Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.303 del 18/03/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 10.00 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



PLACIDO ROBERTO



(La seduta ha inizio alle ore 10.37)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Deambrogio e Ronzani.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Distribuzione processi verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri, prima dell'inizio della seduta odierna, i processi verbali delle adunanze consiliari del 28 e 29 novembre; 4, 11, 18, 19, 20, 21 e 27 dicembre 2007, i quali saranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento: Gruppi consiliari

d) Costituzione di un nuovo Gruppo consiliare, con la denominazione "Gruppo della libertà verso il popolo della libertà", ai sensi dell'articolo 13 comma 2 bis, primo periodo del Regolamento interno


PRESIDENTE

Comunico che in data odierna, 17 marzo 2008, l'Ufficio di Presidenza con deliberazione n. 39, ha preso atto della richiesta avanzata dai Consiglieri Stefano Monteggia del Gruppo Misto-Gruppo della Libertà e del Consigliere Franco Guida del Gruppo UDC di costituire, a far data dal 1 aprile 2008, un nuovo Gruppo consiliare con la denominazione "Gruppo della libertà verso il popolo della libertà".
Le funzioni di Presidente di Gruppo saranno assunte dal Consigliere Stefano Monteggia e quelle di Vicepresidente dal Consigliere Franco Guida.
Dalla stessa data cesserà l'attività del Gruppo Misto-Gruppo della Libertà e il Gruppo UDC risulterà composto di un solo Consigliere.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Presidente Aldo Moro in occasione del trentennale della sua scomparsa


PRESIDENTE

Essendosi scongedata la Presidente Bresso, il numero legale è 28.
Colleghi, sono trascorsi trent'anni dalla mattina del 16 marzo 1978 quando qualche minuto dopo le ore 9 un commando delle Brigate Rosse rapirono in Via Fani il Presidente della DC, Aldo Moro, e uccisero cinque uomini della scorta, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Raffaele Jozzino Giulio Rivera e Francesco Zizzi.
Il rapimento di Aldo Moro è stato certamente l'episodio più tragico per l'Italia dopo la Seconda Guerra mondiale, una vicenda drammatica che ha messo a dura prova la democrazia e la politica italiana combattute tra la linea della fermezza e quella della trattativa. Cinquantacinque giorni dopo, il 9 maggio, il cadavere di Aldo Moro venne fatto ritrovare dalle Brigate Rosse nel bagagliaio della Renault 4 rossa in via Caetani, in pieno centro di Roma.
Nel ricordare quei terribili giorni il sacrificio di Aldo Moro e della sua scorta il pensiero non può non andare ai 19 caduti a Torino, in Piemonte, tra il 1977 e il 1982, per fatti di eversione e terrorismo, tra loro carabinieri e poliziotti, agenti di custodia, vigili, guardie giurate giornalisti e avvocati, funzionari, quadri d'azienda, negozianti e studenti.
Non possiamo non ricordare la mobilitazione delle istituzioni piemontesi e in particolare quella di questo Consiglio regionale per una risposta ferma ai protagonisti della lotta armata. A distanza di trent'anni mi pare doveroso un ricordo e un pensiero grato a coloro che nelle tragiche circostanze degli anni di piombo hanno perso la vita per la democrazia italiana, quindi propongo un minuto di silenzio.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 720 dei Consiglieri Spinosa e Leo, inerente a "Diritti umani della popolazione tibetana in Cina" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 815 dei Consiglieri Leo, Cotto, Ferrero e Cavallera inerente a "Libertà religiosa ai Giochi Olimpici di Pechino" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 963 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "Repressione in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 964 dei Consiglieri Rossi e Dutto, inerente a "Strage di Lhasa in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 965 dei Consiglieri Ricca, Valloggia e Buquicchio inerente a "Violenze in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 966 dei Consiglieri Spinosa, Leo, Rossi, Nicotra Boeti, Turigliatto, Pedrale, Ghiglia, Manolino e Barassi, inerente a "Grave situazione in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 967 dei Consiglieri Spinosa, Leo, Botta, Rossi, Ricca Placido, Dutto, Muliere, Cattaneo, Ferrero, Novero, Lupi, Buquicchio Auddino, Bizjak, Nicotra, Turigliatto e Cotto, inerente a "Invito al Governo italiano a farsi portavoce per una soluzione da parte della Cina sulla questione Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segretaria Spinosa, che interviene in qualità di Consigliera sull'ordine dei lavori.



SPINOSA Mariacristina

Signor Presidente, chiedo se in questa giornata è possibile parlare del Tibet anteponendo la questione a qualsiasi altra prevista.
Data l'entità delle violenze che si stanno perpetrando nei confronti di questo popolo, chiedo che, in questa sede, oggi, si discuta di Tibet, si votino gli ordini del giorno che sono stati depositati, si parli della violenza e della repressione in atto nei confronti di un popolo che è sempre stato pacifista. Questo popolo non chiede che non si svolgano i Giochi olimpici, non chiede l'indipendenza, ma semplicemente l'autonomia e il riconoscimento dei propri diritti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Ringrazio la collega Cristina Spinosa che ha posto giustamente una questione drammatica.
Cari colleghi, annuncio che stiamo depositando un ordine del giorno preparato dalla Consigliera Spinosa e dal sottoscritto insieme a tutte le associazioni per il Tibet.
In questo senso, potrei anche ritirare i due ordini del giorno (il n.
720 e il n. 815) che sono precedenti a questo e mi aggancio alla collega Spinosa chiedendo, visto che grandi leader politici in questi giorni stanno assumendo forti posizioni, oltre a tutti i movimenti civili, di discutere subito questo argomento.
Intanto, comunico che hanno apposto la firma i colleghi Rossi, Nicotra Boeti e Turigliatto, che ringrazio. Già vari colleghi appartenenti a Gruppi diversi hanno firmato e la raccolta delle firme è in atto, collega Ghiglia che ringrazio per aver firmato in diretta. Quindi, lo consegno immediatamente.
Ovviamente, se ce ne sono altri da discutere oltre a questo non siamo assolutamente contrari, possiamo discuterne e votarne più di uno. Questo è l'ordine del giorno che abbiano preparato avendo incontrato tutte le associazioni; ma ciò non sempre avviene, com'è stato per la legge n. 194 che riunì le associazioni all'udienza del popolo che noi rappresentiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente. Condivido la sollecitazione della collega Spinosa.
Questa mattina ho depositato un ordine del giorno sullo stesso argomento, sottoscritto anche dalla collega Valloggia. Naturalmente, la sottoscrizione è aperta a tutti i colleghi, ma, a questo punto, invito anche il Consigliere Leo a verificare se non sia possibile unificare i testi, partendo da quanto già depositato o definendo un nuovo testo condiviso da tutti.
Naturalmente, credo sia importante che nella giornata di oggi il Consiglio regionale si esprima su una questione che drammaticamente, forse tragicamente, non ci sorprende neanche, perché continua quella che purtroppo, in Cina è quasi una consuetudine, cioè la violazione dei diritti umani. Quello che ci sorprende tragicamente è il silenzio dei grandi Paesi e delle grandi potenze.
Vorremmo rompere questo silenzio con la voce, per quanto modesta, del Consiglio regionale del Piemonte.



PRESIDENTE

Colleghi, abbiamo una serie di ordini del giorno. È pervenuto anche l'ordine del giorno votato dal Consiglio comunale di Torino, ed è pronto un altro documento che potrebbe essere la sintesi.
La proposta è la seguente: se i primi firmatari degli ordini del giorno possono concordare un documento comune, si potrà evitare, su un argomento ampiamente condiviso, di votare e discutere su più ordini del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente. Voglio far notare a quest'Aula che ci vorrebbe la stessa attenzione che poniamo per il Tibet, per altre decine di situazioni che avvengono in tutto il mondo.
Personalmente, non firmerò nessun ordine del giorno. Sono solidale con la popolazione del Tibet, che combatte per la propria autodeterminazione e libertà, però sono stufo di vedere le forze politiche che si scaraventano a difendere il Tibet, mentre decine di realtà in cui c'è sopraffazione violenza, atteggiamenti di tortura nei confronti di donne, bambini anziani, villaggi bruciati in ogni parte del mondo, a partire dall'Africa accadono nell'assoluto disinteresse dell'Aula.
Ritengo che su questa vicenda ci siano anche dei risvolti di tipo politico, perché sappiamo bene che il soggetto interessato è la Cina, che si definisce ancora comunista, pertanto c'è la corsa ad essere solidali e schierati con il popolo tibetano.
Ritengo che questa sia una vergogna e penso che il Consiglio debba affrontare fuori dell'Aula tale vicenda. Diversamente, iniziamo, da oggi, a discutere di tutte le vicende che si verificano in giro per il mondo.
Noi siamo qua per approvare leggi che interessano la vita dei piemontesi e non per occuparci di ciò che accade nel mondo; di questo deve occuparsi il Parlamento, l'ONU, l'Unione Europea.
Dovremmo evitare di predisporre ordini del giorno su una vicenda che non conosciamo in modo approfondito, sulla quale molti tentano strumentalizzazioni facili e soprattutto cercano di deviare il vero tema che è quello dell'autodeterminazione del popolo tibetano, con questioni di carattere ideologico. Adesso basta!



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Robotti. Abbiamo una serie di ordini del giorno sarebbe più utile se si riuscisse a trovare una sintesi su un ordine del giorno, sul quale aprire oggettivamente un dibattito, dove tutte le posizioni saranno legittime.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Anche noi abbiamo presentato un ordine del giorno sulla questione tibetana e abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno presentato dal collega Leo.
Siamo disponibili a ritirare il nostro ordine del giorno, se si trova una convergenza su un testo unico.
Forse occorrerebbe convocare una Conferenza dei Capigruppo e valutare i testi all'esame dell'Aula.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Non vorrei intervenire nel merito, a differenza di quanto ha fatto il collega Robotti, che ha citato decine di situazioni analoghe a quella tibetana. Magari, se le enumera, sarebbe anche interessante conoscerle (qualcuna la conosciamo dai giornali)! Inoltre, invitiamo il collega ad essere un po' più sensibile nei confronti di questi drammi, anziché fregarsene e tentare solo di molestare i dipendenti del Consiglio regionale, già senatori.
Pertanto, se qualcuno ha delle sensibilità particolari nei confronti dei drammi che accadono nelle varie parti del mondo, siamo sempre disponibili a discutere e a dare la nostra solidarietà.
Non comprendo, sinceramente, perché ci si debba opporre ad un voto, mi auguro unanime, che condanna le violenze che stanno avvenendo in Tibet.
Ognuno può avere la sua visione, più o meno politica; condivido il fatto che la Cina è rimasta comunista solo per quanto riguarda il trattamento dei lavoratori - Robotti - per tutto il resto è molto più liberista di noi, ma non è questo il punto.
Il punto è che ci sono delle violenze, ci sono decine e decine di morti; non comprendo perché non si debbano unanimemente condannare. Poi, è evidente che su questo ognuno ha il proprio pensiero.



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, c'è una serie di ordini del giorno, se l'Aula acconsente li darei tutti per iscritti.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

A questo punto, sospenderei la seduta per cinque minuti, affinché i primi firmatari trovino una sintesi su un unico ordine del giorno, sul quale si può aprire un dibattito oppure passare direttamente alla votazione.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Aderisco volentieri all'ipotesi che mi sembra la più costruttiva. Non posso esimermi, però, dal commentare l'unica parte che ho sentito dell'intervento del collega Robotti. Il collega non può - credo - farsi carico di un esame puntuale, attribuendolo all'inutilità dell'Aula all'eventuale priorità rispetto a un ordine del giorno che qualcuno dovrebbe leggere.
Nell'ordine del giorno che abbiamo all'esame dell'Aula - se volete ve lo leggo, perché probabilmente il collega Robotti non ha avuto tempo di farlo - non c'è niente, ma se volete lo esaminiamo punto per punto, e se non c'è niente qualcuno dovrà farsi carico di comprendere come mai non ci sia nulla. Non compete certamente a uno che fa opposizione con la modalità che ritiene possibile e legittima, ma certamente non mi sembra un segnale di grande produttività legislativa.
Quest'Aula lavora con la sua sovranità dal 1970, non compete a me fare qui il riassunto, perché fortunatamente per un certo numero di anni non ci sono stato, ma ho letto le cose che sono successe. Allora credo che di episodi di livello dell'importanza di quanto sta accadendo, molte volte legittimamente quest'Aula, nella sua sovranità, se ne sia occupata.
Ricordo a tutti coloro che parlano che il rapporto con la Cina, oltre che essere un rapporto di diritti dei singoli, delle comunità lese, perch questo è quello che sta dicendo l'intera comunità internazionale, con l'eccezione di Robotti e dei suoi adepti, ha notevoli implicazioni economiche.
Tutti gli altri stanno dicendo in coro delle rilevanti relazioni anche con l'economia, perché alcuni - e io sono tra costoro - ritengono che il rapporto con la comunità cinese, così come il rapporto fra l'euro il dollaro e lo yuan, abbia anche alcune piccole rilevanti conseguenze su quella cosa che si chiama sviluppo, di cui evidentemente il collega Robotti si duole poco, perché senza sviluppo, niente libertà un po' a tutti. E così finalmente si può ripristinare un modello che praticamente è fallito dappertutto, tranne che in alcune aree dell'archeologia politica, e l'Italia ne è una delle sedi più autorevoli.
Quindi, nessuna predica sulle strumentalizzazioni, perché altrimenti faccio l'elenco soltanto di quelle che abbiamo legittimamente subito senza assolutamente fare una piega, perché ci mancherebbe che un Gruppo o un Consigliere non abbiano diritto di dire in Aula quello che ritengono essendo degli eletti del popolo e non dei nominati da nessuno.
Secondo, ben volentieri aderisco all'idea di trovare un punto di vista comune. Mentre chiacchieravo ho valutato che l'ordine del giorno che abbiamo proposto - e adesso lo riprenderò in sede di Capigruppo - sia un po' leggero, perché la comunità cinese, da quel poco che leggo e non soltanto in lingua italiana, capisce solamente l'uso di una certa non moral suasion, ma economic suasion.
Quindi, io sono fra coloro che sostengono la necessità - il Dalai Lama per esempio, non lo dice - di boicottare seriamente i giochi olimpici come unica forma, forse, per indurre costoro a delle riflessioni. Perché questi ci sentono soltanto con la forza!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Come dice il collega Robotti, può essere difficile e forse non compete a questo Consiglio regionale farsi carico di tutti i dolori del mondo. I rapporti che questa Regione ha con il Dalai Lama e il fatto di averlo ricevuto in Consiglio credo che impongano alla stessa una presa di posizione.
C'è una cosa che voglio ricordare e di cui forse i Consiglieri si sono dimenticati: mentre si disputavano i campionati del mondo di calcio Pinochet torturava ed uccideva 30 mila ragazzi.
Bisognerebbe evitare che si ripetesse la stessa cosa, cioè che si svolgano le Olimpiadi o che si partecipi ad una manifestazione sportiva mentre il popolo che ospita quell'evento sportivo si fa carico di assassini e criminalità. Il Dalai Lama, giustamente, essendo un premio Nobel per la pace, non può invitare al boicottaggio dei Giochi olimpici, ed è forse la prima volta che mi succede di essere d'accordo con il Consigliere Burzi, ma credo che la comunità internazionale debba spiegare ai cinesi che non si possono disputare i Giochi olimpici e contemporaneamente sterminare un popolo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per dieci minuti.
Invito i primi firmatari a provare a trovare una sintesi, se è possibile, su un unico ordine del giorno, tenendo conto che tutti gli ordini del giorno presentati sono stati tutti iscritti all'o.d.g.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.00 riprende alle ore 11.26)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola "Frejus" di Bardonecchia


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola superiore "Frejus" di Bardonecchia, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Il Consiglio regionale è in una pausa, per trovare la sintesi su una serie di ordini del giorno legati alla questione tibetana. Sintesi che grazie al lavoro di tutti, è stata trovata.


Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 720 dei Consiglieri Spinosa e Leo, inerente a "Diritti umani della popolazione tibetana in Cina" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 815 dei Consiglieri Leo, Cotto, Ferrero e Cavallera inerente a "Libertà religiosa ai Giochi Olimpici di Pechino" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 963 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia e Vignale, inerente a "Repressione in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 964 dei Consiglieri Rossi e Dutto, inerente a "Strage di Lhasa in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 965 dei Consiglieri Ricca, Valloggia e Buquicchio inerente a "Violenze in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 966 dei Consiglieri Spinosa, Leo, Rossi, Nicotra Boeti, Turigliatto, Pedrale, Ghiglia, Manolino e Barassi, inerente a "Grave situazione in Tibet" (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ordine del giorno n. 967 dei Consiglieri Spinosa, Leo, Botta, Rossi, Ricca Placido, Dutto, Muliere, Cattaneo, Ferrero, Novero, Lupi, Buquicchio Auddino, Bizjak, Nicotra, Turigliatto e Cotto, inerente a "Invito al Governo italiano a farsi portavoce per una soluzione da parte della Cina sulla questione Tibet" (iscrizione all'o.d.g.) (Seguito



PRESIDENTE

Colleghi, è stata trovata una sintesi, fra gli ordini del giorno presentati, in un unico testo che avrà come primi firmatari i colleghi Mariacristina Spinosa e Giampiero Leo - che erano già i primi firmatari di un ordine del giorno e che sono i rappresentanti dell'Associazione "Enti locali a sostegno della causa tibetana" - e i Capigruppo che avevano presentato gli altri ordini del giorno. Naturalmente, tutti i colleghi che vorranno potranno firmarlo.
Leggo il testo concordato.
"Il Consiglio regionale, vista la grave situazione creatasi in questi ultimi giorni nei territori riconducibili al "Tibet etnico" dovuti ai numerosi scontri che dalle informazioni diffuse dai mezzi stampa internazionali riportano essere oltre 100 i morti Considerato il ruolo di capofila del Consiglio regionale del Piemonte all'interno dell'Associazione degli Enti locali a sostegno della causa tibetana Rilevato l'impegno assunto con lo stesso Tenzin Gyatso, il Dalai Lama nella sua recente visita a Torino, di sostenere la decennale battaglia non violenta a sostegno di un dialogo con i cinesi, al fine di ottenere un riconoscimento culturale della tradizione e della religione tibetana Aderendo alle manifestazioni di solidarietà con il popolo tibetano di Torino e Milano Invita il Governo della Repubblica italiana a farsi portavoce per un'urgente soluzione che veda la definitiva modifica della posizione dell'Autorità cinese nei confronti della questione tibetana, a cominciare dall'apertura al dialogo con il Dalai Lama e l'immeditata sospensione della repressione dei manifestanti a porre con fermezza il problema del rispetto dei diritti umani al centro dei rapporti dell'Unione Europea con la Repubblica popolare cinese".
Questo è il testo. Se siamo d'accordo, lo facciamo preparare dagli Uffici.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Sarò rapidissimo. Due sole questioni: la prima, Presidente Placido, è che desidero ringraziarla per il lavoro che ha svolto, che è stato efficace e rapido. Il ruolo della Regione Piemonte, come ricordava il collega Ricca mi sembra, pertanto, estremamente positivo.
La seconda: forse non sarebbe necessario dirlo, ma per "aderire ufficialmente alle manifestazioni" noi intendiamo - come firmatari - che organizzando l'Ufficio di Presidenza, sia presente una delegazione del Consiglio regionale. Sulle altre questioni, ci affidiamo all'Ufficio di Presidenza.
Infine, un apprezzamento: su questi temi, tanti anni fa ci si divideva nel senso che le forze di sinistra tendevano a giustificare qualsiasi regime comunista, mentre le forze di destra tendevano a giustificare i colpi di Stato anticomunisti.
Il fatto che oggi ci sia una significativa convergenza su questioni morali, facendo riferimento ad un'autorità morale, non violenta indiscutibile come il Dalai Lama, lo trovo un dato felice e importante per la nostra Regione e per la democrazia.
Grazie anche alla Presidente Bresso, che ha approvato e incoraggiato questo sforzo, che abbiamo fatto anche in breve termine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Grazie. Anch'io ho aderito, come gli altri sottoscrittori proponenti di ordini del giorno, alla definizione di un documento unico che raccogliesse la sollecitazione di tutti. Quindi, ho ritirato l'ordine del giorno che avevo presentato questa mattina, sottoscritto anche dai colleghi Valloggia e Buquicchio.
È importante che oggi il Consiglio regionale si esprima su un avvenimento così tragico, anche se quest'Assemblea non è in grado di dire parafrasando il Presidente Kennedy a Berlino, nel 1963: "Siamo tutti tibetani!".
Abbiamo sentito interventi di chi si dissocia fortemente da queste posizioni e devo sostenere che mi sembrano assolutamente incomprensibili soprattutto in un'Assemblea che, solo quattro mesi fa, ha accolto il Dalai Lama, come Premio Nobel per la pace, ma anche come rappresentante spirituale del popolo tibetano.
Abbiamo preso atto, dall'intervento che il Dalai Lama ha effettuato in quest'Aula, di come lui non chieda assolutamente l'autodeterminazione e l'indipendenza del popolo tibetano, ma forme di autonomia, nel contesto della Repubblica Popolare Cinese, e il rispetto delle tradizioni religiose e culturali dell'antico popolo tibetano.
Ritengo, come ha richiamato con forza un articolo di un quotidiano ieri, sia da prendere in considerazione il fatto significativo che oggi il Dalai Lama non controlla più completamente il proprio popolo e dopo anni di rifiuti, da parte di Pechino, alla sua ragionevolissima strada, che non chiede separatismo e indipendenza, ma - ripeto - semplice autonomia e rispetto delle tradizioni, ci sia un'esasperazione per cui molti tibetani hanno abbandonato la strada della non violenza per disperazione e sfiducia.
Dobbiamo rivolgere un appello forte al nostro Governo, affinch intervenga e faccia pressioni sul Governo cinese perché si rispettino i diritti dei popoli e i diritti umani. Abbiamo anche chiesto che nel testo che sarà approvato sia presente questo richiamo.
Chiediamo, inoltre, al nostro Governo, di porre con fermezza il problema del rispetto dei diritti umani al centro dei rapporti dell'Unione Europea con la Repubblica Popolare Cinese.
Quella "vecchia" Europea che ha previsto e tutelato i diritti dell'uomo e che oggi forse ha troppe voci silenti rispetto a quanto sta avvenendo forse per convenienza o per opportunismo.
Infine, anche se nel documento non è richiamato, sarebbe importante che il nostro Governo facesse un passo presso il Comitato Olimpico Internazionale, non per boicottare le Olimpiadi, cosa che lo stesso Dalai lama esclude, ma per richiamare il Governo di Pechino a far sì che l'evento olimpico sia non soltanto apertura agli sportivi e ai turisti, ma anche alla libertà e alla democrazia in quel Paese.
Con questo spirito, i socialisti esprimeranno un voto favorevole all'ordine del giorno che è stato presentato, chiedendo di non abbassare l'attenzione rispetto a quanto sta avvenendo in quella parte del mondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Consideriamo giusta l'espressione di un documento unico.
Il problema del Tibet è noto da tempo; da decenni si tenta di cancellare ogni forma di autonomia nazionale di quel Paese.
Il problema che poneva il Consigliere Robotti non mi pare così banale in quanto il collega si riferiva a mille altri casi nel mondo (ne potremmo citare moltissimi): dalla Colombia alla Palestina e molti altri, che passano quotidianamente sotto silenzio.
Il Consiglio regionale non può farsi carico del mondo intero, questo è ovvio, ma credo che sia altrettanto naturale ricordare che le azioni repressive e gravi, di cancellazione di ogni forma di indipendenza e autonomia nazionale esistono purtroppo in tante parti del mondo.
Una seduta di Consiglio regionale - il Consigliere Leo lo ricorderà sicuramente - fu interrotta per consentirci di partecipare ad una manifestazione contro la repressione di forme religiose, che chiedevano democrazia in un altro Paese non molto lontano dal Tibet: la Birmania. La manifestazione, ahimè, era molto piccola - eravamo quattro gatti! - e anche in quel caso, passato quell'istante la situazione in Birmania è rimasta drammaticamente immutata: non se ne parla, perché vi sono grandi interessi economici internazionali, sia dell'India che della Cina, che sovrastano su questo Paese.
Per tornare alla questione specifica, vorrei muovere due raccomandazioni od osservazioni molto elementari.
Il Tibet presenta sicuramente un problema nazionale, con una lingua una cultura e una religione certamente represse. Noi siamo preoccupati per ogni forma di repressione di questo genere, e di ogni religione, non solo quella cristiana, perché c'è persino chi versa urina di maiale nei luoghi in cui dovrebbero sorgere moschee, tanto per intenderci! La raccomandazione che rivolgiamo, però, è di non idealizzare una realtà e una società che presenta mille limiti; una struttura economica che presenta residui profondi, quasi feudali, per usare un gergo di tanti decenni fa, che alcuni di noi, come il Consigliere Burzi sostiene spesso mantengono come residuo di un'ideologia che esiste oramai più solamente su questi banchi e nelle prime file, ma non c'è più in alcuna altra parte del mondo.
Vi è poi - seconda considerazione - una differenza di non poco conto fra l'autonomia e l'indipendenza: stiamo attenti a non confondere i due termini. L'autonomia è una cosa, e prevede il mantenimento di una cultura e di una lingua, che non può oggi essere insegnata nelle scuole o usata pubblicamente (sotto il regime del Generale Franco non si potevano usare il catalano e il basco), l'indipendenza è tutt'altra cosa.
In ultimo, credo che la Cina presenti una realtà unica nella storia del mondo, con un autoritarismo fortissimo, una mancanza di pluralismo e di democrazia che convivono con tanti aspetti di un primo capitalismo. Quando leggiamo ciò che accade nelle aree franche in Cina, sembra quasi di essere in uno dei romanzi di Dickens: si parla di salari a un dollaro al giorno di lavoro sostanzialmente servile e quant'altro.
Stiamo attenti, al tempo stesso, a ragionare su quali potrebbero essere le conseguenze a livello geostrategico o geopolitico di una rottura o di una frantumazione di un Paese-continente di un miliardo e 400 milioni di persone. Se ciò accadesse, come alcuni sognano e sperano prima del 2020 anno in cui si pensa che la Cina potrebbe teoricamente raggiungere livelli economici e militari pari al maggior Paese del mondo oggi, riflettiamo un attimo sulle conseguenze economiche che si riverserebbero sul mondo intero.
Il fatto che la Cina oggi detenga settori non di poco conto dell'economia rispetto al maggior Paese del mondo - gli USA - dovrebbe indurci a riflettere.
Tutto questo non giustifica le repressioni, né la carcerazione o la cancellazione di forme di autonomia e di religione, ma vorrei che si riflettesse un attimo collettivamente su questi temi.



PRESIDENTE

Grazie, collega Dalmasso.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente. Ruberò pochissimi minuti al Consiglio, non per commentare, ma per riprendere, se possibile, un'affermazione del collega Leo, che, dal punto di vista politico, mi pare una sciocchezza - lo dico con grande rispetto - nel senso che, per quanto ci riguarda, non intendiamo difendere aprioristicamente un modello di quel genere (lui ricordava la vicenda storica, diciamo così).
LEO Giampiero (fuori microfono) Io non l'ho detto...



CHIEPPA Vincenzo

Anzi, se posso, in quanto comunista, non mi sento rappresentato, dal punto di vista del modello sociale, da quello che oggi è in vigore in Cina.
Ma non è questo il tema dell'attuale discussione.
Credo che tutte le violazione dei diritti umani e le repressioni di movimenti popolari siano da condannare. A mio avviso, il Consiglio regionale non dovrebbe, forse, occuparsi prioritariamente di vicende internazionali, come ho già avuto modo di sostenere; ma se lo fa, come ha fatto, non può, secondo me, farlo ad intermittenza. Se si analizzasse con un po' di attenzione l'atteggiamento del Consiglio regionale - parlo in termini generali - emergerebbe con grande nettezza un'intollerabile ipocrisia sul tema dei diritti umani e sulla difesa degli stessi. Ci stiamo mobilitando per la violazione dei diritti umani in Tibet e lo abbiamo fatto lo ricordava qualcuno prima di me - anche per la repressione delle manifestazioni in Birmania. Ma su altre questioni...



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Quali?



CHIEPPA Vincenzo

Arriverò anche su quelle.
Come dicevo, su altre questioni, nonostante le richieste per esempio avanzate dal sottoscritto ma anche da altri colleghi - ricordo solo una vicenda di 15 giorni fa - il Consiglio regionale e la Presidenza del Consiglio - non lei, Vicepresidente Placido, ma chi presiedeva in quel momento - ha impedito la discussione di una mozione di condanna dei raid aerei dell'esercito israeliano che avevano ucciso, ventiquattro ore prima circa 120 persone, tra cui moltissime donne e bambini palestinesi della striscia di Gaza. In quel caso, nessuno di voi, così attaccati ai diritti umani, ha sentito la necessità di spendere un voto di condanna che richiedesse al nostro Governo di intervenire? E spiego anche il perché.



(Commenti del Consigliere Leo)



PRESIDENTE

Collega Leo, l'amicizia che nutro nei suoi confronti non mi può esimere però dal richiamarla.
Prego, Consigliere Chieppa.



CHIEPPA Vincenzo

Mi rendo conto che il tema del Tibet è assurto a grande notorietà Hollywood ha avuto un grande ruolo in questo lavoro, con pellicole di grande rilevanza. Certo è che farsi fotografare vicino al Dalai Lama oppure farsi assegnare la patente di "difensore dei diritti umani" porta o potrebbe portare un po' più di consenso. Invece, farsi fotografare o parlare con un povero profugo palestinese della striscia di Gaza evidentemente, non porta voti. Questa, a mio giudizio, è un'intollerabile ipocrisia con cui la politica affronta complessivamente il tema dei diritti umani, ma anche della democrazia.
Il Consiglio reclami, se vuole, la democrazia, ma non sostenga - parlo del Tibet - un modello teocratico, dove si vorrebbe che il potere spirituale e il potere temporale fossero nelle mani della stessa persona.
Diamo almeno questo segnale di dignità politica, se possibile.
Anche sui temi della democrazia si è molto strumentali, perché le violazioni palesi della democrazia sono sotto gli occhi di tutti. Cito, a titolo di esempio, ciò che è accaduto in Russia, un Paese importante durante le ultime elezioni politiche: è stata una vergogna, un furto di voti certificato da tutte le più serie istituzioni internazionali. Ma in quel caso, chi è stato derubato del suffragio popolare è la formazione del Partito Comunista Russo, e allora non interessa. Perché la democrazia che a voi interessa e i diritti umani sono solo quelli dettati dal pensiero unico internazionale, e lì, pedissequamente, vi adeguate.
Volevo esprimere questo pensiero anche per fare un richiamo forte, se possibile, da un punto di vista morale, non solo al Consiglio regionale, ma alla politica.
I diritti umani vanno difesi sempre, indipendentemente da chi è il violatore dei diritti di turno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. Quando si parla di un Paese, per grande che sia un miliardo e 400 mila persone - che dichiara: "Arrendetevi: chi si presenta volontariamente alla Polizia o agli Uffici giudiziari sarà punito leggermente o riceverà una pena mitigata. Niente protezioni: chi sarà scoperto, in base alle indagini, ad offrire riparo o nascondere elementi criminali, sarà punito severamente. Denunciate: quei cittadini che denunceranno comportamenti di elementi criminali saranno protetti e riceveranno elogi e riconoscimenti", e lo scrive la Repubblica di oggi, non un giornale di centrodestra, ma la voce della sinistra, vuol affermare che c'è qualcosa che non funziona in quel Paese.
In quel Paese, quasi sei milioni di detenuti politici lavorano gratis per produrre prodotti sottocosto, che sono venduti nel nostro Paese facendo concorrenza sleale. Molti imprenditori italiani, purtroppo, fanno produrre in quel Paese i loro prodotti, perché costano poco.
Lo dico perché questa non è solo una responsabilità dei cinesi, che offrono determinate condizioni di lavoro e che non offrono alcuna garanzia ai propri lavoratori, facendo lavorare i bambini a cifre irrisorie, ma è una responsabilità anche di quelle aziende che vanno a godere di quello sfruttamento, dal punto di vista economico.
Parliamo di un Paese, però, che dal 1949 invade il Tibet, che era un libero Paese, perché nel 1949, dopo la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese, la Cina decide di invadere il Tibet. Nel 1950 il Governo tibetano è costretto a negoziare la liberazione pacifica del Tibet, quindi parliamo di occupazione cinese di un Paese libero.
Nel 1959, l'opposizione tibetana tenta una rivolta a Lhasa; il Dalai Lama fugge in India e sono uccise decine di migliaia di tibetani e imposte riforme chiamate democratiche, dal Governo cinese, nelle province tibetane.
Dal 1959 al 1962 centinaia di migliaia di tibetani conoscono le carceri, sono svuotati i monasteri, arrestati i monaci, saccheggiate le proprietà, e così via. Parliamo di 70 mila tibetani che devono fuggire in Nepal e in India.
Dal 1966 al 1976 c'è la grande rivoluzione culturale proletaria cinese.
Sono distrutti i monasteri tibetani e i monumenti religiosi, è repressa la cultura tibetana, c'è una rivolta anticinese che porta a centinaia di migliaia di morti e decine di migliaia di arresti.
A quel punto, si crea un'area di carestia che dal 1969 al 1972 porta al disastro di quella realtà.
Nel 1979 c'è un periodo migliore: dopo la morte di Mao, Deng Xiaoping fa migliorare le condizioni, torna il Dalai Lama in Tibet.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Chieppa)



PRESIDENTE

Consigliere Chieppa, per cortesia, quando lei interveniva ho ripreso l'interruzione, molto moderata, del Consigliere Leo.
La prego di far finire l'intervento del Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Ahimè, dopo un periodo un po' più tranquillo, la Cina torna ad aumentare la pressione sull'occupazione del Tibet.
Intanto, nel 1992 è tolto ogni aspetto di autonomia al Tibet: la lingua è pressoché vietata, la religione è vietata.
Nel 1994 è effettuata la colonizzazione obbligatoria del terreno, la restrizione dell'autonomia, la repressione della resistenza e lo sradicamento dell'influenza del Dalai Lama.
Nel 1995, la Cina nomina un Lama sostitutivo, il Panchen Lama, che è in opposizione al Dalai Lama, il leader spirituale riconosciuto dal Tibet.
Nel 1996 la Cina entra perfino nei monasteri e pretende di fare la rieducazione intensiva dei monaci. Questa è la realtà.
Nel 2000 il Governo cinese fa pressioni sull'ONU perché sia esclusa Sua Santità, il Dalai Lama, dal summit per la pace del millennio cui hanno partecipato circa mille leader spirituali.
Questo dimostra come la Cina si stia comportando nei confronti di questa realtà e di queste persone che vivono, da oltre cinquant'anni, sotto l'occupazione di un Paese nemico.
Questo ordine del giorno, che lei non vuole neanche guardare Consigliere Chieppa, è condiviso dalla maggioranza dei Consiglieri che siedono in quest'Aula. È un ordine del giorno molto "delicato" e molto diplomatico. Noi abbiamo ritirato il nostro ordine del giorno, per aderire a questo. Il nostro ordine del giorno chiedeva di non partecipare alle Olimpiadi né di continuare a comprare merci in questo Paese che sfrutta la gente, soprattutto i bambini. L'abbiamo ritirato per arrivare ad un ordine del giorno che, seppure più diplomatico, rappresenta la grande maggioranza dei Consiglieri.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera segretaria Spinosa, in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente. Come è già stato detto, è dal 1950 che viene attuata, dalla Repubblica Popolare Cinese, una politica di continue violazioni dei diritti umani fondamentali nei confronti dei tibetani. Sono innumerevoli i prigionieri politici, così come i tibetani costretti a vivere nei campi profughi, privati della propria terra e di ogni libertà.
Quando si parla dei tibetani, bisognerebbe sfatare una certa ipocrisia.
Non si deve parlarne soltanto come di un popolo soggetto a un sistema feudale perché, come qualcun altro ha aggiunto, il popolo tibetano ha vissuto pacificamente dal 1950 a oggi, e ha portato avanti le proprie istanze in maniera pacifica.
Per questo è diventato un simbolo. Noi siamo accanto a tutti i popoli che vivono in condizioni disagiate o i cui diritti umani vengono negati.
Non si può parlare soltanto del Tibet quale Paese in cui la religione si fonde con lo Stato.
A questo punto, dovremmo ricordare che siamo contro tutti i Paesi in cui viene applicata una legge religiosa? Non penso sia così.
Il popolo tibetano viene preso ad esempio in quanto ha sempre portato avanti le proprie istanze in maniera pacifica e non ha mai imbracciato le armi. Ancora oggi, il Dalai Lama, capo spirituale e politico, invita a portare avanti le istanze in maniera pacifica.
Forse, anche per questo motivo, oltre che per numerose ragioni economiche, questa situazione drammatica ha trovato scarsa attenzione in Occidente.
I disordini e gli incidenti di Lhasa - è evidente - sono l'esplodere forse inaspettato di una profonda sofferenza divenuta ormai insostenibile.
E insostenibile sarebbe anche il nostro atteggiamento, se rimanessimo impassibili senza assumere una posizione ferma dopo questi avvenimenti.
La Cina si prepara a ospitare i Giochi olimpici, da sempre sinonimo di condivisione e fratellanza tra i popoli. Il Dalai Lama ha invitato a non boicottare le Olimpiadi di Pechino, affermando che i cinesi hanno bisogno di sentirsi orgogliosi per questi Giochi, dando, anche questa volta, a tutto il mondo una lezione notevole di tolleranza e pacifismo. Penso, per che i prossimi Giochi olimpici di Pechino possano essere, finalmente l'occasione per richiamare l'attenzione della comunità internazionale sulla vicenda del Tibet.
Quello che sta accadendo laggiù è un vero e proprio genocidio culturale, che rischia di fare scomparire una delle più antiche culture con una tradizione lessicale, filosofica e religiosa che è patrimonio di tutta l'umanità. La repressione attuata nei confronti dei tibetani non pu continuare. Soprattutto, è tanto più ingiustificata se si pensa che la battaglia di questo popolo per la propria autonomia è davvero un inno alla non violenza; parliamo di autonomia e non di indipendenza, quindi non è una questione di indipendenza.
Proprio qui, in questo Consiglio, abbiamo ricevuto la visita del Dalai Lama, soltanto tre mesi fa. Quanto alle foto insieme a lui, probabilmente possono avere un significato in quanto premio Nobel per la pace. E le foto che per qualsiasi motivo appaiono su tutti i giornali non hanno significato.
Credo che tutti voi ricordiate ancora le parole del Dalai Lama, cariche di saggezza, ma anche il suo messaggio: "We need you", che conteneva una precisa richiesta di aiuto.
Non possiamo sottrarci a questa richiesta. Anzi, per quanto nelle nostre possibilità, dobbiamo essere voce di chi voce non ha. Per questa ragione vi chiedo di approvare e firmare questo ordine del giorno, che forse, non è molto rispetto all'enormità di quanto sta accadendo, ma è un atto dovuto che possiamo concretamente portare avanti, evitando di ridurci a parlare di libertà, diritti e democrazia senza assumerci in prima persona la responsabilità di fare in modo, per quanto ci è consentito, che queste parole, qui e altrove, trovino reale applicazione.
Quindi, aderiamo a questo ordine del giorno perché la questione tibetana non è di destra o di sinistra, è semplicemente il richiamo al rispetto dei diritti umani, di un popolo che porta avanti questa richiesta in modo non violento.



PRESIDENTE

Ricordo ai colleghi che chi volesse firmare l'ordine del giorno è pregato di rivolgersi alla Presidenza.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, può essere vero che la questione tibetana non ha per gran parte della cultura politica, aspetti di geografia, non è né di destra né di sinistra, anche se su questo noi nutriamo qualche sospetto, se non altro rispetto a coloro i quali hanno ancora una cultura che porta alla tutela dei regimi comunisti.
Vedete, è facile dire di non sentirsi rappresentati da quel comunismo però, occorre affermare che nel mondo, salvo nelle democrazie occidentali e nei casi in cui nelle democrazie occidentali - vedi la Germania Est e la Cecoslovacchia - libere elezioni sono state poi soffocate da colpi di stato comunisti, tutti i regimi governati da Stati che si proclamavano comunisti e che erano comunisti, hanno comportato situazioni quale quella che oggi si sta verificando in Tibet.
A tal proposito, ho chiesto appositamente al collega Chieppa di fare esempi di situazioni simili. È vero che nel mondo esistono molti popoli martoriati e molti popoli che hanno difficoltà nel mantenimento della propria identità - possono anche essere i baschi in Spagna piuttosto che i corsi in Francia - però, le priorità di intervento e di sopraffazione che gli Stati nazionali mettono in atto nei confronti delle minoranze non possono essere in qualche modo sottaciute. Allora, va ricordato che incidentalmente, i luoghi in cui oggi vengono perpetrati i peggiori crimini nei confronti di minoranze sono esattamente quelli dei regimi comunisti: il Tibet all'interno della Cina...



(Commenti del Consigliere Robotti)



VIGNALE Gian Luca

Non è paragonabile! Anche se questo fosse vero - certamente corrisponde a verità il fatto che i novanta prigionieri detenuti a Guantanamo non hanno diritti come non li hanno le decine di migliaia di tibetani, e noi non intendiamo giustificare metodologie che non corrispondono alla cultura italiana del diritto, prima ancora che europea - è il numero che, in qualche modo, non regge il paragone.
L'esempio tibetano è il caso più evidente, essendo una minoranza che ha la fortuna di avere un grande capo politico e spirituale come il Dalai Lama. Poi, c'è il caso della Birmania, la cui Giunta, guarda caso, rimane in piedi grazie ai finanziamenti cinesi. Ancora, c'è il caso del Darfur: anche qui, guarda caso, Giunta e Governo nazionale rimangono in piedi grazie ai finanziamenti cinesi. C'è anche il caso del Kazakistan, oltre ai casi di molte Repubbliche europee, ex Repubbliche sovietiche, che, oggi ricevono direttamente finanziamenti dalla Cina comunista. Oggi, la Cina comunista, per quanto riguarda la nostra cultura, oggettivamente, è esattamente quello che l'URSS è stata negli anni passati per il mondo dell'Europa orientale e di tutti i luoghi che, grazie ai finanziamenti dell'URSS, degli Stati che oggi verrebbero definiti "canaglia" o, comunque Stati che sopprimono i diritti più elementari, riescono a rimanere in piedi grazie ai trasferimenti economici dello Stato cinese, perché i principi che vengono enunciati devono valere per tutti.
Quando si parla di pena di morte, di contrarietà alla pena di morte va ricordato che la Cina...



(Commenti del Consigliere Chieppa)



VIGNALE Gian Luca

La Cina è il primo Stato al mondo per numero di condannati e di persone uccise con la pena di morte. Quando si parla di stati teocratici va ricordato che decine e decine di Stati islamici sono stati teocratici verso i quali, però, non abbiamo mai visto manifestare una grande contrarietà da parte della sinistra presente all'interno di quest'Aula, con una differenza - presento solo un caso, poi vado alla conclusione perch sono trascorsi cinque minuti - che riguarda il rapporto con l'Iran, primo partner commerciale dell'Italia. Quando al Governo c'era il centrodestra Fini assunse una posizione durissima nei confronti dello Stato o di alcune frange terroristiche, anche dell'autonomia amministrativa palestinese invece, uno dei primi atti formali che il Governo D'Alema ha fatto in qualità di Ministro degli Esteri è stato riallacciare i rapporti con l'Iran e le frange più estremiste della Palestina.
Concludo ricordando un aspetto, perché c'è solo una modalità per uscire da questa situazione, in un rapporto di democrazie mondiali: che la Cina sia fuori dal WTO, perché la Cina, che fino al 2001 era fuori dal WTO, non si può permettere una serie di interventi che si è potuta permettere, né di intervenire pesantemente all'interno dei nostri mercati danneggiando le fasce sociali più deboli. La soluzione è quella, il boicottaggio delle Olimpiadi anche, perché è un simbolo, ma la Cina fuori dal WTO è un altro principio, perché si dovrebbe sancire che è possibile stare all'interno dell'Organizzazione Mondiale del Commercio quando si rispettano i diritti proclamati dalle Carte più varie e dall'ONU. Questo dovrebbero fare le economie europee e ci auguriamo che questo facciano.
Fortunatamente, chi ancora oggi tutela i danni e le tragedie che il comunismo sta perpetrando è una parte politica sempre più minimale, che ha anche tolto il proprio simbolo dalla scheda elettorale, per dimostrare quanto, ormai, sia lontana, anche se culturalmente rimane in chi ha paura della cultura, quale quella di certi esponenti anche di questo Consiglio regionale, all'interno della nostra società.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Prima di dare la parola al Consigliere Bossuto, ricordo che gli ordini del giorno n. 963, 964, 965 e 966 sono ritirati dai proponenti.
L'ordine del giorno condiviso sarà enumerato dagli Uffici.
La parola al Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente. Gli interventi su questo tema si susseguono ad altri interventi, ai quali è difficile rispondere.
Il collega Vignale ha fatto un'ampia disamina sul comunismo e sui regimi. Non ribatto al collega Vignale partendo dalla Comune di Parigi dalle idee di riscatto di quelle proposte, di quelle speranze, di quelle utopie - come qualcuno ha detto - che sono fallite in alcune parti della terra e in altre hanno portato a fare dei voli giusti, di uguaglianza e di libertà, stroncati a volte dalle interferenze di altre realtà ostili.
Il discorso sul comunismo è enorme; occorrerebbe forse dare un segnale ma penso che annoierebbe, quindi non lo propongo neanche.
Credo, però, che al di là di questo, collega Vignale, i regimi, ovunque siano e qualsiasi etichetta abbiano - io potrei rispondere facilmente ricordando tutti i regimi di stampo fascista che hanno caratterizzato l'Europa, il Sudamerica e quant'altro - siano da condannare.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi per cortesia! Scusi, collega Bossuto.
Colleghi, è incredibile che su un problema ampiamente condiviso dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, ci si possa dividere.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, abbiate pazienza! Mi sembra che il modo migliore sia quello di proseguire sull'argomento.
Prego, Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

La ringrazio. Anche le critiche sono ben accette, proprio perché non siamo in un regime né io mi ritengo espressione di un regime. Ma apriremo una parentesi anche su questo.
Siamo in una situazione imbarazzante: da una parte abbiamo la Cina, che qualcuno definisce comunista, altri questi regimi li hanno definiti capitalismi di Stato, ma lasciamo perdere, è una teoria troppo grossa da affrontare adesso in pochi minuti. La Cina ha un rapporto economico particolarmente strano con i suoi cittadini, che qualcuno potrebbe indicare come sfruttamento, addirittura.
Dall'altra parte abbiamo un altro popolo, un altro regime, che, come diceva giustamente qualcuno, era basato su un ordinamento ancora feudale e teocratico, molto particolare. In mezzo c'è la gente, il popolo, quel popolo di cui spesso ci dimentichiamo.
Quindi, non può che esserci solidarietà verso il popolo tibetano questo è indubbio, così come c'è e ci sarà sempre solidarietà da parte di chi vi parla, ma anche dei miei compagni e colleghi, verso qualsiasi popolo brutalizzato, represso, messo in un angolo e accantonato.
Questo deve essere chiaro: è strumentale quella posizione che vuole solo ricordare o evidenziare alcuni eventi e non altri.
È questo che in me grida vendetta e mi fa inorridire: da questi banchi io vorrei che la discussione di oggi - e spero davvero che questa giornata finisca con una presa di posizione comune di condanna - si ripetesse - la colpa è nostra che non lo proponiamo - anche per altre vicende, perché noi condanniamo la repressione laddove non ci tocca. Le vicende di Bolzaneto a Genova non le abbiamo condannate, quella era repressione, c'erano scene di sangue esattamente come in Tibet.
Allora, dovremmo avere uno sguardo più attento su tutto.



(Commenti del Consigliere Botta)



(Commenti del Consigliere Robotti)



PRESIDENTE

Consigliere Robotti, per cortesia! Colleghi! Scusi Consigliere Bossuto! Colleghi, per cortesia, altrimenti sospendo la seduta! Consigliere Robotti la invito a non usare questi termini, altrimenti la prego di uscire dall'Aula! Non si usano certi termini in quest'Aula, abbia pazienza!



(Commenti in aula)



(Commenti del Consigliere Robotti)



PRESIDENTE

Colleghi, guardate che in questi casi è molto più semplice sospendere la seduta, io vi invito a non mettermi nelle condizioni di doverlo fare! Prego, Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Prossimamente i miei interventi passeranno prima al vaglio della censura dei colleghi degli altri banchi. Spero di poter parlare, perch queste non sono "cazzate".
Guarda, collega Botta, tante cose che dici tu non le condivido, ma mai le ho definite "cazzate", anche se le critico fortemente. Poi, se sono un "cazzarolo", chiedo scusa, ma è così.
Allora, in questo quadro, in cui mi trovo anche ad esprimermi in modo un po' volgare, come non vorrei fare, abbiamo a volte forse una visione un po' limitata del mondo, che ci porta a dimenticare - per rispondere al collega Vignale - il Sudafrica, dove non era un regime comunista quello che praticava l'apartheid e su cui nessuno, all'epoca, da questi banchi ha espresso alcuna opinione, il Corno d'Africa, la Somalia, quel popolo nomade del Marocco su cui si alzano addirittura dei muri, ma del quale non importa nulla a nessuno. Di Bolzaneto ho già detto, potrei andare avanti delle ore ma mi limito a riconoscere i casi della Spagna, in cui la follia dell'ETA corrisponde alla follia di uno Stato che secondo Amnesty International avrebbe ripreso la tortura, così come in molte parti del Regno Unito e in gran parte dell'Europa.
In Iraq, la nostra intelligenza democratica ha portato a far sì che si ammazzino i cristiani, mentre prima non avveniva, quindi credo che quando iniziamo a parlare di questi temi, ben venga la dura condanna, ma occorre un po' più di lungimiranza sugli aspetti geopolitici e su quello che comportano.
Il rischio è di fare demagogia, perché i fatti reali sono un po' diversi da come vengono rappresentati e strumentalizzati. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, collega Bossuto. Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Ho sentito dal collega dei raffronti che forse non stanno né in cielo né in terra. Se vogliamo paragonare i fatti di Bolzaneto a quello che è successo in Tibet, siamo su delle distanze spaventose.
Spaventose per quello che succede in Tibet.
Completo la panoramica descritta dal mio collega Rossi, per dare un quadro delle conseguenze dell'occupazione cinese in Tibet.
I morti tibetani sono stati oltre un milione, il 90% del patrimonio artistico e architettonico,. inclusi 6 mila monumenti, fra templi e monasteri, è stato distrutto. La Cina ha depredato il Tibet delle sue enormi ricchezze naturali; lo scarico dei rifiuti nucleari e la massiccia deforestazione hanno danneggiato in modo irreversibile l'ambiente e il fragile ecosistema del Paese.
In Tibet sono di stanza 500 mila soldati della Repubblica Popolare. Il massiccio afflusso di immigrati cinesi sta minacciando la sopravvivenza dell'identità tibetana e ha ridotto la popolazione autoctona a una minoranza all'interno del proprio Paese.
Mentre prosegue la pratica della sterilizzazione e degli aborti forzati delle donne tibetane, la sistematica politica di discriminazione attuata dalle autorità cinesi ha emarginato la popolazione tibetana in tutti i settori: da quello scolastico a quello religioso e lavorativo.
Lo sviluppo economico in atto in Tibet arreca benefici quasi esclusivamente ai coloni cinesi e non ai tibetani.
Questa è la situazione oggi di questo Paese e, a fronte di una situazione di questo genere, abbiamo assistito in Consiglio all'intervento del Dalai Lama che chiedeva addirittura non l'indipendenza e non il riconoscimento del Tibet come nazione autonoma, ma solo un po' di autonomia e la possibilità di quelle popolazioni di professare la loro religione e di continuare le loro tradizioni.
A fronte di queste richieste estremamente limitate se confrontate con quello che sta succedendo, la Cina continua a soffocare nel sangue ogni minimo tentativo di fare una dimostrazione e di fare una richiesta per queste semplici cose. Questa è la situazione.
Come abbiamo già annunciato, il nostro ordine del giorno era ben più pesante: chiedevamo di boicottare le Olimpiadi e di non acquistare più merci e prodotti in quel Paese.
L'abbiamo ritirato per votare unanimemente - mi auguro - un ordine del giorno molto più blando, ma le nostre convinzioni restano quelle, perch oggi veramente in questa piccola parte del mondo la democrazia e la libertà sono completamente calpestate ed ignorate.
Pertanto, per lo meno una presa di posizione a livello mondiale dovrebbe esserci; un intervento sul Governo cinese affinché rispetti la democrazia e la libertà deve, a mio avviso, esserci.
Sicuramente il nostro Consiglio regionale non sarà determinante per questo, ma è perlomeno giusto e doveroso che noi alziamo una voce per far sapere ai nostri cittadini, ma anche a tutto il mondo, quello che sta succedendo in Tibet.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Credo che su questa discussione, come avevo già cercato di indicare nel mio intervento sull'ordine dei lavori, si corre il rischio di commettere un grave errore di valutazione rispetto a ciò che accade nel mondo, non in una parte del mondo. Perché se è vero come è vero che oggi in Tibet è attiva una repressione da parte di un Governo che io non considero comunista, e che per quanto mi riguarda non è comunista, è anche vero che in altre parti del mondo sistematicamente accadono da anni atti di repressione che la comunità internazionale non solo non condanna, ma spesso fa finta di non vedere.
Il popolo curdo, che è da 60 anni che è represso dal Governo turco, ha gli stessi diritti del popolo tibetano; il popolo palestinese, che da 60 anni è represso dai Governi israeliani, ha gli stessi diritti del popolo tibetano, e potremmo andare avanti.
Ora, questa politica dei due pesi e due misure è, per quanto ci riguarda, intollerabile, perché non è giusto affacciarsi ad una causa solo perché questa causa dà un vestito migliore delle altre e permette di presentarsi meglio in società, di avere un volto migliore.
No, colleghi, perché un bambino curdo che vive a meno 15 gradi su un altopiano del Kurdistan occupato militarmente dai turchi - che noi vogliamo fare entrare nell'Unione Europea - ha gli stessi diritti di un bambino tibetano. Però la Turchia è amica, perché entrò nella NATO e ci fa da tappo nei confronti dei Paesi mediorientali! Nessuno qui però si scandalizza quando vediamo l'esercito turco che entra in Kurdistan e con i carri armati sfascia i villaggi; nessuno si scandalizza quando vediamo che il Governo israeliano - di quell'Israele di cui io sono anche figlio - mette il muro e impedisce ai cittadini di Gaza di uscire dalle proprie case, senza acqua, senza mangiare, senza medicine e senza corrente. E potremmo andare avanti! Nessuno si scandalizza di vedere ciò che accade nelle prigioni di Guantanamo, della "civile" America, dove decine di cittadini anche europei vengono incarcerati e torturati, perché vengono lasciati in gabbia al sole e al vento senza acqua e senza mangiare per settimane. Torture elettriche e torture con l'acqua vengono praticate sistematicamente dagli agenti dei servizi segreti americani dentro quel carcere.
E non le dice Robotti queste cose, ma le dice la Croce Rossa internazionale, nell'ultimo rapporto redatto proprio sul carcere di Guantanamo.
Oppure - e mi spiace se ho inveito contro i colleghi - ridiamo sulle vicende di Genova. Non è Bossuto che ricorda che ci sono state delle torture a Genova, ma lo dice la Magistratura italiana, che ha condannato in prima istanza gli agenti di polizia che hanno partecipato a quei maledetti giorni di Genova, accusandoli di aver torturato le persone incarcerate, a Bolzaneto e negli altri carceri genovesi! Lo dice la Magistratura di questo Paese che ha indagato per anni ed è arrivata a questa conclusione: torture nel nostro Paese, l'Italia! L'Italia democratica e antifascista ancora una volta ha visto scritto su degli atti giudiziari di un tribunale la parola "torture". E non c'è da ridere, perch ci sono ragazzi che allora avevano 15-17 anni, che sono ancora oggi in analisi per aver subito sul proprio corpo e sulla propria psiche torture indicibili da parte di agenti delle Forze dell'Ordine, della Polizia e dei Carabinieri di questo Paese. E potremmo andare avanti! Ora, è evidente che ogni popolo che soffre ed ogni popolo che viene oppresso ha il diritto di essere non solo ascoltato, ma sostenuto, ma avendo la capacità di guardare al mondo nella sua complessità e di essere schierati sempre dalla parte degli oppressi e mai degli oppressori. Mentre noi spesso, colleghi, cadiamo nell'errore di schierarci quasi sempre dalla parte dell'oppressore, quasi sempre dalla parte del più forte.
Adesso ci sono tutti questi colleghi che arrivano e tornano dalla Cina: perché non parlate ai vostri amici statunitensi, che tre settimane fa hanno tolto la Cina dalla lista dei Paesi nemici della democrazia e della libertà e hanno riabilitato la Cina. Forse perché la Cina è padrona di 2,5 trilioni di dollari del buoni del tesoro americani! Forse è per quello, ma è una malignità. Però gli Stati Uniti d'America, i vostri amici statunitensi hanno tolto la Cina dalla lista dei Paesi canaglia.
Quindi, ancora una volta si ripete la farsa e il teatrino di quelli buoni e di quelli cattivi a seconda della convenienza.
Al mio paese, quando si parla di questo, si porta un unico esempio: quello di una parte del corpo che, comunque la tiri, si stiracchia e sta sempre a posto.
Non siamo disponibili ad accettare questa logica. Il Consigliere Cavallera ha capito di quale parte del corpo parlo! Meno male! Non possiamo accettare questa logica. Noi stiamo dalla parte della democrazia e del pluralismo e lo stiamo grazie alla nostra storia di comunisti italiani, perché da quando il nostro Segretario nazionale di allora, Enrico Berlinguer, dal palco del Congresso del Partito Comunista in Unione Sovietica affermò che non c'è comunismo senza democrazia e pluralismo, possiamo andare a testa alta e fare le pulci anche a voi; voi che vi riempite la bocca della parola democrazia, ma nei fatti siete quasi sempre schierati dalla parte di chi opprime e mai di chi libera.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'ITC "E. Guala" di Bra


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'ITC "E. Guala" di Bra in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Stiamo discutendo sull'ordine del giorno condiviso da quasi tutto il Consiglio sui fatti che si stanno verificando in Tibet e quanto è collegato.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Esame ordine del giorno n. 967 dei Consiglieri Spinosa, Leo, Botta, Rossi Ricca, Placido, Dutto, Muliere, Cattaneo, Ferrero, Novero, Lupi Buquicchio, Auddino, Bizjak, Nicotra, Turigliatto e Cotto, inerente a "Invito al Governo italiano a farsi portavoce per una soluzione da parte della Cina sulla questione Tibet" (seguito)


PRESIDENTE

Ritornando al dibattito sull'ordine del giorno sul Tibet, ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente. Innanzitutto volevo chiedere scusa per qualche intemperanza verbale di prima. È logico che, essendo in Consiglio regionale e in un'assemblea legislativa, ogni collega ha la possibilità di argomentare come meglio crede.
Per fortuna, qui non siamo in Tibet, quindi chiunque può esprimere le proprie opinioni, come prima hanno fatto, a mio avviso in maniera assolutamente fuori luogo, tanto il collega Robotti quanto il collega Bossuto, che evidentemente forse preferirebbero una situazione tibetana dove i portatori della libertà, che in questo caso sono da sempre i cinesi che tali si autodefiniscono: portatori di libertà in Tibet, portatori di libertà nella Mongolia Interna, cioè in tutti quei luoghi che sono strategicamente importanti per il loro dominio.
Tuttavia, mi pare che quest'Assemblea abbia già superato ampiamente tutta una serie di discussioni che i colleghi della sinistra radicale hanno introdotto, quasi a salvaguardia non si sa di quale posizione e come se la sinistra radicale diventasse la guardia bianca del regime comunista cinese.
Può essere una presa di posizione interessante, perché non è da oggi che il Consiglio regionale del Piemonte, nella sua quasi unanimità, ha preso una posizione precisa sulla questione tibetana, né è un caso che sia venuto in Consiglio il Dalai Lama e che abbia detto delle parole di grande moderazione, ma anche di grande fermezza nei confronti del regime comunista cinese. Naturalmente non possiamo dimenticare come quei giorni furono un po' disturbati da qualche dichiarazione fuori le righe da parte di qualche appartenente alla sinistra radicale e oggi ci ritroviamo a dover votare dopo averlo sottoscritto, un ordine del giorno anch'esso di grande moderazione e di grande armonia, se vogliamo usare una parola cara agli amici tibetani che in ogni parte d'Italia stanno manifestando il loro disappunto per quanto sta succedendo nella loro madre patria e anche nel nostro Piemonte (sono stati presenti con manifestazioni ieri ad Alessandria, ma sicuramente in quasi tutti i capoluoghi più importanti della nostra regione).
Certo, non possiamo fare di questa una discussione che ingloba tutto e il contrario di tutto. Chiunque sia dotato di normale raziocinio, si rende conto che non è possibile paragonare né i fatti di Genova né altri eventi politici, sui quali noi abbiamo la piena disponibilità a confrontarci. Cari colleghi, se volete fare discussioni su Guantanamo, noi siamo pronti. Non venite a dire a noi che certe democrazie occidentali mettono i propri nemici in gabbia: lo sappiamo dal 1945, quando poeti di fama mondiale riconosciuti da tutti, sono stati tenuti in gabbia per mesi e mesi, per certe democrazie occidentali. Quindi, noi siamo disponibili a confrontarci sui temi della libertà e dei regimi in tutto il mondo. Il problema, cari colleghi, è che ormai gli unici regimi oppressori della libertà sono, in questo mondo, i regimi comunisti, e di questo dovete prendere atto. Dovete prendere atto che i veri regimi negatori della libertà sono i regimi comunisti, anche perché tutti gli altri sono sostanzialmente regimi democratici, con una democrazia a volte in lento progredire, ma che rispettano, a mio avviso, i principali diritti dell'uomo. Di conseguenza Presidente, riacquisiamo la tranquillità e l'eleganza necessaria per arrivare a un voto significativo e importante di questo Consiglio regionale, che si avvicina ai voti di tanti Consigli comunali e provinciali, e speriamo anche nell'azione che il nostro Governo pu intraprendere affinché una situazione che è sotto gli occhi di tutti e che gli stessi tibetani vorrebbero gestire con grande tranquillità, senza soffiare sul fuoco, chiedendo semplicemente più rispetto per i loro diritti, possa essere migliorata anche da queste prese di posizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Sarò rapidissimo, anche perché molte cose sono già state dette. Credo che il destino di chi si impegna, lotta e chiede il rispetto dei diritti sia molto spesso legato indissolubilmente all'attenzione che gli altri vogliono dedicarvi. Sicuramente sono concorde con quanti mi hanno preceduto e hanno denunciato quello che è stato definito il sistema dei due pesi e delle due misure. Sono stati molti i casi citati: i curdi e altri Paesi; la Palestina, che viene in mente quando si parla di queste vicende dolorose; pensavo anche alle vicende nell'ex Jugoslavia, in quella parte serba del Kosovo, dove si sta vivendo di nuovo una situazione di tensione e dove il ruolo di chi voleva portare la pace sta dando frutti avvelenati.
Ritengo che un conto sia prendere posizione contro le violenze che lo Stato fa contro i cittadini, che sono sempre da condannare, ma un altro è anche quello di leggere la storia in maniera univoca o con interpretazioni personali.
Abbiamo ascoltato il Consigliere Rossi fare una lunga disamina su quello che è successo negli anni passati in Tibet (anche se dalla parte dei banchi della destra, magari qualcosa può suscitare delle sensibilità).
Ecco, credo che in alcuni degli anni che ricordava il Consigliere Rossi sono state vissute delle esperienze tragiche in Cile e in Argentina, e allora vorrei sapere se il Consigliere Rossi non pensava che meritasse anche un accenno quello che è successo in quei Paesi, e non solo focalizzarsi su quanto è successo in Tibet.
Ripeto, credo che nel condannare le violenze, bisognerebbe sempre utilizzare un sistema di non strumentalizzazione, perché la vicenda del Tibet va inevitabilmente al di là della contrapposizione tra il regime teocratico e il regime cinese. Perché questo è il regime dei monaci tibetani, ed è un regime teocratico di stampo medioevale, il popolo non ne ha nessuna colpa, ma che in Tibet valga ancora la regola che i cittadini sono venduti assieme al terreno credo che valga la pena di ricordarlo e che quando si parla di liberazione non si pensi solo alla repressione che fa la Cina, ma anche al tipo di rapporto democratico che si vorrebbe o si dovrebbe istituire.
E così, mentre noi discutiamo animatamente anche di quello che sta succedendo in quel Paese lontano, non possiamo dimenticare - come ha già ricordato il collega Robotti - che gli USA assistono abbastanza indifferentemente a quello che sta accadendo in Tibet forse perché temono di mettere in crisi i complessi rapporti economici che hanno proprio con la Cina. Sarà per questo? E in questa discussione che abbiamo fatto stamattina, perché sono cadute nel vuoto le sagge parole del Consigliere Dalmasso sui rapporti e sui problemi che si possono creare in quell'enorme area che sta diventando un'area fondamentale per l'economia mondiale? Noi qui abbiamo discusso in maniera direi molto limitata e provinciale di diritti e non abbiamo pensato che i diritti, in questo caso, si mescolano in maniera molto complessa con problemi di tipo economico e di equilibri internazionali. Tuttavia, vorrei ricordare una cosa in particolare: poich parliamo di eventi che accadono in posti lontani e siamo qui in Piemonte potremmo dare un segnale. In che modo? Ci sono dei Consiglieri che hanno pensato all'istituzione di una giornata per la libertà religiosa. Allora se vogliamo dare un segnale di apertura, se vogliamo dare un segnale e dimostrare che il Piemonte può fare qualcosa già da subito, qualcosa che può dimostrare che vogliamo veramente lavorare per una società interconfessionale, che vogliamo veramente lavorare per una società che sia aperta alla discussione e sia un luogo dove tutte le fedi religiose possano trovare un confronto - lo dico da laico, e da laico penso che non ci sia nessuna religione che abbia il diritto di imporre dei veti o delle limitazioni di presenza alle altre - credo che noi, nei prossimi giorni, se vogliamo dare un seguito coerente a questo atto che stiamo per assumere dovremmo iniziare a discutere sull'istituzione di una giornata della libertà religiosa in Regione Piemonte. Solo quello. Credo che sarebbe veramente un modo per andare un po' oltre certe sterili polemiche.
In conclusione, concordo con quanti pensano che queste iniziative risentano quasi esclusivamente dell'interesse momentaneo e che non si facciano valutazioni complessive e non si privilegino.



(Commenti del Consigliere Leo)



MORICONI Enrico

Ognuno combatte le battaglie individuali che può e nessuno lo mette in dubbio.
Qui si parla di un atto di tutti i Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Moriconi. Era l'ultimo intervento, per cui possiamo porre in votazione l'ordine del giorno testé discusso.
Ricordo che il numero legale è 31.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 967, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la grave situazione creatasi in questi ultimi giorni nei territori riconducibili al "Tibet etnico" dovuti ai numerosi scontri che dalle informazioni diffuse dai mezzi stampa internazionali riportano essere oltre 100 i morti considerato il ruolo di capofila del Consiglio regionale del Piemonte all'interno dell'Associazione degli Enti locali a sostegno della causa tibetana rilevato l'impegno assunto con lo stesso Tenzin Gyatso il Dalai Lama, nella sua recente visita a Torino, di sostenere la decennale battaglia non violenta a sostegno di un dialogo con i cinesi al fine di ottenere un riconoscimento culturale della tradizione e della religione tibetana aderendo alle manifestazioni di solidarietà con il popolo tibetano di Torino e Milano invita il Governo della Repubblica Italiana a farsi portavoce per un'urgente soluzione che veda la definitiva modifica della posizione dell'Autorità cinese nei confronti della questione tibetana, a cominciare dall'apertura al dialogo con il Dalai Lama e l'immediata sospensione della repressione dei manifestanti a porre con fermezza il problema del rispetto dei diritti umani al centro dei rapporti dell'Unione Europea con la Repubblica popolare cinese".
Il Consiglio approva.
POZZI Paola (fuori microfono) Presidente, non funziona!



PRESIDENTE

Prego gli uffici di inserire la collega Pozzi come espressione di voto a favore.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento a:

Argomento: Questioni internazionali

Annuncio, da parte del Consigliere Rossi, dell'intenzione di presentare un ordine del giorno a sostegno del popolo curdo

Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Richiesta, da parte del Consigliere Cavallera, nei confronti della Giunta regionale di una verifica in merito allo stato di attuazione dell'articolo 6 della L.R. 17/2007, relativo agli indennizzi per i danni alluvionali


PRESIDENTE

Prima di cedere la parola ai Colleghi Rossi e Cavallera sull'ordine dei lavori, volevo ricordare, come avevo già comunicato precedentemente, che la seduta della I Commissione convocata per oggi pomeriggio non si terrà. È confermata, invece, la convocazione di domani mattina alle ore 09.30, così come quelle di giovedì alle ore 11.30 e 14.30. Le sedute di VI e VII Commissione - che comunque non erano state convocate - non si terranno.
svolgere Per riassumere, la I Commissione di oggi pomeriggio non si terrà mentre sono confermate le sedute di domani, per le ore 09.30 (la comunicazione è già stata inviata ai Commissari), e di giovedì per le ore 11.30 e 14.30. Di conseguenza, le sedute di VI e VII Commissione non si terranno.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola semplicemente per rammentare ai colleghi Moriconi e Robotti che ritengo di avere dimostrato più volte, negli anni in cui ho fatto politica, di essermi occupato dei popoli oppressi: ricordo le mie note missioni in Iraq, la missione in Serbia, dove ho subito quattro giorni di bombardamenti a Belgrado, la mia missione nel Kurdistan iracheno, nonch le pesanti minacce che ho ricevuto dall'Ambasciata turca, quando ero a Roma, per la mia posizione a favore del popolo curdo.
Invito, pertanto, il collega Robotti a presentare un ordine del giorno a sostegno del popolo curdo, che sarò ben felice di sottoscrivere e votare.
ROBOTTI Luca (fuori microfono) Lo facciamo assieme!



ROSSI Oreste

Lo facciamo anche assieme.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Purtroppo non è presente la Presidente, né il Vicepresidente competente in materia fiscale.



PRESIDENTE

Collega Cavallera, la Presidente Bresso è presente in Aula.



CAVALLERA Ugo

Volevo richiamare la questione delle imprese alluvionate del 2000 posto che la Regione Piemonte ha approvato un articolo nella legge finanziaria dello scorso anno che abbuonava o, meglio, compensava e portava a zero l'IRAP che veniva fatta pagare agli alluvionati del 2000, valutando gli importi corrisposti come indennizzo dell'alluvione come se fossero reddito di impresa o contributi ordinari sopravvenuti.
La norma cui facciamo riferimento è la legge finanziaria regionale n.
17 del 2007, all'articolo 6. Questa compensazione - credo che sia il termine più corretto - interessa proceduralmente una modulistica (F24) sulla quale si compensano i vari versamenti delle imposte. Peccato che non ci sia ancora il codice di riferimento, per cui, al momento, non è possibile dare attuazione a questa norma regionale.
Forse non è colpa della Regione, posto che tale codificazione rientra fra le competenze statali, ma l'avevo già segnalato all'Assessore Peveraro qualche tempo fa, insieme ad altri colleghi.
Chiedo pertanto alla Presidente di interessarsi alla problematica perché altrimenti il nostro deliberato, la nostra norma speciale, che tendeva a rimuovere le conseguenze negative di un'assurdità che prevedeva di tassare i contributi per il ripristino dei danni alluvionali, non potrebbe avere corso.
È il periodo in cui i commercialisti compilano le varie modulistiche ma le persone fisiche e la loro proiezione giuridica all'interno di società di varia natura non possono beneficiare complessivamente di questo sconto per cui al danno si unirebbe anche la beffa.
Persiste ancora il problema delle sanzioni, ma di questo avevo già parlato con l'Assessore Peveraro. Purtroppo la nostra normativa pu intervenire solo sullo sconto dell'IRAP, ma non può eliminare sanzioni previste dalla legge dello Stato, per cui la questione sarà affidata al nuovo Parlamento: chi ha orecchie per intendere, intenda! Occorrerà prevedere, comunque, una sanatoria di carattere generale.
Ma la questione della compensazione, col "codice magico" da inserire nei sistemi informatici per compensare gli importi precedentemente versati è assolutamente urgente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Cavallera.
Ha chiesto la parola la Presidente Bresso; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Ovviamente ricordo il tema testé richiamato, ma non sono al corrente sullo stato sulla trattativa relativa "al codice magico"; pertanto solleciterò l'Assessore Peveraro a fare le opportune verifiche e a rispondere. Concordo con lei che il tema, per chi è coinvolto, è certamente di rilievo, quindi cercheremo di risolverlo.
Faremo conto sui nuovi parlamentari per prevedere una piccola norma per l'anno prossimo, per eliminare le sanzioni.



PRESIDENTE

Con l'intervento della Presidente Bresso terminano i lavori della seduta odierna.
Auguro a tutti voi una buona Pasqua.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12.47)



< torna indietro