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Dettaglio seduta n.38 del 08/11/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COSTA



(Alle ore 15.04 il Vicepresidente Costa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore15.38)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Rutallo, Spinosa e Travaglini.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento a quanto pubblicato sui quotidiani nei giorni scorsi su un viaggio istituzionale effettuato all'estero dal Consigliere Buquicchio


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Intervengo, in base all'articolo 60 del Regolamento, per fatto personale, poiché ritengo di averne diritto. Nei giorni scorsi, a mezzo stampa, è stata innescata, condotta e perseguita, per ben due giorni un'azione diffamatoria che ritengo abbia leso l'onorabilità della mia persona e del partito cui appartengo, in quanto rappresentante eletto.
Pertanto, chiedo al Presidente che mi sia concesso il tempo concedibile per parlare in merito alla questione. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Buquicchio, abbiamo tutti presente il fatto che lei rileva e come è comparso sui giornali; peraltro, non ha toccato solo lei, ma anche alcuni altri colleghi Consiglieri, seppure con modi e per casi e fatti diversi.
Ritengo sussista il fatto personale, pertanto ha la facoltà, ai sensi del nostro Regolamento, di esporlo, per non più di cinque minuti.
Dopodiché, le anticipo che della questione informerò l'Ufficio di Presidenza, convocato per domani, e vi sarà anche una trattativa in sede di Conferenza dei Capigruppo per definire le modalità con cui orientare la nostra attività e le nostre missioni, specie all'estero, negli anni del nostro mandato.
Prego, Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Chiedo l'attenzione dei presenti, chiedo l'attenzione dell'Aula chiedo, per cortesia, un po' di silenzio, perché non è facile parlare in pochi minuti di una questione che richiederebbe diverso tempo ed anche un tono diverso da quello che mi sono imposto di tenere. Voglio tenere un tono pacato, anche se - ripeto - la questione meriterebbe un tono ben diverso.
E allora, per semplicità, andiamo per capitoli. Il problema che tutti conosciamo - è inutile perdere del tempo, visto che mi sono concessi pochi minuti, nel riassumerlo, - riteniamo sia un problema prioritario rispetto a qualsiasi altra attività amministrativa di quest'Aula e ci assumiamo la responsabilità di questo.
Chiedo scusa a tutti i Consiglieri, ma anche ai rappresentanti della FIAT, che sono ansiosi di vedere quello che si potrà concretizzare in termini di delibere legislative in questa giornata.
Come Italia dei Valori, riteniamo prioritario affrontare determinate questioni che, per semplicità, voglio riassumere in tre capitoli: primo, il problema che riguarda l'informazione; secondo, il problema che riguarda le responsabilità e il ruolo delle Istituzioni in questa vicenda; terzo, il ruolo e la responsabilità dei partiti cui si riferiscono i Gruppi di appartenenza di questo Consiglio.
Iniziamo dall'informazione. Relativamente all'informazione, ritengo ci sia poco da dire, perché ho già dato mandato agli avvocati per procedere con querele per diffamazione nei loro confronti, e ritengo che quest'Ente possa valutare l'opportunità di intraprendere iniziative analoghe, con costituzione di parte civile.
Lascio perdere le valutazioni sulla professionalità dei giornalisti che spesso utilizzano le notizie solo a scopo scandalistico, pur conoscendo l'infondatezza degli elementi che loro utilizzano in quel modo così, a dir poco indegno.
Tralascio questo, ne discuteremo nelle aule dei tribunali.
Oggi, invece, voglio affrontare un secondo punto: quello della responsabilità delle istituzioni. Nessun Consigliere né di minoranza, né di maggioranza può pensare di intraprendere un viaggio senza la regolare autorizzazione dell'istituzione e, quindi, a quale titolo questo Consigliere viene posto alla berlina per essere partito, forse senza autorizzazione?.
Addirittura, con l'aggravante di essersi accompagnato ad una persona esponente del proprio partito e esponente di un'altra istituzione con cui ha rapporti oltre che politici anche personali? Qui andiamo nel grave gravissimo della situazione, perchè si è voluto travalicare l'elemento di legittima critica politica per invadere un campo che riguarda la sfera personale.
Vedremo da chi parte quest'iniziativa. Forse da coloro che, a mio avviso, non sono degni di fare battaglie sui diritti civili, eppure si riempiono la bocca e, all'atto pratico, dimostrano grettezza e provincialismo e ben si prestano a fiancheggiare l'azione diffamatoria dei giornali, il che si ritorce inevitabilmente, così come vi ho dimostrato, su loro stessi e sulle istituzioni in senso lato.
Terzo punto: poiché ci risulta (al momento opportuno approfondiremo l'argomento, ma non in questa sede e in questo momento) che le informazioni siano partite da forze di maggioranza, sia nei confronti degli organi di informazione, sia nei confronti del partito di opposizione che in Provincia si è fatto paladino di questa battaglia, consentitemi di dirlo, forse in modo un po' ingenuo; ritengo che ci sia un grosso nodo politico nell'ambito di questa coalizione e nell'ambito di questa maggioranza.
Vado a concludere - si ricordi, Presidente, che non ho mai abusato del tempo, ho sempre fatto interventi da parlamento europeo - ma in questo momento chiedo che mi si conceda qualche secondo in più formulando tre richieste.
La prima è quella che ho già fatto. La Giunta, l'ente e le istituzioni valutino gli atteggiamenti da assumere nei confronti di quest'informazione di questi organi di informazione. Io l'ho già fatto.
La seconda è che le istituzioni stesse si assumano pubblicamente la propria responsabilità e diano al Consigliere e all' Italia dei Valori pari visibilità, con i mezzi che loro riterranno più opportuno, o tramite le conoscenze che io non ho, in ambito di organi di informazione o con pagine a pagamento, di cui posso assumermi personalmente l'onere.
La terza l'ho già avanzata a tutti i Capigruppo e in pari data contemporaneamente ai Segretari politici dei partiti: ci si assuma la responsabilità di tirare fuori i nomi dei burattinai che si sono resi responsabili, in quanto indegni moralmente. Se appartenesse al mio partito un individuo che ha fatto un'opera di questo genere, lo avrei già deferito con richiesta di espulsione al collegio dei garanti, e chiedo a tutti i partiti che facciano un esame di coscienza, così come chiedo agli esponenti della minoranza di darmi una mano in questo, perché emergano i nomi dei responsabili.
Non sono disposto a tacere e a subire questa questione, perché per me è preliminare, perché si tratta di sistema. Si tratta di un sistema che dobbiamo dimostrare di voler modificare, dobbiamo avere la capacità di essere diversi, perché è un sistema marcio e, come tale, va combattuto. Io per primo, mi riservo di farlo.



PRESIDENTE

Consigliere Buquicchio, le ho dato la parola perché, ai sensi dell'articolo 60, comma 1 del Regolamento, ritengo che il fatto personale sussista, appunto, sulla base di questa normativa.
Quello di cui parla riguarda in parte, questioni politiche che esulano da questo luogo, ma che comunque attengono al dispiegarsi dei rapporti tra i vari Gruppi di maggioranza e di opposizione. Per quanto invece ci tocca direttamente, ossia per quanto attiene alla tutela di quest'organismo, le posso dire che mi ero attivato, telefonando e contattando personalmente i giornalisti che avevano tirato in ballo lei, ma non solo lei.
Il collega Monteggia è stato oggetto di un articolo il cui titolo non era assolutamente corretto, ma mi sono fatto carico di chiamare i giornalisti per spiegargli che le iniziative che sono state chiamate in causa sono avvenute correttamente e dietro autorizzazione dell'Ufficio di Presidenza, quindi erano debitamente corrette e rispondenti ai requisiti regolamentari di legge. Da questo punto di vista, vi è stato un impegno da parte del Consiglio regionale nei confronti dei media, con le ricadute limitate che voi conoscete, però non siamo noi a decidere come e quale spazio dare ad una notizia sui mezzi di informazione.
Per quanto riguarda gli altri problemi che lei solleva, in particolare modo, l'esigenza di un'ulteriore tutela, che riguarda lei e gli altri Consiglieri che sono stati toccati da questa gestione dell'informazione sarà mia cura porre la questione nell'Ufficio di Presidenza convocato per domani, per poi eventualmente discutere, in sede di Conferenza dei Capigruppo, la modalità da adottare per gestire la nostra attività di rappresentanza all'estero, che non può in alcun modo essere annichilita anche in ragion del fatto che gli italiani all'estero e, nel nostro caso, i piemontesi all'estero, sono una realtà presente, forte e esistente, e l'anno prossimo sarà una realtà che rappresenterà una fetta di Camera dei Deputati e di Senato della Repubblica perché, come voi sapete, verrà loro riconosciuto il diritto di voto.
Per questo l'Ufficio di Presidenza non ha alcun'intenzione di veder bloccata da notizie scandalistiche l'attività di rappresentanza all'estero del Consiglio regionale, specie nei confronti delle comunità dei piemontesi in tutte le altre parti del mondo. Mi riservo di approfondire, nelle sedi di cui ho detto, le questioni che lei ha posto, che sono, nelle loro varie articolazioni, di competenza del Consiglio regionale.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame disegno di legge n. 150 "Interventi della riqualificazione industriale delle area metropolitana torinese"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 3) bis all'o.d.g. relativo al disegno di legge n. 150, "Interventi della riqualificazione industriale delle area metropolitana torinese" Ricordo che ai sensi dell'articolo 51 del Regolamento sono state presentate dal Consigliere Rossi n. 100 richieste di inserimento di nuovi punti all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà



CASONI William

Ho sentito la sua comunicazione. Infatti, la invito a farne una comunicazione di carattere politico all'interno della conferenza dei Capigruppo, perché credo che il problema posto dal Consigliere Buquicchio non sia un fatto personale, ma sia soprattutto un problema politico di dignità della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Innanzitutto, mi associo alla richiesta del Consigliere Casoni ed esprimo tutta la mia solidarietà al Consigliere Buquicchio.



PRESIDENTE

Scusi, collega Giovine, se è intervenuto per mozione d'ordine...



GIOVINE Michele

Volevo avere l'assicurazione da parte della Presidenza, che il Consiglio verrà (sulla tempistica) chiuso dopo la questione FIAT e, quindi non ci saranno altri punti all'o.d.g. in discussione. Penso sia più elastico, però volevo avere una certezza ufficiale, come peraltro era negli accordi nell'ultima Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Il Consiglio ha un ordine del giorno dei lavori, non sono pervenute richieste di organizzare direttamente l'ordine del giorno, per cui è intenzione dell'ufficio di Presidenza procedere come sempre abbiamo fatto valutando passo passo qual è lo sviluppo dei nostri lavori, valutando, al termine della seduta, se e cosa trattare.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Siamo ben disponibili al dialogo, ma ritengo che l'Assessore possa esplicitare l'intesa raggiunta, in modo che sia ufficializzata. Nulla osta ovviamente, al ritiro dell'ostruzionismo da parte della Lega.



PRESIDENTE

Accolgo l'istanza avanzata dal Consigliere Rossi, non possiamo anticipare l'oggetto della trattazione di cui al disegno di legge 150, ma se la Giunta vuole, possiamo aggiornare il Consiglio, anche alla luce di ciò che è avvenuto durante la sospensione dei lavori, per ragionare sul metodo dei nostri lavori, dare la parola all'Assessore Bairati e poi procedere all'esame dell'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni.
Ne ha facoltà.



CASONI William

Vorremmo affrontare la discussione per come si sviluppa normalmente non vogliamo creare equivoci nella trattazione del tema.
Il nostro Gruppo ha la sua posizione e la stessa sarà mantenuta sino a quando non saremo chiamati a discutere dei pochissimi emendamenti di merito che abbiamo presentato. Non vorrei che l'Assessore Bairati desse per scontate posizioni che non lo sono. Se vuole dare una riposta al Gruppo della Lega, la faccia pure, la risposta non coinvolge in nessun modo Alleanza Nazionale nel merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Il Gruppo dell'UDC, al contrario del Consigliere Rossi e del Consigliere Casoni, non ha presentato emendamenti pregiudiziali, ma emendamenti di merito e tecnici. Ne abbiamo presentati dieci, cinque dei quali sono stati accolti, ma ritiro i restanti cinque emendamenti.
Ricordo che in ogni caso, noi avremmo votato in ogni caso a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Voglio ricordare che ciò che viene deciso nelle Conferenze dei Capigruppo deve essere rispettato anche come modus operandi, altrimenti è inutile convocare le Conferenze dei Capigruppo e le varie Commissioni.
Nell'ultima Conferenza dei Capigruppo si era detto espressamente che la deliberazione n. 31 - questo è il nocciolo del problema - veniva discussa la settimana prossima. Ed era questa la conditio sine qua non per cui noi avremmo ritirato, all'epoca, gli ordini del giorno. Sono perfettamente a conoscenza che non arriveremo alla trattazione del punto, perché a malapena riusciremo a votare il disegno di legge sulla FIAT, ma voglio un impegno preciso e rispetto per le decisioni assunte nella Conferenza dei Capigruppo cui ho partecipato, per cui ricordo ciò che è stato detto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Mi spiace smentire il Consigliere Giovine, ma non mi pare che si sia deciso così come il Consigliere ha riferito. Chiedo che si controlli il verbale della Conferenza dei Capigruppo per verificare ciò che il Consigliere ha detto.
A nome del mio Gruppo, chiedo che venga seguito l'o.d.g. così come previsto, e che si passi al punto relativo alla delibera n. 31.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bairati per illustrare il lavoro svolto durante l'interruzione dell'attività di Consiglio, per poi procedere con la trattazione del disegno di legge n. 150.



BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione

Questa mattina abbiamo avuto un incontro con il Vicepresidente Susta con i Gruppi della minoranza e con la Lega in particolare: non posso che confermare in questa sede la disponibilità della Giunta ad esaminare le questioni di merito poste.
Non entro adesso nelle questioni di merito, ci pare siano sorti elementi che possono essere di interesse e di miglioramento del disegno di legge presentato. Non posso che confermare in Aula la nostra disponibilità a proseguire il dialogo in questa sede durante l'esame dell'o.d.g.



PRESIDENTE

Avremo occasione nell'esame del disegno di legge di entrare nel merito delle questioni aperte che possono essere risolte in sede di discussione consiliare.
Le richieste di iscrizione di nuovi punti all'o.d.g. possiamo considerarle ritirate.
Aprendo la discussione sul disegno di legge n. 150, la parola al relatore, il Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco, relatore

Sono lieto che finalmente si riesca ad avviare la discussione sul provvedimento in oggetto. Abbiamo avuto una lunga discussione in Commissione sulla proposta, ma sappiamo tutti che arriviamo a questo provvedimento dopo una lunga crisi del settore auto nel nostro Paese.
Voglio fare qualche considerazione. I Consiglieri hanno a proprie mani la relazione scritta che sintetizza le ragioni del provvedimento. La decisione che si assume con questo provvedimento - che ha già preso il Comune di Torino con la sua deliberazione e che prenderà la Provincia di Torino - rappresenta davvero una novità di metodo e di merito su una crisi industriale di una portata come quella della FIAT Auto. Una crisi, come si è detto nel corso di questi anni, in sedi diverse, anche di studio, di carattere finanziario (e non si poteva prendere atto di questo tipo di crisi). Ma è una crisi soprattutto produttiva, di organizzazione di impresa, cioè di incapacità di rinnovare un metodo e un modo di gestire una grande impresa moderna.
Si è anche detto nel corso degli anni, che questa crisi è diversa da quelle che abbiamo conosciuto in anni passati, persino più pesante di quella dell'80. La crisi degli anni '80 non metteva in discussione l'esistenza della FIAT, ma questa sì. Poiché siamo abituati a giudicare gli eventi senza approfondire, vorrei ricordare che non sarebbe la prima volta che un grande gruppo industriale sparisce completamente in un Paese. Questo tipo di crisi (non del tutto risolta) poteva portarci ad una soluzione non di ridimensionamento, ma addirittura di abbandono della produzione automobilistica come produzione italiana. Queste considerazioni sono state fatte più volte, non ci torno in modo articolato, ma credo che tutti noi sappiamo che cosa ha voluto dire questo per la realtà torinese, per i lavoratori in particolare, ma anche per il sistema produttivo complessivamente.
La capacità produttiva nell'area torinese, ormai, è concentrata solo in una parte dello stabilimento della FIAT Mirafiori; in pochi anni la FIAT a Torino si è ridotta a produrre meno del 20% della produzione nazionale di auto.
I fatti sono così recenti che ognuno di noi può avere impresso nella propria memoria la chiusura successiva di importanti stabilimenti produttivi: a parte quella del Lingotto, che è avvenuta subito dopo la crisi del 1980, voglio ricordare quella dello stabilimento della Lancia a Chivasso e della FIAT a Rivalta. In genere, queste chiusure di stabilimenti non hanno portato e aggiunto nulla allo stabilimento di Mirafiori; anzi nel corso degli anni, quello stabilimento ho perso forza produttiva.
Abbiamo visto lasciare al loro destino aree importanti, che restano ancora abbandonate. È bene avere presente il fatto che ci troviamo di fronte ad un provvedimento che interviene su una parte delle aree oggi inutilizzate (ce n'è ancora una quantità notevole).
Nel Protocollo d'intesa abbiamo visto che FIAT utilizza una parte di queste aree per scopi commerciali o per inserire altre aziende.
Personalmente, ritengo che si tratti di un'iniziativa nuova e di grandissimo rilievo, per quando riguarda un intervento concreto in una crisi come quella della FIAT. Sappiamo che questa crisi ha portato dei guasti, al di là della produzione diretta che viene fatta all'interno degli stabilimenti FIAT, e ha causato seri problemi in gran parte delle aziende dell'indotto. Ha portato molti lavoratori di quel settore in cassa integrazione, in mobilità e molti non hanno più il posto di lavoro.
All'interno di FIAT, la cassa integrazione, che dura ormai da tempo per troppi lavoratori, non è più concentrata nei settori direttamente produttivi, ma coinvolge settori importanti come il comparto degli impiegati e della progettazione: ci sono lavoratori di settori dei quali si parla poco, come ad esempio quello dei prototipi.
chiaro, quindi, che c'è un qualcosa che va al cuore della capacità di lanciare in avanti la produzione. Non è solo un problema di esecuzione: c'è un problema che sta a monte.
Con questo provvedimento dobbiamo porci questi obiettivi. Abbiamo colto, nell'ultimo piano aggiornato e presentato dall'Amministratore delegato della FIAT, qualche novità. I piani industriali sappiamo che in questi anni si sono succeduti uno dopo l'altro, come, del resto, gli Amministratori delegati.
Considero importante la decisione di fare la produzione della Grande Punto alla FIAT di Mirafiori, perché questo consente, forse in una fase transitoria, di mantenere ancora un buon livello di produzione e di occupazione.
Considero altrettanto importante - direi forse più importante l'impegno di portare un modello, a partire dal 2008, in produzione alla FIAT di Mirafiori. Sono solo dei passaggi: forse non è sufficiente, però lo considero un fatto rilevante.
Credo che sia utile, a questo punto, valutare quanto sia significativo che Enti come il Comune, la Provincia di Torino e la Regione si occupino direttamente di politica industriale, anche se la politica industriale non è mai una sola azione, ma è composta da tanti interventi.
Mi sono chiesto - come credo tutti - quanto potrebbe essere ancora più efficace questo tipo di intervento se noi avessimo, assieme a questo, una più incisiva azione del Governo nazionale che, spero, possa arrivare.
Dobbiamo prendere atto che in questi anni, prima di questo intervento poche sono state le iniziative che hanno cercato di affrontare, in modo adeguato, la questione e il tipo di crisi che questo settore sta vivendo.
Nelle nostre discussioni sono emerse preoccupazioni e richieste di garanzie che sono state accolte all'interno del disegno di legge. Penso che, come già è stato ribadito da parte dell'Assessore e dalla Giunta tocchi alle Istituzioni monitorare l'attuazione di queste intese e l'applicazione coerente delle decisioni assunte.
Immagino, comunque, che per avere un'ulteriore garanzia sia necessario qualcosa di nuovo anche nelle relazioni industriali: punto debole della cooperazione, all'interno di uno stabilimento in crisi, nel corso di tutti questi anni.
Spero che la vicenda di questi anni abbia insegnato, alle parti sociali, l'importanza di trovare un metodo di confronto, delle convergenze e la possibilità di gestire, in modo competitivo, uno stabilimento come Mirafiori. Diventa opportuno porsi il problema di quali possono essere gli ulteriori interventi, anche nelle aree non contemplate nel provvedimento.
Portare una linea di produzione è importante; ma è importante se c'è un ciclo di produzione più completo che affronti anche le questioni di carattere motoristico, della ricerca e dell'innovazione, in modo da affrontare, come si dice in questo provvedimento e in quello del Comune Torino, anche una mobilità sostenibile: non ripristinare una produzione pura e semplice, ma darsi obiettivi più avanzati.
Il testo di legge esaminato in Commissione ha colto alcune osservazioni e qualche emendamento. Penso che, così com'è uscito da questa discussione sia possibile avere ulteriori garanzie di attuazione, anche del Protocollo di intesa.
Vorrei dire, su un tema oggetto di discussione, che qui non ci occupiamo - e non dobbiamo occuparci - solo dello stabilimento di Mirafiori. Affrontando la questione di Mirafiori vogliamo occuparci di tutta la filiera del settore automobilistico. D'altronde, penso che sia difficile immaginare un indotto senza una grande impresa; così come è difficile immaginare un sistema produttivo senza le potenziali che un grande gruppo industriale può determinare.
Vorrei anche fare un invito, nella nostra discussione, ad evitare, se è possibile, una contrapposizione tra grandi e piccole imprese perché, per il tipo di crisi che stiamo vivendo (parlo del settore dell'auto), non ci sono dubbi che avremmo bisogno di un sistema di progettazione che vada al di là della grande impresa e, persino, al di là del rapporto privilegiato esistente tra la grande impresa e l'indotto primario, in modo da avere un insieme, del sistema produttivo, funzionante e capace di rispondere alle domande del mercato.
Vorrei concludere ricordando che parlare di politica industriale e affrontare i problemi di una crisi per noi significa dare prospettive e potenzialità di sviluppo per il nostro territorio. Significa, quindi creare speranze nuove di occupazione per le industrie manifatturiere e il terziario ad esse collegate. Significa anche, però, affrontare con decisione un problema che pesa su migliaia di famiglie che vivono solo di un reddito di cassa integrazione che, come ci è stato spiegato, è un reddito che non consente di vivere.
Per queste ragioni, ritengo che sia urgente approvare il provvedimento.
importante che questo provvedimento possa consentire la firma del Protocollo d'intesa e avviare questo lavoro di verifica, affinché tutte le parti dell'intesa possano essere attuate.
A seguito di tutte le discussione, ritengo che abbiamo tutti chiaro quale sia la ragione di questa urgenza. Sono sicuro che tutti i colleghi collaboreranno, affinché in giornata si possa concludere con l'approvazione del provvedimento.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Credo che oggi, magari impegnando qualche ora questa mattina, si sia riusciti a lavorare bene. Riteniamo - parlo a nome del Gruppo della Lega Nord - di aver trovato degli interlocutori che hanno cercato di risolvere i problemi reali che sono stati sollevati.
L'Assessore competente, ma anche il Vicepresidente Susta - mi spiace che non fosse e non sia presente la Presidente della Giunta regionale - ha dimostrato di voler cercare di risolvere i problemi che avevamo giustamente sollevato, anche programmando, per la prossima settimana, un incontro con i rappresentanti dei lavoratori in cassa integrazione, che oggi manifestavano davanti alla sede del Consiglio regionale.
Troppe volte - è l'aspetto di questo provvedimento che maggiormente ci preoccupava - gli enti pubblici, dallo Stato agli Enti locali, hanno concesso, sotto varie forme, finanziamenti mirati alla FIAT e alla sue società. Mi spiego meglio. Non si trattava soltanto di finanziamenti legati direttamente a FIAT, ma anche alle infrastrutture di FIAT e al semplice mantenimento dei lavoratori in cassa integrazione.
Quando un lavoratore viene messo in cassa integrazione - a parte il fatto che la sua situazione personale e familiare peggiora, perch guadagnerà sicuramente una cifra che difficilmente gli permetterà di vivere in modo dignitoso, come poteva fare prima, quando lavorava regolarmente quella cifra non la paga più l'azienda, ma l'Ente Stato. Anche quelli, di fatto, sono fondi del sistema e del Paese che finiscono in un qualcosa che non è più produttivo: il lavoratore in cassa integrazione, purtroppo guadagna poco, ma non rende nulla, perché non lavora.
Era dunque prioritario, per noi, in un provvedimento come questo riuscire ad inserire un qualcosa che impegnasse fortemente la Giunta e la FIAT - la Giunta perché è l'organo di Governo della nostra Regione che va a trattare con FIAT e con le associazioni di categoria che rappresentano la filiera dell'auto (che non è solo FIAT, ma un insieme di piccole e medie imprese, anche artigianali, che lavorano nell'indotto dell'auto) - a cercare una soluzione per far sì che questi lavoratori possano tornare in servizio a pieno stipendio, senza più dover pesare sull'economia del Paese.
Su questo punto abbiamo trovato un accordo - mi auguro che sia mantenuto in sede di votazione - con un ordine del giorno che dà mandato alla Giunta, con un impegno preciso, a trattare affinché questi lavoratori possano essere nuovamente inseriti nel settore produttivo.



ROSSI Oreste

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono) Scusate, ma non c'è nessuno nei banchi della Giunta!



PRESIDENTE

L'Assessore Bairati è presente; si è allontanato solo per dialogare coi suoi collaboratori.



ROSSI Oreste

Questo ordine del giorno potrebbe essere fine a se stesso, nel senso che la Giunta potrebbe assumersi un impegno per poi non rispettarlo, ma non sarà così perché sia il Vicepresidente Susta che l'Assessore competente hanno accettato di porre una condizione in quest'ordine del giorno, che prevede una relazione in Aula, ogni tre mesi, sui progressi fatti nel riassorbimento di questi lavoratori. Ciò significa che se la Giunta non ottempererà all'impegno preso, potrà essere attaccata in Aula ogni tre mesi per inadempienza. Quindi, avrà tutto l'interesse - non solo politico - a fare il possibile affinché questi lavoratori in cassa integrazione vengano riassorbiti dal tessuto economico. Questo è un passo positivo.
Abbiamo altresì raggiunto un accordo logico - accettato subito - con la maggioranza: non si può parlare di indotto dell'auto solo per Torino, città metropolitana, ma per il Piemonte. A tal riguardo, è stato recepito un emendamento, che mi auguro possa essere votato, che prevede un provvedimento per l'indotto piemontese, dove c'è sì FIAT Auto e le sue partecipate, ma anche le piccole e medie imprese, che rappresentano un tessuto importante dell'indotto auto, che insistono nel nostro Piemonte e che soffrono della crisi FIAT, e vanno aiutate come permetterà la legge.
Infatti, si inserisce un punto in questo provvedimento che rimanda al Piano triennale degli investimenti, che è già in esame dalla Giunta. Non parliamo, quindi, di un qualcosa che arriverà fra un anno, ma di un impegno a breve che si assume la Giunta - verrà inserito nel provvedimento - per trovare un sistema per aiutare anche le piccole e medie imprese dell'indotto auto.
Questo è un secondo punto utile su cui si è lavorato, trovando un accorto giusto e positivo.
Un'altra questione che ci poteva spaventare - anche questa risolta positivamente - riguardava la possibilità di uno sfruttamento edilizio sconsiderato di Campo Volo: parliamo di 600.000 metri quadri. Anche in questo caso, inseriamo che quell'area potrà essere utilizzata solo per utilità pubblica (dall'ospedale all'inserimento di aree artigianali o industriali e quant'altro, purché di utilità pubblica). Ciò significa che il Campo Volo non diventerà un'area dove sorgeranno tante belle villette di speculazione edilizia, ma sarà un'area di pubblica utilità. Deciderà poi questa Amministrazione, in accordo col Comune competente (Collegno per Campo Volo e Torino per Mirafiori), quello che sarà utile e giusto per il Piemonte, secondo la linea di questa maggioranza. Perlomeno, saremo certi che i nostri fondi per acquisire questi beni non serviranno per trasformarli in speculazioni edilizie.
Siamo riusciti ad arrivare ad un accordo importante ancora su un punto: a breve avremo un tavolo di lavoro - era già stato approvato, come emendamento, in Commissione - costituito non più solo dal Comune di Torino dalla Provincia di Torino, dalla Regione Piemonte e da FIAT, ma anche dalle associazioni di categoria delle piccole e medie imprese, che entreranno, a pieno titolo, all'interno di questo provvedimento e avranno finanziamenti mirati legali (ci mancherebbe altro!). Siederanno, quindi, anche al tavolo delle trattative insieme alla grande FIAT Auto, che non sarà più - ad personam - scelta come oggetto del provvedimento, ma sarà una delle componenti - sia pure importantissima - che dovrà lavorare per il rilancio della filiera dell'auto in Piemonte.
Credo che sia stato utile lavorare in questo senso e ascoltare le richieste pervenute attraverso questa manifestazione molto civile - ne do atto - dei lavoratori in cassa integrazione. Abbiamo trovato degli interlocutori seri, che hanno capito che le esigenze che abbiamo sollevato erano reali.
Siamo riusciti, in accordo, a modificare un provvedimento che pu diventare utile, se rispettato nelle sue parti: è chiaro, Assessore, che sta alla Giunta, ovvero al Governo di questa Regione, inserire nel Piano triennale di investimenti adeguati investimenti per le piccole e medie imprese dell'indotto, e non solo; non possiamo scrivere oggi quanto dovremo investire. Sappiamo che investiremo, ma non sappiamo di quanto. Sta a voi fare pressioni su chi di dovere affinché i lavoratori in cassa integrazione possano essere di nuovo inseriti nel comparto produttivo e tornino ad avere il loro meritato stipendio e il loro meritato posto di lavoro. Noi vi diamo un mandato - non posso dire che è in bianco perché sono accordi scritti - e ci auguriamo che sappiate rispettarlo, attraverso un accordo che stiamo cercando di stendere insieme.
Per questo motivo, rinunciamo all'ostruzionismo duro che avevamo annunciato, per iniziare un lavoro emendativo costruttivo e concordato nei confronti di un provvedimento che sicuramente non ci vedrà felici, perché è nato male, ma che comunque potrà essere veramente utile, se rispettato negli accordi, per la filiera dell'auto in Piemonte, e fondamentale per il tessuto sociale piemontese.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Chiedo scusa, non è mia intenzione interrompere la discussione, ma vorrei rifarmi alle dichiarazioni del dottor Montezemolo, oggi su tutti i giornali - a disposizione, utilmente, per l'odierno dibattito di Consiglio in cui sostanzialmente dice a tutti, compresa la Giunta, che è ora di smetterla di fare interventi squisitamente pubblici su temi che attengono ad altre scelte.
Siamo spiacenti per l'assenza totale della Giunta, nello specifico della Presidente Bresso - nulla tolgo all'autorevolezza dell'Assessore Bairati - su un tema così dibattuto e amplificato soprattutto sui giornali ci dispiace. Noi siamo qui; abbiamo spesso fornito la collaborazione per una discussione che probabilmente ci vedrà, alla fine, su posizioni diverse, ma è abbastanza scandaloso che oggi la Presidente della Giunta regionale non sia presente.
Non vorremmo che quanto il dottor Montezemolo oggi racconta abbia sostanzialmente fatto scappare i principali attori di questo provvedimento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera Ferrero.
Peraltro, la calendarizzazione dei lavori e i temi oggetto del dibattito sono ampiamente noti a tutta la Giunta, quindi è una questione di sensibilità di ciascuno riuscire a unire i diversi impegni istituzionali con quelli di Consiglio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo non ha mai ostacolato il percorso di questo disegno di legge, pur mantenendo una posizione molto critica fin dall'inizio. Già nel dibattito che è avvenuto in quest'Aula, nel mese di luglio, abbiamo avuto modo di esprimere tutte le nostre riserve sull'ipotesi, che allora era stata delineata, di acquisto di alcune parti del sito di Mirafiori, di parte del Campo Volo, cui poi si è aggiunto il pezzo della Mandria.
Faccio una serie di considerazioni, che riguardano un'occasione persa per la Regione, per la città di Torino, per il Piemonte: quella di andare a confrontarsi in modo globale, sotto l'aspetto urbanistico, sull'utilizzo complessivo di Mirafiori. Questa è una prima valutazione che ci permettiamo di fare.
Ma la valutazione è di ordine urbanistico. La situazione dei siti FIAT che sono tanti sulla realtà di Torino e cintura, determinava automaticamente una valutazione di ordine sociale di tutto ciò che sta ed è stato attorno al sistema FIAT, sistema che è passato da quasi 200.000 persone alle attuali 15.000 circa su Mirafiori, più altrettante dell'indotto; una parte certamente importante del sistema produttivo piemontese, se pensiamo che rappresenta il 3-4% degli occupati a base regionale, perché attualmente i lavoratori dipendenti sono circa 1 milione e 100.000 in ambito regionale, quindi parlare di 40.000 addetti complessivamente, fra diretti e indiretti dell'indotto, significa parlare di una parte importante del lavoro dipendente.
Quello che noi abbiamo ritenuto sempre importante è il fatto di dover agire in ogni modo per mantenere una presenza produttiva forte, nell'ambito piemontese, e quindi svolgere valutazioni non solo di carattere urbanistico, sociale, ma in questo caso di politica industriale e automaticamente, avere una serie di ricadute di tipo economico, tali da beneficiare la città di Torino e la cintura, che sono le aree di più forte gravitazione della realtà di FIAT e del suo indotto.
Di fatto, ci è stato presentato un disegno di legge. Mi permetto di dire che nella presentazione è condivisibile l'analisi, ma non era riferita al disegno di legge, caro Larizza, era riferita a una valutazione su FIAT.
Devo dire che in gran parte si è trattato di una lettura corretta, ma riguardava un accordo, una valutazione di politica industriale, di politica attiva del lavoro, importante e apprezzabile, ma la sua relazione, che ho apprezzato comunque, con l'acquisto del pezzo di terra, con i 35 milioni di euro dei cittadini piemontesi per acquistare il pezzo di terra, non aveva molte correlazioni.
Infatti, la sostanza, il cuore del disegno di legge è rimasto ancora l'acquisto di un pezzo di terra, o di un'area industriale, con la mancanza assoluta di un disegno, se non il vuoto di qualche articolo di legge, che sono del tutto superflui, perché se va a leggere la legge 34 del 2004, il testo unico sulle attività produttive, vede che dà gli spazi per fare tutto questo con una delibera di Giunta, senza arrivare a scrivere un disegno di legge.
Quindi, è un rigonfiamento per riempire un qualcosa che poteva essere limitato a un articolo, dicendo: compriamo un pezzo di terra, è un'operazione patrimonialmente interessante e, naturalmente, la considero tale per i cittadini piemontesi tutti, dipendenti e non dipendenti FIAT.
Rinviamo a un momento più felice le valutazioni sui contenuti e, in quel caso, facciamo un vero dibattito sulla politica industriale che pu svolgere questa Regione, che deve svolgere nei confronti di un interlocutore. Tra l'altro, la ringrazio, Assessore, per aver eliminato il particolare che FIAT era interlocutore naturale della Regione Piemonte altrimenti davamo la stura a una serie di leggi con l'interlocutore naturale Pampasso Luigi, che non ritenevo corretta. Sono i cittadini ed il territorio l'interlocutore naturale, ma non certo FIAT, e su questo la ringrazio del suo emendamento presentato già in Commissione.
Al di là di questo passaggio, alla fine siamo arrivati in Aula con un disegno di legge che ha come contenuto il mandato ad acquistare per 35 milioni dei pezzi di terra. Lo stesso mandato deve andare a costituire una società mista, ma ci arriveremo al limite sugli articoli, andando avanti senza sapere per cosa, a quale fine, e peraltro senza aver svolto nessuna analisi della politica industriale nell'ambito della Regione Piemonte perché i siti dismessi che il sistema industriale piemontese ha da mettere a disposizione, affinché il soggetto pubblico li acquisti, sono tanti.
Dobbiamo anche chiederci cosa farà la Regione nei confronti di tutti gli altri siti, ma senza alcuna garanzia. Se vogliamo metterla sotto questo aspetto, ho conoscenza delle norme che non permettono sinallagmatismo in particolare sul sistema di aiuti alla grande impresa, quindi mi rendo conto che non è possibile, né in una norma di legge né in un contratto quale pu essere il protocollo d'intesa tra Regione, FIAT e gli altri Enti locali inserire un automatismo contrattuale.
Già in sede di audizione una delle domande che è stata posta a FIAT era almeno la dichiarazione unilaterale, l'atto di buona volontà, e che fosse una buona volontà autonoma, che cogliesse anche la possibilità di considerare l'automatismo di dire: "Il pubblico mi dà 35 milioni più 35 da parte del Comune di Torino, che fa 70, quindi 140 miliardi; io, per due anni, mantengo gli 800 dipendenti per fare la Grande Punto". Se ci fosse stato un atto unilaterale, unitamente alle dichiarazioni FIAT di partire fare la Grande Punto e dare un minimo di garanzie (non più licenziamenti ma il riassorbimento della cassa integrazione), quello sarebbe stato un atto apprezzabile. Di esempi, nel percorso di questa Regione ce ne sono, uno è stato concluso proprio da questa amministrazione relativamente all'Embraco.
L'accordo Embraco ha previsto la cessione di parte delle aree da parte della società Embraco: la multinazionale brasiliana del gruppo Whirpool ha un consorzio, un gruppo di soggetti pubblici che dovranno essere messi sul mercato.
L'altro esempio è recente: destinazione deindustrializzazione.
Unilateralmente l'impresa ha dichiarato che per cinque anni non procederà a licenziamenti coatti. Quindi ha messo i lavoratori in mobilità coatta.
Questo è stato un atto di buona volontà, che il tavolo nazionale e le parti sociali hanno apprezzato. Certamente lascia libera la facoltà di incentivare gli esodi; questa facoltà va lasciata libera perché è un elemento di flessibilità di sistema. Io sono il primo ad apprezzarlo, ma almeno non c'è la parte coatta. Di tutto questo non troviamo traccia, n nei contratti (forse non poteva esserci) né negli atti di buona volontà.
Quindi, ci riduciamo a discutere sulla valenza di un acquisto di due o tre pezzi di terra per il valore di 70 milioni. Sembra un po' poco, e un po' troppo, per l'ente pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Questa mattina, aprendo il quotidiano "La Stampa" sono rimasto un po' allibito perché mi sono reso conto che tutto quello che stiamo decidendo in quest'Aula va nella direzione opposta a quanto dichiarato oggi sui quotidiani da Montezemolo. Tutto sommato ritengo che sia giusto andare nella direzione opposta, che sia corretto sostenere il Progetto che ha come scopo principale il tentativo di recupero della Fiat, perché se in qualità di rappresentanti delle Istituzioni non riusciamo ad essere propositivi, mi chiedo chi sarà ad aiutare i cassaintegrati dell'indotto Fiat.
Mi chiedo: perché noi oggi votiamo a favore, perchè stiamo sostenendo il disegno di legge in oggetto che ha come clausola quella di comprare le aree a Mirafiori e Campo Volo per poi procedere ad una società che faccia innovazione e ricerca e quant'altro? Vogliamo che le istituzioni siano al di sopra...
A nessuno interessa quello che dico!



(Applausi in Aula da parte del pubblico)



SCANDEREBECH Deodato

PRESIDENTE



SCANDEREBECH Deodato

Prego il pubblico di non intervenire e i Consiglieri di non provocare.



SCANDEREBECH Deodato

A parte gli scherzi, ritengo che oggi stiamo compiendo un atto coraggioso e importante, e di questo rendo merito in primo luogo alla Giunta e alla sua maggioranza, e in secondo alla minoranza, che, in modo propositivo, sta costruendo un dialogo che porta alla votazione di questo disegno di legge.
Le dichiarazioni di Montezemolo, affermano che le Istituzioni si contrappongono e fanno quasi da barriera allo sviluppo del liberismo, allo sviluppo dell'impresa. Io mi chiedo: tutti i grandi finanzieri (come lo stesso Romiti) hanno fatto impresa o hanno fatto finanza fino ad oggi? Questo è il punto su cui noi dobbiamo interrogarci. È vero che i soldi non sono direttamente nostri, ma sono soldi dei cittadini dei quali noi siamo rappresentanti. Noi stiamo facendo un atto tra i più importanti delle ultime legislature. Consideriamo quanto fatto dalla FIAT fino ad oggi: nei primi anni '80, ha deciso di cambiare strategia e invece di fare impresa ha preferito fare finanza, mandando a casa Ghidella e mantenendo Cantarella e Romiti.
Oggi, mentre sottraiamo delle risorse ad altre possibili opportunità per il nostro territorio, stiamo dando un'apertura di credito alla FIAT affinché un domani nessuno possa dire che è colpa delle istituzioni se gli operai della Fiat, e tutti gli altri, saranno nuovamente in cassaintegrazione Questo è un atto coraggioso, ed è uno dei motivi per cui io, fin dal primo giorno, ho detto che sono favorevole a questo disegno di legge.
Che cosa è scritto sui giornali, oltre a quello che dice Montezemolo? Ci sono le dichiarazioni dell'Amministratore delegato: andranno a fare la nuova Cinquecento in Polonia! E' paradossale, mentre noi qui stiamo dibattendo su come fare per mettere dei vincoli al disegno di legge o nel preliminare, affinché FIAT Mirafiori costruisca la Grande Punto.
Indubbiamente, loro sono più avanti di noi e di quanto stiamo decidendo oggi. Quindi, ripeto stiamo facendo il nostro dovere e stiamo facendo tutto quello che era nelle sensibilità istituzionali.
Poi cos'altro c'è scritto sul giornale? C'è scritto che il Vicepresidente della FIAT è a Shangai insieme ad altri 40 membri di grandi industrie, per fare una specie di lobby internazionale, guarda caso, per cosa? Per dare consulenza alla città di Shangai e al Partito Comunista (è scritto così) mentre noi qui a Torino non abbiamo lo stesso onore di costituire una lobby simile per poter andare nella direzione dello sviluppo e dell'occupazione ma soprattutto di un progetto futuristico per la nostra città, ancora di più se consideriamo che a Torino avevamo il Salone dell'Auto? A Torino è nata l'auto e negli anni '80 proprio a Torino avevamo la prima industria automobilistica al mondo! Questo è il problema che ci dobbiamo porre, non se votare a favore o se votare contro! Tutto quello che potevamo fare lo abbiamo fatto. Pertanto, mi auguro che questi soldi vengano spesi bene. Mi auguro che la nuova società che andremo a costituire e che deve in qualche modo deve coinvolgere anche per le piccole e medie imprese (per tutto l'indotto) faccia veramente ricerca innovazione e sviluppo. Se questa nuova società verrà invece convogliata nelle altre 131 aziende legate alla FIAT che fanno ricerca e sviluppo allora vuol dire che tutti i nostri sforzi verranno vanificati. È qui che noi dobbiamo controllare, è in questo ambito che per la prima volta (al contrario di quello che c'è scritto sui giornali) noi abbiamo il compito di controllare. Il nostro compito, da domani, è di cominciare a controllare quali saranno le finalità e in che direzioni andranno le nostre risorse, e non solo le nostre, e di tutti i cittadini piemontesi.
Questo in qualche modo ci può dare un minimo di speranza, affinché la FIAT sia vincolata o stimolata a continuare a produrre a Torino. FIAT vuol dire Fabbrica Italiana Automobili Torino; non vuole dire Shangai, Polonia vuol dire Torino! Con questo positivo augurio, con questa speranza, spero che i vertici FIAT vengano un domani a darci spiegazioni in quel famoso Consiglio aperto richiesto a suo tempo dal Gruppo UDC,dove non solo noi Consiglieri e Assessori, ma tutti i cittadini, tutte le attività produttive e le parti sociali possano avere voce in capitolo, dove possa partecipare il Vicepresidente o il Presidente della FIAT o l'Amministratore delegato per spiegarci qual è la loro strategia, qual è il loro piano industriale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pizzale; ne ha facoltà.



PIZZALE Giovanni

Grazie Presidente.
In queste ultime settimane ho avuto modo di ascoltare con interesse gli interventi sul caso FIAT e mi sono posto una domanda: è la FIAT ad aver bisogno di Torino o è Torino ad aver bisogno della FIAT? Vorrei dare una risposta definitiva: Torino può fare a meno della FIAT, e la FIAT farebbe volentieri a meno, se non proprio di Torino, almeno di Mirafiori. Parole forti, lo so, ma la realtà è molto più complessa, i fattori in gioco sono molti: economici, sociali, politici e anche emotivi.
Per i torinesi, dal periodo del boom fino alla metà degli anni '90, la FIAT è stata una madre accogliente, che non voltava mai le spalle: bastava che un imprenditore si recasse negli uffici della FIAT e usciva con ordinativi da portare nelle proprie aziende e far lavorare i propri operai.
Oggi la sensazione diffusa è che la FIAT le spalle le abbia già voltate. A Mirafiori sono rimasti solo 16 mila addetti e, credetemi, non c'è da illudersi per il futuro. Ammettiamo anche che i nuovi modelli siano accolti con grande favore dal pubblico, ma per conto mio la strada del ridimensionamento, della capacità produttiva, appare inevitabile. Un primo passo importante per il rilancio della FIAT, per Torino e, soprattutto, per l'indotto è stato l'accordo tra il Lingotto, il Comune, la Provincia e la Regione sull'acquisizione di aree dismesse, con l'impegno della FIAT di produrre 80 mila nuove Punto ed un modello nel segmento, medio-alto, entro il 2008. Potrà essere un buon trampolino per l'indotto, a condizione, per che si sappia cogliere l'occasione per rinnovarsi, per riconvertire nei prossimi quattro o cinque anni. In futuro Torino, probabilmente, sarà solo la testa del gruppo, avrà un centro di ricerca ulteriormente potenziato per creare prototipi, un centro stile e designe. Sugli ulteriori 100 mila metri quadrati di aree dismesse, la FIAT ipotizza di realizzare un punto di accoglienza clienti con ristoranti, caffè, piste di prova, inserendo nuove figure professionali. Mi sembra una soluzione giusta, ben pensata.
Personalmente vedrei anche bene la collocazione di un ecomuseo dell'auto perché, se ai fini dell'occupazione non si può puntare su altri volumi produttivi, è giusto valorizzare la vera ricchezza che dovrà sopravvivere alla crisi dell'auto: la grande cultura automobilistica che l'area torinese possiede e che il mondo ci invidia. Pochi gruppi automobilistici, del resto, possono vantare al loro attivo cento anni di storia come la FIAT. Se volessimo fare un'analisi critica un grave errore la FIAT lo ha commesso (anche più di uno). Nel '94 ha ceduto alla Bosch per pochi miliardi di vecchie lire, il brevetto del common rail (sistema elettronico ad alta pressione sul diesel) realizzato dal Centro Ricerche di cui la FIAT detiene il 100% di quote.
stata una scelta deleteria perché, se l'avesse industrializzato direttamente, ne avrebbe ricavato notevoli vantaggi economici, tanto è vero che oggi la multinazionale tedesca produce il 60% del sistema iniezioni common rail nel mondo.
Come operatore e conoscitore del settore industriale, penso che il futuro si giocherà su un punto molto importante, che è tutto sulla ricerca.
In Piemonte esistono già centri di questo tipo, ma manca una cosa importante: un ufficio commerciale in grado di collegare domanda e offerta da un lato le esigenze degli industriali, dall'altro i risultati della ricerca. L'esistenza di tali uffici rappresenterebbe un grosso passo in avanti sia per le aziende, che potrebbero usufruire di prodotti tecnologicamente avanzati, sia per il settore della ricerca, che risulterebbe più mirato ed efficace non tenere nei cassetti i brevetti.
Da un'indagine del settore, realizzato dall'Unione Industriale di Torino e dall'Osservatorio sulla componentistica delle Camere di Commercio emerge la volontà, da parte di aziende in crisi, di rinnovare i propri prodotti adottando strategie attive. Innovazione, cari Consiglieri, non è solo il modo di rinnovarsi, ma significa anche aprire nuovi canali, come sta avvenendo in alcuni Paese europei, ad esempio con la tecnologia del diesel, della propulsione ibrida e dell'idrogeno.
Per chiudere il circolo vizioso, occorre che tutti (la proprietà FIAT gli industriali, i sindacati, soprattutto gli istituti finanziari, e i politici) facciano la loro parte. La FIAT dovrà puntare sulla ricerca e sullo sviluppo, progettando auto competitive (non cambiando solo il solito fanale, come ha fatto fino ad oggi) riducendo così i costi di produzione facendo soprattutto alleanze mirate con multinazionali estere (come sta avvenendo con Ford, Suzuki ecc.).
La verità è che la politica, talvolta, gestisce solo il presente, senza saper andare oltre. Al contrario, se tutti sapremmo fare ciò che a ciascuno compete, sono convinto che, nell'arco dei prossimi cinque anni, molto potrà cambiare consentendoci di guardare con maggior serenità all'avvenire della FIAT, delle aziende dell'indotto e, in una parola, al futuro di Torino.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Il partito di Alleanza Nazionale, che rappresento come Capogruppo, è interessato a fare in modo che il tessuto più sociale e più a disagio della provincia e della regione, sia nel maggior modo possibile tutelato. Sta a cuore al nostro partito tutelare, nelle massime forme possibili, la grande la media, la piccola industria e l'artigianato. Cioè, tutti i lavoratori che oggi corrono il rischio di andare in mobilità, come succede nel caso della FIAT, in cassa integrazione o, peggio ancora, per chi non pu usufruire di questi istituti, licenziati e messi su una strada.
Fin dall'inizio ci siamo posti con uno spirito costruttivo nei confronti del disegno di legge della Giunta perché, oggettivamente, FIAT è la più grande industria di questa regione, è quella che dà lavoro ancora a molti lavoratori, nonostante le diversificazioni che la politica aziendale ha fatto in questi anni. Dagli ultimi segnali vediamo che la direzione di quest'azienda dedica attenzione soprattutto ad accordi commerciali internazionali, anche attuati in un'ottica privatistica che tende a ridurre i costi, a creare sinergie, a favorire sinergie che possono mantenere sul mercato l'azienda (è solo di pochi giorni fa l'accordo con la Ford per produrre la nuova Cinquecento in Polonia, alternativamente con la nuova Ka). Quindi una politica molto attenta agli interessi privatisti del gruppo, che viene a chiedere agli enti pubblici un forte aiuto. Gli enti pubblici si dimostrano disponibili, dopodiché, dal testo visionato - entro più nel merito - il nostro Gruppo ritiene che ci siano segnali che non vanno esattamente nell'interesse di come dovrebbe essere l'investimento di questa Regione: tutelare gli interessi dei lavoratori piemontesi che oggi lavorano all'interno del gruppo FIAT; tutelare coloro i quali oggi sono in cassa integrazione e che, giustamente, vogliono avere assicurazioni per rientrare al più presto nell'organico dell'azienda, e coloro che magari vedono a rischio, in un futuro vicino, il loro posto di lavoro.
Il nostro Gruppo ha presentato una serie di emendamenti, non tanti ma tutti di merito. Il primo, che ci sorge abbastanza spontaneo, corrisponde alla domanda che ci fanno tutti quelli con cui parliamo, al di fuori di questi consessi pubblici.
Quando andiamo in giro ad illustrare questa proposta di legge e a spiegare l'orientamento del disegno di legge, tutti ci dicono: "Va bene aiutare FIAT, va bene aiutare Mirafiori, ma andrebbe molto meglio investire tutti questi soldi a Mirafiori per garantire ai cassaintegrati di tornare a lavorare; andrebbe molto meglio investire tutti questi soldi per montare le linee per il nuovo motore nello stabilimento di Mirafiori; ci interessa molto che questo garantisca una reale produzione di Grandi Punto all'interno di Mirafiori".
Ebbene, cosa c'entra l'operazione di Campo Volo? Perché date dei soldi per acquistare un terreno che non capiamo quale garanzia possa dare a chi oggi è in cassa integrazione? Quali sono le proposte e gli interessi per fare andare avanti queste operazioni, se non quella - a questo punto viene il dubbio - di vedere, dietro a questa operazione, la valorizzazione immobiliare di Campo Volo (che, peraltro, non è nemmeno tanto velata perché nello stesso disegno di legge se ne parla). Quindi, questi soldi servono per fare valorizzazioni immobiliari che non si traducono nella garanzia che i cassaintegrati FIAT ritornino celermente sulla linea di montaggio della Grande Punto e sulla linea di montaggio di un nuovo motore a Mirafiori; servono solo per rimpinguare le casse del gruppo FIAT affinché faccia accordi e operazioni, come quello dell'altro ieri con la Ford, per produrre la nuova Cinquecento in Polonia. Ora ci chiediamo a chi giovi questa operazione. Da qui parte il nostro primo emendamento, con il quale, ripeto, avremo modo di illustrare meglio le nostre preoccupazioni.
Prima ho parlato di una possibile operazione immobiliare; entreremo più nel dettaglio quando arriveremo all'emendamento, dicendo di chi sono questi terreni. Quale quota compra la Regione? Quale quota rimane invenduta? Per ai lati di questa operazione bisogna chiarire a chi rimane l'altra proprietà, che è del gruppo FIAT, e chi ancora rimane a lato dell'ulteriore proprietario del gruppo FIAT, un grande gruppo immobiliare italiano, il cui Presidente mi sembra sia entrato di recente nel Consiglio di Mediobanca.
Dobbiamo anche chiedere se tutto questo non sia finalizzato a fare in modo che l'operazione Campo Volo serva per realizzare una struttura sicuramente utile alla città di Torino, come le nuove Molinette, ma che senso avrebbe se poi, a fianco alle nuove Molinette, non nascono, come è logico che nascano, strutture e servizi paraospedalieri, parasanitari paraturistici (nel senso di alberghi o strutture che servano per garantire un'accessibilità all'ospedale)? Tutte strutture pubbliche o parapubbliche, però dobbiamo intenderci su cosa è pubblico, perché un albergo difficilmente può essere pubblico servizi parasanitari difficilmente possono essere pubblici. Altre cose non ci sono chiare, quindi vorremmo spiegazioni plausibili e concrete: il perché di questi inserimenti e, viceversa, perché non destinare questi soldi ad altre operazioni più propedeutiche a garantire i cassaintegrati coloro i quali reclamano il loro posto di lavoro.
Le strade, come abbiamo visto, si trovano: c'è sicuramente il vincolo dell'Unione Europea e degli aiuti di Stato da sorpassare, però abbiamo visto che, in questo caso, è stato agevolmente sorpassato con l'idea delle operazioni immobiliari.
Ci sono altre possibili strade per non incrociare nei meandri dell'Unione Europea e, quindi, di eventuali infrazioni, per aiutare questi soggetti e garantire realmente il loro futuro. Alleanza Nazionale ascolterà, quando arriveremo a questo punto, quali sono queste motivazioni.
L'altro importante tema per Alleanza Nazionale è che se giustamente canalizzando bene questi soldi, questi 35 milioni di euro, che poi diventano 60/65 globali degli enti pubblici, per garantire i posti di lavoro e non per garantire speculazioni immobiliari, garantiamo anche l'indotto con una pari azione che si rivolga non alla FIAT, ma alle aziende piccole e medie che in questi anni hanno lavorato intorno alla FIAT. Alcune di esse si stanno ricollocando con altre case automobilistiche, ma necessitano ugualmente di un forte sostegno. Se noi rafforziamo il sistema FIAT, non dobbiamo lasciar morire il settore delle piccole e medie imprese perché in questo disegno di legge c'è scritto espressamente che i 35 milioni prelevati per destinarli a questo aiuto, vengono sottratti al capitolo delle piccole e medie imprese. Noi chiediamo che pari dignità sia data al settore delle piccole e medie imprese, molte delle quali sono in situazioni simili, o addirittura peggiori, di FIAT. Molte sono già state costrette a chiudere; altre hanno lasciato operai a casa; altre sono in procinto di farlo, se non arriveranno aiuti a loro favore. L'operazione quindi, se si vuole sostenere l'automotive e l'industria automobilistica piemontese, va fatta verso la FIAT, concentrando risorse mirate a Mirafiori e a beneficio della produzione FIAT, ma anche per le piccole e medie imprese che, orbitando nell'universo FIAT, hanno perso, in questi anni commesse e azioni. Sono aziende che vanno aiutate e che devono sopravvivere. Diversamente, garantiremo qualche posto di lavoro in più da una parte, ma ne perderemo altrettanti dall'altra.
Su questi temi, Alleanza Nazionale si riserverà, in base alle risposte che ci verranno date, di decidere eventuali altre azioni sul disegno di legge, perché non vorremmo che questa Regione producesse un disegno di legge a senso unico, volto più a favorire un'operazione specifica di un'azienda privata, che non la tutela dei posti di lavoro e dell'automobile piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Avevamo chiesto il voto agli elettori piemontesi con un impegno preciso, uno dei tanti. Questo impegno si chiamava programmazione industriale, idea di sviluppo, capacità di rimettere al centro l'idea di una grande industria manifatturiera che potesse guidare i processi industriali e dare ai piemontesi la certezza che questa Regione non vive solo di turismo, di tartufi, di bottiglie di barolo stappate, ma anche di fabbriche, di operai e della loro capacità di competere nel mondo, ed essere ancora un punto di riferimento dell'economia europea nel panorama internazionale in grado di guidare ancora i grandi processi industriali di questo Paese.
Questo era uno degli impegni che avevamo preso nei confronti dei piemontesi. Questo atto, che solennemente oggi esaminiamo in quest'Aula rappresenta una tappa che segna l'inizio di questo percorso.
Rappresenta la volontà precisa ed esplicita di questa maggioranza. Un lavoro attento, minuzioso e prezioso, svolto, in primo luogo, dalla Presidente Mercedes Bresso, dal Vicepresidente Gianluca Susta e dall'Assessore Bairati, con grande caparbietà e tenacia, per portare a casa un risultato: i lavoratori potranno tornare in fabbrica; avranno la possibilità di ricominciare a produrre pezzi che verranno venduti. Quindi non solo più assistenza; non solo più l'idea di una Regione che non c'è oggi nei fatti, quella del turismo, della cultura e di chissà cos'altro, ma di fabbriche con operai al proprio interno, che producono e competono internazionalmente.
Questa è una prima tappa che oggi scegliamo di raggiungere con impegni precisi, perché vi siano delle garanzie occupazionali non solo per la Meccanica, ma anche per gli enti centrali, affinché FIAT ritorni a Torino a progettare e a promuovere ricerca e tecnologia che sia in grado di trasferire nel proprio Gruppo, per rendere competitivo, sul piano internazionale, questo grande colosso industriale dell'auto italiano.
Per fare questo, occorrono, però, garanzie precise, che solo la capacità del nostro Ente - della Giunta, ma anche del Consiglio - è in grado di assicurare, per verificare l'applicazione del protocollo d'intesa e vigilare che laddove si acquistano quelle aree, non si faccia speculazione edilizia ma si incentivi la ricerca scientifica e tecnologica per portarvi le aziende dell'indotto dell'auto e creare un polo dell'automotive.
Solo attraverso questa ricerca meticolosa nei dettagli si potrà evitare la speculazione; solo attraverso questo sistema potremo confermare di aver raggiunto un obiettivo. L'obiettivo prefissato è che a Torino si riparli di auto e di un'industria manifatturiera in grado di competere nel panorama italiano, rilanciando il settore dell'automotive, guidato da FIAT e dai suoi lavoratori. Perché se oggi conseguiamo questo provvedimento, lo facciamo soprattutto per quelle migliaia di uomini e di donne che, con grandi sacrifici, hanno tenuto in piedi questo colosso industriale subendone le difficoltà che ricordava poc'anzi il collega Pizzale, come la finanziarizzazione dei settori produttivi, l'idea che si potesse investire nella moda, nell'energia, nella grande distribuzione, nelle assicurazioni e nelle finanziarie, smettendo di investire, invece, nella ricerca scientifica e tecnologica, nell'industria dell'auto e nell'ampliamento dei settori tecnologici che ne avrebbero consentito lo sviluppo. Tutto questo è storia passata.
Noi vogliamo che sia così. Ma vogliamo, ancor più concretamente, che FIAT ribadisca che vuole rilanciare il settore dell'auto.
Vogliamo che FIAT dismetta i settori che non sono strategici per l'auto e che investa quei soldi nell'automotive, nella tecnologia e nella ricerca affinché siano utili per accrescere la capacità di competere industrialmente, a livello internazionale, del gruppo industriale di Corso Marconi.
Questo è ciò che serve alla nostra Regione. Non servono altre parole.
Servono gesti concreti utili a tenere aperti i capannoni e ad accendere le macchine ogni mattina. Oggi, questo gesto concreto lo stiamo facendo per tutti i piemontesi, sia di centrosinistra che di centrodestra.
Lo facciamo per il futuro della nostra Regione, affinché sia ancora in grado di guidare i grandi processi industriali di questo Paese. Ma lo facciamo soprattutto perché sappiamo quali e quanti siano stati i sacrifici, e quali e quanti siano ancora quelli che dovranno affrontare i lavoratori. Noi chiediamo, quindi, che nell'applicazione del protocollo d'intesa sia garantita la possibilità per i lavoratori di ottenere dei contratti di solidarietà o di rotazione, che permettano a tutti i dipendenti di rientrare in produzione per tempi certi, perché vivere con 600 euro al mese non è possibile, e va ribadito in quest'aula.
Dobbiamo chiedere a FIAT di permettere ai propri lavoratori di tornare per tempi certi, in produzione e avere stipendi che consentano a queste famiglie di vivere, e non di sopravvivere.



(Applausi in Aula da parte del pubblico)



PRESIDENTE

Per cortesia, questo non vuole essere un rimprovero, ma non è prassi dell'Aula consentire atteggiamenti di esternazione così evidente, da parte degli spettatori, rispetto ai colleghi che intervengono.



ROBOTTI Luca

Così come dovremo porre all'ordine del giorno delle pubbliche amministrazioni di questa regione, a partire dal Comune e della Provincia di Torino, una seria politica di riduzione delle tariffe per le famiglie che oggi subiscono la cassa integrazione e la mobilità.
In ultimo - lo dico con grande piacere - ho apprezzato le parole dell'Assessore Bairati in Commissione; ho apprezzato la sua capacità di badare alla concretezza e al contenuto vero del tema.
Il tema riguarda il rilancio del settore auto attraverso meccanismi di solidarietà, che pongano al centro le persone rispetto ai grandi processi finanziari.
Dobbiamo darne atto, Assessore: lei è stato un buon promotore del nostro progetto di cambiamento di questa Regione. E sicuramente saprà esserlo ancora di più nello sviluppo e nell'articolazione di questo accordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Allasia; ne ha facoltà.



ALLASIA Stefano

Questo disegno di legge, così com'è stato presentato, non poteva soddisfare la Lega Nord. Per sostenere il mercato automobilistico in crisi la Regione, insieme al Comune e alla Provincia, interveniva finanziariamente con 70 milioni di euro a favore di FIAT. Nessuna garanzia veniva data per l'occupazione: ricordo che a tutt'oggi sono centinaia i lavoratori in cassa integrazione, che arrivano a migliaia (quasi 9.000 unità) se consideriamo le piccole dell'indotto.
Allora, se è vero che questo disegno di legge è nato con lo scopo di risolvere i problemi del settore, era impensabile che nulla venisse messo nero su bianco per le garanzie occupazionali.
Non solo. Sostenere che per aiutare il settore automobilistico bastasse regalare 70 milioni di euro alla FIAT risultava molto riduttivo: non possiamo dimenticare le centinaia di piccole e medie imprese, anche artigianali, che lavorano nell'indotto dell'auto e che producono - lo ricordo - il 70% di un'auto, e che sono la spina dorsale dell'economia piemontese.
Le piccole e medie imprese, specie quelle che lavorano e hanno sempre lavorato per FIAT, hanno bisogno di interventi mirati e strutturali: sgravi fiscali e contributivi, crediti, agevolazioni, finanziamenti, ma soprattutto un diverso rapporto con FIAT in termini di pagamenti. E ancora tempi certi sui pagamenti delle sub forniture.
Parliamoci chiaro: 120 giorni, che poi diventano 150 se non oltre 700 sono davvero troppi.
auspicabile che nella Finanziaria regionale la Giunta preveda delle misure specifiche che diano un po' di ossigeno a queste imprese. Ancora una considerazione: negli ultimi vent'anni, FIAT ha ricevuto dallo Stato, a vario titolo, più di 200 miliardi di vecchie lire. Che cosa hanno ricevuto in cambio Torino e l'intero Paese? Una perdita secca di oltre 200.000 posti di lavoro, uno per ogni miliardo regalato, e lo schiaffo morale, ma anche economico, di vedere aprire stabilimenti nuovi solo all'estero (Polonia Ungheria, Sudamerica).
Nel frattempo l'indotto, il settore della componentistica, tutte quelle piccole e medie imprese che, prive di mezzi e senza grandi banche alle spalle, che costituiscono il vero motore dell'economia, lasciavano a casa centinaia di persone e chiudevano i battenti.
ora di dire basta a queste agevolazioni e la lotta e la battaglia della Lega, se la Giunta rispetterà i patti, porterà beneficio all'occupazione e all'economia di tutto il Piemonte.
Sicuramente vigileremo come sentinelle affinché la Giunta agisca su FIAT perché sia garantito il graduale reinserimento dei lavoratori di Mirafiori, attualmente in cassa integrazione e, al contempo, a relazionare trimestralmente al Consiglio regionale sulla situazione relativa al riassorbimento delle maestranze di Mirafiori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Noi, all'inizio di questo lungo iter - o almeno alcuni di noi, tra cui il sottoscritto - saremmo stati addirittura orientati a votare sì, ma avevamo posto e poniamo con i nostri emendamenti una serie di condizioni che andrò ad esprimere. Vedete, colleghi, c'è una differenza sostanziale oggi fra il centrosinistra e il centrodestra: voi potete decidere e potreste imporre dei vincoli, e non lo fate; noi cerchiamo di imporre dei vincoli che colleghino l'accordo alla salvaguardia dei posti di lavoro, e ce li bocciate.
Questa è la differenza tra noi e voi: voi avete la maggioranza e potreste decidere di vincolare l'azienda al rispetto dell'accordo, e non lo fate, e noi cerchiamo di porre dei vincoli, e voi ci bocciate questi vincoli.
E allora, le spiego quali sarebbero le nostre condizioni: primo, via Campo Volo dall'accordo, perché Campo Volo non c'entra niente e non ho trovato uno in quest'Aula che sia stato in grado di dimostrarci il contrario. Campo Volo non c'entra niente con il rilancio industriale della FIAT, con il rilancio industriale dell'indotto e con l'occupazione dei lavoratori.
Campo Volo non c'entra assolutamente nulla! Quindi, stralciate Campo Volo, se siete e siamo tutti in buona fede visto che la cifra che serve è quella, e poi diciamo anche perché è quella la cifra che serve, prendiamo una parte in più di Mirafiori e lasciamo Campo Volo al suo destino.
Perché dite no a questo? Cosa ve ne frega di Campo Volo? Ve lo dico io alla fine! Seconda cosa: la valutazione. Settanta milioni di euro per cosa? Settanta milioni di euro, colleghi, sulla base di un foglio di carta firmato da un importante, credo, docente universitario che - udite udite dopo che da sei mesi sappiamo che servono 70 milioni di euro ci dice: "Fatto un sopralluogo e sentiti i vertici dell'azienda, riteniamo che sia congruo il prezzo di 70 milioni di euro". Ovviamente, avessimo detto 100 milioni di euro, sarebbero stati 100, avessimo detto 72,225, sarebbero stati 72,225. Questa è la serietà della valutazione! Non esiste alcun tipo di perizia asseverata, non esiste alcun tipo di perizia ufficiale. Esiste la solita perizia spannometrica: uno è andato lì e ha detto che più o meno vale quello. E questo non va bene, perché più volte abbiamo chiesto di avere delle perizie, quando il pubblico spende i soldi, che sono soldi dei cittadini e non dei privati.
Terzo vincolo: quanto dura questo accordo? Settanta milioni di euro li diamo per il reintegro dei lavoratori in cassa integrazione? Sì, almeno così ci viene detto.
Quando rientrano? La data, dov'è la data? Se noi votiamo oggi, c'è qualcuno in grado di dirci che tra dieci giorni i lavoratori rientrano? Nessuno mette la data.
Inoltre, quanto vale l'accordo? Quanto tempo? Perché - lo ricito perché sono pedante - se il Segretario della FIOM mi dice che con l'eventuale produzione torinese noi arriveremo ad una sovrapproduzione di 100.000 auto rispetto alle previsioni di vendita dell'azienda, se queste auto non si vendono, colleghi, o se la nuova Grande Punto non avrà il successo che tutti auspichiamo, che fine fanno i lavoratori e l'accordo? Che fine fanno i soldi pubblici? Che fine fanno i posti di lavoro? Perché non ci si impegna - lo diceva prima il collega Pichetto - come hanno fatto altre aziende, unilateralmente: "Noi ci impegniamo intanto a riassumere tutti i lavoratori in cassa integrazione e ci impegniamo, magari per tre anni, visto che ci date questi 140 miliardi di vecchie lire vediamo quanto dura l'accordo, quanto garantiamo i posti di lavoro".
Perché non lo volete mettere in questa legge, Presidente Bresso Assessore Bairati, colleghi del centrosinistra? Siete tutti infervorati su questo accordo, ma quando chiediamo le garanzie, che noi abbiamo posto con degli emendamenti di merito, voi non votate! C'è poi ancora una cosa: i modelli nuovi. Nella relazione è scritto che ci sono molti nuovi modelli e in previsione magari quello di portare un nuovo modello a Mirafiori. Ma c'è nella relazione, non c'è nella legge.
Come mai non c'è nella legge? Credo che il management FIAT sia in grado oggi, visto che è stato sempre così abile nelle previsioni per il futuro, di dirci quale modello porta a Torino, a costruire a Mirafiori, se lo vuole portare. Sa già che verrà costruita ad esempio la nuova Sport Utility Wagon, la costruiscano a Torino! Ci vuole tanto a dirlo? Perché non lo dicono? Perché non c'è scritto nella legge? Se no non ci sono garanzie! Faccio una battuta e riprendo l'intervento della collega Ferrero, che ricordava l'intervista del Presidente Montezemolo (il titolo è a tutta pagina): "Troppo Stato nell'economia. I monopoli locali e l'interferenza politica nell'attività economica ostacolano il libero andamento del mercato e la crescita del Paese".
Vorrei chiedere alla Presidente Bresso e all'Assessore Bairati se hanno parlato con Montezemolo, perché non vorremmo che avesse già cambiato idea rispetto all'accordo, visto che ci dice che c'è troppo Stato nell'economia e che quindi non vuole i nostri soldi, perché è ora di finirla con questa interferenza della politica che blocca il mercato e l'economia del Paese.
Lo dice quello che dovrebbe sottoscrivere l'accordo, abbiate pazienza! Non l'ha detto a noi, l'ha detto su La Stampa di oggi, nella pagina economica. Io sono abbastanza preoccupato. Monopoli locali, Presidente, noi siamo locali; allora, noi siamo locali, voi della sinistra siete monopolio quindi capisce che monopoli locali non potete che essere voi, Comune Provincia e Regione, tutti di centrosinistra! È la volontà popolare, noi la rispettiamo, ci mancherebbe altro! Però non vorremmo che i soldi pubblici non andassero più bene, ma proprio perché sono pubblici, vogliamo che vengano spesi bene. Vogliamo che vengano spesi per garantire i posti di lavoro e l'occupazione. Non faccio la solita retorica dei 750 euro al mese con cui non si campa, ma in effetti con 750 euro al mese al mese di cassa integrazione non si campa. Ma vogliamo almeno garantire che questa cassa integrazione rientri, dando delle date certe, non che a oggi non si sa neppure se ci sarà una linea nuova della Grande Punto o se ci sarà un riapprezzaggio della vecchia Marea? Niente, non c'è niente. Alla faccia del comprare italiano (lo diceva già il Presidente Casoni)! Ma se io oggi compro FIAT, compro italiano? Se compro un'Alfa Romeo, compro austriaco, perché faccio lavorare i lavoratori austriaci e guadagnare i capitalisti italiani, ma non è questo che interessa noi. Io compro italiano se faccio lavoro in Italia, se faccio produzione in Italia, se faccio guadagnare le forze lavoro italiane, non se faccio guadagnare chi detiene il capitale e poi faccio guadagnare gli operai austriaci. Perché io la macchina austriaca non la compro. Se voglio comprare la macchina austriaca compro l'Audi, la Mercedes o la BMW (se me la posso permettere) ma non compro l'Alfa Romeo. Se voglio comprare la macchina polacca, non prendo la Panda (non so cos'altro produca la Polonia). L'ultima cosa che teniamo a sottolineare (poi entreremo nel merito degli emendamenti) è la clausola di rescissione che tante volte abbiamo chiesto e che oggi ci è stato spiegato in maniera molto attenta dall'Assessore (devo dare atto della sua serietà e della sua costanza) per non siamo riusciti a capire perché non sia possibile (e vi devo dire colleghi che questo tema ci appassiona) una clausola di rescissione.
Sarebbe come dire: no garanzie, no soldi; no data di riassunzione, no soldi; no tempo di validità del contratto, no soldi. È abbastanza chiara come clausola di rescissione? Ovviamente detta così non si può scrivere però sicuramente la contrattualistica pubblica e privata consentirebbe un frasario tecnico estremamente adeguato, alla bisogna, per garantire gli stessi vincoli e gli stessi obblighi da parte del contraente privato. Per questo, salvo che la Giunta non recepisca alcuni degli emendamenti che abbiamo presentato, difficilmente quello che poteva essere un si di partenza (perché tutti vogliono avere il rilancio della FIAT) tutti vogliamo avere la maggiore occupazione possibile, però non tutti siamo disposti a regalare denaro pubblico senza avere indietro, quanto meno garanzie certe e posti di lavoro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Il tema che arriva oggi in Aula dopo circa quattro mesi di discussione è un tema sicuramente importante. Credo che sia un dato estremamente positivo che oggi il Consiglio regionale si appresti a votare, come mi auguro, questo disegno di legge che sancisce l'accordo con la FIAT.
Credo sia un dato importante che si parli di FIAT in questo contesto anche perché, FIAT non è un problema solo della città Torino, della Provincia di Torino o del Piemonte, ma la questione FIAT credo che sia una problematica a livello nazionale. Noi crediamo che il nostro Paese non si possa permettere di perdere una produzione automobilistica significativa con tutto l'indotto e tutto quanto ne consegue. Sono particolarmente significativi, dal punto di vista occupazionale, i riflessi sul nostro territorio.
molto importante e significativa una ripresa di politica attiva del lavoro degli enti locali del nostro territorio. Una ripresa della politica attiva del lavoro, che ha visto e vede congiunti il Comune di Torino, la Provincia di Torino e la Regione Piemonte, che rivendica un ruolo del pubblico all'interno delle scelte industriali, come da sempre il nostro partito ha rivendicato.
La cosa che ci fa un po' specie, a fronte di un'iniziativa forte dal punto di vista locale, che può essere condivisa o meno, che può essere valutata in maniera più positiva o in maniera meno positiva, è l'assenza o comunque, la non presenza significativa di una politica nazionale sulle problematiche della filiera dell'auto.
Crediamo che questo accordo abbia sicuramente degli aspetti di positività (alcuni li ho già enunciati) e abbia anche degli aspetti di criticità o che comunque devono essere verificati.
Sicuramente il segnale positivo è che le aree dismesse di Mirafiori non diventino (come purtroppo succede in molte situazioni del nostro territorio) delle aree che vengono poi soggette ad un degrado nell'arco degli anni, per poi cambiare destinazione d'uso. Gli Enti locali finch possono tengono duro, però poi finisce che a quelle aree vengono modificati i piani regolatori e gli strumenti urbanistici per diventare in seguito aree commerciali abitative o aree utilizzate in altro modo. È positivo invece, che i 300 mila metri quadrati che andiamo ad acquisire su Mirafiori, rimangano a destinazione industriale. Una destinazione sulla quale questa amministrazione, assieme al Comune di Torino e alla Provincia sta scommettendo molto.
Questo credo che sia il dato positivo. Il dato di perplessità e di incertezza deriva dalla scarsità di impegni formali che la FIAT è disposta ad assumersi su questa partita. Io sono rimasto particolarmente colpito, in senso negativo, (come credo anche altri colleghi sia di maggioranza che di minoranza) da quanto detto nell'audizione da parte di due alti dirigenti FIAT. Adesso non voglio usare dei termini particolari, è certo che per consigliarci di andare a vedere il sito di FIAT o di andarci a cercare una serie di informazioni denota, se non altro, una mancanza di considerazione soprattutto per il rispetto delle Istituzioni e non solo. Proseguendo nell'audizione, tutte le certezze che la maggior parte dei Consiglieri pensavano di trovare non sono state confermate, sono rimaste aleatorie.
Anche su domande precise, si sono avute le risposte nei giorni successivi.
Per esempio, abbiamo avuto la risposta alcuni giorni dopo, quando l'Assessore Bairati ha portato la lettera dell'Amministratore delegato di FIAT, dove si diceva che sostanzialmente la produzione della nuova Punto sarebbe partita da Mirafiori, questo all'incirca quattro mesi dopo la sigla degli accordi con gli enti locali.
Quindi, noi crediamo, che questa legge e questo protocollo di intesa con la FIAT, debbano essere costantemente monitorati nei mesi che verranno.
Crediamo che questo lavoro possa essere svolto dalle Commissioni Consiliari competenti, perché non possiamo pensare che questa partita si possa chiudere in questo modo. Che cosa ci aspettiamo da questo disegno di legge? La questione centrale è quella del rientro di molti lavoratori che sono attualmente posti in cassa integrazione a zero ore.
Già lo diceva il Consigliere Robotti: la situazione, non solo dal punto di vista economico, ma anche da come viene vissuta personalmente dai lavoratori, è una situazione inaccettabile. Noi crediamo che debbano arrivare dei segnali precisi in questa direzione e crediamo che debbano essere coinvolti in questa vicenda tutti i lavoratori. Non possiamo permettere alla FIAT che alcune categorie di lavoratori vengano considerati marginali rispetto a quest'operazione e che debbano continuare a essere in cassa integrazione a zero ore. La produzione della Punto a Mirafiori non deve essere marginale rispetto alla produzione che viene realizzata a Melfi, ma deve essere complementare, non marginale. Non può essere soggetta a tutte le oscillazioni delle vendite sul mercato solo perché lo stabilimento di produzione principale è quello stabilimento di Melfi.
Crediamo che, al di là del disegno di legge che andremo ad approvare oggi, sarebbe estremamente significativo, e ci auguriamo che questo possa avvenire nelle prossime settimane, un impegno di FIAT su questa partita che può essere definito con la modalità migliori, ossia un accordo con le organizzazioni sindacali.
Pur con tutte le difficoltà che dicevo prima, valutiamo positivamente questo disegno di legge. Con tutti i Gruppi di maggioranza abbiamo preparato un ordine del giorno che dà mandato alla Giunta di seguire costantemente questo tipo di problematica e portare a casa i risultati che tutti ci attendiamo dall'operazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Ho ascoltato con interesse gli interventi dei Consiglieri che mi hanno preceduto. Ne cito due che mi pare abbiano posto i due estremi della cornice nella quale noi stiamo valutando, esaminando e, auspicabilmente approvando il provvedimento.
Da un lato il Consigliere Scanderebech ha parlato di un provvedimento storico, che non si era mai visto nelle ultime legislature; dall'altro, il Consigliere Pichetto ha parlato di un provvedimento che si riduce all'acquisto di un pezzo di terra (mi scuseranno i Consiglieri se, per brevità, sintetizzo i loro interventi).
Penso che il provvedimento non sia né l'una né l'altra cosa. Abbiamo la consapevolezza che su questo terreno non esistono interventi legislativi di natura risolutiva, ma interventi, come quello che stiamo esaminando, che possono accompagnare seriamente un'inversione di tendenza. Voglio ricordare che stiamo esaminando un provvedimento che ha, come riferimento specifico la FIAT e come riferimento indiretto tutta l'area dell'indotto, quindi non solo l'area torinese. Voglio anche ricordare che la crisi FIAT non è degli ultimi sei mesi e nemmeno dell'ultimo anno. Siamo dentro una crisi della filiera automobilistica, in particolare della FIAT, che dura da alcuni anni. Anzi, dalle cose che ci sono state dette durante le audizioni, è proprio in questo ultimo anno, in questi ultimi sei mesi che, grazie ad una serie dismissioni, il Gruppo FIAT ha ricominciato ad invertire una tendenza negativa. Se noi oggi, come centrosinistra, siamo in quest'Aula per la prima volta, come ricordava il Consigliere Larizza, ad esaminare un provvedimento di sostegno alle politiche industriali nel nostro Paese, una qualche ragione ci sarà. Nel senso che negli scorsi anni non è che la crisi FIAT non ci fosse, e non è che le istituzioni non dovessero sentirsi impegnate a livello locale, regionale e nazionale su questo tema e su questo problema.
Nel provvedimento, oltre alle misure relative al mantenimento e, ci auguriamo, al sostegno dell'occupazione, c'è una parte importante che vogliamo sottolineare, che riguarda l'innovazione e la ricerca.
Si è parlato di un provvedimento che, in qualche modo, è ridotto all'acquisto di un'area di un pezzo di terra. Facendo riferimento alle audizioni che abbiamo avuto in Commissione, ragioniamo per assurdo: se le istituzioni locali - Comune, Provincia e Regione - prima dell'estate, cioè all'inizio dell'iter del provvedimento, non avessero dato la loro disponibilità, da questo punto di vista, a costruire una strategia comune per il rilancio del settore, quale sarebbe il risultato oggi? Ci è stato detto in modo chiaro in audizione.
Il Piano industriale presentato da FIAT il 3 agosto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, probabilmente, non sarebbe stato quello che è stato poi presentato e, senza la possibilità di un reinsediamento di una linea produttiva della Punto a Mirafiori, oggi ci saremmo trovati con almeno altri 2.000 esuberi che riguardano esclusivamente FIAT, senza contare tutte le aziende dell'indotto.
Non possiamo, consapevolmente, assumerci quest'altra responsabilità nei confronti non dell'azienda, ma nei confronti dei lavoratori. Questo è l'elemento di fondo che sta dietro e deve stare dietro politicamente ad un provvedimento di questo genere. Naturalmente anche noi abbiamo posto alcune questioni in sede di audizione ed oggi, che riguardano la verifica puntuale degli impegni che l'azienda si prende. Soprattutto la tutela e le garanzie per i lavoratori e i cassintegrati, questo vorremmo fosse chiaro. Il provvedimento, per noi, avrà una validità completa e complessiva nel momento in cui sarà definita una strategia che prevedrà non solo il mantenimento dell'attuale livello occupazionale, non solo il reintegro della cassa integrazione, ma la possibilità di sviluppo e di creare nuovi posti di lavoro soprattutto a livello di ricerca e innovazione. Mi pare sia questo l'elemento cruciale.
Riteniamo utile, e lo abbiamo espresso in Commissione, rafforzare in questo senso i poteri del Consiglio sul piano del controllo e del seguire passo passo, insieme alla Giunta, l'evolversi di questa strategia e dei provvedimenti. Davvero, noi non possiamo classificare questo provvedimento come un aiuto a fondo perduto, nella misura in cui esso è legato ad una strategia che non ci riporti, tra qualche anno, alle condizioni di partenza o a condizioni peggiori rispetto a quelle in cui ci troviamo oggi. Questo è il parametro di misura che noi dobbiamo mettere insieme all'approvazione del provvedimento.
Invito l'Assessore (credo non sia possibile prevederlo nella legge), ad immaginare, oltre ad una clausola valutativa interna del Consiglio (questa è essenziale, ne abbiamo parlato in Commissione e mi pare fossimo d'accordo), anche ad una qualche forma e una qualche modalità di clausola valutativa esterna. Dobbiamo consentire ai sindacati, ai lavoratori e alle altre organizzazioni, così come facciamo noi - pur avendo responsabilità e ruoli distinti - di seguire passo passo l'evolversi del provvedimento.
Questo mi pare un elemento di garanzia ulteriore che, come impegno, noi chiediamo che oggi la Giunta si prenda a latere del provvedimento. Mi pare ci sia la necessità, e l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto lo contiene, di definire un piano di rientro certo per i cassintegrati naturalmente non solo FIAT.
Condivido le osservazioni dei Consiglieri che sono intervenuti prima e che dicono: dobbiamo assicurare un sostegno anche alle piccole e medie imprese, non solo di questo settore, ma a livello regionale, che soffrono per determinati settori. Penso nelle nostra realtà, nelle realtà a noi vicine, per esempio al settore del tessile abbigliamento: siamo in condizioni oggettivamente di difficoltà.
Fin da oggi, insieme a questo provvedimento noi dobbiamo chiedere un impegno alla Giunta (peraltro il Vicepresidente Susta, attraverso qualche dichiarazione pubblica, lo ha precisato), un impegno preciso nel bilancio di previsione 2006 della Regione Piemonte a favore delle piccole e medie imprese, altrimenti questo provvedimento non sta in piedi.
Questo è un altro elemento che oggi deve essere precisato a livello di discussione della legge. Noi pensiamo che, come dicevo all'inizio, questo non sia un provvedimento risolutivo. Tutti i provvedimenti sono perfettibili, ma pensiamo che questo possa essere uno dei tanti elementi di politica industriale che possa favorire un rilancio della nostra industria manifatturiera complessivamente intesa a livello regionale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Proverò, come hanno fatto altri colleghi del centrodestra e forse un po' meno del centrosinistra, a fare una valutazione in merito al provvedimento, che parta da dati concreti, perché a questo siamo tenuti.
Ho ascoltato con attenzione il dibattito. L'intervento del collega Robotti è stato appassionato, però i dati sono due: o il collega Robotti non ha letto gli atti che FIAT ha prodotto e non è stato presente alle Commissioni (questo non è vero perché era presente), oppure oggi siamo di fronte a un atto di fede, in cui si dice che noi, oggi, impegniamo 35 milioni di euro e, con questi soldi e con questo disegno di legge garantiremo il rilancio occupazionale e produttivo, il rientro dei cassaintegrati e un nuovo modo di fare politica industriale tra pubblico e privato.
Nella relazione che accompagna la legge, quindi non è un documento di poco conto, è scritto: "Occorre evitare ogni sterile contrapposizione tra piccole e grandi imprese e operare per un progetto comune". Se questa è parte della verità, il primo dato riguarda la volontà di rilanciare un intero comparto e non, per citare il Consigliere Bizjak, l'acquisto di un pezzo di terra.
In particolare, però, questo piano - il piano industriale di FIAT presentato al Governo e alle parti sociali - coinvolge anche lo stabilimento di Mirafiori e prevede una linea di produzione della Grande Punto, con l'obiettivo di produrre 80 mila vetture annue e l'avvio di un nuovo modello a partire dal 2008.
Proverò ad articolare il mio intervento su tre punti. Primo, con questo disegno di legge non abbiamo alcuna garanzia; secondo, con questo disegno di legge FIAT non ha inteso dare nessuna garanzia alle Istituzioni, con poco riguardo istituzionale (come correttamente ricordato anche dal Consigliere Clement); terzo, vi è, in questo provvedimento, una disparità chiara fra l'impegno che quest'amministrazione intende assumere nei confronti della grande impresa e nei confronti della piccola impresa.
Parliamo di garanzie e di piano industriale. La VII Commissione si riunisce il 27 ottobre alle ore 14 per discutere, dopo averne già ampiamente parlato, del provvedimento FIAT. Il Consigliere Clement ricordava che nella Commissione precedente molti colleghi avevano richiesto a FIAT un impegno rispetto alla produzione. Alle ore 13.41, cioè diciannove minuti prima dell'inizio della discussione, giunge un fax, a firma del dottor Sergio Marchionne, al Presidente, dove si dice: "Relativamente alle questioni da lei poste, circa l'insediamento della Grande Punto, ribadisco che, subito dopo la sottoscrizione degli accordi - ergo a soldi in casa potremmo porre in essere quelle attività necessarie per realizzare gli investimenti necessari per la produzione della Grande Punto a Mirafiori".
Questo è un dato di riguardo istituzionale che ci è stato garantito.
Per quanto riguarda il piano occupazionale, il relatore Larizza lo cita all'interno della relazione: "Nella capacità produttiva degli stabilimenti italiani - è il piano FIAT, non sono dati di Alleanza Nazionale - vediamo che se nel 2005 lo stabilimento di Mirafiori ha una capacità produttiva giornaliera di 1200 auto, arriverà, nel 2008, ad una capacità produttiva giornaliera di 1000 auto", quindi produrrà un quinto in meno rispetto a quanto si produce oggi.
Teniamo conto che votiamo questa legge per demandare alla Presidente il compito di sottoscrivere un Protocollo d'intesa, secondo cui ci deve essere, perlomeno, un mantenimento produttivo. Noi non siamo al mantenimento produttivo e al nuovo modello di cui parla il relatore nel suo intervento, ma siamo ad una riduzione del 20% della produzione nello stabilimento di Mirafiori. Ovviamente, ci potranno replicare che verrà cambiato il piano produttivo dopo il voto della legge, ma voi capite, come altri colleghi prima di me sottolineavano, che è un atto di fede: noi votiamo questo disegno di legge nella speranza che il piano produttivo venga cambiato. Ovviamente, lo dico all'Assessore e al Presidente della Commissione, uno dei punti qualificanti dell'operato della Giunta e del Consiglio dovrà essere la verifica dei pochi dati che abbiamo a nostre mani.
Sempre nel piano industriale FIAT, nell'utilizzo della manodopera per stabilimento, se nel 2005 c'è il 71% di manodopera utilizzata, perché gli altri lavoratori, com'è noto, sono in cassa integrazione, si prevede che nel 2008 vi sia il 100% dell'utilizzo di manodopera. Se però diminuisce il numero di autovetture, non significa nuove assunzioni: significa che molte persone verranno accompagnate al pensionamento o licenziate e, pertanto verrà utilizzato il 100% del personale restante, senza un nuovo occupato.
Lo stesso piano industriale, nell'individuazione dei nuovi modelli, non li distingue per stabilimento né, tanto meno, si dice che uno dei nuovi modelli presentati nel medesimo sarà realizzato a Mirafiori.
Questa è una condizione, rispetto alle garanzie che noi abbiamo relativamente al mantenimento occupazionale nell'area torinese. Se poi vogliamo dire le cose come stanno, dobbiamo anche dire che se a Mirafiori non prevediamo un incremento occupazionale, ma ci accontentiamo del mantenimento, il rischio è che Mirafiori faccia la fine dello stabilimento di Rivalta, cioè di arrivare al collasso e, quindi, alla chiusura.
Se guardate il piano industriale FIAT, ci sono alcuni stabilimenti in incremento produttivo e due in decremento produttivo: Termini Imerese e Mirafiori. Guarda caso, sono anche i due stabilimenti dove ci sono meno linee da più anni e meno nuove produzioni da più anni. Verosimilmente ovviamente noi non lo vogliamo - sono i due futuri stabilimenti che FIAT intende chiudere, visto che la Cinquecento viene prodotta con la Ford visto che aumentano le produzioni a Melfi e visto che aumentano gli investimenti in Turchia e in Polonia.
Tutte queste sono valutazioni che non possiamo non fare. Non credo che l'Assessore Bairati ci possa dare certezze, per quanto competente e per quanto disponibile alle richieste della Commissione, presentando un simile disegno di legge. Il relatore stende una relazione che sembra più fatta di buoni intendimenti che non supportata da documentazione concreta, ma questo non basta affinché noi esprimiamo una valutazione favorevole alla legge.
Questo è un punto. Ve n'è anche un secondo essenziale, cercando di rimanere nei dieci minuti consentiti, anche se la discussione su una norma importante come questa ne richiederebbe maggiormente. Altri colleghi hanno già parlato sulle perizie e su altre questioni, per cui non ci ritorno.
Poi magari cambieremo il titolo, essendo relativo a tutto il Piemonte e non solo all'area torinese, ma la legge si intitola: "Interventi per la riqualificazione industriale dell'area metropolitana torinese". La legge è articolata su tre articoli fondamentali, al di là della finalità e della concertazione: l'acquisto dell'area di Mirafiori; l'acquisto di Campo Volo l'articolo 5 ("Interventi per la filiera automobilistica").
Appare evidente alla lettura, ancorché sommaria, del disegno di legge che se vi è un intervento economicamente chiaro sugli articoli 3 e 4, e quindi per l'acquisizione immobiliare - quella che veniva valutata dal collega Pichetto e citata sinteticamente dal collega Bizjak - di pezzi di terra con i relativi mattoni da una parte, e senza mattoni dall'altra impegniamo 35 milioni di euro. L'articolo 5 dovrebbe essere il cuore della legge, perché recita: "Interventi per la filiera automobilistica", e parla di "strumenti per la capitalizzazione e il rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese", di "misure che incentivino la crescita dimensionale", di "strumenti di supporto alle attività di ricerca e sviluppo".
il cuore del rilancio della filiera automobilistica: investimenti zero.
Nella norma finanziaria non c'è un euro a sostegno dell'articolo 5. Allora sono chiare due cose: in qualche modo, è un atto di fede e di speranza fatti con 35 milioni di euro di denaro pubblico - è, dunque, una speranza un po' cara, un desiderio un po' costoso - con la certezza di uno sbilanciamento assolutamente sicuro fra piccola e media impresa, e un'ulteriore certezza di non avere alcuna garanzia. Noi vorremmo essere contraddetti rispetto ai dati che abbiamo citato, che riguardano la documentazione che è stata consegnata in Commissione, perché, in qualche modo, avremo la comprensione di capire che magari abbiamo sbagliato. Perch se così non è, cioè se il Piano industriale lo abbiamo letto bene e se le garanzie le abbiamo esaminate correttamente, allora ci troviamo di fronte ad un provvedimento sul quale nutriamo non solo grandi dubbi, ma anche il timore che non porterà ad una prospettiva di rilancio della filiera automobilistica. Lo ribadiremo - concludo il mio intervento - in sede di discussione degli emendamenti. È altrettanto ovvio che se l'Amministrazione non intenderà impegnarsi economicamente a favore delle piccole e medie imprese, come ha dichiarato il Vicepresidente, è chiaro che vi sono figli e figliastri.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Morioni; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Oggi discutiamo del problema FIAT.
La FIAT, vale la pena ricordarlo, è l'ultima grande industria rimasta in Italia.
Nel nostro Paese - chi ha letto il libro di Luciano Gallino lo potrà confermare - la grande industria ha subito un profondo ridimensionamento.
La colpa va imputata anche alle scelte politiche che si sono succedute e che, di fatto, hanno incoraggiato la chiusura della grande industria.
Certamente non sono intervenute a salvarla.
Il problema di FIAT Mirafiori naturalmente si inserisce in questo contesto e - com'è già stato ricordato - trascina con sé la questione di tutto l'indotto. Tale ridimensionamento ha colpito sia la fabbrica di Mirafiori, sia l'indotto.
Come ha ribadito qualche collega che mi ha preceduto, credo che oggi si debbano guardare le cose da un punto di vista pragmatico e concreto.
Dovremmo porci una domanda, la cui risposta potrebbe anche non essere così semplice.
Probabilmente la FIAT continuerà a fare auto: la domanda che dovremmo porci, però, è se FIAT continuerà a fare auto a Mirafiori.
L'impegno che la Giunta e il Consiglio dovranno prendere è quello di costruire le basi affinché la FIAT continui a fare auto a Mirafiori, in questo vecchio stabilimento, non attrezzato secondo le tecnologie più moderne delle costruzioni automobilistiche.
Noi voteremo convintamente questa legge. È la prima volta che viene presa una decisione di intervenire acquisendo i terreni, senza agire direttamente nella gestione dell'impresa. Sappiamo, però, che tale intervento aiuterà ad intravedere uno spiraglio nella crisi che si sta vivendo. Sono convinto che sia opportuno osservare la situazione che abbiamo davanti, perché i segnali che emergono non sono del tutto positivi.
L'analisi di codesti segnali potrebbe servire per costruire delle politiche e delle scelte che ci mettano al riparo da possibili problemi che ne potranno derivare.
Quali sono questi punti non positivi che suscitano alcune perplessità e che arrivano direttamente dalla dirigenza FIAT? Il fatto, per esempio che si annunci che la futura "piccola" non sarà prodotta a Torino, ma altrove, come hanno fatto rilevare alcune forze sindacali; o, ancora, il fatto che la FIAT non investa in questo momento, ma attenda le scelte operate dagli enti istituzionali. Questi non sono segnali totalmente positivi.
Così come non è assolutamente positivo il fatto che la progettazione della futura nuova Stilo - che sostituirà il modello, ahimè, fallimentare sarà realizzata in Austria.
La perdita di competenze e di professionalità che deriverà dal trasferimento della progettazione in Austria di un modello che dovrebbe essere trainante - la classe C è trainante all'interno delle produzioni automobilistiche - è un aspetto che non può che preoccupare.
Noi, come Amministrazione, dovremo verificare e valutare l'atteggiamento e l'impegno che prederà la dirigenza di FIAT almeno su alcuni punti. Saremo attenti nel vigilare e nel richiedere che a Torino, a Mirafiori, si investa non solo riattrezzando una linea, ma aprendo una linea in più di costruzione.
Noi chiediamo un modello e un motore nuovo: Mirafiori non fa più motori da quando è stata chiusa la linea di produzione dell'ultimo motore.
Dobbiamo chiedere - si tratta di una richiesta a cui aderiscono tutti - la fine della cassa integrazione. Da questo punto di vista, è assolutamente opportuno arrivare a degli atti concreti.
Infine, credo che si debba assolutamente operare affinché nella discussione e nella preparazione del Piano industriale ci sia un coinvolgimento anche delle forze sindacali.
Se riusciremo ad ottenere, dalla dirigenza FIAT, la dovuta attenzione sui punti che sono stati evidenziati, potremo provare a rispondere positivamente alla domanda che ho posto prima. Se risolveremo questi punti probabilmente riusciremo a far sì che anche a Mirafiori continui la produzione dell'auto della FIAT.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Presidente e colleghi, il provvedimento che oggi andiamo a esaminare è sicuramente è il frutto, a mio avviso avvelenato, il figlio illegittimo, di quella che è stata la vittoria del 3 aprile, il primo vero provvedimento bandiera di quest'Amministrazione, un provvedimento che svela, se ce ne fosse il bisogno, la via che questa Giunta intende intraprendere, almeno a livello di politica - se possiamo usare questo termine - industriale.
il provvedimento che segnala, come segnalarono già le elezioni del 3 aprile, l'esistenza di due Piemonti: un Piemonte, quello relativo alla Provincia di Torino e di Torino, dell'assistenza e della garanzia, e un secondo Piemonte, che è tutto il resto del Piemonte, che invece di questa assistenza e garanzia non ne ha bisogno e non ne vuole avere bisogno.
un provvedimento, questo, che a mio avviso ha premiato il Piemonte garantista e assistito, che ha premiato la Presidente Bresso e i suoi partiti di riferimento; è un Piemonte, però, che ci fa ritornare indietro.
Da quanti anni non vedevamo più in quest'Aula, ma anche in Aule e in consessi più significativi, interventi pubblici, a sostegno di aziende private di queste dimensioni! Da quanti anni non vedevamo più, né in questo Consiglio regionale né in altri consessi più importanti, veri provvedimenti di assistenza pubblica ad aziende private! Questo è il fatto significativo, il fatto politico che dobbiamo sottolineare.
Vedete, quasi nessuno alle consultazioni ha voluto mettere in rilievo questo aspetto; ho detto "quasi nessuno", perché un consultato lo ha fatto in un intervento a mio avviso coraggioso, e il coraggio non è - lo sappiamo una delle caratteristiche fondamentali degli italiani, anche riuniti in associazioni di imprese. Qualcuno ha ricordato questo intervento come un intervento tipicamente assistenzialista e qualcuno ha ricordato che, con questo intervento, la Regione Piemonte finanzia per 140-150 euro ogni Grande Punto che verrà - speriamo, voglio dire perlomeno in termini di presunzione - prodotta.
questo un provvedimento di politica industriale? Sono questi i provvedimenti con cui noi pensiamo di far ripartire la produzione industriale in Piemonte? già stato detto: a noi pare che questo sia un provvedimento sicuramente di politica immobiliare, un provvedimento limitato nella sua esplicitazione, un provvedimento che serve a, non dico pagare una cambiale elettorale, ma sicuramente a dare un segnale di attenzione a chi forse l'attenzione l'ha riservata a questa maggioranza e a questa Giunta, nel vicino passato.
Certo, è strano che rispetto a un Piemonte che sta attraversando in tanti settori una pesante crisi, perché ogni provincia ha i suoi momenti di criticità, individuiamo soltanto questo momento per dare delle risposte legate a una dazione di denaro pubblico.
Certo, sarà interessante andare sui nostri territori provinciali a spiegare agli amici cassaintegrati o licenziati del Biellese, del Novarese dell'Alessandrino, che i 70 milioni di euro dati a Torino servono a rilanciare una grande azienda nazionale, che dei loro destini, destini di migliaia di lavoratori - purtroppo queste sono le cifre della nostra crisi industriale generale - per loro non c'è per ora nessuna possibilità.
Certo, sarà interessante andare a parlare ai nostri rappresentanti delle piccole e medie imprese dell'artigianato, che erano abituati a trovarsi una Regione a fianco, ma con una strategia diversa, con una strategia che desse possibilità, che creasse opportunità per iniziare nuove attività imprenditoriali, ma con i fondi rotativi, con pochi denari dati a fondo perduto e con tanti denari dati, da restituire.
Ecco, sarà interessante andare da queste associazioni industriali di provincia, da queste associazioni di piccoli commercianti o artigiani del territorio, a spiegare che il primo atto significativo della Giunta Bresso è un atto antico: quello di finanziare la FIAT.
Devo dire che in queste settimane in cui abbiamo iniziato a parlare di questo provvedimento in Commissione, incontrando tanti esponenti del mondo imprenditoriale e provinciale, alla notizia di questi 70 milioni di euro dati alla solita grande mamma industriale d'Italia, le reazioni non sono state particolarmente interessanti.
Del resto, il combinato disposto - caro Vicepresidente - di questo provvedimento, dei 70 milioni dati alla FIAT, con il taglio, anzi, - mi correggo - lo slittamento delle risorse per le imprese artigiane (quanti erano, Assessore? Non ricordo più: 10-15 milioni di euro slittati al 2006) individua in maniera evidente quale può essere la politica che la Giunta regionale intende adottare.
A ciò, si assommano tutti i dubbi che già i colleghi hanno posto: il dubbio enorme sulla questione Campo Volo e il dubbio enorme sul significato che questo provvedimento potrebbe avere sulla filiera produttiva piemontese legata all'automobile, perché non bastano delle affermazioni di principio prive di contenuti precisi. Se questo provvedimento potrà avere un significato, potrebbe soltanto averlo se, accanto alla dazione al grande gruppo automobilistico torinese, ci fosse anche un'attenzione concreta fatta di cifre, fatta di risorse destinate in maniera specifica alla filiera piemontese dell'automobile.
Non ci bastano, quindi, delle esplicitazioni fumose o soltanto formali vogliamo avere delle rassicurazioni e per questo motivo, nei nostri emendamenti, oltre all'impegno formale mettiamo anche delle risorse precise, almeno per cercare di dare un messaggio che non si fermi tutto sulla città di Torino.
Vedremo se, a seconda del tipo di accoglimento o meno che avranno gli emendamenti che Alleanza Nazionale propone, non in termini numerosi, perch non ci interessa stare qui a fare mercanteggiamento sul numero degli emendamenti, ma ci interessa difendere gli emendamenti di sostanza e contenuto che abbiamo presentato e che continueremo a presentare, si potrà arrivare a un miglioramento di un provvedimento che, almeno per quanto mi riguarda, giudico non positivo per il rilancio della politica industriale del Piemonte, e sicuramente indicativo, invece, di un modus operandi della Giunta che non va a favore delle nostre imprese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani.



RONZANI Wilmer

Il Consiglio precedente, soprattutto, ha discusso molte volte delle crisi e della vicenda che ha riguardato il gruppo FIAT (me ne daranno atto i colleghi che mi hanno preceduto). Che io ricordi, però, colleghi, noi abbiamo discusso della vicenda della crisi FIAT soltanto per fare l'elenco dei lavoratori in cassa integrazione e per discutere di una situazione del gruppo FIAT che andava progressivamente aggravandosi.
Questa è la prima volta, colleghi della minoranza e dell'opposizione che discutiamo della vicenda FIAT alla luce di un provvedimento che si propone di realizzare un intervento di politica industriale. Naturalmente quest'intervento e questo provvedimento può essere discusso, ma la novità vera è questa: rispetto al passato, oggi non ci limitiamo a prendere atto che esiste una grande crisi del principale gruppo industriale piemontese ma tentiamo di mettere in campo degli interventi di politica industriale con i quali contribuire ad affrontare la crisi di questo gruppo industriale. Questa è la novità rispetto al passato.
Vorrei, poi, che noi - lo dico al collega Botta Marco - discutessimo non prescindendo dai dati della realtà, altrimenti rischiamo di non vedere qual è il punto di partenza, e il punto di partenza, colleghi, è rappresentato dal fatto che nel mese di luglio di quest'anno l'Amministratore delegato della FIAT, il dottor Marchionne, ha annunciato che l'azienda avrebbe messo in cassa integrazione altri 2.500 lavoratori e che avrebbe dismesso alcune linee produttive della FIAT in Piemonte.
Se io non parto da qui, caro Marco Botta, non ho il quadro della situazione. Invece, è da lì che dobbiamo partire, aggiungendo un piccolo particolare. A me non risulta che il Governo, avendo più poteri delle Regioni, per intervenire e per far fronte ad una crisi di un grande gruppo industriale, si sia mai posto il problema di condizionare quel piano chiedendo ciò che oggi noi abbiamo ottenuto, ossia che Mirafiori continuasse a produrre a Torino. Questo non mi risulta, perché in quell'incontro, caro Marco Botta, non è stata iniziativa della Regione e delle autonomie piemontesi modificare quel piano di politica industriale.
Il Governo avrebbe potuto fare molto di più su questa questione. Non mi risulta che l'abbia fatto, con quella convinzione che deriva dal trovarsi di fronte al gruppo industriale più importante del nostro Paese. Evitiamo anche qui, di banalizzare il problema, Marco Botta, perché ho troppo rispetto per le tue opinioni. Non banalizziamo il problema.
Il dramma di questo Paese è che abbiamo ormai pochissimi grandi gruppi industriali. Quei pochi che abbiamo sono dentro una crisi più generale perché stiamo discutendo della FIAT, ma la General Motors ha annunciato migliaia di licenziamenti, colleghi della maggioranza e della minoranza! Quindi, c'è un problema vero, oggettivo, perché se fossimo soltanto in presenza di una strumentalizzazione, basterebbe combatterla e avremmo risolto i problemi di questo Paese, ma non è così, perché la crisi industriale di questo Paese è un dato oggettivo da cui partire per mettere in campo azioni di politica industriale. Noi stiamo tentando di fare questo, non so con quale risultato. Lo dirò alla fine, ma non c'è dubbio che questo è il segno del provvedimento di cui stiamo discutendo.
C'è una Regione, una Provincia e un Comune che non rinunciano a svolgere un ruolo e che tentano, avendo ovviamente a cuore l'interesse generale di questa regione e l'obiettivo di difendere l'occupazione, di usare gli strumenti a disposizione per condizionare in positivo la politica della FIAT in Piemonte. L'obiettivo mi sembra chiarissimo: ottenere che la FIAT non dismetta alcune linee produttive in Piemonte. Non stiamo parlando d'altro rispetto all'indotto, ma davvero esiste indotto senza la FIAT colleghi della minoranza? Una parte dell'indotto si è ricollocata naturalmente, non lo discuto, e oggi ha canali propri di produzione, ma non c'è dubbio che una parte dell'indotto vive in simbiosi con la FIAT.
Conosciamo i problemi delle piccole e medie imprese e penso che in questo senso voi sfondiate una porta aperta con noi. Perché, per esempio il programma strategico presentato da questa Regione per i fondi europei individuali riguarda un punto debole, e si pone il grande tema della crescita dimensionale delle imprese, un nodo da sciogliere se vogliamo rendere più competitivo questo Piemonte.
Davvero possiamo pensare all'indotto senza la FIAT? Ma non scherziamo! In verità, noi, intervenendo oggi per consentire che a Torino venga prodotta la Grande Punto e nel 2008 venga prodotto il nuovo modello, ci poniamo anche il problema di come consentire che la crisi della FIAT non abbia effetti dirompenti proprio su quell'indotto di cui noi stiamo parlando.
Ora, c'è un secondo aspetto di questa questione: noi non facciamo una politica assistenzialistica né una politica speculativa immobiliare, ma ci poniamo un altro problema, perché l'intervento che si realizza ha una finalità precisa, come ha spiegato l'Assessore Bairati in Commissione: tentare di reindustrializzare quelle aree, cioè proprio il contrario di una politica immobiliare, colleghi della minoranza, è un'altra cosa.
Qui non si interviene per acquistare queste aree e per farci delle speculazioni. No! L'obiettivo è fare in modo che, da una parte, la FIAT non abbandoni Torino e il Piemonte, perché questa è un'esigenza del Piemonte e di Torino in primo luogo; dall'altra, fare in modo che quest'operazione che si sta attuando crei le condizioni perché in quelle aree sia possibile localizzare nuove attività industriali, ricerca e sviluppo.
Questa è una scommessa, Assessore Bairati. È una scommessa! Esistono punti interrogativi e sono io il primo a dirlo. Ma l'alternativa, colleghi qual era? Stare alla finestra e guardare? Non decidere l'intervento di politica industriale? O usare gli strumenti appropriati, che noi abbiamo a disposizione, per condizionare queste scelte e orientarle verso una certa direzione? Poiché tutti diciamo di essere d'accordo con l'obiettivo di mantenere l'occupazione e di difendere l'indotto, mi sarei aspettato che voi, colleghi dell'opposizione, immaginaste un'altra politica. Da voi mi sarei aspettato un'alternativa, ma non l'avete indicata.
Collega Rossi, non parlo dell'esigenza di potenziare la politica perché questo è un altro sistema, sul quale mi sono soffermato all'inizio.
Questo è il punto. Considero questo atto un tentativo serio per fare politica industriale. Non ci sono atti risolutivi in questo senso. Non ci saranno mai atti risolutivi, colleghi, non prendiamoci in giro! Ci sono variabili che non dipendono soltanto da noi.
Magari fosse così facile! Davvero possiamo pensare che, nell'era della globalizzazione, noi possiamo determinare tutto dei processi che avvengono? Non è possibile. Noi tentiamo di fare una politica e poi dipende dall'evoluzione dei fatti e delle situazioni. Ciascuno ha le sue responsabilità, noi cercheremo di esercitare fino in fondo le nostre. La FIAT dovrà rispondere delle sue, e noi dovremo vigilare.
Stiamo approvando un provvedimento che ha un valore autorizzativo. Si apre poi la fase di attuazione della legge, e in quell'ambito possiamo esercitare un'attenta funzione di controllo. Io però penso che, quando si affrontano questioni come queste, anche i tempi hanno la loro importanza.
Noi dobbiamo allora porci un problema di tempi, però penso che oggi, o quando avremo approvato questo provvedimento, potremo guardare con più fiducia al futuro del Piemonte e dell'industria automobilistica piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Considero anch'io il documento di cui stiamo discutendo uno dei più importanti che la Regione va ad assumere o che ha assunto negli ultimi tempi. Voglio innanzitutto, esprimere un sincero apprezzamento per il lavoro svolto dalla Presidente, dal Vicepresidente Susta, dall'Assessore Bairati, nella definizione dei passaggi cruciali che hanno portato alla definizione prima del protocollo d'intesa e poi alla proposta di questo disegno di legge.
Un disegno di legge che non ha quegli aspetti assistenziali che sono stati richiamati qui, ma che è una vera azione di concreta politica industriale, l'espressione di una capacità d'iniziativa politica delle istituzioni torinesi, che devo dire, è stata facilitata anche da un'omogeneità politica della maggioranza dei tre enti che ha migliorato la sintonia del dialogo e che ha accelerato un accordo che nei mesi passati con la precedente Giunta regionale non camminava con lo stesso passo e non era sintonizzato allo stesso modo.
Devo dire che non si tratta certamente di una regalia. Intanto e non soltanto perché c'è una contropartita di carattere patrimoniale, ma anche perché è un'operazione che ha consentito di cambiare (come è già stato richiamato) il Piano industriale dell'azienda, che prima e fino al prefigurarsi di questo scenario, non prevedeva futuri produttivi per Mirafiori, se non residuali e di fatto ad esaurimento. Piani industriali che premiavano altre realtà, dove la FIAT (bisognerà questo sottolinearlo) ha realizzato, anche con consistenti aiuti pubblici che privilegiavano quelle aree, che di fatto hanno in un qualche modo alimentato la competizione territoriale anche tra aree di uno stesso paese, stabilimenti tecnologicamente più avanzati di Mirafiori e capaci di produrre in Italia a costi inferiori rispetto a Torino. Credo anche di dover sottolineare e ribadire, che questa risposta è importante per la FIAT, ma anche per l'indotto, e quindi in genere provoca ricadute, produce azioni anche per un ambito più vasto, che riguarda certamente un numero rilevante di piccole e medie imprese e lavoratori. Concordo anch'io con chi dice che l'indotto è cresciuto, è diventato fornitore di altri marchi, esportatore all'estero vive e cresce qui proprio perché c'è la FIAT che, ha creato un know how sul nostro territorio.
Se non si fosse realizzato questo scenario, gli effetti di quei piani industriali che ho richiamato prima, diversi da quello che è stato prospettato il 3 agosto al Governo, avrebbero prodotto effetti ben più rilevanti, generato nuovi esuberi, altre famiglie e altri lavoratori in cassa integrazione, con un futuro sempre più precario.
Ho sostenuto che non è una regalia all'azienda e lo rilevo ancora.
Intanto non si tratta di un'azienda qualunque, ma di una realtà che rappresenta ancora, per quanto ridimensionata, una presenza strategica per il Piemonte e per l'intero Paese. Il Consigliere Pizzale ha richiamato una questione che avevo già citato in un mio intervento svolto sulla questione FIAT: la cessione del brevetto del motore common rail alla Bosch. Mi risulta che la cessione abbia fruttato all'incirca 100 miliardi di vecchie lire, che la Bosch abbia ricavato - sono dati già vecchi - più di 8 mila miliardi dalla vendita del motore. Mi domando: se all'epoca ci fosse stato un provvedimento che avesse messo in atto politiche industriali come quelle che stiamo mettendo in campo oggi, la FIAT, sarebbe stata costretta a cedere, per avere liquidità, una parte del suo patrimonio tecnologico? Probabilmente, se ci fosse stata un'iniziativa come questa, non sarebbe avvenuto quello che è avvenuto, e avremmo avuto ritorni diversi dal mantenimento alla FIAT del brevetto del motore common rail.
A maggior ragione, ha rilevanza l'iniziativa che mettiamo in campo. Si parla di garanzie, chiediamo garanzie e credo sia corretto chiederle e sollecitarle. Certamente lo scenario che abbiamo davanti non è così certo voglio vedere in questo scenario il bicchiere mezzo pieno, voglio fare l'ottimista in questa direzione e dico anche che certe garanzie non possono essere scritte in una legge, e non solo per non incorrere nei vincoli europei in materia di aiuti di Stato. Lo scenario non è assolutamente scontato per quanto riguarda il futuro, gli interrogativi sono molti; gli esperti affermano che fra qualche anno l'evoluzione del settore porterà a concentrare tra cinque e sette i grandi gruppi produttori di auto (la FIAT è al 15° posto). Voglio sottolineare con forza che con questo intervento la Regione non diventa azionista della FIAT, quindi non accede al tavolo di comando delle strategie aziendali, ma acquisisce un ruolo di attore dello sviluppo - che mi auguro possa svolgere, in futuro, ancora meglio - non per fare l'imprenditore, ruolo che non ci compete, ma per creare le cornici affinchè, dove ci sono le capacità imprenditoriali e le condizioni tecnologiche, si creino nuove occasioni di sviluppo per il settore dell'automotive in Piemonte, mantenendo una realtà produttiva dalla quale dipenderà il futuro della nostra regione.
Una cornice che si costruirà attraverso le azioni all'interno della NewCo che è stata prevista; attraverso altre azioni che ha messo in campo l'Assessore Bairati (il quale sta lavorando ad una legge sulla ricerca che spero possa andare presto in Aula) e ad altre iniziative rispetto alle piccole e medie imprese.
Con questo provvedimento gli enti territoriali acquisiscono peso e credibilità diversi rispetto ad un confronto con l'azienda che le vedeva in passato, spesso in posizioni ben più deboli. Acquisiscono maggior autorevolezza, maggior peso specifico come interlocutori, quindi maggior capacità di dare efficacia alla pressione politica che potrà, in futuro essere necessario esercitare ancora; capace di condizionare, in relazione all'evolversi della situazione FIAT, in senso positivo, le scelte che dovranno e potranno essere assunte in futuro, anche per quei 2 milioni e oltre di metri quadri che riguardano Mirafiori che oggi non sono oggetto di intervento nostro diretto.
Le garanzie dipenderanno anche dall'autorevolezza con la quale gli Enti locali, la Regione in primis, sapranno svolgere questo ruolo. Qualcuno ha già fatto riferimento ad un ordine del giorno definito dai Capigruppo di maggioranza che sarà presentato a margine dell'approvazione della legge.
Voglio sottolineare come questo ben delinea le azioni sulle quali si impegna la Giunta per seguire l'evoluzione del percorso tratteggiato e che attengono allo sviluppo della NewCo, all'utilizzo delle aree acquisite alla verifica delle scelte produttive della FIAT, ai risvolti che riguardano la cassa integrazione e alle sollecitazioni per una positiva ripresa delle relazioni industriali capaci di dare risposta, sul piano occupazionale, anche a quegli aspetti e ambiti, rappresentati recentemente da alcuni cassintegrati dell'azienda, e che danno alcune indicazioni sulle modalità di coinvolgimento del Consiglio nella verifica per l'attuazione del protocollo di intesa.
Se approveremo questa legge, come sono sicuro sarà, non si chiude un capitolo, ma si apre un percorso diverso che vedrà sempre più la Regione impegnata in un ruolo di attore dello sviluppo che credo sia un tratto distintivo di questo esecutivo.
Vediamo con favore l'iniziativa anche perché abbiamo la consapevolezza di aver iniziato a svolgere questo ruolo di attori dello sviluppo partendo da Mirafiori, che è fondamentale, perché le scelte su Mirafiori decideranno il futuro di Torino e anche di tanta parte del Piemonte.
Resta un rammarico, accanto alla soddisfazione: a fianco della Regione Piemonte e delle altre istituzioni piemontesi, si è fortemente sentita la mancanza di iniziativa da parte del Governo centrale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Concordo con quello che ha detto il Consigliere Clement e con le osservazioni emerse in molti altri interventi. Daremo un voto positivo al provvedimento complessivo, daremo un voto positivo all'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza e ad un secondo che tenta di rispondere ad alcune incertezze segnalate in tanti interventi.
Sottolineiamo la potenzialità di quest'operazione, che per noi deve essere strumento per salvare un'industria, unica rimasta di una certa dimensione in questa città, in questa regione, per non dire nel Paese intero, per riportare la produzione in questa città, che è stata una grande città industriale, per dare una prospettiva ai cassintegrati (persone in carne e ossa).
Non voglio fare retoriche di alcun tipo, ma dagli anni '80 e drammaticamente negli ultimi dieci-quindici anni, il reddito in questo Paese si è polarizzato in modo molto forte tra una piccola minoranza che ha tutto, e una grande maggioranza che, sempre di più, deve fare i conti con le forme più elementari di vita.
Il nostro Gruppo ha anche sottolineato alcuni elementi di incertezza la produzione deve stare a Mirafiori, un motore deve stare a Mirafiori. A Mirafiori deve esserci una nuova linea, non solamente il rattoppo o la verniciatura di qualche linea vecchia, la ricerca deve essere fortemente rilanciata. In questo c'è una preoccupazione oggettiva quando ricercatori e ingegneri sono messi in cassa integrazione. Si parla di un'ulteriore cassa integrazione nell'immediato futuro, ma spero siano solamente voci e pettegolezzi.
C'è una preoccupazione oggettiva, al di là di dispute su modelli di società. Vorrei ricordare cos'era, per esempio, l'Olivetti quaranta cinquant'anni fa, quando lavoravano in quella industria - che tentava un modello di relazioni sociali e sindacali diverso rispetto ad altre ingegneri, tecnici, lavorava l'intellighenzia nostrana. Quante persone, da Ferrarotti a Volponi, sono passate per quella fabbrica, dando idea di una visione propulsiva e progressiva. I segni non sono tutti incoraggianti abbiamo sottolineato la necessità di un controllo continuo per evitare speculazioni, per monitorare continuamente l'occupazione, sia da fonte FIAT sia da fonte sindacale. Sul punto, crediamo che anche lavoratori in cassa integrazione debbano essere inseriti, sin da ora, in corsi retribuiti di riqualificazione produttiva e che la stessa NewCo dovrebbe, se assumerà tenere conto di loro e delle loro qualifiche.
C'è comunque la necessità, al di là e oltre a questo, di scelte coraggiose da parte di FIAT, degli enti pubblici, dei sindacati, dei lavoratori e dei cittadini.
Qualche mese fa, la rivista Fortune ha pubblicato l'elenco delle maggiori industrie del mondo. Nelle prime cinquecento, solo otto sono italiane. Credo che poco conti che uno degli uomini più ricchi del mondo sia italiano: non cambia sicuramente questo dato preoccupante.
Secondo noi, il declino industriale deriva da scelte produttive fatte (non solo in questi ultimi mesi o in questi ultimi anni); deriva dalla mancanza di un piano industriale complessivo per questo Paese; deriva da politiche liberiste, da privatizzazioni e da altri elementi che hanno caratterizzato questo Paese negli ultimi anni. L'industria italiana è scomparsa dal settore della chimica, dell'elettronica, della siderurgia (in cui eravamo al primo posto in Europa), dal settore alimentare e dal settore energetico delle fonti rinnovabili.
Pensiamo, quindi, che occorrano scelte forti, ma che abbiano un forte impatto ambientale: salvare la FIAT vuol dire modificare profondamente una politica economica e l'ipotesi di sviluppo che questo Paese ha seguito per lungo tempo, facendola finita con l'idea che il mercato e il privato siano "belli" di per sé, che il pubblico sia necessariamente "brutto" e che l'intervento pubblico non abbia più un ruolo strategico.
A parer nostro, occorrono adeguate politiche fiscali che rilancino una domanda pubblica di modelli, non solo di auto, ma anche complessivamente di atteggiamenti sociali e produttivi.
Pensiamo che la crisi dell'auto sia anche una crisi ambientale. La crisi dell'inquinamento, che l'auto ha oggettivamente prodotto, e l'esaurirsi degli spazi, rendono sempre più complesso e difficile il diritto e le forme delle mobilità: lo sa chiunque impegni mezz'ora per percorrere un chilometro o giri per ore cercando un parcheggio; lo sa chi predispone le statistiche sui morti per smog. Ci sono alcune decine di morti dovuti allo smog, che in questo Paese diventano centinaia nel giro di un anno, se sommiamo anche i morti per malattie indirettamente provocate dallo smog.
Chiediamo che tra le scelte che la NewCo, su sollecitazione dell'ente pubblico, dovrà compiere, ci sia anche un disegno di sviluppo differente che unisca le energie per modificare profondamente le scelte compiute finora; un disegno di sviluppo che dia una maggiore attenzione alle ricadute ambientali determinate dalla produzione e dai consumi.
Pensiamo che l'auto e la FIAT non avranno un futuro a lungo termine, ma anche questa scelta avrà una prospettiva a breve, se non ci sarà un salto tecnologico profondo e se non si pensa a nuovi modelli ibridi - idrogeno, a materiali riciclabili, a emissioni - che non siano fortemente inquinanti.
Il territorio non avrà futuro se non ci sarà il tentativo di attuare scelte di questo tipo.
Altri paesi europei, con sistemi economici vicini al nostro, tentano strade di questo tipo. Non c'è aeroporto che non sia collegato alle città da una linea di treni; non c'è città importante, in alcuni Paesi, che non abbia centri storici fortemente pedonalizzati per chilometri; non c'è città, in alcuni Paesi, che non abbia forti parcheggi laterali, da cui si può entrare in città in tempi estremamente brevi.
Le attuali tendenze anche dell'auto - non uso termini inglesi lasciano intendere una informatizzazione maggiore, una sicurezza maggiore dell'auto e consumi minori. Per questo scopo vi è la necessità di un forte intervento pubblico con cifre certamente non piccole, ma è l'occasione che potrebbe portare a scelte a favore di motori ibridi, di motori a propulsione elettrica, ma anche a scelte dirette alla realizzazione di infrastrutture estremamente diffuse.
Pensiamo che quest'obiettivo debba essere fortemente incentivato da un'opzione pubblica e che la Regione possa entrare su queste scelte perch se non verranno fatte al nostro livello, questo Paese perderà un altro treno e sarà un danno: altre industrie e altri Paesi si stanno imboccando con decisione questa strada. L'Italia ha perso molti treni: le responsabilità possono essere complessive.
Come formazione politica, pensiamo che occorra agire in tempi rapidi e brevi perché ne va dell'occupazione, non solo in questa città, ma anche della sorte di questi lavoratori, alcuni dei quali sono presenti dalle nove di questa mattina, sperando in una soluzione positiva che noi tutti dobbiamo dare al primo tratto di questa operazione. Ne va, senza fare drammi, anche di un futuro sostenibile, a livelli più ampi, di una città di una industria e di una Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Intervengo rapidamente perché credo che sia già stato detto tutto.
Questo atto ha molte più luci che ombre. Tuttavia, qualche ombra ce l'ha. Delle luci se n'è già parlato e sono quelle che fanno sì che anch'io possa preannunciare il mio voto favorevole, pur con gli emendamenti che si profilano all'orizzonte, però un paio di ombre vanno evidenziate.
Credo che qualunque politica industriale moderna presupponga uno stretto rapporto con il territorio, in un'ottica di globalizzazione e di internazionalizzazione, tenendo conto di quello che il territorio è in grado di proporre, offrire e ricavare.
Penso, ad esempio, che un'industria manifatturiera di alta qualità debba porsi il problema di come interfacciarsi con un sistema formativo in grado di selezionare la manodopera qualificata, per far fronte alle esigenze di produzioni fortemente tecnologiche. Penso che una manifattura di alta qualità debba porsi il problema di relazioni sindacali accettabili e che debba considerare le organizzazioni sindacali soggetti che, a tutti gli effetti, devono concorrere a valorizzare il sistema impresa e la sua relazione con il territorio.
Penso, soprattutto, che una manifattura moderna e fortemente interfacciata con il suo territorio, debba porsi il problema di una relazione con il potere politico, inteso come rappresentanza dei cittadini di quel territorio, andando al di là del considerare tale potere, ora una vacca da mungere, ora un ente sul quale scaricare problemi e difficoltà collegati spesso a scelte le cui istanze politiche sono state tenute molto lontane.
Mi sembra - ed è questo la luce del provvedimento - che il provvedimento segni una svolta - lo abbiamo detto tutti, sia pure con sfumature diverse - del modo con cui la politica intende il rapporto con l'industria, specialmente quella di grandi dimensioni, quella che qualifica un territorio. Non mi è piaciuto il modo con cui la FIAT si è relazionata con la Regione Piemonte, e credo che non sia ancora maturata un'analoga cultura e un'analoga disponibilità. Voglio sottolineare questo aspetto e vorrei che la Giunta accogliesse questa preoccupazione: magari adesso lo dico in modo diretto e abbastanza vivace, ma mi pare che traspaia un po' dagli interventi di tutti e, certamente, nell'ordine del giorno di questa maggioranza.
La Regione deve concordare con la FIAT politiche industriali; deve cercare di capire in che modo può intervenire e come può allestire e contribuire a determinare modificazioni significative nel territorio, che accolgano nuove politiche concordate, non può essere oggetto, neanche velato, di ricatti o di condizioni che sminuiscono la qualità delle relazioni e certamente prefigurano forme di rapporto per cui sarebbe bene venissero relegate le relazioni industriali del passato, perché mi pare che questa sia la volontà di tutti, non solo della maggioranza di questo Consiglio regionale.
Abbiamo bisogno di rilanciare la manifattura. Ma abbiamo bisogno altresì, di rilanciare una cultura complessiva della produzione e dell'articolazione del territorio intorno alle sue attività di eccellenza.
Credo che questo sia il tema fondamentale attorno al quale ci confronteremo in futuro. Vorrei che la Giunta accogliesse la sollecitazione a far presente, sin d'ora, ai vertici FIAT, nello sviluppo delle fasi operative di questo provvedimento, che è cambiato il modo di costruire le relazioni industriali: bisogna che anche loro cambino in modo con cui si approcciano alle istituzioni politiche di questa Regione.



PRESIDENTE

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiaro chiusa la discussione generale sul disegno di legge n.
150.
Vista l'ora, rilevata altresì la necessità di organizzare il prosieguo dei nostri lavori alla luce degli emendamenti che sono stati consegnati alla Presidenza, è convocata una breve Conferenza dei Capigruppo.
Vista l'istanza emersa nell'odierno dibattito di approvare in tempi brevi il provvedimento in esame, è immaginabile che la Conferenza dei Capigruppo possa concordare una prossima seduta consiliare a breve, ovvero nei prossimi giorni.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.49)



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