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Dettaglio seduta n.375 del 04/11/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


COTTO MARIANGELA



(Alle ore 15.00 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallaro, Nicotra, Spinosa Buquicchio, Robotti, Bossuto, Gariglio e Bresso.


Argomento: Comunita' montane

Esame ordini del giorno n. 1093, 1099, 1100, collegati alla proposta di deliberazione n. 409 "Riordino territoriale delle comunità montane. Individuazione delle zone omogenee della Regione Piemonte ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 e dell'articolo 34 della legge regionale 1° luglio 2008, n. 19"


PRESIDENTE

Gentili Consiglieri, come concordato alla Conferenza dei Capigruppo, e com'è già stato preannunciato ieri, iniziamo con la discussione degli ordini del giorno collegati alla deliberazione n. 409 "Riordino territoriale delle comunità montane. Individuazione delle zone omogenee della Regione Piemonte ai sensi dell'articolo 3 della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 e dell'articolo 34 della legge regionale 1° luglio 2008 n.19" Ordine del giorno n. 1093 "Sostegno alle piccole scuole di montagna" presentato dai Consiglieri Clement, Barassi, Bossuto, Dalmasso, Deambrogio Comella, Travaglini, Reschigna, Ferraris, Rostagno, Auddino, Bizjak Bellion.
Non essendoci richieste d'intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1093 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che la legge n. 133 del 6 agosto 2008 al Capo II "Contenimento della spesa per il pubblico impiego" art. 64 "Disposizioni in materia d'organizzazione scolastica" prevede una "revisione dell'attuale assetto ordinamentale organizzativo e didattico del sistema scolastico" da attuare tra l'altro con la "definizione di criteri, tempi e modalità per la determinazione e l'articolazione dell'azione di ridimensionamento della rete scolastica prevedendo, nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente l'attivazione di servizi qualificati per la migliore fruizione dell'offerta formativa" il Decreto Legge n. 154 del 7 ottobre 2008 Art. 3 "Definizione dei piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali" recita: "I piani di ridimensionamento delle istituzioni scolastiche, rientranti nelle competenze delle regioni e degli enti locali, devono essere in ogni caso ultimati in tempo utile per assicurare il conseguimento degli obiettivi di razionalizzazione della rete scolastica previsti dal presente comma, già a decorrere dall'anno scolastico 2009/2010 e comunque non oltre il 30 novembre di ogni anno. Il Presidente del Consiglio dei Ministri, con la procedura di cui all'articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n.
131, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, diffida le regioni e gli enti locali inadempienti ad adottare, entro quindici giorni, tutti gli atti amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica.
Ove le regioni e gli enti locali competenti non adempiano alla predetta diffida, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione dell'università e della ricerca, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, nomina un commissario ad acta. Gli eventuali oneri derivanti da tale nomina sono a carico delle regioni e degli enti locali." Considerato che tale provvedimento di ridimensionamento della rete scolastica comporta la chiusura delle scuole con meno di 50 allievi e l'accorpamento di quelle che non arrivano a 500 (300 se sono in montagna). Da ciò consegue la chiusura delle piccole scuole di montagna in contrasto con gli impegni assunti dalla Regione Piemonte che, in particolare con le leggi sulla montagna del 1999 e del 2008 ed alla nuova legge sul diritto allo studio del 2007, assegna contributi alle scuola di montagna per 1.016.000 euro, contributi finalizzati a sostenere, come già avvenuto negli anni passati, le situazioni di pluriclasse con l'aggiunta di personale docente l'ampliamento dell'offerta formativa con progetti mirati e le scuole in criticità.
con il protocollo d'intesa sottoscritto il 12 aprile scorso con il Miur Ufficio scolastico per il Piemonte, la Regione rinnova l'impegno a promuovere iniziative che intendono favorire il mantenimento e lo sviluppo del servizio scolastico nelle zone montane perché, secondo quanto affermato dall'Assessore Sibille, ha l'obiettivo di rilanciare le scuole di montagna non solo attraverso la difesa delle scuole esistenti, ma anche con un forte rilancio della qualità dell'offerta formativa delle scuole di montagna che possono puntare ad attrarre nuovi iscritti residenti in pianura valorizzando un lavoro sinergico che coinvolge tutta la Giunta regionale e le Comunità montane del Piemonte per far ripopolare le montagne e rilanciare l'economia di questi territori considerato inoltre che un siffatto provvedimento di contenimento della spesa pubblica risulta in contrasto con le competenze regionali in materia di dimensionamento degli istituti scolastici ai "risparmi" sulla gestione delle piccole scuole corrisponderebbe un aumento di spesa per il trasporto degli alunni e per l'adeguamento delle strutture scolastiche tenute ad accogliere gli alunni stessi.
Nella certezza che in molte piccole realtà la scuola sia un fattore determinante per la permanenza dei giovani in montagna e un patrimonio delle comunità locali, oltre ad essere un presidio essenziale di coesione sociale e di identità del nostro territorio impegna la Giunta regionale a contrastare il progetto di contenimento della spesa pubblica che il Governo sta attuando a scapito delle competenze, della programmazione e degli investimenti regionali a riaffermare con determinazione la volontà di sostenere le piccole scuole di montagna e le importanti esperienze didattiche da esse avviate con importanti risultati sia per lo sviluppo del progetto educativo sia per la conseguente ed altrettanto importante valorizzazione delle comunità e delle economie montane.
Il Consiglio approva.
Ordine del giorno n. 1099 "Inserimento criteri di altimetria e marginalità nel riparto del Fondo regionale della Montagna", presentato dai Consiglieri Bellion, Ferraris, Travaglini, Clement, Bossuto, Ferrero, Boeti, Vignale Cavallera, Reschigna, Motta.
Non essendoci richieste d'intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1099 il cui testo recita: " "Il Consiglio regionale vista la deliberazione di riordino territoriale delle Comunità Montane n.
217-46169 del 3 novembre 2008, con la quale il Consiglio regionale ha provveduto all'individuazione delle zone omogenee della Regione Piemonte ai sensi dell'articolo 34 della legge regionale 1° luglio 2008, n. 19 (Disposizioni modificative della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo unico delle leggi sulla montagna') constatato come la crisi economica e sociale e le riduzioni dei trasferimenti finanziari decisi dai governi nazionali sui capitoli relativi alle spese correnti ed a quelle d'investimento delle Comunità Montane stiano mettendo a dura prova le capacità di queste realtà di far fronte a questa situazione rilevato che la consistenza dei nuovi assetti territoriali degli enti montani rende opportuno introdurre dei correttivi alle disposizioni di legge attualmente in vigore, utili a differenziare, all'interno delle diverse realtà alpine ed appenniniche, le situazioni che, per altimetria e marginalità, necessitano di maggiore concentrazione di risorse regionali destinate alla montagna impegna la Giunta regionale ad adottare i provvedimenti necessari ad introdurre altimetria e marginalità quali ulteriori parametri per la ripartizione dei fondi regionali finalizzati allo sviluppo e alla valorizzazione delle zone montane nelle realtà alpine ed appenniniche." Il Consiglio approva.
Ordine del giorno n. 1100 inerente a "L.r. 2 luglio 1999, n. 16, art. 3 L.r. 1 luglio 2008, n. 19, art. 34 - Riordino territoriale delle comunità montane. Individuazione delle zone omogenee della Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Manolino, Boniperti, Monteggia, Valloggia Cattaneo, Caramella, Novero.
Non essendoci richieste d'intervento, indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1100 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la deliberazione consiliare n. 217-46169 del 3 novembre 2008 che individua gli ambiti territoriali delle Comunità Montane atteso che la deliberazione consiliare n. 217-46169 prevede la nascita di una Comunità Montana interprovinciale, che riguarda i precedenti ambiti relativi alle Comunità Montane Due laghi, Cusio-Mottarone, Valle Strona con Comuni appartenenti alle Province di Novara e del Verbano-Cusio-Ossola ritenuto importante salvaguardare la rappresentanza territoriale dei Comuni delle due Province, nonché garantire la distribuzione delle risorse in modo da non penalizzare alcuna realtà territoriale impegna la Giunta regionale a recepire tali indicazioni ed a presentare, laddove necessario, modifiche alla legge regionale del 1° luglio 2008, n. 19 (Disposizioni modificative della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16 'Testo unico delle leggi sulla montagna')".
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento determinazioni in ordine alle relazioni della Commissione Mauriziano, ai sensi dell'art. 31 lettera a) dello Statuto "Definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente" - relatore di maggioranza Lepri, relatore di minoranza Pedrale (collegato ordine del giorno n. 1102 "Deficit Mauriziano: avviare azione responsabilità civile")


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'odg inerente a "Proseguimento determinazioni in ordine alle relazioni della Commissione Mauriziano, ai sensi dell'art.
31 lettera a) dello Statuto "Definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente".
Ricordo che il Consigliere Lepri aveva già svolto la relazione di maggioranza.
La parola al Consigliere Pedrale per la relazione di minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca, relatore di minoranza

Grazie, Presidente. Con D.C.R. n. 125-15133 del 17 aprile 2007, il Consiglio regionale ha deliberato l'istituzione di una Commissione speciale con compiti di indagine, ex articolo 31, lettera a), dello Statuto della Regione Piemonte, per la definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, nonché le condizioni che hanno determinato il dissesto dell'Ente.
La Commissione si è insediata il 18 luglio 2007 e, a seguito di undici riunioni e una proroga dei sei mesi per la conclusione dei lavori, nella seduta dell'8 febbraio 2008 ha rinviato le parti politiche alla valutazione delle proprie posizioni, per la predisposizione di una relazione utile al raggiungimento delle conclusioni finali.
Ciò premesso e tenuto conto che il rapporto tra la Regione Piemonte e l'Ordine Mauriziano presenta ancora oggi elementi controversi, si illustra quanto segue per fugare qualsivoglia dubbio in merito alla presunta responsabilità dell'Amministrazione regionale, nel periodo 1995-2005 dissesto finanziario in questione. Le presunte responsabilità delle Giunte regionali 1995/2005, addebitate nelle sedi pubblicistiche e nella polemica politica, non appaiono, infatti, suffragate da alcun atto amministrativo.
Vediamo ora la cronistoria.
Con l.r. n. 8/1995 "Finanziamento, gestione patrimoniale ed economico finanziaria delle Unità Sanitarie Locali e delle Aziende Ospedaliere", sono state individuate le modalità di riparto dei fondi, sia in riferimento al finanziamento di spesa corrente sia in conto capitale, tra i soggetti del settore sanitario. Nel caso specifico, le disposizioni di cui all'articolo 2, "Finanziamento delle Aziende Ospedaliere", e l'articolo 7, "Criteri di finanziamento", sono state estese anche agli ospedali dell'Ordine Mauriziano poiché facenti parte della rete pubblica regionale.
Secondo tale normativa, il finanziamento regionale risulta pari alle prestazioni erogate, sulla base di tariffe definite dalla Giunta regionale ovvero dalla remunerazione riconosciuta per servizi non tariffari (DEA Riabilitazione, Immunologia, Reumatologia).
Con D.G.R. n. 15-23125 del 12/11/1997, avente ad oggetto la "Rideterminazione delle tariffe per attività ospedaliere e per altre attività sanitarie da riconoscersi agli erogatori pubblici del Servizio Sanitario Regionale", gli ospedali dell'Ordine Mauriziano sono stati classificati nel livello tariffario A, insieme alle Aziende Ospedaliere e agli Istituti di ricovero e Cura a carattere scientifico.
Tutto ciò, alla fine del 1997.
Con il Piano Socio Sanitario Regionale 1997/1999 (Legge Regionale 12 dicembre 1997, n. 61), gli ospedali dell'Ordine Mauriziano furono invece classificati "Ospedali di rete", ovvero di quelli caratterizzati dalla presenza di funzioni definite di base, poiché richiedono la massima diffusione di rete come risposta alle più comuni o urgenti richieste". (V.
pagine 43-44 e 70 del Supplemento al B.U.R. n. 52 del 31/12/1997).
Conseguentemente, il Mauriziano fu inserito, ai sensi della legge regionale del nuovo Piano Socio Sanitario, nel livello tariffario B.
La predetta classificazione del Mauriziano come "Ospedale di rete" prevista, come detto, nel Piano Socio Sanitario Regionale 1997/1999, era soprattutto imposta dal Decreto Legislativo 30/12/1992, n. 502 (D.Lgs.
Bindi) sul riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell'articolo 1 della legge 23/10/1992, n. 421.
Come si evince, infatti, all'articolo 4, comma 9, del predetto decreto legislativo, gli ospedali che non siano costituiti in Azienda Ospedaliera (come appunto il Mauriziano) conservano soltanto più la natura di presidi di unità sanitaria locale.
Coerentemente, quindi, con il sopraccitato decreto legislativo, il Piano Socio Sanitario della Regione Piemonte 1997/1999 classificò, appunto il Mauriziano come "Ospedale di rete".
È inoltre da rilevare che, sempre in base alla legge regionale del Piano Socio Sanitario, il Mauriziano, non essendo Azienda Ospedaliera, fu pagato, dal 1999 in avanti, per le prestazioni fatte (valore delle prestazioni - DRG) e non per il costo di produzione come invece era legittimamente previsto per le Aziende Ospedaliere regionali.
Tutto ciò determinò, quindi, un minore flusso finanziario di risorse dalla Regione verso il Mauriziano, minor flusso che peraltro non fu mai contestato ufficialmente dallo stesso Consiglio di Amministrazione dell'Ente, dal 1999 al 2002. In questo lasso di tempo, da parte del sopraccitato Consiglio di Amministrazione, allora retto dalla Presidente dr.ssa Bergoglio, non vi fu infatti nessun atto amministrativo o giudiziario contro le determinazioni del Piano Socio Sanitario 1997/1999.
Non vi fu nessun ricorso al TAR o presso il Commissario di Governo allora vigente, per impugnare e rendere illegittima la decisione del suddetto Piano di classificare il Mauriziano soltanto come "Ospedale di rete".
Peraltro, nello stesso Piano Sanitario 1997/1999, era prevista la possibilità di un futuro passaggio ad Azienda Ospedaliera dell'Ente Mauriziano, ma ciò non fu mai sollecitato o richiesto ufficialmente dall'Ente medesimo.
Era, dunque, evidente la volontà di quest'ultimo di rimanere autonomo dalla rete ospedaliera regionale e, nel contempo, invece, continuare a godere ed a utilizzare le risorse finanziarie regionali.
Questa ostinata volontà di non diventare Azienda Ospedaliera regionale da parte del Mauriziano la si riscontra ancora più lontano nel tempo ed in particolare nell'anno 1994.
In quel periodo, la Giunta regionale Brizio istituì le Aziende Ospedaliere Regionali, ma anche in quell'occasione, non fu previsto che l'Ente Mauriziano diventasse Azienda Ospedaliera.
Il Mauriziano, quindi, non essendo Azienda Ospedaliera in base a normative nazionali (decreto Bindi) e regionali (Piano Socio Sanitario Regionale 1997/1999) e non volendo far parte della rete ospedaliera regionale come il predetto percorso storico-amministrativo ha evidenziato non poteva, pertanto, rivendicare la copertura finanziaria da parte della Regione Piemonte dei propri deficit che si andarono ad accumulare soprattutto dal 1999 in avanti.
È bene inoltre, ricordare che il Centro di Candiolo è stato riconosciuto dalla Regione Piemonte solo nel 1999 e che il rapporto convenzionale era fra il Mauriziano e la Fondazione Candiolo e non con la Regione stessa.
Concludendo, risulta evidente che il Mauriziano era soltanto un Ente ospedaliero e non un'Azienda Ospedaliera regionale e, pertanto, non poteva per legge contare sui trasferimenti finanziari che invece la Regione stessa assicurava alle medesime Aziende Ospedaliere.
Questa conclusione è opportuno che sia ribadita con estrema chiarezza per confutare l'inconsistente accusa, peraltro molto diffusa dagli organi di informazione e dall'opposizione di sinistra, che la Giunta Ghigo per motivi politici abbia discrezionalmente trasferito minori risorse finanziarie all'Ente Mauriziano.
Come già spiegato, a far data dal 1' gennaio 1998, con il documento di intese di programma, di cui alla DGR n. 85-255270 del 5/8/1998, fu previsto il cambio di classe tariffaria per i ricoveri effettuati dalle Aziende Ospedaliere e dall'Ospedale Mauriziano dal livello tariffario A al livello tariffario B.
È importante sottolineare, infine, che con D.G.R. n. 1-28352 del 14/10/1999 (cd. "Patto di buon Governo"), la Giunta regionale equiparava gli ospedali dell'Ordine Mauriziano alle strutture accreditate, nell'ambito di un sistema di ripartizione delle risorse, per cui alle strutture accreditate venivano riconosciute risorse sulla base dei "valori limiti della produzione delle prestazioni sanitarie erogate" e alle strutture pubbliche sulla base della "quantificazione dei costi e del conto economico del bilancio delle Aziende sanitarie per l'anno 1998".
A seguito di tali atti normativi la Giunta regionale, dal 1998 in avanti, ha legittimamente deliberato assegnazioni di risorse in linea con quanto stabilito dal Piano Socio Sanitario regionale 1997/1999 e dalle successive delibere di Giunta. Invero è lecito sostenere che il dissesto dell'Ordine Mauriziano è riconducibile ad un atteggiamento imprudente degli amministratori che, nei bilanci dell'Ente degli anni successivi, hanno riportato voci di entrata per attività non sopportate né dalle leggi e ne da atti amministrativi regionali. Si pensi, a titolo di esempio, alle attività di Immunologia, Astanteria, Reumatologia o ancora agli esosi crediti iscritti a bilancio non sopportati da alcuna delibera regionale.
(Vedi relazione "Pitagora").
È importante inoltre sottolineare che l'apertura di nuove strutture e attività come il Centro oncologico di Candiolo, struttura eccellente ma molto onerosa, è stata realizzata su impulso ed iniziativa autonoma dell'Ordine Mauriziano.
Il reparto di cardiochirurgia presso l'ospedale Umberto I del Mauriziano fu invece autorizzato dalla Regione Piemonte, ma dalla Giunta regionale Brizio, con l'allora Assessore alla Sanità Cucco, e non dalla Giunta regionale Ghigo.
A peggiorare la già compromessa situazione finanziaria dell'Ordine Mauriziano, così come sopra descritta, ha contribuito anche il clima di competizione dell'Ente nei confronti delle altre aziende sanitarie ospedaliere. È noto infatti il migrare di posizioni apicali e del personale di base verso gli ospedali dell'Ordine in quegli incarichi e le retribuzioni erano maggiormente remunerate.
Ad esempio, i costi del personale per l'anno 2000, così come evidenziato nella relazione "Pitagora", erano complessivamente superiori del 9% circa rispetto alla media ponderata delle altre aziende ospedaliere.
Conclusioni. Alla luce di tali considerazioni non è attribuibile pertanto, alla Giunta regionale, in carica nel periodo in cui si è verificato il dissesto dell'Ordine Mauriziano un comportamento discrezionale a seguito del quale l'Ente avrebbe subito un ingiusto "declassamento", determinante il collasso della gestione economica finanziaria dell'Ordine. Le risorse assegnate dalla Regione ed all'Ente, in misura legittimamente inferiore, avrebbero potuto invece essere integrate ricorrendo all'alienazione di una parte dell'ingente patrimonio di cui l'Ordine Mauriziano disponeva e tuttora dispone. È verosimile sostenere che un atteggiamento maggiormente prudente da parte degli amministratori dell'Ordine avrebbe evitato o contenuto il dissesto dell'Ente.



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato attentamente la relazione del Consigliere Pedrale: una succinta relazione di minoranza che, dal mio punto di vista, contiene tutta una serie di omissioni e cose non veritiere. In generale, una relazione che non aiuta certamente la Giunta dell'epoca e gli attori che, invece, si dovrebbe prefiggere di aiutare.
Per quanto mi riguarda, mi riconosco totalmente nella relazione di maggioranza che il Consigliere Lepri ha letto qualche seduta fa; una relazione davvero esaustiva dal punto di vista della ricostruzione storica degli avvenimenti. D'altro canto, in più Commissioni, abbiamo avuto modo di vedere sfilare documentazione d'ogni genere e attori della vicenda; ognuno di noi si è potuto quindi fare un'idea.
Il fatto che ci siano due relazioni, intanto, evidenzia posizioni differenti, ed è giusto che oggi emergano in tutta la loro pienezza, a tutto tondo.
Qualche considerazione a partire non tanto dalla relazione di maggioranza, che condivido - e ritengo punto di riferimento ulteriore perché secondo me c'era, e c'è, abbondanza di documentazione tale da dimostrare che i fatti non sono andati esattamente come ha sostenuto il Consigliere Pedrale - quanto per concentrarmi su alcune questioni contenute nella relazione di minoranza, provando a fare riferimento anche ad alcune pagine (spero sia giusta l'impaginazione a cui mi riferisco). Per esempio - credo a pagina 3 - l'inserimento del Mauriziano nel livello tariffario B, avvenne nell'aprile del 1999 non come conseguenza dell'applicazione del nuovo Piano Sanitario Regionale. Credo ci sia documentazione sufficiente a dimostrare che tale trasposizione avvenne per tutte, ma davvero tutte, le Aziende sanitarie regionali, come conseguenza di un'azione dell'Assessorato competente dell'epoca per dimostrare allo Stato un'ufficiale minore spesa sanitaria, salvo poi chiedere allo Stato stesso il ripiano dei debiti conseguenti per tutte le Aziende ospedaliere, escluso - badate bene - l'Ordine Mauriziano.
Sempre a pagina 3, il richiamo al decreto n. 502 del 1992 è improprio in quanto, a fronte dell'articolo 4, comma 9, bisogna tener conto - bisogna leggerlo tutto - un po' dopo, del successivo comma 12, che recita e dice che nulla è innovato per l'Ordine Mauriziano e che quindi la richiamata coerenza che il Consigliere Pedrale ci dimostrava è falsa, in quanto si cerca di dimostrare ex post che una legge regionale sarebbe superiore ad una legge statale.
Cambiando pagina e cambiando registro, a pagina 4 - sempre che la numerazione sia giusta - il relatore di minoranza dimentica che la deliberazione regionale relativa al Centro di Candiolo dichiara esplicitamente, il proprio effetto retroattivo a partire dalla reale attivazione del Centro. Soprattutto, gli estensori della relazione di minoranza dimenticano che la Regione riconobbe l'accordo Mauriziano Candiolo con provvedimenti che risalgono al 1995 - Protocollo d'intesa - e al 1996. Di quanto sto dicendo, ne ha preso atto, prima di me, qualcuno più importante, cioè la Corte dei Conti; ma si potrebbero ravvisare altri elementi incongruenti o che non dicono il vero.
Infine, a pagina 5, relativamente al fatto che il Centro di Candiolo sarebbe stato attivato per iniziativa dell'Ordine Mauriziano, sempre la Corte dei Conti ha sostenuto e sostiene il contrario. Ma allora, perché mai la Regione avrebbe firmato il Protocollo d'intesa del 1995 e lo stesso Assessore dell'epoca, D'Ambrosio, avrebbe sottoscritto la convenzione Ordine Mauriziano-Fondazione di Candiolo? É questa una domanda che restituisco ai colleghi dell'opposizione.
Concludo, ribadendo quanto detto all'inizio del mio intervento: a me sembra che le poche cartelle di questa relazione, che dovrebbero essere nell'intenzione di chi le ha scritte e le ha messe in opera, un elemento a difesa di posizioni anche di chi, in quell'epoca, aveva grandi responsabilità (Assessori, soprattutto), costituiscano, piuttosto, un paradosso, perché sembra che tentino di mettere in difficoltà chi a quell'epoca deteneva tali responsabilità. Questa, comunque, la mia impressione: può darsi che mi sbagli. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio

Grazie, Presidente.
Quanto sto per dire attiene alla relazione di maggioranza, pertanto mi rivolgerò innanzitutto al collega Lepri, ma le considerazioni valgono altresì, per il collega Deambrogio.
L'ambizioso e lodevole proposito del Consigliere Lepri, relatore di maggioranza, di ripercorrere gli eventi "con il massimo grado di oggettività" - così recita la relazione - è purtroppo naufragato nella arbitrarietà.
Infatti, la relazione da lui esposta martedì 14 ottobre è stata contrassegnata, sui punti nodali della vicenda, dalle solite argomentazioni di parte che poco hanno a che spartire con l'oggettività.
Con tutta la mia buona predisposizione, e nonostante la stima personale che nutro per il Consigliere Lepri, non posso non esprimere il mio disappunto nel constatare che la realtà e la verità dei fatti sono state ancora una volta in gran parte stravolte o quantomeno interpretate a senso unico, per poter comunque arrivare - aspetto affatto oggettivo - alla individuazione dei responsabili del dissesto dell'Ordine Mauriziano.
In pratica, tutta la vicenda è stata ricostruita secondo quanto sostenuto dagli Amministratori del Mauriziano e si è lasciato sottintendere un comportamento quasi punitivo da parte della Regione nei confronti dell'Ordine Mauriziano.
Il relatore di maggioranza sorvola sul fatto che l'Amministrazione regionale è strutturata con un'organizzazione ben definita, con Direzioni Settori e Uffici, con a capo funzionari che, per legge, hanno la responsabilità di istruire e predisporre gli atti che poi l'Amministrazione adotta.
Secondo la ricostruzione del relatore di maggioranza sembra quasi che gli atti della Regione siano semplicemente il risultato delle opinioni e dei desiderata di questo o di quell'Amministratore. Vi è quasi uno svilimento del ruolo istituzionale che tutti, maggioranza e opposizione abbiamo invece il dovere di tenere al livello più alto possibile.
La Giunta regionale ha adottato per l'Ordine Mauriziano provvedimenti previsti dalle leggi, dopo approfondita e corposa istruttoria, predisposta dai competenti Uffici regionali, che si sono avvalsi anche dei pareri di ottimi amministrativisti.
Le conclusioni cui è giunto il relatore di maggioranza, ancorch supportate da due sentenze-ordinanze della Corte dei Conti (la n. 2003 del 2 settembre 2005 e la n. 320 del 29 dicembre 2006) da lui più volte ricordate - per essere veramente oggettivo bene avrebbe fatto a citare un'altra importante sentenza-ordinanza della Corte dei Conti, la n. 0133 del 18 novembre 2004 - sono assolutamente confutabili, come sostengono autorevoli amministrativisti regionali e nazionali.
È opportuno - direi necessario - ricordare tra l'altro anche il ricorso straordinario al Capo dello Stato presentato dalla Provincia di Torino il 22 aprile 2004, integrato con memorie aggiuntive depositate in data 11 maggio, 13 settembre e 15 novembre 2004, dall'allora Presidente Mercedes Bresso contro l'Ordine Mauriziano, in persona del legale rappresentante pro tempore dottoressa Anna Maria D'Ascenzo - il Commissario - e nei confronti della Regione Piemonte, in persona del legale rappresentante pro tempore onorevole Ghigo, per l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia di alcuni atti deliberativi adottati dal Commissario.
Tale ricorso straordinario in data 1 febbraio 2006 fu dichiarato inammissibile dal Capo dello Stato, Ciampi, dopo che la I Sezione del Consiglio di Stato (Presidente dottor Cortese) aveva dichiarato l'inammissibilità di detto ricorso in data 2 febbraio 2005.
Cercherò ora di chiarirvi in estrema sintesi le motivazioni che hanno indotto la Regione ad adottare i noti provvedimenti che, anche se non condivisi dall'Ordine Mauriziano, sono stati però contestati, così come ha precisato nella sua relazione il Consigliere Pedrale, dagli Amministratori dell'Ente solo dopo qualche anno dalla promulgazione degli stessi.
Questo Consiglio regionale ha definito il 17 aprile 2007 l'istituzione di una Commissione speciale con compiti di indagine per "la definizione delle relazioni e dei rapporti intercorrenti a partire dal 1999 ad oggi tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente".
Dico subito che sarebbe stato più opportuno e logico, anzi necessario partire non dal 1999, ma almeno dal 12 dicembre 1997, giorno in cui è stato approvato il Piano Sanitario Regionale (legge n. 61). Infatti è indispensabile conoscere cosa dice il Piano Sanitario Regionale se si vogliono recepire appieno, con oggettività, le motivazioni della DGR del 14 ottobre 1999, meglio nota come "Patto di buon governo tra la Regione Piemonte e le Aziende Sanitarie", più volte ricordata dal relatore di maggioranza, che la indica impropriamente come momento del declassamento.
Perché se si vuole parlare di declassamento, bisogna proprio partire dal 12 dicembre 1997, giorno di approvazione del Piano Sanitario Regionale 1997 1999.
Vediamo, infatti, cosa diceva il Piano Sanitario Regionale per quanto attiene gli ospedali dell'Ordine Mauriziano.
Partiamo dall'articolo 4, comma 9, del decreto legislativo n. 502 del 1992, che recita "...gli ospedali che non siano costituiti in Aziende Ospedaliere conservano la natura di presidi dell'Unità Sanitaria Locale" conformemente a tale legge dello Stato, gli Ospedali dell'Ordine Mauriziano (che, badate bene, non erano mai stati riconosciuti come Azienda Ospedaliera e che pertanto non erano annoverati tre le sette ASO, istituite in Piemonte con legge 39/94 dall'allora Presidente Brizio, con gli Assessori alla sanità Bonino e Cucco) furono classificati come "ospedali di rete - presidi ospedalieri" e quindi per essi veniva prevista la retribuzione a tariffa (valore della produzione) - ciò che è avvenuto si è giocato inforno al fatto se il Mauriziano doveva essere retribuito come Azienda Ospedaliera o come ospedale di rete - mentre per le Aziende Sanitarie Ospedaliere veniva previsto il finanziamento per i costi di produzione. La differenza è sostanziale.
Più precisamente, con il nuovo Piano Sanitario Regionale gli ospedali dell'Ordine Mauriziano (Umberto I, Lanzo e Valenza) furono classificati come ospedali ex art. 41-43 della legge 833/78.
Ebbene, in quell'occasione nessun Consigliere regionale - ribadisco nessuno - durante la discussione in Aula della legge di piano si oppose a questa decisione, forse anche perché insindacabile, e al momento della votazione finale sul Piano Sanitario Regionale i due Consiglieri dell'allora Partito Popolare Italiano (Peano e Saitta, attuale Presidente della Provincia) non votarono contro, come fecero i Consiglieri dell'allora PDS, Rifondazione Comunista e Verdi, ma si astennero. Ho citato non a caso i due Consiglieri del Partito Popolare, perché erano a tutti noti e risaputi i buoni rapporti tra gli esponenti di questo partito e l'Ordine Mauriziano. Per di più, anche i Dirigenti dell'Ordine non contestarono, n tanto meno impugnarono, da subito, questa decisione adottata col Piano Sanitario Regionale.
Va sottolineato, altresì, come già evidenziato dal relatore di minoranza, Consigliere Pedrale, che gli Amministratori del Mauriziano non hanno a suo tempo intrapreso alcuna azione per tutelare l'Ente amministrato da provvedimenti legislativi e amministrativi che ritenevano penalizzanti per l'Ente stesso.
Devo ricordare, altresì, che l'iter dei provvedimenti di programmazione (soprattutto per un nuovo Piano Sanitario Regionale) prevede ampie e approfondite consultazioni. E certo non mancavano agli Amministratori del Mauriziano gli strumenti politici e giuridici per far valere le loro ragioni.
Stupisce, quindi, che nella difesa dei comportamenti degli Amministratori del Mauriziano, il Consigliere Lepri, relatore di maggioranza, non si chieda neppure come mai essi non fecero nulla per tutelare da subito, nelle sedi opportune, quelli che ritenevano gli interessi dell'Ente.
Nella delibera del 14 ottobre 1999 non vi era alcuna necessità di citare in esplicito gli ospedali dell'Ordine Mauriziano, come sostiene il relatore di maggioranza, perché era assolutamente risaputo che la legge di piano 61/97 li aveva classificati come ospedali ex art. 41-43 della legge 833/78 e, come tali, erano stati correttamente indicati nella predetta delibera.
Pertanto, la data del cosiddetto "declassamento", che tengo a sottolineare non ha mai avuto luogo in quanto tale, perché questi ospedali non sono mai stati riconosciuti come azienda ospedaliera, non deve essere considerata quella del 14 ottobre 1999, come sostiene il Consigliere Lepri ma, correttamente, quella dell'approvazione del Piano Sanitario Regionale (12 dicembre 1977).
Dopo l'approvazione del Piano Sanitario Regionale vi furono altre delibere che facevano riferimento alla retribuzione degli Ospedali dell'Ordine Mauriziano, la più importante delle quali è la DGR del 5 agosto 1998 (sviluppo dei parametri del Piano Sanitario Regionale ed osservazioni regionali per le intese di programma) che, con effetto dal 1° gennaio 1998 stabiliva il cambio di classe tariffaria (dal livello tariffario A al livello tariffario B) per i ricoveri effettuati dagli ospedali di ASL e dagli ospedali dell'Ordine Mauriziano.
Cercherò in estrema sintesi di chiarire in modo oggettivo perch l'Ordine Mauriziano non poteva essere considerato Azienda ospedaliera.
Gli elementi di differenziazione tra l'Ordine Mauriziano e le Aziende Sanitarie Ospedaliere sono imponenti e strutturali. Ne cito solo alcuni.
Le ASO perseguono quale unico fine della propria attività la tutela della salute, mentre l'Ordine persegue per legge altresì fini di beneficenza, istruzione e culto. Infatti, l'articolo 1 della Legge 5/11 del 1962 dice che l'Ordine Mauriziano è conservato come Ente ospedaliero con gli altri suoi compiti in materia di beneficenza, di istruzione e di culto.
Ogni attività dell'Azienda Sanitaria regionale, anche quella di natura non strettamente sanitaria, è in ultima istanza finalizzata all'assistenza sanitaria, mentre, non essendo previsto alcun limite, l'attività non assistenziale dell'Ordine potrebbe teoricamente eccedere rispetto a quelle sanitarie.
La Regione, a differenza delle ASL, non poteva esercitare nei confronti dell'Ordine Mauriziano alcuna ingerenza gestionale o assegnare obiettivi.
A differenza che nei confronti delle ASL e delle ASO nessun atto di revoca, conferma e decadenza degli amministratori e dei revisori dell'Ordine Mauriziano può essere assunto dalla Regione.
Sul bilancio delle Aziende (altro aspetto molto importante che sfugge ai più) vigila la Regione, che li approva, mentre quello dell'Ordine Mauriziano lo approva direttamente il Consiglio d'Amministrazione che ha l'obbligo di trasmetterlo al Ministero dell'Interno per l'esercizio del potere di vigilanza e di controllo. Per il Mauriziano, la legge stabilisce che entro i tre mesi dalla fine dell'anno bisogna inviare il bilancio al Ministero dell'Interno.
Quindi sudditanza di aziende, vigilanza da parte della Regione che approva il bilancio, mentre quello dell'ordine Mauriziano è approvato direttamente dal Consiglio d'Amministrazione che ha l'obbligo di trasmetterlo al Ministero dell'Interno per l'esercizio del potere di vigilanza e controllo.
Più precisamente, quand'anche gli ospedali dell'Ordine siano assimilabili ai presidi delle Aziende Sanitarie Regionali, in quanto facenti parte funzionalmente alla rete ospedaliera regionale (ex l.r. n. 8 del 18/01/1995), non lo sono al livello di Ente in quanto le due istituzioni si muovono su piani differenti, con finalità solo in parte coincidenti.
In estrema sintesi, i responsabili dell'Ordine Mauriziano potevano preferire alla loro mission principale dell'impegno in campo sanitario l'impegno nel campo, così come la legge glielo permetteva, dell'istruzione beneficenza e culto.
Le attività dell'Ordine Mauriziano sono riconosciute, ai fini economici, sulla base del principio di "remunerazione tariffaria", come ho detto precedentemente. L'articolo 4 del Decreto Legislativo n. 502/19992 contiene la disciplina sia delle Aziende ospedaliere che dei presidi ospedalieri e la semplice lettura dello stesso consente di escludere immediatamente sia ogni possibile assimilazione tra gli Ospedali Mauriziani e le Aziende Ospedaliere sia la possibilità di riconoscere tale qualifica agli Ospedali dell'Ordine.
Pertanto, l'Azienda ospedaliera per la sua esistenza presuppone un provvedimento regionale di portata costitutiva che intervenga al termine di un complesso iter procedimentale in cui l'atto endoprocedimentale più significativo è rappresentato dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri.
Nel periodo 1995/2005, non è stata mai fatta richiesta da parte dell'Ordine Mauriziano di essere riconosciuto come Azienda. Si chiedeva invece (ci sono documentazioni che, ovviamene, non possono non essere ricordate) soltanto la retribuzione come Azienda Ospedaliera, senza per che si chiedesse il riconoscimento come Azienda Ospedaliera. D'altronde, se da parte degli amministratori dell'Ente Mauriziano ci fosse stata questa intenzione, quando nel 1994 le aziende ospedaliere furono istituite, ci sarebbe stata la possibilità di richiedere questo riconoscimento; questo sarebbe stato fatto senz'altro, ma evidentemente non c'era la volontà di essere riconosciuta come Azienda Ospedaliera, mentre (io dico, giustamente) da parte loro c'era la volontà di essere remunerati come Azienda Ospedaliera.
Debbo dire che non è sufficiente che un Ente si autodefinisca Ente o azienda ospedaliera per essere tale, essendo essenziale che tale qualifica gli derivi dal tipico provvedimento regionale previsto dalla legge al termine del provvedimento delineato.
L'elencazione delle Aziende Ospedaliere Regionali è tassativa, così come si evidenziava nell'allegato B della Legge Regionale n. 39/1994 e nella Regione Piemonte era limitata a solo 7 ASO.
Il nono comma dell'articolo 4 del D.lgs. 502/1992 contiene la disposizione di chiusura per cui "Gli ospedali che non siano costituiti in Azienda Ospedaliera conservavano la natura di presidi dell'Unità Sanitaria Locale." Questo articolo è stato applicato correttamente al caso di specie per cui gli Ospedali Mauriziani, non essendo mai stati costituiti in Azienda Ospedaliera e non potendo nemmeno esserlo per riserva di legge, non potevano che conservare la natura di presidi ospedalieri (come la quasi totalità degli ospedali della Regione) ed essere remunerati a tariffa come tali.
La previsione della tabella 10 allegata al Piano Regionale, che conformemente al Decreto Legislativo 502/1992 classifica gli Ospedali Mauriziani tra gli ospedali di rete e non come Aziende Ospedaliere e, data la sua natura, è parimenti insindacabile. Questo lo dico io e anche noti amministrativisti, ma soprattutto l'ha detto il Consiglio di Stato rispondendo al ricorso, affermando che questa classificazione dell'Ordine Mauriziano fra gli ospedali di rete era insindacabile, alla luce del fatto che non avevano mai fatto la richiesta di costituirsi in Azienda Ospedaliera.
Alla luce di quanto dettovi, si può ragionevolmente ritenere, in ci confortato da autorevoli amministrativisti, che l'asserita violazione di legge, con riferimento ai principi di cui al Decreto Legislativo 502/1992 e degli articoli 2 e 7 della LR 8/1995, sia del tutto infondata non essendovi sul piano legislativo alcun principio di parità o di equiparazione fra gli ospedali dell'Ordine Mauriziano e le Aziende ospedaliere regionali.
Infatti, i rapporti tra la Regione e gli Ospedali dell'Ordine Mauriziano erano regolati da una convenzione, secondo modelli predeterminati, e la qualifica di Azienda Ospedaliera compete solo per effetto di formare il provvedimento di costituzione.
In conclusione, gli ospedali dell'Ordine Mauriziano non erano mai stati costituiti in Aziende Ospedaliere e l'Ordine Mauriziano, pur essendo indubbiamente un Ente con personalità di diritto pubblico, operante anche nel campo sanitario, non poteva che essere considerato ex lege estraneo al processo di aziendalizzazione del sistema sanitario pubblico.
Per tutte queste motivazioni non è stato possibile annoverare gli Ospedali dell'Ordine Mauriziano tra le Aziende Ospedaliere e pertanto la Legge 61 del 1997, facendo riferimento all'articolo 4 del comma 9 del Decreto Legislativo 502/1992, ha dovuto classificare gli Ospedali Mauriziani tra gli Ospedali di rete e non come Aziende Sanitarie Ospedaliere ed ha previsto, pertanto, così come ho sottolineato a metà del mio intervento, per questi, la retribuzione a tariffa, quindi per il valore delle prestazioni e non per i costi di produzione, come per le aziende sanitarie ospedaliere.
Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Martin Luther King"


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Martin Luther King" di Grugliasco in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento determinazioni in ordine alle relazioni della Commissione Mauriziano, ai sensi dell'art. 31 lettera a) dello Statuto "Definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente" - relatore di maggioranza Lepri, relatore di minoranza Pedrale (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo la discussione generale.
La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Mi sono chiesto più volte in questo anno, durante il quale la Commissione ha svolto i suoi lavori, i motivi per cui il centrodestra avesse voluto questa Commissione, che ha concluso i suoi lavori, com'era inevitabile dopo quanto è successo, con una relazione di maggioranza ed una di minoranza.
Mi sono detto: "Avranno un asso nella manica"; ci è sfuggito qualcosa nella corposa documentazione che abbiamo studiato, che indicava che non vi erano altre vie di uscita; abbiamo esagerato quando abbiamo detto in Commissione e in quest'Aula che l'obiettivo dell'allora governo regionale di centrodestra era di distruggere la dirigenza del Mauriziano, soprattutto la prof.ssa Bergoglio, che dirigeva l'ospedale con pensiero autonomo rispetto al governo di centrodestra e che aveva addirittura, probabilmente sbagliando, osato accompagnare il Ministro Livia Turco in un giro elettorale all'interno dell'ospedale durante le elezioni regionali che l'avevano vista contrapposta ad Enzo Ghigo e che, come tutti sanno, si era risolta poi con la vittoria del medesimo.
Niente! Non siamo riusciti a trovare niente che ci facesse pensare che ci eravamo sbagliati.
Abbiamo invece ben chiaro in mente quello che è successo, e in tal senso le relazioni presentate in quest'Aula sono esaurienti: la fallimentare gestione commissariale che avrebbe dovuto in sei mesi come aveva detto il Commissario, ripianare i debiti e riconsegnare ai piemontesi e ai torinesi un ospedale "sanificato", con i conti a posto depurato da quella "associazione a delinquere" - come il Commissario aveva definito la dirigenza del Mauriziano che fino a quel momento aveva governato l'Ordine. Definizione resa in un incontro pubblico, presenti i giornalisti, tenuto con il personale all'interno del Mauriziano stesso.
Oggi, purtroppo, il Commissario ha completato il suo lavoro con un passivo che è passato da 173 milioni di euro a 450 milioni di euro, ha messo all'asta le proprietà terriere, ha venduto a prezzi non sempre di mercato appartamenti di prestigio, di fatto ha distrutto la missione storica dell'Ordine, quella definita dalla quattordicesima disposizione transitoria della Costituzione che lo stesso Luigi Einaudi aveva posto, che non definiva soltanto la missione ospitaliera - com'era scritto dell'Ordine, ma anche l'unicum definito dagli ospedali e dalle proprietà terriere, uno straordinario patrimonio ambientale della nostra Regione e che facciamo bene, come governo di centrosinistra, a tutelare, acquisendone la proprietà. Come ha avuto modo di dire il prof. Losavio, Magistrato di Cassazione e Presidente di Italia Nostra, la legge n. 4/2005 ha abrogato con legge ordinaria, una norma costituzionale.
Un fallimento completo, la gestione commissariale - e lo ha rimarcato il Consigliere Lepri, costata un milione di euro di stipendi, più 170 mila euro di rimborsi spese, perché il Commissario veniva da Roma e si occupava del Mauriziano una volta ogni 15 giorni, quando concedeva ai piemontesi l'onore di venire nella nostra città.
Un fallimento di cui siete responsabili, perché quella gestione commissariale l'avete voluta voi.
Il Consigliere Lepri ha delineato la vicenda grottesca dell'ospedale Umberto I, i cui bilanci sono stati in pareggio fino al 1999, anno in cui inizia un disavanzo che la Regione non intende contribuire a ripianare così come ha fatto per tutti gli altri ospedali piemontesi.
Ricordo al Consiglio regionale che nello stesso periodo alle Molinette venivano aumentati i trasferimenti da 540 a 940 miliardi di lire, con un ulteriore sforamento di 220 miliardi, nonostante una consistente diminuzione dei ricoveri, che in quel periodo erano passati da 83 mila a 67 mila.
Ma noi tutti sappiamo che le Molinette erano nel cuore della Giunta regionale: il Direttore generale era iscritto a Forza Italia e che si era anche distinto, peraltro legittimamente, in un'impegnativa campagna di tesseramento all'interno dell'ospedale a favore di quel partito, come hanno riportato non erroneamente i giornali di dell'epoca.
Stefano Lepri ha già ricordato i vari momenti che hanno caratterizzato questo disastro, soprattutto il decreto legislativo del 14 giugno 1999 che declassava il Mauriziano a struttura convenzionata, contro la Costituzione contro gli stessi provvedimenti regionali del 1996 e del 1997 che inserivano tutti gli ospedali in classe A, contro il Protocollo d'intesa tra la Regione, il Mauriziano e Candiolo e, in definitiva, anche contro il buonsenso.
Ricordo al Consiglio le parole del Commissario D'Ascenzo, appena insediata, in una lettera rivolta alla Regione Piemonte. "Pare senz'altro" scrive il Commissario "preliminare ad ogni altra considerazione rivedere l'inquadramento dell'Ente commissariato, atteso il sostanziale ruolo di pubblici servizi dell'ospedale Mauriziano. Certo è il notevole scostamento tra le produzioni sanitarie raggiunte dagli ospedali di quest'Ordine e il relativo valore convenzionalmente riconosciuto da questa Regione.".
Continua dicendo: "L'inferiore importo effettivamente pagato è una causa importante del dissesto finanziario dell'Ente. A conclusione della presente, si chiede a codesto Ente Regione di voler cortesemente accantonare una quota dello stanziamento che il Governo ha destinato a ripianamento del disavanzo del sistema sanitario nazionale".
Questo avrebbe dovuto fare la Regione, in ossequio alla legge n. 502 che Antonio D'Ambrosio ribadisce ad ogni piè sospinto, che aveva continuato a considerare l'ospedale come ospedale pubblico a tutti gli effetti, per quella legge del 1992 che riorganizzava gli ospedali del nostro Paese, ed escludeva dal provvedimento il Mauriziano e l'ospedale Galliera di Genova da quel tipo di riorganizzazione. Del resto, le due sentenze della Corte dei Conti hanno chiarito in maniera inequivocabile - come tutti sanno la Corte dei Conti è piena di comunisti... - che il dissesto dell'Ente non aveva come responsabile la dirigenza, ma era figlio delle politiche sanitarie concordate tra Ente e Regione. Quest'ultima ha richiesto - come abbiamo detto più volte in quest'Aula - ulteriori servizi, non solo Candiolo, ma anche la cardiochirurgia e la riabilitazione e poi non li ha pagati di proposito, facendo affogare il Mauriziano tra i debiti.
Una storia folle di debiti e di crediti e mi riferisco ai 1500 creditori che il Commissario non ha ritenuto di convocare neanche una volta e che il Consigliere Pedrale ogni tanto cita - e che sono tra le tante vittime inconsapevoli di questa vicenda.
Il Commissario ha naturalmente pagato da buon funzionario dello Stato i debiti con l'INPS e con l'INPDAP, attraverso l'Ufficio delle entrate, ma non si è degnato una sola volta di convocare i creditori, le piccole e medie imprese che avevano fornito i loro servizi all'ospedale. Se n'è infischiato degli artigiani, delle piccole e medie imprese, che mai avrebbero pensato di non essere pagati da un ente pubblico.
Un altro recente elemento si è aggiunto a far luce su questa vicenda: una sentenza del Consiglio di Stato del 2007, che pronunciandosi rispetto ad una questione simile tra la Regione Campania e l'Ospedale del Buon Consiglio di Napoli, ha dato ragione a quest'ultimo e ha condannato la Regione Campania a pagare tutte le prestazioni offerte ai cittadini campani, ritenendo che l'ospedale aveva il dovere di erogare ai cittadini i servizi di cui era dotato e che non avrebbe potuto sottrarsi alla sua missione e alla sua funzione.
In conclusione, maggioranza e opposizione restano della loro idea.
Qualcuno penserà che abbiamo perso tempo, ma se si ha voglia di leggere i documenti, ci si può rendere conto di quanto la relazione di Lepri corrisponda alla pure e semplice verità dei fatti.
Noi pensiamo di avere restituito dignità con il nostro lavoro ed orgoglio alla Presidente Bergoglio, al direttore generale Zanetta e ai componenti del Consiglio di amministrazione. Un pensiero particolare va all'amico Franchi, il cui coraggio e la cui ostinatezza hanno strappato il muro di cecità e indifferenza anche di questo Consiglio regionale.
Antonio D'Ambrosio fa riferimento all'approvazione del Piano Socio Sanitario approvato in quest'Aula che nulla riporta rispetto al Mauriziano e non lo include tra gli ospedali di ASO. Ma voi, pur non avendolo incluso tra gli ospedali ASO, per due anni avete continuato a pagarlo quell'ospedale come se lo fosse. E avreste potuto continuare, se aveste voluto, dal punto di vista politico, a pagare le prestazioni che quell'ospedale (secondo in Italia), offriva a tutta la popolazione piemontese.
Il riconoscimento dei drammatici errori del Governo di centrodestra che ha distrutto l'Ordine non potrebbe rendervi meno colpevoli, forse, potrebbe essere utile per mitigare un po' la follia di quanto è successo e di cui siete vergognosamente responsabili.
Concludo, Presidente, annunciando che oggi l'ospedale è rinato. Sono aumentati i posti-letto e i piemontesi si fidano nuovamente di un ospedale che aveva raggiunto il secondo posto in Italia per le sue specializzazioni.
Tra l'altro, non sappiamo cosa sarà dell'Ordine e chi ne ripianerà i debiti ingenti. Oggi il Paese è governato di nuovo dal Centrodestra: lo stesso governo, con lo stesso Presidente del Consiglio, che ha fondato l'Ordine. Non sarebbe male se il Governo decidesse - tenendo conto delle disponibilità economiche attuali - di destinare a questo problema una quota di risorse per riparare ad un errore madornale che ha arrecato danno ai privati cittadini, alle piccole e medie imprese e al Consiglio d'amministrazione dell'Ordine. Un errore madornale vergognosamente dannoso per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il lavoro della Commissione è stato certamente utile. Ringrazio il Presidente Pedrale e i colleghi tutti per il lavoro svolto, utile perché si sono approfonditi alcuni temi e perché rimarrà (anche solo agli atti della Commissione), un considerevole numero di documenti e di verbali, che saranno utili anche in futuro, il giorno in cui la polemica sul Mauriziano e la lettura che se ne darà sarà scevra da una visione di carattere politico e di speculazione politica. Forse qualcuno potrà comprendere chi in questa vicenda, ha avuto torto e chi ha avuto ragione, soprattutto in quello che è, da una parte, il rispetto delle normative vigenti, e dall'altra, il rispetto degli impegni annunciati e assunti dalle singole componenti.
Vedete, ricordo.. La polemica sull'Ospedale Mauriziano nasce nel 1998 dal primo gennaio del 1998 viene pagato a tariffa, quindi, non c'è alcuna dilazione di due anni, ma nel momento in cui viene approvato e applicato il Piano Socio Sanitario, - anche se così fosse stato, ma così non è stato sarebbe stato singolare che si dicesse: "Il Consiglio regionale ha approvato una legge però il Consiglio regionale non dovrebbe rispettarla perché è necessario salvare - o meno". In quel momento non si parlava di salvataggio dell'Ospedale Mauriziano.
Possiamo leggere le sentenze, ricordando, per esempio, che le sentenze della Corte dei Conti che non hanno gradi di giudizio quali quelli dei tribunali ordinari: un primo grado, un appello e una Cassazione, ma ha sentenze singole, su ricorsi singoli - e sono tre. La Corte dei Conti non sarà piena di comunisti, ma, evidentemente, ha dei giudici che, a seconda delle differenze valutazioni, scrivono cose un po' anomale: o le une o le altre.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

.sono tre le sentenze. Leggendo la prima, la seconda e la terza, è pur vero che la seconda e la terza hanno una qualche assonanza rispetto ad alcuni passaggi, ma fra la prima e, soprattutto, la terza, vi sono differenze profondamente difformi, rispetto agli stessi metri di valutazione gestionale.
Per quanto mi riguarda, provo a fare una valutazione non relativa alle sentenze, ma a quanto deve fare un Ente pubblico rispetto a soggetti terzi con i quali collabora.
È certamente vero, e nessuno l'ha mai messo in discussione, che il Mauriziano è stato un ospedale di eccellenza della nostra Regione, ma è altrettanto vero, e nessuno può disconoscerlo - ci sono dati oggettivi che l'Ospedale Mauriziano aveva una modalità di assunzione del personale di pagamento del personale e relativamente alla non quadrature dei bilanci assolutamente non usuale all'interno di un qualsiasi ente, ancorch riconosciuto da una disposizione transitoria della Costituzione.
Non so se sia normale che, in un anno, in un ospedale si facciano 925 assunzioni. Credo non lo sia. Credo non lo sia in un ospedale pubblico, in un ospedale privato, o in un ospedale pubblico sia esso o no inserito in una rete ospedaliera. Mi sembra anomalo rispetto al numero dei dipendenti.
Mi sembra anomalo che un ospedale abbia una percentuale di costi quasi del 10% in più rispetto alla media degli altri ospedali piemontesi. Possiamo anche dire che una parte consistente delle assunzioni degli ultimi decenni all'interno dell'Ospedale Mauriziano, erano viziate da indicazioni di carattere politico.
certo: chiunque lo disconosca non conosce la storia di questa città non conosce la storia di un ospedale che ha fatto parte della storia sanitaria di questa città; è assolutamente noto che all'interno di quell'ospedale vi erano soggetti che avevano legami con alcuni rappresentanti di partiti politici...



(commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

...uno, uno. E non era un Consigliere di circoscrizione, ma una persona dal peso politico ben maggiore, in una corrente di partito di maggioranza relativa. Ognuno può fare le valutazioni che crede, ma esistono anche valutazioni di legge. Relativamente a queste ultime, cercherò di attenermi alle disposizioni della normativa, al di là della lettura che si può dare del Piano socio sanitario, per stabilire se - nel merito - l'Ospedale Mauriziano abbia agito bene o male. Ma, a Piano Socio Sanitario approvato e dopo la trasformazione degli ospedali in ASO, è assolutamente evidente che non essendo diventato tale - potendo, tra l'altro, diventarlo - la Regione Piemonte - al limite si può contestare la scelta contenuta nel Piano, ma non il pagamento, che avvenne successivamente - non poteva fare altro che pagare l'ospedale per quella che era una spesa non di produzione, ma una spesa di prestazione - sul valore della prestazione come esiste con altri soggetti.
Rispetto alla situazione commissariale, non ho alcun timore nel dire che vi è stata una gestione che, al di là della trasparenza, non è stata utile, in principal modo per i creditori. Ricordo anche, senza voler sollevare una nuova polemica di carattere politico, un dato oggettivo: il precedente Governo - non il "dannato Berlusconi" - ha pensato di promuovere il Commissario D'Ascenzo a responsabile nazionale dei Vigili del fuoco.
Pertanto, credo l'abbia ritenuto meritevole di un lavoro ben svolto, perch è difficile che, quando si voglia punire un soggetto, lo si collochi in una posizione apicale dello Stato.
Allora, verosimilmente, qualcosa non ha funzionato nelle valutazioni tra le gestioni commissariali nazionali e l'ambito regionale.
Vi è un altro aspetto che ritengo non abbia funzionato. Ricordo che nel 1998-1999, quando ebbe inizio questa polemica, la Presidente Bresso, allora Presidente della Provincia di Torino, assunse un impegno e il Consiglio provinciale votò un ordine del giorno con il quale si sosteneva che occorreva sostenere il Mauriziano. In campagna elettorale - nel giro elettorale con l'onorevole Turco - la Presidente assunse anche l'impegno di garantire non solo il mantenimento dei servizi di quella che, nel frattempo, era diventata un'ASA - quindi a tutti gli effetti nella rete regionale - ma anche per risolvere il problema dei creditori.
In Piemonte, abbiamo due situazioni simili, quella degli Ospedali Valdesi e quella dell'Ospedale Mauriziano. Il nostro Gruppo consiliare relativamente alla partita dei creditori - così l'abbiamo scorporata dall'aspetto delle gestioni precedenti - ha presentato più di un ordine del giorno, ha fatto sì che la VII Commissione audisse dei loro rappresentanti ma, ad oggi, purtroppo non si è mosso nulla.
Potrei informarvi sulle idee, che ho anche manifestato in alcune occasioni, rispetto alle modalità che anche un ente pubblico potrebbe utilizzare in questa attività, valorizzando i terreni posseduti dalla Fondazione, con la possibilità di uno sviluppo dei terreni stessi e un ritorno di carattere economico assolutamente lecito, che avrebbe garantito i creditori. Questo, però, non è avvenuto.
Quindi, oggi, come in altri casi, appare, come in passato, una forte volontà di politicizzazione della questione, che, certamente, è tornata utile in tempo di campagna elettorale, ma che, poi, si è dimostrata non certo rispondente alle promesse.



(Scampanellìo del Presidente)



VIGNALE Gian Luca

Ho concluso.
Così come non credo che i dati che citavamo rispetto alla gestione possano denotare una buona amministrazione.
Se si vuole fare credere che stiamo parlando di un ospedale in qualche modo asettico, dove la conduzione era in qualche modo terza rispetto alla modalità gestionale, stiamo dicendo una cosa che non corrisponde nel modo più assoluto a verità. Dopodiché, la Giunta e il Consiglio regionale, nel 1997, hanno fatto una scelta: c'è chi si è opposto, chi l'ha condivisa o si è astenuto. Su questo vanno fatte le debite valutazioni, il resto è speculazione politica, che ha il valore che ha, come tante altre speculazioni politiche, ma nulla di più.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Chieppa, informo che è in corso la distribuzione per i Capigruppo - ringrazio gli Uffici del lavoro svolto della documentazione e dei resoconti dell'audizione della VII Commissione, propedeutici al Consiglio che si svolgerà domani sulla crisi economico-occupazionale; a tutti gli altri Consiglieri la consegna avverrà domani. Ringrazio gli Uffici che hanno fatto "salti mortali" per preparare una prima parte di documentazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Signor Presidente, ovviamente, non ripercorrerò tutta la vicenda, che è nota.
Mi pare emerga un dato chiarissimo sulla vicenda, peraltro ricostruita dai lavori della Commissione sul Mauriziano, cui ho partecipato: le responsabilità. Lo dico senza voler esasperare i toni, ma si tratta di responsabilità chiarissime da parte dell'allora Giunta regionale. Io addebito una responsabilità collegiale, non mi interessa il singolo, perch gli atti di Giunta sono atti collegiali: non mi interessano i nomi, ma l'organismo collegiale in quanto tale.
Come ho già avuto modo di dire in altre sedi, nonché in questa, credo vi sia stata un'operazione costruita a tavolino, anche con il livello nazionale, per disarticolare complessivamente l'Ordine Mauriziano, con lo strumento della deliberazione del 1999, che ha declassato gli ospedali tagliando, sostanzialmente, del 40% i trasferimenti regionali agli ospedali dell'Ordine Mauriziano.
Questo quanto avvenuto in sintesi; successivamente, c'è stato un fiorire di leggende e di altre vicende collaterali, ma quello è stato l'atto portante con cui la Giunta regionale - continuo a ritenere in stretta collaborazione con il Governo nazionale - ha aperto la strada alla voragine finanziaria del Mauriziano e al successivo commissariamento e smembramento dell'Ordine.
Quindi, le responsabilità politiche sono chiarissime, non ci sono dubbi da questo punto di vista, sono documentali.
Ho rivisto citato nella relazione di maggioranza un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale nel 2006 - ormai da più di due anni dove si richiedeva alla Giunta regionale di valutare la possibilità dell'avvio di un'azione di responsabilità civile nei confronti del Commissario D'Ascenzo, per il periodo successivo, del commissariamento, ma non abbiamo avuto una risposta da parte della Giunta regionale.
Annuncio che, appena terminato il mio intervento, depositerò una proposta di ordine del giorno sottoscritta anche da altri Consiglieri della maggioranza, dove si riprende questo tema. Noi riteniamo debba essere avviata un'azione di responsabilità civile, non solo nei confronti della Commissaria D'Ascenzo, ma anche nei confronti di quell'organo collegiale di cui dicevo prima, l'allora Giunta regionale, che ha assunto una decisione che, oggettivamente, si paga anche in termini di patrimonio pubblico.
Credo sarebbe utile il rimborso anche solo di un euro, peraltro gli Assessori erano tutti assicurati, per cui non rischiano, ci mancherebbe altro, non è una faccenda personale. Anche il risarcimento simbolico di un euro sarebbe un segnale forte; un ulteriore segnale di ripristino della verità su una vicenda che ha messo in crisi una realtà ospedaliera fra le prime a livello nazionale - oggi in fase di ripresa, come ci ricordava il Consigliere Boeti - duramente colpita da un'azione che noi crediamo predeterminata a tavolino da parte di quell'organo collegiale, in stretta relazione con il Governo nazionale.
In allegato alla relazione di maggioranza avanziamo la proposta di ribadire e rafforzare l'ordine del giorno del 2006. Chiediamo anche una risposta da parte della Giunta regionale: agli ordini del giorno si risponde, anche negativamente, ma si risponde.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

È stato singolare sentire alcuni interventi degli esponenti di maggioranza: questo è un dibattito sul Mauriziano, non sul Commissario D'Ascenzo. Mi pare stiate cercando di spostare la valutazione e il dibattito della seduta odierna sull'operato del Commissario D'Ascenzo sulla quale, come è già stato rilevato, avete opinioni differenti. A Roma con il Governo Prodi, addirittura valorizzate e premiate il Commissario D'Ascenzo, evidentemente la riconoscete come grande e abile manager e dirigente, tanto è vero che gli viene riconosciuto un ruolo apicale nella responsabilità del corpo dei Vigili del fuoco. Mentre a Torino, chissà perché, forse perché nominata commissaria durante un Governo di centrodestra, è una cattiva manager, una cattiva commissaria come avete evidenziato in maniera molto dura. Bisogna mettersi d'accordo: o è una cosa o è l'altra.
Tornando alle cause che hanno determinato il dissesto finanziario del Mauriziano - signori, vi piaccia o no - l'origine di tutto è la delibera del Consiglio regionale del 12 dicembre 1997, l'approvazione del Piano Socio Sanitario, una legge regionale. Una legge regionale che applicava e recepiva il decreto legislativo n. 502 del 1992, meglio noto come "decreto Bindi".
Il 12 dicembre 1997 è stata emanata una legge; può piacere o meno, la si può condividere o meno, ma, una volta approvata la si applica.
La Giunta regionale Ghigo coerentemente e legittimamente nell'agosto 1998, con delibera della Giunta regionale del 5 agosto 1998, ha applicato la legge del Piano Socio Sanitario del 12 dicembre 1997 e ha cambiato le tariffe per il Mauriziano da tariffa A a tariffa B. Questo, come sapete e come è già stato ribadito, è un passaggio importantissimo perché cambia il passaggio dai rimborsi per i costi di produzione al valore delle prestazioni, cosiddetto DRG. Si rimborsano, quindi, gli ospedali come il Mauriziano in base al valore delle prestazioni erogate e non sui costi di produzione complessivi. Questo è stato fatto in base ad una legge. Ripeto: in base ad una legge. Si poteva condividere o meno questa legge, ma così è stato fatto.
Veniamo al dibattito relativo. La legge fu approvata in un periodo molto convulso e tormentato della legislatura dal 1995 al 2000. Fu un periodo dove la maggioranza di centrodestra di allora rischiò di cambiare i propri connotati; si parlava anche di maggioranze variabili e di altro tipo. Ci fu un ostruzionismo lunghissimo sulla discussione del Piano Socio Sanitario da parte dell'opposizione di centrosinistra. Tuttavia, non fu detta una parola sul Mauriziano e nessuno, dai banchi del centrosinistra chiese che il Mauriziano diventasse azienda ospedaliera e che, quindi, non ricevesse più i flussi finanziari da parte della Regione in base alle prestazioni eseguite, ma in base ai costi di produzione. Questa è verità che si può appurare anche dai verbali del periodo.
È singolare che quel Piano Socio Sanitario fu approvato anche dalla maggioranza di centrodestra, ma ci furono anche le astensioni di alcuni esponenti del Partito Popolare Italiano che si riferivano e si collegavano politicamente all'amministrazione del Mauriziano di quell'epoca. Se veramente si desiderava che il Mauriziano diventasse un'Azienda ospedaliera, lo si doveva dire in quell'occasione, ma non fu detto assolutamente nulla in tal senso.
Fra l'altro, anche quando fu evidente la difficoltà economico finanziaria del Mauriziano, dal '98/'99 in avanti, non ci fu alcun atto amministrativo, un ricorso, un esposto da parte dell'amministrazione del Mauriziano che richiedesse di diventare Azienda ospedaliera, che contestasse o che si opponesse alle decisioni del Piano Socio Sanitario del 1997. Non c'è stato alcun atto che contestasse la legittimità di quanto deciso e approvato in quella legge, che è l'origine legittima del minore flusso finanziario che la Giunta regionale ha indirizzato verso il Mauriziano. Non per un motivo discrezionale o politico, ma semplicemente per una corretta applicazione della legge del Piano Socio Sanitario.
Il Mauriziano non era Azienda ospedaliera, non era stata riconosciuta tale neanche nel 1994, addirittura dalla Giunta Brizio; una Giunta in cui sicuramente, le componenti di sinistra erano presenti. Era evidente che il Mauriziano voleva continuare a ricevere i flussi finanziari delle Aziende ospedaliere, pur non essendolo e pur non potendolo essere, in base al decreto legislativo del 1992, "decreto Bindi", e in base al Piano Socio Sanitario del 1997.
Non poteva esserlo perché, come giustamente ha fatto rilevare il Consigliere D'Ambrosio, il Mauriziano non svolgeva soltanto attività sanitaria, ma anche attività di istruzione, di beneficenza e di culto.
Questa la realtà. L'errore della Giunta Ghigo, fu di non dire le cose come stavano, con durezza e chiarezza, dal 1999 in avanti. La Giunta Ghigo avrebbe dovuto dichiarare alla stampa, all'opinione pubblica: "Il Mauriziano non può più prevedere certi flussi, determinate entrate dalla Regione perché una legge glieli nega". Questo, al limite, si pu rimproverare alla Giunta Ghigo: di non aver parlato con la sufficiente chiarezza.
Procedendo sul merito di alcuni punti, basterebbe leggere la relazione Pitagora, che fu redatta in quegli anni per evidenziare che, a fronte di una legge regionale, il Piano del 1997 che diceva al Mauriziano "prenderete e riceverete meno soldi perché non siete più parificati ad un'azienda ospedaliera, ma siete degli ospedali di rete, dei presidi di unità sanitaria locale" - come richiedeva il decreto legislativo Bindi - il Mauriziano continuava a prevedere entrate che non poteva legittimamente avere, e continuava a fare assunzioni e a retribuire mediamente di più il proprio personale rispetto a quelle di tutte le altre Aziende Ospedalieri torinesi e piemontesi.
Concedeteci, quindi, la nostra proverbiale serenità nel giudicare soltanto con l'aggettivo "imprudente" la gestione amministrativa dell'Ente Mauriziano; sicuramente sono stati imprudenti a continuare a prevedere certe entrate che la legge di Piano del 1997 non prevedeva più, così come sono stati imprudenti a non pensare, invece, in quegli anni, quando ormai era evidente che emergeva un dissesto finanziario, una maggiore oculatezza e una maggiore prudenza nell'avviare alcuni investimenti, sicuramente lodevoli - molto lodevoli - come il Centro di Candiolo, ma che si sapeva essere terribilmente onerosi e che nella fase iniziale non avrebbero comportato alcun provento, alcuna entrata.
Inoltre, su alcune "leggende" secondo cui alcune attività erano state autorizzate dalla Giunta Ghigo, basta ricordare, in particolare, che la Cardiochirurgia fu autorizzata dalla Giunta Brizio nel 1994. E quindi è anche bene sottolineare alcuni riferimenti storici che devono essere purtroppo, tardivamente ricordati anche per confutare una campagna di stampa mediatica e politica che la sinistra è riuscita in questi anni molto bene ad orchestrare.
È per questo motivo che noi abbiamo richiesto la Commissione di indagine. Perché eravamo certi che semplicemente leggendo le carte e gli atti amministrativi si poteva capire perché la Giunta Ghigo aveva dato meno risorse al Mauriziano: non per cattiveria, non per discrezionalità politica, ma semplicemente per applicare una legge di Piano Socio Sanitario che, a sua volta, recepiva un decreto legislativo emanato da un Ministro della sinistra che porta il nome del Ministro Bindi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Pedrale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Il mio sarà un intervento molto breve, perché condivido le considerazioni dei colleghi di maggioranza che mi hanno preceduto.
Condivido, soprattutto, il tono e la durezza dell'intervento del collega Boeti, che mi è sembrato assolutamente necessario e utile in questo frangente di confronto e di discussione, su una tematica così delicata.
Così come ho sottoscritto l'ordine del giorno del collega Chieppa, che chiede di verificare la possibilità di intervenire per la richiesta di indennizzo nei confronti di chi ha amministrato - anzi, disamministrato un bene pubblico primario, come quello del patrimonio dell'Ordine Mauriziano.
Credo sia evidente che l'idea di poter cambiare la storia e di poter rimuovere il passato da questa vicenda da parte degli amici del centrodestra sia stata del tutto vanificata; vanificata dalla trasparenza delle consultazioni fatte dalla Commissione, ma anche dalla estrema e assoluta correttezza con cui gli Amministratori che avevano subito le malversazioni degli anni precedenti sono venuti a spiegarci quello che era accaduto, quella che la Giunta Ghigo aveva compiuto nei loro confronti e nei confronti di quel patrimonio. Ma oltre ad una responsabilità politica evidente, una volontà di distruggere quel patrimonio, esiste una responsabilità morale che noi non possiamo sottacere in questa Aula: l'azione della Giunta Ghigo nei confronti dell'Ordine Mauriziano era un'azione contro un patrimonio pubblico ed era inquadrata, così come sta avvenendo oggi con il Governo nazionale, che sta assumendo posizioni non dissimili dagli atteggiamenti tenuti allora dalla maggioranza e dalla Giunta del Presidente Ghigo, nella volontà sistematica di svendere e smantellare il patrimonio pubblico; patrimonio pubblico che è di tutti; non è di chi governa per qualche anno; non è degli amici potenti della sanità privata e del sistema privatistico che sta dietro ai grandi interessi, che si muovono intorno alla sanità privata, del politico o dei politici di Giunta.
Credo che questa vicenda sia emblematica, perché è stata la prima grande vicenda in questa Regione che ha significato un attacco violento, da parte del centrodestra, contro un patrimonio che è non solo costituzionalmente garantito come bene pubblico primario, ma contro l'idea stessa che la sanità debba essere universale, gratuita e pubblica e che quindi gli elementi privatistici debbano intervenire laddove il servizio pubblico non riesce a fornire i beni e i servizi necessari.
Noi abbiamo il dovere, in questa Aula, di fare chiarezza. E non servono giri di parole o motivazioni legate alle leggi. Perché se le leggi impongono, il dovere di chi amministra è salvaguardare il bene pubblico, di occuparsi degli affari generali di tutte le persone, e non solo di una parte. Il dovere di chi amministra è difendere la possibilità per le generazioni che verranno di possedere ancora un patrimonio conservato e garantito per decenni, di una funzione che è generale e non privatistica.
Ciò che si è tentato di fare - che fortunatamente, dico io, non siete riusciti ad attuare in modo definitivo - è di disperdere quel patrimonio di regalarlo, sostanzialmente, ai grandi patrimoni privati, alla grande speculazione privata che c'é attorno a queste tematiche e che oggi grida il proprio desiderio di fare chiarezza, di essere resa trasparente come vicenda.
Avete avuto una Commissione di inchiesta, che ha dimostrato esattamente quello che noi, per anni, abbiamo denunciato, ovvero la vostra sistematica e continuativa politica per smantellare e per svendere quel patrimonio, per distruggere il patrimonio dell'Ordine Mauriziano, per regalarlo alle speculazioni private.
Non tutto si è potuto fare per salvaguardarlo e tutelarlo definitivamente dalla speculazione, perché troppe sono state le malefatte che avete compiuto. Troppe e troppo grandi.
Il dato reale è che oggi anche con questo Consiglio si fa chiarezza sulla vicenda che non vi fa onore, anzi che vi fa disonore, che rende evidente a tutta l'opinione pubblica piemontese quanto e quale sia stato il vostro accanimento contro la sanità pubblica e contro il patrimonio pubblico di proprietà del sistema sanitario. Questo è il vero elemento che emerge da questa nostra discussione: non una vicenda che riguarda i conti peraltro pesantemente destrutturati dalla vostra mancanza di attenzione nel rispondere al pagamento delle prestazioni che venivano erogate dall'Ospedale Mauriziano, ma un disegno che fortunatamente è stato smantellato che come centrodestra avete portato avanti per anni, che riguardava non solo la distruzione dell'Ospedale Mauriziano, ma la vendita anzi la svendita, anzi il regalo, dell'intero suo patrimonio immobiliare.
Questa azione fortunatamente l'abbiamo bloccata: adesso, compito di questa Amministrazione, sarà quello di aiutare l'ospedale a diventare sempre più certo della propria esistenza e sempre più importante da un punto di vista dell'erogazione di prestazioni, ma anche (come ha giustamente chiesto il Consigliere Chieppa) di verificare se esistono responsabilità precise e chiedere, in tal caso, una risposta, anche in termini di contributi, da parte di chi ha sbagliato.
Non ho molto da aggiungere, se non che provo grande imbarazzo per voi che avete richiesto questa Commissione di inchiesta: da questa Commissione risulta una responsabilità centrale in questa vicenda, anche da parte di coloro che siedono tra i banchi della minoranza. Vedo il Consigliere Burzi l'Assessore D'Ambrosio e l'ex Vicepresidente della Giunta Casoni. Alcuni rappresentanti della minoranza hanno responsabilità precise che dovrebbero essere evidenziate all'opinione pubblica.
I piemontesi e le piemontesi devono sapere che oggi in quest'Aula siedono ancora coloro che hanno contribuito a distruggere l'onorabilità e il patrimonio dell'Ordine Mauriziano, ovvero il patrimonio di un bene che è di tutti e che, Colleghi, non era certamente vostro!



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
In questo mio intervento sono fortemente condizionato; anzitutto perché mia figlia oggi ha superato l'esame orale per diventare avvocato e questo mi mette di eccellente buonumore; come tutti gli esami, è un terno al lotto.



(Commenti fuori microfono)



BURZI Angelo

Non so se sia stata una manovra del centrodestra, credo che sia stato un "colpo di culo" come per tutti coloro che passano gli esami qua, a Torino.. È un terno al lotto e in questo caso il lotto è uscito buono.
Poi, ho dei sintomi, spero passeggeri, di influenza intestinale e non vorrei esagerare col calore, perché non si sa mai: se ci si fa prendere la mano, si sa dove si inizia e non si sa se e dove si finisce.
Infine, se gli allievi della "Martin Luther King" fossero ancora qui avrei cominciato dicendo, citando Martin Luther King, "I have a dream". Ma nel rispondere al Consigliere Boeti, avrei detto: "I had a dream", perch avevo un sogno, ma ora non ce l'ho più, perché in questi sei mesi è svanito. Ma voglio ricostruirlo, per cercare di aiutare il testardo Consigliere Boeti che non riesce a capire, nonostante il suo impegno. Penso sia normale che il Consigliere Deambrogio non capisca, lui è un dogmatico e io invidio i dogmatici. Provo davvero stima personale per tutti coloro che hanno un dogma, un credo politico in questo caso, perché questo li aiuta a superare l'evidenza dei fatti.
Il Consigliere Boeti, ex Sindaco di Rivoli, collega di una legislatura appartiene, almeno per dichiarazione, a un partito riformista, laico; io pensavo, ho pensato, ho sperato (da lì deriva "I have a dream") che leggendo, sarebbe stato facile capire - perché è difficile nascere "imparati", come direbbe il mio amico D'Ambrosio quando si lascia prendere dalla sua napoletanità. Bisogna avere l'umiltà di leggere. Ma non ci sono riuscito.
Denuncio qui il mio momentaneo fallimento, ma ripropongo il mio sogno perché la vicenda del Mauriziano (non quella che qui è stata raccontata, ma il resto) non finisce qua, Consigliere Deambrogio, continua anche dopo l'aprile del 2010.
Faccio un facile pronostico: qualora, nel 2010, vincessimo noi, il che per ora non è totalmente da escludere, ripresenteremo questo tema e scommettete che in quel caso la relazione (magari, saranno due) di maggioranza sarà quella votata da questa parte dell'Aula? È già successo che talora le parti si dividano, a mio avviso scioccamente, in termini di maggioranza e minoranza, ma col che abbiamo evidenziato, almeno secondo me che alcuni fatti non si prestano, in nessun caso, a una lettura attenta se fossi un Consigliere di maggioranza intelligente direi "attenta" - a quanto potrà avvenire nei prossimi mesi.
Intanto, che cosa è stato chiarito? Che sarà difficile, "difficilotto" molto "difficilino" che nei prossimi 18 mesi questa opposizione vi dia ulteriormente una mano. Non nell'esito del voto, al quale già state pensando voi (e non vorremmo disturbarvi in nessun modo), ma nell'azione legislativa, come ogni tanto qualcuno ci chiede. È vero, Assessore Taricco? La cito soltanto perché è presente. È vero, Assessore Ricca? Perché è successo mezz'ora fa! Diventa difficile per una forza di opposizione essere costruttiva in alcuni casi, e essere disposti ad accettare valutazioni soggettive e legittime, ma molto dubbie, in altri.
Credo che ci arroccheremo sul "basta, ci avete stufato" sia quando avete ragione (raramente, ma può capitare, non tendiamo ad escluderlo) sia quando, come in questo caso, avete torto.
Allora, ricomincio da capo. Credo sia comprensibile che il Consigliere Deambrogio voglia credere alla fiaba di Cappuccetto Rosso che andava da sola nel bosco, perché per chi è legittimamente e seriamente in buonafede comunista, se non crede alle fiabe ragazzi miei, ha un brutto periodo davanti! Quindi, è bene che creda alle fiabe, perché soltanto credendoci la realtà potrà diventare di nuovo aderente ad un modo di essere, che purtroppo, non da noi del centrodestra e da quasi tutto il Paese, "dalle Alpi a Lampedusa", è stato smentito.
Che ci creda, però, un membro di un partito riformista, nonché Sindaco di un'importante collettività, governata dal centrosinistra - con certezza fino a maggio 2009, poi vediamo, Consigliere Boeti! Poi vediamo, perché non ha idea di come sono i revisionismi!.



(Commenti fuori microfono)



BURZI Angelo

Io non scommetto, io aspetto. Aspetto e poi porto regolarmente all'incasso le singole partite.
Io tento, non per convincervi, come ha tentato di fare il Consigliere Pedrale: io ve lo "riracconto".
Voi siete convinti di un odio nei riguardi del Mauriziano da parte del Presidente Ghigo, che con il Mauriziano, con l'Università, con le Molinette, con l'Assessorato alla cultura, con la Sovrintendenza, fece una serie di accordi, alcuni condivisibili e altri meno - in materia di accordi nulla è più opinabile della discussione degli stessi.
Mi pare improbabile che poco prima, o contestualmente, non so bene nel segreto di quale camera, ordisse - Gesù perdoni chi l'ha pensato... - trame contro il Mauriziano. Questa la prima tesi.
La seconda tesi l'ha spiegata con una certa chiarezza il Consigliere Pedrale.
Può darsi che mi sbagli, ma i bilanci sono pubblici e quindi si possono riprendere: il bilancio dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro di competenza 1997, 1998 e forse 1999 (non badate ai dati, tanto avremo modo di tornarci), sicuramente riportano cifre previste tra le entrate, che la legge regionale all'epoca non prevedeva più.
Una legge regionale sbagliata? È possibile. Nessuno all'epoca l'ha contestata e nessuno l'ha modificata successivamente.
Consiglieri Robotti, Deambrogio e Lepri, mi è sembrato che voi qui stiate, si fa per dire, come direbbe D'Alema "diciamo così", governando da tre anni. Che problema c'è a porre rimedio alle nostre leggi mal fatte? Che problema c'è a porre rimedio alle iniquizie da qualunque cosa motivata, in questi tre anni? Un dettaglio dovrebbe far riflettere: il Piano Socio Sanitario, che ad un certo punto abbiamo utilizzato come elemento per differenziare le tariffe, è sicuro. Se volete parlare di verità, andate a Palazzo Cisterna e chiedete al Presidente Saitta, che ci ha costruito sopra la campagna elettorale. "Tutta la sanità minuto per minuto": ha scritto anche un libro.
Non compratelo, non compratelo! Francamente è un'indecenza, anche dal punto di vista dell'italiano e non soltanto della sostanza. Sono convinto che in questa fase, nell'ultimo disperato tentativo di mantenere lo scranno magari, lo ripubblicano.
Noi abbiamo provveduto a ritirare i remi in barca di una sanità, in quel momento gestita dal centrodestra; gestione che, mi si permetta una valutazione, come il collega D'Ambrosio sa, non sempre in Giunta abbiamo condiviso, con una forte dialettica con alcune componenti dell'allora minoranza (alludo a quelli che un tempo si chiamavano PPI e PDS). In un intervallo del più duro ostruzionismo di tutti i tempi subito in quest'Aula da un Assessore al bilancio - il simpatico Assessore ero io) è passato il Piano Socio Sanitario. Voi direte: "Davvero?" "Davvero"! Adesso voi pensate veramente che fosse Cappuccetto Rosso che andava nel bosco con il suo cestino, bella come un fiore, e portava il suo simpatico Piano Socio Sanitario - mentre qui si faceva ostruzionismo - e intanto c'era il lupo Grifagno (Ghigo) che l'attendeva dentro la casetta? Sarebbe passato così, il Piano Socio sanitario, senza dialettica e, oserei dire qualcosa di più della dialettica: qualche discussione, qualche - credo che in questo caso si possa dire - accordo tra le parti? Nemmeno Robotti riesce più a credere ad una cosa del genere.
Bene! Tutto nasce sulla base di quel documento: che è una legge. Una legge modificabile se qualcuno la vuole modificare. Noi siamo qui per questo. (A proposito di cose non pagate: da domani mattina, alle 9.30, noi ricominceremo su "chi non paga che cosa" e sui debiti fatti. Consiglierei al Capogruppo Robotti di prepararsi sul tema di: " Fornitori non pagati" e "Debiti non esercitati", perché da domani mattina - cambiando tema, ma non l'argomento - noi da qui partiremo e ho la sensazione che ci resteremo a lungo.
È evidente che attorno al tema del Mauriziano c'è stato un dibattito politico, ma, ad un certo punto, la Giunta del centrodestra, con una dialettica anche al proprio interno (non sempre abbiamo avuto al nostro interno punti di vista identici, ma compatti) si è deciso che era ora di finirla e che il Mauriziano facesse un po' quel cacchio che voleva, quando voleva.Cacchio era un Primario. Non mi ricordo se era un universitario o un medico...



PRESIDENTE

Ero già partito sull'inizio della frase.



BURZI Angelo

Era il soprannome di un noto fisiatra di Bra.
...in modo da tentare di riportare i conti della sanità in una dinamica accettabile al bilancio di allora. Tra l'altro, all'epoca quando governavamo noi - male, anzi, malissimo, in maniera pessima - la sanità chiudeva a sei miliardi di euro.
Il bilancio che voi vi illudete di presentarci da domani, e che ancor più vi illudete di approvare in breve, parte da otto miliardi e mezzo di euro. Ma, si sa! Questo è stato l'atteggiamento privatistico probabilmente, indotto non so bene, se da Robotti, se da Deambrogio sicuramente non da Morioni, perché Moriconi si vergogna e vergognandosi.
vedete, alza persino la mano.. "mani pulite". solo la sinistra.
Concludo sostenendo (chiedo scusa dei tre minuti di cui ho abusato risparmierò in uno dei primi intervento sul bilancio, che saranno tanti.) che le parti non voglio parlarsi.
E un'opposizione, rispetto ad una maggioranza che non vuole confrontarsi, cosa può dare? Prenderne atto, e, quindi, agire per fatti concludenti.
Buon lavoro all'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Burzi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

La questione non sembrava prefigurasse molta discussione, invece, si sta rivelando più interessante del previsto e anche più calda.



(Commenti in aula del Consigliere Burzi)



PRESIDENTE

Il Consigliere Burzi rivoluzionario: mi sembra eccessivo...



LEPRI Stefano

Consigliere Burzi, se non ci fosse altra ragione per il suo allontanamento, sarei preoccupato, perché temerei che abbia paura delle mie argomentazioni, ma sicuramente non è così. Quindi, mi rivolgo agli altri colleghi per precisare meglio, e soprattutto, per rispondere alle argomentazioni dei colleghi del centrodestra.
Credo che sulle nostre riflessioni, tutto si possa dire, tranne che siano prive di argomentazioni. Lo voglio dire, soprattutto, al Presidente della Commissione, che ha redatto una relazione di minoranza, legittima, ma assai povera di citazioni. Nella nostra relazione abbiamo citato, almeno una ventina di deliberazioni della Giunta Regionale su cui, in modo incredibile, il centrodestra sorvola completamente, come se non vi fossero state. Cito per tutte la deliberazione del 30 dicembre del '99 - due anni dopo l'approvazione del Piano Sanitario - in cui la Giunta delibera una convenzione mai siglata, in cui sostanzialmente si riconferma che il Mauriziano debba essere pagato come una A.S.O. Due anni dopo l'approvazione del Piano Sanitario.
Come mai la Giunta ha compiuto questi atti? Dov'è la coerenza tra quanto ricordate e gli atti successivi? Non ho sentito una parola sulle delibere che abbiamo citato e che voi avete approvato. E, collega Burzi, le minacce non servono. Qui, non stiamo giocando ai soldatini, le sue minacce non ci spaventano. E non riesco nemmeno a comprendere l'argomentazione di fondo - tutta politica - che ha voluto sostenere.
Burzi afferma che il centrosinistra ritiene vi sia stato un pregiudizio da parte del Presidente Ghigo e della sua Giunta, verso il Mauriziano. Per lui, invece, ci sono state ragioni politiche. Nella nostra relazione, tali ragioni politiche non le abbiamo mai citate. Il motivo per cui riteniamo che la Giunta Ghigo abbia fatto certe scelte, è molto più concreto: è una ragione molto evidente, sostanzialmente, di tipo economica. Ci sarebbero altre argomentazioni che non abbiamo riportato perché mancherebbero elementi chiari per poterle sostenere. Ma una argomento chiaro c'è. In quegli anni c'era un grave deficit della sanità piemontese, che determin un atto importantissimo: l'accensione di un mutuo significativo spalmato su trent'anni, e la scelta di ridurre sostanzialmente il deficit maturato accollandolo sul Mauriziano. Questa è la ragione che noi, in sostanza argomentiamo. Non ci sono le ragioni politiche che ha voluto ricordare Burzi e di cui non c'è traccia nella nostra relazione.
Ci saranno state altre motivazioni, ma a noi pare questa la vera ragione: eliminare una parte del deficit maturato in quegli anni accollandolo sulle spalle del Mauriziano.
Vorrei confutare e smontare i due argomenti su cui avete poggiato tutte le vostre riflessioni. Sostanzialmente, le argomentazioni sono di due ordini: abbiamo provveduto ad una serie di deliberazioni, in modo particolare quella del declassamento, sulla base di due fonti normative sicuramente di alto grado, il decreto legislativo n. 502/1992 e il Piano Sanitario Regionale.
Queste argomentazioni sono prive di fondamento, voglio dirlo in modo molto chiaro; vi appellate a decisioni e indicazioni normative che non esistono, da voi interpretate in modo discutibile, anzi, in modo scorretto.
Il decreto legislativo n. 502 dice che "gli ospedali che non siano costituiti in azienda ospedaliera - lo dico anche al collega Vignale che ha argomentato e ora non mi ascolta - conservano la natura di presidi dell'unità sanitaria locale".
Se si fosse applicato questo passaggio indicato nel decreto n. 502, la Regione non avrebbe dovuto declassare il Mauriziano a clinica privata, ma avrebbe dovuto trattare il Mauriziano come altri ospedali di ASL, che in tutti questi anni, anche sotto la vostra amministrazione, hanno avuto ripianati i deficit eventuali, quindi sono stati pagati, come diceva il collega D'Ambrosio, a valore della prestazione e non a tariffa. Quindi citare il decreto n. 502, dicendo che ne avete applicato il dettato, è falso: in realtà, avreste dovuto applicarlo coerentemente con il comportamento tenuto con altri ospedali di azienda sanitaria locale.
Inoltre, nel decreto n. 502 è scritta una frase molto chiara, che puntualmente non avete citato, tale da smontare la vostra argomentazione.
Infatti l'articolo 4, comma 12, del suddetto decreto recita: "Nulla è innovato alla vigente disciplina per quanto concerne l'Ordine Mauriziano" in modo esplicito.
Cosa vuole dire? Vuol dire che c'è una protezione, una tutela particolare verso l'Ordine Mauriziano, quindi è escluso dall'indicazione prima citata.
Di più, come si fa a dimenticare la tutela costituzionale, che il decreto n. 502 riconosce nuovamente? Quindi, il decreto n. 502 come fonte cui appellarsi, è priva di fondamento.
Relativamente al secondo riferimento - lo dico al collega D'Ambrosio che è distratto, mi ascolterà - nel Piano Sanitario Regionale semplicemente c'è un elenco delle aziende sanitarie ospedaliere. Non c'è scritto che l'Ordine Mauriziano va trattato da clinica privata; semplicemente, non è indicato nell'elenco delle aziende sanitarie ospedaliere.
Mi verrebbe da dire: e allora? Cosa vuole dire questo, che siccome non è nell'elenco delle aziende sanitarie ospedaliere non può avere un regime tariffario equiparato, come peraltro previsto in DGR precedenti e come peraltro è evidente agli occhi di tutti, nella misura in cui ci sono prestazioni di altissima complessità ed è assolutamente evidente che queste prestazioni sono in tutto e per tutto equiparabili a quelle di un'azienda sanitaria ospedaliera? Il fatto che non sia nell'elenco delle aziende sanitarie pu autorizzare e impone alla Giunta regionale di retrocedere l'Ordine Mauriziano? No, assolutamente, non c'è alcuna ragione per arrivare a questa conclusione.
Il culmine della contraddizione è questo. Chi ha votato la legge n. 4 istitutiva della Fondazione Ordine Mauriziano, si dimentica che questa minoranza, allora maggioranza, votò una legge in cui costituì l'Azienda Sanitaria Ospedaliera Mauriziano. Allora, delle due, l'una: o quella realtà non aveva le caratteristiche per essere riconosciuta come equiparabile ad un'azienda sanitaria ospedaliera o, se le aveva, non era assolutamente ragionevole che si riconoscesse, dopo esser stata depredata, come azienda sanitaria ospedaliera.
C'è contraddittorietà assoluta nei vostri argomenti e nelle vostre riflessioni. Dopo questo dibattito siamo ancora più convintamente orientati a sostenere le nostre argomentazioni e a votare compattamente la relazione che ho avuto la responsabilità di illustrare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Questore Botta, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Signor Presidente, non è la prima volta che quest'Aula affronta la discussione sul Mauriziano e, mi faccio facile vaticinatore: non sarà neanche l'ultima. Colleghi, questa è una piccola parte della documentazione e dei nostri interventi svolti negli ultimi 6-7 anni sulla vicenda, che cambia di significato e giudizio a seconda della maggioranza politica presente in Regione. Negli anni dal 2000 al 2005, la vicenda si chiudeva con un giudizio politico sicuramente negativo sui vertici dell'Ordine Mauriziano; oggi, probabilmente, il giudizio politico sarà diverso, perch diversa è la maggioranza presente in quest'Aula. Non solo se dovesse esserci nuovamente una maggioranza di centrodestra tra il 2010 e il 2015 e fossimo di nuovo impegnati in una Commissione d'inchiesta, questa giungerebbe a stabilire cose diverse da quelle stabilite dalla Commissione alla quale il collega Lepri, come relatore, faceva riferimento.
La politica, si sa, è fatta di maggioranza e di minoranza, però, che la vicenda sia complessa e lasci molti dubbi e interrogativi ce lo spiega soprattutto l'andamento un po' ondivago della nostra Magistratura contabile.
Questo è veramente un dato sconcertante, perché il collega Lepri fonda la sua relazione di maggioranza sulle risultanze, citate più volte, della Corte dei Conti e delle sentenze successive alla vittoria elettorale del 2005.
Noi sappiamo benissimo che esiste almeno una sentenza precedente insomma, la Corte dei Conti non è fatta da Consiglieri regionali, n allora, di maggioranza, né, attualmente, di minoranza - che diceva altre cose.
Visto che molti di voi non c'erano tra il 2000 e il 2005, voglio rinfrescarvi un po' la memoria non su quanto sosteneva l'Assessore D'Ambrosio, l'Assessore Galante, il Vicepresidente Casoni, l'ex Capogruppo Botta o l'ex Capogruppo Cattaneo - ho qui tutti gli interventi - ma su cosa diceva la Corte dei Conti. Ad esempio - la sentenza è lunghissima - ricordo alcuni passaggi: "...la prospettazione unilaterale da parte dell'Ordine Mauriziano di posizioni soggettive a contenuto finanziario, non sorrette dalla normazione vigente, né giustificate dalla programmazione sanitaria regionale, neppure recepita in alcuna convenzione sanitaria, a conclusione di una completa e definita istruzione e preparatoria delle cause riferibili alle nuove attività di terapia e di cura...", e ancora: "...dall'analisi dei relativi dati finanziari, emerge l'incremento della pianta organica nella misura di 922 unità lavorative, con un costo quadriennale di 50 miliardi e la crescita, nel medesimo arco temporale, dell'esposizione debitoria dell'Ordine...". Potremmo proseguire su questi rilievi che la Corte dei Conti di allora faceva all'Ordine Mauriziano, mettendo in grave difficoltà gli amministratori del tempo, sostenendo e assumendo la posizione che la stessa Regione, la stessa Giunta regionale avevano assunto, anche sulla scorta di importanti pareri di avvocati amministrativisti.
Questi consulenti, cari signori, che sono stati pagati allora e sono gli stessi consulenti di oggi, si assumano le loro responsabilità. È evidente che emerge il ruolo importante anche di chi ha istruito e indicato una certa strada alla Giunta regionale di allora e che continua a sostenere che la posizione allora assunta, era quella giusta.
Siamo in un Paese in cui "tutto cambi perché nulla cambi", in cui non solo le maggioranze politiche cambiano posizione o interpretazione, ma addirittura la Magistratura muta i suoi orientamenti a seconda degli anni.
Dunque, la questione dell'Ordine Mauriziano si definirà forse oggi, ma non del tutto: tra due anni ci sarà un'altra Commissione di inchiesta, perch documenti e posizioni cambieranno ancora e così via.
Quella che non posso accettare, colleghi, è la questione della "teoria del complotto". La posizione che alcuni di voi, colleghi di maggioranza hanno sollevato facendo intendere che contro il Mauriziano ci fosse un complotto dell'allora Giunta regionale, e che suoi componenti, alcuni dei quali presenti ancora oggi in aula, chissà quali pensieri diavoleschi avessero messo in campo per distruggere questo Ente. Sulla teoria del complotto non trovo nessun elemento a suffragio. Non mi pare che nessuno dei colleghi abbia tratto alcun tipo di vantaggio, né abbiano tratto vantaggio strutture che possono essere state collegate.
Come potete, oggi, "farci la morale" dicendoci che tutto quanto era volto a distruggere un Ente, in maniera tale da lasciare campo libero alla sanità privata, quando è il vostro governo regionale che ha aumentato di circa 20% gli stanziamenti sulla sanità privata? vero, noi non siamo contrari, ma ci avete "riempito le tasche" per cinque anni e, in campagna elettorale, per mesi e mesi, sostenendo che stavamo creando un Piemonte dove la sanità pubblica - così come oggi la scuola pubblica, refrain che inizia a stufare - verrà distrutta, poiché il centrodestra è il cultore della sanità privata, culla di interessi inenarrabili e indicibili da difendere e poi, quando governate, aumentate la quota di sanità privata in Regione creando, di fatto, dei monopoli di sanità privata? Monopoli che abbiamo anche denunciato pubblicamente in quest'aula, visto che vi siete resi responsabili della situazione monopolistica in alcuni settori sanitari? Oppure, sottoscrivete una delibera, come quella del 1° agosto, che chiude alla nuova sanità privata divenendo garantista della vecchia sanità privata, già impiantata tradizionale, cui aumentate le risorse, rendendo parallelamente impossibile a nuovi soggetti di esercitare in Piemonte? Saremmo noi gli artefici del complotto contro la sanità pubblica? Saremmo noi gli artefici della distruzione volontaria del Mauriziano e perché no? - del Valdese e di quant'altro, quando documenti della Corte dei Conti - e non di parte politica - mettono in evidenza tutte le mancanze allora sono emerse in maniera chiara? Mi sembra che sulla vicenda la confusione e la volontà di "tirare dalla propria parte" elementi e ragionamenti prevalga ancora una volta.
Anche oggi prevarrà una piccola resa dei conti che, per la verità, non interessa più nessuno al di fuori di quest'aula. Provengo da una zona dove l'Ordine Mauriziano aveva in porto un ospedale, quello di Valenza, che la Giunta regionale dell'epoca salvò dal disastro con un accordo voluto e sottoscritto anche da Enti locali non della nostra parte politica, che compresero l'importanza di quel gesto, l'importanza di quell'azione della Giunta regionale che salvava un presidio che oggi, invece, viene messo nuovamente in discussione dalla razionalizzazione voluta, invece dall'attuale Giunta.
Quelle le azioni che la Giunta di centrodestra poneva in essere di fronte ad una situazione di dissesto assoluto.
Oggi, tutto sommato, facciamo un dibattito che lascia il tempo che trova e che riconfermeremo, rifaremo probabilmente tra qualche mese quando sarà cambiata la maggioranza consiliare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Molte cose sono state dette sia da una parte sia dall'altra dell'Aula tuttavia ritengo utile porre qualche domanda a tutti noi.
Come mai, nel 1994, la dottoressa Bergoglio non chiese che il Mauriziano diventasse Azienda ospedaliera regionale? Come mai, dopo l'approvazione del Piano Socio Sanitario regionale, come è stato detto nessun intervento dell'allora minoranza ha speso una parola - ci sono i verbali - sul Mauriziano? Come mai non ricorse contro il Piano Socio Sanitario? Sono ricorsi, addirittura, Direttori che venivano rimossi e non un solo Direttore che si vede declassato? Nulla: anzi, silenzio.
Come mai nessuno dell'opposizione, allora, sollevò il problema? Esisteva l'elenco delle Aziende regionali sanitarie, ma l'Ordine Mauriziano non compariva. È questo il concetto. L'Ordine Mauriziano era classificato in altro modo.
Come mai l'Ordine Mauriziano continuava ad accreditarsi di entrate come se fosse un'Azienda sanitaria regionale, pur non essendolo? Come mai assunse 900 persone pur in una situazione finanziaria di sempre maggiore degrado? Come mai assumeva e "portava via" Primari della rete ospedaliera delle Molinette, per pagarli maggiormente, indebolendo anche quella rete sanitaria con risorse che aumentavano i passivi? Come mai tutte queste domande non sono state poste nella maniera adeguata? Come mai tutto è scoppiato solo in funzione di cambi di maggioranza? Come mai la Corte dei Conti relaziona in un modo e poi, dopo due anni, in un altro? Queste le domande da porsi. Adesso è facile fare tutte le dietrologie che si vogliono, ma i fatti, solo quelli, contano.
Nessuno dei Consiglieri della legislatura 1995-2000 sollevò problematiche di questo tipo. Nessuno le sollevò neanche negli anni successivi.
Il problema scoppiò solo quando il buco creato diventò enorme: nessuna azienda ospedaliera piemontese assumeva in misura maggiore del ricambio "normale" di qualsiasi sede sanitaria. Come si giustificano 900 assunzioni in poco tempo e molte delle quali qualificate ai massimi livelli, per creare una concorrenza con il Piano Socio Sanitario regionale, per creare una concorrenza con le Aziende Ospedaliere torinesi.
Se vogliamo esaminare i fatti, questa è stata la vera azione realizzatasi. Dunque, oggi, non ci si può dividere - lo ha detto bene anche il collega Burzi - su tali fatti. Basterebbe prendere gli atti; a questo siamo stati abituati. Poi, se qualcuno vuole avanzare qualche richiesta sugli atti degli Amministratori precedenti, lo faccia subito, assumendosene però le responsabilità.
Il principio primo di un dipendente, di un Assessore o di un Consigliere è di applicare la legge. La legge c'era: c'era un Piano Socio Sanitario. Sarebbe come se oggi l'Assessore alla sanità decidesse qualcosa difforme da quanto scritto nel Piano Socio Sanitario. Può farlo? No. Deve stare dentro le linee del Piano Socio Sanitario, altrimenti per quale motivo lo si fa? Da lì tutto deriva e tutto discende. La querelle è solo questa.
vero: ci sono state decine di interpretazioni e di strumentalizzazioni, anche di inimicizie all'interno dell'allora Consiglio di Amministrazione - con Consiglieri che sostenevano una cosa, altri che ne dicevano un'altra - interne al sistema sanitario regionale, poiché i Direttori degli ospedali piemontesi - e torinesi, in particolare sostenevano che sussisteva concorrenza da parte del Mauriziano su questo tema, avendo risorse indefinite e incontrollate, che continuava a spendere.
E poi chiedeva i ripiani alla Regione Piemonte.
Il giorno successivo all'approvazione del Piano Socio Sanitario il Consiglio di Amministrazione dell'Ordine Mauriziano avrebbe dovuto presentare un bel ricorso al TAR: "Riteniamo che il Piano Socio Sanitario Regionale non abbia previsto che siamo Azienda Ospedaliera e chiediamo di esserlo". Questo non è successo.



(Commenti del Consigliere Lepri fuori microfono)



CASONI William

Sì, ma dopo anni. Dopo due anni e mezzo! Normalmente, un ricorso si presenta un mese dopo.
Il Piano Socio Sanitario non è passato senza che nessuno lo abbia visto! Ci sono state decine di riunioni di Commissione, intere giornate d'Aula: è stato riportato su tutti i giornali per un mese. Possibile che il giorno dopo l'approvazione, se non si è d'accordo, non si faccia...? Magari un mese dopo, due o tre mesi dopo, una volta resisi conto che non veniva più riconosciuto quel regime economico. Ma non dopo due anni e mezzo quando ormai il"buco" si era creato! Ritengo che questa sia la vera questione e comunque concordiamo con chi intende alzare - noi non ci sottraiamo - il livello dello scontro. Da domani mattina parleremo di sanità, diremo a quanto ammonta, adesso, il "buco", che è passato da 6 a 8 miliardi e 400 o 300 milioni. Chiederemo come mai i fondi rotativi sono stati bloccati; chiederemo come mai c'é chi aspetta da anni rimborsi, non su cose non approvate, ma su cose approvate! Ce n'è una sfilza! Domani mattina le "tireremo fuori" tutte.
Questi sono i problemi ai quali il Piemonte chiede risposta. Perché non ci si può lamentare dei licenziamenti da parte delle aziende, quando la Regione deve loro milioni di euro da due, tre o quattro anni.
Questi i temi, ma li rimandiamo a domattina, quando faremo l'elenco di tutte queste questioni aperte.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Casoni. Questo era l'ultimo intervento sulla discussione generale.
Vi sono alcune richieste di intervento per dichiarazioni di voto: hanno chiesto la parola i Consiglieri D'Ambrosio, Boeti, Lepri, Bossuto e Giovine.
Partirei con il collega Giovine, che so che scalpita per intervenire.
D'altronde, con una cravatta così appariscente - finalmente! - e non con i soliti colori problematici, non può che intervenire per primo; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Non avevo dubbi sul fatto che oggi avrebbe apprezzato il colore della mia cravatta; l'ho messa per venirle incontro, Presidente.
Tra l'altro, con grande gioia noto che quando richiedo con forza la parola, mi viene concessa in modo centellinato, mentre quando sono disposto a cederla ai colleghi, mi viene invece concessa subito.



PRESIDENTE

È sempre così!



GIOVINE Michele

Nella vita è sempre così! Sarò molto rapido, anche perché credo che i colleghi abbiano ampiamente sviscerato la questione. E poiché sono in dichiarazione di voto, dichiaro che voterò a favore...
Presidente, se potessi avere un minimo di attenzione dall'Aula...
cercherò di utilizzare soltanto due minuti.



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia! Prego, collega Giovine.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Voterò a favore della relazione firmata dal relatore Luca Pedrale mentre voterò in senso contrario alla relazione proposta dai Gruppi della maggioranza, anche perché trovo che le conclusioni, con attacchi personali all'ex Presidente Ghigo e all'ex Assessore D'Ambrosio, siano piuttosto al di sopra delle righe e con collimanti con la realtà dei fatti. Può darsi che qualche errore ci sia stato. Sicuramente ci sono stati errori comunicativi, ma credo che, alla fine, le aziende e le società che in qualche modo rispondono agli enti pubblici (in questo caso alla Regione Piemonte) e usano soldi pubblici, debbano comunque tenere conto delle linee che gli Enti danno (come ho detto, in questo caso parliamo della Regione Piemonte). Innanzitutto, non credo alla "teoria del complotto", che giudico assolutamente risibile: tutto era pubblico, e tutto è apparso sui giornali per mesi e mesi. Inoltre, è risibile soprattutto per chi ha avuto il piacere e l'onore di conoscere personalmente i soggetti di cui si sta indirettamente parlando. Credo, quindi, che gli stessi che denunciano il complotto nelle loro dichiarazioni e nei loro scritti, sappiano di mentire.
Evidentemente, lo fanno per speculazione politica.
Concludo, invece, stupendomi del fatto che nessuno dell'attuale maggioranza si sia indignato all'epoca - e s'indigni adesso - dell'enorme e sovrabbondante numero di dipendenti assunti a piene mani, a flotte dall'Ente Mauriziano, senza un riscontro effettivo. Ma, allo stesso tempo rilevo che la stessa maggioranza e la stessa Giunta - al momento è presente l'Assessore Oliva - ha un atteggiamento molto più rigido per altri Enti che assumono molte meno persone: mi riferisco, ad esempio, al Centro per il restauro della Venaria Reale, dove - è vero - l'assunzione a tempo indeterminato di un certo numero di persone ha comportato un dissesto che è stato prontamente rilevato. Infatti, l'Assessore Oliva ha immediatamente presentato delle richieste, che possono essere condivisibili o meno...



(Commenti in aula fuori microfono)



GIOVINE Michele

Non so giudicare se siano o meno condivisibili, Assessore Oliva, ma vorrei che venisse a dircelo in Commissione, con i numeri, in primo luogo per relazionare sull'argomento - come è giusto che sia - e poi, magari anche per attendere le risultanze del Consiglio prima di decidere di decapitare questo o quell'altro vertice.
Mi chiedo come mai questa maggioranza si sia rivelata rigida, anzi rigidissima, in questo caso, sulla sovrabbondanza di assunzioni (così pare dai numeri), mentre nel caso del Mauriziano, dove i numeri sono di ordine decisamente superiore, non solo si è comportata in maniera più morbida, ma sorvola allegramente l'argomento. Discrepanza analitica, motivata evidentemente, da una impostazione ideologica dettata dal fatto che bisogna colpire la maggioranza governativa regionale dell'epoca e, invece assolverne un'altra, in altra epoca.
Credo non accettabile questo tipo di ragionamento, ed è per questo motivo che voto a favore della relazione presentata dal Consigliere Pedrale e sono costretto a votare negativamente la relazione presentata dai Consiglieri di maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Il voto del nostro Gruppo penso sia abbastanza scontato, a prescindere dalle posizioni ideologiche che spesso siamo accusati di avere. Basta leggere i due testi: la relazione di maggioranza del Consigliere Lepri e la relazione di minoranza del Consigliere Pedrale.
Due testi molto diversi. Il primo riporta una serie di dati - purtroppo inconfutabili - un'elencazione di testimonianze, di dati oggettivi ed anche contrapposizioni, in un clima dialettico costruito, quindi, non su posizioni preconcettuali assolute, su idee "nate così", ma su un confronto anche se difficile. La Commissione competente si è riunita parecchie volte e in molte occasioni è stata letteralmente inondata di materiale. Abbiamo avuto audizioni. Qualcuno non si è presentato, ad esempio la dott.ssa D'Ascenzo, con atto poco delicato nei confronti della Commissione stessa altri si sono presentati. Dunque, una serie di audizioni, una serie di delibere, una serie di atti.
Abbiamo anche audito la Giunta che governava all'epoca la Regione, e quella attuale. Tra l'altro, una scelta maturata con molte difficoltà dalla quale è scaturito un confronto fitto e serrato. Già questo è un dato da tenere in conto.
L'altra relazione, che dovrebbe essere frutto della Presidenza della minoranza della Commissione, è scarna e scarsa di elementi. Di fronte alla scarsità di elementi storco un po' il naso, perché si è avuto tutto il tempo e il modo di approfondire. Io stesso, più volte, ho eccepito addirittura, l'abbondanza: tante informazioni, a volte, equivalgono a nessuna - l'ho anche detto. Informazioni, comunque, surrogate da testimonianze verbali sorte direttamente in Commissione.
Già questo ci porta a rilevare un impianto che scricchiola di fronte alle tante contraddizione emerse.
Colleghi della minoranza, ho sentito spesso e volentieri interventi duri, del tipo "se guerra sarà, guerra sia", oppure "cambiano le posizioni magari tra due anni saranno altre le relazioni che ci troveremo a votare".
Attenzione, non si tratta di puntare il dito accusatorio verso qualcuno, questa non è una sede giudiziaria, ma politica. La lettura che voglio dare non è quella della cospirazione, ma sicuramente di un gran pasticcio. Un gran pasticcio del quale, magari, non ha colpa un solo soggetto, ma più figure istituzionali, a partire da un Governo che riesce con una legge ordinaria, a vanificare una legge costituzionale. È alquanto strano.
Pasticci surrogati e avallati, in senso critico, dalle sentenze della Corte dei Conti, delle quali diversi colleghi hanno letto alcuni stralci ma non tutte. Non si tratta di mettere qualcuno sulla graticola, non è nostra intenzione, ma sicuramente di prendere atto di un grande pasticcio che ha avuto, come risvolto, il crollo di una struttura come quella del Mauriziano, storicamente datata, di tradizione forte e sicura, con prestazioni importanti, cui molti cittadini si rivolgevano. Fino al punto da sentir dire, in più occasioni "compriamo, facciamo edificare su quei terreni agricoli, o ex agricoli, almeno aiutiamo l'Ordine".
Una tale struttura che deve arrivare al punto di svendere il proprio patrimonio immobiliare per far fronte alle esigenze di cassa, credo denoti un gran pasticcio.. Tolte le bolle finanziarie di questi anni, non è possibile un tale crack; qualcosa è avvenuto.
I dati, ricordati, del mitico commissariamento D'Ascenzo lo affermano.
Il Commissario entra con un debito di 291 milioni di euro - cifra che non riesco neanche a leggere, perché fuori dai miei canoni - che passa a 357 milioni, a 376 nel 2004 e ad oltre 450 a fine 2004 nello stato passivo depositato presso il Tribunale di Torino. Questo è un dato. Tra l'altro rinunciando a pretendere alcunché dalla Regione - un cambiamento di rotta? in maniera molto strampalata. Di questo si deve tener conto.
Strutture private:attenzione, questa Giunta non ha l'abitudine di dirottare i fondi altrove, i fondi della sanità stanno alla sanità. Il Consigliere Burzi indicò come stalinista una delibera dell'Assessorato alla sanità che, finalmente, tracciava un passo importante, ovvero dichiarare ai privati "non siete più voi a decidere di cosa avete bisogno, ma la sanità" con la programmazione, stabilendo quale sia effettivamente il fabbisogno sanitario di un certo territorio e, in base a questo, i privati che ne sono coinvolti. Se questo è stalinismo.: io la chiamo programmazione.
Per questi motivi il nostro voto va a favore della relazione del Consigliere Lepri e, naturalmente, voto contrario alla relazione di minoranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere D'Ambrosio; ne ha facoltà.



D'AMBROSIO Antonio

Ribadisco che la Giunta regionale ha adottato negli anni, per l'Ordine Mauriziano, provvedimenti previsti dalle leggi, dopo approfondita e corposa istruttoria predisposta dai competenti uffici regionali, che si sono avvalsi anche dei pareri di ottimi amministrativisti.
La Giunta Ghigo non ha mai inteso intraprendere azioni contro chicchessia, tanto meno contro un patrimonio pubblico, come sostiene il Consigliere Robotti. Ribadisco quanto detto dai Consiglieri Pedrale e Burzi, per quanto vi è scritto nel Piano Sanitario Regionale - Consigliere Boeti, gliene faccio omaggio - a pagina 78. Piano sanitario regionale, non "socio" sanitario.
Nel Piano Sanitario regionale c'è scritto esattamente quali erano gli ospedali di rete, e che gli Ospedali Mauriziano - Umberto I, Valenza e Lanzo - erano da annoverare tra gli ospedali ex articoli 41 e 43 della legge 883 del '78. Questo per quanto riguarda il Piano Sanitario Regionale.
Ribadisco ancora che non bisogna considerare come data del declassamento la famosa delibera del '99, ma il Piano Sanitario regionale da nessuno computato né prima né durante né dopo. Nessun funzionario del Mauriziano ha mai sollevato la problematica che il Mauriziano fosse stato declassato.
Il declassamento è avvenuto il 12 dicembre 1997.
Debbo dire altresì che, come tutti i Piani Sanitari regionali, c'è stata un'amplissima consultazione e debbo ribadire, così come ho detto nella mia relazione iniziale che, in quest'aula, nessun Consigliere regionale si oppose, in modo determinante, alla nostra proposta, che derivava anch'essa dal rispetto della legge, per la precisione del decreto n. 502, per cui non potevamo fare diversamente. Abbiamo adottato la delibera del 5 agosto che trattava dello sviluppo dei parametri del Piano Sanitario regionale e delle osservazioni regionali per le intese di programma. Con tale delibera si stabilì che, a partire dal 1° gennaio 1998 e non con altre date - il Mauriziano venivano retribuito da tariffa A con la tariffa B.
Si può essere d'accordo o meno, sono un medico, non posso dire che al Mauriziano non si facesse ottima sanità - si faceva ottima sanità - ma le cose sono andate in questo modo, senza essere prevenuti in alcun modo contro i dirigenti del Mauriziano.
Mi pare che vi sia, per quanto attiene il Mauriziano, un teorema politico proposto in periodo pre-elettorale: il libro dei giornalisti Gigli e Ruggiero, uscito a marzo 2005; libro che, cosa abbastanza grave, ha la prefazione - ma si era in campagna elettorale - della Presidente della Giunta regionale Mercedes Bresso. Una prefazione infarcita di inesattezze assolute. Se qualcuno di voi lo visionerà - non sto, ovviamente, facendo propaganda ai due giornalisti - rileverà che alcuni Consiglieri di Amministrazione del Mauriziano, i quali saranno rispettabili per l'attaccamento al Mauriziano, hanno contribuito a dire cose inesatte e a creare questo teorema.
Un libro dal titolo "Il caso Mauriziano", con sottotitolo scritto in rosso "Come allungare le mani su ospedali, terre e palazzi" è veramente cosa indegna, soprattutto per chi, come me e il Presidente Ghigo non ha mai pensato di truffare o di approfittare del bene pubblico, tanto meno di una struttura ospedaliera.
Ho la sensazione che la vecchia scuola staliniana del "Calunniate calunniate, qualcosa resterà", ha purtroppo lasciato una traccia indelebile nei "nipotini" e nei "nipoti" di casa nostra. Ed è anche per questo.



(Commenti del Consigliere Robotti)



D'AMBROSIO Antonio

Sono quasi calunnie...



PRESIDENTE

Consigliere Robotti, per cortesia, faccia concludere il collega D'Ambrosio. Vi prego di far rientrare tutto.



D'AMBROSIO Antonio

Esprimo il voto favorevole alla relazione di minoranza e, ovviamente il voto contrario alla relazione di maggioranza. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Inizierei ricordando al Consigliere D'Ambrosio che la citazione sulla calunnia si dovrebbe datare ad epoca molto precedente: al tempo della scoperta di quelli che sarebbero diventati gli Stati Uniti d'America, un pastore protestante, accusato ingiustamente, aveva detto che "la calunnia è come una candela messa contro una parete bianca: tolta la candela, rimane sempre il fumo lasciato dalla fiamma".
Per quanto ci riguarda, respingo l'idea della citazione: non si tratta di calunnie: com'è stato ampiamente dimostrato, alla base delle nostre affermazioni ci sono atti e documenti. Tutta la relazione di minoranza si incentra sul concetto che avete ripetutamente spiegato ed illustrato: ospedali di rete ed ospedali non di rete. Quindi, il Mauriziano avrebbe avuto un finanziamento non in base alle spese, bensì in base alle prestazioni.
Però è esattamente questo il problema, ovvero basta una parola in un dispositivo normativo per far sì che una struttura ospedaliera si trovi a non avere riconosciute le spese che effettivamente sostiene. Come il Consigliere D'Ambrosio ha appena detto e come nessuno può negare l'ospedale ha lavorato per la salute, ha lavorato per risolvere i problemi dei cittadini. Che fosse pagato come ospedale di rete o non pagato come ospedale non di rete, la funzione e l'utilità per i cittadini è stata ottima. E questo nessuno lo può negare.
Pertanto il problema non è di una parola che viene spostata o che viene interpretata in un modo piuttosto che in un altro. È lì che nasce il sospetto e l'idea che qualcuno abbia pensato di penalizzare il Mauriziano.
Questa vicenda, per chi ha memoria, in termini economici maggiori, in questo caso, ricorda quella dell'Ospedale Valdese. Gli Ospedali Valdesi hanno attraversato lo stesso passaggio: di fronte ad interventi riconosciuti, apprezzati dai cittadini, si sono trovati, dovendo far fronte a spese maggiori di quelle che venivano riconosciute dalla Regione Piemonte, nella situazione di chiedere aiuto alla Regione stessa, che li ha inglobati nella propria struttura socio-sanitaria. Ognuno può difendere giustamente, le proprie scelte e decisioni, però la situazione riportata nella relazione di minoranza e negli interventi di quanti della minoranza hanno provato a sostenerla, non si regge su delle condizioni reali, ma tentativi di interpretazione di fatti, che però si sono svolti in modo diverso. Non è vero che, a seconda delle posizioni, si cambi atteggiamento quando abbiamo affrontato questo discorso nella precedente legislatura erano diverse le forze numeriche che sostenevano le posizioni, ma da questa parte, che allora era in minoranza, quanto affermato cinque anni fa si è ripetuto oggi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente, intervengo per dichiarazione di voto che mi consente però di riprendere alcune affermazioni dei colleghi di maggioranza.
Noi non abbiamo avuto bisogno di scrivere troppe, tante pagine; ci sono bastati alcuni precisi riferimenti normativi ed alcuni fatti storici.
Scrivere tante pagine per creare polveroni, per cercare inutilmente di portare avanti teorie, non fa parte della nostra tradizione e del nostro modo di fare politica. Poche cose, chiare; pochi riferimenti normativi: quelli che hanno determinato il tutto. Pertanto lo ribadiamo: com'è scritto a pagina 78 del Piano Socio-Sanitario del 1997, approvato il 12 dicembre 1997, il Mauriziano non era azienda ospedaliera. In base ad una legge della Regione Piemonte il Mauriziano non era azienda ospedaliera e pertanto veniva retribuito in base al valore delle prestazioni e non ai costi di produzione. Quindi, l'Ente Mauriziano, in base ad una legge, avrebbe ricevuto meno risorse dalla Regione Piemonte negli anni successivi.
Tutto questo in base ad una legge regionale che recepiva un decreto legislativo, il decreto legislativo "Bindi", che chiariva che tutti gli ospedali che non erano aziende ospedaliere, erano parificati ad ospedali delle unità sanitarie locali. E così, coerentemente, la Regione Piemonte la Giunta regionale Ghigo di quell'epoca fece e recepì.
Questa è la semplice e cruda realtà, che può piacere o meno, ma che comunque, stranamente, dal 1997 fino al 2001, nessuno dell'Ente Mauriziano contestò. Non ci fu un solo ricorso, non ci fu alcun richiamo al Commissario di Governo, non fu detto nulla contro questa impostazione.
Evidentemente l'Ente Mauriziano gradiva rimanere in quella posizione giuridica; non gli era di alcun interesse diventare azienda ospedaliera.
C'è una procedura precisa, che prevede sempre il decreto legislativo Bindi per diventare azienda ospedaliera; è un percorso amministrativo che pu partire dallo stesso ente, che poi viene supportato da atti della Regione e la richiesta viene inoltrata al Ministero della Sanità. Tutto questo da parte dell'Ente Mauriziano non è mai stato richiesto, non è mai stato proposto. Ora a fronte di tutto ciò, quanto ancor più stride, sono alcune dichiarazioni sulla malevola volontà di distruggere questo ente. Nel periodo dell'amministrazione Ghigo - legislatura tra il '95 e il 2000 abbiamo cercato di inserire correttamente la figura giuridica dell'ente Mauriziano. Piuttosto, l'ente Mauriziano avrebbe dovuto, coerentemente seguire le indicazioni che le normative regionali di quell'epoca producevano: predisporre bilanci in cui si prevedessero minori entrate e non, invece, flussi finanziari inalterati. Avrebbe dovuto attendere più attentamente a certe scelte e a determinati investimenti ed anche ad una gestione più attenta del personale: è strano, e sicuramente imprudente, che proprio in quegli anni si continuasse a remunerare la reperibilità ai giardinieri del Mauriziano.
A proposito di assenze e di presenze mancate all'audizione, che il collega Bossuto ha ricordato, ce n'è stata una molto singolare: non abbiamo capito, perché l'allora Presidente dei DS, Lido Riba, non si sia presentato all'audizione, pur essendo in quello stesso giorno presente a pochi metri dalla Sala Morando.
È davvero incredibile - ha ragione il collega D'Ambrosio - la campagna di mistificazione politica e mediatica avvenuta in questi anni. L'unica responsabilità, a mio avviso, della Giunta Ghigo, è di non dire con forza di fronte all'opinione pubblica e alla Stampa, dopo il 1997, che l'ente Mauriziano avrebbe ricevuto meno soldi, in base ad una legge della Regione Piemonte e che, quindi, il Mauriziano sbagliava a prevedere bilanci con risorse eccessive rispetto a quanto prevedeva la legge regionale del 1997.
Ovviamente, esprimiamo il voto favorevole alla relazione di minoranza e contraria a quella di maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parla il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

A dire il vero, avrei voluto attenermi abbastanza rigidamente alle dichiarazioni di voto. Mi sembrava che tutto quanto c'era da dire fosse già stato detto.
Ho visto che i Consiglieri hanno ripreso, in qualche modo, le argomentazioni della discussione generale, quindi, mi permetto brevemente di fare tre riflessioni: a pag. 78 c'è scritto che il Mauriziano sarebbe stato pagato come un'azienda accreditata, che il Mauriziano non rientrava nelle aziende sanitarie ospedaliere.
Il "Giovanni Bosco" è uno degli ospedali più importanti della città.
Non è un'azienda sanitaria ospedaliera, ma credo che la Regione gli paghi la produzione delle prestazioni non come paga le prestazioni alla "Cellini". La differenza tra struttura pubblica e struttura privata convenzionata, sta anche in questi termini. Le convenzioni con il Mauriziano erano state confermate, compresa la cardiochirurgia che fa parte delle specialità, nel Piano regionale, di cui il Mauriziano avrebbe dovuto occuparsi. È vero che l'aveva "messa in piedi" il Presidente Brizio, ma noi sappiamo che le Giunte regionali iniziano l'iter di provvedimenti che Giunte successive, anche di colore diverso, continuano: fa parte della democrazia. Si può cambiare maggioranza ogni cinque anni e forse va anche bene. Ma questo significa che il Governo regionale che segue mantiene gli impegni che il governo regionale precedente ha contratto, a meno non sia nella condizioni per modificarle, se ritiene. Ma quel Governo regionale di centrodestra, ha ritenuto di modificare la convenzione per la cardiochirurgia? Non lo ha fatto e di conseguenza, l'impegno è rimasto.
È vero che all'inizio non sono nate contestazioni: il Consiglio d'amministrazione del Mauriziano tentava con l'ente pagatore - la Regione di definire un accordo; quando l'accordo è mancato ha presentato ricorso e hanno dato adito a tutte le successive procedure necessarie.
Ma quanto avrei voluto dire è tutt'altra cosa. Io non credo (faccio riferimento all'intervento del Consigliere Burzi) che i nostri interventi dovessero necessariamente ispirarsi alla moderazione. Non credo nemmeno corretto compromettere il rapporto dialettico tra maggioranza ed opposizione: vedi le minacce che il Presidente Burzi ha fatto di ostruzionismo a partire dal bilancio da adesso fino al prossimo decennio).
Non nascondo di essere stato e di essere legato da un rapporto personale di simpatia per Antonio D'Ambrosio. Quando facevo il Sindaco a Rivoli e lui era Assessore alla Sanità, avevamo un rapporto di assoluta lealtà e correttezza, non mi occupavo delle questioni di Torino. Quindi, la durezza con la quale sono intervenuto, non c'entra niente con i lavori della Commissione - che peraltro, non abbiamo chiesto noi. L'avete voluta voi. È il centrodestra che ha chiesto luce e verità su quanto successo. Quindi onestamente e correttamente abbiamo detto, in quell'occasione, quello che pensavamo.
Sono deluso dal fatto che il Consigliere Burzi non mi accomuni, nella convinzione dell'esistenza di gnomi e fate, al Consigliere D'Ambrosio. Un po' perché D'Ambrosio è un uomo che mi è stranamente simpatico e un po' perché a mia figlia ho raccontato molte favole quando era bambina. (Adesso qui, l'unico che ha figli piccoli è Tino Rossi: lo invito a farlo, perché i bambini ricordano l'affetto e l'attenzione che i genitori hanno rivolto loro).
È chiaro che dal Consigliere Burzi mi differenziano diverse cose.
Ricordo che una volta, quando abbiamo cominciato a lavorare qui, lui ha detto scherzando che "gli uomini nascono tutti cattivi." Io, per esempio penso che gli uomini nascano tutti buoni, solo che qualcuno si perde per strada. C'è un modo diverso d'intendere la società e i rapporti tra gli uomini stessi. Si può essere duri nel confronto leale, senza che questo comprometta il rapporto personale, che nulla c'entra con la missione e il compito che abbiamo qui. In questo caso, il compito che avevamo era (usando una sola parola) rendere giustizia, rispetto a quanto successo nella vicenda Mauriziano.
Ricordo che ai componenti del Consiglio d'amministrazione, sono stati sequestrati i conti correnti; alla Presidente Bergoglio, hanno sequestrato la "500" che utilizzava per spostarsi. Sono stati trattati come delinquenti. Avevamo il dovere morale di fare gli interventi che abbiamo fatto: per rendere giustizia.
Chiederei il voto per appello nominale.



PRESIDENTE

Se si associa qualcuno, senz'altro. Grazie.
La votazione avverrà per appello nominale, come richiesto anche dai Consiglieri Turigliatto e Motta.
Per l'ultima dichiarazione di voto, la parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Ribadisco la necessità che non si dimentichi; che non sia questo Consiglio regionale a chiudere questa vicenda tragica e dannosa per l'interesse generale del Piemonte, e si continui a cercare la verità su quanto accaduto, partendo proprio dai risultati del lavoro della Commissione, che ha evidenziato la gravissima responsabilità politica e morale del centrodestra. "Gravissima". Per anni i membri del Consiglio d'amministrazione dell'Ordine Mauriziano sono stati derisi e accusati ingiustamente, quando invece la responsabilità era tutta politica e in capo alla Giunta del Presidente Ghigo e dell'Assessore D'Ambrosio.
Oggi siamo a un punto non ancora definitivo; occorrerà andare fino in fondo per scovare le vere responsabilità e per chiedere un ritorno, di quanto tolto e di quanto causato, in termini di danni alla Regione Piemonte e all'Ordine Mauriziano da scelte sbagliate e (io dico) spesso non in buona fede da parte di questi amministratori.
Per questa ragione, voteremo contro la relazione di minoranza presentata dal collega Pedrale e a favore della relazione presentata dal collega Lepri.
Lo facciamo convintamente perché riteniamo che questa vicenda, sia una delle più gravi accadute in Piemonte. Una di quelle che hanno reso meno gloriosa la storia della Regione Piemonte e che hanno reso debole la Regione Piemonte nei confronti dell'opinione pubblica piemontese, che si è resa conto di quanto grave, devastante e io dico anche inutile - essendosi rivelata in tutta la propria generale inefficienza, anche dal punto di vista del disegno politico - è stata l'azione compiuta dalla Giunta Ghigo per smantellare l'Ordine Mauriziano e per disperdere quell'enorme patrimonio pubblico! Quindi, convintamente votiamo a favore della relazione di maggioranza presentata dal collega Lepri, così come diciamo con grande chiarezza che la nostra battaglia continuerà al fianco dei vecchi amministratori e dell'opinione pubblica, che vuole arrivare sino in fondo a questa vicenda, perché le vostre responsabilità politiche si trasformino evidentemente, in responsabilità anche giuridiche, per i danni che avete compiuto a questa Regione.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 413: votazione della relazione di maggioranza sull'attività svolta dalla Commissione speciale con compiti di indagine conoscitiva, ai sensi dell'articolo 31 lettera a) dello Statuto "Definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente." (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 218-46403 del 4 novembre 2008)


PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 30.
Non essendoci altre dichiarazioni di voto, indìco la votazione nominale sulla relazione di maggioranza.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 45 Consiglieri votanti 44 Consiglieri hanno votato SÌ 31 Consiglieri hanno votato NO 13 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 414 "Votazione della relazione di minoranza sull'attività svolta dalla Commissione speciale con compiti di indagine conoscitiva, ai sensi dell'articolo 31 lettera a) dello Statuto Definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente"


PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sulla relazione di minoranza.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 43 Consiglieri hanno votato SÌ 12 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Presumo che il Consigliere Burzi intenda intervenire sull'ordine dei lavori.
C'è un ordine del giorno collegato; intende intervenire dopo l'illustrazione dell'ordine del giorno...



(Commenti del Consigliere Burzi)



PRESIDENTE

No, prima, sull'ordine dei lavori; prima della votazione...



(Commenti del Consigliere Burzi)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Era per "fattino personalino".
Siccome il collega Boeti mi ha citato due o tre volte, intervengo non per fatto personale, ma per "fattino personalino", per precisare - come credo le resocontatrici facilmente potranno, se volessero, documentare che non era una minaccia, eventualmente era un pronostico sull'andamento dei lavori, non certo specificamente sulle prossime fasi. Se domani anche il collega Boeti sarà qui, avrà occasione di sentire quali saranno le condizioni - potremmo anche approvarlo subito subito - rispetto al bilancio, che saranno l'esatto contrario dell'ostruzionismo. Infine, il principio secondo il quale tutti gli uomini nascono cattivi o buoni, al di là della differenza sull'orientamento delle favole, è un noto principio liberale - capisco che ad alcuni sfugga. Infine, non ho mai avuto dubbi neanche nella scorsa Giunta, tra i rapporti eccellenti tra l'allora PDS e una parte della nostra Giunta. Quindi, su questo neanche allora avevo dei dubbi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 1102 "Deficit Mauriziano: avviare azione responsabilità civile", presentato dai Consiglieri Chieppa, Dalmasso Moriconi, Bossuto, Deambrogio, Barassi, Clement, Robotti, Boeti.


PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Burzi.
Nel frattempo è stato distribuito l'ordine del giorno a primo firma del collega Chieppa, che è già stato illustrato durante l'intervento effettuato dal collega.
Ricordo che il numero legale è sempre 30.
Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 1102 "Deficit Mauriziano: avviare azioni di responsabilità civile", il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerata la relazione di maggioranza della Commissione Mauriziano con compiti di indagine conoscitiva sulla definizione delle relazioni e dei rapporti intervenuti, a partire dal 1999 ad oggi, tra l'Ordine Mauriziano, la Regione Piemonte e lo Stato, che hanno determinato il dissesto dell'Ente che, nel testo della relazione suddetta emergono le gravi responsabilità a carico della Giunta regionale che nel 1999 con atto formale, "declassava" l'Ospedale Mauriziano tagliando del 40% circa i trasferimenti regionali a quell'Ente che, alla luce della vicenda compiutamente illustrata dalla relazione in oggetto appare ineludibile l'accertamento della responsabilità in sede civile per il grave deficit del Mauriziano impegna la Giunta regionale a valutare l'avvio di un'azione di responsabilità civile nei confronti della Giunta regionale dell'epoca e, come richiesto dall'ordine del giorno n. 156 "Interventi a sostegno dell'Ordine Mauriziano", approvato dal Consiglio regionale del 26 aprile 2006, nei confronti del Commissario D'Ascenzo." Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Iscrizione all'o.d.g. ed esame proposta di deliberazione n. 312: "Legge regionale 12 ottobre 1978, n. 63, articolo 47. Partecipazione della Regione Piemonte al 'Centro di Riferimento per l'Agricoltura Biologica - Società consortile a responsabilità limitata' siglabile 'CRAB' S.c.r.l., con sede legale in Torino".


PRESIDENTE

Mi sembra ci sia un'intesa condivisa sull'ultimo argomento di questa seduta, che diamo anche per iscritta, essendoci 42 voti, relativamente alla deliberazione n. 312, che mi risulta sia già stata distribuita.
(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è sempre 30.
Indìco la votazione palese sulla deliberazione, il cui verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Questo era l'ultimo provvedimento. Ricordo che domani mattina si svolgerà il Consiglio tematico sulla crisi economica e occupazionale della Regione.
I Presidenti di Gruppo hanno già ricevuto l'estratto dell'audizione che si svolta in VII Commissione - ringrazio di questo gli Uffici - domani sarà distribuito lo stesso materiale a tutti i Consiglieri.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.43)



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