, sono assolutamente concorde sulla difficoltà del momento e sull'analisi.
Tuttavia credo sia utile non, come ha detto qualcuno, stabilire di chi è la colpa, che interessa poco; l'importante è che arrivino i contributi alle aziende agricole (io sono convinto dell'importanza di ciò). Tuttavia credo che se vogliamo fare qualcosa che sia utile oggi in Consiglio regionale, bisogna partire dalla necessità di fare chiarezza su come stanno realmente le cose. Altrimenti, il rischio è di fare di tutta l'erba un fascio, di tirare conclusioni correlando cose che non c'entrano nulla le une con le altre, e di arrivare a conclusioni assolutamente sbagliate.
In questa fase - se poi gli interventi dei Consiglieri lo solleciteranno, chiarirò meglio tutti i punti, e mi permetterò di entrare nel merito delle singole questioni sollevate - voglio richiamare due cose.
Siamo nella situazione, credo che dobbiamo tenerlo presente, in cui la Regione Piemonte è l'unica Regione italiana che, in questo momento, ha avviato i pagamenti di queste misure, quindi sostenere che c'è un problema nel sistema Piemonte è quanto meno non riguardoso per il lavoro che nella nostra Regione si è svolto.
Se emerge un problema nel sistema Piemonte, c'è evidente che c'è un enorme problema in tutto il sistema nazionale. Nessuno ha pagato ancora un euro alle aziende agricole nelle altre Regioni! Credo che questo debba essere detto con molta chiarezza, altrimenti rischiamo di fare dei ragionamenti che si avvicinano, ma non c'entrano l'obiettivo.
La Regione Piemonte ha pagato quasi venti milioni di euro ad oggi, ed è l'unica Regione italiana che ha pagato premi su queste misure. Prima questione.
Seconda questione. È evidente che la situazione evidenzia dei problemi.
Il sistema, ripeto, non è frutto di una scelta piemontese, ma è frutto di un'architettura decisa a livello nazionale (se i Consiglieri lo desiderano possiamo analizzarlo nel dettaglio), è frutto di una scelta effettuata da Bruxelles e recepita a livello nazionale. La scelta è di ritenere obbligatorio per pagare i premi, sia quelli della PAC che del PSR verificarne la correttezza alla luce delle fotointerpretazioni dei rilievi di fotogrammetria aerea.
una scelta discutibile, ma è contenuta in un regolamento comunitario perciò non possiamo non applicarla, anche se sta creando un sacco di problemi.
La fotointerpretazione di cui stiamo parlando è quella che viene chiamata refresh triennale. Si tratta delle foto aggiornate che, ogni tre anni, i Paesi membri sono obbligati, per regolamento comunitario, a riadeguare alla luce dell'evoluzione delle culture. I tecnici affermano che questo sistema in questa fase implica dei problemi, anche solo per un dato molto banale: tutti gli studi tecnici ci assicurano che è fisiologico che nell'azione dell'uomo applicata ai sistemi anche informatici, un tre-cinque percentuale di errore sia da considerarsi normale.
Il problema è che, quando parliamo di mezzo milione di particelle in Piemonte, un errore del tre-cinque per cento su mezzo milioni di particelle vuol dire 15-25-30 mila errori fisiologici. È chiaro che se noi abbiamo un sistema concepito per il suo funzionamento con una modalità che garantisce sostanzialmente, la possibilità di 30-40 mila errori fisiologici, o troviamo una modalità per rendere funzionale il sistema, oppure la questione è quella che abbiamo di fronte e che conosciamo. Credo che questo sia un tema corretto ed è un tema che abbiamo già posto.
A Torino abbiamo già avuto due incontri con AGEA nazionale e una serie di incontri con tutti i tecnici che operano a livello nazionale, dei singoli organismi pagatori di tutte le Regioni e di AGEA pagamento nazionale. Si sta lavorando per trovare una soluzione al problema.
Prendere a pretesto questa situazione che, ripeto, non è una situazione piemontese, ma è frutto e conseguenza dell'architettura nazionale che evidenzia un problema e che stiamo cercando di risolvere è come dire che poiché in Piemonte non paghiamo la totalità dei pagamenti necessari, c'è un sistema Piemonte che non funziona. Credo che sia quanto meno ingeneroso, ma penso sia anche sbagliato nella pratica e nell'analisi che viene fatta.
Sono assolutamente convinto della necessità - peraltro stiamo lavorando su questo - di rendere più fluido e coordinato il lavoro tra tutti i soggetti che operano in Piemonte su questo sistema. Stiamo rivedendo alcune indicazioni che ci provenivano dal livello comunitario sul nuovo ruolo assunto dagli organismi pagatori ai sensi della nuova legislazione e del nuovo regolamento comunitario, nel senso di chiedere un'autorizzazione a gestire in modo diverso tutta la procedura per arrivare al pagamento dei premi Probabilmente, l'eccesso di ruolo conferito agli organismi pagatori e in qualche misura, la loro necessità di avere un ruolo così forte sul territorio, richiede regole regionali che rendano più facile il coordinamento dell'organismo pagatore con gli organismi delegati (le Province e le Comunità montane), e con i CAA e con tutti gli altri soggetti per renderlo massimamente funzionale qui da noi. Ed è quello che stiamo facendo in questo momento.
Nei prossimi giorni insedieremo anche un tavolo di governo formale di questo tipo di procedimento, ma nella pratica questo lavoro sta andando avanti da mesi. Va formalizzato, può essere reso più efficace, ma non è che non ci si parlasse prima, ma ci si può parlare di più e meglio.
Credo però che il tema non sia questo. Nel senso che quando il sistema deve essere messo in condizione di funzionare meglio per permetterci di risolvere più velocemente i problemi. La questione è che il sistema deve creare meno problemi.
Siamo chiamati, in questo quadro, ad operare su due fronti. Il primo è rendere massimamente efficace il sistema di soluzione dei problemi che ci sono sul territorio piemontese. Il secondo, e in proposito stiamo parlando di regolamenti comunitari e di accordi tra l'Italia e l'Unione Europea con il Ministero dell'Agricoltura italiana e con l'AGEA nazionale, riguarda la possibilità di rivedere talune procedure in rapporto con l'Unione Europea.
Tuttavia, questo quadro necessità di un grosso lavoro che, peraltro, è in atto, ma che non può e non deve portare a valutazioni del tipo "il sistema Piemonte non funziona". Grazie a Dio, a livello nazionale, il nostro è riconosciuto come uno dei sistemi che funziona meglio. Sotto questo profilo, ci tengo a chiarire che non è accettabile, alla luce di queste considerazioni, dire che il nostro sistema non funziona.
Il nostro è l'unico sistema, in questo momento, che sta pagando risorse agli agricoltori, il resto del sistema Italia non sta pagando nulla e questa non è una questione ininfluente. Grazie.



PRESIDENTE

Il dibattito è aperto.
Ha chiesto di intervenire, in qualità di Consigliere, il Consigliere Segretario Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Anzitutto devo dire che siamo particolarmente soddisfatti del fatto che, finalmente, si ritorni a parlare di agricoltura in Consiglio regionale. Speriamo che da questa discussione - che non è una discussione su un provvedimento, ma generale - si possa fare il punto sullo stato di salute della nostra agricoltura. A mio avviso, è da troppi mesi che questo dibattito latitava un po'. La situazione difficile in cui versa oggi l'agricoltura piemontese richiede una seria riflessione.Una situazione difficile che si accompagna alle situazioni difficili un po' in tutti i campi.
Nelle scorse settimane abbiamo affrontato dibattiti sulla crisi occupazionale e sulla crisi industriale del Piemonte. Il primo problema che l'agricoltura deve sostenere e vincere è quello di non essere vaso di coccio tra vasi di ferro. L'insieme delle crisi che attanagliano la nostra regione, ma non solo, è un fenomeno globale e non deve far passare in secondo piano il momento difficile che sta vivendo l'agricoltura piemontese.
un momento difficile legato a dinamiche di mercato. Sappiamo quante produzioni piemontesi stiano vivendo un momento critico, pensiamo soltanto alla cerealicoltura piemontese: la Provincia di Alessandria mantiene un record a livello italiano come territorio più esposto verso questo tipo di produzione. Ma potremmo passare alla questione dell'uva, quindi del vino che mantiene una sua dignità almeno nelle produzioni di maggior pregio, per poi andare all'ortofrutta e quant'altro.
Pur non volendo parlare di una crisi di sistema, mi rendo conto che, in questo momento, come sono necessarie misure straordinarie per altri settori produttivi del nostro Piemonte, ritengo debbano essere pensate e ipotizzate anche per l'agricoltura.
In un documento nazionale non di questo Governo, ma del Governo precedente, in mezza pagina si faceva il funerale all'agricoltura tradizionale, dicendo che ormai l'agricoltura italiana doveva essere soltanto un'agricoltura no-food, quindi spesa tutta per l'energia, verso altri tipi di orientamenti, mentre fortunatamente, anche con alcuni importanti appuntamenti internazionali (l'assemblea della FAO di quest'anno e poi le prese di posizione del WTO) si è sottolineata la vocazione produttiva dell'agricoltura, non solo italiana, ma anche a livello internazionale cercando di far capire che la nostra produzione agricola (intesa in senso allargato) dovesse raggiungere quote più ampie di produzione, o addirittura raddoppiare la produzione, per tentare di dare una risposta alle crisi che a livello mondiale attanagliano moltissimi paesi.
Sappiamo che ci sono almeno due piani su cui lavorare, perché in gran parte l'agricoltura è sicuramente materia delegata alle Regioni. Sul piano nazionale, ci pare che, da alcune difficoltà che erano state segnalate dal mondo agricolo, grazie all'attenzione del Parlamento italiano - in modo particolare mi riferisco alla questione del fondo di emergenza e alla questione dell'ICI sugli immobili agricoli - qualcosa è stato fatto rispetto anche alle previsioni di qualche mese fa, per cercare di dare risposte a livello nazionale.
Tuttavia, il nostro interesse si concentra sulla questione regionale.
Come hanno già ricordato l'Assessore ed i colleghi, nelle ultime settimane il Piemonte è stato "colpito" (tra virgolette) da tutta una serie di manifestazioni, sia a livello provinciale che a livello regionale, che hanno messo in rilievo le aspettative del mondo agricolo regionale e le problematiche, quelle che sono più sentite da questo mondo.
In particolare, si è evidenziato la questione del ritardo nei pagamenti o addirittura quelli mancanti, sia per quanto riguarda il PSR, in particolare, e in parte anche per quanto riguarda la PAC.
In qualche maniera deve essere risolta la questione PAC relativamente agli anni 2005/2006, cioè gli anni di passaggio tra i due sistemi. Del resto, questo Consiglio ha già dibattuto su questo problema e ha già assunto determinazioni, bisogna quindi arrivare ai fatti. E, poi, c'è il grande problema dei pagamenti ritardati o quelli mancati 2007/2008.
Dall'audizione di ieri, dove ci sono stati forniti documenti e informazioni molto significativi, è stata evidenziata una situazione critica. Anzitutto, una difficoltà di visione tra gli uffici delegati ripeto, ai pagamenti, ARPEA e il mondo agricolo: una diversità profonda quasi la visione di due film totalmente diversi. I fatti però ci sono e sono incontestabili. Tra questi, come è stato ricordato, la grande quantità di anomalie riscontrate in questi mesi dall'organismo pagatore. Abbiamo parlato di oltre 341 mila anomalie, che hanno bloccato tutta una serie di pagamenti.
Il dramma, Assessore, è che di queste 341 mila anomalie, 250 mila sono state segnalate come anomalie di sistema, cioè non dovute a errori o problemi di trascrizione dovuti agli agricoltori o alle associazioni che ne curano le domande, ma dovute proprio al sistema che si è inceppato, creando dei problemi, e 250 mila anomalie non sono poche. Noi sappiamo, come è stato detto ieri in maniera molto chiara, che queste anomalie non sono rilevate da esperti del settore, ma sono rilevate da società private che hanno vinto un appalto pubblico.
Questa è una questione su cui fare una riflessione, perch probabilmente queste società sono pagate anche in base alle anomalie riscontate; il gran numero di anomalie riscontate da queste società, che magari non hanno l'esperienza di quegli uffici (regionali o provinciali) che per diversi anni sono stati preposti al controllo delle pratiche, ha fatto nascere una situazione veramente difficile.
Oggi il numero di queste anomalie è diminuito, però oltre 129 mila anomalie ancora presenti è un numero, comunque, molto, molto importante. Ci è stato detto che quelle che si ritiene rientrino nella norma possono essere circa 40 mila, come oggi ci ha ricordato anche l'Assessore. Su mezzo milione di particelle, può esserci un errore che va dai 30 mila ai 40 mila casi, quindi, c'è ancora un surplus di oltre 80 mila anomalie.
Questo causa un indebolimento di un settore che è già squassato da una crisi di mercato molto pesante, e non voglio ripetere le analisi sui costi del mais, del grano delle sementi, del carburante e dei fertilizzanti perché tutti conosciamo bene questi problemi, soprattutto i nostri agricoltori.
Sul combinato disposto di questi fatti, cioè la crisi del mercato unitamente alle difficoltà legate all'organismo pagatore, la Regione ed il Governo dovranno fare una riflessione, magari, tornando all'utilizzo di strumenti di concertazione con la controparte degli agricoltori (non è il Governo, né quello regionale, né quello nazionale) che sono gli acquirenti sui quali bisognerà avere una sorta di confronto, per dare la possibilità a questo mondo produttivo di resistere.
Assessore, oggettivamente, non ritengo che questo organismo pagatore possa essere indicato come il migliore, come è emerso ieri dalle dichiarazioni dell'ingegner Astori, perché è vero che gli altri organismi pagatori non si sono ancora cimentati nel funzionamento dei nostri meccanismi, però mi pare peccare di superbia considerarsi i migliori, alla luce dei dati che sono emersi.
A mio avviso, quindi, far sì che nella legalità, nella necessità dei controlli si trovi una procedura che dia preminenza al pagamento delle quote spettanti alle aziende, sia rispetto alla PAC, dove la situazione è meno critica, rispetto alle PSR, anche perché sappiamo che le aziende agricole non si volatilizzano, normalmente non cambiano di mano con grande rapidità, e dobbiamo agire poi anche sugli organismi controllori. Non possiamo permetterci che ci sia duplicazione e triplicazione del controllo non perché ci sia qualcosa da nascondere o qualcuno non voglia essere controllato, ma perché - e concludo, Presidente - ogni controllo comporta uno stop per le pratiche di pagamento, che va dai sei agli otto mesi.
Capisce che, se controlla la Provincia, com'è giusto che controlli, se controlla l'ARPEA, com'è giusto che controlli, se controlla l'AGEA, come potrebbe essere giusto che controlli, l'insieme di questa pluralità di controlli crea una situazione insostenibile.
Pertanto, la Regione riprenda in mano il coordinamento di questa situazione, si faccia una riflessione seria sul ruolo di ARPEA, partendo anche dagli errori che sono stati commessi e dalle anomalie di procedura che sono emerse, perché questo ci chiede l'agricoltura piemontese per cercare di continuare a sopravvivere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente. Starò all'essenziale, perché credo sia inutile ripetere in questa sede alcune considerazioni di fondo che sono già state fatte, o problemi già affrontati anche ieri in Commissione, con la presenza, tra l'altro, di soggetti che hanno potuto esprimere il loro pensiero con cognizione di causa, quindi i vertici di ARPEA e i rappresentanti delle Organizzazioni agricole, che nelle scorse settimane e negli scorsi giorni hanno manifestato pubblicamente un disagio.
Credo che l'Assessore abbia già avuto modo di percepire pienamente nelle settimane scorse, questo disagio stando sul territorio e incontrando nelle province, gli agricoltori direttamente con le loro rappresentanze.
Stiamo all'essenziale, Assessore: io, su questo - lei sa - ho presentato da tempo un'interrogazione; ho gia avuto modo di dire in Commissione, e lo ribadisco qui, che ritengo, riterrò, quanto lei dirà, o ha già detto, in Aula, un elemento di risposta alla mia interrogazione.
In realtà, però, più che rispondere a me, occorre prevedere una via d'uscita convincente rispetto a quelle persone, quegli agricoltori, che hanno posto un problema che ritengo abbia degli aspetti reali.
Non voglio assolutamente negare il suo impegno, che anche qui stamattina, ha avuto modo di ribadire, ma cerchiamo di circostanziarlo e di capire se possiamo essere d'accordo su un percorso, anche perché - mi soffermo solo su questo, l'ho fatto anche nell'interrogazione, mi soffermo sulle misure agroambientali del PSR - è del tutto evidente che le aziende in un contesto come questo, che è di crisi, nel momento in cui devono prestare più attenzione all'ambiente, che può significare anche minor resa e difficoltà che vanno sanate, se fanno un investimento e lo fanno coscientemente per avere un'attenzione maggiore al nostro ambiente, hanno poi la necessità, tanto più in un momento di crisi, di vedere corrisposti una serie di aiuti che - lei stesso l'ha detto - hanno avuto difficoltà, in queste settimane, ad essere corrisposti.
Le difficoltà derivano da molti punti di vista: innanzitutto, è sorta l'esigenza, d'altro canto anche richiesta dalle associazioni - mi pare che ieri il Presidente della CIA lo dicesse - di avere un'agenzia che rispetto ad AGEA fosse più vicina al territorio e alle esigenze delle organizzazioni medesime.
Voglio però sottoporre, in questa ricostruzione anche storica di quello che è avvenuto, un percorso che non dappertutto è stato seguito nello stesso modo. È del tutto evidente che alcune Regioni, tra cui il Piemonte hanno costituito un'Agenzia (in Piemonte è ARPEA); altre Regioni hanno costituito dei soggetti distaccati dalla Regione medesima, ma non tutte le Regioni italiane hanno provveduto a dar vita a questo tipo di architettura.
Come è noto, abbiamo ancora in piedi AGEA e, nel momento in cui si dà origine a delle agenzie sul territorio che dovrebbero facilitare una serie di compiti, a fronte del fatto che AGEA rimane, è del tutto evidente che questo, nel momento in cui ci sono degli elementi di sfrido e delle difficoltà, interroga l'associazione e noi stessi sulla validità di organismi di questo genere.
Comunque, l'Agenzia è costituita. Ritengo che uno dei nodi principali ma ce ne potrebbero essere altri, stia nel fatto che quest'Agenzia esiste e, in qualche modo lo ricordavano ieri i rappresentanti delle associazioni agricole, ha dato mandato a soggetti privati di effettuare una serie di controlli. Controlli che - mi si passi il termine - fa un soggetto privato (quindi privato su pubblico), perché spesso i controlli che i soggetti delegati da ARPEA fanno, sono già in seconda battuta su controlli che gli enti delegati dalla legge 17/99 (quindi le Province, le Comunità montane) hanno già provveduto a fare.
Mi pare che qui ci sia uno dei momenti di maggiore difficoltà ed incomprensione; è persino difficile da comprendere - come dicevo - il controllo di un soggetto privato sul pubblico, che la Provincia, piuttosto che una Comunità montana, hanno già provveduto a fare.
Pertanto, qui sta il nodo. Ieri il rappresentante della CIA ha fatto una proposta, che è già stata ripresa da altri colleghi: ha parlato in maniera molto chiara di una cabina di regia (lui l'ha chiamata così). Io non mi innamoro delle formule, però penso che ciò che materialmente esprime quell'idea sia rebus sic stantibus, cioè quell'idea che non va a smontare ARPEA, che quindi resta in piedi.
Penso che un'idea di coordinamento efficace, che eviti quelle sovrapposizioni spiacevoli, che significano anche rallentamenti ed incomprensioni, sia la soluzione che questo Consiglio - lei, Assessore può decidere di mettere a punto in via definitiva, per tentare di superare i problemi che ci siamo trovati di fronte.
Colgo l'occasione di questo mio intervento, Assessore, per porle un tema che non ha molto a che fare con questo, ma parlando di agricoltura voglio segnalare che, non più tardi di domenica, un'importante trasmissione di inchiesta (una delle poche in Italia), occupandosi dell'utilizzo di pesticidi in agricoltura ha fornito dei dati inquietanti.
Non voglio generalizzare, anche perché so che in Piemonte i controlli sono effettuati, credo anche seriamente, però le chiedo, Assessore, se è possibile avere un report a proposito di trasmissione che ha fatto un'inchiesta sull'utilizzo dei pesticidi e, soprattutto, sui controlli che vengono fatti, per capire quanto questi pesticidi sono presenti nei nostri prodotti. Insieme a questo, analizzare anche il preoccupante fenomeno di desertificazione, che magari è difficile da individuare in Piemonte, ma ritengo che anche qui ci sia.
Sarebbe utile discutere di questi fenomeni, magari in Commissione perché li ho trovati veramente inquietanti. Grazie.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Motta.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente. Cercherò di essere molto breve, anche perch abbiamo discusso a lungo di questo argomento e ritengo che sia necessario arrivare in fretta (e possibilmente all'unanimità) all'approvazione di un ordine del giorno condiviso di impegno nei confronti della Giunta regionale.
Sappiamo tutti bene che l'agricoltura piemontese sta vivendo un momento particolarmente difficile. I nostri produttori sono alle prese con problemi complessi che impediscono di operare con la dovuta efficacia sul mercato.
Sappiamo, purtroppo, che i prezzi all'origine sono in fortissimo calo e ci in alcuni casi mette in pericolo la sopravvivenza stessa delle aziende, le quali non riescono a coprire i costi della produzione.
Crisi di mercato, riduzione di reddito degli agricoltori, indebitamento di numerose aziende agricole: sono tre aspetti di un'unica questione, che richiede una concertazione e richiede soprattutto risposte efficaci nel breve periodo.
Si stima che nel 2013 le imprese in attività saranno sempre meno; oltre al vento di crisi, le aziende diminuiscono anche per mancanza di ricambio generazionale. Pure questo, secondo me, è un aspetto rilevante su cui dobbiamo intervenire, e intervenire in fretta, se crediamo che l'agricoltura sia un settore determinante per l'economia del nostro territorio. Io ne sono convinta e sono convinta che anche lei, Assessore lo pensi, stia lavorando e abbia lavorato in questi anni per rilanciare questo settore e per aiutare le nostre imprese agricole.
Forse in questo momento di crisi occorre fare uno sforzo ulteriore proprio per aiutare queste imprese perché effettivamente l'agricoltura continui a essere - lo ripeto e lo sottolineo - un settore determinante per l'economia del territorio piemontese.
sicuramente apprezzabile lo sforzo che la Regione Piemonte ha fatto unica insieme al Veneto, aprendo i bandi del PSR dal 2007, ma è indubbio che i ritardi nei pagamenti delle misure agro-ambientali del PSR 2007-2013 stanno creando difficoltà e mettendo in crisi soprattutto le piccole aziende agricole, che ricevono solo questi contributi. Stiamo parlando di produttori del settore viticolo e frutticolo, settori che non hanno altre contribuzioni da parte dell'Unione Europea, soggetti in una situazione di mercato già delicata, che si ritrovano oggi a sobbarcarsi anche i ritardi dei pagamenti.
Il sistema dei controlli ha dimostrato molti limiti a causa delle errate letture della fotogrammeria aerea. Molte delle anomalie rilevate o non sono affatto tali oppure risultano causate da un mancato aggiornamento di competenza pubblica per la valorizzazione grafica.
Più volte in questi mesi abbiamo discusso di questo sistema che non funziona, non ha funzionato in modo corretto e ha causato questi ritardi.
Ma non voglio ritornare oltre a discutere su questo aspetto.
Ieri c'è stata un'importante audizione con ARPEA, le associazioni di categoria, le Province, le Comunità montane e tanto abbiamo già discusso su questi problemi. Ribadisco che la nostra intenzione è di richiedere gli impegni che abbiamo già chiesto con l'ordine del giorno presentato qualche settimana fa e quindi di accelerare le verifiche in corso sulle domande, in modo da sbloccare i pagamenti in tempi più che ragionevoli; che siano definiti molto più chiaramente i ruoli delle Regioni, delle Province, delle Comunità montane sotto il profilo istruttorio e delle responsabilità; che siano attuati tutti gli strumenti di anticipazione finanziaria sia per le domande che per gli interessi bancari (penso che questo sia un intervento molto importante che le aziende aspettano); soprattutto, che si arrivi a un cambiamento del sistema di rilevazione attualmente in uso, che - come dicevo - ha dimostrato tutti i suoi limiti.
Il 24 novembre un'ansa riporta le dichiarazioni della Presidente Bresso e sue, Assessore, in cui affermate che chiederete al Governo di accettare l'autocertificazione. Cito esattamente le vostre dichiarazioni: "Una pratica ormai consolidata che ci permetterebbe di superare l'impasse e procedere ai pagamenti, in attesa che il sistema venga messo a punto.
Verificheremo inoltre la possibilità di stipulare accordi specifici con il sistema bancario per sostenere il credito e gli investimenti". Penso che sia una dichiarazione importante e, di conseguenza, che sia importante chiedere al più presto questo incontro al Governo per superare questo momento di difficoltà.
Inoltre, è stato dichiarato - sempre da lei, Assessore - che verrà aperto un tavolo permanente di crisi dedicato al settore agricolo per la partecipazione delle organizzazioni professionali e di tutte le parti sociali. È importante lavorare insieme, ne siamo convinti; è importante aiutare questo settore, come dicevo, a superare e ad affrontare meglio la crisi, insieme alle istituzioni per cercare di risolvere in tempo reale i diversi problemi.
Concludo con una frase che Carlin Petrini disse all'inaugurazione di Terra Madre: "Saranno i contadini e l'agricoltura a farci uscire dall'attuale periodo di crisi economica, cosa che la politica non ha capito. Sarà la terza rivoluzione industriale".
Assessore, per fare questo però dobbiamo essere tutti convinti che occorre aiutare i nostri agricoltori.



PRESIDENTE

Informo i Consiglieri presenti che sospenderemo la seduta mattutina del Consiglio alle ore 12.45, poiché a quell'ora vi è la convocazione dell'Ufficio di Presidenza.
Vi informo inoltre che alle ore 13 nella Sala dei Presidenti si terrà una conferenza stampa per ricordare la figura di Aldo Viglione, a cura del Gruppo Socialisti Democratici Italiani.
Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente. Avevo pensato di svolgere un certo intervento, ma poi, sentito l'intervento dell'Assessore, ho pensato di modificarlo. Una volta tanto sono stato colpito negativamente, non per il contenuto ampiamente condivisibile, ma perché si è trattato di un intervento in cui si ripeteva il concetto "la Regione Piemonte ha fatto quello che poteva".
Per carità, posso capire che fuori da quest'Aula si faccia polemica tra maggioranza e minoranza, però in questa sede mi aspetto qualcos'altro spero che nella sua replica, se riterrà opportuno farla, ci sia qualcosa di sostanzioso sull'argomento.
Faccio un esempio. A Torino, purtroppo, abbiamo avuto l'incendio della Cappella della Sindone e l'incendio del Castello di Moncalieri; a Bari, è bruciato il Petruzzelli. A me non interessa sapere se i pompieri di Torino sono più bravi dei pompieri di Bari, a me interessa che nessun teatro e nessun castello bruci; se brucia, mi interessa sapere come impedire che le fiamme causino il danno maggiore. Mi interessa anche sapere cosa ha fatto il pompiere di Bari, ma solo per vedere se trovo qualcosa di migliore nella sua azione e copiarla.
Allora, per carità, mentre avrei capito un inciso nell'intervento dell'Assessore, nell'autodifesa che ha fatto dell'azione... sulla quale peraltro, non vorrei entrare nel merito, perché le cose sono molto più gravi.
Le questioni che dobbiamo toccare in questa sede sono veramente più gravi. Dobbiamo fare in modo che i nostri concittadini, che svolgono un lavoro essenziale per la nostra Regione, per l'Italia e per il mondo - ma limitiamoci alla nostra Regione, posto che siamo Consiglieri regionali che sono fortemente sacrificati dall'andamento congiunturale da un lato, ma anche dall'andamento della nostra società in questo periodo, riescano a sopravvivere.
Ricordo che negli anni Sessanta qualcuno sosteneva che il 10% della popolazione avrebbe potuto creare nutrimento al 90% dei restanti.
Personalmente non credo che fosse ammissibile dal punto di vista economico ma qualora lo fosse, non possiamo mica pensare di non coltivare più? Qualcuno lo pensa. Qualcuno ritiene che possiamo tranquillamente chiudere tutto.
Nella discussione su Combanera, quel famigerato progetto che prevedeva di togliere acqua ad ettari e ettari dei nostri terreni, qualcuno diceva: "È semplice, basta che non coltivino più mais". "A piantu l'erba!", si diceva. Ma poi, senz'acqua, nemmeno quella. "A faran d'aut".
Il fatto che i nostri contadini non possano più coltivare mais perch dagli sciacquoni delle case non c'è più acqua per irrigare i campi, è un'idea folle! Però c'era.
Spero che l'ordine del giorno che abbiamo presentato venga approvato da tutti. Chiediamo semplicemente - "semplicemente" si fa per dire all'Assessore, con il nostro aiuto, se è possibile, e con l'aiuto delle associazioni, di mettere in atto un qualcosa di positivo che consenta di superare le questioni dell'agricoltura in generale nella nostra Regione, e nello specifico, questi problemi qua. Se di solito viviamo una situazione per cui l'ente pubblico non ha più i soldi per finanziare quello che dovrebbe fare, qui invece ci troviamo di fronte ad un settore che ha i soldi, ma non riesce ad erogarli: siamo veramente...
Abbiamo ascoltato ieri abbondantemente le varie motivazioni, abbiamo letto le dichiarazioni, abbiamo i documenti... Tra l'altro, mi piacerebbe anche sapere qualcosa in più su questo argomento.
Ciò che a me preme, è che l'Assessore garantisca che farà tutto quello che lui e i suoi uffici (come ripeto, insieme a tutti noi) potranno fare per alleviare questi problemi e per arrivare a delle soluzioni, partendo dal presupposto che non possiamo non preoccuparci di questa gente.
Relativamente alle manifestazioni che hanno indetto a Torino, mi è tornata in mente una delle mie prime dimostrazioni cui avevo partecipato a Roma, quando ero giovincello: nessuno ci considerava. Sono uno cui piace parlare con la gente e i romani che passavano ci dicevano: "Qui tutti i giorni c'è un corteo: chi siete voi?".
La manifestazione dei coltivatori diretti non è una delle tante manifestazioni di gente che è stressata perché non sa cosa fare e quindi deve sfogarsi organizzando qualche manifestazione contro qualcuno o contro qualcosa.
Quando un coltivatore lascia la sua azienda, non è perché ha del tempo libero che non sa come occuparlo. Il coltivatore, nel suo tempo libero, si occupa sempre della sua azienda. Quasi nessuno conosce questa realtà, ma un coltivatore normale, il tempo libero lo trascorre a lavorare, perché per lui il tempo libero e il tempo lavorativo sono la stessa cosa. Perci quando un lavoratore lascia la sua azienda e viene a Torino a protestare, è perché ha veramente dei problemi e chiede aiuto. Non viene qua per insultare gratuitamente, tanto per protestare.
Se un coltivatore viene, lo fa perché è pressato da un qualcosa che lo spinge a farlo.
A mio avviso, queste manifestazioni sono state prese un po' troppo sotto gamba, forse perché siamo pieni di manifestazioni (tutti i giorni ce n'è una!). Ma queste sono particolari, non sono uguali alle altre.
Non sto qui a citare i vari numeri; ieri li abbiamo citati molte volte e oggi sono di nuovo stati ripetuti.
Non mi pare che l'ordine del giorno presentato sollevi delle polemiche semplicemente facciamo delle constatazioni. Si chiede di esaminare le procedure, di adottare ogni provvedimento per arrivare alla soluzione del problema.
Ieri è stato chiesto almeno dieci volte se era possibile avere dei dati certi.
Capisco che - "sigur à le mort", dicono in piemontese - la certezza in questo mondo... Ma almeno possiamo avere dei dati certi al 90%, per sapere quali saranno le scadenze per coloro che hanno presentato la richiesta correttamente, quelli che se lo meritano? Tra l'altro, un'azienda ha bisogno anche di certezze economiche e di tempistica: si può avere una risposta? Ieri non l'abbiamo ricevuta. Si pu avere una risposta più o meno certa di quali saranno i tempi?



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Renzo Pezzani" di Castiglione Torinese (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli alunni della scuola elementare "Renzo Pezzani" di Castiglione Torinese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Stiamo discutendo di agricoltura nella nostra Regione, che rappresenta un elemento importante dell'economia regionale.


Argomento: Interventi fondiari - Enti di sviluppo e organismi fondiari

"Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA", richiesta di sessione straordinaria presentata dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti D'Ambrosio, Vignale, Pedrale, Scanderebech, Burzi, Rossi, Dutto, Novero Ferrero, Cavallera, Nicotra, Giovine e Leo (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo con gli interventi su "Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA".
Ha chiesto la parola il Consigliere Travaglini; ne ha facoltà.



TRAVAGLINI Marco

Grazie, Presidente.
Anch'io vorrei fare qualche considerazione, perché non c'è dubbio che siamo tutti d'accordo - presumo - sul fatto che occorrerà in qualche misura rivedere il meccanismo delle procedure e dei ruoli affidati ai vari soggetti che sono coinvolti a vario titolo nell'attuazione delle misure previste dal PSR e che ognuno debba fare la sua parte, per evitare sovrapposizioni e doppioni. E ritengo che non avremmo difficoltà a condividere la necessità di adottare ogni provvedimento che sia utile, in qualche misura, ad alleviare le difficoltà che stanno attraversando le imprese agricole.
Tra l'altro, se fosse accettato anche il meccanismo dell'autocertificazione che prima richiamava la collega Motta, riferendosi ad un pronunciamento della Presidente e dell'Assessore Taricco, sarebbe un aspetto positivo, perché eviterebbe non soltanto lungaggini, ma anche che possano accadere fatti come quelli che adesso vi illustrerò.
Si è parlato molto della realtà complessiva del mondo agricolo; io mi limito ad una realtà che riguarda uno specifico dell'agricoltura di montagna.
In una realtà che conosco bene, ad esempio, il mancato pagamento interessa il 70% delle richieste a premio nelle Comunità montane del Cusio Mottarone, della Valle Strona e Due Laghi, quella che sarà la nuova Comunità montana unificata tra la Provincia di Novara e del VCO.
A questo ritardo dell'erogazione delle indennità aziendali si è aggiunta anche la sospensione, appunto, di una determinata serie di controlli, quelli effettuati, che più volte sono stati richiamati.
chiaro che i controlli, nel momento in cui verificano la corrispondenza tra l'uso del terreno esposto in domanda dagli agricoltori (sulla quale vengono anche elencate le particelle catastali, che costituiscono i diversi corpi fondiari coltivati dalle aziende, e la cultura in atto per ogni singola particella) e quanto rilevato dalle sovrapposizioni con le foto aeree, possono evidenziare delle discordanze.
Alcune delle difformità emerse sono relative alla particolarità del territorio e dei prati foraggieri o a pascolo, perché, in quel caso, molto spesso, la foto aerea individua la presenza di un bosco. L'Assessore sa benissimo, così come molti colleghi, che, se la superficie boscata è superiore del 20% della superficie dichiarata a prato, automaticamente, la domanda viene sospesa per accertamento.
In alcuni casi, abbiamo registrato che non è possibile rilevare la presenza di colture florovivaistiche e di impianti di coltivazione di piccoli frutti - tra l'altro, la pratica florovivaistica è diffusissima e rappresenta l'eccellenza italiana per quanto riguarda le acidofile - in quanto le foto aeree non riconoscono nemmeno le colture in atto e, anche in questo caso, la domanda viene sospesa.
Inoltre, può accadere che il rilevamento fotografico aereo non sia in grado di individuare e riconoscere i perimetri catastali di alcune particelle e, anche in questo caso, automaticamente, si blocca la procedura di evasione della domanda.
Ho richiamato questi fatti per sottolineare alcuni degli aspetti che in qualche misura, dobbiamo tenere in considerazione quando si procede al controllo delle domande presentate da aziende agricole che operano in territori specifici, in questo caso territori di montagna o di area premontana.
Innanzitutto, abbiamo norme che prevedono la possibilità di inserire i pascoli e i prati arborati tra le superfici richieste a premio. In questo caso, si tratta di particelle di terreno che hanno al proprio interno alberature che non solo non impediscono affatto il regolare spazio al prato o il pascolo degli animali, ma fanno parte della condizione geopedologica del territorio, per cui, di fatto, non sono una anomalia.
In molti di questi casi, è stato dimostrato, in seguito ai sopralluoghi eseguiti dai tecnici inviati dagli enti preposti al controllo, come il rilevamento fotografico abbia evidenziato, in presenza di alberature, la proiezione della chioma sul terreno, di fatto, fuorviando l'analisi circa l'effettivo utilizzo del suolo. È ovvio che, in questo caso, c'è una discrasia netta tra quanto dichiarato e quanto, invece, certifica la foto erroneamente in questo caso. È del tutto evidente che queste sono soltanto alcune delle realtà.
Altresì, richiamo un altro fatto: non è un caso che, negli anni, in queste aree siano state anche allevate specifiche razze di animali particolarmente rustiche, adattabili a terreni impervi e pascoli poveri, è il caso delle bovine Galloway di origine scozzese o di altri casi.
Pertanto, è evidente il danno che subiscono le aziende che operano in territori difficili, nel momento di crisi economica che tutti conosciamo con tutti gli aggravi possibili, che derivano anche dall'asperità del terreno e dalla impossibilità di organizzare un'attività remunerativa su quei territori, ma, oltre al danno e alla beffa, c'è un aggravante.
Per questo ritengo utile procedere nella direzione proposta dagli ordini del giorno. L'11 novembre, il sottoscritto, insieme alla collega Motta, ha presentato un ordine del giorno che, di fatto, il Consiglio condivise e approvò, che andava appunto in questa direzione.
Rivedere il meccanismo dei controlli è una delle condizioni che, con una certa forza, dobbiamo porre al Governo nazionale e anche in sede europea. Altresì, ritengo opportuno procedere a tutte le iniziative che, in qualche misura, siano utili non soltanto a sbloccare i pagamenti, ma anche a dare quell'ossigeno e quella prospettiva che le aziende agricole oggi avvertono, dove molto spesso la Regione ha dimostrato sensibilità e capacità d'azione. Quando occorre, è bene formulare delle critiche, ma altresì riconoscere i meriti quando sono espliciti e riconoscibili.
A questo punto, abbiamo la necessità di fare un passo in più e di creare davvero le condizioni, prima ancora di un rilancio, per una difesa dell'attività agricola, soprattutto dove incontra maggiore difficoltà ad esprimersi.
Per questo motivo, ho sottoscritto l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Cavallera, che mi auguro possa diventare un ordine del giorno dell'intero Consiglio, affinché ci sia anche un impegno tra maggioranza e opposizione tendente a costruire le condizioni per risolvere una questione che oggi rappresenta una grave difficoltà. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Gli ultimi interventi mi lasciano perplesso; sono certo che l'Aula aiuterà a sciogliere alcuni elementi di perplessità.
Il collega Travaglini, un attimo fa, ha concluso il suo intervento dicendo di aver firmato l'ordine del giorno che vede primo firmatario il Consigliere Cavallera. Mi auguro che raccolga un largo consenso; conoscendo l'abilità di Ugo Cavallera da tempo, sarei sorpreso se non trovasse un larghissimo consenso, che, magari, potrebbe essere l'unanimità.
Allora, bene se l'Assessore fosse Ugo Cavallera, ha ricoperto questo incarico per lungo tempo anche con queste deleghe. Credo siano pochissime le deleghe che il collega Cavallera nei vari livelli dell'amministrazione al di sotto di Roma, dove avrebbe voluto andare - con molta fatica lo abbiamo trattenuto qui nell'utilità manifesta, oggi ne è un esempio specifico per il nostro territorio - non abbia ricoperto, però, non è così Presidente, non è così, colleghi! Ho sentito i vostri interventi, quello di Deambrogio, il tuo, quello della collega Motta, ho simpatia e stima personale per il collega Taricco ma, se altri fossero i tempi, insomma, se la politica avesse ancora un minimo di relazione con la realtà, che altro deve succedere in una Regione perché si possano chiedere le dimissioni per manifesta - non so quale sostantivo usare - incapacità, non necessariamente a livello personale? Può capitare che non si riesca a fare quanto si vuole o che si incontrino ostacoli rispetto ai quali non si riesca ad andare oltre, per la diagnosi che emerge da quest'Aula ha toni molto morbidi.
Carlin Petrini, non particolarmente sospetto di seguire le partite dalla mia stessa curva - io ho molta stima anche per i tifosi dell'altra parte, quando hanno una collocazione chiara - certamente, per il mondo dell'agricoltura piemontese ha rappresentato, rappresenta e mi auguro rappresenti anche nel futuro un elemento portante, ancorché abbia idee culturali diverse dalle mie, ma diventa un arricchimento.
Qual è la diagnosi che emerge qui dagli interventi estremamente morbidi? La collega Motta parla di possibile terza rivoluzione industriale.
Penso che possa essere, mica per scelta strategica, perché il resto sta andando in fumo e, quando il resto va in fumo, c'è una tendenza - non si sa bene da dove derivi - da parte delle persone a cercare verso la terra le risposte che l'aria e la finanza creativa non danno.
Le critiche che arrivano nei riguardi del comportamento dell'area dell'agricoltura, non necessariamente solo rappresentata dall'Assessore quindi del mondo della regione nell'ambito dell'agricoltura, sono violentissime. Tra le nostre incapacità partitiche, prima che ci sciogliessimo - adesso che verremo ricostituiti, come diceva la barzelletta, saremo molto più cattivi - la parte organizzativa francamente non è mai stata una parte che ci abbia mai visto prendere più di "tre" di orale e "inclassificabile" di scritto.
C'è una serie di critiche che emergono da parti assolutamente non sospette, come provenienza - se mi si passa il termine - ideologica nei riguardi del mondo che lei oggi rappresenta, così chiare, così nette, così articolate e così violente che verrebbe quasi naturale chiedere le dimissioni.
Ma qualcuno dice: "Risolvo qualcosa con le dimissioni?". No, dico io e so che dice anche lei, perché poi si può anche peggiorare. Però è come se stessimo parlando di un disastro, perché è quello che sta vivendo il mondo agricolo, e lo dico da ignorante, perché sull'agricoltura sono profondamente ignorante, come anche su altre materie, ma in questa in maniera specifica; probabilmente perché essendo figlio di contadini, tendo a dimenticare il passato. Quando vedo "L'albero degli zoccoli" faccio fatica, perché mi ricorda cose che fanno parte della mia famiglia, non sempre semplici, e quando uno va a rimestare nelle viscere, tende a dimenticarsi le cose che non sempre fanno parte di un passato sempre felicissimo.
Un disastro: il quattro per cento del PIL della nostra Regione; nella Provincia dove ero ieri sera, che è la sua, è il 14. Cuneesi che definire imbestialiti sembrerebbe quasi eufemistico, se non fossero gente che nel non essere imbestialiti - se mi si passa il termine - hanno trovato la ragione della loro fortuna. Perché nel "non essere" sono riusciti a costruirsi un futuro che oggi li hanno fatti diventare un modello. Ma questo poi lo vediamo con l'Assessore Oliva.
Ma che cosa c'è che funziona nell'area che lei presiede, se siamo ridotti - e non me ne voglia l'Assessore Cavallera - ad accettare un ordine del giorno proposto da un eminente esponente dell'opposizione all'unanimità. E questo va proprio bene, ma conseguenze politiche mai? Mai? Inoltre, dice il collega Travaglini, e questo lo sviluppiamo nel pomeriggio: "Poi bisogna parlare dell'Unione Europea e poi bisogna parlare di quello che non fa l'attuale Governo". Da giugno sarà: quello che non fa la Provincia o le Province, perché dipende molto dall'esito. Ma qualcuno si vuole occupare di cosa potrebbe e, secondo me, dovrebbe fare l'agricoltura piemontese? Assessore, lei è persona stimata, personalmente e politicamente; o fa le cose che l'agricoltura piemontese richiede oggi non so se lei ne sia in grado e se ne abbia gli strumenti - oppure davvero non è che deve aspettare le richieste.
Non ho mai visto un ordine del giorno proposto da un esponente dell'opposizione che bellamente l'attuale maggioranza firma, perch tanto... E questo va proprio bene, ma questa è un'Assemblea legislativa? Ma di che cosa state parlando? O fa le cose che lei ritiene di suo dovere e di sua competenza o, senza bisogno che glielo diciamo noi, perché non è nel nostro stile; in più. lei non è, e lo dico con molto rispetto, un collega. Se lei fosse un Consigliere, glielo direi: venga con noi. Non glielo dico perché non tendo a causare dei danni in più. Sono anche un po' esibizionista e quindi sono per la riduzione del danno, ma qui state parlando di un dramma: l'economia reale.
Cito Angela Motta o, meglio ancora, l'autore con cui Angela Motta ha chiuso l'intervento, cioè Carlin Petrini. Firmiamo un ordine del giorno del collega Cavallera, infatti me lo sono fatto ridare, data la profondissima stima e competenza, perché Cavallera è bravo davvero, ma se lo firmate tutti, questo è l'atto di più profonda sfiducia che una maggioranza possa fare nei riguardi di un proprio scrittore. Ma rendetevi conto di quello che state facendo! Se qualcuno non l'ha firmato, bene, secondo me, ha fatto ma c'è qualcosa che non torna.
Su quello poi che deve fare il Governo, sono molto disponibile e da oggi pomeriggio parliamo di quello che deve fare la Regione e che non sta facendo, perché che la vostra Presidente, rispetto alle proposte dell'opposizione, abbia come risposta che siamo gretti, è interessante come aggettivo. Adesso vediamo di ritornare a fare l'opposizione, perch evidentemente la parte costruttiva di cui questo ordine del giorno presenta vi interessa solo quando vi fa comodo per coprire le vostre inefficienze.
Non ho competenze per dire se l'Assessore Taricco abbia da essere mantenuto o meno. L'ho dichiarato apertamente: sono ignorante, non stupido ma molto spesso ignorante. Quindi, qui non entro nel merito.
Oggi pomeriggio invece vediamo che cosa la Regione non sta facendo e ritorniamo a fare l'opposizione, perché quando veniamo definiti "gretti" ci risentiamo, diciamo così, perché sono andato a leggere sul vocabolario cosa significa "gretto" e non mi è parso un complimento. Quindi, facciamo l'opposizione, visto che la costruzione non vi interessa.
Così potete prendervela con l'Europa, con Berlusconi, con quegli altri quattro Comuni, mai pensando a che cosa fare con i 20 miliardi che questa Regione dovrebbe deliberare oggi, 2 dicembre.
Buon lavoro, Assessore!



PRESIDENTE

Ho visto un cenno da parte dell'Assessore Taricco per puntualizzare.
Può farlo in qualunque momento.
Consigliere Bellion, l'Assessore ha la facoltà di intervenire in qualunque momento. Aveva fatto un cenno ed evidentemente voleva intervenire. Interviene dopo.
La parola al Consigliere Bellion, che scalpitava.



BELLION Marco

Grazie, Presidente, anche dei suoi commenti.
Credo che l'ultimo intervento del collega Burzi impone di rivedere un momento i temi che avevo intenzione di affrontare.
Avevo intenzione inizialmente di ringraziare il collega Botta - non so se il collega Burzi di questo si dolga - perché primo firmatario oggi della richiesta di questo Consiglio speciale sulle tematiche legate all'agricoltura e, più in particolare, ai pagamenti dell'ARPEA un'opportunità che veniva immediatamente dopo l'aver svolto ed approfondito le tematiche da parte di tutti i Gruppi e da parte di moltissimi Consiglieri di questo Consiglio nell'ambito della Commissione, non solo ieri, ma nel corso di questi ultimi mesi.
Vorrei iniziare proprio dal lavoro fatto in Commissione, già nel momento dell'approvazione del Programma di Sviluppo Rurale.
Come i colleghi si ricorderanno e come l'Assessore ieri ha avuto modo di ricordare in Commissione, è un Programma di Sviluppo Rurale che nasce certo in un contesto di crisi. Già allora si intravedeva quella che oggi sta attraversando l'economia più in generale mondiale e, in particolare, in questo momento l'agricoltura, con ripensamenti a livello mondiale sulle politiche rispetto al settore primario. Un dibattito in Commissione che in questo contesto vedeva l'Unione Europea e il Governo nazionale - mi dispiace che il Consigliere Burzi non sia in Aula - affrontare con difficoltà questi momenti. Vogliamo dirlo? E a cascata rinviare, di volta in volta, l'approvazione dapprima delle normative a livello europeo e, in seguito, dell'approvazione del Piano nazionale di sviluppo rurale. Piano nazionale - lo voglio ricordare ai colleghi - che era il piano di riferimento per le Regioni.
Di fronte a questa situazione, e ricordo che è un dibattito che abbiamo già svolto, abbiamo deciso - e mi pare di ricordarlo anche in questo momento - in modo unitario, e mi dispiace di nuovo per il collega Burzi, a livello di Commissione, insieme all'Assessore, di andare avanti rispetto all'approvazione del nostro Programma di Sviluppo Rurale, sapendo che avrebbe potuto essere successivamente modificato a livello di Unione Europea.
Questi sono fatti, collega Burzi. Sono fatti sui quali non bisogna tenere gli occhi chiusi. Non basta neanche riaffermare la propria ignoranza nel settore agricolo, come ha fatto nel suo intervento il Consigliere Burzi, perché l'ignoranza non è ammessa. Non è ammessa ignoranza su queste tematiche quando migliaia e migliaia di famiglie di coltivatori diretti e del mondo agricolo oggi devono affrontare un momento di crisi economica legata anche a queste disfunzioni.
Non dimentichiamo che queste risorse sono diventate, non per volontà della Regione, ma per le politiche che l'Unione Europea ha svolto in questi anni, parte integrante del reddito delle aziende agricole. Ecco perché oggi il mondo agricolo scende immediatamente in piazza, nel momento in cui il reddito viene a mancare, perché di questo si tratta, al pari delle famiglie operaie e degli occupati in cassa integrazione. Questa è la situazione che oggi si trova ad affrontare il mondo agricolo. Questo Consiglio deve riaffermare nei confronti di queste famiglie una sensibilità pari a quella espressa nei confronti delle altre famiglie e delle altre categorie.
Detto questo, occorre costruire una via di uscita, come diceva il collega Deambrogio. Questo è il lavoro che abbiamo cercato di svolgere ripeto, in questa direzione unitariamente in Commissione.
Parlerei di difficoltà proprio per le motivazioni che ho annunciato poc'anzi, più che di disfunzioni, quindi a questo punto faccio un inciso ricordando l'intervento del Consigliere Burzi e non possiamo che raccoglierne l'invito e fare in modo che gli ordini del giorno diventino due. Anche perché, ripeto, avremmo voluto introdurre alcune correzioni in questo ordine del giorno.
La prima l'ho già annunciata: più che di disfunzioni, parlerei di difficoltà. Collegatevi in questo a quanto ho detto prima rispetto all'Unione Europea e al Governo nazionale. Altre correzioni e riferimenti rispetto alle proposte che condividiamo, fra l'altro, potrebbero essere nella parte deliberativa di invito alla Giunta regionale ad adottare non solo ogni provvedimento atto ad alleviare le difficoltà, evidenziando naturalmente il sostegno alla modernizzazione del nostro sistema agricolo ma anche la questione riguardante l'accesso al credito.
Noi riteniamo, come hanno rilevato anche le organizzazioni durante l'audizione di ieri, che l'accesso al credito si è ristretto. Oggi siamo in un momento in cui le banche e il sistema bancario hanno avviato una restrizione rispetto alle erogazioni di finanziamenti alle imprese più in generale, in particolar modo sul settore agricolo. In questo momento, quel sistema bancario e quel sistema finanziario stanno, da questo punto di vista, stringendo ancor più la corda.
chiaro che questo mette seriamente in difficoltà le imprese che vogliono essere imprese. L'accesso al credito è uno dei passaggi fondamentali perché le imprese possano svolgere la loro attività economica.
Da questo punto di vista, mi riservo, collega Cavallera, dopo essermi consultato con i colleghi della maggioranza, la possibilità di presentare un nostro ordine del giorno.
Concludo dicendo, come prima cosa, che l'ignoranza in questi argomenti può essere fatale.
Per certi versi, vi è la possibilità che questo Consiglio, attraverso un'azione bipartisan che è stata avviata in Commissione (lo voglio ricordare perché così è stato), arrivi all'approvazione in Commissione di una legge come la legge forestale. Tale legge destina decine di milioni di euro ad un settore che, apparentemente, è legato esclusivamente all'economia montana, ma che in realtà interesserebbe tutta l'economia della nostra Regione, perché avrebbe riflessi sulla produzione di energia sulla produzione di legno da opera e sulla possibilità di dare occupazione a molte delle imprese agricole che su quei territori, oggi, stentano a sopravvivere. Stentano a sopravvivere perché se l'agricoltura di pianura è in crisi, l'agricoltura di montagna, come ricordava il collega Travaglini ancor più oggi è soggetta all'attacco che, dal punto di vista economico proviene da questa crisi.
Credo che approvare la legge forestale sarebbe una bella azione che potremmo svolgere.
La seconda proposta la faccio a tutti i colleghi della Commissione agricoltura, ai Capigruppo e all'Assessore. Oggi ci troviamo all'incirca alla vigilia della metà del periodo di attuazione del Programma di Sviluppo Rurale del Piemonte 2007/2013. Credo che questo anno e mezzo all'incirca che ci accompagnerà alla scadenza della legislatura ci debba vedere impegnati, attraverso un'azione di monitoraggio, a proporre (questo è un invito che faccio anche all'opposizione) modifiche da apportare eventualmente al Programma di Sviluppo Rurale proprio attraverso un aggiornamento rispetto ad una crisi che sta avanzando. Credo che questo sarebbe un lavoro importante che questo Consiglio e i colleghi potrebbero svolgere, naturalmente, insieme alla Giunta.
Chiedo alla Giunta, da questo punto di vista, di darci tutti quegli elementi che possono permettere quella riflessione politica che lo stesso ordine del giorno del collega Cavallera ci invitava a fare nel riesaminare le procedure e i ruoli affidati ai vari soggetti coinvolti in quella che abbiamo definito un po' la filiera agricola. Addirittura l'ho definita una filiera burocratica, da questo punto di vista, perché quella parola lì apparentemente, può sembrare nociva, ma in realtà, se ognuno fa la sua parte e la fa bene, può avere un significato positivo.
Con questo, concludo il mio intervento, ripeto, riservandomi di presentare un altro ordine del giorno. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto Professionale "Bosso-Monti" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto Professionale "Bosso Monti" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Interventi fondiari

"Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA", richiesta di sessione straordinaria presentata dai Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti D'Ambrosio, Vignale, Pedrale, Scanderebech, Burzi, Rossi, Dutto, Novero Ferrero, Cavallera, Nicotra, Giovine e Leo (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito su "Crisi agricola e ritardati pagamenti ARPEA".
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Parlare dell'agricoltura è sempre piuttosto difficile. Nel senso che sappiamo tutti che da anni il mondo agricolo vive in una situazione di crisi legata ad una variazione assurda dei prezzi, a volte al rialzo, a volte al ribasso ma sempre ad una variazione dei prezzi al rialzo per quanto concerne il costo delle attrezzature agricole, il costo dei concimi il costo delle sementi, i costi dei prodotti fitoiatrici e, inoltre, i costi cui si devono sottoporre le aziende piccole e grosse per quanto riguarda imposizioni fiscali, ma anche per quanto riguarda l'organizzazione vera e propria aziendale, che diventa sempre più difficile.
Mentre una volta si poteva ricorrere semplicemente all'uso di parenti familiari ed amici, oggi ogni intervento che viene fatto nell'azienda agricola comporta un insieme di procedure burocratiche amministrative e fiscali costose, difficili, che le aziende più piccole non possono sostenere.
Tutto quello che è il Programma di Sviluppo Rurale è oggi ossigeno vitale per l'azienda agricola, ma ogni ritardo di un prestito o di attivazioni di una misura o di pagamento relativo all'attivazione di una misura può comportare per aziende con l'acqua alla gola o, magari indebitate proprio per l'acquisizione degli strumenti e delle attrezzature indispensabile alla loro sopravvivenza, la morte.
indispensabile, caro Assessore - non voglio farle una critica come Assessore all'agricoltura di maggioranza che governa il Piemonte individuare delle linee guida da proporre sia al Governo, sia a livello europeo, che possano rendere più snelle e semplici, ma meno costose, le procedure di accertamento.
Se si riuscisse con le autocertificazioni, Assessore, con i controlli a campione e ad inviare gli omini, magari dalle Province che conoscono il territorio, a verificare quello che effettivamente c'è in quel campo, a sorpresa, e non con gli aerei, meglio sarebbe. Non un controllo a tappeto magari con personaggi che non sanno neanche cos'è un campo coltivato ad alberi da frutto, che non sanno distinguere un campo coltivato a grano da un campo coltivato a riso; che magari confondono un campo coltivato a riso con un terreno allagato o paludoso, un bosco con un pescheto e così via.
Così facendo, noi avremmo un risparmio, maggiori economie, più risorse e velocità nella distribuzione dei fondi e controlli.
Si sa che un controllo a campione prima o poi arriva, ma a quel punto si punisce chi ha commesso l'infrazione. D'altronde il controllo a campione lo applichiamo già, e accettiamo l'autocertificazione per una miriade di situazioni diverse: da quelle sui documenti, a quelle che garantiscono di poter fruire dei servizi sanitari in modo completamente gratuito, o per aver diritto ai contributi per le famiglie a basso reddito per l'integrazione della scuola, per l'integrazione dei libri, per non pagare la mensa scolastica o le rette degli asili. Applicare lo stesso sistema anche all'agricoltura significa snellire e migliorare il servizio che dovremmo dare agli agricoltori.
Non solo. Se noi interveniamo con fondi regionali per aiutare l'agricoltura - ovviamente oltre a quelli previsti dagli aiuti comunitari rischiamo di andare fuori legge. Non si può intervenire aiutando direttamente il coltivatore, altrimenti si rischia un'infrazione a livello europeo, questo lo sappiamo tutti.
Nei primi giorni di questa legislatura, la Lega Nord aveva presentato sul punto una proposta di legge che potrebbe, tranquillamente, essere rivalutata, potrebbe essere tirata fuori dai cassetti e, magari, con delle modifiche - siamo disponibili a tutto - utilizzata per aiutare quegli agricoltori professionali che decidono di attivarsi a favore della comunità. Cosa significa? Significa che la Lega ha pensato di proporre proprio per aiutare gli agricoltori professionisti, cioè quelli che lo fanno per lavoro, di istituire, a livello regionale, la figura del tutore ambientale.
Cosa significa? Significa riconoscere a quegli agricoltori che ne abbiamo le competenze, che abbiano l'attrezzatura, che siano dislocati sul territorio (favorendo in particolare quelli dislocati nelle zone di montagna, di collina, o nelle zone con più dissesto idrogeologico) questo titolo, di fare delle attività a favore della comunità in cambio giustamente, di un'integrazione salariale. In questo modo, noi aiuteremmo le aziende agricole che rendono un servizio, ma non commetteremo un'infrazione perché non finanzieremo un settore agricolo, ma andremmo a pagare, in un qualche modo, un servizio che l'impresa agricola offre al territorio.
L'esempio più semplice è lo spalamento della neve con l'uso dei mezzi antineve. Quasi tutti quelli che lavorano per pulire le strade sono agricoltori che, con il trattore, puliscono le strade. Per questo ricevono un contributo dall'amministrazione provinciale o comunale, e non va assolutamente contro la normativa europea.
Potremmo applicare lo stesso sistema anche per la pulitura delle strade con i mezzi spazzaneve, per la pulitura dei fossi, dei piccoli corsi d'acqua e dei boschi, per tracciare le strisce spegni fiamma tra un bosco e l'altro; ai piccoli lavori di sistemazione del terreno.
Se la Provincia deve prima inviare personale per verificare qual è il lavoro e poi un camion o una ruspa, le costa una cifra X. Se, invece, un agricoltore, che ha un contratto, passando con il suo trattore si accorge di una frana e la rimuove immediatamente, i costi sono decisamente inferiori, ma noi per quel servizio gli riconosciamo un'integrazione salariale.
Questa integrazione salariale, abbinata al reddito a volte troppo basso che ha l'azienda agricola, mette un'azienda in grado di vivere, abbinando alla sua attività agricola un servizio al territorio estremamente utile. Se l'Assessore andasse a leggere quella proposta che abbiamo depositato potrebbe trovare degli spunti interessanti.
Faccio ancora un esempio. Quante volte spendiamo cifre folli in emergenza? Faccio un esempio. Il giorno che ha nevicato, i mezzi che hanno tolto la neve dalle strade in Provincia di Asti, una delle più piccole del Piemonte, è costata 310 mila euro. Con quella cifra noi davamo un'integrazione salariale di mille euro al mese a 26-27 aziende agricole.
Con un'integrazione salariale di quel tipo, ad esempio, ma solo per un giorno di spalamento neve, noi davamo un'integrazione di mille euro al mese a 26-27 aziendine che avrebbero reso un servizio sul territorio identico per tutto l'anno, perché extra reddito agricolo.
Pensiamo a quanto potremmo risparmiare - ripeto, l'omino che toglie l'albero che cade, l'omino che va a pulire il fosse, l'omino che va a sistemare la strada sterrata che c'è nella Comunità montana - alla fine. Se noi facciamo il conto dei vari capitoli degli Assessorati, di quello che ci costa l'operazione di mantenimento - scarsa, perché, comunque, non riusciamo arrivare a pulire i boschi perché non ci sono i mezzi economici per farlo - arriviamo ad una cifra che se potessimo impiegare anche solo per la metà per dare integrazione salariale alle aziende agricole risolverebbe definitivamente i problemi degli agricoltori.
Così facendo, probabilmente, avremmo il territorio del Piemonte messo in sicurezza dal punto di vista non parlo di grandi interventi idraulici o di sistemazione idroidraulica del terreno, ma sicuramente di tutti quei piccoli interventi che, tante volte, non vengono nemmeno risolti. Costa troppo pulire il boschetto nella Comunità montana, invece all'agricoltore nulla gli costa se gli si riconoscessero mille euro al mese per pulirlo quando non ha nulla da fare. Lavori che fa gratis perché, di fatto, con quell'integrazione salariale, sa che deve farli.
La Lega lancia una proposta integrativa da presentare ai nostri agricoltori. Credo che, se si volesse ragionare in tal senso, una soluzione si potrebbe trovare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
evidente che nel Consiglio di questa mattina si sono intersecate più valutazioni sul mondo agricolo, molte delle quali hanno avuto come valutazione l'operato di ARPEA.
evidente che non è solo questo il motivo della richiesta della convocazione, ma è un aspetto importante sul quale cercheremo, oltre a quello che hanno già detto i Consiglieri, di spendere qualche parola.
Credo che questa mattina si sia fatta, grazia alla volontà dei Gruppi di opposizione, almeno un'operazione interessante relativamente ad un comparto. Almeno significhiamo l'interesse, cioè quello dell'agricoltura relativamente alle misure che la Regione Piemonte - di concerto con gli altri attori che si interessano di agricoltura, dalle Province allo Stato nazionale - può prendere per non soltanto fronteggiare la crisi in atto, ma cercare, nella volontà di fronteggiare la crisi in atto, di mettere in campo misure che siano strutturali alla necessità di sostenere il mondo agricolo.
E allora, ritengo che alcuni aspetti che oggi rimangono definiti anche con provvedimenti normativi inseriti all'interno del PSR debbano essere maggiormente sottolineati. Non è mai semplice intervenire nel comparto agricolo, perché esso riguarda tali e tanti interventi e spesso le riflessioni che si fanno sul comparto agricolo sono legate, o troppo legate, dai fondi di reddito aggiunto, quindi fondi derivanti dal PSR. A volte si fa un ragionamento che bada più all'effetto che alla causa, che bada più alle possibilità economiche, fatto il PSR.
In questo caso, dobbiamo ricordare che il Consiglio regionale, o meglio la Commissione agricoltura, con senso di responsabilità decise di non affrontare in sede di Consiglio regionale il Programma di Sviluppo Rurale licenziandolo in due momenti differenti (luglio e gennaio), proprio per dare la possibilità al mondo agricolo piemontese di avere risposte immediate.
Ma al di là di tutti gli interventi previsti dal PSR, credo sia doveroso che anche all'interno dei DPEFR, perché nel bilancio abbiamo solo dei numeri contabili, si stabiliscano alcune priorità della nostra Regione: l'aspetto delle filiere, l'aspetto dei distretti, l'aspetto dell'investimento in opere pubbliche, nel mondo dell'agricoltura.
Sono aspetti fondamentali per capire quali sono le priorità e quali sono gli interventi complessivi. Abbiamo anche espresso una valutazione favorevole rispetto all'intervento sull'asse 3 del PSR; a oggi, per dobbiamo ancora capire, rispetto alle indicazioni del Piano, come questo verrà attuato, partendo da un presupposto naturale, che esiste in tutte le economie agricole: la maggior parte delle produzioni agricole, anche quelle che hanno un mercato in grado di supportare medie o grandi aziende, avviene in pianura, nonostante sia importante il sostegno delle aree montane o il mantenimento dell'agricoltura montana in alcune realtà, perché garantisce il mantenimento di comunità in quei luoghi.
Occorre fare una distinzione tra l'aspetto legato alla volontà di garantire una continuità di presenza nei territori, e l'aspetto di sviluppo dell'agricoltura. In alcuni casi, s'intersecano, in altri no.
Da questo punto di vista, ritengo che l'ordine del giorno presentato dia alcune indicazioni, ma soprattutto chieda un indirizzo, che è quello di coordinamento dei vari soggetti.
evidente che si possono coordinare i vari soggetti quando ci sono delle priorità che la Regione attribuisce al mondo dell'agricoltura, senza rispondere ai problemi che emergono quotidianamente.
Per quanto riguarda ARPEA, invece, il ragionamento è differente, perch l'Assessore dice, e noi non abbiamo alcun motivo di dubitarne, che ARPEA è l'organismo pagatore regionale che ha erogato il maggior numero di fondi che è quello che funziona meglio. Possiamo non avere alcun dubbio, ma, al di là della valutazione sugli OPR, fatta dal Ministro Alemanno, per essere chiaro, questi sono i casi in cui si rischia di fare delle duplicazioni, in cui il personale centrale è sempre il medesimo, cioè una duplicazione di spese a livello locale, con la quale, però, non sempre avvengono delle migliorie.
Il dato, pertanto, è uno ed è incontrovertibile: rispetto a 450 mila più o meno - particelle fotografate ed esaminate, inizialmente 340 mila avevano delle differenze fra il dichiarato e l'accertato. Si è poi scesi con il numero di pratiche in cui vi sono dei problemi, ma credo che l'Assessore, che vive il mondo agricolo, non sia schizofrenico.
Oggi, cioè, ogni cinque agricoltori, ce n'è uno che ha un problema, o ha avuto un problema, con ARPEA. Questa è una valutazione da fare in modo molto trasparente, sapendo che i premi sono un diritto e che le programmazioni aziendali del mondo agricolo si basano su quei premi; sono quelle che una volta erano le rendite di San Martino, cioè si basano su alcuni momenti in cui si può pagare la terra affittata, se è stata affittata o vi sono una serie di rate effettuate nel momento in cui arriva il premio, per poter far fronte a questi interventi.
evidente che, in questo momento di particolare crisi, anche solo un ritardo rispetto ai pagamenti non evidenzia un problema quale poteva essere tre anni fa, cioè il problema burocratico dell'agricoltore che doveva, con AGEA, OPR o ARPEA risolvere la propria situazione. Oggi c'è in campo un problema decisamente maggiore.
Ve ne è poi un altro, che è quello del ricorso al sistema bancario tradizionale: noi sappiamo perfettamente che maggiore è il numero di ritardi che ARPEA avrà, maggiore sarà l'interesse che le banche avranno rispetto a questi ritardi.
Questo è assolutamente evidente, perché se ho dei debiti contratti verso terzi e li devo pagare, e al tempo stesso ho un'azienda solida, se non arrivano i proventi che devono essere liquidati da ARPEA, ricorro al "credito tradizionale" aumentando i costi delle mie aziende in modo esponenziale.
Detto ciò, e tutto ciò che è stato detto precedentemente nelle Commissioni, ritengo che su questo non sia sufficiente una difesa d'ufficio, ma occorra una valutazione corretta.
L'Assessore sa bene che, nonostante ci siano gli Organi Pagatori Regionali, AGEA continua ad avere in capo una facoltà ispettiva e sanzionatoria, rispetto alle OPR. Non è questo che ci interessa, cioè non ci interessa gravare su un soggetto che ha già un costo elevato rispetto a denari che poi verrebbero sottratti all'agricoltura, perché le sanzioni come è accaduto a livello nazionale, sempre da quel mondo arrivano! Non è questo il nostro interesse; il nostro interesse è che funzioni e che funzioni verificando quali sono le reali responsabilità.
L'Assessore diceva: "Se c'è uno scostamento superiore al 30%, si blocca il pagamento". Noi abbiamo parlato, magari si tratta di pratiche che sono state sbloccate, ma abbiamo parlato con centinaia di soggetti che avevano uno scostamento decisamente inferiore, così come sarebbe interessante - e ho concluso - capire come ARPEA ha svolto il lavoro fotografico.
Il timore - ma questo non lo so e lo domando, anche se sarebbe dovuto essere oggetto della Commissione di ieri - è che le aziende terze che per ARPEA hanno svolto questo servizio, avessero un beneficio economico maggiore nel rilevare dei disservizi. È come quando un Comune appalta a un soggetto di rilevare chi sono gli evasori ICI: è la cosa peggiore che un'Amministrazione possa fare, perché ovviamente più evasori un soggetto individua maggiore è l'onere che il Comune dovrà riconoscere a questo soggetto.
Nel corso della discussione e dopo le repliche dell'Assessore, ci riserviamo di presentare un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Su questi argomenti mi sento in parte coinvolto direttamente, in quanto tutti sapete che svolgo la professione del medico veterinario. Il medico veterinario degli animali da reddito e dell'ASL lavora in campagna.
Farei due annotazioni, perché ho ascoltato la relazione dell'Assessore e sono convinto delle sue affermazioni. Vorrei inoltre fare alcune considerazioni generali anche in base alle cose che ho sentito dire e agli argomenti che ho sentito sollevare dai Consiglieri che hanno parlato prima di me.
Rispetto a questo problema, tutto sommato di tipo gestionale importante, grave e preoccupante - com'è stato detto - noi dobbiamo comunque ricordarci che parliamo di un argomento spinoso in campo internazionale.
Dico sempre che la società è complessa e che dobbiamo cercare di guardare un po' più in là della piastrella su cui abbiamo i nostri piedi sia la piastrella Piemonte, sia la piastrella Italia, sia la piastrella Europa o la piastrella Stati Uniti, perché quando usciamo da questi ambiti (Europa e Stati Uniti) sentiamo miliardi di contadini che ci dicono che stanno morendo di fame anche per i sussidi che la nostra agricoltura superindustrializzata concede ai coltivatori dell'Europa e degli Stati Uniti.
Non chiedo la fine dei sussidi, però almeno un po' di relativismo, un po' di pietà verso i miliardi di persone che muoiono di fame. A fronte di un'agricoltura ipersussidiata, almeno un pensiero facciamolo, poi continuiamo pure a gestire i sussidi, ma almeno un pensiero facciamolo.
Non possiamo dimenticare che esiste la questione dei rilievi con le fotografie dall'aereo, e successivamente affronteremo il problema di come questo materiale viene gestito. Sicuramente non possiamo dimenticare che il problema dei controlli è nato dai ripetuti scandali riguardanti le frodi sui sussidi europei. Se vogliamo, possiamo far finta di niente. Non accuso esplicitamente nessuno, però ci sono dati oggettivi che dimostrano come le frodi ci siano state, e allora o si fa finta di niente e quindi non si pensa a dei controlli, oppure un qualche sistema di controllo bisognerà pur introdurlo. I soldi vengono frodati, ma non essendo la coperta infinita, se do dei soldi a qualcuno che non li merita, evidentemente li tolgo a qualcun altro che magari li merita. Questa è la vita.
Ho sentito citare Carlin Petrini. Non metto in dubbio che Carlin Petrini sia un valore e una realtà importante, però guardate che, se giriamo per i territori, non ci sono solo contadini di montagna che faticano, ma abbiamo tenute che valgono miliardi e che hanno rendite quasi miliardarie. Voglio dire, non tutto è uguale sotto il sole e soprattutto l'agricoltura di prossimità; l'agricoltura che tante volte immaginiamo non è l'agricoltura che poi vediamo.
Prima il collega Novero citava Combanera e il mais, ma il mais è la principale coltivazione cerealicola italiana, e il mais non è certamente una coltivazione né ad impatto zero e neppure una coltivazione che permette di fare i discorsi del chilometro zero o dell'utilizzare i prodotti locali.
Su questo non voglio dilungarmi troppo, però ricordiamo sempre un altro argomento: che quando parliamo dell'agricoltura che può salvare il mondo e magari dell'agricoltura di prossimità, subito dopo aver fatto questi discorsi, dovremmo andare in un supermercato e provare a togliere con gli occhi tutti quei prodotti che non sono né a chilometro zero né di prossimità. Allora magari capiremmo che le difficoltà che abbiamo di fronte sono le stesse difficoltà che abbiamo in tutti gli altri campi, perché oggi come oggi l'agricoltura è nelle mani delle multinazionali della chimica.
Sono d'accordo sul fatto che questa situazione non è giusta, per l'impegno che dovremmo assumere per cercare di migliorarla è molto complesso. Sono contento che molti siano d'accordo nell'affrontare l'argomento; faccio solo presente che la situazione mi sembra un po' più complessa di come certe volte viene semplicisticamente presentata in questi ambiti.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rostagno ha chiesto la parola per fare una comunicazione; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Mi scuso con i colleghi firmatari dell'ordine del giorno, ma devo segnalare il fatto che, insieme ai colleghi Ferraris e Rabino, in un momento di distrazione, abbiamo sottostimato il dibattito e con umiltà ammetto, abbiamo sottoscritto un documento che poi, approfondendo meglio abbiamo capito di non condividere pienamente. Quindi ritiriamo le nostre firme.



PRESIDENTE

dunque annunciato anche da parte degli altri due Consiglieri il ritiro delle firme sull'ordine del giorno a prima firma Cavallera.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Nella vita bisogna essere versatili, perché uno pensa a una posizione e poi, evidentemente, le posizioni degli altri fanno modificare anche la propria.
Collega Rostagno, questo documento è scritto in un perfetto italiano tra l'altro a caratteri anche molto grossi: credo che si possa cercare di capirlo quando lo si legge, a meno che uno firmi senza leggere le cose che sottoscrive. Peraltro, questo è un documento che non necessita grandi approfondimenti di carattere tecnico. Semplicemente dice: "Sono venuti migliaia di agricoltori in piazza a dire che c'è un problema. Il problema esiste. Caro Assessore, se riesci, per piacere, a fare in modo, insieme alla Giunta regionale, di alleviare queste sofferenze del comparto agricolo e degli agricoltori, è una cosa ben fatta".
evidente che il ritirare una firma da un documento come questo o vuol dire che uno pensa che il problema non ci sia e quindi che le migliaia di agricoltori che sono venuti in piazza abbiano espresso una loro opinione che non corrisponde alla realtà, oppure che non si ritiene che la soluzione proposta a un problema, se il problema è condiviso, sia una soluzione percorribile.
Personalmente volevo ritirare la mia firma dall'ordine del giorno prima dell'intervento dei colleghi, non perché lo avessi sottostimato, ma perch secondo me era - poco duro nei confronti della Giunta, ma questo non mi interessa - poco concreto ed efficace nelle soluzioni proposte. La volevo ritirare perché avrei voluto un ordine del giorno più pregnante, più pressante e maggiormente impegnativo, soprattutto anche alla luce di un incontro che abbiamo avuto in quel di Cuneo ieri, alle ore 17.30, dove era invitato il mondo agricolo e dove le opinioni che hanno espresso, peraltro di fronte ai giornalisti (prima o poi qualche giornale di buona volontà le riprenderà), rispetto a questo documento e a queste richieste sembrano una poesia romantica. Le organizzazioni sindacali presenti all'incontro di ieri chiedono pubblicamente il commissariamento di ARPEA. Dicono: "Cara Regione devi commissariare ARPEA". Ma non lo chiede il singolo agricoltore, amico mio, arrabbiato con la sinistra. Lo chiedono le organizzazioni sindacali ufficialmente e pubblicamente, davanti ad un pubblico, davanti ai giornalisti. Perché si ritiene che ARPEA sia inefficiente ed inefficace; si pensa che con ARPEA non ci si possa rapportare, perché non vi è la possibilità di avere un proprio interlocutore nei confronti del quale interagire.
Questa serie di fattori fa sì che oggi il mondo agricolo si dichiari profondamente insoddisfatto, non solo di ARPEA, ma, in generale, della gestione dell'agricoltura in questa Regione. Lo conferma la Confederazione Italiana Agricoltori della Provincia di Cuneo - quando faccio delle affermazioni, preciso sempre nome e cognome - che è arrivata al punto di rimpiangere l'Assessore Cavallera, e non perché non fosse un buon Assessore, ma perché la dottoressa Valentina Masante, presente ad un incontro, disse: "Noi siamo notoriamente di sinistra, anche come organizzazione sindacale, ma oggi rimpiangiamo l'Assessore Cavallera perché con lui c'era un dialogo, e soprattutto perché quel poco che si otteneva, almeno veniva fatto".
La mia non vuole essere un'accusa nei confronti dell'Assessore, che fa quello che può, come tutti del resto, in mezzo alle mille difficoltà. La mia intenzione è quella di fotografare in maniera esplicita - almeno ce lo diciamo tutti - la situazione attuale: in Piemonte i problemi nel settore agricolo esistono realmente e le risposte che fino ad oggi abbiamo dato sono inadeguate, inefficaci e non ancora sufficienti.
Almeno ammettiamo che il problema esiste, perché altrimenti risultiamo sempre i primi della classe, per cui sembra che tutto vada bene, che risolviamo tutti i problemi e che chi protesta lo fa perché i problemi li vede grandi ma in realtà sono piccoli e le soluzioni ci sono.
Noi crediamo, invece, che ci debba essere, da parte della Regione, una risposta maggiormente adeguata, che sia in grado di correggere quegli errori che sono stati commessi nel passato.
Il collega Bellion, confondendo l'ambito giudiziario con quello politico, sostiene che l'ignoranza non è ammessa: se fosse così, a molti in questo Consiglio - al sottoscritto per primo, assieme a tanti miei colleghi dovrebbero disattivare i microfoni quando intervengono, perch l'ignoranza fa parte dell'essere di una persona! Ciascuno di noi cerca di dire ciò che pensa e di esprimere le proprie emozioni e il proprio sentire su una determinata materia; magari può ignorare qualche norma di legge, ma non è che per questo non debba parlare.
Noi crediamo che il PSR a suo tempo sia stato gestito senza la dovuta autorevolezza da parte della Regione. Le Regioni italiane autorevoli sono quelle che sono andate in Europa e si sono fatte approvare i PSR come volevano. Quelle non autorevoli hanno presentato i loro desiderata, il loro "Libro dei sogni" all'Europa, e l'Europa ha messo quello che voleva lei.
Noi, purtroppo, rientriamo in questa seconda categoria. A questo, si somma anche il ritardo, perché siamo stati la penultima Regione d'Italia ad approvare il PSR - l'ultima è stata la Regione Calabria - e non credo che questa sia una grande soddisfazione per tutti. Non è colpa dell'Assessore: magari in Aula qualcuno di noi faceva anche ostruzionismo; francamente non lo ricordo, ma comunque siamo stati la penultima Regione italiana ad approvarlo.
Visto che il PSR ha avuto tanti problemi - del resto, non è una cosa facile, per cui è comprensibile che i problemi ci siano stati - noi chiediamo che almeno nell'applicazione di questo PSR così problematico e così inadeguato non si registrino ulteriori problemi. Invece, si stanno registrando, perché la Coldiretti prima e le altre organizzazioni sindacali dopo vengono in piazza e dicono a gran voce che hanno dei problemi.
E guardate che far scendere gli agricoltori in piazza non è facile, e quando lo fanno è perché ne hanno veramente le scatole piene! Perch l'agricoltore è un soggetto schivo, che difficilmente ha voglia di muoversi. Già venire a Torino rappresenta un problema: il parcheggio, la casa... Sapete che l'agricoltore non lascia casa sua vuota, gli spiace abbandonare l'azienda.
Invece sono scesi in piazza a denunciare determinati problemi, che non si limitano soltanto ai contributi che tardano ad arrivare, o alle mancate promesse di un Assessore o di un Consigliere sui rimborsi dei rimorchi quando poi si è scoperto che non lo pagano più perché magari rimborsavano un altro attrezzo (ma intanto uno ha già comprato un rimorchio perch quello avevano detto che rimborsavano!).
Non solo. Quando si promettono soldi e poi si tarda a darli, si danneggia doppiamente un determinato comparto.
Ma gli agricoltori denunciano altro ancora. Sostengono che i prezzi dei prodotti agricoli stanno aumentando a dismisura al consumatore, ma a loro non glieli pagano per nulla! Cinque volte è il rincaro di un prodotto agricolo dal produttore alla grande distribuzione. Guardate che oggi gli agricoltori in Italia non superano il 4% della popolazione. Nella Provincia di Cuneo, che è una delle Province più agricole, sono tra il 10% o 12% .
Complessivamente gli agricoltori rappresentano un numero esiguo: in questo Paese ci poniamo il problema di quanto costa una melanzana, ma nessuno si pone il problema di quanto costa la lettera di un avvocato. Se una lettera di un avvocato costa 300 euro è normale per tutti, ma se la melanzana costa tre euro dobbiamo porci il problema di quanto costa! Di fronte a queste necessità che la nostra agricoltura denuncia, ci dovrebbe essere una risposta adeguata, ma soprattutto certa, non solo in questo settore, che è quello contributivo, ma anche in tutti gli altri settori.
La questione dei nitrati non è ancora risolta. Non si può andare nella piana della nostra Provincia a dire di andare a smaltire i nitrati nelle Langhe, perché lì hanno le quote ancora disponibili. Perché il mezzo che deve caricare quei resti e portarli a smaltire nelle Langhe inquina molto di più di quanto non inquinino quelli! Dobbiamo cercare di dare delle risposte a questi problemi. Anche nei confronti della viticultura dobbiamo dare risposte chiare e di tutela.
Sapevate che in Piemonte si imbottiglia tanto Prosecco? Molte aziende vinicole dell'alessandrino, dell'astigiano o del cuneese imbottigliano il Prosecco.
La Regione Veneto ha depositato presso il Comitato Nazionale Vini la richiesta di modifica del Disciplinare del Prosecco, che prevede che l'imbottigliamento dello stesso debba essere effettuato soltanto nella zona di produzione. Ciò significa che in Piemonte le nostre aziende che commerciano Prosecco non potranno più imbottigliarlo.Su queste cose, dove siamo come Regione? Perché è su questo che dovremmo avere autorevolezza dovremmo dire che il Prosecco è famoso nel mondo, anche perché tante aziende piemontesi hanno saputo investire, hanno saputo inventarsi la commercializzazione di un prodotto che oggi è famoso anche grazie al Piemonte. Ma su questo di risposte non ne stiamo dando.
Quello che chiedo all'Assessore, dunque, è di dare al comparto agricolo che si trova in mille difficoltà, poche idee, ma ben chiare e soprattutto certe.
Gli agricoltori sono gente per bene, gente onesta, gente che mantiene la parola data. Ma pretendono che i propri interlocutori facciano altrettanto. Sono gente concreta: agli agricoltori le bugie non le dobbiamo raccontare (non è un'accusa rivolta a nessuno nello specifico) e soprattutto dobbiamo dire loro quello che realmente saremo in grado di fare. Grazie.



PRESIDENTE

Darei la parola all'Assessore Taricco, dopodiché chiuderemmo la seduta di questa mattina.
Consideriamo chiusa la discussione generale, poiché alla ripresa dei lavori pomeridiani (con una conduzione molto più autorevole di quella del sottoscritto) procederemo con la discussione sugli ordini del giorno che sono stati depositati.
Prendo atto che la proposta è accolta.
La parola all'Assessore Taricco per la replica; ne ha facoltà.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente.
Gli stimoli e i contenuti emersi dalla discussione di stamattina sono molto ampi. Su alcune questioni, tipo la manifesta incapacità del sottoscritto e della struttura che ho il compito di coordinare, ovviamente non tocca a me esprimermi. Altri meglio di me avranno modalità di valutare e di pesare se c'è sufficiente o insufficiente capacità di gestione.
Sulla questione, così come è stata espressa, della necessità di non procedere a difese d'ufficio, assolutamente sottoscrivo. Credo che non siamo qui per fare difese d'ufficio o riflessioni che non abbiano al centro le questioni che realmente in questo momento sono sul tappeto della nostra agricoltura.
Voglio iniziare questa piccola riflessione con una puntualizzazione che credo necessaria.
Se c'è una cosa che credo tutti insieme dobbiamo avere attenzione a non fare in questo momento è quella di lasciare che la legittima preoccupazione e necessità di mettere in campo tutti gli strumenti utili e necessari ad affrontare le sfide e i problemi che l'agricoltura ha in questo momento sul tappeto, in Piemonte, in Italia, come nel resto del mondo, non si confonda con la questione dei pagamenti.
La questione dei pagamenti è importante, perché è un contributo economico importante che viene dato alle aziende per resistere in un momento molto difficile, ma che rischia, se non facciamo attenzione, di diventare l'alibi per non affrontare quelli che invece sono i nodi veri che l'agricoltura è chiamata ad affrontare per potere competere in un momento difficile come questo.
Il rischio grosso che corriamo in questo momento è di illudere il mondo agricolo che, in realtà, il problema è che non arrivano i contributi.
Quello è un problema e dobbiamo affrontarlo e risolverlo, ma non è il problema. Il problema è che abbiamo un'agricoltura italiana, e piemontese dentro a questa, ed europea che, in molti casi, fatica a reggere la competizione ed il confronto con altri modelli di agricoltura e con altre situazioni che ci provocano pesantemente e ci chiedono di fare delle scelte importanti per garantire una prospettiva di futuro alle nostre imprese.
Se poi si vorrà dedicare del tempo in Commissione o dove riterremo più opportuno per riflettere su questo tema, che peraltro è stato una delle questioni che ha fatto sì che il Programma di Sviluppo Rurale e le linee di orientamento che in questo sono contenute e non soltanto, siano state condivise da tutta la Commissione e da tutto il Consiglio, perché gli orientamenti e le sfide che avevamo sul tappeto erano condivise, ossia se vogliamo ridiscutere di questo, credo che sia un tema legittimo, ma non dobbiamo lasciare che si confonda con ciò di cui stiamo parlando oggi.
Venendo invece alla questione di cui stiamo parlando oggi l'osservazione fatta dal Consigliere Cirio sulle questioni che avrebbero richiesto i sindacati agricoli e le valutazioni che questi avrebbero fatto su ARPEA, io non posso fare altro che prenderne atto.
So che settimanalmente le stesse organizzazioni si incontrano con ARPEA per ragionare di problemi e questioni. Certo, non tutto è facile e semplice, ma se queste vogliono chiedere il commissariamento o l'annullamento di ARPEA hanno mille modi direttamente per poterlo fare anche senza passare per interposta persona. Visto che ci vedono tre volte alla settimana, se vogliono dirlo, credo abbiano tutti i luoghi e gli strumenti per poterlo fare.
Prendo atto di quanto espresso con sorpresa. Io non c'ero alla riunione, quindi non valuto riunioni a cui non ho partecipato. Trovo singolari certe dissonanze.
Detto questo, le ricevo come sono state riportate, quindi senza entrare nel merito.
Venendo invece ad alcune questioni che ritengo importanti da precisare voglio fare alcune puntualizzazioni sulle cose dette oggi.
La questione, così com'è stata espressa, della possibilità di accettare come autocertificazione quella che è la dichiarazione dell'agricoltore e di pagare e poi di andare a controllare a posteriori, a campione, così com'è stato espresso in Aula, ricordo solamente che questo era il sistema in vigore fino al 31/12/2006, perché fino ad allora ha funzionato così.
Il problema qual è? È che purtroppo, magari non in Piemonte e magari non da noi, è emersa una valanga di problemi legati all'applicazione di questo metodo.
Ricordo solo per inciso che l'Italia in questi anni ha pagato due miliardi di riprese finanziarie da parte UE e che solo negli ultimi anni siamo a centinaia di milioni di riprese finanziarie. Solo l'anno scorso alcune Regioni del Centro e Nord Italia hanno avuto singolarmente riprese che superano i 20 milioni di euro.
L'anno scorso l'Italia complessivamente ha avuto contestazioni per 135 milioni di euro. Lo dico, perché questo è il motivo per cui l'Unione Europea rileva, a torto o a ragione, delle incongruenze. Io sono tra coloro che sostengono, e l'ho già detto pubblicamente anche in riunioni ministeriali, che va rivisto il modello, perché è un modello troppo complesso e troppo rigido. Ma se non ci diciamo le motivazioni che lo hanno generato, rischiamo di fare discorsi che purtroppo sono già stati fatti.
Due parole su come funziona il modello e sui controlli, perché mi pare che non sia così chiaro a tutti il meccanismo. Le aziende fanno le domande e dichiarano la loro situazione aziendale sulla base della quale chiedono i contributi.
Sulla base di questo, AGEA nazionale incarica delle società che per conto di AGEA - noi questo lavoro sappiamo che esiste, ma lo vediamo quando è concluso - fanno la fotointerpretazione del territorio, il rilevamento fotogrammetrico, cioè le fotografie fatte dagli aerei. Queste foto vengono affidate da AGEA a delle società che, in accordo con AGEA nazionale, fanno la lettura, fanno la fotointerpretazione, cioè dicono, alla luce delle foto, cosa c'è su ogni singolo terreno.
Quel dato viene mandato agli Organismi Pagatori Regionali, che hanno l'obbligo oggi, stanti i regolamenti comunitari in vigore, di fare quello che viene chiamato il refresh, cioè ribaltano questi dati sul sistema dei dati regionali e se coincidono, bene possono pagare; se non coincidono scattano quelle che comunemente vengono chiamata le "anomalie", cioè le non concordanze tra la lettura fatta da AGEA nazionale attraverso i suoi strumenti di rilevazione e quanto dichiarato dagli agricoltori, attraverso i CAA, nelle loro domande e quindi viene bloccato il pagamento.
chiaro che qui c'è un problema, perché nel momento in cui ho 450 mila particelle ed oltre 250 mila anomalie, c'è un problema, ed è il motivo per cui abbiamo chiesto un tavolo nazionale per ripensare al modello di funzionamento.
Cosa succede a questo punto? Succede che sostanzialmente ARPEA, cioè l'organismo pagatore regionale, incarica delle società specializzate di sfoltire queste anomalie, cioè di togliere tutte le anomalie che sono ascrivibili esclusivamente al sistema della Pubblica Amministrazione.
E qui rispondo implicitamente a quanto detto dal Consigliere Vignale.
Il tema che lui pone è reale e sarebbe un grosso problema se ci fosse, ma non esiste, nel senso che non sono le società incaricate dalla Regione che correggono le anomalie a rilevare le anomalie stesse.
Le anomalie ci vengono dall'incrocio dei dati del rilevamento nazionale con i dati comunicati dagli agricoltori. Quindi, per noi le anomalie sono un dato di fatto che ci arriva indipendentemente dalla nostra azione, nel senso che la discordanza emerge a prescindere da noi, cioè nel momento in cui c'è l'incrocio dei dati.
Le società che incarichiamo devono risolvere quella discordanza, quindi non c'è alcun tipo di preoccupazione su questo tema. Le società incaricate da AGEA hanno un appalto per mettere a posto una serie di cose che non funzionano.
Oggi abbiamo messo a punto altri sistemi per risolvere le anomalie cioè si è valutata la possibilità di coinvolgere nella soluzione di queste anomalie anche le Province, le Comunità montane e i CAA per accelerare e semplificare questo tipo di procedura.
Quindi, sotto questo profilo credo sia necessario che tutti abbiamo presente questi tipi di meccanismi. Non ho mai detto e non dirò mai che AGEA è il migliore organismo mondiale o che funziona meglio.
un dato di fatto però che ad oggi - poi possiamo giudicarlo come ci pare - ARPEA sia l'unico organismo che ha pagato. Dopodiché, può essere tutto quello che vogliamo, ma ad oggi questo è il dato di fatto.
Questo non toglie nulla al fatto, com'è stato detto in Aula, che siamo di fronte ad un diritto dell'azienda agricola di vedersi riconosciuto un impegno che ha profuso per applicare delle pratiche migliorative nei confronti della conduzione dell'ambiente e del rapporto con il territorio.
E l'hanno fatto con un impegno da parte della Pubblica Amministrazione a riconoscere per questo la contropartita economica dei premi.
Quindi, sotto questo profilo, sono assolutamente convinto. Posso garantire il lavoro e l'impegno della struttura regionale e di tutti gli altri soggetti che collaborano con la struttura regionale per risolvere il più velocemente possibile questo tipo di problemi.
Per quanto riguarda i tempi, la normativa comunitaria prevede che la particella possa essere pagata nel momento in cui non si rilevi più l'anomalia. Quindi, man mano che risolveremo le anomalie relativamente alle singole imprese, queste andranno in pagamento. Sotto questo profilo, posso garantire il massimo impegno, ma non i tempi, nel senso che occorre risolvere i singoli problemi.
Anche qui ci sono alcuni problemi strutturali. Il Consigliere Travaglini ha fatto riferimento alla questione dei pascoli montani. Su questo oggettivamente, c'è qualcosa in più di una discordanza, nel senso che, nel controllo espletato qualche mese fa in Valle d'Aosta sull'applicazione di questa normativa dell'Unione Europea ha evidenziato una situazione disastrosa in termini di interpretazione. Quelle situazioni che noi consideriamo pascoli - quindi, tra virgolette, che hanno il "diritto" di avere quei contributi - non sono così identificati dall'Unione Europea, perché quel tipo di utilizzo del territorio, dal suo punto di vista, non è riconoscibile.
Qui c'è un tema controverso di interpretazione, che, ovviamente, ci vede fortemente impegnati nel difendere il diritto degli agricoltori che operano su quei territori. Anche qui, però, non è possibile dire che il problema ha una soluzione facile, sarebbe una strada tecnicamente impercorribile.
Oggi posso dire che circa 20 milioni di euro sono già stati pagati e che l'intero sistema dei controlli sta viaggiando molto velocemente. Alcune società contrattualizzate da parte dell'organismo pagatore regionale, con le quali abbiamo delle convenzioni, stanno risolvendo oltre 10 mila anomalie al mese; abbiamo fatto un accordo con il sistema informatico nazionale, che ci risolverà tutta una serie di errori semplici, che erano di competenza della gestione svolta, dal punto di vista amministrativo, a livello nazionale.
Nelle scorse settimane, abbiamo avviato sul territorio la verifica puntuale di tutte le discordanze, nelle quali si deve oggettivamente chiarire se c'è stato anche un errore dell'azienda agricola, se c'è stato solo un errore della P.A. o se c'è stato un errore delle aziende o anche da parte della Pubblica Amministrazione, occorrerà verificarlo.
Sono 100 mila le situazioni da verificare e sappiamo che probabilmente, 40-50 mila saranno errori reali; però, dobbiamo individuare quelli reali rispetto agli altri, per distinguere le due tipologie di errori presenti nel sistema, pertanto stiamo lavorando con il massimo impegno per ottenere la massima puntualizzazione.
Il sistema italiano sta osservando le modalità che noi stiamo seguendo per risolvere questo problema, affinché possa poi risolvere l'analogo problema, in termini quantitativi, che è presente in tutte le altre realtà regionali.
Per quanto riguarda la PAC, posso dire che la PAC è pagabile, per regolamento comunitario, dal primo dicembre al 30 giugno. Per regolamento comunitario, gli Stati sono obbligati a pagare entro il 30 giugno almeno il 96% del totale degli aventi diritto. Fino ad oggi, il Piemonte ha sempre rispettato questa regola.
Ad oggi, lo dico per inciso, noi non abbiamo ricevuto un euro dal Ministero delle finanze per poter pagare la PAC. Nelle prossime settimane inizieremo lo stesso a pagare la PAC con anticipazione di fondi regionali poi, speriamo che arrivino i soldi, perché, complessivamente, sono oltre 300 i milioni di euro che pagheremo e immaginare una anticipazione regionale con l'attuale situazione economica non è una passeggiata.
Detto questo, anche su questo fronte c'è il massimo impegno per pagare con la maggiore celerità possibile l'atteso - giustamente - riconoscimento economico da parte delle aziende agricole.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi sull'ordine dei lavori.



BURZI Angelo

Intervengo solo per chiedere all'Assessore una cortesia alla ripresa dei lavori, che, se non sbaglio, abbiamo fissato alle ore 14.30. Siccome nel suo intervento parlava di 10 mila anomalie al mese e le informazioni a nostre mani - non so dirle se siano corrette o meno - sono un totale di 260 mila anomalie, le chiedo se, alla ripresa dei lavori, fosse così cortese di riprendere la parte numerica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore al

l'agricoltura A chiarimento, le anomalie complessivamente riscontrate dal sistema in avviamento - quando c'è stato il primo incrocio di dati - ammontavano a circa 250 mila. Relativamente a queste, 130 mila erano anomalie più di tipo formale che sostanziale, che sono già state risolte e in buona parte i titolari di quel pagamento sono già inseriti nella procedura di pagamento.
Oggi siamo ancora in presenza, anche se stanno operando una molteplicità di soggetti per risolverle, di circa 100-120 mila anomalie da definire: una quota, di alcune decine di migliaia, verrà risolta a livello nazionale; abbiamo una società contrattualizzata che, in questi ultimi mesi, ne sta risolvendo 10-12 mila al mese; in più, ce n'è quota che dovrà essere necessariamente verificata nel merito.
Poiché non sono solo anomalie formali, ma potrebbero essere sostanziali, sono state inserite all'interno di una procedura che coinvolge sia i CA delle organizzazioni professionali che le Province e le Comunità montane, che verificheranno nel merito, e man mano che andranno a posto verranno autorizzate al pagamento.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Con questo intervento chiudiamo i lavori della mattinata; il Consiglio è convocato per oggi pomeriggio alle ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.15)



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