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Dettaglio seduta n.340 del 26/06/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 15.00 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cattaneo, Pace, Robotti Rostagno.


Argomento: Montagna

Esame disegno di legge n. 541, inerente a "Disposizioni modificative della legge regionale 2 luglio 1999, n. 16" (Testo unico delle leggi sulla montagna)


PRESIDENTE

Dopo la relazione sul disegno di legge n. 541, di cui al punto 6) all'o.d.g., dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Intervengo volentieri prima del collega Cavallera che intanto ringrazio a nome del mio Gruppo perché ha seguito e sta seguendo il faticoso svolgersi di questo disegno di legge, di cui quanto prima entreremo nel merito, e non voglio - non per caso, ma per manifesta ignoranza - entrarvici. Invece mi ricollego alla relazione svolta stamattina dal Consigliere di maggioranza; in tal senso, chiedo ai colleghi un minimo di sforzo, perché la relazione è stata fatta a mezzogiorno, e mezzogiorno è così lontano rispetto alle 15.30 del pomeriggio.
In una relazione per molti versi eccellente, che condividerei quasi integralmente, il collega ha però, a mio avviso, non sottolineato sufficientemente (o, se lo ha fatto, sono io che non ne ho colto tutti gli aspetti) alcune caratteristiche che a me paiono tra le più importanti del disegno di legge di cui fra un po' inizieremo a parlare.
L'unica cosa certa è che, una volta tanto, non è oggetto di discussione la potestà di quest'Aula di legiferare in materia Infatti, stando sia alla finanziaria 2008 (la legge precedente) sia alle attuali manifestazioni d'attenzione da parte del Governo - che sull'argomento non ha ancora perlomeno per quanto a me consti, definito una posizione chiara (chiara nel senso che possa essere oggetto di discussione) - noi siamo assolutamente autorizzati, ove qualcuno avesse dei dubbi, a legiferare, se lo riteniamo in materia.
Ed è quanto ci apprestiamo a fare, con tutte le difficoltà tecniche, da un lato, ma anche politiche, dall'altro, perché la finanziaria di cui stiamo discutendo e che c'impone l'obbligo (una data, una traguardo) di deliberare entro il 30 giugno, motivo per cui tra l'altro ne parliamo oggi è una posizione dell'attuale Governo, che al momento non è - lo ripeto univocamente interpretabile. Ci mettono in una condizione di assoluta autonomia legislativa, che è la nostra competenza, ma anche di un minimo di confusione politica (confusione nel senso di non chiarezza, non di confusione nel senso di atteggiamento contraddittorio).
Allora io pongo delle domande, cui so che in parte il disegno di legge che poi andremo a discutere non risponde, ma tolgo anche dei dubbi.
Comunque saranno organizzate, non è certamente questa la modalità con cui si effettua il contenimento della spesa pubblica o, se si vuole, dei costi della politica.
Lo dico perché questo è stato oggetto, in qualche momento, non soltanto da parte dell'attuale maggioranza, è scritto anche in molti articoli, c'è un ordine del giorno che oggi è allegato alla discussione che parte dal contenimento della spesa politica, del costo della politica.
Su tale argomento, francamente non mi sembra questo l'approccio più significativo. Non ci sono i numeri perché quest'argomento abbia materia non ci sono le quantità. E il fatto che non ci siano le quantità non vuol dire che io sottoponga a critica chiunque voglia contenere i costi della politica, anzi: vuol dire semplicemente che non è spegnendo la luce qua o riducendo il condizionamento dell'aria che otterremmo degli effetti se non ugualmente demagogici, come troppo spesso demagogici sono i richiami al contenimento della spesa.
Le Comunità montane credo che debbano avere essenzialmente come finalità - mi piacerebbe avessero, non so dire se hanno avuto, ma certamente credo che sia o dovrebbe essere l'intento di tutti i colleghi che su ciò si prospettano di legiferare - la tutela del territorio che loro rappresentano, perché la montagna è un elemento di strategia del Piemonte.
Non ci chiamiamo Pie-monte per caso, perché se ci chiamassimo Pie-mare sarebbe diverso, ne avremmo fatto delle discussioni con Burlando e due articoli sul giornale, invece ci chiamiamo da un sacco di tempo Pie-monte perché per noi la montagna è davvero elemento di strategia e chiunque se ne sia anche soltanto lontanamente occupato da qualunque punto di vista quindi oltre all'Assessore competente - che ringrazio per essere, come spesso le capita, presente e attenta - sa che non è l'unica componente, ma ci sta la tutela dell'ambiente, ci stanno molte componenti dell'economia ci stanno moltissime componenti culturali, cioè la montagna è davvero il Piemonte.
Allora, se è una componente di strategia, non è sulla strategia che si lesina, non è limando i costi delle Comunità montane, oggi organizzate o comunque riorganizzabili, che si effettuano delle efficienze che non si fanno sulla strategia. Quindi, togliamo il costo della politica. Primo punto. Però bisogna dircelo, perché se stiamo facendo economica, non stiamo facendo investimenti, è estremamente difficile fare due cose contestualmente.
Per me, per noi, per il nostro Gruppo, la montagna è un'area di investimento, da tutti i punti di vista. Se è un'area di investimento allora andiamo a guardare i numeri. I numeri di oggi - mi correggerà l'Assessore competente se sono palesemente in errore - sono, occhio e croce, una cinquantina, una sessantina di milioni di euro, tutto compreso di cui un po' meno di due terzi del bilancio regionale (30-35 milioni, euro più, euro meno, e 18-20 circa di provenienza statale).
Sono soldi, ma non sono soldi determinanti quando uno pensa al nostro bilancio, al bilancio che la Giunta sta cominciando a gestire, dopo averlo celermente approvato il 16 maggio e che si aspetta e si prospetta di assestare, dopo averlo celermente presentato come disegno di legge di assestamento, credo approvato lunedì scorso.
Ricordo a tutti i presenti, soprattutto a quelli più testardamente non capenti, che abbiamo discusso per circa due mesi di come indirizzare 12 miliardi di euro, che non sono la cifra su cui pareggia il nostro bilancio che pareggia a 18, ma abbiamo tolto da quei 18 i 6 miliardi di euro che per comodità di ragionamento, consideriamo partite di giro, che di giro non sono, se uno ha voglia di discuterne, mentre sui 12 miliardi di euro nessuno discute che siano competenza delle leggi che questa Regione attua.
Allora, 60 milioni di euro, di cui 20, occhio e croce, di provenienza statale, qualunque sia il Governo in carica e in qualunque momento, sono una cifra, ma - buon Dio, Assessore! - non è strategia! È troppo poco ci che viene dedicato alla montagna piemontese! Non sto riferendomi alla sua delega o rivolgendomi a lei personalmente, perché la montagna - come ho detto prima - attiene ad una serie di deleghe trasversali: il turismo l'ambiente la cultura e tante altre componenti. Ma 60 milioni su 12 miliardi ammontano allo 0.5%. Allora, o è falsa l'affermazione che ho fatto prima, cioè che la montagna non è una componente strategica (però vorrei che qualcuno me lo dicesse in italiano o anche in piemontese, sono anche disponibile a sentirlo in occitano), oppure, se è strategia, la strategia e i numeri sono conseguenze delle cose: una delle due.
La Presidente Bresso fa richiami al fatto che il Governo non le da quello che le compete. Fa bene! La Presidente i soldi ce li ha già: deve soltanto impiegarli diversamente (se è strategia). Possibilmente in Aula, e non sui giornali. Cosa che ci apprestiamo a fare (tra le altre cose) se e quando inizierà la discussione sull'assestamento.
Pertanto, non discutiamo di soldi, perché i soldi ci sono. Discutiamo invece delle priorità con cui indirizziamo i soldi - soldi, "palanche" euro, lire, fondi (di qualunque natura essi siano - di cui disponiamo.
L'indirizzo delle risorse è compito di quest'Aula, non è compito di terzi.
Il federalismo si attua facendolo, non pretendendo che qualcuno lo faccia al posto nostro.
Questa è l'unica parte dell'amplissima relazione del relatore che non ho detto di non aver condiviso; anzi, la condivido integralmente. Vorrei solamente che fosse chiaro che se una legge, rispetto alla quale abbiamo interesse a che venga discussa e votata... Noi stiamo ancora discutendo se astenerci o votare contro, perché non correi che a qualcuno sfuggisse che noi facciamo parte dell'opposizione. Ovviamente, il voto avverrà entro il 30 giugno, perché questo ci sembra un impegno nei riguardi della montagna oltre che del Governo, da rispettare.
Non confondiamo, però, i costi della politica dove non ci sono. Non sono qui. Non parliamo di strategia, se la strategia non è corroborata da delle cifre che questa Giunta, sinora, a nostro sommesso avviso, non ha dedicato all'area della montagna.
Probabilmente, non lo ha fatto nemmeno la legislatura precedente. Non vorrei criticare unicamente il centrosinistra: se devono essere fatte delle critiche sulla situazione attuale dei Comuni, ci allineiamo volentieri eventualmente anche con delle critiche sul passato.
C'è l'assestamento in I Commissione. Consideri quest'Aula un impegno da parte dei Gruppi di opposizione a far sì che la montagna, e conseguentemente il nome Piemonte, sia considerato elemento di strategia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferraris; ne ha facoltà.



FERRARIS Giorgio

Questo disegno di legge, che inizialmente è nato (anche nella discussione che abbiamo avuto in Commissione) in una situazione in cui si trattava di ottemperare a delle disposizioni stabilite dalla legge finanziaria nazionale del precedente Governo, si è trovato a crescere e a maturare in una situazione decisamente nuova, nel senso che è stata espressa, anche in modo chiaro da parte dell'attuale Governo, una volontà di intervenire sulla situazione delle Comunità montane. È anche circolata una bozza, un'ipotesi di decreto legge che ha lasciati tutti un po' spaventati e perplessi; poi la cosa è andata avanti, quindi se ne riparlerà più avanti.
Comunque, è chiaro che c'è un volontà nazionale di intervenire con ipotesi di razionalizzazione, se non di tagli generalizzati, sulla questione delle Comunità montane.
Concordo anch'io con quello che ha detto il Consigliere Burzi: non è questo il rimedio per risanare la spesa pubblica nel nostro Paese. Tuttavia ritengo che quanto fatto dalla Regione Piemonte, che stiamo facendo qui in Consiglio, sia un passo importante. Intanto perché, nel quadro complessivo in cui andremo a inserirci, oltre ad arrivare con una legge regionale che ottempera alla prescrizioni della legge finanziaria del precedente Governo (che sostanzialmente diceva di ridurre il numero degli enti, degli amministratori e le indennità degli amministratori), si interviene anche sulla questione delle funzioni.
Su questo concordo - di nuovo - con quanto diceva il Consiglieri Burzi prima: le funzioni primarie delle Comunità montane non possono che essere quelle di occuparsi del territorio, perché per questo sono nate, motivo per cui ritengo che per questo devono essere e dovranno essere mantenute.
Peraltro, in questi mesi, in cui ci saranno comunque incontri e trattative, ci presentiamo con una proposta forte. Infatti, avendo previsto una riduzione molto drastica del numero degli enti, la legge regionale ci consente di aprire una trattativa a livello governativo, mettendoci - come si dice - "dalla parte della Regione".
chiaro che molto dipenderà dal quadro complessivo che si presenterà a livello nazionale. Il quadro che si prospetta è alquanto frammentato, nel senso che la Regione Piemonte è una delle poche regioni che sta movendosi verso il riconoscimento della Comunità montana come ente locale territoriale.
Gli altri disegni di legge - tutte le Regioni, in questo periodo, hanno in corso di approvazione nei rispettivi Consigli i disegni di legge su questo argomento - sono perlopiù orientate su ipotesi di riconoscimento delle Comunità montane come Unioni di Comuni; qualche Regione parla di Associazione di Comuni, con meccanismi, dal punto di vista degli organi rappresentativi, prevalentemente consortili, cioè prevedendo non un'elezione, quindi, una legittimazione politica da parte dei Consiglieri comunali del territorio, ma un organismo rappresentativo formato dai Sindaci o dai propri delegati.
L'impegno politico che stiamo assumendo con questo disegno di legge è un impegno politico forte, che avrà modo di definirsi meglio rispetto al quadro nazionale che si presenterà. Noi abbiamo previsto quattro mesi per una definizione precisa e puntuale della territorialità delle Comunità montane e sei mesi per una definizione delle competenze.
Credo comunque che ci si prospetti un quadro dove la tenuta nazionale del comparto Comunità montane potrà avere anche qualche difficoltà. Di fronte a questo, credo che la Regione Piemonte non possa non apprezzarsi per arrivare ad un'ipotesi, anche dal punto di vista finanziario, di mantenimento delle Comunità montane, prevedendo iniziative perequative su quelle che sono le entrate, le risorse che vengono prevalentemente dalla montagna. Mi riferisco, ad esempio, alle quote sulle tariffe idriche, che oggi sono ripartite, e che in alcune situazioni rappresentano entrate consistenti o meno per le Comunità montane. Oppure, penso alla legge che abbiamo approvato sulle entrate derivanti dalle cave o dalle acque minerali.
Credo che da iniziative perequative come queste, con questo tipo di entrate, sia possibile recuperare risorse che, al di là di quella che sarà la volontà del Governo e che conosceremo a settembre, consentono di mantenere per il Piemonte questo ente intermedio, di cui credo ci sia una grande necessità, non tanto per i Comuni di fondovalle o per i Comuni più grandi, ma proprio per i territori più disagiati, più marginali e più piccoli. Spesso, in queste zone, constatiamo che le Comunità montane sono purtroppo - l'unico ente che fa investimenti, che interviene sulle strutture ricettive e su iniziative per il turismo, per l'utilizzo delle fonti locali, energetiche (legno e così via).
Quindi, da questo punto di vista, poiché - proprio come diceva il Consigliere Burzi - ci chiamiamo Piemonte e non possiamo fare a meno delle Comunità montane, dobbiamo predisporci in questa ottica.
Credo che, comunque, l'approvazione di questo disegno di legge sia un fatto importante, significativo e, sicuramente, positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, noi ci siamo posti di fronte a questo provvedimento che viene adottato ai sensi della legge finanziaria 2008, soprattutto nell'ottica di salvaguardare gli interessi e gli interventi che sono rivolti a coloro che abitano in montagna.
Dobbiamo stare attenti a non confondere la difesa dello status quo del corpo burocratico e amministrativo, che, nei decenni, si è consolidato anche in montagna, con la domanda delle popolazioni montane di poter usufruire di sostegni e interventi di sviluppo, ma non solo, anche di gestione dei servizi.
Questo ci viene imposto - in questo caso con la forza della legge nazionale, ma tanto più verrà anche richiesto in futuro dai provvedimenti già complessivamente delineati nella legge finanziaria 2008 - per quanto riguarda l'alleggerimento della macchina amministrativa che fa capo agli enti territoriali (agli enti locali in particolare, ma non solo), proprio per avere un sistema efficace, efficiente ed economico.
A mio avviso, rispetto alla scelta che abbiamo compiuto, credo non si debba tanto valutare il nominalismo, un po' come faceva adesso il collega Ferraris, quasi che il nominalismo ci garantisca un intervento più efficace rispetto, ad esempio, a quello che ha fatto una Regione sempre del nord o del centro o del sud Italia, ma prestare attenzione alle competenze, alle procedure e alle risorse effettivamente messe a disposizione, oltre ai criteri e metri di valutazione per intervenire sulla montagna.
Per esempio, in campo agricolo, che si collega al tema della montagna a volte, si dice che è arrivato il momento di aiutare gli agricoltori piuttosto che l'agricoltura, quando per "agricoltura" si intende molte volte l'insieme delle strutture che, in questi anni, da Bruxelles fino ai nostri territori, si sono costituite per gestire le provvidenze. Ogni riferimento all'organismo pagatore regionale, ad esempio, in campo agricolo non è casuale, ma è un riferimento voluto per vedere se si può migliorare l'incidenza di tutto quello che si decide.
Venendo al nostro provvedimento, a questo punto, era inevitabile arrivare ad una semplificazione, anche numerica, e ad accorpamenti, che però, salvaguardassero davvero, e a fondo, le caratteristiche dell'agenzia di sviluppo, che, storicamente, ha rappresentato la Comunità montana nella nostra Regione, così come la valenza di gestione associata dei servizi che la Comunità montana rappresenta, insieme ad altre funzioni che le leggi regionali più varie hanno assegnato alla Comunità montana stessa.
L'approfondito dibattito svoltosi in Commissione ha apportato un notevole miglioramento del testo in questa direzione. Però, anche qui, a mio avviso, quella della Comunità montana stessa, anche nella nuova configurazione, è comunque di rappresentanza indiretta. Qui non possiamo dire che vi è un'elezione diretta del Presidente della Comunità montana.
L'autore di un famoso libro direbbe che è comunque la casta locale che elegge il suo presidente, diversamente, qualora vi fosse la necessità di farlo eleggere direttamente dal popolo, allora, potremmo avere un presidente eletto dal popolo, però, credo che la governance del nostro territorio, anche di una Regione particolare come il Piemonte, non necessiti di tanti livelli di governo. Semmai, occorre fermarsi un attimo a ragionare, dopo 10 anni dalla normativa Bassanini, per vedere se quei principi di sussidiarietà, adeguatezza, economicità e appropriatezza, tutto sommato, sono stati rispettati dall'insieme delle strutture che abbiamo realizzato in questi anni. Probabilmente, dovremmo intervenire non solo rispetto alle Comunità montane, bensì un po' a tutti i livelli comprendendo l'assistenza e tante altre questioni, che, a volte, vengono date per scontate, ma pesano, anche per gli emolumenti degli amministratori. Secondo me, gli emolumenti degli amministratori delle Comunità montane, forse, erano quelli che pesavano meno. Per certi versi mi dispiace che si sia iniziato soprattutto da lì, perché, indubbiamente chi conosce come noi, che siamo qui a discutere questa legge, l'impegno personale, e anche collettivo, del mondo degli amministratori della montagna, tutto sommato, ritiene quasi ingiusto che si debba procedere in questo senso.
Però, procedendo seriamente nell'approvazione di questa legge e nella applicazione del dettato di legge nazionale, coniugato con il corpus legislativo della Regione Piemonte, saremo anche credibili - forse - nella dialettica con il livello nazionale - non in termini di contrapposizione politica, ma come rappresentanti della nostra specificità - che senz'altro avrà inizio nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, visto che siamo in clima di legge finanziaria.
Credo che le Regioni debbano domandare una maggiore autonomia per il conseguimento degli obiettivi, perché il pareggio del bilancio dello Stato era un obiettivo del Governo Prodi e sarà un obiettivo anche del Governo Berlusconi, con tutte le conseguenze che potranno derivarne. Mi auguro che il senso di responsabilità di coloro che sono al Governo e di coloro che opponendosi, vogliono andare al Governo nazionale, così come, a ranghi invertiti, si verificherà anche in quest'aula - e, per quanto ci riguarda si verificherà - porti veramente a risultati tangibili.
Per quanto riguarda il nostro voto - adesso, nel dibattito, stiamo meditando quale potrà essere l'approdo, vedendo anche il testo articolo per articolo - sarebbe stato senz'altro più convinto, forse, anche favorevole se avessimo visto veramente la volontà dell'Amministrazione di rassicurare attraverso scelte precise, il mondo della montagna, elencando subito le Comunità montane.
Signori, la legge dello Stato ci dice che entro il 30 giugno si deve delineare la nuova configurazione e il nuovo sistema di governo della montagna, invece, noi, da bravi italiani, rimandiamo di quattro mesi. Per carità, posso capire che adesso il clima è caldo, magari, andando verso il clima temperato dell'autunno, potremmo discutere meglio, ma, tutto sommato credo che il rinvio non porti ad un miglioramento del clima del dibattito politico, semmai, rischia di peggiorarlo.
Per cui, senz'altro, questo sarà un elemento che condizionerà il nostro atteggiamento, così come, tutto sommato, il venire meno, in qualche caso per fortuna, limitato - di criteri rigorosi, da un punto di vista dell'indicazione, essendo stata scelta la strada dei due tempi - siamo nell'ambito dei criteri - e il mancato perseguimento anche nei numeri - noi sappiamo che i lettori attenti dei documenti risalgono ai criteri attraverso i numeri - permetterà di avere un contenimento, così come era stato prefigurato nella penultima seduta di Commissione, dove era emersa un'ipotesi di convergenza, soprattutto per alcune importanti zone alpine che poi è venuta meno nella seduta di oggi.
Si è invece verificata una mezza retromarcia per quanto riguarda la Provincia del VCO, un rinvio per quanto riguarda la definizione dei Comuni anche se, come diciamo, proveniente da una Provincia che ha mille problemi.
Abbiamo constatato alcune modifiche che consentiranno di valorizzare soprattutto, l'aspetto della Comunità Montana come unione e associazione di Comuni per la gestione dei servizi. Le perplessità che ho enunciato permangono, così come permane la nostra volontà e determinazione di contribuire, nel dibattito dei singoli articoli, agli approfondimenti del caso e, se possibile, ai miglioramenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Quando il Governo, quello precedente e quello attuale, si sono interessati della questione della Comunità montane hanno certamente individuato in questo Ente uno dei soggetti "malati" nel sistema delle autonomie locali.
Abbiamo chiara la consapevolezza dei sintomi di una malattia e delle disfunzioni che hanno caratterizzato il funzionamento delle Comunità montane negli ultimi anni. Se questo è chiaro in Piemonte, ben più evidente deve essere in altre realtà nazionali.
Se sono state poste attenzioni nel cercare di correggere queste inefficienze, lo è stato fatto nel modo sbagliato, non sono stati letti bene i sintomi e si è data una risposta alla malattia con una terapia sbagliata. Si è inserito, dapprima, con il passato Governo, il problema della Comunità montane nella legge finanziaria, se n'è fatto un problema di riduzione di soli costi, più che di funzionalità, di efficienza, di riorganizzazione delle funzioni e del sistema elettorale che le governava.
Si è corretto un po' il tiro quando, con la delega alle Regioni, si è demandato al provvedimento che oggi stiamo discutendo.
Credo di poter dire, senza volere fare polemica a tutti i costi, che peggio ha fatto il Governo attuale, che non ha capito gli errori del precedente, ha aggravato le valutazioni sbagliate e la medicina proposta (in questo momento, ancora sospesa) almeno quella che era stata proposta.
Una medicina non di quelle che salvano il malato, ma caso mai quelle che danno il ko definitivo.
Non un approccio interessato a risolvere i problemi della montanità con enti più efficienti, ma una visione che, con l'azzeramento dei trasferimenti come era stato proposto, di tutti i trasferimenti, vede le Comunità montane come enti inutili. Non si danno risposte ai problemi della montanità, ma si è all'approccio con il mero criterio finanziario dicendo "taglio i fondi e risolvo con questo i problemi dei costi della politica".
Approccio assolutamente sbagliato, che è stato messo bene in evidenza anche dalla relazione del Consigliere Travaglini questa mattina.
Davanti a questo quadro la Regione Piemonte ha operato bene, non ci si è limitati, anche nel disegno di legge della Giunta, dell'Assessore Sibille, a dare risposte a quanto richiesto dalla finanziaria, ma si è trasformato un problema in un'opportunità.
Il lavoro di confronto e di consultazione con un approfondimento con tutto il sistema delle autonomie locali, il lavoro costruttivo in Commissione, delle Commissioni III e VIII, la partecipazione collaborativa delle opposizioni alla discussione di merito dei problemi ha portato ad un buon risultato di una legge che, mi auguro, possiamo approvare oggi.
Chiara è stata la nostra impostazione e della Giunta di affrontare il tema della montanità, dei problemi delle aree marginali, e non quello delle Comunità montane come ente, come obiettivo di tutela.
La nostra tutela è la montanità e non qualche poltrona in più, di secondo ordine, in una Comunità montana.
Si è colta questa opportunità con una proposta della Giunta, che è stata una base ragionevole sulla quale ci siamo confrontati, e si è trovata una sintesi condivisa, al di là di qualche sfumatura.
La prova che affrontiamo con questo voto, è una prova difficile, ma superata bene. Abbiamo cercato di avviare una parte di riforma che era forse, il ruolo delle Comunità montane. Se non ci fossimo riusciti, sarebbe stato un errore che avrebbe pesato con forza sul futuro e ipotecato il futuro delle Comunità montane.
Nel confronto che c'è stato sul territorio si è superato un certo conservatorismo, c'è stata un'apertura anche al problema più difficile quello dell'assetto territoriale degli accorpamenti e, in molti casi, se si sono avute lamentele problematiche da una parte, in altre realtà si sono avuti anche approcci che, con lungimiranza ed orgoglio al futuro, hanno colto il momento di tensione e di formazione che questo aspetto portava con sé.
C'è stato consenso, ci sono state opposizioni, si ha avuto anche il coraggio di superare alcune situazioni consolidate in modo da cercare di rinnovare in modo significativo.
Un disegno di legge che propone di ridurre le Comunità montane da 48 a 23 nella nostra regione, sicuramente è un passo in avanti significativo che non dà risposta soltanto ai problema dei costi, anzi, si rifiuta l'equiparazione tra Comunità Montana e sprechi. Ci si è confrontati senza esimerci da un confronto fino in fondo con una proposta innovativa di riordino, in una materia di competenza regionale, anche se, forse, sarebbe servita una cornice nazionale nel quale dare riferimento a modalità troppo differenti rispetto ad una realtà ad un'altra.
Il Piemonte ha dimostrato sensibilità e, nel solco di una tradizione antesignana sui problemi delle Comunità montane del quale è stata apripista a livello nazionale. Oltre alla riduzione degli assetti territoriali che ho già richiamato prima, ha affrontato le questioni delle norme elettive; si correggono alcune strutture del sistema elettorale attuale delle Comunità montane che portava spesso a governare l'Ente da parte di aggregazioni che erano minoritarie nei Comuni; riduce i componenti e gli organi di Governo ridefinisce le proprie funzioni.
Mantiene in questa ridefinizione le funzioni del ruolo della Comunità Montana, un ruolo di programmazione di governo del territorio, di agenzia di sviluppo, con compiti ben definiti e un secondo profilo come soggetto che gestisce servizi e funzioni associate per conto dei Comuni.
Per quanto riguarda la governance abbiamo consigli meno pletorici: Giunte più snelle, quindi anche una cura di sobrietà al Governo delle Comunità montane che, devo dire, potrà restituire a queste più autorevolezza, maggiori incisività di governo. Anche le dimensioni territoriali più ampie faranno dell'Ente un Ente più solido e più rappresentativo, capace di contare di più nell'ambito del sistema delle Autonomie Locali.
Noi rispettiamo anche la data del 30 giugno. Abbiamo esercitato una funzione, un esercizio di responsabilità, altro non abbiamo lasciato fare non abbiamo lasciato che fosse la finanziaria con i provvedimenti che avrebbe generato se non avessimo rispettato questa scadenza a dare una risposta, ce ne siamo assunti la responsabilità e credo che abbiamo fatto un buon lavoro. Abbiamo anche evitato che, rispetto alla discussione in atto e alcune tendenze che ci sono, non si tornasse indietro nella ridefinizione del ruolo delle Comunità montane, ma mantenessimo quel ruolo e quell'impostazione, quella visione dell'Ente che il Piemonte ha voluto fin dalla sua istituzione.
Con il 30 giugno non scade il nostro impegno e c'è tutta la parte di attuazione della legge che richiederà un esercizio continuo da questo punto di vista, i tempi sono anche sufficientemente stretti, ma credo anche che così come abbiamo lavorato bene in questo periodo, potremmo affrontare con altrettanta serietà il lavoro che ancora ci aspetta. Potremmo anche avere un panorama di enti nella nostra regione che, avvalendosi anche della revisione statutaria e quindi della capacità di esaltare le specificità e le culture delle varie aree omogenee, di ridefinire un panorama che consenta di rafforzare il sistema complessivo delle autonomie locali nella nostra Regione.
Per questo motivo, i Socialisti Democratici esprimeranno un voto favorevole al disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie. Presidente, colleghi e Assessore, io vivo in una provincia in cui, al momento di insediarsi, il Consiglio provinciale inizia il suo dibattito, la sua presentazione, parlando di montagna e di Resistenza o viceversa, a seconda dell'intercalare di chi fa l'intervento.
Oggi abbiamo iniziato a parlare di Resistenza e adesso parliamo di montagna, che - ripeto - nella nostra provincia spesso sono la stessa cosa: rappresentano un modo di vedere le cose, rappresentano gran parte della cultura e della storia della provincia.
Devo dire che noi, in questo caso, interveniamo in entrambi i casi per mettere a posto un problema creato dal Governo precedente nella legge che modifica l'approccio della Regione nei confronti della Resistenza e, in questo caso, con un nuovo testo che riguarda le Comunità montane. Come dire, una sussidiarietà di emergenza, che tende a tappare i buchi del Governatore centrale, che probabilmente non ha le idee chiare su come bisogna muoversi.
Per quanto riguarda le Comunità montane, evidentemente c'è stato qualcuno che ha preso troppo sul serio il libro La Casta, che soltanto un anno fa (e lo è stato fino a pochi mesi fa) era al primo posto delle classifiche di vendita dei libri, che aveva messo in luce, accusando le Comunità montane e tutta una serie di sprechi amministrativi, un difetto del sistema, uno dei tanti, che anche noi cerchiamo di mettere a posto e di risolvere.
Pensate che lo stesso autore del libro (Stella) pochi giorni fa su Il Corriere della Sera, con lacrime di coccodrillo, pubblica un altro testo intitolato "Comunità montane: non chiudetele tutte, non sono solo carrozzoni in riva al mare", dove evidenzia - su questo sono d'accordo che bisogna salvare la montagna vera da quella falsa, quella che vive tutti i giorni in attesa di aiuti, quella che se non ha il turismo muore, quella che è rappresentata in Piemonte dalle vallate dell'Ossola oppure da tante vallate della provincia di Cuneo.
Quindi qui nessuno vuol mettere in discussione il fatto che si debba fare una forte politica per la montagna. C'è da chiedersi se questa politica per la montagna passi o debba passare attraverso le Comunità montane; questo è il ragionamento che dobbiamo fare, indipendentemente dal fatto che esse ci siano o meno, se ce ne siano 10 piuttosto che 5.
La legge istitutiva delle Comunità montane aveva come obiettivo quello di fermare lo spopolamento, l'abbandono della montagna e tutte gli altri aspetti che abbiamo detto e che anche qui sono oggi registrati negli interventi di molti colleghi. Ecco, queste cose le abbiamo risolte con le Comunità montane? Questo è il tema centrale della discussione.
Credo che poi, alla fine, indipendentemente da cosa accadrà oggi o nei prossimi mesi in Italia, il problema andrà affrontato una volta per tutte.
In che modo le Regioni, nell'ambito di un vero, reale federalismo, di una sana autonomia, vogliono risolvere e affrontare i problemi che riguardano le montagna: questo, secondo me, è l'argomento. Perché se ci limitiamo a parlare di quante Comunità montane, di quanti Consiglieri, di quanto guadagnano i Consiglieri, di come sono organizzati, non facciamo altro che perpetuare una resistenza, non quella di cui parlavo prima, ma una resistenza di costi, di prebende e di una certa burocrazia.
Stiamo attenti. Io credo che sia importante dare dei segnali. Non sono naturalmente fra quelli che vogliono spazzare via le Comunità montane tutte d'un colpo, ma il tema va affrontato. Ci sono molti saloni della montagna molte manifestazioni, assemblee, convegni, però il problema esiste, diceva prima il Consigliere Burzi, proprio qui in Piemonte, dove dovremmo essere una volta per tutte maturi nell'affrontare questo tema, nell'ambito della nostra autonomia.
Alcune Regioni hanno abolito le Comunità montane, altre non le hanno mai fatte, altre ancora le hanno abolite e poi le hanno riammesse, a dimostrazioni che, secondo me, l'argomento verrà presto spostato proprio all'interno di quest'Aula.
Cosa farà il Governo, secondo me? Dirà: "A noi, come Stato probabilmente non servono, però ogni Regione faccia quello che deve fare assolutamente come meglio crede", perché ogni Regione ha un modo diverso di affrontare il problema della montagna, noi in un modo, la Liguria in un altro, il Friuli in un altro ancora. Questo, a mio parere, è il tema che dovremmo riportare qui in Consiglio nei prossimi mesi, anche per superare certe facili demagogie.
Sicuramente conoscete Matteo Colaninno, un enfant prodige della politica italiana, che peraltro non so se anche nel PD tutti possono apprezzare. Ebbene, se aprite il suo sito, alla voce Comunità montane scrive: "L'ente-simbolo dell'inefficienza è, probabilmente, la Comunità montana. La Corte Costituzionale l'ha definita 'ente costituzionalmente non necessario'. Meno del 10% del bilancio è utilizzato per interventi sul territorio: il 90% delle risorse, invece, serve a pagare la sede, il funzionamento degli uffici, il personale e gli stipendi degli amministratori. Proponiamo di abolire, dunque, le 356 Comunità montane che operano nel nostro Paese: quasi un miliardo di euro di risorse pubbliche liberate".
Probabilmente Matteo Colaninno non ha mai parlato con Travaglini e con Ferraris: cercate di spiegargli che forse questo è l'approccio meno giusto.
Ci sono delle questioni che vanno affrontate, ma evidentemente Matteo Colaninno cosa fa? Cerca, con questo suo intervento, di interpretare a suo modo il libro La Casta e tutto quanto oggi si dice nel nostro Paese per liberare risorse. Poi naturalmente vorremmo capire a chi queste risorse effettivamente vanno.
Allora, cerchiamo di riportare la discussione al dibattito di oggi.
Assessore, so che il suo lavoro non è stato facile: ha dovuto affrontare le Comunità montane, i Sindaci, gli opinionisti, i partiti, i Presidenti delle Comunità montane e chi più ne ha, più ne metta. Soltanto ieri, alla Conferenza dei Capigruppo, ho visto che è stata quasi rapita da un gruppo di Consiglieri per parlare; noi ne abbiamo approfittato per far mettere all'o.d.g. la modifica della legge sulla Resistenza e quindi abbiamo ottenuto un risultato immediato.
Sappiamo quali sono le tensioni anche nel Partito Democratico, perch ci sono ovviamente delle esigenze, nessuno si nasconde dietro un dito, la real politique ci ricorda che dobbiamo accettare anche queste cose, e certamente anche noi non ne siamo immuni.
L'opposizione, come vede, oggi è qui a discutere dell'argomento. Le dico subito però che noi abbiamo necessità, quando la situazione sarà più chiara, quando il Governo nazionale avrà deciso cosa intende fare, di affrontare qui in Aula un bel dibattito sulla montagna, perché vorremmo sapere che cosa la Regione Piemonte vuole fare della sua montagna indipendentemente dalla difesa delle Comunità montane.
Se non lo facciamo, daremo l'impressione che per noi la montagna è solo la Comunità montana. Questo, secondo me, è l'errore che tutti insieme non dobbiamo fare e non dobbiamo compiere.
Credo che ci sia tempo e spazio ancora nei prossimi mesi per affrontare la questione con la necessaria attenzione, anche uscendo un po' dagli schemi della politica e dei partiti, ma affrontando il tema dal punto di vista economico, con qualche dato, qualche notizia rispetto a che cos'è la montagna oggi.
Più che il Salone della montagna - Assessore, non lo dico con cattiveria - facciamo il punto sulla montagna piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Prima di iniziare il mio intervento, vorrei esprimere alcune considerazioni tornando indietro di qualche mese e precisamente a quando si è aperta la discussione sul riordino delle Comunità montane con la prima stesura della legge finanziaria dell'anno 2008, che prevedeva un provvedimento tranchant, imposto dal Governo nazionale, sulla soppressione di enti e sull'appartenenza o meno di Comuni alle Comunità montane.
In quel momento, la Regione Piemonte, la Presidente Bresso - in primis e l'Assessore Sibille si sono fatti carico di una proposta impegnativa che era quella di chiedere al Governo nazionale di definire alcuni criteri lasciando all'autonomia legislativa regionale la possibilità di intervenire, in quanto con l'autonomia legislativa regionale si poteva arrivare ad un obiettivo di riforma che non facesse saltare il sistema ma che puntasse ad un'autentica riforma. È stata una presa di posizione molto impegnativa.
Credo che il disegno di legge che stiamo esaminando oggi in Aula - a partire dalla discussione odierna - sia un disegno di legge che fa onore alla capacità di autonomia legislativa da parte della nostra Regione. Chi pensava che la Regione Piemonte si sarebbe impegnata in una mera operazione di maquillage o ad una mano di vernice cercando di salvare tutto e ciascuno, rimarrà profondamente deluso, perché la Regione Piemonte ha assunto quest'autonomia legislativa rivendicata, per fare una riforma vera autentica, radicale e decisiva, che non riguarda solamente gli organi, ma che affronta tanti temi, non solamente quelli imposti da quanto contenuto nella legge finanziaria.
La Regione Piemonte affronta il riordino territoriale con una proposta di passaggio da 48 a 23 Comunità montane; affronta il tema della governance delle Comunità montane con una riduzione degli organi; affronta il tema del sistema elettorale delle Comunità montane (cosa non imposta dal provvedimento nazionale); affronta il tema delle funzioni delle Comunità montane accrescendone il ruolo, operando anche nel rispetto di un'originale esperienza - tutta piemontese - che ha visto le Comunità montane come luogo di unione dei Comuni, ma come agenzia (chiamiamole come vogliamo) per lo sviluppo delle terre di montagna.
Si affronta anche un altro tema, quello di una riflessione che si innesca e riparte con il disegno di legge odierno, circa una nuova fase di decentramento amministrativo e di trasferimento di competenze-funzioni all'intero complesso delle autonomie locali, cercando di evitare allocazioni a più enti delle stesse competenze e di risolvere una volta per tutti una questione (chi fa che cosa), dando attuazione al principio costituzionale introdotto con la riforma del Titolo V della sussidiarietà e individuando la metodologia per questa nuova fase di decentramento amministrativo, diversa rispetto ai provvedimenti della legge regionale 44/2001, che ha appiccicato a ciascun ente un pezzetto di funzioni, non creando nessun sistema efficiente nelle realtà territoriali (come la legge n. 17, che riguardava il tema della agricoltura).
Con questa legge, si dice che questa riflessione e che questa nuova fase di decentramento amministrativo la si fa non in modo generale e generico, ma partendo dalla revisione di alcune leggi di settore, indicate all'interno dell'articolo 9 quater, che sono quelle che appartengono alle funzioni delle Comunità Montane.
C'è un altro valore che vorrei mettere in evidenza oggi in questa discussione: il disegno di legge esce dalla III e VIII Commissione in modo molto diverso rispetto al disegno di legge licenziato dalla Giunta. Questa fase di riflessione di modifica dei contenuti degli obiettivi di questo disegno di legge non è avvenuta in contrapposizione dal lavoro del Consiglio e dal lavoro della Giunta, ma è avvenuta perché su questo tema il Consiglio e la Giunta si sono impegnati alla ricerca della soluzione più idonea, più positiva e più capace per dare una risposta agli obiettivi che il disegno di legge si poneva.
Credo che questo sia un valore importante, così come credo che un valore importante è l'assunzione di una responsabilità collettiva che abbiamo visto durante i lavori della Commissione. Il disegno di legge ha avuto un'accelerazione nei lavori di Commissione e questo è avvenuto grazie alla disponibilità dei Gruppi di maggioranza e opposizione.
Credo che il tema della montagna, caro Consigliere Guida, non si affronti cercando di individuare nella parte avversa qualche sciagurato esponente che fa qualche sciagurata dichiarazione, ma si affronti recuperando una dimensione che è quella dell'appartenenza e della condivisione, rispetto ad una specificità del governo dell'area montana.
Sul tema della montagna incontriamo amici e nemici sia nel centrosinistra sia nel centrodestra. Quegli amici e quei nemici, quando c'era la legge finanziaria del 2008 nel centrosinistra propendevano per una soluzione tranchant tutta definita all'interno della legge finanziaria. Tra l'altro, il centrodestra votava in modo assolutamente compatto e unitario un emendamento del Senatore Del Pennino, che chiedeva la soppressione delle Comunità montane. Il tema è che la montagna rappresenta una condizione di difficoltà e una delle grandi condizioni della montagna è espressa dal ridotto peso demografico che ha la popolazione di montagna (si traduce anche in un ridotto peso politico).
Il tema della montagna dobbiamo essere in grado di affrontarlo a partire dalla condivisione trasversale agli schieramenti tra coloro che ritengono che invece esista una specificità, che questa specificità vada salvaguardata e che deve trovare delle soluzioni positive che rispettino sistemi di governo, che consentano alle popolazioni di continuare a vivere alle attività economiche di continuare a produrre e alle popolazioni di poter produrre cultura, perché questa è la condizione attraverso la quale una politica vera per la montagna può essere messa in atto.
Siamo a metà di un percorso, anzi, molto più della metà di un percorso.
Questo disegno di legge raccoglie tante indicazioni precise, raccoglie dei vincoli che dovranno essere sviluppati in atti deliberativi nei prossimi mesi, compreso quello della deliberazione che definirà gli ambiti territoriali e porterà ad una maggiore precisazione di quelli che sono gli ambiti territoriali e le forme delle organizzazioni delle Comunità montane nella nostra Regione.
Siamo a metà di un percorso del quale non possiamo nascondere le difficoltà, anche per le condizioni politiche difficili entro le quali questo disegno di legge viene ad essere assunto.
Credo che il Piemonte con questa legge può presentarsi al Governo e dire francamente: "Guardate, sul tema delle organizzazioni territoriali le Regioni stanno dimostrando di essere capaci di fare le riforme. Evitate scelte scellerate che sono solo rinviate di qualche mese o di qualche settimana, perché quanto è uscito dal decreto legge, può rientrare a settembre-ottobre nel codice delle autonomie in un altro provvedimento di legge".
Evitate scelte scellerate! Il peso politico del Piemonte con questa legge, di fronte a visioni ancora centraliste che in parte questo Governo esprime, sarà un peso politico forte, frutto di quest'esperienza e frutto anche della capacità di dimostrare di essere in grado di poter fare in modo serio e responsabile le riforme.
C'è un altro punto su cui è bene che ciascuno di noi assuma anche qualche impegno. Quando parliamo di montagna non possiamo fare bei discorsi generali e generici. C'è un altro punto che riguarda il tema degli impegni del Governo, ed è quello che dalla legge finanziaria per l'anno 2009 non può uscire il disimpegno economico del Governo sul fondo nazionale per la montagna. Non è pensabile che la soluzione a questo tema sia quella di dire: "Facciano le Regioni con le risorse delle Regioni".
Il tema della montagna, cari colleghi, è sulle questioni concrete. Su questo tema si misureranno le coerenze delle persone e degli schieramenti politici rispetto a quello che siamo in grado di fare, a quello che assieme dobbiamo rivendicare e tutelare, a quello che nelle prossime settimane dovremo essere capaci di fare, al di là degli schieramenti politici. Le Regioni fanno le riforme: non pensi il Governo di scaricare sulle Regioni il sostegno economico che occorre per la montagna.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, non posso che essere d'accordo con tutti gli interventi che mi hanno preceduto, provenienti, rispetto alla mia posizione, sia da destra sia da sinistra, perché è un disegno di legge che in qualche modo, tutti abbiamo ritenuto utile, interessante e importante.
Nel momento in cui tutti chiedono una riduzione dei costi della politica, penso che questo intervento - diversamente dovrei ricredermi - di riordino e accorpamento sia dovuto maggiormente ad una questione di efficienza, efficacia e ottimizzazione di quelli che possono essere anche i servizi del territorio, perché, secondo me, un piccolo Comune non pu occuparsi delle strade come, invece, potrebbe fare, se inserito con altri Comuni in un contesto sociale più ampio. Quindi, le risorse devono essere ottimizzate e gestite nel modo migliore.
Sotto questo aspetto, penso sia stato un atto dovuto, importante interessante e tutti siamo d'accordo che debba essere fatto entro le date prestabilite, cioè entro la fine del mese in corso.
Vorrei anche fare un'altra analisi. Se è vero che questo è stato fatto all'insegna della semplificazione, ma anche dell'ottimizzazione e del miglioramento della qualità dei servizi, oltre che dal punto di vista pratico, anche dal punto di vista istituzionale, mi chiedo perché ogni giorno sui giornali vengano banditi certi slogan sull'eliminazione delle Province.
Faccio anche un'altra osservazione: perché non accorpiamo queste dieci Circoscrizioni? Qualcuno mi deve spiegare perché in un Comune come Torino ci debbano essere dieci Circoscrizioni e non si sia mai provveduto all'Area metropolitana, malgrado, qui, in Regione, siano giacenti disegni di legge e siano state svolte già diverse audizioni. C'è un bel malloppo di documentazione, che è a disposizione di tutti, anzi, prego la Dottoressa ci farci pervenire tutto quello che i nostri colleghi hanno fatto in passato sull'Area metropolitana. Forse, la nostra è stata la prima Regione in Italia ad essere pronta per affrontare il problema dell'Area metropolitana o, per lo meno, della Città metropolitana, perché un conto è l'Area metropolitana, prevista dalla legge n. 142/1990, un conto è la Città metropolitana e, ancora, un altro conto è l'Autorità metropolitana della Città. Quindi, occorre distinguere i ruoli, perché sappiamo che la legge 142/1990 è obsoleta, quindi, ci sono tutti i presupposti per poter iniziare un percorso legislativo sull'Area metropolitana, indipendentemente dai provvedimenti a livello nazionale, perché era compito delle Regioni cominciare ad aprire il dibattito con le audizioni. Peraltro, ci siamo già mossi in tal senso, perché abbiamo anche delimitato i Comuni, abbiamo fatto le audizioni, sono pervenute le adesioni.
Cosa è mancato per l'avvio dell'area metropolitana? È mancata la convocazione dell'Assemblea generale, che, in modo congiunto, doveva partire dal Presidente della Provincia e dal Sindaco del Capoluogo di Torino, per la costituzione del Consiglio dell'Area metropolitana.
Detto questo, così come abbiamo fatto per le Comunità montane, è giusto e sacrosanto cominciare un percorso legislativo come Regione. In tal senso mi rivolgo all'Assessore Peveraro, che, in questo momento, rappresenta la Giunta, insieme all'Assessore alla montagna, per cominciare questo percorso: non aspettiamo i decreti nazionali, cioè non aspettiamo la mannaia da Roma, quando è possibile lavorare contemporaneamente, così come abbiamo fatto per le Comunità montane.
Guardo i miei colleghi più rappresentativi alla mia destra, ai quali dico di cominciare a tirare fuori tutti i documenti che ci sono sull'Area metropolitana. Cominciamo a fare quello che dobbiamo, ne discutiamo in Commissione, analizziamo la situazione, cominciamo a confrontarci. Anche qui ci sarebbe uno spreco enorme, che si potrebbe evitare, se le forze politiche che oggi governano questa Città capoluogo e questa Provincia fossero d'accordo ad iniziare un percorso che ci porti alla Città metropolitana e, quindi, all'Autorità metropolitana.
Per quanto riguarda il problema delle Circoscrizioni, non possiamo mandare avanti un provvedimento che riguarda soltanto le Comunità montane sarebbe riduttivo nei confronti del lavoro di riforma, rispetto al quale noi tutti vogliamo essere presenti e dare il nostro piccolo contributo.
Allora, ripartiamo con l'Area metropolitana, lasciando intervenire i Comuni, perché ci sono dei Regolamenti che dettano la disciplina delle Circoscrizioni, ma, se possibile, diamo anche un contributo ai Comuni affinché risolvano il problema delle Circoscrizioni.
Ieri sera, in un programma televisivo al quale ho partecipato sono intervenuti il Presidente della Circoscrizione VI e il Presidente della Circoscrizione VIII, uno dei quali ha detto di non avere competenze, che può intervenire relativamente alle strade, ai marciapiedi, alle foglie degli alberi che cadono, alle lampadine fulminate, ma che, politicamente non può fare niente per evitare il famoso "trincerone" - una raccolta di topi e immondizia, peggio della Campania - che devono sopportare i cittadini che vivono a Torino nord, ossia della Circoscrizione VI.
Non capisco come il mio amico, Vicepresidente Placido, possa vivere in una zona del genere! Tu che sei il Vicepresidente del Consiglio regionale non riesci a risolvere questo problema, non riesci a guarire questo male del territorio!



PRESIDENTE

Per la precisione, sono cresciuto nella grande Barriera di Milano lasciandoci anche un po' di affetto, e ora abito a Madonna di Campagna, ma non cambia la situazione.



SCANDEREBECH Deodato

Arriva anche fino a Madonna di Campagna il trincerone, parte dalla Circoscrizione VII, quasi VIII, e arriva fino quasi alla Circoscrizione VI.
Noi conosciamo il territorio di Torino, possiamo benissimo dialogare su certi temi.
Anche lei, Presidente dell'Assemblea, si faccia portavoce, anche nelle Circoscrizioni e nel Comune di Torino, per una loro riduzione e ottimizzazione, affinché sia possibile svolgere lo stesso lavoro che abbiamo fatto per le Comunità montane. Non chiedo niente di più. Solo così si può fare un lavoro interessante e ottimizzare meglio i servizi.
Ieri sera il Presidente della Circoscrizione VIII diceva che si è provveduto ad un numero verde per i cittadini, per il degrado urbano, per segnalare tutti i problemi, mentre il Presidente della Circoscrizione VI diceva che non può fare niente, che è come non esserci, che può solo cambiare qualche lampadina.
Mi chiedo quale sia l'utilità di una struttura come la Circoscrizione caratterizzata dalla presenza di un Presidente, dei funzionari e di tutti i Consiglieri di Circoscrizione. Va bene per fare palestra politica, va bene tutto, però, la formazione possiamo farla anche al di fuori delle istituzioni, non è detto che le istituzioni servano solo per la formazione politica, perché le istituzioni devono dare risposte concrete ai cittadini.
Mi rivolgo a tutti i colleghi alla mia destra - il collega Reschigna mi sta ascoltando - per dire che occorre proporre anche delle riforme in questa direzione. Partiamo con l'Area metropolitana, tiriamo fuori tutti i documenti, indipendentemente dall'appartenenza politica di chi governa il territorio, rispetto alla quale cerchiamo di essere pratici e costruttivi come lo siamo stati per le Comunità montane, non aspettiamo che arrivino i decreti dall'alto, ma cerchiamo di fare il nostro lavoro nel modo migliore.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Vorrei riprendere alcune delle questioni che i Consiglieri hanno sollevato nei loro interventi. Questioni che sono utili richiamare se non vogliamo che la nostra discussione finisca per prescindere dai dati della realtà con la quale cerchiamo di confrontarci con questo provvedimento.
Questo provvedimento ci aiuta a fronteggiare una situazione per tante ragioni che poi dirò. Non possiamo prescindere dal contesto nel quale avviene la discussione. È senz'altro positivo il fatto che il Governo abbia deciso di rinviare la questione della soppressione delle Comunità Montane a settembre. È positivo. Di questo intendo dare atto al Governo. Tuttavia, se non vogliamo che la discussione sia astratta o avvenga prescindendo dai fatti, dobbiamo sapere che la questione è stata soltanto rinviata, è stata accantonata, rimane lì, a settembre. Il Governo intende affrontare la questione non con lo strumento del decreto legge, ma con lo strumento del disegno di legge. È auspicabile che il Governo, a settembre, cambi opinione.
Credo che avremmo tante ragioni per rivendicarlo. Abbiamo un provvedimento che va nella direzione di affrontare, con coraggio, il tema della riforma delle Comunità Montane, ma la questione, colleghi della minoranza, è tutt'altro che scontata. Lo dico con pacatezza, ma anche con molta chiarezza. Vorrei ricordare che non è che discutevamo in astratto di cosa fare, c'erano delle ipotesi concrete di lavoro che sono state accantonate. Vorrei che voi ricordaste per un attimo quali erano queste ipotesi di lavoro.
La prima. Sopprimiamo le Comunità Montane, trasferiamo risorse umane cioè il personale e gli enti strumentali, in capo ai Comuni e in capo alla Regione. Sapete cosa significa questo? Che molti Comuni dichiareranno il dissesto finanziario perché non c'è un Comune in grado di farsi carico di quegli oneri.
Se, invece, toccava alla Regione - ipotesi tutt'altro che campata per aria - sappiate che la Regione Piemonte dovrà, se questa fosse l'ipotesi farsi carico del problema di assorbire, assumere, 500-600 dipendenti.
Seconda ipotesi di lavoro, molto concreta. Trasferiamo tutto. Le Regioni possono finanziare le Comunità Montane, ma con risorse proprie.
Trasferiamo ai Comuni le competenze prima esercitate dalle Comunità Montane, ma chi finanzia queste competenze esercitate dai Comuni - in forme che vedremo - saranno le Regioni. Questo è il quadro. Se questo è il quadro, Consiglieri, siamo in presenza di ipotesi e di proposte inaccettabili e che vanno respinte al mittente. Lo dico perché noi potremmo trovarci nella condizione, viceversa, che questa questione venga riaffrontata.
Consigliere Guida, lo dico con la stima che le devo, mi farò carico di raccontare a Colaninno che ha detto una "stronzata", ma la pregherei di fare altrettanto con il Governo che lei sostiene. Noi possiamo informare Colaninno e dire che ha detto delle cose stupide sulla montagna, ma stiamo discutendo di due questioni un po' diverse e l'ordine di responsabilità delle persone a cui facciamo riferimento è diverso. Nel primo caso parlo di un parlamentare della Repubblica, nell'altro caso parlo non di un parlamentare, ma di un Ministro che ha annunciato di voler sopprimere le Comunità montane. È chiaro qual è l'ordine di grandezza e la diversità dei problemi? Io parlo con Colaninno, lei parli con Tremonti, e insieme facciamoci carico dell'esigenza di impedire che il Governo si orienti a decidere in questo modo. Noi siamo in grado di farlo.
Vedete, colleghi, una cosa dico e rivendico con una certa coerenza. La maggioranza di centrosinistra in Regione Piemonte non ha esitato a criticare il Governo amico quando si è trattato di assumere decisioni che noi non condividevamo. I ticket sulla sanità, li ricordate? Abbiamo approvato insieme un ordine del giorno che diceva al Governo Prodi "tu sbagli se metti il ticket di 10 euro". Vorrei soltanto che noi, su questa questione, trovando un'intesa ampia, agissimo con la stessa coerenza e con la stessa determinazione nei confronti del Governo Berlusconi, se è vero che tutti insieme dichiariamo di voler difendere una moderna politica per la montagna.
Vedete, colleghi, il Consigliere Burzi ha fatto un ragionamento che ha un suo fascino, da un certo punto di vista. Il Consigliere Burzi dice "non è poi una priorità. Assessore Sibille, sappia che lei dovrà essere messa alla prova perché noi, con l'assestamento, vogliamo che lei, coerentemente impegni più risorse a sostegno della politica della montagna".
Perfetto, sono d'accordo, ma ad una condizione: che insieme ci battiamo contro l'azzeramento del fondo della montagna. Insieme lo impediamo perch per quanti sforzi si possa fare, e Burzi lo sa perché ha fatto l'Assessore al Bilancio, trovare 30 o 40 milioni di euro con i quali sopperire ai mancati finanziamenti statali, tanto rende al Piemonte il fondo nazionale è un'impresa non facile, se non impossibile, in una situazione nella quale il vincolo del patto di stabilità che il Governo ha annunciato di dover presentare prevede per il 2008 meno 0,9%. È chiaro qual è ragionamento? Diverso è se diciamo: difendiamo insieme il fondo per la montagna difendiamo insieme le risorse che vengono al Piemonte per rifinanziare una politica per la montagna; insieme destiniamo alla montagna risorse aggiuntive, quelle sì, vanno trovate nel bilancio regionale. In nessun caso può essere accettata l'idea che sia la Regione a dover finanziare con risorse proprie, quello che il Governo azzera per il fatto che decide di togliere di mezzo il fondo sulla montagna. Questo mi sembra sbagliato.
Mi sembra, colleghi, contraddittorio rispetto al provvedimento che stiamo approvando. Stiamo approvando un provvedimento che considero molto positivo e che attribuisce centralità alla politica della montagna. Noi diciamo che vogliamo difendere, seppure riorganizzandolo, il sistema delle Comunità Montane. Se è così immaginiamo che quel sistema che noi riorganizziamo possa contare su finanziamenti certi, regionali e anche statali. È del tutto evidente che quella politica presuppone che continui a considerare come fondamentale il contributo che può venire dal fondo nazionale per la montagna.
Ultima considerazione. Noi possiamo, a ragione, difendere questa politica e sollecitare un intervento del Governo che non sopprima le Comunità Montane perché, con il contributo di tutti, non ci siamo limitati a difendere lo status quo, non abbiamo fatto questa operazione. Nemmeno ci siamo limitati a dire "c'è una norma nazionale votata dal Governo del centrosinistra, l'applichiamo punto e basta". Potevamo dire questo in questo momento, ma non l'abbiamo fatto. Prendere atto che c'era una norma che entrava in vigore. Abbiamo tentato di fare un'operazione ancora più coraggiosa sul piano politico. Abbiamo dimezzato le Comunità Montane nella nostra regione, da 47 passiamo a 23. Dimezzate.
Non c'è Regione che ha fatto un'operazione che abbia questa radicalità.
Non ci siamo limitati a dimezzare le Comunità Montane, cosa significativa per una Regione che vuole avviare un processo di riforma e dire al Governo di continuare a finanziare le politica della montagna. Abbiamo anche disegnato un sistema che riconosce funzioni, governance diverse alle Comunità Montane.
Sarebbe singolare che, nel momento nel quale noi, giustamente decidiamo di votare questo provvedimento - che io considero innovativo e riformatore - non ci ponessimo insieme, e sono convinto di si, anzi mi auguro, di sì, il problema di difenderlo fino in fondo, e difendere fino in fondo la possibilità che questo Paese e la Regione possano contare su una politica per la montagna e su alcuni strumenti di cui, ovviamente, le Comunità montane riorganizzate sono parte fondamentale.



PRESIDENTE

Hanno chiesto di intervenire, per fatto personale, il Consigliere Burzi e la Consigliera Ferrero.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Siccome faccio parte della I Commissione di cui il Consigliere Ronzani è il Presidente, non le sarà sfuggito nella sua attenta Presidenza che alcune considerazioni erano fortemente suggestive da parte del Presidente Ronzani, che ha usato il mio nome con rispetto, come al solito, ma fortemente suggestionando con il tono e con le parole, e ha detto cose esattamente contrarie a quelle che ho detto io.
Scelga lei. Io posso benissimo rimandare all'articolo 1 (se e quando ci arriveremo), mi bastano tre minuti per fatto personale e rinuncio all'intervento successivo. Non ho alcuna fretta.



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, cercherò di capire, perché la sua suggestionabilità mi incuriosisce.



BURZI Angelo

semplice, molto semplice. Se il Consigliere Ronzani, cui spero la pressione non aumenti nell'utilizzo professionale del tono oratorio che usa da tempo e che, fra l'altro, vedo in perfetta forma, leggesse i giornali anche di Torino oltre che quelli di Biella (capisco che i Consiglieri regionali sono tutti Consiglieri provinciali a partire da me e sono espressione del loro territorio e nulla più), avrebbe visto negli ultimi due giorni una notevole attenzione su un altro tema regionale che sembrerebbe esulare, che è quello della sanità: pagine, pagine e pagine magari ad alcuni dei colleghi non è sfuggito.
Su un noto quotidiano di oggi c'è un intervista ad un noto chirurgo celeberrimo per le proprie qualità e anche per la propria dichiarata - e che gli fa onore - appartenenza politica (non tra le nostre schiere), che dice: ci mancano i soldi per essere competitivi. Parla di una serie di cose che attengono ai protocolli medici da esercitare nell'ambito delle sale chirurgiche.
Lei, Consigliere Ronzani, dirà che ci azzecca. Glielo dico io cosa ci azzecca. Nel frattempo che il collega Ronzani è passato da minoranza a maggioranza - segua - una legislatura scarsa (circa tre anni); nel frattempo che a Roma è cambiato il Governo - neanche 24 mesi - mentre noi riserviamo su un'importantissima riforma - tutto è questa legge al momento se non un inizio di una riforma, come ha detto Guida - i soldi di cui stiamo parlando, l'1% della sanità - otto miliardi - fa il doppio di quanto qui stiamo discutendo! Allora, se è contenimento della spesa me lo dite, così mi alzo e vado a fare un comunicato stampa. Se è strategia mettiamo i soldi, ma non mettono "mettiamo" noi Regione, e dopo averli messi li chiediamo! Se comunque il Consigliere Ronzani vuole, in sede di I Commissione avere delle proposte su dove trovarli, prometto - non è una minaccia - che ne avrà una valanga. Stiamo parlando di scarsi (nell'ambito di questa storica riforma) quaranta milioni di euro. La Presidente Bresso se li fulmina in comunicazioni in sei mesi! La Presidente Bresso è il capo della vostra maggioranza, nonché la Presidente di questa Giunta.
Di che cosa stiamo parlando? Per questo vedo delle provocazioni, nel tono suggestivo, peraltro sempre affascinante, del Consigliere Ronzani.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Più che un fatto personale mi è sembrato un fatto politico, però era interessante.
La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Ringrazio il Consigliere Novero e il Consigliere Vignale che mi cedono la possibilità d'intervenire.
Vorrei fare qualche breve considerazione nel dibattito generale su questo disegno di legge che, tra l'altro, in Commissione ha impegnato tutto il Consiglio, maggioranza ed opposizione, nel cercare di trovare una modalità attraverso la quale approfittare di uno stimolo che la finanziaria nazionale lo scorso hanno aveva dato, per discutere anche nella nostra Regione il tema delle Comunità montane, il tema di questo livello istituzionale che, per quella che è stata la condivisione un po' di tutta la Commissione, doveva essere uno strumento per ridisegnare un contesto su cui la finanziaria ci invitava sostanzialmente ad intervenire.
Rispetto a quest'impostazione, in questa fase noi non possiamo che essere attuatori di un'opportunità che c'è stata data dal livello nazionale, di un'impostazione nazionale che, probabilmente, sta cambiando ma penso anche che l'impostazione nazionale potrebbe cambiare in un'ottica di visione dello Stato un po' diversa rispetto a quella che è stata impostata fino adesso. Nel senso che sono assolutamente d'accordo con il nostro Capogruppo quando sollecita il fatto che questa Regione dovrà prima o poi porsi la questione di come finanziare il tema "montagna", perch questo Governo ha fatto una scelta. Si è presentato alle elezioni e ha vinto con un sistema di governo federale e un sistema di federalismo fiscale che intende attuare.
La visione è diversa rispetto al passato. In un'ottica nuova di impostazione di Stato di questo tipo, è ovvio che a livello nazionale ci si dovrà porre quali priorità, temi e questioni rimangono di rilevanza nazionale e di finanziamento nazionale e al territorio, attraverso il sistema del federalismo fiscale, dovranno passare tutta una serie di competenze sulla base delle quali non ci sarà soltanto una capacità di spesa di risorse nazionali che si introitano, ma anche una capacità di introito diretto di risorse di fiscalità locale che le Regioni, nella loro autonomia, dovranno decidere come meglio spendere.
Quindi, mi sembra un po' sterile in questo momento parlare del modo con cui dovremmo meno difendere la priorità o meno che ogni Regione si darà rispetto al tema della montagna in futuro.
Dal mio punto di vista, probabilmente, il Governo, giustamente, ha rimandato questo tipo di scelta, come quella della rivisitazione dell'area metropolitana, delle Province e quant'altro, in un'ottica di abbinamento di questa scelta alla riforma del federalismo fiscale.
ovvio che in quel contesto non sarà più sostenibile il concetto che si è sostenuto fino adesso, bisogna difenderle e bisogna difendere il fondo nazionale. Ci sarà, giustamente, dal mio punto di vista, una responsabilizzazione a livello locale delle Regioni che dovranno, alla luce di questa novità, cioè la possibilità di gestire in autonomia le risorse che si introitano, decidere come meglio spenderle.
ovvio che questo livello di discussione legislativa che faremo in questi due giorni di Consiglio regionale lo intendiamo come l'attuazione utile di un mandato che c'è stato dato.
Avevamo due scelte: o si attuavano le indicazioni nazionali o si faceva una prima valutazione, a livello locale, di come la Comunità montana in quanto ente doveva essere considerato. In una prospettiva futura, dal mio punto di vista, ci dovremmo domandare come riteniamo meglio articolato il nostro territorio. Ma per poter fare che cosa? Per poter dare delle risposte ai cittadini, perché la Comunità montana, in alcuni casi, è uno strumento utile di organizzazione territoriale, mentre, in altri, come avviene per tanti altri livelli, quale il Consorzio piuttosto che la stessa Provincia, è un livello istituzionale esclusivamente di intoppo, o un ufficio di collocamento rispetto al livello che si decide di soddisfare.
Dal mio punto di vista, in prospettiva, non dovremmo tanto chiederci se la Comunità montana dovrà essere o meno un ente a tutti i livelli, che esprime pareri, che ha funzioni specifiche o quant'altro. Dovremmo partire dal presupposto di comprendere a quale livello, dal nostro punto di vista certi servizi è bene che vengano forniti, poi non importa che questo strumento si chiami "Comunità montana" o "Unione di Comuni obbligatoria".
Sarà questo il momento in cui avremo una titolarità ancora più forte per ragionare in termini di qualità del servizio che, in futuro, dovremmo dare al nostro territorio.
Per adesso, il tipo di lavoro intrapreso dalla Commissione, al quale darà attuazione questo Consiglio, non è altro che una prima ipotesi di semplificazione, più che di risparmio, perché, come prima giustamente dicevano i colleghi, questa non è una manovra per fare grandi risparmi.
Sappiamo benissimo anche noi che, nel momento in cui la Comunità montana come ente, scomparisse, non verrebbero licenziati tutti i dipendenti, ma si procederebbe ad una ridistribuzione sul territorio di funzioni e responsabilità, che, ovviamente, dovrà tener conto di questi costi fissi mettiamola così.
Teniamo anche presente che - non vorrei dire una stupidaggine Assessore - le risorse destinate alle varie Comunità montane sono prevalentemente finalizzate a spese di gestione - l'Assessore non dice di no, ma fa un cenno di assenso - al di là di alcune risorse che la Regione cofinanzia (INTERREG, programmi di manutenzione e altro), purtroppo, i 30 più 20 milioni di euro che, verosimilmente, questa Regione spende relativamente alle Comunità montane tra risorse proprie e risorse nazionali.
Quindi, dobbiamo porci questo problema. Se il 70% di questa marea di risorse, 50 milioni di euro - se sono 60 o 40 l'Assessore ci correggerà alla fine, è diretto alla copertura delle spese di gestione, allora, la Comunità montana, come livello, deve essere maggiormente utile rispetto a quello che è, perché, così, capite che non c'è una funzionalità, a livello locale, così importante.
Quindi, secondo me, in questa fase, abbiamo fatto bene ad affrontare un primo step in tema di riorganizzazione territoriale, sulla base degli strumenti che avevamo, e bene farà questa Regione se, in un'ottica veramente di attuazione del federalismo fiscale, si interrogherà su come è meglio spendere le risorse a propria disposizione, facendo in modo che la distribuzione di competenze territoriali sia il più funzionale possibile però, per rispondere alle esigenze dei cittadini e non per garantire degli status quo, che, in alcuni casi, sono molto importanti, mentre in altri lo abbiamo dimostrato un po' in tutte le Regioni e le Province - la capacità di risposta non è così positiva.
Mi auguro che questo sia lo spirito futuro. Quindi, la difesa di questo Consiglio, dal mio punto di vista, dovrà avvenire seguendo questa impostazione, auspicando che l'attuazione del federalismo fiscale avvenga nel più breve tempo possibile. Allora, a quel punto, potremo metterci veramente alla prova, a livello locale, per dare ai cittadini le risposte che si attendono, che, a volte, riguardano livelli burocratici in meno che, con qualche livello in più, forse, non riusciamo a garantire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Signor Presidente, è mia intenzione svolgere un breve intervento e conto di mantenere questo inciso.
Più che altro, credo sia compito nostro sottolineare il coraggio dimostrato dalla Regione Piemonte nell'affrontare un tema che, forse, era di competenza di altri enti ed organi, quali quelli statali.
Si fa in fretta a fare enunciazioni di vario ordine e grado specialmente a posteriori - su questo concordo con il collega Guida seguendo anche un po' la moda che vuole demonizzare tutto quello che è pubblico e politico; si fa in fretta a dire di cancellare le Comunità montane o, magari, le Province e le Circoscrizioni - cancelliamo tutto per poi, nella fase in cui, al contempo, si parla di una sorta di federalismo, che mi piace chiamare "decentramento", capire a chi, sul territorio, affidare quella rappresentanza, oltre che al Governo centrale.
Il passaggio Regione-Comune mi pare monco, che, in qualche modo, non garantisca molto quel livello di rappresentanza e intervento che il territorio pare reclamare da più parti.
Quindi, da un'ipotesi federativa e accentratrice si passa al nulla senza neanche valutare una necessità reale, quella del decentramento, che però, giace nei tanti cassetti e che, in qualche modo, non viene attuata.
Credo sia compito del legislatore statale intervenire nel settore mettendo mano alla Costituzione e ai vari testi unici che, in questi anni si sono susseguiti sul tema degli enti locali, ridisegnando - perché no il puzzle delle competenze e degli interventi sul territorio, perché in un tale contesto è facile, come spesso avviene, a causa del susseguirsi di provvedimenti tampone o grandi enunciazioni, assistere negli enti alla sovrapposizione di competenze. L'ultima riforma, per fortuna, annullata dal referendum costituzionale, mi pare fosse un esempio eclatante di "pasticcio", in cui tutti fanno tutto e dove l'unico organismo deputato a srotolare la matassa è la Corte Costituzionale, che deve mettere mano al grande caos, con un ulteriore appesantimento burocratico della funzione legislativa ed economico della macchina pubblica.
Si fa in fretta a dire, si fa in fretta a disfare, si fa in fretta a seguire le mode, si fa in fretta a seguire opinioni maturate o spinte magari, ad arte da alcuni sistemi di informazione, ma più difficile è intervenire, perché, oltre a rischiare di incorrere in contrapposizioni o critiche, si corre il pericolo di portare avanti un sistema sperimentale che, dopo un po' di tempo, necessita di alcune correzioni.
un atto importante e coraggioso aver provveduto a ridisegnare il ruolo delle Comunità montane - seppure dettato, per carità, dai tempi stringenti di una vecchia legge finanziaria, a cui ne risponde una nuova che, addirittura, annuncia l'annullamento di tutto - soprattutto per le modalità con cui si è provveduto nei confronti delle stesse Comunità montane, degli enti locali e dei territori; altresì, è importante e coraggioso per il peso di responsabilità che ci si porta sulle spalle volendo occuparsi di una materia che poteva essere comodamente lasciata a chi da Roma provvede agli annunci più importanti.
Certo non può finire qui, è chiaro, perché il mondo delle Comunità montane è variegato, è fatto di realtà che funzionano più per proprio spirito di sacrificio che per competenza. Ci sono realtà che funzionano un po' meno, che si attestano sui loro doveri, niente di più e niente di meno magari vi provvedono anche un po' a malincuore, con una certa fatica, che a volte, è dovuta alla mancanza di fondi, ma, altre volte, solo alla negligenza o all'incapacità di funzionamento di questi enormi Consigli, che qualcuno ha definito davvero poderosi e improduttivi - a volte lo sono.
Questo avviene in un contesto, quello del territorio della montagna, che presenta oggettivamente dei problemi, non possiamo nascondercelo. Una figura autorevole di questa Regione, qualche anno fa, faceva una battuta e diceva: "Faremmo prima, e costerebbe meno, prendere gli abitanti della montagna, portarli nelle grandi città e trovare lì una collocazione piuttosto che prendere soldi ed intervenire in quel contesto".
stato detto, è stato anche scritto; può anche essere una soluzione ma questo vuol dire abbandono del territorio, vuol dire abbandono di fette grandi della nostra regione, vuole dire fare una sciocchezza.
Ecco, allora, che occorre investire calcolando che quei territori è bene che vi siano e siano popolati, nel rispetto dell'ambiente e della natura, che rappresenta una risorsa per quel territorio e non un qualcosa da eliminare a vantaggio di speculazioni edilizie del cemento poco incline a guardare al futuro, ma molto a demolire il presente, e il futuro stesso.
Anche intervenire sapendo che è un investimento coraggioso lavorare in quei luoghi, spesso inaccessibili e difficoltosi negli approvvigionamenti, è anche coraggioso studiare in quei luoghi.
L'abbandono dei giovani è all'ordine del giorno ed è un elemento anche pericoloso perché vuol dire un invecchiamento di quella società e un aggravio di spesa e una limitazione alle possibilità di intervento.
Credo che questo sia un passo importante a cui spero segua davvero un'ottica diversa anche del Parlamento del fare e non solo delle enunciazioni per dare una mano reale, proprio come una visione organica grande, di sistema, non soltanto del tampone o della storia che fa notizia.
Davvero questo coraggio che, in qualche modo, questa Regione esprime oggi è un coraggio di resistenza culturale, economica, di resistenza nell'assistenza anche di quei territori. Un esempio da emulare presto da chi dovrebbe avere più poteri di noi e, tante volte, non li mette in atto.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Sono stato fortunato perché fino all'intervento del Consigliere Ronzani ero un po' in difficoltà nel mio ruolo di Consigliere perché qualche questione dovrei sollevarla. Dopo la relazione del Consigliere Travaglini e gli altri interventi, ero d'accordo su tutto. Nell'intervento del Consigliere Ronzani ho sentito qualcosa che non condivido ma, secondo me non è condivisibile nemmeno, dalle impostazioni che ho visto prima, ne dà destra, sinistra o centro.
Una delle cose più belle della relazione di Travaglini era la citazione della Carta di Chivasso.
Provo a leggere qualche passaggio: "Noi popolazioni delle valli alpine constatando che in vent'anni di mal governo livellatore ed accentratore...hanno avuto per le nostre valli i seguenti dolorosi e significativi risultati: oppressione politica..., rovina economica...
distruzione della cultura locale..." In un successivo passaggio si afferma: "che federalismo è il quadro più adatto a fornire le garanzie di questo diritto individuale e collettivo ..." e poi ancora "che un regime federale e repubblicano a base regionale e cantonale..." e si continuano ad indicare le autonomie culturali scolastiche, politiche ed economiche.
Come le chiameremmo dopo la prossima finanziaria nazionale queste entità? Se qualche collega non è d'accordo mi smentisca.
In questi giorni, orgogliosamente, noi del Consiglio regionale intendiamo salvaguardare le Comunità montane nelle loro identità, non aiutarle con elemosine, ma salvaguardarle nelle loro identità, non rapinarle. Come verranno chiamate a me non interessa gran che. Oltre alle numerose audizioni ufficiali che abbiamo fatto in questi giorni, ci sono state centinaia di incontri con UNCEM e gruppi vari, ma non ho sentito una voce che dicesse "lasciamo passare la finanziaria 2008", che dicesse "voi legislatore state zitti così passa il provvedimento Lanzillotta". Non una voce.
Ho sentito molte critiche, ma anche i più critici erano su questa posizione: chi "caccerà" i soldi? È un problema. In base alla Carta di Chiasso vorrei che fossimo noi, con le nostre risorse, a "cacciare" i soldi per intervenire sulla montagna, ma vorrei che lo Stato nazionale non fosse più accentratore e livellatore, e ci lasciasse le risorse.
Combattiamo perché le risorse, in un sano federalismo fiscale, restino nella quantità giusta e dovuta, non tutte - al nostro territorio e poi noi, con i nostri soldi, quanto spendiamo per la montagna? Se è il Governo nazionale che non applica il federalismo fiscale e non ci dà le risorse protestiamo contro il Governo nazionale; se, invece, è il governo regionale che non ci da le risorse, in base alle reali possibilità che ha protestiamo contro il governo regionale.
A questo punto mi pare che entro lunedì, oppure, ad essere più ottimisti, entro oggi, si dovrebbe passare all'esame della legge di cui io lo dico prima, non voterò contro, vedremo quale sarà il nostro voto, perch ci sono delle cose che non ci piacciono. Una cosa che proprio non mi piace è la questione relativa al parere vincolante dei Sindaci su qualche piccola materia. Quel vincolo continua a spaventarci. Non tanto perché non voglio riconoscere una potestà ai Sindaci, ma perché sappiamo tutti come funziona il gioco: se faccio mancare il numero legale all'assemblea il parere non arriverà mai. Se voglio dare un parere negativo, basta che non dia il parere, se è vincolante e obbligatorio.
Se non sarà possibile emendarlo passi così, l'importante è che passi una legge che innova fortemente sulla visione che abbiamo in cui la Regione Piemonte dice che la sua visione del territorio montano, comunque si chiami, è una visione che non è quella dell'Unione dei Comuni, come dice la Regione Lombardia. Non ho paura a dire che non sono d'accordo, almeno con il testo che ho letto, non so il dibattito come si evolverà, non ho paura a dire che non sono d'accordo su quel testo.
Sta bene il testo regionale nello spirito, tolto alcune cose, ma il nostro spirito è che vogliamo fare un qualcosa che non sia una Unione dei Comune, ma un qualcosa aiutato dalla Regione, con i fondi regionali, ma che, secondo me, devono arrivare dove c'è un giusto federalismo fiscale. Se il federalismo fiscale sarà giusto, allora i fondi saranno sufficienti.
Se andiamo avanti su questa strada, credo che andremo sulla strada giusta.
Noi faremo tutto perché questa legge passi entro il 30 giugno, magari con delle cose che non ci piaceranno, ma con un'impostazione generale più soddisfacente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjak: ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Concordo con alcuni colleghi che sono intervenuti precedentemente e che considerano il dibattito di oggi e, auspicabilmente, l'approvazione della legge domani (rispettando la scadenza della finanziaria), non come la conclusione di un percorso ma come una tappa molto importante di un percorso che abbiamo iniziato circa un anno fa.
Ricordo che proprio un anno, di questi giorni, molti colleghi, insieme con l'Assessore Sibille e la Presidente Bresso, parteciparono ad un affollato incontro con l'allora Ministro Lanzillotta.
Ricordo che in modo informale, tra una battuta e l'altra, forse proprio sentendo il Ministro, nacque l'idea di avviare, in questo Consiglio regionale, il Gruppo "Amici della montagna". Questo lo dico, perché credo che nel dibattito vada riconosciuta la coerenza delle posizioni tenuta dalla Giunta regionale fin dall'inizio, che ci ha pienamente rappresentato in quella sede e nella battaglia successiva.
Credo che se non ci fosse stato quell'incontro di un anno fa, a livello nazionale, se non ci fosse stata la battaglia che è partita dal Piemonte e dalla Giunta regionale, probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso.
Credo che se siamo qui oggi a discutere di un provvedimento naturalmente non definitivo come veniva ricordato, è merito della battaglia politica che proprio da qui è partita, anche in presenza di un Governo amico rispetto alla maggioranza che governa la nostra Regione.
Questo lo dico perché la storia non comincia da lì e perché nella precedente legislatura ci furono vari tentativi di attacco alle Comunità montane, e alcuni più diretti. Ricordo la proposta del Senatore Del Pennino, appartenente alla coalizione di centrodestra (Governo nazionale fra il 2001 e il 2006), che propose l'abolizione tout court delle Comunità montane. Ricordo anche altre proposte, sempre provenienti dal centrodestra che, di fatto, proponevano l'azzeramento del fondo della montagna, quindi non abolivano le Comunità montane, ma di fatto le azzeravano.
La storia di quest'attacco a quest'istituzione non costituzionalmente riconosciuta è una storia lunga. Proprio perché è una storia lunga oggi ci tengo ad intervenire, perché è nella Provincia di Vercelli (lo ricordo ai colleghi) che sono nate le Comunità montane in Italia.
Nel 1946, in Valsesia, venne costituito il primo Consiglio di Valle, da cui poi discesero le Comunità montane. Da allora in Valsesia c'è un'unica Comunità montana, quindi, da questo punto di vista, sono fortunato sul piano della riorganizzazione, proprio perché questo è un ente che ha una storia alle spalle che risale all'anno 1946.
Le Comunità montane non sono, pur con tutto il rispetto dei consorzi intercomunali e delle associazioni dei Comuni, la stessa cosa. C'è evidentemente qualcosa di più e c'è un senso politico in quel che facciamo non soltanto da parte della politica o di parte della politica in senso trasversale, ma anche da parte di altri attori della società di questo Paese. È da almeno 15-20 anni che queste istituzioni vengono in qualche modo attaccate nel tentativo di indebolirle.
Perché succede questo? Ci sono due ragioni: la prima è che penso ci sia un qualche interesse ad indebolire le politiche per la montagna. È vero che in montagna ci sono pochi abitanti e l'età media degli abitanti della montagna è molto più elevata rispetto a quelli della pianura, ma è pur sempre vero che la montagna in sé contiene delle risorse naturali che, oggi (lo dobbiamo dire), possono rappresentare tutta una serie di interessi di ambito più ampio, quindi c'è un interesse a indebolire la politica che governa la montagna e che governa questi processi. Credo che questo vada impedito.
La seconda ragione è considerare la montagna quasi come fosse un fatto ludico, un fatto di natura turistica, come fosse degna solo di un week end di una festa di Natale o di una pista da sci. La montagna è molto di più.
La montagna per noi non è un oggetto, per noi è un soggetto di sviluppo.
Questa è la seconda ragione politica per cui credo abbiamo fatto bene tutti insieme, a proporre questa legge e ad approvarla. La montagna è oggetto di sviluppo e di sviluppo sostenibile, perché contiene una serie di ricchezze importanti per la nostra Regione. Da questo punto di vista, era ed è certamente sbagliato l'approccio sul piano dei costi della politica.
certamente giusto, invece, l'approccio sul piano della riorganizzazione della razionalizzazione sia del funzionamento di questi organismi, sia per rendere quelli più piccoli in una dimensione più ampia e maggiormente adatta alle esigenze del territorio. Credo che questo la nostra legge lo faccia. Noi dobbiamo considerare la montagna non un problema ma una risorsa.
Penso che nei prossimi mesi dovremo ragionare intorno ad una riorganizzazione complessiva del sistema istituzionale piemontese che parta anche da queste considerazioni di carattere generale rispetto alla montagna. Avverto un rischio su questo, ma è già stato detto, rispetto alle intenzioni che sono state manifestate da questo Governo.
C'è una differenza (come ricordava prima Ronzani) tra l'atteggiamento del Governo precedente e quello attuale. Il Governo precedente aveva posto alcuni criteri altimetrici per definire la montagna (cosa che noi non abbiamo condiviso); il Governo attuale è talmente federalista che a me pare proponga un modello di federalismo per abbandono. Questo non è possibile accettarlo. Ci dica chiaramente che ha intenzione di eliminare questi organismi e che se la Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto ritengono di volere mantenere le Comunità montane, dieci o cento che essi siano, se le devono finanziare loro.
Questo è un modello pericoloso. È esattamente il contrario del federalismo che intendiamo noi. È una specie di federalismo per abbandono.
Questa cosa andrebbe bene se fosse accompagnata da un processo di delega e di destinazione delle risorse per queste politiche e non solo per le Regioni. Credo che sia utile lavorare in questo senso. Abbiamo chiesto una delega forte al precedente Governo per riorganizzare le Comunità montane ma non ci può stare la scelta di togliere le Comunità montane e di lasciare, da questo punto di vista, le Regioni in mezzo al guado.
Così facendo si perderebbe, insieme alle Comunità montane, una storia importante per il nostro Paese, una capacità di tanti amministratori che lì si sono formati e che, dal punto di vista del volontariato, hanno costruito progetti importanti per salvaguardare una parte significativa del territorio piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Credo che sia importante, quando si discute di una legge, comprendere quali sono le motivazioni che ci hanno portato a redigere questa legge o cercare di apportare migliorie al testo che è stato presentato.
Parlerò delle attenzioni del mio Gruppo consiliare non solo rispetto a questa legge, ma all'attenzione che ha cercato di porre nel corso delle precedenti legislature, e anche di questa, sui temi della montagna.
Noi crediamo che la montagna, così come altre realtà, sia un luogo in cui le culture tradizionali siano ancora molto presenti e non abbia vissuto lo spopolamento provato da altre culture non solo per quanto riguarda le realtà montane, ma anche rurali.
Qualche collega ha detto che sarebbe più semplice trasportare la gente di montagna nelle realtà di pianura e questa filosofia ha avuto, per molti decenni, all'interno della nostra Regione molti sostenitori, credo più tra le fila della cultura, da cui sono nati i partiti del centrosinistra, che non in questi, ma non è quello il problema.
Io non sono certo che alla tutela della montagna si provveda con la tutela di buone leggi; al limite, questa è una modalità finale alla quale si perviene cercando di utilizzare i migliori strumenti. Occorre un'attenzione costante, essendo una materia assolutamente interdisciplinare e interassessorile, ma non sono certo che molti Assessori di questa Giunta pongano una così elevata attenzione ai temi della montagna. Ovviamente, non ho voglia di fare nomi e cognomi, però, penso ci siano alcuni Assessorati che spendono centinaia o decine di milioni di euro per promuovere la nostra Regione e ogni tanto dimenticano che tra i soggetti che non solo potrebbero essere maggiormente promossi, ma anche attrarre maggiori benefici, ci siano anche le popolazioni montane.
Mi rivolgo ad alcuni colleghi del centrosinistra: credo sia determinante individuare un punto oggettivo, per non vanificare il motivo per cui oggi siamo qui, anche se non so quello che accadrà. La discussione odierna è determinata dalla legge finanziaria del Primo Ministro Prodi che, relativamente ad un pezzo scritto dal Ministro Lanzillotta, ha individuato una metodologia altimetrica per definire le Comunità montane che, se non approviamo questa legge, cassa dalla nostra regione 180 Comuni all'interno delle Comunità montane. Questo è il motivo, lo dico ai colleghi Bizjak e Ronzani. Se quell'aspetto non fosse stato contenuto all'interno della norma finanziaria, noi avremmo potuto discutere di un riordino, che ci auspichiamo, tant'è che, in più occasioni, abbiamo chiesto al Presidente della Commissione di formulare anche un ordine del giorno, per ragionare su un sistema di riordino in tempi brevi e relativamente ai tempi di presentazione del disegno di legge della Regione, che abbiamo voluto accorciare da un anno a sei mesi.
A questo siamo interessati, ma non si deve dimenticare il motivo per cui siamo qui, come non vanno dimenticati alcuni aspetti che, secondo noi sono assolutamente importanti da tenere a mente. Non sono affatto certo che, tra coloro i quali tutelano le Comunità montane e coloro i quali non le tutelino, l'amico della montagna sia certamente il primo, perché abbiamo decine di esempi di soggetti, che tendevano alla tutela delle Comunità montane, che non credo siano stati grandissimi amici della montagna, ma sono stati grandi amici di esempi di enti locali. Dopodiché, questo non escluda la seconda possibilità, anzi, è più verosimile che fra i soggetti che tengono all'esistenza delle Comunità montane vi sia una persona che invece, è legata al mondo montano, ma i due aspetti non necessariamente coincidono.
Questa Regione, ogni anno, stanzia circa 130 milioni verso le Comunità montane, ma di spese di funzionamento ce n'è solo una parte residuale, cioè 8-9 milioni di euro.
Se qualcuno fa un ragionamento - mi potete dire che lo fa il Governo nazionale, lo ha fatto il Governo del centrosinistra, sta tentando di farlo quello del centrodestra - per far passare il messaggio che, riducendo il numero degli enti o, per esempio, i compensi, si produce una riduzione di spesa, ovviamente, si tratta di una delle più enormi bugie che si possa raccontare. Dal punto di vista del taglio degli emolumenti e dei compensi credo non si arrivi ai 100 mila euro, cioè non si arriva alla cifra che per esempio, è stata impiegata lo scorso anno in merito ad un'iniziativa sulla parità, che era esclusivamente di comunicazione. Tutti ricorderanno le meravigliose banconote rappresentanti l'euro, che contenevano alcuni messaggi, quelli sulla parità, che sono state in circolazione per 15 giorni nessuno le ricorda più - che sono costate 900 mila euro. Quindi, non stiamo discutendo di quello, anche se, in molti casi, facciamo finta che il problema sia il gettone o il numero degli amministratori.
Per venire alla legge, ci siamo trovati per obbligo a dovere affrontare un tema sulle Comunità montane - mi riferisco ad alcune in provincia di Torino, non conoscendo altre realtà - ma non è che, in questi anni, da chiunque fossero governate - posso fare esempi di governo del centrodestra del centrosinistra e di quelli che si definiscono istituzionali - tutte abbiano dato questo esempio di enorme capacità di governo, tant'è che oggi, molti ambiscono proprio ai "tesoretti" delle Comunità montane. Non sempre il loro governo ha determinato grandi economie - in alcuni casi sì ma, in moltissimi casi, per anni, nessuno ha provveduto ad una delibera. Ad esempio, cito il caso della Comunità montana della Val Chiusella - cito un caso trasversale - dove per due anni non si è provveduto ad alcuna delibera e adesso che stanno governando, ovviamente, hanno esercitato un buon risparmio.
Nonostante le differenze relativamente a questa legge, noi abbiamo cercato di fare un buon lavoro. Allora, per quanto riguarda la discussione di questa legge, soprattutto relativamente alla discussione generale delle politiche sulla montagna, evitiamo di andare a vedere cosa hanno fatto a Roma o chi è stato più cattivo, se lo è stato più il Ministro Lanzillotta o se lo sarà più il Ministro Tremonti. Non dico che questo non ci deve interessare - sarebbe anche interessante fare un passaggio sul federalismo fiscale, magari nella discussione degli articoli avremo anche tempo di fare questo accenno - ma, intanto, cerchiamo di badare a quello che rappresenta questa legge e alle politiche sulla montagna.
Quali sono, secondo noi, i cardini positivi di questa legge? Non sempre lo è la riduzione, perché, anche con la riduzione a 23, rischiamo di creare macro Comunità montane che, anche da un punto di vista dell'omogeneità territoriale, poco abbiano a che fare tra loro.
Relativamente ad un nostro emendamento - ne parleremo più avanti accogliamo positivamente la modifica intervenuta con il lavoro di tutti che, magari, darà a qualcuno la possibilità di mantenere la propria identità.
Ritengo che uno dei punti migliori di questa legge sia dato dal sistema elettorale. Noi abbiamo creato un sistema elettorale che, intanto, prevede che siano tutti i Consiglieri comunali ad eleggere il Presidente della Comunità montana, indicato con nome e cognome, facendo così in modo che non ci siano i soliti Governi istituzionali, che, in molti casi, rischiano di essere per metà formati da Consiglieri di Comunità montane, più i due ai quali sia garantito il favore. Soprattutto, chi vince prende il 60% dei Consiglieri, quindi, quelli di una maggioranza, perché il Presidente non può costantemente, come avviene in moltissimi casi - non in tutti sottostare al ricatto del - se sono trentadue - "diciassettesimo" o - se sono trenta - "sedicesimo" Consigliere.
Secondo me, per chi conosce le realtà delle Comunità montane, questo è un passo assolutamente nodale, perché potrà esserci il Governo del Presidente con il Consiglio e gli Assessori, così come accadde negli enti locali. La rivoluzione avvenuta all'interno degli enti locali, dopo la legge del 1993 relativamente ai Sindaci, è davanti agli occhi di tutti ed è assolutamente importante. Sono quelle dosi di presidenzialismo che, andando a riprenderle, dal 1976 ad oggi, un po' alla volta, riescono ad entrare all'interno degli enti locali.
Come dicevamo - e lo diremo in modo più dettagliato all'interno dell'articolato della legge, senza farla troppo lunga perché in Commissione abbiamo riflettuto a dovere - credo che la legge abbia molti punti buoni ma alcuni un po' meno.
Se vogliamo rendere un buon servizio prima alla legge e successivamente, alle politiche per la montagna, sarei lieto se, oltre a votare la legge, in tempi brevi, riuscissimo anche a votare un'altra serie di leggi che incidono in maniera importante sulle realtà montane: la legge sulla forestazione, sull'impiantistica, sui sentieri, sui rifugi, ecc. Non le cito a caso perché, incidentalmente, sono tutte leggi condivise.
Se dedicassimo tutto il tempo utile che abbiamo trascorso in questi giorni in Commissione per licenziare anche solo per quei quattro provvedimenti di legge, state certi che avremmo fatto per la montagna provvedimenti almeno tanto utili quanto questi che stiamo deliberando.
Altrimenti, facciamo una politica che non è per la montagna, ma per gli Enti locali che esistono in montagna.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rabino; ne ha facoltà.



RABINO Mariano

Se dovessi riassumere il senso del mio intervento potrei dire che la Regione Piemonte ha fatto la sua parte, ora tocca allo Stato. Ora tocca al Parlamento, in particolare al Governo nazionale, assumersi le responsabilità del caso.
Perché la Regione Piemonte ha fatto la sua parte? La Regione Piemonte ha fatto, come è stato detto più volte, un battaglia giusta nei confronti delle proposte del passato Governo; ha rivendicato e ottenuto un'autonomia normativa, ordinamentale e organizzativa e ha avuto il coraggio di affrontare l'argomento senza aspettare il 30 giugno. Soprattutto, senza aspettare il 30 giugno non approvando una legge ma, anzi, con coraggio affrontando il tema della razionalizzazione e andando incontro, anche superando, i criteri di compensazione finanziaria imposti dalla finanziaria 2007.
In particolare, la proposta di legge e, naturalmente la Giunta regionale, l'Assessore Sibille, sono stati protagonisti in questo processo normativo di proposta e di impulso, non si sono limitati a garantire una riduzione pari ad almeno un terzo della quota del fondo ordinario previsto dall'articolo 34 della finanziaria, ma hanno costruito una proposta ancora più coraggiosa, che va nel senso di portare oltre il 50% la razionalizzazione, la riduzione degli importi ordinari a carico dello Stato. Questo è lo sforzo della Regione Piemonte. Verrebbe da dire che forse lo Stato dovrebbe chiedere a tutti gli enti territoriali, soprattutto gli enti territoriali riconosciuti dalla Costituzione - Regioni, Province e Comuni - di ridurre di almeno un terzo le loro spese ordinarie. Invece ha iniziato dalle Comunità Montane che non sono riconosciute dalla Costituzione in quanto enti intermedi territoriali, ma la montagna, i suoi problemi e le sue potenzialità sono riconosciute e tutelate dalla Costituzione e, in qualche modo, è lo Stato che deve assumere la montagna come risorsa, come opportunità, come problema.
Il problema che si pone è che, di fronte al coraggio della Regione Piemonte, adesso tocca allo Stato, e lo Stato non può rispondere con l'azzeramento del fondo ordinario. Anzi, credo che la Regione Piemonte proprio perché ha fatto più di quello che lo Stato le chiedeva, pu chiedere nella vertenza, nel contenzioso che si aprirà verosimilmente nell'autunno con le istituzioni centrali, che la differenza tra la riduzione richiesta e la riduzione presentata venga riconosciuta alla Regione per le politiche di investimento.
Non dobbiamo accettare supinamente l'azzeramento del fondo ordinario anzi, dobbiamo chiedere, in considerazione del coraggio e dell'ampiezza dello sforzo realizzato dalla Regione Piemonte, che la differenza tra quanto richiesto dalla finanziaria, dalla volontà dell'allora Ministro Lanzillotta e quanto, invece, realizzato con la riforma che andremo ad approvare nei prossimi giorni, venga riconosciuto alla Regione sottoforma di maggiori risorse per gli investimenti. Dobbiamo porci questo obiettivo non dobbiamo lasciare sola la montagna sia perché, come ha detto bene il Consigliere Burzi, non a caso ci chiamiamo Piemonte, ma anche perché non vogliamo considerare la montagna solo come un'area del Piemonte da spremere, da utilizzare o da sfruttare sotto vari profili - dal punto di vista economico, turistico e anche delle risorse naturali - ma perch guardiamo alla montagna come ad un'area marginale, come ad un'area bisognosa di attenzioni speciali, particolari.
Questo - lo dice la Costituzione - non può essere lasciato solo all'impegno, all'autorità, allo sforzo delle Regioni, in particolare della Regione Piemonte. Dobbiamo chiamare lo Stato ad una forte corresponsabilizzazione e dobbiamo chiedere allo Stato di non scaricare le sue difficoltà solo sulle Comunità Montane, ma sugli altri Enti intermedi gli altri enti territoriali riconosciuti dalla Costituzione: le Regioni, le Province e i Comuni.
Naturalmente lo Stato potrebbe anche dare buon esempio, iniziando da s stesso, quindi dal Parlamento, dal Governo, dai Ministeri e dalle amministrazioni centrali, ad adottare quelle politiche di razionalizzazione, di risparmio della spesa soprattutto delle spese fisse delle spese ordinarie.
Questo credo che sia il compito che ci dobbiamo assumere, forti dell'approvazione della legge che stiamo per adottare. L'autunno che ci aspetta deve chiamare maggioranza e opposizione regionale - che a livello nazionale vedono un ribaltamento dei ruoli - tutte unite nel chiedere allo Stato lo stesso coraggio, la stessa volontà di guardare ai problemi della montagna che ha avuto la Regione Piemonte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Cercherò di essere breve ma, soprattutto, vorrei puntualizzare la mia posizione personale e di molti rappresentanti della Lega, la posizione complessiva del Partito della Lega Nord.
Potrebbe apparire un controsenso che, nel momento in cui il Governo Prodi ha annunciato i tagli alla Comunità Montana, da parte nostra, ci sia stato quasi un sollevamento richiamando che molte altre cose avrebbero dovuto essere tagliate prima degli tagli delle Comunità Montane.
Ora che siamo al Governo, parrebbe che proprio il Governo a cui apparteniamo voglia completare quella fase di tagli iniziati dal precedente Governo di centrosinistra. La Lega si è opposta decisamente quando era all'opposizione del Governo Prodi, ma si è opposta anche oggi che siamo in maggioranza, siamo al Governo, contro le dichiarazioni che sono state fatte inizialmente dal Ministro Tremonti. Tant'è che nulla, in questo momento, è stato fatto relativamente ai tagli sulle Comunità Montane e, aggiungo tagli alle Province su cui le posizioni sono leggermente diverse per quanto ci riguarda.
Sicuramente la nostra posizione resterà questa per il futuro anche se considerando la situazione complessiva della finanza pubblica, dobbiamo riconoscere che devono essere fatti dei tagli: tagli alla macchina pubblica, tagli ai cosiddetti costi della politica.
Riteniamo che dei tagli estremamente drastici fatti alle Comunità montane, da una parte, non risolvano la situazione e, dall'altra, vadano a colpire un settore sulla cui utilità - perlomeno per le Comunità montane piemontesi, non voglio andare a mettere il naso in altre Regioni dimostrano non solo un'utilità, ma, sotto un certo punto di vista, una insostituibilità.
Il motivo centrale è che in Piemonte abbiamo 1200 Comuni; la maggior parte di questi sono estremamente piccoli e assolutamente non in grado di offrire determinati servizi al cittadino. Pertanto, ritengo assolutamente necessaria la presenza di un ente intermedio fra Comune e Provincia che concorra a realizzare quest'offerta: si poteva tagliare ben altro.
Su questo tema, sicuramente, ci sarà il nostro totale impegno.
Dopodiché, faccio un ragionamento più in generale. Noi siamo sempre stati federalisti e continuiamo a batterci per il federalismo. C'è una nuova riforma federale in fase di elaborazione (deve ancora iniziare la discussione), che sarà presto presentata. Se un minimo di quel federalismo che noi chiediamo venisse applicato, non ci sarebbero problemi per le Regioni che vogliono prendersi completamente in carico le Comunità montane.
Sotto questo punto di vista, sono favorevole a che lo Stato abbandoni e deleghi alle Regioni la gestione delle Comunità montane; però - ripeto dovrebbe metterci un minimo di quel federalismo fiscale che noi chiediamo.
A quel punto, il Piemonte potrebbe tranquillamente sostenere le Comunità montane, l'economia delle montagne e, in generale, del nostro territorio.
A mio avviso, oggi, la Regione sarebbe comunque in grado di salvare le Comunità montane, pur nell'ipotesi più nera, e cioè che lo Stato tagliasse completamente i fondi a queste Comunità. Certo, sarebbe uno sforzo non da poco, ma, a mio avviso, il bilancio della Regione Piemonte sarebbe in grado di garantire il mantenimento delle Comunità montane, anche - ripeto - nel caso di taglio completo dei fondi statali (ovviamente con le opportune razionalizzazioni).
Questa legge, sicuramente, va già in questo senso e presenta fattori estremamente positivi. Ad esempio, il fatto di evitare quel taglio generalizzato, attuato dal Governo Prodi, con la conseguenza che, se fosse stata applicata la legge finanziaria senza l'intervento della nostra legge quasi trecento Comuni sarebbero stati tagliati fuori dalla possibilità di aderire alle Comunità montane e diciassette Comunità sarebbero pertanto scomparse.
Invece, con questa legge, vi è il fattore estremamente positivo che la maggior parte dei Comuni che facevano parte di Comunità montane continuerà a farne parte e continuerà a godere di tutti questi benefici.
Inoltre, non concordiamo con la riduzione del numero di Comunità montane che viene prospettata. A nostro avviso, si poteva salvare qualche Comunità montana in più. Su questo, comunque, discuteremo successivamente: non ne facciamo sicuramente una questione di principio. Ad ogni modo, con questa riduzione, ci prepariamo a fronteggiare le evenienze, anche le più nere, sotto il punto di vista finanziario.
Complessivamente (anche se poi discuteremo sulle singole questioni) questa legge ci vede a favore. Voglio però sottolineare che, secondo la Lega Nord, le Comunità montane servono e, soprattutto, devono offrire dei servizi. Vi sono ben altre cose da tagliare! Quindi, va bene intervenire per ottimizzare i costi della macchina pubblica; va bene razionalizzare, ma il tutto deve essere realizzato in un'ottica di mantenimento dei servizi nelle nostre montagne: anzi, bisognerà dare servizi migliori.
Su questo - ovviamente - c'è il nostro totale impegno in Regione e posso garantire che ci sarà anche l'impegno dei nostri parlamentari e dei nostri membri al Governo. Se tagli dovranno esserci, chiediamo che sia comunque offerta la possibilità, alle Regioni che lo vogliono, di garantire il mantenimento e il funzionamento delle loro Comunità montane.



PRESIDENTE

Grazie, collega Dutto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bellion. Questo è il penultimo intervento, dopodiché ci sarà quello della collega Motta. Passeremo poi all'articolato e a chiudere i lavori pomeridiani, se siamo tutti d'accordo.
Vi chiedo dunque di regolare i tempi dei vostri interventi, per meglio arrivare alla conclusione dei lavori. Naturalmente, se lo ritiene l'Assessore Sibille può dare un contributo.
La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Il mio intervento ruberà pochissimo tempo ai lavori dell'Assemblea anche perché credo che durante la discussione sull'articolato avremo modo di entrare nel merito dei singoli articoli.
A conclusione della discussione generale, voglio fare due considerazioni. Non ripeto quelle già svolte dal collega Travaglini nella relazione, che condivido pienamente. Le mie sono due considerazioni legate a quello che stiamo facendo in quest'Aula, oggi.
Diversamente da 38 anni fa, intorno al 1970, quando nacquero le Regioni (un anno dopo, il Parlamento, nel 1971, promulgava la legge n. 1102 che istituiva le Comunità montane), oggi siamo qui ad affrontare un percorso esattamente inverso. La nascita delle Regioni di allora permise al Parlamento di essere sensibilizzato rispetto a quello che le montagne dalla Resistenza in avanti - avevano continuato ininterrottamente a chiedere per 30 anni: essere riconosciute. Le Regioni di allora permisero questo passaggio.
Oggi, ci troviamo su un terreno esattamente agli antipodi rispetto a quella situazione. Un provvedimento nazionale ci dice che dobbiamo "smontare" una situazione che ha visto le Comunità montane del nostro territorio operare in tutti questi anni. Non entro nella discussione e nelle cose che sono state dette dai colleghi sul fatto che le Comunità montane non sono che l'ultimo anello della catena della politica, per si è deciso di cominciare da lì.
Questo processo inverso è determinato sicuramente anche da quei fattori legati ad interessi economici crescenti su questi territori (come ricordava il collega Bizjak), ma credo sia dovuto soprattutto a processi culturali della nostra società che sono andati avanti e che sono alternativi a quelli che la montagna continua quotidianamente a proporci, legati a principi come la solidarietà e l'unione. Due questioni sulle quali, oggi, la società e la comunicazione a cui la società arriva vanno in una direzione diversa.
Sono concetti che, da decenni, permettono a questi territori di superare situazioni molto difficili. È sufficiente vedere quanto verificatosi nell'ultimo evento alluvionale nelle Valli del Torinese e del Cuneese, quando i momenti difficili sono stati superati proprio grazie a questi principi di solidarietà e unione, che hanno visto migliaia di cittadini e volontari delle Valli adoperarsi per risistemare le strade e le sponde dei fiumi, prima ancora dell'intervento dell'ente pubblico.
Politiche culturali sbagliate, oltre che miopi, hanno determinato, in tutti questi decenni, a partire dagli anni 60, in particolare, fino all'approvazione della legge n. 1102 e ancora dopo, da parte del Governo scarsissime risorse per questi territori. Ricordo che il fondo nazionale sulla montagna è una conquista intervenuta a partire dagli anni 90, quando ancora i finanziamenti destinati alla forestazione del nostro paese ammontavano a percentuali risibili rispetto al bilancio dello Stato - credo ancora negli anni 80 fossimo intorno ai 500 miliardi di lire.
Certo, sono importanti, come diceva il collega Vignale, gli interventi che oggi sono stati svolti in quest'aula e il provvedimento che ci apprestiamo a votare sarà il termometro rispetto al quale misureremo rispetto a quei provvedimenti, la nostra coerenza. Votando leggi significative e importanti, quale quella sulla pianificazione o quella della forestazione e quante altre ancora arriveranno all'attenzione di quest'Aula, il termometro rispetto al quale avverrà la misurazione sarà dato non da quello che faremo oggi, ma da quanto inseriremo per la montagna in quei provvedimenti specifici.
Quella cultura che ci è stata tramandata da figure come Nuto Revelli oggi fatica a farsi strada e mi rendo conto che, di fronte ad altri messaggi che pervengono non solo dal Governo centrale, ma anche da vasti strati dell'opinione pubblica, per alcuni colleghi sia difficile essere conseguenti.
Avevo detto che sarei stato breve, pertanto concludo il mio intervento con un augurio. Oltre a quanto detto relativamente alle leggi che andremo ad approvare, che saranno conseguenti agli atti e ai discorsi svolti oggi in quest'aula, mi auguro che anche altri atti, quali quelli della sanità che la Giunta si appresta a compiere siano conseguenti in questa direzione che per quanto riguarda la localizzazione delle future ASL sappiano ascoltare la voce della montagna e diano spazio anche a quei territori e non solo all'area metropolitana.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Signor Presidente, a mio avviso, essendo in sede di discussione generale, in primo luogo, dobbiamo chiederci perché siamo qui, perch discutiamo di una nuova legge sulla montagna, perché questo Consiglio, nel mese di giugno, ha impiegato molte sedute dell'VIII e della III Commissione per approntare un provvedimento che raccogliesse il più ampio consenso possibile all'interno della nostra aula parlamentare.
Per rispondere a queste domande, occorre fare un piccolo passo indietro, tornare alle polemiche, principalmente nate nel corso dell'anno passato, ma che ancora permangono virulente anche in queste settimane relative alla questione della casta e ai costi della politica. Non possiamo non ricordare l'ormai pluricitato volume di Stella e Rizzo: La Casta, le cui vendite hanno fatto sì che questi autori aumentassero la loro notorietà, partendo proprio dalla denuncia di alcuni momenti che spesso sono oggettivamente incomprensibili per il grande pubblico, che è rappresentato dal popolo italiano e anche dai cittadini della nostra regione. Uno degli elementi su cui si basava il ragionamento legato agli sprechi e insensibilità della politica, alla scarsa attenzione della politica alla realtà, prendeva proprio la stura da alcune discussioni sulle Comunità montane.
Noi le pagine di quel volume le ricordiamo bene, ci ricordiamo gli esempi delle Comunità montane in riva al mare, quelle Comunità montane, in particolare del sud - lo dico senza alcuna volontà strumentalizzatrice che comprendevano paesi localizzati a 20-30-50 metri sul livello del mare.
Da qui è sorto uno stato polemico, probabilmente di tipo anche emotivo, che ha raggiunto un po' tutto il mondo della politica, che, periodicamente vive queste fasi di autoflagellazione - a volte anche più che giuste perché gli esempi citati riproducono la realtà - facendo sì che tanto il Governo precedente che quello attuale maturassero una volontà tendente alla riduzione di queste situazioni. Noi partiamo soprattutto dall'analisi di alcune situazioni patologiche di alcuni "furbetti", non del quartierino ma, in questo caso, della Comunità montana, che si sono trascinati dietro quanto di positivo e importante, invece, amministratori, politici e cittadini avevano costruito, in questi anni, con un percorso molto lungo.
Per quanto mi riguarda, è stato buffo, nei giorni scorsi, leggere un intervento dello stesso Stella sul Corriere della Sera che, forte della passata esperienza del volume, veniva quasi a soccorso delle Comunità montane dicendo: "Attenzione, noi denunciavamo le questioni negative denunciavamo le patologie di questo sistema, denunciavamo lo scandalo di alcune Comunità montane, ma, assolutamente, è lungi da noi fare di tutta l'erba un fascio, generalizzare, 'voler buttare via il bambino con l'acqua sporca'".
Quindi, a mio avviso, occorre partire da queste considerazioni, se vogliamo contribuire alla soluzione del problema, salvaguardando ciò che è da salvaguardare, razionalizzando laddove si può, insomma, diminuendo quelle aree, magari, di utilizzo non opportuno delle risorse pubbliche come si rende necessario in un momento di generale difficoltà del nostro paese.
Se questo è un po' l'antefatto, che mi sembrava giusto ricordare anche in questa discussione, dobbiamo sottolineare come questo atteggiamento di attenzione razionalizzatrice nei confronti delle Comunità montane sia bipartisan e abbia coinvolto il Governo precedente così come, forse coinvolgerà - ancora non esistono atti ufficiali - anche il Governo attuale.
Quindi, a mio avviso, la cosa peggiore che noi, oggi, potremmo fare sarebbe strumentalizzare politicamente i provvedimenti già in essere, di uno, o quelli futuri, semmai ci saranno, dell'altro. Dispiace, a volte leggere interventi di ex autorevolissimi colleghi, oggi ricoprenti cariche di grande responsabilità anche all'interno delle organizzazioni legate alla montagna a livello regionale che si scagliano in maniera molto forte nei confronti dei futuribili provvedimenti del Ministro Tremonti o del Governo Berlusconi. Non è questa, a mio avviso, la prospettiva su cui bisogna incamminarsi. Prospettiva che, per quanto riguarda gli interventi finora succedutesi in aula, è lontano dal nostro comune sentire.
Nessuno si è messo a scagliare pietre su questo o su quell'altro per rendere il cammino della legge, un cammino molto più difficile.
La legge, nei prossimi giorni, dovrà raggiungere il suo scopo, cioè essere approvata creando una prima condizione affinché, nel contesto della razionalizzazione, si salvaguardi il futuro delle comunità ma, soprattutto il futuro della montagna. Questa, per noi, non è una legge di salvaguardia dell'istituzione comunità, ma è soprattutto una legge di salvaguardia della montagna, in quanto parte del nostro territorio.
La peggior cosa sarebbe sentire dei toni da crociata contro questo o quel momento, questa o quella azione di governo che, nel passato o nel futuro, potrà interessare questa materia perché, ripeto, sarebbe poco opportuna e poco utile per il proseguire facilitato di questa normativa.
Come dicevo, noi siamo a favore di una normativa che tuteli, in particolare, la montagna; sappiamo che l'impegno sulla montagna, circa 130 milioni di euro che vengono investiti su questa parte del territorio riguardano per 7-8 milioni di euro il momento organizzativo, il momento amministrativo. Tuttavia, gran parte delle risorse, intorno ai 120 milioni di euro, dovrebbero andare - dico dovrebbero - allo sviluppo. È su quello che noi dobbiamo e vogliamo, anche come classe dirigente di questa Regione sulla montagna gioca un ruolo fondamentale essere giudicati e sbagliare trasferire risorse alla montagna e far sì che vengano utilizzate per lo sviluppo della stessa.
Nessuno dimentica la tutela degli oltre 500 dipendenti delle Comunità Montane che rappresentano un valore di esperienza, di amministrazioni e di capacità, ma il giudizio su cui vogliamo essere chiamati a rispondere anche politicamente, delle nostre azioni, anche nei confronti di chi giustamente vuole che le risorse pubbliche vengano indirizzate, soprattutto in questo momento di difficoltà, per azioni positive nei confronti di un territorio già martoriato e difficile, è un giudizio rispetto alle azioni di sviluppo, alle azioni di salvaguardia della montagna e su questo avvenga il giudizio della comunità nella sua interezza e anche dell'alta politica.



PRESIDENTE

Il Consigliere Vignale ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Abbiamo appreso dalle comunicazioni istituzionale che lunedì 7 luglio si terrà al Valentino la presentazione del Piano strategico sul turismo.
Considerato che si tratta di un disegno di legge che dovrà essere, se avverrà, approvato dal Consiglio regionale, mi domando come si possa presentare, in via ufficiale, mi rivolgo anche al Vicepresidente non essendoci l'Assessore competete, un documento che non è mai stato licenziato neppure dalla Commissione. Oggi è un disegno di legge della Giunta in veste assolutamente formale. Viene presentato, tra l'altro, in un giorno di Commissione, ma a questo ci passiamo ampiamente sopra.
un aspetto formale che pongo all'Ufficio di Presidenza per un aspetto di formalità e, da un punto di vista politico, alla Vicepresidenza. Mi domando come questo possa accadere, salvo che lo si presenti come una proposta della Giunta regionale: nella sala d'onore del Castello del Valentino viene presentato il Piano di promozione del turismo.
leggermente diverso.
un po' come se l'Assessore Sibille, due mesi fa, avesse presentato la legge sulle Comunità Montane, non era esattamente la stessa cosa.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Vignale, se per gentilezza fa pervenire all'Ufficio di Presidenza quanto indicato. Visto che ha posto il problema valuteremo la questione sapendo che qualsiasi Assessore della Giunta pu presentare dati, lavori del proprio assessorato, interventi e quant'altro.
In questo momento, non sono in grado di darle una risposta, ma la ringrazio.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Non sono stato sufficientemente chiaro. Ci mancherebbe che un Consigliere chieda che la Giunta si censuri. È compito della Giunta, dovere e facoltà fare tutto ciò che crede. Ciò che non si può vendere, sono menzogne. Non si può presentare un documento, che oggi è una proposta che giace da mesi in sede di III Commissione, come se fosse un documento dell'amministrazione regionale. Questo non è.
un po' come se l'Assessore Peveraro presentasse il bilancio della Regione Piemonte, senza che questo venga approvato. Poi vi è un aspetto differente, questo è un lavoro di anni che sta avvenendo al di fuori della Commissione. L'Assessore ha incontrato tutti i soggetti al turismo interessati per i piani d'area, per il Piano provinciale, sono stati contattati l'ultimo dei Consiglieri comunali e i Consiglieri regionali che sono i soggetti che dovrebbero licenziare il Piano, hanno avuto l'onore di avere il Pano consegnato quattro mesi fa in Commissione. Al di là di questo, vi è un aspetto oggettivo relativamente alle modalità. Ci sono altri aspetti che vedremo in sede di Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sibille per una replica e alcune precisazioni.
Con l'intervento dell'Assessore chiudiamo i lavori del Consiglio che riprendiamo domani alle 10 per passare alla discussione dell'articolato.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna

Si avvia a conclusione un lavoro molto importante di questi mesi che è partito da un elemento di dibattito molto forte, anche di confronto molto forte a livello nazionale, che non mancherà di essere forte se non vi sarà un'attenzione da parte del Governo sulle problematiche della montagna.
Non tanto delle questioni che stavano in se e per sé nelle Comunità Montane. Avevamo ben chiaro che alcuni elementi che sottendevano il governo istituzionale della montagna dovevano essere oggetto di modifica, tant'è che non ci ha colti assolutamente impreparati.
Lo scorso anno, quando il disegno di legge precedente di modifica del testo del governo della montagna arrivò, avevamo già assolutamente chiara l'esigenza di una modifica relativamente al governo, sia dal punto di vista delle elezioni e sia dal punto di vista del numero dei componenti, che non rientra certo in questioni connotate come "costo della politica", in altri ambiti si classifica questo aspetto. Certamente, per quanto riguarda la montagna e il governo della montagna, il Piemonte ha dato un segnale: anche da questo punto di vista è possibile intervenire.
Detto questo, credo che, in questi mesi, la Regione Piemonte abbia svolto il ruolo di capofila. Oggi, arriva alla presentazione di un testo che mette insieme tre aspetti fondamentali: la questione del sistema elettorale, la riduzione dei componenti degli organi e il riordino delle Comunità montane, ponendo al centro dell'attenzione, nell'articolo 1, un elemento che è specifico della normativa piemontese e che arriva da lontano: "Le Comunità montane sono enti di valorizzazione, di tutela, di sviluppo di zone montane per la promozione del mantenimento dei servizi essenziali e la gestione in forma associata delle funzioni e dei servizi comunali".
Quindi, in modo specifico, dice che si tratta certamente di enti che devono svolgere in forma associata i servizi. Contestualmente, in un'area molto spesso fragile, in cui vi sono piccoli Comuni con tutta una serie di difficoltà, il ruolo delle Comunità montane è quello del governo complessivo del territorio, che, a partire dalla difesa dei versanti con interventi di carattere idrogeologico, diventa essenziale insieme al governo più generale di problematiche in territori fragili.
Credo che questa sia la risposta determinatasi con tale proposta rispetto alla quale il lavoro comune è stato molto approfondito. Penso questo possa essere il giusto collegamento con il Consiglio regionale aperto che si tenne sulle problematiche della montagna, da cui presi gli elementi e gli spunti, anche in positivo, per portare all'interno della Giunta la proposta, che, poi, con le opportune modifiche, è arrivata in questa sede.
Sulla base di questo lavoro, ovviamente, trovano correlazione le politiche che, in questi anni, sono state messe in piedi: da un lato quelle connesse con la difesa dei servizi essenziali e, dall'altro, quelle connesse con l'economia montana.
Credo che, in questo senso, oggi, sia possibile immaginare, attraverso le questioni delle Comunità montane, un elemento che può ridisegnare un governo più complessivo delle istituzioni a livello regionale; in una Regione che consta di 1.206 Comuni, credo che il coordinamento tra enti sia assolutamente l'elemento fondamentale con cui poter interloquire e disegnare progetti di sviluppo complessivo.
Questa è l'occasione per ringraziare tutti coloro che, in questi mesi nei vari ruoli, hanno apportato un contributo positivo, soprattutto, alla montagna e al governo della montagna. Rivolgo un ringraziamento ai miei collaboratori e a tutti i collaboratori del Consiglio, che si sono resi disponibili per un lavoro defatigante e molto complicato, che consente oggi, di presentare un testo che ci permetterà, nei prossimi mesi, di dire che il Piemonte ha fatto la sua parte nel ragionamento più complessivo di difesa e valorizzazione di quello che è la metà del nostro territorio.
L'altra parte, ovviamente, non può essere ragionata, se non nei termini di una collaborazione istituzionale tra enti, quindi, una collaborazione che non può non prevedere, da questo punto di vista, un intervento del governo.
Direi che, relativamente a questo aspetto, ci avviamo a dare un segnale, che è, al tempo stesso, politico e anche di risposta, non in termini demagogici, ma concreti perché riorganizzare e dare un segnale dal punto di vista del miglior governo di un territorio è possibile.



PRESIDENTE

Con l'intervento dell'Assessore, si chiude il dibattito generale.
Il Consiglio riprenderà domani mattina, alle ore 10.00, con l'esame dell'articolato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.25)



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