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Dettaglio seduta n.368 del 21/10/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 10.01 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.41)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g., "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il giorno 14 ottobre sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 7 ottobre 2008.
Se non ci sono osservazioni, s'intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Boeti, Bresso, Cattaneo, Cavallaro Pizzale, Robotti e Valloggia.



PRESIDENTE

All'o.d.g. della seduta odierna erano previste comunicazioni da parte della Giunta regionale.
In attesa dei Consiglieri che ne hanno fatto richiesta, sospendo la seduta per cinque minuti. È chiaro che, se non ci sono gli interessati, si soprassederà all'esame del punto all'o.d.g.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.45 riprende alle ore 10.53)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Opere pubbliche

Comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bairati, che rende comunicazioni in tema di "Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte", di cui al punto 3) all'o.d.g.



PRESIDENTE

BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione



PRESIDENTE

Grazie, Presidente. È stata chiesta comunicazione su un atto sottoscritto qualche giorno fa dall'Amministrazione regionale, dalle Autonomie locali, dai rappresentanti degli interessi economici, sociali e finanziari che, come ricordava il Presidente dandomi la parola, è stato denominato "Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte".
Si tratta dell'esito di un percorso di lavoro piuttosto lungo, durato circa dodici mesi, che si è sviluppato ed articolato su diversi piani tematici, ma anche in un clima della nostra economia sensibilmente mutato.
Esso aveva come obiettivo quello di definire - questo è un tipico atto di politica concertativa - una cornice strategica che svolgesse il ruolo di riferimento programmatorio unico e che, quindi, definisse degli obiettivi condivisi, delle misure concordate, un quadro di tempi certo e un quadro di strumenti e di percorsi valutativi dei risultati, su una serie di materie che l'Amministrazione regionale riteneva d'importanza assolutamente strategica e che poi i firmatari hanno riconosciuto come riferimenti condivisi per un quadro di programmazione unitario.
Questo quadro di programmazione unitario è prevalentemente appoggiato su investimenti che fanno riferimento a due partite, quelle dei Fondi Strutturali Europei. Ricordo che sono sostanzialmente tre le grandi scatole d'investimento: gli investimenti sul capitale umano, sostenuti dal Fondo Sociale Europeo; gli investimenti in favore delle imprese e dello sviluppo economico, sostenuti dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale; le politiche di sviluppo agricolo, sostenute dal Fondo Strutturale Specifico.
A questo, si è aggiunto un ulteriore quadro programmatorio derivante da risorse nazionali (i cosiddetti Fondi per le Aree Sottoutilizzate), che costituiscono, ad oggi - dico ad oggi non casualmente, perché naturalmente ci auguriamo che il Governo rispetti gli impegni presi con le Amministrazioni regionali sui Fondi per le Aree Sottoutilizzate, anche se come credo abbiate avuto modo di leggere, ci sono segnali che potrebbero portarci a dover rinegoziare quel quadro d'investimenti - i cosiddetti Fondi per le Aree Sottoutilizzate, che sono costituzionalmente dedicati ad interventi di natura perequativa tra le diverse aree, in termini di sviluppo.
L'esito di questo percorso, che è durato praticamente un anno e che è sfociato nella firma di qualche giorno fa, ha preso le mosse da quattro grandi questioni che sono state individuate.
Prima questione: la riforma del welfare e gli investimenti sul gran tema del capitale umano nella nostra regione, quindi, in particolare, sui sistemi educativi intesi in senso allargato (dalla formazione professionale all'alta formazione universitaria).
Seconda questione: il funzionamento dell'efficienza e della governance della macchina pubblica, che ha due grandi nodi interni che sono stati anche oggetto di firma del Patto: la questione del federalismo fiscale e la questione della semplificazione delle regole.
Terza questione di grand'attualità oggi (ne scrivono tutti e in qualche modo abbiamo affrontato preventivamente l'argomento): il rilancio della domanda interna attraverso un Piano d'opere infrastrutturali, siano esse infrastrutture materiali - di questo c'è ampio resoconto nel documento che avete ricevuto - o infrastrutture immateriali, quindi infrastrutture e reti.
Quarto gran capitolo, quello relativo al rilancio competitivo del nostro sistema economico: ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico.



PRESIDENTE

Quattro grandi questioni che hanno visto tavoli, in cui le rappresentanze che hanno poi firmato il Patto hanno lavorato alla definizione degli obiettivi da raggiungere, degli strumenti e delle misure con cui raggiungerli e dei risultati attesi.
evidente (lo abbiamo detto anche in sede di firma) che una delle ragioni che ha, in qualche modo, impegnato in un tempo più lungo di lavoro quest'articolazione di tavoli e di diversi attori che vi hanno lavorato, è dovuta al fatto che il lavoro ha inizialmente preso le mosse in una fase economica favorevole, in cui i numeri fondamentali dell'economia piemontese erano più che rassicuranti (come sapete, il 2006 e il 2007 sono stati due anni di ciclo positivo).
In seguito, soprattutto nel primo e nel secondo trimestre del 2008 questi numeri si sono fatti più negativi e, quindi, il lavoro di concertazione e di negoziazione degli obiettivi su cui investire ha dovuto tenere conto di tre elementi sostanziali.
La prima questione riguarda la necessità di concentrare l'attenzione sul sostegno alla domanda interna, in particolare agli investimenti di natura pubblica sulle grandi infrastrutture d'ordine strategico, su cui si basano tre elementi importanti.
In primo luogo, vi sono gli investimenti sul patrimonio strumentale dell'edilizia, quindi il Piano d'edilizia sanitaria (su questo eventualmente ci saranno le comunicazioni ad integrare del Vicepresidente e dell'Assessore Artesio).
In secondo luogo, vi sono le infrastrutture materiali di connessione quindi strade e infrastrutture ferroviarie.
Infine, abbiamo gli investimenti sul rinnovo del patrimonio dal punto di vista energetico.
Sono tre elementi che hanno assunto una rilevanza più gran rispetto al peso che avevano all'inizio proprio per il ruolo importante che non solo l'Amministrazione regionale, ma tutti gli attori che hanno firmato quel documento attribuiscono alla tenuta della domanda interna attraverso un piano d'opere pubbliche articolate sulle questioni di cui dicevo.
La seconda questione, che ha un rilievo politico più forte, riguarda l'accelerazione che, in qualche modo, il Governo attuale ha dato al disegno di riforma federale dello Stato che, come sapete, è stato oggetto di una ripetuta serie di sedute di discussione e di confronto con le Amministrazioni regionali, dove si sono confrontati diversi punti di vista.



PRESIDENTE

Ovviamente, il rinnovato quadro legislativo nazionale ha imposto una revisione del documento per quanto riguarda la struttura del tavolo che ha lavorato sul federalismo. In più (questa è la considerazione di questi giorni), tutta la materia che riguarda il capitolo della competitività pressoché esclusivamente orientata agli investimenti sul rinnovo competitivo del nostro sistema attraverso le leve della ricerca applicata ha subito un aumento della temperatura a causa delle misure che la crisi finanziaria internazionale impone non solo al Governo regionale.
Sapete che ci sono misure prese dal Governo centrale per intervenire su due grandi temi: la questione del credito alle piccole-medie imprese e la questione strutturale (che è un male storico del nostro sistema d'imprese) della sottocapitalizzazione e della piccola dimensione, che se è un elemento di fragilità nelle fasi di sviluppo, perché non hai le risorse per crescere, è un elemento di particolare fragilità nelle fasi di crisi come questa, perché non hai le risorse per superare una congiuntura difficile.
Non entro nel dettaglio degli strumenti e delle misure che sono state definite. Eventualmente, avremo modo di farlo successivamente o anche in sede di Commissione. Mi soffermo su alcuni obiettivi che i tavoli e i contraenti del Patto hanno ritenuto particolarmente qualificanti e importanti nell'azione programmatoria dei prossimi anni.
La prima questione è di invertire una tendenza estremamente radicata non tanto nella nostra Regione, quanto nel nostro Paese, che è la debole capacità di attrazione di investimenti esteri rilevanti, in particolare gli investimenti esteri concentrati sulle grandi partite tecnologiche e industriali. È una debolezza dovuta a tutta una serie di ragioni su cui non mi soffermo, perché sono largamente note a tutti noi. Più che attenere al problema degli investimenti e delle risorse, attengono ad una relazione tra politiche di competitività e politiche di semplificazione della macchina pubblica, cioè l'impegno e la necessità che noi sentiamo di arrivare a definire e utilizzare regole autorizzative che siano affidabili, certe e trasparenti.
A tale proposito, il tavolo che ha lavorato sulla competitività ha messo a punto uno strumento dedicato, che mi pare stia già svolgendo la propria azione e producendo qualche risultato. Sempre in materia di competitività, non al versante degli investimenti ma ad un versante ancor più importante per il rilancio della nostra economia, quello della qualificazione del capitale umano che lavora nelle nostre imprese, il documento attribuisce particolare importanza, direi centrale. Ci sono molti capitoli sul sistema di informazione alla questione della formazione continua, cioè alla questione dell'aggiornamento e della riqualificazione.
Per certi versi, data la situazione in cui ci troviamo, alla necessità di riconversione del personale in forza alle nostre imprese deve essere data concreta realizzazione nei prossimi anni.
Su questo, si sono già svolte una serie di iniziative, in particolare attraverso le intese con alcuni grandi gruppi industriali, per la sperimentazione di modalità diverse di formazione continua rispetto al passato. Crediamo che queste iniziative possano essere, dati i risultati positivi che hanno prodotto, portate al sistema.
Sulla questione del lavoro, due sono i nodi centrali. Faccio un piccolo inciso, perché da questo punto di vista è sempre meglio non leggere il tasso di disoccupazione corrente, perché è un numero abbastanza basso. Il documento dell'intesa delle parti sociali è particolarmente importante in questo caso e si sofferma su due questioni: lavorare sugli incentivi alle imprese e alle istituzioni che assumono atti a sostegno dei lavoratori precari da un lato verso una loro stabilizzazione, dall'altro con iniziative che abbiano carattere proattivo di anticipazione per la difesa dei redditi dei lavoratori e delle loro posizioni di lavoro in caso di crisi aziendali. Quindi, tutta la gran questione degli strumenti di ricollocazione.
Sempre in materia competitiva, una parte del documento - mai di attualità come in questi giorni - tratta e definisce obiettivi e strumenti per iniziative in difesa dei consumatori, in particolare del contenimento dei prezzi al consumo.
Nella coerenza tra un sistema di produzione, in particolare dei prodotti agroalimentari, fortemente orientato alla qualità e alla produzione locale, sono in atto iniziative concordate con le associazioni per sviluppare il cosiddetto commercio a filiera corta. Commercio che privilegia la produzione locale, che non deve ammortizzare i costi di trasporto, capace, quindi, di esercitare, contestualmente, un'azione di contenimento dei prezzi e di qualificazione delle produzioni locali.
Sul fronte dello sviluppo e del consolidamento del sistema della produzione piemontese, il nodo strategico su cui è impostata l'attuazione delle misure previste dal Programma di sviluppo rurale ha, al centro della propria azione, la questione della qualità e della sicurezza agroalimentare.
Per quanto riguarda tutto il gran capitolo del welfare e delle politiche socio-sanitarie, è chiaro che il Patto non può che fare riferimento, da un lato, all'attuazione del nuovo Piano Socio Sanitario Regionale approvato da quest'Aula a cerniera, come dicevo inizialmente, tra investimenti sanitari e sostegno della domanda interna, alla partenza degli investimenti sul rinnovo e l'umanizzazione del patrimonio edilizio.
Dentro il capitolo o l'azione strategica dedicata alla modernizzazione del welfare c'è una grande questione, di cui più volte si è discusso, che è l'intervento in favore della questione casa, con il Programma casa, e con la definizione delle linee guida e dei piani per quello che è oggi ormai comunemente adottato come lessico, almeno dalla politica dell'Amministrazione, gli interventi per il social housing.
Mi permetto di ricordare l'importanza, nell'ampio quadro di obiettivi ricordati di piano, di due altre questioni. Una è la questione di aggiornamento della legge urbanistica regionale, cioè di un nuovo strumento per la pianificazione sostenibile nel governo del territorio; l'altra, come accennavo all'inizio, che ha una duplice valenza, una valenza di polis specifica per quanto riguarda l'energia e una valenza di leva competitiva interna al sistema.
Se la leggiamo in termini più squisitamente di politica industriale sono quasi 300 milioni di investimento che l'Amministrazione regionale destina su tre fronti: il rimodernamento del patrimonio edilizio pubblico gli investimenti in favore delle imprese per la produzione di tecnologie e beni strumentali per lo sfruttamento di energie sostenibili; la produzione vera e propria di energia da fonti sostenibili per ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, uno degli obiettivi che abbiamo assunto dalle politiche di Kyoto e dagli obiettivi europei del Piano 20-20-20 che, in questi giorni, sono oggetto di discussione su tutti i giornali.
La quarta e penultima questione riguarda l'ampio capitolo dedicato all'interno del Piano, allo sviluppo delle reti delle infrastrutture su cui, ovviamente, non intervengo nel dettaglio dei singoli oggetti che sono a voi disponibili, ma su cui vale la pena ricordare due grandi questioni.
L'accordo che il Piano prevede le modalità e gli impegni delle parti contraenti a favorire il percorso di partecipazione democratica alla decisione per quanto riguarda i grandi Corridoi, quindi per quanto riguarda i grandi passanti europei (Corridoio 5 e Corridoio 24) e il Piano della logistica regionale, che prevede una complessa serie di azioni ma innanzitutto, il Nodo di Novara, il Nodo di Torino e la realizzazione del Sistema Ferroviario Metropolitano.
Sul fronte del cosiddetto "immateriale", siamo quasi vicini al raggiungimento dell'obiettivo finale, il completamento di tutta l'infrastrutturazione regionale in tutti i Comuni del Piemonte, per quanto riguarda le infrastrutture di rete (sto parlando di telecomunicazioni).
Ovviamente, su tutto ciò agiscono verticalmente due grandi questioni relative al funzionamento della macchina pubblica, ma sono due grandi questioni anzitutto di riflessione politica, a cominciare dalla questione del federalismo, cui l'Amministrazione annette un'importanza fondamentale.
Sapete che proprio questo Consiglio ha avviato un percorso per quanto riguarda l'attuazione del decreto n. 116, quindi per quanto riguarda il riconoscimento di autonomie differenziate su una serie di materie alla Regione Piemonte. Soprattutto, la discussione attualmente in corso è estremamente complessa, perché ruota intorno al concetto di prestazione media su base nazionale, che è di difficile approntamento perché deve affrontare, contestualmente, due questioni difficili da tenere insieme, su cui è in atto un confronto fra la Conferenza delle Regioni e il Governo: perequare chi ha di meno e non penalizzare chi più è efficiente.
Su questo agisce parallelamente, ma in maniera non disgiunta, lo snellimento complessivo, la capacità di rendere, come si dice, la Pubblica Amministrazione una casa più trasparente, su cui l'Amministrazione regionale aveva già assunto una serie di atti che erano sostanzialmente di cancellazione di legislazione o inefficace o mai usata, ma su cui è necessario uno sforzo decisamente più rilevante nella riduzione degli adempimenti inutili e nella riorganizzazione complessiva della macchina pubblica, dal punto di vista delle strutture delle competenze, che abbiamo avviato con la disciplina approvata da quest'Aula sulla riorganizzazione degli uffici regionali.
Tutto ciò, al di là del dettaglio su cui sono disponibile ad entrare assume una particolare rilevanza politica. Una rilevanza politica che ha assunto casualmente, per il momento in cui il Patto è stato siglato. Un momento in cui tutti i numeri, sia degli analisti privati che delle istituzioni pubbliche di analisi economica, convergono nell'indicare nel 2009 e nel 2010 due anni particolarmente complessi per l'economia nazionale. Da questo punto di vista, il Piemonte non farà eccezione, se non per due grandi questioni su cui - mi rivolgo al Consigliere Larizza perch era intervenuto in merito - credo quest'Aula sarà chiamata a riflettere.
Primo. Il fatto che la nostra economia resta la più importante non solo a livello nazionale, ma oggi anche a livello europeo, per il peso che la manifattura assume nella produzione della ricchezza (rappresenta quasi un terzo del complesso).
Questo, da un lato, è un elemento di forza, visto il richiamo di questi giorni all'economia reale (in merito al quale, peraltro, avrei molte cose da dire, perché non mi è del tutto chiaro): il problema non è disgiungere l'economia reale dalla finanza; semmai, il nodo è che la finanza e l'economia reale tengano un rapporto virtuoso. Ma di questo avremo modo di discutere ancora.
Come dicevo, quindi, da un lato il sistema industriale piemontese presenta un livello di solidità e di competitività che non ha troppi paragoni a livello nazionale. Al contempo, però, essendo un sistema che ha radici antiche e che ha anche sofferto negli ultimi anni di una scarsa capacità di rinnovo competitivo, dobbiamo essere consapevoli che dovremo affrontare (peraltro lo stiamo già facendo) situazioni di crisi che non saranno semplicissime da risolvere, in particolare - credo che sia la questione che più sta a cuore a tutti noi - relativamente alla tenuta dei livelli occupazionali e la riduzione di una forbice pericolosa nel Paese e altrettanto pericolosa nella nostra Regione di divaricazione ulteriore tra chi ha di più e chi ha di meno.
In questo caso, credo che le politiche pubbliche siano chiamate ad un ruolo primario, volto alla riduzione delle differenze, e il fatto che lo facciano chiamando ad intesa 38 sigle diverse (di diversa emanazione, di diverso interesse e di diversa responsabilità istituzionale) è segno del fatto che questa Regione conserva, a mio avviso, un alto livello di responsabilità istituzionale pubblica e privata e una capacità di condividere obiettivi, strumenti e risorse che, nelle situazioni difficili come quella attuale e come quella che dovremo affrontare presumibilmente nei prossimi anni, rappresenta sicuramente un grande valore aggiunto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Bairati.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "Don Milani" di Vinovo (TO)


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola elementare "Don Milani" di Vinovo, in visita a Palazzo Lascaris.
Avete assistito ad una comunicazione della Giunta regionale, che ha illustrato i contenuti del Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte sottoscritto dalla Giunta regionale con le forze sociali.


Argomento: Organi, strumenti e procedure della programmazione - Opere pubbliche

Comunicazioni della Giunta regionale in merito a "Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale sulle dichiarazioni dell'Assessore Bairati.
Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La ringrazio, Presidente.
Personalmente, sono rimasto veramente stupito di questo poderoso "Libro dei sogni" che è stato consegnato questa mattina dall'Assessore Bairati per conto della Giunta regionale.
Sinceramente, mi sarei aspettato di tutto nella relazione dell'Assessore, tranne che, in un momento di crisi economica e finanziaria come quello che stiamo vivendo noi, le nostre famiglie ma, in particolare il Paese in sé, il Piemonte e le imprese, si potesse arrivare a presentare una quantità di fumo senza arrosto come quella che ha illustrato questa mattina l'Assessore Bairati, a partire dalla fase ridicola che ha visto apporre su quel documento ben dieci marche da bollo da 14.62 euro! Per stipulare un accordo fra le parti è il caso di apporre dieci marche da bollo? Dovete, cioè, depositare un contratto? Io non ho mai visto una delibera o un atto su cui siano apposte marche da bollo! Mi permetta, Assessore, ma viene da sorridere! È vero che la cifra è irrisoria - si parla di 146,20 euro - ma è ridicolo che la Giunta con gli Enti debba sottoscrivere un contratto con le marche da bollo del Ministero dell'Economia e delle Finanze: è ridicolo!



BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione (fuori microfono)

Lo dica al Ministro Tremonti!



ROSSI Oreste

ridicolo anche perché - me lo sono letto tutto con attenzione Assessore - è un insieme di iniziative che si fanno senza soldi. In questo Patto, infatti, avete scritto delle cose che non sono ovvie, di più! Ma dovevate scriverlo - e apporre, per di più, le marche da bollo! che "la situazione economica del Paese e del Piemonte mostra segnali di preoccupante debolezza che richiedono, per il prossimo futuro, elevata responsabilità e attenzione"? Dovevate scriverlo sul contratto? Assessore forse lei non lo sa, ma la gente legge i giornali, ascolta la televisione e vede i capitali che si riducono: glielo deve dire lei che siamo in un momento di crisi economica? Secondo lei non se ne accorgevano da soli? Probabilmente, secondo lei e la sua Giunta no.
Se poi andiamo avanti, viene veramente male: questo accordo prevede di "intervenire rapidamente sul sostegno alla domanda interna con gli investimenti in infrastrutture, energia, edilizia sociale e ospedaliera, ma al contempo anche con interventi votati a ridurre il divario sociale contenere per quanto possibile la dinamica dei prezzi per alcuni beni primari, sostenere i redditi più bassi o a rischio di nuova povertà".
Ma quante volte lo abbiamo detto, Assessore? Crede, forse, che lo ignoriamo, per cui è necessario lo venga a dire lei con la sua Giunta? Lei crede di dover scrivere questa roba e di sottoscriverla con le parti sociali perché non ce ne siamo accorti? Persino i bambini delle elementari si sono accorti che queste sono cose che si devono fare! Lei, Assessore, con la sua Giunta, non ci deve dire che queste cose si devono fare. Semmai, ci deve dire come le vuole fare! Perché, altrimenti si tratta di aria fritta e di prese in giro! Su queste parole come si fa a non essere d'accordo? Come si fa? Per poi, si sbatte la faccia contro la realtà. A tal riguardo, le porto un esempio terribile, che ho vissuto ieri.
venuto da me un signore, alla cui moglie, proprio perché colpita da un cancro devastante che le ha mangiato mezza faccia (compresa la mandibola), è stato riconosciuto il 100% di invalidità con l'accompagnamento, perché la si dava, ahimè per la povera signora, per morta. Quella donna è riuscita a sconfiggere il cancro: ora ha la faccia devastata, non più recuperabile, per cui può solo bere cibo liquido con una cannuccia. Il marito da tre anni ha dovuto lasciare il posto di lavoro per seguire la moglie, per cui non dispone di alcun reddito. L'unica entrata di questa famiglia - attenzione! - era proprio l'accompagnamento dell'invalida al 100%. Viene chiamata per la revisione, e sa qual è stato il grande errore di questa signora? Che è riuscita ad alzarsi, a fare tre passi e a stringere la mano al medico della commissione: le hanno tolto l'accompagnamento, perché le hanno detto che era in grado di alzarsi da sola dalla carrozzina! Questo è successo ad Alessandria, Assessore! Affrontiamo i problemi: prendiamo quella persona che ha tolto l'accompagnamento a questa donna e buttiamola fuori dal Sistema Sanitario! Questo è ciò che deve fare la Regione, caro Assessore, e non dire a quell'uomo: "Poiché lei è senza lavoro e sua moglie è invalida al 100 faccia ricorso, così fra sei mesi le rifacciamo la visita". Questa è la risposta che ha ricevuto quella famiglia da parte del vostro Sistema Sanitario.
Ma qua sopra scrivete queste belle cose: vergognatevi! Vergognatevi! Andiamo ancora avanti, perché veramente superate voi stessi. Nel testo si legge ancora che, d'intesa con le parti sociali, volete attuare il nuovo Piano Socio Sanitario Regionale.
Lo abbiamo votato un anno fa e voi scrivete che, in accordo con le parti sociali, volete attuare il nuovo Piano Sanitario Regionale? Se lo abbiamo votato un anno fa, perché non lo avete attuato? Ve ne accorgete adesso che è da attuare? Perfetto.
Scrivete ancora che bisogna fare la formazione; bisogna fare nuovi investimenti in strutture, ricerche e tecnologie; bisogna integrare i servizi sanitari; bisogna fare prevenzione, e quant'altro.
Avete scritto pagine, pagine e pagine di cose da fare. Ma, poi, quando andiamo sui soldi, purtroppo la borsa piange. Mercedes Bresso continua a strapparsi le vesti e i capelli dicendo che non ci sono soldi per fare niente. Ma nel Piano scrivete che volete fare il Corridoio 5, il Corridoio 24, il Nodo di Novara, il Nodo di Torino, rete regionale e area metropolitana; realizzazione del Sistema Ferroviario Metropolitano valorizzazione, adeguamento e messa in sicurezza della rete regionale Pedemontana Piemontese; Viabilità Est di Torino; sicurezza della rete stradale; Metropolitana di Torino linea 1 (prolungamento sud e ovest), Asse di Corso Marche; gestione intermodale della mobilità basata su integrazione di più sistemi di trasporto pubblico; potenziamento e riorganizzazione dei servizi; miglioramento della qualità dei servizi; innovazione tecnologica attuazione legge regionale 8/2008 a partire dai tre poli principali (SITO CIM e AL); raddoppio della linea Fossano-Cuneo; potenziamento Chivasso Ivrea-Aosta; potenziamento Torino-Pinerolo; adeguamento e messa in sicurezza della rete regionale; adeguamento servizio aereo per il rilancio del polo torinese (integrazione Caselle, Levaldigi e hub di Malpensa) addirittura andiamo anche a Malpensa a fare un hub - sviluppo degli aeroporti minori e così via.
Ma con quali soldi li fate? Poveri cittadini piemontesi! Come minimo triplicherete le tasse, perché le centinaia di miliardi di euro per fare queste opere chi ve le da, visto che le parti contraenti su tutti questi argomenti sono rappresentate solo dalla Regione? Tutti i soci che hanno firmato sapete cosa ci mettono, colleghi? Di tutto quello che vi ho letto i soci che hanno firmato il documento sapete cosa mettono? C'è scritto qui: "Definizione della carta dei servizi" - porca miseria! - "valorizzazione del percorso democratico e partecipativo delle persone interessate".
Quindi, in questo investimento folle chi mette i soldi? La Regione.
Dove prendiamo questi soldi? Questi soldi noi dobbiamo andarli a prendere nel nostro bilancio. Voi direte che il nostro bilancio è cospicuo tagliamo altro e troviamo i soldi per fare una marea di investimenti.
Ahimè, il nostro bilancio non è più cospicuo, perché sempre su questo documento si legge che, a fronte di quanto sopra riportato e considerato il fabbisogno tendenziale di spesa per il nuovo triennio, i limiti dell'operatività dell'Ente in termini di minori risorse finanziarie spendibili sono stimabili, già nel 2009, in meno 1,5 miliardi di euro.
Quindi, noi ci impegniamo con un documento su cui poniamo dieci carte da bollo a realizzare una serie di interventi per spese folli improponibili comunque, sapendo che il bilancio dice che, già dal 2009 perderemo un miliardo e mezzo di euro! A questo punto, se per fare quelle spese avremmo dovuto tassare i cittadini piemontesi chissà quanto, se perdiamo ancora un miliardo e mezzo di euro in più, dovremo tassare del chissà quanto, più il recupero anche del miliardo e mezzo di euro - non il milione! - ulteriore che verrà tagliato nel 2009! Quindi, vado a vedere la parte dove si prevedono le maggiori entrate perché se devo fare una marea di lavori che mi costano miliardi e miliardi di euro, decine e centinaia di miliardi di euro, e tolgono ancora un miliardo e mezzo nel 2009, vado a vedere dove prenderò questi soldi.
Benissimo: nella parte fiscale, cioè laddove dico dove prendo i soldi annuncio e prometto, con dieci marche da bollo, che taglierò le tasse dell'IRPEF, ridurrò l'IRPEF! Quindi, voi tutti questi soldi li recupererete tagliando l'IRPEF! Complimenti, questa è una "presa per i fondelli" di chi ha firmato questo documento, dei piemontesi e dell'intelligenza dei Consiglieri regionali! Voi non potete permettervi di venire qui a menarci per il naso!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, al di là dei toni, non cambia il giudizio in ordine a questo documento, anche perché la lingua batte dove il dente duole. Sono andato ad aprire la pagina dove è riportata la tabella D dell'azione strategica: "Il miglioramento della gestione e lo sviluppo delle reti e infrastrutture". Nella colonna degli "Impegni specifici delle parti contraenti" ho visto che, praticamente, non c'è alcun impegno.
Credo che la Giunta di centrosinistra che governa la Regione, su questa materia, Terzo Valico e questioni connesse, se vi provvederà, dovrà farlo di nascosto, perché, se dovesse portare in Aula questa questione certamente emergerebbero dei contrasti in modo evidente. Anche per la Torino-Lione l'impegno è valorizzare il percorso democratico e partecipativo delle popolazioni interessate.
Signori, se vogliamo fare la Torino-Lione, diciamolo, almeno avremo speso pro quota bene queste famose marche da bollo cui faceva riferimento il collega Rossi.
Nel momento in cui si è provveduto a raccogliere la firma da parte di autorevoli rappresentanti di organizzazioni sociali e di categoria ovviamente, ciascuno è portato a vedere quanto è di proprio interesse. Qui ovviamente, c'era tutto lo scibile umano e credo che nessuno possa dire n che la sottoscrizione delle parti sociali costituisca approvazione complessiva di tutta l'azione della Giunta, né che noi veniamo qui a dire che non ci siano delle questioni che, come ricognizione di punti da sviluppare, meritano attenzione, indubbiamente! Però, è qui che, a mio avviso, comincia il percorso incomprensibile che ha avviato la Giunta in un tale momento.
Mi sembra che addirittura ci siano citazioni di disegni di legge che sono già stati approvati, chiedo consulenza al collega Burzi. Credo che il disegno di legge n. 386, recante "Disciplina dell'organizzazione degli Uffici regionali e disposizioni concernenti la dirigenza ed il personale" e la PDCR n. 300 siano già stati sottoposti - è vero, Presidente Gariglio? all'attenzione di questo Consiglio, siano già stati approvati e pubblicati da tempo e siano in fase di attuazione.
chiaro che gli eventuali errori su queste informazioni non sono imputabili ai sottoscrittori esterni e riguardano unicamente la Giunta, ma se volessimo procedere ad un'analisi punto per punto - non è questo l'obiettivo del mio intervento - certamente balzerebbero all'occhio tutta una serie di questioni, che ci farebbero muovere pesanti critiche, se non anche la possibilità di fare qualche battuta, dalla quale ci asteniamo vista anche la situazione molto pesante che il nostro sistema economico generale sta vivendo in questo momento.
Viviamo in una fase nella quale ogni giorno bisogna cambiare politica.
Prendiamo il comparto edilizio - benissimo il social housing - è chiaro che, per quanto riguarda gli interventi di edilizia pubblica sovvenzionata diciamolo una volta per tutte, abbiamo già intrapreso un percorso per reperire i famosi fondi che la settimana scorsa sui giornali qualche avanguardista dell'area di centrosinistra che governa enti di attuazione dell'edilizia residenziale pubblica diceva che fossero scomparsi. Ma noi ne avevamo parlato in questo Consiglio, lo abbiamo già inserito in una legge finanziaria, c'è già un percorso e me lo ha confermato anche personalmente l'Assessore.
A questo punto, è inutile continuare a fare delle sparate per creare un clima d'attenzione su quello che interessa oppure per creare un clima di disfattismo, visto che adesso il Governo è quello di Berlusconi e "in Regione governiamo dopo quei cattivi della Giunta Ghigo".
Faccio un esempio. Per quanto riguarda l'aspetto della casa soprattutto il profilo dell'edilizia agevolata, quindi i mutui e la possibilità di intervenire in un comparto molto delicato, signori, quello che preannuncia la Presidente Bresso, cioè intervenire ad aiutare i piemontesi in difficoltà a pagare i mutui, qui non c'è scritto. A parte l'avere inserito i disegni di legge che già sono stati approvati dandoli ancora da approvare - potrebbe essere un infortunio - questo dimostra una sensibilità politica, che non deve essere della nottata, perché al mattino non possiamo pubblicizzare quello che pensiamo di notte. Se è un indirizzo deve essere studiato e approfondito, discusso e inserito.
Quale confronto si è fatto con le parti sociali per lanciare un discorso di aiuto a pagare i mutui? Nel settore della casa in senso lato con tutti i suoi aspetti sociali ed economici che coinvolge, è questo il percorso da intraprendere? Cosa abbiamo, un sistema paternalistico dove chi regge la Regione indica agli altri le linee che poi sono chiamati a sottoscrivere? No.
Credo che, se si intraprende il percorso del confronto, questa strada visto che è stata dichiarata, deve essere portata avanti fino in fondo.
Ovviamente, ci sono dei soggetti che in questo campo devono essere coinvolti, ad esempio il sistema bancario. Il sistema bancario ha delle possibilità e delle responsabilità notevoli, anche se sappiamo che, in questa fase, il sistema bancario vive un passaggio che, ovviamente, è molto, molto pesante per responsabilità...



PRESIDENTE

Per cortesia, Assessori e colleghi, vi prego di parlare al di fuori di questa sede. Grazie.



CAVALLERA Ugo

O a volte anche senza responsabilità.
Prendendo un argomento dopo l'altro e passando al discorso dello sviluppo rurale, l'andamento dei prezzi dei cereali e delle materie prime alimentari ha subito degli alti e bassi negli ultimi periodi che sono veramente preoccupanti.
Probabilmente occorre rivedere anche il Piano di sviluppo rurale che abbiamo approvato qualche anno fa. Siamo in una fase nella quale l'Unione Europea forse cambia anche le disposizioni per quanto riguarda gli aiuti di Stato, e quindi quello che fino a ieri non si poteva fare, forse oggi temporaneamente si può fare, ma qui non trovo nessun riscontro.
Faccio un esempio, Assessore. Per quanto riguarda il discorso della filiera del freddo, che a livello nazionale rappresenta un settore molto importante e lo rappresenta in Piemonte soprattutto nell'area di Casale non solo non trovo riscontro qui su cosa si fa nel settore delle infrastrutture, se non solamente sedersi attorno ad un tavolo e parlarne ma non trovo nulla anche sotto questo profilo.
Visto che abbiamo un documento corposo, almeno quelle quattro-cinque scelte prioritarie, che in qualche modo sono state non dico "strombazzate" e giustamente pubblicizzate, intorno alle quali ci sono delle aspettative notevoli...
Il comparto del freddo nella nostra realtà locale - lei, Assessore Bairati, lo sa benissimo - occupa 1.500 persone ed è rappresentativo di una zona, e la crisi dello stesso vorrebbe dire un tracollo che andrebbe ben oltre e al di là di quello che è il confine del semplice settore.
Inoltre, credo anche che sarebbe opportuno dare delle scadenze. Prima si faceva riferimento, da parte di chi mi ha preceduto, all'attuazione del Piano Socio Sanitario, che prevede soprattutto di ribaltare l'attenzione verso i distretti. I distretti socio-sanitari devono elaborare piani e profili di salute. Io, che vivo in periferia, non ho notizie di particolari iniziative di sollecitazione.
Almeno qui, se vogliamo usare anche il settore sanitario come una spinta per nuovo sviluppo per riorientare anche i servizi con una socialità sempre più attenta ai bisogni, diciamo che i piani e i profili di salute che i piani di zona della legge n. 1 per quanto riguarda l'assistenza legge che è stata approvata nel 2004, si fanno entro un anno, ma ad oggi a livello generalizzato questi piani non ci sono ancora.
Quindi, ci sono delle forti inadempienze, che mi aspettavo che la Regione in questo documento si sarebbe impegnata a superare, assumendo almeno degli impegni temporali, visto che per assicurare quelli finanziari come prima è stato detto, vi sono grosse difficoltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Non rientro sull'argomento delle critiche al documento, perché mi sembra che i due interventi che mi hanno preceduto del Capogruppo Rossi e del collega Cavallera, per chi abbia avuto modo di sentirli - temo purtroppo, poche persone, perché il livello di attenzione sull'argomento mi sembra molto modesto - siano stati più che sufficienti a dimostrarne, da un lato, l'inconsistenza, dall'altro la non coerenza né in se stesso né tra i vari documenti di programmazione e di gestione delle risorse che in questa Regione si dovrebbero fare.
Devo dire che il tono del collega Rossi mi ha particolarmente entusiasmato e, ove non avessi già degli impegni ampiamente sanciti in sede notarile che m'impegnano a dare un supporto politico al collega Cavallera e in sede reciproca negli anni prossimi, devo dire che sarei fortemente tentato - e non credo di essere l'unico - di votare il collega Rossi per la passione e il calore che ci mette. Perché il calore e la passione sono anche una componente legislativa, ma, mentre stiamo parlando al 21 ottobre di Patto per lo sviluppo sostenibile del Piemonte, e mi auguro con coscienza da parte di tutti, credo che anche questa Regione, all'interno di questo Paese e all'interno dell'Unione Europea, viva un momento di grande difficoltà con assoluta nonchalance e con assoluto e trascurato disinteresse.
Siccome non credo di potere convincere nessuno, e mi pare che questa Giunta stia contando i giorni che rimangono per poter continuare ad essere Giunta, la maggioranza discute in se stessa con quale modalità ritiene più opportuno competere nei prossimi turni elettorali e vedere di essere dignitosa nel rappresentare i lavori che da tanto tempo la contraddistinguono; quindi, una specie di preabbandono del tutto illogico e anche poco dignitoso delle posizioni.
Quindi, più che criticare ciò che è successo, perché mi sembrerebbe inutile - i due interventi precedenti in altri tempi avrebbero generato almeno un soprassalto di ira o di passione o di qualcosa da parte della Giunta, e quindi una controreplica - mi limito invece a fare un modesto pronostico di quello che succederà, così forse qualche attenzione la possiamo suscitare.
Che cosa succederà nel prossimo futuro? Due cose. La prima. Avendo la Giunta deliberato due venerdì fa il bilancio di previsione 2009-2011, credo che arriverà in Commissione domani mattina in sede di presentazione. Non ho ancora visto l'o.d.g., ma tendo a non escludere che, avendo deliberato prima o poi la Giunta voglia anche farcelo conoscere e domani c'è sede di primo bilancio.



(Commenti in aula)



BURZI Angelo

Non è ancora ora? Quindi, era una finta che l'avete deliberato, nel senso che dite: "L'abbiamo deliberato a settembre e poi ve ne parliamo a gennaio, così poi non sembra che siamo in ritardo". Mi pare che l'abbiate deliberato e quando arriverà in Commissione, ne prenderemo atto. Prima evidentemente possiamo leggere - lo escludo - le conferenze stampa che la Presidente Bresso ed eventualmente gli Assessori fanno sul documento inesistente. Vedasi sotto la voce "Calvino": bilancio inesistente cavaliere inesistente, la trilogia dell'inesistente. Ma prima o poi il bilancio arriva, perché in quella sede ci occuperemo di come quel bilancio sia o meno sostenibile rispetto al Patto di stabilità.
Il Patto di stabilità è ricordato anche oggi sui giornali, con il consenso non soltanto del Ministro competente, che evidentemente in questo momento è colui che è deputato a sostenere queste tesi, ma di gran parte dell'Unione Europea. Infatti, il Patto di stabilità è uno dei pochi vincoli attorno ai quali può ancora reggersi una compatibilità finanziaria dell'insieme dei bilanci dell'Unione Europea e, nel nostro bilancio, c'è qualche piccolo tentativo di facilitare il rientro all'interno del Patto di stabilità, ma ne parleremo in I Commissione, perché al momento il documento che la Giunta ci ha presentato - come il Vicepresidente potrebbe dire - non rientra nel Patto di stabilità. Faccio notare che siamo al 21 ottobre.
Vedo il Vicepresidente che scuote la testa, non so se sia un esercizio contro la cervicale o se invece mi vuole dire che il Patto sullo sviluppo rientra nel Patto di stabilità, perché se lei mi dice che rientra, ne prendo atto e poi nell'ambito delle Commissioni cercheremo di convincerla del contrario. Questo vale per le Commissioni.
All'esterno invece, augurandoci che finalmente i piemontesi si rendano conto del livello di debiti inutili che questa Giunta ha saputo creare quindi, in primis, i debiti, primo problema cui persino mia madre è sensibile, perché a forza di leggere in prima pagina quello che sta succedendo nel mondo, se persino mia madre è preoccupata dei debiti dell'Assessore Peveraro, vuol dire che l'apprensione è molto, ma molto alta. Inoltre, sono debiti inutili perché, come hanno detto con grande passione il collega Rossi e con grande competenza il collega Cavallera, non sono, a nostro sommesso avviso, fatti né per irrobustire l'impianto infrastrutturale di questa Regione né per migliorarla. E lì andremo puntualmente a cercare riferimenti tra il documento di bilancio e il Patto per lo sviluppo sostenibile, che è un documento effimero.
Suggerirei all'Assessore Oliva, che a queste cose è molto sensibile, di rivolgersi all'editore Franco Maria Ricci, se ancora opera, che all'epoca pubblicava una rivista bellissima. Si chiamava FMR, era tutta forma e niente sostanza, ma almeno lì era dichiarato: era volutamente la ricerca della forma come arte nobile dell'editoria. Eccellente prodotto.
Questo non ha neanche una forma nobile, anche se, sprecando un po' di soldi qua, un po' di soldi là, sono convinto che Franco Maria Ricci riuscirebbe a dare una versione esteticamente accettabile ad un documento totalmente inutile.
Assessore Peveraro, noi andremo a cercare, Commissione per Commissione i riferimenti culturali - si fa per dire - del documento "Patto per lo Sviluppo Sostenibile del Piemonte", in questi giorni in cui tutte le persone normali sono giustamente preoccupate per il futuro di questa regione, in ciò che il bilancio non dice e in ciò che il documento non specifica. Vedrà che la discussione potrà anche diventare interessante.
Avremmo gradito ed auspicato, e tuttora saremmo interessati che ci avvenisse, che la Presidente della Giunta, tra un impegno istituzionale ed un altro, tra la preparazione di una base di campagna elettorale e l'altra ci saranno pure degli intervalli di tempo in cui, prima della campagna elettorale, possa ricordarsi di essere Presidente di questa Giunta chiedesse alle forze politiche tutte, perché la preoccupazione non è solo di proprietà di chi governa, ma è di tutti coloro che rappresentano legittimamente parte dell'elettorato di questa regione, cosa si può fare insieme, se ci si riesce, per ridurre il danno - tema importante, ne parleremo anche dopo, se arriveremo alle narcosale, ma mi sembra difficile che complessivamente si è creato.
Perché la febbre scenderà dalla testa finanziaria all'economia reale e se i piemontesi si aspettano che dal Patto per lo Sviluppo nasca qualche panacea per i loro mali, oltre a metterlo nel camino, in alternativa al gasolio, perché qualche caloria la svilupperà, a null'altro ciò potrà servire.
Il problema, però, rimane e quindi sarebbe opportuno che ciò che la Giunta su questo non ha disposto, e per certi versi poteva anche non disporlo nei mesi precedenti perché, come ha ricordato l'Assessore Bairati il divertente, e nell'arco di due anni il Governo Prodi - 2006/2007 - gli indici economici sono stati decorosi, decenti, meno brutti...



(Commenti dell'Assessore Bairati)



BURZI Angelo

Anni 2006/2007. Noi, se non sbaglio, le elezioni le abbiamo vinte nel 2008. So che a voi sembra un anno fa, ma siete rimasti lei e il Sindaco Chiamparino a sostenere che la colpa...



(Commenti dell'Assessore Bairati)



BURZI Angelo

Ma vedrete che i successi vi arriveranno, perché fate ridere - si fa per dire, è una risata amara. Addirittura il Sindaco Chiamparino, ieri pomeriggio, nell'Aula del Consiglio comunale di questa che un tempo era la capitale d'Italia, oltre che essere la Regione, ha avuto il coraggio di dire, rispetto a un immobile occupato, che la colpa dell'occupazione dello stesso è del Presidente Berlusconi.
Credo che ci sia un limite alla dignità del ridicolo, ma è successo ieri pomeriggio, non un anno fa, quindi voi andate avanti tranquilli a sostenere la tesi che la crisi economica sia responsabilità del Governo Berlusconi, perché in questo aiutate molto la nostra inefficienza elettorale, perché noi purtroppo non siamo ancora pronti. Grazie per la mano che gentilmente ci date, di cui abbiamo sempre bisogno e di cui siamo grati.
Dicevo, nei due anni di indici positivi del governo Prodi, purtroppo e nella constatazione complessiva, troppo poco è stato fatto per sfruttare l'onda positiva. Oggi l'onda è pesantemente negativa. Anche il Presidente cinese ha telefonato a Berlusconi per dirgli di smetterla, perché anche la Cina è ormai afflitta dall'influenza che Berlusconi sta provocando su di essa, ma là almeno si mettono a ridere perché sono spiritosi.
Evitiamo di occuparci almeno della nostra competenza, che è il Piemonte. E allora due sono le cose: o ci date una mano o, più dignitosamente, anzi direi con un soprassalto di dignità, verificate la vostra impossibilità politica di governare perché non siete d'accordo su nulla, lasciate lo spazio, che è sempre un atto di suprema eleganza, per cui sicuramente non avverrà, e consentite al Piemonte di ritrovare un governo in grado di far fronte ai problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Svolgo anch'io qualche considerazione in un'Aula che vede una maggioranza silenziosa, probabilmente perché è rimasta anche un po' come noi, stupita rispetto al contenuto del documento che oggi l'Assessore Bairati ci ha presentato.
Un documento vecchio, che probabilmente sarebbe stato interessante discutere a inizio legislatura.
Un documento vecchio, perché alcuni provvedimenti che sono contenuti sono già stati parte di un'attività specifica di questo Consiglio.
Un documento vecchio per la sua impostazione, Assessore, perché vede noi abbiamo letto in questi giorni e settimane della vostra preoccupazione ovviamente rigorosamente sui giornali, rispetto a questa crisi mondiale e internazionale che sta coinvolgendo il nostro Paese, quindi anche la nostra regione che, come diceva lei, ha una caratteristica: avere un tessuto imprenditoriale e manifatturiero decisamente importante, che provoca, nel contesto complessivo di sviluppo economico molto basso e quasi inesistente di quest'ultimo periodo, problemi oggettivi di sostentamento.
Di fronte alla condivisa preoccupazione, anche da parte di questo Governo regionale, della situazione, noi ci troviamo oggi a sentire Assessore, da lei un elenco di impegni a spendere qualche cosa o qualche cosa di più rispetto a una serie di politiche.
Vede, Assessore, non è che per forza anche voi dovete fare qualcosa; la sensazione che abbiamo un po' avuto è che, rispetto ad un momento di crisi in questo periodo ci sia la corsa a chi sostiene di più i mutui, paga di più i problemi delle imprese e dei vari livelli istituzionali, senza renderci conto che non è che bisogna per forza dire qualcosa.
Bisogna dire delle cose che possano essere utili e, per esempio, oggi sarebbe stato molto condivisibile ed apprezzato se foste arrivati in quest'Aula a dire: cari signori, ci sono dei grossi problemi economici abbiamo anche noi, come tutti i livelli istituzionali delle risorse limitate.
Cominciamo allora a dire dove risparmiamo e dove tagliamo, per avere delle risorse disponibili per poter fare delle apprezzabili e importanti politiche di sostegno alla situazione economica delle famiglie e del sistema economico, che in questo periodo è in difficoltà. Perché fare tutto sicuramente vi porta ad avere la condivisione e la firma di tutte le sigle sindacali, del mondo imprenditoriale, del mondo associativo. È ovvio l'avrei firmato anch'io questo documento, ma penso che un Governo responsabile debba essere nelle condizioni di poter avere chiare le disponibilità finanziarie e, su tale base, avere la capacità di rimodulare gli interventi in modo che possano essere utili.
Ma confermare il passato e poi, magari a breve, vedere questo Consiglio impegnato in ordini del giorno che si lamentano rispetto al fatto che a livello nazionale non esistono risorse rispetto a tutta una serie di politiche mi sembra, sotto certi aspetti, un comportamento poco responsabile, politicamente comprensibile, ma poco responsabile.
Vede, anche a livello nazionale il Governo non ha dato i soldi alle famiglie per pagare loro la rata del mutuo, non perché sono brutti e cattivi, ma perché ci sono dei problemi di risorse. Il Governo ha fatto un altro ragionamento, che può piacere o non piacere, ma ha "preso" le banche e ha detto di ricontrattare i mutui.
Allora, quello che leggiamo oggi sui giornali è un passo in più, cioè adesso la professoressa Bresso vorrebbe contribuire a pagare le rate dei mutui. Sono bellissime cose che la gente legge sui giornali, grandi attese che si creano nei confronti delle famiglie, ma mi sembra obiettivamente un modo un po' irresponsabile di dare una giusta e legittima e apprezzabilissima disponibilità da parte di un Ente come il nostro rispetto ad un tema così importante. Questi sono piccoli esempi che ci portano oggi, Assessore, ad essere molto critici rispetto alla modalità che avete scelto per affrontare questo tema. Non ci saremmo aspettati, oggi che oltre a questo elenco di cose assolutamente prevedibili e assolutamente già in corso di definizione, ci potesse essere, da parte sua e dell'Assessore Peveraro, un'illustrazione un po' più precisa rispetto, per esempio, alle tante misure, di cui abbiamo letto sui giornali, che questa Giunta avrebbe intenzione di porre in essere rispetto alle famiglie, alle imprese e quant'altro.
Questo modo di affrontare i problemi sicuramente vi ha dato lo spazio di una bella conferenza stampa, cui hanno partecipato le varie realtà che hanno sottoscritto questo documento. Tuttavia, a ben vedere penso che oggi non possiamo uscire da quest'Aula consapevoli del fatto che questa Giunta e questa maggioranza responsabilmente ritengono, con gli interlocutori, che non sono solo in questo Consiglio, ma anche tra le forze sociali di questa regione, di avviare un progetto serio, un progetto vero affinché ognuno di noi faccia la sua parte.
Non penso che lei, Assessore, debba considerare questa nostra posizione come se dicessimo "tanto se ne doveva discutere e tanto si doveva a tutti costi dire che c'era qualcosa che non andava". Creda, la nostra preoccupazione è forte, perché la sensazione che abbiamo è che si affronti questo problema semplicemente collezionando una serie di interventi e di iniziative senza andare alla radice del problema, che è di avere la consapevolezza che, prima o poi, anche in quest'organismo così importante quale la Regione Piemonte, bisognerà cominciare a capire dove si risparmia per poter magari fare delle cose più importanti per il nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Larizza; ne ha facoltà.



LARIZZA Rocco

In realtà non avevo previsto di fare un intervento su un accordo, su un protocollo che credo fosse in discussione da tempo e che era necessario anche da un punto di vista politico generale, che si concludesse in un momento come questo, anche per dare un segnale di fiducia o di impegno comune in una situazione complessa.
Sono rimasto colpito dal tono della discussione e dal primo intervento anzi, dal comizio del collega Rossi, che ha parlato di fumo. Forse si è confuso con quello che sta emergendo dal rogo che sta bruciando una quantità enorme di risorse che arriva dai centri finanziari del mondo liberista, nei confronti del quale, in Italia, ci sono dei sostenitori di altissimo livello.
Quest'accordo arriva in un momento particolare, ma non credo che l'Assessore avesse la pretesa di far fronte alla portata di una crisi della quale noi, al momento, vediamo i primi sintomi. Non siamo ancora nel pieno delle conseguenze di una crisi finanziaria.
Come l'Assessore, penso anch'io che ci sia un nesso tra situazione finanziaria ed economia reale ma, come dicono gli esperti, non ci sono dubbi che in questi anni alcuni, dal punto di vista teorico e pratico alcuni hanno pensato che la soluzione dei problemi economici passava interamente attraverso il business della finanza, curandosi poco delle conseguenze e delle attenzioni che bisognava invece avere sull'economia reale; soprattutto sull'economia produttiva, su tutto ciò che sta attorno all'economia produttiva, che non è solo finanza, ma anche ricerca innovazione, capacità di innovazione nel campo ambientale, che dovrebbe consentire al nostro paese di stare fra i paesi avanzati e non tra i Paesi che, per la loro arretratezza, sono in via di sviluppo.
Sarebbe utile analizzare le teorie che abbiamo sentito anche in questi giorni, secondo cui, per essere competitivi, non abbiamo sostanzialmente bisogno di investire sull'ambiente, quindi per essere competitivi abbiamo bisogno di tenere i salari bassi. Siccome alcuni paesi che competono con noi fanno lavorare i bambini, teoricamente dovremmo far lavorare anche i nostri. È questa la visione dello sviluppo che abbiamo noi? È questa la visione di un paese moderno che dovrebbe stare fra i più avanzati? Eppure il nostro dovrebbe essere un paese più virtuoso, in grado di fare, com'è avvenuto in Germania, investimenti in certi settori e oggi trainare l'innovazione. Non è una questione di oggi, è una questione che risale a qualche anno fa.
Proprio in Germania, l'ex cancelliere Schmidt, che oggi ha circa novant'anni, ha svolto una serie di lezioni nelle università tedesche per spiegare che nella globalizzazione la competitività della Germania si poteva garantire solo ed esclusivamente attraverso la sua capacità di innovazione, lo sviluppo della conoscenza e della capacità di ricerca per essere competitivi sul terreno della qualità.
Questo è un discorso che in Italia non è neanche passato ad un migliaio di metri al di sopra le nostre teste. Capisco che di fronte ad una crisi che fa paura, che ci sta arrivando addosso, sarebbe una pretesa assurda pensare che si possa risolvere tutto con un protocollo come quello che abbiamo sotto mano. Da questo a non cogliere che almeno vi è un segnale politico di una convergenza delle forze sociali su un programma come quello che la Regione Piemonte sta attuando, di un riconoscimento del fatto che queste forze convengono in modo esplicito che la Regione Piemonte si è dotata di efficaci strumenti di programmazione (e non sto ad elencarvele) ce ne corre.
Vorrei capire se a livello nazionale, dove il potere è maggiore, si pu immaginare un qualcosa di analogo.
I segnali che percepisco a livello nazionale è che non c'è una disponibilità a convergere per farsi carico di una crisi che consentitemelo, anche se può sembrare demagogico, non è figlia delle grandi risorse che dal capitale si sono spostate al lavoro, perché negli ultimi dieci anni, in Italia, è stato esattamente il contrario. In realtà, quando parliamo di sostegno ai redditi, dobbiamo sapere che la domanda interna non si rilancia se i salari restano al palo e se le pensioni restano nelle condizioni in cui sono. A livello nazionale non c'è una disponibilità a farsi carico di questi problemi; in questo Consiglio non si risponde "me ne frego", come ha fatto il Presiedente del Consiglio dei Ministri. Invece sarebbe utile, proprio a livello nazionale, cercare la convergenza delle forze dell'opposizione e cercare, come hanno fatto in altri paesi soprattutto la convergenza delle forze sociali non dividendole, non ostacolando il fatto che qualcuno mette in primo piano le esigenze dei lavoratori.
Guardate che in questi anni della vita e delle condizioni dei lavoratori italiani si è fatto, passatemi il termine, carne di porco! E poi guardate qual è la situazione anche dal punto di vista della sicurezza: non si investe, si riducono le risorse sulla sicurezza. Questo è il punto sul quale dovete fare i conti anche voi della minoranza. Perché quelli sono costi non solo umani e sociali, ma anche economici. In questi giorni sentiamo dei lavoratori che muoiono, ma anche di quelli che si infortunano.
Voi sapete quanto costa un infortunato? Provate a fare i conti! Quei costi le imprese che non rispettano le regole, non li pagano e li paga la società! Quando siamo di fronte ad una situazione di questo tipo, bisogna pensare se vale la pena di creare un clima di maggiore attenzione e di approfondimento, nel quale anche le opinioni - nel merito, quelle dell'opposizione - possano trovare un riscontro.
Credo che avremo altre occasioni di discuterne forse in modo più preciso e articolato, almeno meno improvvisato per quanto mi riguarda e per quel poco che capisco. Già dal luglio scorso, a nome del mio Gruppo ho chiesto che si facesse una discussione sulla situazione economica e sociale del Piemonte. Non eravamo ancora nel pieno della bufera finanziaria, ma i segni di crisi si constatavano a vista d'occhio con l'aumento della cassa integrazione e un'incidenza grave sui consumi del Piemonte.
Non c'è bisogno di essere grandi analisti per capire che cosa sta succedendo. Basta mettere in fila le aziende dove i lavoratori vengono messi in mobilità o in cassa integrazione e si ha una dimensione della crisi, a partire da quella della FIAT, che sembrava risolta, che investe l'indotto e tutta una serie di altri settori, compresi quelli dei servizi.
Se questa è la situazione, la questione che voglio porre è questa: inviterei i colleghi della minoranza, in attesa, come ci ricorda sempre il Consigliere Burzi, di diventare maggioranza, di capire che i problemi complessivi e generali sono problemi sia quando si sta al governo, sia quando si sta all'opposizione. Evitare, se possibile, i comizi, ma entrare nel merito e darci qualche consiglio.
Magari potremmo trarne vantaggio, non noi come maggioranza, ma come cittadini piemontesi.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
La situazione di incertezza e di crisi è un fatto consolidato e non riguarda soltanto Torino e la Provincia di Torino. Soltanto in questi giorni la FIOM CGIL ha messo in evidenza come anche la Provincia di Cuneo che è considerata una Provincia modello e virtuosa dal punto di vista occupazionale e industriale, attraversa un momento di difficoltà.
Il settore metalmeccanico, ad esempio, nella Provincia di Cuneo registra una situazione difficile come non era mai successo negli ultimi venti o trent'anni. Questo a dimostrazione che anche le roccaforti più forti dal punto di vista economico e strutturale hanno delle difficoltà. A cosa è dovuta la crisi? È dovuta al fatto che molte aziende cuneesi hanno per qualità, per innovazione, per ricerca - intrapreso una forte esportazione verso l'estero, anche verso quei Paesi emergenti, come nell'Est europeo, che oggi non hanno più certezze dal punto di vista finanziario come alcuni anni fa. Per esempio, la Russia non garantisce più i crediti ad alcune aziende, ci sono difficoltà per i privati che avevano acquistato prodotti realizzati in Piemonte.
Poco fa il Consigliere Larizza ci suggeriva di avanzare proposte, di dare qualche idea, di affrontare il problema in modo non demagogico. Bene credo che il Piemonte dovrebbe, a questo punto, chiedere l'apertura di un tavolo di confronto con il Governo nazionale, e non limitarsi a criticarlo non limitarsi ad azioni come il ricorso al TAR su questo provvedimento nazionale, ma chiedere l'apertura di un tavolo sul problema Piemonte. Non c'è soltanto il problema Lombardia, il problema Veneto, ma anche un problema Piemonte.
Tant'è vero che - mi fa piacere che sia presente l'Assessore all'Agricoltura - pochi giorni fa la Regione Lombardia e la Regione Emilia Romagna sono intervenute sulla questione del settore lattiero-caseario. La famosa battuta "formaggio per tutti" - che prevede interventi consistenti da parte del Ministero dell'Agricoltura per acquisire produzioni attualmente immagazzinate e non vendute - riguarda anche il Piemonte.
Dobbiamo, quindi, attivarci affinché anche il settore lattiero-caseario piemontese sia avvantaggiato, se non lo è già, dai provvedimenti che il Governo intende assumere.
Sulla questione del credito, di cui si è anche diffusamente parlato chiedo alla Giunta se sono stati fatti degli incontri con le banche piemontesi. È stato chiesto un incontro con il sistema bancario piemontese? Sono state incontrate le casse di risparmio? Le casse rurali? E il credito cooperativo, al di là delle grandi banche che operano in Piemonte? Ricordo che il sistema di credito locale - che nella nostra regione è forte, in tutte le province ci sono casse di risparmio e banche di credito cooperativo - è più solido che non quello del sistema creditizio nazionale o internazionale che fa riferimento ai grandi gruppi. C'è stato un incontro? Leggo che la Presidente Bresso vuole incontrare, nei prossimi giorni la Banca Europea degli Investimenti, ma forse non è il caso di fare qualcosa con il nostro sistema creditizio, che è patrimonializzato presente sul territorio, che finanzia le piccole e medie imprese, anche le più piccole e a carattere familiare? Non so se questo incontro sia avvenuto, Assessore Bairati; se non è avvenuto, credo che possa essere una cosa da fare. Non soltanto con i grandi gruppi, perché parlo del sistema bancario creditizio locale, che è quello che ha sempre corrisposto in modo più efficiente e più adeguato.
Ogni volta che c'è stata un'alluvione o un evento difficile per il Piemonte, ricordo che le casse di risparmio e le banche di credito cooperativo sono sempre state presenti immediatamente, sono intervenute quasi in modo volontaristico, senza che vi fossero richiami dall'alto.
Noi, Assessore Bairati, abbiamo una bella sede a Bruxelles, anche costosa, ma al di là della forma, in che modo il Piemonte è impegnato in questo periodo presso la Commissione Europea e il Parlamento europeo sulla questione delle emissioni in atmosfera? Non possiamo fare una battaglia demagogica e di parte. Quella vicenda, quella delle emissioni in atmosfera riguarda il Piemonte, eccome se riguarda l'industria piemontese! Quindi riguarda l'occupazione piemontese.
Le leggo che cosa dice il professor Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma (sapete benissimo da che parte sta). Sostiene che il nostro Paese a forza di accettare sempre supinamente quello dice l'Unione Europea, si è messo in una situazione difficilissima, in un cul de sac.
"L'anno scorso", dice Davide Tabarelli, "in Italia c'era un Ministro ambientalista fondamentalista, Pecoraro Scanio, che ha accettato tutto mentre all'estero hanno agito in maniera diversa. Comunque, certe cose sono impossibili per tutti".
La questione sappiamo qual è, quella che l'Italia chiede un'applicazione differenziata delle normative per ciò che riguarda le emissioni in atmosfera. Il professor Tabarelli ci richiama al fatto che noi siamo il Paese più in difficoltà, perché "l'Italia è già uno dei Paesi più energeticamente efficienti al mondo, con uno dei rapporti più bassi fra consumo di energia e prodotto interno lordo. Quindi, se dovessimo tagliare ancora faremmo molta più fatica degli altri persino se volessimo ridurre i consumi di poco. Figuriamoci del 20% in pochi anni".
"Perché, secondo lei" - chiede il giornalista - "le cose stanno andando come vanno?". Tabarelli risponde: "Perché la Commissione UE sull'ambiente come su ogni altro argomento, si dà degli obiettivi staccati dalla realtà e poi gli Stati seguono per fare i primi della classe e, soprattutto l'Italia, lo fa in maniera irresponsabile".
Tabarelli, quindi, dice che noi abbiamo sempre detto di sì e oggi siamo in difficoltà perché, se dovessimo applicare tutte le direttive dell'Unione Europea in materia di ambiente, così come prescritto, per l'industria italiana, e quindi anche piemontese, sarebbe un tracollo. Sarebbe veramente difficile mantenere l'occupazione, Consigliere Larizza. Anche su questo argomento, forse, bisogna superare gli steccati ideologici, affrontarli in modo molto più pragmatico. Aprire un confronto anche su questo argomento ma non si tratta di essere più o meno ambientalisti, ma di essere realisti.
Noi siamo un Paese che è in estrema difficoltà, e lo sarà ancora di più se sarà costretto a ridurre le emissioni in atmosfera, nel modo del tutto teorico come viene imposto dall'Unione Europea.
Credo che ci siano temi sui quali forse non è il Governo nazionale, ma sono alcune Regioni e alcuni partiti a premettere al confronto una visione ideologicamente prevenuta e sicuramente pericolosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Sono contento del dibattito di oggi. Finalmente iniziamo a parlare di questioni che interessano i cittadini, quindi il nostro Piemonte e il nostro territorio, indipendentemente dalle valutazioni personali.
Assessore Bairati, ho letto in parte il documento, ma ho letto un periodo chiave che, secondo me, è la base da cui partire, è il primo punto all'o.d.g. che dobbiamo inserire in Regione Piemonte.
Il periodo è quando lei dice: "Sul fronte sociale sono diversi i segni di una sfiducia psicologica circa il superamento dell'attuale crisi, ma certo non sono trascurabili i dati oggettivi relativi all'erosione del potere d'acquisto dovuto alle dinamiche dei prezzi e dell'inflazione reale.
Il rischio di impoverimento crescente per le famiglie monoreddito e per alcune fasce di reddito medio dipendente (il fenomeno della cosiddetta quarta settimana), con un'accentuazione della forbice nella distribuzione reddituale tra ricchezza e povertà". Questo è il punto da cui dobbiamo partire; è l'aspetto più importante.
Ciò significa che a Torino e Provincia emergono dei dati decisamente preoccupanti rispetto alla media nazionale. Il 15 ottobre la Caritas ha presentato il "Rapporto sulla povertà": in Italia ben 15 milioni di persone si avvicinano alla soglia di povertà; tra queste, sette milioni e 500 mila vivono con 500 o 600 euro al mese e rappresentano il 13% della popolazione nazionale. L'ultimo dato rilevante dell'Osservatorio Nord-Ovest evidenzia che in Piemonte il 14% delle famiglie vivono con 500 o 600 euro al mese: rappresentiamo quindi un primato a livello nazionale.
Questo è il punto cardine da cui partire: il Piemonte detiene uno dei primati più negativi a livello nazionale, quello della fascia di povertà per cui si vive con 500 o 600 euro al mese.
Vi è, poi, un altro dato sul quale lei giustamente si è soffermato: l'inflazione e il carovita.
Sempre a Torino, deteniamo il primo posto, con un'inflazione al 4.5 risulta, quindi, la città più cara. Questo è un altro aspetto chiave, nel quale, in questo periodo, è racchiuso tutto il quadro della situazione.
Il sottoscritto, insieme alla maggioranza dei colleghi qui presenti, ha presentato una richiesta alla Presidente per convocare un Consiglio straordinario urgente, per definire quali sono le politiche più idonee per contrastare la povertà.
Il contrasto alla povertà e alla disuguaglianza sociale ci deve unire tutti, perché è il punto da cui partire.
Non mi venga a dire il Presidente Berlusconi che, abolendo l'ICI, ha favorito il contrasto alla povertà, perché il 25% degli italiani vive con uno stipendio di 500 o 600 euro e soprattutto non ha una casa; pertanto non ha influito sul contrasto alla povertà.
Non mi venga a dire che con la riduzione della tassa sullo straordinario prevista nella legge finanziaria si è andati a migliorare la qualità della vita, perché non va ad influire sulle fasce povere.
Attenzione, cari colleghi, perché a Torino e Provincia si registra un ulteriore dato negativo, poiché vengono distribuite all'anno ben 35.000 "borse della spesa per i poveri".
Ma queste 35.000 borse distribuite dalla Caritas, dalle parrocchie e dalle associazioni non sono tutte destinate ai cosiddetti "barboni" di una volta, o a coloro che vivono in una fascia di debolezza perché disoccupati o emarginati; sono anche destinate famiglie normali che non riescono ad arrivare alla quarta settimana.
Il problema a cui tutti noi dobbiamo interessarci e che ci deve vedere uniti è proprio il contrasto alla povertà. Ben venga, quindi, un Consiglio straordinario, dove ciascuno di noi dovrà trovare delle idee e la Giunta dovrà stanziare delle risorse, perché il problema è proprio quello delle risorse da destinare al capitolo del sociale. Perché mi riferisco a questo capitolo? Perché come spesa sociale, in Italia, con tutto quello che facciamo in campo sociale, andiamo ad incidere solo del 4% nella riduzione della povertà. Altre nazioni, invece, come la Germania, l'Irlanda o la Danimarca, che influiscono del 50% sulla spesa del sociale, riescono a ridurre la povertà del 50%. Non possiamo, quindi, limitarci agli interventi sul reddito, ma dobbiamo agire sulla qualità dei servizi.
Il problema della povertà è strutturale, non è più casuale. Prima quando si parlava di povertà, andavo in televisione o nei mercati e dicevo alla gente: "Il carovita!" e questi erano tutti arrabbiati, perché era lì che si vedeva la povertà e l'emarginazione sociale. Tutti dicevano "Scanderebech è il politico dei poveri!". Ben venga Scanderebech, il "politico dei poveri", perché è quello il problema su cui tutti dobbiamo confrontarci e offrire delle idee.
Una Giunta che governa bene... Assessore Bairati, sono contento che lei abbia fatto questi primi passi. Sono felice di aver appurato che la Giunta almeno nel bilancio previsionale, abbia previsto l'innalzamento della soglia ISEE da 15.000 a 22.000, una sorta di detassazione. Mi fa piacere che si intervenga su quelle 2.500 famiglie che vivono in condizioni disagiate e disastrate per quanto concerne l'incombenza dei mutui e quindi dei pignoramenti.
Mi compiaccio di tutte le iniziative che avete preso in questi ultimi tempi, però bisogna fare un patto tra noi colleghi.
Avete fatto bene a fare un patto con le associazioni sociali, ma in quest'Aula dobbiamo fare un patto anche tra di noi, per capire come intervenire realmente, come il Consiglio possa intervenire efficacemente e come possiamo essere reciprocamente di aiuto per contrastare veramente la povertà, che si sta trasformando in miseria.
Questo è il tema su cui nei prossimi giorni e nei prossimi mesi dovremo lavorare. Se sarà il caso, costituiamo anche una Commissione speciale (del resto, non dobbiamo farlo solo contro qualcuno!) per contrastare il fenomeno della povertà.
Assessore Bairati, sono contento che oggi si cominci a parlare di questi temi, perché credo che questo sia il punto di partenza: la politica.
Perché il problema della povertà è un problema sociale, oltre che politico.
Ma nel momento in cui il problema sociale non viene individuato - semmai viene emarginato - la politica deve intervenire e risolvere la situazione non può più ignorarla.
Non possiamo comportarci come per le narcosale, dandole ai drogati solo per ignorare il problema. No, collega Chieppa: dobbiamo avere il coraggio di intervenire su questo tema. Questa Giunta già il coraggio lo ha avuto perché qualcosa si sta muovendo: non so, poi, se sono solo dei proclami per cui dovremo vedere i risultati, ma almeno si intravede qualcosa.
Il Governo Berlusconi nella legge finanziaria non ha previsto nulla per il contrasto sociale alla povertà: gli unici due provvedimenti assunti sono stati l'abolizione della tassa sulla prima casa e la detassazione degli straordinari, ma per il contrasto alla povertà non c'è niente nella finanziaria dei prossimi tre anni.
vero che dobbiamo rispettare il Patto di stabilità a livello nazionale e a livello regionale, però dobbiamo intervenire con dei provvedimenti che vadano a migliorare i servizi e la qualità della vita, e non soltanto il reddito, che è una questione temporale: sarebbe come continuare a dare l'elemosina al barbone! Noi dobbiamo intervenire radicalmente. Come? Non è facile, lo so.
Questo è un problema che ci deve unire, perché appartiene a tutti noi e ai nostri figli. Ciò che ho trovato io, per esempio, venendo qui a Torino, i nostri figli non lo troveranno più.
Abbiamo un problema che ci stiamo portando dietro sia come padri di famiglia, sia come politici: per i cittadini piemontesi dobbiamo intervenire su questo tema, dobbiamo lavorarci profondamente e confrontarci. Possiamo anche bisticciare (inteso come contrasto nel modo di vedere le iniziative) purché si trovino le soluzioni e si riesca ad intervenire, perché il problema della povertà è al primo posto di questo patto sociale. Non possiamo più parlare di altro se non discutiamo prima del contrasto alla povertà. Solo in questo modo faremo un patto serio nell'interesse dei cittadini.
Se vogliamo che questo tema venga sviscerato, documentato e analizzato il più possibile, propongo la costituzione di una Commissione speciale non so come - che lavori quotidianamente e in sintonia con la Giunta.
Ciascuno dovrà fare il proprio dovere, sia la Giunta sia i Consiglieri.
Cari colleghi, non del Regolamento o della legge elettorale dobbiamo parlare, ma di questo, e da domani deve essere il primo punto all'o.d.g.
Sono pronto a collaborare con il centrodestra, con il centrosinistra con il centro, con chiunque. Su questo tema io ci sono.



PRESIDENTE

Se siete d'accordo, procederei secondo il criterio dell'alternanza.
La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Signor Presidente, mi sembra che molti interventi non tengano conto della grave situazione in cui versiamo, che mi pare si sia evidenziata, in modo particolare, nelle ultime settimane. Sono crollati come tanti birilli alcuni giganti della finanza mondiale e l'intero sistema è stato toccato profondamente da questa vicenda. Mi pare che vengano toccate le stesse banche italiane, che pure ci vengono presentate come sicure, perch l'Italia avrebbe un'economia e una cultura completamente diverse rispetto a quelle statunitensi. Ma l'Unicredit è stata profondamente colpita e le stesse industrie sono fortemente toccate dalla recessione.
Il Consigliere Guida ha ricordato prima il caso della Provincia di Cuneo, ritenuta quella più tranquilla, sicura, con indici di disoccupazione sostanzialmente fisiologici, che, però, nell'ultimo anno, ha visto crollare una serie di industrie, alcune delle quali attive. Il caso di Moretta è drammatico e gravissimo è pure il caso della cartiera di Ormea.
La FIAT, al rientro dalle ferie, ha posto in cassa integrazione moltissimi lavoratori e il turismo, che l'Italia ha sempre visto come l'industria che avrebbe portato grandi vantaggi - in altri anni così è stato - versa in una crisi profondissima e ha fatto segnare perdite per alcuni miliardi di euro. D'altronde, in Liguria - lo dico con dolore - non si è salvato nemmeno un metro di costa, perché, negli ultimi 15 anni, con due amministrazioni di centrosinistra e una di destra, è stato cementificato il 55% di quello che si poteva cementificare.
In Italia, uno spazio pari a due regioni intere è stato cementificato in 15 anni, Questo vuol dire che, sostanzialmente, tra un secolo, non ci sarà più un metro quadrato disponibile. In Sardegna si è svolto un referendum - fortunatamente fallito - proposto dalle destre, per poter continuare a costruire sulle coste (alberghi, piscine, villaggi turistici perché, naturalmente, questo "porta vantaggi all'economia".
Imprenditori, politici e banchieri, in questi anni, hanno mentito su tutto. I giornalisti sono stati fortemente legati a questo carro, ci hanno detto che l'Italia sarebbe diventato un paese profondamente competitivo se avessimo privatizzato tutto, se i salari fossero stati più bassi, se ci fossero stati meno diritti sindacali e che il boom della Borsa avrebbe portato vantaggi a tutti. Allora, ricordo le politiche sui fondi pensione che sono state seguite in questi anni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, la Borsa è in caduta libera e trascina con sé i fondi pensione e molte aziende.
Ora, per anni abbiamo sentito dire che la colpa era dell'assistenzialismo, quello che oggi si è giocato su un'industria come Alitalia e, sostanzialmente, si gioca sulle banche.
In Italia, l'ideologia per cui, sostanzialmente, il mercato avrebbe sciolto tutti i problemi sta passando con una forza e una durezza profondissima. Voi sapete che noi riteniamo che questi problemi siano stati affrontati solo parzialmente anche dai Governi precedenti, compreso quello di cui abbiamo fatto parte, da cui dipende anche la nostra sconfitta, ma se la meritocrazia che ogni giorno ci viene presentata come valore assoluto, che viene proiettata sulla scuola e su ogni valore, valesse qualcosa, oggi non sarebbero tanto i lavoratori ad essere cacciati quanto un'intera classe dirigente. In Argentina, davanti alla crisi, si diceva che tutti se ne dovevano andare. Ricordiamo che uno dei maggiori artefici del crack argentino, Cavallo, di origine italiana, aveva ricevuto la laurea honoris causa dall'Università di Bologna pochi giorni prima del crack...



(Commenti in aula)



DALMASSO Sergio

Questo avvenne pochi giorni prima che si verificasse il crack e questo economista era stato presentato come un mago, un innovatore...
In nome della competitività, oggi si tenta di far passare "bocconi ghiotti" con la cancellazione di contratti nazionali.
Ancora due note molto brevi. Il Consigliere Guida ha ricordato i casi delle banche locali - credo si sarebbe dovuto fare un qualche sforzo e la discussione su questo è durata a lungo - e le concentrazioni bancarie. Il fatto che anche le banche locali siano entrate in gruppi notevolmente maggiori ha in parte cancellato il preesistente rapporto territorio-banche non voglio ricordare la discussione svoltosi presso il Consiglio Comunale di Cuneo, che l'allora Sindaco di Cuneo ricorda bene, relativamente ad alcune banche della Provincia.
Per quanto riguarda la discussione in tema ambientale, c'è un nodo all'interno della nostra stessa maggioranza - l'Assessore lo conosce - su una serie di temi. Sono stato accusato, insieme ad altri due Consiglieri per alla firma sulla questione "inceneritori" che tanto dibattito provoc nella maggioranza e in sede di Consiglio.
particolarmente grave che il nostro Governo, per voce della Ministra competente, pomposamente, a livello europeo, esprima frasi del tipo: "Non ci arrenderemo. Se non ci saranno modifiche importanti, diserteremo l'appuntamento di Copenaghen 2009". La questione non riguarda solo il quantitativo di CO2 che liberiamo nell'atmosfera, ma deve vertere su una riconversione, svolgendo un ragionamento complessivo sul rapporto lavoro ambiente che la nostra sinistra, che, per quanto sconfitta ultimamente, ha cercato per anni di compiere.
un'osservazione che potrà sembrare slegata dalla relazione svolta dall'Assessore, ma ricordo che quest'anno, per la prima volta nella storia dell'umanità, il Polo Nord è stato completamente navigabile per alcuni mesi. Se la politica avesse un minimo di razionalità, non dico di morale, e di finalità almeno a medio termine, dovrebbe esserci una preoccupazione complessiva su questo fatto. È una preoccupazione che invece non c'è perché il problema fondamentale che le potenze si pongono è semplicemente questo: chi potrà navigare in quei mari, come quei mari diventeranno una delle fonti e dei modi per poter commerciare meglio? Su questo litigano alcune delle maggiori potenze, dal Canada alla Russia e alla Danimarca dicendo: "Quel mare è mio".
Sulla relazione dell'Assessore e sui nodi che ha posto, credo che il Patto sia importante e che però vi siano alcune questioni di tipo ambientale e di sviluppo d che andrebbero sicuramente discusse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Mi pare che, prima di andare ad esaminare il documento che l'Assessore ci ha illustrato, una premessa sia d'obbligo.
una premessa relativa al tipo di sviluppo che intendiamo avere e programmare, una premessa relativa alla scelta di campo tra le due forme di capitalismo oggi presenti nell'Occidente e che, proprio in questi giorni si stanno confrontando: il capitalismo di modello neoamericano, fondato sul valore individuale, la massimizzazione del profitto a breve termine e lo strapotere del mercato finanziario, che ha negli Stati Uniti il punto di riferimento più forte e coerente, e il modello renano, fondato sull'economia sociale di mercato, il consenso e le prospettive a lungo termine, così come praticato in Germania e in alcuni Paesi dell'Europa del nord e, con alcune varianti, anche in Giappone.
Dal prevalere dell'uno o dell'altro modello dipenderanno molte cose dipenderà probabilmente l'istruzione dei nostri figli, l'assistenza sanitaria dei nostri genitori, l'aumento delle sacche di povertà nei paesi più ricchi, le politiche nei confronti degli immigrati, i nostri stipendi i risparmi e le tasse che andremo a pagare.
A mio avviso, dobbiamo cercare di fare un ragionamento alto su questo cioè su quale tipo di capitalismo intendiamo che abbia sempre più spazio nel nostro Paese, perché da questa scelta dipenderà il tipo di welfare, la tutela del lavoro e del mercato del lavoro e mille altre cose insieme.
Il documento che ci viene oggi sottoposto non sceglie ancora, manca ancora di questo tipo di scelta chiara. È un protocollo che va sicuramente osservato con attenzione, perché laddove ci sono Istituzioni - in questo caso la Regione - che entrano in contatto e che si rendono disponibili ad una collaborazione forte con i corpi intermedi, con le associazioni di categoria e con quello che sostanzialmente è una rappresentanza importante del nostro paese, questo è un segnale che, a nostro avviso, va visto con attenzione.
Certo è un segnale che poi deve essere concretizzato. Qui sta la debolezza di questo testo, a nostro avviso: è un patto che disegna un possibile scenario, ma non ne fissa alcuni momenti essenziale, perch laddove si dice che la Regione Piemonte si impegna a definire tempi e risorse connesse all'attuazione degli interventi previsti, restiamo massimamente nel vago.
Quali risorse e quali tempi per affrontare le grandi crisi del Piemonte, ma che purtroppo sono le crisi dell'Italia e di gran parte dell'Occidente? Quali tempi e risorse per dare atto, dare concretezza e dare organicità a questo piano, che oggi è un insieme di impegni generici che devono trovare delle finalizzazioni? Noi stiamo vivendo in tante parti dei territori delle crisi importanti.
I colleghi hanno ricordato ognuno un po' la propria dimensione provinciale sottolineando quali elementi di crisi si sviluppino. Naturalmente non mi sottraggo. L'Assessore è purtroppo conscio di crisi che riguardano l'Alessandrino, il Casalese e il mondo del freddo, di centinaia e forse migliaia di posti di lavoro che oggi sono messi quotidianamente in discussione.
Noi apprezziamo gli sforzi che in questi anni sono stati compiuti per monitorare queste problematiche, ma vorremmo che si trovassero anche delle soluzioni concrete e che il Governo regionale, naturalmente con il supporto del Governo nazionale, trovasse il modo di intervenire su questi settori magari maturi, ma con problemi reali, che devono essere in qualche modo supportati.
Certo, colleghi, a mio avviso oggi non è il momento di sparare l'uno addosso all'altro, perché la politica dell'alternanza, che ormai è un dato acquisito a tutti i livelli di governo, non ci permette oggi di dire "tu hai fatto questo, io ho fatto quell'altro", perché ogni accusa può essere ribaltata sull'una o sull'altra parte.
C'è oggi bisogno di individuare una filosofia di sviluppo che abbia una comune radice, che garantisca sicuramente i livelli di civiltà che nel nostro paese si sono raggiunti, e poi di lavorare per migliorare queste situazioni.
Mi pare che il Patto, che pur rappresenta un elemento importante anche se non nuovo, possa andare in questa direzione, ma che sia carente dal punto di vista della concretezza.
Oggi rimane un'esercitazione, un approfondimento e, non vorrei dire, un lavoro professorale che segnala e fotografa una situazione; abbiamo bisogno di vederne la concretizzazione, abbiamo bisogno di vederne la reale efficacia con interventi sui settori e nelle situazioni che oggi il Piemonte mostra come momenti e settori di crisi.
Solo allora potremo capire come procedere, se questo è stato un protocollo che ha posto le basi per qualcosa o se è rimasto un'esercitazione sterile di attenzione, ma che nulla ha cambiato per i settori di crisi della nostra regione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Noi veniamo da due settimane, a livello nazionale, internazionale e mondiale, di grande crisi finanziaria determinata dagli sviluppi di una certa politica che ha puntato più sulla finanza in quanto tale.
E mi risulta anche qua in Piemonte, e chiederemo conto alla Regione così come stiamo chiedendo conto al Comune di Torino, se ci sono state operazioni con derivati a rischio per la nostra regione. Dico questo perché una delle capacità principali di un governo regionale è quella di garantirsi il futuro, di non generare un debito che opprima le gestioni successive e di fare la cosiddetta "buona amministrazione".
Abbiamo sentito dire - e lo chiederemo al Vicepresidente Peveraro - su questo tema dei derivati a che punto siamo, perché a noi risulta che la Regione abbia appoggiato situazioni e strumenti finanziari di questo tipo forse più che non alcune banche americane, che sono fallite.
Pertanto, rispetto alla capacità di spesa, se Intesa Sanpaolo o se Unicredit avessero operato tanti derivati, in percentuale al loro fatturato, quanti ne ha fatti la Regione Piemonte, a quest'ora lo Stato sarebbe sicuramente dovuto intervenire pesantemente per ripianare. Se a fronte di questo notiamo che c'è una situazione di mancata attenzione al problema, intanto vediamo quali sono le risorse finanziarie disponibili in questa Regione, calcolando il debito generato, cioè qual era il debito al 2005 e qual è il debito oggi. A me risulta che il debito sia lievitato fortemente, quindi occorrono strumenti finanziari per operare iniziative come queste.
Questo documento è un bellissimo elenco di situazioni, è una presa d'atto, ci sono anche dei commenti che fanno sorridere. Ho visto, rispetto al digitale terrestre, che siamo la prima Regione, in Italia, ad essersi attrezzata. Punto. Ma questo è un comunicato stampa, non un provvedimento da assumere! Ci sarà ancora qualcosa da fare, nel settore del digital divide, da parte di questa Regione! Allora, qual è l'iniziativa che questo strumento propone, se non quella di riconoscere che in questo settore siamo la prima Regione ad aver operato? Ho fatto quest'esempio, ma ce ne sarebbero innumerevoli altri.
Questa, dunque, è una presa d'atto.
Alcune cose addirittura sono dovute, obbligatorie, perché si leggono delle ovvietà, come il fatto che bisogna dare attuazione a delle leggi.
logico che se c'è una legge bisogna darne attuazione, non si può certo ignorarla, perché si andrebbe contro la natura dell'istituto regionale.
Quello che voglio dire è che c'è stata una crisi mondiale determinata da giochi finanziari e noi vogliamo sapere quali sono i giochi finanziari che questa Regione ha fatto con i derivati, per capire qual è il debito complessivo e quali sono le risorse disponibili da agganciare a questo documento. Qui, di tutto si parla tranne che delle misure che si intendono attivare per dare una risposta ai problemi che stanno emergendo oggi.
A livello nazionale, sarà criticabile, ma una risposta c'è: si sta tentando di spostare gli obiettivi di Kyoto per avere più risorse da destinare ad un settore e ad un comparto che aiuti la produttività, il reddito, le aziende in difficoltà, quindi che aiuti a mantenere o potenziare la forza lavoro, perché grandissima parte di queste risorse potrebbero finire, rispettando un accordo importantissimo, rispetto al quale, però, si chiede solo una dilazione più attenta, anche in rapporto al momento economico che l'Europa - non solo l'Italia - e che il mondo stanno vivendo.
Pertanto, dobbiamo dare - se riusciamo - una priorità a quegli interventi che aiutino l'economia reale, quella di tutti i giorni, quella delle banche, che dovranno rapportarsi con il sistema imprenditoriale degli agricoltori e degli artigiani.
Occorre fare interventi di sostegno e di obbligo, in questa direzione non pensiamo solo alle grandi banche, perché qui, come al solito, si parla solo dei grandi istituti, ma il Piemonte è formato da tante casse rurali che mantengono le aziende, mentre altri istituti facevano magari giochi finanziari più alti, fusioni, ecc., che sul territorio hanno lasciato ben poco, se non la perdita di altri posti di lavoro o situazioni di disagio.
Forse, anziché pensare che sia il momento, per le banche, delle grandi fusioni o delle grandi strategie - ringraziandole per non essersi spinte fino ai livelli delle altre banche internazionali - è opportuno iniziare a coinvolgere le banche rurali, il territorio, sentire cosa dicono, cosa propongono, essendo quelle che conoscono meglio le singole realtà, e quali sono gli strumenti da affidare per aiutare le imprese. Una cassa rurale agricola lavora in un territorio limitatissimo, conosce meglio di tutti...



PRESIDENTE

Scusi, collega Casoni. Prego i colleghi Consiglieri che sono in piedi di accomodarsi fuori, perché diventa impossibile ascoltare l'intervento del Consigliere Casoni.



CASONI William

Dicevo che occorre coinvolgere questi sistemi, puntando non solo ai grandissimi obiettivi, ma cercando di capire che il Piemonte è composto da tante piccole realtà, diverse da Provincia a Provincia. In alcune parti della nostra regione è più sensibile l'attività agricola, in altre quella artigianale o della piccola e media impresa, in altre ancora - come l'area del torinese - è più importante la grande impresa.
Pertanto, occorre fare politiche di accompagnamento a questi settori con un sistema che dia le garanzie affinché, nei prossimi mesi, le banche stringano i cordoni sugli affidamenti, magari creando tensioni specialmente nelle piccole aziende, tra i datori di lavoro e i lavoratori e generando tanti piccoli sistemi.
Ha ragione il collega Scanderebech quando dice di pensare alla povertà a quello che si sta creando, al disagio sociale. Quando una persona deve stare a casa e non ha protezioni di alcun genere, magari ha 50 o 55 anni una famiglia, ecc., chi pensa a questa persona? Quali sono gli aiuti che possono arrivare, perché almeno la grande impresa ha la cassa integrazione che garantisce un minimo di sostegno, ma chi aiuta coloro che corrono questi rischi nelle imprese più piccole? E allora, per evitare questi rischi sarebbe opportuno che l'azione regionale si rivolgesse con misure precise: abbiamo Finpiemonte o Eurofidi per cui si può dire loro che è il caso di non finanziare solo gli importi a sei zeri e che magari è importante iniziare a finanziare anche gli importi da 20 o 30 mila euro, che potrebbero aiutare gli artigiani, quindi non fare solo grandi progetti con le banche collegate, che siedono in questi Consigli perché sono quelli più appetitosi dal punto di vista finanziario.
Questa è una politica che la Regione può portare avanti, che costerebbe poco anche economicamente: basterebbe dare delle indicazioni precise ai settori che attendono.
Questa attenzione noi l'abbiamo chiesta anche al Governo e sappiamo già che la battaglia che si sta facendo oggi in Europa serve proprio a destinare delle risorse in questo senso.
Qui, invece, troviamo un bel resoconto; quello che ci fa sorridere è che, addirittura, fa riferimento ad un programma attuato in questi tre anni, per cui, se uno lo leggesse potrebbe pensare di essere nel posto sbagliato, che in questa regione non c'è la crisi e che è stato fatto tutto benissimo, che è tutto a posto e non c'è niente da fare! Qui non c'è la soluzione di un problema, non è scritto quali sono gli strumenti finanziari attivati, per cui - ripeto - nei prossimi giorni chiederemo che venga reso noto un quadro preciso - è l'unico che conta della situazione amministrativa e contabile del Piemonte.
Io qui lamento un fatto: l'altro giorno, l'Unione Industriale di Cuneo mi ha comunicato che non sono ancora state pagate le fatture del 2005, ed è una vergogna per questa Regione.



PRESIDENTE

Chiudiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale.
La parola all'Assessore Bairati per la replica.



BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione

Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi. Concordo pienamente con il Consigliere Rossi sulla questione delle marche da bollo e, quindi comunicheremo al Ministro Tremonti che, eludendo un obbligo, non le applicheremo più.
A parte la questione delle marche da bollo, dopo ciò che ho sentito faccio le seguenti osservazioni, a completamento del ragionamento complessivo, su tre questioni.
La prima è che, come esplicitamente richiamato nell'introduzione del documento, stiamo parlando - in quanto riguarda il Patto per lo sviluppo della definizione di un quadro di programmazione - e ripeto il termine "programmazione" - concertata e unitaria tra l'Amministrazione regionale e i diversi portatori degli interessi economici e sociali del Piemonte. In quanto tale, come quadro di programmazione non può che rimandare a due questioni che, correttamente, venivano ricordate dall'intervento del Consigliere Cavallera e del Consigliere Burzi: da un lato, ad una corrispondenza nei quadri di bilancio e, dall'altro lato, nei cosiddetti interventi attuativi di programmazione.
Rispetto ai programmi attuativi, mi permetto di ricordare, visto che sono state ricordate delle situazioni puntuali (Casale-filiera del freddo Valenza-settore orafo ecc.), che quest'Amministrazione gli atti li ha già presi, perché ricordo - peraltro, i Consiglieri Cavallera e Botta lo sanno che dopo molto tempo, anche con copertura CIPE, con recentissima delibera di 15 giorni fa sono stati rifinanziati, dopo tanti e tanti anni, gli interventi in favore del recupero di competitività dei distretti industriali.
Proprio l'atto della Giunta ha inserito tanto la filiera del freddo quanto del distretto orafo non in un generico libro dei sogni, ma in un quadro di investimenti certo, che ha una sua copertura, peraltro cofinanziata da un atto del Governo. Di questo, ovviamente, vi do informazione e atto, per dimostrarvi che esiste un corretto collegamento tra rapporto della programmazione e le attuazioni conseguenti. Non so se avverrà domani, perché mi pare di aver capito che avverrà la prossima settimana, ma il confronto in sede di bilancio sarà forse la sede più corretta e adeguata dove il piano attuativo troverà rispondenza.
Non mi soffermo sulla questione del Piano 20-20-20. La mia posizione è completamente diversa, cioè non era mia la posizione della Germania e dell'Inghilterra. Ci sono autorevoli interventi di economisti, ma mi pare che ci siano autorevolissimi posizioni di capi di Stato che confermano secondo me, che quella scelta è miope in termini ambientali e miope in termini di politica industriale. Ma di questo avremo modo di riparlare.
Visto che tutti gli interventi hanno poi fatto richiamo alla contingenza stretta, cioè al piano delle emergenze, ricordo alla Consigliera Ferrero e al Consigliere Casoni due questioni: esiste un piano ovviamente, non siamo obbligati a dire e a fare qualcosa, però ricordo che uno degli elementi di emergenza immediata è il problema di conservare le linee di credito erogate in favore delle PMI, su cui dati precisi non ci sono ancora - tra l'altro, vorrei confortare il Consigliere Guida, tutti gli istituti di credito e l'ABI sono stati ascoltati.
Tuttavia, un piano è di immediata competenza regionale, che è quello di mettere a disposizione gli istituti di garanzia di emanazione regionale.
Noi disponiamo di tanti, troppi istituti di garanzia del credito, ma i due principali istituti di garanzia, uno di emanazione regionale (Eurofidi) l'altro di emanazione privata (Unionfidi), che sono i due maggiori istituti di garanzia nazionali, recentemente coinvolti (non solo questi due) da un atto della Giunta che è relativo alla loro ricapitalizzazione, quindi al loro consolidamento proprio sul terreno delle garanzie - atto che si attendeva da molto, molto tempo - sono stati coinvolti proprio per intervenire sulla situazione che, a giudizio di tutti, ma nei fatti sarà più critica in termini immediati, cioè la garanzia, attraverso gli istituti di cui ha fatto citazione anche Casoni, del credito in favore delle piccole e medio imprese, che non è solo un credito a sei zeri.
In molti casi (Casoni senz'altro lo sa, perché ha fatto l'amministratore), se si va a vedere lo spettro del portafoglio di questi istituti di garanzia, ci si accorgerà che, in particolare, un istituto di garanzia ad emanazione regionale è un istituto di garanzia che per legge lavora al di sotto dei 250 addetti, ma anche un po' per missione o vocazione di business naturale, lavora, in particolare, sulle dimensioni piccole e piccolissime. Quindi, i sei zeri non li troverà.



(Commenti del Consigliere Casoni)



BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione

Se non posso rispondere, salto il punto e passo ad altro.



(Commenti del Consigliere Casoni)



BAIRATI Andrea, Assessore alle politiche per l'innovazione e l'internazionalizzazione

Se li conoscete, sapete che non sono a sei zeri. Evidentemente il richiamo del suo intervento...
Per quanto riguarda la seconda questione - su questo, sono coinvolti gli istituti bancari, e sto parlando sempre di attuazioni, la Banca Europea degli Investimenti e l'Amministrazione regionale - la seconda misura che intendiamo prendere è il 28 di questo mese, quando ci sarà il primo incontro con la Banca Europea di Investimenti, e riguarda proprio la ricapitalizzazione delle piccole e medie imprese che, come ho detto soffrono di sottocapitalizzazione da sempre, ma in una fase di crisi rischiano di incontrare particolare difficoltà proprio per la loro natura sottocapitalizzata.
Quindi, con la Banca europea di investimenti comincia un percorso di qualche mese per strutturare un fondo di intervento che può essere equity nel capitale, prestito o garanzia per affrontare questa situazione: mutui e credito al consumo.
Per quanto riguarda i mutui, non ho risposte certe. La prima cosa che dobbiamo fare è capire e osservare esattamente com'è la situazione. Capire per esempio, perché le misure prese dal Governo nelle scorse settimane hanno prodotto non esiti nulli, ma hanno prodotto un esito nullo perché c'è stato un bassissimo ricorso alla possibilità di rinegoziare i mutui spostando in avanti i termini. Quale sia la ragione per cui quest'esito è stato così insoddisfacente, sinceramente non ve lo so dire. Molte potrebbero essere le risposte. La natura del provvedimento non la conosco.
Non so se quest'esigenza è reale o non lo è. Non so se le banche su questo hanno offerto un basso tasso di rinegoziazione.
Senz'altro noi abbiamo inteso, con la delibera di ieri sull'istituzione del punto di osservazione su mutui e credito al consumo, fare una ricognizione di quello che è l'effettivo grado di sofferenza su queste questioni di cui poi, ovviamente informeremo Commissioni e Consigli quando lo si riterrà opportuno.
Detto questo, credo che ci siano due valori in quel documento. Uno lo ha richiamato il Consigliere Scanderebech, ed è un forte richiamo alla riduzione delle differenze. L'altro è un quadro programmatorio, quindi una linea di indirizzo degli obiettivi generali così fortemente condivisi dall'intero sistema delle rappresentanze degli enti pubblici e privati.
Terzo, che questo accada in un momento in cui il valore di questa intesa non è solo simbolico, ma fornisce anche una leva in più di condivisione generale delle impostazioni dei quadri programmatori, che è un valore aggiunto non trascurabile.
Dopodiché, sono perfettamente concorde sul fatto che i documenti di programmazione restano o velleitari oppure - non uso i termini usati dai Consiglieri - vuota parola se a questi non conseguono azioni concrete di attuazione che, in parte, sono già stati avviate, e che l'Amministrazione regionale intende avviare sul piano delle emergenze subito e, sul piano di investimenti più di media e lunga durata, nei prossimi mesi, per dare conferma alle parole di cui si compone quell'atto di concerta zione generale.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie a tutti, Consiglieri. Il Consiglio è convocato alle ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.10)



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