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Dettaglio seduta n.349 del 28/07/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 10.02 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.37)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il giorno 24 luglio sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 27 giugno, del 1, 8 e 15 luglio 2008.
Se non vi sono osservazioni, si intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cattaneo, Chieppa e Pozzi.


Argomento: Varie

b) Sentenza della Corte Costituzionale nei confronti del Consigliere regionale Matteo Brigandì.


PRESIDENTE

Comunico che, con sentenza n. 279 del 16 luglio 2008, la Corte Costituzionale ha risolto in senso non favorevole alla Regione il conflitto di attribuzioni proposto dalla Regione Piemonte nei confronti dello Stato per violazione dell'articolo n. 122, comma 4, della Costituzione, in relazione al decreto del Giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Torino del 18 settembre 2007, con cui è stato disposto il giudizio a norma dell'articolo n. 429 del Codice di Procedura Penale nei confronti del Consigliere regionale Matteo Brigandì.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

c) Assegnazione delle funzioni di Assessore al signor Luigi Sergio Ricca


PRESIDENTE

Comunico che, con decreto n. 94 del 22 luglio 2008, preso atto che in data 22 luglio c.a. l'Assessore Giovanni Caracciolo ha rassegnato le dimissioni dalla carica con decorrenza 23 luglio 2008, la Presidente della Giunta regionale ha ritenuto opportuno, per garantire la migliore funzionalità dell'organo collegiale, provvedere alla nomina di un nuovo Assessore nella persona di Luigi Sergio Ricca, nato a Bollengo (TO) il 28 febbraio 1948, attribuendogli le funzioni relative a: commercio e fiere polizia locale, promozione della sicurezza, protezione civile.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

d) Questione di legittimità costituzionale sollevata dalla Commissione tributaria (articolo 16, comma 4, della legge regionale n. 24 del 2002 recante "Norme per la gestione dei rifiuti")


PRESIDENTE

Comunico inoltre che l'Avvocatura della Giunta regionale, con nota del 22 luglio 2008, ha comunicato che la Commissione tributaria provinciale di Cuneo - Sezione IV, con ordinanza del 16 giugno 2008, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, ordinando la trasmissione dei relativi atti alla Corte Costituzionale, dell'articolo 16, comma 4, della legge regionale n. 24 del 2002, recante "Norme per la gestione dei rifiuti".
L'articolo 16 di detta legge, al quarto comma prevede la corresponsione ai Comuni di un contributo minimo annuo di 0,15 euro ogni 100 chili di materiale riutilizzato nell'anno per tutti i soggetti che gestiscono impianti di riutilizzo di scarti animali trattati ad alto rischio (rischio specifico: BSE).
Secondo la Commissione tributaria, detta norma introdurrebbe e imporrebbe un'imposta, definita dalla norma "contributo", in violazione degli articoli n. 117 e n. 119 della Costituzione, non trovando tale imposta un imprescindibile supporto né nei non emanati principi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario né in altri principi fondamentali comunque desumibili dall'ordinamento che risultino idonei a legittimare l'istituzione del tributo de quo.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 384, inerente a "Dimissioni del signor Sergio Ricca dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione con il signor Giovanni Caracciolo (articolo 16 della legge 17 febbraio 1969, n. 108)"


PRESIDENTE

Conformemente alle comunicazioni appena date, procediamo esaminando la "Proposta di deliberazione relativa alle dimissioni del signor Sergio Ricca dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione con il signor Giovanni Caracciolo", di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Dutto in qualità di Presidente della Giunta per le elezioni, le ineleggibilità, le incompatibilità e l'insindacabilità.



DUTTO Claudio

Il giorno 25 luglio 2008, presso la sede del Consiglio regionale in Via Alfieri 15, si è riunita la Giunta per le elezioni, le ineleggibilità, le incompatibilità e l'insindacabilità per esaminare la lettera con la quale il signor Luigi Sergio Ricca rassegna le proprie dimissioni dalla carica di Consigliere regionale.
L'articolo 36, secondo comma, dello Statuto prevede che la Giunta per le elezioni riferisca al Consiglio regionale sulle operazioni elettorali e sui titoli di ammissione.
Ai sensi dell'articolo 16 della legge 108/68, "il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che, nella stessa lista e circoscrizione, segue immediatamente l'ultimo eletto".
Il Consigliere Luigi Sergio Ricca era stato eletto nella quota proporzionale e nella lista "SDI" (Socialisti Democratici Italiani) nella circoscrizione elettorale di Torino.
Dal verbale dell'ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino, nella lista avente contrassegno "SDI", all'ultimo eletto segue immediatamente il signor Giovanni Caracciolo e occorre quindi proporre al Consiglio regionale di procedere alla surroga.
La Giunta per le elezioni, all'unanimità, propone al Consiglio regionale la surroga del Consigliere Luigi Sergio Ricca con il signor Giovanni Caracciolo.



PRESIDENTE

Colleghi, desidero dare lettura della lettera pervenuta il 23 luglio da parte dell'ex collega Ricca, che mi scrive: "Egregio Presidente, con la presente rassegno le dimissioni da Consigliere regionale. Questi tre anni di mandato, nei quali ho rappresentato il Gruppo dei Socialisti Democratici Italiani, mi hanno consentito di partecipare all'attività legislativa del Piemonte e rappresentano per me un'esperienza che segna il mio percorso politico.
Voglio esprimere, signor Presidente, a lei e a tutto l'Ufficio di Presidenza, un sincero apprezzamento per l'equilibrio e la professionalità nella conduzione del Consiglio regionale, che ha consentito una piena valorizzazione del suo ruolo.
La prego di portare a tutti i Consiglieri il senso della mia stima per l'attività svolta e la collaborazione ricevuta in un confronto che personalmente ho cercato di mantenere sempre sul piano del rispetto reciproco.
Voglio altresì estendere il mio saluto a tutto il personale di ogni livello del Consiglio regionale per la professionalità e disponibilità che mi hanno consentito di svolgere al meglio il mio mandato e che avrò ancora modo di apprezzare nel nuovo impegno di Assessore in occasione dei lavori consiliari.
Con sinceri sentimenti di stima e considerazione, la ringrazio per la collaborazione ricevuta e le formulo gli auguri di buon lavoro nell'interesse della nostra Regione".
Ringrazio il collega Ricca delle belle parole che ha ritenuto di indirizzare a noi e anche a tutto il personale del Consiglio regionale.
Indìco la votazione palese sulla proposta di presa d'atto delle dimissioni del Consigliere Luigi Sergio Ricca.
Il Consiglio, all'unanimità, prende atto.
Indìco la votazione palese sulla proposta di presa d'atto che al Consigliere Luigi Sergio Ricca subentra, ai sensi della normativa vigente il signor Giovanni Caracciolo della lista Socialisti Democratici Italiani della circoscrizione elettorale di Torino, candidato con il maggior numero di preferenze di tale lista.
Il Consiglio, all'unanimità, prende atto.
Proclamo quindi eletto Consigliere regionale il signor Giovanni Caracciolo e lo invito a prendere posto in Aula, qualora si trovi nelle vicinanze.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del Consigliere neo eletto Giovanni Caracciolo, l'articolo 17 della legge 108/68 prevede che al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione e quindi agli adempimenti di diritto provvederà la Giunta per le elezioni.



(Il neo eletto Consigliere Giovanni Caracciolo prende posto tra i banchi riservati ai Consiglieri)



(Applausi in aula)



PRESIDENTE

Formulo il benvenuto di tutto il Consiglio regionale al collega Giovanni Caracciolo, ma l'applauso che ha ricevuto testimonia l'affetto che tutta l'Aula gli riserva.
Colgo l'occasione anche per fare i più sinceri auguri di buon lavoro al neo Assessore Luigi Sergio Ricca.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Al di là di augurare buon lavoro come nuovo Assessore al collega Ricca e un ben tornato al collega Caracciolo - anche se in distanza temporale e geografica le distanze sono state minime, quindi ci conosciamo - volevo chiedere una sospensione di dieci minuti dei lavori per una riunione di minoranza. Grazie.



PRESIDENTE

La sospensione è accordata.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.47 riprende alle ore 11.33)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Ordinamento regionale - Esercizio delle funzioni amministrative trasferite o delegate dallo Stato alle Regioni - Rapporti Regioni - Governo

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 341, 208, 243 inerenti a "Attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione per il riconoscimento di un'autonomia differenziata della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 341, 208 e 243, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola alla Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso, per l'illustrazione.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Colleghi Consiglieri, come sapete in Commissione si è discusso di una delibera proposta dalla Giunta, che poi è stata modificata e riproposta a seguito della discussione avvenuta in Commissione relativamente alle forme e condizioni particolari di autonomia previste nell'articolo 116 della Costituzione e relativamente al terzo comma dell'articolo 117, sulle quali possono essere richieste maggiori competenze in modo differenziato.
Il principio generale a cui ci siamo ispirati nella presentazione del testo e nella discussione è quello, da un lato, di costruire un federalismo che sia ordinato e cooperativo, e anche per questo abbiamo presentato due ordini del giorno integrativi di cui dirò tra breve, ma anche che possa differenziarsi effettivamente in ordine alle specificità, alle capacità e anche agli interessi della nostra Regione e, naturalmente, delle altre Regioni.
Quindi, il principio è non competenze differenziate che diventino di nuovo uguali per tutti, ma che siano davvero differenziate in base alle scelte che ogni Regione fa in rapporto al proprio territorio Anche per questa ragione abbiamo deciso in Commissione e a seguito di quello la Giunta ha proposto due ordini del giorno integrativi. Il primo è sul federalismo fiscale, perché è necessario che sia il federalismo in genere sia il federalismo differenziato e le maggiori competenze siano rigorosamente collegati al federalismo fiscale, cioè a fonti proprie dirette che entrino direttamente nelle tasche regionali, che possano essere articolate e dentro ovviamente un range, ma che possano essere articolate in ordine all'effettiva traduzione in legge delle competenze, non solo di quelle aggiuntive ma anche di quelle ai sensi dell'articolo 117.
Nel momento in cui si trattano le competenze differenziate, si deve trattare anche l'eventuale fonte fiscale integrativa per gestire quelle competenze, a meno che non sia già prevista nel testo del federalismo fiscale, che individuerà in termini generali sicuramente la necessità di adeguare le fonti fiscali alle eventuali maggiori competenze, ma poi deve individuarle. Quindi, le due cose devono stare insieme.
Poi vi è l'altro punto, altrettanto importante, delle competenze differenziate, che è quello di chiedere al Governo e alle Camere di legiferare attraverso leggi applicative della Costituzione relativamente ai principi fondamentale nelle materie concorrenti.
Come sapete, l'assenza di legislazione sui principi fondamentali con poche eccezioni crea dei conflitti continui di tipo costituzionale; quindi definire in modo chiaro quali siano i principi fondamentali da rispettare consentirebbe alle Regioni di legiferare in modo appropriato sulla parte di propria competenza delle materie concorrenti. Altrimenti la concorrenza che in molti casi è inevitabile, e lo vediamo nelle proposte di emendamenti che qui sono state fatte, diventa conflitto, mentre definiti i principi fondamentali non c'è più conflitto ma c'è chiaro spazio di legislazione per la Regione.
Per quanto riguarda la delibera e non gli ordini del giorno, la scelta che è stata fatta a maggioranza in Commissione, su proposta della Giunta, è quella di limitarci a quattro punti, che però riteniamo molto importanti.
Il primo è relativo ai beni paesaggistici e culturali. In questo campo come sapete, abbiamo da molto tempo competenza in materia, che è delegata e sulla quale la Regione ha dimostrato di sapere gestire senza conflitto con lo Stato in modo chiaro.
Quindi, ci pare che non ci dovrebbero essere problemi ad attribuire questa maggiore competenza alla Regione.
In secondo luogo, la richiesta di riconoscere alla Regione la potestà legislativa relativamente alla valorizzazione e gestione dei beni culturali, anche di quelli appartenenti allo Stato.
In questo caso, ferma restando la tutela, che è principio unitario dello Stato, la valorizzazione, così come si è già definitivamente fatto per alcuni beni come la Venaria e come il Museo Egizio, sarebbe attribuita alla Regione indipendentemente dalla proprietà, perché è chiaro che se la proprietà è nostra, la valorizzazione è sempre possibile nell'ambito dei principi di tutela, ma quando la proprietà non sia nostra potrebbe essere attribuita e, in questo caso, è attribuita dallo Stato.
Il secondo punto è relativo alle infrastrutture e non vado nel dettaglio, perché l'abbiamo discusso in Commissione nel dettaglio e considero che i Consiglieri lo conoscano. Anche qui in particolare segnalo a nostro avviso, l'assoluta necessità che in materia di ferrovie locali e regionali siano attribuite anche le reti, e quindi sia possibile intervenire sulle reti che verrebbero separate, così come sono già oggi alcune ferrovie locali, dalla proprietà della rete nazionale e trasferite alle Regioni, che consentirebbe di realizzare interventi che altrimenti essendo queste linee minori, vengono sempre posposti agli interventi principali sulla rete nazionale.
Ci sono anche altre cose che conoscete che sono contenute in questa delibera, ma segnalo questa in particolare, che considero fondamentale per far funzionare meglio il sistema ferroviario regionale locale.
Un punto di grande rilevanza è quello dell'università e della ricerca scientifica. In questo caso riteniamo che, fermi restando i principi generali dell'ordinamento e quindi l'organizzazione dei titoli di studio e il valore legale nazionale del titolo di studio, così come avviene per l'istruzione, si possa, analogamente a ciò che già avverrà per l'istruzione primaria e secondaria, attribuire alla Regione le competenze di tipo organizzativo e di gestione del fondo ordinario, fermo restando ovviamente il principio dell'autonomia dell'università così come avviene anche per l'istruzione primaria e secondaria.
Quindi, nell'ambito dell'autonomia scolastica le competenze dello Stato, ad eccezione dei principi generali dell'ordinamento sia per l'università che per la ricerca, passerebbero alle Regioni.
Perché questo? Perché riteniamo che sia una materia fondamentale per valorizzare la nostra Regione e per promuovere la competitività del territorio. Noi di fatto facciamo già questo, cioè il rapporto nostro con le università e il politecnico piemontesi sono estremamente forti e intensi; sostanzialmente, siamo noi che consentiamo ai nostri atenei di essere competitivi. Quindi, anche l'attribuzione formale di una funzione già, di fatto, svolta rafforzerebbe la nostra possibilità di operare, in favore di un utilizzo del nostro sistema di istruzione universitaria, anche ai fini della più forte competitività del territorio, che ritengo molto importante in un momento di grossa difficoltà non solo economica, ma competitiva, del nostro Paese.
Da ultimo, l'ambiente. La materia ambientale, che, come sapete, è stata riservata alla competenza statale, è complessa, perché è quasi tutta regolamentata da direttive europee. Ci siamo limitati ad una piccola parte ma importante, che concerne il danno ambientale. Quindi, si consideri che l'azione di risarcimento in materia di danno ambientale sia competenza delle Regioni, che, in alcuni casi, viene riconosciuta. In questo modo sarebbe chiaro a chi compete l'azione di risarcimento, pertanto è importante definire l'assetto della competenza in materia di responsabilità.
Queste sono le materie per le quali chiediamo di avviare la trattativa con lo Stato. Come sapete, la procedura prevede una deliberazione del Consiglio regionale, che dà mandato alla Giunta di trattare con il Governo a seguito della trattativa con il Governo - ovviamente, io riferir sull'evoluzione dei lavori e della trattativa con il Governo - definito un accordo, il Governo provvede con propria legge a ottenere il parere - che si spera favorevole - delle Camere, cioè occorre una legge nazionale.
Relativamente a questo sono state espresse opinioni diverse da parte dei costituzionalisti. Lo dico perché, non essendo ancora stato sperimentato per alcuna Regione (alcune hanno già avviato la trattativa, ma nessuna è arrivata a conclusione), nessuno di noi sa esattamente quale debba essere l'iter. Alcuni ritengono che, nell'ambito del quadro costituzionale, la Costituzione già consenta, con legge normale, di trasferire funzioni legislative aggiuntive in quelle materie. Altri ritengono che quella disposizione significhi "delega" e non "trasferimento" di potere legislativo, che sarebbe molto diverso e molto meno, non configurando, a mio avviso, un federalismo differenziato; in tal caso sostanzialmente, ciò significherebbe la necessità di una legge costituzionale, ma spetterà alle Camere decidere.
Poiché la Costituzione consente di intervenire con una procedura, che è individuata, ritengo si tratti di trasferimento di competenze legislative a tutti gli effetti, tuttavia lo segnalo, perché, ad oggi, è materia non del tutto chiarita a livello dei costituzionalisti, gli unici che si sono chinati sul tema. Al momento, le Camere con i loro uffici legislativi non hanno ancora affrontato la questione e lo stesso Governo non si è ancora pronunciato su come intende procedere alla fine dell'iter della trattativa.
Come vedete, non sarà un iter semplicissimo e brevissimo, però ritengo importante l'affermazione di principio a cui perverrà il Consiglio regionale - oggi o domani, quando riusciremo a votare - quando dirà che il Piemonte è in grado di chiedere competenze differenziate, perché ritiene di avere la capacità di gestire anche maggiori competenze rispetto alle, pur importantissime, competenze che il nuovo testo della Costituzione attribuisce alle Regioni e che, così completate, le proprie competenze potranno essere gestite meglio.
Credo che il nostro obiettivo non sia un "tira e molla" con lo Stato cioè avere noi di più e lo Stato di meno, ma rendere più gestibili le altre nostre competenze, cioè rendere più efficiente il funzionamento della macchina regionale e, contemporaneamente, attraverso il federalismo fiscale e i chiarimenti in ordine alle materie concorrenti che chiediamo con i due ordini del giorno, completare un ordinato assetto di un sistema federale.
Il federalismo ha un senso se consente di operare in modo più semplice cioè semplificare la legislazione e, poi, la concreta azione amministrativa nel rapporto Stato-Regione-Enti locali, e agevolare la vita dei cittadini.
Il migliore ordinamento amministrativo del nostro Paese serve anche a rendere più semplice la vita a tutti coloro che sono utenti delle amministrazioni locali.
Credo sia evidente a tutti, ma lo ricordo, che per queste materie aggiuntive, come per tutte le altre, man mano che si provvede alle legislazioni regionali di recepimento, si deve anche prevedere il conferimento delle funzioni amministrative alle Province, eventualmente alla Città metropolitana, se sarà istituita, e ai Comuni. Il dettato della Costituzione è chiaro: il principio di sussidiarietà si deve applicare a tutte le materie, ovviamente, anche alle materie differenziate, la cui competenza venisse integrata alle altre competenze regionali.
importante essere riusciti a produrre un testo unificato, che, in Commissione, ha già avuto un voto favorevole da una parte dell'opposizione mi auguro si possa arrivare ad un voto a larga maggioranza. In questo senso, ho anche visto gli emendamenti che sono stati presentati e posso dire che una serie di essi siamo in grado di accoglierli, nella speranza che questo consenta, alla fine della discussione, di raggiungere un voto il più possibile ampio. Grazie.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Signor Presidente, ritengo importante la seduta odierna, che deve tracciare una linea nel nostro ordinamento regionale rispetto a quello che ci auguriamo avverrà a breve: il raggiungimento del tanto agognato federalismo, così è l'orientamento del Governo nazionale e della maggioranza, speriamo anche dell'opposizione.
Da parte nostra, forse, il discorso è più facile da illustrare e portare avanti, perché il nostro schieramento, quello che veniva chiamato "Casa delle Libertà", essenzialmente, poggia su tre pilastri, uno dei quali è sicuramente il federalismo (il primo è dato dai valori nazionali, il secondo dal liberalismo e liberismo nell'economia e il terzo, appunto, dal federalismo).
In particolare, noi di Forza Italia, che sintetizziamo questi tre aspetti, riteniamo che la seduta di oggi sia importante, dove, soprattutto il Piemonte deve osare, osare di più, perché il federalismo uscito in Commissione è una buona base di partenza.
Apprezziamo l'impegno e il lavoro della Presidente Bresso, anche fuori del territorio piemontese, nel portare avanti le istanze federaliste magari nell'ambito del centrosinistra, dove queste argomentazioni non raccolgono ancora grandi entusiasmi e vi sono evidenti ritardi programmatici, probabilmente dovuti a vecchie sovrastrutture ideologiche.
Però, nonostante quanto prodotto dalla Commissione, con il nostro rappresentante non avevamo partecipato al voto proprio perché volevamo raccogliere più elementi e più sollecitazioni da parte della società civile, delle categorie economiche, dei cittadini piemontesi.
Lo abbiamo fatto in questi giorni girando per alcune Province del Piemonte e aprendo i nostri canali di comunicazione. La risposta, che gran parte già sapevamo, è che il federalismo deliberato in VIII Commissione è un federalismo troppo timido, è un federalismo annacquato, ci vuole molto di più. Quattro competenze, quelle indicate dalla Presidente, sono sì una buona base di partenza, ma non capiamo perché il Piemonte non abbia il coraggio e la volontà di chiedere, attraverso il federalismo differenziato competenze esclusive su molti altri settori. Questa è una cosa molto strana, che non vogliamo fare, o almeno la maggioranza non vuole fare.
Auspichiamo che, nel dibattito d'Aula, in particolare la Presidente raccolga le nostre sollecitazioni e le nostre proposte.
Non capiamo perché il Piemonte, almeno allo stato attuale, non chieda come la Regione Lombardia, la Regione Veneto e anche altre Regioni di centrosinistra forti della propria tradizione, del proprio tessuto sociale ed economico - di avere più competenze. Noi cittadini del Piemonte, di vecchia generazione o recentemente acquisita, sappiamo che questa è una delle due o tre Regioni locomotive più importanti della nazione Italia quindi possiamo e dobbiamo avere più competenze, più ruolo, più forza nella società e nell'economia nazionale.
Questo non può passare che attraverso un aumento delle competenze. Noi ne abbiamo indicate con degli emendamenti aggiuntivi e con alcuni emendamenti abrogativi che illustrerà il Consigliere Botta. Mi concentrer su quelli aggiuntivi che abbiamo presentato, ferme restando le quattro competenze individuate in Commissione: beni paesaggistici, culturali infrastrutture, università e ambiente.
Chiediamo, con coraggio, di andare incontro ad un'esigenza molto sentita dalla gente, dai cittadini semplici: l'intasamento dei tribunali soprattutto per le cause civile, o anche per i reati minori. Quindi un'organizzazione dei Giudici di Pace che venga affidata alla Regione. A volte non si tengono le udienze per questa fattispecie di reati, o per questo tipo di giurisprudenza, perché non ci sono gli uffici, perché manca la cancelleria, perché manca il dipendente amministrativo - che una volta utilizzava la macchina da scrivere, adesso il computer - che rediga la sentenza. Questi sono problemi spiccioli, quotidiani, ma che il cittadino sente enormi sulle proprie spalle.
Una giustizia, specie civile, lentissima. Le cause che si rincorrono negli anni. La Regione può intervenire, fermo restando l'ordinamento giudiziario sulle fattispecie dei reati che sono di competenza statale nell'organizzazione dei servizi affinché la macchina della giustizia perlomeno per quanto attiene alle competenze dei Giudici di Pace, sia più veloce, più avida e non abbia problemi particolari da un punto di vista organizzativo e logistico.
Una completa competenza per quanto riguarda l'organizzazione sanitaria.
Emerge una discrasia dei medici di famiglia che hanno un rapporto particolare sia con la Regione sia con lo Stato centrale. Questo è un argomento su cui si può ulteriormente definire, per fare in modo che il rapporto fra i medici di famiglia e la sanità regionale non sia strabico come attualmente avviene.
L'ordinamento della comunicazione. Spesso e volentieri constatiamo che gli organi di comunicazione locale non sono valorizzati a sufficienza all'interno della nostra regione, come anche nelle altre Regioni italiane.
Oppure le reti televisive nazionali non hanno e non sentono, allo stato attuale, una particolare attenzione verso la nostra regione. Parlo di strutture tecnologiche e logistiche. Gran parte del Piemonte, tutti noi lo dovremmo sapere, non riceve il canale di RAI Tre Piemonte, ma quello di RAI Tre Lombardia, semplicemente per problemi logistici e tecnici, di tralicci.
La comunicazione affidata a reti televisive pubbliche e statali fa sì che non ci si senta da un orecchio. È da vent'anni che esiste questo problema in Piemonte, e solo affidando la comunicazione a livello regionale potrà esser risolto una volta per tutte. È un pregiudizio grave, anche sul canone che i cittadini piemontesi pagano. Pagano un canone per un servizio che non ricevono, perché RAI Tre Piemonte, ribadisco, in gran parte del Piemonte non è vista. Tra l'altro, non si vedono neanche i resoconti delle sedute del Consiglio regionale, e questo è un problema di tipo anche più politico e istituzionale che si aggiunge.
Una totale competenza sulla protezione civile. La nostra regione, come tutto il territorio nazionale, tutte le altre regioni, è stata toccata da eventi alluvionali, da terremoti, da altre manifestazioni che, purtroppo espongono le nostre regioni, non solo il Piemonte, in futuro, al pericolo di questi eventi. Sappiamo come lo stivale italiano sia sito all'interno del continente europeo, al confine con quello medio orientale e asiatico quindi dobbiamo premunirci - speriamo che ciò non avvenga mai - ad affrontare situazioni difficili, di gestione del territorio, per grandi masse di cittadini, a seguito di eventi soprattutto alluvionali o di tipo tellurico. Quindi occorre una protezione civile che abbia una maggiore autonomia e competenza per intervenire prontamente sul territorio. Su questo già molto è stato fatto, in questo caso dobbiamo completare il lavoro.
Una cosa fortemente innovativa è una previdenza complementare integrativa regionale. La previdenza integrativa, cosiddetta privata, con la possibilità per i lavoratori dipendenti del settore privato di investire la propria liquidazione nella previdenza integrativa privata, ha avuto scarso successo, quindi, allo stesso tempo, il semplice deposito della liquidazione all'INPS non rassicura assolutamente il cittadino piemontese sull'utilizzo di queste risorse, che una volta erano la valvola di sicurezza per molte famiglie piemontesi, per acquistare una casa, per i figli, per fare alcuni investimenti importanti nella propria vita famigliare.
Noi chiediamo che la Regione istituisca un fondo totalmente pubblico dove possano essere conferite le liquidazioni dei lavoratori dipendenti privati piemontesi e fare fruttare al meglio questo fondo. Sicuramente un fondo che dovrebbe fruttare meglio di quanto hanno fruttato recentemente i fondi privati.
Poiché non dobbiamo essere schiavi delle ideologie, come dice il Ministro Tremonti, in alcuni casi il pubblico, in questo caso la Regione può operare magari meglio di quanto non facciano i privati.
La cooperazione transfrontaliera. Siamo una regione che confina con la Francia e con la Svizzera, sia nella parte nord-occidentale che sud occidentale, quindi i rapporti, che sono già instaurati, devono essere perfezionati e migliorati.
Un punto che ci sta particolarmente a cuore è quello del credito, delle banche regionali. Da più parti, credo in tutta la provincia piemontese ormai da diversi anni la piccola e media imprenditoria alza un grido di dolore - in alcuni casi addirittura di disperazione - perché non vi è più un sistema creditizio che riserva la sufficiente ed adeguata attenzione alle piccole e medie imprese.
I colossi finanziari del Piemonte sono più interessati ed attratti dalla finanza internazionale e dalla globalizzazione mondiale piuttosto che dalle piccole e medie aziende piemontesi: chiunque avrà potuto appurarlo se ha amici o parenti con piccole aziende che si sono rivolti ai direttori di banca degli istituti di credito più importanti del Piemonte. Ebbene, non vi è attenzione, ma disinteresse. Tutto questo non aiuta a quel rilancio economico del settore produttivo che tutti insieme auspichiamo per il Piemonte.
La Regione si faccia, dunque, promotrice dell'istituzione di una o più banche, la cui partecipazione maggioritaria sia regionale, proprio per agevolare il sistema produttivo locale.



PRESIDENTE

Collega Pedrale, è sforato già del 20% del suo tempo, per cortesia!



PEDRALE Luca

vero che parliamo di "federalismo fiscale", ma non sia così fiscale vista l'importanza della materia! Mi avvio in ogni modo alla conclusione, Presidente.



(Commenti del Consigliere Robotti)



PEDRALE Luca

Se poi il collega Robotti non ci disturbasse, potremmo anche fare prima.
Uno degli argomenti che ci sta particolarmente a cuore e che vorremmo fosse recepito anche dalla Presidente Bresso riguarda la totale competenza sull'industria: noi siamo invidiosi di quanto sta facendo in questi giorni il Presidente della Regione Sicilia, che, diversamente dal Piemonte e da tante altre Regioni italiane, tratta davvero alla pari col Gruppo FIAT e ha detto chiaramente all'Amministratore delegato della FIAT che se non verranno fatti gli investimenti promessi nello stabilimento di Termini Imerese, la Regione Sicilia chiuderà un accordo con General Motors assicurando tutta una serie di agevolazioni e di incentivi burocratici e fiscali sui quali la Regione Sicilia ha stretta competenza.
Noi vorremmo che questo Piemonte, che invece ha spesso delle sudditanze psicologiche verso il più importante gruppo industriale piemontese, nonch italiano, uscisse da questa timidezza e, sfruttando esperienze di altre Regioni, come la Sicilia appunto, riuscisse non dico a trattare alla pari (perché noi non siamo un interlocutore privato), ma almeno a rappresentare le istanze dei cittadini piemontesi.
Concludo - Presidente, la ringrazio per la pazienza e per il tempo che mi ha concesso - sul lavoro: noi auspichiamo di perlustrare la possibilità di istituire dei contratti di lavoro regionali, perché il costo della vita in Piemonte è molto più alto rispetto ad altre Regioni dello stesso Settentrione. Pertanto, specialmente per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati, sarebbe ora che vi fosse una differenziazione di tipo contrattuale.
Su questa materia mi risulta che a livello nazionale si stia riflettendo, con l'individuazione della possibilità di un contratto di lavoro individuale. Il contratto di lavoro regionale potrebbe affiancare ed integrare la modifica a livello nazionale.
L'ultimo punto - in tal senso concludiamo la nostra riflessione sul federalismo - riguarda il governo del territorio, in particolare relativamente all'assetto idrogeologico, che, vista l'esperienza, deve essere di esclusiva materia della Regione. La corretta manutenzione di fiumi ad oggi è stata impossibile da realizzare a causa della presenza dell'Autorità di Bacino, un ente burocratico statale che ha sempre impedito le iniziative che provenivano dalle Regioni, comprese quelle del Piemonte.
Esiste l'AIPO, che è l'autorità idraulica per eccellenza, che è un'agenzia interregionale: se ci sono le autorizzazioni regionali e interregionali basta e avanza.
Questo è un esempio semplice e concreto di come noi intendiamo il federalismo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Innanzitutto una tiratina di orecchie: la Presidente Bresso aveva preso degli impegni di discussione e di approvazione di documenti sul federalismo ormai da due anni. Finalmente ci arriviamo, un po' con l'acqua alla gola.
Mercoledì è convocata un'importante riunione a Roma e ci auguriamo che la Presidente possa parteciparvi con un testo votato all'unanimità (o quasi) del Consiglio regionale.
Certo noi avremmo voluto inserire alcuni punti in più in un testo che parla di competenze esclusive della Regione. Ma, ahimè, ha ragione anche la Presidente Bresso quando in Commissione ha detto: "Siamo certi che poi il Governo - qualunque Governo - sia disposto a cedere, specie parte, sulle materie non di esclusiva competenza, ma quelle che sono un po' dell'uno e un po' dell'altro? Quante volte abbiamo assistito alla contestazione di atti che venivano decisi dalle Regioni e che il Governo, di fatto, bocciava o sui quali interveniva?".
Difatti, si era arrivati ad una discussione che ha portato a stendere un documento (che noi abbiamo sottoscritto) proprio per decidere, una volta per tutte, quali siano le materie (tra quelle miste, intendo dire) di competenza della Regione (o quella parte di materie che spetta alla Regione) e quali, invece, spettino allo Stato centrale. Perché è così: quando un organismo deve "mollare" qualcosa, qualunque sia quest'organismo difficilmente molla volentieri. Bisogna quasi "strapparle" determinate concessioni! Quindi, come Gruppo della Lega Nord, abbiamo aderito da subito, già in sede di Commissione, ad unificare i testi della nostra proposta di deliberazione n. 208 con quella della Giunta, la n. 341, e con quella presentata dai colleghi di Forza Italia, la n. 273, proprio perché siamo convinti che comunque, anche se non come volevamo noi (cioè con tante richieste), si arrivasse ad un testo che qualcosa andava a chiedere in più come competenze, per la Regione Piemonte e per il nostro territorio, nel riconoscimento di un'autonomia differenziata per la nostra Regione.
Quello che maggiormente ci preme, Presidente e colleghi, è sì chiedere competenze in più (e altre ne chiederemo con degli emendamenti, perch forse è meglio chiedere 120 per portare a casa 100, piuttosto che chiedere 100 e cercare di portare a casa 80; è inutile chiedere 300 e portare a casa 20, questo è vero), ma specificare con ancora più forza, se si pu (infatti, abbiamo presentato un emendamento in merito), che ciò che andiamo a chiedere non deve essere finanziato dai cittadini piemontesi attraverso un'ulteriore pressione fiscale, ma devono essere fondi che il Governo ci riconosce su tasse e imposte già esistenti. Altrimenti, di fatto, sarebbe una presa per i fondelli per i cittadini piemontesi, che vedrebbero sì assegnare più competenze alla loro Regione e al loro territorio, ma anche a doversele pagare! E questo, ovviamente, non ci potrebbe vedere favorevoli.
Infatti, come dicevo, abbiamo presentato un emendamento che chiede nell'attuazione dell'articolo 116, dopo il punto 3), al termine del dispositivo di delibera, di inserire anche l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione. "In particolare, dovrà essere data attuazione all'articolo 119 della Costituzione, assicurando autonomia di entrata e di spesa ai Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni e rispettando i principi di solidarietà e di coesione sociale, in maniera da sostituire gradualmente, per tutti i livelli di Governo, il criterio della spesa storica e da garantire la loro massima responsabilizzazione, l'effettività e la trasparenza del controllo democratico nei confronti degli eletti".
Alla fine i lavori di mediazione sono quelli che portano a casa i risultati migliori.
Non possiamo pensare che da un giorno all'altro si taglino, in modo drastico, fondi a Regioni che hanno problemi d'organizzazione interna (voglio essere gentile dicendo organizzazione interna), poiché vi sono ahimè, Regioni che hanno dei capitoli di spesa folli rispetto al personale e alle consulenze, rispetto ad interventi fatti male o addirittura anche all'incapacità d'alcune Regioni come, per esempio, la Regione Calabria, che alcuni anni addietro è riuscita ad essere l'ultima Regione, a livello europeo, nel recupero dei fondi europei: respingeva o non utilizzava circa il 92 % dei fondi europei che le sarebbero spettati, proprio per l'incapacità di utilizzare questi fondi.
Non possiamo pensare che da un giorno all'altro a queste Regioni si taglino completamente i fondi. Possiamo però pensare che, in un'ottica pluriennale, si possa arrivare a responsabilizzare queste Regioni e obbligarle a lavorare meglio risparmiando dove si deve risparmiare e utilizzando meglio i fondi che si hanno a disposizione dove questi fondi si hanno, e (come risulta nel testo dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto che parla proprio dell'articolo 119) si vada a tenere in debito conto quelle Regioni che sanno spendere meglio i loro soldi; quelle Regioni e, a cascata, quegli Enti locali che sanno stare nel Patto di stabilità.
Non possiamo continuare a punire chi si comporta in modo corretto e favorire chi invece si comporta male, sperpera i soldi, non li gestisce, va in rosso e poi gli andiamo a ritirare i bilanci! Penso alla sanità e ad altro.
Quindi, è fondamentale per noi riuscire a trovare un sistema di perequazione di fondo solidale per le Regioni effettivamente più povere anzi, per le aree delle Regioni più povere. Perché in Regioni povere non tutte le aree sono allo stesso livello di povertà. Ve ne sono magari alcune in condizioni migliori di aree del Piemonte e altre in condizioni nettamente peggiori. Quindi bisogna valutare bene dove e come intervenire e verificare (questo non può che spettare al livello governativo) come questi fondi vengano a loro volta utilizzati. Se sono sperperati giustamente, non devono essere finanziati la volta successiva.
Dobbiamo anche valutare bene, una volta per tutte, lo abbiamo detto che lo si farà con un o.d.g. che ci auguriamo possa essere approvato a larghissima maggioranza, chiedendo al Governo, tra le materie che sono di competenza di tutti e due gli organismi, quali sono di competenza regionale e quali sono di competenza governativa.
Abbiamo anche noi presentato un ordine del giorno relativo all'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, sul quale chiediamo di confrontarci nella fase di discussione degli ordini del giorno che riguardano il federalismo fiscale.
Per quanto riguarda la parte degli emendamenti (così poi si evitano eccessivi interventi dopo), chiediamo una serie di ulteriori competenze esclusive per la Regione, che vanno dall'organizzazione della giustizia di pace all'organizzazione sanitaria, dall'ordinamento della comunicazione alla protezione civile, dalla previdenza complementare e integrativa alla cooperazione transfrontaliera e, per finire, non dimentichiamoci delle casse di risparmio, delle casse rurali, delle aziende di credito a carattere regionale, degli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale, dell'industria, dell'energia, del lavoro e del governo del territorio.
chiaro che molte di queste sono richieste legate ad aumentare il prezzo per quando si va a trattare con Roma. Pensiamo che potrebbero anche essere respinte da Roma, ma se si va con un documento di richieste minimali, si rischia di portare a casa di meno. Se si chiede di più e si spera in un ritorno, magari, si porta a casa qualche pezzetto in più di quello che ci saremmo posti come base minima o come documento minimo per l'approvazione.
Dopodiché, è chiaro che la palla passa alla Giunta, che dovrà andare a trattare nella conferenza Stato-Regioni o dei Presidenti di Regioni con il Governo e dovrà cercare di portare a casa il massimo, anche perché siamo convinti che il Piemonte abbia delle grandi potenzialità, anche perché è regione di frontiera, e che possa appunto sfruttare queste grandi possibilità per un rilancio economico, che va da una nuova industrializzazione, quella più ricca, che usa meno mano d'opera, ma che ha delle competenze forti e, quindi, può (proprio perché ha un mercato di alto livello) competere con quella dei Paesi terzi, fino ad un'industria del turismo che, proprio perché è transfrontaliera, può portare nel nostro territorio nuove energie, nuove risorse e nuovi posti di lavoro, spostando perlomeno - sul Piemonte una massa di turisti in cerca di qualità e bellezze.
Abbiamo la bellezza, abbiamo anche la qualità. Vendiamola nel modo migliore possibile e cerchiamo di rilanciare questa nostra regione nel modo migliore possibile. Il modo migliore possibile è quello di cercare di portare avanti delle operazioni con la massima adesione delle forze politiche e delle forze che operano sul territorio, che vanno dalle forze sindacali rappresentative fino a quelle che riguardano proprio gli imprenditori, le piccole medie imprese e l'artigianato, che è, assieme all'agricoltura, un altro fiore all'occhiello della nostra regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi, anche per il puntuale e preciso rispetto dei tempi del regolamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Cercherò, se possibile, anche di recuperare tempo, ma credo che la discussione che si sta svolgendo sia molto importante. Devo dire subito che condividiamo la relazione della Presidente Bresso che è stata svolta questa mattina e, soprattutto, nella parte finale, quando la Presidente auspicava intorno a questo testo, con ulteriori approfondimenti e specificazioni, il consenso di una larga maggioranza di quest'Aula.
Pensiamo che, quando si parla di riforme di natura istituzionale, di temi come quello del federalismo, occorra un'impostazione che abbiamo portato avanti in questi mesi vedere, se è possibile, raccogliere il consenso più largo.
Certamente siamo usciti dalla Commissione con qualche concezione che definisco, per noi, positivamente singolare, cioè con la Lega Nord che ha votato positivamente il nostro testo, con Alleanza Nazionale che ha votato contro e con Forza Italia che si è astenuta e ha rimandato il voto all'Aula. Questo lo dico perché pensiamo che il documento sottoposto questa mattina al nostro esame e alla nostra votazione sia tutt'altro che timido e d'impostazione minimalista come prima evidenziava il Consigliere Pedrale.
Ma se noi lo colleghiamo anche agli ordini del giorno che vedono come prima firmataria la Presidente, ci accorgiamo che è un documento assolutamente importante, serio e concreto.
Pensiamo che sia più importante, su pochi punti fondamentali, avere la certezza e la concretezza di segnare un elemento, un punto di svolta importante su queste politiche a livello regionale, piuttosto che inserire molte cose che non hanno nulla di concreto e che avranno una gran difficoltà a trovare corretta applicazione sul livello regionale.
Vedete, questo è un tema che non può essere e non è appannaggio del centrodestra, così come veniva ricordato. Questo è un tema che appartiene alla storia della coalizione del centrosinistra. Non voglio scomodare qui nessuno e fare qualche riferimento storiografico, limitiamoci solo agli ultimi anni di storia istituzionale nel nostro Paese. Il centrosinistra ha proposto una riforma del Titolo V della Costituzione, questa riforma ha avuto l'avallo del popolo italiano, quindi è diventata parte della nostra Costituzione. Il centrodestra ha proposto un'analoga riforma di natura costituzionale che è stata bocciata dai cittadini italiani. Questo ci fa dire che, su temi delicati come questi, è meglio fare passi ben piantati per terra, ma passi significativi, piuttosto pensare a voli pindarici senza ottenere poi risultati concreti.
Questa è la storia di questi ultimi anni del nostro Paese, questa è la storia che - lo pensiamo noi come coalizione di centrosinistra, lo diceva questa mattina la Presidente - occorre seguire da oggi in avanti.
Il Presidente della Repubblica, in una recente presa di posizione, ha affermato che il tema del federalismo fiscale è ormai ineludibile per il nostro Paese. Il federalismo fiscale deve essere solidale, efficace e unitario. In queste tre parole pensiamo stia il senso della nostra proposta e il senso della proposta della Regione Piemonte, che oggi esaminiamo.
Il federalismo fiscale per noi non è la panacea di tutti i mali, ma è uno strumento fondamentale per migliorare le politiche regionali.
Abbiamo una prima parte della nostra Carta costituzionale, che è la parte fondamentale, che per noi è immodificabile, e semmai il cui problema non è quello di modificarla surrettiziamente, com'è stato tentato di fare negli scorsi anni, ma è quello di applicarla pienamente, e abbiamo una seconda parte della Costituzione: anch'essa, con la riforma del Titolo V deve essere pienamente applicata con i principi della solidarietà dell'efficacia e dell'unità del nostro Paese.
Vedete, anche lo stesso Ministro Calderoli in questi ultimi giorni rispetto alla proposta lombarda, non dico che ha fatto un po' di marcia indietro, ma, insomma, qualche elemento di riflessione giusto, secondo noi c'è.
Il punto di partenza su questi temi è il documento approvato dalla Conferenza dei Presidenti delle Regioni. Questo è il punto fondamentale, in cui il dato di partenza è la garanzia su tutto il territorio del mantenimento dei livelli essenziali e l'inserimento di un fondo di perequazione che eviti l'accentuarsi delle disuguaglianze nel Paese fra Regione e Regione. Questo è il primo pilastro della proposta di federalismo fiscale.
Il secondo è la richiesta di nuovi poteri, così com'è previsto dall'articolo 116, terzo comma, e gli elementi che toccava la Presidente questa mattina li riteniamo assolutamente fondamentali.
Il terzo è la riforma della seconda Camera, cioè l'introduzione del Senato federale e la fine del bicameralismo perfetto: siamo l'unico paese occidentale ed europeo ancora con questo sistema.
Il quarto elemento è il nuovo Codice delle Autonomie locali, con la ridefinizione delle funzioni e dei compiti degli Enti locali. Noi qui diciamo che siamo pronti a fare una battaglia in difesa, per esempio dell'istituzione Comunità montana e siamo pronti a fare una battaglia contro la fusione coatta dei piccoli Comuni. Noi siamo per la gestione associata fra i piccoli Comuni, ma non per l'obbligo a fondere i piccoli Comuni. Quindi i temi dell'efficienza, dell'equità e della qualificazione della spesa.
Noi vorremmo anche dire al centrodestra che in questa fase è poco utile sprecare energie, come abbiamo letto sui giornali, intorno a "risiko" un po' strani di ingegneria istituzionale, modifica di confine delle Province introduzione di nuovi confini, ecc. Tutto ciò in questa fase non serve, ma serve dare gli strumenti per creare sinergie fra sistemi istituzionali.
Così come occorre valutare attentamente i primi atti che sono stati fatti su questo terreno dal Governo. Certamente il superamento del pagamento dell'ICI può essere considerato, nei confronti dei cittadini, un punto positivo, ma quali saranno le conseguenze per i piccoli Comuni? federalista un meccanismo di questo genere, che sostituisce una capacità impositiva locale con l'accentuazione del meccanismo dei trasferimenti fissi dallo Stato alle Regioni e ai Comuni, o ha un timbro di altro genere? Credo che sia su questi aspetti che ci dobbiamo confrontare; penso che siano questi, in termini di discussione generale, gli elementi che caratterizzano la nostra proposta. Naturalmente siamo aperti, dentro questa impostazione - come ricordava prima la Presidente - a valutare eventuali proposte di aggiustamento o di approfondimento, ma siamo convinti di aver fatto un buon lavoro e riteniamo che in questi giorni dal Piemonte possa partire un'azione molto importante, anche a livello nazionale, per applicare la riforma del Titolo V della Costituzione e, soprattutto, per dare uno strumento in più alle istituzioni piemontesi; uno strumento per migliorare l'efficienza e l'efficacia delle proprie decisioni nei confronti dell'interesse di tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Botta, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente. Finalmente arriviamo al termine di un lungo iter iniziato quasi due anni fa - come veniva ricordato - che ha avuto vari momenti di approfondimento prima in Commissione, pur con un lavoro molto spezzettato, con l'ausilio anche di illustri pareri di cattedratici che ci hanno aiutato a capire ancora meno di questa complicata vicenda del federalismo, di cui tutti parlano, ma che, a mio avviso, pochi conoscono in profondità nel suo vero significato, e poi con alcuni passaggi d'Aula che hanno permesso, nel corso di questi due anni, dei dibattiti più di tipo politico che non di tipo tecnico.
Ora, se vogliamo utilmente utilizzare questa giornata o queste giornate che dedicheremo all'approfondimento di queste tematiche rifuggendo da analisi legate più a un concetto di tecnica assicurativa, ma cercando di proporre alla Presidente e all'Aula un'impostazione che possa far fare bella figura al Piemonte, evitando anche qualche grossolano errore, su cui poi magari ci soffermeremo, ritengo che dobbiamo partire innanzitutto da un'analisi attenta di che cosa significa l'articolo 116 della Costituzione la cui procedura, a mio avviso, è stato pensata per consentire il riconoscimento di particolari forme di autonomia. Il legislatore ha, cioè inteso, con l'articolo 116, consentire alle Regioni il riconoscimento delle peculiarità che caratterizzano e contraddistinguono le diverse realtà regionali. Questo è il motivo vero ispiratore dell'articolo 116.
E allora il nostro lavoro, il lavoro di dare quegli indirizzi che poi verranno tramutati in un atto che verrà portato all'attenzione del Governo dovrebbe essere improntato a scovare, trovare, soddisfare le esigenze particolari della nostra Regione.
Il fatto che invece gran parte della proposta - ma anche delle proposte, perché possiamo fare pure dell'autocritica rispetto alle nostre proposte - riguardi tematiche e rivendicazioni comuni a tutte le Regioni a Statuto ordinario costituisce già un primo motivo perlomeno di riflessione in quanto, in particolare nella proposta presentata dalla Giunta e sostenuta dalla maggioranza, non emergono, secondo me, elementi di caratterizzazione legati al Piemonte. Eppure di queste specificità, di queste peculiarità piemontesi ce ne sarebbero da mettere in rilievo peculiarità legate, ad esempio, a tutto il tessuto economico-produttivo alle realtà industriali, alla vocazione a un'agricoltura di eccellenza, ad un artigianato, a sistemi di istituti di credito che finanziano lo sviluppo di questi settori. Così pure risulta trascurato, a mio parere, il discorso della ricerca, anche quella legata all'energia e alle possibili energie alternative ai combustibili fossili, come parzialmente anche il discorso della tutela della salute.
Ora, l'impressione che colgo da questo documento, soprattutto se lo connettiamo ai documenti già approvati da alcuni mesi da altre Regioni, in particolare quelle confinanti (Lombardia e Veneto), è che si sia voluto proporre un documento che parzialmente - perché poi non ne ha la stessa ampiezza - segue le proposte analoghe delle Regioni confinanti del Nord Ovest e del Nord-Est.
A mio avviso, è mancata l'originalità per mettere il Piemonte in primo piano, per non far considerare il Piemonte una carrozza del lungo treno del federalismo, ma invece farlo passare da motrice di questo movimento.
Il Piemonte meriterebbe di essere motrice del movimento federalista per le sue tradizioni non solo culturali rispetto a questo tema, ma anche per le sue capacità economiche e il suo impegno sociale e culturale.
La mia critica di sistema più significativa allo svolgimento del compito di elaborazione della procedura dell'articolo 116 è quindi relativa ad un regionalismo differenziato e rinforzato proprio in questo elemento nella sua genericità, nella sua omologazione a tutte le altre Regioni che si sono comunque mosse su questo tema.
Per questo, a nostro avviso, hanno una sicura importanza gli emendamenti che i colleghi hanno già parzialmente illustrato, ma che saranno poi oggetto di successiva illustrazione puntuale.
Vorrei invece richiamare l'attenzione della Presidente sul fatto che il lavoro che stiamo svolgendo, a mio avviso, non è un lavoro soltanto di contrapposizione politica o di impostazione, ma è anche un lavoro per presentare un documento che non sia immediatamente "impallinabile" a livello governativo o di principi costituzionali.
Quindi, rispetto al suo testo, chiederei alla Presidente uno sforzo particolare, ad esempio sul tema dei beni paesaggistici e culturali, perch ci sono momenti nella formulazione della sua proposta che prestano il fianco a dei rilievi molto pesanti, soprattutto quando al punto c) del documento sui beni paesaggistici e culturali diciamo che il riconoscimento alla Regione della potestà legislativa relativamente alla valorizzazione ivi compresa la gestione dei beni culturali appartenenti allo Stato presenti sul territorio regionale, è in linea con quanto previsto dal dettato costituzionale.
Questo passaggio, Presidente - ed in sede di emendamenti leggerò anche le motivazioni che, a mio avviso, ostano all'inserimento di questo passaggio - rappresenta il punto in cui ritengo si possano assumere rilievi molto importanti e molto fondati, che creeranno una grande difficoltà affinché questo passaggio possa venire accolto. Purtroppo non si può andare contro le norme costituzionali, ma lo motiverò in sede di discussione sugli emendamenti.
Così pure richiamerei la sua attenzione sulla questione relativa all'università e alla ricerca scientifica e, in particolare, sul punto dell'università, laddove al punto b) si parla della "programmazione dei percorsi formativi del sistema universitario regionale, con un ruolo più attivo della Regione nell'istituzione di corsi di studio". Anche in questo caso, a mio avviso, ci incamminiamo su un percorso che ci porterà a far ritenere incostituzionale questi passaggi perché lesivi dell'autonomia universitaria. Anche in questo caso, mi riservo poi di specificare meglio le mie ragioni in fase di illustrazione degli emendamenti.
Uguale, anche se in maniera più sfumata ma comunque significativa, è il discorso dell'ambiente, in particolare della questione della tutela dell'ambiente e del risarcimento del danno ambientale. Tale danno, a mio avviso, ricade poi nei disposti dell'articolo 117 nell'ambito dell'ordinamento civile, e quindi limitato per un dettato costituzionale.
Concludo dicendo che la proposta della Presidente Bresso, a mio avviso va rivista. La Presidente ha già detto nel suo intervento di apertura che c'è la volontà di integrarla, quindi ci confronteremo rispetto alla possibilità di procedere a questa integrazione sui temi che abbiamo già illustrato.
A mio avviso, però bisognerà intervenire anche su alcune parti della proposta per depurarla di alcuni passaggi pericolosi rispetto ad un giudizio di costituzionalità.
Se tutto ciò avverrà, naturalmente proprio in base ad una sensibilità federalista che è comune a tutte le forze politiche, ma di un federalismo consapevole e ragionato, un federalismo che non vada a scardinare l'ordinamento generale dello Stato, noi siamo disponibili a fare la nostra parte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE COTTO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Turigliatto.



TURIGLIATTO Mariano

A me sembra che questo testo unificato sia equilibrato nella sua formulazione e anche discretamente chiaro, sebbene migliorabile con gli ulteriori contributi che potranno provenire da questo Consiglio.
Dicevo che è un testo chiaro, nel senso che interpretandolo in modo corretto - e ne dava atto anche prima il Consigliere Botta - il terzo comma dell'articolo 116 propone, per quanto riguarda la nostra Regione, il riconoscimento di un'autonomia differenziata.
Mi sembra che sia anche un merito e non un demerito il fatto che sia ricalcato e confrontato con quello presentato dalle altre Regioni, perch rafforza l'idea che una parte del nostro Paese sia in movimento nel tentativo di contribuire a chiarire le competenze e a rivendicare quella specificità e quell'originalità sulle quali si sono costruite campagne elettorali, fortune politiche e ragionamenti politici, ma anche elementi di modificazione della cultura e del modo di sentire che sono tipici dei nostri tempi.
Credo che però non sia giusto confondere l'atto che ci accingiamo ad assumere con il federalismo. Una vera riforma federale dello Stato passa attraverso la riforma della fiscalità e credo che questo vada sempre ribadito, perché su questo versante credo che si possano costruire interessanti ed utili ragionamenti trasversali non perché compromessi, ma trasversali perché trasversali possono essere le sensibilità.
Qui stiamo semplicemente tentando di rivendicare maggiori competenze alla nostra Regione nell'ambito di alcune materie sulle quali sappiamo che questo è non solo ragionevolmente possibile, ma anche auspicabile nelle condizioni date.
Negli interventi che mi hanno preceduto ho colto alcune suggestioni ed alcune sollecitazioni che, a mio avviso, meritano di essere richiamate e puntualizzate meglio per evitare di alimentare la confusione che talvolta si crea su queste materie.
quindi conveniente precisare meglio la differenza che intercorre fra la rivendicazione di un'autonomia differenziata in alcune materie e la necessità dello Stato di dotarsi di un adeguato decentramento per sviluppare al meglio alcune sue funzioni che gli sono esclusive e caratteristiche.
Ricordo l'accenno che il collega Pedrale aveva fatto relativamente ai temi non della giustizia, ma dell'organizzazione e dell'articolazione dei servizi che attengono all'esercizio della giurisdizione. Ebbene, credo che questo sia un classico esempio di decentramento, così come molte altre funzioni che, nel corso degli anni, sono stati parzialmente o totalmente riferite a Comuni, Province e Regioni, qualche volta, senza presupporre alcun cambiamento nell'articolazione dello Stato, nemmeno a livello del terzo comma dell'articolo 116 della nostra Costituzione.
Allora, un documento prudente come quello presentato in questa sede che è il prodotto di tanti ragionamenti e tante suggestioni, e l'invito a dare la delega alla Presidente e, poi, alla Giunta, affinché queste materie siano adeguatamente trattate, servono a precostituire un metodo di lavoro.
Questo potrà tornare utile, se qualcuno lo vorrà raccogliere, in un futuro prossimo, qualora le numerose, per adesso, velleità di riforma dello Stato cominciassero a prendere corpo per diventare qualcosa di più dei titoli o suggestioni agitate, qualche volta, da una parte e dall'altra, evocando ciascuno i fantasmi che ritiene, senza, sostanzialmente, cambiare nulla, in un paese che, invece, necessiterebbe proprio di un rovesciamento della modalità con cui si assumono le decisioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, vorrei iniziare ricordando che, a livello nazionale vi era stata l'opportunità di intervenire in queste materie con la cosiddetta devolution. Questa mattina non è ancora stata ricordata, ma, a spizzichi e bocconi, anche i colleghi del centrosinistra che sono intervenuti hanno richiamato la necessità di intervenire in modo organico e, forse, hanno anche rivolto - leggo fra le righe degli interventi svolti una critica al testo finale dell'attuale Titolo V della Costituzione, che contiene molte incongruenze. Abbiamo competenze legislative esclusive dello Stato in materie sulle quali adesso vogliamo mettere lo zampino, come si suole dire, e abbiamo materie a legislazione concorrente, che, magari, come ricordato anche dal collega Botta nel suo intervento, in un'ottica di una maggiore riflessione, starebbero meglio nella competenza dello Stato.
A questo punto, richiamo la grossa responsabilità politica da parte del centrosinistra nel contrastare questa riforma, che interessava l'organizzazione sanitaria, la polizia locale e l'istruzione, se mi ricordo bene, non avendo a mie mani i documenti. Comportandosi diversamente rispetto a quanto compiuto nel 2001, quando, di fatto, pur trovandoci di fronte ad una riforma del Titolo V proveniente dal precedente Governo uscente - quello di Amato, a cui, per un periodo, era preceduto anche D'Alema - viceversa, la Conferenza delle Regioni aveva deciso di non contrastare questa riforma, riservandosi di eventuali e successive messe a punto, ci troviamo di fronte ad una proposta che, secondo me, ha soprattutto, il chiaro significato di far sì che la nostra Regione, tramite la Presidente, sieda ad un ipotetico tavolo nel quale avverranno le trattative con il Governo.
Comunque, è auspicabile che la discussione si svolga a livello parlamentare. Sarebbe quanto mai contraddittorio tenere un atteggiamento di apertura o, comunque, di confronto al tavolo interistituzionale se, poi, a livello parlamentare, per mille ragioni - giustificate o meno, dipende dai punti di vista - le riforme, della cui necessità tutti sono d'accordo, non dovessero andare avanti nella sede propria, dove si risolvono i dubbi.
Prima si diceva che ci sono materie nelle quali, certamente, si pu intervenire con legge ordinaria e, viceversa, ci sono materie nelle quali probabilmente, si dovrà intervenire solo con legge costituzionale.
Ricordo che anche nelle materie sulle quali si può intervenire con legge ordinaria è prevista la maggioranza assoluta degli assegnati alle Camere, quindi è comunque una maggioranza qualificata, che, a mio avviso presuppone, ovviamente, un quadro di confronto e la volontà di convergere altrimenti sarebbe ben poca cosa.
Sulla base degli interventi che abbiamo ascoltato, procedo ad alcune sottolineature. Indubbiamente, condivido le osservazioni di coloro che dicevano che occorre superare il bicameralismo perfetto, che, veramente, è la fonte delle lungaggini e della difficoltà a legiferare del nostro Parlamento. Nella proposta della devolution c'era, ovviamente, anche la riduzione del numero dei parlamentari e la differenziazione dei compiti delle Camere. Sono tutte questioni ineludibili per metterci al passo con le altre democrazie occidentali, che hanno una Camera delle Regioni e una Camera legislativa nazionale.
Su questi temi, avrei piacere di ascoltare in questa sede, visto che tocchiamo temi sensibili, i pareri dei Gruppi del centrosinistra, anche alla luce degli aggiornamenti politici delle rispettive posizioni, che ovviamente, a mio avviso, derivano altresì dai congressi che già sono stati svolti in questa stagione congressuale, in modo tale da conoscere la prospettiva nella quale ci muoviamo, i soggetti con cui abbiamo a che fare e il loro pensiero sui temi di fondo, che, a mio avviso, saranno comunque dirimenti in questa materia.
Per il resto, è chiaro che sarebbe stato anche utile, pur nelle materie limitate - direi limitatissime - sulle quali, comunque, la Giunta regionale del Piemonte punta per ottenere competenze differenziate, avere qualche indicazione in più su come ci si vorrà articolare nell'organizzazione. Qui abbiamo indicazioni di tipo sommario. È passato tanto tempo rispetto a determinate proposte e indicazioni, mi sarei aspettato una anticipazione della prevista deliberazione di Giunta che dovrebbe seguire agli indirizzi del Consiglio, comunque ci sarà nel momento in cui si dovesse andare avanti, per capire un attimo l'articolazione in materia di beni culturali e paesaggistici, anche in materia di reti regionali ferroviarie.
Presidente, speriamo davvero che ci sia un cambiamento, perché, oggi come oggi, non so se l'Assessore Borioli la tiene informata, sulle reti cosiddette secondarie, molte volte, le Ferrovie dello Stato fanno viaggiare i nostri pendolari in autobus.



(Commenti della Presidente Bresso)



CAVALLERA Ugo

Lo so che per quanto riguarda il DPL abbiamo già noi la competenza, ma se ho letto bene, vogliamo che passino a noi anche le reti, i binari - ho letto bene.



(Commenti della Presidente Bresso)



CAVALLERA Ugo

Però, questi binari, oggi, sono scarsamente utilizzati dalle Ferrovie e, molte volte, anziché i treni, fanno girare gli autobus, per avere minori costi. Noi sappiamo che se abbiamo un trasferimento delle competenze su questi binari, dovremmo avere anche un trasferimento di risorse per la manutenzione degli stessi. Si asserisce che l'attenzione delle ferrovie su queste reti sia scarsa, ma con ogni probabilità anche il controvalore del bilancio dello Stato sarà minimo. Per cui o va avanti il federalismo fiscale, oppure una delibera come quella che facciamo oggi è una delibera zoppa.
Vagheggiamo di avere delle competenze ma, nel momento in cui la Presidente verrà in questa sede a riferire o lo dirà ai piemontesi, è chiaro che, se non vogliamo fare un contratto assurdo, l'accordo lo si potrà fare solo se daranno risorse aggiuntive rispetto a quelle che oggi probabilmente, le Ferrovie dello Stato utilizzano in modo scarso su binari secondari che noi vogliamo avere in consegna per fare una politica di tipo diverso. Ho fatto questo esempio per far capire, prima di tutto a me stesso, la situazione nella quale potremmo rischiare di avvitarci.
chiaro che ci sono dei punti sui quali non dobbiamo transigere.
chiaro che non dobbiamo avere maggiori competenze per applicare ulteriori tasse, va fatto prima un quadro nazionale del federalismo fiscale nel quale la pressione fiscale non aumenta e, per successive suddivisioni, si verificano le disponibilità finanziarie e le competenze che, di conseguenze, devono venire a noi Regione.
una discussione per buona parte accademica. Sarebbe meglio che il Consiglio, ma anche i Presidenti delle Regioni, si impegnassero molto di più per arrivare all'obiettivo del federalismo fiscale che, a mio avviso, è il primo passo di un percorso sul quale abbiamo deciso di avviarci.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Il dibattito su un argomento così importante si sta sviluppando sui giusti canali. È ovvio che l'opposizione ritenga un po' timida la proposta che emerge dal documento unificato, ma noi della maggioranza, invece riteniamo che, oltre ad essere equilibrato, rappresenti un buon punto di partenza.
Ormai sono più di vent'anni che si parla di federalismo; ricorderete tutti come qualche tempo fa questo termine, che ha rappresentato per una forza politica, in particolare la Lega, il cavallo di battaglia per molti anni, era quasi una bestemmia. Oggi ho difficoltà ad individuare forze politiche che non si dichiarino federaliste. Ovviamente, con questa premessa, non si può sottacere il problema che è rappresentato da che cosa comunque, si voglia intendere con questo termine, quindi quello che il federalismo, per ognuno di noi, dovrebbe rappresentare.
Sappiamo che il Governo ha vinto le elezioni anche perché ha inserito nel suo programma elettorale questo argomento voluto tanto dalla Lega. Non per polemica, ma per una semplice constatazione devo dire che probabilmente, anzi, sicuramente, si evince anche dalle parole che il Consigliere Rossi oggi in Aula ha pronunciato, il federalismo, così come inteso e voluto da quella parte politica, è probabilmente un po' diverso da quello del premier Berlusconi. È inutile citare, perché cadremmo in polemiche, alcuni casi come quello dell'Alitalia, che potrebbero rappresentare elemento di avallo del concetto da me prima esposto. Sino alla bozza presentata ultimamente i concetti sul federalismo si dividevano in due "momenti": quello lombardo e quello indicato dal documento delle Regioni nel 2007. Noi riteniamo che quello lombardo, di fatto, sostenesse che ognuno si tiene, o si teneva, quello che aveva e, se avanzava qualcosa lo dava a chi ne aveva meno. Ricordiamo anche l'aspetto relativo all'IVA che interessava, di fatto, solo la Lombardia e il Lazio, che sono le regioni nelle quali hanno sede la maggior parte delle società con più forti volumi d'affari.
Il modello, invece, indicato dal documento delle Regioni del 2007 è in contrapposizione, di fatto, al modello lombardo. Quel modello sosteneva che ogni Regione, fatte salve le risorse necessarie per garantire i servizi essenziali a tutti, quindi sanità, assistenza, scuola e trasporto pubblico si teneva quel che restava. Oggi, con la nuova bozza, si parla di federalismo sostenibile, per usare il termine di Calderoli, o solidale, per usare il termine di Berlusconi. Di fatto, si scelgono tre fondi perequativi, salvasquilibri: il primo relativo ai servizi essenziali, il secondo relativo ai comuni, il terzo alle province. Finalmente è chiaro anche alla maggioranza che quel modello egoistico lombardo non avrebbe portato da nessuna parte, essenzialmente per due motivi: più della metà del Paese sarebbe rimasto decurtato, penalizzato per alcuni servizi essenziali come scuole ed ospedali. L'altro motivo è che l'Italia, comunque, di fronte all'Unione Europea, risponde per il Patto di stabilità rispetto ad un parametro di unità economica di fondo da cui non si può prescindere.
Diciamo che questa nuova bozza noi la riteniamo molto positiva, perch inizia a parlare di responsabilizzazione delle Regioni e degli Enti locali superando quel meccanismo che faceva riferimento ad un parametro - la spesa storica - e introduce, invece, nuovi parametri, come la capacità fiscale e i costi standard.
Ricordiamo che ci sono situazioni paradossali che riguardano alcune Regioni del Sud, nelle quali non c'è minimamente la possibilità o la pretesa di competere per capacità fiscale con il Nord-Est. Lì, ci nonostante, è stato accertato che molte prestazioni sanitarie hanno un costo estremamente e nettamente superiore (molto più del doppio) di altre metropoli del Nord.
Danneggiare i virtuosi e deresponsabilizzare i peggiori, come si era paventato in passato, non va bene. Se c'è un nuovo indirizzo, noi non possiamo che essere d'accodo. E' però meno positivo se pensiamo al disastro prodotto dall'abolizione dell'ICI. Sempre il Ministro Calderoli ha detto: "Credo che sia stato un errore, da parte di tutti, abolire l'ICI, che era una delle poche tasse contenenti un principio di federalismo". Con questa premessa, si creano i presupposti per l'istituzione di nuovi tributi comunali e provinciali, e quindi gli Enti locali potranno modificare le aliquote dei tributi che sono stati sino al momento a loro assegnati, con piena autonomia nel determinare tariffe per prestazioni e servizi offerti.
Quindi, non pare affatto profilarsi nessun alleggerimento della pressione impositiva sui contribuenti, in barba alle aspettative dei cittadini del Nord, ma anche del Sud, che hanno dato un consenso all'attuale Governo che ha molto propagandato questa riduzione delle tasse.
Per concludere, il Piemonte, con queste delibere in corso d'approvazione, sceglie la via di un federalismo veramente responsabile che prima si preoccupa di stabilire quali competenze ritiene utile ed opportuno sottrarre alla potestà esclusiva dello Stato, e soltanto dopo come conseguenza, si preoccupa di rivendicare maggiori entrate.
Il problema è capire chi deve fare cosa, non rivendicare a vanvera maggiori risorse. Queste delibere dimostrano che il Piemonte è sulla strada giusta, chiedendo maggiori poteri nelle materie che sappiamo (beni paesaggistici, culturali, infrastrutture, università e ricerca scientifica).
Pur tenendo presente e in dovuta considerazione le osservazioni che mi risulta siano state presentate dalla minoranza in termini di emendamenti (ritengo che alcuni si possano accogliere e prendere in considerazione) riteniamo che il documento sia comunque equilibrato e rappresenti un buon punto di partenza. Ci tengo a chiarire per la stampa (intesa non come quotidiano, ma come insieme dei giornalisti), che non è stato mai citato tra le forze politiche che hanno espresso il parere favorevole in Commissione, il Gruppo dell'Italia dei Valori, probabilmente perché al momento del voto era assente. Ma non va sicuramente ascritta l'Italia dei Valori a quelle forze politiche che, invece, hanno manifestato perplessità e rimandato all'Aula la decisione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Vorrei fare anch'io qualche considerazione rispetto al dibattito che oggi si apre in quest'Aula; un dibattito atteso da tempo, che riguarda un tema assolutamente pressante ed importante, che probabilmente coinvolgerà tutti i livelli istituzionali, soprattutto quello nazionale, nei prossimi mesi, a partire dal mese di settembre. Questa, perlomeno, è l'indicazione che noi abbiamo recepito rispetto alle dichiarazioni che il Governo in queste settimane ha rilasciato su questo tema così importante.
Molte considerazioni sono già state fatte. Io mi riallaccerò alle valutazioni che faceva poc'anzi il Consigliere Buquicchio. Il collega sostanzialmente, diceva: "Oggi, in questo Consiglio, abbiamo scelto il profilo della ragione, nel senso che noi abbiamo ritenuto di concentrarci su un'ipotesi di delibera che individuasse qualche tema su cui avviare la trattativa per avere le competenze trasferite, mentre attendiamo quelle che saranno le attività che si svolgeranno a livello nazionale (in capo al Governo e in capo all'atteggiamento delle varie Regioni) su tutto quello che attiene l'aspetto legato al federalismo fiscale". Mi pare che questa sia stata l'interpretazione che il collega Buquicchio dava alla discussione odierna.
Proprio per questo motivo, il nostro Gruppo e gran parte di quest'opposizione oggi ha intenzione invece di iniziare un ragionamento un po' diverso, nel senso che, dal nostro punto di vista, la Regione Piemonte essendo una Regione importante del Nord, al pari di altre Regioni come la Lombardia, il Veneto e quant'altro, avrebbe potuto utilizzare quest'Assemblea per fare un ragionamento più forte nei confronti del dibattito a livello nazionale; un atteggiamento forte che spesso ha posto in essere insieme alla Regione Lombardia, alla Regione Liguria e ad altre Regioni del Nord, quando si è trattato di portare avanti temi magari non tanto legati all'aspetto di passaggio di competenze, ma legati a grandi progetti infrastrutturali, di sviluppo del territorio e quant'altro. La Regione Piemonte, insieme a queste altre Regioni, ha scelto di essere propositiva.
Oggi, con quest'impostazione, la Regione Piemonte sceglie di approvare una delibera che sostanzialmente pone in essere un primo passo nel trattare con il livello nazionale una serie di competenze, dal nostro punto di vista abbastanza limitate, rispetto a quello che si sarebbe potuto fare (non che non si poteva fare). Perché altre Regioni in questo senso hanno avviato un percorso deliberativo all'interno del Consiglio regionale, il quale ha dato mandato alla Giunta regionale di porre in essere una serie di trattative con il Governo nazionale per trasferire delle competenze (Regione Lombardia docet).
per questo che ci aspettavamo che questo Consiglio regionale e questa Giunta si ponessero in quest'ottica.
Il problema (che noi comprendiamo bene) che crea l'impossibilità, da parte di questa Giunta e di questo Consiglio, di poter essere propositivi fino a questo punto, è che questa Regione ha deciso di non decidere sul federalismo fiscale.
Ha ritenuto, cioè, di non abbinare - questo sì avrebbe permesso di poter fare una proposta forte nei confronti del Governo nazionale - con una ricetta più o meno equilibrata e più o meno simile, per esempio, a quella della Regione Lombardia, un percorso di trasferimento di competenze con un percorso di trasferimento di risorse. Perché se entriamo nell'ottica della semplice delibera e del dibattito che si sta sviluppando (prima in Commissione, poi in quest'Aula), portiamo avanti, sostanzialmente, un ragionamento diverso, che è quello di dire che, allo stato attuale possiamo chiedere delle competenze in più, ma questo "chiedere competenze in più su questi temi" si trasformerà, per il momento, nel prendere i soldi che ci sono a livello nazionale e trasferirli su queste competenze a livello regionale; nulla si dice, invece, sul nostro disegno di impostazione rispetto ad un tema assolutamente importante, che è quello del federalismo fiscale.
"Federalismo fiscale" non vuol dire, in base alle competenze che riceviamo, come ci trasferite i soldi, ma ridisegnare, appunto, il sistema impositivo sul nostro territorio, suddividere le competenze impositive nazionali e regionali e, su queste, ridisegnare un sistema di competenze che possano andare da un "minimissimo", come quello che oggi si tende a individuare in questo contesto, ad un progetto un pochino più ambizioso.
Ecco perché, forse, con un certo atteggiamento poco chiaro, il nostro Gruppo già in sede di VIII Commissione ha avuto un approccio di attesa: per comprendere se effettivamente oggi, in questo Consiglio, attraverso un'attività emendativa, ci sarebbe stata la possibilità di fare quel passo in più. Ed ecco perché il nostro Gruppo, oltre a presentare in Commissione la delibera che chiedeva l'inizio del dibattito sul trasferimento di competenze, aveva anche presentato in questo Consiglio la proposta di legge lombarda, che abbina la delibera alla proposta di legge. Ed ecco perché il nostro Gruppo avrebbe voluto avere la possibilità di discutere entrambi questi aspetti, con tutti i pregi, difetti, limiti o non limiti, che la proposta sul federalismo fiscale lombarda può avere, tenendo presente che i nostri vicini di casa non sono degli extraterrestri che non partecipano ai tavoli.
Non è vero che lì si dice: noi ci teniamo i soldi e voi aggiustatevi! Sono previsti dei meccanismi perequativi, delle modalità di un certo tipo attraverso le quali le risorse piemontesi sarebbero trattenute nella nostra Regione. Poi si può essere più o meno d'accordo, ma escludo nella maniera più totale, avendo condiviso questo tipo di proposta, che si dica a monte: aggiustatevi e noi ci teniamo i nostri soldi! È detto tutt'altro all'interno di questa proposta, ma è recepito un aspetto, vale a dire che nel momento in cui le risorse sono certe e sono distribuite, si deve inserire tutta una serie di principi di premialità delle Regioni che hanno maggiore gettito e, quindi, la necessità di maggiori investimenti, ma allo stato attuale non è così. C'è una redistribuzione sul territorio molto ampia che non tiene conto di questo principio.
Dico questo semplicemente per ribadire che la sottoscritta e il nostro Gruppo saremo coinvolti nella discussione di questa delibera su un processo emendativo teso a modificare questa delibera, rispetto alle considerazioni che ho fatto io, ma auspico anche che si arrivi veramente ad una discussione, in questo Consiglio, di una proposta sul federalismo fiscale che permetta a questa Regione di fare quel passo in più che oggi sostanzialmente, non vuole porre in essere.
vero, come dice il Consigliere Bizjak, che non dobbiamo esagerare non dobbiamo fare quelli che vogliono fare sempre i primi della classe, ma vivaddio - in tante occasioni questa Giunta e questa Regione ha voluto in un certo senso andare verso questa direzione, per cui penso che su un tema così importante e così ambizioso una Regione come la Regione Piemonte avrebbe potuto dire sicuramente qualcosa di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo

Vorrei fare pochissime considerazioni attorno al provvedimento che stiamo esaminando.
La prima considerazione riguarda questo provvedimento che oggi è alla valutazione del Consiglio regionale in un quadro nazionale che vede muoversi, finalmente, alcune idee e alcuni atteggiamenti politici sul federalismo fiscale. Quindi, vive anche di questo tipo di contesto. Non è un caso che, assieme alla proposta di deliberazione, la nostra discussione si concentrerà su altri due documenti che sul piano politico hanno un rilievo altrettanto importante: l'ordine del giorno di cui la prima firmataria è la Presidente Bresso sul tema del federalismo fiscale, e l'altro ordine del giorno, di cui è sempre prima firmataria la Presidente Bresso, inerente al tema delle competenze in maniera concorrente tra Regioni e Stato rispetto alle competenze legislative.
In questo contesto, poche considerazioni. La prima è sul percorso.
Aveva ragione il Consigliere Rossi quando evidenziava e lamentava il tempo passato nelle discussioni in VIII Commissione, prima di approdare, in questo momento, alle valutazioni dell'Aula.
Vorrei però mettere in evidenza due elementi.
Quando abbiamo cominciato ad affrontare questo tema, l'intenzione dell'Amministrazione regionale, condivisa dalla maggioranza di questo Consiglio regionale, non era quella di piantare una bandierina ma di avviare un percorso serio, con l'obiettivo che questo percorso serio dovesse approdare ad un risultato serio ed importante per la comunità piemontese.
Ecco perché in questo periodo la ricerca - convinta - era quella dell'individuazione di quei minimi comuni denominatori capaci di raccogliere, attorno ai temi che andavamo ad individuare, il più ampio consenso politico all'interno del Consiglio regionale. È importante per il percorso che dovremo cominciare ad affrontare. La trattativa dovrà comunque chiudersi con una legge nazionale, costituzionale o meno, comunque con una legge nazionale, perché se c'è un minimo comune denominatore possibile è utile raggiungere questo tipo di risultato.
Nella ricerca di questo minimo comune denominatore questa maggioranza regionale ha voluto dare anche un altro senso e un altro significato politico: le riforme devono essere oggetto di un possibile terreno d'incontro tra pensieri politici diversi. Questo credo che sia l'elemento più importante della discussione odierna. Le riforme non possono essere frutto di decisioni a colpi di maggioranza, ma devono vedere un'Amministrazione o un Consiglio regionale (il più ampio ventaglio di forze politiche) condividere questo tipo di percorso.
Non condivido il passaggio della Consigliera Ferrero, che lamentava uno scarso impegno da parte dell'Amministrazione regionale piemontese sul tema del federalismo fiscale. Credo che non solo la cronaca e i dibattiti, ma anche il documento politico che voteremo in queste ore in Consiglio regionale dicano esattamente il contrario. Dicono che l'Amministrazione regionale piemontese, anche su questo tema, sta affrontando un percorso fatto di serietà.
La proposta di cui il Ministro Calderoli ha anticipato alcuni contenuti alla Camera la settimana scorsa non ha nulla a che vedere con la proposta di legge della Regione Lombardia in materia di federalismo fiscale. Ha molto più a vedere con il documento dei Presidenti delle Regioni che è stato ed è, ancora oggi, l'elemento più serio da cui partire. Questo, io credo, visto l'impegno che la Presidente Bresso ha profuso su questo tema e nella costruzione di questo documento politico, è un elemento che dà invece forza all'iniziativa e all'azione politica della Regione Piemonte.
Il Ministro Calderoli, nella sua proposta che ha incominciato a sottoporre alla Camera e che sarà oggetto di un confronto con i Presidenti delle Regioni e con il sistema delle autonomie locali, proprio in questi giorni, non fa alcun riferimento alla proposta di legge della Regione Lombardia in materia di federalismo fiscale. Anche su questo vogliamo piantare delle bandierine o vogliamo avviare e incominciare un percorso che abbia l'ambizione di poter incidere e diventare concreto e essere attuato? Se posso offrire uno slogan alla valutazione del Consiglio regionale rispetto al provvedimento di quest'oggi, credo che la Regione Piemonte stia seguendo un proprio percorso originale che, nell'individuazione delle materie, guarda più alla qualità del federalismo differenziato piuttosto che alla quantità delle materie di cui chiede e rivendica un'attribuzione di competenze maggiore. La qualità sta nelle materie che sono state individuate e indicate nella proposta di deliberazione.
Su questo, vorrei brevemente richiamare la vostra attenzione. Quando parliamo di beni culturali e paesaggistici, di ricerca e università, di interventi sulle infrastrutture si guarda a tre grandi politiche su cui il Piemonte intende giocare e costruire il proprio futuro, perché il Piemonte ha individuato da anni, sul tema dei beni culturali, una ragione non solo di tutela, ma anche di sviluppo, di offerta, di promozione della propria immagine verso il mondo intero. Quando parliamo di ricerca e di università parliamo di un tema cruciale rispetto alla possibilità di far crescere l'economia piemontese nell'ambito della competitività mondiale. Quando parliamo di sistema infrastrutturale parliamo di qualcosa che riguarda l'economia, lo spostamento delle persone, la capacità dell'organizzazione di un sistema che vive di tutti i suoi elementi.
In questo riconosco la scommessa qualitativa del Piemonte e anche l'originalità di un percorso che il Piemonte ha voluto incominciare con il lavoro di questi anni e proseguire con la proposta di deliberazione odierna.
In questa ricerca di originalità c'è il pieno sfruttamento della potenzialità contenuta nella riforma costituzionale del 2001. La riforma costituzionale 2001, quando ha introdotto come elemento nuovo il federalismo differenziato, guarda sostanzialmente non ad accrescere i solchi, le differenze, le distanze tra una comunità regionale e un'altra comunità regionale, ma mette nelle mani di una comunità regionale lo sforzo e la ricerca di capire su quali elementi meglio può si costruire il proprio futuro, non a discapito degli altri, ma il proprio futuro fatto in termini di percorso di originalità.
Il non aver scimmiottato, il non avere assunto la stessa proposta di deliberazione della Regione Lombardia o della Regione Veneto: sta in questo la grande originalità che l'Amministrazione piemontese, che questo Consiglio regionale credo debba essere in grado di cogliere e di poter valorizzare. Sta sostanzialmente nella logica di una Regione che non vuole maggiori competenze per accentuare il solco, la distanza e la differenza dalle altre Regioni, ma per meglio poter sfruttare quelle che ritiene possano essere le occasioni di costruzione del proprio sviluppo, e non solamente economico.
Crediamo che il minimo comune denominatore sia stato individuato.
Questo è l'aspetto più importante del lavoro svolto in questi anni, che è stato la ricerca non del posare la bandierina per apparire sui grandi organi di comunicazione o per cercare di apparire più bravi, più avanzati più progrediti rispetto a quello che altre Regioni avevano immaginato durante analoghi percorsi che stanno portando avanti, ma la ricerca di minimi comuni denominatori. Credo che questo sia stato lo sforzo intelligente di una politica che vuole rendersi concreta, che vuole che con il passaggio di oggi in Consiglio regionale, questa tappa abbia dentro di sé la possibilità per la nostra Regione di meglio governare il proprio futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Io non sono un federalista e non ho mai concepito l'idea del nostro Paese di tipo federalista. Credo che abbiamo ancora tanta strada da fare per unirlo questo Paese, prima ancora che dividerlo e strutturalo con un modello federale.
Penso che il federalismo sia utilizzato, non da noi e non da lei Presidente Bresso, ma da una parte della classe politica di questo Paese e da una larghissima parte della classe imprenditoriale e finanziaria di questo Paese, per liberarsi sostanzialmente dal fardello di un Sud senza infrastrutture, senza industrie, con una produzione di PIL troppo bassa per competere a livello internazionale. E ritengo che ci sia ancora l'idea un'idea che si era affacciata alla fine degli anni '80 e che poi sembrava essere andata scemando, dissolvendosi nel nuovo modello di economia globalizzata - di costruire delle macro-aree a livello nord-occidentale e nord-orientale che siano transnazionali, che abbiano come elemento di matrice comune e unificante l'omogeneità della produzione di PIL delle aree regionali e interregionali, e che siano nelle condizioni di competere fortemente in ambito europeo e internazionale.
Questo contraddice con la mia idea di società e di Stato. Io penso che il nostro debba essere uno Stato solidale, sussidiario, che va a perequare le realtà del Paese più povere e con meno possibilità di sviluppo rispetto a quelle più ricche e più avvantaggiate da un punto di vista infrastrutturale, e che punta non a omogeneizzare i sistemi economici, ma a omogenei sistemi sociali di welfare.
Ancora oggi i dati raccolti da alcuni osservatori ci dicono che nei paesi, nelle regioni, nelle città del Nord i cittadini spendono mediamente 1.500 euro all'anno di tasse locali, mentre quelli del Sud circa 750-800 euro. Ma al Sud non ci sono servizi, al Sud non ci sono possibilità.
Chi è vissuto per brevissimo tempo nelle regioni meridionali del nostro Paese, si è reso conto che non solo c'è una totale inefficienza delle macchine burocratiche e amministrative dei Comuni, delle Province e delle Regioni, ma mancano servizi e strumenti di welfare che per noi sono la normalità. La normalità: dove mettere i nostri bambini la mattina quando andiamo a lavorare, i trasporti pubblici, le reti degli acquedotti ed elettriche che funzionano.
Ora, credo che il vero grande obiettivo che ha il nostro Paese - e non le Regioni, perché noi ci facciamo un po' affascinare da questo regionalismo che ci spinge a vedere interessi rinchiusi nei confini dei territori dove viviamo - la vera sfida del nostro Paese sia quella di aiutare l'Italia a diventare unita, ad essere un unico grande Paese in cui un cittadino che abita a Mazzara del Vallo o che abita ad Aosta ha le stesse possibilità, gli stessi diritti e le stesse potenzialità di emanciparsi e diventare importante tanto quanto un altro cittadino europeo.
Questo è vero obiettivo, il resto è "fuffa". Oppure - e lì c'è l'inghippo - è l'idea che, attraverso il federalismo, si possa smontare il sistema di welfare e il sistema di garanzie sociali di questo Paese.
Ho sentito l'intervento del collega Pedrale. Ha detto molte cose, ne ha dette tantissime, ma una l'ha detta in modo chiaro: "Perché non pensiamo anche a contratti di lavoro regionali?".
No. Quella è la fine dell'idea che in questo Paese le persone hanno tutte eguali diritti e tutte eguali possibilità. Se uno produce una vite a Pordenone e uno produce la stessa vite a Mazzara del Vallo, perché queste due persone devono essere pagate in modo diverso? Perché quello che abita a Mazzara del Vallo dovrebbe essere pagato di meno di quello che abita a Pordenone? Quella vite sullo scaffale della ferramenta non costa uguale comprata a Pordenone o a Mazzara del Vallo? Non ci siamo, colleghi! Se si vuole tentare una strada che è quella della smobilitazione del sistema sociale di questo Paese attraverso le proposte di federalismo differenziato, nella sinistra voi troverete sempre e comunque un'opposizione netta, chiara.
Uso spesso la metafora del risotto, e la voglio usare anche in quest'Aula. Il risotto si può mangiare tenendolo concentrato all'interno del piatto e bruciandosi la bocca, oppure spalmandolo sul piatto piano e mangiandolo dal bordo verso il centro, gustandolo. Alla fine, però, il risultato è lo stesso: il piatto di svuota.
Il piatto si svuota sia che si mangi in un mondo sia che si mangi nell'altro. E allora io, fino a che avrò la possibilità di poter parlare e di poter fare politica, difenderò il nostro modello di Stato sociale, il nostro modello di garanzie per il mondo del lavoro e per i lavoratori, la nostra idea di Stato solidale e sussidiario, che questa idea di federalismo che è partita con la modifica del Titolo V e che adesso, Regione dopo Regione, va a erodere, come la goccia che batte sulla pietra, il nostro sistema di garanzie - punta a cambiare.
Personalmente ho avuto il privilegio di lavorare con un Assessore di questa Amministrazione regionale, Bruno Ferraris, che è stato uno dei padri del moderno sistema di relazioni politiche e istituzionali della nostra Regione, e ho anche avuto la possibilità di leggere tanti interventi appassionati di Bianchi, Capogruppo dell'allora Partito Comunista Italiano.
Ebbene, l'idea che le Regioni potessero diventare strumento reale di cambiamento, cioè che potessero essere il motore propulsivo con cui migliorare le condizioni di vita delle persone che lavoravano, l'idea che le Regioni fossero il terreno su cui confrontarsi per un nuovo modello di welfare e perché le economie si sviluppassero in modo più equo e più giusto è un'idea che ci appartiene come sinistra.
Il regionalismo, ovvero la possibilità di portare più vicino ai cittadini il governo dei loro territori e quindi la costruzione dell'agenda delle priorità per ognuno di essi e di esse è un'idea che ci appartiene quindi questa proposta che avanza la Presidente Bresso è una proposta che noi accettiamo come sfida.
Sì, una sfida: mettere alla prova la possibilità che questa nostra Regione si possa spendere in modo vero, positivo, produttivo, anche da un punto di vista sociale, per migliorare le condizioni della nostra gente e perché questo nostro miglioramento non vada a discapito di qualcun altro anzi. Proprio partendo dal nostro esempio, dalla nostra modalità di attuazione del federalismo, si può produrre un elemento che faccia scattare dei virtuosismi anche in altre realtà e che possa contrastare un modello che, invece, tende all'individualismo e all'egoismo sociale (come è proposto, ad esempio, dalla Regione Veneto e dalla Regione Lombardia).
Il federalismo ha - e continuo a pensare che sia un regionalismo forte un regionalismo avanzato, che garantisca la possibilità che questo Stato pur restando unito, solidale e sussidiario, permetta ai cittadini di avere maggiore controllo sul proprio futuro e rispetto alla gestione delle priorità.
Partendo da questo modello, credo che si possa cambiare il Paese e non migliorare le condizioni solo ed esclusivamente di qualche zona o di alcuni territori, ma che sia l'intero Paese ad avere dei benefici, perch altrimenti avremmo fallito.
L'idea che ognuno guarda a se stesso e risolve i propri problemi fregandosene degli altri, è esattamente l'idea di chi vuole un'Italia debole ed incapace ad affrontare le sfide internazionali, un'Italia esclusa dalle possibilità di crescita che ci sono oggi e che sono enormi, perch questa crisi economica e di infrastrutture economiche non durerà a lungo.
Noi accettiamo questa sfida, così come la indicava la Presidente Bresso e la sosteniamo in questa azione, sapendo però che vogliamo che, ancora una volta, la nostra Regione e lei, Presidente, in primo luogo riaffermi l'esigenza che questo è un Paese unito, sussidiario, solidale e che mette al centro le persone e non la grande impresa e la grande finanza.
Questo è il nostro grande obiettivo: creare le condizioni affinché ci siano maggiori diritti e non minori possibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Cercherò di non usare tutto il tempo che mi è concesso.
Credo che questa discussione sul federalismo nasca, come è già stato in parte ricordato, da quello che tempo fa una forza politica italiana che ben conosciamo, la Lega Nord, ha costruito con le sue campagne elettorali.
Credo che in fondo sia anche un po' così, perché tante volte in politica il primo che si alza a dire una cosa poi, bene o male, viene seguito.
Oggi ci troviamo a discutere di federalismo in Regione, senza dimenticare che diamo applicazione ad una scelta fatta a livello nazionale.
Vi sono alcuni concetti da ribadire, in primo luogo che non dobbiamo pensare che con il federalismo si aumenti il livello di democrazia. Sulla democrazia si sta discutendo molto e credo che sia vero che il federalismo sia nato con l'intento di portare le scelte decisionali più vicine ai cittadini, ma bisogna vedere quali sono queste scelte.
Sono colpito dalle letture e dalle lezioni di coloro che pensano che in questo momento la politica è troppo soggetta ai poteri forti economici e finanziari.
Quindi, non è tanto questione di spostare le scelte in Regione piuttosto che a livello nazionale, se poi noi politici siamo più soggetti alle pressioni dei poteri forti piuttosto che svolgere un ruolo di totale mediazione tra questi poteri forti e le categorie deboli della nostra società. Non è solo spostando le scelte verso il basso che si risolve questo problema. Ho sentito prima il collega Robotti che giustamente richiamava il momento difficile che passiamo in Italia. Credo che nel momento in cui ragioniamo di regionalismo, dovremmo avere anche un occhio al contesto generale, ovvero alla crisi che in questo momento è internazionale, perché coinvolge tutte le società, anche quelle cosiddette economicamente più forti. Immaginiamo quindi cosa può succedere per le società più deboli. Quindi, in fondo è un atto dovuto quello che stiamo facendo, ma non vorrei che corressimo il rischio, come ho sentito in certi interventi da parte dell'opposizione, di pensare che con il regionalismo risolviamo tutti i nostri problemi: il problema energetico, il problema del degrado ambientale o il problema della cementificazione.
Non l'abbiamo ricordato, ma anche i giornali abbastanza legati al mondo confindustriale non possono negare che negli ultimi anni in tutta Italia ed anche in Piemonte ci sia stato un aumento notevole della cementificazione con tutte le conseguenze che ne derivano.
Possiamo fare questo passo, però non illudiamoci di avere risolto i nostri problemi e, come diceva prima il collega Robotti, continuiamo a pensare e a considerare il fatto che il federalismo non deve essere un punto di arrivo e soprattutto non deve essere un sistema per far sì che le differenze all'interno della nostra nazione diventino ancora più profonde di quelle che ci sono.
Infine, vi è un'ultima cosa: noi oggi votiamo questa delibera, per sappiamo che abbiamo un passaggio futuro che in parte credo preoccupi molto alcuni di noi, nel senso che sappiamo che probabilmente ben presto a livello nazionale si farà una proposta di legge per il federalismo fiscale.
Credo che su questo ci sarà molto da discutere e soprattutto sono ancora di più preoccupato perché, come già proposto una volta - e poi è stato bocciato con un referendum - non vorrei che per accontentare diverse pulsioni che ci sono all'interno del Governo di centrodestra a livello nazionale, si associasse poi un federalismo fiscale al premierato forte o ad un sistema presidenziale forte.
Credo che in questo modo non avremmo la soluzione migliore, ma sommeremmo due punti negativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Grazie, Presidente.
Credo che si debba partire da alcuni elementi positivi. Intanto, non è piaggeria verso il Presidente della VIII Commissione, ma vi è stata una grande correttezza ed efficienza della Commissione stessa che, in tutto il percorso della deliberazione, durato un anno e mezzo, ha avuto rispetto massimo anche per le posizioni - la mia era una di quelle - che hanno espresso sempre preoccupazioni su questo provvedimento.
In secondo luogo, i temi oggetto di questa deliberazione sono sicuramente molto più delimitati e limitati rispetto a quanto emerso in altre Regioni, sostanzialmente anche con il consenso della parte larghissimamente preponderante del centrosinistra; parlo della Lombardia e del Veneto, cosa che ci preoccupa parecchio.
Inoltre vi è una sorta di preambolo, non tanto scritto nella delibera quanto presente nelle discussioni fatte in Commissione e fuori, che fa sì che non si corra dietro ad una forma di egoismo individualistico proprietario e territoriale.
La Presidente Bresso già in campagna elettorale ha fatto riferimento a Cattaneo" più di una volta, cioè ad un'ipotesi importante, repubblicana e federalista sconfitta dal nostro processo unitario di un secolo e mezzo fa prevalsero, invece, altre scelte.
Le preoccupazioni che abbiamo espresso saranno i fatti a dire se eccessive, non sono certo quelle - non lo faremo mai e lo sapete - che tendono a dilazionare la scelte che vengono fatte.
Una concezione che abbiamo sempre espresso, su questa e su altre questioni, è che il Consiglio debba funzionare, lavorare e decidere, e che se ci sono posizioni critiche o altro, queste abbiano il diritto di esprimersi ma non di boicottare i lavori del Consiglio.
Ancora, rispetto a quanto detto dal consigliere Reschigna, non ci scandalizza assolutamente il confronto con le forze di minoranza su alcune questioni quadro, né su questa, né sulla legge elettorale, né sul Regolamento che dovrà essere valutato e verificato per la prossima legislatura.
La proposta di applicazione della Costituzione vigente, come emersa dalla revisione dell'anno 2001, di applicazione di federalismo fiscale e di spinta a trasformare competenze concorrenti in competenze prevalenti articolo 116 - è di grande importanza, tocca sensibilità fortemente presenti nell'opinione pubblica, a cominciare da quelle di forte critica verso il "centralismo romano", che sappiamo essere estremamente sentita.
Crediamo che, in altri anni, questi temi si sarebbero dovuti affrontare in modo diverso rispetto a quello che è stato.
Negli ultimi decenni, anche sulla scia di quanto accaduto relativamente ai grandi partiti tradizionali, noi pensiamo che la crisi in Italia sia stata molto più forte e abbia avuto ricadute molto più preoccupanti e drammatiche rispetto ad altri paesi europei, proprio per la scomparsa dei tre grandi partiti di massa che hanno caratterizzato la nostra storia almeno dal 1943 in avanti, rischiando, in alcuni casi, di produrre una frantumazione statuale. Noi pensiamo fossero queste, e non altre, le questioni: la proclamazione di un Parlamento del Nord, della Repubblica padana e alcune scelte direttamente consequenziali. Parte consistente largamente maggioritaria, della sinistra ha sempre pensato che occorresse governare questi processi, prenderli in mano, perché avevano una forte spinta popolare e anche un forte consenso.
Per quanto riguarda la riforma del Titolo V - lo sapete - noi, nel lontano 2001, alla Camera, votammo contro. Allora eravamo in una collocazione particolare, oggi non ci siamo, quindi il problema è ancora più grave per noi e, sicuramente, non ci saremo per qualche anno.
Noi siamo convinti che la situazione, frutto di questa convinzione abbia offerto anche alla destra gli strumenti per ipotizzare un cambiamento drastico, quello della devolution, che, fortunatamente, fu stoppato con il referendum del giugno 2006, che era stato messo in atto senza maggioranze qualificate, semplicemente frutto di maggioranze politiche, esattamente al contrario di quello che, anche qui, è stato detto su alcuni temi.
La riforma - come ricordiamo sempre io e il Consigliere Moriconi, che abbiamo questo tarlo - all'interno del sistema elettorale maggioritario si inseriva non solo con accenti presidenzialistici, ma con forti spinte liberiste presenti a livello europeo.
Il Consigliere Robotti - su quel punto, concordo con lui al 101 parla di dati estremamente reali quando dice di stare attenti, perché le divisioni, anche statuali, emerse dall'Ottocento non reggono più davanti all'economia odierna.
E' chiaro che il Veneto è molto più legato ad un'ipotesi di macroregione con la Baviera e l'Austria di quanto possa essere interessato ad un rapporto economico, politico e culturale con l'Italia meridionale.
Ricordiamo che alcune di queste tendenze furono alla base dello spezzettamento di Stati. Certamente, non è il nostro caso, ma la Slovenia le Regioni del nord della Jugoslavia o le repubbliche baltiche occupate militarmente - purtroppo - dall'URSS, dopo l'orrendo patto militare del 1939) tesero anche ad autonomizzarsi, per forti spinte e per livelli economici diversi, rispetto ad altre arre dei loro stati.
Noi crediamo che l'articolo 114 della Costituzione, sostanzialmente debba essere visto evitando di creare una commistione tra potere amministrativo e potere legislativo, con contrapposizioni tra Comuni e Regioni o fra Regioni e Stato.
L'articolo 116, con un disegno a geometria variabile, che sostanzialmente, definisce forme di maggiore autonomia regionale, ha motivazioni profonde, ma rischia di creare una conflittualità importante tra Regioni e Stato su ruolo, modalità legislative, confini e competenze facendo sì che la sussidiarietà possa essere letta in mille modi. Sapete, è un tema di cui parlano tutti, ma con accenti e forme diverse; le stesse forze cattoliche ne parlano con accenti esattamente contrapposti al loro interno.
Cosa si intende per sussidiarietà? Una forma solidaristica profonda o la sostituzione graduale del privato allo Stato, per cui lo Stato fa quello che il privato non può fare, e in cui il privato assume l'aspetto prevalente? Come sapete, abbiamo espresso la preoccupazione - pur non essendo presenti in Parlamento - che il federalismo fiscale possa produrre differenziazioni sociali tra i territori.
Alcuni - in particolare l'Assessore Deorsola, che, gentilmente partecipò ad un nostro convegno, il 12 maggio 2007, in cui cercammo di fare il punto su questi temi - conoscono quanto abbiamo tentato di esprimere con quei ragionamenti, affinché la domanda di autonomia, non cancellasse universalità di diritti e il discorso dello stato sociale, evitando processi di ulteriore differenziazione. Tutti i dati economici parlano di differenziazioni tra le regioni più ricche e quelle più povere del nostro paese, di differenziazioni sempre maggiori tra le classi sociali, per cui i più ricchi diventano più ricchi e i più poveri diventano sempre più poveri di abbandono, in molti casi, degli elementi essenziali di difesa sociale da parte dello Stato e, anche da noi, di passaggio da un'economia formale ad un'economia informale in strati, ormai, non più minoritari della popolazione.
Avevamo proposto un tavolo nazionale - pensavamo fosse possibile con il Governo di due anni fa - all'interno del quale definire questi temi e determinare, anche a livello di federalismo, quanto in percentuale dovesse rimanere ai Comuni, quanto alle Province, alle Regioni e allo Stato, in un quadro nazionale che non fosse differenziato tra regione e regione. Lo sapete, non abbiamo mai amato i tavoli e le commissioni dilatorie che si fanno per perdere tempo, ma pensavamo che questo permettesse di definire le competenze di Regioni e Stato, il quadro complessivo sugli Enti locali, che comprendesse anche le Comunità montane e le Città metropolitane.
La destra ha fatto la campagna elettorale dicendo che le Province sarebbero state abolite. Vi sfido a farlo il prossimo anno, davanti ai tentativi di aumentarne il numero, per aumentare, anche lì, lo sappiamo una serie di incarichi di Presidenza e Assessorati. Noi siamo per un riposizionamento del concetto di interesse nazionale e di universalità dei diritti e per l'accentuazione degli articoli fondamentali, il 2 e il 3 della nostra Costituzione, che ci paiono quelli veramente più incisivi.
Il nostro Gruppo, lo sapete, anche in Commissione, su questo ha espresso una posizione aperta, non abbiamo fatto perdere tempo, neanche un minuto. Ancora una volta, esprimiamo queste preoccupazioni, che spero vengano intese non come dilatorie, estremistiche - come, ormai, sempre ci viene rimproverato - o altro, ma come un tentativo di valutazione e discussione complessiva, che, evidentemente, il Consiglio ha il diritto di fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, rinuncio ad intervenire, rinviando a domani l'intervento sull'argomento generale, perché so che la Presidente ha poco tempo a disposizione ed è più importante ascoltare lei.



PRESIDENTE

Lei domani interviene sugli emendamenti, perché, se non ci sono altri interventi, chiuderei la discussione generale, con il consenso dell'Aula.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Benissimo, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola alla Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso, per la replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Ovviamente, domani, avremo modo sugli emendamenti di entrare nel merito di una serie di questioni sollevate.
Intanto, volevo ringraziare i Consiglieri, perché, in un tempo contenuto e ascoltabile, mi pare abbiano prodotto un dibattito di grandissimo interesse, che ha fatto emergere le differenze che ci sono fra noi, ma anche un intento, che mi pare comune, relativamente al percorso che la nostra Regione sta iniziando.
Ovviamente, ci sono posizioni diverse su alcune materie. Teoricamente tutti potremo volere tutto, credo che il nostro obiettivo deve essere soprattutto quello di selezionare le materie sulle quale ci sentiamo di confermare la nostra capacità di gestire competenze aggiuntive.
Credo sia importante, anche nella trattativa, avere pezze giustificative per dimostrare che queste cose le stiamo già facendo, sia pure in collaborazione con lo Stato, quindi siamo perfettamente in grado di governarle successivamente. Tuttavia, credo anche sia importante non chiedere troppo, perché non credo che, in questo momento, il clima sia particolarmente favorevole alle Regioni (è evidente a tutti nel dibattito nazionale). Penso, quindi, che dobbiamo dare una dimostrazione di volontà e di capacità, ma anche di concretezza e di coerenza a non esagerare ma contemporaneamente, affermare la nostra capacità di governare materie aggiuntive sulla base di articoli della Costituzione.
Vorrei fare due breve osservazioni. Il tema era scegliere se andare in profondità o chiedere qualcosa in più di tutto. È evidente che, nella trattativa, questo tema si porrà. Non penso che lo Stato intenda spogliarsi di tutte le proprie materie concorrenti, altrimenti non le avrebbe indicate fra quelle. Ricorderete che, anche nella riforma del centrodestra, le materie concorrenti erano state fortemente ridotte, ragion per cui credo sia difficile chiedere di tutto un po', perché rischia di essere poco di tutto.
Su due materie - beni culturali, università e ricerca - si tratta di chiedere competenze in profondità. Per capirci, esistono in Piemonte in particolare - non conosco esattamente il resto del Paese, ma credo valga anche per il resto del Paese, ma certamente vale in Piemonte - un'enorme quantità di beni culturali che sono di proprietà dello Stato scarsissimamente valorizzati. Su alcuni, con grande complessità, abbiamo avviato delle procedure e delle attività di restauro. Per governare questo sistema, ogni volta, abbiamo dovuto creare delle fondazioni, dei consorzi o delle associazioni, moltiplicando gli organismi e aumentando i costi.
Al contrario, fermo restando il diritto alla tutela, il passaggio di una parte del personale dello Stato che si occupa della tutela e valorizzazione dei beni culturali e della competenza alla Regione consentirebbe di realizzare quel lavoro di valorizzazione, che stiamo già facendo con grande difficoltà, in modo più completo e forte.
Ovviamente, questa è una Regione che, quando era uno Stato, possedeva quei beni, quindi, in qualche modo, non è una sorta di restituzione, perch non ne chiediamo la proprietà, ma l'affidamento per la valorizzazione.
Questo non è poco! È una materia "pesante", non si tratta di discutere di piccole cose. Per questo dico che l'obiettivo di questa proposta è trattare in profondità alcune questioni che riteniamo essenziali per la competitività della nostra Regione.
Siamo in un momento difficile, parecchi lo hanno ricordato. Per rendere più competitiva la Regione pensiamo che alcuni strumenti siano, per noi indispensabili. Certamente lo sono l'Università e la ricerca, certamente lo è il patrimonio culturale che abbiamo a disposizione che non è stato, fino ad ora, sufficientemente valorizzato (basta andare in giro e tutti ci dicono che non è valorizzato a sufficienza, salvo alcune cose che ci vengono citate e che sono quelle su cui è intervenuta la Regione insieme al sistema locale). Queste sono sempre materie su cui si applica il principio di sussidiarietà, cioè il principio che si governa concretamente e amministrativamente la materia al livello più basso possibile per il cittadino, quindi - l'ho già detto e non lo ripeto - passeremo le competenze gestionali ai soggetti che sono più adatti territorialmente a farlo.
Sul federalismo fiscale. Noi abbiamo fatto la scelta di aderire al progetto che le Regioni, nel loro insieme, hanno condiviso e che, mi pare abbia anche condiviso il Ministro Calderoli. Tant'è vero che il testo che ci ha consegnato, con una eccezione che vi dirò, è quasi identico a quello che avevamo elaborato noi, al nostro documento. Siamo stati convocati mercoledì alle 18, quindi penso che riusciremo a trovare un accordo abbastanza rapidamente, almeno sui principi generali, poi ovviamente bisognerà sentire come si pronuncerà il Parlamento.
C'è un punto che non va bene, secondo me, della proposta del Ministro Calderoli e lo comunico al Consiglio, perché sarà il punto su cui poser molto l'accento, e riguarda la modalità con cui vengono calcolati i costi standard di riferimento.
A mio avviso, non può essere la media delle tre migliori Regioni.
Questo comporterebbe che quasi tutte le Regioni siano sostanzialmente sussidiate, anche Regioni che hanno un'efficienza nettamente superiore alla media. Riteniamo, e lo abbiamo fatto scrivere (me ne sono accorta perch ogni tanto amo far di conto), che debba essere la media generale. Si prendono i costi standard di tutte le Regioni, se fa la media delle entrate, chi è sopra la media (la stessa cosa vale per quanto riguarda le risorse) non riceve contributi e paga in proporzione a quanto è sopra la media al fondo perequativo. Chi è sotto la media, viene perequato in proporzione di quanto è sotto, in modo che non sembri che solo alcuni partecipino alla perequazione. Tutti quelli che sono sopra la media del PIL come Regioni, partecipano, in effetti, alla perequazione. Sia per calcolare i costi standard, sia per calcolare le medie in base alle quali si fanno le perequazioni, la media delle Regioni ci pare il parametro di riferimento giusto.
Tranne questo, per tutto il resto mi pare che, nel complesso, le due proposte siano molto vicine, quindi è possibile, in maniera molto concreta arrivare ad un accordo. È fondamentale - parecchi lo hanno detto, e io concordo - che il trasferimento effettivo delle competenze previste dalla Costituzione, e non solo le maggiori - non è ancora avvenuto, se non per pochissime cose - avvenga. Pertanto chiediamo che ci facciano le leggi cornice per definire che cosa sono i principi generali dell'ordinamento da parte dello Stato.
Per tutti, è fondamentale che avvenga attraverso il federalismo fiscale, altrimenti non ci sono le condizioni per governare un sistema complesso come sono le Regioni e per fare competitività. Se le regole e le risorse di riferimento cui bisogna attenersi cambiano continuamente, non è possibile fare efficienza, non è possibile fare programmazione del proprio intervento, delle riforme ecc., quindi è indispensabile che il federalismo fiscale si realizzi in modo che ognuno sappia su cosa può contare. Poco o tanto, dipenderà da come va il Paese, dalla nostra capacità di essere competitivi, ed è per questo che bisogna fare un punto a partire dal quale tutti tirano nella stessa direzione per diventare più competitivi. Se saremo più competitivi, avremo più risorse per noi e più risorse per la perequazione. Se saremo poco competitivi, non ne avremo né per noi né per la perequazione.
Voglio solo esprimere, ancora, una brevissima valutazione. Mi sono confrontata con gli uffici su come funziona l'iter, che non è chiarissimo ovviamente, ma la loro interpretazione, e anche la mia, è questa. A seguito della delibera di oggi, realizzeremo un primo confronto, che sarà posto all'attenzione del Consiglio, sulla trattativa definitiva, con il sistema degli Enti locali. Su quella base, andremo a trattare con il Governo l'accordo che - speriamo - verrà raggiunto con il Governo sarà portato in Consiglio regionale dalla Giunta per averne il benestare. Una volta ottenuto il parere favorevole (in questo caso il Consiglio dovrà sentire anche formalmente, il sistema delle autonomie) dal Consiglio, sarà il Governo a predisporre un disegno di legge al Parlamento, per ratificare questo accordo.
Sulla base della trattativa e dello sperabile accordo, il Consiglio si pronuncerà, dicendo se è d'accordo o meno. Il Consiglio, naturalmente, avrà tutte le possibilità di valutare se avremo gestito bene la trattativa e se saremo riusciti a ottenere un buon livello di competenze aggiuntive; nel frattempo, saremo anche in grado di valutare se la norma sul federalismo fiscale ci consente di gestirle. È evidente che non si possono ottenere competenze senza poterle gestire. Ha ragione il Consigliere Cavallera quando dice: "Se ci passano le reti ferroviarie senza passarci una lira...". Quello che intendiamo è che ci trasferiscano delle risorse fiscali con le quali possiamo fare manutenzione ed investimenti.
Ovviamente, potremo decidere di mettere più risorse sulle linee ferroviarie, magari chiudendone alcune e mantenendone altre, e meno risorse su un'altra cosa. Quindi toccherà a noi decidere come avvalerci del vantaggio del federalismo fiscale, che consente di avere un fondo unico ovvero che proverrà da più fonti fiscali ma che è unico, e in base al quale si possono allocare le risorse al meglio, risparmiando su una per poter fare un'altra cosa. Questo è il principio di buona amministrazione. Al contrario, se si deve operare sempre con fondi trasferiti per piccoli segmenti, è inutile che si faccia efficienza, perché su quella materia gli danno quella risorsa, su quell'altra gliene danno un'altra e, com'è noto non si può fare nessun'efficienza: in realtà, si spende quello che viene attribuito sulle varie voci. Per questo motivo, è molto importante che la fonte sia unica e sia di tipo fiscale.
Per quanto riguarda le preoccupazioni, credo di essere stata molto chiara. Penso che perché in un Paese funzioni una Regione, bisogna che funzioni tutto il Paese. La competitività della Regione Piemonte deve servire, non danneggiare la competitività del Paese. Credo che sia così.
Così è sempre stato.
Credo che avere risorse e responsabilità faccia molto bene anche alle Regioni del Sud. Le Regioni del Sud - lo ricordo - hanno moltissime risorse, molte più di noi, in realtà, perché hanno i fondi dell'obiettivo 1 e hanno i fondi del FAS, che sono quantità di risorse per noi inimmaginabili. Tocca a quelle Regioni dimostrare di saperle usare bene perché le condizioni per far ripartire la loro economia le hanno tutte. Ci è riuscita l'Irlanda, la Spagna, la Grecia, e ci stanno riuscendo le Regioni dell'Est.
Il problema non è quello di dare risorse in più. Certamente, ci sono le perequazioni per la spesa corrente nella sanità e tutto il resto, ma, in termini di investimenti, c'è un abisso fra noi e le Regioni del Sud. Il punto è che, anche per loro, avere un'autonomia migliore, cioè consentire loro di programmare meglio le proprie risorse, credo che possa essere utile, e non dannoso, né per loro né per il Paese, ma utile. Ci naturalmente, vuol dire responsabilità.
Mi rendo conto, e credo che se ne renda conto tutto il Consiglio, che chiedere più competenze vuole anche dire assumersi più responsabilità. Non sarà facile, perché in ogni modo non si tratterà (anche per quanto riguarda il federalismo fiscale) di tanti soldi, perché non ci sono nel Paese. Il Paese è indebitato, ha difficoltà, è in difficoltà economicamente ed è in difficoltà con il proprio bilancio. Quindi, nessuno può pensare di avere il "goga e migoga" di risorse grazie al federalismo fiscale. Noi vogliamo solo poter fare efficienza. Non crediamo di potere avere molti più soldi: credo che questo ognuno se lo debba togliere dalla testa.
Quello che pensiamo invece di poter fare è di avere più competenze nelle materie che ci servono per realizzare più competitività nella nostra Regione. Non affondare su una serie di piccole competenze in più in ogni materia, ma avere, su alcune materie, una competenza forte, quasi piena che ci consenta davvero di usarle in modo fortemente competitivo per la nostra Regione e anche per il Paese. Ciò pensando, da sempre, che un Piemonte efficiente e capace sia utile al Paese, e non costituisca certamente un danno. Ovviamente risponderemo e valuteremo: alcune proposte dell'opposizione sono accoglibili e proporrò alla maggioranza di accoglierle.
Ma soprattutto, mi impegno a fare una trattativa serrata - a tempi i più brevi possibili, in modo che possa stare dentro anche il federalismo fiscale, le maggiori risorse relative alle maggiori competenze - per portare una proposta, nel più breve tempo possibile, al Consiglio regionale, sperando che quella proposta possa poi essere accolta anche dal Parlamento, che - lo ripeto - in questo momento a me non sembra particolarmente favorevole alle Regioni. Malgrado una maggioranza fortemente improntata al federalismo, l'atteggiamento medio che sento nell'aria, nel Paese, nella pubblicistica e anche nelle affermazioni concrete di molta parte non solo dell'opposizione, ma anche del Governo non mi fa essere molto ottimista.
Penso che anche per questo dobbiamo concentrarci su cose che riteniamo essenziali, in quanto dobbiamo dimostrare responsabilità e senso del limite, oltre che delle capacità.
Globalmente, potremmo arrivare ad una proposta buona, che spero molti potranno accettare e votare, eventualmente rinunciando a qualcosa, in meno o in più, che avrebbero voluto. C'è qualcuno che magari preferirebbe pochissimo o niente, e c'è qualcuno che - come vediamo dalle proposte vorrebbe moltissimo. Io penso che possiamo trovare un ragionevole accordo su un buon testo, che ci dia degli strumenti importanti per una buona trattativa a livello nazionale.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Dichiaro conclusa la seduta del Consiglio regionale.
Ricordo che domani alle ore 14 ci sarà un rinfresco nella saletta antistante il bar, rinfresco offerto dal Consigliere Claudio Dutto, che vuole condividere con noi la sua gioia per la decisione che andrà ad assumere sabato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.10)



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