Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.336 del 10/06/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 14.33 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(Alle ore 15.03 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.37)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chieppa, Cotto, Larizza, Lepri Manolino e Travaglini.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Mozione n. 1021 dei Consiglieri Barassi, Cavallera, Deambrogio, Muliere e Rutallo, inerente a "Grave inquinamento ambientale nel Comune di Alessandria, frazione Spinetta Marengo" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

La Consigliera Barassi ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente. È stata depositata una mozione, a firma mia e di altri Consiglieri dei diversi Gruppi consiliari della provincia di Alessandria, legata alla situazione dell'inquinamento verificatosi a Spinetta Marengo, in cui chiediamo al Governo di farsi carico della bonifica come bonifica di interesse nazionale.
Chiedo l'iscrizione all'o.d.g. di questa mozione; se possibile potremmo riuscire a votarla entro la giornata di oggi. Grazie.



PRESIDENTE

Se non vi sono osservazioni, la consideriamo iscritta.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Faccio presente che su questa vicenda pende anche un'iniziativa di sopralluogo presso la frazione di Spinetta Marengo, anzi penso che potremmo ricalendarizzare la visita nell'ambito della Conferenza dei Capigruppo di domani, in maniera tale da effettuarla in tempi celeri, per quanto consentito dalla nostra organizzazione dei lavori, perché si tratta di un problema assolutamente non differibile.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Università

Richiesta, da parte del Consigliere Vignale, di esaminare l'ordine del giorno n. 1020 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti, Ghiglia Leo e Giovine, inerente a "Ferma condanna alle forme di discriminazione e violenza nell'Università di Torino"

Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Richiesta, da parte del Consigliere Muliere, di iscrivere all'o.d.g. e di esaminare la proposta di deliberazione n. 316, inerente a "Approvazione di modifiche ed integrazioni allo Statuto di IPLA-S.p.A. (DGR n. 49-7366 del 5 novembre 2007)"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori.
Stamattina è stato iscritto un ordine del giorno relativo alle violenze accadute in Università la scorsa settimana. Chiederei, così com'è avvenuto questa mattina relativamente all'inversione, che successivamente alla proposta di deliberazione n. 363 si potesse discutere la mozione. Questo come ricordavo stamattina, per consentire di affrontare un tema che noi riteniamo importante con le tempistiche dovute.
Si tratta di un fatto non solo di cronaca, ma che certamente ha investito la cronaca dei media e non solo, ed è importante che possa essere discusso nella giornata di oggi, perché se fosse discusso nei Consigli delle settimane successive perderebbe anche solo l'aspetto di attualità.
La richiesta formale è quindi di inserire questo documento all'o.d.g.
al punto 5) bis, fra la proposta di deliberazione n. 363 e il proseguimento dell'esame del disegno di legge n. 307.
Faccio presente che non abbiamo intenzione - parlo per il mio Gruppo ovviamente - di fare non altro se non l'illustrazione dell'ordine del giorno, quindi non è uno strumento per bloccare i lavori del Consiglio posto che la discussione dell'ordine del giorno possa essere ritenuta tale.



PRESIDENTE

Colleghi, il Consigliere Vignale ha avanzato, penso in modo formale, la richiesta che l'ordine del giorno n. 1020, avente ad oggetto "Ferma condanna alle forme di discriminazione e violenza nell'Università di Torino", già iscritto, sia calendarizzato al punto 5) bis dell'attuale calendario dei lavori.
Ci sono indicazioni in senso contrario? La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Naturalmente, Presidente, non ho nulla in contrario a discutere dell'argomento; si tratta soltanto di organizzare i lavori di oggi, perch purtroppo, per responsabilità nostra e non di altri, abbiamo iniziato con un'ora di ritardo, per cui occorre vedere, nell'ambito della giornata, come riuscire ad affrontare i vari punti.
Ricordo che negli ultimi Consigli regionali abbiamo avuto difficoltà ad approvare dei testi di legge e oggi abbiamo un o.d.g. molto nutrito.
Comunque, in ogni caso occorre trovare un accordo per vedere quando discutere dell'argomento e, se è il caso, anche oggi.
Non ho visto il testo dell'ordine del giorno e quindi non lo conosco ma se ci fosse un lavoro preparatorio per far sì che il testo possa essere condiviso da tutto il Consiglio, si potrebbe arrivare alla discussione e alla votazione del documento. Non conoscendo il testo, mi riservo di leggerlo successivamente.
Vorrei aggiungere, Presidente, un'altra questione che mi pare - almeno così mi è stata sollecitata - urgente e che è passata in I Commissione.
Riguarda la revisione - spero di non sbagliarmi - dello Statuto dell'IPLA.
Mi è stato fatto rilevare che, in mancanza di questo, l'istituto ha difficoltà ad operare e quindi mi è stata sollecitata tale questione in modo tale che il Consiglio possa approvare nel più breve tempo possibile la revisione dello Statuto.
Oggi potrebbe essere possibile - essendo condiviso da tutti i Consiglieri, credo che in I Commissione sia passato all'unanimità - dopo l'esame del testo che abbiamo già iniziato a discutere la volta scorsa affrontare questo tema della revisione dello Statuto dell'IPLA.



PRESIDENTE

Bene, mi pare di cogliere la disponibilità a discutere nella giornata di oggi l'ordine del giorno sollecitato dal collega Vignale, ma non l'inversione dell'o.d.g.
Consigliere Vignale, devo mettere in votazione l'inversione?



VIGNALE Gian Luca

Presidente, a me interessa discutere il testo e non avere un voto contrario.
Chiediamo quindi che, successivamente all'esame del disegno di legge n.
307, di cui abbiamo già iniziato la discussione la volta scorsa, venga calendarizzato l'ordine del giorno e successivamente le modifiche allo Statuto dell'IPLA.
Noi comprendiamo che, in particolar modo la maggioranza, abbia attenzione più agli aspetti politico-amministrativi (la modifica dello Statuto di Film Commission di stamattina, il proseguimento del disegno di legge n. 307 oggi, la proposta di deliberazione n. 363 che siamo ovviamente disponibili e ben lieti di approvare), ma credo che a questo vada fatto anche un bilanciamento rispetto alle richieste politiche, non di carattere amministrativo, che avanza l'opposizione. Altrimenti diventa davvero difficile lavorare e sarebbe un po' come dire, in coda a tutti i lavori che intendiamo svolgere: "Se abbiamo un minuto di tempo, discutiamo anche di questo". Poi ognuno valuta, naturalmente, rispetto alle priorità che dà a quanto accaduto, se lo ritiene necessario.
Di conseguenza, formulo una proposta che è differente rispetto a quella che ho avanzato prima e quindi chiedo che diventi il punto 6) bis, cioè a seguito - se concluderemo - della proposta di deliberazione n. 363.
Personalmente non posso sapere - come nessun altro collega - se avanza del tempo per la discussione dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Non è un'indicazione in senso contrario; chiedo solo di esaminare anche la mozione relativa a Spinetta Marengo.
Nei prossimi giorni andremo a fare il sopralluogo ed è importante che ci sia un'assunzione di responsabilità in merito.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Sollecito esame Testo unificato del disegno di legge n. 469 e della proposta di legge n. 458 "Norme in materia di raccolta e coltivazione dei tartufi e di valorizzazione del patrimonio tartufigeno regionale"


PRESIDENTE

Colleghi, chiedo scusa, è arrivata una sollecitazione di alcuni colleghi di entrambe le parti dell'Aula, che chiede di affrontare brevemente, in via preliminare, anche il testo unificato del disegno di legge n. 469 e della proposta di legge n. 458, avente come oggetto il tema dei tartufi.
Sono proposte condivise, attualmente iscritte al punto 16) dell'o.d.g.
Se non ci sono indicazioni contrarie, potremmo votarle subito come punto 5) bis, dopo la proposta di deliberazione relativa ai progetti di emergenza e solidarietà internazionale, visto che sono licenziate all'unanimità.
Pertanto, possiamo partire con il punto 5), la proposta di deliberazione n. 363, "Approvazione finanziamenti progetti di emergenza e solidarietà internazionale", passare al punto 5) bis, relativo ai tartufi e di rapida definizione, esaminare, poi, il punto 6), relativo al proseguimento esame disegno di legge n. 307, e i punti 6) bis e 6) ter.
Infine, i due ordini del giorno sollecitati, il primo, dal collega Vignale e, il secondo, dalla collega Barassi.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Le sollecitazioni rispetto ai temi condivisi credo siano varie. La legge sui tartufi è sicuramente una legge che ha una sua importanza, ma lo dico per praticità dei lavori: se davvero si vuole concludere l'esame del disegno di legge n. 367 e affrontare gli ordini del giorno come da richiesta (gli ordini del giorno sulle violenze, ma anche quello su Spinetta Marengo), a noi va bene che seguano il punto 6).
Rilevo che esiste un punto 8), altrettanto condiviso, che è iscritto da altrettanto tempo all'o.d.g., non casualmente, con un posizionamento, da un punto di vista della possibilità temporale di discussione, migliore.
Ritengo che, relativamente alla legge, sia materia della Conferenza dei Capigruppo, perché va bene la modifica dello Statuto di Film Commission così come può andare bene, se avremo tempo, anche quella dell'IPLA, ma credo che spetti al lavoro della Conferenza dei Capigruppo anticipare la discussione di una legge.
Dopodiché, voteremo a favore di quella legge, ma è una questione di organizzazione dei lavori.



PRESIDENTE

Colleghi, ho cercato di cogliere un'istanza che era venuta da due parti, ma, se non ci sono le condizioni, nulla vieta di rinviare ad un momento successivo l'approvazione della legge.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente. Semplicemente perché non vedo, nell'o.d.g. odierno la questione relativa all'IPLA, mentre vedo Film Commission. Vorrei solo sapere se è un errore mio, del documento che ho in mano, oppure.



PRESIDENTE

No, non è iscritto, infatti è stata chiesta l'iscrizione dal Presidente Muliere, ma non ho ancora proceduto a farlo.


Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Proposta di deliberazione n. 316, "Approvazione di modifiche ed integrazioni allo Statuto di IPLA-S.p.A. (DGR n. 49-7366 del 5 novembre 2007)" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Il collega Muliere chiede che venga iscritta all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 316, avente oggetto "Approvazione di modifiche ed integrazioni allo Statuto di IPLA-S.p.A.".
Se non ci sono indicazioni in senso contrario, possiamo considerarla iscritta. Anche qui, per analogia con quanto fatto finora, potremmo iscriverla al punto 6) quater all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 363, inerente a "Approvazione finanziamenti progetti di emergenza e solidarietà internazionale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 363, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La proposta di deliberazione, sottoscritta dai membri dell'Ufficio di Presidenza, delibera conformemente alla pronuncia del Comitato di Solidarietà, che ha individuato il finanziamento all'unanimità dei progetti che avete in allegato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente. Nessun'indicazione contraria; semplicemente una richiesta di chiarimento anche a lei, se vuole, visto che è il primo firmatario, perché leggendo l'allegato A, vedo che la quota deliberata di 103.000 euro, da destinare ai vari progetti, finanzia il 100% del contenuto richiesto, tranne l'ultimo.
Capisco che i due progetti qualificati come "emergenze umanitarie" abbiano la priorità nell'essere finanziate al 100%. Mi chiedo, però, se ci sia una motivazione particolare o se sia dovuto a ragioni più similari al caso, per cui per l'ultimo di questi - l'intervento in Messico, con la Regione del Chiapas, all'Associazione Pino Rosso Onlus - su un contributo richiesto di 20.000 euro sono stati assegnati solamente 10.000 euro considerando che il costo del progetto preventivato era di 35.000 euro quindi è lontano dalla possibilità di realizzarlo con un contributo del 50%.
La mia non è una richiesta assolutamente polemica, perché sono tutte associazioni di cui non ho conoscenza diretta, ma penso che siano tutte meritevoli di avere la massima attenzione e quindi il contributo consequenziale da parte di questo Consiglio regionale.
Vorrei capire se c'era un motivo particolare per cui alcune sono finanziate con il 100% di quanto richiesto e, in questo caso, l'unica mi pare solo per il 50%. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Collega Giovine, la decisione è stata presa dopo una discussione in seno al Comitato di Solidarietà. In quell'occasione non ero presente, ma i colleghi hanno convenuto, entrando nel merito dei singoli progetti, di finanziare al 100% alcuni progetti e altri no, sulla base di valutazioni che immagino siano di merito.
Nella seduta successiva del Comitato di Solidarietà si è convenuto di darsi, per le volte successive, un regolamento di massima che quantifichi le modalità con cui stabilire la percentuale di cofinanziamento dei progetti, atteso che in via ordinaria la regola dovrebbe essere il cofinanziamento e non il finanziamento integrale.
Questa è una partita - passatemi il termine - a stralcio; si tratta di progetti che alla fine dell'anno scorso l'Ufficio di Presidenza e il Comitato di Solidarietà hanno ritenuto di non poter più finanziare, perch non avevano più le risorse, e di finanziare con un'apposita modifica al bilancio regionale incrementando i fondi di dotazione per l'esercizio 2008.
Quindi, è una questione a chiusura, dopodiché, per il lavoro del Comitato di Solidarietà del 2008, saranno posti criteri abbastanza rigidi per lo meno così auspichiamo, per stabilire i criteri di cofinanziamento.
Questa è una scelta che abbiamo recepito autonomamente e assunta dal Comitato di Solidarietà.
Non ci sono altri colleghi che desiderano intervenire.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 363, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Proseguimento esame disegno di legge n. 307, inerente a "Tutela e valorizzazione del paesaggio"


PRESIDENTE

Procediamo con il proseguimento dell'esame disegno di legge n. 307, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Ricordo che nella seduta pomeridiana del 3 giugno scorso si è svolta la discussione generale ed è iniziato l'esame degli emendamenti dell'articolato.
Rammento che sono stati approvati gli articoli 1 e 2 e gli emendamenti originariamente proposti nel provvedimento.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 6 bis) presentato dai Consiglieri Barassi e Clement: "L'art. 3, c. 1 a) è così riformulato: a) i criteri e le modalità per la presentazione, da parte delle province dei comuni, delle comunità montane, delle comunità collinari e delle altre forme di associazionismo comunale con altri soggetti pubblici e privati dei progetti per la qualità paesaggistica coerenti con gli strumenti di pianificazione paesaggistica o territoriale a valenza paesaggistica e della strumentazione urbanistica come intervento di qualificazione paesistica;".
Emendamento rubricato n. 8) presentato dai Consiglieri Barassi e Clement: "L'art. 3, c. 2 è così riformulato: "Entro il 31 gennaio di ogni anno le province, i comuni, le comunità montane, le comunità collinari e altre forme di associazionismo comunale con altri soggetti pubblici e privati, presentano alla struttura regionale competente la richiesta di finanziamento ed i relativi progetti nel rispetto delle finalità della presente legge e dei criteri individuati dalla Giunta regionale al comma 1;".
La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

L'emendamento 6 bis è stato presentato anche a seguito della discussione generale avvenuta la settimana scorsa sull'impianto complessivo della legge. L'emendamento viaggia con l'emendamento n. 7 all'articolo 5 che sopprime il comma 2 relativo ai finanziamenti ai privati.
Sembrava ci fosse un'incongruenza o, comunque, una difficoltà di lettura nel raccordo tra l'articolo 3 e l'articolo 5. Nei soggetti che possono presentare progetti per accedere agli eventuali finanziamenti regionali sulla qualità paesaggistica, viene inserito dopo "con altri soggetti pubblici e privati". Su presentazione dei soggetti pubblici questa presentazione può essere fatta in collaborazione con soggetti privati. Sono questi i soggetti che accederanno ai finanziamenti.
In seguito viene eliminato con l'emendamento n. 7, che diamo per illustrato, il comma 2 relativo alla possibilità di finanziamento anche ai soggetti privati perché rientrano direttamente nell'emendamento 6 bis.
L'emendamento n. 8 si riferisce al comma 2 dell'articolo 3. È un emendamento in linea con quello precedente, perché si va ad aggiungere ad altri soggetti pubblici e privati sempre per il raccordo del ragionamento complessivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Pongo un problema. L'emendamento riformulato riprende una parte che, in qualche modo, avevamo criticato nella discussione generale e riguarda le ultime righe del testo del comma 1 lettera a) e anche dell'emendamento.
L'emendamento recita: "La Giunta regionale.individua i criteri e le modalità per la presentazione, da parte delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane, delle Comunità collinari e delle altre forme di associazionismo comunale con altri soggetti pubblici e privati, dei progetti per la qualità paesaggistica" - fin qui tutto bene, ma poi si dice "coerenti con gli strumenti di pianificazione paesaggistica o territoriale a valenza paesaggistica e della strumentazione urbanistica come intervento di qualificazione paesistica".
Il timore che manifestavo questa mattina all'Assessore è che le amministrazioni, per partecipare al bando regionale che stanzia risorse per la riqualificazione paesaggistica, debbano avere, ovviamente al loro PRG come dice l'emendamento e come diceva la legge, "strumenti di pianificazione paesaggistica o territoriale a valenza paesaggistica".
Questo cosa significa? Questa mattina facevo un esempio. Il Comune di Chialamberto, 400 abitanti, ha la necessità - dico io, poi magari non è così - visto che c'è una gran miniera, di una riqualificazione paesaggistica. Oltre alla presentazione del progetto, per il quale inevitabilmente, dovrà utilizzare un consulente, è finalizzato all'ottenimento di risorse per il miglioramento della qualità paesaggistica del proprio Comune.
Se diciamo così, temo che prima di far ciò il Comune dovrà fare una sorta di studio che nulla ha a che vedere con la proposta che presenterà alla Regione Piemonte quando verrà emanato il bando, ma dovrà avere, oltre agli strumenti di PRG vigenti, anche uno strumento di pianificazione paesaggistica o territoriale a valenza paesaggistica. Ciò significa che dovrà nominare un consulente che fa, per un Comune di 400 abitanti - ho fatto quell'esempio, ma potrei farne molti altri - un piano. La cosa che mi sembra più consona, visto che ci saranno delle amministrazioni pubbliche siano essere provinciali, comunali, Comunità montane, collinari o quant'altro, che vorranno partecipare al bando e realizzeranno un progetto di riqualificazione paesaggistica - è quella di non far fare loro prima come requisito fondamentale per partecipare, un nuovo strumento di pianificazione urbanistica, con vincolo paesaggistico, perché sarebbe un costo doppio e perché potrebbe bloccare alcuni Comuni nel presentare le domande.
L'emendamento che abbiamo presentato - anche se va riformulato perch l'avevamo presentato sulla lettera a) del comma 1 dell'articolo 3 - è quello di arrivare, rispetto all'emendamento presentato dalla Consigliera Barassi - quindi sarebbe un subemendamento - fino alla lettera a), fino a "progetti per la qualità paesaggistica", eliminando "coerenti con gli strumenti di pianificazione paesaggistico territoriale a valenza paesaggistica e della strumentazione urbanistica come intervento di qualificazione paesaggistica".
In questo modo il Comune, con il proprio PRG, avrà già la possibilità di avere delle zone in cui s'intende fare una valorizzazione di carattere paesaggistico, potrà presentare un progetto alla Regione Piemonte senza questo vincolo.
Chiedo solo al Presidente se il sub-emendamento all'emendamento 6 bis che intenderebbe cassare le parole da "correnti" a "paesaggistica", lo dobbiamo formulare per iscritto o si può intendere accolto dalla Presidenza.



PRESIDENTE

La Giunta è d'accordo sull'emendamento proposto dal Consigliere poc'anzi. Quindi, il punto lo metteremmo dopo la frase "dei progetti per la qualità paesaggistica".
Sub-emendamento all'emendamento n. 6 bis) presentato dal Consigliere Vignale: Art. 3 comma 1 dopo "dei progetti per la qualità paesaggistica" cassare da "previsti" fino a "qualificazione paesistica".
Indìco la votazione palese sul sub-emendamento rubricato n. 6 bis presentato dal Consigliere Vignale, sul quale l'Assessore Conti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6 bis, presentato dai Consiglieri Barassi e Clement, come emendato.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 3, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Emendamento rubricato n. 7) presentato dai Consiglieri Barassi e Clement: "Art. 5 il comma 2 è soppresso".
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Non me ne voglia l'Assessore, ma chiedo se è possibile conoscere, sugli emendamenti, il parere della Giunta.



PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere, staremo attenti a farglielo sapere.
La parola all'Assessore Conti.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

Il parere della Giunta è ovviamente positivo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n 7, sul quale l'Assessore Conti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente. Vorrei avere, da parte dell'Assessore, alcuni chiarimenti relativi al comma 4, rispetto al parere obbligatorio e non vincolante sul programma di interventi. Chiedo che mi esplichi meglio la tipologia di questi programmi di intervento, per capire dove esattamente questa Commissione può incidere.
Dall'altro, chiedo se non riteniate opportuno, al comma 2 dell'articolo 6, che parte dei cinque esperti in materia sia una quota riservata, su indicazione del Consiglio regionale.
Se questa leggerà entrerà in pratica, avrà una certa rilevanza e incidenza sulla pianificazione territoriale del nostro territorio, la nostra Regione e di tutte le Province.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Conti.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

Molto brevemente anche perché nella scorsa seduta la discussione è stata sufficientemente ampia.
Vorrei ribadire un concetto che ho espresso in altre circostanze, cioè che questo disegno di legge - che, ahimè, è stato licenziato dalla Commissione ormai un anno fa - è, nei fatti, assolutamente scindibile dal futuro pacchetto di provvedimenti che dovremmo attuare in funzione del territorio.
Questo provvedimento è stato fortemente caldeggiato da un lato, dalle due Province che sono coinvolte nella potenziale candidatura come siti UNESCO. In particolare dalla Provincia di Cuneo e dalla Provincia di Asti.
Il premio di qualità paesaggistica è volto, in ogni caso, a correggere quelle imperfezioni, quei guasti - l'intenzione è un po' questa - che, in qualche modo, mettono in discussione quei siti che sono indicati dall'UNESCO e che non hanno paralleli nel mondo. Tuttavia questi siti prevedono anche una "fascia" occupata, molto spesso, da capannoni industriali e da altri scempi. Il premio di qualità paesaggistica vuole correggere alcuni di questi scempi.
Obbligatorio e non vincolante nel senso che, per quegli interventi che si sono richiesti e per cui il finanziamento raggiunge il 60% - mi sembra che sia questa la percentuale - la Commissione dà il parere, ma non vincola rispetto all'intervento. È vincolante, invece, nel momento in cui il premio di qualità paesaggistica impone un finanziamento regionale estremamente più elevato, che sono poi indicati nell'articolo 7 di qualità paesaggistica che rappresenta un incentivo ulteriore.
La seconda parte della domanda del Consigliere Botta, andava nella direzione di cogliere il legame tra il disegno di legge in oggetto e quanto veniva successivamente. Vorrei fissare appuntamento al Consigliere Botta, e a tutti i Consiglieri, al 18 luglio quando presenteremo, finalmente, in forma ufficiale, il primo Piano paesaggistico della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

La proposta di dare una rappresentazione per il Consiglio all'interno della Commissione, come avviene per altre Commissioni, la rifiuto o l'accetta? Non ho capito.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

Probabilmente me ne sono dimenticato nella mia replica: il parere della Giunta è positivo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Chiedo scusa ai colleghi e all'Ufficio di Presidenza.
Noi abbiamo presentato un emendamento che, in teoria, era teso a far nominare dal Consiglio e non dalla Giunta gli esperti. La cosa che contestavamo, lo abbiamo già detto nell'altra Commissione, è che vi fossero i cinque esperti in materia designati dalla Giunta regionale sulla base della presentazione di un curriculum attestante la qualificata, pluriennale e documentata esperienza. Questo non perché non lo potesse fare la Giunta o non lo dovesse fare, ma perché, in molte di queste Commissioni, vi sono le rappresentanze almeno delle associazioni di amministrazioni più rappresentative, come ANCI e UPI. Anche perché alcune Province hanno già gli osservatori del paesaggio e alcuni grandi Comuni hanno svolto politiche in tal senso.
Posto che gli uffici ci hanno fatto presente che le nomine delle Commissioni sono di competenza della Giunta regionale, manterremmo la Giunta regionale. Non è perché volevamo che il Consiglio prendesse delle competenze che fossero della Giunta, ma per un'attività che, essendo relativa ad una Commissione, credevano fosse anche corretto lasciare, in parte, in capo al Consiglio.
L'emendamento presentato mantiene la Giunta regionale come soggetto che nomina, l'unica cosa che si cambia alla lettera b) dell'articolo 2 è che dei cinque esperti, due siano rappresentanti di ANCI e UPI i quali devono presentare, così come gli altri denominati dalla Giunta regionale, dei curriculum attestanti la loro professionalità. ANCI e UPI non possono quindi, in qualche modo, nominare, come altre volte fanno in soggetti che non sono tecnici, ma che sono di rappresentante istituzionale, il loro rappresentante al territorio, alla qualificazione del territorio, ma dovranno indicare dei rappresentanti validi, con gli stessi crismi che la Giunta regionale chiede per gli altri tre professionisti.



PRESIDENTE

Sostanzialmente, colleghi, il testo illustrato dal Consigliere Vignale è stato riformulato rispetto all'emendamento appena consegnato e in corso di distribuzione.
All'articolo 6, comma 2, punto b) verrebbe così riscritto non più "cinque esperti in materia designati dalla Giunta regionale", ma "tre esperti in materia designati dalla Giunta regionale". Poi verrebbero aggiunti due punti, il b bis e il b ter, in cui si prevede un esperto designato dall'UPI e un altro dall'ANCI.
Metterei prima in votazione quest'emendamento.
La parola all'Assessore Conti per il parere della Giunta.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche del territorio

La Giunta è d'accordo sull'emendamento.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Chiedo di avere l'emendamento sottomano per capire se l'esperto in materia nominato dall'ANCI e quello nominato dall'UPI hanno le stesse caratteristiche.
Cambia solo nominato dalla Giunta, nominato dall'ANCI e nominato dall'UPI? È solo questa la modifica?



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 10) presentato dal Consigliere Vignale: "Art. 6 alla lettera b) la parola 'cinque' diviene 'tre'; sono aggiunte due lettere b1 e b2 che recitano: b1: 1 esperto designato dall'UPP con le stesse caratteristiche di cui alla lettera b) b2: 1 esperto designato dall'ANCI con le stesse caratteristiche di cui alla lettera b).
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 10, sul quale l'Assessore Conti, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Questo, unitamente ad altri articoli è sicuramente uno dei più controversi, nel senso che .



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



VIGNALE Gian Luca

.nel senso che diventa estremamente soggettivo, quando si tratta dei soggetti che valutano. Però, visto che stiamo parlando di progetti augurandoci poi che la legge finanzi principalmente i progetti e non gli studi, perché questo è il nostro timore, pensare che vi siano uno o più proponenti, quindi non individuando neanche il numero dei soggetti che possono prendere il premio di qualità paesaggistica con un 20% in più dei contributi a fondo perduto nella spesa ammissibile, è assolutamente rilevante, anche perché non è qualificato rispetto ai soggetti richiedenti.
Mi spiego: se avessimo individuato una percentuale maggiore, non come qualità, ma relativamente alle Amministrazioni più piccole, noi avremmo anche potuto condividere questa scelta, nel senso che, come gli Assessori e i colleghi sanno bene, alcuni piccoli Comuni che magari fanno interventi estremamente corposi da un punto di vista economico, se devono investire il 40% della spesa, di fatto vengono tagliati fuori.
Anche se si tratta di un progetto di 100 mila euro, diventa difficile per un Comune trovare 40 mila euro da investire su un progetto di riqualificazione paesaggistica; o glieli dà la Comunità montana, se lo fa come Comune, o lo ottiene dalla Provincia, se lo fa come Comunità montana altrimenti difficilmente potrà trovare i soldi.
Quindi, se si fosse fatta, come accade alcune volte in pochi settori ahimè, della Regione, una differenziazione qualitativa rispetto ai soggetti che con maggiore difficoltà potevano mettere la parte restante fra il contributo regionale e la somma complessiva, avremmo potuto condividere questa scelta. Invece questa scelta è stata fatta sulla qualità.



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, è difficile ascoltare il Consigliere Vignale!



VIGNALE Gian Luca

.senza inserire alcun tipo di riferimento ai soggetti che avranno maggiore difficoltà, non soltanto a contribuire, ma anche a partecipare perché le Amministrazioni serie, a fronte di un meno 40% non parteciperanno, non soltanto al premio, ma neppure al bando regionale.
In questo caso, si rischia di accentuare sempre di più - è accaduto sull'impiantistica sportiva e sulla formazione (li cito non casualmente perché sono stati fatti dei punteggi differenziati, e questo accade ancora sulla legge 18 e su molti altri interventi) - un'uniformità di intervento tanto che un Comune abbia 20, 30, 50 mila abitanti e tanto che ne abbia 250.
Pertanto, la nostra valutazione rispetto all'articolo in oggetto, così come è stato formulato, è negativa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 7.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 8 La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Vorrei che mi ascoltasse il soppressore degli Osservatori, il collega Deorsola, che ha il mio plauso rispettivamente ad alcune scelte amministrative e politiche, delle quali se ne è assunto la responsabilità: le suddette soppressioni. Abbiamo soppresso, tra gli Osservatori, l'Assessorato regionale alla montagna e francamente mi sembra che in Piemonte di montagne ve ne siano! Però, abbiamo deciso di sopprimerlo.
Qui, invece, facciamo una cosa diversa: andiamo a istituire, come supporto tecnico per la definizione delle politiche di tutela e valorizzazione del paesaggio, un Osservatorio per la qualità del paesaggio in attuazione dell'articolo 132 del decreto legislativo 42/2004, che tratta i rapporti di convenzione internazionale.
Se è in attuazione, e quindi è un obbligo, allora obblighiamoci ad approvare l'articolo 8 e ad istituire l'Osservatorio. Perché, però, quando sopprimiamo l'Osservatorio della montagna, Assessore - mi chiedo e lo chiedo alla relatrice - andiamo ad istituire quello del paesaggio? Francamente mi sembra un po' incongruo, anche se posso comprendere la ratio all'interno della legge e dello schema così come è stato presentato.
Mi chiedo, però, se non sia il caso di riflettere e ragionarci sopra ed eventualmente fare le opportune modifiche, anche perché come spieghiamo all'esterno che istituiamo l'Osservatorio del paesaggio e che abbiamo soppresso quello della montagna?



DEORSOLA Sergio, Assessore al decentramento e rapporti con enti locali

Intervengo solo per chiarezza. La soppressione dell'Osservatorio sulla montagna è stata nel senso che la stessa attività che svolgeva prima l'Osservatorio oggi lo svolge la struttura. Perciò credo sia stata un'opera di semplificazione e snellimento, senza nulla togliere ovviamente all'azione per la montagna.



(Commenti del Consigliere Toselli)



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Conti.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

Quanto sostenuto dal Consigliere Toselli non è completamente corretto.
Il Codice Urbani prevede l'istituzione dell'Osservatorio Regionale, che attualmente non esiste, ma che dovrà esistere nel momento in cui ci doteremo - finalmente - del Piano paesaggistico. L'idea dell'istituzione di un osservatorio, così come sono già stati istituiti in tante regioni italiane, e soprattutto europee, era quella di individuare il luogo deputato (che attualmente non c'è), perché non si può individuare all'interno di una struttura della Regione la totalità delle expertise che si occupano del paesaggio, in quanto sono ricomprese la pianificazione, la cultura, l'agricoltura e via discorrendo. Nondimeno, visto che una soluzione di questo genere può essere fatta rientrare, anche per via amministrativa, nella definizione del Piano paesaggistico di cui discuteremo, l'Assessore e la Giunta sono disponibili a stralciare l'intero articolo 8.



PRESIDENTE

La Giunta regionale ha proposto l'emendamento abrogativo dell'articolo 8.
Ha chiesto la parola la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente. Io, ovviamente, concordo con lo stralcio dell'articolo 8. Volevo però sottolineare che rimane comunque aperto un problema; chiedo dunque alla Giunta - è già stato detto, ma volevo sottolinearlo - l'impegno affinché venga messa in piedi una sorta di osservatorio, una struttura anche amministrativa finalizzata alla tutela alla qualità e alla valorizzazione del paesaggio, soprattutto nel momento in cui verrà definito il Piano paesistico regionale. Non farlo, sarebbe una carenza estremamente grave. Sarebbe invece opportuno fare una valutazione complessiva delle politiche territoriali nella nostra Regione.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 12) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Conti: "L'art. 8 è abrogato".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 9) presentato dai Consiglieri Barassi, Clement: L'art. 9 è così riformulato: "Art. 9 (Norma finanziaria) 1. Per l'attuazione della presente legge nell'esercizio finanziario 2008, è previsto uno stanziamento pari a 150.000,00 euro, in termini di competenza e di cassa, iscritto nell'unità previsionale di base (UPB) DA08002 (Programmazione strategica, politiche territoriali e edilizia Segreteria direzione 08 Tit. II spese in conto capitale) del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2008, alla cui copertura finanziaria si provvede con la dotazione della (UPB) DA09012 (Bilancio Bilanci Titolo II spese in conto capitale).
2. Nel biennio 2009-2010 all'onere stimato in 4 milioni di euro per ciascun anno, in termini di competenza, il cui stanziamento è iscritto nell'UPB DA08002, si fa fronte con le risorse finanziarie individuate secondo le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001, n.
7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003)".
Sub-emendamento rubricato n. 11) all'emendamento n. 9) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale e Casoni: comma 2: sostituire "4 milioni" con "2 milioni".
La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Desidero illustrare l'emendamento, che è - appunto - la riformulazione della norma finanziaria presentata nel disegno di legge licenziato ad aprile 2007. Ovviamente sono intervenuti bilanci diversi, c'è stata una riassegnazione sulle UPB e dunque c'è stata anche una diminuzione dell'importo contenuto in questa norma finanziaria. La proposta è di 150.000 euro, per questo anno, per cominciare a bandire i bandi, e per gli anni successivi, 2009 e 2010, di 4 milioni di euro per ogni anno, anziché i 12 iniziali che erano stati stanziati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Mi sembra che il sub-emendamento sia estremamente chiaro e che, in sede di prima applicazione, la cifra che noi indichiamo sia assolutamente ragguardevole.
Abbiamo già fatto notare - l'ha fatto notare il collega Burzi nella scorsa seduta -come noi finanziamo con 5 milioni di euro la legge sulla sicurezza a livello regionale; adesso apprezziamo il ridimensionamento delle pretese dei colleghi che sono passati da 12 a 4 milioni: ci pare che 2 milioni di euro, in sede di prima applicazione, sia una cifra assolutamente adeguata, anche rispetto alle esigenze di sobrietà, alle necessità e alle priorità che questa Regione intende darsi.
Oggi, che parliamo di danni alluvionali, che parliamo di messa in sicurezza del territorio; oggi che parliamo - appunto - di problemi legati alla sicurezza, sarebbe veramente originale che noi stanziassimo una cifra così rilevante per una legge sul cui oggetto generale nulla questio e sul cui contenuto particolare siamo intervenuti, come sempre per cercare di migliorarla.
Ritengo che in parte questo sia avvenuto, ma che potrebbe benissimo iniziare a dispiegare i suoi effetti con una cifra minima per il 2008 anche perché evidentemente le possibilità di intervento in questo scorcio di 2008 sono minime. Inoltre, anche nel triennale, avere 2 milioni di euro appare una cifra più che adeguata, che - ripeto - renderebbe giustizia a quelle esigenze assolute di sobrietà e di mantenimento di un certo stile sabaudo (se vogliamo così definirlo), anche su un oggetto come quello del paesaggio che può essere importantissimo, ma non può sicuramente scavalcare quelle priorità che il Piemonte ha e che, molto spesso, non trovano gli adeguati finanziamenti che vanno ad impattare sulla vita reale e concreta di tutti i giorni delle persone.
Mi pare che il sub-emendamento non abbia nessuna volontà di castigare una legge, non ha nessuna volontà di rendere la legge meno efficace, ma una sua graduale introduzione che da un senso di equilibrio rispetto a tante normative che poniamo in essere ogni giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Conti per il parere della Giunta.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

La Giunta è favorevole all'emendamento presentato dalla Consigliere Barassi.
Non è favorevole, invece, all'emendamento presentato dal Consigliere Botta.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sul sub-emendamento rubricato n. 11), sul quale la Giunta regionale ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9), sul quale l'Assessore Conti, a nome della Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 9, come emendato.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 4) presentato dai Consiglieri Rutallo, Barassi Reschigna: Il titolo del disegno di legge n. 307 è sostituito dal seguente: 'Norme per la valorizzazione del paesaggio'".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4), sul quale l'Assessore Conti, a nome della Giunta regionale ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Non essendoci Consiglieri che intendono intervenire per dichiarazione di voto, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 32 Consiglieri hanno votato NO 6 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Università

Esame ordine del giorno n. 1020, dei Consiglieri Vignale, Casoni, Botta Boniperti, Ghiglia, Leo e Giovine, inerente a "Ferma condanna alle forme di discriminazione e violenza nell'Università di Torino"


PRESIDENTE

Esame Ordine del giorno n. 1023 "Condanna di ogni intolleranza e violenza all'interno delle Università" presentato dai Consiglieri Pozzi, Bizjak Auddino, Muliere, Giovine



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 1020, inerente a "Ferma condanna alle forme di discriminazione e violenza nell'Università di Torino".
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Illustro l'ordine del giorno.
Giovedì pomeriggio nella sede staccata della Facoltà di Scienze politiche e Giurisprudenza è stata impedito, da un gruppo di studenti o pseudo tali, ad una studentessa della Facoltà di Giurisprudenza di sostenere l'esame di procedura penale.
Quanto accaduto giovedì è uno dei settimanali esempi di violenza, posto che la violenza.



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia, vi prego di accomodarvi fuori dall'aula o di silenziare i cellulari se state in aula.



VIGNALE Gian Luca

Posto che il termine "violenza" sia sempre uguale. Nel senso che oggi dall'ambiente di lavoro a quello famigliare, a molti altri, la violenza è intesa come violenza psichica, psicologica, impedimento di esercitare alcuni diritti. Questo è quanto accaduto in tutta la varietà delle sfaccettature che indicavo.
È uno dei tantissimi casi di violenza che accade all'interno e fuori dell'Università da parte di un numero limitatissimo di persone che cercano di manifestare quello che, di fatto, è una sorta di tolleranza verso chi non la pensa come loro. In un caso sono quelli che loro definiscono fascisti, in altri casi sono i condomini che abitano vicino ai centri sociali da loro occupati, in altri casi sono le Giunte di centrosinistra che sgombrano alcuni locali che prima occupavano.
Soggetti che non sono in grado di confrontarsi con le istituzioni o che, al massimo, sono in grado di confrontarsi con brandelli di istituzione, cioè con coloro i quali che, a volte, magari anche meritoriamente, cercano di ricondurli ad una discussione di civile convivenza.
Ci tengo a dire che non voglio fare una generalizzazione nei confronti della mia parte politica, generalizzazioni sono state fatte per decine di anni. Noi sappiamo distinguere bene anche le differenze esistenti in quella che viene definita "l'area antagonista", cioè ci sono alcuni esponenti, o dei gruppi, dell'area antagonista che sono in grado di convivere fra loro magari il rapporto è radicale e le modalità di espressione sono forti, ma con essi è possibile una sorta di convivenza perlomeno non violenta. Si tratta di persone che esprimono in modo radicale e molto marcato le proprie posizioni, ma certo non impediscono a soggetti terzi di esercitare i propri diritti.
Crediamo, pertanto, che questa situazione, come quella accaduta all'Università di Roma alcune settimane fa, vada stigmatizzata, così come vanno stigmatizzate le prese di posizione di alcuni docenti dell'Università.
di Torino ha dato spazio ad un corsivo di Angelo D'Orsi, senza qualificarlo come docente della Facoltà di Lettere di Torino, pubblicando un articolo come poteva essere quello di Beppe Minello o di un altro articolista, che inizia dicendo: "Commentare il caso di una studentessa militante in un gruppo di estrema destra, e orgogliosamente tale, cui sarebbe stato impedito di sostenere un esame di giurisprudenza, mi pare fuori luogo, sia perché non vi è stata alcuna aggressione alla studentessa (non sarà che la rinuncia a sostenere l'esame è stata dettata da una consapevolezza della propria impreparazione?), sia perché non si va all'Università in gruppo con stendardi e striscioni gridando slogan politici se si vuole fare il proprio dovere di studenti".
È assolutamente ovvio che questo vale per una parte, perché il professor D'Orsi è lo stesso che ha organizzato la manifestazione sulla Palestina e che è stato artefice delle contestazioni della Fiera del Libro.
Insomma, sono sempre gli stessi soggetti, sia del corpo docente sia del corpo non docente! Immagino non intenda dire le stesse cose per gli studenti orgogliosamente antifascisti, tant'è che dice: "D'altro canto, se posso permettermi un consiglio a coloro che, in qualche modo, riprendendo gli slogan di un passato che credevamo sepolto - 'fuori i fascisti dall'Università,' ecc. - la certezza di essere dalla parte della ragione quella della storia - deve indurli a lasciar cadere ogni residuo non solo di intolleranza ma anche di folclore".
Nel senso che è possibile manifestare in modo radicale, come dice nel seguito dello scritto, da parte di studenti d'estrema sinistra la loro forte contrarietà, la loro vocazione antifascista, e quindi andare organizzati con gli striscioni, slogan e quant'altro, mentre se uno vuole fare lo studente non può recarsi all'Università a svolgere quello che è un proprio diritto, cioè anche di rappresentanza di un mondo studentesco che non è tutto uguale.
Questo è quanto è accaduto ieri pomeriggio: una parte di studenti di "Azione Universitaria" stavano raccogliendo delle firme per iscrivere una loro Associazione all'Albo delle Associazioni, questa raccolta firme è stata nuovamente vietata da quella che viene vagamente definita l'area antagonista, o comunque da questi soggetti senza che ovviamente sia accaduto qualcosa di diverso.
È sufficiente, ma non intendo essere tedioso, leggere l'articolo che la giornalista de La stampa ha scritto oggi, per comprendere la differenza tra una giornalista che racconta quanto è accaduto e un professore molte volte fazioso: "Bollenti tensioni ieri pomeriggio all'interno di Palazzo Nuovo: da una parte 15 militanti di "Azione Universitaria", dall'altra una trentina di studenti del collettivo autonomo universitari. I primi volevano raccogliere firme per potersi iscrivere all'Albo delle Associazioni; gli altri non hanno gradito l'iniziativa dei giovani di destra e hanno tentato di ostacolarla. Cinquanta poliziotti in tenuta antisommossa hanno presidiato l'entrata di Palazzo Nuovo per evitare scontri".
La formula, per chi purtroppo non ha ancora compreso che gli anni 70 fortunatamente sono finiti, è sostanzialmente la stessa.
Badate, quanto è accaduto alla Sapienza, con situazioni differenti perché c'è chi ha reagito ed è stato giustamente, non soltanto allontanato ma arrestato e condannato. Ma la situazione era di nuovo la stessa: un gruppo, sia esso "Forza nuova" o il partito Marxista-Leninista, non importa, un gruppo che ha potere di vivere ai sensi della legge ha richiesto un'aula, l'aula è stata concessa, ma c'è chi continua a permettersi di decidere chi, all'interno di un'Università, può avere titolo di libertà politica e chi no.
Ripeto - e bene ha fatto il Sindaco Chiamparino ad esprimere la solidarietà alla studentessa cui non è stato consentito di dare l'esame badate che questa volontà di scegliere in modo violento chi ha diritto di parola e chi non lo ha, vale per tutti.
Una volta - lo dico anche ai colleghi del centrosinistra - era più semplice, da una parte e dall'altra, quindi i soggetti cui era vietato l'ingresso all'Università o ai quali si tentava di vietare l'ingresso all'Università erano soltanto quelli di destra. Oggi non è più così: oggi ci troviamo a chiedere la stigmatizzazione - mi auguro che questo Consiglio la voglia esprimere - come altri hanno già fatto, e concludo, a fronte di un gruppo di studenti, vale per Torino, vale per la Sapienza di Roma, vale per 100 altre città, che sono un'esigua minoranza e che sono gli stessi soggetti che occupano dei luoghi abbandonati .



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi.



VIGNALE Gian Luca

.e impediscono alla polizia l'ingresso, e all'Università impediscono.



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, non è possibile continuare in questa situazione! Collega Vignale, la prego vada a concludere.



VIGNALE Gian Luca

.decidono chi ha diritto di parola o meno, o che lo fanno all'interno della sala Chiamparino del Consiglio comunale, cioè è assolutamente trasversale.
Io credo che la politica e le Istituzioni debbano prendere una posizione netta nei confronti della violenza. Le posizioni che noi abbiamo in questo Consiglio, e lo dimostriamo ogni martedì, possono essere radicalmente distanti le une dalle altre, perché qui abbiamo una rappresentanza popolare, non ci autodefiniamo soggetti che rappresentano il mondo dell'antifascismo perché abbiamo una rappresentanza popolare e siamo in grado di dialogare su qualunque tema, anche quello che ci vede più lontani, senza che ci sia un problema di relazione, non solo di partiti o movimenti che rappresentiamo.



PRESIDENTE

È pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno, che è stato distribuito, sullo stesso argomento, a firma dei Consiglieri Pozzi, Bizjak Auddino, Muliere, Giovine.
La parola alla Consigliera Pozzi, per l'illustrazione.



POZZI Paola

Grazie, Presidente. L'Università è una delle più antiche istituzioni di questo Paese, più antica dello Stato. È stata sempre, fin dalle sue origini, è la sede dell'universalità degli studi. È nata quando l'unico centro di cultura, che nei secoli si era mantenuto, era stata la Chiesa e si è affiancata ad essa come istituzione laica che comprendeva al suo interno l'universalità degli studi e, con essa, anche la libertà dello studio, della ricerca e dell'espressione; vuoi dell'espressione dei risultati di questa ricerca, vuoi dell'espressione delle proprie convinzioni etiche e politiche.
Questa sua caratteristica è rimasta nella storia, se è vero come è vero che nel mondo, e non solo nel nostro paese, spesso è nelle Università che nasce l'opposizione a regimi, spesso sono gli studenti universitari quelli che si fanno portavoce di critiche, a volte anche forti e dure nei confronti del potere. Credo quindi che l'università come luogo della dialettica, del confronto e della libertà sia una caratteristica e un valore che tutti noi in quest'Aula vogliamo sottolineare, rimarcare e proteggere.
Tuttavia, nel nostro paese - è vero - da qualche tempo l'Università le sedi universitarie, anziché essere sedi del confronto libero democratico e aperto stanno invece diventando - almeno così ci riferiscono gli organi di stampa - luoghi di confronto non aperto, non dialettico, non libero, ma di confronto violento. Confronto violento significa intolleranza; confronto violento vuol dire impedimento di espressione libera delle proprie idee, delle proprie posizioni e delle proprie convinzioni.
E' evidente che quando si verificano episodi di questo genere, noi dobbiamo badare ai fatti e molto meno all'interpretazione dei medesimi che non è sempre univoca. Ma pure in questo caso, entriamo nel campo della libertà di stampa, della libertà di comunicazione, della libertà di informazione e libertà di espressione delle proprie idee, anche utilizzando i mezzi di informazione.
Io non sono in grado di valutare se le opinioni divergenti espresse su questo episodio attengano a questa libertà di esprimere la propria convinzione, libertà che è da salvaguardarsi sempre, per cui credo che stigmatizzare quanto Tizio piuttosto che Caio hanno scritto o hanno dichiarato ai giornali sia un esercizio che non compete al lavoro che noi svolgiamo all'interno di quest'Aula. Non compete al lavoro che noi svolgiamo in quest'Aula stigmatizzare e criticare o esprimere giudizi sulle dichiarazioni di Tizio o di Caio. Credo che a noi competa invece il ribadire costantemente e con forza che episodi di intolleranza violenta o anche non violenta, di intolleranza comunque all'interno delle università non fanno parte del vivere civile, non fanno parte dell'essere di questo Paese, non fanno parte dell'essere dell'Università stessa.
Pertanto, di fronte a notizie non univoche che i mezzi di informazione ci hanno trasmesso su questo episodio, noi non dobbiamo entrare nella scelta di quale delle dichiarazioni sia più corrispondente al vero, di quale delle descrizioni sia più attinente alla realtà dei fatti, di quale organo di stampa sia stato più o meno oggettivo nel descriverle. Non è questo quello che noi siamo qui chiamati a fare.
Credo che noi siamo qui chiamati, invece, a ribadire e a sottolineare come consesso democratico di cittadini rappresentanti del popolo, la nostra condanna per ogni comportamento intollerante e violento, in particolare all'interno delle università, ivi compresi quelli che ciascuno di noi pu inserire al suo interno, da quelli all'Università La Sapienza di Roma a quelli all'Università di Torino o ad altri. L'intolleranza e l'impedimento di esprimersi all'interno delle università devono comunque essere da quest'Aula condannati con fermezza, da chiunque questo tentativo sia messo in atto. Non ci interessa se chi mette in atto questo tentativo lo faccia da posizioni tra loro diverse: è il tentativo medesimo che noi intendiamo condannare. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Non è la prima volta che interveniamo su argomenti di questo tipo e ogni volta ci tocca un po' ribadire - tutto sommato con gioia - alcuni principi a cui crediamo sia giusto aderire.
Prima di tutto, quando si parla di eventi, occorre sempre fare un po' una cronologia; quindi, nel momento in cui si guarda cosa è accaduto a Torino, bisogna anche valutare quello che sta capitando in questa nostra società, che è pervasa dalla violenza ormai continuamente. Da qualche mese a questa parte, mi pare che la caccia al più debole sia l'atto di violenza più in voga e più di moda all'interno della nostra società, per cui purtroppo - abbiamo un trascorso recente di episodi di violenza molto gravi. Mi viene in mente quanto accaduto a Vicenza o Verona; in realtà, in quel caso si trattava di un'aggressione politica, e non di stampo etnico o parola che non riconosco, ma la uso in questa occasione - di stampo razzista.
A Verona si è verificato un attacco skinhead, di matrice politica, che ha avuto anche negli ultimi tempi altre ripercussioni, come gli episodi dell'Università La Sapienza. Forse ci si è dimenticati di dire che alla Sapienza c'è stata un'aggressione di stampo politico ai danni di alcuni studenti dei Collettivi, quindi di sinistra, che ha visto una contrapposizione forte. La violenza - da quanto risulta dalla ricostruzione dei fatti - ha avuto una matrice ben chiara, che non è quella di sinistra.
Da quel che mi risulta - perché poi i giornali danno sempre delle versioni varie e contrastanti - l'ordine del giorno a prima firma Pozzi riprende questo contrasto di versioni. A Torino - poi magari sbaglio - non si è mai verificato che sia stato impedito ad un singolo studente di dare un esame. Se fosse così, penso che io non avrei potuto dare esami, ma probabilmente neanche - collega - dall'altra parte, tanto meno il collega Ghiglia, che è una figura storica.
Mi risulta che, anche in epoche di tensioni più grandi, non si sia mai impedito di sostenere gli esami. Forse è successo durante le occupazioni o ai tempi di certi movimenti politici, ma in quel caso nessuno poté più dare esami, non il singolo, per cui questo mi pare un evento strano. Non lo so: chiederò più informazioni dal punto di vista storico.
Le versioni che ho sull'accaduto sono contrastanti; tra l'altro, mi pare che la presunta vittima di questo atteggiamento sia una collega politica, Consigliera in un quartiere di Torino. Qualcuno dice che non ha potuto dare l'esame; la stessa Repubblica oggi smentisce: a pagina 6 della Cronaca cittadina parla di smentite da parte del Rettore e dei professori su qualsiasi impedimento all'accesso all'esame.
Anche le versioni di chi era presente sono contrastanti: da una parte si dice "fu impedito", altri dicono "no". Pare che sia arrivato un gruppo di studenti per volantinare in segno di solidarietà a La Sapienza e che la strada a questi studenti sia stata sbarrata dalle forze dell'ordine; alle loro spalle, c'era gruppo di altre tendenze politiche che srotolava uno striscione con scritto "Vengono impediti gli esami".
Però alcune fonti (tutte da verificare) ci dicono che questo episodio abbia una cronologia ben diversa, ossia addirittura preventiva, ossia ancora prima che fosse impedito si è detto che era stato impedito. Non voglio dire nulla, per carità. Mi limito a riportare quello che è stato detto anche da altre fonti, tra l'altro parzialmente avvalorate da dichiarazioni del rettore riportate oggi da alcuni giornali.
Credo che forse - è un pensiero che ho - dopo gli eventi de La Sapienza si voglia un po' ribaltare i fatti; può essere: in politica pu capitare. Comunque, ci troviamo in una situazione di grandi tensioni, per cui il gioco politico, anche all'università, può talvolta prendere delle strade, queste sì criticabili, per cui a volte si gioca a fare le vittime a volte si gioca a fare i carnefici. Morale: alla fine abbiamo dei numeri esigui di studenti che si confrontano - questo è anche vero - che per riescono a fare un grande cancan sui giornali e dare risalto ad eventi che nella pratica, sono molto più di norma, di confronto, anche se acceso, di gioco delle parti, come dicevo prima.
Ritengo che l'ordine del giorno a prima firma Vignale abbia dei punti molto contraddittori: da una parte evoca e invoca la libertà di pensiero all'università, salvo poi stigmatizzare un professore universitario che dice la sua. Quindi, anche in questo caso, mi escono un po' gli occhi fuori dalle orbite, perché è un po' contraddittorio (diciamo così).
E allora, se c'è libertà di espressione, questo professore aveva diritto - tra l'altro, in dichiarazioni che ho letto anch'io e che non mi paiono così di parte - di poter esprimere la sua opinione.
Ad ogni modo, il fatto di dire che "chiunque dà gli esami, invece di brandire lo striscione, fa una cosa ben fatta", vuol dire che si rivolgeva anche agli autonomi, non soltanto all'altra parte.
Stigmatizzare un docente mi sa di sapore molto antico. Spesso mi sono trovato a confrontarmi con docenti con idee molto diverse dalle mie radicalmente diverse, che non condividevo e che ho dunque stigmatizzato.
Quando si inizia a fare così all'Università mi viene un brivido alla schiena, mi fa pensare ad epoche passate. Epoche in cui una parte politica che non siede oggi in Consiglio, ha emanato leggi razziali che vietavano addirittura ad alcune categorie di accedere all'Università.
Credo che, pur sbagliando, quando qualche studente impedisce a forze che si dichiarano, magari sbagliando, di estrema destra - parliamo di Forza Nuova, o ai fascisti che rivendicano il loro essere fascista - di rivendicare quel percorso culturale fatto anche di espulsione dall'Università di alcune fasce sociali e umane, quando alcuni studenti indicano un'espulsione a questi studenti politicizzati dicendo "non puoi fare agibilità politica fascista qui," ma non impedendogli di dare esami che è un po' diverso - pur non condividendo del tutto, credo che si faccia nient'altro che un'operazione, seppur sbagliata, di applicazione di quella vecchia norma transitoria della Costituzione che vieta l'apologia del fascismo.
Ogni volta che parlo Vignale mi dà dell'imbecille, ma io continuo perché è nella mia abitudine. Forse è un po' intollerante anche questo.
Non è riferito a quello che è avvenuto, lo dico in generale, quando alludo a Forza Nuova, sia ben chiaro. Non vorrei che si dicesse che sto accusando il FUAN di essere portatore di leggi razziali, mi riferivo a Forza Nuova.
Alla luce di questi fatti, l'ordine del giorno che il Consigliere ci sottopone è un documento che non può essere condiviso dal sottoscritto, n sicuramente dal mio Gruppo.
Tra l'altro, si sono usati termini molto duri, come "sequestro del Preside di lettere". Cavoli, se c'è stato un sequestro, il sequestro è un reato pesantissimo. Se un gruppo di studenti ha sequestrato un preside a Roma, se di questo si tratta, la parola è pesante. Se così è, dovrebbe essere la Magistratura ad occuparsene.
Detto questo, credo che all'Università debbano circolare tutte le idee non devono esserci due pesi e due misure, quindi non deve essere vietato l'accesso né a estremisti di una parte né dell'altra. L'unica discriminante è l'apologia del fascismo. Ripeto, non sto indicando nei fatti di giovedì o venerdì questa fattispecie. Il Consigliere Vignale ha fatto un discorso molto ampio, e mi collego a quel discorso ampio (anche il Consigliere Vignale ha citato Forza Nuova).
Credo, invece, da alcune versioni che ho, che sia difficile impedire l'accesso ad una studentessa per dare esami; credo che ci siamo trovati di fronte ad una bella scaramuccia politica. Bella non so, ma sicuramente tale: una scaramuccia politica in un gioco delle parti che, a Palazzo Nuovo, va avanti da qualche anno per fortuna senza mai degenerare nelle cose che il Consigliere Leo teme e che noi tutti temiamo, continuamente e costantemente.
Di fronte a versioni di questo tipo, ritengo non votabile l'ordine del giorno sottoscritto dal Consigliere Vignale. Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dalla Consigliera Pozzi chiediamo, se fosse possibile, alla prima firmataria - proprio nella discordanza delle versioni che abbiamo sia attraverso la stampa sia attraverso la testimonianza di chi era presente - un emendamento abrogativo delle ultime due righe e mezzo che seguono le parole "Avendo appreso". Mi riferisco alle parole: "relativo all'impedimento esercitato nei confronti della studentessa alla quale è stato impedito di sostenere un esame a causa della sua appartenenza politica".
Fatto che, se reale, sarei il primo a condannare.
Posso comprendere, anche se non condivido, che l'apologia del fascismo non entri all'Università. Condanno però totalmente qualsiasi impedimento, a qualsiasi studente di qualsiasi fede politica, nel sostenere gli esami.
Questa è una cosa che ritengo, se provata e se reale, da condannare con tutta la mia fermezza.
Ritengo che non sia andata così, ho dei dubbi, altrimenti alcuni di noi, di entrambe le aree, non avrebbe mai dato un esame perché ce lo avrebbero impedito; sarebbe stato un gioco al massacro negli anni di cui non ho idea degli effetti - per me già un po' disastrosi - sul libretto universitario, ma sicuramente potevano essere peggiori.
Se la prima firmataria Pozzi è concorde nel cassare queste tre righe noi crediamo di poter aderire all'ordine del giorno a sua prima firma.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Come i colleghi sapranno sono Segretario regionale del Partito Pensionati; non ho mai avuto la tessera del MSI; non ho mai avuto la tessera di Alleanza Nazionale; non credo che ci sia nessuno, in quest'Aula e fuori, che possa anche solo lontanamente ascrivere il sottoscritto a qualsiasi forma politica anche solo lentamente apparentabile a un'ideologia vagamente fascista o post fascista che fosse.
Gli accadimenti che si stanno svolgendo in Italia e, in speciale modo nell'Università di Torino nelle ultime settimane - visto che sono un Consigliere della Regione Piemonte soprattutto di questa mi preoccupo e mi occupo - sono estremamente gravi.
Ho sottoscritto entrambi gli ordini del giorno: non li trovo eccessivamente contrastanti. Trovo che l'ordine del giorno a prima firma Consigliere Vignale sia più completo e più coraggioso di quello che invece, ha preparato con molta intelligenza politica la Consigliera Pozzi.
Nessuno dei due, però, affronta un aspetto che non è secondario, e cioè l'organizzazione dell'università. Qualunque sia il motivo per cui vengono commesse delle violenze all'interno dell'Università, questi articoli di stampa si susseguono da oltre una settimana e non si parla solo di questa fattispecie. Ad esempio, un validissimo esponente del partito del collega Bossuto - finora, sicuramente il più rappresentativo - l'onorevole Fausto Bertinotti, già Presidente della Camera, dice che "ci stiamo avviando verso una dittatura dolce", in modo tale che pacatamente, dolcemente, si restringono gli spazi di partecipazione democratica e - come dice la collega Consigliera Pozzi - nelle università di solito nascono quei movimenti per opporsi ai regimi dittatoriali.
Trovo dunque un po' singolare che nel momento in cui spariscono alcuni partiti dal Parlamento, quotidianamente - perché mi pare che le notizie di stampa siano quasi quotidiane - accadano questi fatti nelle università d'Italia, in tutta la penisola.
Lascio questa riflessione ai colleghi che sicuramente potranno farne l'uso che più ritengono opportuno; credo, però, che non sia assolutamente peregrina e priva di collegamento.
Non penso che siamo in una situazione d'allarme, ma penso che siamo in una situazione di vera e vivida attenzione.
Questo è un fatto indicativo molto grave, perché non dovrebbe essere proibita neanche l'accessibilità degli studenti, o dei non studenti all'Università italiana, a maggior ragione la possibilità di dare l'esame.
Se questo professore - e non ho motivo di dubitare di quello che ha detto, anche se poi l'ha smentito, perché La Stampa raramente sbaglia sul testo "virgolettato" così grossolanamente, come in questo caso si vuol far credere - ha detto le cose che il collega Vignale ha molto puntualmente ricordato, rileggendo l'articolo pubblicato, mi pare veramente molto grave.
Mi aspetto, a parte una votazione, spero corale o comunque il più ampia possibile, di entrambi gli ordini del giorno, anche un'azione da parte degli organi universitari, perché se fosse successa una cosa del genere a parti invertite, se cioè un professore avesse giustificato un assalto un'aggressione, una violenza presunta o tale nei confronti di un iscritto a un movimento, a un partito, a un'associazione di sinistra, al quale fosse stato impedito di partecipare e dare un esame, voi l'avreste mangiato vivo giustamente! Avreste fatto di tutto e di più per evitare che una cosa del genere si ripetesse. Adesso, invece, di fronte ad un atteggiamento che giustifica, assolutamente non comprensibile, si dice: "Ma sì, ma in fondo ma forse, non è così".
Io trovo che questo sia un fatto gravissimo; ha ragione il collega Bossuto: tutti noi abbiamo frequentato l'Università, tutti noi abbiamo studiato, tutti noi facevamo politica nel frattempo e non siamo mai arrivati a questi livelli.
Mi auguro che, al di là dell'ideologia e dei significati politici, si voglia fare una riflessione pacata e serena e avviarsi così all'approvazione di entrambi gli ordini del giorno, perché noi non difendiamo il diritto della signorina Augusta Montaruli, di 24 anni, di far politica e di dare esami all'Università, ma difendiamo il diritto di tutti i cittadini di partecipare alla vita del Paese. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Ho letto gli ordini del giorno, quello presentato dalla collega Pozzi e quello del collega Vignale. Condivido, con le modifiche proposte dal collega Bossuto, l'ordine del giorno della collega Pozzi, però vorrei sottolineare un aspetto. Assistiamo ormai quotidianamente a decine di aggressioni da parte di gruppi neofascisti, che si richiamano anche ad Alleanza Nazionale in modo non celato, nei confronti di decine di giovani che hanno come unica colpa quella di non essere.



(Commenti in aula)



ROBOTTI Luca

Possiamo anche fare degli esempi. Facciamo l'esempio su tutti, quello più tragico, collega Vignale? Il ragazzo di Verona massacrato a calci da gruppi neonazisti di quella città, così come potremmo fare l'esempio del raid neofascista che l'anno scorso a Villa Borghese, a Roma, ha interrotto il concerto alla Banda Bassotti, dove un gruppo, un manipolo di persone con catene e bastoni ha picchiato decine di persone che avevano come unica colpa quella di essere lì ad ascoltare un concerto! Così come potremmo fare l'esempio della ragazza rom che chiedeva l'elemosina l'altra mattina a Rimini, incinta, che è stata prima spinta, buttata a terra e poi presa a calci da una persona, che si è dichiarata essere di estrema destra! Potremmo andare avanti, sono piene le cronache di queste settimane e di questi ultimi anni. Questo è il dato reale! Allora, che ci sia una reminescenza di violenza di stampo fascista di destra, questo credo sia evidente e sotto gli occhi di tutti. Spesso poiché questi sono giovani che vestono come vuole la società e frequentano i posti come vuole la società, sono protetti, nei luoghi ove si svolge il conflitto o dove il conflitto può innescarsi, dalle Forze dell'Ordine.
Questo è altrettanto evidente. È inutile che stiamo a nascondercelo: assistiamo costantemente ad un atteggiamento anche da parte delle Forze dell'Ordine, teso a proteggere questi gruppi neofascisti e a colpire, non solo a criminalizzare, anche con la violenza i gruppi di sinistra che si oppongono alla riorganizzazione o all'organizzazione di questi gruppi neofascisti all'interno delle Università italiane e della società italiana.
Questo è il dato reale! Allora, fino a prova contraria, colleghi, il nostro Paese ha ancora un ordinamento profondamente antifascista e riproporre o attuare gesti o modalità che si richiamino al disciolto partito fascista, per la Costituzione italiana è ancora un reato.
Noi assistiamo, in questi esempi fulgidi di riproposizione di un passato terribile che non vorremmo che si ripetesse più, alla costante esposizione, da parte di questi giovani, di croci celtiche, svastiche simboli che si richiamano alla Repubblica Sociale Italiana, simboli o effigi che si richiamano alla figura del dittatore Benito Mussolini continui richiami al saluto romano, che è il simbolo tragico del ventennio fascista in questo Paese, come se tutto questo fosse normale.
Colleghi: questo non è normale! In questo Paese, in Italia, quei simboli e quell'ideologia hanno portato il terrore, la morte, il carcere speciale per migliaia di detenuti politici, hanno portato a tante morti per le botte e le persecuzioni della Polizia e delle Milizie fasciste, hanno portato questo Paese in guerra, tragicamente, facendo morire migliaia di giovani italiani innocenti.
Allora, non possiamo far finta di nulla, non possiamo far finta che siano tutti sullo stesso piano, che i violenti siano uguali. Non sono uguali i violenti, perché la violenza principale è una violenza di tipo culturale e psicologica, perpetrata da questi giovani che continuano ad ammantarsi con le bandiere del nazifascismo e a fare di quei simboli e di quell'ideologia uno strumento di battaglia politica ancora oggi.
Bene, noi di sinistra, noi comunisti vogliamo democraticamente opporci alla riproposizione di quei simboli, di quei gesti e di quelle modalità organizzative, perché riteniamo che sia sbagliato non dire nulla, che sia sbagliato mettere tutto sullo stesso piano. Lo dico anche ai colleghi di tradizione socialista che sono seduti nei banchi del centrodestra: il nostro dovere, il dovere dei democratici, il dovere di quelli che sono di sinistra oggi è quello di non mettere tutto sullo stesso piano. E' necessario saper distinguere ancora, come si è fatto in passato, e avere un atteggiamento antifascista militante - come si diceva una volta - che non vuol dire alzare le mani od organizzare le squadre di sinistra che picchiano le squadracce di destra. Vuol dire essere coerentemente dalla parte della democrazia e della Costituzione italiana e vuol dire coerentemente richiamare quei giovani che fanno il saluto romano, che tirano fuori le effigi di Benito Mussolini, che usano la croce celtica, a partire da quelli che tanto giovani non sono più e che magari sono Sindaci di grandi città italiane ed hanno la croce celtica al collo. Bisogna dire loro che quei simboli non sono simboli di libertà, ma sono simboli di oppressione e che quindi è giusto che i giovani italiani si organizzino per opporsi e per respingere, da dove questi sono venuti, coloro che con quei simboli, di nuovo, cercano di usare e perpetrare la violenza, con la quale provocano incidenti, morti e tragedie come quelle accadute in questi ultimi mesi.
Non si può e non si potrà mai mettere sullo stesso piano i fascisti e gli antifascisti. I fascisti sono un morbo della società italiana, che va respinto e rinchiuso nella storia, a doppia mandata.



SPINOSA MARIACRISTINA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Mi sto chiedendo se è il caso di rispondere ad un collega che fa apologia di fascismo in quest'Aula, perché per me la parola "fascista" vuol dire violenza e, che sia di destra o di sinistra, è sempre fascista. Mi spiace: per me, la violenza di sinistra non è diversa da quella di destra e chi da sinistra difende i violenti è un fascista. Però, se ci avviamo su questa linea, credo non riusciremo a fare dei ragionamenti che, in quest'Aula, dovrebbero essere pacati e seri.
Io mi ricordo ancora quando ero una "mezza cartuccia" del sindacato e poiché i brigatisti rossi, i compagni che sbagliavano, sparavano alle "mezze cartucce", avevo paura di essere nel loro mirino. Quando arrivavo a casa, guardavo sempre dietro - c'era un albero grande - se c'era qualcuno però non ho mai accusato le forze di sinistra, le vere forze di sinistra con gli ideali di sinistra, di essere complici. Non lo erano, perché, se lo fossero state, le avrei accusate.
Ci sono dunque tanti tipi di violenza. Mio nonno usava la cinghia quella che io orgogliosamente uso ancora. La cinghia di cuoio è quella che mio nonno, come tutti i suoi colleghi padri, si toglieva quando noi combinavamo qualche marachella, come, ad esempio, andare a rubare le ciliegie al vicino, e ce la passava sulle gambe. Poi siamo andati avanti mio padre, usava degli scappellotti, attento a non fare male alle orecchie.
Io non ho mai usato né mani né cinghie con i miei figli, ma la violenza "buona" l'ho usata, perché con le parole, in certi momenti, dov'era il caso, sono stato violento con loro, gli ho fatto male, ma un male che doveva servire ad educarli.
Quindi - ragazzi - faccio questi esempi perché il professore che ha fatto queste dichiarazioni, per me, è stato di una violenza inaudita. Se questo professore avesse dato una sberla a un suo allievo non lo avrei condannato, ma nell'ascoltare le parole che ha detto sono stato male, come se avessi preso una sberla violenta. Per me, è stato un atto di violenza.
Forse questa ragazza è abituata a vivere l'università oggi; io non frequento quei posti da tanti, per cui non so se oggi sono meno sensibili e quindi non so se è stata colpita fortemente o meno.
Tuttavia, quello che intendo condannare è la violenza, senza fare sconti a nessuno; semmai, personalmente, posso dire di aver sempre condannato di più i miei che gli altri. Quindi, quando qualcuno che appartiene alla mia famiglia commette atti violenti, sono ancora più feroce nel condannarlo. Quando c'è da condannare altri, mi dispiace un po', per bisogna anche farlo.
Allora - ragazzi - vorrei che ognuno di noi condannasse la violenza, in particolare, dei suoi, ma anche quella degli altri.
Per questo motivo sono favorevole all'ordine del giorno della Consigliera Pozzi, nel quale vedo una logica e un discorso coerente. Per mi permetta, collega - pur essendomi piaciuto fino a più di metà - non solo lo condivido, mi è anche piaciuto - personalmente, ritengo che il finale sia un po' un arrampicarsi sui vetri. Comunque, qui c'è il primo pezzo del suo intervento, quello che io condivido.
Condivido ancora di più l'ordine del giorno dei colleghi di Alleanza Nazionale, che sicuramente voterò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Non vorrei dilungarmi molto su un argomento che, onestamente, per come è stato impostato, mi interessa poco dover argomentare. Mi interessa poco dover argomentare tale questione, come altri similari, in questo consesso e in quest'Aula, quando - non per "benaltrismo" - ben altre sarebbero le discussioni proficue da poter e dover svolgere.
È legittimo, da parte di coloro che svolgono un mandato elettivo, sia pure in un consesso legislativo come questo, fare politica, quindi esprimere giudizi, valutazioni e considerazioni di ordine politico; ma quando le stesse iniziano ad odorare di muffa stantia, nel senso che si ripercorrono comunque e sempre gli stessi passi riponendo i piedi nelle stesse orme, mi viene da chiedermi ancora di più quanto sia utile, al di là di un mero esercizio dialettico, misurarsi su certi argomenti.
Orbene, l'argomento è talmente ovvio che penso che qualsiasi individuo responsabile e con un minimo di cultura e senso democratico non possa che condannare in modo chiaro, inequivocabile ed esplicito la violenza, da qualsiasi parte provenga.
In questo momento, la violenza diventa un argomento di divisione in un consesso, perché sull'ordine del giorno presentato dagli amici del centrodestra, dell'ex Gruppo di AN o dell'attuale Gruppo di AN - chiedo scusa - non si ha alcun desiderio da parte degli altri di votarlo, anche se, sostanzialmente, nel merito, dice le stesse cose esplicitate in un ordine del giorno presentato dall'altra parte.
Allora, è questo il nodo che non mi convince, in sostanza da una parte e dall'altra, sia pure con sfumature diverse, si condanna quanto in modo più che ovvio deve essere condannato, cioè la violenza, ma sono tanti altri gli argomenti sui quali d'ambo le parti ci si troverebbe tutti, in modo democratico, d'accordo, come la libertà di espressione, la libertà di informazione e tante altre battaglie che appartengono a tutti coloro che si definisco democratici. Anche su quelle battaglie, anche su quegli argomenti, anche su quei concetti si ha l'abilità di dividersi, beh, io non perché abbia una cultura ponzio-pilatesca, non perché ami lavarmi le mani di fronte a certe problematiche, ma perché ritengo giusto dare segnali di dissenso su divisioni di questa natura e di questa portata, per quello che vi può interessare, vi preannuncio la mia non partecipazione al voto n dell'uno né dell'altro ordine del giorno.
Mi piacerebbe, invece, e lì lo sottoscriverei e lo voterei per primo un ordine del giorno congiunto. Non sarebbe e non è affatto difficile trovare elementi comuni per esprimere dissenso su eventi che hanno segnato la coscienza di tutti coloro che hanno un minimo di cultura democratica.
Allora trovo sconveniente, sia da una parte che dall'altra, trovare argomentazioni strumentali, magari demagogiche, di divisione, quindi accusare una parte di queste colpe o l'altra, a vicenda e, se non si riesce a farlo come qualcuno esponendosi lo fa, si trova una motivazione tra le righe di un ordine del giorno per esprimere in modo sfumato, magari nei preamboli e nelle premesse, lo stesso concetto.
Scusatemi, colleghi, lo ritengo veramente strano, lo ritengo veramente assurdo. Voglio concludere con un piccolissimo aneddoto come spesso fa il Consigliere Novero per spiegare anche la coerenza. Nel '68 frequentavo il liceo classico. Nel '68, ai tempi dell'occupazione delle scuole, delle università si era, necessariamente, quasi tutti, classificati o da una parte o dall'altra. C'erano coloro che volevano occupare la scuola, le aule, l'Università definiti comunisti e coloro che, invece, facevano resistenza a questa occupazione ed erano definiti fascisti. Sin da allora non ritenevo di dover appartenere né ad un gruppo né all'altro e me le prendevo, puntualmente, sia dagli uni che dagli altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Avrei preferito non intervenire perché gli ordini del giorno come quelli presentati sono così chiari che, a mio avviso, non avrebbero neanche necessitato di un dibattito che, quando poi si svolge, su queste tematiche trascende, quindi ci obbliga a precisare una serie di concetti.
Dibattito che trascende perché ancora una volta, in quest'aula, il 10 giugno 2008 assistiamo ad un dibattito che avremmo potuto assistere venti venticinque, trent'anni fa: gli stessi temi, le stesse argomentazioni. Come se tutta una stagione tragica, bruttissima, terribile della nostra storia repubblicana non fosse servita a niente. Questo è il rammarico maggiore quello che mi impedisce di esplicitare argomentazioni a contrariis rispetto a quelle portate da alcuni Consiglieri della sinistra.
Se non sono bastati 25 anni di insegnamento, certo non basterà un'oretta di dibattito in Consiglio regionale. Gli argomenti sono sempre quelli. Il metodo Leninista applicato a qualsiasi situazione, la negazione della realtà, la sua messa in discussione, l'utilizzo della falsità deliberata, l'utilizzo della confusione delle argomentazioni delle sigle per mischiare, magari, una parte di verità con una parte di menzogna; fino ad arrivare ad espressioni che io non mi perito a definire aberranti.
Ripeto, espressioni aberranti.
Quando sento sostenere la giustizia della violenza praticata da alcuni rispetto all'ingiustizia della violenza praticata da altri, mi chiedo se oggi celebriamo il sessantesimo anniversario della nostra Costituzione o se questi sessant'anni sono passati invano.
Chiederei all'Ufficio di Presidenza della nostra assemblea di stampare gli atti di questo dibattito, di diffonderli presso le classi medie superiori che, molto spesso, affrontano il problema della violenza.
Affinché ci si renda conto da quali pulpiti arrivano le incitazioni alla violenza stessa, la giustificazione della violenza, l'esaltazione della violenza giusta come è stato detto in quest'aula.
Vorrei capire come fanno certi colleghi - che ritengo non possano assolutamente apprezzare e condividere, neanche minimamente, questo tipo di affermazione - a continuare a mantenere rapporti politici, programmatici di maggioranza con gli assertori della violenza giusta. Non è che ci si pu nascondere dietro la fragilità o l'importanza della maggioranza, la fragilità o l'importanza di stare in Giunta. Quando si arriva a dire certe cose bisogna trovare il modo di fare sentire la propria voce. Lo dico, in particolare, ai colleghi di centrosinistra che prendono questo dibattito come se fosse quasi una elucubrazione mentale.
Non voglio andare oltre, non voglio controbattere con gli argomenti politici, culturali che facilmente potrei avere nel mio bagaglio, anche oratorio.
Ritengo, tuttavia, su alcune parti di questo dibattito, che la riflessione del Consiglio debba essere una riflessione profonda. Oggi abbiamo scritto una brutta pagina del Consiglio, potevamo scrivere una bella pagina, una pagina di condivisione. Ringrazio anche i due estensori dei due ordini del giorno che, pur nelle differenze più di stesura che non di sostanza, hanno voluto dare un messaggio chiaro. Certo, non ringrazio chi, invece, ha portato la violenza ad essere giustificata, la violenza ad essere messa per alcuni come cosa giusta, dando un messaggio che, in questi momenti, che non sono di grande tensione, per fortuna questi episodi sono limitati, sono episodi che non si ripetono, ma che è giusto immediatamente stigmatizzare quando avvengono, dando a chi, invece, di questi episodi si fa portatore, una sorta di passaporto, una sorta di giustificazione che sicuramente quest'aula poteva anche risparmiarsi.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Ho sempre pensato, e l'Ufficio di Presidenza lo sa, che discutere di ordini del giorno non sia tempo perso, che sia utile dedicare un piccolo spazio del Consiglio, in ogni Consiglio, a questo. Sempre che poi si riesca, nelle altre ore, a produrre quello che è la funzione fondamentale di un Consiglio: delibere, leggi, norme e atti legislativi.
Ho sempre pensato che si potrebbe arrivare alla discussione di ordini del giorno in un tempo breve, essendo molti quasi condivisi, e non che ci siano decine e decine di ordini del giorno sui quali abbiamo chiesto una discussione e che giacciono da lungo tempo. Per fare una citazione, ricordo un ordine del giorno il cui primo firmatario fu il collega Ricca, che stigmatizzava il comportamento dell'allora Consigliere e poi parlamentare Allasia, in seguito ad una protesta proveniente dal pubblico.
Noi siamo preoccupati; qualcuno può anche pensare che le nostre siano parole false e continuare a dare di noi una visione caricaturale. Il povero Lenin è sempre citato a sproposito e di lui si dà sempre un'immagine che mi sembra completamente sbagliata; bisognerebbe tornare ad un po' di sana lettura su questo, ma vedo inorridire il Consigliere Botta davanti a un'ipotesi di questo tipo! C'è un clima di violenza che - siamo chiari - è cresciuto e si è moltiplicato, in particolare negli ultimi tempi. Siamo preoccupati del fatto che i cittadini si vogliano sostituire alle Forze dell'Ordine, siamo preoccupati di un odio verso altri che sta crescendo profondamente, siano gli altri immigrati, nomadi, omosessuali o persone con altra idea politica. Ci pare siano sentimenti comuni nella società, che stanno emergendo dal fondo della stessa, ma che trovano oggi una dignità politica che non c'era in altri tempi.
Siamo anche convinti che il fatto specifico - non conosco le modalità le dinamiche - abbia investito un numero di persone abbastanza piccolo. Mi è stato fatto notare che gli studenti iscritti all'Università di Torino sono 70.000 e che gli interessati sono una trentina, per cui è l'eco mediatico che evidentemente ha ingrandito l'accaduto.
L'articolo del professor D'Orsi, che non ha solo organizzato iniziative sulla Palestina - cosa peraltro che non ritengo negativa, essendo un popolo che da decine e decine di anni attende di avere una terra e un luogo in cui stare, e cosa che purtroppo non è avvenuta (noi siamo per essere chiari: per due popoli e due Stati, anche se la questione diventa sempre più complessa), ha il limite di una battuta infelice, che è stata citata e che è presente nell'ordine del giorno.
Ma non mi pare che il professore possa essere criticato e stigmatizzato totalmente: evidentemente, cercava di porre un ragionamento in cui erano profondamente presenti anche alcuni dei temi che stanno venendo fuori oggi.
La seconda questione è che la discussione e la situazione presente nelle Università e nella società, non deriva da una troppa politica o da una eccessiva presenza di forze politiche e di discussione politica, di dibattito politico o di idealità politica, ma viene fuori esattamente dal fatto contrario. Viene fuori da una situazione in cui tutte queste tematiche e questioni sono sempre più lontane e lasciate a pochi, dove la presenza sui giornali diventa necessariamente sostituiva. Lo vediamo anche noi: se non si compare sui giornali quotidianamente - io fortunatamente non ci compaio mai, per demeriti miei, credo - non si esiste, non si è fatto nulla, non si lavorato.
L'altra questione: c'è una situazione sociale che sta diventando sempre più preoccupante. Il tema precariato incide sul futuro dei giovani in modo folle; io non frequento la scuola da tre anni e un mese, ma so che nella visione di molti giovani c'è la sicurezza che il proprio futuro sia profondamente incerto e questo determina alcuni comportamenti e modi di essere, o porta a pensare che si possa risolvere il problema solo se si conosce l'amico importante, che permetterà di avere un lavoro, un futuro o altro, oltre ai concorsi delle "veline" e altre faccende di questo tipo.
C'è il problema della casa, che sta diventando sempre più grave e che socialmente pone dei problemi.
C'è, a parere nostro, una crescita esponenziale della "destra" in tutte le sue forme, e questo mi pare sia emerso anche dagli interventi precedenti. Non mi pare che il problema "violenza" si ponga solo in questi termini, ma c'è sicuramente una presenza di forze eversive di estrema destra, la cui storia è profondamente preoccupante (si tratterebbe di vedere anche alcune biografie o altro), che evidentemente incide in modo molto forte quando diventa in alcuni luoghi maggioritaria, quando si esprime in questo modo, provocando fenomeni che abbiamo già visto.
Il caso di Verona è stato uno di questi.
La questione, però, tocca anche noi. Come è stato ricordato, anche in toni ironici, in questo Consiglio più di una volta, noi veniamo da una sconfitta politica profonda, che non è solo di oggi ma che raccoglie decenni; viviamo in questa fase, in questa sconfitta netta profondissima ed è ovvio che alcuni comportamenti giovanili, alcune espressioni giovanili alcune forme organizzative giovanili nascano anche da questo fatto.
Questo deriva da una nostra scarsa capacità di proposta - è un fenomeno autocritico profondo - su alcuni temi e di offrire soluzioni a breve, medio e lungo termine, di tipo tattico, strategico ecc., che possano dare ai giovani che si orientano a sinistra una prospettiva, una strategia, una forza organizzata che in altri casi la sinistra ha saputo dare in questo Paese in modo profondissimo, creando anche speranze molto alte e forme organizzative molto alte.
È tornato il Consigliere Leo, che prima era assente. Il Consigliere Leo interverrà raccontandoci che negli anni Settanta lo hanno picchiato alla Facoltà torinese. È venuto su bene lo stesso, ma ce lo ha detto.



LEO Giampiero

Non dite "grazie a quello", ma "nonostante quello"!



DALMASSO Sergio

Per carità, a me spiace perché credo - come diceva Fra' Cristoforo, del Manzoni - che non debbano mai esserci "né bastonati né bastonatori".
Ora, vorrei ricordare che anche in quegli anni c'era un elemento: ci fu, dopo una gran forma di partecipazione che ritengo fosse la più alta che mai l'Italia abbia vissuto, un calo molto netto della stessa. Ci fu l'elemento della paura: la gente stava in casa e non partecipava. Certo, la partecipazione appartiene a tutti, ma è una parola molto importante.
Ci fu anche allora, però, un elemento: l'assenza e la mancanza di una forma di opposizione; tutti ricordiamo gli anni in cui in Italia l'opposizione non ci fu, o sembrò incanalarsi, in alcuni casi, nelle forme peggiori.
C'è quindi un elemento di questo tipo e, parlando di questi temi, non abbiamo difficoltà alcuna a dire che ognuno in Facoltà deve poter pensare quello che vuole, dare gli esami ed esprimersi come meglio crede.
Manteniamo la nostra pregiudiziale sul fascismo e su forme di questo tipo, in alcuni casi peggiori, perché molti gruppi di destra non si riferiscono a Benito Mussolini, come diceva il collega Robotti, ma a cose notevolmente più radicali, più nette e forti ed anche a comportamenti che in alcuni casi vengono assolutizzati.
Questi sono i motivi, oltre ad alcune espressioni che ci paiono sbagliate - non uso altri termini - sul professor D'Orsi, per cui non potremo votare l'ordine del giorno dei colleghi Vignale, Botta e altri mentre, con una piccola correzione, daremo un parere positivo e di discussione sull'altro documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Grazie.
Su questa vicenda si è discusso molto. Io ascolto - lo dico veramente sempre con piacere anche le ricostruzioni storiche, in particolare quella del collega Dalmasso, perché forniscono elementi di riflessione vera.
Vorrei che questo Consiglio regionale, per aiutarsi nella riflessione una volta, nelle forme, nei posti, nei luoghi, negli ambienti in cui vuole vedesse un video che è stato girato - io e il Consigliere Dalmasso lo abbiamo commentato diverse volte - da Sartorio, regista di sinistra ed ex Lotta continua. Caro collega Ronzani e collega Turigliatto, che ha sempre partecipato in maniera non violenta alle battaglie civili, è la più grande e intelligente condanna alla violenza dell'estrema sinistra e, ovviamente dell'estrema destra di allora, nel senso che sviluppa un ragionamento e arriva alla conclusione finale per voce di un sindacalista molto serio che dice: "Una parte della sinistra ha sbagliato, la parte della sinistra violenta ha sbagliato pensando che i fini potessero giustificare i mezzi" cioè che questo utopico e ipotetico mondo nuovo - sono tre gli elementi che voglio citare - meritasse, consentisse e giustificasse qualsiasi azione. E ancora, perdonate ancora una citazione, non faccio le altre: "Avevano ragione gli studenti cattolici e democratici che sostenevano che i mezzi violenti pervertono anche i fini", posto che i fini fossero nobili comunque i mezzi violenti pervertono anche i fini. Anche per quanto riguarda la Chiesa, la confessione ottenuta con l'inquisizione non era certo una bella cosa.
Allora, se siamo d'accordo che i mezzi violenti pervertono anche i fini, non c'è alcuna giustificazione, se non folklore, violenza e protagonismo, per questi giovani autonomi che pensano di potersi arrogare il diritto di decidere chi è fascista e chi antifascista, chi ha diritto all'università, chi ha agibilità o meno.
Il Presidente del Senato degli studenti, un giovane dell'UDU, su questo è stato estremamente chiaro e il Senato degli studenti, dove è in corso un dialogo fecondo fra cattolici e sinistra, dove si sta svolgendo un lavoro molto positivo e una gestione unitaria, su questi argomenti sta preparando un bel regolamento universitario di autodisciplina.
Quindi, non voglio esasperare i fatti. Chi ha visto l'intervista dei giovani cattolici su La Stampa, sa che non hanno esasperato, hanno detto che l'università è anche altro, c'è grande vitalità democratica. Tra gli esempi positivi, è stato citato il lavoro di Libera in Università. Quindi la nostra posizione - ne parlavo prima con il collega Pedrale - è assolutamente di equilibrio.
Voglio soltanto dire che chi si consola pensando che tocchi solo a qualcuno - per fare delle citazioni - pensate per chi suona la campana. In Università - devo dirlo, l'ho già detto al Consigliere Dalmasso - ero aggredito, non perché ero fascista - ero il Presidente del Comitato Giovanile antifascista di Catanzaro - però non ero di estrema sinistra quindi un provocatore, quindi "oggettivamente" un nemico. Non fui aggredito perché inneggiavo a Pinochet, fui aggredito perché contestavo Pinochet dicendo "Cile libero" e questa era considerata una gravissima provocazione.
Mi dissero: "Sei un fascista, perché, altrimenti, diresti 'Cile rosso'.
Dicendo 'Cile libero', sei un fascista".
Allora, stiamo attenti perché, mettendosi su questa strada, non si sa dove si arriva, è meglio agire subito, con chiarezza. Mi rivolgo al Presidente del Comitato per la democrazia, la Costituzione repubblicana e l'antifascismo, che ha fatto un eccellente lavoro per il 25 aprile e che ha una grande tradizione.
Il più grande difensore della democrazia in Università fu Dino Sanlorenzo, Presidente del Consiglio regionale, che organizzò presidi democratici in Università, perché, allora, la polizia aveva ordine di non intervenire, per non irritare gli estremisti di sinistra: per "non provocare ", la polizia doveva star a vedere massacrati i giovani democratici. Altro che Stato repressivo, altro che Stato violento, altro che clima di repressione, le squadracce di estrema sinistra facevano quello che volevano e i provocatori di estrema destra andavano a tirare molotov e biglie di ferro.
Ebbene, Dino Sanlorenzo raccolse tutte le forze democratiche, dicendo: "Noi siamo il Parlamento del Piemonte e garanti della democrazia"; quel grande Dino Sanlorenzo, che senza equivoci, chiese ai cittadini la partecipazione alla lotta al terrorismo con il "questionario " coraggioso e famoso.
Allora, non ci possono essere ambiguità. Condivido l'ordine del giorno della Consigliera Pozzi, condivido il discorso, però, voglio far notare che il richiamo del Consigliere Vignale a certi docenti universitari è assolutamente, caro Consigliere Vignale, intelligente, coraggioso e appropriato. Insomma, l'abbiamo vista l'ambiguità di certe persone, ancora qualche anno fa, quando ricordai in università le violenze subite allora le sedi incendiate, "l'Angelo azzurro". De Luna e Tranfaglia ebbero la faccia di "tolla" di dire che era stata qualche schermaglia tra fascisti e antifascisti - e le nostre sedi si incendiavano da sole per autocombustione a novembre e a dicembre! Ma non scherziamo! È una situazione assolutamente quella sì, revisionista e riduttiva. Negare la violenza che c'è stata negare chi l'ha propagandata, negare chi l'ha praticata, questo, sì, è revisionismo! Sull'analisi storica ci sarebbero molte cose da dire. Nonostante questo, a differenza degli amici del centrodestra, io do un giudizio positivo del "sessantotto" e del "sessantanove", ma non degli anni successivi.



(Commenti fuori microfono)



LEO Giampiero

Allora, del periodo dal '68 al '70 do un giudizio positivo.
Il movimento studentesco era partito bene. Il vero movimento studentesco, il vero '68, quello di Praga, quello di Ian Palach, quello di tutto il mondo, era una grande realtà! È stato distrutto, è stato ucciso da quelle forze di estrema sinistra che se ne sono impossessate in maniera golpista - fino al '69-'70, in Calabria, ero il Presidente del Movimento studentesco unitario e nessuno trovava strano che, essendo cattolico partecipassi. Poi la situazione è precipitata fino ad arrivare all'autocritica di Sofri, quando sciolse Lotta continua e descrisse la tragedia dicendo: "È stato fin troppo tardi".
Oggigiorno, non siamo a quei livelli, grazie a Dio, non c'è assolutamente quel clima politico, però le ragioni della giustizia e della libertà devono valere sempre, anche per una sola persona che fosse discriminata in Italia in quel modo, in una qualsiasi università: ad esempio, se alla Cattolica fosse discriminato un mussulmano o un trozkista io andrei a difenderlo, come facevo quando ero presidente dell'Assemblea a Catanzaro. Quindi, non possiamo lasciare passare questo sotto silenzio. Lo dico pubblicamente, ho avuto addirittura una discussione - forse Gianluca Vignale lo sa - con la Montaruli, perché non condivido alcuni atteggiamenti, ma, detto questo, ho firmato il documento del Consigliere Vignale, perché su certe cose non si può assolutamente transigere.
Presidente Gariglio e Vicepresidente Placido, spero che il Consiglio regionale, che ha saputo esprimere posizioni così alte nei momenti più duri con la sua Presidenza, ricolga quella tradizione.
In conclusione, dico soltanto che è vero che, come cattolico, il pentimento è una gran bella cosa, però, per una volta, noi che siamo stati io dico che siamo - democristiani, non dobbiamo pentirci, è una grande lezione di civiltà, noi non abbiamo mai praticato o predicato la violenza.
Mi chiedevano che soddisfazione mi prendevo. Non è una grande soddisfazione, ma una linea di coerenza che non ha mai praticato, dove era maggioranza e dove avrebbe potuto, la violenza o la discriminazione.
La Democrazia cristiana, come forza di governo, ha saputo essere estremamente comprensiva; pensate, durante la tragedia di Moro, non fu varata nessuna legge speciale, e i giovani cattolici in tutto il mondo erano aggrediti. Dopo il golpe di Pinochet, i giovani cattolici sono stati perseguitati e io andai in Cile a sostenerli; prima del golpe, l'estrema sinistra dava la caccia ai giovani cattolici nelle università cilene. C'è una caratteristica che non ci rende tutti uguali - è così, carissimo Consigliere Bossuto, ci sono i dati - ma almeno la condanna della violenza deve essere netta e inequivocabile, io spero il più possibile unitaria.
Spero che la Presidenza del Consiglio ci dia una mano autorevole per questo; in ogni caso apprezziamo entrambi gli ordini del giorno presentati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Non voglio torturarvi ulteriormente sulla questione, ma vorrei avanzare una considerazione e una richiesta.
La prima considerazione è che confondere i piani dell'azione politica è pericoloso perché giustifica e ingenera non solo la manifestazione di violenza, ma anche le strizzatine d'occhio di chi dice, qualche volta, di aver sposato profili completamente diversi. In qualche modo, in un contesto come nell'altro, finisce per giustificare - oggettivamente, si diceva una volta, e mi permetto di ribadirlo - manifestazioni di violenza, ma più che violenza in sé anche manifestazioni che denotano - in questo mi pare che anche il Consigliere Vignale, nel suo ordine del giorno, lo mettesse avanti a qualunque considerazione politica - che valorizzano, le manifestazioni dei cretini.
Di cretini ce ne sono tanti, a tutti i livelli: ce ne sono nell'Università, fuori, tra i docenti, tra gli studenti. Tuttavia, mi sembra che certe volte piegare le ragioni dei cretini a polemica politica finisca per trasformarli in qualcosa di più che cretini.
Non so se l'episodio di cui noi trattiamo sia una manifestazione di cretini, certamente tanta furbizia non si è vista. Non so neanche se le cose siano andate in un modo piuttosto che nell'altro, non sta a me, mi sono formato un'opinione, come tutti quelli che hanno letto i giornali perché dai giornali ho ricavato le informazioni che ho. Mi sono fatto un'opinione sul professore e sulle sue dichiarazioni, tuttavia ho l'impressione che non dobbiamo correre dietro a questa.se vogliamo essere davvero tutto quello che abbiamo detto e che vogliamo fare ed essere, non dobbiamo correre dietro a questo modo di costruire o di decostruire i fatti.
Sono molto d'accordo con l'ordine del giorno presentato dalla Consigliera Pozzi perché è un ordine del giorno equilibrato, che rende perfettamente la mia opinione e anche quella di tutti coloro che hanno a cuore il dibattito politico aspro, qualche volta anche litigioso, qualche volta persino un po' violento, ma che permette a tutti l'agibilità di tutte le strutture, a maggior ragione di quelle pubbliche.
Dato che, per l'appunto, anche nel corso del dibattito alcuni dubbi sono emersi, e qualcuno ce l'ho anch'io, chiederei una modifica alla proponente che è quella di usare il condizionale perché mi pare che siano in corso approfondimenti da questo punto di vista. Per cui la frase invece di "relativo all'impedimento esercitato nei confronti di una studentessa alla quale è stato impedito.ecc", diventerebbe "sarebbe stato impedito di sostenere un esame a causa della sua appartenenza politica". Mi piace di più, in questo clima che abbiamo, sperare che non sia stato così, fino a quando non è dimostrato che è così.
Mi risulta anche, l'ho letto sul giornale, che vi sono altri episodi che hanno ingenerato questo dubbio e che sono in corso di approfondimenti.
Veramente voglio sperare che non sia così, che ci siano stati incomprensioni, altrimenti la questione sarebbe più grave perché vuol dire che vincono i cretini, non gli estremisti. Ed è peggio. L'estremismo lo combatti con la politica, qualche volta con le misure di ordine pubblico il cretino è, per sua natura, impossibile da combattere. È irrecuperabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Sarebbe molto facile rispondere con i toni del Consigliere Robotti: c'è chi si è fermato agli anni '70, ad un cliché, e quello recita (per carità ognuno recita con il cliché che ha). Sinceramente non sto a perdere tempo ma non perché non dia dignità a quello che dice il Consigliere Robotti che secondo me, non ne ha - ne ha il collega - ma perché è assolutamente superato. È un po' come se stessimo discutendo, e parte del ragionamento era quello, della guerra di Resistenza, o della guerra civile, comunque quella che è intercorsa dal '43 al '45. E' un fatto ormai storicizzato, con tutto quello che la storia ha detto o ha da dire, non è un aspetto di cronaca.
Vi è un punto che, invece, è stato sottolineato da alcuni colleghi penso anche all'intervento del Consigliere Buquicchio, su cui bisogna interrogarsi. Il punto è: quali sono i punti in comune sui quali non si possono trovare distinzioni politiche. Vedete, sulle violenze e su altri aspetti continuiamo a fare il doppio ordine del giorno che, ben inteso, è legittimo farlo, tant'è che, non appena la Consigliera Pozzi ha finito di illustrare il suo, io mi sono recato da lei per vedere se era possibile ovviamente emendando parte del mio documento ed emendando parte del suo trovare un ordine del giorno unitario. Questo dovrebbe fare un'istituzione nel momento in cui c'è un caso come quello accaduto all'Università di Torino giovedì pomeriggio, ma anche ieri pomeriggio.
Il caso di giovedì è più eclatante ed è andato alla ribalta dei giornali semplicemente perché uno studente non ha potuto dare un esame, ma ieri pomeriggio accade, come ricordavo, che un'associazione studentesca rappresentata politicamente in Senato dagli studenti, tenta di raccogliere le firme per l'iscrizione di una loro associazione, ma la raccolta firme gli viene impedita. Ma questo per chi ha fatto politica - credo che il Consigliere Bossuto abbia frequentato poco l'Università - anch'io non ci sono stato tanto, ma per il poco che mi è capitato di frequentare, il cliché era esattamente lo stesso degli anni che andavano dal '77 al '79.
Anni in cui l'Università è stata bloccata, in cui per dieci anni, a Torino, non si sono potute presentare neanche le liste all'Università perché il rischio era dell'incolumità fisica vera e propria (basta vedere cosa ha dato in termini di sangue la destra giovanile in questo Paese). Per dieci anni non si sono presentate le liste e, per la prima volta l'organizzazione universitaria, allora legata la Movimento Sociale poi ad Alleanza Nazionale - più che legata, vicina come esistono quelle a sinistra le presentò nell'89. Il sottoscritto, negli anni '80, in più occasioni doveva andare all'Università scortato da amici. In molte occasioni non potevo andare da solo all'Università. Vi segnalo che, ancora oggi all'interno della nostra città, ci sono decine di episodi di violenza vigliacca, di chi di notte imbratta i locali politici o privati di chi si schiera contro le occupazioni.
Il clima è questo, ma il clima è ben definito. Non è che c'è un clima sul quale non abbiamo bene compreso cosa dice la stampa per cui dobbiamo approfondire. Il clima in questa città è assolutamente noto.
Chi consulta un archivio giudiziario, si renderà conto che è ancora più noto relativamente a coloro i quali sono stati rinviati a giudizio o condannati. In questa città ci sono un centinaio di pluricondannati, alcuni dei quali prendono anche lo stipendio dal Consiglio regionale, che sono stati condannati per: resistenza a pubblico ufficiale; occupazione abusiva aggressione alle forze dell'ordine, ecc. Queste persone stanno - li si chiami con il titolo che si vuole, collettivi universitari, autonomi, non mi interessa - a sinistra, in una sinistra radicale, antagonista che non ha voglia di dialogare con il resto del mondo politico.
Non si tratta - lo dico al collega Bossuto, ma anche ad altri colleghi dei centri sociali, di persone che dialogano, non con me, ma anche con me; cioè, se li incontro, non si arriva alla frizione fisica: ci pu essere una distanza ideale, ideologica, etica, ma si dialoga.
Una persona, ad esempio, mi ha anche denunciato e fatto condannare, ma con lui si riesce a dialogare; dopodiché, io sostengo che continua a occupare abusivamente un locale di privati. Con alcune parti del mondo della sinistra si riesce ad avere una forma di dialogo, mentre con altre parti dell'area antagonista non è possibile, perché è antagonista a tutti non solo ai movimenti neofascisti.
Vi è poi un altro aspetto: la violenza non è distinguibile. Non si pu dire, come sosteneva il collega Robotti, che i violenti non sono uguali. Se crediamo in uno Stato di diritto e non nella giustizia proletaria, è la Magistratura che individua i soggetti che sono condannati per un reato compiuto e i soggetti che non lo sono.
Nella nostra organizzazione giovanile non c'è una sola persona che sia stata condannata, neppure per rissa - dico rissa perché è la situazione più facile: due persone ti aggrediscono, rispondi e scatta la denuncia per rissa - non per aggressione, non per occupazione abusiva, non per aggressione alle Forze dell'Ordine, non per reati contro la costituzione del Partito Fascista. Altrimenti il cliché è facilissimo: c'è una parte che è quella di ipotetici neofascisti, che aggredisce degli inermi studenti e ci sono gli inermi studenti che reagiscono.
Questo cliché - gli anni Settanta ce l'hanno insegnato - non è mai stato così, nemmeno a Roma, dove invece c'è stata un'aggressione in risposta ad un'altra aggressione, e giustamente i Magistrati hanno preso gli uni e gli altri.
Ma questo è un aspetto che non mi interessa.
Personalmente, oltre a tutelare la dignità che quest'Aula dovrebbe avere, tutelo anche il mondo politico a cui sono legato e che mi appartiene. Il mondo che rappresento da un punto di vista istituzionale Azione Giovani, Azione Studentesca e Azione Universitaria sono legati in qualche modo al mio partito - non ha ricevuto una sola condanna da parte dei Tribunali della Repubblica. Io chiedo alla vostra parte politica se pu dire la stessa cosa rispetto a quell'area antagonista che voi difendete.
La risposta è "no", perché basta entrare in una Questura per riscontrare che sono centinaia quelli denunciati e che sono sempre gli stessi.
Quando le persone che frequentano il centro sociale vicino alla mia abitazione e alla mia sede politica imbrattano l'una e l'altra in modo vigliacco, di notte, la Polizia sa perfettamente chi sono, ma è inutile recarsi in di quel centro, perché si porterebbero in Questura delle persone, per dare loro la centesima denuncia che non serve a niente.
Qual è la connivenza delle Forze dell'Ordine? Una volta sono stato aggredito da una persona, siamo andati insieme in Questura, dove questa persona aveva 32 denunce, sempre per reati minimi (minimi per modo di dire era quanto riteneva il Magistrato); ma a voi pare possibile che con 32 condanne uno possa continuare a fare lo studente universitario - era uno studente universitario - o non dovrebbe essere all'interno di un carcere? Il problema non è di carattere politico, ma è legato alla giustizia. Se ci fosse una giustizia che funziona, anche all'interno dell'Università, e che non fa i due pesi e le due misure (non vale soltanto per la politica ma anche per altri aspetti) è ovvio che queste persone sarebbero arrestate e condannate, come è accaduto ai quattro militanti di Forza Nuova, che hanno aggredito degli studenti all'Università, per rissa e sono stati condannati.
Gli anni Settanta sono stati anni di scontro, fortunatamente superati ma quando ci si scontrava e si veniva sorpresi dalla Polizia, si veniva giustamente arrestati. Certo, non tutti i casi erano uguali, ma al di là del passato, che non ci interessa - devo dire che non interessa neanche più gli elettori - invito il centrosinistra - dico il centrosinistra perché c'è l'ordine del giorno - a fare una valutazione di coscienza, a fare autocritica o critica rispetto a quello che è il fenomeno storicizzato del fascismo, a quello che è il fenomeno attuale e a quelli che sono gli anni Settanta: tre periodi assolutamente differenti.
Se non ci si dà questa spiegazione e si continua a girare una manovella come se il corso della storia non passasse mai, è ovvio che accadono dei fatti che sono sconcertanti, ma inevitabili.
Se i libri di Giampaolo Pansa vendono più di un milione di copie, al di là dei gendarmi della memoria, come lui li definisce, che continueranno a dire che sono una marea di immondizia, è verosimile che non c'è solo l'instant book che coglie il cittadino, ma vuol dire che c'è qualcuno interessato a un pezzo di storia che fino a oggi non è stata racconta.
Ma concludo. Ci auguravamo che il Consiglio regionale, unendo gli ordini del giorno, potesse fare quello che deve fare un'Istituzione di fronte a un fatto violento: prenderne atto e stigmatizzarlo.
È stato detto che la signorina Augusta Montaruli non voleva dare l'esame, non perché non fosse preparata, ma perché aveva premeditato la modalità per finire sui giornali. Quindi, fino a ieri, gli esami li aveva dati, mentre giovedì scorso ha deciso che quel giorno sarebbe andata a dire ai giornali che le era stato impedito di dare l'esame, così sarebbe finita sulla cronaca di tutti i giornali torinesi! Ma non ci credete neanche voi! È ovvio che gli altri 28 iscritti all'appello gli esami li hanno dati, perché non avevano una connotazione politica e quindi sono chiaramente entrati. L'interesse era fermare lei non gli altri 28 ed è questo che non è chiaro.
Lo scontro esistente è quello che individuava il collega Robotti: c'è chi ha la potestà di autonominarsi, non alla Polizia o alla Magistratura ma di autonominarsi difensore contro il fascismo e quindi fare ciò che crede.
Noi non siamo ancora in grado di approvare un ordine del giorno condiviso. A me spiace; mi spiace per ciò che riguarda la possibilità di esprimere un superamento di valutazioni differenti e mi spiace perché il Partito Democratico accetta questa logica del doppio peso.
Noi, per "lavarci" l'anima e per non limitarci a votare contrariamente il vostro ordine del giorno - e concludo, sono in dichiarazione di voto possiamo presentarne uno nostro, molto più sfumato e che accetterà anche gli emendamenti presentati dalla sinistra. Ma questo non basta, non è sufficiente: è molto più sensato votare no e basta, almeno si ha il coraggio delle posizioni che si prendono e non si ha l'ipocrisia di dire: condividiamo la condanna della violenza, ma il principio purtroppo soprattutto per chi ha una radice culturale antica, è sempre lo stesso. È che il principio.



(Commenti in aula)



VIGNALE Gian Luca

Non è quella: è semplicemente perché ha una cultura che proviene da un concetto autoreferenziale, anche del rapporto fra chi subisce o non subisce le violenze.
Voi pensate se quanto è accaduto fosse stato il contrario, cioè se degli studenti di destra avessero impedito a uno studente di sinistra di dare un esame. Sarebbe scoppiato il putiferio a carattere nazionale, ci sarebbe stato l'intervento del Presidente della Repubblica e quant'altro come abbiamo assistito nel caso della Sapienza, quando sembrava che fosse il raid degli studenti di Forza Nuova, mentre in seguito all'attività investigativa abbiamo scoperto che sono stati degli studenti che si sono recati all'Università, non si sa - lo deciderà la Magistratura - chi per primo ha aggredito l'altro, l'uno è stato aggredito l'altro si è difeso non mi interessa sapere chi per primo ha aggredito, perché - ripeto - lo deciderà la Magistratura, che, fra l'altro, per direttissima ha già individuato dei colpevoli.
Oggi abbiamo perso una grande occasione. Noi, visto che sono in dichiarazione di voto e ovviamente non prenderò più tempo, voteremo a favore dell'ordine del giorno da noi presentato, perché abbiamo coerenza politica, mentre voteremo contro l'ordine del giorno presentato dal PD anche se non venisse modificato, perché questa non è correttezza politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente, mi riallaccio alla conclusione dell'intervento del collega Vignale, che amaramente diceva: oggi abbiamo perso un'altra occasione per cercare di rasserenare e creare un clima politico - oserei dire anche culturale - civile e sereno in quest'Aula, ma anche e soprattutto al di fuori.
Condivido l'amarezza del collega Vignale, ma, riallacciandomi anche all'intervento del collega Leo, voglio provare a fare in extremis un tentativo per non sprecare questa serata e provare a ipotizzare un ordine del giorno più di tipo istituzionale, dove in qualche maniera si sintetizzino le ragioni dei due ordini del giorno.
Devo dire che condivido maggiormente il documento presentato dai colleghi di Alleanza Nazionale; apprezzo comunque lo sforzo discreto del PD di intervenire su un fatto di cronaca ben chiaro e circoscritto, perché in quest'Aula si è cercato di divagare e parlare di violenze che sono successe in altre città d'Italia.
Il problema è specifico: ad una studentessa, che non è neonazista o neofascista, ma semplicemente di destra, è stato impedito di svolgere un esame. Quanto accaduto è molto ben diverso rispetto a quanto si è cercato di dire in questa aula - ahimè - con toni davvero che ricordavano certi climi degli anni 70, come anche il minimizzare, come è stato detto, che gli studenti iscritti all'Università di Torino sono migliaia, mentre i facinorosi sono poche centinaia. È vero, ma ricordiamo anche la storia recente, quando minoranze violente organizzate, purtroppo, hanno a lungo comandato nelle Università italiane e piemontesi e, soprattutto, hanno impedito che un certo tipo di cultura, non di sinistra, potesse esprimersi nelle sedi e con gli spazi dovuti.
Soprattutto è questo che ci sta a cuore: la libertà di espressione e la libertà di cultura, anche se non è di sinistra. Noi rispettiamo la cultura di sinistra, ma vogliamo che altrettanto gli altri filoni di pensiero culturali possano esprimersi negli ambienti culturali, nelle scuole e nelle università. I filoni culturali di pensiero si esprimono in carne e ossa cioè con le persone, gli studenti e i docenti che la pensano diversamente da chi, invece, è di sinistra o comunista.
Questo è semplicemente quanto avvenuto all'Università di Torino: ad una ragazza di destra, non neofascista, non neonazista, è stato impedito di svolgere il proprio esame.
Allora, da un lato, si deve ricondurre alla verità l'importanza e la gravità dell'episodio - altrettanto grave è stato il tentativo da parte di alcuni docenti di minimizzarlo - dall'altro, davvero, occorre cercare di superare una volta per tutte questa vetusta contrapposizione ideologica tipica degli anni 70, con un ordine del giorno istituzionale che condanni qualsiasi tipo di violenza, perché non ci può essere una violenza più giustificata rispetto ad un altro tipo di violenza, semplicemente perch violenza di sinistra, o comunista, rispetto ad una violenza di destra.
Tutte le violenze e le illegalità devono essere condannate e noi credo questa sera - con uno sforzo istituzionale e culturale, nonch politico, dobbiamo cercare di andare in questa direzione.
Mi risulta che il Presidente Gariglio e il Vicepresidente Placido abbiano preparato un ordine del giorno con questo spirito, che mi auguro sia presentato e votato dall'interezza di questa Aula.



PRESIDENTE

Prima di tornare sull'argomento, penso sia il caso di sospendere i lavori per alcuni minuti.
Sospendo la seduta per cinque minuti esatti, la seduta riprenderà alle ore 18.50.



(La seduta, sospesa alle ore 18.43 riprende alle ore 18.50)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Dopo l'interruzione, riprendiamo la seduta con il voto dei due ordini del giorno che sono stati presentati, dopo aver svolto numerosi interventi e le dichiarazioni di voto.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Il collega Vignale ha già svolto le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Pedrale sull'ordine dei lavori.



PEDRALE Luca

Ha parlato di due ordini del giorno, quello diciamo istituzionale...



PRESIDENTE

La ringrazio perché mi permette di dare una precisazione.
Non c'erano le condizioni per arrivare ad una sintesi che permettesse di ritirare gli altri due ordini del giorno e presentarne uno unico. A questo punto, mi sembra naturale che rimangano i due ordini del giorno che erano stati presentati...



(Commenti fuori microfono dei Consiglieri Botta e Vignale)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Collega, come Presidente del Consiglio, in questo momento, posso solo informare che non c'erano le condizioni per arrivare ad un ordine del giorno unitario.
Sull'ordine del lavori intendono intervenire i Consiglieri Giovine Pozzi e Leo.
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Interverrò anche per dichiarazione di voto. Preliminarmente, vorrei conoscere se la Consigliera Pozzi accetta o meno la corretta, peraltro, e credo anche condivisibile osservazione del Consigliere Turigliatto.
Sull'intervento per dichiarazione di voto che svolgerò di qui a breve mi permetterò di dire due parole su questa mancata mediazione.
Tra l'altro, colgo l'occasione per ringraziarla, Presidente, per la sua opera, per averci tentato; a volte, in questa aula le cose più semplici diventano incredibilmente difficili.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Devo una risposta e un ringraziamento al collega Turigliatto, il quale con la sua consueta attenzione e competenza, mi ha fatto rilevare un errore nell'uso dei verbi, dal momento che, avendo detto che gli organi di stampa danno notizie contrastanti tra loro, usava poi il modo indicativo, che è il modo della oggettività, per parlare dell'impedimento. In effetti, essendo contrastanti le notizie, è meglio usare il modo della eventualità e non quello dell'oggettività, quindi "sarebbe" è più corretto di "è".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

L'ho già detto prima, credo che il Consiglio perda una grande occasione.
La sinistra, votandosi da sola un ordine del giorno che poteva essere di tutto il Consiglio regionale, fa un bel autogol. Complimenti a questa sinistra che, isolandosi, va sempre meglio, perde una grande occasione - in Senato degli studenti invece questa stessa proposta è stata accolta in maniera unitaria. Complimenti! Noi non partecipiamo al voto perché, come era successo un'altra volta sulle violenze, la sinistra si ritiene autosufficiente. Prosegua così, va benissimo, ci da tanti argomenti in più, anche quando non si vorrebbero avere, anche quando è apparsa sui giornali una intervista dei giovai cattolici di estrema chiarezza, anche quando Capigruppo come Buquicchio hanno fatto ogni sforzo per raggiungere una posizione unitaria.
È evidente che sapeva già che il ruolo dei cattolici democratici nel PD non esiste più, va bene così, complimenti, andate avanti! Ringrazio il Vicepresidente Placido e il Presidente Gariglio che hanno cercato una soluzione di grande equilibrio, ma, evidentemente, la sinistra non si fida nemmeno del Presidente e del Vicepresidente!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale sull'ordine dei lavori.



PEDRALE Luca

Intervengo sull'ordine dei lavori, ma anche per anticipare che noi voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dai colleghi di Alleanza Nazionale.
Invece, con grande delusione, non parteciperemo al voto sull'ordine del giorno presentato dalla collega Pozzi del Partito Democratico.
Davvero, oggi, hanno perso un'altra clamorosa occasione per distinguersi da certe posizioni massimaliste ed estremiste, non accogliendo l'invito che è partito da questi banchi, ma anche, lo si deve riconoscere dal Presidente Gariglio e dal Vicepresidente Placido, di redigere e approvare un ordine del giorno di tipo istituzionale che superasse definitivamente certe contrapposizioni, approcci e cadute di stile che abbiamo ancora sentito in questa aula.
Certamente, come ha detto il collega Leo, se nel PD c'erano delle posizioni moderate o cattolico democratiche, non le abbiamo sentite stasera, e credo che le sentiremo sempre, sempre e sempre di meno. Questo è un brutto segnale che stasera abbiamo constatato, ultimo di una lunga serie. I cosiddetti moderati, o pseudo-liberali, che fanno parte del Partito Democratico non hanno, ancora una volta, battuta neanche un colpo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Mi rivolgo alla Consigliera Pozzi che vuole essere precisa nella formulazione dell'ordine del giorno. Visto che è un'attenta cultrice dell'italiano - chieda consulenza anche al Consigliere Turigliatto - le faccio notare che ha usato due volte, nella stessa riga, il termine impedimento e impedito. Se potesse cambiarlo, questo eleverebbe le sue qualità di italianista a livelli eccezionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Per rettificare. Avevo intenzione di votare entrambi gli ordini del giorno ma a certe condizioni. Speravo si arrivasse ad un ordine del giorno unitario, se fossero rimasti com'erano avrei votato i due ordini del giorno. Condivido la posizione del Consigliere di Turigliatto, anche se non la capisco, trovo che peggiora l'ordine del giorno.
Non voterò certamente contro l'ordine del giorno, ma non parteciper al voto. Voterò a favore dell'ordine del giorno di Alleanza Nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Ringrazio, Presidente.
Anche un po' differenziandomi - non me ne vogliano i Consiglieri di minoranza - coerentemente con quanto detto nell'intervento di presentazione, avendo peraltro sottoscritto entrambi gli ordini del giorno voterò a favore di entrambi i documenti.
Ritengo un momento di vera debolezza da parte del Consiglio regionale soprattutto da parte di questa sinistra, che non ha voluto accettare una mediazione anch'essa all'acqua di rosa (vogliamo dirlo chiaramente?) da parte della Presidenza che, obtorto collo, era stata accettata dai Consiglieri di Alleanza Nazionale e di Forza Italia proprio per fare un passo distensivo e dare unanime condanna alle violenze perpetrate all'interno dell'Università torinese. Non è stato possibile.
Voglio ricordare che anche il Consigliere Buquicchio è stato parte attiva, purtroppo non siamo arrivati ad un utile risultato. Anche il Consigliere Leo si è prodigato in tal senso, penso sia fra le persone più amareggiate in questo momento di questa cieca volontà da parte della sinistra. Non capisco per arroccarsi su quale posizione, per vincere in questo caso quale roccaforte, non ho capito dove abbiano voluto mettere la bandierina nella fattispecie.
Mi pare che le violenze - e su questo non concordo, ad esempio, con quanto ha detto uno degli oratori precedenti secondo cui non tutti i violenti sono uguali, secondo me tutti i violenti sono uguali, quindi ugualmente condannabili - sono ugualmente condannabili da qualunque parte provengano. Mi pare che non abbiamo dato un grandissimo spettacolo in questa occasione, anzi, al contrario abbiamo dato un messaggio estremamente ambiguo e poco chiaro all'esterno.
Nelle responsabilità che voglio qui elencare non c'è solo quella della sinistra massimalista che, tra l'altro ha fatto il suo mestiere chiamiamola massimalista, sinistra antagonista - ma c'è la responsabilità grave del Partito Democratico, in particolare della parte centrale e cattolica del Partito Democratico che, invece, su questo terreno l'ha seguita, probabilmente contro le proprie intime convinzioni di logiche e non solo per quella parte cattolica, centrale e moderata, ma anche per tutta quella parte democratica, di tradizione fortemente democratica, che arriva dal PC, PDS, DS e che in questo Consiglio regionale è altamente rappresentata. Mi spiace oggi non siete stati all'altezza della vostra storia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Un ordine del giorno di questa portata, secondo me, non può essere tutelato né da una bandiera né da un'altra. Mi aspettavo ci fosse una sintesi e votare tutti sotto la stessa bandiera e, per questo motivo - non voglio dilungarmi nell'intervento - per protesta, ma nei confronti dell'atteggiamento complessivo di chi non si è prestato a contribuire per addivenire ad una soluzione unitaria, per protesta non voto né un ordine del giorno né l'altro con assoluto e sommo dispiacere.



PRESIDENTE

Il Consigliere Giovine ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori: ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Chiedo venia, Presidente, è solo perché rischio di dimenticarlo.
Chiedo l'appello nominale su entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Semplicemente per rimarcare quello che, coerentemente, avevo detto nel precedente intervento.
Ringrazio l'Ufficio di Presidenza, tutto, per aver fatto un tentativo di sintesi, purtroppo fallito. Rimarco quello che avevo già dichiarato, di non partecipazione al voto né dell'uno né dell'altro documento.



PRESIDENTE

Prima di procedere alla votazione ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1020, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nella giornata di giovedì 5 giugno 2008 di fronte alla sede distaccata della facoltà di Scienze Politiche e Giurisprudenza della Università di Torino un gruppo di facinorosi non ha permesso ad una studentessa di sostenere un esame, a causa della sua appartenenza politica creando momenti di tensione che hanno richiesto la presenza delle forze dell'ordine rilevato che negli ultimi mesi, non solo all'Università di Torino ma anche in altre Università italiane vi sono stati episodi di intolleranza e manifestazioni violente come accaduto alla Sapienza di Roma con il sequestro del Preside di Lettere e che tale tendenza merita la più alta attenzione da parte di tutte le istituzioni sottolineato che la libertà individuale deve essere garantita e sostenuta anche con l'espressione di solidarietà nei confronti delle vittime e la più netta contrarietà e condanna verso i fautori di tali comportamenti violenti ed intolleranti non riconoscendone, inoltre, alcuna valenza ideologica e politica considerato che tale vergognosa aggressione è stata ampiamente giustificata da un docente dell'Università di Torino, su un articolo apparso Domenica 8 giugno 2008 sul principale quotidiano piemontese, il quale ha dichiarato che 'non v'è stata alcuna aggressione alla studentessa' insinuando che "non sarà che la rinuncia a sostenere l'esame è stata dettata da una consapevolezza della propria impreparazione?" non riconoscendo alcuna valenza ideologica e politica a comportamenti di intolleranza e lesivi della libertà individuale condanna fermamente i comportamenti violenti che giovedì 5 giugno 2008 non hanno permesso ad una studentessa di sostenere un esame universitario stigmatizza Le dichiarazioni giustificazioniste, pubblicate sul maggior quotidiano piemontese, di domenica 8 giugno da un docente universitario dell' Università di Torino".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 30 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 9 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Prima di procedere alla votazione ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 1023.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 27 Consiglieri votanti 27 Consiglieri hanno votato Sì 24 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri Dichiaro non valida la votazione per mancanza del numero legale.
Consiglieri, sospendiamo per mezz'ora la seduta, oppure chiudiamo il Consiglio. Chiedo indicazioni da parte dei Consiglieri Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale, ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Presidente, direi che questa pagina incresciosa del Consiglio oggi basta e avanza.
Invece, visto che l'Assessore Sibille, il collega Cirio e altri colleghi avevano trovato un'indicazione per affrontare un provvedimento condiviso, sarebbe opportuno discuterlo e approvarlo.



PRESIDENTE

Colleghi, poiché mi è stata segnalata l'eventualità, è mio dovere rappresentare all'Aula la possibilità - naturalmente, se l'Aula acconsente altrimenti è chiaro che con mezz'ora di sospensione la seduta terminerebbe qui e se ne riparlerebbe la prossima volta - di discutere, dopo la votazione-interruzione di 30 minuti, un argomento ampiamente condiviso dall'Aula.
Naturalmente, questa è una decisione che spetta all'Aula, non alla Presidenza.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

È un documento condiviso sia dalla maggioranza che dalla minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Scusi, Presidente, posso capire che il tartufo interessi a tutti, per c'è anche un ordine del giorno condiviso relativo alla richiesta di intervento del Governo sulle opere di bonifica dall'inquinamento da cromo in Alessandria. Mi sembra più importante del provvedimento sul tartufi; al limite, esaminiamoli entrambi.
Sono fortemente contrario, pertanto, ad esaminare unicamente il provvedimento sui tartufi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Chiedo il rispetto del Regolamento, Presidente.



PRESIDENTE

È possibile, in base all'articolo 52, comma 4, del Regolamento passare ad altro argomento.
Il collega Botta chiede il rispetto del Regolamento, il quale recita: "Il Presidente, qualora abbia accertato l'impossibilità di procedere a una votazione per mancanza del numero legale, rinvia la prosecuzione del dibattito sull'oggetto in esame ad una successiva seduta. Passa quindi ad altro argomento dell'o.d.g. o sospende la seduta per un tempo non inferiore a 30 minuti, qualora lo richieda un Gruppo consiliare".
Il Gruppo consiliare di Alleanza Nazionale chiede, in base al Regolamento, di sospendere la seduta per 30 minuti.
Di conseguenza, penso di poter dichiarare, se non ci sono altre indicazioni, che la seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.11)



< torna indietro