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Dettaglio seduta n.289 del 29/01/08 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.00 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.31)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Dalmasso, Motta, Rabino e Spinosa.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Rammento che nell'adunanza antimeridiana il Consiglio è convocato in seduta straordinaria ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto. In particolare, la richiesta pervenuta dai Consiglieri Rossi, Dutto, Novero Scanderebech, Cotto, Monteggia, Pedrale, Cirio, Vignale, Botta, Cavallera Nastri, Ferrero, Guida, Ghiglia, Lupi e Burzi, è stata avanzata per discutere del punto inerente a "Revisione della legge n. 194".


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Ordine del giorno inerente a "Contratti regionali"


PRESIDENTE

Desidero comunicare che le organizzazioni sindacali CGIL - Funzione pubblica, CISL - Funzione pubblica, UIL - Funzione pubblica, hanno depositato presso la Presidenza un ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte, considerato che il Contratto Nazionale di Lavoro dei lavoratori del comparto Regione-Enti locali Sanità, Agenzie fiscali è scaduto da 25 mesi; che sono stati rinnovati i contratti dello Stato e del Parastato esprime la propria solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori dei comparti pubblici per il mancato rinnovo dei loro contratti; chiede al Governo, alla Conferenza delle Regioni, al Comitato di settore, all'ANCI all'UPI, la rapida conclusione della trattativa per il rinnovo dei contratti scaduti.
Impegna la Presidente e la Giunta regionale affinché si rendano portatori delle istanze delle lavoratrici e dei lavoratori presso le sedi competenti al fine di giungere ad una rapida conclusione della vertenza".
Questo è il documento che è stato depositato. Ovviamente, è redatto sottoforma di ordine del giorno, ma non può essere votato perché non ha alcuna sottoscrizione. Pertanto, laddove i colleghi Presidenti dei Gruppi o i singoli Consiglieri desiderassero sottoscriverlo, potranno apporre le loro firme.



PRESIDENTE

RONZANI Wilmer (fuori microfono)



PRESIDENTE

Chi lo ha presentato?



PRESIDENTE

Come ho detto in apertura di seduta, lo hanno presentati i sindacati della Funzione pubblica di CIGL, CISL e UIL.
Come sapete, era stata annunciata la presenza delle organizzazioni sindacali, che hanno richiesto alla Presidenza, ancora pochi minuti fa, di poter presentare all'attenzione dei colleghi il documento in oggetto.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Revisione della legge n. 194", richiesta dei Consiglieri Rossi, Dutto Novero, Scanderebech, Cotto, Monteggia, Pedrale, Cirio, Vignale, Botta Cavallera, Nastri, Ferrero, Guida, Ghiglia, Lupi e Burzi


PRESIDENTE

Apriamo il dibattito su "Revisione della legge 194", di cui al punto 2) all'o.d.g.
La richiesta è stata avanzata dai Consiglieri Rossi, Dutto Novero Scanderebech, Cotto, Monteggia, Pedrale, Cirio, Vignale, Botta, Cavallera Nastri, Ferrero, Guida, Ghiglia, Lupi e Burzi.
Vi sono colleghi che desiderano intervenire? Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che sia stato formalmente corretto aprire il Consiglio. Bisogna dire che vi sono stati casi in cui, anche a fronte di una presenza del numero legale, per i motivi più disparati si è atteso un po' di più. Ma va benissimo.
Credo che la richiesta di seduta straordinaria abbia più motivi. In particolare, in questi giorni ritengo che sia d'enorme attualità.
Partirei da una riflessione: nessuno chiede - e non vuole farlo questo Consiglio - l'abrogazione della legge 194. Credo, però, che sia doveroso e assolutamente corretto, considerato il fatto che è una legge di alcuni decenni, poter prevedere una revisione della stessa, poiché presenta alcuni aspetti lacunosi, che poi andremo ad esaminare. Cioè non è un tabù, così come tutte le altre leggi dello Stato: possono essere modificate e aggiornate in base alla situazione esistente e anche migliorate, laddove ritenute lacunose o non rispettate.
Noi crediamo che la legge 194 sia stata rispettata per tutto ciò che riguarda la seconda parte della legge stessa, cioè quella legata all'interruzione di gravidanza. Crediamo, invece, che sia stata molto poco rispettata (o sostanzialmente disattesa) per tutto ciò che concerne l'aspetto centrale della legge, quello relativo alle iniziative per evitare che si giungesse ad un'interruzione di gravidanza. Noi riteniamo, infatti che tutta la prima parte di legge, quella legata ai consultori e ai tentativi di convincere le persone che volevano addivenire ad un aborto non sia mai stata attuata.
Vi sono, poi, alcuni aspetti lacunosi della legge stessa. Voi sapete che non vi è una previsione corretta rispetto ai termini ultimativi entro i quali si può applicare la legge 194 sulle donne che la vogliono utilizzare tant'è che alcune Regioni - penso, per esempio, alla Lombardia - hanno redatto codici di autoregolamentazione sottoscritti da alcuni ospedali per individuare, in modo certo, il periodo oltre il quale non è possibile praticare un'interruzione di gravidanza. Perché questo comporta che ci sia una gran differenza da ospedale a ospedale e, conseguentemente, la possibilità di utilizzare strutture private (ma anche pubbliche) che talvolta allungano il periodo entro il quale si può praticare l'interruzione di gravidanza rispetto ad altre. Vi è, poi, un aspetto che è di assoluta centralità, ma anche di tempestività rispetto alla discussione che stiamo facendo in questi giorni e cioè la possibilità oggi di acquisire in farmacia, ovviamente su ricetta medica, la pillola del giorno dopo.
Da alcune settimane questo è possibile all'interno della nostra...



(Nell'emiciclo riservato al pubblico vengono esposti alcuni striscioni seguiti da interventi di protesta)



PRESIDENTE

Per cortesia! Per cortesia! La seduta è sospesa (ex articolo 56, comma 1 del Regolamento). Prego i commessi di procedere a far sgombrare il settore del pubblico!


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media statale Scuola Media Statale "A. Cruto" di Piossasco


PRESIDENTE

Desidero salutare gli allievi della Scuola Media Statale "A. Cruto" di Piossasco in visita al Consiglio regionale.
Mi spiace, ragazzi: siete capitati in Aula in un momento in cui la seduta è sospesa e dunque non avete occasione di seguire i lavori del Consiglio.
Spero che la visita al Palazzo Lascaris possa comunque essere di vostra piena soddisfazione.



(La seduta, sospesa alle ore 10.44 riprende alle ore 11.40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi è stato uno spiacevole incidente che, ahimè, ha impedito lo svolgimento dei nostri lavori e ha impedito anche il compimento dell'intervento del Consigliere Vignale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Mi scusi, Presidente, io ho delle relazioni informali da parte di membri dell'Ufficio di Presidenza rispetto a una riunione che si è appena svolta e che mi pare avrà un'ulteriore sessione.
Se lei fosse così cortese da dire all'Aula come e in che tempi l'Ufficio di Presidenza intende completare i suoi lavori e quindi riferirci, io mi acquieto anche subito. Grazie.



PRESIDENTE

L'Ufficio di Presidenza ha stigmatizzato l'evento, da un lato dall'altro lato, ha chiesto agli uffici di fare una verifica in materia di responsabilità giuridiche connesse alla disciplina delle sedute d'Aula per verificare se i fatti che concretizzino reati devono essere rilevati d'ufficio o devono essere rilevati dietro istanza degli organi competenti alla gestione del Consiglio. Quindi i dipendenti delle strutture del Consiglio regionale relazioneranno sul punto.
Penso che oggi pomeriggio si potrà trovare il modo di riunirsi con i membri dell'Ufficio di Presidenza, compatibilmente con i lavori d'Aula e compatibilmente anche alla presenza dei colleghi.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

"Revisione della legge n. 194", richiesta dei Consiglieri Rossi, Dutto Novero, Scanderebech, Cotto, Monteggia, Pedrale, Cirio, Vignale, Botta Cavallera, Nastri, Ferrero, Guida, Ghiglia, Lupi e Burzi (seguito)


PRESIDENTE

Sul dibattito relativo alla revisione della legge n. 194, era iscritto a parlare il Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Prendiamo atto, qualora ve ne fosse bisogno, che il concetto comunista di democrazia negli anni non è cambiato. Lo dico non con un termine che tende in qualche modo a individuare i partiti della sinistra, ma credo che anche all'interno del Consiglio vi siano delle responsabilità morali. Certo, i colleghi dei Comunisti Italiani non erano presenti fra coloro i quali contestavano, ma non ci siamo trovati di fronte a un gruppo di persone che volontariamente è entrato all'interno dell'Aula: qui fuori c'era (non so se c'è ancora) una dimostrazione fatta e voluta dal Partito dei Comunisti Italiani, che ha avuto poi l'esito che abbiamo visto ad apertura di Consiglio.
Non so quale sarà la valutazione dell'Ufficio di Presidenza rispetto a quanto è successo. Sottolineo solo che bisogna prestare estrema attenzione alla scelta che si andrà a fare, poiché è ovvio che, se nulla verrà fatto se non una stigmatizzazione generale rispetto a quanto accaduto, significa che in quest'Aula, o meglio nelle tribune di quest'Aula, si può fare assolutamente qualsiasi cosa, dalla contestazione al resistere ai commessi che intervengono, al tirare calci. Quindi facciamo attenzione a quelli che sono i precedenti che andiamo a creare.
Riprendo il filo del mio intervento. Dicevo che il Consiglio straordinario voluto dal centrodestra nella seduta di oggi è stato quanto mai opportuno e anche tempestivo rispetto alle notizie, non solo di stampa ma anche della Commissione parlamentare, all'interno della quale il Ministro Turco ha presentato l'analisi dei dati degli aborti relativi al 2006.
Ovviamente riprendo una parte del mio intervento per sommi capi, almeno per avere un filo logico del discorso. Credo che sia doveroso segnalare principalmente una cosa, a differenza di quanto dicevano i dimostranti: che innanzitutto in quest'Aula, come in tutte le altre Assemblee elettive, non solo si può discutere assolutamente di tutto, ma anche dell'idea più sbagliata che uno possa professare. Non ci troviamo ovviamente in questa situazione, ma se anche uno volesse intervenire e richiedere una seduta su ciò che si ritiene assolutamente non condivisibile, è ovvio che in un'Aula parlamentare lo può fare.
Segnalo ai colleghi come sarebbe stata una situazione simile al contrario: intervento squadrista, manico di fascisti, violenza alla democrazia. Tutto questo per indicare chi attua questo tipo di metodologia e i partiti che attuano questo tipo di metodologia.
Detto ciò, il Consiglio di oggi è quanto mai significativo, perch ritengo che non vi siano argomenti su cui non si possa discutere. La 194 è una legge che si deve rivedere, non fosse altro per l'età che ha e per tutti gli aspetti che non sono mai stati attuati. Della 194 abbiamo attuato l'aspetto tecnico (quello abortivo), che ovviamente ha una sua importanza ma non abbiamo attuato quanto nella legge riguarda la prevenzione e l'informazione, tanto per una donna quanto per una coppia, rispetto a una scelta gravosa: l'interruzione di gravidanza.
Nel Nord Est, il Ministero della Salute, unitamente all'Assessorato alla sanità, ha fatto un'indagine per capire quanto erano noti i consultori: a seconda delle province, fra il 67% e l'83% delle donne che vanno dai 14 ai 20 anni non sanno neanche fisicamente dove si trovano i consultori. Quindi capiamo che tutto il Capo I della legge 194 oggi è assolutamente non realizzato, oggi come in tutti gli anni che ci separano dall'attuazione della legge stessa. E allora delle riflessioni vanno inevitabilmente fatte.
Stavo arrivando a dire - non l'avevo neppure detto, quindi questo fa comprendere come la contestazione fosse assolutamente premeditata, voluta senza alcun tipo di istigazione anche solo verbale, all'interno del mio intervento e, anche qualora vi fosse stato, non avrebbe giustificato quanto è accaduto. La seduta di oggi è quanto mai opportuna e tempestiva rispetto ai dati che conosciamo del 2006, relativamente alla pillola del giorno dopo.
In Italia, nel 2006, sono avvenuti circa 130 mila aborti. Con le metodologie previste nel nostro Stato per la vendita della pillola del giorno dopo, c'è un carattere di emergenzialità, non di uso normale, di un farmaco anche se, in moltissime realtà, il carattere dell'emergenzialità è assolutamente venuto meno.
A fronte dei 130 mila aborti, nel 2006, sono state vendute 350 mila confezioni di pillole del giorno dopo. Emerge, quindi, un dato che è sempre crescente rispetto alla vendita delle pillole del giorno dopo che, invece è stazionaria e in diminuzione rispetto alle interruzioni di gravidanza "classiche" avvenute.
Ovviamente, l'assunzione della pillola del giorno dopo è l'idea di abortire una possibilità di vita, non è fisicamente e sempre un aborto vero e proprio. Va detto che, per cultura, noi riteniamo che quando si arriva alla vita non si possono introdurre tecnicismi legislativi o scientifici per cui si dice che la vita sopraggiunge nel momento in cui si crea un feto nei giorni o nelle ore che procedono la costituzione stessa del feto: per noi, ogni tipo di interruzione di gravidanza corrisponde ad un aborto.
L'ho detto, altrimenti le riflessioni che sto facendo avrebbero meno significato. Va detto che non soltanto la comunità politica, ma anche la comunità scientifica e i comitati bioetici sono profondamente discordi rispetto a quando inizia la vita.
Il numero elevato di confezioni vendute con picchi di prescrizioni il lunedì - cioè il giorno successivo al weekend, in cui è più facile che si sia compiuto, legittimamente, un rapporto sessuale - fotografa una situazione all'interno del nostro Stato, cioè che la pillola del giorno dopo, in realtà, è uno strumento, a tutti gli effetti, contraccettivo: non è una scelta rispetto alla volontà di interruzione di gravidanza, ma uno strumento contraccettivo i cui utenti sono giovani tra i 14 e i vent'anni per una percentuale che, secondo le Province, va dal 55 al 70% del totale.
Questi dati ci dicono due cose. La prima è che vi è stata l'incapacità soprattutto nell'attuazione della legge, di predisporre tutti gli strumenti anche di carattere informativo. Il secondo aspetto è quello probabilmente medico: se si leggesse qualunque rivista scientifica - su questo aspetto i bugiardini delle confezioni insistono un po' meno - si comprenderebbe che in realtà, l'assunzione sistematica e ripetuta di queste pillole può creare seri problemi medici per le donne che le assumono.
Penso vadano fatte alcune riflessioni su questi temi, che potranno essere ampliate nel dibattito sugli ordini del giorno degli altri colleghi.
Non ci si può sottrarre a questo ragionamento se ci interessa la salute e il concetto di vita e di famiglia, soprattutto delle giovani generazioni.
Se non c'interessa e vogliamo fare una scelta ideologica, che era quella degli astanti in tribuna e dire "di questo non discutiamo perché di questo non si discute" - come non si è potuto discutere in questa nazione per decine d'anni di molti altri temi - è un altro aspetto che non ci riguarda.
Noi siamo disposti a discutere di tutto e, soprattutto, vogliamo discutere di quei temi che riguardano la salute, la vita e la vita di coppia degli italiani.



COTTO MARIANGELA



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore tutela della salute e sanità

La Giunta partecipa al dibattito cercando di produrre un contributo in ordine alle competenze di gestione dei servizi sanitari e dei servizi sociali. Per farlo propongo un breve excursus di coerenza in ordine alle previsioni della normativa nazionale, lo stato della situazione e i comportamenti organizzativi dei servizi sanitari.
quindi, necessario partire dalla normativa di riferimento, la legge n. 194 del 1978, una legge che, nella sua estrema capacità di sintesi nella composizione di soli 22 articoli, mi pare riprenda - e così la conferma legislativa, anche referendaria, ha confermato - tutta la migliore cultura in ordine alle scelte di riproduzione e di tutela della salute.
Da questo punto di vista, voglio ricordare le previsioni dell'articolo 1 che ispirano la legge al principio della procreazione cosciente e responsabile del valore sociale della maternità e della tutela della vita umana, sottolineando che l'interruzione volontaria di gravidanza non è mezzo per il controllo delle nascite e impegnando il sistema sanitario a promuovere i propri servizi per evitare che l'aborto sia considerato come un modo di evitare le nascite.
Vedremo nei dati e nell'evoluzione storica dei dati, quanto questo principio sia praticato nel nostro Paese come civiltà dei servizi e come cultura della popolazione. All'articolo 2 la previsione dello strumento dei consultori famigliari, già richiamato dalla legge n. 405 del '75, ricorda la funzione dei consultori nell'assistenza alla donna in stato di gravidanza, assegnando a questi il compito dell'informazione sui diritti o sui servizi, sulla legislazione riguardante il lavoro, sull'attuazione e la proposta di speciali interventi di sostegno, sul contributo a superare le cause che potrebbero indurre l'interruzione volontaria di gravidanza.
Ricordo anche, perché credo che da questo punto di vista si rischi di banalizzare in modo ingeneroso l'attività dei professionisti sanitari, che all'articolo 5 viene prescritto il comportamento d'accoglienza e di colloquio da parte degli operatori dei consultori ricordando che, in ogni caso, in modo particolare laddove si ravvisi un'incidenza di tipo economico e sociale sulla scelta, gli operatori dei consultori sono impegnati ad esaminare con le donne - e con altri soggetti che le donne ritengano di proporre per l'incontro - le possibili soluzioni dei problemi per aiutare a rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione di gravidanza. Si evidenzia, inoltre, come questo colloquio consenta un'ulteriore pausa di riflessione di sette giorni superati i quali la persona si ripresenta con la richiesta conseguente alla propria determinazione. Voglio anche ricordare, perché di questo si parla poco, la parte della legislazione che fa riferimento ad un'equilibrata distribuzione dei servizi del territorio e ad una diffusa e completa prestazione dei servizi all'interno della rete consultoriale.
Infatti, l'articolo 9, che norma l'obiezione di coscienza, ovviamente fa riferimento alla determinazione del professionista, ma anche all'obbligo, in capo alla professionista, di prestare tutta l'assistenza antecedente e conseguente all'intervento, così come impegna la Regione a controllare e garantire l'attuazione di tutta la legge n. 194 anche attraverso l'impiego della mobilità del personale.
Infine, ricordo l'articolo 15, che ha caratteristiche di contemporaneità, dove le regioni sono chiamate a promuovere l'aggiornamento del personale sanitario sui metodi anticoncezionali, sulla gravidanza, sul parto e sull'uso delle tecniche più moderne e più rispettose dell'integrità fisica e psichica e meno rischiose per l'interruzione volontaria di gravidanza.
Questi sono i principi di riferimento della nostra legislazione e, in base a questi principi di riferimento, vediamo come la storia dal '78 d'oggi ci restituisce i comportamenti della popolazione interessata e l'efficacia della rete dei servizi sanitari e sociali chiamati a garantire l'applicazione della legge.
già stato assicurato che è messo in capo alle Regioni di trasferire alla fine di gennaio, affinché il Ministero della salute li pubblichi a febbraio, una relazione annuale sull'andamento delle interruzioni di gravidanza.
Voglio qui ricordare gli ultimi dati disponibili, quelli del 2006, che ricordano come in Italia si effettuino, al 2006, 130.033 interruzioni di gravidanza, con un calo del 2,1 rispetto al 2005 e del 44,6 del 1982, prima trance di verifica efficace della legge 194.
Voglio ricordare come il tasso d'abortività al 2006 sia del 9,4 per mille, con un calo del 2,2 rispetto al 2005 e del 45,3 del 1982.
Ma voglio soprattutto ricordare che, rispetto ai dati dell'interruzione di gravidanza del 1978, anno d'approvazione della legge, se avessimo mantenuto l'andamento di quella fase - in cui il ricorso all'interruzione di gravidanza non era protetto - e avessimo definito la curva delle interruzioni di gravidanza attese, oggi le interruzioni di gravidanza sarebbero in numero doppio rispetto a quelle che ho riportato del 2006.
La prima osservazione da fare è che la legislazione ha raggiunto l'obiettivo di tutelare la salute della popolazione femminile, di promuovere una corretta cultura della contraccezione e quindi di favorire in ogni modo una determinazione responsabilità della scelta di genitorialità.
Il dato della novità degli ultimi anni è che esiste ancora una fetta di popolazione femminile meno tutelata nella determinazione della propria scelta, con quindi una maggiore esposizione al rischio di salute.
Si tratta in particolare della popolazione delle donne straniere, che hanno una tendenza all'interruzione volontaria di gravidanza di tre volte superiore a quella della corrispondente corte di donne italiane e di quattro volte superiore nella popolazione più giovane.
Se poi andiamo ad esaminare quali sono le caratteristiche delle persone che ricorrono all'interruzione di gravidanza, rileviamo ancora la forza di alcuni determinanti che sono tipici dei determinanti della salute e che hanno a che vedere con il livello della cultura, la condizione materiale d'occupazione, la stabilità della relazione affettiva e familiare. Infatti tra le italiane il ricorso all'interruzione di gravidanza è più frequente tra le persone meno istruite ed è una condizione che espone maggiormente coloro che sono più lontane dalla possibilità di accedere ai programmi di prevenzione.
Quindi, l'esame dei comportamenti della popolazione femminile ci restituisce anche in Piemonte un riflesso dei dati dell'andamento nazionale, facendo osservare per il Piemonte una condizione di maggiore tasso di abortività - per quanto anch'essa in costante diminuzione dell'1,2% dal 2005 ad oggi, rispetto alla media nazionale, che è dell'11,4 per mille - spiegabile, come dicevo prima e come accade nelle Regioni del nord Italia, da una particolare concentrazione della popolazione femminile straniera.
Se facciamo riferimento a questo segmento della popolazione e vogliamo leggere le modalità con le quali le persone si presentano alla richiesta di colloquio e di assistenza, possiamo assumere i dati dell'Agenzia della sanità pubblica del Lazio che, in cooperazione con 5 altre Regioni italiane compreso il Piemonte, hanno svolto una particolare indagine sulla condizione delle donne straniere e delle modalità con le quali si sono presentate alla rete dei consultori pubblici con una richiesta di interruzione volontaria di gravidanza.
Abbiamo sostanzialmente due casistiche di maggiore frequenza: una casistica più tipica della popolazione più giovane, che riguarda una condizione di precarietà sociale e di recente immigrazione, e una casistica più tipica dell'età media, che riguarda le lavoratrici immigrate con media istruzione, impegnate in professioni caratterizzate da una prolungata esposizione lavorativa. In modo particolare, le lavoratrici dell'assistenza domiciliare (colf) impegnate in attività di badanza o di assistenza.
Gli elementi caratterizzanti di questa domanda riguardano le difficoltà economiche, il timore di perdere il lavoro e la condizione incerta dei legami, della rete di sostegno e di protezione familiare.
Infine, se andiamo ad esaminare quelle che le ricerche chiamano l'anamnesi riproduttiva, vediamo che le forbici si collocano sui due estremi, vale a dire o il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza nella prima condizione di gravidanza, quando non si hanno altri figli e quindi si è in una condizione giovanile caratterizzata da incertezza e da instabilità, oppure nella condizione di due o più figli, ovvero quando si è in una condizione anche oggettiva di tenuta economica e organizzativa del nucleo, che non sembra rendere possibile, alla valutazione della persona e della coppia, la prosecuzione della gravidanza stessa.
Infine, per esaminare l'efficacia dei nostri servizi, voglio ricordare la distribuzione rispetto ai comportamenti nel ricorso al consultorio pubblico piuttosto che al medico di fiducia. Il ricorso al consultorio pubblico a livello del Paese è del 35,7%, in Piemonte è del 58,8%, in Lombardia è del 38,8%. Il che sta a dimostrare una funzionalità, nonostante le difficoltà, dell'attività dei consultori pubblici.
Così come voglio anche ricordare che la tutela della salute è garantita dall'accesso in tempo proprio, cioè entro la 12esima settimana per il 97% a livello italiano e per il 97,5% a livello piemontese, metà dei quali al di sotto dell'ottava settimana.
Sto parlando di un andamento medio della popolazione che vede nonostante questa buona qualità, una più tardiva presentazione ai servizi e quindi un più tardivo accesso alla rete ospedaliera delle cittadine straniere, per le ragioni che ho citato precedentemente.
Possiamo dunque dire che l'esito atteso - maggiore informazione maggiore consapevolezza, meno ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza in condizioni di emergenza - è un esito che la legge è riuscita a praticare negli anni di efficacia.
Ma vediamo anche, perché questo è il cuore della discussione, come si comportano i servizi consultoriali nell'applicazione della legge nella situazione piemontese. Per farlo, non faccio riferimento solo a linee guida prodotte dall'Amministrazione regionale, che pure negli anni sono state prodotte (ricordo quella del 2001, che recepiva il Programma Obiettivo Maternità e Infanzia), ma faccio riferimento, in modo particolare, alle raccomandazioni per il percorso assistenziale che sono state elaborate con il concorso degli operatori professionali dei consultori. Volendo, con ci fornire anche rassicurazioni o sfatare, a seconda dell'approccio con il quale si guarda tale situazione, un giudizio sicuramente ingeneroso certamente superficiale, di ruolo dei consultori limitati al compito di prescrittori.
Vediamo il funzionamento dei consultori.
Integrazione tra le figure professionali e creazione di protocolli interservizi. Quando parlo di "integrazione di figure professionali" parlo di scelte di comportamento determinate dal livello delle Aziende Sanitarie in cui le figure aggiuntive a quelle dell'assistente sanitario dell'ostetrico e del ginecologo, vale a dire lo psicologo, l'assistente sociale e l'educatore professionale, o sono insite nell'equipe professionale, o sono, attraverso i protocolli interni all'Azienda, messe a disposizione per la funzione di accoglienza e di colloquio.
Il rapporto della persona nei confronti del consultorio avviene attraverso la prima fase di accoglienza e di colloquio. La relazione utente operatori in questa fase è caratterizzata dalla logica di aiuto-sostegno alla scelta nel proseguimento o meno della gravidanza, trasparenza nel percorso e nella tempistica e presa in carico. In modo particolare, a costo di sembrare eccessivamente pignola nella descrizione dei protocolli di intervento, mi soffermo sul punto 2), "sostegno ad una scelta responsabile", che coinvolge tutti gli operatori del centro nell'articolazione delle modalità del colloquio che ho prima richiamato per cui alla persona viene offerta la possibilità del doppio colloquio con le diverse competenze professionali, che prevede: un colloquio con l'interessata per approfondire gli elementi che hanno portato alla scelta ripercorrendo il processo decisionale ed evidenziando possibili lacune e contraddizioni; informazioni sulle procedure previste dalla legge 194 comunicazioni dei diritti e degli obblighi della legge; descrizione del percorso; valutazione con l'interessata di possibili alternative rispetto all'interruzione di gravidanza; eventuale predisposizione di contatti e di invio a enti pubblici o privati preposti; informazioni su interventi a sostegno sociale ed economico durante la gravidanza e dopo il parto; invio a richiesta, ad enti pubblici o privati preposti. Trascuro i protocolli di carattere medico e sanitario rispetto all'accertamento della condizione di gravidanza e alle ecografie, perché non penso che su questo si accentri l'attenzione di questo Consiglio. Non riferisco qui, ma è a disposizione anche tutta la casistica rivolta al comportamento nei confronti dei minori.
Voglio ancora ricordare, perché è materia non banale, rispetto alla recidiva delle interruzioni volontarie di gravidanza (quando parlo di recidiva, il termine "volontarietà" forse non è così coerente), che riguarda la responsabilità sia del medico che pratica l'intervento abortivo, sia dell'attività consultoriale per le visite post-interruzione volontaria di gravidanza e l'informazione sulla contraccezione. Appare quindi, dall'impostazione legislativa alla statistica, alle linee guida e alle raccomandazioni per il percorso assistenziale, che l'architettura con la quale i nostri Servizi Sanitari corrispondono alla norma di legge, e lo fanno nella pienezza dello sviluppo delle competenze professionali, sia garantita.
Quali sono gli aspetti che ostano al dispiegarsi completo delle potenzialità del funzionamento dei Servizi Sanitari? Sicuramente un elemento di difformità rispetto alla distribuzione dimensione organizzativa, capacità economica di progetto e di attività che differenzia le sedi dei consultori da un territorio ad un altro. Ricordo su questo, alcuni aspetti: non in tutti i consultori può essere impiegata ed applicata completamente l'intera previsione dell'interruzione volontaria di gravidanza da un lato e della legge 194 dall'altro, per le altre voci in ordine alla disparità di presenza nei consultori dei medici obiettori o non obiettori.
Ricordo l'articolo prima citato sulla possibilità di mobilità e sulla necessità che il personale assegnato ai consultori nei territori sia in grado di applicare tutta la normativa.
La seconda osservazione: non in tutte le Aziende Sanitarie i consultori territoriali hanno lo stesso orario di apertura e le stesse dotazioni organiche. Questo corrisponde a delle scelte di politica aziendale che hanno diversamente ripartito le risorse.
Le risorse assegnate alle politiche materne o infantili in alcuni ambiti ospedalieri sono state assorbite in modo esclusivo, in altre sono state dall'Azienda distribuite tra il presidio ospedaliero e quello territoriale, consentendo, così, al presidio territoriale di svolgere appieno tutte le sue funzioni. Per ovviare a questa incoerenza nella distribuzione delle risorse è intenzione dell'Amministrazione regionale non solo redigere in modo formale con atto deliberato di valore di linea guida le indicazioni che ho qui richiamato, che già appartengono alla cultura allo stile e ai desiderata degli operatori, ma che sono condivise dall'Amministrazione in termini di efficacia della competenza da svolgere ma anche quella di assegnare, come elemento comune omogeneo di funzionamento a tutti i servizi, la necessità di individuare un referente del consultorio responsabile nei confronti dell'Azienda del riparto delle risorse destinate all'attività, della composizione integrata degli organici e della possibilità che in ogni punto del territorio possa essere completamente realizzata la funzione della legge 194. In ultimo, per quello che riguarda l'attività che non può essere direttamente svolta dai consultori, ma che mette nei consultori la responsabilità di promuovere altrove progetti di sostegno sociale alla maternità, volti a rimuovere le cause che ostacolano la prosecuzione della gravidanza, ricordo che la competenza sociale è una competenza condivisa con le Amministrazioni comunali che gestiscono la funzione in forma diretta o in forma associata.
Ricordo che per questa specifica funzione, in passato e attualmente, con la previsione da parte del Governo di una risorsa dedicata alla funzione sociale dei consultori, le Amministrazioni comunali hanno prodotto e potranno produrre attività di accompagnamento alla rimozione delle condizioni materiali, ovvero il potenziamento di spazi di accoglienza - gli sportelli "informa famiglia" che alcune Amministrazioni hanno ritenuto di attivare utilizzando questo tipo di risorse e questo tipo di responsabilità che ulteriormente integrano la piena applicazione della normativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente. Qui non si capisce più niente. Oggi, come al solito, un dibattito così importante è stato strumentalizzato sia nelle modalità di intervento dell'Assessore sia da quanto successo poc'anzi.
Mi spiego: l'Assessore o parla subito o parla alla fine, non che parla quando vuole lei, così ammorbidisce...



PRESIDENTE

Mi permetto di interromperla...



SCANDEREBECH Deodato

Qui non interessa niente a nessuno, tutti parlano...



PRESIDENTE

No, io vedo i Consiglieri attenti...



SCANDEREBECH Deodato

Lei va avanti, lei è brava ad accontentare tutti, ha detto tante belle cose... È normale questo? Sono le 12.30...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, prima ha parlato chi ha illustrato l'ordine del giorno. La Giunta può intervenire in qualsiasi momento: è intervenuta l'Assessore Artesio, adesso interviene l'Assessore Migliasso e poi ci sarà il dibattito. Ho 12 iscritti a parlare.
La parola all'Assessore Migliasso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore alla sanità

Grazie, Presidente. Vorrei fare una rapidissima premessa, prima di passare a illustrare le attività di carattere sociale che sono propedeutiche e complementari all'azione di aiuto e sostegno alla genitorialità e al benessere fisico e psichico delle donne e dei bambini illustrazione che, in qualche modo, completa i dati di carattere sanitario testé illustrati dalla collega Artesio.
La premessa è la seguente. Tutti quanti abbiamo letto e sentito qual è lo stato delle famiglie italiane, il livello dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e la perdita del valore degli stipendi nel volgere di pochi anni, dal 2000 ai giorni nostri.
Mi pongo e pongo una domanda: se la povertà, il costo dei figli, la voglia di educare i figli al meglio possibile, a fronte di una situazione reddituale difficile, non possa essere una delle cause - e cioè il dato economico, oltre alle ragioni che illustrava l'Assessore Artesio riferendosi soprattutto alle donne immigrate - una delle cause che riducono il tasso di natalità nel nostro Paese, oltre che forse costituire una delle ragioni degli aborti. Sto parlando del tasso di natalità e non solo degli aborti, perché tutti sappiamo che il costo dei figli è molto elevato.
Credo che, da parte di tutto il Consiglio unitariamente, ci possa essere condivisione rispetto alle linee di intervento che il Governo in questi mesi ha varato e che mi auguro, da qualsiasi Governo ci sarà possano essere ancor più sviluppate e maggiormente sostanziate; in particolare gli interventi che hanno lo scopo di favorire le scelte libere delle singole donne e delle famiglie in ordine al numero dei figli (intanto se averne, quanti averne), perché soltanto in presenza di una gamma di maggiori opportunità si è liberi di scegliere.
Personalmente conosco famiglie che vorrebbero avere il secondo, magari anche il terzo figlio e che non se lo possono permettere per ragioni di carattere economico.
Non mi appaiono ultronee a questo dibattito alcune considerazioni che svolgerò adesso e che solo apparentemente non riguardano la materia di cui stiamo discutendo stamattina. Ad esempio, quando la Regione Piemonte aiuta con una cifra non indifferente, ormai per il terzo anno consecutivo famiglie che hanno consistenti perdite di reddito a causa di vicende lavorative complesse (CIGS, mobilità ecc...) e ridistribuisce un po' di risorse economiche (circa 21 dei vecchi miliardi), realizza un'azione contro l'impoverimento delle famiglie, che sappiamo essere una delle cause che possono indurre o all'aborto - dolorosamente, perché magari quel figlio lo si vorrebbe - oppure dà sollievo e stimola in qualche modo a farsi carico di una scelta più responsabile e consapevole.
Sul versante del lavoro, la politica dei voucher prevede che alle donne disoccupate che intendono rafforzare le proprie competenze professionali e aumentare il livello della propria occupabilità venga data una somma da spendere per la partecipazione a corsi formativi. Sono voucher per pagare una baby-sitter o una badante che le sostituisca nelle funzioni genitoriali, perché spesso si tratta di donne sole con bambini, che hanno molto bisogno di lavorare.
Penso che sia uno degli interventi - come peraltro un ordine del giorno in particolare sottolinea relativamente alla pluralità - che rientra in una serie di politiche che non sono solo quelle di carattere sanitario, che pure vanno fatte, ma anche di misure sociali a tutela delle famiglie comunque siano costituite, per rafforzare il loro potere economico e la consistenza dei loro salari, ed è quindi importante.
Sappiamo che, fra le tante povertà, quella delle donne e dei bambini è una delle più rilevanti e quindi aiutare una donna a trovare lavoro vuol dire avere più reddito spendibile all'interno di quel nucleo familiare, se sono donne sole; oppure, se sono inserite in un nucleo familiare in cui c'è un solo stipendio, aumentare il reddito in quella famiglia e consentire magari altre scelte, per esempio quella di avere un figlio o di avere il secondo figlio.
Credo che abbiano inciso e potranno incidere molto positivamente le politiche di sviluppo della casa, uno dei beni primari, che noi sappiamo essere una delle ragioni che impediscono, a causa degli alti affitti, di fare famiglia, così come la lotta alla precarietà e tutto quanto noi sappiamo contribuisce a rendere meno complesso il vivere quotidiano.
Fatte queste considerazioni, vorrei sottolineare alcuni momenti fondamentali degli interventi che già si fanno e che potrebbero essere ulteriormente fatti. Accoglienza, sostegno e corretta informazione alle gestanti in merito ai propri diritti, per esempio: diritto alla segretezza del parto, sostegni previsti in caso di riconoscimento del neonato, misure a tutela delle donne che abbiano deciso di non riconoscere il proprio nato interventi a tutela dei minori non riconosciuti alla nascita, ai fini della tempestiva garanzia del diritto a crescere in una famiglia, potenziamento di tutti gli interventi di sostegno ai nuclei familiari che alla nascita dei figli si trovino in una situazione problematica, piani e programmi per il potenziamento dei servizi per la prima infanzia.
A questo proposito, il primo e importante punto che vorrei evidenziare è l'approvazione della legge regionale n. 16 del maggio 2006 con la quale la Regione Piemonte, prima in Italia, ha fissato indicazioni in merito alle funzioni relative agli interventi socio assistenziali nei confronti delle gestanti che, sappiamo, necessitano di specifici sostegni in ordine al riconoscimento e al non riconoscimento dei neonati e al segreto del parto.
In attuazione di questa legge il 18 dicembre 2006 abbiamo approvato una delibera di Giunta che individuava i soggetti gestori delle funzioni assistenziali competenti in materia. In base a questa deliberazione sono stati individuati quattro enti gestori (il Comune di Torino, il Comune di Novara, il Consorzio del cuneese, il Consorzio di Alessandria) subentrati alle Province dal 1° gennaio 2007 nell'esercizio delle funzioni di assistenza alle gestanti di cui parlavo prima.
I servizi erogati da questi enti gestori riguardano le gestanti comunque presenti sul territorio regionale alle quali gli Enti garantiscono anche i necessari interventi assistenziali in regime di continuità, cioè nel periodo successivo a quello di propria competenza - 60 giorni dopo il parto - con oneri di spesa a proprio carico dove non sia possibile individuare in base alla normativa vigente l'Ente istituzionalmente competente ad erogare gli interventi.
Vorrei sottolineare che la suddetta deliberazione individua in modo preciso anche le linee guida per l'esercizio di queste funzioni che si ispirano, vorrei ricordarlo, all'obiettivo prioritario di offrire alle gestanti la possibilità e il sostegno necessario per riflettere e decidere con serenità ed autonomia in merito al riconoscimento del proprio nascituro.
Vorrei ricordare che negli anni, nella nostra regione, i presidi che accolgono donne e bambini sono un patrimonio costituito nel tempo: sono 42 per un totale di 200 posti compresi i bambini anche se con un'ubicazione che, naturalmente, gravita prevalentemente su Torino, ma vede anche altre realtà interessate.
Successivamente al parto vorrei richiamare la vostra attenzione anche sull'importanza di assicurare alla donna che non ha ancora effettuato il riconoscimento, l'informazione sulla facoltà di richiedere la sospensione del procedimento di dichiarazione di adottabilità, così come prevede la legge n. 184, con l'obiettivo di consentire una valutazione consapevole.
Cioè se opportunamente aiutata, protetta, accompagnata in una situazione difficile può maturare la decisione, per esempio, di riconoscere il proprio nato.
In considerazione della delicatezza del settore di intervento nel quale si intrecciano strettamente le esigenze di tutela del minore, il suo diritto ad una famiglia, il diritto alla riservatezza e alla segretezza del parto della madre, è apparso opportuno adottare a livello regionale un documento di linee guida per i servizi sociali e sanitari con lo scopo di rendere, per quanto possibile, omogenee le prassi operative adottate e di favorire una sempre più capillare diffusione delle competenze specifiche in materia. Queste linee di indirizzo sono state predisposte da un apposito gruppo di lavoro, con la partecipazione dell'autorità giudiziaria minorile della direzione politiche sociali, dell'amministrazione provinciale dell'ASO OIRM-Sant'Anna, dei soggetti gestori delle funzioni socio assistenziali e del settore regionale programmazione sanitaria.
Per accompagnare l'avvio dell'applicazione delle linee guida è in previsione per il 2008, e credo che questo corrisponda ad una delle richieste, una giornata di formazione per gli operatori dei servizi sociali e sanitari ed anche la predisposizione e diffusione di una scheda con le principali informazioni sugli effetti del non riconoscimento e sulla procedura adottiva tradotta nelle lingue straniere più diffuse, per agevolare la diffusione di una corretta informazione alle donne interessate, che sono soprattutto quelle più deboli e più indifese, meno consce dei loro diritti, cioè le donne straniere.
Un'altra area chiave di intervento è il sostegno alla genitorialità. A partire dal 2004, dapprima attraverso fondi statali specifici e successivamente grazie a fondi regionali stanziati per le politiche per la famiglia quando è venuta meno nel 2005 la previsione del fondo statale, la Regione ha destinato circa tre milioni di euro - per l'anno 2008 sono previsti 3.210,00 - per il sostegno alla natalità e alla prima infanzia.
Sono, anzitutto, previste risorse specifiche perché i servizi socio assistenziali del territorio, strettamente connessi con i servizi sanitari attivino tempestivamente fin dalla nascita dei bimbi o delle bimbe, ed almeno per tutto il primo anno di vita, estensibile in molti casi fino al terzo anno, interventi di supporto alla famiglia che incontri delle gravi difficoltà siano queste, come dicevo prima, di tipo economico, oppure legate a disabilità, a patologie o al numero dei figli neonati. Si pensi al caso di una nascita gemellare. Due o più figli, cosa non inconsueta, spesso costituiscono oltre che una gioia, un problema non indifferente.
Dal 2004 sono stati effettuati interventi in favore di una media di 2500 famiglie e di 3700 minori in situazioni problematiche, questo ogni anno. Gli obiettivi raggiunti e delineati nella relazione dei soggetti gestori, qualificano in modo significativo questi interventi.
La Regione Piemonte, in base alle considerazioni che svolgevo prima e che sintetizzo, da tempo realizza oltre alle specifiche iniziative di sviluppo della rete delle strutture, azioni a sostegno della prima infanzia. Ad esempio contributo alla gestione e al prolungamento degli orari dei nidi, promozione di un nuovo convenzionamento tra Comuni, sedi di nidi comunali, e comuni privi di qualsiasi tipologia di servizi per la prima infanzia. Sostegno alle famiglie che ricorrono ai servizi privati in assenza dei servizi pubblici.
Rispetto ai nidi comunali voi sapete che la Regione distribuisce ogni anno alle amministrazioni provinciali risorse che ammontano a più di dieci milioni di euro per sostenere il costo della retta, ma poi hanno anche un altro tipo di opportunità, quello per ampliare il servizio offerto estendendo l'orario di apertura da un minimo di una ad un massimo di tre ore giornaliere e l'orario settimanale con apertura al sabato. Garantendo quindi, una maggiore flessibilità di utilizzo e rispondendo in modo più adeguato alle esigenze di queste famiglie come hanno mostrato i dati relativi al primo anno di finanziamento.
Le ultime cose che volevo dire è che la Regione, oltre al sostegno alla gestione della rete dei nidi comunali, assegna contributi ai comuni che ne possono utilizzare direttamente o erogare ai gestori dei servizi, purch sia rispettata la finalità regionale di sostenere le famiglie costrette a ricorrere al servizio di nido o micro nido privato o baby parking in quei comuni privi di nido comunale.
In più abbiamo, come tutti voi sapete, recentemente emesso un bando per 14 milioni e mezzo di euro per incrementare il numero dei posti nido in modo che ci possiamo avvicinare con una certa celerità, se non agli obiettivi di Lisbona che prevedono il 30% degli aventi diritto, ma sicuramente aiutare ancora di più bambini e famiglie e collocarci nei punti ancora più alti della graduatoria, dove peraltro la Regione Piemonte già si colloca.
L'ultima cosa che è di particolare interesse - e che, come dicevo all'inizio, mi auguro che veda poi un seguito nei prossimi anni con qualsiasi Governo ci sia tra qualche settimana - è il fatto che a seguito dell'intesa in sede di conferenza unificata, conseguita nella seduta del 27 giugno 2007 sull'utilizzo del fondo previsto dal Ministero per le politiche della famiglia, si sta procedendo all'accordo con l'ANCI regionale sull'attuazione dei progetti sulle linee programmatiche, tra i quali figurano progetti sperimentali e innovativi per la riorganizzazione dei consultori familiari, al fine di ampliare e potenziare gli interventi sociali a favore delle famiglie.
Le azioni previste riguardano progetti sperimentali diretti a promuovere iniziative per potenziare gli interventi sociali e di integrazione sanitaria a favore delle persone e di quelle famiglie tramite protocolli d'intesa da stipularsi tra i consultori del Servizio Sanitario Nazionale, i centri famiglia (che esistono e sono 28 in tutta la Regione) i servizi sociali, la rete dell'associazionismo, dei consultori familiari e del privato sociale.
L'ultima cosa che volevo dire è che le altre due azioni sono entrambe molto importanti e che c'è un cofinanziamento regionale di circa 700 mila euro sulle tre azioni. Riguardano la qualificazione del lavoro delle badanti e la possibilità di intervenire, da parte dei Comuni, con sgravi a favore di quelle famiglie che hanno più di 4 figli, perché così si qualificano le famiglie numerose, per avere sgravi sulle tariffe di luce gas, acqua e quant'altro.
Nelle prossime settimane firmeremo questo protocollo al Ministero, al quale abbiamo già inviato le schede.
Quindi, come vedete - sia pur sinteticamente illustrato, sebbene la materia sia complessa - si tratta di un panorama di interventi che non nasce solo da due anni a questa parte, ma che si è ulteriormente sviluppato ed incrementato con nuove azioni e soprattutto nuove risorse. Se è vero com'è vero, che il fondo regionale per le politiche sociali è fortemente aumentato in questi due anni, aumenterà ancora nel 2008, consentendo ai consultori di intervenire con maggiore agilità e maggiore continuità in tutte quelle situazioni dove l'aiuto sociale sotto qualsiasi forma prestato, a seconda del bisogno dei singoli, necessita di interventi di tipo professionale o anche di carattere economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Purtroppo ho appreso solo pochi minuti fa che il gruppo del Partito Democratico, gruppo al quale io politicamente appartengo, ha presentato un ordine del giorno, per l'elaborazione del quale io non ho avuto il piacere di partecipare e di darvi un contributo perché non sono stato informato. Ma queste sono piccole polemiche.
Dico che, fortunatamente, non ho avuto modo di partecipare, perch anche in politica non ogni male viene per nuocere. È un ordine del giorno che sarà pure illustrato dai colleghi e che chiede ancora una volta l'ovvio, cioè di promuove strumenti finalizzati all'applicazione della legge; un ordine del giorno con il quale chiediamo a noi stessi maggioranza della Regione Piemonte ed Assessori di area democratica (10 su 14), di promuovere strumenti finalizzati alla migliore applicazione della legge.
Significa probabilmente - io non ne sono convinto - che in questi due anni poco si è fatto su questo. Quindi, chiediamo a noi stessi di assolvere ad un nostro dovere.
Ed è solo per questo motivo che io sono perfettamente d'accordo sull'ordine del giorno del PD: perché mi sembra ovvio.
Politicamente, credo non debba aprirsi un dibattito sulla legge n. 194 che sarà destinato unicamente a mettere le persone l'una contro l'altra e ad alimentare crociate tra chi ama e difende la vita e chi ne commissiona la morte.
Per un'elaborazione più raffinata del concetto, ho avuto il piacere di leggere su "la Repubblica" di lunedì un approfondimento di un professore al quale vanno i miei più alti sensi di stima, che è il professore Gustavo Zagrebelsky: suggerisco a tutti, e soprattutto ai miei colleghi del PD e dell'area del centrosinistra, di farne una buona e più approfondita lettura.
Ne leggo solo un passo: "Sul terreno delle circostanze, a differenza di quello dei principi, è possibile lavorare pragmaticamente per ridurre, nei limiti del possibile, le violenze generatrici di aborto. Educazione sessuale, per prevenire le gravidanze che non si potranno poi sostenere giustizia sociale, per assicurare alle giovani coppie la tranquillità verso un avvenire in cui la nascita d'un figlio non sia un dramma; occupazione e stabilità nel lavoro, per evitare alla donna il ricatto del licenziamento servizi sociali e sostegni economici a favore della libertà dei genitori indigenti. Dalla mancanza di tutto questo dipende l'aborto "di necessità" che - si dirà - è però una parte soltanto del problema. Ma l'altra parte l'aborto "per leggerezza", troverà comunque le sue vie di fatto per chi ha i mezzi di procurarselo, indipendentemente dalla legge.".
Colleghi, la classe politica rischia ancora una volta di confondere tempo, modi e velocità di esecuzione, rischia cioè di trasmettere la sensazione di vivere in un mondo a parte, lontano dagli italiani e dalle loro aspettative.
Difendiamo un diritto civile prima ancora che una legge.
La legge n. 194 ha funzionato: su questo non credo vi siano dubbi; la legge n. 194 ha autorizzato l'aborto senza favorirlo, proteggendo la salute delle donne e diminuendo drasticamente il numero delle interruzioni di gravidanza.
La ringrazio, Presidente, per avermi dato la possibilità di intervenire in questo momento, anche se non è ancora stato illustrato l'ordine del giorno. Purtroppo, per motivi familiari, non potrò ascoltare il prosieguo del dibattito.



VALLOGGIA Graziella

Grazie, Presidente.
"La moratoria ONU sulla pena di morte stimoli il dibattito pubblico sul carattere sacro della vita": questo è l'invito che il Pontefice ha rivolto all'opinione pubblica.
"Riflettere sul valore sacro della vita" si è subito tradotto, per i tanti, solerti a mostrarsi volenterosi con le gerarchie cattoliche, in un'unica equazione: pena di morte uguale aborto, limitando, così, una proposta di alto valore morale e civile nel tentativo, a mio avviso strumentale, di creare ulteriori contrapposizioni in un Paese - il nostro già così lacerato da profonde divisioni.
Il voto con cui l'ONU ha ratificato la moratoria sulla pena capitale, a cui ha fatto seguito poi l'invito del Pontefice, al di là dell'indubbia conquista sul piano della civiltà, dovrebbe essere, a mio avviso, il punto di partenza per un dibattito ampio e politicamente forte sul tema dei diritti umani, capace di aprire uno squarcio sulla grave situazione di molti Paesi del mondo che proteggono i propri regimi, opprimendo, uccidendo e torturando persone inermi, spesso illegalmente trattenute, e nascondendo agli occhi dell'umanità le deprecabili atrocità.
Ci sono milioni di bambini, di donne e di uomini che muoiono ogni anno soprattutto nei Paesi poveri, per avere contratto il virus dell'AIDS, non potendo accedere alle cure a causa del costo proibitivo dei farmaci protetti dai brevetti imposti dalle multinazionali.
Ci sono milioni di bambini che muoiono ogni anno per la guerra, la fame, la dissenteria, a cui è negato il diritto all'infanzia; sono senza casa, costretti precocemente al lavoro, a prostituirsi, ad essere involontari donatori di organi, rapiti o venduti, comunque mortificati e mutilati nella loro dignità.
Ora sembra che il tema del valore della vita si riduca e si risolva nella proposta di moratoria per i più accalorati, o quantomeno nella versione in senso restrittivo della legge n. 194 a tutela della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza. Il tutto con l'obiettivo dichiarato di rendere l'aborto più complicato e di sottrarre questa decisione alle donne.
Premesso che l'aborto non è mai una decisione presa a cuor leggero spesso maturata in solitudine per la mancata condivisione di responsabilità dell'altro genere, rappresenta sempre un'esperienza sofferta per la donna che vi si sottopone, non solo fisicamente, ma soprattutto dal punto di vista delle proprie emozioni più profonde e significative. Abortire non è esattamente come andare dal parrucchiere, come ha sottolineato bene Chiara Saraceno.
Negli anni Settanta il Movimento delle donne discusse molto sul tema dell'aborto. Ci si è a lungo interrogati se sia una scelta di libertà o di dipendenza della sessualità maschile, chiarendo, fin dall'inizio, che il problema non era essere a favore o contro, ma come affrontare la piaga drammatica dell'aborto clandestino. Abortire allora era un reato.
doveroso ricordare che molte donne erano costrette ad affidarsi all'improvvisazione artigianale, propria o altrui, rivolgendosi alle "mammane" oppure ricorrendo a sistemi empirici, quanto mai pericolosi per la propria vita. Tutto ciò mentre alle poche donne che potevano permetterselo era concesso di andare all'estero o di ricorrere in Italia agli studi medici dei cosiddetti "cucchiai d'oro", ginecologi profumatamente pagati che praticavano aborti illegali.
Tutto questo avveniva silenziosamente, di nascosto, salvaguardando la morale dei perbenisti e senza che nessun movimento per la vita si preoccupasse né degli embrioni, né delle donne che morivano di setticemia o di emorragia. In quegli anni decisivi le donne italiane si sono confrontate e hanno posto il problema della loro affermazione, del loro riconoscimento sociale, dello stesso ruolo all'interno della società, della famiglia e della coppia.
A seguito dell'applicazione della legge 194, avvenuta nel 1978, gli aborti in Italia hanno avuto un calo costante: si sono ridotti del 40%, del 60% fra le donne italiane fra i 15 e i 49 anni. Un dato molto basso inferiore, ad esempio, a Paesi come il Regno Unito, gli Stati Uniti e l'Australia. Calano più lentamente, invece, gli aborti tra le donne disagiate, le giovanissime e le straniere, a conferma che dove maggiormente circolano le informazioni sulla procreazione irresponsabile, le donne non usano l'aborto come un metodo contraccettivo, come ulteriore riprova invece, che nell'Italia sessuofobica e del senso di colpa, manca semmai una seria e diffusa politica di educazione sulla contraccezione e sulla sessualità, a partire dalle scuole. Sessualità - vorrei sottolinearlo che, per cultura, a priori, è legata alle donne, perché disciplinata nel ruolo di mogli e madri, oppure offerta come oggetto del desiderio nell'esposizione commerciale del corpo femminile, e dunque comunque mutilata ed offesa.
Alla luce di questi dati, l'attenzione si dovrebbe invece concentrare sulla parziale applicazione della legge 194, affrontando per esempio serenamente il tema dell'obiezione di coscienza: laddove sia praticata da gran parte del personale medico, diventa ostacolo diretto all'applicazione della legge. I casi in cui l'interruzione di gravidanza è, di fatto, un diritto difficilmente accessibile, riguardano oramai sempre più donne, le quali denunciano anche insopportabili pressioni morali e diversi sono i presidi ospedalieri dove le difficoltà sono evidenti.
Credo che chiunque si arroghi il diritto di imporre una gravidanza non desiderata in termini di divieti, aiuti o controlli, consideri la donna una categoria sociale a potestà limitata, ritenendola un'irresponsabile incapace di decidere e riducendola, di fatto, ad un contenitore.
Nel nostro Paese, diversamente da quanto avviene in altre nazioni europee, lo Stato non assiste adeguatamente nell'attività i consultori né i servizi alle famiglie, né tanto meno vi sono adeguati sostegni alle donne con figli. Ancora oggi il tasso di disoccupazione tra le donne è quasi il doppio di quello degli uomini e i loro stipendi sono mediamente più bassi (e quindi anche le loro pensioni). La precarietà del lavoro impedisce ai giovani di progettare il futuro. Sono ancora insufficienti i finanziamenti per i servizi educativi pubblici e, più in generale, per i servizi sociali.
Difendere la legge 194 significa guardare più lontano, alla libertà di donne e di uomini di decidere di sé, di progettare la propria vita e, se lo si desidera, di diventare madri o padri.
Dobbiamo anzi coniugare, a mio avviso, la difesa senza alcuna incertezza delle conquiste di civiltà degli scorsi anni, con l'estensione di nuovi diritti, dal riconoscimento delle unioni di fatto, ad una serie di interventi antidiscriminatori nei confronti delle differenti scelte nell'affettività e nella sessualità, nell'affermazione altresì di nuovi diritti del lavoro - mi riferisco, ad esempio, alla sicurezza e alla necessità di un migliore salario e anche quello di cittadinanza - perché la caratteristica di una democrazia realmente compiuta è quella di saper rappresentare le idee, il pensiero, le culture, le religioni e i bisogni espressi da tutti i cittadini che compongono la società. Grazie.



PRESIDENTE

Ricordo che vi sono ancora undici richieste di intervento e sette ordini del giorno presentati.
Rammento, altresì, che alle ore 14.30 è convocata una Conferenza dei Capigruppo; pertanto, salvo indicazioni contrarie, potremmo riprendere i lavori alle ore 15.30.
Non risultano esservi indicazioni in senso contrario, quindi aggiorniamo i lavori alle ore 15.30.



(La seduta termina alle ore 12.58)



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