Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.30 del 11/10/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 14.30 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(Alle ore 15.02 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.15)



(La seduta ha inizio alle ore 15.22)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Ricca e Ronzani.



PRESIDENTE

Comunico che la Conferenza dei Capigruppo è stata convocata mercoledì 12 ottobre alle ore 14.00 in Sala Morando per comunicazioni della Giunta regionale in cui si farà riferimento alla questione sollevata in Aula all'inizio della seduta odierna in merito alle iniziative legislative della Giunta regionale sull'acquisizione delle aree di Fiat Mirafiori, nonché per la programmazione dei lavori consiliari.


Argomento:

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g (Proposta di deliberazione n. 31 "Integrazione degli articoli 21 e 22 del Regolamento interno del Consiglio regionale per il monitoraggio degli interventi delle opere connesse ai XX Giochi Olimpici Invernali")


PRESIDENTE

Comunico che non verrà iscritta all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 31, "Integrazione degli articoli 21 e 22 del Regolamento interno del Consiglio regionale per il monitoraggio degli interventi delle opere connesse ai XX Giochi Olimpici Invernali".
Risultano presentate alla Presidenza del Consiglio n. 64 richieste di iscrizione nuovi punti all'o.d.g. da parte del Gruppo consiliare della Lega Nord.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Poiché l'argomento in questione relativo all'istituzione della Commissione sulle Olimpiadi è stato rinviato, è ovviamente superfluo il mantenimento all'o.d.g. degli inserimenti di nuovi punti, per cui sono ritirati.



PRESIDENTE

Le 64 richieste di iscrizione di nuovi punti all'o.d.g. sono ritirate dai proponenti e conservate agli atti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per mozione d'ordine, il Consigliere Casoni ne ha facoltà.



CASONI William

Il Gruppo di Alleanza Nazionale questa mattina, insieme ad altri Gruppi di minoranza, ha chiesto all'Ufficio di Presidenza l'istituzione di una Commissione d'indagine consiliare per verificare, senza mettere in dubbio l'operato, la coerenza degli atti per quanto attiene la nomina dei direttori delle ASL e la loro rimozione. Giungono voci secondo cui alcune delle motivazioni assunte per confermare alcuni direttori, in altre situazione siano state considerate dei "plus o dei meno". Poiché crediamo che questo debba essere un argomento di discussione, sollecito la Presidente Bresso (visto che abbiamo la fortuna di averla in Aula) a darci comunicazione a tal proposito. Ci riserviamo di attendere una riposta, che dovrà essere messa in discussione dall'Ufficio di Presidenza al Consiglio circa la costituzione della Commissione di indagine.
Ripeto, chiedo l'inversione dell'ordine del giorno approfittando della presenza della Presidente, affinché ci dia comunicazione circa i criteri adottati per la rimozione o conferma dei direttori. Nulla eccepiamo nel merito perché, al momento, non abbiamo atti a nostre mani, ma sapere quali sono state le motivazioni che hanno portato alla riconferma di alcuni e alla rimozioni di altri direttori generali delle ASL.
Abbiamo già depositato alla Presidenza del Consiglio la richiesta; al momento non entriamo nel merito, ma essendo una notizia che oggi campeggia a grandi titoli sui giornali, vorremo conoscere quali sono i criteri adottati. Vorremo che venissero messi a disposizione dell'intero Consiglio attraverso una Commissione consiliare non di inchiesta, ma di verifica degli atti amministrativi che acquisisca i documenti che stanno alla base delle decisioni. Invito la Presidente ad illustrarci i motivi che hanno portato a prendere queste decisioni, in modo da costituire un lavoro preliminare a quello che potrebbe essere effettuato dalla Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per mozione d'ordine, il Consigliere Rossi ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Intervengo a favore della proposta del Consigliere Casoni. Anch'io ho sottoscritto la richiesta di commissione di inchiesta.
In questi ultimi giorni abbiamo appreso della sostituzione di direttori generali di aziende sanitarie locali e crediamo sia un punto da discutere al più presto. Chiediamo che venga messo in discussione subito, perché non è stato rispettato il programma della Giunta. I titoli de La Repubblica recitavano: "Tutti i manager della ASL scelti solo per concorso". Da quello che si è appreso ieri sera e poi questa mattina, si evince, invece, che alcuni manager dell'ASL vengono rimossi per motivi politici, e non certo per motivi qualitativi.
Chiediamo che la Presidente e l'Assessore competente relazionino in Aula e si avvii la discussione per un'eventuale approvazione della Commissione di inchiesta in merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghigo; ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Intervengo anch'io, essendo uno dei firmatari della richiesta presentata dal Consigliere Casoni, per sottolineare le motivazioni che ci hanno spinto a chiedere un approfondimento.
Nel comunicato di questa mattina la Presidente Bresso argomenta attraverso l'ANSA, le decisioni assunte dalla Giunta, affermando: "E' stato avviato un percorso di rinnovamento collegato al redigendo Piano socio sanitario regionale che comporterà la necessità di individuare nuovi manager idonei a gestire aziende di maggiori dimensioni e complessità gestionali". Chiaramente questo è nelle prerogative della Giunta, ma è una dichiarazione prodromica ad un'indicazione di piano che identifica l'accorpamento di ASL e non mi sembra che l'ASL 1 e l'ASL di Vercelli, cioè le ASL che si riferiscono ai due direttori generali, possano entrare specificatamente nella fattispecie. L'ASL 1 è quella territoriale del comune di Torino, quella di Vercelli è della provincia di Vercelli, forse l'intenzione che la Presidente ha espresso può interpretarsi di carattere generale, futuribile.
Allora c'è da chiedersi come mai altri due manager di aziende sanitarie siano stati confermati, Pasino sia stato sostituito, ecc. Al di là degli aspetti di novità di ristrutturazione attraverso il redigente Piano sanitario, constato che dal punto di vista politico non ci sono molte novità (anzi, mi sembra che si sia fatto un passo indietro).
La polemica politica all'interno della maggioranza è andata al di là di quanto normalmente avveniva. Le discussioni, visto che all'interno della Giunta i partiti di maggioranza sono tutti rappresentati, una volta avvenivano all'interno della Giunta. Voglio ricordare, anche se il reato è stato derubricato, che nel 1995 la Presidente Bresso se lo ricorda bene perché faceva parte, a quell'epoca, come Assessore, ci fu addirittura un procedimento penale, poi derubricato perché l'abuso d'ufficio non è più un reato. Mi sembra che le posizioni assunte, addirittura attraverso comunicati ufficiali, dai partiti della maggioranza all'esterno dell'Esecutivo, siano un elemento di novità, ma di novità negativa.



PRESIDENTE

Per quanto concerne la richiesta pervenuta alla Presidenza del Consiglio regionale, avente per oggetto la Commissione d'indagine consiliare, la richiesta sarà oggetto della prossima Conferenza dei Capigruppo, per valutare la sensibilità in ordine alla proposta e alle eventuali iniziative che i colleghi Presidenti di Gruppi vorranno proporre nella loro collegialità.
Per quanto riguarda l'inversione dell'o.d.g. mi sembra di capire interpretando le parole del Consigliere Casoni, che si tratti di una richiesta di comunicazione in merito ai recenti provvedimenti attinenti ai Direttori generali del comparto sanitario. La Giunta ha facoltà, ai sensi del Regolamento, di svolgere comunicazioni in ogni fase del lavoro consiliare. A tal proposito, è presente la Presidente della Giunta regionale, che ha chiesto di esprimersi sul punto.
La parola alla Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

La delibera di Giunta in discussione, come quelle che riguardano altri Direttori, è disponibile, quindi le motivazioni sono accessibili a tutti i Consiglieri.
L'Assessore Valpreda è a disposizione per una comunicazione più dettagliata; la sede appropriata mi sembra essere la Commissione o, se verrà richiesta, l'Aula, ma comunque con la presenza dell'Assessore. La delibera, infatti, è stata estesa dall'Assessore nell'ambito delle sue competenze. I Capigruppo decideranno se discuterne in Aula o in altra sede.
Per quanto riguarda i comunicati, richiamano una valutazione fatta da tempo, secondo la quale ci sarebbe un numero eccessivo di ASL nella nostra Regione e, quindi, nell'ambito della revisione del Piano Sanitario riteniamo necessario un ridimensionamento del numero e una loro riorganizzazione.
Ognuno è libero di fare le proprie osservazioni in merito alle delibere e quindi, se una componente della maggioranza o dell'opposizione non è soddisfatta, può fare i comunicati che crede. La delibera di Giunta è comunque disponibile.



PRESIDENTE

Mi pare che la richiesta di comunicazione abbia comunque avuto una risposta e ci saranno tutte le sedi opportune - la stessa Aula, se verrà richiesta in sede di Conferenza dei Capigruppo, o la Commissione consiliare per aprire il dibattito su queste questioni.
Consigliere Vignale, a che titolo vuole intervenire? Dato che questa mattina sono stato richiamato a rispettare in modo più rigido il Regolamento, se mi viene chiesta la parola, non posso che assegnarla, ma vorrei capire a quale titolo.
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per evitare dubbi regolamentari, chiedo la parola al fine di richiedere un'iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Di quale punto, per cortesia?



VIGNALE Gian Luca

Chiedo che venga iscritto, prima del punto 3) all'o.d.g, l'ordine del giorno n. 28: "Riconoscimento continuità territoriale Piemonte-Sardegna ed oneri di servizio pubblico sulle rotte aeree Torino-Cagliari, Torino Alghero, Torino-Olbia, Levaldigi - Olbia e viceversa", presentato dai Consiglieri Botta, Boniperti, Casoni, Ghiglia, Vignale)



PRESIDENTE

Quindi si tratta precisamente di iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g., perché non era all'o.d.g. odierno.



VIGNALE Gian Luca

Esattamente. Questo è uno strumento, al di là della validità dell'ordine del giorno che verrà discusso anche nelle Commissioni competenti, che serve per richiamare l'attenzione su ciò che già questa mattina, rispetto a quello che è stato un incidente con il Vicepresidente Susta, definivo un disagio.
Ne prendo solo una parte, riferendomi agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto.
Venerdì, in sede di Commissione consultiva per le Nomine, il Presidente del Consiglio ci ha prospettato, essendo all'o.d.g., un parere da esprimere relativamente ad una delibera di criteri, riferita alla sanità. Abbiamo richiesto - non solo il sottoscritto, ma anche altri colleghi - un aggiornamento di questo punto all'o.d.g., tant'è che credo (perché non ho ancora visto la convocazione) che venerdì prossimo l'Assessore Valpreda dovrebbe essere ospite della Commissione per illustrarci questo parere.



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Vignale, lei ha chiesto un'iscrizione di un nuovo punto all'o.d.g., quindi la prego di attenersi all'oggetto della richiesta perché deve essere posta in votazione.



VIGNALE Gian Luca

Questo è assolutamente pertinente.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno non attiene alle competenze dell'Assessore Valpreda, ma alla continuità territoriale tra Piemonte e Sardegna.



VIGNALE Gian Luca

Certamente.
Per usufruire delle strutture sanitarie della Regione Piemonte, un progetto di continuità territoriale, sia dal Piemonte verso la Sardegna che dalla Sardegna verso il Piemonte, favorirebbe le 80 mila famiglie residenti in Piemonte e i loro congiunti in Sardegna. C'è, quindi, un nesso.
Chiedo che ci si attenga alle procedure consiliari. Rileviamo e manifestiamo un disagio, ad esempio, relativamente al fatto che non sia ancora stato discusso l'ordine del giorno in oggetto. Nel richiederne l'iscrizione all'o.d.g., manifestiamo il disagio di non averlo ancora calendarizzato e votato nei lavori dell'Aula, un disagio esistente tra Consiglio e Giunta. Nei giornali di questa mattina, il Presidente della Provincia di Torino, non certo simpatizzante di Alleanza Nazionale dichiara: "Spero che adesso, prima di fare annunci, si preferisca discutere". Noi sottoscriviamo le dichiarazioni del Presidente Saitta dicendo che siamo stufi, in qualità di Consiglieri regionali che rivestono questo ruolo, di apprendere i provvedimenti di legge dalla stampa. Il provvedimento sulla ricerca, ad esempio, presentato a fine giugno, è stato discusso e votato dalla Giunta il 9 agosto ed è andato in Commissione l'altra settimana. Siamo stufi di apprendere l'esistenza di tutta una serie di provvedimenti che la Giunta ha fatto propri - mi riferisco alla situazione di Mirafiori, ma potremmo fare molti altri esempi - senza che il Consiglio venga coinvolto. Lo dico al Presidente: ho stilato un elenco dei disegni di legge votati dalla Giunta, la quale sa bene, come sa bene anche il Presidente del Consiglio, che i disegni di legge devono essere approvati dal Consiglio. Ad oggi, di tutti quei disegni di legge, in Commissione ne abbiamo discussi tre o quattro (due o tre già approvati: Ipermercati e abolizione dei CO.RE.CO.) e abbiamo fissato le audizioni sulla ricerca.
Tutto il resto dell'attività delle Commissione riguarda certamente i Presidenti, ma quella della presenza del Consiglio e della Giunta è questione che invece non è stata ancora affrontata.
Concludendo e nel richiedere l'iscrizione all'ordine del giorno n. 28 manifestiamo un disagio, che spiegheremo ai colleghi nel corso della seduta.



PRESIDENTE

Su questo punto, è previsto, ai sensi del Regolamento, che qualcuno si esprima a favore. Ho interpretato tale richiesta come richiesta proveniente dal Gruppo di Alleanza Nazionale.
Se nessuno chiede di intervenire, procediamo alla votazione.
Indìco la votazione palese sulla richiesta di iscrizione all'o.d.g.
dell'ordine del giorno n. 28.
Il Consiglio non approva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Chiedo la parola per un chiarimento. Mi pare di ricordare, ma sono certo che lei, con l'Ufficio di Presidenza, potrà aiutarmi, che sia previsto dal Regolamento che ogni comunicazione della Giunta possa innescare un dibattito nell'ambito dell'Aula, regolamentato come l'Ufficio di Presidenza ritiene opportuno.
Prima di confermarmelo, la pregherei eventualmente, qualora la risposta fosse negativa, di documentarsi bene, perché sono certo di quanto sto dicendo.
Al di là del fatto che l'Aula abbia delle prassi, peraltro esistenti credo legittimo diritto interloquire, nel rispetto di ogni qualunque parte nell'ambito di comunicazioni che la Giunta voglia rendere su elementi che non considero, come nel caso di oggi, francamente marginali rispetto alla vita della Regione.
Inviterei a riflettere sia la Presidenza del Consiglio che tutti noi su quanto sia così conveniente voler gestire i lavori contrariamente ad una prassi consolidata, nel tentativo non utile di ledere la voce dell'Aula rispetto ad una modalità utile a tutti.
Mi ripeto, ma a me pare di ricordare che sia prassi consolidata di quest'Aula che, ogni qual volta vi sia una comunicazione della Giunta e non solo della Presidenza, si inneschi, pur regolamentato, un dibattito d'Aula.
Chiedo alla Presidenza del Consiglio di volermi confermare se è così oppure no. Se non lo è, andremo a verificare se, nell'ambito dei ricordi troviamo dei riscontri contraddittori.



PRESIDENTE

Collega Burzi, rispetto alla sua osservazione, io mi sono documentato per conoscere la prassi precedente perché non l'ho vissuta in prima persona, come invece è successo ad altri Consiglieri.
Premesso che non si può qualificare in senso proprio come comunicazione, l'intervento della Presidente della Giunta regionale, che ha rinviato quanto alle comunicazioni all'Assessore...



(Intervento fuori microfono del Consigliere Burzi)



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

Ho dato la mia disponibilità!



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, è stata chiesta una comunicazione, non è stato chiesto dal collega Casoni un dibattito sul punto. È stata chiesta comunicazione su questo punto. Ai sensi dell'articolo 49 del Regolamento secondo quando viene riferito dagli uffici del Consiglio regionale, sulle comunicazioni della Giunta, del Presidente del Consiglio e degli Assessori ogni Consigliere può chiedere chiarimenti, che non sono interventi di un dibattito.
I Consiglieri o il rappresentante di un Gruppo possono chiedere che sulle comunicazioni della Giunta, si apra la discussione. In tal caso, il Consiglio decide se e quando svolgere tale discussione, o altresì decidere che la discussione si svolga in Commissione.
C'è una qualche difficoltà, anche da parte di chi si trova a gestire l'Aula, nel riuscire a governare certi passaggi, perché da parte di coloro che, di volta in volta, chiedono la parola, non viene sempre formalmente spiegato a quale titolo si chiede di intervenire, in maniera tale che sia facile comprendere le intenzioni dei richiedenti.
Non era intenzione della Presidenza del Consiglio e dell'Ufficio di presidenza soffocare il dibattito. Ho chiesto al collega Vignale, quando ha chiesto la parola, a che titolo la chiedeva, per sapere formalmente quale era l'intenzione dei richiedenti. Se si vuole chiedere l'apertura di una discussione sul punto, deve essere in modo rituale, quindi invito chi la vuole fare a chiederla in modo rituale. Su questo poi deve decidere il Consiglio. Dopodiché si decide se farla in Aula oppure no, o se sospendere brevemente i lavori e decidere il da farsi in una Conferenza dei Capigruppo volante.
Sarà anche a causa della mia inesperienza, di cui sicuramente me ne dolgo, però se le richieste non vengono fatte in modo rituale, è difficile per chiunque riuscire a gestire i passaggi consiliari.
Proprio per questo avevo sollecitato sia il collega Burzi che il collega Vignale, allo scopo di capire quali erano le ragioni che motivavano la loro richiesta d'intervento.
La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Oreste

Sicuramente l'inesperienza è anche dovuta al collega che ha chiesto un inserimento di un nuovo punto all'o.d.g., mentre forse avrebbe dovuto chiedere d'intervenire sulle dichiarazioni della Presidente Bresso. Quindi penso che sia reciproca la questione relativa all'inesperienza momentanea.
Credo che sia importante poter intervenire su quanto la Presidente Bresso ha dichiarato, perché una sua dichiarazione è stata ben ascoltata: la decisione presa in merito ai Direttori generali delle ASL è di natura politica. Essendo una scelta politica ed essendo il Consiglio regionale organo politico, esso è legittimamente deputato a discutere di scelte politiche. Così ho capito, ma penso che i verbali potranno darmi ragione appena sarà possibili leggerli.
Pertanto, chiedo sinceramente di aprire un dibattito su una questione che ritengo assolutamente di primaria importanza per il Piemonte.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa I lavori del Consiglio riprenderanno alle ore 16.



(Il Consiglio, sospeso alle ore 15.52 riprende alle ore 16.35)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico ai signori Consiglieri che la Conferenza dei Capigruppo ha disposto che nella seduta della prossima settimana del Consiglio regionale si svolgeranno comunicazioni della giunta regionale in materia di provvedimenti concernenti i Direttori generali delle ASL e delle ASO, sulle quali seguirà un dibattito.


Argomento:

Riassunzioni provvedimenti (ai sensi art. 77 del regolamento interno): adempimenti

Argomento: Programmazione: argomenti non sopra specificati

Riassunzione proposta di legge relativa alla costituzione della società "Piemonte 2011 S.p.A." (fase referente non esaurita - già disegno di legge n. 665)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'ordine del giorno riassunzioni provvedimenti ex articolo 77 progetto proposta di legge relativa alla costituzione della società "Piemonte 2011 spa" richiesta dai Consiglieri: Ghigo, Manolino Cotto, Burzi, Nastri il 21 settembre 2005 per tale provvedimento per il quale non è stata esaurita la fase referente nella precedente legislatura viene disposta la riassunzione ai sensi dell'articolo 77 rinvio in Commissione.
Se nessuno si oppone, approviamo il rinvio in Commissione.



(L'Aula, all'unanimità, acconsente)


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Riassunzione disegno di legge relativo alla "Disciplina della dissuasione dell'esercizio cinematografico del Piemonte" (già disegno di legge n. 668 richiesta del presidente della Giunta regionale 26 settembre)


PRESIDENTE

Per tale provvedimento per cui non è esaurita la fase recevente nella precedente legislatura, viene disposta la riassunzione ai sensi dell'articolo 77 del Regolamento e contestuale rinvio in Commissione.
Se nessuno si oppone, il Consiglio approva.



(L'Aula, all'unanimità, acconsente)


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame proposta di deliberazione n. 36 "Programmazione Fondi strutturali 2007/20013. Adozione proposta al Consiglio regionale di Documento strategico preliminare regionale (DSR) ai sensi della DGR 35-214 del 7 giugno 2005"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 36, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola alla Presidente della Giunta regionale, Mercedes Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Il documento è già stato discusso in Commissione. Ricordo che è ancora in corso di discussione, a livello europeo, la questione delle prospettive finanziarie 2007/2013, a cui sono strettamente collegati i fondi, in particolare il fondo per la competitività, di cui trattiamo oggi con questo documento.
La discussione in atto è piuttosto complessa. Il Consiglio Europeo del Lussemburgo non è riuscito a trovare un accordo sulle prospettive finanziarie, in particolare sulla percentuale del PIL comunitario da destinare al bilancio dell'Unione Europea. Questo mancato accordo a tutt'oggi permane. Non ci sono state iniziative di rilievo in materia da parte della Presidenza inglese. E' difficile capire il profilo finanziario dei fondi strutturali, in particolare di quelli che riguardano le Regioni ex Obiettivo 2, che oggi vedono le proprie potenziali risorse inserite nel quadro dei fondi per la competitività, che comprendono, oltre all'ex Obiettivo 2, anche il Fondo Sociale Europeo.
Una delle preoccupazioni comuni a tutte le Regioni dell'ex Obiettivo 2 non solo quelle italiane, è che, a seguito della necessaria riduzione del bilancio dell'Unione Europea che si realizzerà, salti proprio questa partita, perché alcuni Stati pensano a salvaguardare solo i fondi dell'ex Obiettivo 1, cioè quelli di coesione che andranno ai nuovi Paesi e a poche Regioni del Mezzogiorno d'Italia, della Grecia e della Spagna, e a rinazionalizzare le politiche per le aree dell'ex Obiettivo 2.
La nostra preoccupazione è che le risorse che lo Stato risparmierebbe su un'eventuale riduzione del bilancio e che dovrebbero essere destinate a progetti per le aree dell'ex Obiettivo 2, non siano alla fine disponibili per le nostre aree a causa delle difficoltà di bilancio del Paese.
Inoltre, ritengo che sarebbe grave una scelta che vada nella direzione di rinazionalizzare totalmente politiche che si sono rivelate importanti ed efficienti per l'insieme delle aree europee coinvolte.
Ricordo che le aree coinvolte nell'Obiettivo competitività sono le aree economicamente forti d'Europa, ma anche quelle che oggi sentono di più la concorrenza internazionale e la concorrenza interna all'Unione Europea da parte dei nuovi Paesi membri. Quindi, sono le aree che in questo momento hanno tassi di sviluppo più bassi, crisi di riconversione industriale o nuove crisi industriali. Si tratta di aree non solo del nostro Paese, ma di molta parte della tradizionale Europa forte: aree tedesche, francesi ed inglesi.
Questo è il quadro d'insieme.
in corso un confronto tra la Conferenza dei Presidenti e il Governo su tutta la questione. Man mano che l'evoluzione del dibattito procederà avrò modo di rendervi conto delle prospettive del Piemonte e del Paese.
Tuttavia, pur nell'assenza di certezze sulle risorse e nell'eventualità della quasi totale sparizione di queste misure - che speriamo non avvenga l'iter di discussione e di predisposizione dei documenti continua.
Noi abbiamo predisposto questo documento che, insieme con quelli delle altre Regioni italiane coinvolte, confluisce in un documento più complessivo che il nostro Governo dovrà portare all'attenzione dell'Unione Europea.
Voi ne avete già discusso, quindi sapete che questo documento contiene un'analisi della situazione che motiva anche le ragioni della difficoltà competitiva di una serie di settori della nostra economia, in particolare il settore automobilistico, quello del tessile ed abbigliamento, ma non solo.
D'altra parte, il documento mette in evidenza le debolezze della nostra economia, ma anche i punti di forza su cui è possibile ricostruire elementi di competitività, oltre che con i tradizionali strumenti, anche con l'accesso a queste risorse.
Il documento definisce gli assi strategici dello sviluppo regionale che sono incentrati su ricerca ed innovazione, internazionalizzazione crescita dimensionale dell'impresa e qualificazione della popolazione e della forza lavoro. Questo contesto deve essere sviluppato tenendo conto degli elementi di sostenibilità territoriale ed ambientale, del tema delle pari opportunità e della fondamentale risorsa che rappresenta, in un processo di invecchiamento della popolazione, la manodopera femminile, che deve quindi essere valorizzata e incentivata a presentarsi sul mercato.
Nell'ambito degli assi strategici, ovviamente si analizzano e si mettono in evidenza anche i problemi di governance. Credo che negli anni passati, sui fondi 2000-2006 - che in origine erano 1999-2006 e poi divennero 2000-2006, slittamento che temo possa avvenire anche per i nuovi fondi - si è sviluppato un processo di governance che ha visto partecipare alla definizione del DOCUP e dei successivi atti un ampio spettro di forze a partire dalle istituzioni, esperienza che ho fatto anche come Presidente della Provincia di Torino.
Sono stati coinvolti in questo processo le Province, i Comuni e tutte le forze economiche e sociali. In questo documento viene sviluppato un processo di governance con alcune modifiche che derivano dall'esperienza fatta, appunto, in precedenza .
Il documento contiene anche gli esiti della valutazione intermedia degli interventi sui fondi strutturali. Si tratta di un aspetto importante perché l'Unione Europea chiede una valutazione dell'uso dello strumento negli anni precedenti come base per motivare la richiesta di nuove risorse e lo sviluppo della nuova progettualità.
Il documento analizza il DOCUP, il POR, l'Interreg, mettendo in evidenza elementi di forza e di debolezza e tutte le valutazioni del caso.
Ricordo che lo stato di attuazione e di utilizzo dei fondi è buono tant'è vero che ci sono stati assegnati i risultati di performance, che dimostrano che l'utilizzo dei fondi è stato regolare, con risultati interessanti.
Il documento affronta tutti gli indirizzi programmatici che vogliamo sviluppare nell'utilizzo di questi fondi, ed analizza in dettaglio come ritarare il processo di governance.
Vengono definiti gli obiettivi strategici fondamentali, in particolare la competitività regionale (occupazione), nell'ambito della quale noi individuiamo un tema essenziale, cioè come mettere il Piemonte in condizione di partecipare al processo europeo. Lo scopo è di costruire una società dell'economia della conoscenza e dell'innovazione, della ricerca e dell'integrazione del Piemonte in reti europee.
Ci sono poi i nostri temi classici, come affrontare la globalizzazione qualificare la forza lavoro, valorizzare le risorse progettuali e garantire lo sviluppo sostenibile.
Per quanto riguarda la cooperazione territoriale - è il secondo Fondo che sarà a disposizione del nostro territorio (o così dovrebbe essere), ex Interreg - noi miriamo a rafforzarla sia a livello transfrontaliero, che a livello transnazionale.
Gli obiettivi specifici affrontano il tema della competitività dell'occupazione, della cooperazione e le relative priorità di intervento all'interno di questi stessi argomenti.
Infine, il processo di governance si riferisce sostanzialmente all'esperienza già maturata sui Fondi europei; il Comitato regionale per i Fondi strutturali 2007-2013 é leggermente allargato rispetto al precedente prevedendo un rappresentante per ogni Provincia, sulla base di una richiesta avanzata più volte dalle Province. Ricorderà il Consigliere Pichetto che vi era una discrasia, perché nel POR, per il Fondo Sociale, le Province erano rappresentate in proprio, mentre non lo erano nei Fondi strutturali. In questo caso, essendo la struttura comune, si è scelta la versione più ampia. Per il resto, i soggetti che partecipano sono sostanzialmente gli stessi.
Il documento è stato elaborato con un'ampia consultazione di tutti questi soggetti ed è stato presentato alla Conferenza Regione-Autonomie Locali.
Termino il mio intervento precisando che noi, proprio perché le risorse, che sono sempre state scarse, rischiano di esserlo ancora di più nei prossimi anni, intendiamo legare strettamente questo quadro strategico con i quadri strategici della pianificazione, dei documenti di bilancio e dei documenti programmatici, affinché le linee strategiche siano le stesse per ogni documento e le risorse entrino appieno nel processo di definizione delle linee programmatiche di attività per la nostra Regione: quelle che riguarderanno il bilancio riguarderanno altresì il Piano Regionale di Sviluppo.



PRESIDENTE

Dichiaro aperta la discussione generale. Ricordo ai colleghi che, come espressamente richiesto dai Presidenti dei Gruppi, è in funziona il meccanismo delle prenotazioni automatiche. Pertanto, pigiando il proprio tasto, comparirà automaticamente la prenotazione sul computer della Presidenza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Il documento in questione, che ha avuto la prima attivazione a partire dal 2001, ovvero nel momento in cui si è aperto il dibattito nell'ambito dell'Unione Europea sulla nuova programmazione 2007-2013, può essere considerato, da un lato, un documento di routine, perché rappresenta un contributo al quadro strategico nazionale, dall'altro un movimento di verifica, nell'ambito della Regione Piemonte - peraltro utilizzando l'IRES dello stato di salute, oltre che di necessità, della nostra realtà. Tutto questo ci permette di svolgere alcune considerazioni.
La prima riguarda certamente l'attesa che citava la Presidente sulla definizione del quadro finanziario in ambito di Unione Europea: si ridurrà anche se non è certo ancora di quanto; gli ultimi dati parlano di 1,07 ma mi riferisco a fonti giornalistiche, non ho altri elementi. Peraltro, è aperto anche sull'altro fronte, quello della PAC, che vede un confronto ancora più acceso rispetto al FESR e al FSE.
Tutto questo ovviamente determinerà, a livello di Paese, una serie di considerazioni. Diminuendo la quota di trasferimenti di contribuzione da parte dell'Unione Europea, che ricordo essere di circa 45% rispetto al complessivo Fondo Sociale Europeo, non automaticamente si dovrà ridurre la quota nazionale e la quota regionale.
Questo può essere un percorso che permette di attutire in parte quello che è il disagio. Queste saranno le valutazioni che si faranno in sede nazionale dopo la conclusione del confronto a livello europeo.
Vi è un'ulteriore considerazione che ritengo di dover fare: l'avevo già accennata in altra sede, durante la prima fase di incontri per la definizione delle modalità del quadro strategico nazionale.
Purtroppo scontiamo, in questo caso nella politica europea, ma partendo dal basso anche nelle Regioni (ricordo che la Presidente è stata anche Parlamentare europeo), il meccanismo della datazione, vale a dire essere rivolti un po' al passato e non al futuro. La proposta che la Commissione Europea ha presentato al Parlamento Europeo (è stata definita e votata nella prima seduta, se non erro, del nuovo Parlamento Europeo del 2004) era, di fatto, datata, perché basata su un modello di "Europa dei 15", o comunque (pur sapendo che l'Europa non era più limitata a 15 Paesi ma a 25), con uno schema rigido sui meccanismi di intervento o di aiuto o di applicazione che erano stati collaudati, in alcuni casi positivamente; lo possiamo dire almeno per le realtà del nord Italia; sull'obiettivo 1 forse, valutazioni diverse sarebbero sicuramente da fare, ma conoscendo un po' le realtà dell'obiettivo 2, anche quelle europee - ho avuto modo di visitare le aree di obiettivo 2 in ambito europeo - rilevo che sono state collaudate in modo prevalentemente positivo. Si basava, comunque, su uno schema di economia e di società di dieci anni fa, quando non si parlava di globalizzazione, di "Europa dei 25", e dove non c'era una competizione delle regole e una mobilità delle persone e delle merci come quella attuale. Questo aspetto determina alcuni paradossi, che ritroviamo nell'applicazione pura e semplice della distinzione tra l'ex Obiettivo 1 e l'ex Obiettivo 2. L'indicazione di massima che viene dalla Commissione Europea, che è ricalcata sul documento che andiamo a discutere, parla essenzialmente di "azioni di sistema" e non di "interventi sulle imprese" con il ragionamento che noi tutti, in ambito di obiettivo 2, sostenevamo: ricordo un Convegno di obiettivo 2 a Bruxelles di quattro o cinque anni fa.
Ma lascia l'intervento delle imprese sull'obiettivo 1, o sul "nuovo obiettivo 1", chiamiamolo così (tutti coloro che hanno un reddito pro capite inferiore al 75% della media dell'Unione Europea, quindi praticamente i nuovi inquilini dell'Unione Europea), portandoci a situazioni che possono essere paradossali: con la contribuzione italiana che proviene dalle tasse e dalle imposte delle buste paga dei lavoratori delle nostre imprese e si vanno a finanziare le imprese che riescono a produrre sottocosto rispetto a noi, in concorrenza alle nostre imprese.
Questo è il paradosso di un'impostazione. Ma non solo.
stato mantenuto il meccanismo rigido delle distinzioni tra competenze dello Stato e competenze dell'Unione Europea, senza rendersi conto che in questo modo non si può finanziare l'istruzione fra i nuovi inquilini perch considerata competenza dello Stato, mentre si possono finanziare le loro imprese, al contrario delle azioni di sistema che dovevano esserci - colgo l'occasione per invitare la Presidente a portare questo contributo anche in sede di valutazioni nazionali ed europee - di fatto stravolgendo l'obiettivo fondamentale di intervento dei fondi di coesione. Questo pu creare, nella prossima programmazione, delle gravissime disfunzioni, delle gravissime conseguenze sul sistema economico, se non si corregge in tempo.
Una seconda considerazione riguarda la possibilità di fare una valutazione storica degli stati di avanzamento. Ho già avuto modo di dire in Commissione che è difficile andare a dare il giudizio di merito sull'efficacia degli interventi della programmazione 2000-2006 (verrà data da chi ci sarà nel 2010). Possiamo dire che quelli della prima programmazione (1994-1997, 1997-1999), a livello piemontese hanno avuto un buon risultato, proprio come concorso al cambiamento di quello che è il sistema.
La trasformazione che la traccia d'analisi ha messo in luce è un concorso che ha previsto circa 28 mila interventi, naturalmente considerando anche gli interventi di classe 2 del FES e pure gli interventi del Fondo Sociale Europeo, che vanno ben oltre i 28 mila. Vorrei ricordare che il Fondo Sociale Europeo finanzia la nostra Regione. Ha finanziato circa 20 mila corsi all'anno, quindi un numero sostanzioso di attività che servono ad accompagnare questa trasformazione.
Naturalmente, con questa trasformazione andiamo a portarci su quelli che sono i termini di lettura. La lettura che si dà è di una realtà che non va verso la deindustrializzazione, ma verso un nuovo modello di terziarizzazione, ed è un modello post-industriale. È chiaro che, con questa lettura e sposando questa lettura, devono esserci degli atti conseguenti da parte del governo regionale, perché anche la politica regionale, anche gli interventi che questo Consiglio andrà a proporre se approva questo documento con queste considerazioni, devono essere conseguenti.
Se partiamo dalla considerazione che cambiano i modelli di consumo, che è cambiata la struttura demografica, che cambiano i modelli di produzione non possiamo tentare di ingessare o di imbalsamare situazioni che non possono più esistere. Ciò vale su tutto il settore del terziario e del commerciale, che il documento considera come la valvola di sviluppo che ha permesso negli ultimi dieci anni in questa Regione una diminuzione del tasso di disoccupazione dal 10 al 5% (con tutte le valutazioni anche di tipo demografico).
Naturalmente, condivido la possibilità di avere diversi scenari, quello inerziale di una deriva dell'economia, ma anche la premessa di un cambiamento e di un cambiamento positivo con una terziarizzazione industriale forte. L'importante è creare le condizioni con i successivi POR e, naturalmente, avere la possibilità, nel quadro strategico nazionale di compatibilità, di un riposizionamento del nostro sistema produttivo.
Un riposizionamento deve prevedere le grandi azioni di sistema, ma anche azioni di intervento sulle imprese proprio perché nella premessa si dice che noi dobbiamo creare le condizioni di sviluppo o di rafforzamento delle imprese, quindi creare anche qualche macroimpresa dalle microimprese.
Così si gioca la partita del futuro.
Quindi: parte infrastruttura, parte impresa, parte capitale umano.
Ritengo che il banco di prova non sia tanto questo documento, per il Consiglio regionale, ma la definizione del POR. Quali azioni saranno previste? Probabilmente poche rispetto al passato, perché lo scenario è cambiato. Quali azioni saranno previste nell'ambito del POR sia per quanto riguarda l'ex fondo sociale sia per quanto riguarda l'ex FESR? Naturalmente è anche su questo che avremo il confronto tra opposizione e Giunta.
In conclusione, il richiamo, che va a integrarsi con il programma regionale della maggioranza, non ci pare ancora pertinente, perché non abbiamo ancora visto l'attuazione del programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Signor Presidente, devo dire che, leggendo il documento strategico, non possiamo che fare alcune riflessioni positive sullo stesso, perlomeno nella parte che riguarda la definizione, la fotografia delle dinamiche strategiche che attengono non solo la nostra Regione, ma un po' tutta la nostra nazione.
La prima sezione del documento ha sostanzialmente una struttura tripartita: una prima parte di fotografia delle problematiche esistenti una seconda relativa alle azioni che sono state messe in campo nel passato e una terza più propositiva, relativa alle politiche della Giunta regionale.
Se vogliamo vedere questa prima parte, che probabilmente è più frutto del lavoro dell'Assessorato, dell'IRES e degli Uffici, essa acutamente mette in evidenza tutti i momenti di forza e di debolezza che gli esperti e gli studiosi legano allo sviluppo del Piemonte.
Se da una parte viene evidenziata la crisi di alcuni settori, dei settori manifatturieri in primo luogo, in particolare del tessile e dell'automobilistico, è evidente - dobbiamo anche rilevarlo come dato significativo - come il dato, ad esempio, sulla disoccupazione sia fortunatamente in controtendenza, un dato positivo, a dimostrazione che evidentemente, le politiche regionali messe in campo negli anni passati sono servite anche a limitare quelle difficoltà di tipo occupazionale che purtroppo, la crisi di importantissimi settori manifatturieri, invece avevano innescato.
Quindi, rimane un po' per tutto il documento un alternarsi di sottolineature positive e di sottolineature, purtroppo, anche negative.
Infatti, se da una parte siamo una Regione in regressione su alcuni settori, dall'altra rimaniamo una Regione che, tra le 182 Regioni europee si situa nei primissimi posti (entro i primi 10-11) come reddito pro capite, come capacità di andare avanti, come capacità anche di avere cambiato atteggiamento. Ad esempio, aumentiamo in Piemonte la nostra capacità di offrire servizi, in particolare servizi qualificati di alta qualità alle imprese, mentre viviamo, come gran parte dell'Occidente, la difficoltà delle imprese più tradizionali.
Rimangono le problematiche relative alla popolazione, altro grande tema su cui ci si dovrà confrontare. Tutti sappiamo che il Piemonte è una delle Regioni più vecchie d'Italia e che quella italiana è una tra le popolazioni più vecchie in Europa e nel mondo. Il fatto non è negativo in sé, perché se si diventa anziani vuol dire che c'è una qualità della vita migliore, c'è un sistema sanitario che, al di là della politica, funziona e ci aiuta a diventare più anziani, ma ci sono dati relativi a questo aumento molto forte della popolazione anziana, soprattutto se rapportata alla popolazione giovane (dai 20 ai 43 anni), che innescano delle dinamiche diverse, magari delle dinamiche di minore competitività, , di minore aggiornamento, di minore innovazione. E' chiaro che una popolazione che per quasi due terzi ha un'età dai quarant'anni in avanti, ha meno voglia, è meno incentivata a realizzare politiche di innovazione.
Ecco l'importanza di una politica anche rivolta alla famiglia l'importanza di una capacità di opportuni adattamenti del sistema economico alle necessità della famiglia, e l'attenzione che il sistema politico deve a questa cellula fondamentale della nostra società. Uno dei temi che più vengono toccati dalla ricerca e uUno dei temi punti di debolezza del Piemonte, è l'incapacità - anche con un'immigrazione non soltanto straniera, ma interna - di mantenere una dimensione di popolazione tale da farla rafforzare. La ricerca avanza.
Si dicono parole interessanti sulla questione del ruolo di Torino e sul ruolo, invece, che hanno assunto altri luoghi: la citazione di Alba e Alessandria come sistemi territoriali oggi più forti. Dalla verifica di alcuni numeri statistici del sistema della capitale regionale, emerge come in questi anni Torino abbia perso un po' il ruolo di guida anche se non deve recuperarlo a scapito della policentralità del Piemonte, ma nella sua capacità di essere centro che distribuisce alle periferie.
Nell'analisi contenuta all'interno del documento si segnalano punti di forza e punti di debolezza. Uno dei punti di debolezza più significativo sul quale questo vorrei fare una sottolineatura - è la questione della "lentezza nella realizzazione delle infrastrutture strategiche". Non è una sottolineatura capziosa o strumentale - spero che il documento sia stato letto da tutti i Consiglieri di maggioranza e di minoranza - ma sulla questione delle infrastrutture noi ci giochiamo veramente una parte importante del futuro del Piemonte. Qualora questa lentezza venga esaltata qualora la nostra politica trasportistica non venga incentivata, si rischia la marginalizzazione rispetto all'asse est- ovest. E nonNon lo dice sostiene soltanto qualche esponente di minoranza per aumentare il dibattito politico, ma osservatori terzi, lo sostiene un documento della Giunta regionale. Rispetto alleTra le problematiche che anche in questi giorni, in queste settimane, sono all'attenzione della Giunta regionale, ma un po' di tutto il parlamento Piemontesepiemontese, dobbiamo tener conto anche di queste indicazioni.
Laddove il documento della Giunta esamina i risultati dei vari interventi sostenuti - mi riferisco alla questione del DOCUP, del POR , del Fondo Sociale Europeo, dei vari piani Interreg I, II, A e B - il giudizio è positivo. Le risorse sono state largamente impegnate, le percentuali di impegno delle risorse che ci arrivano dall'Unione Europea sono sempre superiori al 90% (arriviamo quasi a pagamenti superiori al 50%). Negli ultimi dieci anni la politica finanziaria legata alla disponibilità di piani Piani ha dato frutti sicuramente importanti.
Non possiamo certo estendere il giudizio positivo, rispetto alla fotografia delle problematiche e alla questione dei piani Piani sviluppati negli anni passati, alle proposte che la Giunta regionale mette in campo.
Forse è mancato un po' di coraggio, forse in queste prime proposte - che sono chiaramente un primo assaggio di una strategia che verrà messa in campo, penso, con la prossima finanziaria e con i vari documenti di programmazione economica in cui troveremo sicuramente risposte più articolate - è mancato il tempo e la volontà (nel senso che forse non c'era neanche la necessità di fare un'esplicitazione totale).
Sicuramente ci sarebbe piaciutoavremmo preferito - ma comprendiamo che a livello politico sarebbe stato più difficile - un'attenzione maggiore sulla alla questione dell'infrastruttura, che manca nell'analisi e nella progettualità compresa nel documento della Giunta, forse perché è un argomento scomodo, ma è anche uno di quegli argomenti che faranno la differenza del futuro del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ferrarissi; ne ha facoltà.



FERRARIS Giorgio

Il documentoQuello presentato oggi dalla Giunta è chiaramente un documento di proposte che determinerà linee di indirizzo. La tematica dei fondi strutturali per la Regione Piemonte in passato è stato un elemento importante e; la percentuale quantità di risorse impegnata con i fondi strutturali sono una percentuale sicuramenteè decisamente alta degli rispetto agli investimenti regionali. Siamo in dirittura di arrivo, la Giunta ha approvato l'ultima delle misure - la misura 3- 4 - per l'utilizzo dei fondi.
Seppure difficile credo sia importante, come diceva il Consigliere Pichetto poc'anzi, un monitoraggio di ciò che è statoquanto attuato fatto nella tornata precedente;, ma anche in questa. uUn monitoraggio non soltanto per fini statistici e di documentazione, ma anche per un trasferimento di progetti importanti che sono stati realizzati. Ricordo che sono stati realizzati progetti pilota importanti e la diffusione degli stessi può costituire di per se sé elemento positivo in Piemonte.
La Presidente ha già illustrato il problema delle risorse, che forse non saranno sufficienti, soprattutto per il nostro territorio. Sicuramente lL'Obiettivo 1 è salvaguardato perché c'è un negoziato in corso, noi ma ci auguriamo ancora un'ulteriorea parte importante di risorse per la nostra Regione (sicuramente ci saranno risorse ancora su Interreg e Leader). Penso che cCi sono statesiano esperienze - ad esempio i gruppi di azioni locali che hanno creato, se non grandi interventi, sicuramente animazione sul territorio, e, per . Per le zone più deboli, hanno creato sicuramente anche elementi positivi. Uno degli elementi forti di differenziazione è il fatto che non ci sia più la zonizzazione. La zonizzazione era un limite, ma per alcune aree era anche una protezione (penso a tutte le aree dell'Obiettivo 2).
Le proposte del documento sono ampiamente condivisibili e qualificate ci sono indicazioni di priorità importanti sul miglioramento della competitività, della qualificazione ambientale e della qualità della vita.
Non dobbiamo dimenticare che una parte dei fondi strutturali sono nati per un sostegno alle aree deboli. Indubbiamente in Piemonte abbiamo emergenze occupazionali molto importanti, ben illustrate nel documento, ma non dobbiamo dimenticare quella quota rilevante, quella percentuale del Piemonte estesa per territorio e rilevante per popolazione (le zone montane e collinari) che rappresenta per la regione una grossa opportunità di risorse e di competenza.
Non avendo più la protezione, l'ombrello della zonizzazione, sarà importante che si evitino,, sulle misure operative, un'eccessiva dispersione che potrebbe diventare naturale non avendo più differenziazioni sul territorio. Bisognerà riuscire a puntare su settori e aree strategiche ma anche sull'acquisizione e trasferimento di competenze. Penso quanto possiamo imparare nelle nostre aree montane, per le vostre vallate, da come viene gestita l'accoglienza e l'infrastrutturazione turistica in Regioni come l'Alto Adige, l'Alta Savoia e così via.
Il discorso relativo all'innovazione non dovrebbe riguardare solo l'applicazione della ricerca nel campo tecnologico. Il settore forestale ad esempio, potrebbe diventare strategico per la nostra Regione (argomento di cui si parla proprio in questi giorni). Bene o male, con le tendenze inarrestabili dell'economia, dovremmo valorizzare sempre di piùmaggiormente le risorse che abbiamo suldel nostro territorio. In Piemonte, addirittura si arriva al punto di importare la legna, non per operea di qualità, ma per bruciarla. È una follia, con tuttovisto quello che abbiamo, dal punto di vista del il nostro patrimonio forestale. Anche in questo caso,settore, se non si riesce riescono ad avviare progetti di introduzione e di innovazione nel settore dell'economia forestale, non riusciamo ad essere competitivi.
L'odierna Amministrazione regionale ha una maggiore responsabilità, dal punto di vista dell'utilizzo di deiquesti fondi, a differenza del periodo precedente, durante il quale dove si è lavorato molto sui bandi e sui dossier di candidature.
I fondi, se ci saranno, saranno comunque minori; quindi credo che sia importante che l'utilizzo nasca risulti anche da strumenti di programmazione. Non so quali potranno essere: non saranno forse i PISL licenziati in questi giorni o i piani d'area, ma sono sicuramentesi tratta di strumenti importanti, affinché le aree più deboli della nostra Regione possano presentare progetti di valore. Mi riferisco ad un impegno, dal punto di vista programmatorio, del al sostegno per la ricerca di partner e così sia. Queste aree devono poter partecipare, con pari dignità, ad una politica di strategie coordinate in un quadro complessivo, in cui i fondi strutturali dell'Unione Europea sono sicuramente un elemento qualificante.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Manolino; ne ha facoltà.



MANOLINO Giuliano

Grazie, Presidente.
Non è mia intenzione ripetere quanto già detto dai colleghi che mi hanno preceduto, a cominciare dai Consiglieri Pichetto e Botta, perché che hanno bene già ben inquadrato la situazione di questo processo e di questa programmazione. Esprimeremo un giudizio definitivo quando vedremo il programma operativo regionale, conseguente a questa preparazione. In quella sede sarà opportuno valutare se esiste una giusta ed equa ripartizione di interventi sul territorio.
Voglio solo fare una puntualizzazione sulla modalità, sull'istituzione e sulla composizione di questodel Comitato regionale per i fondi strutturali.
Leggendo, sia pure velocemente, la relazione, mi sembra di rilevare la necessità di un'armonizzazione strategica delle politiche territoriali, con tutti gli elementi disponibili del territorio. In tal senso, dovremmo avere la disponibilità di progetti territoriali integrati che vadano a comprendere l'intero territorio piemontese. Non credo che il Comitato regionale abbia problemi a definire una quantitàun certo numero di rappresentanti, proprio perché diventa importante, per la tutela della Giunta e per una migliore programmazione del POR definitivo, avere un quadro realistico e un monitoraggio vero puntuale su tutte le aree del Piemonte.
Se parliamo di commercio, di turismo e di servizi locali sanitari e sociali, occorre integrare il Comitato regionale con alcune categorie in determinati settori che, da quanto ho letto nella relazione, mancano.
Faccio un esempio: un solo rappresentante per la Provincia di Torino mi sembra poco, perché non credo che possa avere sottomano -, pur non capendo bene da qualeconoscendo la sua estrazione - venga preso, la realtà di un così grande e vasto territorio, nel quale, come si evince dai DOCUP degli anni scorsi,avuto vi sono realtà e situazioni completamente opposte, per ragioni territoriali e di predisposizione ambientale.
Credo, quindi, che il rappresentante della Provincia di Torino vada integrato, quanto meno, con un rappresentante per ogni quadrante di questadella provincia: l'Eporediese e il Canavese da una parte, il Pinerolese dall'altra, il Chierese, il Carmagnolese e il Chivassese dall'altra ancora. Tutto questo servirebbe per avere un quadro non solo per la città di Torino, ma territorialmente attendibile e rispondente alle vere caratteristiche del territorio.
Nella relazione si parla anche di un rappresentante dei Comuni designato dall'ANCI. Ritengo più corretto che tale designazione fosse sia effettuata non dall'ANCI regionale, ma dalle varie ANCI provinciali, in modo da avere più rappresentanti. In questo modo, ogni associazione, che hacon esigenze e possibilità diverse, potrebbe essere convenientemente rappresentata. Mi pare che questo Comitato regionale abbia una la funzione preparatoria di predisporre un rapporto preparatorio; almeno così è scritto.
Detto questo, mi permetterei di consigliare il un rappresentante della Consulta dei piccoli Comuni e non della Consulta, perché,che non ha più una validità di carattere istituzionale, essendo stata nel frattempo costituita l'ANPCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni d'Italia), sicuramente rappresentata a livello regionale.
Per quanto riguarda le organizzazioni professionali agricole, mi sembra che un solo rappresentante sia sminuente. Se si vuole che la categoria, nel suo insieme, abbia veramente voce sulla possibilità di redigere piani territoriali in grado di incidere sulla sua possibilità lavorative e operative, i rappresentati delle Le organizzazione organizzazioni agricole vanno certamente aumentateaumentati.
Non ho letto riferimenti alle organizzazioni professionali dei tecnici: mi riferisco a geometri, ingegneri ed architetti. Nel caso in cui la progettazione e la ripartizione territoriale debbano essere fatte per verificare quale può essere lea tipologie di progettualità, mi pare che le organizzazioni professionali progettuali, che traducono in pratica gli strumenti di programmazione, debbano essere coinvolte.
Ho letto di una rappresentanza delle Comunità montane designata dall'UNCEM. Credo che si debba, giocoforza, inserire anche un rappresentante delle Unioni o Comunità - chiamatele come meglio gradite collinari, che sono, nella Regione Piemonte, ben 26 e che, pur non avendo la valenza globalizzata delle Comunità montane, rappresentano degli assiemi omogenei di sei/otto/dieci o quindici Comuni. Tali Comunità collinari possono svilupparsi in modo consistente sul piano territoriale, ma probabilmente non vengono considerate per quelle valenze di indagine conoscitiva che può svolgere il delegato dell'ANCI. Direi, quindi, che le Unioni collinari devono essere convenientemente rappresentate in questo Comitato Regionale.
In ultimo, ho visto che vi è un rappresentante di alcune confederazioni, movimenti e federazioni che, onestamente, mi sembra s'che interessino ben poco a questo problema. Non devono essere trascurati i vari collegi costruttori delle province del Piemonte. Mi pare, infatti, che la realizzazione di piani integrati per i DOCUP e per progetti d'intervento e di sviluppo non possono non tenere conto del contributo importante, se non addirittura sostanziale facoltà e della possibilità sostanziale che tutti i colleghi costruttori della Provincia di Torino possono dare,apportare dal punto di vista di perché credo che questo sia un. Credo che completando questa partecipazione di comitato , ci sia una maggiore equità distributiva e di sicuramente un maggiore e migliore monitoraggio del territorio.
Circa il processo di governance e partnerariato, io, rinvierei un voto favorevole di questo documento ad un piano operativo regionale, dal quale a seguito di questo monitoraggio, noi avremmo la possibilità di intravedere le reali volontà e le reali possibilità, non solo economiche, ma anche d'intervento nei vari settori. e in quali settori questo sviluppo avviene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rabino.



RABINO Mariano

Signor Presidente del Consiglio regionale, signora Presidente della Giunta, Assessore Bairati: come è noto, nel corso dell'audizione con l'Assessore Bairati, in I Commissione, sono emerse alcune criticità riprese e sviluppate dettagliatamente in questo documento strategico preliminare regionale.
Le criticità del sistema economico della comunità piemontese fanno riferimento innanzitutto allo standing dimensionale delle imprese e, in secondo luogo, alla fuga sempre più massiccia dalle facoltà e dalla formazione tecnico-scientifico-tecnologica ad alta specializzazione; altra gran criticità è la mancanza nel settore imprenditoriale, ma anche nel settore pubblico amministrativo, di una diffusa cultura della valutazione dell'efficacia degli interventi.
Anticipando, in nome del gruppo de La Margherita, il parere favorevole a questo documento, largamente condivisibile nella parte dell'analisi della proposta, vogliamo sottolineare tre possibili vie di sviluppo operativo, in vista delle iniziative d'intervento operativo a livello regionale, che intendiamo definire con precisione nel Documento di programmazione economico- finanziaria e che vorremmo tradurre in provvedimenti concreti impegni di spesa, leggi regionali - nel prossimo triennio.
Ritengo importante sostenere il più possibile la crescita dimensionale delle imprese per favorire un loro migliore rapporto con il mondo del credito. Pensiamo al nuovo scenario rappresentato dall'accordo "Basilea 2".
Dobbiamo favorire al massimo la cooperazione, la partnership tra imprese per le conseguenze ampiamente sviluppate nel documento: creare masse critiche utili a investire nella formazione, nella ricerca, ma soprattutto nella possibilità per queste imprese, in partnership o in consorzi, di affrontare i mercati globali e la competizione internazionale.
La seconda grande questione, la seconda grande criticità emersa è la "fuga" dei ragazzi della comunità piemontese e della comunità universitaria dai settori ad alto contenuto tecnologico.
Occorre incentivare l'accesso a queste facoltà, a questi corsi di studio, immaginando maggiori garanzie sull'ingresso nel mondo del lavoro per questi percorsi scolastici e professionali, favorendo, invece, una maggiore flessibilità del lavoro nei settori terziari generici e generalisti.
Questo approccio per favorire al massimo la nascita e lo sviluppo di imprese con professionalità ad alto contenuto tecnologico e scientifico.
Da questo punto di vista, credo che anche, simbolicamente, l'idea l'intenzione, il progetto di un'alta scuola di governo nel settore pubblico amministrativo possa anche evocativamente rappresentare un importante momento di novità e di discontinuità.
Credo, infine, in merito alla terza criticità, quella della cultura della valutazione e dell'efficacia degli interventi, che potrebbe essere di buon auspicio e positivo risultato quello di introdurre la cultura dei bilanci sociali a livello di amministrazione regionale, nei vari assessorati e sui vari interventi. Introdurre la previsione di una determinazione dei risultati e degli effetti delle politiche e delle scelte.
A questo proposito, credo che questa riflessione porti anche ad una necessità, sempre più forte, di fare una generale ricognizione di tutte le leggi di spesa della Regione Piemonte, per vedere, tra le leggi e le forme di erogazione di contributi in conto capitale e in conto interessi, quali sono quelle davvero efficaci, quelle davvero capaci di produrre risultati concreti e misurabili.
Per quanto riguarda, infine, il tema della governance, credo che si realizzi anche attraverso il rinnovamento della legislazione regionale favorendo il più possibile l'unione, il consorzio e la partnership tra Comuni, in particolare tra piccoli Comuni, in modo che si eviti la parcellizzazione, la frammentazione, il campanilismo e lo spreco di risorse.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Dall'esame del documento di programmazione dei fondi strutturali 2007/2013, è emerso un quadro della realtà piemontese che di certo non stupisce, ma sicuramente preoccupa.
Se è vero che il nostro sistema ha delle forti potenzialità, che permetterebbero al Piemonte di ritornare ad essere competitivo sui mercati è altrettanto vero che lo scenario è profondamente mutato e che le sfide sono e saranno sempre più agguerrite.
Inutile nascondere che la vulnerabilità, gli elementi di criticità e le cause della regressione, sono imputabili, per quanto attiene al sistema produttivo, alla competizione impossibile con la Cina e con l'aggueritaagguerrita e scorretta politica di dumping che è stata messa in atto.
Una concorrenza legale, ma asimmetrica, basata su delle condizioni interne qualititativamentete e dimensionalmente non paragonabili a quelle italiane. Le nostre imprese, a differenza di quelle cinesi, devono rispettare la legge 626 sull'ambiente e costosissimi standard di qualità e conformità. Un operaio cinese ha un costo orario pari a 0,45/ - 0,50 euro l'ora. In Europa, per lo steso lavoro, costa tra i 10 e i 13 euro.
La Regione Piemonte conta più di quattro milioni di abitanti e ha un PIL peal di 106 miliardi di euro, pari all'8,5% del prodotto interno lordo dell'intera nazione, che la pone fra nelle prime posizioni fra le Regioni europee. La coalizione che ha governato il Piemonte negli ultimi dieci 10 anni è riuscita, nonostante la crisi economica e la regressione che ne è conseguita, a limitare i danni.
Ha creduto nelle potenzialità della nostra Regione e ha scommesso e investito su settori diversi dalla filiera dell'auto:, dall'enogastronomia all'eccellenza artigiana, ail tTurismo.
Il Piemonte ha conosciuto un processo per il riequilibrio tra i settori tradizionali dell'economia (industria e agricoltura) a favore del terziario.
Oggi l'industria e l'agricoltura occupano meno del 40% della forza lavoro, mentre i servizi e il terziario si avvicinano al 60%. L'occupazione dei settori industriali cede il passo ai servizi in tutte le Province piemontesi (tranne Biella). L'agricoltura conferma il suo importante ruolo occupazionale nella sola Provincia di Cuneo, dove fra l'altro la disoccupazione tocca il valore minimo,: 2,2%, mentre a livello regionale si estende asul 5,3%, un dato comunque ottimo se paragonato al panorama italiano.
Negli ultimi anni nella finanza regionale hanno assunto sempre maggior rilievo i finanziamenti che provengono dall'Unione Europea, specie per quanto attiene alla promozione della coesione economica e sociale.
Attraverso i fondi strutturali 2000-2006 è stato fatto molto: dalla riconversione delle aree a declino industriale, alla lotta alla disoccupazione, al finanziamento della politica agricola.
Nella programmazione per il periodo 2007-2013 sarà indispensabile considerare il mutamento radicale dello scenario socio-economico e conseguentemente, sarà necessario rivedere gli obiettivi verso i quali tendere tali importanti strumenti.
Recentemente si è svolto proprio a Torino un seminario internazionale sulla "Politica regionale europea 2007-2013: obiettivo competitività regionale" con la partecipazione dei dirigenti dell'Unione Europea e degli uffici nazionali e regionali responsabili della programmazione dei Fondi strutturali, competenti per l'attuazione dell'obiettivo "Competitività regionale".
In quell'autorevole consesso è emerso che l'efficacia delle politiche strutturali dipende sia dalla programmazione, cioè dalla costruzione dei programmi, ma anche dai presupposti per una soluzione effettiva dei problemi di crescita ed occupazione che affliggono le regioni europee.
Sebbene l'approssimarsi della nuova fase di programmazione della politica strutturale per il 2007-2013 imponga tempi molto stretti per l'adozione del documento strategico preliminare regionale, a mio avviso l'Assessore avrebbe potuto fornire all'Assemblea, al di là della fotografia dello status quo dell'economia piemontese, un quadro più dettagliato delle prospettive per il futuro, di quello che l'amministrazione regionale si prefigge di fare, anche grazie agli importanti finanziamenti che arrivano dall'Europa.
Se non in questa sede, invito comunque a farlo in un prossimo futuro.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Naturalmente annuncio già un voto favorevole del Gruppo di Rifondazione Comunista a questo documento. È un documento che abbiamo letto e approfondito, di cui condividiamo i tracciati di massima. È l'analisi sulla nostra regione con le sue difficoltà, le sue crisi, i suoi momenti difficili e le sue speranze, perché è un documento che sicuramente porta in sé davvero molta speranza.
Non vuole essere questo un intervento di memoria storica né vuole essere un rimarco di memoria storica, ma le criticità che noi rileviamo sono legate ad alcuni termini che, nel documento, vengono spesso usati e ricorrono.
Qualcuno diceva prima - forse il collega Pichetto - che la globalizzazione non è stata analizzata, che non si è arrivati assolutamente ad un'analisi moderna di quella che è l'attuale economia mondiale. In realtà c'è, ed anche con una risposta ben precisa, con uno scenario ben preciso in cui noi, con difficoltà, riusciamo ad inserirci. Si tratta di uno scenario che è un po' il frutto di quel patto di Lisbona che parla di una globalizzazione molto ampia e di criteri di commercio che vanno al di là delle frontiere, ma sempre solo nell'ottica delle merci, del confronto spietato di una concorrenza che ha sopraffatto i monopoli e che, in realtà non esiste.
E vi è anche poca attenzione, per non dire quasi nulla, alle difficoltà del mondo del lavoro in un ambito di questo tipo. In alcune pagine addirittura abbiamo letto termini che ci hanno un po' preoccupati; nelle prime quindici pagine si parla di un'attività umana che non deve avere troppi provvedimenti prescrittivi, non deve avere troppi vincoli e deve essere libera di scegliere e di poter andare da un lavoro all'altro.
un quadro che ci piacerebbe, forse saremmo davvero poco utopisti se non sperassimo che un domani si possa arrivare ad una libertà di scelta di lavoro. Ma la libertà di scelta di lavoro c'è quando il mercato lo permette e quando davvero l'alternativa non è la disoccupazione e la precarietà.
Si fa poi un riferimento alla precarietà come condizione da abbattere e da ridurre, e di questo prendiamo atto e siamo contenti, ma questa premessa ci ha gelato un po' il sangue. Poi può darsi che sia una lettura errata da parte nostra oppure un'interpretazione non fedele, ma quella è stata la sensazione.
Questo vale anche per le attività, legate sempre meno al locale e sempre più destinate a muoversi. È vero, la delocalizzazione è uno dei grandi frutti di questa nuova scelta, più che industriale, di carattere finanziario. Si delocalizzano le industrie e poi si costringe il pubblico ad intervenire con un sistema di trasporti, a volte faticoso, a volte molto impegnativo, a volte anche un po' devastante, che rimette insieme i pezzi che l'industria ha sparso nell'Italia o, peggio ancora, nel mondo.
Anche su questo crediamo che, oltre ad essere testimoni storici di una critica su questo versante, sarebbe opportuno tentare di cambiare questo sistema e dare delle risposte diverse a quest'esigenza di lavoro di un'economia che davvero è globale, ma in un senso di polverizzazione sempre più ampia e a largo raggio.
Si parla naturalmente dei grandi collegamenti, come l'asse Lisbona Kiev. Va bene collegarsi ai margini dell'Europa, però sempre rispettando uno dei principi che su questo piano emerge, cioè il rispetto dell'ambiente e la concertazione con le altre istituzioni e i cittadini.
Noi crediamo che questo sia un punto fondamentale e non vuole essere n retorica né memoria storica, ma crediamo che sia un'esigenza reale, come le altre sulle quali magari facciamo un po' di autoironia. Su questo assolutamente no, perché va bene lo sviluppo, ma deve essere uno sviluppo legato ad una sostenibilità ambientale possibile, ad una ricerca di convivenza tra il jet set dell'economia e la vita che ognuno di noi vuole portare avanti al meglio da oggi fino alla fine dei suoi giorni, e ad una partecipazione degli Enti locali, che devono essere coinvolti e che solitamente si tende a coinvolgere in quelli che sono definiti, molto più banalmente e volgarmente, i progetti europei.
Quindi, i fondi strutturali solitamente sono il frutto di una concertazione e speriamo che sia quella la direzione che si manterrà: sentire le amministrazioni, sentire le popolazioni ed evitare dei frutti un po' più aspri, come quello che ci pare di cogliere nell'Urban 2 di Borgaro che arriva a freddo e che ci pare un po' privo di questo coinvolgimento con tutto quello che comporta la discussione oggi non approfondita delle aree borsetto.
In quest'ottica, diamo un suggerimento minimale, considerando che nel Comitato regionale per i fondi strutturali 2007-2013 c'è un elenco di categorie e di soggetti che vi aderiscono. Noi crediamo che sia un po' generico scrivere che a questo partecipa anche un rappresentante delle associazioni di tutela degli interessi diffusi (e, tra parentesi, si scrive ambiente-consumatori). Noi su questo siamo un po' fiscali perché crediamo che, vista la scommessa in gioco, sia importante sentire un rappresentante che porta la voce dell'ambiente e della sostenibilità compatibile, e anche dei consumatori.
Quindi, ci siamo espressi e voteremo a favore.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto la parola la Presidente Bresso per una breve replica; ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Una breve replica, perché questo è un primo documento strategico che serve per cooperare alla redazione di un documento che dovremo inviare come Paese, ma ovviamente l'atto programmatico fondamentale verrà realizzato quando sapremo su quante risorse possiamo contare e anche quando avremo una precisa definizione del quadro strategico europeo e nazionale in cui ci collochiamo.
Era importante che, con questo documento, segnalassimo almeno due cose: innanzitutto quali sono gli assi fondamentali su cui chiediamo all'Europa e al nostro Governo di muoversi, in particolare il fatto che le Regioni europee, forti dal punto di vista dei livelli di reddito, presentano ognuna in modo diverso, delle complessità nei processi di ristrutturazione necessari a cogliere la sfida della nuova realtà economica mondiale. Questo è un tema importante, perché in Europa c'é chi ritiene che possiamo fare da soli, mentre a mio avviso non è così. Da questo primo punto derivano le priorità che indichiamo: ricreare le condizioni per la competitività attraverso investimenti e formazione (questo è l'elemento dell'ex Fondo Sociale), ricerca, innovazione, aiuto ai processi di internazionalizzazione, finanza e quant'altro. Naturalmente non vanno dimenticate le questioni infrastrutturali, che, pur con tutte le cautele devono esserci, perché rappresentano un elemento di indubbia competitività.
La seconda questione è che intendiamo governare questo processo in continuità e con un'esperienza precedente, con una governance ampia di tipo territoriale.
Mi è sembrato che il Consigliere Manolino esagerasse nelle proposte: ricordo che in precedenza vi era un unico rappresentante per tutte le Province; adesso, uno per Provincia credo sia sufficiente (la Provincia grande o piccola, rappresenta - lo stabilisce anche la legge - il suo territorio, ne sintetizza le esigenze e le proposte). Vi è anche un rappresentante dei Comuni. L'associazione dei piccoli Comuni si è imposta prepotentemente sulla scena piemontese e nazionale. Escluderla, oggi sarebbe un atto grave; d'altra parte, non ne vedrei le ragioni. Pertanto anche se può creare qualche sofferenza all'ANCI, mi sembra opportuno mantenerla. Per il resto, ci sono tutti i soggetti che rappresentano l'utenza, ovvero coloro che presenteranno i progetti, che fruiranno delle risorse: è giusto che siano coinvolti nella progettazione strategica tenuto conto, altresì, della scarsità di risorse verso cui quasi certamente andremo e quindi della necessità di concentrarle ancora meglio sugli assi strategici.
Di tutto questo, ovviamente, discuteremo nel dettaglio quando avremo vinto la battaglia: forse ricorderete che avevamo già votato all'unanimità un documento che aveva proposto il Consigliere Casoni.
Quello che chiediamo, in sintesi, è che il nostro Governo, se ci sarà una riduzione di impegno a seguito di una contrazione del bilancio dell'Unione Europea, destini le risorse che si risparmieranno ai Fondi che subiranno una riduzione (mi riferisco, soprattutto, all'ex obiettivo 2 e non all'obiettivo 1, anche perché in quest'ultimo restano tre o quattro Regioni, mentre tutte le altre transitano nel nuovo, dove saremo più numerosi e con meno risorse). La nostra richiesta, quindi, è che il Governo naturalmente anche la Regione dovrà fare la propria parte - e più in generale il "sistema Italia", cofinanzi maggiormente qualora ci fossero risorse inferiori a livello europeo. Questi sono gli aspetti-quadro essenziali.
Il documento strategico analitico, che dovrà definire gli assi progettuali e le modalità con cui si partecipa all'utilizzo delle risorse sarà fatto successivamente. Ho preso comunque nota di tutta una serie di osservazioni che sono state sollevate, alcune relative ad una migliore taratura delle risorse per la formazione. Tra l'altro, il fatto che siano nello stesso schema di competitività ci indica anche la strada attraverso la quale dobbiamo operare, con un migliore collegamento fra le politiche della formazione e le politiche dell'innovazione, della ricerca e dello sviluppo.
Condivido sicuramente il fatto che sia importante che tutta la formazione - anche l'alta formazione, sulla quale non incideranno queste risorse - vada tarata meglio sulle esigenze del mondo produttivo, con una forte spinta alla formazione scientifica a tutti i livelli, che in questo momento sta perdendo terreno nelle scelte dei nostri giovani.
Dai dati forniti dall'IRES emerge un invecchiamento della popolazione piemontese, con una diminuzione della popolazione giovanile. Ai giovani che si presentano sul mercato del lavoro è quindi importante offrire una formazione adeguata, creando tutte le condizioni possibili di accesso all'istruzione e successivamente al lavoro. Se, inoltre, aiutassimo le donne ad affrontare i doveri familiari, aiuteremo il sistema produttivo a contare su più risorse nazionali e potremo far fronte al calo della forza lavoro che entra sul mercato giovanile attraverso un aumento del tasso di attività femminile. Il tema delle pari opportunità è di rilievo economico non solo di rilievo sociale e politico. Su questo bisognerà, quindi impegnarsi.
Vi ringrazio per tutte le osservazioni che avete voluto presentare avremo modo di tornarci quando discuteremo dell'impianto che deriverà dal documento finale che l'Unione Europea e il Governo metteranno a punto.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Bresso.
Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, né dichiarazioni di voto procediamo alla votazione della proposta di deliberazione n. 36.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 36, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 37: "Legge 24 dicembre 1993, n. 560. Modifiche al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella Provincia di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 37, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Conti.



CONTI Sergio, Assessore all'edilizia residenziale

Assumendo che la Commissione ha licenziato questo provvedimento senza discussione in pochi minuti, spero che anche oggi riusciremo ad accelerare i lavori.
Non posso non ricordare che la nostra discussione verte sulla legge n.
560/1993, che ha disciplinato la materia dell'alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Secondo la legge, l'alienazione era, ed è tuttora, possibile solo mediante l'inserimento degli alloggi nel piano vendita approvato dalla Regione e, nei fatti, il ruolo che assume la Regione in questo frangente è esclusivamente tecnico: la verifica della correttezza e delle quote.
Ricordo ancora che nel marzo 1994 sono stati approvati, dietro proposta degli enti proprietari, singoli piani di vendita per ciascuna delle Province della Regione. Quei piani di vendita, che, in un primo momento erano stati ipotizzati come elenco rigido, sono stati, negli anni integrati e modificati per ragioni pratiche, per mutamenti normativi e interpretativi, il più significativo dei quali ha soppresso nel 1999 il limite del 50% previsto dalla legge n. 560/1993. Tra le varie modifiche succedutesi, il provvedimento oggi in esame è certamente il più significativo dall'adozione del piano di vendita originario. Infatti, esso consta di una revisione completa del piano di vendita dell'ATC di Torino e della messa in dismissione del patrimonio della Città di Torino posto al di fuori dei confini comunali. Le due operazioni, che ricordo brevemente hanno ragioni profondamente diverse, diventano necessariamente complementari - questo è un altro elemento importante.
L'ATC ha risolto il nodo del risanamento finanziario. Quindi, venuta meno la necessità di vendere il suo patrimonio, ha deciso di operare una sostanziale pulizia del piano di vendite, depurando tutti quegli immobili per i quali non esisteva la propensione all'acquisto da parte degli assegnatari. D'altro canto, la Città di Torino ha ritenuto di porre in vendita il proprio patrimonio di edilizia sovvenzionata sito nei Comuni della Provincia, sul quale, dopo l'entrata in vigore della legge n.
46/1995, aveva perso la potestà di assegnazione, quindi non è più funzionale alla soluzione delle emergenze abitative della città. In ragione, però, dei limiti percentuali posti dalla legge n. 560/1993 l'introduzione del piano vendita degli alloggi della Città di Torino, al pari ovviamente di quelli del Consorzio Intercomunale Torinese, già ipotizzata sin dal novembre 2002, si è resa possibile solo grazie alla contemporanea esclusione di parte degli alloggi dell'ATC.
Dopodiché, è bene ricordare, come ho già accennato prima, che la notifica del piano di vendita rimane per la Regione un mero fatto meccanico, un fatto tecnico. Infatti, le competenze regionali si limitano unicamente alla verifica del rispetto delle norme e delle regolamentazioni vigenti.
Il provvedimento licenziato dalla competente Commissione, che ora è all'esame di quest'Aula, riguarda ulteriori modifiche al piano di vendita degli alloggi di edilizia sovvenzionata siti nella Provincia di Torino.
Non mi soffermerei sulle cifre precedenti, procederei semplicemente ad un velocissimo excursus di cosa prevede la deliberazione. In particolare viene integrato il vecchio piano vendite con 2.656 alloggi di proprietà della Città di Torino; viene integrato con 1.081 alloggi il piano di proprietà del Consorzio Intercomunale Torinese; viene integrato il piano con due alloggi di proprietà dell'ATC di Torino. Nel contempo, viene stralciato dal piano la quota di 8.600 alloggi di proprietà dell'ATC di Torino per assenza di adesione all'acquisto da parte degli assegnatari così come sono altresì stralciati 449 alloggi di proprietà della Città di Torino. Complessivamente, l'ATC di Torino alienerebbe il 46,3% degli alloggi vendibili; la Città di Torino il 56,7%; il Consorzio intercomunale il 100%, per una cifra complessiva del 57,1%.
Sempre molto brevemente, vorrei fare delle precisazioni importanti, per opportuna conoscenza dei colleghi. Innanzitutto, gli alloggi inseriti nel piano vendita sono acquistabili dai rispettivi assegnatari, purch conduttori da oltre un quinquennio e in regola con il pagamento del canone.
Hanno altresì titolo all'acquisto i familiari conviventi degli assegnatari fermo restando il diritto all'abitazione da parte dell'assegnatario stesso.
La legge prevede particolari tutele qualora il diritto all'acquisto non venga esercitato da parte dell'assegnatario. Innanzitutto, l'alloggio non può essere venduto a terzi qualora l'assegnatario o i familiari conviventi non intendano avvalersi della facoltà di acquisto, a condizione che il reddito complessivo del nucleo sia inferiore al limite fissato dalla legge per la decadenza dal diritto all'assegnazione. In secondo luogo, l'alloggio non può essere venduto a terzi se condotto da ultrasessantenni o portatori di handicap, a prescindere dal limite reddituale. Un altro punto riguarda il prezzo degli alloggi, il quale non è ovviamente quello del libero mercato, ma è stabilito dalla legge nella misura corrispondente alla rendita catastale moltiplicata per cento, con successiva riduzione dell'1 per ciascun anno di anzianità dell'immobile, nel limite massimo del 20%.
Inoltre, i proventi derivanti dalle vendite rimangono a disposizione degli enti proprietari e sono destinati a programmi di sviluppo dell'edilizia residenziale pubblica. Le ATC (non soltanto quella di Torino) possono proporre alla Regione di destinare una quota non inferiore all'80% al reinvestimento nel settore abitativo, riservando la quota residua al ripiano di eventuali deficit finanziari; tutto questo in ragione della legge n. 560.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Casoni ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CASONI William

Signor Presidente, intervengo per conoscere il prosieguo dei lavori perché corre voce che si interrompa ad una certa ora. Se dobbiamo agevolare l'interruzione, l'agevoliamo, altrimenti, se si va avanti...



PRESIDENTE

Chiedevo proprio la presenza dei Vicepresidenti per concertare una modalità di gestione della seduta. Se non ci sono indicazioni in senso contrario, potremmo procedere alla votazione di questa proposta di deliberazione, all'esame delle due proposte di deliberazione aventi ad oggetto il programma annuale di utilità dell'IRES e alla proposta di deliberazione n. 41, che è in materia di Consulta regionale per la difesa e tutela dei consumatori.
Dopodiché, anche in ragione dei motivi che hanno costretto l'Assessore Borioli ad abbandonare l'Aula, eviterei di passare all'esame della deliberazione n. 9 e tanto meno dell'ordine del giorno di cui al punto 10) visto che, non me ne vogliano i proponenti, l'importanza dell'argomento e l'ampiezza del dibattito che dovrebbe svilupparsi mal si prestino ad una trattazione in prossimità di chiusura della seduta.
Per cui, se non ci sono osservazioni in senso contrario, la proposta è di terminare i lavori del Consiglio prima di affrontare il punto n. 9).
Consideriamo la proposta accolta, passiamo alla votazione della proposta di deliberazione n. 37.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 37: "Legge 24 dicembre 1993, n. 560. Modifiche al piano di vendita degli alloggi di edilizia residenziale pubblica siti nella Provincia di Torino" (seguito)


PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 37, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 32 "Approvazione ai sensi dell'articolo 27, comma 1 della legge regionale n. 43/91 del programma di attività annuale dell'IRES per l'anno 2004" esame proposta di deliberazione n. 38 "Approvazione del programma di attività annuale dell'IRES per l'anno 2005"


PRESIDENTE

Trattiamo congiuntamente il punto 6) all'o.d.g., proposta di deliberazione n. 32 "Approvazione ai sensi dell'articolo 27, comma 1 della legge regionale n. 43/91 del programma di attività annuale dell'IRES per l'anno 2004", e il punto 7), proposta di deliberazione n. 38: "Approvazione del programma di attività annuale dell'IRES per l'anno 2005" La parola all'Assessore Conti.



CONTI Sergio, Assessore alle politiche territoriali

Ringrazio il Presidente che consente di trattare unitamente le due deliberazioni.
Sono un po' imbarazzato a parlare del programma IRES perché facendo parte del comitato scientifico primo lo avvallo e poi lo porto in aula.
Faccio unicamente tre considerazioni estremamente brevi. La prima è che entrambi i programmi - che non sono dissimili, perché le grandi linee di ricerca si sviluppano per gruppi all'interno dell'istituto e vanno avanti per anni - in larghissima misura sono focalizzati ai temi centrali che interessano il Governo regionale. Non è un caso che il documento discusso e approvato precedentemente, fosse in larga parte espressione dei ricercatori dell'IRES. Ricercatori che, conoscendone molti personalmente, hanno teso a sviluppare interagendo fortemente con istituti di ricerca di altre regioni e a livello internazionale.
Il secondo elemento è la disponibilità e l'intelligenza dimostrata da gran parte dei gruppi che lavorano attorno all'IRES, nel momento in cui abbiamo preparato il documento strategico il DPFER.
L'ultimo elemento riguarda, l'urgente necessità di un ricambio generazionale. Molti di questi ricercatori, purtroppo, sono della mia generazione.
Mi fermo qui invitando il Consiglio ad una deliberazione in senso positivo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 32, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 38, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Commercio

Esame proposta di deliberazione n. 41 "Legge regionale n. 21 del 1985 'Rinnovo della consulta regionale per la difesa e tutela dei consumatori. Individuazione dell'associazione dei consumatori aventi titolo a designare nella consulta regionale, un proprio rappresentante effettivo ed uno supplente" (collegato ordine del giorno n. 115 "Provvedimenti per la tutela e per la difesa del consumatore" presentato dai Consiglieri Clement, Comella Bizjak, Ferrero, Rossi, Vignale, Scanderebech, Robotti, Spinosa Turigliatto, Pizzale, Giovine, Allasia)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g., inerente a proposta di deliberazione n. 4, "Legge regionale n. 21 del 1985 'Rinnovo della consulta regionale per la difesa e tutela dei consumatori. Individuazione dell'associazione dei consumatori aventi titolo a designare nella consulta regionale, un proprio rappresentante effettivo ed uno supplente" La parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

In riferimento all'articolo n. 7 della legge regionale n. 21 del 25 marzo 1985, ad ogni inizio legislatura bisogna votare la composizione della consulta regionale per la tutela e la difesa del consumatore.
L'articolo 5 prevede che la consulta sia costituita da dieci associazioni, ognuna delle quali deve esprimere il nome di un membro effettivo e di un membro supplente. Le dieci associazioni scelte in base al numero degli iscritti in Piemonte al 2004 sono: ACU- Associazione Consumatori Utenti, Associazioni Consumatori Piemonte, Adiconsum, Adoc Adusbef, Arco Piemonte, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, Movimento consumatori e Movimento Difesa del cittadino. Queste sono le dieci associazioni che devono esprimere un membro effettivo e un altro supplente.



PRESIDENTE

Devo comunicare che la Commissione ha trasmesso alla Presidenza del Consiglio regionale, contestualmente al testo della deliberazione approvata, l'ordine del giorno n. 115 firmato dai rappresentanti della Commissione di tutte le forze politiche allegato alla delibera.
L'ordine del giorno recita: "Si invita la Giunta regionale a predisporre in tempi brevi una nuova normativa che sia maggiormente rispondente alle problematiche attuali del consumerismo; a prevedere in tale normativa che un maggiore numero di associazioni dei consumatori iscritti all'Albo regionale abbiano titolo ad esprimere un proprio rappresentante nella Consulta regionale per la difesa e tutela del consumatore; ad attivarsi affinché, nelle more di approvazione della nuova normativa, le associazioni dei consumatori non rappresentate nella Consulta vengano invitate alle riunioni di tale organismo, in considerazione del fatto che attualmente le associazioni iscritte all'Albo regionale risultano essere in numero di tredici" Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Nel dibattito di Commissione abbiamo contribuito a licenziare questo provvedimento, ma vorrei che risultasse a verbale anche una considerazione.
L'individuazione dei soggetti che fanno parte della Consulta regionale, è stata compiuta - non dall'Assessore che in questo caso svolgeva il ruolo di postino, aveva il compito di trasmettere, man mano, quello che perveniva agli Uffici - determinando quali potevano essere i criteri per la rappresentatività regionale. Tema che investirà questo Consiglio anche per altre Commissioni, non solo le più importanti (tutte sono importanti, non sta a me esprimere giudizi di graduatoria). Nel caso specifico, abbiamo avuto una serie di movimentazioni, nell'ambito dei soggetti che fanno parte della consulta, o nella loro rappresentanza, dovuto a vari meccanismi statutari, che alla fine abbiamo riconosciuto. I meccanismi statutari hanno quale riferimento l'automatismo: si è soci di un'associazione, se lo Statuto ribadisce che chi è iscritto una volta sola, è iscritto per tutta la vita. Può star bene anche tale situazione, ma può determinare, nel prosieguo dei lavori d'aula nel momento in cui affronteremo altre questioni, un precedente di quelli importanti, dal quale diventa difficile discostarsi. Ovviamente, dovremmo poi essere conseguenti nel nostro comportamento: non possiamo applicare metri e misure diverse o, perlomeno dovremmo giustificare la loro applicazione.
Correttamente, il Consigliere Clement, Presidente della VII Commissione, se n'è fatto carico. Alla fine, la controversia si è risolta con un ordine del giorno che impegna ad una serie di azioni.
Ringrazio anche l'Assessore per aver accolto l'invito a formulare proposte, perché è importante che ci sia coscienza del metodo valutativo che ha determinato la composizione della Consulta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
In merito alla deliberazione che ci aggiungiamo a votare, vorrei esprimere alcune considerazioni sul lavoro svolto in Commissione. Un lavoro, per quanto mi riguarda, positivo, ampio e franco. Ringrazio i colleghi dell'opposizione e della maggioranza per aver affrontato la questione senza particolari pregiudizi ideologici; ringrazio il Presidente Clement per la sua gestione estremamente democratica.
La legge in questione è ormai obsoleta, ma all'epoca, quando la questione consumeristica era assolutamente "terra di nessuno", era uno strumento all'avanguardia.
L'ordine del giorno che ci accingiamo a votare in allegato, cui dichiaro di aver apposto la mia firma, tende a sollecitare la Giunta a rivedere i parametri perché, ora come ora, la Consulta ha una funzione più nominale che pratica.
Per quanto riguarda la composizione della Consulta, c'è stato un ampio dibattito in Commissione. Personalmente, avrei preferito il criterio delle utenze più che degli iscritti, perché gli iscritti sono estremamente opinabili, soprattutto dal punto di vista dei numeri.
Alla fine, si è trovato un punto di mediazione abbastanza corretto e utile per lo strumento che qui dobbiamo votare: le associazioni che non entrano in questo elenco saranno invitate a partecipare ai lavori della Consulta, sia pure senza diritto di voto.
Colgo l'occasione per ringraziare l'Assessore Caracciolo per la dotazione di fondi alla legge in oggetto per la tutela dei consumatori e per la variazione positiva che c'è stata nell'ultimo assestamento anche se purtroppo, in mia assenza per motivi di salute.
La dotazione in oggetto è sicuramente insufficiente per un lavoro efficace e per rifinanziare quello che era già stato fatto positivamente dalla Regione in passato, ma mi rendo conto che in un periodo di cosiddette "vacche magre" è sicuramente un segnale che il sottoscritto apprezza positivamente.
un inizio, faremo di più con il contributo di tutti.
Non sono concorde con le associazioni che sui giornali dichiarano che la Regione in questa fase ha abbandonato la tutela dei consumatori: sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Mi rendo conto che non è sufficiente, ma sono comunque contento che sia stata mantenuta una promessa fatta in Conferenza dei Capigruppo.
Annuncio il mio voto favorevole alla deliberazione.
Grazie Presidente, grazie colleghi.



PRESIDENTE

Se nessun altro Consigliere chiede di intervenire, do la parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

In Giunta è in discussione la proposta di piano di attività triennale 2005-2007 in materia di difesa e tutela del consumatore. Vista la richiesta nell'ordine del giorno, per quanto riguarda la revisione della legge 21/1985, posso assicurare che al primo posto, tra gli obiettivi da conseguire, c'è la revisione della strumentazione normativa regionale in materia di difesa e tutela del consumatore.
Occorre, quindi, rivedere la legge 21/1985, al fine di renderla più congruente alla riforma dell'ordinamento, sia costituzionale sia amministrativo.
Per quanto mi riguarda, occorre fare qualche piccola modifica anche alla Consulta. La Consulta deve rappresentare un luogo di confronto dell'Amministrazione regionale con le associazioni, gli Enti locali e il mondo accademico; non può limitarsi solo a presentare conti di spesa senza nessun controllo. Ci deve essere un gioco attivo tra l'Amministrazione regionale, le associazioni, gli Enti locali e il mondo accademico.
Con la revisione della strumentazione normativa regionale, ci proponiamo di provvedere in tal senso.
Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Caracciolo.
Dichiaro chiusa la discussione generale; procediamo con le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Esprimo l'astensione in merito alla deliberazione. Personalmente ho sottoscritto l'ordine del giorno, discusso in Commissione, che prevede l'estensione della partecipazione alla Consulta, nonostante che la legge preveda ancora dieci componenti all'interno della Consulta stessa.
Riteniamo, pur non volendo su questo fare alcun tipo di polemica, che l'ordine del giorno vada a sanare tale situazione, invitando la Giunta e l'Assessore a predisporre un testo di legge in tempi brevi, così come prescrive il dispositivo dell'ordine del giorno.
Il voto di astensione è motivato dal fatto che vi è stata una modalità nella scelta delle associazioni, oggettivamente non trasparente, dovuta alle correzioni per alcune associazioni in corso d'opera; correzioni che riteniamo lesiva per l'associazione esclusa.
Tale inconveniente è stato sanato con l'ordine del giorno presentato in Commissione, per cui non esprimiamo un voto di contrarietà, tanto meno rispetto ad un organo, quale la Consulta, che, se funziona, può essere utile.
In attesa della nuova proposta di legge, assumiamo un voto di astensione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Una breve precisazione. Poiché mi è stato chiesto da alcuni colleghi ma non disponendone io stesso tra la documentazione consegnataci, chiedo al Presidente di leggere il testo dell'ordine del giorno che stiamo per votare, in modo che sia definitivamente chiaro per tutti.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 115, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che la legge regionale 25 marzo 1985 n. 21 ("Provvedimenti per la tutela e difesa del consumatore"), e successive modifiche ed integrazioni, risulta ormai superata non essendo più rispondente alla situazione attuale delle tematiche collegate al consumismo considerato che allo stato attuale, tale legge prevede all'articolo 5 che solo dieci associazioni dei consumatori iscritte all'Albo regionale di cui all'articolo 9 bis abbiano titolo a designare nella Consulta regionale per la difesa e tutela del consumatore un proprio rappresentante effettivo ed uno supplente ritenuto opportuno che nella Consulta regionale siano rappresentate tutte le associazioni dei consumatori iscritte nell'Albo regionale invita la Giunta regionale a predisporre in tempi brevi una nuova normativa che sia maggiormente rispondente alle problematiche attuali del consumismo a prevedere in tale normativa che un maggiore numero di associazioni dei consumatori iscritte all'Albo regionale abbiano titolo ad esprimere un proprio rappresentante nella Consulta regionale per la difesa e tutela del consumatore ad attivarsi affinché, nelle more di approvazione della nuova normativa le associazioni dei consumatori non rappresentate nella Consulta vengano invitate alle riunioni di tale organismo, in considerazione del fatto che attualmente le associazioni iscritte all'Albo regionale risultano essere in numero di tredici." Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 41 il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.40)



< torna indietro