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Dettaglio seduta n.29 del 11/10/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.03. il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 11.05)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Robotti, Ronzani.


Argomento: Variazioni di bilancio

b) Variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005


PRESIDENTE

Comunico che la Giunta in data 6 ottobre ha trasmesso - per comunicazione al Consiglio, in ottemperanza alla legge regionale n. 7 della 2001 - n. 3 deliberazioni del 25 luglio 2005, n. 1 deliberazione del 5 agosto 2005, n. 1 deliberazione del 12 settembre 2005 relative a: "Variazione del bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005".


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dell'o.d.g., annuncio che sono state presentate parecchie nuove iscrizioni di punti all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire, per mozione d'ordine, il Consigliere Ghigo ne ha facoltà.



GHIGO Enzo

Volevo solo far presente all'Aula un elemento di riflessione, mi rivolgo in particolare al Vicepresidente Susta che in questo momento non è presente, ma i rappresentanti della Giunta potranno riferire.
Il Vicepresidente Susta si era impegnato - credo che questo impegno abbia un certo valore vista l'apertura di credito che l'opposizione ha assunto nei confronti del Vicepresidente Susta nell'ambito del dibattito dell'assestamento di bilancio - a presentare in Conferenza dei Capigruppo il disegno di legge sul caso FIAT. Disegno di legge che la Giunta ha adottato prima di presentarlo ai Capigruppo sia di maggioranza sia di opposizione (un impegno che si era assunto il Vicepresidente Susta in Aula quando ne abbiamo dibattuto). Altro elemento che mi permetto di segnalare alle valutazioni dell'Aula - lascio perdere tutti i commenti trionfalistici pronunciati dalla Presidente Bresso a proposito di questa innovativa risposta alla crisi dell'industria piemontese - è che ieri la Giunta sempre prima di incontrare i Capigruppo del Consiglio, ha incontrato i Sindacati per avere il beneplacito delle rappresentanze sindacali al documento. La Giunta ritiene che i Sindacati siano un organo superiore al Consiglio regionale? Chiedo al Presidente del Consiglio di ristabilire quelle procedure sulle quali c'è stato un impegno, ma soprattutto anche quelle procedure di tipo istituzionale che permettono al Consiglio regionale, tutto, di esprimere quello che il Consiglio deve esprimere. Di avere un ruolo che non è consuntivo, ma è propositivo. Ci troviamo di fronte all'ennesimo caso di sfregio istituzionale della Giunta nei confronti del Consiglio.



PRESIDENTE

Il Vicepresidente Susta sta entrando in Aula quindi avrà sicuramente modo di interloquire direttamente con i Capigruppo e dare comunicazione al riguardo.
Per quanto riguarda il rispetto della corretta prassi e del coinvolgimento dei Gruppi consiliari, specie in materia così delicata, sarà nostra cura far sì che la Giunta l'ossequi puntualmente.
Ha chiesto di intervenire, il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Riprendo quello che diceva poc'anzi il Consigliere Ghigo.
Vicepresidente Susta, abbiamo appreso che la Giunta ha deciso di licenziare una proposta di legge regionale. Ricordo che oltre all'impegno che ricordava il Consigliere Ghigo di presentare la proposta di legge, quanto meno alla Conferenza dei Capigruppo, vi era anche quello (che aveva chiesto il mio Gruppo) di controllare prima le carte.
Le anticipo, Vicepresidente Susta, che prima di presentare il progetto noi vogliamo vedere le perizie sulle aree, vogliamo capire dove vengono reperiti i soldi che la Provincia di Torino ....



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, devo richiamarla al rispetto del Regolamento. La mozione d'ordine è già stata presentata dal Consigliere Ghigo. La prego di concludere...



GHIGLIA Agostino

La mia mozione è diversa, Presidente, mi lasci concludere il mio intervento.
Prima di iniziare i lavori sarebbe opportuno che il Vicepresidente Susta ci desse comunicazione in Aula rispetto alle novità emerse nelle settimane passate, anche sui giornali, e che non sono state in alcun modo portate a conoscenza del Consiglio. Non è una trattativa privata: Giunta FIAT-Sindacati.



PRESIDENTE

Non è il momento di fare un dibattito sul punto, adesso seguiamo l'o.d.g. dei lavori del Consiglio, passiamo all'esame delle interpellanze e interrogazioni, dopodiché il Vicepresidente Susta avrà modo di comunicare se ritiene di farlo in questa sede, altrimenti lo calendarizzeremo nella seduta del prossimo Consiglio in modo tale che tutti i Consiglieri possano essere edotti.
Consigliere Scanderebech, le do la parola solo se non è sulla stessa questione.



PRESIDENTE

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



PRESIDENTE

Presidente, perché quando voglio intervenire non mi vuole dare la parola?



PRESIDENTE

Non è una persecuzione, Consigliere, è perché sul tema...



PRESIDENTE

SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono)



PRESIDENTE

E' scorretto ...



PRESIDENTE

Consigliere, non mi dia dello scorretto, avrà modo di intervenire sul tema.
Il Consigliere Ghiglia non aveva titolo a parlare perché sulla questione aveva già parlato il Consigliere Ghigo



(Continue proteste da parte del Consigliere Scanderebech)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech



SCANDEREBECH Deodato

Mi associo a tutto quello che è stato detto, ma aggiungo qualcosa in più.
Ieri sera è successo qualcosa di grave: il responsabile marketing della FIAT, sta male. Non sappiamo quale siano le sue condizioni. Oltre a tutto quello che è stato detto, visto e considerato che Lapo Elkann non è solo un appartenente della famiglia Agnelli, ma anche un personaggio FIAT, volevamo sapere dall'Assessore competente quali sono le sue condizioni.



PRESIDENTE

Apprezzo la sollecitazione, ma non penso sia opportuno, anche per una questione di rispetto personale, porre l'attenzione di casi singoli in questo consesso. Senz'altro avrà modo, tramite l'Assessore, conferendo a latere del Consiglio, di accertarsi delle condizioni, premesso che tutti quanti auguriamo alla persona in questione, così come a tutti i pazienti ricoverati, una prontissima guarigione.
In attesa di approfondire con la rappresentanza della Giunta regionale la questione che è stata posta dai Consiglieri Ghigo e Ghiglia, passiamo ad esaminare le interrogazioni....



BURZI Angelo

Scusi Presidente, l'intervento del Consigliere Ghigo, come mi è parso di capire, è stato interpretato come una mozione d'ordine tendente a far sì che la Giunta...



PRESIDENTE

E io ho risposto: ho detto che avremo avuto modo di parlare....



BURZI Angelo

Non la votiamo? La mozione è accolta?



PRESIDENTE

Le mozioni d'ordine non si votano. Si è chiesto di avere modo di parlare con il Vicepresidente Susta. Il Vicepresidente è appena entrato in Aula, non ho avuto occasione di parlarne in modo da concertare una risposta e verificare se possiamo fornirla a seguito delle risposte alle interrogazioni e interpellanze, quindi nel Consiglio di oggi, oppure se concertare con i Capigruppo un altro momento del Consiglio della prossima settimana.
Se il Vicepresidente Susta è disponibile e ha la documentazione alla mano, penso si possa affrontare nella seduta odierna.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interpellanza n. 109 dei Consiglieri Cotto, Ferrero, Pichetto Fratin, Leo Manolino, Cavallera, Ghigo, inerente a "Richieste contributo per manifestazioni fieristica. L.R. 47/87 art. 13"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 109, presentata dai Consiglieri Cotto Ferrero, Pichetto Fratin, Leo, Manolino, Cavallera, Ghigo Risponde l'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore al commercio e fiere

L'interrogazione è pervenuta il 3 agosto 2005, quando c'era una realtà diversa, relativamente al capitolo di finanziamento per le fiere, di quella odierna. Avevamo ereditato un capitolo con zero euro che poi, a seguito dell'assestamento del bilancio, si è arricchito con una certa somma.
Rispondo all'interpellanza.
Il Capitolo 14990 del bilancio 2005, contributi per le manifestazioni fieristiche, è stato azzerato completamente dalla passata Amministrazione dopo che nel 2004 era già stato dimezzato rispetto al 2003.
Tale situazione negativa ha fin qui disatteso le 180 richieste pervenute da Comuni grandi e piccoli che su quelle risorse contavano per organizzare manifestazioni fieristiche ormai consolidate con caratteristiche, spesso, di grande prestigio, anche se finalizzate alla promozione di piccoli segmenti di produzione agricole e artigianale tipica del territorio.
A ciò, la nuova Amministrazione, pur di fronte alla criticità finanziaria ereditata dalla passata gestione, intende porre rimedio, in sede di assestamento di bilancio, con risorse non inferiori a quelle del 2004. (Questo è accaduto e ringrazio chi ha contribuito a realizzarlo).
Infatti, anche un budget limitato può fornire un supporto indispensabile per non rischiare di perdere un patrimonio faticosamente costruito nel tempo e assicurare quella politica di rilancio dell'economia che si basa sulla tradizione e la competenza territoriale e che può contare anche su un qualificato calendario di manifestazioni fieristiche.
Questa è la risposta tout court.
Personalmente, ho riscritto alcuni passaggi; primo fra tutti, la spiegazione per accedere a questi contributi (penso la Consigliera Cotto già conosce, ma se vuole posso darle copia scritta, in modo da non perdere tempo).
Oggi ci troviamo ad avere una certa somma in quel capitolo e cerchiamo di riprendere le abitudini. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Assessore.
Come ha ricordato l'Assessore, l'interpellanza è stata presentata prima dell'assestamento di bilancio, proprio per richiamare l'attenzione della Giunta a far sì che tale assestamento potesse colmare il vuoto al Capitolo 14990.
Sono soddisfatta per il risultato perché darà risposta alle 180 richieste pervenute. Sono anche contenta per le sue dichiarazioni, laddove dice che queste fiere, faticosamente costruite nel corso degli anni contribuiscono al rilancio dell'economia. Possono sembrare contributi a pioggia, ma si tratta di una pioggia necessaria per far germogliare il nostro territorio.
Aspetto di avere per iscritto la risposta. Grazie.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 58 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Boniperti, Botta e Vignale, inerente a "Provvedimenti per il potenziamento dell'organico dei Vigili del fuoco" interrogazione n. 225 della Consigliera Ferrero inerente a "Gestione Protezione civile evento olimpico Torino 2006"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni n. 58 e 225 sulle quali risponde l'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla protezione civile

Per questa interrogazione è doveroso svolgere prima una premessa. Il coordinamento nazionale dei Vigili del fuoco è una struttura operativa dipendente dal Ministero dell'Interno - Dipartimento dei Vigili del fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile - pertanto, primariamente è di loro spettanza il potenziamento delle strutture e dei mezzi, nonch l'adeguamento del personale, sia esso personale sia volontario.
Risulta evidente, pertanto, che "il potenziamento dell'organico del personale dei Vigili del fuoco di Torino e del Piemonte" è di stretta competenza e sotto la responsabilità del Ministero dell'Interno, come tale è anche la potestà di apertura di sedi distaccate presso i siti olimpici.
Per quanto attiene l'adeguamento dei mezzi e delle attrezzatura, la Regione Piemonte ha già provveduto, nel corso di questi anni, a fornire in comodato d'uso gratuito ai vigili volontari degli autoveicoli e all'acquisto di materiali vari, quali liquidi estinguenti, postazioni informatiche, ecc.
La conferma e il miglioramento dei già buoni rapporti con il coordinamento nazionale dei Vigili del fuoco, nelle sue articolazioni di Ispettorato Regionale e Comandi Provinciali, rientra tra le priorità di questa amministrazione che, altresì, auspica un aumento del personale in forza al coordinamento nazionale dei Vigili del fuoco della Regione Piemonte.
A tutto questo, vorrei aggiungere lo sciopero dei Vigili del fuoco.
Come Regione - ero io presente giovedì scorso - abbiamo ricevuto una delegazione dei Vigili del fuoco, che proprio in quella giornata scioperavano, con una piattaforma di richieste che andavano dal mancato pagamento degli straordinari al mancato vettovagliamento e alla mancanza di personale; tutta una serie di problemi resi più acuti in occasione dei Giochi olimpici.
Ci siamo preoccupati di comunicare al Prefetto, in quanto responsabile con quelle competenze, di chiedere politicamente un Tavolo di discussione politico-tecnico, dove a brevissimo verranno affrontati tutti questi problemi, che speriamo di risolvere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Segretario Questore Ghiglia, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Ringrazio l'Assessore Caracciolo per aver fornito una riposta completa all'interrogazione. È ovvio che le responsabilità maggiori ricadono in capo al Ministero dell'Interno, però vede, Assessore, siamo in un periodo abbastanza concitato, con la scadenza olimpica vicina, quindi mi sembra paradossale trovarci adesso di fronte alla gestione di un'emergenza Vigili del Fuoco, anziché di altri tipi di emergenza. Oltretutto, erano largamente prevedibili le maggiori necessità ed esigenze di organico e di sedi del corpo del Vigili del fuoco. Erano prevedibili, erano programmabili e avrebbe dovuto affrontarli, non tanto la Giunta regionale, quanto quegli organismi di cui la Giunta regionale fa parte per la gestione dell'evento.
Abbiamo una serie di strutture - più sovrastrutture che strutture - che si occupano della prossima organizzazione olimpica e ci troviamo, a tre mesi e mezzo dall'evento, con i Vigili del fuoco che scioperano.
La nostra richiesta è di intervenire in maniera pesante e pressante anche sul Comitato organizzatore dei Ggiochi e sul Governo. Perché non è possibile trovarci in una situazione del genere; mi chiedo, a tre mesi e mezzo dall'evento, cosa si possa ancora fare. È chiaro che il distaccamento speciale di uomini e mezzi può sempre essere indotto. La richiesta che facciamo è quella di porre la questione "emergenza vigili del fuoco" in maniera ancora più convinta e pressante, perché senza i vigili del fuoco senza il potenziamento indispensabile del corpo dei vigili del fuoco "l'evento" correrebbe dei rischi oggettivi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla protezione civile

La ringrazio per l'apprezzamento, le assicuro che quanto richiesto è quello che noiquanto faremo a breve.


Argomento: Province

Interpellanza n. 130 presentata dai Consiglieri Cavallera, Ferrero, Leo e Ghigo, inerente a: "Procedure gravose relative alle concessioni di derivazione d'acqua a titolo preferenziale nella provincia di Torino"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanzea n. 130, dei Consiglieri Cavallera, Ferrero, Leo e Ghigo.
Ha chiesto la parola la Consigliera a cui risponde l'Assessore De Ruggiero e i Consiglieri Cavallera e altri, "Procedure gravose relative alla concessione di derivazione d'acqua".
La parola alla Consigliera Ferrero; ne ha facoltà..



FERRERO Caterina

Devo solo chiedere alla cortesia della Presidenza, visto che sull'interrogazione interpellanza di prima, anche il nostro gruppo Gruppo ha presentato interrogazioni sullo stesso questo tema, nel momento in cui si individuino per argomenti le discussioni, se è possibile recuperarlae e fare un'aunica discussione. sui temi. Per quanto riguarda questo tema direi che si è concluso nella discussione generale.



PRESIDENTE

Noi operiamo sempre affinché tutte le interrogazioni che sono chiaramente collegate, vengano accorpate nella risposta. Adesso verifichiamo.
La parola all'Assessore De Ruggiero, per la risposta all'interpellanza.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore alle risorse idriche



PRESIDENTE

Sicuramente ci sono degli aspetti di metodo e degli aspetti di merito.
Del resto, ne alla questione abbiamo già dato spazio in Commissione. anche su questo punto.
Con la legge regionale 44/2000, nell'ambito del conferimento di funzioni disposto in attuazione della riforma, di cui alla legge 59/1997 e al decreto legislativo 112/1998, è statao attuata attuato in Piemonte, il riparto delle competenze in materia di gestione del demanio idrico. Quindi il punto del sul riparto è stato fatto nel 2000.
(Ovviamente, queste note le lascerò al Presidente e all'attenzione dei Consiglieri, perché il punto è piuttosto lungo el'argomento è piuttosto delicato).
. Rimane fermo il fatto che In forza della citata normativa, competono alla Regione per questa normativa (che condividiamo), competono alla Regione le generali funzioni di programmazione e di disciplina, ivi compresa, l'adozione dei piani di settore, dei programmi finanziari l'emanazione dei rregolamentiRegolamentiegolamenti, normative tecniche e linee guida, nonché il rilascio del parere vincolante sulle grandi derivazioni in ordine alla compatibilità con gli obiettivi di qualità dei corpi idrici e con le linee di pianificazione e programmazione regionale..
L'esercizio delle funzioni trasferite dallo Stato ha presentato non poche difficoltà in ragione di una spiccata complessità della materia dovuta all'incoerenza degli interventi normativi succedutisi nel tempo e ad una pregressa gestione, condivisa tra più strutture periferiche e centrali del Ministero dei Lavori pubblici e del Ministero delle Finanze, rivelatasi disorganica e attuata in modo non omogeneo sul territorio.



PRESIDENTE

LLa Regione ha prontamente ritenuto di provvedere ad un efficace ed organico riordino della materia, demandando allo strumento regolamentare la ridefinizione della disciplina dei procedimenti di concessioni di derivazione di acqua pubblica con la legge regionale 61/2000 e la nuova disciplina dei canoni demaniali relativi alle utilizzazioni delle acque pubbliche con la legge regionale 20/2002.
sempre negli anni 2000/2002 iIn applicazione dei citatidi tutti questi i suddetti provvedimenti normativi,;, nel marzo del 2001 è stato emanato il rregolamento Regolamento regionale al quale facciamo riferimento, che è il 4/RrubricatoR, con il quale si è operata una profonda semplificazione dei procedimenti di concessione preferenziale e di riconoscimento delle utilizzazioni di acque che hanno assunto natura pubblica a seguito della piena operatività del principio di pubblicità di tutte le acque superficiali e sotterranee sancito dall'articolo 1 della legge 5 gennaio 1994, n. 36.
L'ingente numero di istanze di riconoscimento o concessione preferenziale - nell'ordine di alcune decine di migliaia - ha condotto infatti ad una sostanziale rivisitazione delle procedure di rilascio di tali atti disciplinate dal r.d. 1775/1993, nonché una loro revisione alla luce dei nuovi principi di tutela quantitativa delle risorse idriche prevedendo che le Province autorizzino con unico provvedimento in via provvisoria la continuazione delle derivazioni d'acqua e demando ad una successiva fase il rilascio del provvedimento definitivo.
Con il regolamento 10/R del luglio 2003 è stato rivisitato il procedimento ordinario di rilascio di concessione di derivazione alla luce delle imprescindibili esigenze, da un lato, di semplificazione dell'azione amministrativa e, dall'altro lato, tenendo conto della peculiarità del provvedimento concessorio in questione che si configura quale atto di disposizione del demanio idrico, che crea un vero e proprio diritto esclusivo di uso dell'acqua in capo al concessionario, non ammettendo chiunque altro all'utilizzo della risorsa per tutto il periodo di concessione, che dura decenni ed è comunque rinnovabile qualora persistano i fini della derivazione e non vi ostino superiori ragioni di pubblico interesse.
Si è ritenuto che la strategia di una risorsa essenziale a tutte le forme di vita naturale, civile e produttiva, il suo dinamismo insensibile ai confini amministrativi e un trend delle condizioni climatiche che sempre più vede alternarsi devastanti fenomeni alluvionali con prolungati periodi di grave siccità, esigesse che gli atti di disposizione del demanio idrico siano presidiati da istituti di garanzia, il più possibile omogenei su tutto il territorio regionale, mentre sono stati demandati alle Province le disposizioni in ordine all'organizzazione e allo sviluppo delle funzioni alle stesse spettanti.
Infine, con il regolamento 6 dicembre 2004, n. 15/R sono stati regolati prioritariamente i fondamentali istituti del processo di versamento introito e riscossione dei canoni demaniali per l'uso dell'acqua, al fine di garantire certezza e trasparenza nell'operato dell'Amministrazione regionale, demandando invece a successivi provvedimenti la rivisitazione della misura dei canoni allo scopo di armonizzare la stessa alle linee di pianificazione regionale definite dal Piano di tutela delle acque.
La legge regionale 44/2000 ha affidato alle Province le funzioni relative alla gestione del demanio idrico relativo all'utilizzazione delle acque, ivi comprese le funzioni amministrative relative alle grandi e piccole derivazioni di acqua pubblica, alle licenze di attingimento, alla ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee a uso diverso da quello domestico, alla tutela del sistema idrico sotterraneo e alla nomina dei regolatori per il riparto delle disponibilità idriche.
In ordine alle funzioni conferite, alle Amministrazioni provinciali spetta la potestà regolamentare costituzionalmente garantita (articolo 117 comma 6) di organizzazione dello svolgimento delle funzioni stesse, fermo restando il rispetto della normativa nazionale e regionale vigente.
Ogni intervento in ordine all'esercizio delle funzioni conferite deve pertanto, essere rispettoso di tale prerogativa degli Enti locali che potrà trovare eventuali compressioni solamente in forza di motivate esigenze volte all'attuazione del principio di sussidiarietà, al dine di assicurare l'esercizio unitario delle attribuzioni provinciali.
Alla luce di quanto sopra espresso, in merito alle singole interpellanze presentate si osserva quanto segue: L'operato delle Province si inquadra in quanto precedentemente rappresentato. Dalla ricognizione effettuata dagli Uffici regionali, gli adempimenti posti in essere rispondono alle previsioni regolamentari della materia.
Le spese per la pubblicazione del provvedimento sul Bollettino Ufficiale variano nelle Amministrazioni provinciali da un minimo di 75.00 ad un massimo di 160,00 euro, in relazione alla dimensione del contenuto del testo pubblicato. In merito alle spese di istruttoria, il citato regolamento 4/R fissa limiti differenziati in relazione alla tipologia di derivazione (da un minimo di 25,82 ad un massimo di 258,22 euro).
Per quanto non puntualmente disciplinato dalla normativa - come nel caso delle modalità di versamento - le Province si sono determinate in ragione della loro autonomia organizzativa e, conseguentemente, le medesime potranno rispondere degli eventuali rilievi che vorranno essere sollevati in ordine agli aspetti afferenti all'esercizio delle loro funzioni.
Al fine di evitare erronee valutazioni circa l'onerosità delle predette spese ed altri oneri accessori, pare opportuno ricordare che si tratta di spese che il soggetto è chiamato a sostenere una tantum al momento del rilascio di una concessione, atto che dà diritto di disporre in via esclusiva della risorsa pubblica - l'acqua - per i successivi 30-40 anni.
Con l'emanazione degli atti legislativi e regolamentari sopra citati la Regione ha copiosamente provveduto ad intervenire nella materia delle utilizzazioni delle acque pubbliche razionalizzando e semplificando laddove possibile - i relativi procedimenti amministrativi e armonizzando la disciplina regionale ai nuovi principi di tutela quali-quantitativa della risorsa idrica.
Fermo restando il limite del rispetto delle garanzie costituzionalmente garantite agli Enti locali, la funzione regionale di indirizzo e coordinamento dell'operato delle Amministrazioni provinciali viene altresì da tempo attuata in questo complesso settore attraverso periodici incontri della Conferenza regionale delle risorse idriche prevista dalla legge regionale 13/1997 e dal suo Comitato tecnico, al fine del coordinamento e della verifica delle funzioni dei soggetti istituzionali competenti in materia di risorse idriche, nonché per la formulazione e l'espressione agli stessi di proposte e pareri. In tali sedi ben potranno essere concordate eventuali ulteriori azioni per una maggiore omogeneizzazione degli adempimenti relativi alle concessioni di derivazioni. Per quanto concerne la misura dei canoni demaniali - come precedentemente illustrato - la Regione fino ad oggi si è limitata ad applicare la disciplina statale (articolo 18 della legge 36/1994). Tuttavia, con il citato regolamento 15/R del 2003, sono state poste le basi per una rivisitazione organica della disciplina dei canoni demaniali per uso di acqua pubblica a partire da una più puntuale definizione degli usi dell'acqua che consentirà all'Amministrazione, con un regolamento di prossima adozione, di graduare gli importi proprio nella logica dell'adeguatezza e progressività auspicata.
Al fine di dare progressivamente attuazione all'articolo 15 della legge regionale 20/2000, che dispone, tra l'altro, di rapportare i canoni per l'uso di acqua pubblica ai quantitativi di acqua effettivamente prelevati superando così l'attuale impostazione che fa riferimento al volume annuo concesso, le competenti strutture regionali stanno inoltre completando la predisposizione di uno specifico regolamento sui misuratori di portate e volumi prelevati e restituiti che disciplinerà la progressiva strumentazione delle prese e restituzioni idriche rendendo così possibile in futuro, rapportare il canone ai volumi effettivamente prelevati.
Per quanto concerne, infine, all'istanza di proroga generalizzata di adempimenti previsti dalla disciplina nazionale e regionale, si rileva che la genericità della formulazione della richiesta rende difficile comprendere quali siano gli adempimenti cui si intende fare riferimento.
Si evidenzia, peraltro, che il termine per la presentazione delle domande di concessione preferenziale era stato inizialmente fissato dal D.P.R. del 18 febbraio 1999, n. 238 al 10 agosto 2000 e successivamente prorogato al: 31 dicembre 2000, dall'articolo 7 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 258 30 giugno 2001, dall'articolo 114, comma 23, della legge 23 dicembre 2000 n. 388 30 giugno 2002, dall'articolo 52, comma 73, della legge 28 dicembre 2001 n. 448 30 giugno 2003, dall'articolo 19, comma 5, della legge 27 dicembre n. 289 31 dicembre 2005, dall'articolo 19-octies del decreto legge 9 novembre 2004, n. 266, nel testo integrato dalla relativa legge di conversione (legge 27 dicembre 2004, n. 306).
Come si evince da quanto sopra riportato, il legislatore nazionale è ripetutamente intervenuto a prorogare nel tempo il termine in oggetto, da ultimo nel dicembre 2004, con norme che, in quanto successive nel tempo alla disciplina regionale, prevalgono sulle puntuali disposizioni dalla medesima previste. Il termine dal regolamento regionale 4/R ha pertanto subito le proroghe accordate, con l'attuale scadenza al 31 dicembre 2005.
Per quanto concerne gli ulteriori termini della procedura di rilascio delle concessioni preferenziali, l'allegato D del regolamento regionale 4/R in oggetto, al Paragrafo II, lettere A e C, fissava termini perentori a carico dell'istante rispettivamente per la verifica dello stato di consistenza dell'opera di presa e per l'esecuzione degli eventuali interventi di ricondizionamento dei pozzi che intercettano le falde profonde, in attuazione del principio di cui all'articolo 2, comma 6, della legge regionale 30 aprile 1996, n. 22, che vieta la costruzione di opere che consentano la comunicazione tra le falde profonde e la falda freatica.
In considerazione delle segnalazioni da più parti pervenute, in particolare dalle Associazioni di categoria del mondo agricolo, circa le difficoltà riscontrate dagli utenti a rispettare i citati termini ed a sostenere i costi degli adempimenti posti a loro carico, con il regolamento regionale 23 febbraio 2004, n. 1/R, si sono profondamente modificati tali disposti, prevedendo - al posto di termini perentori - la fissazione del termine da parte delle Amministrazioni concedenti, sia per la verifica dello stato di consistenza dell'opera di presa sia per l'esecuzione degli eventuali interventi di ricondizionamento dei pozzi che intercettano le falde profonde, facendo salva la prorogabilità di tali termini, a fronte di motivata richiesta dell'istante. È stato altresì previsto che, nella fissazione dei termini di cui sopra, l'Amministrazione procedente operi sulla base delle priorità dettate in merito dal Piano regionale di tutela delle acque, fermo restando il complessivo completamento degli interventi di ricondizionamento previsti nel territorio provinciale entro il termine ultimo del 31/12/2016.



PRESIDENTE

e nel 2003 che già di fatto nelil 10/R ha rivisitato il procedimento ordinario di rilascio di concessione di derivazione, alla luce delle esigenze di semplificazione da un lato, e dall'altra dall'altro parte della peculiarità del provvedimento concessorio.
Ciò vuol dire che aAlla luce di quanto sopra espresso, anche in riferimento alla legge regionale 44/2000 che ha affidato alle Province le funzioni relative alla gestione del demanio idrico relativo all'utilizzazione delle acque, in ordine a tutte queste funzioni conferite alla luce di quello che rapidamente ho qui rappresentato, la ricognizione effettuata dagli uffici regionali e gli allestimenti posti in essere dalle Province, rispondono alle previsioni regolamentari della materia. Le spese di pubblicazione del provvedimento, variano ovviamente da amministrazione provinciale ad amministrazione provinciale. Ovviamente il regolamento 4R fissa dei limiti differenziati in relazione alla tipologia di derivazione ed, è ovvio, che c'è un'autonomia organizzativa delle Province e conseguentemente rispondono agli eventuali problemi che possono essere sollevati rispetto all'esercizio delle loro funzioni.
La Regione ha anche provveduto a intervenire nelle materie dell'organizzazione delle acque pubbliche razionalizzando e semplificando laddove, era possibile, i relativi procedimenti amministrativi e armonizzando la disciplina regionale, ai nuovi principi di tutela sia qualitativa che sia quantitativa della risorsa idrica. In conclusione volendo procedere rapidamente, in considerazione delle segnalazioni da più parti pervenute (in particolare dalle A'associazionei di categoria del mondo agricolo) circa le difficoltà riscontrate dagli utenti a rispettare i termini, citati, anche nell'interrogazione, a sostenere i costi degli allestimentiadempimenti a loro carico, c'è al lavoro la parte di Commissione regionale, per cercare di arrivare ad una maggiore armonizzazione. Per cui credo che èE' dunque statoa previstoa la nella fissazione dei termini che l'amministrazione provinciale operi sulla base delle priorità dettate in merito al Piano Regionale Tutela delle Acque fermo restando il complessivo completamento degli interventi di ricondizionamento previsto nel territorio provinciale entro il termine ultimo del 31/12/2016. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Chiedo cortesemente all'Assessore, copia della risposta che lui ha sunteggiato. Dal punto di vista dell'ampiezza della risposta, non ci sono problemi. Prendiamo atto che si dà conto di quelli che sono i vari punti interpellati. Sta di fatto che occorre in questa sede, fare due sottolineature perché quello che conta è un impegno univoco della Regione verso gli ATO (ambito territoriale delle acque) e anche verso le Province o gli altri soggetti che gestiscono, perché nel momento in cui si agisce in regime di sostanziale monopolio - nel caso degli organi di governo ovviamente rappresentano tutta la collettività sotto questo profilo - vi è la tendenza a volte ad esagerare ,dal punto di vista degli adempimenti burocratici, e, in qualche caso, del rimborso dei costi. È vero che l'Amministrazione dice: io vi faccio pagare questi costi per le varie pratiche, però i costi li determino io come amministrazione.
chiaro che si pensava all'inizio che gli ambiti interregionali delle acque dovessero essere organismi molto snelli, poi, oggi come oggi, ci si accorge che hanno ciascuno già dai 7 ai 10 dipendenti, la cosa comincia a preoccupare. Allo stesso modo anche le amministrazioni provinciali ricorrendo anche all'informatizzazione, ad un agire integrato di tutti gli organi dell'amministrazione stessa, e, quindi, i dati di conoscenza del territorio, le banche dati e quant'altro, si dovrebbe veramente arrivare ad una compartecipazione di coloro che chiedono le derivazioni a determinati costi, ma contenendoli al massimo.
Non dimentichiamoci poi che la stragrande maggioranza di questi casi sono soggetti che derivavano l'acqua in regime storico, senza alcuna procedura particolare, perché in precedenza erano soggetti ad autorizzazione solo gli acquiferi classificati, con la legge Galli, tutte le acque sono pubbliche, per cui, anche nel momento in cui derivo un litro d'acqua, devo assolutamente esserne autorizzato.
Quindi, penso che dobbiamo prendere atto che una certa riduzione dei costi è già stata introdotta, però occorre vigilare. Occorre, come Regione mettere mano all'articolazione dei canoni di derivazione d'acqua, ma non nel senso che possa la qualcosa rendere più agevole il lavoro all'Assessore al bilancio, ma nel senso che, soprattutto per quanto riguarda l'agricoltura, ci si renda conto che l'acqua è assolutamente indispensabile per poter garantire un minimo di resa.
Diversamente non ci sarebbe quel minimo di redditività che possa in qualche modo assicurare il proseguimento dell'attività agricola, la questione dei mercati, dei prezzi ma anche la questione dell'acqua è senz'altro fondamentale. Mi auguro che questa sensibilità, ci sia sempre più all'interno della Giunta e si agisca nella direzione indicata nella nostra interpellanza.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Organizzazione turistica - Protezione civile

Interpellanza n. 102 dei Consiglieri Cavallera, Pichetto, Cotto, Cirio Ferrero, Costa, Manolino inerente a "Rischio siccità"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interpellanza n. 102, presentata dai Consiglieri Cavallera, Pichetto, Cotto, Cirio, Ferrero, Costa e Manolino.
La parola all'Assessore De Ruggiero per la risposta.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore alle risorse idriche



PRESIDENTE

ovvio che rispondiamo ora per allora, e mi dispiace per questo problema di tempi nelle risposte. Ad ogni modo, quello che dico è corretto rispetto all'epoca, naturalmente.
La premessa è che, nell'avvicinarsi all'estate 2005, ci si è avvalsi dell'esperienza della difficoltà idrica del 2003.
La Direzione Pianificazione delle Risorse Idriche ha seguito e segue costantemente l'evolversi della situazione meteoclimatica e idrometrica attraverso un'attività giornaliera (messa in campo appunto nel 2003) di monitoraggio in teletrasmissione della rete pluviometrica e idrometrica sui punti più significativi dei corsi d'acqua del bacino della regione Piemonte e gestita (anche questa organizzata nel 2003) in collaborazione con ARPA Piemonte.
La Direzione partecipa inoltre, come bacino padano del fiume Po, alla gestione unitaria del bilancio idrico a cura dell'Autorità di Bacino del Po, al fine di concertare azioni comuni per una razionale gestione delle disponibilità idriche.
A livello regionale, dal mese di maggio del corrente anno, sono in corso specifiche elaborazioni dei dati di monitoraggio da parte della scrivente Direzione, al fine di verificare eventuali segnali di una possibile emergenza di deficit idrico per la stagione estiva, in particolare per quanto riguarda l'andamento dei deflussi superficiali e dei livelli delle falde acquifere. Le attività condotte hanno consentito questo è un dato oggi assodato - la definizione di un quadro conoscitivo esaustivo e anche tempestivo dello stato idrologico e idrometrico nelle sezioni di bilancio idrico presso i principali corsi d'acqua della Regione Piemonte.
I risultati delle analisi condotte sono contenuti nell'allegato "Rapporto sulla situazione idrica piemontese". Tale rapporto analizza la situazione dei principali fattori idrologici ed idraulici nei diversi bacini della Regione Piemonte e li confronta con i dati storici.
stato anche implementato il rapporto sul sito internet della Regione Piemonte nelle pagine riservate alla Direzione Ambiente.
La Direzione regionale inoltre coordina e indirizza le attività degli Ambiti Territoriali Ottimali sia in materia di programmazione e realizzazione degli interventi infrastrutturali per il potenziamento del servizio idrico sia per quanto concerne il contenimento dei consumi e l'uso razionale delle acque.
In questo contesto, nell'ultimo triennio, sulla base delle previsioni dei Piani d'Ambito, sono stati avviati interventi di potenziamento delle infrastrutture idriche locali necessarie a prevenire situazioni di crisi e assicurare la continuità di servizio di fornitura di acque potabili.
Sempre nell'anno 2003 - l'esperienza è stata utile per il 2005 - è stato attivato il Servizio Idrico di Emergenza, con lo scopo di fronteggiare situazioni di crisi idrica sul territorio regionale (vi è un opuscolo informativo specifico). Il servizio si articola su 6 sedi operative, una per ogni A.T.O., che dispone di una macchina confezionatrice di acqua potabile in sacchetti, in grado di confezionare oltre 2 metri cubi di acqua all'ora. Questa dotazione integra e potenzia in maniera significativa le capacità di intervento delle diverse aziende che operano sul territorio regionale. Il servizio è stato collaudato in occasione dell'emergenza idrica dell'estate 2003, nel corso della quale sono stati distribuiti oltre 139.000 litri d'acqua confezionata. Il servizio è ovviamente sotto il diretto coordinamento di Prefetture, Province e Comuni e risponde ad un numero specifico della Protezione Civile in funzione 24 ore su 24.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Ovviamente siamo fuori termine, però credo che dobbiamo farci una domanda: sono fondate le considerazioni in ordine a certi mutamenti climatici di questi ultimi anni o no? Al di là delle ragioni per le quali ci troviamo in una fase in cui il clima si è un po' tropicalizzato (ci alternano stati di siccità a periodi di piogge eccessivamente intense), credo che possiamo utilizzare anche questi mesi invernali per continuare quell'organizzazione e adottare quelle misure che nelle prossime stagioni estive potrebbero evitare il ripetersi di siccità.
Indubbiamente l'Assessore ha dato conto del fatto che, dal punto di vista dell'emergenza, il sistema è organizzato, e questo ovviamente è un dato che posso confermare per conoscenza personale e diretta. Tuttavia più complessa è la situazione della ripartizione delle risorse idriche presenti sul territorio, tenuto conto dei bisogni: quelli primari del consumo umano ma anche quelli non meno primari sotto determinati punti di vista produttivi, ambientali e territoriali delle esigenze dell'agricoltura.
Ovviamente si può agire sulla leva delle derivazioni e quindi modulando i disciplinari; allo stesso modo, si potrebbe anche fare - lo lascio come ulteriore suggerimento, arricchendo l'interpellanza che era stata fatta nel momento dell'emergenza - un programma urgente, un programma stralcio per eventuali opere non eccessivamente costose, quindi ovviamente compatibili con le possibili disponibilità di bilancio, in quei punti che negli scorsi anni si sono rivelati maggiormente critici. Mi riferisco agli eventi del 2003 e a qualche avvisaglia verificatasi nel 2005, anche se poi Giove pluvio ha fatto andare le cose in una direzione diversa, di un'annata abbastanza ordinaria). Dobbiamo comunque stare attenti a tutti i segnali perché poi potrebbero venire dei momenti in cui sarebbe troppo tardi intervenire.
In sostanza, prendo atto della risposta, ovviamente pertinente per quanto riguarda le interrogazioni specifiche, però l'interpellanza sottolineava una richiesta di intervento più strutturale, che certamente dovrebbe essere basato sul Piano di tutela delle acque; potrebbe anche verificarsi la necessità di attuare qualche intervento accelerato, stralcio (da vedere anche col prossimo bilancio) nei punti più critici del nostro territorio, che magari, in una dialettica ambiente, agricoltura e altre competenze della Giunta, si potrebbe in qualche modo individuare, anche se ovviamente si tratta di cose già note, perché fanno parte di determinate attività comunicative e hanno riscontro anche sugli organi di informazione.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazione n. 97 dei Consiglieri Botta, Casoni, Boniperti, Ghiglia inerente a "Imminente rischio siccità per le colture piemontesi. Cosa fa la Regione?"


PRESIDENTE

In ragione del diretto collegamento per materia, passiamo all'esame dell'interrogazione n. 97, presentata dai Consiglieri Botta, Casoni Boniperti e Ghiglia.
La parola all'Assessore Taricco per la risposta.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Ovviamente anche questa interrogazione ha il limite di essere trattata a posteriori.
Nel merito, l'interrogazione poneva tre questioni, e cioè: una valutazione dello stato della situazione in quel momento; le modalità con cui si pensava di dover intervenire all'epoca per ridurre i danni; se non ci fosse la necessità di intervenire in modo strutturale per evitare il ripetersi di situazioni analoghe.
Nel momento in cui era stata presentata l'interrogazione avevamo attivato gli uffici per effettuare una serie di verifiche. All'epoca seppure in una situazione di precipitazioni insufficienti, il quadro che avevano analizzato gli uffici presentava una condizione nella quale, grazie a un po' di temporali e all'acqua donata dal buon Dio gratuitamente, la situazione non era così grave; successivamente sono intervenute le piogge che hanno risolto definitivamente il problema.
Per quel che concerneva la valutazione complessiva, in quella fase non era dato di conoscere entità significative, in quanto non vi erano state delle segnalazioni. Attualmente non ci sono pervenute formalmente addebitazioni dei danni. Comunque la procedura per l'addebitazione dei danni è abbastanza complessa e richiede una valutazione del danno intorno al 30% che, allo stato dell'arte, stanno verificando le Province, ma non sembra che ci siano i presupposti giustificativi.
Per il terzo quesito che è stato posto, sicuramente vi è la necessità di intervenire in modo strutturale quanto meno su tre fronti. Il primo è il fronte degli invasi per aumentare la dotazione di acqua disponibile; il secondo è sul miglioramento delle reti di adduzione per evitare perdite mentre il terzo è sulla modalità di erogazione per razionalizzare meglio questo.
Sulla questione delle reti di adduzione è stato dato il via, da un punto di vista operativo, ad un programma che prevede un primo investimento che era già frutto della precedente Giunta, che comunque ha avviato la messa a bando di 27 milioni di euro di investimenti per il miglioramento delle reti di adduzione. Dovremmo essere in condizioni di mettere altri 20 milioni di euro l'anno prossimo, sempre su questo fronte.
Sulla questione degli invasi diciamo che ci sono molte ipotesi in progettazione e siamo allo stato di studi di fattibilità fatte in molte zone. Alcuni interventi verranno finanziati prossimamente con risorse nazionali. Si sta lavorando in questa direzione e sicuramente è l'unico modo razionale di affrontare il tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Abbiamo l'esatta dimostrazione dell'inefficienza del Consiglio regionale rispetto a questo tema, perché rispondiamo sulla siccità quando forse bisognerebbe quasi parlare delle alluvioni. Ma questa è una questione non legata alla cattiva volontà di qualcuno.
Al di là delle battute, mi sembra che se gli impegni presi soprattutto dal punto di vista strutturale, che ricalcano tra l'altro una politica già iniziata nelle precedenti amministrazioni, verranno mantenute evidentemente andremo a cercare di risolvere un problema che ogni estate ed ogni primavera si crea per la nostra agricoltura. E ci sarebbe un ritorno anche sulla qualità della vita di tante persone e con le difficoltà, a volte, di colloquio e di collaborazione, rispetto ad un bene così importante come l'acqua, tra i civile che hanno bisogno di acqua per la normale attività e l'agricoltura che ne ha bisogno per dare produttività a chi lavora.
Quindi, esercitando l'opera di controllo che è propria dell'opposizione, speriamo in primavera di poter avere qualche risultato concreto di questa attività.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interpellanza n. 151 dei Consiglieri Moriconi, Deambrogio, Clement Bossutto, Dalmasso, inerente a "Verifica dell'opportunità di realizzare nuovi depositi di scorie radioattive presso il centro nucleare di Saluggia senza che non sia ancora stata neppure avviata l'individuazione del deposito nucleare"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 151, cui risponde l'Assessore De Ruggiero, che ha pertanto facoltà di intervenire.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

A differenza dell'interrogazione precedente che trattava del problema della siccità, che speriamo di non dover affrontare, ma che era un problema di questa estate, invece siamo in tempo reale sulla discussione e sulle responsabilità che abbiamo in termini di smaltimento di scorie nucleari.
A partire dal fatto che l'impianto di cui si parla, vale a dire l'impianto Eurex è il più impegnativo tra i programmi considerati del quadro di attuazione delle ordinanze nazionali. Quindi, stiamo parlando del più importante intervento nazionale e il patrimonio di scorie nucleari in Piemonte è nettamente il più importante rispetto ad ogni altra Regione italiana.
E' vero che abbiamo parlato a lungo in Commissione di questo tema con un'audizioni dei portatori degli interessi e ieri mattina in Commissione è stato un tema su cui abbiamo ampiamente parlato, perché ho personalmente relazionato e portato il resoconto di quello che è stato il tavolo di trasparenza tenutosi il 29 settembre. Quindi, in Commissione questo tema è stato ampiamente toccato.
C'è un punto preciso che fa riferimento ai poteri della Regione rispetto ai piani regolatori comunali. Dobbiamo rilevare che le decisioni del Comune sono decisioni che non possono essere messe in discussione senza avere delle prerogative e l'autonomia dell'ente locale.
Relativamente alle varianti parziali, ai sensi dell'articolo 17, comma 7, della legge regionale n. 56, si evidenzia per quanto riguarda il ruolo assegnato alle Regioni, in merito alle varianti comunali, che non devono essere condivise dalla Regione per una approvazione e nemmeno sono sottoposte al controllo successivo. Quindi, non sono annullabili dalle Regioni. Ma questa può essere la risposta più formale.
Invece per quanto riguarda il riferimento specifico all'adozione di una deliberazione di variante del piano regolatore del Comune di Saluggia, si sta operando il tentativo di arrivare ad un comune accordo e di non lasciare solo il Comune in questa decisione, ma nello stesso tempo di rispettarne l'autonomia.
Credo che siano emersi con molta chiarezza ieri in Commissione, nel tavolo di trasparenza del 29 settembre e ancora nella Commissione precedente, il punto principale che abbiamo sul tappeto, vale a dire che non abbiamo notizie sul deposito nazionale, non abbiamo passi avanti sul deposito nazionale.
Ancora il Generale Jean il 29 settembre diceva che anche le parti procedurali, vale a dire l'individuazione dei saggi e la chiamata a raccolta dei saggi non è stata fatta. Quindi, siamo ancora alle fasi precedenti.
Questo ci preoccupa ampiamente perché la stessa legge dice che gli interventi di messa in sicurezza vanno preordinati rispetto all'ipotesi finale del deposito nazionale.
D'altro canto, noi abbiamo una responsabilità - e di questo tutti i Consiglieri e anche gli auditi ne avevano pieno senso - cioè quella di mettere in sicurezza ciò che oggi non è in sicurezza.
Quindi, si è convenuto che ci sia da un canto una presa di posizione politica precisa e congente, politica, ma anche di azione legale, ove necessario, del Consiglio regionale e della Giunta regionale nei confronti dei non passi avanti fatti nell'individuazione del deposito nazionale.
D'altro canto, ogni provvedimento che viene preso per la messa in sicurezza abbia come premessa il fatto che, innanzitutto, non stiamo costituendo una ipotesi di deposito nazionale e non siamo d'accordo sul ricevere altre scorie radioattive da altri al di fuori della nostra Regione. Tutto viene condizionato fino all'ultimo metro cubo da costruire in un certo senso, alla messa in sicurezza di quello che noi abbiamo e che oggi è nella nostra responsabilità.
Il punto per cui noi diciamo che i nostri siti non possono essere siti nazionali nasce non solo da una posizione politica, che potrebbe lasciare il tempo che trova, ma da un'analisi della collocazione geografica dei nostri siti che è stata ampiamente descritta in tante occasioni, non ultima nelle occasioni degli eventi alluvionali del 1994 e del 2000.
A partire da queste premesse, il Consiglio ne è oggi investito, ma i Consiglieri presenti nella Commissione ambiente sanno che abbiamo svolto in quella sede un lavoro di istruttoria più approfondito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la sua risposta. Vorrei richiamare due-tre elementi. Assessore, già parecchi anni fa erano circolate notizie giornalistiche circa l'ipotesi di costruire non un deposito nazionale bensì di favorire la costruzione di depositi laddove esistevano queste scorie nucleari.
Intanto mi conceda un'osservazione di tipo generale che da antinuclearista mi sento di dover fare: le difficoltà che stiamo vivendo danno ragione a quanti sostengono che coloro che propongono l'energia nucleare, la propongono solo perché non calcolano nei costi, non solo le spese di produzione di energia elettrica, ma neanche quelle della costruzione degli impianti e della loro dismissione (che sovente sono uguali, se non superiori, a quelle della costruzione). Questa era la prima considerazione di carattere generale.
Credo che si possa concordare sul fatto che la messa in sicurezza delle scorie radioattive e la cementazione siano percorsi indispensabili: nessuno è contrario a simili posizioni.
Il problema è diverso - è il caso che citavamo - quando si prevedono in delibera, degli interventi strutturali che potrebbero prefigurare una permanenza di oltre cinquant'anni: un termine quasi indeterminato. Visto che non è possibile identificare quella località come sito adatto ad un deposito nazionale o ad un deposito a lungo termine, ecco che nascono dei problemi.
Per concludere, credo che la Regione debba espletare, come preannunciava l'Assessore, almeno due strade: la prima è quella di fare delle pressioni affinché si individui, finalmente, un deposito nazionale la seconda è verificare se sia politicamente possibile, pur nell'autonomia dei Comuni, che noi rispettiamo, addivenire ad una delibera che almeno divida i due momenti, ovvero la cementificazione e la messa in sicurezza di questi blocchi di cemento (una volta realizzati), e non ad una costruzione che potrebbe dare adito a soluzioni diverse che non condividiamo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Vorrei ringraziare, innanzitutto, l'Assessore per la risposta che ha fornito questa mattina.
Come l'Assessore stesso ricordava, in sede di Commissione abbiamo potuto approfondire, come Consiglieri, lungamente questo tema, sia nei suoi aspetti più minuti, sia in quelli più pericolosi.
Da questo punto di vista, vorrei rammentare che il Piemonte detiene sul proprio territorio, la grande maggioranza delle scorie nucleari. La nostra Regione, dunque, è pesantemente interessata da questo tema e da questo problema.
Ciò che ha detto l'Assessore stamani credo sia importante per due motivi: da un lato perché ha ribadito fermamente l'intenzione...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, collega Deambrogio.
Prego i colleghi che non sono interessati alla risposta all'interpellanza - anche se non è loro dovere farlo - di accomodarsi fuori dall'aula.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente.
Come dicevo, è importante l'impegno ribadito qui stamane da parte dell'Assessore e della Giunta intera ad agire presso il Governo nazionale utilizzando tutti i mezzi a disposizione, affinché il Governo nazionale sia semplicemente corrispondente ad una legge che egli stesso ha prodotto. Vi ricordo che la legge cosiddetta Scanzano, derivante dal decreto Scanzano obbliga il Governo stesso a trovare una soluzione in tempi rapidi per quanto riguarda il sito nazionale. Senza quel sito, com'é noto, i problemi che abbiamo in Piemonte e, più in generale, quelli che riguardano il nucleare in Italia, difficilmente si possono risolvere.
Mi pare, dunque, che questo sia il punto da risolvere, perché mette in evidenza un deficit dal punto di vista dell'azione governativa e impegna questa Regione a far sì che si possa risolvere democraticamente questo problema, con il coinvolgimento di tutti gli Enti e le comunità locali.
Il secondo elemento interessaste, che già il collega Moriconi rilevava è la possibilità/necessità per la Regione di mettere in sicurezza le scorie nucleari site nel nostro territorio, in primis quelle di Saluggia, ma non solo. Com'è noto, il sito di Saluggia rappresenta, di per sé, un elemento moltiplicatore dei danni che potrebbero derivare, ad esempio, da attacchi aerei terroristici; ricordiamo anche soltanto l'ultima alluvione che sfior il sito di Saluggia: se l'acqua lo avesse raggiunto, secondo il Premio Nobel Rubbia ne sarebbe derivato un disastro di dimensioni planetarie.
Da questo punto di vista, la messa in sicurezza è centrale; la Regione ne è interessata e si è impegnata ad attivarsi in tal senso.
La messa in sicurezza, però, prevede dei tempi, come ricordava già prima il collega Moriconi. In questi tempi possiamo lavorare affinché la legge nazionale sia finalmente rispettata e si possa, quindi, tenere insieme un percorso che da una parte guardi alla messa in sicurezza e dall'altra risolva definitivamente, con il deposito nazionale, il problema del nucleare sul nostro territorio.


Argomento: Problemi energetici - Innovazione tecnologica

Interrogazione n. 115 dei Consiglieri Bizjak e Comella inerente a "Difficoltà del Centro Ricerche Enea di Saluggia"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n. 115, presentata dai Consiglieri Bizjak e Comella inerente a "Difficoltà del Centro Ricerche Enea di Saluggia".
Risponde l'Assessore Susta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Le problematiche rappresentante dai Consiglieri interroganti sono riproposte da tempo e trovano origine dal contesto organizzativo generale dell'Ente, insieme alle difficoltà di definire programmi e progetti innovativi all'interno dei diversi centri periferici di ricerca valorizzandone le singole peculiarità.
In particolare, la condizione annosa di difficoltà operative dell'Ente in continuo stato di riorganizzazione e in regime di commissariamento insieme all'alternanza degli incarichi di direzione apicale, pregiudicano la possibilità di definire accordi di programma densi di contenuto innovativo che possano garantire le fonti di finanziamento per l'ente derivanti da contributi ordinari dello Stato e da linee di finanziamento comunitario.
Le stesse difficoltà di definizione di linee e di azione integrate e coordinate tra i Ministeri co-vigilanti (MAP) e il Ministero per l'ambiente (MAT) insieme a quello per l'Università e la ricerca (MIUR) non aiutano la sopravvivenza, né tantomeno la valorizzazione, di quegli autorevoli centri di ricerca periferici che hanno apparentemente esaurito la loro missione perché ancora caratterizzati da fattori ibridi derivanti da ambizioni di ricerca sull'ambiente, rientranti nelle attività istituzionali, e da scomode eredità di gestione residuale del nucleare.
Per Saluggia in particolare, il cui centro sconta le ipoteche lasciate dal nucleare e un know-how di ricerca su tecnologie energetiche e strumentazioni e metodiche di monitoraggio ambientale sottoutilizzate occorrerebbe una soluzione combinata che, unitamente ad un polo manifatturiero avanzato presente sul territorio, concorresse alla costituzione di un centro di eccellenza e polo unico specializzate in campo energetico.
Stessa cosa dicasi per la valorizzazione dell'esperienza in campo ambientale, che può diventare fattore propulsivo e cabina di regia per un sistema efficiente di monitoraggio inserito in un più vasto sistema nazionale.
Sul primo punto, grazie anche ad iniziative parzialmente avviate nella precedente legislatura e che possono essere opportunamente riorientate occorrerebbe fare riferimento alla costituzione di un centro di eccellenza di ricerca energetica collegato con la FN S.p.A. (ormai completamente Enea) di Bosco Marengo (Alessandria), per rafforzare ed eventualmente ampliare e diversificare quelle aree di nicchia a fortissima espansione, costituite per esempio dalle "celle a combustibile" in collaborazione con Ansaldo.
ovvio che per ottimizzare l'uso delle risorse e razionalizzare i programmi di ricerca, ridefinendo gli aspetti organizzativi di una gestione più aziendale e di ricerca applicata, occorre che la società di Bosco Marengo assorba il Centro di Saluggia, oppure che si trovino altre forme collaborative anche all'interno di accordi di programma con la Regione.
Sul secondo aspetto, grazie alle potenzialità e alle esperienze presenti presso il Centro Enea, è possibile definire un progetto (magari insieme ad ARPA) per costituire un laboratorio regionale di monitoraggio della radioattività tramite una prima ricognizione dello stato della rete esistente e dei soggetti che ne detengono la proprietà e/o l'uso, definendo un progetto di riutilizzo e modernizzazione della rete insieme a opportune forme di gestione coordinata degli impianti tra tutti gli operatori in campo.
Si ricorda, tra l'altro, per completezza di informazione, che presso il Centro di Saluggia opera un nucleo di ricerca sulle biomasse, un laboratorio di caratterizzazione dei rifiuti e dei materiali nucleari (unico in Italia, il cui know-how è riconosciuto a livello europeo) e un laboratorio di controllo ambientale, mentre in FN a Bosco Marengo opera un "dimostratore tecnologico" della cella combustibile a carbonati fusi.
Condizione fondamentale per l'avvio dello studio di ipotesi di fusione/partnership sopra citate è costituito dalla definizione dei rapporti e delle responsabilità con la suddivisione della proprietà delle aree del Centro tra Enea e Sogin.
Venerdì avevo un appuntamento con il Vicecommissario dell'Enea a Roma purtroppo, a causa di impegni l'incontro è saltato. Essendo però il Vicecommissario di origine piemontese, penso di poter fissare un altro incontro nel giro di pochissimo tempo. Potrei incontrarlo già sabato prossimo e, in quel contesto, valutare le ulteriori sinergie che si possono attuare tra Enea e Regione Piemonte sulla partita.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Ringrazio il Presidente e il Vicepresidente Susta per la risposta.
L'interrogazione nasce da un'esigenza importante di una parte del territorio della provincia di Vercelli: evidenziare esplicitamente la volontà della nuova Giunta regionale di mantenere e, se possibile, di rafforzare, il centro di eccellenza che, come ricordava il Vicepresidente Susta, si caratterizza per una serie di progetti e aspetti assolutamente fondamentali sul piano della ricerca e dell'innovazione per il futuro non solo della provincia di Vercelli, ma della nostra regione.
Dalla risposta e dai futuri colloqui che il Vicepresidente avrà nei prossimi giorni, emerge in modo esplicito la volontà - che non è solo dei Consiglieri interroganti, ma credo di tutta la maggioranza - di mantenere il Centro di ricerca e, se possibile, di rafforzarlo.
Il mantenimento e il rafforzamento del Centro Enea consentirebbe anche di dirimere una serie di questione che oggi costituiscono un elemento di difficoltà e che riguardano i rapporti tra Enea e Sogin.
Non c'è dubbio che l'idea di costruire nella Provincia di Vercelli, a partire dalle potenzialità esistenti, un progetto ampio, una sede di ricerca sull'energia alternativa che coinvolga non solo l'area di Saluggia ma anche l'area di Leri Cavour, è uno degli obiettivi che noi ci proponiamo. Naturalmente non possiamo disconoscere, e lo ricordava anche il Vicepresidente Susta, le difficoltà che in questo momento vive Enea (recentemente, com'è noto, è stato commissariato). Ciò impedisce, anche sul piano della disponibilità delle risorse e degli investimenti, di dare certezza ai lavoratori del Centro Enea di Saluggia.
A partire dalla risposta data oggi in Consiglio regionale, noi vigileremo a far sì che la Giunta mantenga alta l'attenzione sul tema.
Anche alla luce dei colloqui che il Vicepresidente Susta avrà nei prossimi giorni, si tratta di valutare la possibilità di allargare il campo della collaborazione per mettere insieme risorse su quel Centro di ricerca non solo da parte della Regione e delle istituzioni locali, ma anche di valutare, su progetti specifici, la possibilità di inserire altri soggetti.
Noi pensiamo, in particolare, all'area universitaria. La collaborazione tra Regione, Università e Enea in questa direzione potrebbe davvero consentire - in quell'area del territorio colpita in questi anni da una crisi occupazionale e di sviluppo a tutti evidenti - la possibilità di innescare un'inversione di tendenza.
Chiedo al Vicepresidente Susta di "muoversi" abbastanza rapidamente altrimenti rischiamo di perdere un treno.
di pochi giorni fa una proposta all'esame del Comune di Trino: uno studio di prefattibilità per costituire, nell'area attualmente di proprietà ENEL di Leri Cavour, un grosso centro di stoccaggio import/export e non come noi auspichiamo, un'ipotesi di collaborazione con Saluggia per un polo di ricerca sull'energia alternativa. Questo ci fa capire che i tempi sono maturi, che bisogna spingere non solo nei rapporti con l'Enea, ma anche nei rapporti con ENEL per valutare davvero la possibilità di realizzare un centro di ricerca che sia anche un fiore all'occhiello non solo della nostra regione, ma a livello nazionale.
Ciò che chiediamo è attenzione e vigilanza sul tema, ma soprattutto di spingere nella direzione della realizzazione di un progetto forte sul piano della ricerca e dell'innovazione nel campo energetico.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 61 dei Consiglieri Pichetto, Pedrale, Leo, Cavallera Ferrero, Ghigo, inerente a "Apertura di un nuovo Call Center Telegate nella provincia di Livorno"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 61 sulla quale risponde l'Assessore Susta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Il Consigliere Pichetto conosce molto bene la situazione perché fino al 2 maggio ha avuto la delega all'Assessorato all'Industria, in seguito non sono avvenuti fatti nuovi, almeno portati a conoscenza della Regione.
La Regione Piemonte è stata coinvolta dalla società ITP, su richiesta della Società Telegate, nella fase di ricognizione delle condizioni ambientali, per il progetto di raddoppio della propria struttura.
Il 23 marzo si è svolto un incontro presso la Sede di ITP a cui hanno partecipato per la Provincia l'Assessore competente in materia e per la Regione il Direttore all'Industria. L'azienda era rappresentata dal Direttore della sede di Torino, il Presidente della società e la responsabile delle risorse umane.
In quella sede i rappresentanti della Società Telegate hanno affermato di avere ricevuto garanzie (anche scritte) da parte delle istituzioni incontrate a Livorno, in merito all'applicazione di specifiche forme contrattuali, applicabili all'attività dell'azienda.
Mentre rappresentanti degli Enti locali di Torino non avevano dato indicazioni in tal senso. Il citato incontro del 23 marzo con la Società Telegate era stato preceduto, in data 3 marzo, da una breve riunione preparatoria alla quale erano intervenuti, la società ITP, l'Assessore Regionale all'Industria (l'Assessore Pichetto) e il Direttore Regionale all'Industria.
Durante l'incontro del 23 marzo, l'azienda aveva informato di voler valutare tutti gli elementi raccolti e che entro l'estate avrebbe preso una decisione in merito. Dopodiché, e senza ulteriori passaggi, la direzione di Telegate ha confermato la notizia, poi riportata dai giornali dell'intenzione di aprire un nuovo call center nell'area industriale di Guasticce, in provincia di Livorno ( tra il 23 marzo - quando è maturata la decisione di Telegate - a quando noi ci siamo insediati, la decisione era stata assunta).
Nella decisione dell'azienda va evidenziato il ruolo determinante delle interpretazioni assunte dagli uffici locali competenti, in merito all'applicazione delle nuove forme contrattuali previste dalla Legge Biagi di Torino e di Livorno.
A quanto risulta vi è stata una certa difformità interpretativa tra gli Uffici periferici di Torino e Livorno del Ministero del Lavoro.
Peraltro questo fatto era già emerso fin dall'avvio della questione ed era ben noto al Consigliere Pichetto.
Attualmente, l'ipotesi che Sky apra un contact centre ad Ivrea è rinviato sine die. Recentemente la Società ITP ha contattato Sky, per avere informazioni circa l'apertura del citato contact centre ad Ivrea. La risposta ricevuta è che, al momento, non emerge nessuna novità in merito.
E' rilevante il commento pervenuto da parte dell'azienda da cui non trapela alcun riferimento alla situazione Telegate. Non è affatto vero che Sky abbia collegato la sua decisione di localizzarsi a Livorno a seguito dell'interpretazione fornita dagli uffici periferici del lavoro e a scelte aziendali. Sky non ha assolutamente fatto riferimento a questo, anzi dichiara testualmente: "...terremo sicuramente in primaria considerazione il Piemonte come potenziale regione ospitante...". Non ci risulta che Sky abbia collegato le decisioni alla vicenda Telegate Emerge chiaramente che all'indomani delle riunioni del 23 marzo, a cui era anche presente l'allora Assessore Pichetto, Telegate ha preferito, sulla base di quella interpretazione del Ministero del lavoro, scegliere la sede di Livorno decisione che, quando noi abbiamo assunto il compito in Regione, era ormai maturata.



PRESIDENTE

Dal momento che i Consiglieri interpellanti Pichetto, Pedrale, Leo Cavallera, Ferrero e Ghigo non chiedono di replicare, proseguiamo nel sindacato ispettivo.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interpellanza n. 99 dei Consiglieri Pichetto Fratin, Ferrero e Ghigo inerente a "Sospensione Sezione Emergenze di cui alla L.R. 21/97 e 28/99"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 99, presentata dai Consiglieri Pichetto Fratin, Ferrero e Ghigo.
Risponde l'Assessore Susta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

La Sezione Emergenze, come sanno gli interroganti, è stata istituita con deliberazione della Giunta regionale dell'11 novembre 2002, ed è diventata operativa nel gennaio dell'anno 2003.
Tale Sezione è finalizzata al sostegno creditizio delle piccole imprese commerciali e artigiane danneggiate da opere di cantierazione viaria attraverso uno specifico strumento di credito, previa presentazione da parte delle Amministrazioni comunali di apposito piano di intervento, che individua le aree interessate dai lavori ed assevera che i cantieri che insistono sulle aree suddette hanno avuto inizio almeno sei mesi prima della data di approvazione del piano stesso.
Il prestito è concesso alle piccole imprese commerciali ed artigiane per il 60% dalla Regione Piemonte a tasso zero, il restante 40% da Istituti di credito convenzionati con Finpiemonte al tasso Euribor + 1,25%. Il prestito ha una durata massima di cinque anni con un importo minimo di 10.000 euro e massimo di 25.000 euro e copre essenzialmente spese per l'acquisto di scorte ed in piccola parte spese non documentabili.
Nel corso degli anni 2003 e 2004 l'Amministrazione regionale ha implementato tale Sezione con complessivi 6 milioni di euro. Di questi, un milione di euro non sono ancora stati materialmente trasferiti a Finpiemonte S.p.a. in quanto il mandato non è ancora stato bonificato dalla Tesoreria regionale.
Tali risorse consentono la finanziabilità delle domande secondo il seguente prospetto: la situazione attuale vede una disponibilità di cassa di 1.550.000, 622 domande pervenute e 565 domande finanziabili. La prossima disponibilità di cassa è di 2.550.000 e 622 domande.
Il 20 giugno 2005, sulla scorta di precedenti indicazioni date dall'Assessore Pichetto, abbiamo previsto la sospensione temporanea della ricezione ed approvazione di nuove richieste di delimitazione di aree con emergenze di cantierazione viaria da parte dei Comuni, perché c'era la famosa interpretazione relativa alla legge finanziaria che impediva di contrarre mutui per dare contributi a privati. In particolare, con nota del 31 marzo, inviata a tutte le Direzioni regionali, l'Assessore al bilancio e alle finanze affermava che in ragione di tali vincoli risultava precluso il finanziamento a debito degli interventi a sostegno degli investimenti. A seguito di incontri in sede ministeriale, all'insediamento della nuova attività della Conferenza dei Presidenti delle Regioni, abbiamo dato un'interpretazione diversa. Cioè, è stato acclarato che i contributi dati dalla Regione a valere sui fondi rotativi, in quanto trattasi di prestiti e non di contributi a fondo perduto, è possibile attivarli attraverso un finanziamento regionale a mutuo.
Questo ha permesso nelle settimane scorse di dare una nuova disponibilità da parte della Regione a riattivare anche questa linea di finanziamento, proprio perché, trattandosi di prestiti e non di contributi a fondo perduto, li possiamo anche finanziare attraverso il fondo rotativo.
Da questo punto di vista, è evidente che noi siamo in grado di riattivare le procedure per l'utilizzazione di questi fondi, proprio perch è intervenuta questa interpretazione. Cioè, è possibile alimentare il fondo rotativo con fondi derivanti da mutui, perché trattasi di prestito e non di contributo in conto capitale. Quindi, in qualche modo, la preoccupazione alla base dell'interrogazione è stata recepita nelle settimane scorse, dopo aver predisposto la risposta sulla base delle interrogazioni a suo tempo pervenute.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Signor Presidente, ringraziamo il Vicepresidente Susta per aver aggiornato la situazione relativamente a queste risorse. Certo, il problema, generalmente, insorge nel momento in cui le varie Direzioni regionali per le loro competenze concludono sostanzialmente l'iter delle pratiche. E' quello il momento in cui la Ragioneria ha tutta una serie di sofferenze, ma è un problema molto più ampio, che va al di là di questo problema specifico, perché sussiste anche su molte altre competenze. Mi viene in mente anche soltanto la questione relativamente ai programmi di opere pubbliche, soprattutto per quanto attiene la loro realizzazione. Il momento in cui le varie Amministrazioni e i vari operatori richiedono le risorse è un problema molto ampio e sentito in questo momento.
Ovviamente, è apprezzabile il fatto che si sia dato nuovamente respiro a questo problema. E' ovvio che nella discussione del prossimo bilancio di previsione, probabilmente, ci si dovrà confrontare sul tema legato all'aspetto della liquidità, perché il territorio piemontese, in questi mesi, ha particolarmente sofferto di questo problema.


Argomento: Provvidenze per la costituzione di aree industriali ed artigiane attrezzate

Interpellanza n. 168 dei Consiglieri Ghiglia, Casoni, Boniperti, Botta e Vignale inerente a "Sezione emergenze"


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interpellanza n. 168 presentata dai Consiglieri Ghiglia Casoni, Boniperti, Botta e Vignale.
Rispondono gli Assessori Susta e Caracciolo.
Chiedo scusa: rispetto alla risposta data dall'Assessore Susta nessuno degli interpellanti chiede di replicare, in particolare il Gruppo di Alleanza Nazionale?



(Commenti del Consigliere Ghiglia fuori microfono)



PRESIDENTE

Sono state presentate due interpellanze aventi lo stesso oggetto, è sfuggito anche a noi.



GHIGLIA Agostino

Se mi ripete la risposta, perché non ho ascoltato una parola.



PRESIDENTE

Però, erano in sala i colleghi che hanno sentito.



GHIGLIA Agostino

Cosa vuol dire? Io sono il primo firmatario e posso decidere se ascoltare o no, non mi viene letto il titolo dell'interrogazione Presidente, abbia pazienza!



(Commenti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

No, la 168, no, Vicepresidente.



(Commenti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Non lo ha detto prima, abbia pazienza! Non lo faccio apposta, non ho sentito!



(Commenti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

GHIGLIA Agostino



GHIGLIA Agostino

Ho capito. Allora lei richiama prima tutte e due le interrogazioni dicendo che c'è la discussione congiunta, oppure mi ripete la risposta! Abbiate pazienza, credo che questo sia l'ABC!



PRESIDENTE

Possiamo uscire da questo equivoco in cui ci siamo trovati procedendo a dare per iscritto la risposta ai colleghi interpellanti del Gruppo di Alleanza Nazionale, in modo che valutino se sono soddisfatti rispetto a questa risposta; altrimenti, esamineremo nel successivo Consiglio la risposta, mi pare una soluzione di equilibrio.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

L'Assessore Susta risponde all'interpellanza n. 168.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Faccio presente che ho parlato dieci minuti e non dieci secondi. Va bene così, non è colpa mia.
Il titolo dell'interpellanza era: "Sezione emergenze". Il problema è il seguente: è stato istituito questo fondo emergenze nell'2002-2003, nel 2003 per il 2003-2004. Per l'anno 2003 sono pervenute 622 domande, 565 sono state ritenute ammissibili; ne sono state presentate e ritenute ammissibili 622, su un fondo di 2 milioni e 550 per il 2004, che doveva essere erogato nel 2005 (non è stato erogato e su quello vecchio c'è ancora una disponibilità) a seguito di una nota - non nostra ma dell'allora Assessore Pichetto, datata 31 marzo - cui ha fatto seguito una delibera formale il 20 giugno, nella fase di passaggio tra la vecchia e la nuova Amministrazione.
Si riteneva che, ancorché trattandosi di un fondo rotativo e non di un contributo a fondo perduto, incappasse nel vincolo posto dalla Finanziaria dell'anno scorso, che impediva di finanziare, con mutui, contributi a privati. Dato che questo fondo rotativo era stato dato in dotazione, fin dall'origine, con un finanziamento a debito per la Regione, l'Assessore Pichetto, con nota del 31 marzo (poi trasformata in delibera, da parte nostra, il 20 giugno) sospendeva l'accoglimento delle domande, come sospendeva l'erogazione dei fondi: non si poteva più dare i soldi perch noi finanziavamo quest'operazione attraverso mutui. Quando si è insediata la Conferenza dei Presidenti delle Regioni (personalmente ho partecipato ad una riunione a Roma, anche a margine del decreto sulla competitività ritenendo persino eccessivo, dal punto di vista amministrativo, questa indicazione, trattandosi di prestito e non di finanziamento a fondo perduto), abbiamo fatto, con il Ministero, un approfondimento sulla possibilità di finanziare, con mutui, fondi rotativi, in maniera almeno di trasformare il fondo perduto in un prestito a lunga durata.
Questo vale in generale, perché il fondo emergenza è inserito all'interno di un fondo più generale di sostegno alle attività commerciali e artigianali. Quell'interpretazione, che ovviamente non era un'interpretazione inventata dall'Assessore Pichetto - anche la struttura assessorile in quel momento era convinta che quella fosse l'interpretazione corretta - è stata poi mutata alla luce di questo parere, pervenuto dal Ministero e che, a margine del disegno di legge e del decreto legge sulla competitività, è diventato più chiaro nel mese di luglio ed esplicito a settembre.
Da allora ad oggi, abbiamo dato indicazione agli uffici di sbloccare questo fondo, di utilizzare anche una parte del fondo unico su questa partita. In tal senso, il richiamo che veniva dagli interroganti: "Fate in modo di trovare la strada per liberare risorse a favore delle imprese colpite dai cantieri viari in questa fase", è stato risolto dopo questo intreccio di rapporti tra Roma e Torino, tra Regione e Stato.
Questa è l'indicazione che nelle scorse settimane abbiamo dato alla struttura assessorile dell'artigianato e del commercio. Noi, quindi sbloccheremo queste domande e utilizzeremo il fondo rotativo, che in sede di assestamento di bilancio abbiamo anche implementato, per andare incontro a queste domande.
Oggi, è chiaro che il fondo rotativo può essere alimentato con fondi a debito, ma a marzo e a giugno tutto questo non era chiaro, perché la struttura, sia regionale sia nazionale, dava quella linea e quell'indicazione. Evidentemente, il Ministero ha poi compreso che un conto è un prestito e un conto è un finanziamento a fondo perduto; un conto è addebitare alla Regione per erogare somme a restituzione (sia pure a cinque anni), un conto è darle a fondo perduto. Di conseguenza, le indicazioni date alla struttura sono diverse rispetto a quelle date nel mese di marzo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Gli interpellanti si dichiarano soddisfatti della risposta.


Argomento: Problemi energetici - Problemi del lavoro e della occupazione - Ricerca scientifica (Istituti regionali di studi e ricerche)

Interrogazione n. 90 dei Consiglieri Moriconi, Bizjak, Comella e Deambrogio, inerente a "Centrale termoelettrica Galileo2" interrogazione n. 142 del Consigliere Pedrale inerente a "Centrale termoelettrica di Trino Vercellese"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare le interrogazioni nn. 90 e 142, sulle quali risponde l'Assessore Susta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Come noto, il settore elettrico italiano è stato profondamente modificato in seguito all'approvazione del Decreto Legislativo 16 marzo 1999, n. 79 (cd Decreto Bersani), che costituisce l'atto amministrativo di recepimento, a livello nazionale, della Direttiva 96/92 CE, che tendeva ad applicare le politiche comunitarie tese a completare il Mercato Unico Europeo anche al settore elettrico. Tale documento sanciva, tra i punti salienti, l'introduzione della concorrenza, la creazione di una borsa dell'energia in cui i produttori potessero vendere la propria elettricità prodotta, nonché il libero accesso alle reti di trasmissione.
A livello nazionale, il Decreto ha comportato, tra l'altro, un ridimensionamento della presenza dell'ENEL sul mercato elettroproduttivo nazionale, la nascita del GRTN, società che garantisce il libero accesso alle reti di trasmissione, e del GME, la società che gestisce il mercato elettrico creatosi in seguito alla liberalizzazione della produzione.
Le possibilità offerte da un paese caratterizzato storicamente da elevati prezzi di cessione dell'energia elettrica, da una importazione da paesi confinanti di una significativa quantità di elettricità (non essendo in grado di soddisfare con la produzione interna i propri bisogni elettrici), da una interessante e costante crescita annuale del consumo elettrico hanno fatto sì che in Italia venissero presentate, a partire dagli anni 2000, una notevole quantità di domande per la realizzazione di centrali termoelettriche. Quanto accaduto nell'estate del 2002, quando per la prima volta si è assistito ad un pericoloso avvicinarsi della richiesta di punta alla capacità massima produttiva del sistema e da un preoccupante "black out" di quasi 24 ore, ha poi ulteriormente reso importante accelerare l'iter autorizzativo (procedura regolata dalla legge 9 aprile 2002, n. 55).
Peraltro, è significativo ricordare che il sistema elettrico produttivo italiano si presenta ancora piuttosto vetusto, con una apparentemente molto elevata potenza di punta (oltre 78.000 MW) ma una limitata potenza disponibile (49.700 MW): il quadro legislativo nazionale, prendendo spunto dalla liberalizzazione europea, si è evoluto nella direzione di favorire l'installazione di nuovi impianti, realizzati con le tecnologie più recenti (cicli combinati a gas naturale) in grado di ridurre - a parità di potenza le emissioni inquinanti, garantendo nel contempo un migliore rendimento energetico rispetto agli impianti esistenti. Tale meccanismo dovrebbe sviluppare una evoluzione del sistema elettroproduttivo italiano verso un miglioramento tecnologico, con gli impianti esistenti che dovrebbero chiudere o rinnovarsi in modo da poter competere con le nuove installazioni.
Il caso del Piemonte si presenta emblematico di questa situazione, in quanto a fronte di un consumo elettrico approssimativamente pari a 26.341 GWh, la produzione locale si attesta ad un valore di circa 14.325 GWh (per una potenza installata prossima a 5.500 MW), con un deficit produttivo locale del 48,6% (dati GRTN 2003). Una simile disponibilità operativa ha stimolato vari proponenti a presentare più domande sul territorio regionale, per una potenza totale superiore a 10.000 MW, ovvero più del doppio di quanto installato.
Tutte le proposte riguardano impianti termoelettrici a ciclo combinato di nuova generazione, in grado di assicurare rendimenti elettrici nettamente più elevati di quelli possibili per gli impianti installati. Nel caso di Chivasso ed, in parte, di AEM Torino, il combustibile utilizzato il gas naturale, ha sostituito l'olio combustibile precedentemente utilizzato, consentendo aumenti della potenza installata a fronte di una riduzione delle emissioni. Questo, appunto, nell'ambito della politica di liberalizzazione energetica, che dovrebbe spingere i produttori a fornire a prezzi più competitivi l'energia elettrica, sostituendo impianti vetusti con impianti di nuova generazione, ovvero migliorando le caratteristiche tecnologiche dell'esistente.
Vista l'entità delle domande presentate, la Regione Piemonte ha da subito ravvisato la necessità di predisporre una griglia di requisiti localizzativi per evidenziare, anche ai proponenti, le condizioni generali e specifiche che i progetti devono rispettare per poter essere presi in esami, criteri poi assunti nell'"Accordo tra Governo, Regioni, Province Comuni e Comunità montane per l'esercizio dei compiti e delle funzioni di rispettiva competenza in materia di produzione di energia elettrica" del 5.12.2002.
Il limite del sistema così creato, è però evidenziato dal mancato adeguamento della rete di trasporto dell'energia elettrica in Piemonte (regione chiave per l'importazione di energia dalla Francia), che presenta un notevole grado di intasamento sia nelle interconnessioni con l'estero che con le altre Regioni italiane. Nel 2003, a fronte di un importo di oltre 19.000 GHW dall'estero, il Piemonte ha reso disponibile alle Regioni confinanti quasi 6.000 GHW. Le linee attualmente esistenti sono tuttavia prossime al limite della capacità di trasmissione, ed il fatto che l'importazione di energia risulti strategica - sia per garantire il libero acquisto di energia sia per la riduzione dei costi medi di fornitura dell'energia elettrica ai clienti vincolati a causa del minor costo dell'energia prodotta all'estero rispetto a quella prodotta in Italia ed a prezzo estremamente competitivo - rende sfavoriti tutti gli impianti piemontesi che non possono avere agevolazioni sulla possibilità di dispacciamento della propria energia prodotta, e per i quali è quindi consentito un funzionamento sicuro solo per un limitato numero di ore all'anno, corrispondenti ai periodi di punta.
A questo fine il GRTN già dal 2001 ha presentato, nel proprio piano triennale, la proposta di realizzazione di un nuovo collegamento da 380 kv da Trino Vercellese a Lacchaiarella (MI) per incrementare le possibilità di scambio tra Piemonte e Lombardia.
Nella Conferenza dei Servizi di autorizzazione della centrale E.ON. di Livorno Ferraris, lo stesso soggetto ha fatto rilevare l'importanza della realizzazione di detto collegamento, per il quale sono già stati individuati dalla Regione Piemonte otto possibili corridoi di transito mentre ciò non è ancora avvenuto per la Regione Lombardia.
Sempre considerando l'importanza della possibilità di trasmettere l'energia prodotta dalle centrali piemontesi, in fase autorizzativa la Regione Piemonte ha richiesto (in coerenza coi criteri di cui sopra) che quanto prima, venisse massimizzata la quota di energia termica resa disponibile sotto forma di calore di processo o per reti di teleriscaldamento, in modo tale da rendere cogenerativo l'impianto e quindi consentirgli un dispacciamento prioritario.
La complessa tematica relativa all'installazione delle centrali termoelettriche è stata approfonditamente analizzata dal Piano Energetico Ambientale Regionale, approvato dal Consiglio in data 3 febbraio 2004, con deliberazione n. 351-3642. In esso si è valutata l'incidenza della produzione aggiuntiva assicurata da nuovi impianti elettro produttivi siti sul territorio regionale, il possibile andamento del fabbisogno elettrico regionale per i prossimi anni, la capacità di trasmissione delle reti ad alta tensione e le possibili regole da introdurre per la gestione di autorizzazioni, tra cui, la necessità ove possibile, che gli impianti assicurino una quota rilevante di energia termica per usi di processo o di teleriscaldamento. In merito a quest'ultimo aspetto, si potrebbe contemplare, in una revisione del documento, l'obbligatorietà di destinazione di una certa quota del calore disponibile per usi termici e in questo modo alleviando l'impatto ambientale e "forzando" la loro localizzazione nei pressi di grandi centri urbani o di siti produttivi.
Al termine dell'analisi, per le ragioni sopra evidenziate, si è concluso che, durante il periodo di validità del Piano, possano essere esaminati ai fini del rilascio dell'intesa, di cui alla legge 9 aprile 2002, n.55, esclusivamente quei progetti per i quali al momento dell'approvazione di questo Piano, la Commissione "Valutazione Impatto Ambientale" del Ministero dell'Ambiente aveva già espresso parere positivo di compatibilità ambientale, nonché quelli dichiarati prioritari ai sensi della legge 17 aprile 2003 n. 83.



PRESIDENTE

Gli interroganti, lo ricordo, erano il Consigliere Moriconi, il Consigliere Comella e il Consigliere Deambrogio relativamente all'interrogazione 90; e il Consigliere Pedrale relativamente all'interrogazione 142.
Ha chiesto la parola il Consigliere Comella; ne ha la facoltà.



COMELLA Piergiorgio

Un ringraziamento al Vicepresidente Susta per questo riassunto, in parte anche tradotto letteralmente da quanto prevedono le ultime disposizioni in materia energetica. Credo sia utile avere sempre presente quale sia lo scacchiere all'interno del quale la Regione Piemonte si sta movendo sul problema dell'energia. Tuttavia, la questione segnalata con l'interrogazione era relativa al particolare tipo di concentramento di impianti energetici in una zona prettamente rurale e con caratteristiche di tipo naturalistico - io direi - più uniche che rare.
Provo solo rapidamente a sintetizzare quali erano i temi. L'impianto è un Buzzi di 800 megawatt, che si colloca a poche centinaia di metri in linea d'aria rispetto alla centrale Galileo Ferraris (ENEL), con una potenza di 700 megawatt, costituendo un blocco sia per la sua dimensione sia per la distanza, da possibili utilizzatori, anche sul piano cogenerativo.
La trasmissione di calore, noi sappiamo, comincia a non essere più utilizzabile se si supera la decina di chilometri: Una zona che a mio parere si presentava già con un livello di compromissione molto alto per la presenza ENEL, e, con l'aggiunta della EON finiva per determinare una condizione di rischio di compromissione di siti molto interessanti come la palude di San Genuario (unico punto rimasto in Piemonte) che è un sito di importanza comunitaria dove nidifica il tarabuso.
Attualmente si sono aggiunte o si stanno aggiungendo altri elementi che francamente ci allarmano ancora di più. Uno è già stato illustrato in un'interrogazione precedente e riguarda la possibilità ventilata di utilizzo e di probabile cementificazione - nel caso in cui gli studi fossero alla fine di carattere positivo - dei 150 ettari di terreno, già urbanizzato accanto alla centrale ENEL Galileo Ferraris.
Inoltre, esiste da parte di ENEL l'intenzione - per il momento a noi non risulta dichiarato ufficialmente - di una dismissione dell'impianto stesso, Galileo Ferraris, per obsolescenza. In proposito, abbiamo qualche preoccupazione per un impianto che occupa uno spazio decisamente enorme e che rischia effettivamente di diventare un'opera di caduta dal punto di vista dell'impatto ambientale, con l'aggiunta poi del nuovo impianto EON.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Intervengo sull'interrogazione n. 142 da me presentato che comunque tocca alcuni argomenti già rilevati da quella precedentemente illustrata.
davvero paradossale che una centrale termoelettrica come la "Galileo Ferraris" non venga utilizzata perché è più conveniente importare energia direttamente dalla Francia oppure, addirittura, apprendere che probabilmente l'impianto è destinato ad una rapida chiusura perché vetusto vecchio. È stato realizzato soltanto alla fine degli anni '80 - '90! Questo credo che sia già un elemento grave su cui la Regione e tutte le istituzioni locali e nazionali devono riflettere sul destino di questo sito energetico.
L'aspetto paradossale di questa zona è che la provincia di Vercelli ha un surplus di energia elettrica, e quindi la esporta, oltre le sue necessità che non devono essere viste in termini provinciali, a fronte di un deficit a livello regionale che, come ho sentito dalla relazione del Vicepresidente Susta, è del 40%.
Questo però non giustifica, a livello locale, un accanimento di nuovi insediamenti di questo tipo. È opportuno, invece, chiarire il futuro di quelli esistenti - in primis - il Galileo Ferraris e anche per l'occupazione che creano - i sindacati locali hanno già espresso più volte preoccupazione - e, non ultimo, capire il futuro di dell'area vicina all'attuale Galileo Ferraris un tempo destinata all'originario progetto di centrale nucleare, ma non utilizzata a seguito del referendum abrogativo.
Ma ormai è un'area comunque completamente compromessa e che, a mio avviso difficilmente può essere destinata nuovamente a una vocazione di tipo agricolo. Ergo quindi il pensare comunque a una destinazione energetica.
Vedrei bene che in questa area si facesse ricerca sull'idrogeno, visto che recentemente - ci sono stati anche degli accordi fra la Regione e il Gruppo FIAT - si va verso una sperimentazione e una ricerca di questa fonte energetica alternativa.
Ritengo più che doveroso considerare il sito di Leri Cavour, il sito a fianco dell'attuale centrale Galileo Ferrarsi, area dove fare ricerche e poi eventualmente, qualora la scienza e la tecnologia raggiungano livelli accettabili, anche produzione in questa direzione.
Il territorio è stato fortemente compromesso, la provincia di Vercelli ha ospitato siti energetici di rilevante impatto ambientale: sarebbe opportuno che, una volta tanto, in materia energetica il territorio avesse anche invece soprattutto dei benefici e delle positività.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interpellanza n. 140 dei Consiglieri Cotto, Ferrero, Pichetto, Ghigo Cavallera, Pedrale, Burzi inerente a "Dismissioni beni mobili divenuti inservibili da parte delle ASL e delle Aziende ospedaliere"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 140, presentata dai Consiglieri Cotto Ferrero, Pichetto Fratin, Ghigo, Cavallera, Pedrale e Burzi.
La parola all'Assessore Susta per la risposta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

In merito all'interpellanza dei Consiglieri citati, la Direzione Patrimonio fa presente che i beni regionali fuori uso (quelli non più idonei per gli uffici regionali per vetustà, ma ancora parzialmente funzionanti), ai sensi dell'articolo 14 della legge regionale n. 8/1984 vengono destinati mediante cessione definitiva o mediante comodato d'uso gratuito ad enti e associazioni che ne fanno richiesta (parrocchie, scuole pro-loco, enti locali, associazioni senza fini di lucro).
In particolare, nel corso del 2004 e del primo semestre del 2005, a seguito di sostituzione di parte dei personal computer in dotazione agli uffici regionali, si è potuta soddisfare la richiesta di attrezzature informatiche di circa 50 trai suddetti enti.
La proposta del Consiglio di modifica dell'articolo 9, comma 7, della legge 18 gennaio 1995, n. 8, in merito alla cessione dei beni dichiarati fuori uso dalle ASL e dalle Aziende ospedaliere agli altri enti e istituzioni non è di competenza dell'Assessorato al patrimonio, in quanto la gestione del patrimonio mobiliare delle ASL e delle Aziende ospedaliere è di competenza dell'Assessorato alla sanità, che esercita funzioni di programmazione e di controllo sull'attività di tali enti. È evidente che è nostra intenzione unificare queste competenze in un più ampio quadro di rapporti tra bilancio e gestione del patrimonio mobiliare e immobiliare della Regione Piemonte rispetto al passato e quindi in questa logica ci muoveremo con le iniziative legislative e amministrative future.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Assessore Susta. Penso che il discorso della dismissione dei beni mobili divenuti inservibili da parte dell'ASL debba avere bene i riflettori accesi. Mi ha risposto lei, forse mi doveva rispondere anche l'Assessore alla sanità, perché penso che sia giusto avere un monitoraggio...



PRESIDENTE

Colleghi, vi invito a prestare attenzione all'intervento della Consigliera Cotto. Grazie.



COTTO Mariangela

Dicevo che mi ha risposto il Vicepresidente Susta, ma forse sarebbe stato positivo conoscere anche il parere dell'Assessore alla sanità, in quanto ritengo che la dismissione dei beni mobili divenuti inservibili da parte delle ASL e delle Aziende ospedaliere meriti veramente un monitoraggio e meriti tutta la nostra attenzione.
Sappiamo che i beni divenuti inservibili sono tanti; faccio l'esempio dell'Ospedale di Asti, dove c'è veramente tantissimo materiale. Noi sappiamo quanto già la Regione Piemonte ha fatto a favore della cooperazione internazionale...
Signor Presidente del Consiglio, mi spiace dover interrompere l'intervento, però come Consigliere regionale avrei piacere di ricevere un minimo di attenzione, soprattutto su un argomento come quello della cooperazione internazione, del discorso di quanto noi possiamo fare a favore della cooperazione internazionale proprio attraverso i beni dismessi dalle nostre ASL.
Chiedo al Presidente del Consiglio di non considerare evasa questa interpellanza, ma di attendere una risposta anche da parte dell'Assessore alla sanità e da parte di chi ha la competenza alla cooperazione internazionale, perché penso che il tema meriti un diverso approfondimento.
Quindi non mi dichiaro soddisfatta della risposta e chiedo al Presidente del Consiglio di potere ottenere un risposta da parte dell'Assessore alla sanità e da parte di chi ha la delega alla cooperazione internazionale.



PRESIDENTE

Collega Cotto, prendo atto della sua dichiarazione di insoddisfazione rispetto alla risposta fornita dal Vicepresidente Susta. La Giunta peraltro, ha ritenuto che il Vicepresidente Susta, rispondendo rappresentasse tutte le problematiche - si tratta comunque di una risposta di Giunta - da lei sollevate nel suo atto di sindacato ispettivo.
Il Vicepresidente Susta avrà modo, se lo ritiene, di fare ulteriori puntualizzazioni, dopodiché, se persiste questa sua necessità di ulteriori approfondimenti, possiamo valutare le modalità con cui procedere a un supplemento di risposta, quindi senz'altro avremo modo di ridiscuterne.
Il Vicepresidente Susta intende aggiungere qualche considerazione? Prego, prenda pure la parola.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Intervengo brevissimamente solo per ricordare alla Consigliera Cotto che l'interpellanza riguardava i beni regionali dimessi a livello generale.
Sono io che nella risposta ho fatto una distinzione tra i beni regionali tout court e i beni regionali appartenenti alla sanità, per dire che poi anche quelli della sanità in modo generico vengono utilizzati e che avremmo inteso ricondurre ad unità, con modifica legislativa, le due vicende, ma l'interpellanza di per sé non faceva riferimento alla destinazione dei beni mobili dismessi della sanità.
Comunque lo chiederemo e non c'è problema a dare una risposta.



COTTO Mariangela

Posso intervenire, Presidente?



PRESIDENTE

Collega Cotto, le chiedo scusa, ma sugli atti di sindacato ispettivo è già fuori norma la puntualizzazione che ho sollecitato al Vicepresidente Susta per cercare di venirle incontro. Ad ogni modo, avremo sicuramente occasione per ragionare con lei e per capire le modalità con cui fornire un supplemento di risposta.



COTTO Mariangela

Chiedo di poter intervenire per mozione d'ordine.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto per mozione d'ordine.



COTTO Mariangela

Quanto sto per dire penso che sia molto importante proprio per il sindacato ispettivo. Se non si indica più l'oggetto dell'interpellanza allora va bene; però, se io scrivo: "Oggetto: Dismissione beni mobili divenuti inservibili da parte delle ASL e delle Aziende ospedaliere", non posso poi accettare un'altra risposta, perché se voi guardate l'interpellanza l'oggetto riporta esattamente questo.
Lo voglio dire non per polemica, ma per puntualizzazione nei confronti anche di tutti i colleghi Consiglieri.



PRESIDENTE

Rimaniamo che l'interpellanza viene tenuta in sospeso. In sede di Conferenza dei Capigruppo ne discuteremo con i Presidenti dei Gruppi e vedremo di inserirla per un supplemento risposta nelle sedute successive.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per mozione d'ordine; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Riguarda non solo questo, ma anche altre interpretazioni regolamentari avvenute stamattina, che vertono su due dati: uno è il rispetto del regolamento. Se l'Assessore ha la possibilità extra regolamento di replicare, deve poter replicare anche il Consigliere. Ma questa è buona norma; non è scritto nel regolamento, ma è buona norma.
L'altra questione riguarda non il comportamento, perché ognuno si comporta come crede o come gli è stato insegnato, ma credo che un minimo di rispetto in più per i colleghi che intervengono vada garantito.
Lo riprenderemo poi nel pomeriggio, ma già il rispetto è cosa non nota a questa Giunta. Io credo - non faccio l'avvocato della collega Cotto - che una risposta del tipo "Lo facciamo, smettila!" o una cosa del genere, non faccia onore né al Vice Presidente né a quest'aula.
Il rispetto della forma - e mi permetto di dire anche la buona educazione - è un aspetto importante. Dovete solo capire, perché non è che con il mandato precedente con tutti gli artifizi regolamentare potevate perdere tempo, mentre a noi è vietato dire cose sacrosanti. Dovete solo comprendere che tempo da perdere ve ne possiamo fare perdere per anni.
Io questa mattina sono arrivato alle 9,30 e non ho intenzione di andarmene fino a quando la seduta non si è conclusa.
L'Assessore dovrebbe spiegarlo ad altri esponenti, perché voi non fate parte dell'esecutivo, quindi potete - come fa la Presidente - entrare rimanere 10 minuti ed uscire. Dovreste chiedere un consulto ai Consiglieri di maggioranza che vi sapranno dire che un singolo Consigliere può bloccare i lavori dell'aula quanto vuole. Quindi, su questo senza nessuna volontà ostruzionistica, ma richiamando il rispetto dell'aula - e oggi pomeriggio diremo qualcosa nel merito - chiedo al Presidente del Consiglio che si faccia garante del rispetto dell'aula, anche su altri aspetti che poi esamineremo.
Dico anche agli Assessori che è bene avere un buon rapporto con i Consiglieri dell'opposizione. E' una cosa buona se volete che i provvedimenti passino all'interno di quest'aula. Se invece si decide di fare il duo delle Province delle Province, fare delle dichiarazioni sui giornali che non trovano alcun riscontro all'interno dell'aula e delle Commissioni, è una scelta che fate voi e fra sei mesi avrete tutti i provvedimenti bloccati e dovrete renderne atto ai cittadini.



PRESIDENTE

Collega Vignale, al di là delle sue valutazioni sulle quali avremo modo di discutere sia in sede di Conferenza dei Capigruppo sia in sede di Ufficio di Presidenza, mi pare che per quanto riguarda il sottoscritto stia facendo tutto il possibile, insieme ai colleghi dell'Ufficio di Presidenza per garantire il rispetto dell'aula e la dignità del ruolo di tutti i Consiglieri.
Quanto alla prassi delle risposte alle interrogazioni ed interpellanze laddove gli Assessori sono intervenuti una seconda volta per dare un supplemento di risposta, noi l'abbiamo consentito esclusivamente per una condizione di favore nei confronti degli interroganti e degli interpellanti per permettere a questi di acquisire una più compiuta e completa conoscenza delle materie su cui avevano posto la domanda. Ma posto che la questione mi è stata sollevata, possiamo - e lo affronteremo nella prossima Giunta per il regolamento - decidere di attenerci scrupolosamente al regolamento e pertanto non consentire più a nessuno di superare i tempi rigidi e le modalità rigide previste dal regolamento agli articoli 89 e 90. Quindi colgo la sollecitazione di dare un'interpretazione quanto mai rigida e restrittiva di questi articoli e la porrò anche in discussione nella Giunta del regolamento, seppur questo non comporta la necessità di alcuna modifica regolamentare.


Argomento: Ristrutturazione industriale - Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 145 dei Consiglieri Robotti e Chieppa inerente a "Situazione Elbi di Collegno" (risposta scritta)


PRESIDENTE

In merito all'interpellanza n. 145, la risposta verrà data in forma scritta.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti - Zootecnia

Interpellanza n. 62 dei Consiglieri Scanderebech e Guida inerente a "Denominazione miele di bosco" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Anche per quanto riguarda l'interpellanza n. 62, la risposta verrà data in forma scritta.


Argomento: Formazione professionale

Interpellanza n. 211 presentata dalla Consigliera Motta inerente a "Corsi comunitari di formazione falsi" Interrogazione n. 164 dei Consiglieri Cotto, Pichetto Fratin, Pedrale Burzi, e Cirio inerente a "Corsi di formazione aziendali (fasulli)?"


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 211, cui risponde l'Assessore Pentenero che ha pertanto facoltà di intervenire.



PENTENERO Giovanna, Assessore alla formazione professionale

Grazie, Presidente.
In merito all'interpellanza presentata dalla Consigliera Motta avente per oggetto "Corsi comunitari di formazione falsi", l'Amministrazione regionale è stata tempestivamente informata dell'inchiesta avviata da parte della Procura della Repubblica di Asti.
Per consentire una risposta di dettaglio si precisa il quadro dei rapporti che vede coinvolti la Regione, le Province e gli operatori nell'ambito del sistema della formazione continua e nel suo complesso.
L'istruttoria relativa alle attività di formazione continua non considera oggetto di valutazione la motivazione dei piani aziendali sovente già scaturita dal confronto tra le parti, né le scelte organizzative che presiedono alla realizzazione dei percorsi formativi.
L'impostazione del procedimento si fonda piuttosto sull'esigenza di ripartire le risorse messe a disposizione nel rispetto dei principi di pubblicità, trasparenza ed equità, in misura efficace, indirizzando ove è possibile, l'azione sugli interventi di maggiore qualità, nella consapevolezza tuttavia che buona parte degli interventi della domanda formativa proveniente dalle imprese si concentra su corsi di tipo ordinario, offerti dal mercato in campo organizzativo gestionale informatico e delle lingue straniere.
Peraltro le Direttive regionali che disciplinano l'attività di formazione continua, definiscono precondizioni di ordine sia operativo, sia finanziario, assai stringenti; la durata dei corsi ad esempio deve essere di norma compresa tra un minimo di 16 ed un massimo di 100 ore, e può fare riferimento alle sole azioni consentite dalle Direttive stesse e dai documenti di programmazione comunitaria.
In termini economici il parametro massimo di contributo pubblico non supera mai i 120 euro ora corso comprensivi dei costi di progettazione docenza, organizzazione, consumi, materiali, strutture ecc., mentre i costi di retribuzione degli allievi di formazione, ancorché riconosciuti dal F.S.E. come ammissibili, non sono in nessun caso rimborsati.
Inoltre in virtù delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato alle imprese, qualsiasi azienda i cui lavoratori siano posti in formazione è tenuta a garantire con risorse proprie la compartecipazione alle spese per una quota definita in relazione alla dimensione e localizzazione, nonché al tipo di formazione erogata, con percentuali di cofinanziamento di norma pari al 50-60% elevabili fino al 75% per le grandi imprese.
La formulazione delle graduatorie sulla base di criteri di valutazione "ex-ante", come la capacità di realizzazione pregressa, l'assenza di verbali negativi in precedenti esercizi e altri indicatori oggettivi unitamente all'adozione di priorità predefinite, può naturalmente assolvere solo in parte ad una funzione selettiva.
Con l'entrata a regime del sistema di accreditamento delle strutture formative si è compiuto un ulteriore passo verso una selezione qualitativa dell'offerta formativa, processo che sicuramente dev'essere rivisto e migliorato.
Nel caso specifico oggetto dell'interpellanza si rileva, a riprova del progressivo miglioramento dell'efficacia dei controlli, come gli operatori successivamente assoggettati alle indagini dell'Autorità Giudiziaria erano già stati destinatari di un provvedimento di revoca dell'accreditamento.
Il processo di selezione qualitativa non può che essere completato attraverso una valutazione di efficacia degli interventi realizzati, da effettuare ex post, assai complessa nell'ambito della formazione continua soprattutto per le implicazioni di ordine contrattuale, i cui criteri e modalità devono essere materia di studio e di sperimentazione, e da tempo sono oggetto di confronto con le parti sociali, data la connessione con l'organizzazione del lavoro, la situazione professionale dei lavoratori e gli obiettivi di sviluppo perseguiti dall'impresa.
In ogni caso, risulta fondamentale il controllo sullo svolgersi dell'attività attraverso un monitoraggio capillare costante degli interventi. Significativo è in proposito il consistente numero di verbali elevati per irregolarità di varia natura e di differente importanza, che se da un lato fa emergere una preoccupante persistenza di situazioni non pienamente corrette, dall'altro sta a dimostrare l'efficacia dell'azione di controllo. Azione che nel prossimo futuro si evolverà in direzione di un vero e proprio follow-up sugli esiti del processo di formazione continua a supporto delle successive scelte programmatiche, come già avviene per le attività formative finalizzate alla lotta contro la disoccupazione.
Le funzioni di ordine amministrativo e gestionale in materia di formazione professionale sono state conferite alle Province con la legge regionale 44 del 26/04/2000. Il graduale trasferimento delle relative competenze ha compreso, pertanto, anche i controlli in itinere sui corsi rivolti ai disoccupati e agli occupati.
La Regione Piemonte ha ritenuto indispensabile procedere in modo coordinato con tutte le Province. Per questo motivo è stato stipulato un protocollo d'intesa tra queste e la Regione, volto al trasferimento ed all'organizzazione dei vari servizi preposti al controllo.
L'esperienza già maturata evidenzia come sovente, in occasione delle verifiche di monitoraggio in itinere, emergano rilievi sulla regolarità dell'attività, a cui si applicano d'ufficio le sanzioni amministrative previste (normalmente si tratta di riduzione del budget o prescrizioni con richiesta di regolarizzazione successiva).
anche possibile che i funzionari incaricati dei controlli si trovino di fronte a situazioni e riscontri che potrebbero configurare un'ipotesi di reato, la quale viene tempestivamente segnalata all'Autorità competente. In tal caso, tutte le Amministrazioni provinciali che abbiano inoltrato una segnalazione all'Autorità Giudiziaria, comunicano gli estremi dell'ipotesi di reato alla Regione affinché essa ottemperi alle disposizioni del Regolamento della Comunità Europea 1681/94.
A seguito delle verifiche inerenti i casi in oggetto, nessuna segnalazione è stata inoltrata all'Autorità giudiziaria e per conoscenza alla Regione su presunti illeciti penali.
Le verifiche finanziarie finali sui rendiconti, in base al cronoprogramma di cui all'accordo stipulato tra Regione e Province sono ancora di competenza regionale. Le Province, dal primo trimestre del 2004 segnalano in base al Regolamento della Comunità Europea le irregolarità riscontrate. Sono state segnalate, per quello che riguarda l'anno 2004, 22 irregolarità.
Con le note pervenute alla scadenza dell'anno 2004, risultano segnalate: dalla provincia di Biella una irregolarità presunta.
L'irregolarità presunta è riferita alle Direttive del Mercato del Lavoro e Occupati. È stata riscontrata a seguito di verifica ispettiva ed ha originato un verbale negativo. Conseguentemente, la Provincia ha ritenuto opportuno effettuare la segnalazione alla Procura della Repubblica e alla Guardia di Finanza per gli adempimenti conseguenti.
Dalla Provincia di Novara risultano due irregolarità presunte. La prima irregolarità, rilevata a seguito di verifiche di monitoraggio, è riferita al bando provinciale Lavoratori Occupati; al momento non sono in corso accertamenti da parte dell'Autorità Giudiziaria. L'operatore ha rinunciato al finanziamento di tutti i corsi approvati.
La seconda irregolarità è legata al bando provinciale Lavoratori Occupati e riguarda presunte irregolarità a registro. Sono in corso accertamenti da parte dell'Autorità competente.
Dalla Provincia di Alessandria risultano due irregolarità presunte. Le irregolarità sono state rilevate a seguito di verifiche di monitoraggio da parte della Provincia. Le suddette anomalie hanno reso necessario l'inoltro di una segnalazione alla Procura della Repubblica per gli adempimenti conseguenti.
Ad oggi i casi sopramenzionati sono ancora in fase iniziale con indagini in corso. Non si conoscono aggiornamenti riferiti a tali casi.
Le rimanenti Province hanno comunicato di non aver riscontrato irregolarità o frodi ai sensi del Regolamento comunitario.
Per il primo trimestre 2005 tutte le Province hanno comunicato di non aver riscontrato irregolarità e frodi da segnalare; per il secondo trimestre 2005 risultano pervenute solo due segnalazioni da parte delle Province. Entrambe le segnalazioni erano però negative.
In base al protocollo d'intesa stipulato in data 11/02/2003 tra la Regione Piemonte e il Comando Regionale della Guardia di Finanza annualmente vengono forniti i dati sulle singole operazioni finanziate che riguardano gli importi approvati e le spese sostenute e dichiarate dal beneficiario finale.
Nel caso specifico di Asti, cui l'interpellanza in oggetto fa riferimento il problema è sorto riguardo al controllo in itinere (la rendicontazione finanziaria avviene al termine dell'attività).
Per quanto riguarda il funzionario coinvolto nelle indagini, è bene precisare che si tratta di un funzionario regionale comandato dal 2002 presso la Provincia di Asti su richiesta della stessa, ove svolgeva anche attività di controllo sui corsi in itinere.
Dalla data del comando, per la norma che regola tale istituto, ha cessato pertanto di essere in carico alla Direzione Formazione Professionale - Lavoro, mantenendo la qualifica di dipendente regionale a disposizione della Direzione Personale.
Per concludere, si pone in evidenza che i fatti segnalati dalla Consigliera Motta, si riferiscono a quella particolare filiera formativa che opera all'interno dell'azienda.
Come si è evidenziato, l'aver voluto rispondere a pressanti esigenze aziendali di flessibilità e di brevità dei moduli formativi, ha reso gli stessi interventi molto vulnerabili dal punto di vista dei controlli in itinere, a causa della loro numerosità, brevità, collocazione territoriale diffusa, articolazione degli orari.
bene precisare che a seguito di questo avvio di indagine della Procura è stata inviata a tutte le Province una nuova comunicazione, dove si evidenzia l'assoluta disponibilità, da parte della struttura, a collaborare con le Province per poter aumentare i controlli.
Dalla Provincia di Asti mi è stata fatta richiesta formale solo in questi giorni per avere ulteriore personale e poter procedere, in modo più approfondito, alle verifiche sui corsi.
Ciò non toglie che in questi anni le anomalie evidenziate dalla Provincia di Asti sono inferiori rispetto a quelle evidenziate dalle altre Province, come ho letto precedentemente. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Mi ritengo soddisfatta della risposta fornita dall'Assessore. Mi limiterei soltanto a due brevi considerazioni.
Il settore dei corsi di formazione è molto delicato ma vitale per la nostra Regione. I corsi di formazione, infatti, vengono spesso invocati sia dalle aziende che dagli enti, come una possibile soluzione di ricollocazione del personale che perde il lavoro, che può avere, in questo modo, la possibilità di rimettersi sul mercato trovando altre opportunità di occupazione.
Tuttavia, non possiamo permettere che, alla fine, l'unica arma per verificarne la corretta regolarità sia la Magistratura, qualora questa rete di monitoraggio presenti dei "buchi". Ben venga, dunque, l'intervento della Regione nuovamente a sostegno delle Province, con il personale necessario affinché questi controlli vengano effettuati.
Ho personalmente assistito alla discussione in Provincia di Asti in merito al problema. Vi è stato un ordine del giorno, votato all'unanimità da tutto il Consiglio, con la segnalazione da parte del Presidente della Commissione - oltretutto di maggioranza - che lamentava, la richiesta rimasta inevasa, di avere più controllo, più personale e più risposte, che poi, in effetti, non sono avvenute. Alla fine, manca la volontà di portare avanti il controllo reale, giocando sulla questione del personale mancante o carente, e sugli elevati costi che i controlli comportano.
Noi dobbiamo portare avanti questa attività di controllo, cercando di riscontrare le irregolarità, in modo tale da ridare fiducia ad un settore così rilevante per la nostra economia.



PRESIDENTE

La Consigliera Cotto ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Intervengo sull'ordine dei lavori in quanto l'Assessore Pentenero è a conoscenza del fatto di essere stata attesa due volte in Commissione per rispondere ad una interpellanza, che avevo presentato prima ancora che si verificassero i fatti occorsi ad Asti, sulla base della dichiarazione dell'Assessore alla formazione professionale della Provincia di Torino.
Ho sottoscritto questa interrogazione insieme ai colleghi Pichetto Pedrale, Burzi e Cirio, con i quali avevamo pensato di chiedere risposta scritta in Commissione. Visto però che le due cose non sono state collegate, ritiro, penso anche a nome dei colleghi, l'interrogazione presentata in Commissione, proprio per aiutarvi, per non far perdere tempo due volte all'Assessore, e chiedo di intervenire sulle dichiarazioni dell'Assessore per quanto riguarda la materia, che è la stessa oggetto di questa interrogazione.



PRESIDENTE

Ci siamo intesi, non sapevo che in Commissione fosse pendente questa richiesta.



COTTO Mariangela

all'o.d.g. per giovedì. Sono tre settimane che è all'o.d.g.



PRESIDENTE

Posto che è la stessa materia, sicuramente intervenga, consideriamo automaticamente ritirati gli atti ispettivi pendenti presso la Commissione.



COTTO Mariangela

Volevo intervenire in quanto sono rimasta un po' stupita da quanto espresso dall'Assessore provinciale, il quale ha dichiarato che il 30% dei corsi di formazione professionale sono fasulli. E' una dichiarazione sulla quale ci dobbiamo interrogare, che non si può lasciare passare sotto silenzio, a maggior ragione dopo che la Magistratura, ogni tanto, mette in luce queste problematiche. Chi come me, o l'Assessore Pichetto, ha avuto per un certo periodo la responsabilità della formazione professionale sa bene cosa significa. Ricordo che il giorno in cui avevo ricevuto la delega alla formazione professionale da parte del Presidente Ghigo, al pomeriggio qui in Consiglio, capeggiati dal collega Placido, c'erano tantissimi lavoratori che avevano frequentato corsi di formazione fasulli relativamente ai quali era in corso un'indagine della Magistratura. Noi non siamo ancora attrezzati per portare qui i lavoratori. Questo lo dico a ricordo di quella continuità a cui faceva riferimento prima il collega Burzi.
Il problema è molto serio. Io stessa ho sottoscritto quel protocollo d'intesa con il Comando della Guardia di Finanza e avrei piacere di conoscere, quando lo riterrà l'Assessore, gli esiti dell'accordo firmato l'11 febbraio 2003. Sono trascorsi due anni di sperimentazione e di monitoraggio che possono aiutare a comprendere il fenomeno.
E' un argomento che non ci deve lasciare tranquilli, perché c'è necessità di formazione. In Piemonte abbiamo un sistema formativo serio tantissime agenzie molto serie, quindi, non possiamo permettere che per colpa di qualcuno si debbano interrompere corsi di formazione professionale, che sono molto importanti.
Vorrei capire se ci sarà il personale necessario. Un discorso è auspicare la presenza del personale, un discorso è avere la certezza che dal prossimo mese avremo due o tre unità in più, ovviamente, avendo sempre presente il discorso "chi controlla i controllori", perché, come ha sottolineato la collega Motta, l'esperienza astigiana insegna.



PRESIDENTE

A questo punto, la parola all'Assessore Pentenero per integrare la risposta rispetto al nuovo oggetto dell'interrogazione.



PENTENERO Giovanna, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, per amore di chiarezza, volevo spiegare alla Consigliera Cotto che non sono intervenuta in Commissione, ma avevo fatto pervenire una memoria scritta, poi, gli impegni, come ben potrà capire, non me lo hanno consentito.
Siamo perfettamente consapevoli della delicatezza dell'argomento. Nella memoria scritta inviata in Commissione avevo messo in evidenza i controlli effettuati dalle Province, peraltro, ripresi anche nella risposta che ho dato un attimo fa. E' ovvio che Province più grandi (ad esempio, la Provincia di Torino) riescono a svolgere con più facilità i controlli.
L'articolo dell'Assessore D'Ottavio comparso su La Stampa si rifaceva ai controlli che loro avevano effettuato sulla direttiva occupati. In effetti era emerso che molti di questi corsi risultavano non realmente effettuati.
C'è la preoccupazione da parte delle altre Province di non riuscire a gestire questo tipo di controllo, per cui hanno richiesto l'appoggio del personale regionale. Stiamo cercando di capire quali e quante persone riusciremo a mettere a disposizione delle Province per aumentare i controlli. Vorrei evidenziare che l'accordo siglato dall'allora Assessore Cotto invita il personale regionale a segnalare le eventuali carenze, le eventuali difficoltà o punti deboli che si presentano durante l'andamento dei corsi, però, non prevede una relazione sull'andamento del protocollo, perché, ovviamente, va a toccare elementi talmente delicati che non possono essere oggetto di una relazione - questo ci tengo ad evidenziarlo.
Volevo ancora evidenziare un aspetto: le agenzie formative oggetto di indagine da parte della Procura risultano essere attualmente sospese quindi, non possono esercitare l'attività formativa, in quanto esistevano già dei procedimenti di sospensione dell'accreditamento da parte della Direzione Formazione professionale.



PRESIDENTE

Chiudiamo l'esame degli atti di sindacato ispettivo.
Il Consiglio è riconvocato, come da avviso di convocazione, per le ore 14.30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.28)



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