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Dettaglio seduta n.380 del 18/11/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 15.01 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'ordine del giorno: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il giorno 11 novembre 2008 sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 3, 4, 5 novembre 2008. Se non vi sono osservazioni s'intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Bresso, Cattaneo, Clement e Moriconi.


Argomento:

b) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali delle sedute dell'11 novembre 2008 e verranno posti in approvazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

Inversione punto all'o.d.g. ed esame "Determinazioni inerenti alle 'Politiche contro la povertà e l'esclusione sociale'" - Presentazione ed esame ordini del giorno n. 1113, 1114 e 1116 collegati


PRESIDENTE

Colleghi, a seguito di quanto preannunciato nella seduta antimeridiana propongo di iscrivere all'o.d.g. il seguente punto 4) bis, "Determinazioni inerenti a 'Politiche contro la povertà e l'esclusione sociale'" presentata dai Consiglieri Scanderebech, Rutallo, Rabino, Auddino, Comella Vignale, Cirio, Caracciolo, Buquicchio, Dalmasso, Rossi, Placido, Laus Toselli, Cavallaro, Ferraris, Boeti, Manolino, Moriconi, Botta, Guida Deambrogio, Pace, Nicotra, Cotto, Cavallera, Rostagno, Leo, Ronzani Chieppa, Turigliatto, Bossuto, D'Ambrosio, Pedrale, Cattaneo, Monteggia Caramella, Larizza, Bellion, Burzi, Dutto, Leardi e Lupi.
Si tratta di proseguire la discussione non conclusa nella mattinata e poi con la successiva votazione degli ordini del giorno.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Colleghi, procediamo quindi in questo modo.
Nella seduta antimeridiana hanno parlato i Consiglieri Scanderebech Deambrogio, Cavallera, Larizza, Auddino, Rossi, Assessore Migliasso Bossuto, Laus e Toselli. Hanno chiesto di intervenire i Consiglieri: Moriconi, Pace, Comella, Lepri, Dalmasso, Rabino, Spinosa e Botta; quindi sono sette Consiglieri di maggioranza e un Consigliere dell'opposizione.
Ovviamente, nell'articolazione degli interventi, terremo conto che i sette Consiglieri della maggioranza si intervallino con i Consiglieri dell'opposizione e con gli altri Consiglieri che, solerti, vorranno dare il loro contributo al dibattito. È assente il Consigliere Moriconi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pace; ne ha facoltà.



PACE Massimo

Grazie, Presidente. Prima di approfondire la tematica in questione volevo affrontare un punto che credo non sia stato sufficientemente sviscerato, almeno come concetto, che per me è invece un elemento di grandissima importanza.
C'è povertà, abbiamo detto tutti, che inesorabilmente sta aumentando c'è disagio sociale; ci sono tanti casi sociali. Il problema, però, è che dobbiamo capirci. Per quanto riguarda i casi sociali, questi sono sicuramente un aspetto importante e rilevante, ma in questi anni si è lavorato, si è organizzato, si sono strutturati i servizi sul tema del disagio, sul tema dei minori, sul tema degli anziani, si sono attuate forme di sostegno al reddito, forme come i cantieri lavoro, cioè sul tema del disagio si è costituito un lavoro, si è creata una progettualità dei servizi; servizi che hanno funzionato alcune volte molto bene, altre con difficoltà, però hanno funzionato.
Non possiamo fare l'equazione povertà uguale disagio, perché nel 98 dei casi (questa è una mia stima) il problema della povertà è strettamente legato ad un problema di reddito. Molte volte non si vive ancora una situazione di disagio, ma si vive una situazione di povertà di reddito.
Ecco, questo è strettamente legato al tema del lavoro, e ritorniamo - come hanno detto altri - all'approfondimento fatto nel precedente Consiglio regionale.
Credo che le nuove emergenze importanti (come quantità e come numero) siano legate soprattutto al tema della casa e al tema del lavoro. Non tenere conto di questi aspetti, significa sostanzialmente sbagliare indirizzo, perché si rischia di considerare tante persone dei casi sociali mentre ancora - fortunatamente - non lo sono.
In questi giorni sta nascendo una domanda dalle parti sociali presso tanti Comuni. Le organizzazioni sindacali e tutte le parti sociali stanno incontrando i Comuni che stanno predisponendosi ai bilanci preventivi: la richiesta è di aumentare (diciamo così) le risorse, di istituire una sorta di "fondo di solidarietà". In una situazione straordinaria, bisogna rispondere in modo straordinario: questo è quello che chiedono le parti sociali ai tanti amministratori che si dovranno trovare a gestire direttamente le varie situazioni di difficoltà.
Se queste sono le premesse e se questa è la situazione, credo che il Consiglio regionale e tutti noi dobbiamo davvero ricominciare a fare politica, dobbiamo fare politica ancora di più, perché per assurdo c'è veramente tanto bisogno di politica. Dobbiamo impegnarci strenuamente; come dicevo, non mi interessa il colore, mi interessa affrontare e risolvere il problema.
Dobbiamo chiedere al Governo - lo dico con assoluta semplicità - di smetterla di fare annunci, di fare politiche degli annunci, perché non se ne può più. Il Governo ci deve dire come intende ridurre i tassi d'interesse sui mutui per la prima casa, perché è necessario avere chiarezza. Se come denuncia c'è un problema sulla casa, il Governo deve dirci quante risorse intende mettere a disposizione per sostenere il pagamento degli affitti, altrimenti è solo aria fritta. E in una situazione così drammaticamente concreta, non abbiamo bisogno di chiacchiere o di politiche degli annunci, ma di iniziative tangibili.
Soprattutto, il Governo la smetta di tagliare risorse agli Enti locali perché da quello che si evince dalla finanziaria ci saranno di nuovo tanti tanti tagli al sistema degli Enti locali.
Un altro aspetto riguarda tutte le imprese, tutte le cooperative e tutti coloro che hanno a che fare col pubblico: chiedono di intervenire sul tema dei pagamenti, per evitare di prolungare ad libitum il pagamento delle fatture. Il Governo si adoperi quindi a dare liquidità per gli impegni assunti in questi anni con Regioni, Province e Comuni.
Queste sono cose concrete, semplici, molto pratiche. Occorre che per si facciano, e io credo che su queste cose ci sia proprio la necessità di far quadrato e di sostenere tutti il giusto percorso e anche la giusta rimostranza nei confronti di chi in questo momento ha la responsabilità di governarci.
Credo che in questo periodo stiamo riflettendo tutti e tanto su cosa bisogna fare anche di strutturale, su cosa ci manca per uscire da una situazione d'emergenza e per guardare al futuro con qualche elemento di maggiore positività. In questi giorni era abbastanza condiviso da tutti il fatto che sulla questione del lavoro nella nostra Regione il tema dello sviluppo e della ricerca sia importantissimo; ricerca, abbiamo detto tutti sia sul prodotto sia sul processo. Abbiamo sottolineato tutti l'importanza di dotare la nostra Regione delle giuste infrastrutture per la mobilità in modo da ridare centralità al Piemonte.
Tuttavia, ritengo che ci sia ancora un punto sul quale bisogna lavorare e sul quale non so - ve lo dico con onestà - concretamente, come si pu fare, però sono convinto che si debba fare.
questo il punto: riuscire a dotare il sistema Piemonte, le imprese del Piemonte (diciamo così) di un sistema di aziende che dia reali servizi alle imprese. Quindi, rendere accogliente questo territorio, non soltanto perché si fa ricerca e sviluppo, non solo perché ci saranno - spero - le giuste infrastrutture, ma anche perché il nostro sistema è in grado di offrire alle imprese il giusto servizio.
Quindi cerchiamo di stimolare, così come si è fatto negli anni scorsi di fronte alle gravi crisi che ha vissuto il nostro territorio, quando c'è stata una risposta importantissima da parte del sistema del volontariato sociale e delle imprese sociali, che hanno saputo rispondere sul tema dei servizi alla persona. Organizziamoci, forniamo strumenti, proviamo a pensare com'è possibile anche dare la giusta vitalità e giusto spazio ai servizi e alle imprese, in modo da rendere davvero appetibile questo nostro territorio, per non perdere, anzi per incrementare, la vocazione industriale che ci contraddistingue.



PRESIDENTE

Preavviso che al termine del presente dibattito procederemo con l'esame del disegno di legge n. 357, "Approvazione e sviluppo del sistema fieristico".
La parola al Consigliere Moriconi, ora presente in aula.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Dobbiamo constatare che non abbiamo nessun rappresentante della minoranza e dell'opposizione ad ascoltare il dibattito, quando è stato richiesto anche da loro.



PRESIDENTE

Sono presenti e lo è anche il Consigliere Botta, che sta adempiendo i suoi ruoli, ma è comunque presente in Aula.



MORICONI Enrico

Mi correggo.
Stamattina abbiamo sentito parlare molto di povertà. Io una riflessione su questo termine la farei, nel senso che credo che il termine "povertà" richiami un po' quel concetto della carità cristiana che non è sicuramente un atteggiamento disdicevole, per carità, ma preferirei laicamente parlare di diritti.
Direi, allora, che oggi stiamo parlando di persone alle quali abbiamo negato i diritti: il diritto al lavoro, il diritto alla sicurezza, il diritto ad avere una vita degna. La colpa non è quindi loro, perché il termine "povertà" tante volte vi può essere accostato, e qualche discorso che ho sentito mi sembra vicino in modo sospetto a tale idea; invece dobbiamo pensare laicamente che parliamo di persone alle quali neghiamo i diritti. Siamo noi che neghiamo i diritti! Forse, se inseriamo il discorso dei diritti, anche le discussioni su immigrati, extracomunitari, eccetera, vedrete che cadranno tutti, se siamo dell'idea, e credo che noi dobbiamo esserlo, che tutti hanno, per il solo fatto di essere persone, diritto a lavorare e diritto a vedere rispettati i bisogni fondamentali.
Un altro punto che sottolineerei è il fatto che, inevitabilmente qualcuno l'ha già ricordato - la crisi che stiamo vivendo non è piovuta dal cielo, ma è causata da un ben preciso sistema economico e credo che dobbiamo dire, laicamente, che qualche colpa il liberismo e il neoliberismo ce l'avranno pure, in fondo. Credo che dobbiamo fare qualche ripensamento sulla stessa idea che il mercato può tutto, che il mercato è perfetto, che la mano del mercato deve regolare tutta la vita economica, anche se abbiamo visto che Bush (uno dei massimi sostenitori del libero mercato senza regole) ha approfittato solo fino a pochi giorni fa per ribadire la sua fiducia nel mercato.
Ricorderei anche che si cita sempre il mercato, però il cosiddetto "mercato perfetto" noi non l'abbiamo mai visto realizzato, perché gli stessi che hanno tanta fiducia nel concetto del mercato e nel mercato stesso, poi dimenticano che il mercato perfetto dovrebbe essere fatto da strutture tutte uguali, tutte nella stessa dimensione e tendenzialmente omogenee per attuare una vera concorrenza, una concorrenza tra uguali. In verità il mercato, così come si era realizzato a livello mondiale, è un mercato dominato dagli oligopoli, dominato dalle multinazionali e allora lo stesso Bush, che parla tanto di mercato, si dimentica che un mercato dominato dalle multinazionali non è sicuramente un mercato strutturato che possa funzionare come, appunto, le leggi sul mercato perfetto pretenderebbero.
Infine, per rimanere in tempi ristretti, direi che abbiamo sentito alcune proposte di indirizzo, perché questa è la discussione che stiamo facendo oggi. Credo che la parte pubblica debba esaminare alcune soluzioni ed ipotesi.
Sicuramente, come è già stato detto, l'idea di creare sistemi di welfare, di sostegno per coloro che non hanno lavoro o coloro che perdono il lavoro è una delle prime iniziative a cui pensare. L'altra iniziativa è quella del creare il lavoro.
Sono totalmente d'accordo con il Consigliere Deambrogio, quando diceva che creare lavoro richiede anche un ripensamento su che cosa intendiamo per "creare lavoro". Abbiamo sentito i sostenitori e le sirene delle grandi opere far sentire la loro voce e io dico, e credo che Deambrogio sia d'accordo con me, che ad esempio abbiamo una grand'opera in Italia e in Piemonte, ed è l'opera della tutela e della difesa del territorio. Non vedo perché quando si parla di grandi opere, queste sono sempre dimenticate.
Naturalmente, tutte queste iniziative richiedono risorse e questo è stato già detto.
Concludo ricordando che sono d'accordo con chi ha sostenuto in precedenza che le risorse devono anche derivare dal recupero dell'evasione.
Un articolo di qualche tempo fa sosteneva che dalle indagini della Guardia di Finanza il Piemonte, a livello italiano, ha un poco invidiabile primato.
Infatti, in seguito alle indagini, è stata rilevata una percentuale di evasori fiscali superiore che non nelle altre Regioni italiane. Credo che quando si parla di individuare le risorse, una delle iniziative indispensabili sia collegarle alla lotta all'evasione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Comella; ne ha facoltà.



COMELLA Piergiorgio

Grazie, Presidente.
Ho già avuto modo di scambiare qualche opinione anche con il Consigliere Scanderebech, al di là del fatto che ho firmato anch'io l'ordine del giorno e considero utile un approfondimento intorno all'argomento povertà o, comunque, destabilizzazione, sia sociale sia economica, di grandi masse di cittadini, tra i quali non ci sono più soltanto i soggetti deboli, che comunque dal mio punto di vista sono quelli chiamati, come sempre, a pagare il prezzo più elevato della crisi, ma ci sono anche le fasce centrali, quelli che un tempo si chiamavano i "ceti medi" e che, bene o male, riuscivano a defilarsi quantomeno dai momenti più dirompenti delle situazioni di crisi. Oggi, invece ci troviamo una larghissima fascia di società. Approfondire quest'argomento è indubbiamente utile.
Ciò che vorrei sottolineare ed evidenziare è che commetteremmo un errore se pensassimo di trattare per settori tra loro separati dei fenomeni che penso siano assolutamente conformi, collegati e armonicamente dipendenti l'uno dall'altro.
Mi rendo peraltro conto di non essere il solo, perché ho ascoltato prima il Consigliere Cavallera che sottolineava l'aspetto di "mercato" nella vicenda dell'economia. Noi abbiamo fatto una serie di audizioni dalle quali è emerso che, da parte del mondo delle imprese, l'elemento ritenuto di gran lunga più interessante - fino al punto di essere quasi l'unico - era quello esposto con i vocaboli "liquidità" e "finanza". Per il mondo delle imprese questa è la soluzione per uscire dai guai.
Io sono assolutamente convinto che questa direttrice sia giusta e da perseguire, ma, in qualche modo, anche la Regione deve poter assumere delle iniziative.
Abbiamo ascoltato il 5 novembre la relazione dell'Assessore in merito alle iniziative sul piano finanziario. Tuttavia, le aziende risanate dal punto di vista finanziario, che però non sanno a chi vendere, ad esempio le biro, i portacenere, o, più in generale, i vari oggetti, siano essi materiali o di servizio, non possono lavorare solo per l'esportazione.
Magari avessimo in Piemonte tutto un apparato produttivo che lavora esclusivamente per i francesi, i tedeschi o gli inglesi! Se manca il mercato interno, anche un'azienda risanata è destinata, comunque, a fallire. Ergo, le condizioni del mercato diventano essenziali. Sono l'altra metà...



PRESIDENTE

Collega Comella, le chiedo scusa se la interrompo, ma riterrei opportuna la presenza della Giunta regionale, anche per rispetto dei Consiglieri.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare (fuori microfono)

Sono qua, Presidente.



PRESIDENTE

La pregherei, gentilmente, di accomodarsi nei banchi della Giunta Assessore. Grazie.
Prego, collega Comella.



COMELLA Piergiorgio

Dicevo, la questione dei cittadini visti come mercato, oltre che come soggetti umani che danno il connotato sociale al fenomeno che stiamo affrontando, credo che rappresenti uno dei passaggi essenziali.
Seconda considerazione: mi pare che il dibattito odierno possa essere considerato la prosecuzione della discussione avviata il 5 novembre. Faccio riferimento specifico alla relazione iniziale svolta dall'Assessore Migliasso in quella data, quando, in merito alla questione del disagio economico e alla contribuzione al reddito, fece l'elenco di tutta una serie di passaggi che erano già stati assunti dalla Giunta e che dovevano fare capo al Governo nazionale.
Mi riferisco, ad esempio - li cito per chiarezza espositiva all'allargamento dell'ombrello protettivo: si era entrati nel merito della cassa integrazione ordinaria, ipotizzando 104 settimane in luogo delle 52 proposte; si è parlato di una proroga di 24 mesi per quanto riguarda l'utilizzo della cassa integrazione straordinaria; si è discusso soprattutto, del superamento delle casse integrazioni in deroga, rendendole un fatto ordinarie e di applicazione complessivamente; si è discusso ancora, della possibilità di estendere il sussidio di disoccupazione anche a quella larghissima e crescente fascia di lavoratori che possiamo sinterizzare sotto il vocabolo di "precariato".
Ci aggiungerei un paio di altri elementi che mi sembrerebbero di assoluto rilievo: da un lato, sarebbe opportuno chiedere direttamente al Governo nazionale, che ha steso una legge finanziaria in momenti che non avevano questa drammaticità e questa acutezza di situazioni, di vedere se e di quanto è possibile correggerla, entrando nei meriti specifici degli argomenti e dei titoli. Perché leggere sui giornali di una discussione che riguarda 80 miliardi, senza sapere che indirizzo o che destinazione abbiano... Non sappiamo neppure quanti di questi 80 miliardi siano un'aggiunta o una sottrazione ad altre spese, oppure se siano semplicemente delle ripetizioni di indirizzi di spese già sostenute. Non credo che questi siano argomenti di poco conto.
Lo stesso ragionamento potrebbe valere per le manovre di defiscalizzazione, che sarebbe indispensabile assumere già a partire dalla tredicesima: anche in questo caso si legge sui giornali che forse non ci sarà, ma sarebbe importante proprio per avviare, dalle spese di Natale in avanti, con un minimo di possibilità di riuscita, la questione dei consumi.
Volevo inoltre sottolineare un passaggio che il collega Scanderebech ha fatto nei suoi 23 minuti di introduzione: mi riferisco alla questione del "reddito di cittadinanza".
Sarei interessato a comprendere la dimensione dell'ipotesi, perch francamente, sono perfettamente d'accordo. Già in passato ero d'accordo con lo SMIG - salario minimo garantito - finalizzato a garantire a ciascun cittadino un piede minimo di sussistenza. Trovo qualche difficoltà a collegare questo concetto, che mi sembra molto alto e mi pare un diritto di grand'estensione, ad un soggetto molto piccolo, come può essere l'ente regionale, e non, invece, al Governo nazionale.
Cioè alla Regione dovrebbe competere, dal mio punto di vista, un supporto ad un reddito già esistente, magari un reddito sociale stabilito a livello nazionale. Ma l'istituzione di una forma di reddito di questo genere mi lascia perplesso. Vorrei capire meglio.
Altre due considerazioni in merito alla questione del confronto con il Governo nazionale: penso che la definizione dei contratti di lavoro tuttora irrisolti sia un'altra di quelle questioni che si pongono sul piano del reddito, della capacità di spesa e, quindi, della possibilità di ampliare il mercato, cosi come la questione dei diritti che viene posta ad un livello sempre più basso.
Infine, partendo proprio dalla relazione iniziale che faceva il collega Scanderebech e da quello che abbiamo tutti sottoscritto in quell'ordine del giorno, prendiamo atto che la società si sta sempre più allontanando; la parte in difficoltà semmai raccogliere i ceti medi, oltre a quelli che c'erano già prima.
Esiste un'élite che si rimpicciolisce sempre più, ma che si arricchisce anche sempre di più. Tutti possiamo riconoscere che il fenomeno ha questi connotati: ma che si fa nei confronti di quest'élite? Perché stiamo parlando di quell'altro "pezzo"; ma questo è pieno di soldi! Ho sentito altri colleghi prima di me citare la questione dell'evasione fiscale, di cui non si sente più parlare. Vogliamo riprendere in mano questa macchina? Vogliamo, anche in questo caso, attraverso una posizione generale di questo Consiglio regionale, esprimere una tesi intorno alla ripresa di un'azione contro l'evasione fiscale? Aggiungerei un'ultima considerazione - e concludo - relativa alle rendite finanziarie, che sono determinate proprio dalla "testa del serpente", e alle rendite da lavoro (l'IRPEF).
Sulle rendite finanziarie è prevista una tassazione del 12.5%, mentre superiamo il 23% di tassazione per quanto riguarda il reddito da lavoro. Ha un senso aumentare i prelievi fiscali per questa élite che gioca in borsa e alleggerire la questione, invece, per i lavoratori dipendenti e per i pensionati? Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi parrebbe opportuno iniziare questo intervento dando una serie di definizioni del concetto di povertà, perché altrimenti corriamo il rischio di smarrirci.
chiaro che la povertà ha molti aspetti, tanto che i teorici parlano di "povertà assoluta", che è la definizione classica di povertà, quella legata alla mancanza di risorse. Abbiamo la "povertà relativa", che è quella di gruppi a confronto della società che quindi possono attenersi a questa definizione. Si parla di "povertà soggettiva", quella che ognuno di noi può sentire nei confronti di qualcun altro, perché è quella percepita da ognuno di noi e probabilmente ognuno di noi nei confronti di Agnelli o di Rockfeller è un povero. Poi c'è la povertà umana, che è la mancanza di beni essenziali e di particolare capacità o abilità per soddisfare i bisogni ritenuti fondamentali.
Poi abbiamo tutta una serie di nuove povertà, che sono quelle legate alla condizione di una persona all'interno di un contesto socio-economico o relazionale definito, dove questa persona vive i presupposti dell'esclusione sociale, di fronte al pieno riconoscimento del diritto di cittadinanza. La disgregazione familiare, la disoccupazione, il fallimento economico sono i fattori fondamentali di queste nuove povertà.
Tutta questa serie di povertà, così come sono state definite, sono un fenomeno che si attaglia a tutte le realtà del nostro Piemonte, cioè non solo i grandi centri e non solo una metropoli come Torino trova significativi casi di questi tipi di povertà, ma anche la provincia è pesantemente toccata da queste fattispecie.
Si pensi che nella sola città di Alessandria su 39 mila nuclei familiari, quindi su una popolazione di circa 90 mila persone, ci sono circa 2700 nuclei familiari che stanno al di sotto della soglia di povertà.
Si tratta di circa 6.300 persone, che corrisponde a quasi il 7% della popolazione complessiva. Sta sotto la soglia di povertà, che è quella definita in termini numerici, il reddito di 582 euro per un nucleo di una persona; per un nucleo di due persone, il reddito di 970 euro; per un nucleo di tre persone, il reddito di 1.256 euro e così via.
Se volessimo estremizzare ancora di più il concetto, potremmo dire che in condizioni di estrema povertà, nella sola città di Alessandria - ma se compariamo questo dato con il dato generale del Piemonte diciamo che si avvicina molto al dato generale - troviamo tra il cinque e il 10% delle famiglie al di sotto della soglia di povertà; quindi, 480-600 persone che sono in condizioni di estrema povertà. Quindi, sono al di sotto della soglia, ma ancora di più al di sotto di questa soglia, quindi estrema povertà.
Il fenomeno è un fenomeno reale, che colpisce le zone superinurbate come può essere il capoluogo, ma colpisce anche pesantemente la provincia piemontese, dove si poteva pensare che questi fenomeni fossero meno diffusi.
Del resto, la situazione dei senza dimora sempre nella città di Alessandria è una situazione significativa, perché vi sono 130 persone senza dimora, secondo la Caritas, in città; occupazione di immobili comunali con circa una trentina di persone che sono assistite o dal Comune o dai consorzi sociali. Rispetto a questa situazione, pensiamo che vi siano due tipi di risposte. Il primo tipo di risposta è di aiuto immediato a chi si trova in questa situazione. Così si muovono i consorzi sociali, si muovono i Comuni e le istituzioni con i contributi di mantenimento, con i contributi personalizzati, con i contributi temporanei al bisogno, con le anticipazioni, con i prestiti, con i sostegni e gli assegni di cura, con il sostegno per l'accesso ai servizi, con i contributi per l'affidamento familiare. Tutte attività che servono a contrastare la povertà del singolo.
necessario però che a queste azioni, che vengono svolte in maniera importante - perché le tradizioni sociali del nostro Piemonte sono tradizioni fortunatamente avanzate - e che sono legate alla situazione dei singoli e che risolvono il problema immediato, momentaneo, magari perdurante però legato al singolo, alla famiglia o al piccolo nucleo familiare, siano accompagnate da politiche di aggressione della povertà e di politiche che favoriscano lo sviluppo.
evidente che non si aggredisce la povertà nelle sue radici e nelle sue ragioni più profonde se non si investe in sviluppo. Il nostro Piemonte sta perdendo, a nostro avviso, molto tempo e molti treni non perché non faccia politiche sociali adeguate. Tutte sono migliorabili, ma diciamo che molto è stato impostato e molto si sta facendo, ma stiamo perdendo molti treni perché non facciamo politiche di sviluppo adeguate, non facciamo le infrastrutture, non facciamo politiche di accompagnamento delle aziende non creiamo le occasioni di nuove imprenditorialità. Non abbiamo una politica per il microcredito, non diamo a queste persone la possibilità anche di creare per se stesse la possibilità di superare questa condizione di povertà.
Qui il gioco di scaricare sul Governo tutte le responsabilità, come se un Governo che è operante da circa sei mesi avesse la bacchetta magica, lo strano giochetto dello scaricabarile che state facendo voi, rappresentanti della Giunta o rappresentanti della maggioranza, di imputare ad altri quello che praticate giornalmente, cioè l'effetto annuncio, è un giochetto che non ci porta da nessuna parte.
Sarebbe veramente troppo facile ricordarvi non uno ma cento esempi in cui questa Giunta ha utilizzato l'effetto annuncio per coprire delle gravissime assenze. Ma quante case di quelle 10 mila che dovevate costruire da due anni a questa parte hanno avuto messo il primo mattone? Volete che ve lo dica io? Nessuna.
Quindi, da campioni quali voi siete dell'effetto annuncio, sinceramente non è che possiamo ricevere lezioni sulle azioni più o meno mancanti del Governo. Il Governo sta operando, gli annunci che vengono fatti sono legati a dei provvedimenti che verranno emanati. Date la possibilità al Governo di farli.
Ho citato la questione casa, ma potrei citare la questione infrastrutture o quella del risparmio sanitario, o ancora la questione delle moltissime deliberazioni di spreco che questa Regione ha fatto in questi anni e continua a fare in questi giorni con risorse che potevano essere meglio destinate allo sviluppo del nostro territorio.
Quindi, è inaccettabile che su un discorso così importante, così grave così pesante e così coinvolgente per decine di migliaia di cittadini piemontesi, si faccia poi polemica politica spicciola tanto per cercare di allontanare da se stessi colpe che questa Regione ha. Perché questa Regione, e lo ripeto, non ha saputo, in questi tre anni, né fare politiche di sviluppo né affrontare seriamente la condizione di chi magari non stava in povertà ma subiva una crisi pesante, legata all'aumento dei prezzi legata ad un ceto medio che stava diventando un ceto medio-basso. Ma perch da anni e solo oggi vi accorgete che i prezzi sono in crescita incontrollabile? Perché da anni ci sono in Commissione e in Aula proposte di maggioranza e di minoranza per affrontare la salita dei prezzi e nessuno ha fatto niente e oggi la Presidente Bresso si accorge che bisogna fare questa o quella iniziativa? Oggi, quando ormai il tempo limite è passato non da settimane o da mesi, ma da semestri o da anni.
Quindi, le responsabilità, se andiamo a cercarle, sono veramente molte non sono certo le responsabilità che si possono addebitare a questo Governo, che sta operando e vedremo come opererà. Tutti abbiamo la possibilità di criticare, ma certamente questa Giunta e questa maggioranza che ha creato le condizioni per la mancanza di sviluppo del nostro Piemonte, non è proprio la prima a poterlo fare.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare di "Orta San Giulio" (NO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli alunni della scuola elementare "Orta San Giulio" in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Determinazioni inerenti alle 'Politiche contro la povertà e l'esclusione sociale'" - Presentazione ed esame ordini del giorno n. 1113, 1114 e 1116 collegati (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito in ordine a "Politiche contro la povertà e l'esclusione sociale".
Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Ero già intervenuto sul dibattito generale e avevo indicato quello che ritengo, oggi, uno dei mali più grandi della nostra società: l'egoismo portato alle estreme conseguenze, l'egoismo di chi non pagando le tasse che sono dovute commisurandole al reddito che viene prodotto. Sono felice che molti colleghi hanno ripreso quest'argomentazione e abbiano indicato questa come una delle questioni più urgenti su cui operare.
Quello che mi preoccupa di questa discussione, non solo quella che si svolge in quest'Aula, perché è una discussione che si svolge ormai in tutti gli ambiti della società, da quella della comunicazione al confronto popolare, al dibattito culturale e accademico in cui si cerca, a volte in modo molto variopinto, di affrontare i temi della crisi e individuare la responsabilità, è che vi è anche il contributo di chi oggi ha maggiori responsabilità, data la situazione in cui ci troviamo.
Le responsabilità più grandi sono nel mondo imprenditoriale, non raccontiamoci frottole! È il grande capitale internazionale che ha prodotto questa crisi. È il suo gioco alla speculazione finanziaria, la mancanza di coerenza negli scopi sociali cui sono chiamati coloro che decidono di imprendere. Un imprenditore ha il dovere morale, perché questo è il compito che gli viene affidato dalla società, di investire le proprie capacità e le proprie risorse nella creazione di lavoro, di beni materiali.
Il capitalismo internazionale e anche quello nostrano, negli ultimi anni, si è convertito ad un gioco speculativo e finanziario immateriale completamente avulso da quelle che erano le finalità cui questi signori e signore erano chiamati dalla società italiane e da quella mondiale per creare ricchezza, e dalla possibilità che questa ricchezza fosse ben distribuita.
Non possiamo far finta di nulla, non possiamo, adesso, chiedere di nuovo allo Stato, che ricordo essere sostenuto, nella stragrande maggioranza delle proprie finanze, dal reddito dei lavoratori che hanno pagato l'euro, che hanno pagato l'ingresso in Europa, che hanno pagato il risanamento finanziario italiano e che continuano a pagare il dissesto del bilancio del nostro Stato e, quindi, ai lavoratori, di rimboccarsi le maniche e fare di nuovo sacrifici per superare questa crisi.
Non si può dire, come ha fatto la Presidente Marcegaglia, e come fanno gli imprenditori di questo Paese che occorre, adesso, un intervento pubblico per poi lasciare tra qualche mese le mani libere al settore privato perché il libero mercato e il liberismo sono quelli che producono ricchezza e sviluppo per il pianeta. No! Il libero mercato e il liberismo hanno prodotto il disastro economico disastro economico che oggi ricade pesantemente sulla testa delle donne e degli uomini semplici, di quelli che non hanno capitali finanziari, di quelli che non hanno proprietà, di quelli che non hanno imprese, di quelli che ogni mattina si alzano e con il proprio lavoro creano la ricchezza e lo sviluppo che ha portato il nostro Paese ad essere una grande potenza economica mondiale, e che oggi si trovano di nuovo nel dilemma di rimboccarsi le maniche e salvarsi, oppure cadere nella disperazione! I lavoratori italiani sono lavoratori maturi, che sanno benissimo quello che è il loro dovere e quello che è il sacrificio che dovranno fare così come hanno sempre fatto. Però non si può far finta che non esistano le responsabilità e che oggettivamente manchi un'opinione precisa del mondo industriale.
Cosa stanno facendo? Quanto stanno mettendo mano al portafoglio? Non è vero che questa crisi colpisce tutti allo stesso modo. Non è vero! Un conto è essere colpiti quando si ha un salario di 1.200/1.300 euro; un conto è essere colpiti quando si hanno rendite finanziarie di alcuni miliardi di euro l'anno; un altro conto è essere colpiti quando non si ha la certezza del proprio futuro; un altro conto ancora è sapere che qualunque sia il futuro, questi signori avranno le spalle coperte e non subiranno mai momenti di difficoltà come quelle che stanno subendo le famiglie italiane.
Il dovere di un Governo nazionale non dovrebbe essere quello di indicare soluzioni "tampone", che vengono - guarda caso - proposte come eque, equamente distribuite tra il sostegno all'imprenditoria privata e il sostegno alle famiglie dei lavoratori, ma dovrebbe essere quello di dire: "Prima di tutto vengono le imprese. Prima di tutto viene la responsabilità sociale delle imprese".
Dov'è la responsabilità sociale di queste imprese? Quanto stanno facendo questi signori con i loro capitali, con la loro potenza a livello internazionale nella competizione del nostro sistema economico per sostenere la ripresa economica del nostro Paese e per sostenere il reddito dei lavoratori? Nel 1950 il rapporto tra il reddito di un lavoratore dipendente e il reddito di un dirigente di industria o di un capitano di industria era circa di uno a 120. Adesso il rapporto si è spostato da uno a 680. Il lavoratore guadagna un centesimo; un imprenditore, un dirigente di industria guadagna 680 centesimi. È un mondo giusto questo? È un mondo che possiamo accettare? Un mondo cui non dobbiamo richiamare un senso di responsabilità e di maggiore equità nella distribuzione di queste ricchezze? Questa crisi economica non è figlia dell'oggi. È figlia di almeno un ventennio di mancanza di capacità imprenditoriale e di speculazione finanziaria che adesso ricade sulla testa di chi ha meno.
Questa Regione ha il dovere di investire tutte le risorse che può avere libere nel sostenere le persone in carne ed ossa: i lavoratori e le lavoratrici piemontesi. Ha il dovere di richiamare il sistema industriale di questa Regione ad un senso di maggior responsabilità e di maggiore concretezza, cosa che io non sento dal centrodestra. Non basta fare l'elenco dei poveri senzatetto, caro collega Botta.
Cosa abbiamo fatto in questi ultimi vent'anni per risolvere il problema dei senzatetto e dei poveri? Quante risorse sono state impiegate nei dieci anni della Giunta Ghigo per sostenere la povertà di questa Regione? Quanti interventi si sono fatti in favore delle famiglie meno abbienti? Quanti interventi si sono fatti in favore dei salari? Nessuno! Noi abbiamo iniziato con serie politiche di risanamento dei conti delle nostre famiglie e di sostegno ai loro redditi. Abbiamo iniziato riparlando nuovamente di un piano casa che permette, nel giro di qualche anno, di avere abitazioni pubbliche a prezzi convenzionati. Abbiamo iniziato reinvestendo importanti risorse nel sistema scolastico pubblico per garantire l'istruzione ai giovani piemontesi. Sono passi concreti, passi concreti che il Governo nazionale non sta facendo.
Allora è bene, e lo dico con grande correttezza, collega Scanderebech che potrei votare il suo ordine del giorno. Però lei deve scegliere da che parte stare. Lei, se dice questo, non può scegliere di stare dalla parte di coloro che in questo momento hanno gli occhi puntati solo sugli interessi industriali e degli imprenditori. Bisogna stare dalla parte giusta collega. Bisogna stare dalla parte della gente in carne ed ossa, di quella che lavora e che lei, sicuramente, rappresenta, perché ha tante preferenze in questa nostra città. Allora, occorre che da parte sua ci sia una seria concreta presa di coscienza. Da quella parte lì si può solo fare gli interessi di chi, oggi, sta facendo pagare la crisi ai lavoratori! Deve scegliere, collega! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

A me non accadrà di fare il Consigliere per trent'anni, sicuramente.



(Commenti del Consigliere Robotti)



PRESIDENTE

Chiedo scusa dell'intemperanza del collega Robotti, che tendono a sottrarre tempo.



DALMASSO Sergio

Abbiamo discusso per un giorno e mezzo della tematica lavoro e il Consigliere Scanderebech ci porta a farlo ancora oggi, sottolineando alcuni punti.
Siamo davanti ad una disoccupazione di massa che sta diventando drammatica, davanti ad una povertà - si può usare questo o altri termini collega Moriconi - che anche negli indici compare. Gli indici ISTAT parlano di otto milioni di poveri in questo paese, uno su sette, li vediamo quotidianamente rovistare nei cassonetti per la strada. Per gli anziani il problema della pensione che non basta diventa un problema grave e per i giovani questa precarietà diventa un problema endemico. Non era così quando ero ragazzino io, che sono nato in anni certamente difficili, ma in cui la prospettiva di una vita migliore rispetto a quella dei propri padri era comunque ovvia. Non è così oggi, perché una qualunque inchiesta condotta tra i giovani può rivelare quello che pensano, che avranno una vita più difficile e complessa, con problemi più gravi di quelli dei propri genitori.
Per quanto riguarda la natura di questa crisi, che tutti hanno definito finanziaria, che sostanzialmente sta diventando anche strutturale, ci sono anche analisi di altro tipo - io non ho certo la capacità per svolgerla che la vedono come la classica crisi di sovrapproduzione, che è stata bloccata e corretta per alcuni anni con forti iniezioni finanziarie e che si rivela oggi nella sua natura classica di crisi di sovrapproduzione, come fu quella del 1929, poi corretta con meccanismi keynesiani, che oggi non esistono più.
In questi anni si è manifestata una redistribuzione di reddito. Negli anni '70, vi fu in particolare in Italia, come nell'Europea intera un'incursione operaia che spostò reddito. L'Italia, a metà anni '70-fine anni '70, era un paese in cui i rapporti erano profondamente cambiati, non dal punto di vista politico, ma del reddito.
Dagli anni '80, e maggiormente in questi ultimi, sappiamo tutti quanto la situazione si sia capovolta. La battuta che comunemente si fa è che "i ricchi diventano sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri", come denotano i consumi stessi, perché alcuni consumi di lusso non subiscono crisi: per esempio, quest'anno il Salone della nautica di Genova è andato estremamente bene. Quindi, una serie di consumi di grande lusso continuano mentre mancano alcune cose fondamentali.
Voglio ricordare le ricette seguite in questi anni, che hanno sempre parlato di tre fatti. In primo luogo, da Reagan in avanti, l'esaltazione di un meccanismo liberista. Qualcuno ricorderà l'edonismo reaganiano di televisiva memoria (1985), per chi può ricordare questi anni lontani, che ci veniva presentato come quello in cui sarebbero cresciuti i redditi per tutti, in cui ci saremmo levati dai lacci e lacciuoli che ci avevano bloccati fino a quel tempo.
Qualcuno ricorderà che le varie riforme pensionistiche sono sempre state presentate come sostanzialmente risolutive: "Ci vuole una bella botta oggi e poi le cose andranno bene", ma sappiamo tutti che non è stato così.
Per anni, in Italia, c'è stata una campagna che addebitava l'inflazione e una serie di mali profondi alla presenza della scala mobile, che è stata colpita di quattro punti nel 1984. Allora vi fu una risposta molto forte anche se, purtroppo, perse l'anno dopo, ma venne colpita drammaticamente e frontalmente per sempre nel 1992-1993 con gli accordi di luglio, quello del 31 luglio il primo anno e quello a metà luglio l'anno dopo. Tutto questo venne anche commisurato ad alcuni parametri europei che l'Italia doveva rispettare, mi riferisco ai parametri di Maastricht e al rapporto debito PIL.
Oggi tutti dicono, con nostra sorpresa lo dicono anche alcuni economisti, che questo rapporto, che sembrava vincolante, si può anche sfondare, ma quando noi, due anni fa, abbiamo chiesto che le misure che il Governo Prodi assumeva con la prima legge finanziaria fossero spalmate su un numero di anni maggiori siamo apparsi come i soliti pazzi ideologici e sfasciacarrozze che volevano distruggere questo paese.
Sono state presentate misure di vario tipo: il controllo dei prezzi, la vendita di alcuni prodotti a prezzi minimi, il last minute market che ritengo di grande importanza, la "borsa della spesa", alla quale anche in questa città hanno aderito alcuni negozi e magazzini e, infine l'iniziativa "pasto completo", con il quale a sei euro si forniscono dei prodotti minimi. Il Consigliere Cavallera ricordava come i banchi alimentari potrebbero vendere a prezzi diversi. Insomma, tutto questo ritengo sia di grande utilità.
Le proposte del Consigliere Scanderebech sono eversive per alcuni punti, perché, sostanzialmente, parla di una forma di salario minimo, che ricordo esistere in alcuni paesi. È stata ricordata la Francia con il cosiddetto SMIG o salario minimo intercategoriale, che consente di avere un minimo di base per tutti, un salario sociale o reddito di cittadinanza che dir si voglia.
Anche qui, quando in altri anni abbiamo proposto qualcosa di simile siamo stati accusati, a destra e a sinistra, di volere una sorta di assistenza, di volere estendere uno Stato improduttivo e assistenziale, che non era assolutamente capace di produrre, di correre dietro alle modernità al nuovo, a quello che, invece, era il fondamento di un'economia. Il fatto che oggi tutti riconoscano la necessità di interventi da parte dello Stato è abbastanza nuovo, ma alcuni professoroni o giornalisti, che prendono migliaia di euro ogni rigo che scrivono, dovrebbero come minimo dimettersi dai loro incarichi, dopo aver detto cose diverse da quelle pronunciate oggi, senza darci lezioni continuamente.
Le proposte complessive già formulate da altri toccano il problema dell'evasione fiscale, il cui controllo mi sembra abbia prodotto non poche proteste anche negli ultimi anni. In molti paesi, ormai, le proteste antifisco producono anche risposte politiche ed elettorali di non poco conto. Anche per quanto concerne il problema delle rendite, quando al precedente Governo abbiamo proposto che si portasse al 20% la tassazione delle rendite, proponevamo quanto non poteva essere sostenuto, che avrebbe colpito dei ceti, quando questo si discuteva a livello europeo e il problema dell'Europa ci è stato proposto come slogan moltissime volte.
Davanti a questo il Governo risponde con dei tagli e una proposta di privatizzazione di settori importanti della scuola e della sanità - abbiamo letto gli interventi in cui si parla di un 40% di sanità che deve diventare privata - con l'acquiescenza totale alle politiche confindustriali, che mettono in discussione il contratto nazionale, creando una situazione drammatica, in cui le categorie e i settori più deboli saranno ulteriormente penalizzati, perché non avranno protezione alcuna da norme poste a livello complessivo, come già avviene per moltissimi fatti.
Ora, noi pensiamo che questa sia una grande crisi e che alcune misure debbano essere prese. Eravamo molto preoccupati che anche in certe audizioni - il Consigliere Moriconi potrà confermarlo - davanti a questa grave difficoltà, alcune questioni ambientali venissero sostanzialmente aggirate. Occorreva fare una serie di opere, andare a toccare alcuni piani regolatori e altre forme di questo tipo perché questo, ancora una volta avrebbe garantito occupazione. Noi pensiamo esattamente il contrario: da 20 e più anni i piani della Lega Ambiente e altri ritengono che la difesa ambientale possa essere anche strumento di una nuova occupazione e che la scelta di energie diverse da quelle tradizionali possa avere funzioni di questo genere.
In questi anni, molte delle scelte di questa Regione sono giustamente state orientate sui temi di innovazione e ricerca. Siamo oggi davanti ad una priorità drammatica sociale e, forse, anche in questo ultimo bilancio occorrerebbe modificare la barra, almeno in parte, e rivolgere maggiormente attenzione a queste tematiche sociali.



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



PRESIDENTE

Collega Scanderebech, è già intervenuto sul dibattito.



PRESIDENTE

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



PRESIDENTE

Per fatto personale!



PRESIDENTE

Collega Scanderebech, è intervenuto sul dibattito, adesso ci sono ancora alcuni interventi.
Se non ci sono colleghi che desiderano intervenire, passiamo alla votazione dei tre ordini del giorno, che risultano presentati e distribuiti a tutti i Consiglieri: l'ordine del giorno n. 1113 è a firma del Consigliere Scanderebech; l'ordine del giorno a prima firma del Consigliere Bossuto è il n. 1114; l'ordine del giorno a prima firma del Consigliere Larizza è contrassegnato con il n. 1116.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1113 del Consigliere Scanderebech, inerente a "Contrasto alla povertà diffusa".
La parola al Consigliere Scanderebech per l'illustrazione.



SCANDEREBECH Deodato

Ringrazio tutti i colleghi, ringrazio l'Aula che, finalmente si è espressa e ha affrontato il dibattito sulla questione della povertà.
Mi sono permesso di fare uno schema per distinguere le diversità ma soprattutto, per spiegare bene la differenza e perché ho chiesto un Consiglio straordinario solo sulla povertà e non sullo sviluppo dell'occupazione, per il quale avevamo già fatto un dibattito di alto livello.
Ritorno alle problematiche dell'ordine del giorno e a quello che si è detto oggi in Aula. Mi riferisco, in modo particolare, agli ultimi interventi, quello del Consigliere Comella che metteva insieme lavoro sviluppo e occupazione con povertà che fanno tutti capo alla crisi globale.
chiaro che rientra sotto il tema della crisi, ma si è voluto approfittare di fare un Consiglio straordinario sulla povertà per parlare di welfare e di politiche del lavoro relative alla regione Piemonte. Anche l'Assessore ha fatto un quadro molto importante, evidenziando le risorse a disposizione.
Penso di aver svolto anche io la mia parte. Con questo ordine del giorno si vuole impegnare la Giunta od occupare maggiori risorse per contrastare il fenomeno della povertà.
Al Consigliere Robotti che mi chiedeva da che parte sto, rispondo che sto dalla parte dei cittadini, dalla parte di coloro di cui noi tutti dobbiamo fare gli interessi. Il problema della povertà è un problema politico e sociale, ma non è un problema di bandiera politica. È un problema a cui tutte le istituzioni devono dare delle risposte concrete, in un momento così delicato, dove nella fascia della povertà, la cosiddetta fascia grigia che molto bene ha delucidato l'Assessore Migliasso, ci sono oggi 130 mila famiglie piemontesi (dato riferito al 2007).
Noi dobbiamo interessarci di questo, Consigliere Robotti. Non dobbiamo interessarci delle strategie politiche che il Consigliere ci farà oggi o domani. Voi tutti ne siete testimoni. Avete visto che il sottoscritto, in questi ultimi tempi, non è stato affascinato dalla strategia politica, n dal sapere dove andrà l'UDC. Piuttosto, è stato affascinato più dai problemi sociali ed economici della qualità della vita dei nostri cittadini. Indipendentemente dalla bandiera politica per la quale correr nelle campagne elettorali, caro Consigliere Robotti, metterò al primo posto l'interesse dei cittadini. Nessuno mi può togliere questa idea dalla testa.
Questo mi ha portato, in passato, ad entrare in contraddizione anche con chi faceva parte della mia stessa bandiera politica. Insegnamenti di questo tipo non ne prendo da nessuno né, tanto meno, da una persona intelligente come il collega.
Oggi non dobbiamo parlare di noi, ma dei problemi dei cittadini piemontesi. Oggi ho fatto delle proposte serie, concrete. Il reddito di cittadinanza, citato per ultimo dal collega Dalmasso, è un reddito che è già stato adoperato in alcune Regioni. Si è già tentato di adoperarlo in alcuni Comuni, senza averne le risorse - purtroppo, aggiungo - tipo Collegno e Nichelino. Nel Friuli Venezia Giulia lo adoperano, hanno grosse difficoltà ad adoperarlo in Campania.
Quello che volevo sottolineare ai colleghi è che lo stesso problema si era già posto esattamente nel 2003 su Il Sole 24 Ore con un articolo molto bello. In quell'articolo si evidenziava che, in una società evoluta, dal punto di vista economico e dei consumi, come gli Stati Uniti, nasceva la necessità di un reddito sociale che desse una risposta ai diritti perch come diceva giustamente in un passaggio il Consigliere Moriconi, ci sono dei diritti che devono essere rispettati. Infatti, il reddito di cittadinanza è il minimo vitale per sopravvivere, in attesa di un posto di lavoro. Non c'è solo la mia proposta, ho anche avanzato la proposta di un emendamento programmatico sulla finanziaria che prevede tutte quelle necessità urgenti su cui dobbiamo intervenire.
Condivido, e mi riallaccio al Consigliere Larizza, alcuni correttivi del mio ordine del giorno, e riprendo quello che ho detto all'inizio: lo Stato, questo Governo, non ha dato nessuna risposta. Non dobbiamo dolerci per quello, lasciamo che lo Stato faccia lo Stato e la Regione la Regione quindi dobbiamo dare delle risposte.
Condivido alcune modifiche del mio ordine del giorno e voterò gli altri ordini del giorno, mi sembra scontato. Ad ognuno di voi la possibilità di decidere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Larizza; ne ha facoltà.



LARIZZA Rocco

Come avevo già anticipato al Consigliere Scanderebech, sono d'accordo di votare l'ordine del giorno. Se è possibile, vorrei aggiungere nel dispositivo, nella seconda riga, dopo "2009" la frase "da aggiungere a quelli ben più consistenti che dovrà stanziare il Governo nazionale".
Se la portata della crisi è quella che ci siamo detti e che il Consigliere ha sottolineato, dobbiamo cercare di far convergere tutte le risorse in questa direzione. Un Ente, da solo, rischia di fare solo propaganda, per tanto che impegni.
Con questa ipotesi, se è accolta dal firmatario dell'ordine del giorno dichiaro il voto favorevole.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, mi pare che lei accolga la richiesta avanzata dal Consigliere Larizza, pertanto il testo, dove riporta le parole "impegna la Giunta regionale" va letto "a liberare ed impiegare risorse tramite la legge finanziaria-bilancio di previsione per l'anno 2009, da aggiungere a quelli ben più consistenti che dovrà stanziare il Governo nazionale".
Il Consigliere Scanderebech accetta la riscrittura.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1113, come modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la grave crisi che investe il sistema creditizio e finanziario sta contagiando l'economia reale innescando una pesante fase di recessione economica e sociale considerato che quanto sta ora accadendo nel mondo impone un piano d'intervento urgente ed efficace per far fronte alle conseguenze derivanti dagli eventi che negli ultimi anni hanno inflitto un duro colpo al nostro territorio, in particolare alla parte più vitale della regione cioè il mondo del lavoro, dell'impresa e dei consumi, causando l'impoverimento di tutte le famiglie, anche quelle appartenenti al ceto medio accertato che, secondo i dati ISTAT, in Piemonte vi sono 1.963.082 famiglie e la popolazione residente è di 4.352.828 cittadini. L'incidenza di povertà relativa è del 6,6%. Ben 129.563 famiglie sono indigenti e 287.266 cittadini piemontesi sono poveri. L'ultimo rapporto dell'Osservatorio del Nord-Ovest denuncia che, a sorpresa, il 13,6% delle famiglie torinesi intervistate ha una qualche difficoltà ad arrivare alla fine del mese; la situazione è più rischiosa per i nuclei composti da 3 membri, infatti, il 57,7% degli interpellati soffre e ha problemi durante la quarta settimana.
Inoltre, più del 40% delle persone dichiara che è solito ridurre il consumo di carne, pesce e verdure, a causa del caro vita;stabilito che le nuove povertà, sulla base dei dati sopra citati, sono un fenomeno che non riguarda solo soggetti in condizioni di totale indigenza (che tradizionalmente trovano sostegno nei programmi d'intervento assistenziale pubblico), ma anche le ampie fasce di popolazione che sono colpite dagli alti costi necessari per pagare i mutui e gli affitti delle case l'istruzione dei figli, i beni di prima necessità, le cure sanitarie e tutto ciò che gli possa permettere la conduzione di una vita dignitosa rilevato che la ricchezza si accumula in una fascia di popolazione sempre più elitaria, mentre per converso la classe media si assottiglia e tende in misura sempre maggiore, a scivolare nella condizione di vera e propria povertà ed emergenza. Le nuove povertà sono quelle delle disoccupate e dei disoccupati, delle lavoratrici e dei lavoratori precari ed occasionali delle pensionate e dei pensionati con una capacità d'acquisto drasticamente ridotta, delle ragazze e dei ragazzi senza sicurezze sul loro presente e sul loro futuro;attestato che le istituzioni pubbliche e le forze politiche verrebbero gravemente meno ai loro compiti istituzionali, se non fossero in grado di elaborare e mettere in atto provvedimenti specifici idonei a far fronte e impedire il deterioramento ulteriore della già drammatica situazione attuale, scongiurando così un'eminente depressione che potrebbe scaturire dopo la già presente recessione constatato che è necessaria un'attenta analisi sulle misure che il Governo della Regione ha previsto e attuato in questi ultimi anni, per poterne verificare l'efficacia e l'efficienza in termini di ricadute sul contrasto alla povertà impegna la Giunta regionale a liberare e impiegare risorse, tramite la legge Finanziaria e il Bilancio di previsione per l'anno 2009, da aggiungere a quelli ben più consistenti che dovrà stanziare il Governo nazionale, in grado di rispondere adeguatamente alla crisi con ampie strategie di sviluppo del Piemonte, a partire dell'individuazione di incisive politiche per sconfiggere il fenomeno sempre più diffuso della povertà".
Il Consiglio approva.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 1114 dei Consiglieri Bossuto, Comella, Auddino, Dalmasso, Spinosa, Cavallaro, Pace, Leo Turigliatto, Deambrogio, Barassi, Larizza, Laus, Scanderebech, Casoni Rostagno, Rossi, Dutto, Cirio, Lupi e Pedrale, inerente a "Estensione ammortizzatori sociali a lavoratori nei settori servizi e commercio".
La parola al Consigliere Bossuto per l'illustrazione.



BOSSUTO Iuri

Volevo spiegare che questo ordine del giorno nasce proprio dalla VII Commissione. Infatti, raccoglie le firme di quasi tutti i Consiglieri tranne gli assenti al momento della raccolta firme.
In realtà, è un invito a potenziare quanto esiste già. In un colloquio con l'Assessore si illustrava quale fosse lo stato attuale degli ammortizzatori sociali nel settore commercio e servizi, che non sono del tutto privi di ammortizzatori, perché alcuni di questi ammortizzatori agiscono già su questi settori, come spiegava l'Assessore.
Il nostro invito, a questo punto, è di tentare in qualche modo di attivarsi affinché il Governo aumenti le garanzie in favore di questi settori.
Grazie.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1114, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premessa la grave crisi occupazionale ed economica che attualmente vive la nostra Regione, tristemente rappresentata dai circa 12.000 lavoratori piemontesi posti in cassa integrazione straordinaria considerato che sono sempre più le attività aziendali che chiudono, o si trasferiscono altrove, consegnando ad un futuro incerto migliaia di lavoratori anche nei settori regolati dai contratti dei servizi e del commercio preso atto che la vicenda Motorola in Torino, che ha comportato l'uscita dal lavoro di centinaia di dipendenti, e ultimamente la riduzione di personale (di cui 28 a progetto e 40 a tempo indeterminato) presso l'Azienda Gabetti, pongono il problema inerente l'assenza di ammortizzatori sociali per chi opera nel settore commercio e servizi evidenziato che sembrano emergere differenze sostanziali nel mondo di chi perde la propria occupazione, specialmente tra chi può godere un minimo di assistenza e chi no chiede alla Giunta di intervenire presso il Governo per far sì che si estendano gli ammortizzatori sociali, derivanti da aziende in crisi o chiuse, a tutte quelle categorie ad oggi escluse, quali il settore commercio, il settore servizi: realtà che oggi non ne usufruiscono".
Il Consiglio approva.
Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 1116 dei Consiglieri Larizza Travaglini, Auddino, Ferraris, Muliere, Caracciolo, Cavallaro, Pace Reschigna, Laus, Moriconi, Bizjak, Motta, Comella, Boeti, Manolino Bossuto, Valloggia, Dalmasso, Deambrogio, Barassi, inerente a "Tutela delle lavoratrici e dei lavoratori precari".
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 1116, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la crisi finanziaria ha ormai coinvolto l'economia reale rendendo esplicita una recessione di portata superiore al previsto il fallimento di un sistema economico, che ha assunto come parametro il rendimento finanziario a scapito della produttività del lavoro, è ormai riconosciuto quasi da tutti da questa crisi recessiva sta emergendo un aumento della disoccupazione che aggraverà una già diffusa condizione di povertà che coinvolge molte famiglie italiane i primi ad essere colpiti sono i lavoratori precari, privi di qualsiasi protezione, dunque soggetti ad essere licenziati più facilmente, come dimostrano i dati dell'ultimo periodo le condizioni del lavoro precario, che coinvolgono molti lavoratori soprattutto giovani, presentano le stesse problematiche sia nel settore pubblico sia in quello privato impegna la Giunta regionale ad agire di intesa con gli altri livelli istituzionali, in primo luogo con il Governo nazionale, per estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori precari, contribuendo così a sostenere i consumi, condizione necessaria anche per la ripresa produttiva".
Il Consiglio approva.


Argomento: Nomine

Nomine - Proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame del punto 6) all'o.d.g., che reca: "Nomine".
Devo fare una rettifica, perché nella seduta del Consiglio Regionale di martedì scorso non si è proceduto alla proclamazione di una delle nomine votate. Occorre, pertanto, procedere alla proclamazione della seguente nomina: "Collegio Universitario 'Renato Einaudi'" - Consiglio di Amministrazione (articolo 9, Statuto dell'Ente) nomina di un rappresentante (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 226-48779 del 18 novembre 2008) Proclamo nominata, quale rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione del Collegio Universitario "Renato Einaudi", la signora Galasco Valentina.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Proseguimento esame disegno di legge n. 357, inerente a "Promozione e sviluppo del sistema fieristico piemontese"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 357 di cui al punto 7) all'o.d.g.
Nella seduta pomeridiana del 17 giugno 2008 è stata svolta la relazione da parte del Consigliere Travaglini.
Apriamo la discussione generale.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Questo è un provvedimento che è stato adeguatamente discusso in Commissione e comunque viene a colmare una necessità di legiferazione da parte della Regione.
una legge che, per certi versi, è impostata su alcune definizioni in ordine ai soggetti che operano nella filiera fieristica e che distribuisce le competenze tra la regione e gli Enti Locali, stabilendo modalità e demandando poi ad una deliberazione e a degli atti amministrativi la regolamentazione di dettaglio.
chiaro che il settore fieristico è in evoluzione, nel senso che sempre meno sono appetibili, o necessarie, o utili, o richieste le fiere di tipo tradizionale e sempre di più si parla di servizi di promozione o servizi fieristici alle imprese, in un'ottica che non è limitata solo al periodo espositivo, ma, accompagnando coloro che espongono nelle manifestazioni di carattere generale, sono presenti in quelle mostre mercato settoriali, e poi ovviamente spingono e puntano (forse, è il termine più esatto) ad una presenza più stabile sui mercati. Oggi la dimensione è internazionale e, quindi, le fiere più rinomate e più rilevanti a livello nazionale hanno servizi di questo tipo.
Quando seguivo il settore agroalimentare, ero attento, come Assessore regionale, a conoscere tutte le opportunità, come ad esempio, Verona Fiere per quanto riguarda l'agricolo e l'agroalimentare, che andava in Estremo Oriente. Ci preoccupavamo di mettere i soggetti che esponevano a Verona Fiere in condizione di conoscere tutte quelle che erano le opportunità che emergevano durante l'anno.
Sostanzialmente, dobbiamo essere molto chiari e anche rigorosi nelle classificazioni, perché giustamente il Consiglio regionale deciderà di stabilire di demandare a livello locale la classificazione di "fiera locale". Questa ovviamente è una competenza dei Comuni e non può essere diversamente, perché è necessaria anche una certa autonomia e libertà di azione, mentre per quanto riguarda le fiere di rilievo regionale, nazionale e internazionale, ovviamente, è una competenza della Regione, che però, a mio avviso, deve essere gestita con un certo rigore, proprio per una serietà rivolta al mercato fieristico, in modo tale che se ci si rivolge ad una fiera internazionale, in cambio di determinati oneri si riceveranno determinati servizi e livelli, così come avviene in campo turistico con la classificazione delle strutture ricettive (due, tre, quattro e cinque stelle).
Detto questo, rilevo che, per certi versi, il testo normativo ha una dinamica obbligata per quanto riguarda l'articolato. Credo, però, che possano essere ancora introdotte delle puntualizzazioni a livello normativo e a livello gestionale da parte della Giunta o dell'Assessorato.
Per le ragioni che ho precisato, quindi, è molto importante la sinergia, ossia il collegamento tra gli operatori fieristici - che possono essere pubblici o privati, a seconda delle situazioni che vi sono o delle iniziative che verranno intraprese - e gli operatori (non tanto quelli singoli, ma quelli associativi) che rappresentano le diverse categorie interessate al sistema fieristico.
Auspichiamo, quindi, non tanto un sistema fieristico finalizzato ad avere "la riga sul cappello" o l'iniziativa fine a se stessa, ma un sistema fieristico utile, una sorta di servizio alle nostre imprese.
Non a caso, abbiamo un sistema produttivo regionale che ha molta propensione all'esportazione; dunque, l'aspetto dell'internazionalizzazione della nostra economia nei due sensi è un elemento molto importante.
Giustamente, vi sono degli articoli e dei passaggi nella legge che trattano anche il sostegno alla presenza di attività fieristiche all'estero, per cui credo che, proprio sotto questo profilo, ci possa essere un impegno da parte dell'Assessore.
Devo dire che, essendo una legge attuativa di un vuoto normativo, che nasce dal trasferimento alla Regione di competenze di questo tipo, gli impegni gestionali della Giunta - magari l'Assessore in sede di replica potrà precisare meglio - potrebbero essere significativi per quanto riguarda il nostro atteggiamento.
Non dimentichiamo che il sistema fieristico torinese si è riorientato come tutti sappiamo, con nuovi operatori.
Per quanto riguarda le iniziative pubbliche, ricordiamo Expo Piemonte Valenza, rivolto, in primis, al settore della gioielleria, che è un veicolo di promozione molto importante per tutta la nostra produzione di qualità per la penetrazione sui mercati internazionali che ha questa produzione e per la riconoscibilità come prodotto italiano made in Italy, ma anche attraverso Valenza, made in Piemonte.
Forse, meriterebbe, anche in questa sede, un minimo di puntualizzazione o comunque di impegno a non considerare concluso l'impegno della Regione con l'attivazione della bellissima struttura che ha inaugurato la Presidente, ma che avevamo iniziato già in epoche precedenti: lo sottolineo non per narcisismo, ma perché l'impegno non tanto di noi pubblici amministratori, ma soprattutto della categoria, è durato anni. L'Assessore era presente, quindi ha potuto toccare con mano la realtà.
Adesso, in quest'ottica, verrà il bello. Bisognerà raccordarsi - credo che non si debba essere velleitari - con quanto accade nelle Regioni confinanti. Ricordo, ad esempio, il grosso polo fieristico lombardo di Rho quindi verso il Piemonte; le iniziative fieristiche di Bologna, che tradizionalmente, sono consolidate in determinate direzioni (cito solo quella dei motori, dell'automobile, ma ce ne sarebbero ovviamente tante altre). Abbiamo, insomma, le nostre specificità, che vanno difese e salvaguardate. L'utilizzo del centro fieristico per il Salone del Gusto, ad esempio, è diventato un appuntamento, così come tante altre iniziative.
Se riceveremo le rassicurazioni che prima auspicavo da parte dell'Assessore, sarà senz'altro una legge che potremo sostenere, con un rinvio, mi auguro il prima possibile, alle delibere attuative in sede di Commissione, perché ovviamente si registra già un certo ritardo nel mandare avanti questa normativa, anche se, a suo tempo, sotto questo profilo, aveva già lavorato il collega Caracciolo.
Siamo, comunque, non dico fuori tempo massimo, ma in un momento nel quale la situazione internazionale non è certo delle migliori. Per certi versi, può essere un vantaggio, ma anche uno svantaggio: se ci sarà un forte impegno, potrà diventare un vantaggio e un ulteriore stimolo per la promozione delle nostre produzioni e anche per l'internazionalizzazione della nostra economia. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Cavallera, anche per lo scrupoloso rispetto del tempo come sempre peraltro.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai componenti dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Bocciofila "A. Ponchielli" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i componenti dell'Associazione Sportiva Dilettantistica Bocciofila "A. Ponchielli" di Torino in visita al Consiglio regionale. Mi auguro che la visita possa essere di vostro gradimento.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Proseguimento esame disegno di legge n. 357, inerente a "Promozione e sviluppo del sistema fieristico piemontese" (seguito)


PRESIDENTE

Vi sono altre richieste di intervento in merito all'esame del sul disegno di legge n. 357, "Promozione e sviluppo del sistema fieristico piemontese"? Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi pare che il disegno di legge che andiamo ad esaminare sia importante, perché potrebbe diventare rilevante per l'economia regionale il contributo che può offrire il sistema fieristico.
Grazie ad alcuni studi compiuti sulla rilevanza di una fiera, sappiamo che l'indotto creato da una manifestazione fieristica è dieci volte più grande rispetto all'incasso della fiera ricavato con la semplice vendita agli operatori degli spazi o dei biglietti (insomma con i proventi diretti della fiera). Perché, evidentemente, ogni manifestazione fieristica, in particolare quelle riservate agli operatori, ma anche alcune fiere cosiddette generaliste, mettono in moto un insieme di economie del territorio che rappresentano uno dei momenti più significativi di questa azione economica.
La legge regionale che andiamo ad esaminare risponde sicuramente alle necessità di svecchiamento e di aggiornamento della nostra normativa di settore; una normativa che risale ad una ventina di anni fa e che è necessario rendere più compatibile anche con gli indirizzi di politica europea. È chiaro che i principi di libera iniziativa fieristica e la rimozione degli ostacoli all'effettiva applicazione di tali principi riguardano, in particolare, i richiami che l'Unione Europea fa su questa materia e in questi temi. Quindi, è evidente che non possiamo che conformarci agli impegni dell'Unione Europea: libertà di circolazione e relativi impegni che riguardano la libertà di circolazione naturalmente dei partecipanti alle fiere, ma anche di coloro che possono organizzare fiere su tutto il territorio della UE, così come libertà di circolazione sullo stabilimento di fiere e sulla concorrenza.
chiaro che questo quadro generale, che naturalmente va rispettato vale per la nostra Regione come per tutte le altre, perché una legislazione avanzata sulle fiere ce l'hanno già Regioni come il Veneto, la Lombardia e ancora, ma anche altre Regioni con cui noi ci confrontiamo di più sul mercato fieristico, che è un mercato molto difficile e competitivo.
Non è un caso che il capoluogo del Piemonte, Torino, soffra in questo settore in maniera pesante. Non è un caso che la mano pubblica abbia dovuto lasciare spazio alla mano privata in questo settore, perché il momento fieristico è un momento che risponde a regole sue proprie, è un momento fondato sulle reti lunghe o sulle reti corte, è un momento che necessita per svilupparsi di tutta una serie di servizi collegati, di servizi in particolare di trasporto, ma non solo. È un momento che talvolta è legato ad un sistema territoriale avanzatissimo.
Pensate che Las Vegas, che è una città che evidentemente non gode di nessun distretto né agricolo né industriale né artigianale, è oggi però uno dei centri fieristici più importanti del mondo proprio perché può mettere a disposizione degli operatori e dei visitatori un insieme territoriale (aeroporti, strade, alberghi, capacità di ospitalità, casinò ed intrattenimento) che la rende una delle mete - può sembrare strano, ma è così - più importanti del mercato fieristico internazionale. La competizione fieristica non è la competizione tra Torino e Caluso. La competizione fieristica è la competizione fra grandi sistemi territoriali.
Quindi, è chiaro che, accanto a questa vocazione che le fiere hanno di grande attività terziaria, che innescano meccanismi di moltiplicazione pari a dieci volte rispetto agli interessi specifici della fiera, vi è da considerare che il sistema fieristico regionale avvantaggia il territorio non solo con le ricadute dello stesso in termini di terziario, ma, ove possibile, promuovendo e favorendo i settori produttivi del territorio, che presentano iniziative fieristiche rilevanti per il settore stesso, in un Piemonte che fa dei distretti produttivi uno dei punti di riferimento per il suo sviluppo, quei distretti produttivi cui abbiamo aggiunto, nelle ultime settimane, anche i distretti di eccellenza agricola.
Il sistema fieristico non può, a mio avviso, prescindere da un'attenzione verso questa particolarità piemontese, che è anche una particolarità italiana, ma che il Piemonte deve saper cogliere meglio di altri sistemi territoriali.
Per questo, Assessore, presenteremo su questo tema una serie limitatissima, ma puntuale di emendamenti, proprio per collegare il sistema fieristico al sistema dei distretti produttivi. Ripeto: la legge rappresenta un doveroso aggiornamento della normativa precedente. Contiene sostanzialmente norme assolutamente condivisibili, non fosse altro perch rappresentano un po' l'adeguamento per analogia con altre leggi, in particolare quella veneta e quella lombarda.
La legge di riferimento del passato, di cui non ricordo precisamente il numero, conteneva sicuramente un dettato che nella nuova normativa, a mio avviso, manca; quello relativa al sostegno alla creazione dei centri fieristici. Abbiamo, all'interno di questo nuovo disegno di legge l'articolo 10, che riguarda sicuramente l'attenzione della Regione al sostegno alle fiere e a tutto quello che può essere considerato, anche dal punto di vista virtuale, legato ad esse, ma è andato perso quel particolare provvedimento e quel particolare articolo che era previsto invece dalla passata normativa regionale, che portava all'attenzione della legge anche sulla creazione dei centri fieristici.
vero che la strutturazione dei centri fieristici regionali è ampiamente fatta, nel senso che essendovi il Lingotto come centro fieristico del capoluogo su cui gravitano le attività fieristiche di maggiore rilevanza ed avendo la Regione stabilito che per il Piemonte del sud, per la provincia piemontese, l'arco che comprende le Province, con l'esclusione di quella di Torino, e che ha costituito il centro espositivo di Valenza, il problema potrebbe anche dirsi risolto.
Infatti, una cosa assolutamente da evitare è la proliferazione dei centri fieristici. Purtroppo viviamo di localismi, viviamo di Province e di Comuni ognuno dei quali vorrebbe avere il proprio aeroporto, la propria università, il proprio centro fieristico, il proprio ospedale e se si va avanti con la fantasia si trovano anche altri esempi. Questo è sicuramente un errore da evitare, perché indebolisce la strutturazione del sistema fieristico, ma anche la mancata previsione di un'attenzione verso la creazione o l'ampliamento dei centri fieristici esistenti potrebbe essere una mancanza di questa legge.
Ripeto, non per dare spazio a nuove esperienze fieristiche che non ci stanno in termini economici, ma perché in futuro potrebbe essere necessario intervenire sui centri fieristici esistenti, se hanno le caratteristiche per essere vincenti, se sanno essere forti in termini di concorrenza con i propri territori; dando la possibilità di ricevere un aiuto da parte regionale per la creazione e l'ampliamento del centro fieristico già esistente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Travaglini.



TRAVAGLINI Marco

Grazie, Presidente.
Noi arriviamo oggi in Aula dopo un tormentato periodo di passione su questa legge, perché l'abbiamo licenziata in Commissione molto tempo fa; è stata più volte rinviata per ragioni di calendario, ma oggi finalmente la discutiamo.
Voglio anche riconoscere all'ex Assessore, oggi Consigliere regionale Giovanni Caracciolo una particolare attenzione e sensibilità che ha avuto su questo tema, che l'ha visto protagonista, in una fase molto delicata per la costruzione di un testo che, in Commissione, è stato anche in parte emendato, ma che oggi giunge all'Aula anche come frutto di un lavoro e di una collaborazione che ha visto ottimamente impegnato l'Assessorato, i funzionari e anche i commissari della Commissione competente.
Dopo circa vent'anni dalla legge 47/1987 si giunge, oggi, a adottare un disegno di legge che razionalizza e, nel contempo, promuove il nostro sistema fieristico regionale. Mettere ordine sulle qualificazioni dei quartieri fieristici e sul complesso tema delle fiere locali regionali nazionali e internazionali è sicuramente un atto dovuto, perché c'è un trasferimento di poteri alla Regione.
Oggi, la Regione è la protagonista primaria della politica fieristica ma è anche una necessità che ci viene dallo stesso mercato, perché una forte liberalizzazione, oggi necessaria, porterà nel settore fieristico ad una maggiore capacità, sia per chi organizza gli eventi, sia per le realtà territoriali, di competere sul mercato che, come veniva già richiamato in precedenza, è molto complesso, variegato e aggressivo.
Ci troviamo davanti ad un quadro di riferimento che ha (come si dice in gergo) luci e ombre. Molti lo definiscono, nei fatti, di federalismo fieristico. Voglio però ricordare che il mancato decentramento regionale e delle competenze ha portato sì ad una maggiore qualificazione dell'offerta a punti fieristici e della domanda di organizzazione degli eventi, ma ha anche messo in luce un rischio e, come i dati dimostrano, questo rischio è quello di perdere in concentrazione e nelle relative economie di scala.
Se confrontiamo, ad esempio, i dati relativi alle manifestazioni internazionali del 2000/2005 si vede chiaramente come all'incremento delle manifestazioni e delle sedi non vi sia una corrispondenza in termini di metri quadri affittati. Se noi verifichiamo qual è il valore di questo settore che, oggi, in Italia, genera circa un miliardo e mezzo di euro l'anno, con un indotto di circa otto volte più grande, e se pensiamo che in Piemonte questo settore rappresenta, oggi, circa 150 milioni di euro generati con un forte indotto, abbiamo anche una proiezione dell'importanza economica del sistema fieristico.
Volevo ancora ricordare, per quanto riguarda l'aspetto relativo ad alcune debolezze, che in Italia si è passati da 145 manifestazioni internazionali a 166; da 3,9 milioni di metri quadri affittati a 4,3; da 76 mila espositori diretti ad 80 mila, però i visitatori sono passati da dieci milioni e 800 mila a undici milioni scarsi. Il che significa che c'è davvero un bisogno di razionalizzare e di fare il sistema, perché non è detto che la proliferazione degli eventi porti ad un aumento diretto dei visitatori.
Per questo motivo, crediamo indispensabile mettere ordine nella materia, così come il disegno di legge promuove, affrontando con un certo coraggio l'applicazione di direttive europee o di una legge nazionale, e riteniamo che sia oggi quanto mai necessario e utile l'applicazione di un principio di sano e competitivo meccanismo di liberalizzazione, per dare agli operatori economici, ai territori che ospitano gli eventi e ad un indotto sempre più qualificato la possibilità di crescere.
Per questo motivo, daremo un voto convinto a questo disegno di legge augurandoci che possa immediatamente entrare in vigore e rappresentare un'occasione per la promozione economica del Piemonte ancora più marcata di quanto abbiamo potuto spiegare con questo intervento o anche nel lavoro che lo ha preceduto, di definizione del testo.



PRESIDENTE

Non essendoci sono più interventi, dichiaro chiusa la discussione generale con la replica dell'Assessore Ricca, cui lascio la parola.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Intanto voglio sottolineare anch'io che con la discussione di oggi si porta a compimento, come almeno mi auguro, un lavoro che è stato svolto da chi mi ha preceduto e che vede il risultato di un approfondimento, che si è svolto in Commissione in modo molto ampio e che si è concluso nel novembre del 2007. Quindi, mi auguro davvero che questa sera si possa dare approvazione al lavoro importante che è stato svolto e dotare la Regione Piemonte di una nuova legge fieristica dopo vent'anni dalla legge 47/87.
Sono stati richiamati i nuovi compiti che la modifica del Titolo V della Costituzione assegna alle Regioni. Quindi, attraverso quest'atto, non soltanto si adempie ad un nuova competenza, ma si manifesta un interesse rinato ad un contesto comunque molto diverso rispetto a vent'anni fa, e che prevede che dalle manifestazioni fieristiche provengano quelle ricadute importanti e positive sull'economia regionale che tutti gli interventi hanno richiamato.
Devo dire che con questa legge non si vuole esercitare un ruolo di programmazione degli eventi, ma contribuire, caso mai, al loro successo portare con l'intervento pubblico iniziative più importanti, collaborare con organizzatori pubblici e privati, affinché gli eventi assumano valori al di là dei confini geografici, non solo del Piemonte ma dell'Italia e dell'Europa.
Il Consigliere Travaglini ha richiamato come ci siano stati momenti di crescita nel settore fieristico in altri Paesi dell'Unione Europea, mentre per quanto riguarda la nostra realtà, siano cresciute le manifestazioni ma non sia cresciuta la superficie espositiva. Quindi, sono necessarie politiche di settore che, in qualche modo, indirizzino in modo diverso e rafforzino anche il sistema fieristico e il sistema delle imprese.
Intanto, con la legge vogliamo sancire l'eliminazione di procedure burocratiche, peraltro, anacronistiche, ormai sostituite dalla prassi.
Confermiamo i criteri oggettivi per la concessione delle diverse qualifiche regionali, nazionali e internazionali.
Il Consigliere Cavallera richiamava anche una necessità di rigore nella classificazione che, naturalmente, deve premiare la qualità delle manifestazioni e anche la loro ricaduta sul territorio.
Inoltre, confermiamo che si stabiliscono criteri per l'idoneità dei quartieri fieristici, si contribuisce alla realizzazione delle iniziative e si conferma anche l'importanza dell'edizione annuale del calendario fieristico regionale.
Abbiamo, da un lato, risposte a competenze che ci assegna la Costituzione, dall'altra anche risposte a quelli che sono stati i pronunciamenti del Giudice comunitario, che ha rilevato, in passato illegittimità per il diritto comunitario, e a diverse prescrizioni che hanno riguardato provvedimenti che in materia altre Regioni hanno assunto.
Quindi, direi che così abbiamo dato attuazione all'approccio che garantisce la più ampia libertà del settore, favorendo ogni particolare forma di programmazione, autorizzazione e calendarizzazione dell'attività fieristica regionale.
Il Consigliere Botta ha evidenziato come nella legge non ci sia un riferimento specifico al sostegno e alla creazione di nuovi centri fieristici, come forse veniva richiamato nella precedente legge n. 47.
Vorrei soltanto sottolineare come, oggi, abbiamo la necessità di quel coordinamento forte, che veniva richiamato anche dal Consigliere Cavallera a livello regionale, di raccordo con altri sistemi fieristici anche al di fuori della nostra Regione - sono stati citati la Lombardia e l'Emilia Romagna - proprio per ottimizzare l'attività dei centri fieristici esistenti oggi in Piemonte.
Ricordo che nel 1987 i centri fieristici oggi attivi non c'erano pertanto allora si giustificava un riferimento specifico al sostegno e alla creazione di nuovi centri fieristici. Peraltro, per quanto riguarda, per esempio, la situazione di Valenza, si è ricorso a provvedimenti specifici per ogni singola iniziativa. Allo stesso modo lo si potrebbe assumere come percorso anche in questa realtà, ma oggi la situazione è diversa e occorre pensare a come utilizzare le strutture esistenti.
Su un giornale locale ho visto comparire recentemente un articolo dedicato al mistero sul centro fieristico che non ha mai aperto i propri battenti, la cui struttura è stata finanziata con risorse anche pubbliche.
Semmai, oggi, abbiamo il problema inverso, quello di coordinare le attività dei centri e rafforzarne il loro ruolo, puntando sulle manifestazioni con qualifiche nazionali, regionali o anche internazionali dedicate soprattutto alla eccellenza. Quindi, occorre rafforzare il legame con i sistemi delle imprese, dare priorità agli eventi capaci di attrarre espositori e visitatori business e anche valutare le ricadute che gli eventi possono generare. Un evento fieristico di tipo commerciale è certamente una preziosa leva per il turismo d'affari e per le imprese, ma nel giro di qualche edizione, passata la fase di start up, deve anche essere in grado di calibrarsi per reggersi sulle proprie gambe. Pertanto dovremo calibrare anche l'entità dei contributi che andremo ad erogare.
Naturalmente, c'è la necessità di una promozione del sistema fieristico piemontese. Questi aspetti potranno anche essere oggetto particolare di quanto viene ad assumere rilievo e importanza. Mi riferisco alla delibera attuativa prevista dall'articolo 14 della legge, sui cui contenuti potremmo aprire, mi auguro a breve, un approfondito confronto in sede di Commissione competente.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Barassi, Deambrogio e Moriconi: al comma 2 sopprimere le parole "la libertà di impresa".
La parola al Consigliere Deambrogio per l'illustrazione.



DEAMBROGIO Alberto

Anche io sono sottoscrittore di questo emendamento che, in qualche modo, avevamo già proposto in Commissione, ma poi, per qualche motivo, è andato perso.
Noi proponiamo di cassare, al comma 2, le parole "la libertà di impresa" semplicemente perché ci sembrano ridondanti.
Noi crediamo che in questo paese la libertà d'impresa sia garantita per tutte le imprese, essendo in qualche modo sancita anche nella Costituzione.
Quindi, da questo punto di vista, ci sembra un elemento ridondante e inutile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ricca.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Penso che il concetto di libertà d'impresa, così come richiamato nel comma 2 dell'articolo 1, faccia riferimento proprio all'adeguamento della legge regionale ai pronunciamenti del Giudice comunitario, che in questi anni hanno sottolineato come le Regioni, attraverso una serie di loro determinazioni, abbiano limitato il diritto all'esercizio d'impresa, quindi lo manterrei nel testo della legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Io mi dichiaro contrario all'emendamento. Se è tutto ridondante, allora togliamo l'intero articolo. Invece, secondo me, è opportuno ribadire quanto si dice in questo articolo. Qui non è ridondante, anzi, "garantiscono la libera concorrenza" non c'entra con la libertà d'impresa, sono questioni separate, ognuna delle quali ha il suo significato e non c'è alcuna ridondanza. Pertanto, sono contrario a questo emendamento e voterò in questo senso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Signor Presidente, intervengo solo per ricollegarmi a quanto detto nel precedente intervento.
Non ci sono motivi formali per non votare questo emendamento, però, in questa sede potremmo fare qualche riflessione, perché conosciamo benissimo il sistema strutturale dell'impresa in Italia. Mi rifaccio a quanto detto prima sul mercato perfetto: se ci fosse un mercato perfetto, noi potremmo anche garantire la libera concorrenza.
Messo così, lo votiamo, ma è un auspicio, perché, quando in una fiera si determina una situazione di monopolio o di oligopolio, voglio vedere quale libera concorrenza ha il piccolo artigiano, ma tant'è, alla fiera delle parole si può dire tutto.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4, sul quale l'Assessore Ricca, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 5) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ricca: al comma 1, punto 2 dopo la parola "connessi" aggiungere "o di distretto produttivo".
La parola all'Assessore Ricca per l'illustrazione.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Con quest'emendamento si raccoglie la sollecitazione pervenuta dagli interventi di alcuni Consiglieri, in particolare dal Consigliere Botta, che ha fatto riferimento al collegamento stretto tra il sistema delle fiere specializzate che qui sono previste, con l'indicazione di uno o più settori merceologici omogenei, senza fare riferimento al sistema dei distretti.
Penso di raccogliere il riferimento al distretto produttivo, che mi sembra significativo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 3) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ricca: dopo la lettera e) aggiungere: "f) promuovere l'associazionismo tra gli operatori del settore e la loro collaborazione al fine di realizzare sinergie in una logica di filiera fieristica".
La parola all'Assessore Ricca per l'illustrazione.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

un'affermazione di principio che ritengo opportuno inserire fra i criteri, attraverso i quali valutare anche il sostegno della Regione alle varie iniziative proposte. Promuovere, quindi, l'associazionismo tra gli operatori, quindi favorire maggiori sinergie e rafforzare le logiche di filiera.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Non ho seguito il percorso in Commissione perché non ne faccio parte per cui chiedo scusa se, invece, il resto dell'Aula ha conoscenza.
Mi chiedo come possiamo tenere insieme i due principi che sono il pilastro della legge, cioè quello della deregolamentazione, così come viene detto, dell'attività fieristica, con una rafforzata volontà dell'Ente pubblico di contribuire con fondi regionali a quell'attività stessa. Le due cose mi paiono confliggenti, non da un punto di vista di principio, ma nella pratica.
Vorrei capire quale ruolo, rispetto all'emendamento che viene presentato, la Regione e la Giunta intendono giocare. Ritengo il sistema fieristico un elemento vero di promozione del territorio e delle attività uno dei volani economici, per cui non c'è alcuna contrapposizione di principio. Tuttavia, credo che un'azione della Regione, quindi dell'Ente debba essere finalizzata ad una valorizzazione, ad una cooperazione con quei soggetti non da semplici erogatori di contributo. Temo che dalla proposta emerga questo dubbio, e lo dico con grande serenità.
Non ho l'ambizione di far cambiare idea a nessuno, esprimo una preoccupazione che l'eccesso di deregolamentazione si accoppi con una rinnovata volontà della Regione ad erogare sostegno e denaro pubblico a quel tipo di attività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ricca.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Le manifestazioni fieristiche sono eventi che seguono le leggi di mercato. Chi è più bravo nell'organizzarle, nell'attirare espositori qualificati, nel renderle un punto di riferimento, si afferma. Gli altri cedono il passo.
Da parte di tutti è stata sottolineata la valenza che le iniziative fieristiche hanno sul sistema produttivo. Quindi, se noi pensiamo che un sostegno al sistema delle imprese avvenga anche attraverso l'utilizzo delle fiere, come volano per lo start up e per lo sviluppo di eventi e anche per la promozione dei sistemi produttivi, e allora pensare ad un sostegno della regione e agli eventi fieristici va in contraddizione con quanto si è detto prima.
Peraltro, l'emendamento promuove l'associazionismo anche tra gli operatori del settore e devo dire che vuole fare in modo che di tanti eventi di qualità qualcuno può essere di eccellenza, ancora più attrattivo ed efficace dal punto di vista della promozione.
Il legame dell'evento fieristico con il territorio è sempre stato un punto di forza di questo settore, ma con l'evoluzione del sistema diventa anche un momento di criticità. A volte, si organizzano tanti grandi eventi di un buon livello, di gran qualità, ma manca l'evento di eccellenza con la massa critica capace di assumere dimensioni significative e di essere davvero promotore della filiera.
L'emendamento va in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere per dichiarazione di voto.



CHIEPPA Vincenzo

Assessore, intervengo per dichiarazione di voto sull'emendamento e anche sul resto della proposta di legge.
Ho espresso il mio dissenso sull'articolo n. 1 e mi sono astenuto su altri articoli e voterò a favore del resto degli articoli, di quest'emendamento e, complessivamente, anche del testo.
Voterò a favore, ma al tempo stesso vorrei esprimere una sofferenza rispetto ad atti legislativi di questo genere. Lo dico qui, formalmente per evitare altri elementi di discussione.
Avrà il mio voto favorevole (per quello che conta) e, tuttavia, credo che sia mio dovere esprimere una sensazione di disagio di fronte ad un approccio complessivo e non soltanto suo, Assessore, non personalizzo sgombriamo il campo anche da quest'elemento, perché l'approccio è complessivo, è politico, più generale.
Su alcune questioni dovremmo avere un approccio differente, per quello che io penso, e dunque mi sono permesso di esprimerlo liberamente.
Grazie.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 10, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 11.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 Emendamento rubricato n. 1) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ricca: il comma 1 dell'articolo 13 è così sostituito: "1. Salvo che il fatto costituisca reato, in caso di pubblicazione della manifestazione fieristica oppure del quartiere fieristico con qualifica differente da quella attribuita ai sensi degli articoli 4 e 7, è disposta nei confronti dei soggetti organizzatori l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria pari ad una somma compresa tra il 10 e il 30 per cento del fatturato della manifestazione, nonché l'esclusione dei medesimi soggetti dall'inserimento nel calendario fieristico regionale e dal riconoscimento di una qualifica nei due anni successivi".
La parola all'Assessore Ricca per l'illustrazione.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

L'articolo n. 13 prevede le sanzioni. L'emendamento sostituisce il riferimento della sanzione, quindi non più al fatturato del soggetto organizzatore, ma a quello della manifestazione stessa della quale si evidenzi, eventualmente, un'anomalia.
Questo perché il soggetto organizzatore dell'evento potrebbe anche essere un comune, quindi se si applicassero le sanzioni (fino al 30% del fatturato) sul fatturato di un comune anziché su quello dell'evento, capite quali potrebbero essere le conseguenze.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 13, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 6) presentato dai Consiglieri Deambrogio, Bossuto Moriconi, Chieppa e Dalmasso: al comma 1 cassare le parole "previa informazione della" e sostituire con "sentita".
La parola al Consigliere Deambrogio per l'illustrazione.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Chiedo un attimo di attenzione all'Assessore e ai colleghi.
L'emendamento è sul comma 1, laddove si dice: "Entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta Regionale previa informazione della Commissione consiliare", io e altri Consiglieri proponiamo di cancellare "previa informazione della" e di inserire "sentita la Commissione consiliare".
Ci pare che l'insieme delle decisioni elencate nei punti a), b), c) e d) sia talmente importante che pensiamo sia opportuno un parere della Commissione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Ricca.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Il parere è favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 14, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 15 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 15.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 16 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 16.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 17 Indìco la votazione palese sull'articolo n. 17.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 18 Emendamento rubricato n. 2 bis) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Ricca): l'articolo 18 (norma finanziaria) è così riformulato: "Art. 18. (Disposizioni finanziarie) 1. Per l'attuazione delle disposizioni di cui all'articolo 10, a partire dall'esercizio finanziario 2009, alla spesa annua pari a 1.400.000,00 euro in termini di competenza, iscritta nell'ambito dell'unità previsionale di base (UPB) DA 17041 (Commercio, sicurezza e polizia locale Promozione e credito al Commercio Titolo I Spese correnti) del bilancio regionale, si provvede con le risorse finanziarie individuate secondo le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003)".
Tale emendamento supera e sostituisce l'emendamento originario rubricato n. 2.
La parola all'Assessore Ricca per l'illustrazione; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio, Assessore al commercio e fiere

Più che riscriverlo, lo aggiorna nei riferimenti temporali, perché si passa dall'esercizio finanziario 2008 all'anno finanziario 2009.
La legge licenziata in Commissione nel novembre 2007 aveva come traguardo il 2008; oggi lo abbiamo spostato di un anno.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2 bis.
Il Consiglio approva.
conseguentemente approvato il nuovo testo dell'articolo 18.
Non essendovi richieste d'intervento per dichiarazione di voto, procediamo alla votazione dell'intero testo di legge, per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato Sì 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento a:

Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Richiesta, da parte del Consigliere Vignale, di rinviare l'esame dell'ordine del giorno n. 1094 dei Consiglieri Auddino, Muliere Travaglini, Larizza, Boeti, Clement, Rostagno, Pace, Reschigna, Ferraris Caracciolo, Manolino, Scanderebech, Turigliatto e Dalmasso, inerente a "Fondi per l'alluvione di maggio 2008"

Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richiesta, da parte del Consigliere Leo, di non organizzare importanti iniziative di rilevanza regionale nelle giornate in cui è prevista la convocazione del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Se non vi sono indicazioni in senso contrario, potremmo procedere con l'esame dell'ordine del giorno n. 1094, avente ad oggetto "Fondi per l'alluvione di maggio 2008", di cui al punto 8) all'o.d.g.
Il Consigliere Vignale ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che il Presidente del Consiglio abbia ricevuto, come tutti i colleghi, quel prezioso astuccio contenente i molti impegni della Giunta regionale per il Progetto di collaborazione con la Regione di Minas Gerais.
Credo - ma non mi sbaglio - che in questo istante si stia svolgendo l'inaugurazione di una mostra o di un'iniziativa, prevista esattamente alle ore 18, in altra sede, in cui è prevista una larga presenza della Giunta regionale.
Non so se sia vietato, per i colleghi, poter partecipare ad un'iniziativa a cui siamo stati invitati. Se non lo è, è evidente che bisogna sospendere la seduta. Peraltro, la stessa richiesta varrebbe anche per il prossimo martedì mattina, quando è stata calendarizzata un'altra iniziativa alle ore 10.30. Noi lo ricordiamo.
Inoltre, in riferimento all'ordine del giorno relativo ai fondi per l'alluvione, avremmo anche qualche difficoltà a discuterne senza un Assessore di riferimento. Anche perché - ma questo sarà argomento della puntata successiva - vedremo che ce ne sono meno del 2008, ma di questo ne discuteremo quando tratteremo l'ordine del giorno.
Al di là del merito del provvedimento, credo che non si possa fare altro che accettare l'invito che la Giunta, in modo così prezioso, ci ha inviato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Noi siamo ovviamente commossi per l'attenzione che la Giunta al suo completo dedica alle nostre dichiarazioni. Ne siamo particolarmente colpiti.
Rivolgendomi al Presidente Gariglio, che è persona di grande cultura sono stato anche al suo Liceo Classico Cavour, dove hanno un eccellente ricordo di lei, quindi so anche che è un classicista - userò due banalissime citazioni in latino: omnia munda mundis e errare humanum est perseverare autem diabolicum.
La volta scorsa avevate detto: "Mai più queste iniziative di martedì".
Lo avevo ricordato la volta scorsa.
Martedì prossimo, nella mattinata, è previsto il Comitato Italia 150 Assessorato all'Istruzione, Convenzione fra Regione Piemonte, Ministero dell'istruzione, tramite la Direzione regionale... Insomma, tutte iniziative di competenza e di interesse del Consiglio.
evidente che noi non abbiamo la capacità di ex colleghi come Marcenaro o Chiezzi nel farci ascoltare; loro, però, avrebbero preteso le sconvocazioni.
Presidente, a meno che non dobbiamo rivolgerci al Vicepresidente Placido, che abbiamo scoperto, dai manifesti, essere un uomo d'azione e manesco... Forse solo il Vicepresidente Placido può risolvere con la Giunta, perché con le buone maniere... Io conosco solo quelle, ma evidentemente, con questa Giunta non servono a niente.
La volta scorsa l'Assessore Oliva, che è un gentiluomo simpatico e spiritoso, aveva detto: "Mi avete beccato".
Mentre la Presidente Bresso voleva, come al solito, giustificare tutto e dire che il vetro è come l'acciaio, eccetera, l'Assessore Oliva, invece ha detto: "Mi avete beccato. Pazienza, non capiterà più". Ma ci risiamo di nuovo.
Presidente Gariglio, mi appello a lei: provi a comunicare che i patti fra gentiluomini, le regole, gli accordi stabiliti...
Anche perché tali materie a noi interessano veramente. Martedì prossimo è convocata la Biennale della democrazia: finalmente una comunicazione! Convenzione con l'Assessorato all'istruzione e il Ministero. E non possiamo seguirla.
Dico subito che se rimarrà convocata questa conferenza stampa, io vi parteciperò. Spero, in Consiglio regionale, di essere giustificato per partecipazione a lavori di cui è stato "tagliato fuori" il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Io non ricordo, adesso, tutti gli inviti di cui si parla. Per la verità, sono poco attento in tal senso, ma ciascuno di noi farà le proprie scelte, se partecipare o meno a tutte le iniziative di questo mondo. Per quanto mi riguarda, privilegio il lavoro del Consiglio, ma ciascuno farà le proprie scelte.
In ogni caso, Presidente, non è naturalmente sua la responsabilità, ma credo che a questo punto sia opportuno risentire la Giunta ed invitarla a non organizzare iniziative nelle giornate del Consiglio e a non prestare il fianco a critiche.
Dopodiché dovete anche considerare che alcune volte è inevitabile organizzare iniziative nelle giornate del Consiglio. Di norma, bisognerebbe evitarlo, ma qualche volta può capitare.
In ogni caso, credo sia utile un invito, da parte di tutto il Consiglio alla Giunta, ad avere quest'attenzione almeno nella giornata del Consiglio.
L'ordine del giorno n. 1094 è stato oggetto di una lunga discussione della giornata di martedì scorso, ma è stato chiesto di non votarlo perch costituiva un precedente. Non è così, ma in ogni caso non ho avuto nessuna difficoltà a ritirarlo per metterlo all'o.d.g. della seduta odierna. Se dobbiamo ritirare anche oggi l'ordine del giorno e non votarlo, si pu sempre fare.
Tra l'altro, ripeto che rimane d'estrema attualità, perché il Governo i soldi continua a non mandarli, anche nonostante tutto quello che avete sostenuto e sosterrete in Aula.
In ogni caso, Presidente, per me è indifferente; se lei ritiene opportuno votare quest'ordine del giorno come punto 2) della seduta odierna, per noi va bene.
Se non c'è questa disponibilità, lo voteremo la prossima volta, però va ad aggiungersi all'atteggiamento che è stato tenuto martedì scorso. Vuol dire che se, di fronte a certe disponibilità, si risponde in questo modo da parte dell'opposizione, ne terremo conto.
In ogni caso decida lei, Presidente. Se non si vuole votare, lo voteremo la prossima volta, perché rimane di estrema attualità.



PRESIDENTE

Consigliere Muliere, in effetti, la sua ricostruzione sul rinvio da una seduta all'altra risponde alla realtà. Il problema è che o c'è il consenso di tutti i Gruppi consiliari o diventa un po' una forzatura, anche da parte della Presidenza, il non seguire la prassi con cui finora si è operato.
Pertanto, prendo atto di quanto sollevato dai Presidenti dei Gruppi e dai Consiglieri che sono intervenuti.
Premetto che queste osservazioni sono già state sollevate in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, quindi ho già manifestato alla Giunta regionale la mia contrarietà rispetto al fatto che si calendarizzano stabilmente iniziative nei giorni di Consiglio, salvo poi a volte lamentarsi dei ritardi del Consiglio regionale.
Ovviamente stigmatizzerà l'accaduto ed avrò cura di fare una comunicazione formale alla Giunta regionale, affinché ciò non accada, anche perché abbiamo articolato i nostri lavori e anche le diverse articolazioni della giornata di lunedì in modo funzionale a consentire un ottimale lavoro da parte della Giunta regionale. Quindi, chiediamo altrettanta attenzione non spesso la riceviamo, ma avremo cura di farlo in maniera estremamente determinata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.06)



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