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Dettaglio seduta n.300 del 04/03/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 15.00 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.30)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Laus e Valloggia.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Consiglieri è stata richiesta dai Capigruppo di maggioranza una breve sospensione per affrontare alcune questioni emerse a seguito dell'incontro della Conferenza dei Capigruppo delle ore 14.30. Se non ci sono indicazione in senso contrario la seduta è sospesa, riprenderà alle ore 15.45



(La seduta sospesa alle ore 15.31 riprende alle ore 15.53)


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Richieste iscrizioni nuovi punti all'o.d.g


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono state presentate 94 richieste di iscrizione di nuovi punti all'o.d.g.
(ex articolo 51, comma 5 del Regolamento) Se non ci sono indicazioni in senso contrario, procediamo con le richieste di iscrizione di nuovi punti all'o.d.g.
Richiesta rubricata n. 1) presentata dai Consiglieri Rossi, Dutto, Burzi: si chiede l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 182 avente oggetto: "Ferrovie Piemonte - Possibili altri gestori per linee minori".
La parola al Consigliere Dutto per l'illustrazione.



DUTTO Claudio

Chiediamo di discutere questo ordine del giorno redatto da un Consigliere di minoranza e su cui non mi trova d'accordo in uno dei punti fondamentali.
Le premesse dell'ordine del giorno sono esatte e le conosciamo bene. Le conosco bene io che viaggio regolarmente in treno e le conoscono purtroppo, migliaia di pendolari. Il servizio che offre oggi Trenitalia è a dir, poco scadente. Ci sono regolarmente treni in ritardo, treni sporchi che difettano di manutenzione. Il servizio offerto ai pendolari risulta quindi, estremamente scadente.
Cosa si sta verificando sul mercato internazionale dei vettori ferroviari? Si sta assistendo alla formazione di nuove imprese ferroviarie di nuovi vettori privati, di società che acquistano treni e fanno servizi.
Questo fenomeno - reso possibile dalla liberalizzazione ferroviaria sulla base delle normative europee - sta prendendo piede per quanto riguarda il servizio merci. Anzi, nel servizio merci, iniziano ad esserci parecchie imprese che svolgono servizi presso le industrie e che hanno dimostrato di offrire servizi eccellenti con prezzi concorrenziali rispetto a Trenitalia.
Treni moderni, treni puntuali, resa delle merci garantite in tempi stretti e a tariffe più basse di quelle richieste da Trenitalia che offre, per contro, un servizio immancabilmente con tempi di consegna in ritardo, treni vecchi e inadeguati.
Questo si sta verificando, come dicevo, nel settore merci. Ma è possibile che ciò si verifichi anche per il settore passeggeri. In particolare, nel servizio passeggeri, è già stata annunciata, anzi, è già stata costituita una società in Italia - la NTV (Nuovo Trasporto Viaggiatori) ed è preannunciata la costituzione di una seconda società che inizieranno, in base ai loro programmi, un servizio viaggiatori di elevatissima qualità sulle linee principali, cioè sulle linee ad alta velocità. Non chiedono contributi pubblici, intervengono sul mercato per conto loro, in concorrenza con Trenitalia offrendo, con un biglietto leggermente più caro rispetto a quello di Trenitalia, un servizio eccezionale a livello qualitativo, come tempi di percorrenza e come comodità di treni. Ripeto, non è ancora iniziato questo servizio, ma le società sono già costituite, hanno già le licenze e stanno per iniziare.
C'è anche la possibilità che si costituiscano delle società per offrire un trasporto a livello regionale e il trasporto su linee secondarie.
Occorre che le Regioni predispongano un quadro normativo che permetta alle nuove società di partecipare alle gare d'appalto che la Regione dovrebbe bandire, ma che, fino ad oggi, non ha mai bandito in quanto la Regione ha continuato a rinnovare i vecchi contratti con Trenitalia senza rivolgersi ad altri mercati.
La Regione dovrebbe adeguare il suo quadro normativo in modo da permettere, a queste società, di partecipare a delle vere gare d'appalto offrendo a prezzi inferiori di Trenitalia un servizio migliore per i nostri pendolari.



PRESIDENTE

Ci sono richieste di intervento in senso contrario? Indìco la votazione palese sulla richiesta di iscrizione di nuovo punto all'o.d.g. rubricata n. 1.
Il Consiglio non approva.
Il numero legale è 30, come annunciato ad inizio seduta.
Richiesta rubricata n. 2) presentata dai Consiglieri Rossi, Dutto, Burzi: si chiede l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 899 avente oggetto: "Indennizzo ai pendolari per disagi su linee ferroviarie regional"i.
La parola al Consigliere Monteggia.



MONTEGGIA Stefano

Grazie, Presidente.
Questa è una mozione presentata dalla sinistra che dice: "Premesso che con un comunicato del 04/01/2008 il Comitato spontaneo pendolari Torino Milano ha denunciato i continui disguidi sulla linea ferroviaria Torino Milano, dovuti principalmente a ritardi, guasti e soppressione dei loro treni; considerato che tali disguidi hanno procurato e procurano danni economici e gravi rischi per il mantenimento del posto di lavoro per coloro che si servono di tale servizio; tenuto conto che questi disagi colpiscono anche i pendolari delle altre linee ferroviarie regionali, le cui segnalazioni si possono leggere sulla bacheca del pendolare, all'interno del sito della Regione Piemonte; tutto ciò premesso il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a riconoscere, quale parziale indennizzo, a tutti i pendolari, un bonus gratuito per il mese di febbraio 2008, senza discriminazione per tipo di abbonamento, estendendo l'iniziativa su tutto il territorio regionale".
Ci sono già stati molti abbonamenti che si dovevano presentare per ricevere poi una riduzione su quello che erano gli abbonamenti del mese successivo ai disguidi e a tutto quello che era successo su queste linee pendolari. Quindi, diciamo che questo Comitato spontaneo pendolari ha dei buoni motivi per lamentarsi di tutto quello che sta succedendo ultimamente sulla Torino-Milano: guasti, ritardi e soppressione dei treni.
Insomma, c'è una situazione un po' troppo pesante, perché i pendolari effettivamente hanno dei grandissimi problemi. Per esempio, giungono in ritardo sul posto di lavoro. Ho assistito personalmente alle telefonate di alcune persone che dal treno avvertivano sul posto di lavoro dicendo di rimandare i loro impegni, di cambiare loro l'ingresso sul posto di lavoro perché avevano dei ritardi che raggiungono anche l'ora. Addirittura, ci sono dei treni, che partono da Torino Porta Nuova e vanno verso il milanese, che prendono il ritardo di 20 minuti o mezz'ora alla partenza.
Cose inammissibili: linee che non hanno più neanche le caratteristiche di una linea moderna.
Questo viene da lontano, da inefficienze passate. Venti anni fa hanno iniziato a portare tutte queste inefficienze e ad avere del materiale rotabile veramente insufficiente. Abbiamo assistito anche al famoso treno Torino-Lecce in cui c'erano le zecche che cadevano dalle bagagliere del treno. Per cui, vogliamo dire che abbiamo delle situazioni addirittura pazzesche.
Certamente la risoluzione sarebbe quella di avere un cambio del materiale rotabile, del materiale ferroviario. Addirittura, ci sono dei ritardi perché la ripetizione dei segnali non funziona sul treno, perché il treno non ha più neanche la possibilità di avere questi segnali ripetitivi in cabina. Per cui, i treni devono fermarsi e avendo una linea come la Torino-Milano a due binari, devono essere deviati su un binario unico.
Quindi, capite che i treni che passano ogni ora sulla Torino-Milano, sia in una direzione che nell'altra, prendono dei ritardi che diventano inavvicinabili proprio per tutti coloro che usano il treno per lavoro.
Noi chiediamo che questa mozione sia messa agli atti e venga discussa.
Per quel che riguarda gli indennizzi a tutti i pendolari, cioè del bonus gratuito per il mese di febbraio 2008, se ne discutiamo a marzo o ad aprile... Il mese di febbraio 2008 è già passato e non ci sarà alcun indennizzo che possa permettere a coloro che devono avere questo indennizzo di riceverlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente. Il mio intervento è in senso contrario.
Debbo dire che sono in preda ad una morbosa curiosità, me ne scuseranno i colleghi dell'opposizione. Stamattina non ero presente in Aula, e mi pongo una domanda rispetto alla quale mi potete aiutare.
Francamente mi chiedo: questo tipo di ostruzionismo in base a che cosa viene attuato? Quali sono le motivazioni profonde che vi spingono a fare questo gesto? Così almeno soddisfate la mia morbosa curiosità e magari rendete edotti tutti quanti rispetto al vostro atteggiamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla richiesta di iscrizione di nuovo punto all'o.d.g. rubricata n. 2.
Il Consiglio non approva.


Argomento: Prevenzione infortuni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Robotti di esaminare l'ordine del giorno n. 953, inerente a "Morti sul lavoro"


PRESIDENTE

Il Consigliere Robotti ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Approfittando di questo clima, che non mi sembra così agevole nel proseguimento dei nostri lavori né di proficua discussione tra di noi chiederei una disponibilità da parte dei colleghi.
Questa mattina abbiamo presentato, praticamente a firma dell'intera Aula consiliare, un ordine del giorno che chiede al Governo di dare svolgimento alla stesura del Regolamento in base alla legge delega data dal Parlamento per il comma 2 dell'articolo 1 della legge 123 sulla sicurezza sul lavoro, anche in considerazione dell'ennesimo gravissimo incidente che è accaduto ieri a Molfetta, dove 5 lavoratori hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere in un'azienda dedita alla pulizia delle cisterne dei camion che trasportano rifiuti tossico-nocivi.
Credo che sia un dovere da parte nostra, così come sta accadendo in altre parti d'Italia, sollecitare il Governo - lo ha già fatto anche il nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - a convocarsi e ad approvare il comma 2 dell'articolo 1 della legge 123, che è quello relativo alle sanzioni ai datori di lavoro nel momento in cui accadono incidenti gravi come in questo caso.
Quindi, se i colleghi sono disponibili, chiederei alla Presidenza di inserire all'o.d.g. questo documento, di discuterlo e di approvarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Prendo la parola sempre sull'ordine dei lavori così riprendo sia l'intervento che ha fatto adesso il collega Robotti che quello che ha svolto prima il collega Deambrogio, il quale si era dichiarato assente nella fase precedente e dunque più che comprensibilmente curioso, se ho ben colto, di comprendere le nostre ragioni.
Intanto parto dalla coda. Per quanto ci riguarda, sull'ordine del giorno - tra l'altro sono anche cofirmatario di quel documento, che vede come primo firmatario il Consigliere Robotti - il mio Gruppo è disponibile a discutere dell'argomento dopo aver sottolineato che non è un'eccezione il fatto che noi firmiamo documenti quand'anche arrivino come primi firmatari da membri autorevoli della maggioranza, cosa che a reciproco non è mai avvenuta. Ma questo va nelle piccole differenze, purché del tema, a nostro avviso importante, se ne parli Se vogliamo dedicare uno spazio organizzabile per cui l'ordine del giorno che vede come primo firmatario il collega Robotti vuol essere un argomento di discussione di oggi non in maniera formale, non siamo contrari, perché ci sembra un modo utile di impegnare il nostro tempo.
Il tema delle morti sul lavoro e delle competenze che l'ordine del giorno auspica assuma il Governo in materia di decreto sul mondo della sicurezza: questo mi pare il succo. Noi siamo favorevoli a discuterlo e a votarlo purché se ne parli, cioè non in maniera formale.
Fatta questa eccezione, ritorno invece al punto di prima. Durante la riunione dei Capigruppo delle ore 14.30, che lei ha presieduto, i Capigruppo di opposizione hanno segnalato una serie di insoddisfazioni prevalentemente (non soltanto, ma prevalentemente) orientate nei riguardi di una difficoltà sistemica di colloquio con la Giunta.
Dopo vi è stata una riunione svolta dai colleghi dell'opposizione con il Vicepresidente Peveraro, Assessore al bilancio, che si è dimostrata assolutamente, se possibile, peggiorativa rispetto al punto di partenza.
Tra l'altro, lo dico con una certa sorpresa, non grave, abbiamo visto un sacco di volte discussioni difficili, però eravamo noi a dover ottenere qualcosa, mentre in questo caso non abbiamo proprio niente da ottenere.
Qui stiamo benissimo, il tempo non ci manca, fuori c'è una primavere che sembra incombente e che si concluderà il 13 e 14 di aprile e quindi non abbiamo nessuna fretta di aspettare che i boccioli fioriscano. Se la Giunta non ha fretta, figuriamoci se l'abbiamo noi! Di sicuro abbiamo rilevato, anche con una certa sorpresa, un atteggiamento di non disponibilità e di chiusura: è questa la ragione della nostra non accentuazione dei lavori dell'Aula.
Per quanto riguarda il mio Gruppo - non voglio impegnare gli altri Gruppi di opposizione, non ne ho la delega - siamo favorevoli a un'eccezione sull'ordine del giorno, purché - lo ripeto - avvenga su quel documento non un dibattito secolare, ma un dibattito. Intendiamo parlarne non semplicemente prenderne atto e votarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente. Naturalmente sull'ordine del giorno presentato dal collega Robotti e che tutti abbiamo firmato c'è la piena disponibilità a discuterne anche in questo Consiglio.
Credo che il Consiglio abbia discusso giustamente dell'argomento, anche a lungo, dopo la tragedia dei lavoratori morti alla ThyssenKrupp e sottolineo che da parte nostra vi è la piena disponibilità a dare un ulteriore segnale dell'attenzione di fronte a una nuova tragedia come quella accaduta a Molfetta.
Questa mattina, il collega Burzi ha posto nel suo intervento una questione. Sui punti posti dal collega Burzi a nome della minoranza, c'è stata una riunione informale dei Capigruppo, alla quale è seguito l'incontro dei Capigruppo di minoranza col Vicepresidente Peveraro.
Naturalmente il giudizio che ha dato il Consigliere Burzi è diverso da quello che potemmo dare noi come Capigruppo o Gruppi di maggioranza, ma in sintesi mi pare che il Vicepresidente Peveraro abbia detto: "Rispetto ad alcune risposte che mancano sul bilancio 2007, è evidente che c'era un impegno". E da questo punto di vista si è impegnato ad adempiere a quegli impegni assunti in precedenza.
Rispetto alla questione del ruolo delle minoranze all'interno delle società partecipate e di Finpiemonte, anche in questo caso il Vicepresidente Peveraro si è impegnato, entro domani, a fornire ulteriori delucidazioni. Per cui penso, a questo punto, che sarebbe opportuno continuare i lavori del Consiglio.
Se sussistono altre questioni che non sono state esplicitate in modo chiaro in sede di Conferenza dei Capigruppo, forse bisognerebbe farle emergere. O, ancora, se la questione è relativa al bilancio 2008, la dovremo trattare quando affronteremo la discussione sul bilancio di previsione o sul bilancio del Consiglio, sempre che il nodo attenga ad un ulteriore finanziamento del bilancio dei Gruppi consiliari.
In ogni caso, vorremmo capire meglio se sussiste o meno la questione.
In caso affermativo, sarebbe opportuno risolverla, perché altrimenti diventa difficile, come avete chiesto voi, proseguire i lavori consiliari.
Se ci limitiamo alle prime due questioni, ritengo che vi siano le condizioni, almeno in questa fase, cioè per oggi, per proseguire. Poi la minoranza, domani, potrà dichiararsi non soddisfatta e prendere in considerazione l'ipotesi di fare, tra virgolette, un'azione di "ostruzionismo" ai lavori del Consiglio. Mi pare, però, che oggi ci possano essere le condizioni per proseguire i lavori.
Come ho detto, se domani riterrete che le risposte del Vicepresidente saranno inadeguate, a quel punto ne prenderemo atto e domani ne discuteremo durante la Conferenza dei Capigruppo; in quella sede valuteremo ulteriormente come proseguire i nostri lavori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
In merito alle richieste che abbiamo avanzato, colgo l'occasione per ricordare al collega Muliere che nell'ultima seduta consiliare non vi stata, da parte nostra, alcuna azione di ostruzionismo per prorogare l'esercizio provvisorio, che invece era fissato per la fine del mese di febbraio. Se avessimo voluto creare dei problemi, lo avremmo fatto, posto che quella era l'ultima seduta utile per la proroga. È vero che si sarebbe potuto convocare una seduta consiliare venerdì, ma va da sé che un Consiglio è facilmente superabile nei tempi, come abbiamo dimostrato altre volte.
La questione non è se vogliamo o meno fare ostruzionismo. Ma attendiamo ancora delle risposte: erano stati assunti degli impegni, a partire ancora dal Vicepresidente Susta, che ad oggi non sono stati ancora verificati e onorati dalla Giunta regionale in toto. Il Vicepresidente Susta era in carica all'epoca del bilancio 2005 (bilancio 2005-2006).
Viceversa, ci sono state altre situazioni che via via sono state specificate e chiarite. I temi che abbiamo sollevato non sono nati stamattina, ma qualche tempo fa.
Ritengo che nella correttezza, se vogliamo tentare di avere un rapporto efficace tra maggioranza e minoranza, ci debba essere un dialogo; dialogo che negli ultimi periodi non abbiamo riscontrato.
E siccome siamo partiti e movimenti politici e manca meno di un mese e mezzo dalle elezioni politiche, non potete venire a dirci adesso: "Vedremo le situazioni dopo le elezioni, intanto andiamo avanti ad approvare dei provvedimenti", che peraltro non abbiamo comunemente concordato.
L'avevo precisato durante la Conferenza dei Capigruppo e lo ripeto in Aula: se vogliamo rendere minimamente fruttuose le sedute del Consiglio che ci separano da qui all'interruzione prevista per la fine del prossimo mese domani, durante la Conferenza dei Capigruppo, si precisino quali sono i provvedimenti che languono da mesi, se non da anni, sui quali c' l'unanimità del Consiglio e si approvino quei documenti.
Come hanno detto il Vicepresidente Peveraro e il Presidente Muliere delle altre partite ne parleremo quando sarà il momento, ossia dopo le elezioni. Il 16, 17 o il 18 aprile probabilmente ci troveremo in Consiglio: dovrete approvare il bilancio entro la fine del mese e si porranno sul tavolo la fila di questioni ancora sospese. Dovrà essere interesse di tutti fare in modo che la Regione approvi un bilancio entro il termine che si è prefissata.
A me non piace trincerarmi dietro altre questioni, per cui il tema sostanziale è questo: avevamo chiesto, in passato, dei chiarimenti e non ci fidiamo, sostanzialmente, delle parole che c'erano state date in allora.
Abbiamo riscontrato un certo grado di impegno ad adempiere a quelli che erano gli impegni assunti; per altra natura, invece, c'é stato un diniego (abbiamo gli elenchi registrati di tutte le situazioni chieste). Ora non possiamo aggiungere a questi elenchi altre promesse, perché mi rendo conto che parlarne adesso significherebbe acuire altre situazioni.
Le strade che si possono intraprendere sono due: ci si può intestardire nel voler tentare di andare avanti su una determinata linea, ma noi, come opposizione, faremo non ostruzionismo, ma sottoporremo alla vostra attenzione provvedimenti che a nostro giudizio sono più urgente di altri temi che magari attendono l'esame da molto tempo; se invece domani, durante la Conferenza dei Capigruppo, vorrete specificare quali provvedimenti potremo approvare martedì prossimo, quelli condivisi da tutti, nella prossima seduta consiliare faremo un produttivo lavoro approvandoli senza problemi.
Oggi non siamo disponibili a concedere ulteriore credito a chi ci è già debitore di molti averi.



PRESIDENTE

Colleghi, penso che gli interventi che si sono succeduti abbiano contribuito perlomeno ad identificare le problematiche connesse alla prosecuzione dei lavori.


Argomento: Prevenzione infortuni

Iscrizione all'o.d.g. ed esame ordine del giorno n. 953, inerente a "Morti sul lavoro"


PRESIDENTE

pervenuta alla Presidenza, da parte del Consigliere Robotti, una richiesta di iscrizione all'o.d.g. di un ordine del giorno inerente "Morti sul lavoro", presentato dai Consiglieri Robotti, Ricca, Scanderebech Clement, Barassi, Rostagno, Pace, Rutallo, Rabino, Cattaneo, Rossi, Cotto Toselli, Laus, Buquicchio, Motta, Spinosa, Placido, Boniperti, Monteggia Moriconi, Travaglini, Pozzi, Boeti, Larizza, Muliere, Turigliatto, Bellion Valloggia, Bizjak, Lupi, Cavallera, Pedrale, Burzi, Dutto, Bossuto Ronzani, Comella, Nicotra, Pizzale, Manolino, Guida, Auddino e Leo.
Da parte dei Capigruppo dell'opposizione è stata dichiarata la disponibilità ad intervenire, purché il punto fosse oggetto di discussione.
Se non vi sono indicazioni in senso contrario, e preso atto delle discussioni e degli interventi sin qui svolti, procederei ad iscrivere il punto su menzionato all'o.d.g. e ad aprire la discussione sull'ordine del giorno.
Invito i commessi a distribuire i testi dell'ordine del giorno in oggetto.
Il Consiglio così dispone: l'ordine del giorno avente ad oggetto "Morti sul lavoro" risulta iscritto all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il primo firmatario, il Consigliere Robotti ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Questa mattina abbiamo sentito la necessità di presentare questo ulteriore ordine del giorno sul tema delle morti bianche, delle morti sul lavoro perché, nella giornata di ieri, altri cinque lavoratori hanno perso la vita svolgendo il proprio dovere.
Ormai siamo di fronte ad una vera e propria strage, ad una strage di innocenti, di persone che, svolgendo la propria attività e le proprie mansioni con dovere e con attaccamento al mandato che gli viene dato dal ruolo che svolgono nelle loro aziende, perdono la vita. Perdono la vita e rendono tragica la quotidianità all'interno delle nostre aziende all'interno dei nostri cantieri edili, all'interno dei cantieri delle grandi opere. Un morto al giorno, ma con picchi di quattro, cinque, sei otto morti al giorno. Una guerra. Una guerra che vede vittime innocenti tanti lavoratori che non hanno sicurezza, non hanno garanzia, spesso non hanno formazione. Spesso sono lavoratori appena assunti, quasi sempre sono lavoratori con contratti di lavoro temporaneo che non garantiscono i necessari tempi di formazione e di apprendimento delle mansioni che dovranno svolgere.
Assistiamo ad un imbarbarimento nei rapporti tra chi detiene i mezzi di produzione, tra i datori di lavoro, e i lavoratori stessi. Si viene a perdere quel senso di appartenenza ad una comunità che vedeva prima, quanto meno, la certezza che nei lavoratori ci fossero investimenti seri, proficui anche per garantire loro la necessaria formazione per affrontare queste mansioni delicate, con la cura necessaria.
Il lavoratore che ieri è salito per primo nella cisterna che non era stata ripulita dai vapori di zolfo, non indossava la maschera antigas.
Adesso tutti corrono al riparo, dicendo che le maschere antigas erano presenti in azienda, ma nessuno dei lavoratori - che si sono susseguiti per salvare il primo - ha sentito l'obbligo e il dovere di indossare quelle maschere.
Non le hanno indossate perché hanno ritenuto superfluo indossarle oppure perché quei cinque lavoratori non erano sufficientemente informati che quei vapori sarebbero stati loro letali? Sicuramente perché nessuno spiega, nessuno forma. Non c'è, in questo Paese, la cultura necessaria per dare il giusto valore alla lavoro e alla sua sicurezza, alla sua certezza. Non possiamo più permettercelo, non possiamo più permettere che nostre sorelle, nostri fratelli, nostri concittadini muoiano svolgendo il proprio dovere, il proprio lavoro. La politica deve reagire.
estremamente positivo che ieri il Capo dello Stato abbia chiesto a tutte le forze politiche, trasversalmente, di stringersi intorno alle famiglie dei lavoratori morti e, con uno scatto di orgoglio, chiedere al Governo che sblocchi l'approvazione del comma 2 dell'articolo 1, quello delle sanzioni.
L'ho dico senza polemica: questo articolo doveva essere approvato, in base ad una legge delega del Parlamento al Governo, già da un anno. È un anno che si fa melina; è un anno che si raccontano storie, che si fa aria sulla vicenda. È un anno, ripeto, lo dico senza polemica, che Confindustria e le Associazioni dei Commercianti e Artigiani, cercano di bloccare l'approvazione di questo provvedimento. Perché? Avere lavoratori preparati avere lavoratori formati, avere la certezza anche della pena per quei datori di lavoro che non applicano le norme sulla sicurezza è una bene e una certezza anche per le organizzazioni dei datori di lavoro. Le organizzazioni dei datori di lavoro devono avere gli strumenti per denunciare quegli associati che non rispettano la normativa sul lavoro devono essere orgogliosi di uno Stato che persegue quei datori di lavoro che non acquistano le strutture di sicurezza per i propri lavoratori, non formano i lavoratori, non mettono le aziende in sicurezza.
Non possiamo più accettare che il nostro Paese viva in una situazione di normalità, di una normalità atroce ciò che accade nella quotidianità delle nostre città, delle nostre industrie e dei nostri cantieri.
per questo che chiedo oggi, anche a questa nostra assemblea parlamentare, uno scatto. Uno scatto che metta da parte le appartenenze di partito, metta da parte le appartenenze di schieramento e insieme dicano una parola ultima e definitiva: vogliamo che venga approvata la normativa che riguarda le sanzioni per i datori di lavoro che non rispettano le norme di sicurezza. Noi stiamo dalla parte dei lavoratori, di quei lavoratori che, quotidianamente, rischiano la propria vita. Stiamo con le loro famiglie, stiamo con quel senso di civiltà che deve qualificare la nostra azione politica e che, invece, spesso, mortifica la stessa idea di appartenenza ad una comunità nazionale che non si cura dei propri figli che guarda queste morti con distacco, quasi come se non facessero parte drammaticamente, di una delle più grandi priorità che ha il nostro Paese e che ha la politica di questo Paese.
Apprezzo anche chi ha chiesto che sul tema si faccia un dibattito vero.
Ricordo che abbiamo già svolto un dibattito in tal senso sollecitati dal Consigliere Ricca, che bene aveva fatto a chiedere una discussione vera su questi temi. Rifacciamolo di nuovo, perché è bene parlarne, parlarne anche molto. Più se ne parla, per quanto mi riguarda, e meglio è.
Alla fine, insieme, approviamo questo ordine del giorno e chiediamo anche noi, come tante altre Regioni faranno, al Governo, di riunirsi per quest'ultima volta e di approvare questa normativa che è una normativa di civiltà, di progresso ma, soprattutto, una normativa che parla, per una volta, agli interessi della gente che lavora, che tutte le mattina bolla la cartolina e produce ricchezza per questo Paese e mette da parte le lobby e gli interessi di parte sugli interessi generali. Grazie.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media statale "G. Bella" di Acqui Terme


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola media statale "G. Bella" di Acqui Terme in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.
Vi informo che state assistendo ad una discussione su un ordine del giorno avente per oggetto gli infortuni sul lavoro e i provvedimenti da assumere, a livello di Governo, per limitare le morti sul lavoro.


Argomento: Prevenzione infortuni

Iscrizione ed esame ordine del giorno n. 953, inerente a "Morti sul lavoro" (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il nostro Gruppo ha accettato di buon grado di discutere questo ordine del giorno presentato sull'onda, ahimè, dell'ennesimo, tragico, incidente sul lavoro e che pone il problema degli infortuni sul lavoro, delle morti bianche, come una delle piaghe di questo Paese.
L'ordine del giorno conclude invitando il Governo all'approvazione rapida, del decreto legislativo (mi pare ci sia una legge delega sul tema).
Decreto legislativo che, da qualche tempo, giace per i pareri non solo dei Ministeri (mi pare manchi ancora il parere del Ministero di Grazie e Giustizia, proprio sulla parte delle sanzioni), ma per una serie di opposizioni.
Non entro nel merito specifico dell'attuazione della legge n. 123, ma mi permetto di svolgere una riflessione. Sono convinto che il decreto legislativo - tra l'altro era stato voluto dall'intero Parlamento - sia necessario per ammodernare la nostra struttura di normativa, di tutela del lavoro, tutela dei lavoratori, anche adeguandola a quello che è stato il cambiamento, in parte, dei processi produttivi e il cambiamento dei ritmi di produzione, oltre che per alcuni settori, in particolare i settori più pesanti come l'edilizia e attività correlate.
Una questione di fondo degli infortuni sul lavoro - citate, tra l'altro, dal Consigliere Robotti - è la cultura. Purtroppo abbiamo a che fare con moltissima manodopera dequalificata, che non è pronta all'applicazione. Forse, dico forse - non conosco i contenuti del decreto legislativo - non è tanto il contenuto del decreto legislativo o le sanzioni che questo decreto legislativo deve contenere (tra l'altro una di queste sanzioni, ho letto in un fondo, pare sia un anno di reclusione se non si nomina il responsabile), mi sembra che sia un meccanismo che aggira che fa dire che ci sono delle sanzioni pesanti. Però, alla fine, dopo aver nominato un altro dipendente responsabile, ho forse risolto il problema? responsabilizzare tutte le maestranze, è il problema della formazione il problema serio che ha questo Paese.
Il problema a monte è applicare le norme che già abbiamo, perch costoro avevano l'obbligo del respiratore per svolgere determinate attività. Ahimè, così come se andiamo in molti cantieri il casco sono in pochissimi ad utilizzarlo, così in questo caso siamo di fronte al fatto che non avevano il respiratore o non lo utilizzavano per queste attività. Non possiamo dire nemmeno che il datore di lavoro sia il soggetto che li ha mandati al massacro, perché - poveretto! - lui per primo, per andare a salvare i propri dipendenti, ha perso la vita. Praticamente, si è estinta un'intera azienda in questo enorme infortunio sul lavoro.
Il problema è: come facciamo ad applicare le attuali norme? Perché già ci sono! Quindi, è una questione di controlli e di cultura. Parlo di controlli non solo formali, ma sostanziali. Controlli che vadano a prevenire tutta una serie di forme di comportamenti che, poi, determinano il rischio. Ahimè, sovente i controlli sono puramente di ordine tecnico burocratico.
Sono testimone di una sanzione per uno che aveva due registri infortuni, perché il prima l'aveva perso, poi l'ha ritrovato, ha vidimato il secondo ed è stato sanzionato - per un eccesso di zelo - perché non si possono avere due registri infortuni. Il contribuente in questione ha pagato la sanzione (circa 170 euro) perché è capitato che nel trasloco nel trasloco ne ha perso uno ed ha pensato bene di vidimarne un altro. Questo è il meccanismo delle sanzioni che vengono applicate in questo Paese.
Al di là di condividere nella sostanza quest'ordine del giorno e trasmetterlo immediatamente al Governo nazionale, qui siamo di fronte ad una colpa che non faccio al Governo (che sta dall'altra parte rispetto alla mia appartenenza politica), perché non è una questione di Governo, ma è un discorso di regole di applicazione, è uscire da questo strano meccanismo di un Paese che ha norme per tutto e non le applica per niente.
Quindi, parlo di controlli e di formazione. Ciò vuole dire creare la coscienza in tutte le maestranze, non solo nella nomina del responsabile di quelli che sono i rischi nello svolgere tutta una serie di attività e in particolare queste attività che sono le più pericolose per le persone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Molto volentieri abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno.
Crediamo che sia doveroso da parte del Governo concludere l'iter relativo al provvedimento di cui si sta parlando, ormai, da molto tempo. Credo che ricordando quanto è stato già detto - era presente l'Assessore Migliasso in Consiglio provinciale a Cuneo - siamo stati una delle poche Province in cui è stato fatto un Consiglio aperto sulle morti sul lavoro.
Un dato che ancora una volta è testimoniato dalla tragedia di ieri: si è passato dagli incidenti individuali alle tragedie collettive. Parliamo non soltanto di uno o due lavoratori, ma di interi gruppi, a dimostrazione che probabilmente c'é qualcosa de non va anche nel modo in cui vengono effettuate determinate lavorazioni nell'ambito di porti o in aziende chimiche specializzate, che trattano materiali particolari.
L'azienda di Fossano trattava farine, quella di ieri era un'azienda che trattava la pulizia di mezzi di trasporto. Quindi, probabilmente, c'è qualcosa che non và. Come sempre, credo che le cause siano tante: non ci può essere soltanto un problema di mancati controlli. Probabilmente c'è qualcosa di più. Magari i controlli non vengono effettuati, ma c'é anche la mancanza di una cultura della sicurezza da parte di alcuni, non di tutti.
Ho sentito dire da parte del Presidente dell'Unione industriale durante quel Consiglio provinciale, che un morto o anche un ferito o un invalido è una tragedia grande anche per l'impresa, non solo per i lavoratori e la famiglia. Nessuna impresa vorrebbe mai avere incidenti nella propria azienda. Sono a conoscenza di industrie a rischio rilevante in Provincia di Cuneo che sulla sicurezza hanno fatto investimenti ingenti.
Per esempio, ne ricordo una a Saluzzo dove, entrando nello stabilimento, vi è un grande display che informa 'ad horas' quali sono gli investimenti, com'è la situazione della sicurezza, quali sono i materiali chimici che sono stati introdotti all'interno dell'azienda quella mattina.
L'Italia è molto avanti, ma è qualcun altro che è terribilmente indietro! Noi non riusciamo mai ad essere un Paese che, in modo graduale, cerca di omogeneizzare gli interventi.
Questa, secondo me, è la grande sfida non soltanto degli industriali e dei lavoratori, ma anche della politica: riuscire a normalizzare il Paese dal punto di vista degli investimenti e degli interventi sulla sicurezza.
In questo caso, parlare di inefficienze diventa naturale. Intanto, ancora una volta, siamo qui a contare i morti sul lavoro, che sono veramente tanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto l'ordine del giorno e ringrazio il Consigliere Robotti per averlo redatto e presentato. Credo che quello che discutiamo oggi sia da considerare un atto aggiuntivo ai lavori del Consiglio regionale del dicembre scorso, che avevo richiesto come Consiglio tematico proprio sulla questione della sicurezza sul lavoro.
In quella occasione, avevo ricordato quanti sono i lavoratori che, ogni anno, perdono la loro vita nel nostro Paese: nel 2006 sono stati 1300; nel 2007 i dati parlano di cifre sullo stesso ordine di grandezza; dall'inizio dell'anno ad oggi abbiamo avuto oltre 125 morti. Quindi, come si vede, è un dramma che continua a colpire i lavoratori e le loro famiglie. Credo che sia necessario pensare di creare le condizioni perché nel mondo del lavoro nessuno pensi che ci possa essere una strada, che è quella della ricerca e del profitto esasperato, che possa valere più della vita delle persone che quel profitto lo producono.
In molti casi non si tratta solo di maggiori sanzioni, ma c'è la necessità di creare una cultura della sicurezza sul lavoro, che riguarda il mondo imprenditoriale, dove deve passare la mentalità che costa meno evitare gli incidenti e investire in prevenzione, piuttosto che evadere la legge e cercare un profitto ad ogni costo.
Questo processo deve essere favorito anche attraverso politiche fiscali premiali, che incentivino l'imprenditore che ha investito in questa direzione; inoltre, è necessaria la creazione di una maggior consapevolezza da parte di tutto il sistema, anche attraverso momenti di formazione da parte dei lavoratori e dei sindacati. Forse, a volte, si dimentica il ruolo delle associazioni sindacali, che non sempre sono così attente a questi aspetti, perché si riduca anche nel nostro Paese, come è stato fatto in altri Paesi europei, cito ad esempio la Germania che, nell'arco di dieci anni, ha ridotto del 46% i suoi decessi sul lavoro.
Quindi, sanzioni sì, ma anche formazione, politiche premiali, creazione di una cultura della prevenzione, ma soprattutto certezza delle sanzioni perché quello che succede oggi è che, quasi totalmente, i responsabili anche accertati delle morti sul lavoro sono sostanzialmente impuniti o le sanzioni sono molte ridotte rispetto alla gravità di quanto avviene.
Naturalmente i controlli. I controlli devono essere continuativi, non sporadici, non burocratici come veniva richiamato anche prima dal Consigliere Picchetto Fratin, ma sostanziali. Quindi risorse anche alle ASL per la costituzione di equipe di controllo e di ispettori che possono compiere, fino in fondo, il loro compito e anche verifica delle incompatibilità tra il ruolo di controllore e di controllato. Si è letto troppo spesso di esperti che sono consulenti delle imprese da un lato e dall'altro, dovrebbero essere, in una veste diversa, coloro che controllano e fanno le ispezioni dal punto di vista dell'attuazione delle norme di sicurezza.
Interventi ad ampio raggio come abbiamo già discusso, non tutti di competenza regionale. Noi dobbiamo fare la nostra parte. In questo momento sollecitiamo il Governo a fare la sua, quindi a dare compiutezza alle norme della legge n. 123 approvando le disposizioni in relazione alle sanzioni.
Ricordo alla Giunta che dovremmo fare la nostra parte con l'approvazione della legge sul lavoro, all'interno della quale vi sono le norme per la sicurezza sul lavoro e ragionare se non sia necessario apportare integrazioni e correzioni al testo approvato dalla Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intervengo volentieri sul tema. Ringrazio la disponibilità dell'aula e del primo firmatario dell'ordine del giorno, perché, anche se è già stato ricordato che l'abbiamo svolto all'interno di un Consiglio straordinario, è un tema, come dice giustamente il Consigliere Robotti - l'unica parte che condivido - su cui più se ne parli, meglio è.
Credo che debba essere affrontato anche con una modalità diversa e non soltanto giuridica. Credo che debba essere affrontato con una modalità culturale. In parte nell'intervento del Consigliere Picchetto, e anche in quello del Consigliere Ricca che mi hanno preceduto, è insito, all'interno di quanto hanno detto, un passaggio che è di cultura di base. Noi siamo figli anche del mondo del diritto e del lavoro, di un sistema giuridico che non è certamente inferiore a quello delle altre civiltà europee con le quali coabitiamo, competiamo e conviviamo. È figlio di una modalità che è classicamente italiana dove il corpus iuris è, molto spesso, non solo adeguato e competitivo - certe volte è anche più avanzato di quello che sulla materia specifica, i nostri concorrenti, a livello europeo, hanno definito - ma semplicemente non lo rispettiamo abbastanza. Emerge conseguentemente, una cultura dell'impunità che è sistemica e che ha effetti negativi in qualunque ambito questo si esplichi, qui ha degli effetti che non sono solo negativi, ma diventano inaccettabili. Anche solo un morto sul lavoro è inaccettabile.
Se non ne vogliamo dare delle immediate connotazioni politiche che evidentemente, ci sono visto che viviamo in un sistema politico (sono le scelte fatte dalla struttura politica che, alla fine, indirizzano gli esiti), se vogliamo prendere un momentino più da distante, credo che chiunque, qualunque credo politico abbia, non possa non vedere le differenze tra il caso ThyssenKrupp - C.so Regina Margherita, struttura agli occhi e all'attenzione del mondo socio economico torinese da sempre qualunque ne sia stata fino a ieri la proprietà - e i casi dei cantieri edili siano essi nella periferia di Torino o di altre città.
Cito una cosa che ha impressionato me, come credo chiunque abbia letto i casi che racconta Saviano nel libro Gomorra. Leggetelo. Per chi fa il nostro lavoro non può non essere letto come strumento di informazione in cui, molto spesso, gli incidenti sul lavoro, anche mortali, non vengono dichiarati. Non vengono dichiarati perché fa parte del sistema culturale oggi lì accettato in maniera non incomprensibile, del tutto comprensibile ma inaccettabile. L'incidente sul lavoro causa danni ulteriori alla famiglia di coloro che hanno avuto l'incidente, perché il lavoro è accettato anche all'interno dei rischi palesi, purché esista.
In questi estremi nell'ambito dei quali conviviamo, se ci conviviamo credo che si debbano rimuovere le cause di origine, quindi culturali, per cui diventano accettate.
Se si vuole immaginare che debba essere il Governo, oggi, a deliberare tardivamente o meno, un sistema giuridico che, a giudizio di alcuni, pu essere utile, il Governo lo faccia. Non ha bisogno certamente né delle nostre deleghe, né, tanto meno, dei nostri inviti per fare o non fare le cose che gli competono. Ritengo, ahimè, non certo per scetticismo atavico ma per convinzione specifica, che non sarà sufficiente.
Credo che si debba partire da più lontano per arrivare più vicino.
Credo che si debba partire dalla scuola. Credo che debba essere fatto un intervento proprio sulla scuola di base perché ai nostri figli risulti chiaramente inaccettabile qualche cosa che diventa parte della loro natura e che questa loro natura li porta quando poi nel mondo del lavoro dovranno conviverci o applicarlo: siano essi lavoratori autonomi, dipendenti imprenditori, grandi imprenditori o gestori di amministrazione pubblica.
Credo che debba essere ripreso il tema della pena. Lo diceva il Consigliere Ricca e lo ha ripreso il Consigliere Picchetto precedentemente.
Siamo ricchi di sistemi sanzionatori che poi non vengono applicati o quando vengono applicati, vengono elusi, non evasi.
Anche il dibattito sul tipo di pena e di sanzione, oltre che sulle sanzioni, è un dibattito non inutile. Credo, anche, che sia il momento di discutere del tipo di pena. Viviamo in un sistema in cui, per legge, la natura della pena, soprattutto in ambito penale, è di natura riabilitativa. È un tema che, senza false ipocrisie, deve essere oggetto di discussione. All'interno della cultura occidentale convivono sistemi giudiziari - che non esisterei a giudicare, almeno apparentemente sufficientemente competitivi con il nostro - nell'ambito del quale la cultura della pena è non riabilitativa, ma remunerativa. Quindi dove hai sbagliato e paghi. Paghi con il lavoro. Paghi non perché deve essere riabilitato, ma paghi per il danno che hai arrecato alla comunità nell'ambito della quale partecipi.
Non ho, in questi temi, risposte, ho domande. Ho l'impressione che se le domande non ce le poniamo, non le poniamo all'inizio del percorso quindi come tema culturale, agli inizi, immaginando che i ragazzi di oggi diventino utilmente adulti di domani più attenti all'intero sistema al mondo del lavoro, finiremo per considerare come accettabile 1300 - occhio e croce - morti all'anno che è inaccettabile nella singola unità, non nel complessivo, qualunque siano le statistiche da cui siamo partiti.
Certo, lo so anch'io che un tempo era peggio e che, grazie al lavoro svolto dal Sindacato, dal sistema industriale e dall'attenzione dei media il numero si è ridotto. Ma 1300 morti, sono 1300 morti inaccettabili. Per farli diminuire, bisogna non accettarne nemmeno uno. Per non accettarne nemmeno uno, si deve essere così umili da non trarre dei giudizi politici su chi ne è il responsabile; nessuno dovrebbe permettersi, non solo in quest'aula, di dire: "chi è senza peccato si alzi e scagli la prima pietra". Dovremmo, complessivamente, rimanere tutti seduti, sapendo di appartenere ad un sistema in cui il sistema giuridico, lo ripeto, certe volte è molto più avanzato del sistema culturale delle persone che ne fanno parte. Ma anche avendo la convinzione che insegnando, da subito, e partendo dalla scuola di base, probabilmente, avremmo degli adulti - e noi non sempre lo siamo stati - più attenti culturalmente e visceralmente al mondo del lavoro e, conseguentemente, a ciò che attorno al mondo del lavoro deve essere fatto come formazione e come prevenzione, lo diceva il Consigliere Ricca, cioè il mondo della sanzione, il mondo del tipo della pena, senza trarre giudizi che servano soltanto, ma non credo che questo sia nemmeno l'obiettivo che il primo firmatario si ponesse, una semplice, per quanto modesta nel tempo, discussione di Consiglio regionale.
Leggete "Gomorra" e pensate al caso ThyssenKrupp, di corso Regina Margherita: davvero pensiamo che basti una legge in più per superare il problema? Il problema è molto più profondo, ed è dentro di noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lupi; ne ha facoltà.



LUPI Maurizio

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo ha sottoscritto l'ordine del giorno attualmente in discussione, poiché ne condividiamo i contenuti. Ovviamente voteremo a favore del provvedimento, sebbene, in linea teorica e in linea di principio, discutere di problemi specifici sulla base dell'emozionalità dell'urgenza o magari, in altri casi, della moda, è sicuramente un aspetto negativo della politica italiana. Ridurci a discutere di problemi così importanti, in qualche modo finisce per essere un segno di arretratezza culturale e politica, tanto che ci si potrebbe chiedere se viviamo - naturalmente absit iniuria verbis - nel Burkina Faso o in un Paese dell'occidente sviluppato. Se teniamo conto di tutte le questioni in linea di principio, che ci farebbero considerare come negativo l'occuparci di determinate questioni sempre e soltanto in occasioni specifiche, che vanno a sollecitare la nostra componente più specificatamente emotiva dall'altro lato rimane il fatto che non è certamente possibile rimanere completamente indifferenti di fronte a disgrazie che si ripropongono con scadenze così ravvicinate e con un carico di tragedia così marcato.
E allora, in qualche modo, dobbiamo porci alcuni interrogativi.
Il primo: come mai si registra sempre questo ritardo, questa tendenza ad inseguire i problemi a distanza, questa sfasatura temporale tra la presentazione dei problemi, il verificarsi di tragedie di questo tipo e la nostra capacità di agire, di prendere decisioni, di modificare le condizioni che determinano simili situazioni? Continuiamo, in qualche modo, a non renderci conto della nostra inadeguatezza e della nostra incapacità di arrivare non prima che detti fatti ci si siano verificati, bensì dopo. Un altro motivo che mi ha indotto a sottoscrivere il documento in questione si riferisce al fatto che questa volta, il collega Robotti ha proposto un testo molto valido, a mio giudizio, soprattutto rispetto alle caratteristiche intrinseche dell'ordine del giorno: finalmente un testo che non cerca, a tutti i costi spunti di retorica. Finalmente un testo molto asciutto.
Mi lamento spesso, anche in fase di discussione legislativa, perché ci troviamo di fronte a leggi, a provvedimenti o ad ordini del giorno che potrebbero essere spesso scritti con un quarto delle parole utilizzate.
Questa volta, invece, il collega Robotti ha presentato un testo secondo me più efficace del solito, proprio per la sua caratteristica di asciuttezza.
Condivido i punti che il documento in qualche modo sottolinea e non mi dilungherò sugli aspetti collegati a quanto detto nella prima parte dell'intervento, relativi alla inadeguatezza della nostra capacità di assumere decisioni rispetto a processi di ordine più specificatamente culturale, come quelli della formazione e della prevenzione.
Mi auguro che in futuro ci sia la capacità di definire, in termini di valutazione statistica, provvedimenti che siano in grado di apportare novità rispetto al concetto di "rischio".
Dobbiamo porci come obiettivo l'approvazione di provvedimenti che abbiano la capacità, verificabile nel tempo, di andare almeno a diminuire statisticamente determinati valori di incidenza e di rischio.
In mancanza di questo e in mancanza di uno sviluppo e di una cultura più diffusa della prevenzione, della formazione e dell'approccio rispetto a questi problemi, qualunque tipo di intervento a livello puramente ideale di principio potrebbe essere assolutamente vanificato e privo di una reale efficacia.
Da questo punto di vista, per esprimere una valutazione complessiva possiamo dire che il nostro Gruppo ha condiviso in pieno il provvedimento oggetto di discussione. Lo abbiamo sottoscritto convintamente e voteremo perciò a favore. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
In questo caso, la tragedia che ha colpito i lavoratori di Molfetta probabilmente non dipende dalla mancanza di applicazione di regole e di osservanza di tutte le cautele possibili.
Verosimilmente, si è trattato di un errore umano che ha visto morire anche il proprietario dell'azienda. È cosa ben diversa rispetto a ciò che è accaduto alla ThyssenKrupp.
Tuttavia, quando questi fenomeni, questi drammi, queste tragedie avvengono, si accendono i riflettori sul fenomeno della sicurezza e si sviluppa un senso di grande solidarietà. Abbiamo visto che per gli operai della ThyssenKrupp sono stati raccolti migliaia di euro; in Consiglio regionale abbiamo varato un Fondo di oltre un milione di euro per aiutare i familiari delle vittime e addirittura il Comune di Torino ha proclamato il 2008 come "Anno della sicurezza nei luoghi di lavoro".
Tutto questo è sicuramente positivo, ma noi che facciamo politica non dobbiamo dimenticare che sinora il sistema, nel suo insieme, sembra aver abdicato ai propri doveri, con l'alibi della "difesa dell'occupazione". Mi chiedo, allora, se sia più importante un buon livello di occupazione rispetto alla vita di chicchessia. Forse la risposta è ovvia. Ma è ancora più importante e pregnante se la riferiamo all'Italia, ossia un Paese che fa parte del "Club del G8".
Da tutto questo scaturisce anche che la trasgressione delle regole favorisce le imprese meno serie, a discapito di quelle più leali, con una distorsione e una perversione completa nell'ambito del sistema imprenditoriale.
Abbiamo delle buone notizie per quel che riguarda l'azione concreta dei soggetti pubblici. Mi sembra che il 19 febbraio ci sia stata un'intesa tra Regione e sindacati che vedono e prevedono l'impiego del 2% della spesa sanitaria, investito per la sicurezza sul lavoro. In particolare, prevedono l'assunzione di 100 nuovi ispettori per il controllo. Questo è un fatto positivo. Quando ci chiediamo: che cosa può fare un soggetto pubblico? Bene, questo mi sembra un esempio concreto.
Viceversa, mi dolgo nel constatare che altre Pubbliche Amministrazioni adottino, con l'alibi dei bilanci magri, le logiche del massimo ribasso giungendo al 30-40% e persino al 50% il ribasso sulla base d'asta. Allora viene da chiedersi, se si è onesti intellettualmente, che tipi di lavoro che tipo di risultato, che tipo di prodotto si potrà avere da un ribasso del 30-40-50%? Questo è molto importante, perché si riflette in quello che è il meccanismo degli appalti e dei subappalti a catena, dove si inizia da una determinata base per poter poi giungere in modo totalmente incontrollato a dei ribassi veramente indecenti e pericolosi. Il codice dei contratti pubblici del 2006 del Governo di centrodestra, di fatto, che cosa ha fatto? Ha ridotto i casi di esclusione automatica da legare a delle offerte anomale, ossia dei ribassi più allarmanti. Però, ha ampliato la possibilità di prevedere nei bandi l'aggiudicazione non a chi offre il prezzo più basso, ma a chi garantisce l'offerta complessivamente più vantaggiosa.
Il Governo dimissionario Prodi, a fine 2007, ha varato per la prima volta un Regolamento attuativo di questo codice, che dà praticamente un giro di vite forte sul lavoro irregolare. Quindi, chi non è in regola non può partecipare alle gare e va incontro alla risoluzione del contratto.
Così come anche se si verifica un'irregolarità contributiva e si scoprono inadempienze su questo livello, l'Ente pubblico provvederà a versare le somme dovute ai lavoratori rivalendosi sui compensi spettanti all'appaltatore.
Un altro obiettivo, sicuramente, è quello della legalità per individuare e stroncare infiltrazioni criminali per quel che riguarda gli appalti. Però, agli Enti pubblici spetta ancora un altro compito, quello di cercare di essere un po' più puntuale nei pagamenti, perché non si verifichino disagi, come quelli delle vicende Consortium-TOROC e anche Mauriziano che tutti conosciamo.
Per concludere, se la politica intendesse realmente recuperare credibilità, le Pubbliche Amministrazioni per prime non devono poter fare altro di non dare l'impressione di predicare bene e razzolare male.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco

Grazie, Presidente.
Ringrazio anch'io il Consigliere Robotti e gli altri firmatari di quest'ordine del giorno. Ovviamente, ogni occasione di discussione è anche un momento di riflessione sui fatti gravi avvenuti. Penso, come molti colleghi, che le parole usate fino ad ora nelle nostre discussioni rischiano di ripetersi in modo costante, senza trovare una via di uscita.
Voglio anche dire che già nella discussione di oggi si può anche constatare che, tutto sommato, non c'è tra noi una divisione, anche se muoviamo da punti di vista diversi, credo che il livello di consapevolezza della gravità della situazione si possa dire un livello di consapevolezza unanime, cioè di tutte le forze politiche e di tutti gli orientamenti culturali.
Questo non era scontato, non è mai stato scontato nel corso della storia del lavoro. Però, il fatto che oggi in Italia si arrivi a questo livello di discussione è già, sicuramente, un passo avanti. Quindi, penso che non ci dovrebbero essere ostacoli - mi auguro che non ci siano ostacoli all'applicazione della legge delega n. 123, quindi con un decreto che è già previsto ed è in fase di discussione. Anzi, direi che sull'ordine del giorno bisognerebbe precisare che si tratta di un decreto in applicazione della legge delega, che è già stata approvata a luglio del 2007.



(Commenti in aula)



LARIZZA Rocco

solamente un dettaglio. Credo che siamo d'accordo tutti sulla sostanza.
I fatti di Molfetta ci dimostrano una cosa, perché se i morti sono tutti uguali, le vicende sono diverse tra loro. La tragedia della TyssenKrupp è avvenuta in un'azienda moderna, in una multinazionale con certe caratteristiche. I morti di Molfetta sono morti di una piccola impresa che aveva l'incarico di fare un lavoro delicato.
La prima domanda che mi viene da porre è: quando si apre un'attività di quel tipo, c'è un passaggio di verifica per sapere se chi avvia questa attività ha la cultura sufficiente per conoscere tutti gli aspetti e soprattutto i rischi? Temo che questo fatto non sia stato preso in considerazione.
vero che abbiamo delle leggi avanzate, ma forse varrebbe la pena verificare se alcune cose non siano ancora ulteriormente da precisare.
Anche perché, pur condividendo quanto hanno detto molti colleghi sulle sanzioni, penso che ci sia sempre un problema, soprattutto, di prevenzione.
Condivido quanto alcuni hanno sottolineato, cioè che il problema è il dovere culturale che non può che partire dalla formazione dai livelli più bassi e ai livelli della scuola e che deve accompagnare nel corso dell'attività lavorativa i lavoratori, chi si occupa della sicurezza, chi deve prevenire, chi deve ispezionare e anche chi deve dirigere un'azienda un lavoro, un'attività.
Credo che queste siano tutte questioni sulle quali bisogna tornare e cercare di trovare ulteriori precisazioni anche nel sistema normativo del nostro Paese. Il collega Burzi ci invitava a leggere Gomorra di Saviano e credo sia una lettura utile, la condivido. Bisogna sapere che anche in questa città c'è stato un tempo in cui il lavoratore non moriva sul lavoro neanche se veniva completamente schiacciato da una pressa. In genere morivano sempre nel tragitto tra il lavoro e l'ospedale. Infatti, se andate a vedere le cronache dei morti sul lavoro in alcuni anni (prima degli anni '60 e in parte degli anni '60) anche alla FIAT nella maggior parte degli infortuni non risultavano morti sul lavoro. Invece, sappiamo che non era così! Molti passi avanti, da questo punto di vista, sono stati fatti. Per vorrei porre l'accento anche su un'altra cosa. Non so voi, ma io mi infastidisco quando sento dire i dati delle statistiche, quando ci spiegano che, tutto sommato, nel 2007 - faccio un'ipotesi - ci sono stati 10 morti in meno che nel 2006, perché questi sono francamente approcci che, secondo me, denotano ancora una cultura non sufficientemente adeguata.
Ovviamente, è anche necessario tener conto che c'è una tendenza positiva. Però, penso che la quantità e le ragioni per le quali avvengono questi infortuni debbano essere sottoposti ad una costante attenzione almeno, del mondo politico e delle Istituzioni. Indubbiamente, l'INAIL fa il suo lavoro e fa anche le statistiche, che servono per capire alcune tendenze. Ci sono dati difficili anche da evidenziare. Sui morti non si pu tacere, ma quanti sono gli invalidi permanenti, in genere, lo sanno quelli che vogliono approfondire. Quanti e quali sono i costi degli infortuni non solo da un punto di vista sociale, ma anche da un punto di vista economico lo sanno solo quelli che vogliono approfondire. Quante sono le morti silenziose, cioè quelle da malattie professionali, lo sanno in pochi. Forse anche su queste cose varrebbe la pena tornare con la nostra attenzione.
Penso sia giusto approvare questo ordine del giorno e tenere viva l'attenzione su questi problemi sapendo che, per quanto si possa fare, non è sicuramente sufficiente.
L'ultima cosa che voglio evidenziare è questa. Mi pare positivo aumentare il numero degli ispettori, tuttavia bisognerebbe capire qual è la formazione degli ispettori quando si trovano in un certo ambiente di lavoro. Il punto cruciale, almeno nelle aziende di certe dimensioni - dove si possono ridurre, impedire gli infortuni sul lavoro e, soprattutto, gli infortuni mortali - è la possibilità di intervento sul luogo di lavoro stesso. Cioè il potere reale che possono avere i rappresentanti della sicurezza da parte dei lavoratori.
Ho pensato a lungo, ma alla ThyssenKrupp il responsabile del lavoro della sicurezza, il responsabile dei lavoratori avrebbe avuto la possibilità di fermare un impianto non in sicurezza? Era sufficientemente tutelato, dal punto di vista della difesa del suo posto di lavoro, se avesse fermato l'impianto? Se troviamo una risposta a queste domande troveremo quanto il fatto di non avere un eguale potere nei luoghi di lavoro pericolosi per i lavoratori, sia un fatto di impedimento alla sicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Non si può non condividere questo ordine del giorno così come non si possono non condividere tutte le cose che sono state dette dai colleghi oggi.
Devo dire, tuttavia, che noi dovremmo avere un'attenzione, una sensibilità particolare nei confronti non solo - l'ho già detto una volta in quest'aula, sempre sullo stesso tema - degli auspici che formuliamo. In altre parole, non dovremmo limitarci ad auspicare una rapida approvazione di una nuova legge in materia di sicurezza sul lavoro, ma dovremmo, laddove abbiamo responsabilità di governo, fare qualcosa di concreto in tema di morti sul lavoro ma, soprattutto, in tema di prevenzione e di sicurezza.
Lo dico - torno a denunciarlo, l'ho già fatto alcune settimane fa, e non è un'accusa al Comune di Torino e dopo spiegherò perché non è un'accusa perché presentando una banale interpellanza ho scoperto che nella città di Torino fra il 2000 e il 2007 ci sono stati, approssimativamente, 2700 cantieri di vario tipo. Tutti pubblici: del Comune, delle società controllate del Comune. Ebbene, rispetto a questi 2700 cantieri, sapete colleghi, quante sanzioni sono state elevate complessivamente per irregolarità che andavano dalle irregolarità degli operatori che vi operavano alle irregolarità nel cantiere stesso? 46. Ripeto, 46 sanzioni in sette anni. Perché dico che non do la colpa al Comune di Torino? Perch non tutti sanno che vi sono sette, ripeto, sette, organismi deputati a vario titolo, ad assicurare la sicurezza nei luoghi e nei cantieri di lavoro che vanno dall'ASL, alla Guardia di Finanza, ad un settore del Comune, ai Vigili del Fuoco e quant'altro. Ripeto, 2700 cantieri, 46 sanzioni in sette anni.
Quello che succede a Torino sono certo che capiti, giusto per sgombrare il campo da equivoci, anche a Milano, a Firenze, a Foggia, ovunque.
Oggi avrei voluto, ma non l'ho fatto perché non volevo togliere al tema l'importanza che ha nel sviare il discorso, presentare un ordine del giorno in cui ci si impegnava un po' di più a imporre, non so attraverso quale metodo, maggiori controlli, anche numericamente.
Noi possiamo anche auspicare l'approvazione di nuove leggi - che sicuramente potranno migliorare, mi auguro, significativamente la situazione - ma se nessuno controlla. Andatevi a leggere l'ANSA di ieri proprio un controllo effettuato dal nucleo piemontese dei carabinieri sulla sicurezza dei luoghi di lavoro - peraltro in numero irrisorio, perch manca il personale - ha rilevato il 30% di cantieri irregolari. Le irregolarità meno "gravi" consistevano nel lavoro nero, nel lavoro irregolare e nel lavoro clandestino, ma erano le cose meno gravi.
Lavoratori inesistenti per la legge, che non godono di previdenza, anzi non sono neanche in Italia, non esistono. Ma erano i reati meno gravi.
Se poi si andava a leggere la tipologia delle cose più gravi, chiunque di voi la può verificare passando in un qualunque cantiere. A me è capitato, era anche di domenica, di vedere in C.so Giulio Cesare tre persone su un ponteggio alto tre piani che, senza niente, senza le mascherine, stavano dando la vernice con quegli spray particolari che sappiamo quanto siano dannosi. Operai che lavoravano su un ponteggio messo lì, alla belle e meglio. Ho chiamato il numero di emergenza dei Vigili urbani, ma dopo dieci minuti mi sono stufato perché non prendevo la linea e quindi ho proseguito verso il paesello.
Non è, lo sottolineo 400 volte, una critica che muovo alla città. Sono certo che quello che avviene qui, capita ovunque. Sono certo. Ma questi dati sono terrorizzanti dal mio punto di vista. Noi potremmo fare auspicare, sottoscrivere, pensare la migliore legge del mondo, ma quando poi non saremmo in grado, con un sistema molto italiano, di assicurare i relativi controlli, le migliori intenzioni rimarranno lettera morta.
Questa è la realtà. Non è possibile che, rispetto a sette organismi competenti e a 2700 cantieri, ci siano state, in sette anni, 46 sanzioni.
Non è possibile, vuol dire che non c'è nessun controllo. La cosa diventa grave perché parlo di cantieri pubblici. Quindi Torino, SMAT.
Circa un anno fa è morto a Torino, in un cantiere SMAT, un giovane di 23 anni,romeno, irregolare. Perché più grave? È più grave perché non ci troviamo di fronte al "barbaro privato" che, per aumentare il suo lucro vergognoso, arruola lavoratori irregolari, in nero, per sottopagarli e non tutelarli. No no. Il fatto è più grave perché ci troviamo di fronte ad un cantiere gestito dal Pubblico, con soldi di tutti. E non esiste che in un cantiere pubblico lavorino lavoratori irregolari (e lascio da parte le questioni relative alla sicurezza).
Sebbene voterò questo ordine del giorno, perché sicuramente è mosso dalle migliori intenzioni (sono anche scritte, riportate, per cui non ho niente da controbattere), vorrei però che pensassimo tutti assieme - perch questo credo che sia veramente l'unico argomento su cui, senza alcun buonismo né bipartisanesimo, si possa cercare di individuare delle iniziative comuni - che cosa fare su quest'altra situazione, che non attiene alla parte antecedente alla realizzazione, ma ai controlli successivi alla stessa.
Ho ascoltato prima l'intervento del collega Buquicchio che, ad esempio, criticava alcune parti della legge sugli appalti. Attenzione perché il metodo proposto - "In caso di irregolarità io ti blocco" - sapete che cosa rischia di provocare? Rischia di provocare la perdita di tanti posti di lavoro, di ingentissime risorse economiche e ritardi talvolta di alcuni anni.
Cosa sarebbe meglio fare, a mio avviso? Infliggere sanzioni talmente elevate rispetto al riscontro delle irregolarità da far passare la voglia a chi poi va a vincere magari al massimo ribasso le gare, di sfruttare i lavoratori, di assumere gente irregolare e di non tener conto delle misure di sicurezza: in pratica, ti faccio continuare a lavorare, però ti commino sanzioni talmente salate che o fallisci oppure è la prima e l'ultima volta nella vita che lo fai. Concludo, Presidente, auspicando che oltre a questi aspetti sicuramente condivisibili, si trovi il modo di mettersi d'accordo per imporre, quantomeno al Pubblico, i controlli dovuti, doverosi ed indispensabili. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Voteremo fermamente convinti questo ordine del giorno, anche se con qualche remora o retropensiero.
Visti gli avvenimenti che sono accaduti, in una situazione in cui il Governo non ha approvato una legge quando è stato delegato dal Parlamento ad approvarla, è giusto dire di andare avanti. Anche se mi farebbe comodo come parte politica, dare la colpa al Governo per questi accadimenti, non mi sento, nel modo più assoluto, di farlo.
Com'è stato ribadito un po' da tutti, le leggi ci sono, ma in gran parte non vengono applicate. Si possono certamente migliorare, ma sicuramente questi due casi emblematici - mi riferisco al caso ThyssenKrupp e al caso Molfetta - si sarebbero verificati ugualmente.
La remora che ho, come legislatore ma anche come Amministratore di questa Regione, nel momento in cui voterò convintamente questo testo, è che anche solo inconsciamente non ci sentiamo la coscienza a posto. La nostra coscienza non sarà a posto finché non saranno risolti questi problemi, e non lo saranno mai. Per cui, dovremo sempre avere lo stimolo a lavorare in questo terreno. Ma vuol dire, altresì, lavorare sul discorso della formazione, oltre che della repressione (quest'ultima serve, ma dopo la formazione). Ma la formazione di chi? E ancora, chi forma i formatori? Questo è il quesito che mi pongo.
Il collega Pichetto ha citato un caso, ma non è l'unico. A mio avviso ci sono troppe persone che, con il compito di infliggere delle sanzioni anziché guardare la sostanza delle cose fanno un'applicazione pedestre dei regolamenti, per cui, magari, si comminano multe per un'errata compilazione di moduli, ma poi ci si dimentica di verificare se si usano le maschere di sicurezza nei locali pericolosi. Con questo, non intendo incolpare gli ispettori o i vari personaggi che esercitano questi controlli. Tuttavia dobbiamo sforzarci di fare in modo che chi ha questi compiti, sia cosciente del dovere di usare il cervello e non solo l'applicazione pedissequa della legge. Capita un po' dappertutto, perché mi sono trovato davanti a casi di guardie ecologiche, di vigili urbani o di addetti al controllo per la raccolta funghi: questi soggetti, che magari applicano in modo burocratico le leggi che devono far rispettare; dispiace, ma al massimo si creano dei danni all'ecologia; magari il vigile urbano dà la multa a chi supera il limite di 10 chilometri orari - non beccando, invece, chi lo supera di 100! mettendolo subito in galera. Questo può portare dei danni anche fisici ai cittadini. Ma nel caso degli ispettori del lavoro, il danno che pu arrecare una cattiva formazione è il danno che vediamo tutti i giorni.
Credo, dunque, che la Regione abbia delle competenze e che possa lavorare in tal senso.
L'invito che vorrei lanciare è rivolto ai colleghi: da domani mattina dovremmo cominciare a pensare e ad agire su come possiamo operare in questo settore. Perché poi è facile dare la colpa agli altri; cominciamo a vedere cosa possiamo fare noi, e soprattutto cerchiamo di farlo.
Concludo il mio intervento, con una digressione al Regolamento, per salutare l'amico e compagno Dalmasso che è rientrato. Vorrei rivolgere al collega i migliori auguri.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Novero.
Va da sé che all'augurio espresso con la signorilità che contraddistingue il Consigliere Novero ci associamo tutti.
Siamo molto felici di poter riavere il collega Dalmasso in servizio permanente effettivo presso il Consiglio regionale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie, Presidente. Sarò molto rapido.
Come avevo anticipato questa mattina al Presidente Gariglio, ci tenevo ad intervenire in merito a questo dibattito, che fa onore al Consiglio regionale, che non dovrebbe mai abbassare la guardia su tutte le tematiche inerenti i diritti civili, sociali ed umani, che sono fondamentali. Non possiamo pensare di tutelarli, com'è sacrosanto fare, in Tibet, in Birmania o anche nella striscia di Gaza, e non pensare che esistono diritti fondamentali anche qui. Alcune battaglie sono giuste di per sé e sempre buone da farsi. Ne approfitto, a proposito di queste battaglie, per salutare il collega Dalmasso con molto affetto e dire che abbiamo continuato in Commissione quelle battaglie che abbiamo iniziato sui centri studenteschi, su villa Gariglio ecc.



(Commenti in aula)



LEO Giampiero

Perché il Consigliere Dalmasso è stato una bandiera. Il Consigliere Robotti che adeguatamente e onorevolmente sostituto. Al Presidente Gariglio voglio dire che lo ringrazio ancora per questa sensibilità dell'Aula, l'ho detto già questa mattina.
Devo dire che mi sembra un po' più distratta, ancora una volta, la Giunta. Cosa dice, collega Ghiglia? Abbiamo fatto l'audizione in Commissione regionale cultura - Presidente Gariglio - con la Presidente dell'Accademia Albertina, con tutti i conservatori e l'Università e non c'era l'Assessore competente, anzi nessuno dei tre potenziali Assessori competenti. Oggi, forse, su una vicenda del genere...



(Commenti in aula)



LEO Giampiero

Insomma, oggi, in un dibattito come questo, non ci sono né il Presidente della Giunta, né l'Assessore delegato. Credo che la sensibilità politica a volte si dimostri anche in maniera formale e ufficiale.
Non la faccio lunga, perché l'ordine del giorno è abbondantemente chiaro. Mi sembra che su tematiche come queste (la difesa del lavoro, della vita dei lavoratori) come su altre tematiche... Ripeto, ci sono alcune tematiche fondamentali dalle quali non si può tornare indietro, sulle quali non si può cessare la vigilanza.
Cito anche l'attenzione che è stata posta dalla Presidenza del Consiglio, l'ho già detto stamattina, sulle vicende del 25 aprile. Quelle stesse vicende citate dalla nostra Costituzione e che, anche se possono sembrare a volte oggetto di diversificazione e magari lo sono, sono in realtà fondanti. Quando si parla di famiglia, di vita, di diritti civili di Repubblica fondata sul lavoro si parla di argomenti che la nostra Costituzione ha reso fondanti e fondamentali e per i quali dobbiamo batterci.
Un appello di solidarietà alle vittime di questa tragedia e la disponibilità concreta a lavorare in qualsiasi modo il Consiglio possa fare per intervenire su queste vicende. Il collega Ghiglia diceva giustamente che alcuni appalti al massimo ribasso che sono stati concessi, che sono stati preferiti, appalti al limite non sono certo forieri di garanzie per i lavoratori, le garanzie innanzitutto di sicurezza, ma anche quello di una decenza sul lavoro. Per cui se anche su questo, nei confronti della Giunta e dell'amministrazione, il Consiglio vigilasse, noi saremmo molto soddisfatti.
Ringrazio il collega Buquicchio e tutti i colleghi che sono intervenuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Sarò breve, ma voglio esprimere la mia opinione per quanto riguarda quest'ordine del giorno e soprattutto per quanto riguarda il grave problema delle morti e degli incidenti sul lavoro.
Ho sottoscritto l'ordine del giorno convintamente e convintamente lo voterò, ma questo non basta. Come pure non basterebbe che il Governo avesse approvato le modifiche alle leggi esistenti e così come chiediamo con questo ordine del giorno. Certo, sarebbe una cosa utile. Sicuramente, le leggi attuali possono e devono essere migliorate e questo concorrerà comunque al miglioramento delle situazioni di lavoro.
A mio avviso, il problema centrale è un altro: quello della mancata applicazione delle leggi che già esistono. Infatti, sono convinto che, se tutta la legislazione esistente fosse stata applicata adeguatamente, come doverosamente doveva essere applicata, la maggior parte dei morti di lavoro e degli incidenti che sono accaduti, non sarebbero accaduti.
In questo senso, rientriamo in un discorso molto più generale che è quello dell'osservanza delle leggi in vigore, perché moltissime leggi sono in vigore non vengono osservate. Tra queste, sicuramente, quelle sulla sicurezza sono tra quelle che spesso non vengono osservate. Magari, non vengono osservate per motivi economici, perché il lavoro si deve fare a tutti i costi e a prezzi stracciati perché si è vinto un appalto con delle eccessive riduzioni di prezzo, ma più in generale, a mio avviso, è anche una questione di cultura.
Proprio l'incidente di Molfetta, a mio avviso, non ha a monte un problema economico, come poteva invece essere quello accaduto alla TyssenKrupp, ove i dirigenti potrebbero aver pensato bene di risparmiare investimenti su uno stabilimento che stava per essere chiuso e che comunque nei loro programmi non doveva continuare l'operatività per lungo tempo.
Per cui, in quest'ultimo caso, è possibile che sia stato il fattore economico a indurre i dirigenti della TyssenKrupp a risparmiare sulla sicurezza, ma l'incidente di Molfetta non lo vedo sotto quest'ottica. Si trattava infatti di una piccola azienda artigianale o familiare con pochissimi operai, dove è anche deceduto l'imprenditore.
Nel caso di Molfetta, il problema è un altro ed è quello culturale perché chi lavora dovrebbe avere quel minimo di preparazione sufficiente ad evitare incidenti del genere. Insomma, quella preparazione culturale quella conoscenza dei pericoli che riguardano il suo lavoro e quella cultura che gli fornisce tutte le nozioni e tutti gli strumenti per evitare questi incidenti. Questo è un altro fattore che manca.
Sicuramente, i problemi sono molto vasti, ma alla base ci sono proprio fattori economici e fattori di cultura. Come ovviare a questi gravi problemi? Sicuramente non hanno non hanno funzionato, lo dico in generale i controlli. Ci sono già stati interventi dei miei colleghi che hanno sottolineato come i controlli sono perlopiù formali e vanno magari a controllare l'esistenza dei registri, ma non a livello tecnico e a livello di controllo del lavoro.
A mio avviso, deve essere incrementata l'attività di controllo. Si devono fare controlli tecnici sui macchinari, sugli ambienti di lavoro, ma si devono anche fare controlli su come i lavori vengono realizzati, cioè proprio nel momento in cui gli operai stanno lavorando vedere se applicano tutte quelle normative che dovrebbero essere applicate.
Ritengo che sul controllo del lavoro sia necessario fare un grosso sforzo, perché sono convinti che, se le leggi attuali fossero state applicate, molti di questi incidenti si eviterebbero. Quindi, occorre un'azione pesante di controllo, magari anche con sanzioni pesanti, ma un'azione fatta a monte. Un'azione che cerchi di evitare il verificarsi di incidenti.
Voterò, ovviamente, l'ordine del giorno e ringrazio tutti per l'attenzione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 953, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale visto l'ennesimo incidente sul lavoro costato la vita ad altri cinque lavoratori, che vanno a sommarsi alle decine di morti susseguitesi quotidianamente anche dopo la tremenda tragedia della ThyssenKrupp considerata la necessità di uscire dalla semplice denuncia e dall'indignazione temporanea per la lunga lista di caduti sul lavoro dobbiamo sentire il dovere istituzionale di reagire ed indignarci, di sollecitare risposte. Chiedere condizioni di lavoro più umane, più civili più rispettose dei bisogni e della dignità di tutti è un dovere a cui non possiamo sottrarci. Condivide la richiesta del Presidente della Repubblica a tutte le parti politiche e sociali affinché si concluda l'iter di approvazione della legge n. 123 sulla sicurezza sui luoghi di lavoro auspica che il Governo in forza della delega assegnatagli dal Parlamento approvi rapidamente le disposizioni relative alle sanzioni".
Il Consiglio approva.
Consiglieri, non mi pare ci siano le condizioni per proseguire ulteriormente con l'o.d.g.
Vi ringrazio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.52)



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