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Dettaglio seduta n.333 del 03/06/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 10.00 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.44)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che il giorno 27 maggio 2008 sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 29, 30 aprile 2008, 2 e 3 maggio 2008.
Se non vi sono osservazioni s'intendono approvati.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellion, Laus e Robotti.


Argomento: Variazioni di bilancio

b) Deliberazioni di variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2008


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta regionale in data 28 maggio 2008 ha trasmesso in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della l.r. 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte), n. 3 deliberazioni del 21 aprile 2008, n. 3 deliberazioni del 28 aprile 2008. Gli allegati sono a disposizione presso l'Ufficio Aula.


Argomento:

c) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 4, 5, 6 maggio 2008. saranno posti in approvazione la prossima seduta consiliare.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Comunicazione della Giunta regionale relativamente agli eventi alluvionali del 29 e del 30 maggio 2008


PRESIDENTE

La parola alla Presidente Bresso, che svolgerà una comunicazione sugli eventi alluvionali degli ultimi giorni.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Ovviamente metterò a disposizione del Consiglio le relazioni disponibili sugli eventi che hanno coinvolto la nostra regione, in particolare presso le Alpi Occidentali, particolarmente il 29 e il 30 maggio, ma complessivamente nella scorsa settimana.
In particolare saranno disponibili una relazione del Dipartimento Opere Pubbliche e Difesa del Suolo sull'evento alluvionale, una relazione dell'ARPA e una relazione più dettagliata sulla colata detritica in località Garin del Comune di Villar Pellice dove, come sapete, ci sono stati quattro morti.
Inizierei subito con l'esprimere il cordoglio, mio personale e di tutti noi (penso di poterlo fare anche a nome vostro) per le quattro persone decedute: un immigrato rumeno che passava in quel momento con l'auto ed era presente nel luogo dove è avvenuta la frana - in realtà è stato più uno smottamento, quello che si chiama tecnicamente debris - e le tre persone che occupavano una delle due case coinvolte nell'evento. Casa che è stata completamente spazzata dal movimento di terreno e nella quale, come sapete erano presenti tre persone, una bambina di tre anni, la madre e il nonno.
Evento che ha distrutto completamente una famiglia.
La descrizione generale dell'evento. Come sapete, nelle due settimane precedenti al 29 maggio, abbiamo avuto una serie di piogge, anche piuttosto intense, sia pure intermittenti, che hanno creato una situazione molto pericolosa, perché il terreno era completamente imbevuto. L'evento vero e proprio ha iniziato dalle prime ore del mattino del 29 maggio e ha colpito prevalentemente e principalmente, le Province di Torino e Cuneo. Si è trattato di un flusso di correnti umide che hanno creato una situazione meteoidrogeologica molto particolare, con portate molto rilevanti, su cui vi dirò qualcosa.
I nostri uffici hanno iniziato già il 24 maggio 2008 ad immettere un avviso da parte del nostro Centro operativo della Protezione Civile, con un Bollettino d'Allerta meteoidrogeologica specifico il 28 maggio, che segnalava un codice 2 su tutto il territorio piemontese (è il codice di moderata criticità) e un codice 3 in alcune zone (elevata criticità) che sono state interessate dall'evento.
stato, sulla base delle procedure proprie del Settore Protezione Civile della Regione, allertato tutto il sistema regionale di protezione civile (Province, Prefetture, Dipartimento Protezione Civile, Comuni volontariato ecc.) ed è stata immediatamente aperta la Sala operativa di protezione civile.
Il sistema di protezione civile era in atto prima dell'evento vero e proprio perché si prevedeva che si raggiungesse un codice 3, quindi preventivamente il sistema era stato allertato e sono stati informati tutti i soggetti che potevano essere coinvolti.
La Sala operativa è stata aperta per tutta la durata dell'evento, che non deve essere ancora considerato concluso, perché intanto sono in atto possibili fenomeni di frane che, come sapete, possono avvenire a seguito delle precipitazioni ancora per alcuni giorni, anche perché sono previste ancora piogge non della stessa portata di quelle dell'evento del 29 e 30 ma che, in una situazione già fortemente compromessa, potrebbero produrre ulteriori danni. La primissima valutazione dei danni è ancora del tutto provvisoria nell'attesa di poter dichiarare concluso l'evento.
Come dicevo, il nostro Centro operativo della Protezione Civile ha collaborato con il Dipartimento di Protezione Civile nazionale e con il Coordinamento dei soccorsi di Torino e di Cuneo. Sono stati anche attivati i COM nei Comuni di Susa e Pinerolo.
La tipologia dell'evento è stata di questo tipo. Ha coinvolto tutta la regione ma, in particolare, tutte le aree dalla Dora Baltea. Naturalmente anche il Toce è stato coinvolto, ma su dimensioni relativamente più contenute.
Il fenomeno è stato maggiormente concentrato sulla Dora Baltea sull'Orco, sulla Stura di Lanzo, sulla Bassa Valle di Susa, sull'Alta Valle di Susa, sul Pellice, sul Pellice Po e poi in Provincia di Cuneo sull'insieme delle valli del Cuneese, dalla Valle Po fino alla Val Grana e in modo più limitato, sulla Valle Gesso.
Le precipitazioni maggiori si sono concentrate sulla Val Chisone e sulla Val Pellice. In quell'area siamo arrivati a dimensioni dell'evento simili a quelle delle alluvioni del 1957 e del 1977 e a come si sono ripetute, in misura, in quei casi minore come concentrazione, nel 1994 e nel 2000. In questi casi si sono raggiunte dimensioni di precipitazione nelle 12 ore fino a 300 millimetri per centimetro cubo, quindi dimensioni molto rilevanti.
I dati sono molti e non ho il tempo di citarveli, ma nelle 24 ore siamo a quantità di pioggia che, in particolare sulla Valle Pellice, superano i 300 millimetri, ma che arrivano ai 204 sulla Valle Orco, ai 193 millimetri a Castelmagno. Siamo in presenza di valli molto diverse, ovviamente.
Nelle 12 ore, in particolare sul Pellice, arrivano a 222 millimetri, ma a 127 nelle sei ore; quindi, è una concentrazione molto forte delle piogge.
Questa forte concentrazione ha provocato un fenomeno alluvionale che almeno per le aree più colpite, ha tempi di ritorno intorno ai 100 anni quindi, un evento di portata rilevante.
Anche se le Valli Orco e le Valli di Lanzo sono state sicuramente colpite ed hanno avuto dei danni, sono soprattutto la Valle di Susa, la Val Chisone e Germanasca (particolarmente la Val Germanasca), la Valle Pellice la Valle Po, la Val Maira, la Valle Varaita, la Valle Stura, la Val Grana e in misura la Valle Gesso.
Ovviamente, da queste due relazioni potrete avere tutti i dettagli.
Come dicevo, è stata immediata, anzi preventiva, l'organizzazione dei soccorsi che ha coinvolto, oltre a tutti i soggetti che ho ricordato prima gli amministratori di tutti i Comuni e le due Province coinvolte.
I centri di coordinamento soccorso sono stati istituiti nelle due Province di Torino e di Cuneo, i due COM di Susa e Pinerolo.
Credo si possa affermare che l'organizzazione della protezione civile è stata efficiente a tutti i livelli, dal livello nazionale di cui vi dir che è stato assolutamente tempestivo: giovedì mattina il Vice di Bertolaso che come sapete, era impegnato a Napoli - il dottor De Bernardini era presente alla riunione in Prefettura. Durante l'evento, proprio perché era stato previsto che fosse molto rilevante, e già venerdì mattina il Sottosegretario Bertolaso nella sua veste di Direttore della Protezione Civile era presente e ha compiuto insieme a noi un sorvolo delle zone coinvolte e ha partecipato nella sala operativa in Prefettura a delle riunioni per definire il da farsi.
Quindi, l'organizzazione che ha coinvolto tutti i soggetti di cui vi dirò è stata sicuramente tempestiva e ha seguito l'evento già in fase di mobilitazione. Non si è mobilitata dopo, ma ha seguito l'evento.
Anche la nostra Protezione Civile ha fornito materiali prima dell'evento con le capacità che, come sapete, sono state acquisite da un'esperienza di gestione degli eventi alluvionali, che ormai purtroppo è piuttosto rilevante. Ha già fornito i materiali (sacchetti di sabbia e barriere) ed attrezzature in diversi punti del territorio che erano considerati a rischio sia nell'area torinese che, ad esempio, in Val Chisone, in Val Susa e in tutti i luoghi dove era prevedibile che si sarebbero potute verificare delle esondazioni. Questo, ad esempio, ha permesso di salvare molte attività produttive che sono collocate in zone a rischio.
stato tempestivamente dichiarato lo stato d'emergenza da parte del Governo venerdì mattina quando ancora l'evento non era concluso, ma era ormai evidente la sua estensione nelle province di Torino e di Cuneo. Il Governo, che era riunito in quella mattina, ha dichiarato lo stato d'emergenza e ha stanziato un fondo di cinque milioni per gli interventi d'urgenza, fondo che in realtà non è nel decreto, ma sarà nell'ordinanza che dovrebbe arrivare ad ore e su cui si sta lavorando insieme per evitare un'andata e ritorno dell'ordinanza stessa. In ogni modo il fondo dovrebbe essere a disposizione a breve.
Sia io stessa che gli Assessori Caracciolo e Sibille siamo sempre stati presenti in Prefettura e nella nostra Sala operativa con una rotazione che ha coinvolto anche altri esponenti della Giunta, in modo da essere sempre presenti durante tutta l'estensione dell'evento. Inoltre, oltre al sopralluogo effettuato insieme al Sottosegretario Bertolaso, siamo stati presenti io stessa in Val Pellice, in Val Chisone, in Valsusa, in Val Grana, a Torino e a Cuneo; gli Assessori Caracciolo e Sibille in tutte le altre valli. Quindi, tutte le valli coinvolte sono state visitate e sono stati incontrati tutti gli Amministratori con i quali è stato fatto un primo punto della situazione.
Anche i due Sottosegretari Crosetto e Davico, che avevano un coinvolgimento diretto nell'attivazione dei soccorsi, sono stati impegnati e ci hanno dato un contributo sostanziale per avere quella tempestiva dichiarazione dello stato d'emergenza, che come sapete è molto importante perché i Sindaci, le Province e tutti i soggetti che hanno compiti operativi, una volta dichiarato lo stato d'emergenza, possano intervenire con ordinanze contingibili ed urgenti; in caso contrario avrebbero dei problemi. Quindi, la dichiarazione tempestiva dello stato d'emergenza è assolutamente indispensabile.
Analogamente, devo assicurare che tutti i parlamentari piemontesi si sono attivati per supportare le nostre richieste.
Prima di tutto vorrei fare un encomio a tutte le strutture, dalle Prefetture alla Protezione Civile a tutti i livelli, dal livello nazionale a quello provinciale e locale, agli AIB e a tutti i volontari che hanno supportato in numero rilevantissimo le attività di soccorso e prima di prevenzione; parlo anche dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Forestale, gli alpini, la Guardi di Finanza, la Polizia, la Croce Rossa.
Devo fare un elenco lungo, ma credo che sia necessario ricordarli tutti perché hanno lavorato e stanno ancora lavorando perché, come dicevo l'evento non è completato.
Continuo richiamando l'attività dell'AIPO, del nostro pronto intervento, dell'ARPA, delle Opere Pubbliche, della Difesa del suolo della Regione; il volontariato, oltre al volontariato organizzato su scala regionale e provinciale, tutto il volontariato locale. Analogamente, le due Province sono state presenti attivamente; tutti i ponti delle aree coinvolte dall'evento sono stati presidiati per verificare i rischi e già adesso quasi tutte le strade coinvolte sono state ripristinate o sono in corso i lavori per ripristinarle. Quindi, tempestività assoluta e collaborazione piena da parte dei Sindaci che, come sempre, sono quelli che sopportano, soprattutto quelli nelle aree più marginali, il primo impatto: sono stati presenti ed hanno tempestivamente preso tutte le misure necessarie.
Come dicevo, sono stati ripristinati quasi tutti i collegamenti.
Esistono ancora alcune situazioni difficili: ad esempio, a Salza di Pinerolo e a Rochemolle sono isolate alcune frazioni non abitate e la stima è che entro le 48 ore tutti i collegamenti saranno ripristinati.
Tutti i luoghi isolati dove c'erano delle persone sono stati per raggiunti; sono stati ripristinati i collegamenti elettrici e telefonici ove necessario e con grandissima tempestività. Tutti i malati, i dializzati o le persone a rischio sono state trasportate a valle e localizzate in strutture sanitarie o in strutture di riposo o alberghiere, in modo da evitare di correre rischi nelle fasi notturne, durante le quali sarebbe stato più difficile poterli spostare.
Quindi, penso di poter ringraziare tutti. Anche la Protezione Civile nazionale ha apprezzato la capacità di muoversi tempestivamente, in modo corale e organizzato. La sala in Prefettura e quell'operativa nostra in Corso Marche hanno visto una partecipazione da parte di tutti, quindi l'azione è stata coordinata ed efficiente, non ci sono stati casi di difficoltà o d'inadempienze.
Sono ancora incombenti e in via di possibile attivazione numerose frane. In particolare, ci sono rischi di ulteriori inneschi a San Giorio di Susa, a Demonte, a Bernezzo in Valle Grana e a Pontechianale in Valle Varaita.
Sabato, con un volo di ricognizione, è stata fatta una copertura fotografica delle due province; verrà anche effettuata una copertura aerofotogrammetrica più precisa per avere il quadro di tutti i luoghi dove le acque sono uscite, soprattutto per avere il quadro dell'utilizzo degli alvei di piena o dell'eventuale fuoriuscita dagli alvei di piena.
In linea di massima, credo di poter affermare che hanno retto molto bene le opere post alluvione, sia quelle del 1993 e del 1994 che quelle del 2000, con rarissime eccezioni. Hanno tenuto bene tutte le opere realizzate sia i nuovi ponti che le difese autorizzate, sulle quali tornerò, perché la situazione del bacino del Po, come sapete, è molto complessa. Soprattutto in quasi tutte le aree dei torrenti Pellice, Chisone e Dora Riparia, dove si erano incisi alvei maggiori, i corsi d'acqua sono rimasti all'interno degli alvei maggiori. È abbastanza evidente nelle foto dell'ispezione aerea che abbiamo fatto con l'elicottero, e che avrete modo di vedere, che l'incisione degli alvei fatta dai fiumi negli anni passati, che, come sapete, è stata posta sotto protezione con il PAI, ha retto molto bene.
Quindi, nella maggior parte dei casi, i corsi d'acqua principali hanno semplicemente invaso l'alveo maggiore, che era stato opportunamente lasciato libero per eventi di questo genere. Anche le opere di difesa in corrispondenza degli abitati hanno retto quasi tutte molto bene.
Poiché si sono lette le cose più strane, come sempre avviene quando si verificano eventi di questo genere, vorrei ricordare che, dopo le alluvioni del 1993 e del 1994, è stato predisposto e approvato, nel 2001, il PAI, il Piano di difesa idraulica di tutta la Valle del Po, e che tutti i Comuni erano tenuti a modificare i propri Piani regolatori. Attualmente, il 34 dei Comuni coinvolti ha già un Piano regolatore approvato; naturalmente, le aree interessate sono state messe tutte in salvaguardia dal PAI, poi i Comuni dovevano adeguarsi. Il 61% dei Comuni, di cui fa parte il 34% dei Comuni con il Piano regolatore già approvato, ha terminato gli studi di adeguamento, quindi ha pronta la modifica; il 19% ce l'ha in corso, mentre c'è solo un 20% che ancora non si è mosso e non ha provveduto agli studi di adeguamento.
Quindi, l'80% dei Comuni ha terminato gli studi, alcuni dei quali sono anche stati approvati, mentre il 19% li ha in corso; c'è un 20% sul quale credo occorrerà operare in termini più vincolistici, perché l'adeguamento deve comunque essere fatto. Il PAI ha comunque messo in salvaguardia tutte le aree, quindi le aree coinvolte nel PAI sono state tutelate.
Vorrei ricordare, perché spesso molti dei commentatori non lo sanno e forse, neanche tutti i nostri Consiglieri, almeno quelli nuovi, che il PAI prevede tre fasce di pertinenza dei fiumi. Nella fascia A vi è un divieto totale di costruzione, quindi nulla è stato più costruito dopo l'adozione del PAI, e gli edifici che sono in collocazione impropria sono tutti precedenti a tale Piano. Tutti noi sappiamo che le nostre valli sono state interessate da fenomeni molto importanti di urbanizzazione e, in particolare, di localizzazione lungo il corso dei fiumi di attività produttive, tra la fine dell'800 e il '900, perché, ovviamente, le attività produttive utilizzavano l'acqua come forza motrice e come strumento di produzione per la loro attività. Tutte queste attività hanno favorito la discesa verso valle di molte abitazioni. Tutto ciò che, però, esiste lungo i corsi d'acqua, da cui deriva l'accusa continua alla cementificazione, è precedente all'adozione del PAI.
Da allora in avanti, nulla è stato fatto e tutti gli edifici inseriti in fascia A possono essere solo oggetto di manutenzione straordinaria, non possono essere estesi, non sono ripristinabili, se vengono danneggiati, e questo è un punto di grande delicatezza - di norma, non sono nemmeno difendibili. In quest'ultimo caso la situazione è complessa, perch trattandosi di edifici che non dovrebbero esserci, proprio per evitare danni al resto del corso d'acqua, in particolare a valle - come sapete qualunque restrizione dell'alveo comporta il rischio di danni a valle - non sono difendibili, per cui dovrebbero essere delocalizzati. Poi vi dir qualcosa in merito.
In fascia B sono consentiti solo limitati ampliamenti di costruzioni agricole, che devono essere autorizzati, quindi verificati caso per caso mentre nella fascia C la decisione è di competenza dei Comuni, che nei propri Piani regolatori possono decidere in merito alla limitazione evidentemente anche in rapporto alle difese realizzate.
Anche durante questo evento, come negli altri, sono state scalzate molte opere che erano in fascia A, anche opere di difesa spondale; in realtà, più che di difesa spondale, di difesa puntuale di alcune situazioni, che spesso sono costruite in alveo. Quindi, in questo caso, si tratta di opere che costituiscono limitata difesa di alcune situazioni rispetto alle quali, in caso di eventi rilevanti, è previsto che vengano portate via. Sono opere che vengono consentite nella fascia A solo per limitate protezioni, sapendo che, in caso di forti eventi, vengono asportate, sono in genere opere a protezione, ad esempio, di sponde.
Quindi, sono opere che non costituiscono una difesa spondale, ma sono solo limitate difese puntuali.
Voglio ricordare che, caso mai, quanto avvenuto dal 1993-1994 è una forte tensione, perché non potendo più difendere tutto ciò che è in fascia A e, in particolare, non potendo difendere i terreni agricoli che nelle fasce di pertinenza del fiume vengono erosi da questi eventi (a volte anche da piogge rilevanti, anche se non con carattere alluvionale), come potete immaginare si sono create parecchie tensioni, perché l'opinione di tutti coloro che sono collocati lungo un'asta fluviale, è che il loro specifico luogo debba essere difeso.
Il problema è che il PAI ha una visione generale, che riguarda l'intero asse e l'intero bacino del Po; pertanto, deve dettare delle regole che valgano per la difesa complessiva del bacino.
Credo, quindi, che nessuno possa affermare che siano state realizzate opere che abbiano ristretto i letti dei fiumi o che ne abbiano limitato il deflusso. È ovvio che abbiamo un passato molto complesso da recuperare, in merito al quale esistono fondi regionali per le delocalizzazioni (ne sono state fatte un numero rilevante nel corso del tempo).
Come avevo ricordato all'allora Ministro dell'economia Padoa-Schioppa rammenterò (penso nella giornata di giovedì) anche a questo Governo che la legge 35/1995 prevedeva un'addizionale sul bollo bancario finalizzata alla rilocalizzazione delle imprese colpite da alluvione in Piemonte. Questa legge ha gettato da allora almeno 800 o 900 milioni di euro, che tutti noi abbiamo pagato (tutti coloro che hanno un conto corrente bancario). Questi fondi non sono mai stati messi a disposizione.
Questa legge è tuttora in vigore e oggi getta 150 o 200 milioni l'anno che vengono riscossi ma che restano nel bilancio dello Stato, in parte correttamente, perché la norma prevedeva che si utilizzassero anche per finanziare i fondi per il ripristino dei danni alluvionali, in parte sicuramente non in maniera corretta, perché dovrebbero essere messi a disposizione.
Ne avevo parlato all'allora Ministro Padoa-Schioppa, dal momento che abbiamo un grosso problema di rilocalizzazione, per le ragioni che vi dicevo prima, che derivano da una storia di utilizzo degli alvei dei fiumi per localizzazione di attività produttive molto pesante, proprio perch l'uso dell'acqua era l'unica fonte disponibile in quel momento. Per cui è stata in qualche modo una scelta non dico obbligata, ma quantomeno comprensibile.
Per queste delocalizzazioni avevo dunque richiesto che venisse almeno messa a disposizione d'ora in poi questa somma, e che venisse definita una cifra di progressivo ripristino dei fondi non attribuiti, in modo da consentirci di accelerare un processo che altrimenti, con fondi solo nostri (che sono a bilancio, ma che sono sempre di piccola dimensione), non sarebbe possibile.
Come sapete, il Governo è caduto e quindi non abbiamo mai ricevuto una risposta. Pertanto, riproporremo la questione a questo Governo.
Nel bilancio 2008, così come in tutti i bilanci precedenti, abbiamo previsto sette o otto milioni per la rilocalizzazione di attività produttive, e alcuni milioni per la rilocalizzazione di abitazioni in aree a rischio, che, ovviamente, tenuto conto delle dimensioni del problema, non sono sufficienti.
Come ho già avuto modo di precisare - ma lo ribadisco in questa sede il Magistrato per il Po (oggi AIPO) è stato trasformato in una struttura interregionale, gestita congiuntamente da tutte le Regioni del bacino del Po e salvo i fondi che ha a disposizione per gli interventi nei diversi eventi alluvionali che lungo il bacino del Po sono abbastanza rilevanti l'AIPO (come prima il Magistrato per il Po) non ha fondi per le manutenzioni ordinarie. Quest'anno dispone di quattro milioni in tutto per l'intero bacino del Po: come vedete, la cifra è pressoché nulla. Le uniche risorse realmente disponibili per la manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua e dei versanti sono quelle istituite dalla legge regionale sulle autorità d'ambito (ATO).
Come sapete, la legge prevede dal 3% all'8% dei fondi delle tariffe dell'acqua da devolvere alle Comunità Montane per la manutenzione ordinaria dei corsi d'acqua. Sono cifre rilevanti, se si considera quanto dispone l'AIPO per tutto il bacino di Po. La bassa Valle di Susa, ad esempio, ha a disposizione un milione e 100, che derivano dall'autorità d'ambito 3 quella della Provincia di Torino. La Val Chisone ha 1 milione, l'alta Valle di Susa ha una cifra comparabile; tutte le nostre Comunità Montane hanno cifre rilevanti che derivano da quel fondo che attualmente è al 5% (la percentuale del 3.8% è stabilita attualmente al 5%). Globalmente credo che si tratti di 15 o 16 milioni di euro (ossia di una trentina di miliardi delle vecchie lire), che vengono ogni anno devoluti alle Comunità Montane dalle autorità d'ambito per le manutenzioni dei corsi d'acqua. La stessa cosa avviene nelle altre autorità d'ambito, anche se, come sapete, nel caso di quella di Cuneo, che è stata coinvolta dall'evento, siamo ancora in una fase marginale; la cifra è stata stabilità in percentuale, ma non credo che siano state ancora allocate materialmente le risorse, perché l'ambito è ancora in fase di organizzazione.
Queste sono le uniche risorse ordinarie (ossia sempre disponibili perché derivanti da una norma) che esistono attualmente per la manutenzione dei corsi d'acqua e dei versanti in generale nel territorio del bacino del Po.
Ovviamente, dopo un evento di questo genere occorrono delle pulizie immediate degli alvei, che molti Comuni stanno già disponendo con proprie ordinanze, e che vanno coordinate dal nostro Settore Opere Pubbliche e dall'AIPO, quando di sua competenza, perché l'idraulica è una disciplina controintuitiva e quindi la convinzione di tutti che basti svuotare l'alveo per evitare le alluvioni è errata, perché al massimo risolve il problema localmente, ma si accelera la velocità dell'acqua creando problemi a valle.
Quindi l'interesse collettivo non corrisponde al possibile interesse individuale e puntuale del Comune o della famiglia.
del tutto evidente che dopo un'alluvione rilevante di questo tipo il riporto di materiali è di tale rilevanza che occorre tempestivamente provvedere allo sgombero: non si tratta soltanto di materiale lapideo, ma anche di tronchi d'albero e quant'altro sia stato portato giù dalla piena.
Questo materiale deve essere eliminato dagli alvei perché altrimenti si corrono gravi rischi.
Stiamo trattando affinché venga inserita nell'ordinanza, sia pure con la supervisione delle Opere Pubbliche, per le ragioni che vi dicevo, la possibilità di effettuare con necessaria rapidità i disalvei.
Inoltre, costituiremo, secondo una prassi dettata dall'esperienza, una Conferenza dei Servizi che analizzi tutti i progetti (interventi manutentivi, i ripristini e le opere che devono avvenire a seguito dell'evento) ed esprima tutti i pareri congiuntamente entro 7 giorni, come si è fatto per i precedenti eventi.
Si è parlato - ne ha parlato anche la televisione - di un Piano da 50 milioni di metri cubi di manutenzioni che non sarebbe stato realizzato.
Segnalo che si tratta di un Piano di un Consorzio privato che era stato presentato al Ministero dell'Ambiente e all'Autorità di Bacino, ma che è stato bloccato perché ritenuto assolutamente incongruo, per cui non se ne hanno più notizie.
Invece, una delibera del settembre 2004 di minori dimensioni, per quattro milioni di metri cubi, è sottoposta a valutazione ed ha avuto il parere favorevole solo per il Tanaro, e, infatti, i lavori sono stati fatti.
Attualmente la situazione è questa. Si possono fare interventi sui sedimenti solo fino a 20.000 metri cubi; questi possono essere autorizzati direttamente dalla Regione - Opere Pubbliche o dall'AIPO. Qualunque cifra superiore richiede uno studio dell'intera asta. Questo è dovuto alle ragioni che ho cercato di ricordarvi e che possono essere considerate giuste, criticabili, tutto quello che volete, ma questo è lo stato legislativo e quindi qualunque asporto superiore a 20.000 metri cubi richiede uno studio approvato di asta, quindi puntuale, per le ragioni che dicevo, perché in passato sono avvenuti fenomeni di trasformazione di corsi d'acqua in veri e propri canali che hanno provocato rischi molto gravi per le popolazioni.
Come vi dicevo, siamo in attesa dell'ordinanza. Noi chiederemo di togliere dal Patto di stabilità i fondi per la ricostruzione, sia per la Regione che per le Province che per i Comuni, perché altrimenti sarebbe molto complesso, se non impossibile, in particolare per i piccoli Comuni stare dentro il Patto se ricevono risorse per interventi urgenti e di ripristino.
Per mercoledì sera o giovedì mattina avremo una primissima stima dei danni che presenterò al Governo. È prevista una Conferenza dei Presidenti delle Regioni e una Conferenza Stato-Regioni unificata e quindi ho chiesto di potere, prima o dopo, presentare il quadro, in modo da consentire al Governo già venerdì mattina, se possibile, di ragionare sui fondi necessari per il ripristino.
Da una primissima stima delle due Province, solo per le opere pubbliche, perché per le opere dei privati in questo momento non abbiamo un quadro esauriente. I Comuni sono ancora attivi nella gestione dell'evento e nel ripristino dei collegamenti pubblici, quindi non hanno avuto in alcun modo il tempo di fare una stima dei danni ai privati, ma fra le due Province siamo su una cifra che dovrebbe aggirarsi intorno ai 300 milioni.
Le due Province hanno stimato ognuna quasi il doppio; riteniamo, per che dentro quasi il doppio ci siano anche già le valutazioni delle opere necessarie, non di ripristino ma di adeguamento, dopo l'evento - ad esempio delle difese e di tutti gli interventi del genere - che naturalmente saranno necessarie, ma che rappresentano una fase leggermente successiva. E poi, come sapete, tutti si tengono un po' larghi, ma direi che una stima minima è 250-300 milioni di danni solo per le opere pubbliche e con la possibilità che queste cifre siano in aumento man mano che avremo il quadro esatto.
Se guardate il rilievo fotografico e descrittivo che è stato fatto su tutte le aste coinvolte, vi renderete conto che i danni sono molto rilevanti. Ci sono moltissime opere pubbliche, come strade e piccoli ponti che non sono state coinvolte, se non marginalmente, come anche grande viabilità o ponti di rilievo, però ponti di minori dimensioni, strade provinciali e strade comunali sono in numero rilevantissimo e, come sapete ognuna di queste opere richiede finanziamenti piuttosto consistenti.
Le perimetrazioni esatte dell'evento le potremo fare solo quando potremo dichiarare completamente chiuso lo stato di emergenza. Cercheremo di limitare al massimo gli interventi per evitare la dispersione delle risorse, quindi di limitare ai luoghi effettivamente caratterizzati da eventi di rilievo.
Due parole sull'evento maggiore, soprattutto in termini di tributo di vite umane, che è quello avvenuto in località Garin del Comune di Villar Pellice. In questo caso, si è trattato di un corso d'acqua che viene da molto in alto e con una forte pendenza, come peraltro ce ne sono centinaia nelle valli coinvolte. Avrete modo di vedere anche dalle foto quante siano le aree con caratteristiche estremamente simili e con degli abitati collocati a valle, anche perché gli abitati sono normalmente ubicati o lungo i corsi d'acqua, quelli più recenti, o nelle conoidi, perché le conoidi sono quelle che creano, nel tempo, delle piccole aree di pianura cioè piccoli spazi nelle valli. Se uno guarda dove sono collocati gli abitati, in valli come le nostre sorgono, purtroppo, quasi sempre in prossimità o del corso d'acqua principale o di corsi d'acqua minori, sia perché usavano l'acqua sia perché è il luogo dove si formavano, attraverso l'apporto di terreni alluvionali, piccole pianure sulle quali si costruivano le case.
Credo che spesso chi parla non si renda conto di com'è la configurazione morfologica delle nostre valli, dove collocarsi è difficilissimo. Penso al torrente della Val Grana: nella Val Grana, la parte dove è stata portata via quasi per tre quarti la strada è una valle stretta fra due costoni di roccia, con un fondovalle nel quale passa il torrente, che di solito è piccolissimo, e c'è la strada e c'è lo spazio per il torrente e la strada; in realtà, la strada nel tempo si è un pochino allargata e ha preso un po' di spazio al torrente, ma il torrente, ogni volta che si verifica un evento di questo tipo (ogni 50-100 anni), porta via la strada, come in passato immagino portasse via il sentiero che consentiva di passare. D'altronde è l'unico luogo dove la strada si pu fare, cioè non esiste un altro modo: o si perdono completamente gli abitati a monte, dove ci sono peraltro alpeggi, dove si fa - come sapete - il formaggio Castelmagno, uno dei più importanti del Piemonte, oppure ogni tanto si sa che il fiume porterà via un pezzo di quella strada e andrà rifatta (peraltro, è già stata immediatamente rifatta e ripristinata).
Ci sono situazioni di questo tipo. Come dicevo, molto spesso gli abitati sono in prossimità di corsi d'acqua minori che utilizzavano l'acqua anche in questo caso per le normali funzioni della vita. Naturalmente verrà studiato meglio l'evento, però molte delle cose che sono state dette dai giornali non appaiono vere, perché l'evento è partito da molto in alto.
Un limitato taglio di alberi, peraltro, è normale nella zona, dove esiste una tradizione correttissima di taglio manutentivo dei boschi tre volte all'anno per procurarsi la legna e per non pesare troppo con la copertura forestale, cioè un normale intervento manutentivo. È stato molto limitato e si è fatto nella parte bassa della conoide, quindi non si tratta di un evento dovuto all'uomo, ma di un accumulo di materiale in alto che ha provocato uno smottamento e, in questo caso, ha portato il flusso di fango con in sospensione enormi massi su due case, che - se si vedono le foto del 1957 e del 1977 - erano state invece toccate marginalmente, perché allora l'evento si era spostato più sul lato sinistro che sul lato destro, anche perché basta poco, basta un masso che ostruisce e la colata si sposta quindi tutto quel gruppo di case, come potrete vedere dalle foto, sembrava molto meno a rischio di altre che sono tuttora lì e che rappresentano la quasi totalità del Comune, di quella frazione in particolare.
Sopra lo stesso Comune, ma sopra tutti gli altri, esiste una serie di rii con caratteristiche assolutamente analoghe che potrebbero produrre, in altre situazioni, eventi analoghi.
Il vero tema è che nelle nostre valli, in tantissimi luoghi, o non si abita o si assumono rischi che, essendo i tempi di ritorno di 50, 100, 500 anni secondo i casi, la popolazione ha ritenuto storicamente di assumere.
Non c'è stato intervento umano rilevante e le case, pur restaurate, sono tutte antiche, di alcune centinaia di anni. Anche in questo caso non credo che si possa parlare di responsabilità umana, a meno di non andare a ricercare nei nostri antenati responsabilità che, credo, oggi non sarebbe più possibile attribuire loro, visto che nessuno di loro è vivo. Se noi vogliamo continuare, lo voglio ricordare, ad avere delle valli abitate come tutti vogliamo - parliamo tutti del ritorno delle popolazioni in montagna - dobbiamo sapere che la montagna è, per definizione, un'area con molti rischi e che questi non possono essere evitati, a meno di non spopolare integralmente alcune zone montane.
Penso alla Valle Germanasca dove, come sapete, esiste un fronte di frana molto rilevante che è sotto controllo, è tutto monitorato ma che comunque, potrebbe staccarsi, perché controllare non vuol dire evitare il fenomeno. Si tratta di nuovo di un'area dove è localizzata, soprattutto nel comune di Prali, la principale attività economica della zona e che quindi periodicamente, poiché la strada è in un terreno soggetto a frana, viene isolata e viene ripristinata. Non esiste altro modo se non periodicamente ripristinarla, a meno di non voler svuotare completamente la valle.
Queste sono cose che credo vadano ricordate perché, contemporaneamente noi dobbiamo fare tutto il possibile e questa Regione, con maggioranza diverse, lo ha sempre fatto: ha partecipato alla costruzione, all'adozione all'approvazione del PAI, all'adeguamento degli strumenti urbanistici e non ha più consentito nessun'intrusione nei corsi d'acqua. Contemporaneamente ha fatto quello che poteva per la rilocalizzazione, tenuto conto delle limitate risorse messe a disposizione.
Tutti i ripristini fatti dalle precedenti alluvioni sono stati eseguiti bene, con grande attenzione idraulica e hanno retto. Credo che nessuno possa essere accusato di avere fatto cose che non erano corrette dal punto di vista scientifico e tecnico, oltre che politico.
Tuttavia siamo in una situazione molto difficile, siamo la parte a monte di tutta la pianura del Po e dobbiamo essere estremamente attenti. Da noi gli eventi vengono previsti con un giorno, un giorno e mezzo di anticipo, ed è già moltissimo, perché siamo nella parte alta della valle.
Siamo riusciti a prevedere, anche in questo caso, l'evento in tempo per mettere al massimo possibile in sicurezza. Dico al massimo possibile perché una cosa è prevedere le piogge, un'altra è riuscire a capire dove andranno ad incidere.
In merito alle critiche che sono state mosse all'AIPO, per carità, come sappiamo tutti il Magistrato del Po ha tante colpe passate, ha avuto tante critiche perché, come sempre, solo coloro che fanno commettono errori, ma il personale dell'AIPO è stato sempre presente e ha vigilato - c'è un vincolo di controllo di tutte le arginature - su tutte le arginature esistenti, che sono state tenute sotto controllo e hanno retto.
Mi scuso se ho preso un po' di tempo, ma volevo che il Consiglio fosse aggiornato su tutto l'evento. Evento che, come purtroppo avviene, si è sviluppato nell'arco di poco più di due giorni e che richiederà, a tutte le nostre strutture - ma anche a noi stessi, perché sia la Giunta sia il Consiglio avranno molte decisioni da prendere e molti atti da compiere alcuni anni per essere completamente ripristinate.
Molte sono le cose che dovremmo fare e quando, alla fine, faremo un bilancio, probabilmente saranno ancora di più di quante, in questo momento possiamo immaginare.
Chiedo, quindi, al Consiglio di darci una mano a adottare, man mano tutti gli atti che saranno necessari per la parte che competerà al Consiglio, in modo da accelerare al massimo possibile le operazioni di messa a disposizione delle risorse relative al ripristino e alle attività necessarie a seguito di una più precisa definizione dell'evento.
Da ultimo, oggi pomeriggio, come sapete, ci saranno i funerali delle quattro vittime in Valle Pellice. Sicuramente sarò presente, ma penso che una piccola delegazione del Consiglio, per non affollare troppo una situazione che sarà difficile, sarebbe opportuno fosse presente. Grazie.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza proporrà un minuto di silenzio all'apertura della seduta pomeridiana in concomitanza con le esequie funebri delle quattro vittime del disastro della frazione Garin in Val Pellice.
Verrà formalizzata anche una delegazione del Consiglio regionale presente, a fianco del Gonfalone. Prego i Consiglieri che fossero interessati, a comunicarlo in maniera tale da organizzare anche il trasporto. Bisogna essere presente alla 14.30 presso il tempio di Torre Pellice.
Comunico, inoltre, che l'intervento della Presidente Bresso che è stato stenografato verrà trasmesso via file, insieme alla relazione della Protezione Civile e alla relazione dell'ARPA, a tutti i Gruppi consiliari.
una documentazione voluminosa e dettagliata, con molte immagini, che viene inoltrata a tutti per eventuali necessità di approfondimento.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola Media Statale "A. Meucci" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola Media "A.Meucci" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Come avete compreso, stiamo assistendo ad una comunicazione della Giunta regionale a cui seguirà un dibattito sui recenti eventi alluvionali che hanno toccato varie parti della regione Piemonte.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Comunicazione della Giunta regionale relativamente agli eventi alluvionali del 29 e del 30 maggio 2008 (seguito)


PRESIDENTE

Sulle comunicazioni della Giunta regionale, ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Quanto tempo ho per l'intervento?



PRESIDENTE

Non ci sono norme sul Regolamento, per cui il termine ordinario è di dieci minuti per queste comunicazioni.



CAVALLERA Ugo

Primo di tutto il mio pensiero, ma penso il nostro, va senz'altro alle persone che hanno perso la vita, come anche la solidarietà a tutte le famiglie che sono state danneggiate. Ovviamente ciascuno di noi è impegnato a dare il proprio contributo affinché, da un punto di vista dell'intervento delle istituzioni, tutto venga fatto per bene, presto e, naturalmente cercando di alleviare i disagi e di arrivare alla ripresa delle attività produttive.
Siamo in una regione che, ovviamente, è tra le maggiori a rischio dal punto di vista idrogeologico e non solo. Per questo negli anni si è organizzata, partendo dall'inizio dalla catena di protezione civile, con un adeguato sistema di previsione che poi supporta la prevenzione.
La Presidente ha illustrato adeguatamente le regole che riguardano soprattutto, i corsi d'acqua, in modo particolare quelli dove sono state definite le fasce, ma all'ultimo l'attenzione si è incentrata proprio sullo scenario di Villar Pellice in località Garin, dove abbiamo la convivenza dell'uomo con questi versanti. Naturalmente questi versanti stabili o meno stabili, conoidi o non conoidi, possono subire delle sollecitazioni e quindi innescare delle frane a fronte di eventi di pioggia o meteorologici rilevanti.
Credo che ci si debba domandare se sono sufficienti le misure che vengono adottate in uno scenario come il nostro, quando dobbiamo prima di tutto pianificare e programmare l'intervento sulla base della situazione esistente. Noi indubbiamente dobbiamo tendere a migliorare le condizioni nelle quali si svolgono le attività di vita e di lavoro dei nostri cittadini e anche la sicurezza delle infrastrutture, ma la Protezione Civile prima di tutto è orientata alla salvaguardia della vita delle persone e poi, ovviamente, anche alla salvaguardia dei beni e delle infrastrutture, ma prima di tutto tutela la vita delle persone.
Quindi, la conoscenza del grado di rischio è assolutamente necessario per stendere i piani di protezione civile. Giustamente la Presidente richiamava il PAI come documento che assorbe sia le fasce fluviali sia anche tutta quella che è la cartografia del dissesto. Però non ci sono solo le regole delle fasce.
Il Settore Geologico dell'ARPA a volte dà anche fastidio, questo lo voglio sottolineare. Forse bisognerebbe rivedere alcuni programmi di spostamento del Settore Geologico, perché talvolta l'indipendenza del soggetto è anche garanzia dell'emissione di un parere che può impedire di fare determinate cose.
Però, essendo stato Assessore per parecchi anni, potrei portare tantissimi esempi che dopo abbiamo verificato non essersi verificati eventi negativi. Quando invece si opera senza avere una guida tecnica e un rigore nell'uso del suolo, si verificano determinate cose.
Ora, volevo proseguire sulla strada del "si è fatto tutto il necessario?". Premetto che sono convinto, e posso anche testimoniarlo personalmente che tutto il nostro personale - e quando dico nostro lo dico in senso lato, quindi regionale, dell'ARPA, comunale, provinciale, delle comunità montane, AIB, Vigili del fuoco, cioè tutti coloro che sono operativi - conoscendo la situazione e anche avendo informazioni dirette in questo caso, ha fatto il massimo. Quindi, devono senz'altro essere elogiati.
Però quello che mi domando è se non serva fare dei passi in avanti per quanto riguarda proprio questo collegamento tra l'analisi del rischio e le risposte che devono essere date a fronte di determinate situazioni.
Abbiamo presente la situazione di Sarno, dove la Protezione Civile ha istituito un sistema di rilevazione, per cui quando la pioggia accumulata arriva a tot millimetri, c'è o c'era (adesso non so come funziona ultimamente la situazione) l'evacuazione secondo determinate condizioni.
chiaro che dobbiamo lavorare per evitare le condizioni di evacuazione, ma fin tanto che determinate condizioni di rischio permangono purtroppo a fronte di particolari situazioni bisogna anche mettere in cantiere l'evacuazione. La Protezione Civile ha emanato nel 2004 la direttiva "Indirizzi operativi per la gestione organizzativa e funzionale del sistema di allertamento nazionale e regionale per il rischio idrogeologico ed idraulico di protezione civile". Lo sa bene la collega Ferrero, che allora condivideva quest'attenzione.
Successivamente - io conosco i primi tempi, quindi l'inizio del 2005 quando si è data attuazione a tutte le parti iniziali riguardanti il Centro funzionale di protezione civile, abbiamo esportato in tutta Italia il sistema dei centri funzionali, ma dopo nella direttiva ci sono tutte le questioni riguardanti anche i centri di prevenzione idraulica ed idrogeologica.
Ho perso un po' l'attenzione, non essendo nella parte esecutiva e di governo dell'Amministrazione, ma vorrei domandare: sotto questo profilo abbiamo dato attuazione a questa direttiva con l'organizzazione di tutte queste presenze, che poi costituiscono il coordinamento operativo delle risposte, a fronte di determinati eventi? Altrimenti rischiamo di avere una massa enorme di dati in ordine alla conoscenza del territorio e non avere l'adeguata risposta nel momento in cui, in quel determinato punto, gli eventi si sviluppano.
Faccio presente che il tempo di ritorno degli eventi e la ricorrenza di un'alluvione nella nostra regione, se ragioniamo in termini medi, è ogni 18 mesi. Se andiamo a vedere gli ultimi 30-40 anni, ogni due anni abbiamo un'alluvione.
Nella situazione di Garin, la Presidente lo ha citato: 1957, 1977, poi 1993, anche se non ha innescato eventi catastrofici.
Quindi, occorre assolutamente andare ad approfondire e naturalmente ci mettiamo a disposizione, come opposizione, per verificare come procedere attraverso un percorso che sarà valutato quale potrà essere. Ci sono anche altri colleghi del Gruppo che interverranno.
In ogni caso, credo che dobbiamo lottare per avere i fondi per ripristinare, avere i fondi per fare la manutenzione, ma a mio avviso la prima cosa da fare è quella di avere dei programmi di intervento e di emergenza di protezione civile in tutte le realtà con dei monitoraggi locali che si avvalgano anche delle reti più generali che sono messe in piedi dalla Regione, in modo da poter prendere, tramite i Comuni e tramite i gruppi locali, quei provvedimenti immediati che sono gli unici che poi alla fine servono, presidiando ponti ed argini e anche facendo evacuare laddove è necessario, com'è successo nel Cuneese. Però non deve essere un'organizzazione che da una parte funziona e dall'altra non lo so.
Dobbiamo valutarla a fondo e il mio non è un discorso che mira a vedere di chi è la responsabilità di quell'evento, ma mira soprattutto a monitorare come stanno le cose per correggere il tiro e garantire più sicurezza alla regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Non vorrei che molti lo richiedessero, ma credo di averlo già detto rispetto al presidio di tutti i corsi d'acqua, anche per verificare l'eventuale esondazione: quasi tutti i Comuni avevano predisposto il Piano di Protezione Civile, che hanno tempestivamente attuato, tant'è vero che come avete letto, moltissime persone sono state spostate. L'ho detto forse all'inizio, quindi non lo ricordava, ma è stato fatto ovunque fosse stato previsto. Purtroppo, non tutto è prevedibile, anche perché questo evento è partito molto in alto, in una zona non prevedibile.
Volevo dirlo soprattutto a tutela di tutti gli amministratori che hanno passato le notti avvertendo porta per porta le persone che, secondo quanto riportato nel loro Piano, potevano correre dei rischi. Quindi assolutamente, tutti hanno provveduto in tal senso, ma, purtroppo, non tutto è prevedibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Davvero sottraggo tre minuti al Consiglio, innanzitutto, per esprimere il cordoglio dei comunisti piemontesi alle famiglie delle vittime; non è retorico, ma utile e necessario da questo punto di vista.
In secondo luogo, do atto alla Presidente di avere portato in Aula una relazione esauriente sui fatti occorsi nei giorni scorsi; però, senza enfatizzare, dobbiamo anche esprimere con grande nettezza la nostra soddisfazione per il livello di risposta all'emergenza da parte della struttura regionale, della Giunta, della Presidente e dell'Assessore competente. Chi è l'Assessore competente oggi non se lo ricorda nessuno ma, in presenza di critiche, il nome dell'Assessore Caracciolo emerge sempre con grande chiarezza. Pertanto, oggi, mi pare utile esprimere la soddisfazione e anche il nostro ringraziamento per l'azione compiuta sul versante dell'emergenza in queste ore. Ovviamente, a quel ringraziamento associamo la rete della Protezione Civile, i volontari e tutti coloro che prontamente si sono attivati per dare una risposta nel momento dell'emergenza.
La Presidente ha ricordato l'azione di prevenzione, che noi riteniamo fondamentale rispetto a questi eventi, la messa in sicurezza dei fiumi e degli argini, il blocco della costruzione e dell'edificazione nelle aree esondabili dei fiumi. Rispetto a questo, Presidente, voglio fare un'aggiunta: so che siamo impegnati anche su quell'altro versante, ma, in termini più generali, girando un po' per le valli del nostro territorio, è possibile notare - certo anche questo è eredità del passato, di cui noi dobbiamo farci carico - che il selvaggio disboscamento delle nostre montagne è un elemento abbastanza diffuso. È un tema addirittura di tipo planetario, ma, restando alla nostra regione, credo occorra, tra tutte le altre azioni ricordate dalla Presidente, mettere in atto un piano forte di rimboschimento dei pendii montani della nostra regione. Le segnaleremo le situazioni puntuali, ma tutti gli esperti dicono che questo è uno dei motivi per cui l'acqua acquista velocità e, quando il terreno non è in grado di assorbirla adeguatamente, è difficile arginarla.
In terzo luogo, Presidente, rispetto alla necessità di interventi che lei ha richiamato, ho letto, come credo tutti noi, l'intervista al neo Ministro Matteoli sul tema della salvaguardia idrogeologica del territorio nazionale, che era stato chiamato in causa sul tema piemontese.
Noi siamo preoccupati per le affermazioni del Ministro Matteoli, perch con quell'intervista, sostanzialmente, ha alzato formalmente e pubblicamente bandiera bianca rispetto alla necessità di interventi strutturali sul nostro territorio, dicendo che per quegli interventi neanche chiederà i soldi al Governo, perché sa che tanto non ci sono, ma è un Ministro della Repubblica, che ha quella delega! In aggiunta ad una superficialità preoccupante, credo ci sia una grave sottovalutazione politica, oltre che tecnica. Noi dovremmo ricordare al Ministro Matteoli e all'attuale Governo che, purtroppo, nel nostro paese e anche nella nostra regione, questi eventi calamitosi stanno assumendo una frequenza sempre più ravvicinata, quale effetto del mutamento climatico.
La Presidente ha citato dei precedenti e una volta il Consigliere Cavallera ci ha ricordato il verificarsi di tali eventi ogni vent'anni, ma adesso, purtroppo, questi avvengono ogni due, tre, quattro anni e anche sul territorio della nostra regione queste precipitazioni hanno assunto un carattere tropicale, con rovesci violentissimi, molto concentrati nel tempo: sono gli effetti del mutamento climatico! Anche se notoriamente sono restio ad esprimere complimenti pubblicamente, rispetto alla necessità di operare anche sul terreno del contrasto - lo dico per quello che si può fare - ai mutamenti climatici, la Regione ha messo in campo un Piano che va verso le energie rinnovabili, è la parziale emancipazione dalle energie che provocano l'effetto serra.
Sto parlando di altro? No, questa questione, se non la si affronta complessivamente, rischia di trasformarsi nella tragedia del XXI secolo.
Noi sentiamo questa preoccupazione, dunque, rubando questi pochi minuti al Consiglio, volevo riportarla e, possibilmente, renderla patrimonio di tutti.
In ultimo, abbiamo sentito polemiche - lasciatemelo dire - davvero ridicole da parte di un autorevolissimo parlamentare di questo territorio l'Onorevole Napoli. Siamo riusciti a polemizzare con i vertici istituzionali locali e con la Prefettura perché, in via cautelativa venerdì sono state chiuse le scuole! Avete fatto bene, Presidente, è stato un segno di grande responsabilità e di prevenzione, ma polemizziamo anche su questo? Se la situazione fosse precipitata nella notte o il mattino dopo avessimo avuto decine di migliaia di studenti in giro per la regione? Cerchiamo di essere responsabili! Quanto detto non è rivolto a nessuno di voi, ma a chi ha sollevato questa polemica in un momento in cui tutti noi eravamo impegnati in altro.
Un'ultima questione puntuale: la Presidente ci ha fatto un quadro generale, ma noi vorremmo richiamare l'attenzione su una questione particolare che riguarda la città di Torino. Presidente, credo che dovremmo accelerare e richiamare con grande forza la messa in sicurezza degli argini della Dora nei pressi dell'Ospedale Amedeo di Savoia. Non è possibile tutte le volte che c'è una piena essere costretti...



(Commenti della Presidente Bresso)



CHIEPPA Vincenzo

Non è una responsabilità sua, così è la situazione.



(Commenti della Presidente Bresso)



CHIEPPA Vincenzo

Certo.



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



CHIEPPA Vincenzo

Però, magari...



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



CHIEPPA Vincenzo

Va benissimo, c'è stato un intervento di evacuazione dei pazienti.



(Commenti della Presidente Bresso)



CHIEPPA Vincenzo

Preventiva, va molto bene.
Però, Presidente, vorremmo che quel sito, oggi destinato ad attività ospedaliera e che si prevede resti tale con la realizzazione in quell'area del nuovo Ospedale Amedeo di Savoia-Maria Vittoria, venga messo strutturalmente in sicurezza, poiché ci pare sbagliato e dà anche un'immagine di precarietà, anche quando non vi è l'urgenza - per fortuna né la necessità. Rispetto ad un sito di quel genere, sollecitiamo con grande forza un intervento puntuale, che metta in strutturale sicurezza quell'area ospedaliera. Evitiamo, ogni volta che si presenta una piena purtroppo sempre più frequente - che si debbano evacuare decine o centinaia di pazienti ricoverati, con tutti i disagi che possiamo immaginare.
Chiedo scusa, ma era una questione importante sulla quale, a nome del Gruppo dei Comunisti Italiani, avanzo una formale richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intanto ci uniamo, come Gruppo, alla parte più importante e più drammatica di quanto è avvenuto in questi giorni, rappresentata dalla perdita di vite umane: le condoglianze e il cordoglio sono un elemento indispensabile. La partecipazione oggi ai funerali, per chi potrà, sarà un modo di testimoniare una vicinanza che, però, non dev'essere soltanto episodica. L'assenza delle Amministrazioni pubbliche - non di una parte o dell'altra - è una delle cose che molto spesso, almeno personalmente, ci viene lamentata.
Così pure ci uniamo volentieri all'apprezzamento di tutte le strutture l'elenco completo credo che lo abbia fatto la Presidente - che in questi giorni si sono adoperate nell'interesse collettivo, e che abbiamo imparato ad apprezzare in un evento ancora più drammatico, quello del 1994, che ha segnato, per quanto mi riguarda - i colleghi vorranno perdonare la mia ignoranza - un passaggio nel trasformare quel tipo di problema da un'emergenza dovuta ad una calamità ad un fatto che oggi noi tutti consideriamo endemico, perché può ripetersi anche domani.
Partirei proprio da questo per chiedere ai colleghi del Consiglio (e non all'Esecutivo), soprassedendo per un attimo ad elementi superficiali di analisi (che non è che non ne esistano, ma non è oggi il momento per analizzarli), nonché a elementi superficiali di proposta o di critica (che di nuovo, non è che non ne esistano, ma non è questo il momento per discuterne), di farlo diventare un elemento di sistema.
Per il nostro Gruppo - ma, più in generale, per i Gruppi dell'opposizione, sebbene non abbiamo avuto tempo né modo, per ora, di sentire i colleghi della minoranza, ma lo faremo nella riunione dei Capigruppo di domani - è necessario che il Consiglio se ne occupi in maniera sistemica. Sia ben chiaro, comunque, che il discorso non è, per quanto ci riguarda, limitato ai colleghi dell'opposizione. Semplicemente facciamo dei distingui tra chi ha oggi l'onere (e non solo l'onore) di governare, e chi ha in quest'Aula e in questa Regione un compito diverso che è quello di opporsi e, quindi, di controllare e di criticare.
Pertanto, domani, come Gruppo, ma probabilmente come Gruppi dell'opposizione - come ripeto, il pensiero non vuole essere affatto preclusivo (anzi!) per i Gruppi della maggioranza - proporremo un intervento sistemico. Noi pensiamo ad una Commissione, sulla natura e la composizione della quale siamo aperti, nel senso che non abbiamo suggerimenti da dare, perché il tema è enorme. E nell'ambito dell'enormità toccando un elemento centrale, che è la tutela e la valorizzazione del nostro territorio, deve, per quanto ci riguarda, tenere la natura di sistema. Non che le Commissioni permanenti non ne abbiano titolo, ma chiunque si occupi d'attività di Consiglio sa bene come, proprio in questi giorni, con fatica si sta organizzando il lavoro delle Commissioni, che per 'n' motivi, non tutte e non nella stessa misura, sono oberate di lavoro.
Vorremmo proporre, quindi, coi tempi certi e brevi, una Commissione che affronti la tematica complessiva qui citata in un evento di emergenza sapendo che l'emergenza si può riproporre e sapendo, altresì, che le critiche a ciò che si sinora è disponibile in termini di strumenti, di disposizioni e di leggi - lascio per ultimo il tema che, a mio avviso, è meno importante, ma ci torno, quello dei fondi - vengono segnalate da tutti gli Amministratori, da tutti gli operatori e da tutti i cittadini.
Se il problema è di sistema, la risposta deve essere di sistema.
Viene anche bene che avvenga in questo momento, perché quest'Aula si deve occupare, negli stessi giorni, di altri due elementi, uno dei quali riguarda le Comunità montane (c'è un impegno ad affrontare il tema entro il 30 giugno).
Cito, senza voler esprimere pareri, le opinioni citate ieri dai giornali del Presidente nazionale di tale struttura, che pone la tutela del territorio al centro delle attività delle Comunità montane. Era l'unica parte di quell'articolo che condividevo, perché il resto era tutto un'ipocrisia sui risparmi che si riducono attorno a questo modello d'efficienza, non perché non ce ne siano, non perché i risparmi non debbano iniziare da tutti i settori, ma perché in un bilancio da 12 miliardi utilizzare la modifica delle Comunità montane come simbolo di risparmio, mi sembra, francamente, una delle modalità più ipocrite (non l'unica) cui siamo sottoposti.
C'è il tema delle responsabilità: non tutto, anche in questo caso, ha funzionato bene. Temo di dover dire che quando si perdono delle vite umane sempre c'é da vedere perché questo è successo e se questo poteva essere evitato.
Infine, c'è il tema dei fondi: ricordo bene che un Capogruppo di Rifondazione Comunista in quest'Aula, anni fa, chiese ed ottenne che nell'area degli investimenti a bilancio venissero inseriti 100 miliardi di lire (non c'era ancora l'euro, età fortunata!). Io gli dissi: "Guarda che questi 100 miliardi di lire non saremo in grado di spenderli", ma lui diede una risposta che ritenni, oltre che condivisibile, anche intelligente: " bene che vengano posti i segnali di dove una parte politica vuole intervenire, non tanto e non solo perché poi questi segnali si possano eventualmente, trasformare in azioni, ma perché senza segnali e senza fondi di sicuro le azioni non seguiranno".
Credo che chiunque abbia voglia di guardare i dati, prima di emettere opinioni, potrebbe vedere, nell'ambito di questi quindici anni, come i bilanci dell'Ente abbiano o meno segnalato iniziative tese in senso lato alla tutela e alla valorizzazione del territorio com'elemento fondante della nostra collettività, com'elemento di patrimonio vero della nostra collettività, per trarne anche giudizi sul quanto, sul come e sul dove questi fondi siano stati utilizzati.
Tralascio qui scelte diverse: è noto che le parti politiche hanno proposto scelte differenti; è noto che parti delle cose decise - ahimè, non è una prassi inconsueta - sono state decise e non fatte; è noto che non tutti i punti di vista sono collimanti sul che cosa si dovrebbe fare.
Mi sottraggo volentieri dal fare un'elencazione delle cose, perché non è oggi l'elemento della polemica, ma è certo che esistono visioni diverse anche all'interno del nostro territorio, che non è tutto uguale, e anche all'interno della distribuzione delle nostre valli e delle nostre Province che non sono tutte identiche.
Essendo elemento di sistema, come sistema, a nostro avviso, deve essere affrontato.
Come dicevo prima, l'occasione è anche giusta: quanto prima la Giunta ci presenterà una legge di assestamento - questo impone la normativa - che è una norma finanziaria che serve (o dovrebbe servire o noi vogliamo che venga interpretata in modo che serva) a riorientare le politiche di utilizzo delle risorse della Regione all'interno delle proprie priorità.
Chi ci ascolta - parlo dei colleghi Consiglieri - non credo abbia già dimenticato come non tanto tempo fa sostenevamo che quest'Ente abbia una scarsa propensione agli investimenti e una scarsa propensione, nelle cifre stanziate per investimenti, a farle diventare tali, cioè ad erogarle. Non abbiamo evidentemente modificato di un millimetro il pensiero; lo riproporremo fra un attimo, non appena la Giunta ci proporrà la legge di assestamento, perché compete alla Giunta proporci le leggi, non compete all'opposizione farlo, se non in una strana visione che alcuni hanno in quest'Aula, ma questo attiene alla confusione e non alle leggi.
Nell'ambito della nostra prossima attività di controllo e opposizione sul documento di assestamento, quando ci sarà proposto - ci piacerebbe fosse prima dell'estate, la legge stabilisce entro il 30 giugno, ma si sa che i termini perentori non sono sempre così seguiti non solo da questa Giunta, anche dalle altre - due saranno le linee d'azione che noi seguiremo: il tentativo di ridurre sempre l'utilizzo delle risorse pubbliche e la tutela del territorio come infrastruttura principale nell'ambito della quale esercitarsi.
Chiudo rubando un attimo, anche se ci sarebbe un terzo punto, su cui però sorvolo, altrimenti inserirei un elemento di polemica.
nei fatti che un servizio del TG3 di sabato, forse perché non sufficientemente agiografico - sulla agiografia ciascuno di noi ha delle sensazioni molto personali - abbia destato particolare criticità e critica da parte di strutture della Giunta regionale, non della Presidente direttamente - non mi risulta - ma certamente di persone molto vicine estremamente vicine, direttamente dipendenti da lei. Su questo faremo un caso specifico, non certo per difendere la libertà di stampa né per aumentare il diritto...



PRESIDENTE

Consigliere, le ricordo i tempi.



BURZI Angelo

Tanto se smetto su questo, Presidente, riprendo subito dopo sull'ordine dei lavori. Se lei, invece, mi concede trenta secondi, non lo faccio dopo.
Dicevo, non certo perché noi siamo particolarmente dubbiosi di lavorare in trasferta nell'ambito della comunicazione di questa Regione, anzi riteniamo che a lavorare in trasferta si cresca di più e meglio, ma ci sono dei limiti anche alle critiche quando non si è sufficientemente agiografi e ci sono dei limiti anche al controllo culturale della comunicazione, specie se pubblica.
Su questo torneremo domani in sede di Capigruppo, perché ci sembra che in questo caso i limiti si siano ampiamente esondati.



PRESIDENTE

Grazie, collega Burzi. Mi spiace che lei se ne abbia a male dei miei richiami al rispetto dei termini. Purtroppo, mi rendo conto che applicare le stesse regole a persone diverse di per sé è disuguaglianza, però siamo tenuti a far applicare il Regolamento e quindi cerchiamo di farlo con la stessa modalità nei confronti di tutti i colleghi.
La parola al Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Innanzitutto voglio esprimere apprezzamento per la relazione puntuale e dettagliata della Presidente, che peraltro ci era stata preannunciata da un messaggio della Presidenza del Consiglio. Esprimo apprezzamento anche per una comunicazione tempestiva che la Giunta ha voluto fare come atto di attenzione al Consiglio regionale, dovuta certamente, ma visto che solleviamo strali quando magari c'è qualche ritardo, è bene sottolineare la tempestività di oggi.
Mi unisco alle parole della Presidente per esprimere dolore e costernazione per i lutti che hanno colpito le famiglie di Villar Pellice.
Formulo un auspicio: che la risposta, l'aiuto dello Stato e della Regione sia tempestivo ed adeguato anche per le famiglie e non soltanto per il ripristino delle opere.
Naturalmente rivolgo il mio apprezzamento anche per quanti hanno operato in questi giorni: i volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, i Carabinieri, la Polizia e tutto il personale della nostra Regione e degli altri Enti.
Com'è già stato sottolineato dall'intervento del collega Chieppa, c'è stata una risposta efficace da parte della Protezione Civile regionale, che ha preparato la sua azione per tempo, a fronte delle segnalazioni che ci sono state, dagli allertamenti e dalle materiali sollecitazioni dei Comuni.
Direi che l'esperienza del passato non è stata dimenticata, anzi se ne è fatto frutto e l'impegno regionale ha raccolto apprezzamenti da tutti e ha retto bene alla prova, dimostrando di essere una struttura di eccellenza.
La Presidente ha fatto riferimento a come le opere post-alluvionali che hanno riguardato gli eventi del passato abbiano retto bene e come le modifiche introdotte dai Piani Regolatori da parte dei Comuni abbiano, in qualche modo, garantito situazioni sul territorio negli ultimi anni che non hanno riproposto condizioni di rischio.
Il Consigliere Cavallera ha fatto riferimento al problema dell'ARPA.
Credo che l'ARPA abbia svolto e svolga sicuramente un ruolo estremamente importante; non colgo, però, rischi di lesione all'autonomia dell'attività dell'ARPA, se questa fosse accorpata nella struttura regionale, anche perché la domanda che mi sorgerebbe conseguente è che, se non c'è questa autonomia estranea alla cultura regionale, ci sarebbero forse azioni di pressione per evitare l'autonomia di giudizio e di valutazione? Cosa che io non ritengo assolutamente.
In questo quadro che ha ricevuto apprezzamenti generali, vi sono sicuramente alcuni aspetti da perfezionare. Per quanto riguarda la mia zona e l'asta del fiume Dora Baltea, ho raccolto alcuni problemi che riguardano in particolare le comunicazioni delle Prefetture, i collegamenti relativi allo scambio di informazioni con la Valle d'Aosta, ma credo che siano dettagli poco significativi rispetto a un quadro generale estremamente positivo; dettagli che vanno comunque raccolti per farne tesoro e migliorare in futuro.
In questi giorni la Presidente Bresso - l'ha ripreso anche nella relazione - ha fatto una denuncia estremamente puntuale sulla necessità di pensare in modo più continuativo e costante alla prevenzione e alla carenza di risorse messe a disposizione per la prevenzione. L'AIPO stesso non ha stanziamenti costanti per le opere idrauliche e forestali, l'ha confermato anche il rappresentante del Governo.
Vorrei sottolineare un aspetto che riguarda la prevenzione che ritengo estremamente significativo, e cioè chiedo alla Presidente e alla Giunta di inserire nell'elenco degli interventi necessari, che sarà presentato al Governo, non soltanto gli interventi relativi al ripristino dei danni che sono evidenziati in questo momento sul territorio, ma anche tutti quei progetti che sono stati in qualche modo già validati dagli uffici regionali e che fanno riferimento a una legge regionale (n. 54/85), ma per i quali non ci sono le risorse per il finanziamento. Si tratta di progetti che riguardano zone a rischio sul territorio regionale e che quindi rientrano pienamente nell'ottica della prevenzione, se sono attuati. Dunque vi è la necessità di chiedere stanziamenti anche per la copertura di questi progetti, che sono oggi sospesi perché mancano appunto le risorse.
Quanto alle risorse, è stato detto che lo Stato ha messo a disposizione i primi cinque milioni: è un segnale di attenzione tempestivo. La Regione mi pare ne abbia già stanziati oggi altri dieci e credo che lo Stato debba fare un'azione di reperimento di altre somme, perché le risorse che debbono essere messe in campo sono ben più significative e importanti di quanto non si sia disposto finora.
Naturalmente, in questi stanziamenti chiediamo che ci siano - lo ribadisco - non soltanto risorse per il ripristino dei danni, ma anche per la prevenzione e la rilocalizzazione delle strutture a rischio, alcune delle quali sono ancora veramente scoperte e fortunatamente in questi giorni di alluvione e di calamità non sono state toccate dagli eventi altrimenti avremmo avuto un bilancio ben superiore.
Le opere hanno retto bene, è stato detto. Fortunatamente hanno retto bene anche perché il livello di piena non ha raggiunto i valori di qualche anno fa. Quindi bisogna porre attenzione alla continua manutenzione delle opere, ma anche e soprattutto al loro completamento.
Per quanto riguarda una situazione a rischio nell'area territoriale che conosco di più, quella del nodo idraulico di Ivrea, credo ci sia stato un test significativo e importante, che però chiede di completare le opere per evitare che, se si verificassero situazioni di piena più elevata, quanto è stato finora realizzato moltiplichi gli effetti, in modo devastante, sul territorio. Anche qui ripropongo il discorso delle risorse necessarie e quindi pensare in modo continuativo alla manutenzione delle opere realizzate, che credo sia un aspetto assolutamente significativo.
Un'ulteriore riflessione sul ciclo temporale di ripetizione dei fenomeni alluvionali: 1993, 1994, 2000, 2002, 2008. Come si vede, i cicli sono molto ravvicinati, molto più ravvicinati rispetto al passato. Credo che questo chieda un'attenzione continua al territorio, ma penso anche che questi eventi abbiano consolidato nel nostro Ente una sensibilità che riguarda la pianificazione urbanistica, che riguarda tanti altri settori delle nostre strutture, e che abbiano creato le condizioni per la tutela di un territorio regionale che è ad alto rischio idrogeologico, visto che è un rischio che riguarda l'86% dei Comuni piemontesi.
Condivido pienamente quanto diceva la Presidente, anche rispetto alla necessità di trovare compromessi tra l'esigenza di garantire la presenza dell'uomo in alcune valli e le infrastrutture che dovranno essere realizzate per garantire questa presenza. L'assenza di presenza umana in alcune realtà non vorrebbe dire diminuire i rischi con l'assenza di antropizzazione, ma moltiplicarli per l'assenza continuativa di manutenzione sul territorio.
Il Consigliere Chieppa ha fatto riferimento ai problemi dell'imboschimento, ma non risulta che ci siano fattori eclatanti di disboscamento nella nostra regione tali da essere denunciati come causa di queste situazioni. Credo, caso mai, che sia necessario porre attenzione a un altro aspetto, a quello della manutenzione del sottobosco, delle opere di difesa per evitare che ci sia un surriscaldamento delle acque che produce gli effetti che sono stati richiamati prima.
Credo,anche che dovremmo pensare a come coordinare un rapporto con le Comunità montane per l'utilizzo di quei fondi ingenti che la Presidente ha citato e che derivano dalla gestione del ciclo integrato delle acque e che, mi auguro, vengano dalle Comunità montane indirizzate a limitare il rischio idrogeologico sul territorio.
Chiudo con una considerazione. L'AIPO è stata chiamata in causa in questi giorni non soltanto per la carenza di risorse ma, in alcuni casi anche per la lentezza progettuale e le capacità realizzative. Qualcuno ha proposto che l'AIPO affidi alle Province il compito di progettare e realizzare le opere. Lascio all'Assessore competente e alla Giunta la valutazione di questa sollecitazione. È certo che non può essere generalizzata.
Noi ci troviamo con Province, come quella di Torino, che hanno sicuramente tradizionale e consolidata esperienza di progettazione e realizzazione delle opere, ma altre, nel nostro territorio, ne hanno molto meno. Penso anche che sono strutture provinciali molto deboli, per cui è difficile pensare che l'AIPO generalizzi un affidamento alle Province delle sue competenze.
Chiudo con un riferimento alla necessità di manutenzione continuativa degli alvei dei fiumi e dei torrenti. La necessità di rimuovere materiali è stata richiamata anche nella relazione della Giunta. Penso sia necessario rivedere anche la normativa che riguarda l'estrazione di materiali dagli alvei. Se si parla con il Sindaco di Novalesa questi racconta di una vicenda emblematica, di come in quattro, cinque anni non sia riuscito ad allontanare il materiale dall'alveo e neanche quello ammucchiato ai bordi del fiume. Un tempo, dalle mie parti vi erano le cosiddette "roide", che erano prestazioni volontarie di disalveo, oggi non più proponibili. Il disalveo o lo ha il pubblico, o bisogna utilizzare il privato.
Dobbiamo avere le garanzie contro la speculazione, ma dovremmo forse anche pensare a come cambiare la nostra normativa. Questo ragionamento lo si può fare in quella Commissione che il Consigliere Burzi ha proposto, ma lo lascio alla vostra valutazione, sapendo che sono aggiustamenti che riguardano una situazione dal quale partire per affrontare una questione non eludibile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Voglio esordire il mio intervento con questo appello che rivolgo a lei al Presidente della Giunta regionale e a tutti...



(Il Consigliere Pedrale esibisce un cartello recante la scritta: "Meno parole più fatti")



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Pedrale, non può far sentire le sue ragioni di intervento manifestando con...



PEDRALE Luca

Sto intervenendo negli spazi che mi è consentito, vorrei intervenire su quest'argomento che ho annunciato con questo cartello...



PRESIDENTE

Prego i signori commessi di rimuovere il cartello dalle mani del Consigliere.



(Il Presidente toglie la parola al Consigliere Pedrale)



PRESIDENTE

Consigliere Pedrale, adesso posso ridarle la parola.
Consigliere Pedrale, lei sa che non è consentito svolgere interventi con manifestazioni strane e oggetti strani. Adesso avrà la parola e potrà continuare.



(Il Consigliere Pedrale ritira il manifesto)



(Commenti del Consigliere Larizza)



PEDRALE Luca

Venga a Saluggia, Consigliere Larizza!



(Commenti del Consigliere Larizza)



PEDRALE Luca

Mi lasci intervenire, Presidente! Lei è così bravo a togliermi la parola, lo faccia altrettanto con i Consiglieri che mi interrompono!



PRESIDENTE

Per cortesia, lasciate intervenire il Consigliere Pedrale!



PEDRALE Luca

Venga, Consigliere Larizza, nel Comune di Saluggia dove ci sono le scorie nucleari, dove anche questa volta si è rischiata una tragedia inenarrabile. Anche questa volta...



(Commenti del Consigliere Larizza)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Larizza, la prego di lasciare effettuare l'intervento al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Caro Presidente, mi appello a lei sperando nel suo equilibrio istituzionale che mi sia consentito di parlare e di lanciare un ultimo ed estremo allarme.
Ancora una volta si è rischiata una catastrofe a Saluggia, perché le scorie nucleari sono a rischio, sono vicinissime alla Dora Baltea. La Dora Baltea ormai può esondare, può superare il muraglione recentemente costruito dopo l'alluvione del 2000 per un semplice motivo. In quel tratto di fiume della Dora Baltea, come in moltissimi altri corsi d'acqua, ci sono isoloni di inerti, isoloni di ghiaia, che da vent'anni non sono portati via e quindi tutto il sito nucleare di Saluggia continua ad essere a rischio.
Nel 2000 l'acqua è arrivata alla base della casamatta dove erano contenute le scorie liquide nucleari. Si continua a correre questo rischio.
Recentemente è intervenuto anche il Sindaco del Comune di Saluggia.
Per rispetto e per serietà dobbiamo davvero passare dalle parole ai fatti, su altri argomenti ci può anche stare la dialettica politica qualche volta si può anche, è consentito in democrazia, perdere del tempo ma su questi argomenti non è più possibile perdere tempo. L'alluvione che ha colpito il Piemonte e che ha rischiato la terza alluvione, ad esempio nella Provincia di Vercelli nei Comuni di Saluggia, di Crescentino e di Trino - dove ci sono stati allagamenti che, per fortuna, hanno interessato solo terreni agricoli - sarebbe stata, ed è stata, la terza alluvione in quindici anni. Bisogna, una volta per tutte, affrontare questo problema che almeno per il 50%, soprattutto nei tratti pianeggianti, è un problema di mancata manutenzione ordinaria dei fiumi.
Se per la parte montana ci saranno altre cause, dove magari lì bisogna rallentare il corso dell'acqua con barriere artificiali per evitare che defluisca troppo velocemente verso la pianura, nei tratti pianeggianti di tutto il Piemonte - dobbiamo ammetterlo se siamo un po' onesti con noi stessi - sappiamo che la causa principale delle esondazioni è la mancata pulizia dei fiumi.
Vi era un Piano approvato dalla Regione Piemonte nel 2005, dalla precedente Giunta regionale, approvato dall'AIPO, ex Magistrato del Po, che prevedeva un intervento di manutenzione ordinaria di un milione di metri cubi su tutto il territorio piemontese. Un Piano ben fatto nel rispetto idrogeologico e nel rispetto dell'ambiente. Erano indicati i metri cubi Comune per Comune, che potevano essere portati via e non un metro cubo in più. Bisognava espletarlo in maniera precisa dando mandato e coinvolgendo i Comuni nelle operazioni di disalveo, che quindi erano sotto il loro diretto controllo e sotto la loro diretta responsabilità. Purtroppo, questo Piano è rimasta lettera morta o fatto in minima parte.
Ho sollevato questo problema a costo di essere monotono in Aula e anche in Commissione, ma al di là della buona volontà dell'Assessore Sibille, da parte della Presidente Bresso e del resto della maggioranza, non ho avuto nessun segnale che si volesse dare attuazione a questo Piano, che non si capisce bene se sia fermo presso l'Autorità di bacino o sia tornato indietro.
Comunque ci deve essere un impulso politico regionale forte perch questo Piano venga realizzato o venga aggiornato, ma vengano comunque fatti al più presto alcuni interventi che sono essenziali per la salvezza e l'incolumità delle popolazioni piemontesi.
Ci sono punti, e vi potrei fare i nomi dei Comuni, dove il letto del fiume è ormai più alto dell'argine e addirittura più alto della piazza centrale del paese.
Di fronte a queste cose non possiamo rimanere fermi o dare solo colpa alle eccessive precipitazioni metereologiche, che sicuramente ci sono state e ci saranno, ma bisogna intervenire anche su questo punto, se non soprattutto da questo punto di vista.
Dopodiché, signori, mi auguro che non avvenga mai più nulla di questa fattispecie per cui oggi dobbiamo discutere. Però, signori, sappiate che gran parte del Piemonte è a rischio e quando avvengono queste disgrazie la gente giustamente non ragiona più, non esiste più sinistra o destra Consiglio o Giunta, Presidente o Assessori. Tutti vengono coinvolti in un'accusa, che diventa poi definitiva, di inefficienza e di responsabilità verso l'istituzione della Regione Piemonte.
Quindi, se ci sono state due alluvioni e mezza in 15 anni, ci sarà qualche problema di fondo, ci sarà qualche motivo che si ricollega a questa mancata manutenzione ordinaria dei fiumi. Però vedo che anche oggi nell'intervento della Presidente c'è stata scarsa attenzione a questo argomento, quasi indifferenza a questo problema.
Si è parlato giustamente dei soccorsi che ci sono stati; d'altronde, la macchina organizzativa della Regione Piemonte, per quanto riguarda i soccorsi, per fortuna era stata - ahimè - già ben rodata in occasione delle precedenti alluvioni.
Ma noi parliamo sempre del problema a valle, non a monte; si chiude la stalla quando i buoi sono ormai scappati. È inutile soltanto parlare delle iniziative di soccorso e del problema dei piani regolatori. Bisogna vedere che cosa mette a rischio concretamente ampie parti del Piemonte ed ampie parti del territorio della nostra Regione.
Ed è una follia che un Piano ben fatto, con dei sopralluoghi eseguiti dai tecnici dell'AIPO e della Regione Piemonte negli anni passati, rimanga lettera morta e pare che continui a rimanere lettera morta nell'indifferenza che regna in quest'Aula.
Poi un altro problema è stato sollevato sui giornali, ma anche da alcuni interventi, ed è il problema delle risorse. Il problema delle risorse indirettamente potrebbe essere in parte risolto proprio dalla manutenzione corretta dei corsi d'acqua, perché chiaramente gli inerti, che specie nel tratto pianeggiante sono materiali di pregio e hanno un grosso valore, potrebbero essere disalveati, ma dietro un importo. Per cui la Regione Piemonte e i Comuni rivieraschi potrebbero avere dei grossi introiti da reinvestire sul territorio proprio per la difesa idraulica e geologica. Ecco che si potrebbero facilmente trovare le risorse, senza aprire inutilmente delle cave a cielo aperto, bucando come un groviera tutta la Pianura Padana nel territorio piemontese, cosa che è avvenuta e continua ad avvenire.
Così pure per la pulizia dei parchi. Non si possono concepire i parchi come sono stati concepiti finora, cioè abbandonati a se stessi, dove non si può entrare, dove l'uomo non può fare parte dell'habitat, perché è inevitabile che, non facendo parte dell'habitat, non c'è una manutenzione.
I tecnici autorevoli mi confessano che ormai in grandi parti dei parchi piemontesi, siccome non è mai stata fatta pulizia, si è creato uno strato impermeabile di foglie e di altro materiale, per cui quando l'acqua piovana cade per terra, non viene più filtrata dalla stessa terra, ma defluisce verso i corsi d'acqua e ancora a valle. Quindi, gran parte del territorio di questi parchi ha il terreno impermeabile.
Concludo sperando una volta per tutte che questo problema venga preso davvero per le corna. Sicuramente in alcuni casi il problema è stata la cementificazione e la costruzione di abitazioni civili ed industriali vicino ai corsi d'acqua, ma in molti altri casi questo problema non c'è.
semplicemente perché vi è stato un accumulo in eccesso di inerti.
In alcuni casi il letto del fiume si è invece abbassato troppo e allora bisognerà portare gli inerti per rendere il greto del fiume il più omogeneo possibile, ma in molti altri casi vi è una presenza anomala di inerti.
Non so se sarà la Commissione d'inchiesta, e noi speriamo che lo sia, uno strumento per prendere definitivamente per le corna questo problema, per signori, ricordiamoci che oggi e, temo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, gran parte del Piemonte è gravemente a rischio per la noncuranza dell'uomo, ma anche per le indifferenze istituzionali di quest'Aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Innanzitutto vorrei anch'io rivolgere un pensiero alle vittime, alle famiglie delle vittime e a tutte quelle persone che hanno avuto un disagio da questi eventi che sono accaduti in questi giorni. Credo che questo sia il primo pensiero di noi tutti.
E poi volevo anch'io, come hanno fatto altri colleghi, ringraziare tutte quelle forze che in questi giorni sono state impegnate per interventi di emergenza e, come diceva la Presidente Bresso, è un elenco lungo. Vorrei aggiungere a questo elenco di tutte le forze anche l'impegno della Presidente e degli Assessori coinvolti, dall'Assessore Caracciolo all'Assessore Sibille, da tutta la Giunta e tutta la struttura della Regione Piemonte che in questi giorni è stata impegnata.
chiaro che purtroppo, a causa dell'emergenza che abbiamo già vissuto nel 1994 e successivamente nel 2000 e nel 2002, la macchina della protezione civile è continuamente cresciuta ed è ormai una macchina in grado di intervenire prontamente e con grande professionalità.
Purtroppo questa macchina è cresciuta nell'affrontare eventi che abbiamo già vissuto negli anni scorsi.
Credo che un ringraziamento particolare vada a tutti gli amministratori locali di tutti quei Comuni piccoli, medi e grandi che hanno dovuto affrontare anche questa nuova situazione di emergenza.
Credo che anche quell'impegno e la dedizione di questi amministratori locali sia un patrimonio estremamente importante per il nostro territorio.
Molte volte gli amministratori locali devono affrontare situazioni di difficoltà con poche risorse, ma davvero sono una grande forza per il nostro territorio e noi a loro dobbiamo dire un grazie sentito per il lavoro e l'impegno non solo in questa situazione di emergenza, ma per l'impegno quotidiano di questi Sindaci, Consiglieri e Assessori dei piccoli Comuni.
Oggi ci troviamo ad affrontare una nuova situazione di emergenza.
Naturalmente la Presidente Bresso è intervenuta con molta attenzione e puntualità su tutta questa situazione che siamo chiamati ad affrontare in questi giorni e in queste settimane.
Dobbiamo affrontare l'emergenza e poi dobbiamo discutere del dopo emergenza.
Ho sentito molte cose che già abbiamo udito in Aula quando abbiamo discusso delle altre situazioni di emergenza. Voglio dire con molta chiarezza che qui ci sono persone, dalla collega Ferrero al collega Cavallera, che, in altri momenti, hanno affrontato situazioni di difficoltà mostrando grande impegno e grande capacità, che noi abbiamo riconosciuto negli anni scorsi.
Credo che in quest'Aula ci siano le competenze per affrontare una discussione che vada al di là della polemica. Sono dispiaciuto per quella di questa mattina, ma capisco, così come capisco anche alcuni toni, ma dobbiamo abbandonare la polemica se vogliamo affrontare veramente le questioni, al di là di chi oggi ricopre un ruolo di maggioranza o di minoranza; si tratta di svolgere una discussione per valutare gli interventi necessari.
Adesso dobbiamo affrontare la situazione di emergenza; c'è, soprattutto adesso, una questione relativa alle risorse e occorre l'impegno da parte di tutto il Consiglio per affrontarla, perché, purtroppo, le risorse necessarie sono importanti. La Presidente ha detto che prima di giovedì avremo una stima di massima per poter andare agli incontri necessari e chiedere le risorse.
Da questo punto di vista, non solo è necessario che vi sia una concordia istituzionale, ma un impegno da parte di tutte le istituzioni (Regione, Province, Comuni e, naturalmente, Governo) per reperire le risorse necessarie ad affrontare questa situazione di straordinaria emergenza per le Province di Torino e Cuneo, cioè tutte quelle zone che sono state colpite.
Raccolgo la proposta proveniente dal Consigliere Burzi - le Commissioni d'inchiesta lasciano un po' il tempo che trovano, poi ne discuteremo domani nella Conferenza dei Capigruppo - ma troviamo il modo di affrontare questo tema con continuità nel nostro lavoro, individuiamo quali possono essere le forme. C'è la piena disponibilità da parte nostra a discuterne in modo continuativo, perché sarebbe sbagliato discuterne soltanto nelle situazioni di emergenza.
Qui sono presenti le persone che hanno affrontato non solo le situazioni di emergenza. Possiamo dire che molto è stato fatto in questi anni, nel dopo alluvione del 1994, del 2000 e del 2002. È stato fatto un lavoro importante e, se possiamo dire che molte delle opere del dopo alluvione, come ha riferito la Presidente Bresso, hanno retto in molte situazioni, facendo sì che si evitassero momenti di crisi, è anche perch parte di questo lavoro è già stato fatto. Certo c'è ancora molto da fare, e credo che l'Assessore Sibille risponderà ad un'affermazione del collega Pedrale.
In questi giorni ho avuto modo di sentire tante imprecisioni: è facile lanciare accuse e dire cosa occorreva fare. Affrontiamo una discussione in modo giusto ed equilibrato, perché accuse e allarmi creano situazioni difficili da affrontare.
Presidente, termino affermando che, naturalmente, il lavoro di prevenzione è utile, come sempre diciamo, ma occorre provvedervi investendo delle risorse.
In questa direzione dovremmo compiere una riflessione e pensare ad una politica sistemica. Da questo punto di vista, sono stati fatti dei passi in avanti, ma è necessario fare di più.
Se sensibilità deve esserci, noi adesso, come Consiglio, dovremmo affrontare due importanti appuntamenti. Innanzitutto, la discussione sulle Comunità montane, entro il 30 giugno. Sarebbe un segnale estremamente negativo se, dopo la discussione di questa mattina e tutto quello che è avvenuto, noi non riuscissimo ad emanare una legge in grado di dare un segnale forte non tanto agli amministratori delle Comunità montane, ma soprattutto, ai cittadini che abitano nel territorio montano. Pertanto, il Consiglio regionale - non altri - deve impegnarsi per approvare questo disegno di legge entro il 30 giugno.
In secondo luogo, dovremmo svolgere nel più breve tempo possibile la discussione sulla forestazione, non perché ci siano delle cause, ma in quanto ritengo importante avviare una politica seria, che passa anche attraverso la legge sulla forestazione.
Quelli indicati sono due appuntamenti rispetto ai quali il Consiglio regionale deve dare delle risposte.



PRESIDENTE

Quale ultimo intervento, è iscritto a parlare il Consigliere Novero poi la seduta verrà chiusa e i lavori riprenderanno alle ore 14.30, come da convocazione.



NOVERO Gianfranco

Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Collega, abbiamo ancora dodici richieste di intervento, che non potremo esaurire nella seduta antimeridiana, in quanto, presumibilmente, con l'intervento del Consigliere Novero arriveremo alle ore 13. L'intervento successivo è quello del collega Clement, che, purtroppo, non potrà intervenire nel pomeriggio perché parteciperà ai funerali nella sua valle.
Colleghi, possiamo anche decidere di non sospendere la seduta e di proseguire senza interruzioni oppure di consentire ancora, dopo il collega Novero, gli interventi dei Consiglieri Clement, che poi si dovrà assentare e della Consigliera Ferrero.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Chiedo al collega Novero se è disponibile a parlare nel pomeriggio o se preferisce parlare adesso.



NOVERO Gianfranco

indifferente.



PRESIDENTE

Collega Novero, approfitto della sua disponibilità e gentilezza. Il suo sarà il primo intervento del pomeriggio; ora interverranno i colleghi Clement e Ferrero.
La parola al Consigliere Clement.



CLEMENT Gian Piero

Ringrazio il Presidente e il collega Novero. Alla chiusura della sessione mattutina abbandonerò i lavori perché voglio partecipare ai funerali a Torre Pellice.
Voglio svolgere alcune brevissime considerazioni, anche se molto è già stato detto, perché mi piace sottolineare alcune situazioni particolari e specifiche.
Ho avuto la "fortuna", tra virgolette, di vivere quasi in diretta gli eventi che hanno colpito in maniera luttuosa e drammatica le valli dalle quali provengo.
Giovedì pomeriggio sono stato in Val Chisone e in Val Germanasca e venerdì in Val Pellice: oggettivamente, ho potuto constatare una situazione di criticità molto forte, provocata da questi eventi alluvionali.
Se, però, ho potuto riscontrare situazioni di criticità, ho anche potuto verificare personalmente come, in una situazione di emergenza - non lo dico per piaggeria o per sostenere una parte politica, perché le situazioni che si sono determinate e le modalità di intervento nelle giornate di giovedì, venerdì e sabato non sono sicuramente un patrimonio di una parte politica, ma devono essere ricondotte ad un ambito più ampio l'emergenza abbia funzionato: la Protezione Civile ha saputo rapportarsi correttamente col territorio e tutti coloro che sono intervenuti sapevano quasi esattamente che cosa dovevano fare. La dimostrazione che questa emergenza ha funzionato sta nel fatto che, nonostante le abbondanti cronache giornalistiche di questi giorni, non si sono riscontrate particolari situazioni scandalistiche (passatemi questo termine).
evidente che ci possano essere state delle responsabilità che hanno determinato alcuni fatti, ma le verificheremo nel prossimo futuro, e sarà compito di altri organismo dello Stato verificare.
Vorrei ringraziare, non solo personalmente, ma anche a nome di queste vallate duramente provate, la Presidente della Regione, che questa mattina ci ha illustrato, con ampia dovizia di informazioni, qual è stata la situazione e quali sono stati gli interventi. La ringrazio anche perché ha saputo, con discrezione ma anche con una presenza forte, essere vicino a quelle situazioni duramente colpite.
Oltre alla Presidente, il mio ringraziamento è rivolto agli Assessori che hanno gestito la situazione - l'Assessore Sibille e l'Assessore Caracciolo - e a tutti gli Enti, le associazioni e i Corpi Militari che si sono prodigati nell'offrire il loro contributo alle popolazioni, non così scontato, ma in molti casi pieno di umanità e di partecipazione.
Vorrei ancora spendere due parole nei confronti degli Amministratori locali, che talvolta vengono vituperati e messi sotto accusa soprattutto dal punto di vista dei costi della politica.
Credo che i Sindaci, ma anche gli Assessori dei vari Comuni, siano indispensabili per affrontare situazioni di questo tipo. Il loro apporto è determinante ed essenziale.
Ritengo, però, che adesso sia necessario riflettere su alcune questioni per proseguire. Sicuramente c'è la questione dei finanziamenti.
I danni sono stati particolarmente ingenti, anche se una quantificazione precisa non è ancora possibile. La Presidente, nella sua relazione, parlava di una cifra che presumibilmente supererà i 300 milioni di euro. Da questo punto di vista, sarà quindi indispensabile ricercare tutte le fonti di finanziamento per riuscire a mettere assieme le risorse per riparare i danni e per continuare, in molti casi, quelle opere di intervento strutturale che abbiamo potuto anche verificare. Come ripeto nelle valli da cui provengo (Val Pellice, Val Chisone e Val Germanasca) le opere strutturali che sono state fatte in altri momenti, legati ad alluvioni precedenti (mi riferisco al 1977, ma soprattutto al 2000) hanno dimostrato, in questa fase, grande efficacia, non solo resistendo agli eventi atmosferici che, a detta dei tecnici, sono stati superiori per esempio a quanto si era verificato nel 2000, ma dando un forte contributo perché la situazione non peggiorasse ulteriormente.
In questa situazione di emergenza e di difficoltà credo che sia anche opportuno porci alcuni obiettivi in prospettiva.
La prima questione sulla quale dovremmo pensare di ragionare riguarda la prevenzione. Non credo che tutto possa essere evitato, soprattutto quando dobbiamo confrontarci con la natura, e soprattutto quando dobbiamo confrontarci con una natura (senza andare a ricercare colpe particolari) che sicuramente si presenta in maniera diversa da come eravamo abituati a vederla.
In occasione dell'alluvione del 2000, dalle mie parti i tecnici dicevano che era stato un evento eccezionale, e non ne avremmo più visti per altri 500 anni. Tutti erano tranquilli, dal momento che 500 anni, pur con l'aumento delle aspettative di vita, sono un tempo lunghissimo.
Purtroppo si è riverificata una situazione molto simile dopo otto anni.
Credo, quindi, che sia estremamente necessario ragionare in maniera approfondita, partendo proprio dalla prevenzione.
Non so se la modalità più corretta e più proficua, quella che ci permetta di raggiungere i migliori risultati, sia quella suggerita dal Consigliere Burzi, ossia l'istituzione di una Commissione che inizi a valutare, in maniera approfondita, questi problemi. Ne discuteremo.
Indubbiamente, il tema dovrà essere posto all'ordine del giorno.
Potrà essere una Commissione particolare, ma credo che l'incarico possa benissimo essere svolto dalle Commissioni che attualmente esistono e che affrontano questi problemi.
In ogni caso, emerge l'esigenza di affrontare tempestivamente le questioni che già sollevava, in conclusione del suo intervento, il collega Muliere.
Al momento, in Commissione è in discussione la legge sulle Comunità Montane. Abbiamo visto anche in questi giorni che il territorio montano è particolarmente fragile da questo punto di vista e quindi, nella discussione di questa legge che è attesa da tutti i nostri territori montani, dovremo tener conto anche di questa partita.
L'altra legge che è in discussione, sulla quale si prospettano tempi significativamente lungi (mi auguro che non diventino eterni, perch oggettivamente, ci sono delle questioni da affrontare) è la legge sulla forestazione, che va affrontata. Dovremo fare grandi discussioni, perch non credo che quella legge debba essere vista solo come "attivazione" di possibili risorse per i nostri territori coperti da foreste (mi riferisco soprattutto, ai territori montani), ma debba anche avere quel particolare occhio di riguardo nei confronti della prevenzione. Perché, indubbiamente la tenuta dei nostri territori dipende anche dalla forestazione, che non può essere certo selvaggia.
Non credo che basti lasciar crescere di tutto per risolvere ogni problema. Probabilmente vanno fatti interventi selettivi e l'occhio non pu essere rivolto al mero recupero di risorse dopo un evento importante e significativo come questo, ma deve mirare soprattutto alla protezione e al controllo del territorio.
Ci sarebbero da dire molte altre cose, ma già la Presidente e altri colleghi sono intervenuti in merito alla tutela del territorio e su come si tengono i fiumi.
Credo che la tutela del territorio rappresenti un'emergenza vera per questo Paese, soprattutto se non vogliamo che si ripropongano ancora lutti tragedie e cose di questo tipo.
Sicuramente è una questione sulla quale ci dobbiamo interrogare di più e in maniera profonda, perché devono essere individuate maggiori risorse.
drammatico che in questo Paese diventino emergenze questioni come Rete 4 o i campi nomadi, mentre per una vera emergenza di carattere nazionale, che di volta in volta colpisce diversi territori e diverse Regioni, non si riescano ad individuare politiche precise e, soprattutto quelle risorse necessarie per affrontare questi problemi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente. Grazie anche alla cortesia del Consiglio, che mi permette di intervenire prima della chiusura dei lavori. Cercherò di essere breve e di evitare lungaggini, anche perché molte condivisibili cose sono state già dette, però qualche riflessione sulle considerazioni esposte dalla Presidente e sul dibattito ritengo utile farle.
In primo luogo, un apprezzamento per la relazione della Presidente, che ha fatto un po' chiarezza rispetto ad una sensazione che i lettori dei giornali e i telespettatori avevano avuto in questi giorni a proposito del Piemonte.
Il Piemonte è una regione a rischio anche idrogeologico, e dico "anche" perché è anche a rischio sismico, ma il Piemonte è una regione che, insieme ad altre regioni non solo del Nord, ma prevalentemente del Nord, in questi anni, qualunque governo sia passato a livello nazionale e a livello regionale, ha fatto una parte di un grande progetto, che è quello legato alla messa in sicurezza del territorio. In tale progetto questa Regione intesa in senso lato, ha sempre creduto. È un progetto molto difficile da attuare, perché assetto del territorio significa chiedere al territorio dei sacrifici e - lo diceva prima la Presidente - qualora fosse attuato nella sua completezza, prevedrebbe probabilmente l'abbandono di alcune aree e magari la concentrazione degli insediamenti in altre.
Detto questo, occorre fare chiarezza rispetto alle attività che la Regione ha compiuto. Anch'io ne approfitto per ringraziare le strutture della Protezione Civile, dell'ARPA, del Genio Civile, ma anche le strutture alle dirette dipendenze degli Assessori, che in questi anni - purtroppo o per fortuna, secondo i punti di vista - hanno potuto sperimentare e migliorare le proprie modalità di intervento.
Voglio anche fare chiarezza rispetto a un altro aspetto. Non è che non sono mai state date delle risorse: risorse ne sono state spese moltissime.
Non vorrei dire una sciocchezza, ma forse in Piemonte sono stati spesi circa 3.000 miliardi nell'ambito dell'assetto del territorio regionale.
Tuttavia, questo è un dato che ci deve servire per comprendere come la complessità della messa in sicurezza legata all'intero territorio nazionale ci porta a dire che molte risorse sono state spese e altrettante probabilmente, ne servirebbero per far sì che anche il nostro territorio ma non solo - fosse messo completamente in sicurezza.
Il "completamente" - lo abbiamo compreso - è una parola molto impegnativa; forse è impossibile, quindi potremmo dire per la maggiore sicurezza del nostro territorio.
Si parlava di emergenza. L'emergenza è in fase di gestione. L'emergenza è ovviamente intervento sia locale sia regionale-provinciale degli enti che l'hanno fatto per come dovevano. Più che altro, mi permetto di fare una riflessione rispetto al post emergenza. In proposito, colgo un passaggio della relazione della Presidente che nessuno ha colto e che invece ritengo sia molto importante sottolineare.
Questo Consiglio dovrebbe assecondare una richiesta forte da parte di questa Regione, che mi auguro a livello nazionale venga accolta. In questo senso, sarebbe utile coinvolgere anche i deputati piemontesi, che penso possano essere sensibili rispetto a questo tema, sulla questione del "come" recuperare le risorse. Il problema di molte Regioni, come anche del Piemonte, è sicuramente gestire l'emergenza, ma anche avere la possibilità di verificare nel tempo una serie di interventi alla luce di un panorama di risorse un po' più certe rispetto a quello che fino ad oggi è stato possibile fare.
Il fatto che la Presidente abbia richiamato la legge n. 35, articolo 11, commi 5 e 7, vale a dire la possibilità di andare a recuperare quegli stanziamenti della maggiorazione di bollo che il 50% permetteva di essere destinati all'attuazione della legge 35 stessa è, per esempio, il riferimento ad uno strumento un po' più strutturale rispetto alla richiesta spot che adesso fa il Piemonte, domani magari farà la Lombardia, dopodomani il Veneto e altre Regioni che sicuramente, di qui a fine anno, purtroppo saranno coinvolte da tutta una serie di eventi.
Ovviamente, inviterei la Giunta, gli Assessori e il Consiglio ad andare a lavorare proprio su queste tipologie di stanziamento, che permetterebbero alla Regione Piemonte di avere una quantità di risorse, perché siamo andati anche noi a recuperare gli stanziamenti che questa unità previsionale ha visto stanziati nel corso degli anni sul bilancio nazionale. In effetti, le risorse sono molto consistenti: nel 2007 erano 746 milioni di euro, ma se andiamo a recuperare il resto, arriviamo a risorse molto consistenti.
Questo per fare che cosa? Sicuramente le opere, ma anche le manutenzioni: manutenzioni delle opere e manutenzioni idrauliche.
Prima il collega Pedrale ha evidenziato un aspetto legato ad un'attività che si è cercato di fare nella scorsa legislatura: sostanzialmente mettere insieme l'attività regionale con quella dell'AIPO.
Ricordo che l'AIPO non è più il Magistrato del Po, l'AIPO siamo noi, quindi in questo senso non è più così utile individuare nell'AIPO una sorta di organismo esterno ed estraneo alle nostre responsabilità, ma siamo noi direttamente responsabili di questa struttura e quindi, qualora ci fossero (come ci sono) dei problemi, ovviamente è possibilità nostra diretta incidere in questo senso.
L'Assessore Sibille mi pare sia entrante Presidente dell'AIPO o già Presidente dell'AIPO, sinceramente non ho seguito la conclusione di questa fase. Se non fosse così, glielo auguro, ma in ogni caso è una responsabilità diretta di questa Regione.
La manutenzione ha sicuramente bisogno di risorse, ma ha bisogno di normative e di un quadro certo del "che cosa" significa. Perché? Perché la normativa ci deve permettere di capire fino a che punto possiamo spingerci a fare dei programmi.
La Presidente prima parlava di 20.000 metri cubi, che è una quantità molto limitata rispetto alle nostre possibilità, ma attraverso AIPO in questo momento abbiamo la possibilità di interloquire con l'Autorità di Bacino per far sì che, nel momento in cui la parte tecnica - perché noi facciamo politica e quindi abbiamo bisogno di un supporto tecnico - ci dice (e ce l'ha detto) che un programma come quello che era stato proposto è attuabile, allora bisogna sicuramente dare la possibilità di fare gli studi di asta, ma questi studi non devono andare alle calende greche, altrimenti diventa difficile per noi, che siamo AIPO e che abbiamo la responsabilità del territorio, dare delle risposte a colleghi come Pedrale, che rappresentano tanti Sindaci e Amministratori non solo nel Vercellese, ma un po' di tutte le Province, che dicono: "Continuiamo a fare studi, ma le risposte sono poche".
Manutenzione non vuol dire solo prendere la ghiaia e venderla.
Manutenzione vuol dire magari anche solo spostarla. Allora bisogna cercare di far sì che a volte questi piccoli accorgimenti permettano anche di tenere conto delle esigenze di asta, che giustamente non sempre vedono come soluzione l'asportazione di materiale. È vero che l'area non viene esondata dove c'è il problema, ma è anche vero che l'acqua passa più veloce e chi è a valle, non solo sul nostro territorio, ma anche le altre Regioni ovviamente, ci impone tutta una serie di norme.
Emerge un altro problema, Assessore, che è il costo del materiale.
Anche su questo avevamo tentato di fare un ragionamento con gli uffici rispetto alla revisione delle tariffe. Molti amministratori avevano segnalato il fatto che la complessità delle tariffe, attraverso le quali il materiale veniva messo a gara, non era compatibile con l'appetibilità del materiale. Poi succede quello che diceva la Presidente, che noi autorizziamo il trasporto del materiale, i Sindaci lo mettono in un bel mucchio in riva ad un fiume, nessuno se lo compra e noi non possiamo neanche dire a questi Sindaci: "Prendetelo e fate la piazza". La normativa è tale per cui questi piccoli accorgimenti non sono possibili.
Vedete quindi che, a volte, non servono grandi modalità per fare piccole cose di buon senso. In questo senso la Regione, attraverso l'azione che fa a livello regionale, ma anche a livello nazionale, può essere utile.
Ultime due questioni. Un'altra cosa importante da chiedere al Ministero dell'Ambiente (è successo sia con il Governo Berlusconi che con il Governo Prodi) è di evitare, quando ha dei soldi, di fare dei programmi puntuali.
successo in passato che il Ministero dell'Ambiente fa programmi per interventi a Saluggia piuttosto che a Leinì o piuttosto che ad Asti, ma se le Regioni hanno delle competenze, queste devono essere esercitate.
Ultima considerazione relativa alle rilocalizzazioni. Ci sono problemi di soldi, ma anche di normative. Anche su questo tema, con l'Assessore abbiamo cercato più volte in Commissione di vedere se era possibile individuare una sorta di normativa. Su questo tema è assolutamente importante avere un regolamento, una modalità attraverso la quale fare le rilocalizzazioni. Anche in que sto senso, Presidente e Assessore, la Regione può fare molto, ma deve farlo.



PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato alle 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.17)



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