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Dettaglio seduta n.290 del 29/01/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


COTTO MARIANGELA



(Alle ore 15.37 la Vicepresidente Cotto comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 16.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dalmasso, Motta, Rabino e Spinosa.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della Scuola Media Statale "Leonardo Da Vinci" di Torino


PRESIDENTE

Desidero salutare gli allievi della Scuola Media Statale "Leonardo Da Vinci" di Torino in visita al Consiglio regionale.
Benvenuti a tutti. Ci scusiamo, ma purtroppo, causa lavori di una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, iniziamo la seduta in ritardo rispetto a quanto preventivato.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Colleghi, la Presidenza ha ancora 11 iscritti a parlare sul punto 2) all'o.d.g., "Revisione della legge 194". Le iscrizioni sono ancora aperte per cui nella seduta pomeridiana continuerà la discussione del punto per cui era stata richiesta una seduta di Consiglio straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto.
Sono stati presentati, ad ora, sette ordini del giorno collegati al tema in discussione. Questa Presidenza propone un'impostazione di metodo per la continuazione dei nostri lavori che consiste nel ridurre a cinque minuti la durata degli interventi, in modo da consentire al dibattito di dispiegarsi e di andare al voto degli ordini del giorno nella seduta odierna.
Vista l'ora in cui iniziamo la seduta pomeridiana, resta inteso che non sarà possibile passare all'esame del punto 3) all'o.d.g. e successivi, come da convocazione inviata.
In parziale rettifica quanto appena detto, desidero sottolineare che l'Assessore Deorsola evidenzia al Consiglio l'urgenza di provvedere, se l'Aula lo riterrà, all'esame della proposta di deliberazione n. 339, avente ad oggetto "Primi indirizzi per l'attuazione della legge regionale 18 giugno 2007, n. 14 (Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della 'Giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie')". Ovviamente, si tratta di un tema licenziato all'unanimità dalla Commissione e si potrà procedere alla votazione se e solo se vi sarà una condizione di condivisione dei Gruppi consiliari.
Non vi sono osservazioni in senso diverso, per cui nella seduta odierna, dopo il dibattito con interventi ridotti a cinque minuti avverrà la votazione della proposta di deliberazione.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Presidente, mi pare assolutamente limitativo, non corretto e non rispettoso dei diritti e delle prerogative di ognuno pensare che l'organizzazione dei lavori comporti per qualcuno la possibilità di intervenire per cinque minuti, magari sforando, e per altri questo termine sia drasticamente ridotto del 50%.
Quindi, la pregherei di mantenere i dieci minuti per tutti, con la consapevolezza della responsabilità per ognuno di noi di attenersi strettamente ai limiti di tempo concessi, magari di ridurli se è possibile ma d'avere tutti la stessa possibilità di esprimere la propria opinione.



PRESIDENTE

Bene, resta inteso che la proposta era valida se e in quanto tutti i Presidenti dei Gruppi l'avessero accettata. Il Consigliere Ricca è intervenuto in senso contrario, pertanto la durata degli interventi è fissata in minuti dieci.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Revisione della legge 194" - Proseguimento dibattito


PRESIDENTE

Procediamo col dibattito relativo al punto 2) all'o.d.g., relativo a "Revisione della legge 194".
La parlare il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Caro Presidente, spiace vedere che le persone che stamattina erano presenti in Aula o fuori dall'Aula - tra l'altro, molti giovani - oggi non ci siano: in effetti, la parte riservata al pubblico è vuota.
Quando ci si definisce democratici in un'assise come può essere questa chiedendo di non discutere neanche sulla 194, senza nemmeno stare a sentire le ragioni di chi questo Consiglio straordinario l'ha chiesto assieme a tutti gli altri Gruppi dell'opposizione, ci si dimostra poco attenti, poco preparati e poco corretti. Perché le truppe cammellate e spinte politicamente a venire a manifestare in aula e fuori dall'aula lasciano il tempo che trovano.
Le persone, quando invece vogliono sapere, conoscere o sentire, si comportano in modo diverso, magari protestando fuori dall'Aula, in modo dignitoso, corretto e legittimo. Sicuramente non si comportano come coloro che hanno manifestato - sotto l'egida di Rifondazione comunista, Comunisti Italiani e Silvio Viale - fuori e dentro l'Aula.
Ora, la mia posizione personale è nettamente contraria all'aborto e alla legge 194, ma non sto parlando qui come Oreste Rossi, quindi, al di là di quello che può essere il mio parere personale, intervengo sul merito della 194 nell'ambito di quello che è un Consiglio straordinario per discutere della 194.
Per quanto ci riguarda, come Gruppo della Lega Nord, riteniamo poco corretta l'applicazione della legge 194, in particolare in Piemonte, ma in tutta Italia, forse un po' meglio in Lombardia.
Al di fuori dei discorsi fatti dai due Assessori - che adesso non ci sono neanche più o sono da qualche parte nei meandri del palazzo - pare che in Piemonte vada tutto bene, che i consultori funzionino e che ci siano uffici a disposizione delle donne che hanno dei problemi per cercare di risolverli. Ma non è così.
Non è così, perché i consultori in Piemonte mancano. I consultori in Piemonte non hanno locali sufficientemente adibiti ad accogliere i volontari e i consulenti che sostengono e indirizzano le donne che ne fanno richiesta con consigli e aiuti. Non solo. Molti medici che ricevono nei consultori - e questo è un dato di fatto - chiedono: "Lei desidera abortire? Benissimo, ripassi fra sette giorni perché la legge prevede sette giorni, dopodiché può tranquillamente abortire".
Ebbene, non era questo lo spirito della legge 194. Lo spirito della legge 194 era molto diverso, ovvero quello di dire: eliminiamo i famosi cucchiai d'oro ed eliminiamo l'aborto clandestino che ha causato danni enormi alle donne.
Legalizzando l'aborto quando necessario e aiutando le donne che abortivano per motivi diversi (mancanza di soldi, paura di non poter allevare i figli o altri problemi), la legge doveva prevedere la possibilità per queste donne di avere un'alternativa, che poteva essere l'aiuto economico per chi era in difficoltà oppure l'affidamento, nella totale segretezza e intimità, del figlio.
Questo doveva essere la 194. La 194 doveva dare l'alternativa all'aborto, che deve essere l'ultima ratio di una scelta che credo nessuna donna prenda a cuor leggero.
Noi - in particolare, ripeto, la Regione Piemonte - non solo non siamo riusciti a dare queste garanzie all'interno dei consultori, ma addirittura siamo riusciti ad autorizzare un manipolo di personaggi dipendenti pubblici (dipendenti di questa Regione) a effettuare aborti tramite la pillola abortiva neanche in ospedale come prevede la legge, ma addirittura a domicilio, sapendo che questo poteva comportare gravi problemi per la salute della donna, non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista psicologico. Perché voglio immaginare una ragazza, magari minorenne, che resta incinta, non vuole che si sappia di questa sua gravidanza, si reca in un ospedale, riceve la pillolina, la seconda e la terza, per partorire a casa e a casa partorisce un piccolo feto: qual è il colpo psicologico che questa ragazza riceve? Allora noi vi dicevamo - e poi abbiamo avuto ragione perché la giustizia ci ha dato ragione - che era inammissibile dare la RU486 a casa. Avevamo ragione. Era fattibile solo in ospedale, sotto controllo medico e con l'assistenza, se necessaria, dello psicologo per la donna che ne faceva richiesta o che ne aveva bisogno.
Avete proseguito per una strada sbagliata, avete fatto sperimentazioni sulla pelle delle donne con risultati, purtroppo, negativi: oggi, per fortuna, quel sistema scandaloso è stato bloccato.
Ma torniamo alla legge. Chiediamo che sia applicata la legge, come d'altronde è stato fatto recentemente in Lombardia, non solo dal punto di vista di una piccola riduzione di qualche giorno di tempo entro in cui si può intervenire con l'aborto ma - noi crediamo di più a questa seconda ipotesi - con il potenziamento delle attività preventive, di accoglienza delle donne in stato di gravidanza, complessivamente effettuate dalle aziende sanitarie. Potenziamento dei consultori, dei servizi ostetrici ginecologia, attenzione alle sinergie rispetto ad altri soggetti volontariato sociale.
Non solo, chiediamo che siano anche stanziati - non lo diciamo in questo ordine del giorno, ma lo chiediamo - delle risorse supplementari. La Regione Lombardia, proprio in questi giorni, ha aumentato di otto milioni di euro le risorse destinate al potenziamento dell'attività dei consultori attivi sul territorio lombardo, portando da 56 milioni a 64 milioni di euro il budget relativo ai consultori. Una fetta importante andrà per l'aumento del personale che opera nei consultori.
Questo proprio perché la donna che fa quella scelta - siamo convinti che una donna che fa quel tipo di scelta lo faccia in modo, comunque sofferto - sappia quali sono le alternative all'aborto. La possibilità di non intervenire con un aborto, quindi non con la perdita del feto, ma la possibilità di trovare degli aiuti per portare a termine quella gravidanza e poi, eventualmente, di scegliere di affidare quel bambino ad altre famiglie - che sono molte - che desiderano un figlio e non lo possono avere. Questo significa salvare delle vite umane, questo significa fermare quella emorragia di nascite che c'è in Italia, che ci porta ad essere uno dei paesi in Europa con meno nati.
Il nostro ordine del giorno, firmato da tutti i Gruppi dell'opposizione, chiede una serie di impegni alla Giunta che sono tutti assolutamente condivisibili. In nessuno di quei punti si chiede di cancellare la legge n. 194, in nessuno di quei punti si chiede di togliere la titolarità della donna a scegliere. In quei punti chiediamo assistenza alle donne che si trovano in crisi e devono o pensano di scegliere un aborto. Per ognuna di quelle donne cui diamo un'alternativa all'aborto offriamo un aiuto.
Questo deve essere il nostro compito, investiamo su una serie incredibile di iniziative a livello regionale, investiamo anche sulla vita investiamo sulle donne che hanno bisogno e ricorrono all'aborto come ultima ed estrema ratio. L'aborto non deve essere un metodo contraccettivo l'aborto deve essere un qualcosa il più possibile da limitare, offrendo alternative alle donne che devono poter scegliere liberamente, ma una volta debitamente informate. Questo è quello che chiediamo. Invece questa mattina quelle giovani ci dicevano, male informate da persone che siedono in Consiglio in mala fede, che noi avremmo cancellato la legge n. 194, come se il Consiglio regionale avesse la titolarità a cancellare una legge dello Stato. Bastava avere questo documento che noi abbiamo consegnato in modo ufficiale, e si poteva tranquillamente leggere che non chiediamo la cancellazione della legge n. 194, ma chiediamo dignità, fondi e aiuti per le donne in difficoltà.
Questo è quello che chiediamo, questo è quello su cui noi ci auguriamo possano arrivare non solo il parere favorevole della Giunta, ma i voti della maggior parte delle persone che siedono in Consiglio.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni - Sanita': argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta dei Consiglieri Cavallera e Botta di rinviare la seduta della IV Commissione convocata venerdì 1° febbraio 2008 per consentire ai Consiglieri interessati di partecipare alla visita dell'Assessore Artesio presso gli ospedali di Casale, Valenza, Tortona ed Alessandria


PRESIDENTE

Il Consigliere Cavallera ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Utilizzo questa finestra per sollevare una questione. Venerdì mattina alle ore 10 è convocata la Commissione sanità ma, nello stesso tempo sempre venerdì mattina, l'Assessore Artesio sarà in visita a Casale Valenza, Tortona ed Alessandria. Al mattino le due cose si sovrappongono.
Ognuno può organizzare le visite che vuole, nei giorni che ritiene.
Ritengo, tuttavia, quanto meno criticabile organizzare queste visite sovrapponendole alla convocazione della Commissione sanità. I Consiglieri farebbero la fine dell'asino di Buridano che, non sapendo se mangiare o bere, alla fine era morto sia di fame di sete. Al di là della battuta voglio considerare il fatto un'involontaria sovrapposizione - non imputabile certamente a nessuno - della quale è necessario farsi carico per assumere le conseguenti decisioni.



PRESIDENTE

Consigliere Cavallera, approfondiremo la questione. Il Presidente Rostagno so che è stato, come sempre, attento all'interlocuzione. Il tema oggetto della IV Commissione di venerdì è il bilancio.
La contestualità della Commissione penso non abbia mai, ai sensi del Regolamento, impedito agli Assessori di fare, nel corso della seduta di Commissione, quando non interessati, attività sul territorio. Ovviamente un conto è attività sul territorio, un conto è un momento di convegnistica o un momento congressuale di un certo tipo per i quali, sempre su richiesta del Consigliere Cavallera, in passato, ho provveduto ad annullare sessioni di Consiglio (anche se poi mi è stato rimproverato dagli stessi Consiglieri dell'opposizione che, a parte invertite, non avrebbero mai fatte questo).
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Concordo con la richiesta del Consigliere Cavallera, come penso concordino tutti i Consiglieri della Provincia di Alessandria che gradiscono essere presenti alla visita dell'Assessore Artesio che viene in visita in provincia non tutte le settimane, ma una volta ogni tanto e secondo le sue disponibilità.
Del resto, gli stessi Consiglieri chiedono anche di partecipare alle Commissioni in particolare quando si parla di bilancio e di rinnovo della stessa Commissione. Volevo porre una richiesta rispetto alla convocazione di domani mattina della I Commissione, rispetto alla quale noi abbiamo ricevuto in questi giorni l'o.d.g. Qualche minuto fa abbiamo ricevuto la convocazione che domani mattina si rinnova l'ufficio di presidenza della I Commissione. Vorrei capire se c'è un nuovo o.d.g., se rispettiamo i termini minimi di convocazione delle Commissioni. Se invece va tutto bene, ne prendiamo atto ed andiamo avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Solo per ricordare ai colleghi che abbiamo concordato in Commissione i lavori di venerdì mattina. Si era segnalato che per altri impegni l'Assessore Artesio non sarebbe stata presente, ma che avremmo colto l'occasione in primis per l'illustrazione del bilancio da parte dell'Assessore Migliasso e poi per dedicare ampia parte della seduta, così come ripetutamente richiesto da molti componenti la Commissione, per decidere le attività da svolgersi in ambito delle varie richieste di consultazione presenti presso la Commissione e quali dispositivi di legge e quali proposte di legge avviare per la futura attività della Commissione con le prime iniziative, così come decidere quali consultazioni fare.
Quindi, era concordato in sede di Commissione che sarebbe stata presente l'Assessore Migliasso e che avremmo sviluppato quel tipo di attività che non riguardavano l'Assessore Artesio e quindi non ne comportavano la presenza.



PRESIDENTE

Al Consigliere Botta tendo solo a rettificare quanto dichiarato, nel senso che la convocazione delle Commissioni permanenti, tra cui la I Commissione, per l'elezione dei rispettivi Presidenti, è avvenuta in data 24 gennaio; il protocollo della lettera è 3620.
La convocazione è stata fatta a seguito della Conferenza dei Capigruppo di mercoledì scorso e qui ho la copia della lettera di convocazione.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Revisione della legge 194" - Proseguimento dibattito (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo nuovamente col dibattito relativo al punto 2) all'o.d.g.
relativo a "Revisione della legge 194".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Qualcuno ha definito surreale il dibattito aperto ad ogni livello istituzionale, in particolare a quello nazionale sulla moratoria della legge n. 194, ed è stato sottolineato come, non a caso, avvenga in coincidenza con una significativa trasformazione dell'assetto politico del nostro paese. Credo che il dibattito aperto anche all'interno del Partito Democratico su questo aspetto ne sia un sintomo evidente.
Noi socialisti vogliamo ribadire che la legge sull'aborto è una legge civilmente avanzata ed impegnata su tre aspetti fondamentali: lo Stato che garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, il riconoscere il valore sociale della maternità e il promuovere la cultura della prevenzione.
una legge che ha come valore aggiunto quello delle finalità sociali e sanitarie che persegue, che hanno come presupposto l'informazione e la presa di coscienza dei cittadini nel rispetto del loro diritto di autodeterminazione e della loro libertà di scelta, in particolare della donna.
La sua approvazione che scatenò dibattiti accesi fu tra l'altro sancita e confermata da un referendum popolare che raccolse una maggioranza schiacciante.
Chi sosteneva allora che la legge sull'aborto avrebbe moltiplicato le interruzioni volontarie di gravidanza è stato sonoramente smentito. I dati sono lampanti: negli ultimi vent'anni gli aborti sono diminuiti drasticamente.
La legge è nata quindi per tutelare chi si trova nelle condizioni di dover affrontare un aborto, di essere costretta a praticarlo, quell'aborto che è un evento così drammatico e traumatico per tutti, indipendentemente da idee e principi, che si vorrebbe sempre evitare.
L'aborto è un diritto che nessuna donna esercita mai con gioia.
Ci sono alcune domande che dovremmo porre a chi oggi mette in discussione la legge e la osteggia, e chiedergli cosa è stato fatto per promuovere una maternità consapevole. Certamente la strada non è stata quella di proibire o scoraggiare in tutti i modi l'uso degli anticoncezionali per promuovere una maternità consapevole, perché non si sono sostenuti progetti concreti di educazione alla sessualità nelle scuole, perché si impedisce la distribuzione della pillola del giorno dopo anche senza prescrizione medica, come avviene oggi in tante altre parti dell'Europa.
Invece non ci dovrebbero essere dubbi, da questo punto di vista: se si vuole evitare l'aborto bisogna mettere in atto misure preventive che stanno nell'uso corretto delle pratiche anticoncezionali.
Alberto Laris in una sua rivista online scrive che "dal concepimento alla nascita c'è di mezzo il corpo, il cervello, l'amore, e la libertà di una donna". Quella libertà delle donne che non ha portato e non porta a quella leggerezza eccessiva che a volte è denunciata nel prendere la decisione sull'aborto, che per la donna è comunque sempre una scelta dolorosa.
E i dati che ho già richiamato prima lo confermano; questa scelta non è una scelta leggera, perché dal 1983 al 2003 gli aborti sono scesi di 100 mila unità, il tasso di abortività è sceso del 43%, passando dal 16,9 al 9,6, ed è in Italia attestato nella fascia di età dai 15 ai 43 anni all'11,1%, contro il 15% della Norvegia, il 16,2% dell'Inghilterra, il 16,7% della Francia, per non parlare del 51,3% della Bulgaria o del 68,4 della Russia.
E anche dal punto di vista del rapporto di abortività, quello che tiene conto dell'indicatore correlato all'andamento della maternità, vi è un abbattimento negli ultimi vent'anni del 35,8%.
Questa è la dimostrazione che la legge non è una legge genetica e che le interruzioni della gravidanza dopo i 90 giorni avvengono solo in caso di vero pericolo per la vita della donna ed il medico è tenuto a fare di tutto per salvare la vita del feto.
La legge n. 194 è quindi una legge che ha funzionato e tra le donne italiane oggi porta ad una maternità sempre più consapevole. Devo dire che da questo punto di vista non è utilizzata come controllo delle nascite cosa che sarebbe naturalmente da respingere e da non sostenere.
Vorrei sottolineare, come in parte hanno già fatto le relazioni degli Assessori di stamattina, che non sono tanto le ragazze italiane, quelle che hanno avuto la possibilità di studio e di confronto con i genitori, di un'istruzione e di un'educazione adeguata, a fare la fila per l'aborto.
Sono le donne delle fasce più povere della nostra società, le immigrate, le prostitute, le vittime della solitudine e dell'instabilità. E chi parla quindi di una moratoria per la legge 194 vorremmo che parlasse anche della moratoria della prostituzione minorile coatta, una delle fonti maggiori di gravidanza non volute.
Si chiede anche di ridurre il termine temporale per l'aborto terapeutico e credo di poter dire, anche sentendo quelli che sono gli esperti in materia, che non ci sia oggi la possibilità di ridurre i tempi dell'aborto terapeutico, perché alcune patologie gravissime, anche se la scienza ha fatto grandi progressi, sono scoperte solo nel periodo di gestazione che sta tra il quinto e il sesto mese di gravidanza. E i dati dicono anche le possibilità di sopravvivenza delle persone nate premature in quella fascia di gestazione sono scarsissime, attorno al 20-25% dei casi.
Bisogna anche essere chiari: quando ci sono situazioni che possono sconvolgere la vita di una famiglia, di una donna che alla fine sarà più di ogni altro la persona su cui peserà una situazione terribile, è quella donna che deve avere il diritto di decidere cosa fare ed è un diritto che non può e non deve essere messo in discussione.
Tra l'altro bisogna sottolineare che le interruzioni di gravidanza oltre 90 giorni sono soltanto il 2,7%, lo 0,7 dopo le venti settimane.
Quindi, è anche giusto che la legge da questo punto di vista faccia una scelta saggia, quella di rimandare all'esperienza clinica la soglia delle settimane entro le quali andare a pensare di poter ridurre gli interventi scientifici e l'interruzione della gravidanza.
La legge n. 194 non è completamente applicata? Credo che la miglior risposta l'abbia data Rosi Bindi: "Se la legge è applicata limitatamente agli articoli sull'interruzione della gravidanza e non anche, come dovrebbe essere, sulla tutela della maternità, è perché la legge è stata combattuta.
E chi lo ha fatto è principalmente il mondo cattolico".
Credo che sia difficile pensare oggi ad una discussione figlia di un confronto ampio e corretto sulla necessità di modificare alcune imprecisioni e di apportare alcune correzioni alla legge se non si sgombra il campo per un confronto veramente serio.
Ritengo che oggi non ci siano le condizioni, al di là della situazione di crisi contingente del Parlamento, per approvare una legge nuova così equilibrata. Credo anche che sia necessario fare un riferimento e un appello a chi nel mondo cattolico si batte per l'abolizione della legge n.
194. Vorrei ricordare con parole non mie, ma di un cattolico illuminato come Enzo Bianchi, che il cattolico, quando scende in politica, non deve farlo brandendo il Vangelo: vi si ispira, ma è una cosa diversa e non pu pretendere che lo Stato traduca, in una legge vincolante per tutti, la sua etica.
Concludo ribadendo che la legge n. 194 è considerata, fuori dal nostro Paese, un modello di saggezza e di equilibrio, che ha un significato importante per le donne, come ho già richiamato prima, ma anche per la nostra idea di società, che difendiamo e difenderemo senza "se" e senza "ma", pronti al confronto con tutti, ma respingendo con forza ogni situazione che voglia mettere in discussione i principi fondativi della nostra società, nella forma e nei caratteri della nostra convivenza cui la nostra Costituzione si ispira e della quale noi oggi celebriamo i sessant'anni di vita.
Principi e forme da ridefinire: noi chiediamo un confronto ampio su questi temi. Credo, però, che non possa essere fatto partendo dalla necessità di imporre delle convinzioni, con le buone o con le cattive, a tutto il resto della società.
Abbiamo presentato un ordine del giorno, sottoscritto anche dai colleghi Turigliatto e Valloggia, nel quale si ribadiscono le considerazioni positive e il richiamo ai valori cui si ispira le legge 194.
Tale provvedimento chiede alla Giunta di farsi carico soprattutto di azioni di educazione, finalizzate ad aumentare il livello di educazione sessuale e a diffondere i principi della prevenzione.
Mi auguro che possa essere accolto dal Consiglio regionale con un voto di ampio consenso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
Cercherò di far tesoro della sua raccomandazione per rimanere in un ambito temporale più ristretto.
Credo che il mio intervento si differenzierà da quelli che ho sentito sin qui, che peraltro sono tutti ampiamente argomentati nei contenuti e nella sostanza, e ricchi di una documentazione pratica di quella che è stata l'applicazione della legge 194 in questi anni, con particolare riferimento all'ambito piemontese.
In queste settimane, da quando la nostra coscienza di donne e uomini italiani è stata riaccesa da questo rinnovato dibattito sull'aborto, ho cercato di fare una riflessione su un aspetto più generale, più astratto più teorico se vogliamo, che cerca di investire il concetto dell'aborto e dei diritti sottesi all'istituto dell'aborto, così come riconosciuto dalla legge n. 194, non in termini religiosi, ma in termini puramente laici.
Mi sono chiesto se era possibile contrastare l'aborto partendo da una posizione etica laica, cosa diversa da quello che tanti di noi credenti hanno fatto in passato: era più facile, e forse anche più immediato trovare nella propria fede religiosa una risposta ai dubbi che evidentemente, potevano venire alla luce.
Ebbene, nella ricerca di individuare la possibilità di argomentare da un punto di vista laico il necessario contrasto all'aborto, ho rinvenuto un'intervista del 1981 a Norberto Bobbio, rilasciata al Corriere della Sera pochi giorni prima del referendum sull'aborto.
Il filosofo Norberto Bobbio, in questa intervista, descriveva la valutazione sull'aborto come una sorta di conflitto di diritti e di doveri.
Norberto Bobbio scriveva: "Innanzitutto c'è un contrasto tra il diritto fondamentale del concepito, quel diritto di nascita sul quale non si pu transigere. Lo stesso diritto - proseguiva Bobbio - in nome del quale sono contrario alla pena di morte".
Dall'analisi di questo primo fra i diritti confliggenti Norberto Bobbio si soffermava ad illustrarne altri, che erano il diritto della donna a non accogliere un figlio che non voleva e, dall'altra parte, un eventuale diritto della società a non essere sovrappopolata.
Norberto Bobbio nel 1981 diceva: "L'aborto è un conflitto tra questi tre diritti e qualsiasi scelta si faccia è una scelta molto dolorosa. Ma il diritto del concepito è un diritto fondamentale; il diritto della donna e quello della società sono diritti derivati. Ciò significa che il diritto della società e della donna possono essere prevenuti con metodi che cerchino di evitare il concepimento, mentre il diritto del concepito, una volta che il concepito è tale, non può essere risolto se non lasciandolo vivere". Con questo, Bobbio dava una lezione severa ma molto lineare; un pensatore che la sinistra ha sempre considerato un lume tutelare della laicità; un pensatore che si scandalizzava del fatto che il problema dell'aborto fosse trattato "appaltando" ad un credo religioso la soluzione dei contrasti che necessariamente portava in sé.
Ebbene, questa valutazione e questa riflessione fa sì che si possa dare una risposta positiva alla necessità di contrastare l'aborto da una posizione eticamente laica e puramente laica. Ma soprattutto fa sì che lo si possa fare oggi, quando la scienza ha dimostrato che la vita di un essere umano incomincia dal momento della fecondazione, nel momento in cui l'embrione in potenza ed è già in luce quello che sarà lo sviluppo che avrà in futuro.
per questa ragione che non riteniamo scandalosa la possibilità di rivedere, dopo trent'anni, l'applicazione di una legge. L'iniziativa, mossa peraltro da un articolo di Giuliano Ferrara, partiva da un ragionamento analogico sulla pena di morte; un ragionamento - la moratoria sulla pena di morte - che ha visto coinvolta in prima persona l'Italia e che ha fatto compiere numerosi passi avanti in questa direzione.
Forse anche la trattazione della materia dell'aborto avrebbe bisogno di varcare i confini nazionali. Probabilmente, in questo modo, non sarebbe vista come scontro ideologico troppo stretto tra cattolicesimo e liberalismo; forse uscirebbe da questi contrasti che oggi impediscono di approfondire ed affrontare un argomento con la dovuta e necessaria serenità.
Comunque - questa è la ratio dell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto e presentato - non crediamo che vi sia nulla di anormale nella necessità di rivedere la legge 194, anche alla luce delle nuove conoscenze e degli sviluppi scientifici. E chi ritiene che questi temi non siano da discutere, chi ritiene che non se ne debba neanche parlare, chi si indigna e indignandosi impedisce agli altri di dibattere, dimostra soltanto una grande insicurezza e una grande incapacità, quella incapacità che io credo debba essere denunciata con forza, di una certa cultura pseudolaica che ha paura di confrontarsi su argomenti importanti come questi.
Per queste ragioni, termino il mio intervento con le parole conclusive dell'intervista di Bobbio, che nel 1981 scriveva: "Vorrei chiedere quale sorpresa ci può essere nel fatto che un laico consideri come valido in senso assoluto, come un imperativo categorico, il non uccidere. E mi stupisco, a mia volta, che i laici lascino ai credenti il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere". Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

stato interessante l'intervento del Consigliere Cirio, tuttavia mi permetto di parlare da una posizione più liberale, leggermente diversa.
Quell'intervista a Bobbio si dà il caso di averla scorta anch'io negli ultimi giorni e, per dimostrare come due persone possano, da due angolazioni diverse, valutare una stessa cosa, ma in modo diverso, provo a dare la mia personale interpretazione.
vero, sì, Roberto Bobbio si pone quei problemi in modo serio, quasi angosciante, che il Consigliere Cirio ha posto relativamente alle priorità: vita del concepito, diritto della donna, diritto della società. Me se li pone perché parte, ritengo, da un punto di vista che, stando così le cose come soprattutto stavano e, purtroppo stanno ancora oggi a distanza di quasi trent'anni, se il clero e la Chiesa si assumono grandi responsabilità in temi di specifici dettami sulle pratiche anticoncezionali e ritengono ancora oggi, nel terzo millennio, un peccato - non sono così informato se trattasi di peccato veniale o mortale - il rapporto sessuale non finalizzato al concepimento, quindi vieta qualsiasi forma di anticoncezionale, ebbene, la società una responsabilità deve assumersela anche con un grande dolore.
Alla donna che ricorre ad un atto che è la conclusione di un dramma come l'aborto, qualcosa la società deve poter dare. Quindi se si evita, si cerca di non affrontare guardandolo in faccia, il problema di una sana sessualità, si incorre sicuramente nei concepimenti non voluti, nei concepimenti indesiderati.
Su questo punto vorrei aprire una parentesi. Non è che la scienza sia tutta concorde nel ritenere che la vita inizi nel momento in cui uno spermatozoo varca la soglia della membrana cellulare dell'ovulo. La vita, a mio modestissimo parere di medico, inizia ben più tardi. Ed è per questo che all'epoca, trent'anni fa, si trovò, io ritengo, un sano compromesso tra cattolici, Democrazia Cristiana, laici e comunisti di allora nel formulare una legge che era l'unica legge possibile.
Abbiamo iniziato il 2008 con attacchi alla legge. Quello non direi più subdolo, ma più subliminale è di Giuliano Ferrara, che tendeva ad assimilare il concetto di omicidio, paragonando il discorso della moratoria contro la pena di morte, all'atto di interruzione di gravidanza.
Allora si esorta, da una parte, la donna a non ricorrere all'aborto dall'altra gli operatori sanitari a non esercitarlo. Non so quali siano stati realmente i vantaggi di questa legge, ma da medico, prima ancora che da politico, mi sento di dire che il più grande vantaggio, l'enorme vantaggio della legge n. 194, è consistito nell'abolire e sconfiggere nella quasi totalità gli aborti clandestini.
Ricordo che rimasi impressionato quando, da giovanissimo laureato prestavo servizio al pronto soccorso. Una volta giunse una ragazza di 15 anni, con una febbre altissima in stato settico acuto. Con grandissima reticenza ammise di essere stata trattata da una signora sul tavolo da cucina con dei ferri, probabilmente, anzi sicuramente, non sterili, che assomigliavano tanto a quelli dell'uncinetto. Questo, forse, mi ha segnato in quell'esperienza, che era precedente di pochissimi anni al '78.
Nel '78 ho potuto essere ben lieto del varo di quella legge e oggi non mi sento di dire che quella legge sia perfetta. Non penso che ci siano leggi perfette, tutto è migliorabile, tutto è perfettibile, tutto pu essere aggiornato nell'ottica di soluzioni sempre migliori, ma una cosa non si può fare, e non dobbiamo fare, una cosa tutti insieme, il mondo civile dovrebbe impedire di fare e di rivedere: la filosofia alla base della formulazione di quella legge. Quella filosofia noi non possiamo assolutamente rivederla. È sicuramente molto importante l'autodeterminazione e la scelta di una donna di non portare avanti una gravidanza indesiderata, soprattutto nel momento in cui ci convinciamo che non si tratta di un'interruzione di una vita.
A questo riguardo, ho ritenuto interessante sotto il profilo scientifico alcune considerazioni che facevano riferimento all'età del feto, al periodo in cui intervenire o non intervenire anche in riferimento all'aborto terapeutico. Relativamente all'argomento dell'aborto terapeutico, la scienza ha fatto dei progressi. Un tempo si riteneva che il tumore alla mammella fosse un elemento che segnasse l'indicazione all'aborto terapeutico. Si è visto che così non è. Una gravidanza, in caso di tumore alla mammella, può essere un elemento di vantaggio per la donna quindi per la gravida. La tempesta ormonale che si viene a determinare nell'ambito di una gravidanza è un antidoto al tumore della mammella.
La scienza procede, la scienza va avanti e guai al politico che intende interferire nei progressi della scienza. La politica è bene che si esprima su problemi etici, è bene che metta il naso nella bioetica, ma non pu assolutamente arrogarsi il diritto di vantare maggiori crediti sulla scienza. È sempre la scienza che, alla fine, deve dare, in conclusione, i dettami comportamentali, soprattutto a certi livelli. Grazie.



PRESIDENTE

Comunico che alla Presidenza risultano ancora iscritti a parlare dodici Consiglieri. Stante il tempo regolamentare, possiamo immaginare due ore intere di dibattito prima della votazione degli ordini del giorno.
Poiché gli ordini del giorno sono numerosi, invito i Consiglieri a ridurre i tempi dei loro interventi, ove è possibile.
Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Mi dispiace che un dibattito di così alto profilo - almeno per quello che ho ascoltato fino a questo momento, da parte dei miei colleghi, ma anche da parte degli Assessori intervenuti - sia ombrato da quanto è successo oggi e sia così in ritardo rispetto ai consueti orari.
Stiamo parlando di un problema molto importante: non so cosa ci sia di più importante di quel dono bellissimo di cui tutti noi abbiamo usufruito dalla natura, e che il Signore ci ha offerto come la gioia più bella: la vita. Parliamo, quindi, della legge 194. È chiaro che in merito non abbiamo competenze nazionali, ma regionali. Bene hanno fatto, a parte i tempi e i metodi adoperati: avevamo chiesto un Consiglio straordinario noi, e hanno parlato gli Assessori Migliasso e Artesio.
L'Assessore Artesio ha fatto il suo abituale discorso "preparato" però, come al solito, non era ciò che volevamo sapere, così come l'Assessore Migliasso. Hanno fatto, entrambe, la fotografia di quello che succede realmente in Piemonte, per cui non hanno detto fesserie. Però lo hanno fatto in un modo un po' distorto da quella che è la realtà. Vengo al dunque.
L'Assessore Artesio ha detto che si sono ridotte le interruzioni volontarie di gravidanza: la cifra in Piemonte si aggira intorno agli 11.100, rispetto agli 11.200 circa del 2005 e agli 11.100 nel 1006. Ogni anno, quindi, si riducono di circa cento unità.
A livello nazionale si sono ridotti, ma l'Assessore Artesio non precisa qual è il tasso di natalità, ossia quanti nati vivi si sono registrati in Piemonte. Non dice, infatti, che in Piemonte, il tasso di natalità è tra i più bassi in Italia: siamo dunque al sesto posto per quanto riguarda l'interruzione volontaria di gravidanza, ma siamo agli ultimi posti per quanto riguarda gli indici di natalità (siamo all'1,2 contro l'1,7 a livello nazionale). Abbiamo 37.000 nati vivi, contro 11.000 interruzioni volontarie di gravidanza.
Vorrei chiedere all'Assessore Artesio qual è stato lo spunto, a livello nazionale, che ha prodotto il dibattito e tutte le osservazioni sulla legge 194.
Il dibattito si era aperto a seguito di casi concreti che hanno scosso l'opinione pubblica, quale la vicenda del bimbo abortito alla 23° settimana per una diagnosi di atresia all'esofago all'ospedale di Careggi di Firenze poi nato vivo, la cui malformazione diagnosticata dai medici, peraltro operabile nella stragrande maggioranza dei casi, in realtà non c'era. Cosa vuol dire questo? Questo è uno dei punti principali su cui ci dobbiamo soffermare in merito all'interruzione volontaria di gravidanza.
vero che ci sono 11.000 aborti dovuti all'interruzione volontaria di gravidanza, ma quanti di questi sono volontari? Quanti, di questi rispettano la legge 194, agli articoli 2 e 6? Quanti di questi aborti in Piemonte rispettano quella legge che lei, Assessore, questa mattina ha citato sui consultori (mi riferisco alla legge n. 405 del 1975)? I nostri consultori non rispettano questa legge. Perché? Glielo dico subito: perch nei nostri consultori, facciamo un'indagine ispettiva...
Collega Rostagno, questo è un tema che la riguarda personalmente, non come uomo ma come Presidente della più prestigiosa Commissione regionale quella della sanità. Sappia che nella nostra sanità i consultori non rispondono ai principi dell'articolo 2 della legge n. 194 e i nostri medici non rispondono ai principi dell'articolo 6 della stessa. Questo è il punto su cui oggi dobbiamo confrontarci.
Tutte le altre ideologie, le modifiche costituzionali, gli eventi internazionali, la religione, l'essere cattolici o laici, non significano nulla con la discussione che stiamo facendo sulla legge 194. Noi dobbiamo focalizzare il problema, ossia come deve essere applicata sul nostro territorio.
Come è applicata in Regione? Male, anzi malissimo, sia per quanto concerne l'articolo 2, così come per l'articolo 6. L'articolo 2 riguarda i consultori, l'articolo 6 riguarda gli aspetti sanitari, quindi i nostri medici.
Perché è applicata male, Assessore Artesio? Perché l'articolo 4 della legge che lei ha citato questa mattina, la n. 405 del 1975, prevede che i consultori debbano avere una certa funzione, così come l'articolo 2 della legge 194. Ma, al contrario, se andiamo a vedere nei nostri consultori cosa troviamo? Un ginecologo e un'ostetrica. Non troviamo, quindi, quelle "funzioni sociologiche", ossia quelle professionalità diverse da quelle mediche che dovrebbero influire sulla volontà di decisione della madre.
Questo è il punto. La libertà incondizionata, quella libertà così casuale che in qualche modo è una libertà di malinteso, definiamola così, tra la madre e il medico, il quale poi rilascia il certificato, è una volontà che va legittimata con una legge. Perché, diversamente, non saremmo una società governata da leggi e da un'istituzione.
Abbiamo la nostra Costituzione e abbiamo le nostre leggi, quindi la 194 deve essere applicata indipendentemente dalla volontà arbitraria della madre. Solo e soltanto quando gli articoli 2 e 6 sono rispettati è previsto che anche la volontà della madre sia consensuale e sia di conseguenza come prescritto dalla legge. Diversamente le leggi non servirebbero a niente cari colleghi! Se la madre per disfarsi della vita... Poi dobbiamo stabilire se "vita" vuol dire patrimonio di tutta la collettività o di una singola persona. Se la vita è patrimonio della collettività e se la stessa è gestita da leggi e regole, allora dobbiamo attenerci a queste leggi e a queste regole, perché altrimenti questo non sarebbe più uno Stato di diritto e soprattutto non saremmo più in un regime democratico e liberale (non liberale in modo illiberale, ma rispettando sempre quelle che sono le nostre leggi).
Assessore Artesio, per quanto ci riguarda i consultori devono essere rivisti. Il ruolo degli stessi deve essere riesaminato e deve essere studiato: ci sono 11 mila aborti e noi dobbiamo sapere quali sono quelli che vanno oltre i 90 giorni e perché sono eseguiti. Questo dettaglio non ce l'abbiamo, così come non ce l'hanno le altre Regioni. Questo è il motivo che ha scatenato il dibattito.
Fino a che punto la mamma è veramente in pericolo? Dove sono i dati che ci dicono quanti sono gli aborti spontanei causati dal pericolo che incombe sulla madre? Nella nostra legge si parla mai di madri, figli e di aborti? Non se ne parla. Sono tre i termini principalmente coinvolti, ma nella legge 194 non si citano mai. E poi, caro collega Buquicchio, tu che sei un medico e quindi più bravo ed esperto di me, la vita, dal momento in cui viene concepita è già vita. Guardate in queste immagini com'è un feto ad un mese e mezzo, c'è già la conformazione umana, ci sono gli occhi, le manine i piedi. L'uomo è già formato, è già vita. Questo dal punto di vista scientifico. Guardate a due mesi: è già un bimbo ben definito. Se non rispettiamo l'articolo 2 e l'articolo 6 della legge n. 194, con quale diritto, sulla base di che cosa, non diamo la possibilità ad un essere umano di sopravvivere, che è la cosa più bella che esiste al mondo...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, è scaduto il tempo a sua disposizione.



SCANDEREBECH Deodato

L'Assessore Migliasso questa mattina ha evidenziato l'aspetto economico. Sembra che uno dei principali motivi per cui ci sono più aborti sia dovuto ad un fatto economico, quindi ad un fatto sociale. Può anche essere vero, ma se andate ad analizzare le famiglie più povere, sono quelle che hanno più figli. Questo perché chi è povero capisce forse più di chi è ricco qual è la bellezza della vita: i figli. Cos'è il nucleo famigliare cosa vuol dire la famiglia per la nostra Costituzione, per la nostra società e per il nostro futuro, soprattutto per il futuro dei nostri figli...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, il suo tempo è scaduto.



SCANDEREBECH Deodato

Le chiedo scusa, ma è un dibattito importante, e la legge n. 194 deve essere applicata nel modo migliore per evitare che ogni essere umano sia privato del diritto alla vita.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nastri; ne ha facoltà.



NASTRI Gaetano

L'intervento del Consigliere Scanderebech è stato molto interessante.
Bisogna precisare che la legge in oggetto venne formulata soprattutto su due impostazioni. Una ideologica e l'altra funzionale, che aveva solo una posizione, quella della donna.
Il primo difetto congenito della legge n. 194 è, senza dubbio, l'essere stata concepita quale strumento per evitare seri danni all'aborto clandestino, come ha detto bene il Consigliere Buquicchio e, soprattutto il suo limite più grave, è quello di non avere nessuna strategia per la norma. Soprattutto questa strategia si è fermata consentendo quello che appariva, comunque, come un male minore, ovvero ammettendo l'aborto in maniera successiva alle strutture sanitarie pubbliche. Mancava, tuttavia anche una strategia fondamentale che, forse, ancora oggi, viene meno quella cioè rivolta alla concreta prevenzione del verificarsi dello stato di necessità di ricorrere a tale pratica. Per volontà politica, ma soprattutto per volontà ideologica. La parte mancante riguarda la prevenzione degli episodi di interruzione volontaria della gravidanza comprese le informazioni sulle strutture adatte all'esercizio della libera scelta di una maternità possibile e, soprattutto, di una maternità consapevole, è stata completamente disattesa.
Questo è sicuramente un punto che, fino ad oggi, da quando cioè è nata la legge, ha avuto sempre questo grave problema, soprattutto questa grave carenza. Prova ne sia quanto è stato denunciato anche da un'inchiesta secondo me molto coraggiosa, da Il Giornale, dove una giornalista ha ottenuto ben cinque certificati per l'IVG senza essere nemmeno incinta soprattutto senza avere ricevuto alcuna informazione circa le alternative soprattutto per quanto riguarda il discorso dell'aborto.
Un altro problema è, ed è un gravissimo difetto, quello dell'unilateralità della decisione, che viene ritenuta come unico patrimonio. Nel momento in cui una donna decide di abortire, sembra che la decisione sia sempre unilaterale, perché il bimbo non è l'unico patrimonio della mamma, non si tiene conto del diritto della paternità e ancora più del diritto della vita di ognuno. In questo legge mancava il diritto del papà.
Inoltre, la legislazione, che in origine doveva riservare la scelta dell'IVG solo a gravi casi in cui fosse a rischio la salute della gestante è stata man mano e progressivamente usata anche come anticoncezionale dell'ultima ora. Dal mio punto di vista serve non una revisione della legge n. 194, ma una verifica della sua applicazione che tenga conto anche dei cambiamenti avvenuti progressivamente, dal punto di vista scientifico negli ultimi trent'anni dalla sua applicazione.
Dal 1978 ad oggi vi sono stati tanti cambiamenti anche nel costume e nelle pratiche mediche ma, soprattutto, tali cambiamenti hanno portato delle modifiche. Dal 1978 ad oggi ci sono state delle tecniche diagnostiche che hanno reso senz'altro necessarie ed adeguate l'applicazione della legge sia mediante l'emanazione di nuove linee guida da parte del Ministero sia una particolare attenzione sull'argomento da parte dell'Assessorato regionale della sanità.
Soprattutto è da chiarire, e questo potrebbe essere anche un percorso da attivare, che fine farà la sperimentazione della pillola abortiva attuata al Sant'Anna a Torino. Non sappiamo ancora se il farmaco sarà registrato in Italia, si dovrà verificare la corretta somministrazione per evitare rischi per le donne e, soprattutto, abusi.
Ci sono sicuramente molti elementi e sicuramente molti dati per riprendere in mano il discorso di tutta la legge e di tutto il dossier sull'aborto. In questo caso bisogna esaminarlo senza pregiudizi ideologici sia alla luce delle condizioni sociali, che in questi trent'anni sono cambiate, sia per le condizioni sanitarie non soltanto in Italia, ma anche in Piemonte.
Un altro dato importante, per l'attuazione della legge, è capire e conoscere qual è oggi e qual è stato in passato l'impegno delle strutture consultoriali, soprattutto in quelle che sono stati i colloqui con le donne che intendevano e intendono ancora oggi abortire.
Sarebbe interessante capire dalle statistiche quali sono i casi in cui gli operatori riescono a far recedere da tale proposito, quindi nello stesso tempo di annullare la premessa iniziale nel momento in cui una donna si presenta presso un consultorio. Questo sicuramente porterebbe ad un rafforzamento delle misure e, soprattutto, quello che serve, cioè degli aiuti concreti resi disponibili dopo, in caso di rinuncia all'aborto. È da quel momento in poi, dal momento in cui ci si presenta nei consultori, dal momento in cui si ha anche il coraggio di dichiarare quello che in quel momento potrebbe essere, ed è, una debolezza e una sconfitta da parte della donna, che occorre aiutare quelle persone attraverso aiuti concreti, a riprendere un cammino normale sapendo anche quale poteva essere il sacrificio nel momento in cui accettavano di abortire. Questo succede soprattutto alle ragazze madri, alle famiglie o alle donne extracomunitarie, percentualmente in aumento, che sempre più numerose richiedono l'IGV.
Questo potrebbe comunque aumentare il numero degli aborti evitati. Ecco perché è fondamentale capire attraverso anche delle semplici verifiche, che potrebbero essere fatte semestralmente o annualmente, del lavoro svolto all'interno di questi consultori, soprattutto se oggi gli operatori abilitati a lavorare all'interno dei consultori, abbiano quelle capacità morali, ma soprattutto quelle umane per essere a contatto con queste ragazze che, in quel momento, comunque dichiarano quella che è una loro debolezza o quella che potrebbe essere un'eventuale loro sconfitta.
necessario fare capire l'importanza della vita, attraverso degli aiuti concreti, perché spesso chi si rivolge ai consultori ha bisogno non soltanto di una parola, ma anche di costruire un percorso che servirà a far nascere una nuova vita.
Quindi, è sempre più importante il lavoro svolto all'interno di queste strutture, ma soprattutto è importante l'informazione data alle donne che in quel momento, sono prese anche dallo sconforto, anche perché talvolta l'appoggio e il supporto della famiglia viene meno.
fondamentale come primo approccio il rapporto, ma soprattutto il contatto umano che serve in questi casi, perché spesso si parla di vera e propria disperazione.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

Sull'ordine del lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

stato annunciato oggi il calendario delle nuove Commissioni, dove è indicato per venerdì 1° febbraio il rinnovo della IV Commissione per le ore 9.30.
Sono a chiederle, Presidente, di annullare la convocazione di venerdì 1° febbraio per quanto attiene questo rinnovo e di riconvocare con lo stesso o.d.g. la medesima Commissione venerdì 8 febbraio.
Chiederei inoltre che la convocazione della seduta ordinaria che seguiva questa, venga modificata con convocazione, come di consueto, alle ore 9.30 di venerdì 1° febbraio.
Quindi, per i membri della IV Commissione venerdì 1° febbraio alle ore 9.30 è convocata la Commissione ordinaria, secondo l'o.d.g. che è già stato definito e concordato nel corso dell'ultima Commissione.
Per quanto riguarda il rinnovo della Presidenza della Commissione, la convocazione, così come era stata prevista per venerdì 1° febbraio dovrebbe slittare a venerdì 8 febbraio. Grazie.



PRESIDENTE

Direi che le richieste del Presidente della IV Commissione possono essere accolte. Rinviamo quindi una convocazione aggiornata, confermando la Commissione di venerdì 1° febbraio in seduta ordinaria, spostando il rinnovo del Presidente della Commissione a venerdì 8 febbraio.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Revisione della legge 194" - Proseguimento dibattito (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Vorrei dire solo tre cose. So di avere a disposizione dieci minuti e potrei fare un lunghissimo intervento.
C'è oggi un intervento splendido del Santo Padre, del cardinale Bagnasco su Avvenire di oggi. Chi volesse avere la bontà di documentarsi può leggersi quello.
La prima considerazione che volevo fare è assolutamente non scandalistica o scandalizzata per quello che è avvenuto in aula stamattina.
Mi sono reso conto che essendo un po' arteriosclerotico, ricordo le cose vecchie e non quelle recenti - ed invoco a testimone la precisissima Vicepresidente Cotto che ricorda sempre con attenzione le cose...
Quando noi facemmo il dibattito sul buono scuola c'erano fra il pubblico le associazioni delle scuole cattoliche, assolutamente silenti e tranquille. Non erano vivaci come queste signorine anche se c'è da preoccuparsi quando qualcuno tira i bulloni, ma finché si tratta di piante e di un po' di verdura, non c'è da preoccuparsi.
Quando ci furono questi dibattiti, vi ricordate che cosa disse l'allora collega Chiezzi? Disse che non poteva partecipare al dibattito per la presenza incombente e minacciosa della reazione clericale che albergava lì.
C'era qualche suora, in sostanza! Devo dire che, come sempre, una parte della sinistra è meravigliosamente e brillantemente abituata a due pesi e a due misure. Me ne sono accorto l'altra sera, quando ho partecipato ad un dibattito contro la mafia, in cui è emerso che questa Regione ha fatto una bella legge contro la mafia.
Dopo il mio intervento, mi hanno detto: "Lei ha parlato, bene ma è del centrodestra che è legato alla mafia in Sicilia. Invece, noi di sinistra siamo puri organicamente e totalmente contro la mafia!" Ho risposto: "Per forza, voi avete interessi, avete agganci e siete implicati con la 'ndrangheta. Sarebbe complicato stare con la mafia e la 'ndrangheta insieme!", si tratterebbe di "Conflitto di interesse". Con questo voglio dire che ce n'è per tutti e tutti dobbiamo farci un esame di coscienza.
Quindi, lasciamo perdere le posizioni partigiane. Io non ho dubbi che una marcia contro la mafia come è stata proposta dovrebbe attraversare tutta la Sicilia, ma per poi passare lo Stretto di Messina, giungere in Calabria ed arrivare fino in Campania. Avete letto oggi le notizie della camorra in Campania: hanno arrestato un Consigliere del PD.
Questa era la prima considerazione.
Passo alla seconda. Intanto voglio dire che ho letto ed ho apprezzato molto l'intervento del collega Cirio, perché lo trovato particolarmente pertinenti le citazioni di Bobbio, già mio maestro.
Vengo al merito. Credo che sia una storia già scritta, nel senso che in questo momento - me ne rendo conto e non voglio fare neanche dello scandalismo - le aderenze politiche comporteranno che ognuno voti per blocchi politici degli ordini del giorno.
Se qualcuno avesse la bontà di leggerlo, il nostro ordine del giorno ha due caratteristiche che voglio illustrare. Cito soltanto alcuni passi: uno è, nella sostanza, molto simile all'ordine del giorno del PD, mentre è lontanissimo dall'ordine del giorno n. 165 del 2005, che cercava di condannare e criminalizzare i ragionamenti che stanno facendo la parte cattolica e laica umanità sull'attualizzazione della legge n. 194.
Secondo passaggio. Nemo ad impossibilia tenetur: io non so come voteranno i colleghi che dichiarano di battersi per il diritto alla vita non parlo soltanto di brillanti giovani come il collega Lepri, ma anche di colleghi come il Consigliere Cattaneo. O forse lo so! Sappiate che l'ordine del giorno che abbiamo presentato - lo sappiano tutti - ricalca il documento predisposto dal Forum delle associazioni per la famiglia e da tutto l'associazionismo cattolico e non, e non è molto distante dal vostro, per cui basterebbe un piccolo sforzo. Ma capisco che gli sforzi in questo periodo, come ribadiva prima il collega Muliere con grande onestà e giustezza, non li compie nessuno in questo Paese per favorire le convergenze. Quindi potreste dire: "Perché dobbiamo farli noi?". Penso, però, che su questo provvedimento, così come sull'ordine del giorno del Papa, sarebbe stato sensato votare, pur con le dovute mediazioni, un unico testo. Invece arriviamo al punto ridicolo per cui se noi diciamo che una cosa è bianca e nera, dal PD ci rispondono: " sbagliatissimo, perché è nera e bianca". Sono di buonumore perché vengo dal convegno di Formigoni, che è stato splendido. Annuncio che sul nostro ordine del giorno hanno telefonato dai circoli di Pezzotta per dare la propria adesione, per partecipare e per testimoniare. Ciò dimostra che la grande maggioranza delle associazioni sulle tematiche familiari e del mondo cattolico è su queste posizioni.
Sarebbe stato possibile, probabilmente in altri tempi e con un altro clima, fare un ragionamento molto più serio ed efficace. Non lo si vuol fare? Non vi tormento qui. Però, caro collega Cattaneo, in qualche modo questo lo evidenzieremo - è fuori discussione - se si vota contro l'ordine del giorno delle associazioni, bisogna poi assumersi la responsabilità e le conseguenze. Chiederemo pertanto un voto nominale.
Rispetto all'ordine del giorno del Papa, sarei tentato di votare anche quello del Partito Democratico, ragionando liberamente. Ma in questo Paese ormai da tempo, non si ragiona più liberamente! E questo è un problema, per il bene comune e per il buonsenso. Pazienza, sostengo queste posizioni da sempre. Non sono un "pentito". Ferrara, che sostiene queste cose, magari le sostiene con grandissima intelligenza, ma ha cambiato idee. Io non le ho cambiate, le sostengo da sempre e voglio far notare con orgoglio che il centrodestra è compatto e ha ricevuto l'approvazione di tutte le associazioni. Poco fa ha telefonato il Presidente del Forum dicendo: "Noi seguiamo con attenzione questa votazione". Il fatto che la stessa area di Pezzotta abbia apprezzato l'o.d.g. è assai significativo.
Il dato di cui sono orgoglioso è che abbia firmato tutto il centrodestra e ringrazio pubblicamente il mio Capogruppo per aver sottoscritto e voluto questo documento. Mi sembra un segno assolutamente positivo, perché quando dicono "guardate che il centrodestra è come l'Armata Brancaleone", faccio presente che intanto su questi aspetti fondamentali noi diciamo le stesse cose, e non è poco. Hanno firmato tutti colleghi di grande sensibilità femminile, oltre alle Consigliere Caterina Ferrero e Mariangela Cotto. Hanno firmato tutti perché è una cosa sensata.
Se avessimo avuto modo di parlare con le ragazze che sono venute stamattina, avremmo spiegato loro che noi ci preoccupiamo anche del loro futuro, della loro salute e del fatto che non buttino via la vita. Non l'ho fatto stasera, ma non vi preoccupate perché andrò in qualche centro sociale, perché è mio costume provare a spiegarlo e a raccontarlo. Del resto, batti e ribatti sul buono scuola, prima urlavano che era un crimine poi, alla fine, il centrosinistra lo ha votato. Quindi chissà che il tempo anche questa volta, porti giudizio.
Noi ascolteremo con attenzione le dichiarazioni di voto. Le riprenderemo sui singoli Gruppi, ma ci tengo ad evidenziare che su questo documento, voluto da tutto l'associazionismo, che ha un'adesione oltre le file del centrodestra, vi è una disponibilità a lavorare col centrosinistra per raggiungere posizioni di buonsenso, anche limando il nostro.
Se questo non avviene - a livello nazionale il centrosinistra e il PD dicono che sono altri a non avere buona volontà ed ad essere fermi sui temi ideologici - qui sapremo chi sarà fermo sui temi ideologici.
Grazie, Presidente Chieppa, per avermi concesso di terminare l'intervento.



PRESIDENTE

doveroso, Consigliere Leo.
Anche non rispettando la temporalità delle iscrizioni a parlare tenderei ad alternare un rappresentante dell'opposizione ad uno della maggioranza.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cattaneo; ne ha facoltà.



CATTANEO Paolo

Grazie, Presidente.
Cercherò anch'io di fare qualche considerazione. Negli interventi che mi hanno preceduto, sia di maggioranza che di minoranza, ho ascoltato più volte che l'aborto è un dramma, una tragedia, una necessità che pesa tantissimo sulla donna. Partendo quindi da questa considerazione, dico che bisogna fare il possibile per difendere e salvare ogni vita umana. Occorre però, forse una nuova cultura, una sensibilità forte nella società moderna.
Perché quando diciamo di salvare ogni vita umana, intendiamo non solo sull'interruzione volontaria di gravidanza - ed è l'oggetto del dibattito odierno - cioè alla nascita, ma intendiamo salvare ogni vita umana durante tutto il percorso della vita, fino all'ultimo momento, cercando di intervenire, di essere vicino alla donna in questo caso, e all'uomo soprattutto nei momenti della sofferenza. Abbiamo questa sensibilità? Alcune volte sì, altre volte no.
Abbiamo vinto una grossa battaglia tutti assieme per quanto riguarda la moratoria sulla pena di morte. Questo ci fa dire che quando c'è una volontà politica e si crede nei principi, si riescono a ribaltare le situazioni.
Sulla pena di morte non eravamo vincitori, eravamo minoranza. Eppure, poco alla volta, con fatica e con convinzione, si è riusciti a convincere anche coloro che erano favorevoli alla pena di morte. Certo la partita non è finita.
Salvare ogni vita umana: abbiamo dibattuto in Aula poco tempo fa in merito agli incidenti sul lavoro, un altro dramma. Non possiamo ricordarcene solamente quando ci sono casi eclatanti, che ci toccano da vicino. Da quanti anni esiste questo problema? Ognuno di questi morti è una vita umana.
Che cosa facciamo per quel tema drammatico che è la fame nel mondo? Quante vite umane spezzate! Milioni e milioni.
E sul discorso delle guerre? Altri milioni di morti, a volte nell'indifferenza, a volte anche con un briciolo di cinismo.
Ecco, allora, che occorre, come dicevo, una forte sensibilità su questi temi. L'ordine del giorno del Partito Democratico parla, nell'oggetto, di piena applicazione della legge, perché come è già stato detto nelle relazioni degli Assessori Artesio e Migliasso, che ringrazio, molto è stato fatto, però ci sono ancora tante cose da fare. L'ordine del giorno va dunque in questa direzione, tenendo conto che il titolo della legge è "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza".
Come è già stato detto questa mattina, nel nostro Paese è stata praticamente cancellata la piaga dell'aborto clandestino e la conseguente altissima mortalità materna; i dati di questa mattina sono molto confortanti. Bisogna fare ancora molto, ma sono anche significativamente diminuiti gli aborti, come dimostrano i dati forniti dal Ministero della Salute.
Noi chiediamo al Consiglio Regionale di impegnarsi nei contenuti di quello che è stato approvato qualche mese fa nel Piano Socio Sanitario 2007 2010, ossia la produzione di strumenti per la rimozione degli ostacoli che possano spingere le donne a richiedere l'interruzione di gravidanza potenziando la capacità dei consultori a fornire assistenza e informazione su tutte le opportunità disponibili per le donne e per la famiglia.
Inoltre, la Regione Piemonte ha inteso in questi ultimi due anni rapportare l'attività di sostegno alla maternità, prevedendo già a partire dal bilancio 2006, come ricorderà l'Assessore Migliasso, un incremento di fondi espressamente destinati ai consultori. Noi chiediamo di impegnare la Giunta a definire - c'è anche un termine molto chiaro - tempestivamente protocolli operativi per l'applicazione, per sviluppare l'attività dei consultori, aumentandone il numero ma, soprattutto, qualificandone ulteriormente l'operato, anche ai fini di realizzare programmi di prevenzione con particolare attenzione alla popolazione più giovane e alle donne straniere, nonché garantendo personale quantitativamente adeguato e disponibile ad aiutare la donna nella scelta assunta (lo chiederemo anche con più risorse nel bilancio che andremo ad approvare).
Inoltre, chiediamo di diffondere ulteriormente servizi sociali di accoglienza, di tutela e sostegno della maternità, servizi per la prima infanzia (per esempio le case protette), nonché attivare efficaci interventi per favorire l'occupazione femminile. Sappiamo che molto spesso la pratica dell'aborto è dovuta anche a problemi economici.
Inoltre, nel nostro ordine del giorno, si chiede di promuovere una rilevazione, condotta su basi scientifiche e nel pieno rispetto della privacy, per analizzare le motivazioni che spingono a chiedere l'interruzione volontaria della gravidanza, al fine di attivare politiche più incisive per rimuovere, per quanto sia possibile, le cause alla base di tale richiesta.
Un'altra cosa molto importante che chiediamo è di potenziare l'attività di formazione degli operatori sanitari, sociali ed educativi sui temi dell'educazione alla sessualità consapevole (anche nelle scuole); far capire il valore della paternità e della maternità responsabili, anche attraverso un confronto di opinioni ed esperienze diverse. Inoltre prevedere nei consultori e in ogni presidio ospedaliero in cui si pratichi l'interruzione volontaria di gravidanza un'equipe interdisciplinare (medico, psicologo, assistente sociale) composta da figure professionalmente e fortemente motivate ed opportunamente formate. Tale equipe, prevalentemente dedicata a tale scopo, dovrà, se richiesto svolgere almeno un colloquio con la donna che richiede l'interruzione volontaria della gravidanza.
Infine, quello che si chiede, è di informare la donna per non lasciarla sola. Mettere a disposizione di tutte le donne che si rivolgono alle strutture un elenco periodicamente aggiornato e costruito insieme al mondo dei servizi ed associativo di varia estrazione, di tutte le diverse opportunità sociali. Inoltre un elenco dei diversi enti e associazioni presso le proprie sedi, quindi per aiutare la donna.
Volevo trarre alcune conclusioni. Ci sembra che il clima nazionale sul tema sia un po' surriscaldato. Vorremmo un clima più sereno perché non si tratta di un referendum, non è una crociata, non vale il muro contro muro non serve vedere chi vince, non è una prova di forza o di braccio di ferro.
No alle strumentalizzazioni. Se fosse un muro contro muro c'è il rischio che, alla fine, non si sa chi vince ma, sicuramente, si sa chi perde. Chi perde è la donna. Avremmo pensato a scontri politici senza affrontare il problema reale.
Qualche tempo fa la Consigliera Pozzi in un intervento in Aula, in modo anche molto accorato, sottolineava questo aspetto: la sofferenza della donna quando è obbligata a fare queste scelte. Se noi vogliamo aiutarla dobbiamo rifiutare ogni tentativo di strumentalizzazione sul tema che è importantissimo, che riguarda la maternità, la sua tutela sociale, la possibilità di interruzione volontaria della gravidanza, pur non potendo si intende, questo come strumento di controllo delle nascite. Su questo la legge è molto chiara. È molto chiaro l'articolo 1 quando dice: "Lo Stato garantisce il diritto all'appropriazione cosciente e responsabile riconosce il valore della maternità e tutela della vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria della gravidanza di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite. Lo Stato, le Regioni gli Enti locali, nell'ambito delle proprie funzioni e competenze promuovono e sviluppano i servizi socio sanitari, nonché altre iniziative necessarie per evitare che l'aborto sia usato ai fini della limitazione delle nascite".
Ho terminato. Presidente. Consentitemi, tuttavia, di dare una brevissima risposta al Consigliere Leo. Noi diciamo sì, in questo ordine del giorno, non ci sono dei no. È un ordine del giorno propositivo, caro Consigliere Leo. Per dieci anni c'è stato il centrodestra al Governo, mi meraviglio come mai queste cose, attuali già allora, non siano emerse.
Dalla nostra posizione non rinneghiamo i nostri principi, ma ci hanno insegnato di cercare, nella nostra cultura cristiana, i punti che ci uniscono, non solo le cose che ci dividono. Vengono sempre citati vescovi e cardinali, mettendomi sullo stesso piano, ma da laico, potrei citare anche vescovi che invitano a cercare in positivo, a cercare dei compromessi, non in negativo, ma in senso buono. Quello che viene richiamata, e deve essere un'arte nella politica, è la mediazione politica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente, devo dire la verità, lo dico con rispetto e stima il Consigliere Cattaneo potrebbe esercitarsi altre volte, in altre luoghi e un po' meglio nel tentare di convincerci di quello che un cristiano fa o deve fare, soprattutto, di convincerci dell'inconvincibile.
Il Consigliere Cattaneo ha predisposto un ordine del giorno, insieme con il resto del Partito Democratico - non so ancora se voteremo o no adesso lo rileggiamo meglio tra le righe - che, se devo dirvi la verità io che a differenza del Consigliere Leo non sono così moderato, mi sembra un po' una scopiazzatura farisaica di quello presentato dal centrodestra primo firmatario Consigliere Leo.
Non sono tanto intelligente, non so bene, non ho capito bene, perch io, come sapete, sono di destra. Non capisco, quindi, tutto e sempre e quali sono le sostanziali differenze per cui alla fine uno vada bene e l'altro no. Però, chissà, voi siete convinti, l'avete fatto e noi ne prendiamo atto. Non capisco, ma mi adeguo. Mi adeguo nel senso che ovviamente, l'avete buttata solo in politica, come avreste potuto a fronte dei vostri non so se alleati, pseudo tali o ex tali, votare un ordine del giorno con il centrodestra e, contemporaneamente, votare anche l'ordine del giorno del centrodestra, in un momento probabilmente di precampagna elettorale. Non avreste potuto farlo, non lo avete fatto. Già faticate a stare insieme voi, figuriamoci a tenere buoni i compagni della sinistra.
A me piace che qualcuno questa mattina abbia tentato sì, di strumentalizzare il dibattito, caro Cattaneo, non quelli che presentano gli ordini del giorno, ma quelli che armano la mano di un gruppo di giovani signore. Armano la mano ma, immediatamente dopo, si nascondono e disconoscono i cattivi maestri... No, i cattivi di quest'Aula che incitano la folla che andrà a prendersi una denuncia per interruzione di pubblico servizio e poi si guardano bene dal rivendicare la paternità politica degli atti.
Questa è strumentalizzazione politica del dramma umano di milioni di donne che vanno ad abortire. Sono convinto che non ci sia nessuna donna che abortisca a cuor leggero, quella è strumentalizzazione. È chi compra il prezzemolo, Consigliere Cattaneo, non chi fa l'ordine del giorno, quella è strumentalizzazione. Chi compra il prezzemolo, arma la mano, fa prendere le denunce e poi si nasconde. Questa è strumentalizzazione nei confronti di un tema.
Il fatto che noi abbiamo preso l'ordine del giorno, primo firmatario Leo, predisposto dal Forum delle famiglie, non significa che questo ordine del giorno non sia stato dibattuto proprio per laicizzarlo al massimo perché soltanto chi non ha o chi non vuole leggere se non con gli occhiali della faziosità questo ordine del giorno, non può non accorgersi che questo ordine del giorno non è oggettivamente la negazione e il ripudio della legge n. 194, cioè in questo ordine del giorno non si dice "cancelliamo la legge n. 194", perché questo ordine del giorno non c'entra niente con il sì o il no all'aborto.
Io sono convintamente antiabortista e lo rivendico con orgoglio, ma questo non significa che in questo ordine del giorno ci sia tutta la mia cultura. C'è un pezzo della mia cultura e se avessi dovuto farlo secondo la mia cultura, lo avrei fatto da crociato, cioè assolutamente con un no. Non è così, non è oggettivamente così, perché negli ordini del giorno e anche in quelli successivamente presentati, si è riconosciuto che, almeno da un punto di vista formale, augurandoci che i dati corrispondano a verità, la legge n. 194 ha portato ad una diminuzione delle interruzioni di gravidanza.
Questo vuole dire che anche una sola interruzione di gravidanza, se pu essere evitata, debba essere evitata, perché, vivaddio, spero che in Aula non ci sia nessun supporter dell'aborto in quanto tale, dell'aborto vissuto veramente solo come metodo contraccettivo, magari il figlio di una subcultura liberticida e fintolibertaria che porta a dire "si fa quello che si vuole, tanto poi c'è anche l'aborto".
Penso che siano poche le persone, le donne e gli uomini che la pensano veramente così: "Mi diverto alla domenica", come si commentava prima con i colleghi, "e poi prendo la pillola il giorno dopo, il lunedì o semplicemente l'aborto come metodo contraccettivo, quindi se capita lo uso". Credo che siano poche le persone che la pensano così. Mi auguro che siano poche le persone che la pensano così, perché non è un atto di libertà. La libertà è un principio che non sono in grado né di spiegare n di insegnare, però in questo ordine del giorno noi cattolici, anche convintamene antiabortisti, abbiamo fatto un pesante passo indietro.
Non abbiamo voluto cavalcare una tigre ideologica, dicendo, come il monaco Zenone di Brancaleone da Norcia: "Sarai mondo se monderai lo mondo".
Non l'abbiamo fatto. E sostanzialmente abbiamo chiesto due cose: di rivedere una legge che ha trent'anni, che è una legge feticcio, che è una legge totem, ma che non è più una legge attuale, che non risponde più alle esigenze della nostra società, ma che soprattutto da un punto di vista medico-scientifico non risponde più alla evoluzione che c'è stata in questo campo.
E poi abbiamo semplicemente messo l'accento sulle alternative possibili, che devono essere il primo termine di confronto di chi vuole fare la scelta dell'aborto.
Cari colleghi, vorrei che veramente tutti aveste la certezza provata che recandovi in un consultorio c'è il rispetto totale della legge 194. Non è così. E non ho capito se sia più o meno cristiano, secondo l'interpretazione del collega Cattaneo, chiedere che quanto meno una legge vecchia vada rivista non tanto nella libertà, ma per garantire la libertà perché c'è una scelta consapevole e c'è una scelta libera. Non basta che la scelta sia consapevole, occorre che la scelta sia libera e la scelta è veramente libera se so che esistono delle alternative alla scelta drammatica che mi appresto a fare.
Non credo che sia più o meno cristiano chiedere non solo il rispetto totale della legge, ma anche che siano meglio evidenziate, spiegate e diffuse le alternative possibili che uno Stato deve garantire a chi decide di fare questa scelta.
E allora i punti che abbiamo teso sottolineare in questo ordine del giorno sono esclusivamente questi. Non c'è nessuna guerra santa, non c'è nessun tentativo di strumentalizzazione. C'è il tentativo di dire che la società ha il compito di ridurre il numero degli aborti e non di incrementarli, di fornire un'adeguata pubblicità ed informazione per la possibilità di fare nascere in ospedale e dare in adozione il bambino nell'anonimato.
Non capisco cosa ci sia di sbagliato e di non votabile in parole come "ad individuare nelle strutture ospedaliere locali idonei per il colloquio".
Perché queste cose non devono trovare un consenso unanime? Se non trovano un consenso unanime, è solo perché voi oggi avete bisogno di marcare una differenza politica, che non è sostanziale, ma che è una differenza politica partitica, perché dovete tenere buona la parte di quelli che comprano il prezzemolo.
Su questo tema, anche se alleati vostri e tengono in piedi la traballante Giunta dell'aspirante Senatrice Bresso, noi non staremo mai qui dentro né fuori con quelli che comprano il prezzemolo, ma staremo sempre dalla parte di quelli che, senza negare un diritto di scelta, vogliono cercare che in Italia ci siano meno aborti possibili e possibilmente anche nessuno.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente, cerco di restare nei cinque minuti. Credo che non possiamo ignorare in questa discussione il fatto che questa vicenda, questa ennesima offensiva di stampo reazionario che è in atto nel nostro paese parte con un atto clamoroso sul piano nazionale.
Non so se qualcuno l'ha ricordato durante il dibattito, ma c'è stata una richiesta strumentale da parte di Giuliano Ferrara, che chiede la moratoria dell'IVG, partendo dalla identica moratoria - quella sì assolutamente utile - che a livello internazionale è stata richiesta dall'ONU rispetto alla pena di morte.
Appello - aggiungo nuovamente - reazionario, e poi spiegherò il perch che viene ripreso da una parte - e noi comunisti siamo sempre riusciti a distinguere le cose, o almeno ci abbiamo provato - delle gerarchie vaticane, la parte più arretrata dal punto di vista sociale, ed è stata ripresa sul territorio dal centrodestra, che ha richiesto la convocazione di questo Consiglio.
Poi sento e ho sentito da parte degli stessi Consiglieri del centrodestra dire: "Ma noi non possiamo modificare la legge".
Allora vi chiedo per quale motivo avete richiesto la convocazione di questo Consiglio straordinario su questa vicenda. L'avete richiesto per tentare una strumentalizzazione, per rilanciare un'idea, che è tutta vostra ma che non avete il coraggio di esprimere fino in fondo. Anzi, il Consigliere Ghiglia l'ha fatto e, dal suo punto di vista, pur non essendo io mai assolutamente d'accordo con quello che dice, è coerente. Parlando della pillola del giorno dopo, dice, per esempio: "Le ragazze vanno a divertirsi il sabato sera o la domenica, poi tanto c'è la pillola del giorno dopo".
Quella è la filosofia di fondo che sostiene questa offensiva in atto sul piano nazionale. Quell'offensiva dice alle donne: "Avete peccato e dunque ne pagate le conseguenze!", ed è la stessa idea che sta dietro all'opposizione all'introduzione nel nostro paese del metodo farmacologico dell'interruzione volontaria di gravidanza.
C'è quella idea profondamente negatrice del diritto all'autodeterminazione delle donne.
Noi crediamo che il diritto all'autodeterminazione della scelta delle donne in un momento particolarmente drammatico della vita femminile (non solo, ma in particolare della vita delle donne), cioè quando si deve scegliere se andare verso un'interruzione volontaria di gravidanza, debba essere mantenuto. Non può essere surrettiziamente - e io aggiungo anche ipocritamente - messo in discussione. C'è una legge dello Stato conquistata. Abbiamo ascoltato all'inizio di questa seduta e di questa discussione due relazioni da parte degli Assessori competenti in materia che ci hanno fornito il quadro di una situazione che non può essere disconosciuta; il quadro di un'azione concreta anche della Regione, perch i dettami di quella legge vengano applicati concretamente.
Forse qualcuno - mi rivolgo al "crociato" Ghiglia, che diceva: "Io lo avrei fatto da crociato" - vuole tornare agli aborti clandestini in questo Paese, a quando le donne subivano menomazioni, quando non morivano? Bisogna avere il coraggio di dirlo con grande chiarezza e non tentare ipocritamente questa operazione, che tende a svuotare; anzi, che tende ad insinuarsi con maggior sottigliezza nel dire a quelle donne, proprio in quel momento, "Stai facendo una cosa sbagliata".
Poi c'è l'idea che io non collego ad un'ispirazione di tipo religioso.
Francamente, non riesco a vederne il nesso. Vedo, invece, chiaramente un tentativo di strumentalizzazione con finalità elettorali delle posizioni che, di volta in volta, alcuni settori, quelli più reazionari delle gerarchie vaticane, gettano nell'agone politico.
Ma noi abbiamo un rapporto serio. Lo dico al Consigliere Leo: si eviti l'elenco delle associazioni cattoliche, come lo stesso sottolineava. Con noi e nella nostra coalizione sta quella parte del movimento cattolico illuminata, che sta...



(Commenti del Consigliere Leo)



CHIEPPA Vincenzo

Rida, rida. A me non fa ridere.
Noi abbiamo scelto un tipo di alleanza, come centrosinistra - glielo spiego, mi scusi se da questo punto di vista le faccio una lezioncina - che con quei settori più progressisti del mondo cattolico hanno messo in piedi anche una coalizione politica.
So che questo può apparire oscuro al suo modo di intendere la cosa, ma ci sono dei valori che sono universalmente riconosciuti. E uno di questi deve restare.
Per questo motivo, stamattina abbiamo non strumentalizzato, Consigliere Ghiglia, ma indetto una manifestazione, un presidio qui fuori, davanti al Consiglio regionale.
So che il Consigliere Ghiglia non è uso a manifestazioni democratiche libere ed aperte. Lui è uso a quelle dove si andava vestiti tutti uguali.
Ma ormai sono finiti per fortuna quei tempi! Era una manifestazione libera: abbiamo visto tantissime donne e tantissime associazioni che hanno ricordato a tutti noi che quel diritto all'autodeterminazione, quelle norme contenute nella legge 194, sono più che mai attuali e non devono essere toccate.
Da questo punto di vista, abbiamo assunto e intendiamo mantenere una posizione assolutamente netta, chiara e riconoscibile.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chieppa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Devo dire che il clima che si era creato con gli interventi precedenti a quello del Consigliere Chieppa, che era di moderazione e di riconoscimento delle ragioni anche degli altri, si è un po' rovinato.
Ho fatto già i complimenti al collega Ghiglia perché se già marciava quando si marciava tutti con la stessa divisa, evidentemente o ha scoperto la fonte dell'eterna giovinezza oppure c'è qualcosa che non funziona! Magari anche il collega Ghiglia si cura da Scapagnini, o forse il collega Chieppa, con un'intenzione più recente, si riferiva ai movimenti totalitari che però stavano oltre cortina e non penso che il collega Ghiglia li abbia frequentati molto. Comunque, se ha le prove, collega Chieppa, noi siamo qui per vederle! Invece io ritengo che l'occasione fornita oggi da questo Consiglio sia importante, perché dopo la proposta che può essere provocatoria, ma che ha comunque avuto il merito di aprire un dibattito, quella di Giuliano Ferrara sulla moratoria, dopo l'invito alla riflessione sulla legge 194 del Cardinal Ruini, che può essere raccolto o meno ma ha la sua significatività, e il bilancio obiettivo di decenni di aborto legalizzato in Italia, è giusto che la politica - anche quella regionale - si interroghi.
vero che la politica regionale non ha le competenze sulla legge 194 ma ha significative competenze legate alla sanità e al socio-assistenziale.
Signori, non possiamo non dire che l'aborto da legale è diventato banale. Lo possiamo dire perché quando in Italia, a partire dagli anni Settanta, iniziò la propaganda per introdurre una legislazione abortista l'intento dei sostenitori era di rendere la gestante libera di ottenere l'intervento abortivo senza ostacoli. Era arduo far passare in Parlamento una legge che suonasse come: "Articolo 1: l'aborto è libero e gratuito".
L'argomento più usato non fu un richiamo alla libertà, bensì l'opportunità di assistere la gestante che viveva una situazione difficile invece di respingerla nella clandestinità.
Si è costruita una legge - la 194 - che riconduce le cause che inducono all'aborto ad un'unica vaga indicazione terapeutica e impone al consultorio o al medico di espletare una fase di prevenzione-dissuasione dall'aborto.
Il primo articolo della legge, per chi non lo ricordasse, fissa gli scopi: "Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio". Si aggiunge: "L'aborto non è un mezzo per il controllo delle nascite".
Siamo convinti che trent'anni di applicazione della legge 194 abbiano portato a situazioni diverse dai principi ispiratori della legge stessa. Le statistiche, ricavate dalle relazioni annuali dei Ministri della salute sono parziali, poiché non considerano ai fini della rilevazione degli aborti, che pure ci sono, gli aborti procurati con la cosiddetta "pillola del giorno" dopo, né gli aborti procurati con l'assunzione della RU486.
Infine, sempre sotto il profilo statistico, un ulteriore limite è costituito dal peso che si dà al numero in assoluto di aborti, e non invece, al rapporto di abortività, cioè alla relazione che intercorre tra gli aborti realizzati ogni anno e il numero di bambini che nello stesso periodo nascono vivi.
Poiché questo dato numerico è rimasto costante in trent'anni, se ne deduce che è rimasta costante - per cui non è calata - la tendenza ad abortire.
Le medesime statistiche forniscono numeri dai quali è impossibile comprendere le cause che inducono ad abortire. Ciò accade perché nella fase che dovrebbe essere di prevenzione nessuno o quasi nessuno chiede nulla alla donna. E, di conseguenza, il personale medico nulla o quasi nulla annota sulla scheda per la richiesta dell'IVG.
Una scelta, quindi, resa comunque agevole dal fatto che per abortire basta una mera manifestazione di volontà. In base alla legge n. 194 infatti, pur se il medico e il consultorio non riconoscono i motivi addotti dalla gestante per l'IVG, essi sono tenuti a rilasciare il certificato che attesta che la gravidanza è in atto. Il certificato costituisce titolo sufficiente, dopo sette giorni, per abortire. Dunque, l'assenza o quasi assenza di filtro per permettere la prevenzione e la dissuasione.
Non è una battaglia contro la legge n. 194, ma, come più volte abbiamo sostenuto, è una battaglia per un'assunzione di responsabilità e un'applicazione corretta della legge n. 194. Una battaglia per la vita, ma anche una battaglia laica. Per cogliere l'umanità del concepito non è necessario il catechismo è sufficiente l'ecografo. Non ne facciamo una battaglia di religione. Dal punto di vista biologico, la formazione dello sviluppo umano appare come un processo unico, continuo, coordinato e graduale fin dalla fecondazione con la quale si costituisce un nuovo organismo dotato di capacità intrinseca di svilupparsi autonomamente in un individuo adulto. Le recenti acquisizioni della biologia umana riconoscono che, nello zigote derivante dalla fecondazione di due gameti, si è già costituita l'identità biologica di un nuovo individuo umano, dotato di un proprio codice genetico, quindi di un valore antropologico unico. Il concepito non è un essere umano in potenza, è un essere umano in atto. È in potenza un adulto, un bambino, un anziano, ma è in atto un essere umano. In quanto essere umano è anche persona dal momento che non si vede come la dimensione personale possa subentrare, in epoca successiva, all'inizio della vita umana, cioè al concepimento.
La legge n. 194 elude il nodo riguardante l'identità biologica del concepito. Nella relazione di maggioranza che alla Camera dei Deputati accompagnava la proposta, poi diventata legge, l'opportunità di introdurre la nuova disciplina dell'aborto, viene evocata al di là delle diverse convinzione morali, religiose e scientifiche. Ripeto, al di là delle diverse convinzioni morali, religiose e scientifiche. Il legislatore ha dunque affermato di voler prescindere perfino dalla scienza. Quest'ultima attesta in modo inequivoco l'umanità del concepito.
Noi riteniamo che sia necessario una svolta sulla legge n. 194.
Riteniamo che sia necessaria una politica per la vita, per dare vita alla stessa politica. Questo quesito sulla legge n. 194, sulla sua applicazione sulle sue reali finalità, va posto senza timore. La sfida va vissuta non come un problema da rimuovere, ma come un'opportunità di riattivare anche la stessa politica.
Di questi problemi in tanti Paese europei ed extraeuropei si parla nei dibattiti politici normalmente, sono momenti di scambio politico e culturale importante, che spingono ad una riflessione critica e fa uscire da certe pregiudizi.
Auspichiamo, quindi, che questo contesto si crei anche in Italia. Noi riteniamo che il nocciolo del discorso stia nel diritto naturale, cioè in un quadro di valori la cui esistenza non dipende dai mutamenti e dalla storia, dai conflitti di classe o di razza, dalla costruzione dei mondi utopici o dai pensieri degli opinion maker, ma sono iscritti in modo stabile e immutabile nella natura dell'uomo. Regole essenziali valide in ogni epoca e in ogni luogo: non uccidere, non rubare, non dire il falso che dette in positivo nei loro riflessi sociali e politici, significano difendi la vita dell'innocente, con legislazione e provvedimenti amministrativi adeguati; rispetta l'altrui proprietà in un'ottica di solidarietà; lavora per l'onestà e la trasparenza della vita pubblica.
L'insieme di questi principi e precetti è impresso nella natura di ogni uomo, anche se non sempre viene percepito con chiarezza. È per questo che viene chiamato, al di là di ogni deformazione, diritto naturale. È il frutto dell'osservazione della scoperta e delle costanti naturali della persona e, in essa, la politica può trovare il fondamento che gratifichi la comunità. Da essa, dal diritto naturale, il diritto positivo trae le coordinate entro le quali proseguire nella sua elaborazione.
Riteniamo, quindi, una battaglia di avanguardia e libertà questa che stiamo conducendo, perché l'essenza del totalitarismo coincide con l'arbitrio che un uomo esercita su un altro uomo al punto di modificare o addirittura, da togliere la vita. Se il confine tra la vita e la non vita non è netto, è invalicabile, se non viene individuato quale dato oggettivo da riconoscere e da rispettare, non rappresenta qualcosa di variabile a seconda delle opinioni soggettive o delle scelte di una maggioranza, non si può dire che la prospettiva totalitaria sia alle spalle.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Non è semplice intervenire in questa seduta. Di fronte ad una serie di interventi e di prese di posizione assunte all'interno del Consiglio, viene la voglia di dire: non interveniamo, non prestiamoci a questa strumentalizzazione voluta dalla destra con la richiesta di un Consiglio straordinario.
Ma è altrettanto importante, anche in questo Consiglio, intervenire anche in quanto donna, per provare a riportare anche questa soggettività all'interno del dibattito.
In questi mesi, in questi giorni - lo ricordava prima il Consigliere Chiappa relativamente alla proposta di moratoria lanciata da Ferrara attraverso i mass media - emerge un gran parlare di e sull'aborto. Un gran parlare di e sull'aborto fatto quasi tutto da uomini che usano, per l'ennesima volta, in modo strumentale, il corpo e la sensibilità delle donne per fare i loro giochetti politici. Bisognerebbe davvero, finalmente far parlare nuovamente le donne di questi temi.
Se riuscissimo a far parlare le donne, tutte le donne, o comunque la stragrande maggioranza di loro, vi direbbero che nessuna di esse ha mai considerato l'aborto come uno strumento di prevenzione e nemmeno considerato come un diritto fine a se stesso. Le donne che hanno voluto e lottato per ottenere la legge n. 194, l'hanno voluta, e tutt'ora la difendono, per difendere la vita e per non morire di aborto clandestino.
Queste donne si ricordano dei momenti che hanno vissuto, ma lo ricordano anche le giovani donne che hanno avuto memoria delle loro compagne e delle donne che hanno vissuto precedentemente; si ricordano i tempi in cui, prima dell'entrata in vigore della legge n. 194, le donne che erano costrette ad abortire, o che sceglievano, per diversi motivi, di ricorrere a questa pratica (nessuna di esse penso sia mai stata contenta e soddisfatta di trovarsi in tale situazione), erano "divise in classi".
C'erano donne che avevano i soldi per andare ad abortire all'estero in strutture garantite, e ce n'erano altre che erano costrette ad abortire recandosi dalle mammane, ad abortire con i ferri da calza, con il prezzemolo, con il chinino,. Abortivano rischiando la loro vita, rischiando infezioni, in una situazione oltretutto di reato.
In quegli anni infatti era ancora vigente il Codice Rocco che vietava l'aborto come delitto contro l'integrità e la sanità della stirpe e quindi le donne abortivano illegalmente, rischiando la salute e la vita dopo di che capitava loro spesso di andare in galera.
Questa era la situazione che le donne vivevano prima dell'entrata in vigore della legge n. 194.
L'Assessore questa mattina ha ricordato che, prima dell'entrata in vigore della legge n. 194, erano oltre 100 mila gli aborti (è una stima sui dati dell'entrata in vigore). Forse nessuno sa quanti erano realmente anzi, nessuno sa sicuramente quanti erano gli aborti clandestini e qual era la situazione che le donne vivevano in quegli anni. Molte di noi si ricordano quegli anni e molte di noi certe esperienze le hanno vissute sulla loro pelle o attraverso donne che ci stavano vicine. Non auguro a nessuno di vivere dei passaggi così pesanti durante la loro vita.
Rispetto a questa loro condizione le donne, in quegli anni, hanno buttato fuori tutta la loro rabbia, tutta la loro autodeterminazione, più che il loro coraggio. Sono andate in piazza per richiedere una legge giusta che riconoscesse il loro diritto alla vita e la loro possibilità di scegliere con autodeterminazione se diventare madri oppure no. Queste lotte hanno portato all'approvazione della legge n. 194, ma hanno portato anche ad una messa in discussione del potere allora esistente e una messa in discussione dei rapporti tra uomo e donna, soprattutto all'interno della sfera personale e della sfera sessuale. Questo, forse, è una piaga, è un problema, che una serie di uomini non hanno risolto ancora oggi. Forse è anche per questo che ancora oggi, e periodicamente, ci troviamo di fronte a rigurgiti che tentano di mettere in discussione la legge n. 194 e attraverso la messa in discussione di questa legge, di rimettere in discussione il ruolo, l'autodeterminazione e la libertà delle donne.
Questo è uno dei motivi, oltre a quelli elencati nelle due relazioni soprattutto nella relazione dell'Assessore Artesio questa mattina, che ha dimostrato quanto la legge n. 194 sia ancora valida oggi e quanti risultati positivi abbia portato nella prevenzione all'aborto e nella cultura e nella crescita di una maternità consapevole e responsabile. Questi sono i motivi ancora per cui noi diciamo no a qualsiasi tipo di modifica alla legge n.
194.
Su questo, ovviamente e giustamente, non è il Consiglio regionale che può proporre variazioni alla legge n. 194, ma su queste fughe in avanti dettate da un calendario che viene dai mezzi di comunicazione, dai mass media, da Ferrara, dalle parti più retrive della chiesa cattolica, da un oscurantismo maschilista e patriarcale, noi continueremo a portare avanti le nostre battaglie per difendere la legge. Una legge buona, che ha dato dei risulti importanti.
Nessuno ci venga a dire che dopo trent'anni, siccome si è modificata la scienza e sono modificati gli strumenti, questa legge deve essere rimessa in discussione. Questo non è concepibile, è falso. Tutti gli strumenti sono previsti dalla legge n. 194, tutti gli strumenti - laddove sono stati attuati e la Regione Piemonte ha fatto e sta programmando una serie di interventi importanti per dare tutta la completa attuazione della legge n.
194 - hanno segnato un cambiamento radicale nella vita delle donne e nelle relazioni interpersonali.
La legge 194 non si tocca. Noi non ci smuoveremo da questa posizione e porteremo avanti tutte le nostre ragioni con tutta la determinazione che abbiamo per difendere questa legge dello Stato, che trent'anni fa ha rappresentato un ottimo compromesso tra le esigenze e le lotte delle donne e i poteri dello Stato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Prima il Consigliere Lepri mi ha chiesto se avessi intenzione di intervenire. Io ho risposto che mi ero iscritto e quando il collega mi ha chiesto se pensavo che servisse a qualcosa, ho risposto: "A dire il vero no, però ormai mi sono iscritto e qualche considerazione la faccio".
Mi rendo conto che alle ore 18 provare a fare l'etimologia della parola moratoria possa essere pesante, ma deriva dal latino mora, che vuol dire indulto, sospensione; in questo caso è utilizzata come sospensione.
Ma Ferrara sapeva che questo non è possibile, che non si può sospendere una legge dello Stato determinata peraltro con un referendum popolare, che aveva visto allora una maggioranza schiacciante.
Credo che Ferrara non sia in buona fede e non abbia l'obiettivo di verificare se la legge ha funzionato o meno. L'obiettivo, ancora una volta in questo Paese, è quello di spaccare il Paese, di aprire crepe anche all'interno del centrosinistra.
Credo che Ferrara utilizzi in maniera strumentale la sofferenza, il dolore e l'angoscia delle donne che si sottopongono all'interruzione di gravidanza. Una manovra - come direbbe il collega Chieppa - indegna, perch esercitata su una tragedia personale.
Il professor Veronesi l'altro giorno su la Repubblica ha detto: "L'aborto è un dramma, la moratoria è ancora peggio".
Vignale si chiedeva all'inizio di questa mattinata se la legge è stata disattesa; io credo che basti leggere la relazione sull'attuazione della legge presentata dal Ministro della Salute, Livia Turco, il 4 ottobre 2007.
I dati non li ripeto, perché sono quelli riferiti dall'Assessore (46% di diminuzione, da 234 mila rispetto al 1982 a 130 mila). E considerato che le immigrate rappresentano il 30% di questi numeri, soltanto 90 mila donne (in Italia 94 mila) hanno deciso di interrompere la gravidanza.
Il Ministro Turco dice che c'è stata una riduzione dell'interruzione tra le donne più istruite, le occupate, le coniugate, cioè quelle più in grado di recepire le attività di promozione della procreazione responsabile.
Credo che la mancanza di strumenti culturali adeguati da parte delle donne immigrate sia responsabile anche della ripetitività dell'aborto, che è un argomento che non mi pare sia stato trattato, che ha avuto un lieve aumento rispetto al 2005 tra le donne straniere nel nostro paese.
La legge ha funzionato, perché i consultori hanno fatto il loro lavoro forse avrebbero potuto fare di più. Si dovrebbe aumentare il loro numero la legge 34 prevede che siano uno ogni 20 mila abitanti. Oggi sono 0,7 e in Piemonte vent'anni fa ce n'erano due in più rispetto al numero di oggi.
una legge che ha funzionato - lo hanno detto in tanti, come il collega Cattaneo e anche il Consigliere Buquicchio - che ha avuto il grande merito di eliminare l'aborto clandestino e che ha eliminato la mortalità materna. Aggiungo una cosa alle loro considerazioni: lì dove è stata modificata la legislazione in termini di eliminazione della legalizzazione dell'aborto, si è osservato un aumento della mortalità materna senza modificare il trend precedente della natalità. Cioè laddove gli aborti sono diventati clandestini, non sono nati più bambini; è soltanto aumentata la morte delle donne per i metodi usati per interrompere la gravidanza. La Consigliera Barassi lo diceva e io ricordo l'utilizzo dello spillone nel Sud del paese.
Il centrodestra ritorna su quest'argomento. Dimentica la legge 40 quello che il Governo Berlusconi ha voluto; il TAR oggi ha bocciato le linee guida che evitavano la diagnosi pre-impianto e costringono le donne a partorire feti malformati. Questa è crudeltà, non amore per il prossimo.
La legge n. 40, quella sì e non la legge 194, è una legge contro le donne, perché impedisce la fecondazione eterologa, costringendo centinaia e migliaia di donne italiane ad andare ad effettuare la fecondazione eterologa all'estero.
Ed è ancora una legge contro la natalità, perché consente solo l'impianto di tre ovuli per volta, costringendo la donna a ripetere, con una tempesta ormonale, il trattamento quando il primo tentativo non è andato a termine. Io amo la vita, è piena di dolori, ma è anche straordinariamente bella e amo anche il mio lavoro di medico, perché in questi trent'anni di professione mi ha consentito molte volte di restituire queste sensazioni ai cittadini.
Ho due figlie che sono la cosa più importante della mia vita, che rappresentano il mio orgoglio e la mia speranza per il futuro.
Per questo credo che se la legge, così com'è stata, definendo programmi di promozione della procreazione responsabile nell'ambito del percorso nascita, definendo colloqui per le donne che desiderano abortire con equipe preparate allo scopo, definendo anche progetti di presa in carico della donna rispetto ai bisogni economici e di sostegno morale, risponde davvero alla ragione per la quale è nata. L'obiettivo è di evitare naturalmente l'interruzione di gravidanza con una procreazione consapevole.
Resta naturalmente inteso il diritto della donna di prendere liberamente la propria decisione.
Credo che questo colpo al centrodestra - lo dico con il massimo rispetto - non riuscirà. Le donne e gli uomini di questo Paese non si lasceranno ingannare dalla melina che in questo momento il centrodestra ha messo in piedi, perché la legge - e concludo con le parole di Livia Turco "è stata e continua ad essere non solo efficace, ma saggia e lungimirante profondamente rispettosa dei principi etici della tutela della salute della donna e della responsabilità femminile rispetto alla procreazione, del valore sociale della maternità e del valore della vita umana sin dal suo inizio".



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente. Sarò breve, ma qualche riflessione la voglio comunque fare.
la seconda volta che in Consiglio il centrodestra fa delle affermazioni rispetto alla legge n. 194 e alla sua attuazione che mi riempiono di sofferenza. È la seconda volta che sento parlare della sofferenza e del dramma delle donne costrette ad abortire e che non sento invece il rispetto per queste donne e per la loro sofferenza, che dovrebbe consistere nel non utilizzarla per fare delle strumentalizzazioni politiche, perché di questo si tratta.
Si utilizzano le campagne mediatiche, le provocazioni televisive, le interviste su alcuni quotidiani non per costringerci ancora una volta a riflettere apparentemente sul dramma e sul dolore delle donne, ma in realtà per tentare di spaccare la maggioranza, in realtà per suscitare divisioni al suo interno, in realtà per parlare d'altro.
La legge n. 194 c'è ed è già stato detto che ha portato nel nostro Paese civiltà, che ha portato nel nostro Paese la possibilità di ridurre gli aborti clandestini, di fare uscire allo scoperto le donne costrette o semplicemente messe nelle condizioni di dovere o di volere abortire alla clandestinità, al reato, alla solitudine e qualche volta alla morte.
Noi qui siamo per difendere la legge n. 194, per difendere la sua attuazione. Per quanto concerne la relazione del Ministro della sanità vorrei sapere quante altre leggi prevedono una relazione annuale che spieghi esattamente i dati, le modalità, la quantità d'attuazione, e che ci consente di seguirla e di monitorarla anno per anno. Questa legge lo fa e ogni anno il Ministro relazione sull'attuazione di questa legge.
Quest'anno, nella sua relazione, il Ministro Turco ha detto: "L'applicazione della legge deve essere ulteriormente migliorata".
Noi siamo d'accordo: deve essere ulteriormente migliorata. Dobbiamo fare in modo - questo è il contenuto dell'ordine del giorno - che i consultori siano potenziati. Nel 1997 in Piemonte erano 207 i consultori pubblici; nel 2005 erano 180 (questo è il dato che emerge dalle relazioni annuali dei Ministri).
Noi vogliamo che in Piemonte ci siano più consultori e più risorse destinate agli stessi. Sono d'accordo con quanto ha detto l'Assessore Artesio questa mattina. Noi vogliamo, per esempio, che la ricerca che è stata fatta nel Comune di Torino, da parte dell'Università di Torino, sulla situazione dei consultori e sulla loro attività, possa essere ampliata alla Regione, per individuare quali sono le carenze.
Una delle carenze spesso denunciate è quella del personale: pertanto dobbiamo fare in modo che in ogni consultorio ci sia personale preparato motivato e siano presenti diverse professionalità affinché l'accoglienza della donna sia piena e a tutto campo.
Non pensiamo che l'autodeterminazione della donna possa esistere se c'è solitudine; la sua solitudine, la sua impossibilità di confronto e di parola. Questo è stato uno degli effetti positivi della legge 194. Prima la donna era in clandestinità, era sola; non poteva parlare e il suo problema non poteva trovare conforto. Oggi non è così: ci sono i consultori e le equipe devono essere potenziate.
Ma dobbiamo anche occuparci delle donne che non passano attraverso i consultori, che non sono molte, ma esistono. Allora queste equipe possono essere previste nelle strutture ospedaliere, laddove la donna si rivolge comunque, perché è lì che l'aborto può essere praticato.
Noi non accettiamo le provocazioni. E non accettiamo neanche le richieste di convergenza tra centrodestra e centrosinistra su ordini del giorno comuni. Se ci fossero state queste convergenze, non ci sarebbe stato bisogno di richiedere questo Consiglio straordinario.
Noi abbiamo le nostre posizioni e non siamo soltanto i "portavoce" di qualcuno all'esterno. Siamo Consiglieri regionali, siamo Gruppi politici all'interno di questo Consiglio. Non siamo portavoce. Sappiamo ascoltare sappiamo riflettere su ciò che abbiamo ascoltato e sappiamo assumere delle posizioni politiche.
Il nostro compito di partito di maggioranza relativa - mi riferisco all'intervento del Consigliere Ghiglia, anche se in questo momento non mi ascolta - non è quello di "tener buono" qualcuno. Siamo partito di maggioranza relativa: non siamo domatori né cani da guardia. Questo non è un circo e non dobbiamo tener buono nessuno.
Abbiamo la nostra posizione e su questa intendiamo assumere le responsabilità che ci competono.
Noi chiediamo maggiori stanziamenti per i consultori e vedremo se nel bilancio questi stanziamenti ci saranno.
Chiediamo la possibilità di un'organizzazione del personale che superi il rischio che il diritto all'obiezione di coscienza, da parte dei dipendenti, possa trasformarsi in una struttura in cui ci sono solo obiettori di coscienza.
Chiediamo che qualsiasi scelta sia assunta dalla donna trovi nel consultorio e nelle strutture personale in grado di accompagnarla in questa sua scelta. Perché, altrimenti, il diritto degli uni rischia di diventare problema e danno per gli altri.
Chiediamo altresì - lo chiedo io, non voglio coinvolgere altri in questa mia richiesta - un potenziamento dei centri diagnostici, perché è importante che ci sia possibilità di una diagnosi precoce: più la diagnosi avviene in gravidanza avanzata e più è drammatico - oserei dire tragico per la donna dover scegliere, quando la vita nel suo grembo è già maturata e cresciuta. Quindi più tardi si ha la diagnosi, e più è drammatica tragica e angosciosa la scelta che la donna deve assumere.
Un'ultima considerazione: il numero degli aborti nel nostro Paese era disceso costantemente fino ad un certo punto, dopodiché ha cessato di diminuire. Questo è avvenuto in coincidenza con l'ondata migratoria nel nostro Paese. Il 30% delle donne che abortiscono nel nostro Paese sono straniere. Se voi lo confrontate con la percentuale di donne italiane capite che il dato è drammatico.
Noi chiediamo un'attenzione particolare per queste donne: la chiediamo all'Assessore Artesio, all'Assessore Migliasso, all'Assessore alle pari opportunità, all'intera Giunta.
Lo chiediamo perché nei confronti delle donne migranti ci sia un'attenzione particolare alla prevenzione, al dialogo, al sostegno e all'aiuto, come diceva questa mattina l'Assessore Artesio.
Le donne che lavorano come badanti, che spesso non hanno una casa perché vivono nell'abitazione dei loro datori di lavoro, di fronte ad una gravidanza sono in una situazione drammatica. Noi chiediamo un particolare sostegno per loro.
Ma chiediamo anche un'attenzione per le giovani donne. Anche i dati del Tribunale di Torino sulla quantità di interventi sui quali il Tribunale dei minori si deve pronunciare testimoniano, ancora una volta, che in coincidenza con l'ondata migratoria c'è stato un nuovo aumento delle richieste. Le giovani minorenni straniere sono, anch'esse, in condizioni di maggior difficoltà rispetto alle italiane.
Concludo il mio intervento ricordando che è stato presentato, da parte del Partito Democratico, un ordine del giorno avente ad oggetto: "Piena attuazione della legge 22 maggio 1978, n. 194". Non abbiamo accettato nessuna provocazione. Noi siamo per la piena attuazione di questa legge e sappiamo distinguere tra il compito dello Stato, che è quello di legiferare in questo campo, e il compito della Regione, che è quello di attuare quelle che sono le convinzioni di tipo personale.
Credo che in quest'ordine del giorno abbia vinto la ragione, il senso dello Stato, il senso della laicità delle istituzioni e, in ultima istanza ma non ultima per importanza, il rispetto per la dignità della donna e il rispetto per il suo dolore, quello vero, non quello un po' strumentalizzato, di cui troppo si parla in questo Consiglio quando si cerca di usarlo per spaccare, per dividere e non per andare avanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Inizio dichiarando la mia opinione personale e religiosa, che è quella di essere pregiudizialmente contrario all'aborto.
Dopodiché, da uomo resto comunque costretto a prendere atto di quella che era la situazione precedente alla legge 194, ove comunque l'aborto era praticato in modo clandestino, era praticato con grave rischio clinico delle donne che lo praticavano.
vero quanto hanno detto altri colleghi: chi poteva permetterselo ricorreva magari a cliniche private o a cliniche clandestine con tutta l'assistenza dovuta. Chi non poteva permetterselo, era costretto a ricorrere a metodi artigianali o a pratiche clandestine con elevatissimi rischi per la propria salute.
Di fronte a questa situazione è intervenuta la legge 194, che doveva però avere una finalità a mio avviso diversa e sotto un certo punto di vista positiva. Cioè avrebbe dovuto porre fine a tutte queste pratiche clandestine, ma contemporaneamente avrebbe dovuto evitare e limitare il numero di aborti. In che modo? Fornendo un'assistenza completa e professionale a tutte le donne che si trovavano di fronte a questo dramma di dover abortire o di intendere abortire.
Sotto un certo punto di vista, se questa legge avesse funzionato bene il numero di aborti avrebbe dovuto essere ridotto al minimo e avrebbe dovuto evitare ed eliminare tutti gli aborti clandestini.
Vediamo oggi quali sono i risultati di questa legge.
C'è un risultato a mio avviso sconcertante, perché abbiamo avuto nel 2005 11.174 aborti, con un indice di aborti rispetto al numero dei nati del 289,9 per mille. Praticamente il 30% di gravidanze venivano interrotte con l'aborto ed è un numero impressionante.
Sotto questo punto di vista, direi che la legge ha dunque funzionato per quanto riguarda l'operatività, cioè per il fatto che la sanità pubblica pratica costantemente l'aborto. Quindi, una donna che decide di abortire può farlo tranquillamente nelle strutture pubbliche, ma quello che è mancato nell'applicazione di questa legge è tutta la parte che doveva concorrere invece ad evitare o per lo meno a ridurre al massimo il ricorso all'aborto. Ed è su questo che proponiamo questa discussione e questo approfondimento, perché evidentemente c'è qualcosa che non funziona probabilmente a livello culturale generale, ma anche nelle consulte e anche in tutte quelle pratiche che precedono l'aborto, perché è inspiegabile che ci sia un numero così alto di aborti, soprattutto se calcolato rispetto al numero decisamente basso di nascite.
L'Italia è un Paese in cui il numero di aborti, in rapporto alla popolazione, è elevatissimo e il numero di nascite in rapporto alla popolazione è bassissimo. Siamo probabilmente fra i Paesi dove ci sono meno nascite al mondo.
C'è dunque qualcosa che non va ed è dunque nostro dovere tornare innanzitutto a rivedere questa legge, ma modificarla non sottoforma di divieto, non sto qui a chiedere di abolire la legge 194 e non sto chiedendo di vietare l'aborto.
Sto dicendo che bisogna applicare meglio la legge 194 per tutto quello che è prevenzione e sto qui dicendo che dobbiamo evidentemente sotto il punto dell'educazione, della cultura generale intervenire affinché vengano evitati gli aborti con un diverso comportamento a monte, con altre forme di controllo delle nascite.
Quindi, è giusto e doveroso che si discuta di questi argomenti.
Devo poi sottolineare una questione a mio avviso di pura demagogia andando a vedere quello che è successo qui stamattina. Questa mattina c'è stata una contestazione pesantissima, ma innanzitutto infondata, perché chi è venuto qui era convinto che questa Assemblea discutesse addirittura di abrogare la legge 194, cosa che non è assolutamente nei nostri poteri, ma cosa che nessuno ha mai chiesto. Infatti, nessuno ha mai chiesto di tornare a vietare l'aborto.
Le nostre richieste erano ben diverse, per cui stamattina c'è stata una chiara strumentalizzazione di persone che sono venute qui a contestare una cosa che non esisteva, una volontà che qui non esisteva.
E qui torniamo in quel campo della disinformazione o dell'informazione sbagliata che sovente viene data in pasto ai cittadini, che interpretano ma interpretano perché le notizie che hanno sono non dico false, ma perlomeno distorte. Quando si ragiona su notizie non conformi alla realtà si arriva a conclusioni sbagliate e a manifestazioni delle proprie opinioni ancora più sbagliate.
E questo, a mio avviso, è una colpa, una responsabilità proprio di alcuni componenti della nostra maggioranza, perché quello che è successo qui stamattina non doveva succedere, ma non aveva senso che succedesse, nel senso che qui è stata contestata una cosa che nessuno ha mai detto e che nessuno voleva dire o voleva fare. Per cui quella contestazione non aveva senso di esistere.
Ho collegato queste due cose tornando al discorso iniziale che volevo fare. Ripeto che sono personalmente contrario all'aborto, ma nel prendere atto che la legge 194, sotto un certo punto di vista, avrebbe dovuto limitare ed evitare gli aborti, non sono contrario all'esistenza di questa legge.
Sono però convinto che debba essere applicata per quelli che erano i suoi principi, cioè proprio il principio di cercare di limitare ed evitare l'aborto, mentre oggi questa legge viene utilizzata a rovescio, nel senso di favorire e fare abortire il maggior numero di persone, o comunque chiunque ne faccia domanda, cosa che si può chiaramente vedere dalle statistiche del numero degli aborti che, a mio avviso, sono spaventose. Un dato orribile. Dovremo impegnarci tutti per abbassare questo numero.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Il mio sarà un intervento molto breve. Un intervento che tengo a fare perché, su questo tema, si è aperta una canea a livello nazionale che sinceramente, è disgustosa sotto tutti i punti di vista. Sotto il punto di vista politico, etico, culturale, in cui a pagare quel senso di civiltà, di modernità della società italiana che è costato tanto, tanto lavoro, tanto sacrificio, tanta militanza, tanto impegno, a pagare sono stati, in principal modo, i lavoratori di questo nostro Paese.
Vorrei dire al Consigliere Ghiglia che non siamo delle belve da domare anzi, credo che anche oggi abbiamo dato dimostrazione di un gran senso di responsabilità, di un ampio senso delle istituzioni e del valore che ha quest'Aula consiliare. Soprattutto, abbiamo dimostrato che il nostro non è un attaccamento ideologico ad alcuni contenuti di tipo politico, ma la nostra è una difesa del senso di laicità di quel valore repubblicano della nostra società. È una difesa del valore intrinseco che hanno alcune grandi conquiste popolari che hanno migliorato, reso più moderno, più avanzato il nostro Paese.
Riteniamo che sia un errore grave per le libere istituzioni repubblicane farsi dettare i tempi e i temi dell'agenda politica, da altre istituzioni, soprattutto se queste sono religiose e che poco hanno a che vedere con l'amministrazione e con la gestione della cosa pubblica e del bene e del progresso della civiltà dei nostri cittadini.
Nella discussione di oggi c'è il tentativo di attaccare la progressiva secolarizzazione della società italiana. Visto che è un tentativo che viene praticato anche in altre parti del vecchio continente, senza dimenticare il ruolo delle chiese americane, c'è il tentativo di fermare la secolarizzazione delle nostre società, del rapporto di convivenza tra i nostri cittadini e della stessa idea che hanno i nostri cittadini del rapporto con la religione e con il senso dello Stato e dei loro diritti della fase compiuta di accettazione dei loro diritti di cittadini liberi ed eguali, così come ci hanno insegnato i padri delle società moderne e i rivoluzionari francesi all'indomani della conquista del potere.
Dico a questi nostri colleghi che hanno alzato la bandiera conservatrice per bloccare il progresso della nostra società, che questo processo di secolarizzazione è irreversibile, travolge tutti, travolge i non credenti, ma travolge anche i credenti. La crisi in cui si trova oggi la Chiesa, anzi, la crisi in cui si trovano oggi le Chiese è sotto gli occhi di tutti. C'è una fuga dalla partecipazione religiosa, c'è un aumento dell'intransigenza religiosa e dei fenomeni di fanatismo, sotto tutti i punti di vista. Questo non fa bene.
Non credo che ci sia molta differenza tra chi si sdraia davanti ad un consultorio per impedire l'accesso alle donne che vanno lì per praticare un aborto, e un figlio della rivoluzione iraniana. C'è lo stesso concetto di fondo, l'idea che è in forza di un concetto religioso. Io posso impedire ad un altro mio concittadino, ad un altro mio fratello che vive sul mio stesso territorio, che quindi ha i miei stessi diritti, di poter scegliere liberamente cosa fare della propria vita e del proprio destino.
Non è, quindi, limitando la libertà e i diritti civili che si riduce il divario, sempre più ampio e sempre più grande, tra la società e la religione. Stiamo commettendo un errore, anzi, state commettendo un errore: usare le donne che pagano e hanno pagato carissimamente tutte le loro conquiste - perché vivono in società che sono organizzate politicamente culturalmente, da un punto di vista organizzativo, su canoni prettamente maschile - è una strumentalizzazione che pagherete in modo grave.
Non è così che si conquistano e si cerca di trovare cause che si ritengono giuste, non è usando in questo modo il dramma anche dell'interruzione volontaria di gravidanza che si ottengono voti, che si aumenta il consenso. Magari, ci può essere un facile consenso legandosi ad una corrente culturale neo demagogica e neo conservatrice, ma è un consenso temporaneo perché chi semina vento, lo sanno bene tutti, raccoglie tempesta.
Chi usa queste questioni per aumentare le paure, per aumentare le fobie, per dire cose che non sono vere, alla fine verrà sbugiardato. Verrà sbugiardato dalle persone che, quotidianamente, in modo vigoroso, serio fanno il proprio lavoro. Da quelle tante operatrici, da quei tanti operatori che ogni giorno sono a contatto con il dramma delle donne che scelgono l'interruzione volontaria di gravidanza, con il dramma delle donne che, in solitudine, spesso, scelgono questa strada.
Colleghi, dobbiamo seriamente, in modo rigoroso, dire che proprio perché siamo parte di questa grande struttura di cui sono composte le nostre istituzioni repubblicane, dobbiamo respingere il tentativo speculativo e demagogico di imporci un dibattito che non è stato voluto dalle istituzioni democratiche e repubblicane, che non è stato voluto dai nostri cittadini, ma voluto da cerchi ristrettissimi legati al mondo religioso e ad alcune sacche conservatrici che usano vicende etiche e religiose per creare elementi di strumentalizzazione politica. Noi le respingeremo.
Respingeremo gli ordini del giorno che vengono da una parte e dall'altra. Riteniamo che sia stato un errore fare questa discussione l'avevo detto anche durante la Conferenza dei Capigruppo. Si è fatto un errore seguire l'idea per cui oggi noi si debba fermare un'attività amministrativa per discutere di un tema che non è di nostra competenza e che, nel limite della nostra competenza, potrebbe rendere più difficile più complicata la vita delle nostre donne in questa regione.
Noi non ci stiamo a questa discussione e per questa ragione noi respingeremo tutti gli ordini del giorno di maggioranza e di minoranza.



PRESIDENTE

Il Consigliere Scanderebech ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Solo per evidenziare il fatto che sono da esaminare ancora sette ordini del giorno e ci sono ancora una serie di interventi. Indipendentemente dalle ultime osservazioni giuste e corrette (osservazioni di natura politica, piuttosto che etica, vanno anche bene), mi sembra che questa mattina ci siano state delle interferenze.
I sette ordini del giorno, dopo un dibattito civile, democratico costruttivo, interessante, utile - mi auguro che sia stato così anche per tutti gli altri - meritano una riflessione, per cui propongo di rimandare il tutto ad un nuovo Consiglio. Nel prossimo Consiglio, compatibilmente con gli atti di sindacato ispettivo, si potrebbe portare il ruolo di questi sette ordini del giorno.
Abbiamo ancora quattro interventi, siamo alle ore 19. Mi sembra che, a questo punto, sia offensivo nei confronti di tutti i Consiglieri che oggi hanno dato un contributo in modo democratico e coerente nel rispetto dell'Assemblea, votarli velocemente. Mi sembra che, sempre nel rispetto dell'Assemblea e del contenuto di cosa stiamo parlando, indipendentemente dalle posizioni politiche e ideologiche, sia il caso di rimandare il tutto al prossimo Consiglio.
Quanto detto vale per tutto il centrodestra.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Siamo d'accordo con quanto ha appena detto il Consigliere Scanderebech anche se il mio intervento sarà di natura diversa.
Vorrei fare notare ai Consiglieri che sono state sollevate delle osservazioni abbastanza gravi da parte del Consigliere Robotti. Prima fra tutte che la seduta di oggi di, fatto, ha fatto perdere tempo perché ha tolto attività amministrative, ha portato a discutere di questioni non di competenza del Consiglio regionale. Lo informo che le competenze relative a quanto richiede l'ordine del giorno, firmato peraltro dal sottoscritto e da tutta l'opposizione, che prevede un chiaro intervento della Regione sulle politiche sanitarie di attività all'interno dei consultori, sono regionali.
Capisco che il collega Robotti non abbia buone conoscenze in materie legislative, in quanto è andato a dire ai suoi pasdaran portati da tutto il Piemonte, che hanno anche occupato l'Aula, che noi oggi avremmo modificato la legge 194. Lei stesso ha sentito i giovani portati dai Consiglieri Robotti e Chieppa qui in Aula che dicevano che oggi avremmo modificato la legge 194.
Lei sa bene che la legge 194 non può essere modificata da un Consiglio regionale. Ma sa altrettanto bene - glielo dica lei al collega Robotti che il Consiglio regionale può intervenire sui centri di assistenza e di aiuto alla vita e così via con dei fondi, così come ha fatto in questi giorni la Regione Lombardia. Altra affermazione grave che tengo a segnalare e a rispedire al mittente è che sia stata una convocazione antidemocratica perché non voluta dai cittadini.
Ricordo al collega Robotti che, grazie al nostro Regolamento, è prevista la possibilità di chiedere Consigli straordinari, e che il sottoscritto, come gli altri colleghi che hanno firmato la richiesta di convocazione del Consiglio straordinario, sono rappresentanti dei cittadini.
La nostra richiesta ha lo stesso valore e lo stesso peso dalle richieste avanzate dal collega Robotti in altri casi o dai colleghi della maggioranza, per cui è democratico richiedere un Consiglio straordinario.



PRESIDENTE

Mi scusi, collega Rossi.
Colleghi, per cortesia!



ROSSI Oreste

Credo che l'argomento fosse attinente, in quanto è ordine dei lavori.
Spieghi quali sono le regole di questo Consiglio al collega Robotti, visto che non ha ancora imparato.



PRESIDENTE

Non era mia intenzione farla concludere, ma c'era un brusio di fondo che disturbava non solo lei, ma tutti noi.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Presidente, vista anche l'ora, il numero di interventi ancora da svolgere e gli ordini del giorno presentati, mi pare che sia stata segnalata l'esigenza di portare a termine un provvedimento licenziato dalla Commissione in maniera unanime.
Se in questo momento sospendessimo la trattazione di questo punto all'o.d.g. e assumessimo il punto sulle mafie, che dovrebbe avere anche una rapida definizione, e poi rimandassimo tutto il resto all'inizio del prossimo Consiglio regionale, ritenendo che in una mattinata o in una mezza mattinata si possa concludere il tutto, risponderemmo anche alle sagge richieste del collega Robotti, per far vedere che questo Consiglio regionale non si diletta soltanto dei massimi sistemi, ma è anche capace di affrontare e risolvere problemi importanti.



PRESIDENTE

Colleghi, se siamo d'accordo - naturalmente mi rivolgo ai colleghi Pedrale, Boniperti e Novero, che risultano ancora iscritti per intervenire potremmo considerare concluso il dibattito, che mi sembra sia stato ampio, visto che tutti i Gruppi hanno avuto l'opportunità di poter esprimere la propria posizione, e passare all'iscrizione della proposta di deliberazione n. 339, "Primi indirizzi per l'attuazione della legge regionale 18 giugno 2007, n. 14 (Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della 'Giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie')", sulla quale c'è un consenso che definire ampio è un eufemismo. Potremmo, quindi, terminare la seduta con il voto sulla delibera e rimandare alla Conferenza dei Capigruppo, che si terrà domani, la decisione sulle modalità per effettuare la votazione e l'eventuale dibattito sui numerosi ordini del giorno ancora iscritti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

L'unica cosa che propongo, votata la legge sulle mafie, è che almeno si concluda il dibattito. Ci sono ancora quattro interventi...



(Commenti in aula)



ROBOTTI Luca

Non intervengono? Allora scusate.



PRESIDENTE

Grazie, collega Robotti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Va benissimo quanto lei proponeva. Domani, durante la Conferenza dei Capigruppo, discuteremo come gestire la prossima seduta di Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Volevo precisare che accolgo volentieri la proposta di votare garantendo il numero legale, la legge sulle mafie. È una cosa importantissima; così la collega Pozzi non penserà che sono bravi sempre e solo quelli di sinistra!



PRESIDENTE

Grazie, collega Leo. Con l'entusiasmo del collega Novero, che ringrazio, assieme ai colleghi Boniperti e Pedrale, potremmo dichiarare concluso il dibattito ampio e articolato sul tema riguardante la legge 194.



PRESIDENTE

NOVERO Gianfranco (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, veramente volevo intervenire per cinque minuti!



PRESIDENTE

Per carità, ci mancherebbe ancora. Dopo l'intervento del collega Novero, se i colleghi Boniperti e Pedrale sono d'accordo, potremmo ritenere concluso il dibattito, dare per iscritta la proposta di deliberazione n.
339 e votarla. A quel punto, chiuderemo i lavori del Consiglio e la Conferenza dei Capigruppo di domani deciderà in merito agli ordini del giorno.
La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Impiegherò anche meno di cinque minuti. Ci tenevo solo a fare una considerazione: ho condiviso le affermazioni del collega Robotti fino a tre quarti del suo intervento. Verso la fine, però, ha detto quello che ha fatto arrabbiare il mio Capigruppo, col quale concordo perché anch'io considero democratico questo dibattito.
Mi preoccupano moltissimo tutti gli integralismi religiosi, che credo siano i peggiori, e, in generale, i conservatorismi. Vorrei far notare ai colleghi che mi è sempre piaciuto molto studiare le religioni e la filosofia. Ma mi avevano insegnato che "religione" non è sinonimo della presenza di un Dio.
La religione buddista, ad esempio, non ha un Dio. La religione comunista - perché mi hanno insegnato che è una religione - non ha un Dio: il Dio è il bene supremo del popolo. Io lo considero una religione. Anche degli eminenti studiosi di religione lo considerano tale.
Probabilmente, sarei stato bruciato dai cattolici in più di un'occasione per le mie idee. Vorrei solo far notare, però, che oggi abbiamo vissuto un dibattito e una discussione troppo permeata dagli integralismi religiosi, intesi come integralismi religiosi della religione comunista e cattolica.
Personalmente sono contrario all'aborto: io e mia moglie non lo avremmo mai fatto, così come non avremmo mai divorziato. Ma a costo di essere considerato un eretico, ammetto di aver votato a favore del divorzio: lo disapprovo, ma ritengo che sia possibile che la legge dello Stato lo preveda..
Attenzione, però: a noi sorge il dubbio che l'aborto sia un crimine per cui, su un crimine, non ci potrà mai essere adesione. Vi faccio notare che il nostro ordine del giorno non chiede mai, nemmeno lontanamente l'abolizione dell'aborto, cosa che, secondo me a questo punto sarebbe legittima, perché Hitler aveva deciso di uccidere tutti gli handicappati che non servivano.
Noi non chiediamo minimamente, è questo che mi scombussola...per cui parlo di integralismo, ma più secondo me dalla parte dell'estrema sinistra il nostro non è integralismo.
Avrei le stesse posizioni se ci fosse una guerra di religione nostra che vuole abolire la 194.
Concludo dicendo che veramente mi stupisce, e faccio un appello nel senso di non fare gli integralisti da nessuna parte. Se c'è una parola che può far pensare che noi nell'ordine del giorno volessimo puntare all'abolizione dell'aborto legale in Italia, ditemela e io far l'emendamento.
Altrimenti, se non c'è nessuna parola così, collega Robotti, non capisco!



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Novero si può dichiarare concluso il dibattito sull'argomento trattato tutta la giornata.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Iscrizione all'o.d.g. ed esame proposta di deliberazione n. 339, inerente a "Primi indirizzi per l'attuazione della legge regionale 18 giugno 2007, n. 14 (Interventi in favore della prevenzione della criminalità e istituzione della 'Giornata regionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie')"


PRESIDENTE

Prima di concludere i lavori, propongo di dare per iscritta all'o.d.g.
la proposta di deliberazione n. 339.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 30.
Indìco la votazione sulla proposta di deliberazione n. 339, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.09)



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