Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.281 del 27/12/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


(Alle ore 10.30 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.07)



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buquicchio, Cattaneo, Dalmasso Giovine, Pizzale, Rabino e Valloggia.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento all'iscrizione all'o.d.g. degli ordini del giorno (n. 887, 878, 883, 884)


PRESIDENTE

Colleghi, possiamo procedere con l'esame dell'o.d.g., al punto 2) è prevista la trattazione del disegno di legge n. 504, inerente a "Riduzione addizionale all'IRPEF".
La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Semplicemente, sull'ordine dei lavori - mi dicono che devo fare così chiedo di reiscrivere l'ordine del giorno n. 887, quello che abbiamo posto in votazione l'ultima volta.



(Commenti in aula)



CHIEPPA Vincenzo

Mi hanno dato indicazione di rifare la richiesta, io la faccio.
Nell'ultima seduta consiliare, quando abbiamo votato, è mancato il numero legale; pensavo si potesse semplicemente porre in votazione e votare, perché la discussione era esaurita, l'Aula si era già espressa, ma era mancato il numero legale.



PRESIDENTE

Dopo l'intervento del Consigliere Burzi interverrò sul punto.
La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

In merito all'ordine dei lavori ho tre argomenti.
Il primo è un commento, che lascio volentieri ai presenti, sul fatto che iniziamo i lavori su un provvedimento che la Giunta, e - credo conseguentemente la maggioranza, ha definito prioritario alle ore 11.09 che non ben depone sull'urgenza dei nostri lavori, ma questo lo vedremo nel seguito della giornata.
Per quanto riguarda il secondo argomento, noi abbiamo convocato - ci scuserà il Presidente del Consiglio, non c'eravamo accorti che la sessione odierna fosse continuativa, ritenevamo fosse tradizionalmente una sessione normale, mattina e pomeriggio - come Capigruppo d'opposizione, una conferenza stampa alle ore 13. Quindi, chiediamo la cortesia all'Aula di volerci consentire un quarto d'ora d'interruzione, non per sospendere la seduta continuativa, ma per avere la possibilità di effettuare questa conferenza stampa, prevista apposta alle ore 13, nel rispetto di quella che è la norma ordinaria delle nostre sessioni.
In merito al terzo argomento - mi dispiace che sia assente la Presidente, che credo sia presente negli uffici, perché ho visto che non è in congedo, ma non importa - chiediamo l'intervento del Presidente del Consiglio e indirettamente della Presidente Bresso, ma ci sono tre Assessori che autorevolmente potranno riferire ai colleghi di Giunta e alla Presidente, sul tema turismo.
Presidente, negli ultimi giorni, coloro che hanno avuto voglia e tempo di leggere i giornali hanno visto comparire una serie di polemiche di varia natura su più quotidiani sul tema turismo e affini. Senza voler rientrare nel merito, al momento, ci teniamo, invece, ad informare il Presidente del Consiglio che su questo stesso argomento tutti i Capigruppo dell'opposizione presentarono un'interpellanza urgente nel mese di giugno 2007. A quest'interpellanza tuttora non è stata data risposta. In una fase successiva, il Gruppo di Forza Italia presentò una nuova interrogazione chiedendo una serie di atti inerenti all'ATR. Questa seconda interrogazione è stata elusa - uso i termini non in maniera casuale, in quanto è stato dato l'elenco degli atti e non gli atti - e noi, tuttora, dovremmo essere nelle condizioni di attendere le risposte da parte della Presidente Bresso e, conseguentemente, della Giunta in tema di diritti inesauriti da parte dell'opposizione.
Adesso vedremo con quali strumenti legali obbligare l'esercizio dei nostri diritti. Ciò tolto, che fa parte del passato, perché - ripeto - ad oggi questi due argomenti sono inevasi o elusi, l'aggiunta delle polemiche riferite dai giornali rendono il tema, in senso lato, del turismo, dei comportamenti dell'Assessore al turismo, delle strutture ad esso facenti riferimento, a nostro avviso, di particolare urgenza.
Quindi, con una certa cortesia, quella dovuta al periodo delle feste chiediamo alla Presidente Bresso, alla ripresa dei lavori, di volere riferire su quest'argomento in maniera ampia. Noi provvederemo, come Gruppo poi ci confronteremo con i colleghi dell'opposizione, se vorranno condividere queste nostre attività, perché ci sembra che la materia meriti altri interventi, nell'attesa che quelli precedenti vengano affrontati evasi e risposti - per completezza, a fornire a tutti i colleghi di maggioranza, perché quelli di opposizione ne sono già dotati, l'intero dossier a nostre mani, in modo che, qualora avessero tempo e voglia durante le feste tra Natale e Capodanno di informarsi, abbiano le stesse informazioni che abbiamo noi e svolgano le riflessioni che autonomamente ritengono. La richiesta dell'intervento della Presidente Bresso viene espressa con cortesia, perché il tempo lo richiede.
Ci piacerebbe che alla ripresa dei nostri lavori, a gennaio, se non sbaglio, questa cortesia avesse trovato cortesi risposte, in assenza delle quali vedremo come provvedere. Il fatto che i nostri legittimi diritti in tema di controllo da parte dell'opposizione non siano stati evasi - ripeto troveranno formalizzazione legale nelle prossime ore; sulle prossime interrogazioni vi terremo informati.



PRESIDENTE

Il Consigliere Segretario Ghiglia chiede di intervenire in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, vorrei solo brevemente riallacciarmi a quello che diceva il Consigliere Burzi in merito alla questione turismo, cioè in merito alla questione che è comparsa nei giorni scorsi sui giornali. È notizia che ha destato un certo scalpore tra noi addetti ai lavori - agli altri, per fortuna, non gliene frega niente, anche se si tratta di questioni un pochino delicate - inerente alla questione della nomina, se non ricordo male, di un componente all'interno dell'ATL unica o dell'ATR non mi ricordo bene. Il nome lo ricordo, non ricordo bene le funzioni, so però, che la Presidente Bresso si è molto arrabbiata.
Allora, è brutto che si faccia arrabbiare la Presidente Bresso nel periodo di Natale e lei, Presidente Gariglio, non può consentire che si faccia arrabbiare la Presidente Bresso in questo periodo. Quindi, sarebbe opportuno che chi ha fatto arrabbiare la Presidente Bresso sotto Natale si scusasse pubblicamente, perché, visto che la Presidente Bresso ha tenuto a socializzare la sua arrabbiatura prenatalizia con tutti i piemontesi sarebbe opportuno che, oggi, qualcuno socializzasse con tutti i piemontesi le scuse per averla fatta arrabbiare.
Al di là di questo, Presidente, c'è un problema di forma e vorrei anche dire di sostanza, perché quando una parte della Giunta - poi, chiaramente non corro dietro le indicazioni giornalistiche secondo le quali ci sarebbero stati dei ricatti da parte di un Assessore nei confronti di altri Assessori per la nomina di determinati personaggi in determinate posizioni fa una nomina, o quando l'Assessore propone una nomina, non è così normale, Presidente, che un giorno si fa e il giorno dopo, alla Presidente Bresso va di traverso il pandoro, si disfa.
Allora, vista la presenza contestuale dell'Assessore Manica, che è la diretta interessata, che, sicuramente, può fugare qualsiasi dubbio e qualsiasi equivoco, della Presidente Bresso, del Vicepresidente Peveraro ad abundantiam - mancasse qualche volta non guasterebbe alle casse del Piemonte, ma c'è - chiederei, se non alla ripresa - personalmente, lo chiederei anche oggi - perlomeno in giornata, tanto che ci vuole a chiarire un dettaglio. Si chiarisce questo dettaglio.
Vorrei evitare anche il reflusso gastrico del Capodanno, oltre a quello prenatalizio della Presidente Bresso, perché ci tengo che passi delle ottime vacanze. Quindi, facciamo un chiarimento oggi. L'Assessore Manica ci spiega perché e come in due minuti. Per quanto ci riguarda, anche senza dibattito. Sicuramente, quelle che sono uscite sono forzature.
Credo che tutto sia stato fatto secondo i crismi della legge dell'opportunità e della qualità delle persone. Però, riterrei opportuno che un chiarimento ci fosse. Presidente, i piemontesi non sono molto inquietati, credo che - parlo per loro - abbiamo dormito lo stesso sonni tranquilli.
Abbiamo finito il periodo festivo con articoli che dicevano che c'erano stati atteggiamenti bellicosi e, ricordo di aver letto, forti e addirittura ricattatori all'interno della Giunta per determinate nomine. Non credo che questo sia avvenuto, non credo che debba avvenire. Rimane solo un piccolo dettaglio da chiarire: come mai è stata fatta una nomina che il giorno dopo è stata disfatta? Presidente, credo che questo chiarimento sia un fatto dovuto per la serietà di tutti. Non penso possiate credere che noi siamo qui a fare soltanto da spettatori ai vostri teatrini. Quindi, mi auguro che ci sia nel corso della giornata, qualche lume da parte di chi volete voi. Magari dall'Assessore, dalla Presidente o, addirittura, dal Vicepresidente della Giunta o dall'Assessore Bairati che ho visto comparire e scomparire immediatamente, come gli capita spesso.



PRESIDENTE

Bene, sono state poste alcune questioni.
La prima è stata posta dal Consigliere Chieppa relativamente all'ordine del giorno n. 887, "Interventi umanitari per profughi ONU a Torino" presentato dai Consiglieri Chieppa, Spinosa, Dalmasso, Barassi, Clement Cavallaro.
.Come sapete, su questo punto, è mancato il numero legale. Quindi, la votazione è stata resa inefficace al termine della seduta di venerdì.
Purtroppo, viste le decisioni in Conferenza dei Capigruppo, era già partita la convocazione per il Consiglio odierno e non vi è stato più il tempo di integrarla. Ad oggi, quindi, non è iscritto. Se siamo d'accordo seguendo la prassi, lo consideriamo iscritto. Altrimenti, metto in votazione la richiesta d'iscrizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Per quanto ci riguarda, ma penso anche per i colleghi dell'opposizione un ordine del giorno lo consideriamo sempre iscritto. È successo solo una volta, da parte di un esponente del Gruppo di Rifondazione Comunista, nella scorsa legislatura, che ne sia stata negata l'iscrizione, ma non ci sembra un buon esempio cui appellarsi. Se poi, nell'ambito dell'autonomia, il Consigliere Chieppa o la maggioranza ritiene di doverlo votare (votazione che era andata nulla per mancanza del numero legale) non ci opponiamo, ma vorremmo discuterlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Noi - chiaramente, parlo a nome del mio Gruppo - siamo contrari all'iscrizione. È un fatto anomalo, mi rendo conto. Però, l'altro giorno, è successo che sedicenti profughi, occupanti certi e delinquenti dei centri sociali torinesi (a cominciare da Askatasuna), pluripregiudicati condannati e incarcerati hanno occupato, per mezza giornata, una sala del Comune di Torino; comportamenti che abbiamo duramente contestato stigmatizzato e sui quali, nei prossimi giorni, presenteremo delle denunce dirette alla Procura della Repubblica.
Per questo motivo, siamo contrari all'iscrizione di quest'ordine del giorno tendenzioso e poco rispettoso della realtà attuale. Quindi, chiedo che venga messa in votazione l'iscrizione. Poi, eventualmente, nella discussione, il dibattito potrà essere ampio.
Presidente, rispetto a questo punto, vorrei la sua attenzione per un secondo. Circa un anno e mezzo fa, avevo posto una questione, ancora irrisolta, alla Giunta per il Regolamento sull'emendabilità degli ordini del giorno. Le dico già che, qualora ci fosse la discussione - intanto preparo gli emendamenti - le chiederò di andare in Giunta per il Regolamento per risolvere la vexata quaestio dell'emendabilità degli ordini del giorno. Questo, glielo preannuncio.
Visto che si cerca di tirare un po' tutti per la giacca, ognuno usa la giacca che può. Allora, oggi, uso qualcosa di elastico; ciò in maniera tale da non dover essere costretto a fare delle cose che, agli occhi del mio partito, gridano vendetta agli dei. Quindi, le chiederei, innanzitutto, di mettere in votazione l'iscrizione, che noi non diamo gratuitamente, perch siamo contrari e voteremo contro.
Inoltre, chiediamo di valutare, nell'eventualità del dibattito, la questione dell'emendabilità, altrimenti la dovremo riproporre oggi con forza, chiedendo di sospendere il Consiglio regionale, convocare la Giunta per il Regolamento e affrontare quel punto che sta all'o.d.g. da un anno e mezzo.



PRESIDENTE

Collega Ghiglia, sulla questione relativa all'emendabilità degli ordini del giorno, la prassi, univocamente interpretata da tutti Presidenti del Consiglio regionale sin qui susseguitisi, è quella di non permettere l'emendabilità degli ordini del giorno; tant'è che tutti gli emendamenti di fatto, si sono realizzati tramite presentazione di ordini del giorno che erano dissimili unicamente per una parte di testo. Questa è la prassi fin qui adottata.
Finché non vi sarà un'interpretazione diversa della Giunta per il Regolamento, procederemo in questo senso. Adesso, è stata posta dal Consigliere Ghiglia una questione di ordine procedurale.
È stata chiesta l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 887 all'o.d.g.
ma non c'è stata l'unanimità.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Noi dobbiamo sapere che cosa si sta facendo - mi rivolgo al collega Ghiglia - perché noi abbiamo già fatto un errore all'inizio della legislatura, quando avevamo votato sull'iscrizione di un ordine del giorno rompendo questa prassi e questa cortesia reciproca che c'è all'interno dell'Aula. Quindi, se cominciamo a votare sull'iscrizione degli ordini del giorno, bisogna sapere che è una strada non molto produttiva.
Tanto più che abbiamo terminato i lavori del nostro Consiglio votando l'ordine del giorno, ma, ahimè, non c'era il numero legale (mancato per un unico voto) e la seduta si è interrotta su questo. Se dobbiamo votare di nuovo l'iscrizione non so, soprattutto per la minoranza, se è conveniente.



(Commenti in aula)



MULIERE Rocco

Mi sto rivolgendo, l'ho detto all'inizio del mio intervento, al collega Ghiglia. Se cominciamo a votare sull'iscrizione, la maggioranza sarà costretta, d'ora in avanti, a valutare il merito degli ordini del giorno.
Quindi, inviterei i colleghi della minoranza, in particolar modo il Gruppo di Alleanza Nazionale, a riflettere su questo. Poi, sul merito naturalmente, tutte le considerazioni sono legittime e lo discuteremo, ma se il Presidente del Consiglio dice che bisogna rivotare l'iscrizione anche se avevamo già votato quest'ordine del giorno ed è mancato il numero legale, dobbiamo farlo.
Inviterei davvero a riflettere sulla richiesta di votare per iscriverlo all'o.d.g.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Sostanzialmente per ribadire le considerazioni fatte del Consigliere Muliere, nel senso che, collega Burzi, non è successo solo nella passata legislatura, ma già all'inizio di questa c'è stata una questione come questa.
Credo che poi si era ristabilito quel fair play istituzionale che permetteva di iscrivere all'o.d.g gli ordini del giorno e le mozioni indipendentemente dalla valutazione politica, che non è mai stata fatta dal nostro Gruppo.
È del tutto legittima la richiesta del Consigliere Ghiglia, però deve essere del tutto evidente che se s'instaura un rapporto di valutazione politica rispetto all'iscrizione di un ordine del giorno, è chiaro che la situazione da questo punto di vista cambia.
Non è possibile che in alcune occasioni si dà per iscritto tutto perch ci sono dei motivi magari anche oggettivi dal punto di vista politico di alcuni Gruppi consiliari, e questo punto sia messo in discussione.
Credo che adesso per far procedere i lavori si debba andare avanti in base al Regolamento; credo però che poi debba essere fatta una discussione politica all'interno della Conferenza dei Capigruppo o per riconfermare quel gentlemen agreement che si era trovato o per trovare le altre modalità che possono essere individuate rispetto a questa questione.
Non mi soffermo ulteriormente sugli sproloqui e sugli insulti del Consigliere Ghiglia. Ormai siamo abbastanza abituati che tutte le mattine arriva in quest'aula e riesce ad insultare un po' tutto il mondo e tutti coloro che lui ritiene opportuno insultare. Ne stiamo facendo un'abitudine non so se positiva o negativa.
Chiedo solo al Consigliere Ghiglia, prima di esprimere certe frasi che, se è possibile, dovrebbe verificare un po' meglio.



PRESIDENTE

Questa è una questione procedurale ed avremmo potuto tranquillamente troncarla con una discussione; però, al di là del fatto procedurale, c'è in ballo un principio che è stato fin qui salvaguardato da questa Assemblea ossia il fatto che per prassi qualsiasi collega può chiedere l'iscrizione di un ordine del giorno e questa viene concessa, salvo poi valutare se entrare nel merito.
Quindi, mi chiedo se le istanze che sono state poste legittimamente non possano essere salvaguardate attraverso un'unanimità sul principio dell'iscrizione in calce all'o.d.g., cioè come punto 2) bis. Ci ovviamente, fermo restando che se i proponenti volessero richiedere la discussione, si deve avanzare formale istanza dell'inversione dell'o.d.g. e questa deve essere votata; su questo, chiaramente, non c'è mai stata prassi che ha tenuto e ciascun Gruppo vota secondo i propri intendimenti.
Vi sono ancora alcune richieste su questo punto; anzi, su questo punto le richieste si stanno moltiplicando.
Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, mi spiace che gli interventi si moltiplichino, ma non l'abbiamo aperta noi questa discussione. Lo dica ai colleghi che hanno presentato l'ordine del giorno.
A parte questo, Presidente, visto che siamo tra Natale e Capodanno e che mi sento buono, ho deciso di cedere ai ricatti che sono stati fatti con parole suadenti da parte del Capogruppo del PD e del Capogruppo di Rifondazione Comunista. Si tratta di ricatti natalizi, quindi infarciti in maniera suadente; cedo al ricatto, mi arrendo e possiamo anche non votare contro.
Però, Presidente, una cosa che ribadisco è che quelli dei centri sociali sono dei delinquenti. Collega Clement, s'informi, perché là c'erano dei pluripregiudicati che sono stati almeno tre-quattro volte in galera. Si tratta di delinquenti e teppisti dei centri sociali ospitati da Chiamparino nelle case comunali che sarebbero di tutti, con evidente collusione.
Veramente, i sottosegretari e i delinquenti terroristi sono tutti dei partiti non certo facenti parte del centrodestra in Parlamento. Detto questo, Presidente, volevo aggiungere un particolare, perché forse ci si dimentica che il Sindaco Chiamparino fa occupare i centri sociali, che sono stabili comunali, dai delinquenti pluripregiudicati e pluricondannati.
Volevo assicurarle che, invece, non accetto la sua spiegazione sull'emendabilità degli ordini del giorno, perché noi bloccammo un ordine del giorno sulla caccia presentato dal collega Turigliatto, che non ricordo quali limitazioni poneva. Mi dicono che poneva una moratoria di cinque anni appena sulla tipica fauna alpina; dopodiché, avremmo avuto i paesi sommersi di volatili.
A parte questo, quell'ordine del giorno, Presidente, è ancora bloccato proprio a causa di quella nostra richiesta formale di parlare dell'emendabilità degli ordini del giorno nella Giunta per il Regolamento.
Non accetto il fatto che lei, Presidente, dopo aver convocato per 400 volte la Giunta per il Regolamento, mi dica: "È prassi e, finché è prassi è così e gli ordini del giorno...



PRESIDENTE

Affronteremo questi temi nella prossima Giunta per il Regolamento e sarà mio impegno portare tale questione in discussione.



GHIGLIA Agostino

Tenga presente che, anche per lo svolgimento dei lavori dei prossimi giorni, questo non è irrilevante. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Prendo atto della disponibilità del Consigliere Ghiglia e prendo anche atto che riconferma gli insulti e le accuse, secondo me totalmente gratuite, nei confronti di persone che non possono difendersi in Aula.
Va bene così, però andiamo avanti rispetto ai nostri lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Volevo sollevare un problema che ci riguarda tutti e che è stato iscritto all'o.d.g.
Stiamo parlando della deliberazione fatta dal San Giovanni Molinette nei confronti del San Giovanni Antica Sede che, da oggi, dovrebbero incominciare a traslocare i reparti.
Quindi, se vogliamo farlo, questo ha una validità se lo facciamo stamattina, visto che oggi iniziano i lavori.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, sta chiedendo l'iscrizione di un punto all'o.d.g.?



SCANDEREBECH Deodato

È quello del Consigliere Vignale.



PRESIDENTE

Quindi, chiede l'iscrizione?



SCANDEREBECH Deodato

Chiedo possibilmente di discuterlo in mattinata, perché ci sono già i camion per il trasferimento del materiale. Quindi, se vogliamo fare qualcosa, se vogliamo definire cosa fare di questi trasferimenti, visto che abbiamo approvato un Piano Socio Sanitario e visto che vi sono delle deliberazioni in corso, dobbiamo farlo adesso.
Faccio appello all'Ufficio di Presidenza, agli autorevoli colleghi del Gruppo di Rifondazione Comunista, del Gruppo dei Comunisti Italiani e del Gruppo ex DS, visto che siete abbastanza dentro al problema e che siete anche voi sollecitati da quest'enorme problema che ci riguarda tutti. Da oggi lì c'è un po' di allarmismo e quindi gli ammalati ne stanno subendo le conseguenze.
Quindi, se vogliamo parlare oggi, ha validità e questo lo dico a tutti i colleghi, indipendentemente dal colore politico.
Diversamente, come al solito, vorrebbe dire che lasciamo fare sempre tutto agli altri, ma poi non lamentiamoci dell'inefficienza della politica.
Quindi, non mi rivolgo né agli Assessori né alla Giunta né al Presidente n al Consiglio, ma mi rivolgo a tutti noi.
Presidente, faccio appello a lei: non ho da attuare altre forme d'ostruzionismo se non mettere in evidenza questo problema che ci riguarda tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
In merito all'ordine del giorno relativo al San Giovanni Antica Sede presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale, ricordo che nell'ultima seduta anzi nella penultima - iscrivemmo tale provvedimento fra i lavori del Consiglio.
Nell'ultima seduta avevo richiesto - venne dato assenso - che gli ordini del giorno fossero iscritti nella giornata di oggi, ma rilevo che non compaiono nell'o.d.g. che è a nostre mani.
Pertanto, pongo formale richiesta relativamente all'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale - non so se interessa anche gli altri colleghi, ma penso che per Regolamento valga anche per i collegati affinché venga iscritto come primo punto dopo le comunicazioni, quindi come punto 1) bis, affinché se ne possa discutere prima della trattazione del disegno di legge n. 504 relativo alla riduzione dell'addizionale IRPEF.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g.:


VIGNALE Gian Luca

Ordine del giorno n. 887 "Interventi umanitari per profughi Onu a Torino" presentato dai Consiglieri Chieppa, Spinosa, Dalmasso, Barassi, Clement Cavallaro (iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Ordine del giorno n. 878 inerente a "Revoca della delibera di trasferimento di reparti ospedalieri presenti al san Giovanni Battista Antica sede per il 27 dicembre 2007", presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni, Boniperti Ghiglia e Rossi (iscrizione all'o.d.g.); ordine del giorno n. 883 inerente a "San Giovanni Antica sede", presentato dal Consigliere Scanderebech Rossi, Casoni e Burzi (iscrizione all'o.d.g.)


VIGNALE Gian Luca

ordine del giorno n. 884 inerente a "Spostamento San Giovanni Antica sede" presentato dai Consiglieri Chieppa, Cavallaro, Moriconi e Robotti (iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Riassumendo, è stata richiesta l'iscrizione all'o.d.g., da parte del collega Chieppa, dell'ordine del giorno n. 887, avente ad oggetto "Intervento umanitario per profughi ONU a Torino".
A margine di quest'intervento, il Consigliere Scanderebech e il collega Vignale avevano richiesto di iscrivere all'o.d.g. gli ordini del giorno relativi al San Giovanni antica sede, che sono il n. 878, a prima firma Vignale, il n. 883 a prima firma Scanderebech e il n. 884 a prima firma Chieppa, sempre sullo stesso tema.
Se non vi sono indicazioni in senso contrario, procederei, secondo l'ordine di richieste, ad iscrivere all'o.d.g. l'ordine del giorno n. 887 presentato dal Consigliere Chieppa, in calce ai punti dell'attuale o.d.g.
Mi pare che non sia più stata sollevata la questione di votare sull'iscrizione.
Pertanto, l'ordine del giorno n. 887 del Consigliere Chieppa lo considererei iscritto in calce all'o.d.g.



PRESIDENTE

Parimenti, considererei iscritti, sempre in calce all'o.d.g., anche i tre ordini del giorno relativi al San Giovanni Antica Sede.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento:

Richiesta inversione punti all'o.d.g


PRESIDENTE

Infine, il collega Vignale - insieme al Consigliere Scanderebech - ha richiesto che il punto relativo agli ordini del giorno sul San Giovanni Antica Sede venga discusso prima della trattazione del punto 2) all'o.d.g.
Interpreto quest'istanza come una richiesta d'inversione di punto all'o.d.g.
Il Consigliere Vignale ha quindi richiesto un'inversione dei punti dell'o.d.g. affinché i tre ordini del giorno sul San Giovanni antica sede vengano portati al punto 1) bis.
Il Consigliere Vignale è intervenuto a favore; vi sono richieste d'intervento in senso contrario? Poi procederemo alla votazione della richiesta d'inversione punti all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Siamo contrari, perché noi abbiamo urgenza - del resto abbiamo richiesto di convocare un Consiglio tra Natale e Capodanno a tal fine - di discutere di un provvedimento che, a nostro giudizio, è molto importante relativo alla riduzione dell'addizionale IRPEF.
Pertanto, siamo contrari alla richiesta di inversione di punti all'o.d.g.



PRESIDENTE

Sostanzialmente si tratta di votare la richiesta di inversione punti avanzata dal Consigliere Vignale.
A nome del Gruppo di Alleanza Nazionale, è stata richiesta la votazione per appello nominale.
CASONI William (fuori microfono) Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Lo verifichiamo: il numero legale è 27.
Indìco la votazione nominale sulla richiesta d'inversione di punto all'o.d.g.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato Sì 8 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Colleghi, invito i Presidenti dei Gruppi a valutare l'opportunità di trovare un'intesa, perché si tratta di ordini del giorno di una certa urgenza, che potrebbero benissimo essere posti in votazione nell'ambito della seduta odierna, se i colleghi troveranno un intendimento in tal senso.


Argomento: Varie

Decesso della madre del Consigliere Toselli


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Solo un'informazione spiacevole ma di utilità per i colleghi. Nella giornata di lunedì 24 dicembre è mancata la madre del collega Toselli.
Siccome credo che molti non lo abbiano saputo, i funerali si terranno stamattina nel suo comune di residenza.



PRESIDENTE

Ieri.



BURZI Angelo

Sono sicuro che fosse il 24, perché ero in ufficio.
Comunque i funerali si terranno questa mattina, se qualcuno volesse fargli avere le condoglianze. Grazie.



PRESIDENTE

Preciso che i funerali si sono tenuti ieri. Ho rappresentato al Consigliere Toselli, sempre nella giornata di ieri, i sentimenti di cordoglio del Consiglio regionale.
Il Consiglio regionale ha provveduto, nella giornata di oggi, ad un necrologio ovviamente esprimendo il dolore al Consigliere Toselli di tutti i colleghi Consiglieri.
Inoltre, vista la modalità con cui si è pervenuti alla convocazione del Consiglio in seduta unica, si è creato un problema di concomitanza fra i lavori del Consiglio e la conferenza stampa convocata dai Gruppi dell'opposizione. Ovviamente la prassi cui la Presidenza è fermamente intenzionata ad attenersi è quella di non consentire nel Palazzo conferenze stampa in concomitanza con i lavori del Consiglio.
Tuttavia, fatto salvo questo principio, poiché si è creato questo qui pro quo sulla seduta unica piuttosto che spezzata, e vista la conferenza stampa convocata dai Gruppi dell'opposizione, propongo di sospendere i lavori del Consiglio alle ore 13 e di riprenderli alle ore 14, in maniera tale da dare la possibilità ai colleghi dei Gruppi di opposizione di svolgere i lavori della conferenza stampa.
Per quanto riguarda le richieste di comunicazione della Giunta regionale sul tema turismo, appena avrò indicazioni dalla Presidente Bresso ne riferirò all'Aula.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame disegno di legge n. 504, inerente a "Riduzione addizionale all'IRPEF"


PRESIDENTE

Procediamo all'esame del disegno di legge n. 504, di cui al punto 2) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Reschigna.



RESCHIGNA Aldo, relatore

Grazie, Presidente.
Il disegno di legge n. 504 è stato presentato dalla Giunta regionale in data 11 dicembre ed è stato licenziato a maggioranza dalla Commissione in data 19 dicembre 2007.
Il testo del disegno di legge è molto semplice, consta di due articoli.
All'articolo 1, sostanzialmente, viene determinata nella misura dello 0,9 l'applicazione dell'addizionale IRPEF per i redditi fino a 15 mila euro quindi, sostanzialmente, relativamente a questi redditi, si elimina la sovraddizionale dallo 0,9 all'1,4%.
Detto questo, svolgo due brevissime considerazioni sul disegno di legge, che si configura quale anticipazione della manovra sulla politica di bilancio e della legge finanziaria per l'anno 2008; che, sostanzialmente si accompagna all'altro provvedimento che va a ridefinire la politica delle entrate regionali per l'esercizio 2008, cioè quello che tende a eliminare il ticket sui farmaci per i redditi fino a 35 mila euro all'anno.
Sotto questo aspetto vorrei solo evidenziare che la politica di bilancio, che è un elemento essenziale nell'attività di questa Regione deve essere tesa a costruire un equilibrio tra flussi in entrata e la capacità di spesa sia in servizi che in investimenti per l'Amministrazione regionale. Oggi, con questi due provvedimenti, quello che stiamo esaminando, il disegno di legge, e l'altro oggetto di una deliberazione della Giunta regionale, si attua un processo di abbassamento della pressione fiscale e della politica dell'entrata della Regione per l'anno 2008.
Così facendo, sostanzialmente, si va a caratterizzare una scelta che l'Amministrazione regionale in questa legislatura ha voluto esprimere, che è quella di non elevare la pressione fiscale nei confronti della comunità piemontese, anzi, semmai, con il provvedimento odierno, di avviare un processo e un percorso per la sua attenuazione o riduzione. È un provvedimento che, sotto questo aspetto, ha un suo impatto importante per quanto riguarda la comunità piemontese, se consideriamo il fatto che - sono dati del 2005 - questo provvedimento coinvolgerebbe circa il 65% dei redditi da pensione che rientrano al di sotto dei 15 mila euro, circa il 40% dei redditi da lavoratore dipendente e circa il 23,8% dei redditi da lavoro autonomo.
In questo senso, proprio riguardo ai dati che ho voluto rappresentare questo provvedimento ha un suo effetto molto diffuso e anche una sua specificità nella misura in cui vuole intervenire nella riduzione della pressione fiscale a livello regionale, proprio nei confronti dei redditi con maggiori difficoltà e maggiore capienza.
Questo appartiene anche ad una lettura che è stata fatta, che sostanzialmente, è alla base di questo disegno di legge. Oggi complessivamente, il sistema rappresentato dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni deve operare, attraverso una progressiva attenuazione e selezione della propria pressione fiscale, per il sostegno nei confronti dei redditi di minore ampiezza, perché rappresenta comunque una difficoltà e un'emergenza all'interno anche della nostra comunità piemontese.
Si poteva fare di più, questo è fuori discussione, ma credo che, in questo momento questo provvedimento inverta una linea di tendenza, creando anche un punto di equilibrio tra la politica delle entrate e la capacità dell'Amministrazione regionale di sostenere investimenti e servizi, che sono un elemento attraverso il quale è possibile intervenire per lo sviluppo economico e per eliminare o ridurre le disuguaglianze all'interno della comunità piemontese. Rappresenta un'inversione di tendenza, apre la strada per provvedimenti di più ampio respiro e, comunque, colloca l'Amministrazione regionale del Piemonte in una condizione più virtuosa rispetto alla pressione fiscale che, negli anni precedenti, era stata alzata, anche in misura elevata, a copertura delle spese sulla sanità.



PRESIDENTE

aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Signor Presidente, credo che questa mattina noi dovremmo provare a svolgere le argomentazioni non semplicemente intorno alle cifre racchiuse in questo provvedimento, avendo semplicemente un atteggiamento di disamina tecnica; occorrerebbe provare a collocare questo provvedimento all'interno di alcune tendenze macro che stanno andando avanti in questi ultimi anni.



PRESIDENTE

Vi prego gentilmente di silenziare i cellulari, per non disturbare i Consiglieri che intervengono, che, magari, appartengono allo stesso Gruppo.
Grazie.



DEAMBROGIO Alberto

Il telefono è del mio Capogruppo, tra l'altro; il sabotatore è in casa.
Non solo in Piemonte, ma in tutto il Paese, siamo di fronte ad una tendenza macroscopica che, ormai, va avanti da anni. Mi riferisco all'enorme spostamento di risorse finanziarie e monetarie, dalle pensioni e dal lavoro, verso la rendita e il profitto. Quindi, questo provvedimento intanto, connota socialmente la nostra Amministrazione esattamente perch fa una scelta che, forse, va in controtendenza rispetto a quello che ormai, è il mainstream generale quando si parla di tasse: "Tasse giù per tutti". Questo, alla fine, significa tasse giù, soprattutto, per chi magari, non ne ha bisogno e, soprattutto, per chi già ha una condizione molto buona e, semplicemente, dall'abbassamento delle tasse deriva una maggiore accumulazione di risorse che, poi, mai investe.
Quindi, non tasse giù in generale, ma una scelta ben connotata socialmente e non ipocrita. Vedete, dire, come si fa spesso, che si deve dare parti uguali a tutti significa, come ci ha insegnato Don Milani confermare semplicemente una disuguaglianza già in atto, perché parti eguali a chi parte diseguale, sicuramente, significa confermare quel tipo di disuguaglianza.
Nel nostro Paese, rispetto all'Unione Europea, è sempre più facile che altrove, tra virgolette, "finire in mezzo ad una strada". Come hanno dimostrato studi recenti e recentissimi, quali quelli dell'ISTAT, finire in mezzo ad una strada è più facile per chi ha una famiglia numerosa, per disabili, per i cosiddetti lavoratori poveri, per le madri sole con un reddito solo, per gli anziani. Credo che il provvedimento che ci apprestiamo a votare abbia, soprattutto per i pensionati, un'importanza molto alta.
In prospettiva, questo problema può essere una mina vagante, questo è stato detto nella Commissione povertà recentemente insediata presso il nostro Parlamento. Sono numeri che rischiano di gonfiarsi nel prossimo futuro anche per assenza alle nostre latitudini di provvedimenti e strumenti, come possono essere il minimo reddito di inserimento, che in altri Paesi dell'Unione Europea già sono provvedimenti attivi e, in qualche modo, già danno risultati. In Italia, abbiamo oltre sette milioni e mezzo di poveri, quindi il 13% della popolazione complessiva, e 900 mila nuclei familiari che vivono con 500 euro al mese.
Questa è la situazione macro che ci troviamo di fronte e su cui vorrei ragionare, immettendo anche un altro elemento di ragionamento, anche qui più generale e, se volete, culturale, però, credo che un'Aula come questa e un'Amministrazione come questa debba fare i conti anche con elementi di lunga durata che scavano nel profondo della nostra società, su cui un provvedimento come questo, naturalmente, non esaurisce tutto l'esauribile.
Si può fare di più? È stato detto ed è stato chiesto anche a noi. Io sono d'accordo e lo diceva già il relatore, Consigliere Reschigna.
Si può fare di più? Certo, intanto con le risorse disponibili ora e anche con la possibilità di manovra che abbiamo oggi si può fare questo: lo 0,5 di IRPEF su cui possiamo intervenire e i soldi che abbiamo banalmente a disposizione ci permettono di fare un'operazione come quella che noi mettiamo in campo, che, come dicevo prima, connota però socialmente, perch dice che noi vogliamo andare in una certa direzione, che facciamo una scelta di campo a fronte delle difficoltà di cui dicevo prima.
Si può fare di più? Certo, credo che passi ulteriori si potranno e si dovranno fare anche con la costruzione di ulteriori provvedimenti. Penso per esempio, anche perché bisogna essere abbastanza umili, ad alcuni provvedimenti che anche in Regione Liguria sono stati adottati, anche recentemente, che riguardano le difficoltà a pagare i mutui. Però, non si tratta banalmente di copiare, ma di ragionare e di mettere in campo ulteriori passi che vadano avanti nel solco che stamattina cerchiamo di tracciare.
Attenzione, perché oggi ci poniamo il tema di andare incontro a questi problemi. Credo che, mentre facciamo questo, dobbiamo essere molto consapevoli del terreno minato su cui socialmente ci muoviamo. Ritengo che il conflitto oggi non è più bipolare come un tempo: capitale-lavoro, ricchi poveri, centro-periferia. Oggi, il conflitto sembra svilupparsi maggiormente pari grado, ai livelli più bassi: i penultimi contro gli ultimi. L'oggetto del conflitto non è solo la scarsità delle risorse.
Certo, si combatte tra italiani e immigrati, a volte per l'asilo nido e la casa popolare, ma esiste soprattutto un odio e un rancore che sono come rappresi, determinati danni di frustrazioni, da un nuovo malessere legato non all'arretratezza, ma all'eccesso di modernità, dal mio punto di vista.
Non è un caso che queste tensioni e questi conflitti si esprimono soprattutto nelle Regione del Norditalia.
Credo che esista davvero una questione settentrionale, perché al Sud non abbiamo fenomeni di questo genere, anche se le risorse della Mezzogiorno sono molto più scarse delle nostre. Il rancore e l'odio si esprimono soprattutto al Nord e bisogna stare molto attenti al potenziale di odio che episodi come quello di Erba - ne cito uno tra i tanti - hanno espresso ed esprimono.
Il processo di decomposizione sociale, se vogliamo anche in modo paradossale, si esprime al meglio nella locomotiva d'Italia (quindi, anche qui da noi in Piemonte) che non è dovuto a un deficit di modernizzazione ma all'ipermodernità. La nuova forma della guerra, del bellum, della guerra tra i poveri si esprime dunque tra i poveri in senso materiale, cioè quelli su cui oggi variamo un provvedimento, poveri di risorse economiche e poveri di spirito (diciamo così), persone che magari hanno un reddito medio, ma una profonda incertezza di sé, solitudine, chiusura, frustrazione e paura di cadere fuori.
Credo che dovremmo saper riflettere anche intorno questi temi, capire come oggi questa lotta dei penultimi contro gli ultimi diventa un problema enorme che segna un crinale di possibile mantenimento di un livello di civiltà contro la possibilità di cadere in un baratro dove si perdono anche degli elementi di civiltà che sembravano acquisiti per sempre e che invece non lo sono.
Allora, credo che votare oggi a favore di questo provvedimento, come dicevo prima, dà un segno preciso su dove vogliamo andare. Allo stesso tempo, dobbiamo essere ben consci che questi sommovimenti e questi livelli di crisi culturale profonda che agitano le nostre società e il nostro Piemonte vanno affrontati complessivamente, con la capacità di mettere in campo più politiche (oggi, noi ne mettiamo in campo una) e di coordinarle che ha oggi un suo passaggio importante.
Quella di oggi è una data che serve da snodo per far capire ancora di più (il Consigliere Reschigna parlava anche del provvedimento sui ticket).
Insomma, questo combinato disposto deve far capire oggi ancora di più a tutti i cittadini del Piemonte che ci vogliamo muovere in una certa direzione e che allo stesso tempo siamo ben avvertiti, sappiamo bene qual è il potenziale esplosivo di crisi e di civiltà che sta anche la dentro la nostra Regione e che, sicuramente, lo vogliamo affrontare nei prossimi provvedimenti che ci vedranno protagonisti nei mesi a venire.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Devo dire che è un po' imbarazzante intervenire su questa riduzione dell'addizionale regionale IRPEF. È imbarazzante, colleghi, perché dobbiamo innanzitutto dirci di cosa stiamo parlando. Devo dire che condivido gran parte delle cose dette dal collega Deambrogio, perché credo che in tanti e non solo in questi ultimi anni, ma penso da quando è nata - il mestiere della politica lo abbiano fatto, vogliono un mondo migliore, una società più equa, una maggior giustizia sociale, più soldi per tutti e tanto lavoro. Tutto giusto, ci mancherebbe altro! Però, colleghi, se ci astraiamo un attimo dai principi filosofici alti e nobili, che in linea di massima tutti condividiamo -poi, c'è chi ha un'impostazione più meritocratica come quella della destra che dice: per tutti basi uguali, ma poi conta anche il merito, la capacità l'intelligenza, l'impegno e le qualità della persona e non solo l'eguaglianza totale fine a se stessa - andiamo a vedere la proposta della Giunta e la riduzione propagandata anziché proposta dall'Assessore Peveraro, ci accorgiamo che di tutti questi principi rimane una manciata di sabbia.
Stiamo parlando in media di ben 67 euro per questi 487.000 soggetti che andranno e beneficiare di quest'enorme riduzione dell'IRPEF voluta dalla Giunta regionale.
Allora, prima di dirle come voteremo (lo faremo più avanti), Assessore Peveraro, le vogliamo dire una cosa: 67 euro sono per il regalino dell'ultimo giorno, che vai a comprare per Natale, essendoti dimenticati gli altri importanti...



(Commenti dell'Assessore Peveraro)



GHIGLIA Agostino

L'Assessore Peveraro mi spiega che con 67 euro in un anno, cioè meno di sette caffè al mese (con un aumento della percentuale di caffeina) consentiremo una vita migliore ai piemontesi che hanno meno. Guardi, lo dico seriamente, perché noi non siamo contrari al provvedimento e l'ho detto fin dall'inizio. Però, facciamo attenzione, colleghi, a mettere di mezzo tanti principi e valori quando questa, nella misura più che nell'approccio - perché l'approccio è sacrosanto! - è assolutamente ridicola.
Se volevate fare un'operazione sociale degna di questo nome, come peraltro vi hanno chiesto i sindacati, avreste dovuto fare un'operazione importante, ma avete semplicemente fatto un cadeau.
Non serve a nulla! Questi 67 euro - basta leggere i giornali in questi giorni - verranno non solo erosi, ma completamente rimossi dalla coscienza collettiva e dalla valanga di aumenti che a livello centrale, ma anche a livello locale dei Comuni verranno imposti nel 2008.
Quindi, Vicepresidente Peveraro, quello che abbiamo posto anche in Commissione e che riproponiamo in Consiglio è il seguente ragionamento: scegliamo una strada diversa sull'uso di queste risorse.
Si tratta di un mancato introito, che comunque deve essere compensato in altro modo; quindi, ipotizziamo di avere a disposizione queste risorse circa 32 milioni di euro. Lo ipotizzo perché è vero che si tratta di un mancato introito, un mancato introito deve essere coperto da un introito uguale. Allora noi, Assessore, abbiamo fatto due proposte: ridurre la platea dei beneficiari, in maniera drastica, cancellando completamente l'addizionale regionale a quei piemontesi che vivono da zero a 5 mila euro.
Sono circa 100 mila e noi potremmo ridurla ulteriormente. Gli si dà un contributo, una sorta di bonus incipienti che arriverebbe a circa 300 euro ai 100 mila piemontesi che hanno meno, cioè quelli che non arrivano neanche alla prima settimana.
Demagogia per demagogia, e la dico in maniera bruta, anche se condividiamo lo spirito, forse sarebbe meglio dare molto di più a chi non ha quasi nulla, anziché un po' a tutti quelli che hanno poco.
Non è un gioco al ribasso, è un modo diverso di concepire l'uso di quest'addizionale - il mancato introito della stessa.
Il secondo elemento che abbiamo proposto l'abbiamo trasformato in un emendamento, che riguarda il cosiddetto "quoziente familiare".
Se ne discute da anni e noi crediamo che anziché elargire una riduzione a pioggia a soggetti che magari potrebbero avere rapporti di matrimonio o di convivenza con altri soggetti che invece hanno un reddito medio o medio alto, sarebbe più opportuno calcolare lo scaglione del reddito imponibile e quindi l'addizionale, sulla base dei componenti del nucleo familiare cioè il cosiddetto quoziente familiare. Si guarda quanto introita la famiglia nel suo complesso e si decide lo scaglione da applicare. Ci sembrerebbe una maniera decisamente più equa, più mirata e anche più utile.
Inoltre, sempre nel nostro emendamento sostitutivo, su cui interverremo anche successivamente, abbiamo proposto quest'aliquota dello 0,9, come fatto residuale e come seconda ipotesi, in subordine alla prima, che rimane quella del quoziente familiare, ma ci rendiamo conto che potrebbe essere di difficile applicazione già per il 2008, anche perché siete arrivati molto tardi e avreste potuto proporla tre-quattro mesi fa questa riduzione.
Chissà perché l'avete fatto per Natale? Diciamo che non eravate pronti prima, è assolutamente un caso che arrivi come ultimo provvedimento dell'anno tra Natale e Capodanno, ma va bene così. Siamo qui a discuterne e se si possono aiutare i piemontesi, noi lo facciamo sempre volentieri in qualsiasi data.
In subordine alla proposizione di un quoziente familiare, proponiamo che l'aliquota dello 0,9 venga applicata ai redditi fino a euro 25 mila che poi è la richiesta dei sindacati. Ma non è per andare dietro alla richiesta dei sindacati - non siamo mai andati dietro alle richieste dei sindacati - ma perché ci sembra una cifra minimamente congrua che va ad interessare una platea di soggetti rilevanti.
Noi chiediamo alla Giunta, all'Assessore Peveraro e alla Presidente Bresso di ripensare a questo provvedimento, disponibili ovviamente a discuterlo, ad emendarlo e a votarlo magari anche in tempo reale sulla base dei principi che abbiamo elencato: riduzione della platea degli aventi diritto, una sorta di bonus incipienti, per cui chi ha veramente nulla possa avere qualcosa di consistente; parametrazione degli scaglioni sulla base del quoziente familiare anziché sul reddito imponibile del singolo innalzamento alla fascia dei 25 mila euro della riduzione.
Ci sembrano tre proposte (la terza forse un po' più dispendiosa, la seconda sicuramente no, mentre la prima, relativa al quoziente familiare, è ovviamente da valutare) che debbano essere prese nella dovuta considerazione.
Devo dire che forse se ci fossimo mossi prima, avreste anche avuto un po' di tempo per riflettere. Comunque, anche su questo aspettiamo delle risposte dal Vicepresidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Credo che indubbiamente il provvedimento, che spero approveremo nella giornata di oggi, sia importante e - come spiegava bene il collega Deambrogio - innovativo dal punto di vista dell'approccio e delle politiche fiscali degli Enti locali nei confronti delle categorie più deboli da un punto di vista economico e salariale.
È indubbio però che si devono registrare una serie di critiche arrivate dalle organizzazioni sindacali che hanno in qualche modo aperto una riflessione e ci pongono una serie di oggettive ragioni legate soprattutto alle dinamiche sociali ed economiche della realtà in cui viviamo, su cui credo sia oggettivamente necessario anche in questa fase di dibattito aprire una breve riflessione.
Sappiamo che la nostra regione rappresenta circa l'8-9% del PIL nazionale. Di conseguenza, possiamo presumere - anzi, i dati statistici ci dicono che è così - che nella nostra regione troviamo circa il 10-11 dell'evasione fiscale e contributiva nazionale.
Prendendo in considerazione solo quella fiscale, sappiamo che in Piemonte verosimilmente ci sono dai 10 ai 14 miliardi che ogni anno vengono evasi da nostri cittadini che eludono o evadono le tasse.
È evidente, e lo dico senza polemica, che dentro questa platea vasta di persone che avranno la riduzione dell'addizionale IRPEF dall'1,4 allo 0,9 ci siano tanti di questi nostri concittadini che, non facendo il proprio dovere, evadono le tasse, quindi non contribuiscono ai costi generali della sanità, dell'istruzione, delle politiche dello sviluppo e dell'internazionalizzazione.
Ora, di queste cose bisogna tenere conto, quando si prendono provvedimenti di questo tipo, che sono provvedimenti giusti ed importanti perché invertono una tendenza e puntano a distribuire verso il basso risorse, anche poche, ma che danno il segnale, in questo Paese, di una volontà di aprire, partendo dagli Enti locali, un grande dibattito legato ai salari e al potere di acquisto. Pur nella assoluta giustezza di questo provvedimento, abbiamo la necessità di porci il tema della lotta all'evasione e di come difendere invece i cittadini che, per condizioni oggettive di legge, hanno la tassazione alla fonte, cioè i lavoratori salariati e i pensionati, che sono naturalmente gli unici veri contribuenti certi che ha il nostro Paese.
Ora, c'è una disponibilità ad aprire un dialogo e giudico questa disponibilità assolutamente positiva ed importante, da parte della Giunta regionale nei confronti delle organizzazioni sindacali.
Ritengo che da parte delle organizzazioni sindacali ci sia stato un atteggiamento un po' troppo intransigente nei confronti della Giunta e dell'Assessore Peveraro.
Credo, però, che sia importante sentire dall'Assessore - oltre che dalla Presidente, se vorrà - in quest'Aula la disponibilità ad aprire immediatamente un tavolo di concertazione rispetto alle politiche fiscali adottate da qui fino al termine della legislatura con le organizzazioni sindacali.
Questo provvedimento - lo ricordo - fa il paio con un altro provvedimento importante assunto nella scorsa legge finanziaria, che è stato l'innalzamento dell'IRAP per le imprese finanziarie (assicurazioni banche e finanziarie). In quel caso, si è trattato di una scelta precisa: non colpire le aziende che producono, che creano sviluppo e occupazione, ma colpire le rendite passive, ovvero tutte quelle imprese che, attraverso la speculazione finanziaria e di borsa e le politiche bancarie, generano enormi profitti senza dare nulla in cambio alla tenuta complessiva della struttura sociale di questa nostra Regione.
Ritengo, quindi, che il cammino intrapreso dalla nostra Amministrazione sulle politiche fiscali sia corretto, perché punta a distribuire verso il basso risorse che servono per garantire e per aumentare il potere di acquisto dei nostri lavoratori e dei nostri pensionati.
Sono pochi soldi? Sono d'accordo con il collega Ghiglia sul fatto che siano pochi, ma meglio questi pochi soldi piuttosto che l'inerzia con cui negli anni passati ci si è mossi. È inutile stare qua a raccontarci frottole: la politica dell'alternanza dei governi fa sì che ci siano responsabilità che si spalmano anche sulla parte che oggi è in minoranza.
Perché chi oggi è in minoranza, ma che è stata maggioranza per dieci anni, non ha mai affrontato, prendendo il toro per le corna, il tema del potere di acquisto dei lavoratori di questa Regione? Perché non si è mai posto il tema del sostegno alle politiche industriali per il mantenimento dei livelli occupazionali in questa Regione? Perché vengono a farci la morale adesso quando noi tentiamo concretamente da un lato di salvare e sostenere il sistema industriale della nostra Regione, dall'altro di ridistribuire le risorse verso il basso, ovvero verso i lavoratori e verso i pensionati.
Perché ha ragione il collega Deambrogio: quello che oggi dobbiamo fare è sostenere migliaia di solitudini in questa Regione che non ce la fanno più, che non riescono ad arrivare alla fine del mese, che hanno paura di vivere la quotidianità intesa come mancanza di certezza del vivere, non del programmare la vita.
Che adesso si contesti un provvedimento di questo tipo, lo ritengo veramente incomprensibile.
Se vi è una disponibilità di dialogo, possiamo aprire un confronto vero rispetto a come mettere mano alle risorse pubbliche regionali per creare elementi di sostegno ai redditi più bassi di questa Regione. Sono pronto a farlo da domani.
Se si vuole aprire, in questo consesso, un dibattito vero su come introdurre un salario minimo garantito per tutti, siamo pronti: iniziamo da domani a ragionare, perché lo vogliamo da tempo. Lo abbiamo anche scritto nei nostri programmi quando ci siamo presentati alle elezioni regionali del 2005.
Se vogliamo inserire elementi che vadano a compensare il pagamento non dell'addizionale IRPEF regionale, ma dell'IRPEF vera nazionale per le famiglie con figli a carico, noi siamo pronti a farlo; abbiamo depositato come Gruppo dei Comunisti italiani (firmatari il sottoscritto e Chieppa) una proposta di legge che propone di restituire l'importo totale dell'IRPEF pagato alle famiglie con figli a carico per l'anno in corso. Se vogliamo approvarla, possiamo farlo nel giro di qualche settimana, sempre che ci sia questa volontà di redistribuire risorse verso le famiglie dei lavoratori con figli, quelli che hanno maggiori difficoltà ad arrivare neanche più alla quarta settimana, ma spesso alla terza. Però dobbiamo volerlo colleghi.
Prima che l'Assessore Peveraro o la Presidente Bresso ponessero questo tema, non ho mai visto nessuno alzarsi in quest'Aula o in I Commissione o in VII Commissione, e dire: "Parliamo dei redditi più bassi dei lavoratori e dei pensionati". Nessuno. Il vuoto più assoluto. Come se non esistessero questi lavoratori e questi pensionati.
Adesso li scopriamo? Adesso che la Giunta prende provvedimenti improvvisamente diventiamo paladini e difensori di questi lavoratori e di questi pensionati? Guarda che caso! E poi, vogliamo dirla tutta? Perché, se proprio vogliamo arrivare fino in fondo, non apriamo un ragionamento vero d'interlocuzione con lo Stato assumendo una posizione in questo caso trasversale, per chiedere che si riducano le tasse alle famiglie dei lavoratori dipendenti e dei pensionati e si aumentino le tasse alle rendite finanziarie? S'introduca un meccanismo di tassazione delle rendite finanziarie e bancarie. Perché quest'argomento è un tabù per una certa parte del centrodestra e, ahimè, anche di una parte del centrosinistra? Colpiamo le rendite finanziarie. Aumentiamo la tassazione contro la speculazione di borsa e contro la grande speculazione finanziaria internazionale. Aumentiamo gli ingressi in termini economici nelle casse dello Stato per sostenere i redditi, la sanità, l'istruzione le opere pubbliche, le politiche di sviluppo, d'internazionalizzazione e così via. No, questo è un tema tabù e non se ne parla.
Non se ne parla perché lì ci sono i vostri referenti di classe che vi prendono per le orecchie e vi dicono: "Ragazzi, questi temi non devono essere trattati!".
Allora non usiamo ipocrisie. Questo è un provvedimento giusto, che va a favore dei lavoratori e dei pensionati.
È un primo piccolo passo. Sono sicuro che l'Assessore e il Presidente diranno che da oggi si apre un'interlocuzione vera con le organizzazioni sindacali, affinché già dalla prossima legge finanziaria ci possano essere provvedimenti anche più importanti e più incisivi rispetto al sostegno al reddito.
Questo non è un momento di difficoltà per quest'Amministrazione; è un momento d'attacco positivo verso la gran questione che attanaglia la vita dei lavoratori, che è la questione dei salari e della sicurezza sociale.



COTTO MARIANGELA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Per un attimo ho avuto un dubbio: non riuscivo più a capire da che parte stava il collega Robotti; ho avuto veramente un attimo d'incertezza perché effettivamente anche noi vorremmo che le banche fossero un po' più oneste nel far pagare i cittadini. Ma noi del centrodestra non governiamo le banche, quindi, purtroppo, non possiamo intervenire.
Per quanto riguarda l'attenzione ai problemi del sociale, vorrei ricordare al collega Robotti che le politiche per il sostegno del reddito sono state "inventate" dall'Amministrazione di centrodestra in questa Regione, così come la cassa integrazione in deroga, prima in Italia, anzi prototipo scritto per il Governo nazionale.
Ma rimaniamo sul tema. Chiaramente nessuno è contrario alla riduzione delle tasse, perché nessun programma politico normalmente si presenta dicendo: "Voglio tassare di più i cittadini", salvo avere la contropartita.
In un'economia di mercato, l'intervento pubblico della tassazione è il più usuale e l'utilizzo della leva fiscale può avere un'azione sia sul fronte dello sviluppo, sia sul fronte della sovvenzione. Ahimè, nel nostro Paese si sta utilizzando male tale strumento - a livello nazionale sicuramente - perché non si capisce come ciò non avvenga né sul fronte dello sviluppo, né su quello della sovvenzione, perché non vi è alcun intervento sull'economia per permettere una ripresa e, quindi, un aumento del gettito e, conseguentemente, una riduzione delle aliquote.
Dall'altra parte, sul fronte delle sovvenzioni, proprio sul mondo del lavoro si doveva vedere il completamento della riforma Biagi con una nuova politica di ammortizzatori sociali; ma in un anno e mezzo di Governo di centrosinistra ciò non è avvenuto. Anzi, è lettera morta, perché non si riesce a trovare l'accordo tra le componenti del Governo nazionale; è quanto mai difficile un accordo Dini-Diliberto, almeno da quanto traspare anche dalla lettura dei giornali.
L'occasione di discussione circa questo provvedimento consente di mettere un occhio anche su quella che è la realtà piemontese. Purtroppo, i dati pubblicati pochi giorni or sono sullo stato dell'economia piemontese al terzo trimestre c'indicano una condizione, ormai, di stagnazione, una continua diminuzione dell'occupazione industriale, quindi un peggioramento rispetto agli indicatori del 2006 - relativamente a questo vi è una responsabilità di chi governa, oltre che lo Stato, la Regione, la gran parte delle Province e dei grandi Comuni - naturalmente, con un aumento dei livelli di precarizzazione.
È assolutamente necessario avere un indirizzo, che deve essere dato dal Governo e dalla maggioranza, scegliendo tra lo sviluppo o, incamerando i fondi, la sovvenzione sugli interventi per quelli che sono - a valutazione naturalmente, di chi governa - i soggetti, i nuclei e le situazioni di maggiore disagio.
L'utilizzo tout court della leva fiscale con il meccanismo delle aliquote dovrebbe essere una scelta con riduzione di sviluppo, quindi di minor entrata per il bilancio regionale, e, automaticamente, spalmatura di maggiore reddito graduato sul sistema delle famiglie piemontesi. Ritengo che tutto questo potrebbe essere fatto in modo più completo.
L'istituzione dell'addizionale dello 0,5% è avvenuta a seguito di una situazione difficile per il bilancio regionale, in cui vi era un deficit della sanità abbastanza elevato e un bilancio regionale che non aveva ancora i trasferimenti dallo Stato che ha oggi - è vero che sono di competenza, lo so bene, Vicepresidente Peveraro, che, poi, la cassa, ahimè latita, però ci sono. A quel tempo, il bilancio regionale era di 11 miliardi di euro rispetto all'attuale pareggio di bilancio di 15-16 miliardi di euro - per quanto riguarda quello di previsione del 2008 il totale non ce l'ho ben presente.
Allora, forse, è il caso di avere un po' più di coraggio andando a svolgere una verifica sulle spese di questa Regione. Alcune sono strettamente spese del Governo regionale per il mantenimento di strutture o delle migliaia di consulenze in atto; d'altra parte, c'è una serie di spese improduttive, che, forse, potete anche dire di avere ereditato, perché gran parte le aveva anche il Governo precedente, ma la cifra relativa, l'importo di 200 milioni circa, allo 0,5% rispetto ai 17 miliardi di euro del bilancio regionale diventa poca cosa.
Forse, Vicepresidente, vale la pena che lei faccia uno sforzo, usi la forbice e, agendo un attimo sulle spese, elimini lo 0,5, non essendoci più le condizioni, perché il gettito complessivo deriva anche da un aumento dell'occupazione dal 2001 al 2006, quindi, da quella che è la compartecipazione dello 0,9%, che è aumentata rispetto ad allora.
Nel 1995, abbiamo ereditato una Regione che aveva il 12% di disoccupazione e l'indice per essere nell'area "Obiettivo 2" era costituito dal 10% di disoccupazione, si doveva superare il 10% di disoccupazione. Il tasso di disoccupazione attuale, ancorché sia leggermente aumentato nei dati dell'ultimo trimestre, è del 4%. Quindi, c'è un maggiore gettito IRPEF dato dall'aliquota fissa ed obbligatoria a livello nazionale dello 0,9%.
Allora, vedete che, a questo punto, c'è quella copertura che allora non c'era.
Se fa uno sforzo, potremmo tradurre quest'articolo davvero nell'eliminazione dello 0,5%. È chiaro che se tutto ciò non è nella volontà della Giunta, cioè la volontà della Giunta è di continuare a sovrattassare i piemontesi, allora, a quel punto, ripiegheremo sulle posizioni che abbiamo anche tradotto in emendamenti, il che significa cercare di graduarlo con un meccanismo quanto mai ancora discusso, quello degli scaglioni sulla politica del reddito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Signor Presidente, il collega Pichetto ha appena ricordato a tutti noi che la scelta di utilizzare l'ulteriore addizionale dello 0,5 sull'IRPEF limitando lo scaglione esente a questa sovraddizionale a 11 mila euro, non è stata di questa maggioranza, ma è stata assunta dal precedente esecutivo finalizzata alla copertura del deficit della sanità. Mi pare anche che non sia stata propriamente utilizzata in questi modi, soprattutto, è bene ricordare questi aspetti.
Se oggi, con questa maggioranza, siamo in grado di pensare ad un innalzamento della quota di esenzione dello 0,5 è perché le scelte fatte da quest'esecutivo e da questa maggioranza hanno consentito di rassicurare il Governo sulla copertura del debito pregresso della sanità, quindi di non incorrere in provvedimenti che hanno riguardato, per esempio, altre Regioni, come il Lazio e la Campania. Se andate a vedere il Piano siglato dalla Regione Lazio, e parimenti dalla Campania, con il Governo vedrete che tra le condizioni poste vi è un ritocco verso l'alto dell'IRAP e dell'addizionale IRPEF.
Noi, invece, siamo nelle condizioni di esentare una parte ulteriore dei cittadini piemontesi, oltre 500 mila sono le dichiarazioni comprese nella fascia, se ricordo bene, tra gli 11 mila e i 15 mila euro. Quindi, ci poniamo in linea con un'altra Regione, la Lombardia, che non è certamente amministrata dal centrosinistra, che, recentemente, ha posto come limite di esenzione per il 2008 la quota di 15.493 euro. Vedete che siamo su scelte che stanno esattamente sullo stesso livello, che sono state assunte da un'Amministrazione di centrodestra.
Naturalmente, ogni qualvolta si compie una simile scelta ci sono posizioni polemiche, si denuncia che la soglia è troppo bassa, si vuole scaglionare verso redditi più alti, si vuole massimizzare l'effetto, come aveva suggerito l'intervento del Consigliere Ghiglia, concentrando la somma a disposizione su redditi ancora più bassi, quindi massimizzando l'effetto per quelle famiglie.
Certamente, le posizioni tra di loro non sono coerenti, sono in contrasto e alcuni emendamenti che leggo a firma del Capogruppo Burzi rispetto anche alle posizioni che sono state illustrate da altri Consiglieri di minoranza qui in Aula, non vanno nella stessa direzione. È certo che dovremo porci in un certo modo, se facciamo un discorso a rilancio in questa direzione. Assolutamente concordo su alcune posizioni che anche il collega Robotti ha illustrato. Quando si parla di salario minimo voglio soltanto ricordare che grazie all'azione dello SDI, anzi della Costituente socialista in Parlamento, nella Finanziaria 2008 è stato previsto un salario minimo di 400 euro per il sostegno del passaggio da lavoro a lavoro per i giovani precari.
Quindi, dovremmo davvero cominciare a ragionare su come utilizzare al meglio le nostre risorse, non tanto per potenziare gli ammortizzatori sociali che sono consistenti nel nostro Paese, ma che sono tutti indirizzati per accompagnare alla morte del lavoro e alla fuoriuscita dal mercato del lavoro.
Invece, dovremmo incominciare a pensare strutturalmente a come investire per creare le condizioni per avere maggiore lavoro, più occupazione, più sviluppo e anche maggior reddito e sicurezza economica per i nostri giovani. Questa è una riflessione che dovremmo cercare di affrontare anche nella nostra realtà e forse la discussione per la Finanziaria 2008 potrà incominciare a consentirci di ragionare in questa direzione.
Ritengo che la soluzione adottata sia piuttosto equilibrata. Non ho compreso bene, francamente, le osservazioni e le perplessità espresse in termini non usuali dalle organizzazioni sindacali - lo voglio dire con estrema chiarezza - la settimana scorsa, anche perché spalmare e scaglionare su redditi più alti, anche se capisco le motivazioni, avrebbe portato a ridurre l'impatto economico del provvedimento sulle famiglie a termini veramente risibili.
Forse, le organizzazioni sindacali vogliono ricordarci che c'è la questione salariale e un'area del disagio che si allarga sempre di più nel nostro Paese e anche nella nostra Regione. Questo lo condividiamo, ma le cifre che avevamo a disposizione, compatibili con la stesura del bilancio 2008, non ci consentono oggi di fare di più.
Quindi, ribadisco che la soluzione adottata mi sembra equilibrata soprattutto se letta in combinato disposto, come ricordava il relatore Reschigna, con l'abolizione dei ticket preannunciati per il 2008. In questo senso, confermiamo un giudizio positivo del nostro Gruppo e il voto favorevole al provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Se non viene preso come un attacco personale, perché non vuole esserlo quella che stiamo discutendo oggi, francamente, è una presa in giro.
Proprio perché è una presa in giro, lo dico anche rispondendo ufficialmente ad alcuni colleghi che, all'inizio (si fa per dire inizio, perché l'inizio era previsto per le ore 10), quando con calma la riunione è potuta iniziare, cioè verso le 11, mi chiedevano: quando passa questa roba qui? Per quanto mi riguarda, l'altro ieri. Perché, comunque, pur nella sua assoluta inefficacia e inefficienza, si tratta di una riduzione di tasse.
Quindi, ci mancherebbe che noi non fossimo favorevoli! È per come si colloca questa manovra che, per le motivazioni, per i tempi e per il contesto, è non soltanto demagogica, perché prevedrebbe già una qualifica un po' più nobile, ma è tecnicamente una presa in giro.
Quindi, la faccia questa maggioranza, in modo che gli esiti continuino ad essere quelli che qualunque sondaggio oggi dimostra o, se i sondaggi non sono ritenuti utili, basta parlare con la gente. Quindi, si tranquillizzi il Consigliere Robotti che non so bene cosa legga, ma a seconda di cosa legge non sempre ho l'impressione che riesca a comprendere con chiarezza le cose che vengono dette.
Vediamo di spiegare perché è una presa in giro. Quella di oggi è ritenuta insoddisfacente dai sindacati, da alcune delle componenti del centrosinistra - l'ha detto persino il Consigliere Robotti - e totalmente insoddisfacente dai Gruppi di opposizione. È una manovra che lavora sulle entrate, che sono la metà del nostro bilancio. Allora, perché non ne discutiamo all'interno del bilancio? È molto semplice, perché il bilancio è arrivato tardi e, per la prima volta che io ricordi, in maniera separata da un provvedimento sulle entrate, che ha lo scopo - inutile e vano - di essere una strenna natalizia per gli elettori.
Qualunque, normale, decoroso e rispettoso del proprio ruolo, oltre che del contenuto che vi si esplica, avrebbe inserito questa manovra all'interno delle entrate del bilancio e ne discuteremo nella prossima Finanziaria.
Volete un altro sintomo? Non è mica la prima volta! L'estate scorsa siccome questa Giunta ha la simpatica abitudine di dire le cose ai cittadini onde garantirgli, siano esse le feste invernali o l'interruzione estiva, un qualche motivo per dolersi di meno, chi avesse ancora una buona memoria ricorderà gli annunci sull'IRAP, fatti sempre dallo stesso Vicepresidente. Anche allora, chi avesse avuto il piacere di leggere avrebbe trovato, da parte dell'opposizione o di parte dell'opposizione, ma certamente da parte del nostro Gruppo un favore all'iniziativa e, anche lì una critica costruttiva.
Si diceva che, se favoriamo l'IRAP non chiedendola per le aziende di nuova istituzione, per ragione di normale equità e di discussione anche per chi con fatica resiste a imprendere e a produrre in questa nostra Regione qualche cosa bisognerà dare anche a chi rimane e non soltanto a chi deve venire.
Non credo di dire una cosa stupefacente sostenendo che, rispetto a quell'annuncio, nessun provvedimento amministrativo è seguito.
Perché questo Governo fa annunci e comunica, ma sul governare (tradotto: delibere o leggi) ha una carenza che ormai, a questo punto essendo oltre metà mandato istituzionale.
Allora, non ne possiamo discutere all'interno delle entrate, perch delle entrate ne discuteremo nella primavera prossima. Se ne discutessimo all'interno delle entrate (ma vedrete che noi, oggi pomeriggio convinceremo il Consiglio a fare qualcosina in anticipo, almeno in termini di discussione) che cosa diremmo o diremo, quando ne discuteremo? Diremmo che stiamo agendo all'interno di un bilancio che è il più indebitato d'Italia, fatto salvo quello della Regione Campania.
Anche i funesti presagi fatti non dal centro studi Silvio Berlusconi ma dalla Fitch, che è uno dei due organismi che certifica, si fa per dire il bilancio di questa Regione, sono già stati verificati, perch festeggiamo - per questo dico demagogia, per non dire presa in giro regalando, si fa per dire, un modesto contributo di sgravi all'IRPEF (poi ne discuteremo nel merito) all'interno di un bilancio che ha finalmente raggiunto i 5.000, ma non i 5.000 metri di altezza (in funzione anche di un omaggio, ancorché tardivo al Dalai Lama), ma i cinque miliardi di debito.
Cinque miliardi di debito raddoppiati in due anni e sei mesi. Come siano destinati ad essere utilizzati questi cinque miliardi di debito per cui.
Caro Consigliere Chieppa, lo dica al collega Robotti, che si agita tanto per i più deboli, gli spieghi che i figli dei deboli e i nipoti dei deboli, che in questa regione continueranno ad essere ancora più deboli perché mobilità sociale è uguale a zero, mentre prendono gli euro che qualcuno ha calcolato, traducendoli in numero di caffè (calcolo improprio tra l'altro, perché basato su dati del 2005, sulla cui validità statistica.
e di questo non è certamente unica colpa della Giunta, perché è molto difficile tradurli), mentre con la mano sinistra, perché in questo caso è la mano sinistra, che con gran generosità dà, sulla mano destra utilizzando anche quelli dei propri figli, sta togliendo per trent'anni quello che i deboli di oggi manco si sognano sapere quanto deboli saranno.
Avranno una soluzione: se ne andranno. Questo "se ne andranno" - di nuovo - non lo dice Berlusconi; lo dicono eminenti studiosi - e gli studiosi sono eminenti quando dicono cose piacevoli - come Giavazzi, come Ichino, come Ricolfi, notissimo esponente del centrodestra più retrivo come tutti coloro che leggono i giornali sanno.
Ci sono due modi per risolvere i problemi: uno è quello che non adottate voi, promettendo minuzie; l'altro è quello di produrre un po' di sviluppo.
Sviluppo. Questa cosa ignobile, questa cosa retriva, demo-pluto giudaico-massonica! Questa cosa che ormai a Torino da trent'anni non c'è visto che governa il centrosinistra; nella Provincia di Torino non c'è da dodici anni, visto che dopo dodici anni pessimi di governo della Presidente Bresso ci saranno ancora due anni - ancor "più pessimi", se possibile - del Presidente Saitta.
Qui, grazie al buon Dio, state dando il meglio di voi! Non potete neanche più prendervela con Roma, perché l'intervento di opposizione di Robotti è opposizione a chi, se governate dappertutto? E se, invece di opporsi, "fare"? E se invece che promettere, "fare", perché lo dice anche il Vicepresidente, seguirà nella prossima Finanziaria - lo ha ripreso Robotti, che l'avrà letto sul Manifesto o su Liberazione. La prossima Finanziaria è la 2008-2010, che discuteremo in primavera; quella successiva, se non riterrete per pudore di rinunciare al vostro mandato sarà la 2009-2011. Ma pensate davvero che ci sia ancora qualcuno che vi creda? A nostro avviso, questa insufficiente e ridicola manovra sulle entrate vale, nelle stime migliori, vale 32 milioni di euro, e per tradurli faccio un esempio che quasi tutti potrebbero capire. C'è stato un momento in cui la sanità veniva pessimamente da tutti punti di vista di efficienza ed efficacia e anche di questione morale governata da noi.
Certo, i consuntivi si chiudevano in perdita con sei miliardi di euro.
Il 2006 che si è chiuso - il bilancio ovviamente non è ancora certificato perché la Giunta ha delle conferenze da fare, quindi la certificazione dei bilanci la faremo se e quando ci rimarrà tempo - si è chiuso con 7,6 miliardi di euro.
A sei miliardi si riteneva che fosse mal gestito, inefficace inefficiente e pieno di attese di questioni nodali e di ogni altra turpitudine.
Adesso che il velo dell'angelo di sinistra ha coperto anche questa regione, a 7,6 miliardi in deficit, e trascuro il Mauriziano per un momento, perché ne parleremo al momento opportuno e nella Commissione competente. Va tutto bene, è tutto "splendido splendente", è tutto perfetto! Chieppa, spiega a Robotti che i soldi per la sanità non derivano direttamente, ma derivano dallo Stato centrale per un giro piuttosto complesso che sono sicuro che l'Assessore Peveraro con la lavagna gli saprà spiegare, utilizzando bene l'intervallo delle vacanze. E lo Stato centrale non è più governato dal governatore Storace, ma da un Ministro noto del centrodestra che si chiama Livia Turco e con la quale potrà, se vorrà rivalersi sia per i fondi che le carenze.
Fate una riunione di maggioranza, parlatevi! Noi suggeriamo - e concludo - di rendere almeno questa manovra non demagogica e non una presa in giro. Vogliamo la riduzione delle tasse? Siamo favorevoli, molto più che favorevoli. Aumentiamo la riduzione delle entrate in maniera significativa, non dei 32 milioni di euro statisticamente calcolata con la media del pollo; ampliamola a quel ceto medio che si sente, a nostro avviso, giustamente massacrato, scaglioniamola in modo che forse possa produrre non dico sviluppo ma un minimo di speranza.
Inoltre, Vicepresidente, invece che raccontarci prima che lei non ha le entrate sufficienti - così mi esenta da farle delle battute su quale derivato mutuo inventare per coprire le entrate - i bilanci si possono anche tagliare; non l'ha prescritto nessun dottore che i bilanci di un ente pubblico debbano solo e solamente a crescere. Lei a suo tempo qualche Bignami di Einaudi dovrebbe averlo letto e probabilmente dimenticato, ma le fornisco le fotocopie.
I bilanci si possono anche tagliare e anche nel suo bilancio di inefficienze ce n'è un certo elenco; non l'aiuteremo nel prossimo bilancio che, le preannuncio, avrà un'attenzione estremamente particolare sulle entrate, perché l'unico modo che abbiamo per ridurre problemi per i nostri nipoti non è decidere dove metterli, ma non darveli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Mi sembra che ormai il leitmotiv di questa discussione si sia avviato e anzi sia ormai noto ai più.
Certo oggi veniamo a discutere un provvedimento che ha una sua significatività, soprattutto perché segna forse un minimo, piccolissimo ma comunque significativo cambio di rotta, Assessore. Perché per la prima volta dopo due anni e mezzo, dopo avere aumentato tasse e gabelle per due anni e mezzo e aver contribuito insieme al Governo nazionale a depredare il Piemonte e l'Italia, cercate in qualche maniera di farvi perdonare con questa mancia natalizia.
Dico questo perché noi non possiamo estrarre questo provvedimento dal contesto generale in cui si pone. Due anni e mezzo di aumento di tassazione regionale e oltre ad un anno e mezzo di aumento di tassazione nazionale.
Non è che possiamo dimenticare l'aumento di tassazione relativo agli esercenti cave e miniere, l'aumento di tassazione relativo alle acque minerali, gli aumenti indiretti che questa Giunta ha compiuto legandoli o mascherandoli con la questione ambientale relativamente a tutto il discorso delle auto e della casa, che comporterà pesanti ripercussioni su tutti i piemontesi.
Poi cosa dire di solo 18 mesi e forse neanche di Governo Prodi, che hanno portato ad un impoverimento del nostro Paese e, soprattutto, di quella classe media che ne costituisce da sempre la spina dorsale, così forte da far passare la classe media da una classe mediamente agiata ad una classe ormai impoverita, anch'essa ai limiti della sussistenza, con il numero degli italiani che sta vicinissimo alla povertà in aumento ormai impazzito ed irrefrenabile? Si vuole tentare o far tentare di credere che questa tendenza s'inverta, regalando e dando questa mancia di 67 euro annui ad alcuni piemontesi.
Mi sembra una pretesa sinceramente un po' eccessiva anche se arriva da una persona seria come il nostro Assessore al bilancio.
È già stato ricordato più volte, ma voglio farlo anch'io, che probabilmente non è da qui che bisogna partire per ridare fiato a questo Piemonte che sta perdendo i colpi.
Giustamente ricordava il collega Pichetto gli ultimi dati sugli andamenti industriali, ma anche le situazioni di crisi che ormai non toccano solo più l'area torinese, ma l'area piemontese, quindi per ridare nuovo fiato e miglior sorte a questo Piemonte ci vorrebbe ben altro che una mancia di 67 euro a persona.
Favorire lo sviluppo: questo è il vero tema su cui, Presidente e Assessore, bisognerebbe che ci interrogassimo tutti. Come riuscire a mettere in modo un processo nuovamente virtuoso di sviluppo, come ritornare a far sì che la gente ritorni ad investire, come uscire dalla situazione di una fiscalità che ormai impedisce all'imprenditoria di lavorare, come ritornare ad una fiscalità giusta.
Questi sono i veri temi, non i 67 euro di mancia di Natale. Per carità l'ha già detto anche il collega Ghiglia - non è che non cogliamo il segnale, anche se avrebbe potuto e potrebbe ancora essere, visto questa discussione serve anche a questo, un segnale diversamente interpretabile diversamente modulabile, che vada verso una direzione di una parte più ridotta ma con cifre più importanti, ma che dedichi un'attenzione a quella che noi crediamo essere la vera vessata da questo sistema fiscale, anche quello regionale: la famiglia.
Quindi, la volontà da parte di Alleanza Nazionale è quella di aprire comunque un dibattito. Abbiamo due giorni di tempo per scegliere il migliore modo per mettere a frutto queste pochissime risorse che vengono messe a disposizione, ma non ci si venga a dire che in questa maniera si risolve il problema di una platea di persone in difficoltà.
Come ripeto, la soluzione va cercata creando le occasioni per far ritornare il lavoro in questa Regione (più di quanto emigri, invece, in altre Regioni); creando le occasioni perché il fisco venga considerato un momento di giustizia e non di profonda ingiustizia o di impoverimento, che tra l'altro, si abbatte non sui nostri referenti di classe, come indicava il collega Robotti, facendo riferimento alla grande finanza o alla grande industria (che per la destra non sono mai stati punti di riferimento), ma su quella piccola e media borghesia che proprio dalla fatica quotidiana traggono la possibilità di avere reddito e di finanziare lo sviluppo.
Continuiamo pure in questa discussione, ma teniamo presente le proposte di buonsenso che il Gruppo di Alleanza Nazionale ha inteso sottoporre alla discussione.
Non si pensi, però, di far passare questo momento di discussione come chissà quale cambiamento di strategia. Non dimentichiamo che questa Giunta in accoppiata naturalmente col Governo nazionale, ha calcato sull'acceleratore dell'imposizione fiscale, sia in termini diretti che in termini indiretti. Quindi non basta, evidentemente, questo modesto provvedimento (che, a nostro avviso, andrebbe anche modificato per il suo modo di porsi, per raggiungere almeno qualche piccolo risultato) per cambiare questa situazione.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Come convenuto, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 14.
Invito i Consiglieri alla puntualità, in maniera tale da non protrarre eccessivamente i nostri lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12.59 riprende alle ore 14.07)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al disegno di legge n. 504, risultavano ancora iscritti a parlare, in sede di discussione generale, i Consiglieri Scanderebech e Vignale, che in questo momento non sono presenti in Aula.
Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Come abbiamo avuto modo di ribadire negli interventi del mio Gruppo di questa mattina (ma emerge anche in altri interventi dei colleghi di minoranza), noi riteniamo che questo provvedimento sia un "pannicello caldo", se vogliamo definirlo così, nel senso che sicuramente è positivo il proposito di voler ridurre la tassazione sui piemontesi; sappiamo anche che è un momento difficile per tante famiglie, per tanti lavoratori e per tante situazioni. Ma, proprio per questo, bisognerebbe fare in modo di studiare dei provvedimenti meditati, consapevoli, collegati al bilancio, valutando per esempio, le entrate e le uscite dello stesso, per poterle calibrare al meglio su chi ne ha più bisogno, secondo degli indicatori che, a nostro avviso, sono importanti. Di certo, può essere un indicatore economico familiare, un piccolo aiuto al sostentamento di vita.
Le proposte del Gruppo di Alleanza Nazionale possono sembrare alternative, ma proprio perché vogliono far capire che questi provvedimenti si potrebbero pensare in altro modo e ci sarebbe anche il tempo di farlo da qui sino a febbraio, quando dovremo approvare il bilancio.
Questa mattina ho sentito anche l'intervento del collega Robotti, che giustamente - perché Alleanza Nazionale ne ha sempre fatto un suo punto importante - sosteneva che nella filosofia della tassazione va considerato il quoziente familiare: un single con un reddito di 20 o 25 mila euro, è diverso da un altro lavoratore con pari reddito, ma che ha moglie e due figli a carico. Questi aspetti, in una tassazione, andrebbero considerati.
Non ci vuole una scienza: basterebbe un mese per studiare i dati ISTAT sui componenti familiari e sui quozienti collegati al reddito per capire quali sono le famiglie e i quozienti familiari più in difficoltà.
Per assurdo, sta sicuramente meglio un single che ha un reddito di 15 mila euro, rispetto a chi ne ha uno da 20 mila euro ma ha due figli a carico, o la moglie e la suocera.
Un soggetto che ne deve mantenere altri tre e guadagna 5 mila euro di reddito in più all'anno non ha diritto a quelle esenzioni fiscali di cui gode, invece, un single che vive in quella situazione? Talvolta, la fretta porta ad assumere provvedimenti frettolosi, non collegati, che vogliono essere più un'esposizione sui giornali, magari per poter dire: "Noi abbiamo ridotto la tassazione", un titolo e non un contenuto.
Una volta, quando andavamo a scuola, in un tema era previsto il "titolo" e lo "svolgimento". Secondo me, in questo provvedimento c'è solo il titolo, perché di svolgimento non c'è nulla: non emerge un ragionamento logico che porti a questa riduzione dell'IRPEF per uno scaglione fino a 15 mila euro di reddito. Cosa vuol dire? Cosa rappresenta? Si fa solo un calcolo numerico di quanti hanno un reddito dichiarato di 15 mila euro? Qual è l'aiuto che ricade su ciascuno di questi soggetti? 67 euro? Con 67 euro quanto miglioreranno la loro qualità di vita coloro che guadagnano fino a 15 mila euro spalmati in un anno. Piuttosto, in riferimento a questa cifra che comporta 32 milioni di euro di mancati introiti alla Regione abbiamo anche detto, oltre al quoziente familiare, di destinarla totalmente, se non si accetta la logica del quoziente familiare, ai redditi da zero a 5 mila, che, effettivamente, porterebbero un aiuto a chi dichiara fino a 5 mila e sappiamo che numericamente sono di meno, ma sicuramente sono molto più in difficoltà degli altri. Qui il contributo potrebbe avere un significato perché si aggirerebbe intorno ai 300-350 euro e per chi dichiara un reddito da zero a 5 mila 300-350 euro potrebbero essere un aiuto concreto, ci sarebbe un minimo di svolgimento al titolo del tema "riduciamo le tasse", con un logica progressiva.
Ci entusiasma molto meno seguire la logica di alzare gli scaglioni da 15 a 20, a 25 mila, anche se abbiamo un emendamento in questo senso. In relazione al provvedimento del diritto allo studio abbiamo stabilito che la soglia ISEE è 25 mila, allora non si vede perché anche qui non debba essere posta a 25 mila; comunque ritengo sia una riduzione del carico fiscale indiscriminata e non studiata. Credo che qui i cittadini vogliano risposte che facciano anche comprendere le filosofie in base alle quali si procede.
Spesso, quando i cittadini pongono questi problemi, mi trovo nella situazione di dare loro una spiegazione. Tutti noi siamo politici e facciamo riunioni in sale con, a volte, dieci persone, con cinque o con cento, ma, veramente, tra gli elettori di tutte le parti politiche ne trovo pochi, anzi, quasi nessuno, che dicano che non abbiamo ragione quando spieghiamo la logica del quoziente familiare. Allora, perché in questa Regione non si ha il coraggio di introdurlo questo quoziente familiare? Indipendentemente dalla cifra che la Regione metterà a disposizione diciamo che la mettiamo a disposizione per le famiglie che hanno i redditi più bassi, non per i soggetti che hanno i redditi più bassi, perché una famiglia deve vivere, deve sostenersi, deve mantenere, se li ha, i figli li deve mandare a scuola, li deve crescere e vestire, deve pagargli lo sport, le attività e quant'altro.
Allora, se in quella famiglia c'è solo un reddito ed è magari un po' più alto rispetto a quello che dicevo prima, perché quella famiglia non deve essere considerata povera, probabilmente è più povera di molti altri soggetti. Questo, però, implica, come si diceva prima, non un provvedimento da approvare in due giorni, che viene presentato alla vigilia di Natale e approvato entro la fine dell'anno: anche i provvedimenti sociali devono essere meditati e studiati. Peraltro, ogni provvedimento legato alle entrate della Regione Piemonte dovrebbe essere collegato al bilancio 2008 che, se non mi sbaglio - abbiamo approvato tutti un ordine del giorno dovrebbe essere approvato entro il 28 febbraio.
Si sa benissimo quello che accade in relazione ai provvedimenti finanziari e non raccontateci che si ha paura che, se non viene approvato entro fine anno, non scatti. Per risolvere il problema si può benissimo mettere il doppio dei soldi, metà con riduzione e metà con contributi, alla fine di febbraio, se solo vogliamo dare dei soldi e se non li diamo adesso entro il 31 dicembre, perché si può benissimo fare scattare il provvedimento con il bilancio, magari modulandolo in altro modo e accompagnandolo con incentivi o contributi regionali verso quei soggetti che ne saranno i beneficiari.
Rispetto a questa strada, siamo anche d'accordo a ragionare insieme maggioranza e minoranza, perché anche noi riteniamo che, effettivamente occorra individuare i sistemi più poveri della nostra Regione e dare loro un qualche aiuto in più, piuttosto che spalmare mance su numeri alti di popolazione. Noi su quel concetto siamo d'accordo. Se si decide di proseguire in questo senso noi saremo propositivi, a partire già da questa sede, affinché si possano individuare effettivamente i soggetti più deboli della nostra Regione, per dare un contributo regionale che da questi possa essere considerato importante.



(Scampanellìo del Presidente)



CASONI William

Concludo, Presidente.
Vede, poi, probabilmente, scemerà anche un altro effetto, che voleva essere mediatico: i giornalisti prima ci dicevano che a loro di questa notizie proprio non importa niente, loro stessi la ritengono una mossa per tentare di strappare qualche riga, forse, sui giornali da qui al 31 dicembre. Non lo sarà, i giornali dei prossimi giorni forse saranno già occupati da altri spazi, perché, anche se verrà approvato, sarà un provvedimento assolutamente insignificante per la progettualità della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, il collega Casoni - ahimè - ha descritto molto bene la situazione che stiamo vivendo un po' tutti. In questi giorni siamo stati tutti artefici e protagonisti di cene e pranzi in famiglia, dove i familiari stessi si lamentano. Si sentono i parenti e gli amici dire che noi non facciamo niente, è una lamentela continua.
Io che cerco di far parlare le persone per capire fino a che punto siamo arrivati, per esempio, ho cercato di sapere quante ostriche sono state vendute da Auchan e cos'altro. Mi è stato detto che sono state vendute mille cassette di ostriche per un costo singolo pari a quattro cinque euro; poi ho scoperto che Auchan ha un prezzo fisso per tutto l'anno, al contrario di altri, ad esempio Le Gru o altre grandi catene di distribuzione, che, magari, le portano da cinque a 15 euro.
Ho cercato di capire, da quanto è stato messo nei carrelli, qual è stata la spesa media di quest'anno rispetto a quella dell'anno scorso. Ho parlato con alcuni miei parenti che lavorano alle casse in questi supermercati, e mi hanno detto che i carrelli erano pieni solo per metà e che la gente ha comprato solo quanto era loro indispensabile. Poi, per esempio, non sapevo che da Auchan o in altri di questi centri della grande distribuzione ci fossero anche le zone senza marchi (le zone discount).
Anche in relazione a queste ho chiesto come sono andate le vendite, mi hanno risposto: "Tutti prendevano da lì, anche la pasta, una volta compravano la pasta della Barilla, adesso, invece, vanno a prendere tutto lì".
Caro collega Robotti, c'è un fenomeno di povertà diffusa, che purtroppo stiamo vivendo sulla nostra pelle. Gli stessi miei parenti non mi hanno servito l'agnello o il caviale, che abbiamo visto solo in televisione. Mi va bene così, perché fa bene al fisico, però, quello della quarta settimana è un problema diffuso, non ne parliamo più soltanto per fare demagogia. Perché accade questo? Vedete, oggi - lo ha citato all'inizio il collega Burzi - c'è un bel redazionale, "Un Governo per crescere" di Luca Ricolfi, che dice che tutti noi politici troviamo la scusa che non abbiamo i mezzi necessari e, quindi, vogliamo cambiare la legge elettorale, la Costituzione, fare riforme, riempiendoci la bocca con tutte queste belle parole, ma, poi, al lato pratico, non facciamo niente per migliorare il potere di acquisto degli stipendi- il famoso Stato sociale, collega Robotti - la sicurezza e le infrastrutture, che tutto vuol dire nella direzione di uno sviluppo e contro il declino.
È questo il punto su cui noi ci dobbiamo soffermare. Se veramente vogliamo fare qualcosa di concreto e serio, dobbiamo partire da questo provvedimento per cominciare a tutelare le famiglie che producono ricchezza, lavoro, benessere e futuro con i propri figli. Se andiamo ad analizzare quest'altro dato, mi viene da rabbrividire perché ancora una volta oggi stiamo commettendo, a mio avviso, dei gravi errori. Soprattutto stiamo votando qualcosa che va contro le famiglie che producono ricchezza benessere e modernità.
A proposito di modernità, a me fa tanto piacere parlare d'innovazione tecnologica, parlare di digitale - dov'è la Presidente? L'ho vista poco fa! perché anch'io sono per le innovazioni, sono sempre alla ricerca di qualche prodotto informatico che mi sia utile per fregare qualche mio collega e prendere qualche preferenza in più.
Insomma, Presidente, sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo per i miei auguri, di migliorarmi, di essere sempre più aggiornato, di mandare più messaggi possibili in tutto il mondo. Ovviamente, cerco di farlo a costo zero, perché ho sempre meno soldi da quando faccio politica. Per malgrado ciò, questo vale per ognuno di noi, non vale invece per le famiglie medie.
Parliamo di quelle famiglie per cui, guarda caso, dai dati di quest'anno - vi leggo solo alcuni dati sulle linee di povertà relative per ampiezza di famiglia che si possono reperire su Il Sole 24 ore, su internet ecc. - due componenti (marito e moglie pensionati), se prendono 970,34 euro sono già al limite della povertà; se invece consideriamo tre componenti (madre e padre con un figlio a carico) che guadagnano 1.290 euro - queste sono già considerate tra quelle famiglie fortunate! - e moltiplichiamo questa cifra per 12 mensilità (lascio fuori la tredicesima) abbiamo un totale di 16.641 euro. Questa è la cifra che guadagna una famiglia con un solo figlio.
Invece, per le famiglie che hanno due figli, la linea di povertà relativa è di 1.581,65 euro che, moltiplicati per 12 mensilità, fanno un totale di 18.972 euro annuali. Ritorniamo al modello della famiglia piemontese normale, che ha un solo figlio. Tra l'altro, anch'io ho dovuto adeguarmi al modello, perché ho sposato una donna che si considera piemontese, però è di origine siciliana, poiché è nata a Torino ed è stata abituata ad avere un solo figlio; infatti, sono l'unico della famiglia che ha una sola figlia, ma va bene così!



(Commenti in aula)



SCANDEREBECH Deodato

Poi, per il resto, lasciamo perdere, non mi fate parlare! Parliamo di cose serie. Se una famiglia con un figlio e un reddito medio di 16.641 euro annuali rientra al massimo della linea della povertà, è giusto che, nel nostro caso dell'incremento dell'addizionale, dobbiamo far pagare i cosiddetti 210 euro in più? Consigliere Robotti, lo trova giusto? Lei che è per la difesa dello Stato sociale, per la difesa dei diritti dei poveri per migliorare la qualità della vita, pensa che sia giusto questo? Voglio solo citare dei dati, non voglio fare demagogia o erigermi a difensore dei poveri. Però, mi attengo ai dati. Sono un ingegnere e forse sarebbe stato meglio proseguire la mia carriera, ma lasciamo perdere.



(Commenti in Aula)



SCANDEREBECH Deodato

Sono ottimista! Assessore e Vicepresidente Peveraro, visto che è l'unico che mi sta ascoltando, mi rivolgo a lei. Questa famiglia, che ha un reddito annuale di 16.641 euro, arriva al limite di povertà relativa. Questi sono dati de Il Sole 24 ore, non lo sto dicendo io! È giusto che noi partiamo da 15.000 euro? Consigliere Robotti, dobbiamo colpire sempre le fasce deboli? Qual è la situazione? Cosa c'è di male se riusciamo a fare qualcosa.



(Commenti del Consigliere Robotti)



SCANDEREBECH Deodato

Mi rivolgo al Consigliere Robotti perché prima ha fatto un discorso a difesa dello stato sociale, dei lavoratori ecc. Poi, l'amico Burzi ha fatto un discorso eccezionale sullo sviluppo ecc., che per voi sembra come parlare del diavolo.
Ripeto, è possibile che con questo provvedimento - che possiamo ancora migliorare - dobbiamo far pagare quelle famose. Lo dicono anche i sindacati, ho qui un comunicato che hanno mandato a tutti. Mentre in Liguria e in Lombardia non glielo fanno pagare. Consideriamo che in Liguria e in Lombardia sono più ricchi di noi per reddito pro capite e la qualità della vita è migliore. Mentre noi a Torino siamo al 53° posto, la Lombardia e Liguria e i loro capoluoghi, per quanto riguarda la qualità della vita sono di gran lunga superiori al nostro 53° posto.
Allora, mi chiedo: possiamo migliorare questo provvedimento, adoperando il principio della progressività, partendo anche da un dato un po' più basso? Non saprei, fate voi quello che ritenete più opportuno dai 12.000 euro in su. Facciamo una progressività in modo tale da non penalizzare almeno queste fasce deboli.
In questo senso, mi rivolgo anche a lei, Presidente, in qualità di esponente di una delle principali forze politiche che portano avanti i diritti e i doveri, ma anche ciò che riguarda la difesa costituzionale della famiglia tradizionale: è giusto che noi con questo provvedimento andiamo a penalizzare sempre di più quelle famiglie che hanno più figli? Più si arricchisce la società, più si soffre quotidianamente per mandarli a scuola e così via. Bene abbiamo fatto con quel provvedimento in cui tutti voi avete contribuito, ma io ho contribuito meno di tutti! È mai possibile che dobbiamo sempre penalizzare la famiglia, coloro che lavorano per migliorare la qualità della vita e coloro che sono il nucleo portante di questa società? Assessore al lavoro, lei che in questi giorni è stata la paladina.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, la prego di terminare il suo intervento.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie a tutti e buon anno. Mi auguro che queste mie parole non siano buttate al vento e che qualcuno abbia orecchio per ascoltare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questa mattina, ho ascoltato tutti gli interventi, soprattutto dei colleghi di maggioranza e della Giunta. Inevitabilmente, la Giunta e il relatore hanno fatto un'esposizione tecnica, ma anche di carattere politico. Mentre altri colleghi di maggioranza sono intervenuti per sottolineare l'importanza sociale di questo provvedimento, indicando come sia stata una priorità del Governo di questa Regione quella di intervenire relativamente anche alle politiche fiscali.
Noi crediamo che quando si parla di riduzione fiscale difficilmente si possa essere aprioristicamente contrari. Va fatta però una valutazione rispetto a quelle che sono le spese che mettiamo in campo o, meglio, alle mancate entrate, con le possibilità che avremmo di investire questi 32 milioni in altre modalità. Credo che questa sia uno dei tanti atti di politica dell'annuncio che questa Giunta fa. Cioè votata questa legge, i giornali di domani titoleranno: "Ridotte le tasse in Piemonte", ma facendo un approfondimento di un giorno (perché la notizia ha lo spazio di un giorno) quello che viene ricordato è che il centrosinistra ha voluto ridurre le tasse.
Le politiche economiche però si fanno anche con politiche fiscali.
Allora, noi crediamo che non ci sia una politica economica e fiscale omogenea di questa maggioranza. Ricordo ai colleghi del centrosinistra che questa Giunta non soltanto ha aumentato le tasse alle imprese, in particolare riferite alle cave e alle acque minerali, ma ha aumentato le spese indirette per gran parte dei cittadini piemontesi, in particolare per quelli dei ceti meno abbienti.
Le misure sulla viabilità hanno penalizzato fortemente quelli che sono stati i ceti meno abbienti. La legge relativa alla certificazione energetica, con tutto ciò che comporta d'ora in poi, porterà inevitabilmente ad un aumento del costo delle abitazioni.
La deliberazione relativamente alle ristrutturazioni, che impone la coibentazione per la ristrutturazione delle facciate, inevitabilmente ha comportato un aumento di quelli che sono i costi per chi è proprietario o anche locatore di una casa.
Quindi, vi sono tutta una serie di politiche che hanno gravato o che graveranno fortemente sulle tasche dei piemontesi per una cifra decisamente superiore ai 67 euro all'anno.
Facciamo un esempio. Ristrutturare la propria abitazione con la norma regionale oggi costa il 50% in più rispetto a prima, quindi chi doveva spendere 1.000 euro, ne spenderà 1.500, e la gran parte dei cittadini piemontesi ristruttureranno nell'arco di un periodo breve o una percentuale importante di cittadini ristrutturerà entro un periodo breve la propria abitazione. Ebbene, questo costo che questa Giunta ha voluto e che questa maggioranza ha sostenuto, sarà di gran lunga superiore alla riduzione che si andrà a fare relativamente all'addizionale IRPEF.
Qual è la sostanziale differenza? Che la prima non fa notizia, perch viene venduta come approvazione della legge sulla certificazione energetica, per il Piemonte al passo con la legislazione europea, che aumenterà la produzione di energia alternativa.
La seconda, cioè la norma-mancia di oggi, invece verrà ricordata dai giornali come riduzione delle tasse. Noi abbiamo però un vantaggio, cioè sappiamo che i cittadini piemontesi sono persone che sanno contare soprattutto nel loro portafoglio. E quindi, facendo la differenza in una bilancia di maggiori costi e detrazioni, fra quelli che sono i maggiori costi che questa Giunta e questa maggioranza ha imposto alle famiglie piemontesi o alle imprese piemontesi o quelli che saranno i benefici che invece questa Giunta garantirà ai cittadini piemontesi, sapranno fare prontamente i conti e anche le valutazioni nel momento in cui andranno ad esprimere una valutazione di carattere elettorale.
C'è una cosa che un po' stupisce fra chi ammanta questi interventi, che se fossero l'insieme di una serie di interventi, potrebbero essere condivisi, ma visto che è un intervento una tantum, la cosa che stupisce di chi fa alcune di queste riflessioni è che non tiene conto di tutto quello che è stato presentato e che ha approvato negli anni a venire.
Lo dicevo: la differenza è meramente legata ad un annuncio propagandistico, cioè sui giornali economici leggeremo nei prossimi giorni che questa Regione riduce le tasse.
Dubito che vi sarà un approfondimento che spiegherà quale sarà la reale incidenza per le tasche dei piemontesi. Qualcuno ricorda quando, con il secondo modulo di riduzione delle tasse, il Governo di centrodestra si apprestò a ridurre le imposte ai cittadini italiani. La cosa che veniva detta era: "Regalate un caffè al giorno". Qui non stiamo parlando neanche di un caffè al giorno, stiamo parlando di due caffè alla settimana e neanche nell'arco dell'anno.
Ci vorrebbe un po' di omogeneità anche rispetto a quella che è una politica, posto che esista, tra il livello nazionale e il livello regionale, visto che incidentalmente i Governi hanno la stessa maggioranza.
Perché da una parte assistiamo ad un Governo nazionale che aumenta le imposte nei confronti dei cittadini, dall'altra parte assistiamo ad un Governo regionale che riduce in modo insignificante le imposte ad una percentuale di cittadini piemontesi.
È ovvio che su questo non possiamo fare una valutazione di contrarietà ma abbiamo presentato due emendamenti che, secondo noi, sono invece migliorativi rispetto alla proposta che viene fatta, e che non soltanto vanno incontro a quelle che sono alcune riflessioni che fanno le parti sociali di buon senso, ma che inserisce anche una riflessione importante relativamente al sostegno delle famiglie rispetto al numero delle famiglie stesse, cioè quella relativa al quoziente familiare.
Certamente è un'indicazione rispetto a politiche differenti che questa Giunta non sta perseguendo e che il centrodestra intenderebbe perseguire e che, nel momento in cui tornerà a vincere le elezioni, potrà perseguirlo.
Non c'è una data, ma prima o poi questo accadrà. Noi crediamo nel 2010, ma potrà avvenire prima a livello nazionale. Questo non è importante nella valutazione, ma credo che sia invece importante introdurre delle valutazioni che considerano come positivo l'aspetto della riduzione, ma che provano a rimodularlo ad una progressività relativamente al reddito percepito e anche ad una progressività relativamente ai componenti del nucleo familiare. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente. Rubo pochi minuti all'Aula ed intervengo anche perché ho sentito comunicazioni che ci dicevano che la stampa fosse disinteressata all'argomento. Quindi, posso intervenire tranquillamente senza timore di essere letto in maniera strumentale.
Ho ascoltato con grande attenzione ed ho seguito il dibattito da questa mattina. Mi hanno particolarmente colpito numerosi interventi provenienti dai banchi del centrodestra, in cui veniva sollevata la questione dei redditi, la questione salariale. Io dico l'enorme emergenza salariale di questo Paese.
Questo che la Giunta regionale presenta oggi - lo diceva anche il collega Robotti questa mattina - è un primo passo in quella direzione, e noi ovviamente lo sosterremo.
Aggiungiamo altro, cioè non comprendo come si possa continuare a strumentalizzare una crisi economica grave che colpisce le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese. Per un fenomeno di natura? No.
C'è un convitato di pietra in questa discussione, che la destra si guarda bene dal chiamare in causa. Certo, le Istituzioni devono potere fare tutto il possibile per alleviare il carico fiscale sulle lavoratrici e sui lavoratori. Noi inoltre riteniamo che rispetto a questa politica ci sia un limite, che non viene raggiunto oggi - lo puntualizzo - ma il limite è non indebolire così tanto le entrate fiscali da demolire lo stato sociale e i servizi. Perché quelle lavoratrici e quei lavoratori dall'erogazione dei servizi percepiscono salario differito.
E allora dico che non si può - o meglio, si può, ma fa a pugni con la logica e con la verità dei fatti - non chiamare contemporaneamente in causa, quando si parla di impoverimento di quelle che una volta venivano chiamate classi medie, ma io dico di tutte le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese, le responsabilità delle imprese, anche delle imprese di questo territorio.
Ci sono milioni di lavoratrici e lavoratori, quindi anche piemontesi che da anni ormai attendono il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro.
Noi comunisti contiamo poco? Forse sì, in questa fase storica, ma noi siamo, anche fisicamente, sempre vicini a quei lavoratori, anche sul nostro territorio: siamo davanti agli uffici o davanti alle fabbriche quando manifestano per chiedere con loro che anche il mondo dell'impresa faccia la propria parte in questa azione di rilancio del salario.
È tollerabile una condizione in cui i profitti si sono dilatati in maniera vergognosa e, contemporaneamente, si è ridotta, in maniera altrettanto scandalosa, la massa salariale in questo Paese? Lo dicono le pericolose "centrali comuniste"? No. Tutti gli istituti di analisi economica indipendenti di questo Paese riportano questa condizione.
Allora, fa bene il Governo regionale ad andare in quella direzione: è un primo piccolo passo.
Abbiamo chiesto - e continueremo a farlo, come ricordava anche questa mattina il collega nel suo intervento - di procedere in questa direzione con ancora più decisione. Tuttavia, noi crediamo, da comunisti, che la questione salariale e l'impoverimento sia dovuto a ben altre cause che non all'IRPEF regionale, sebbene voteremo l'esenzione e chiederemo di ampliarla.
E l'azione delle istituzioni, o, meglio, della politica, in questo contesto è importantissima. Io chiedo provocatoriamente, anche agli esponenti del centrodestra, di unirsi con tutti coloro che credono che nel prossimo mese di gennaio le organizzazioni sindacali debbano avere un sostegno vero nella grande vertenza sui contratti collettivi nazionali di lavoro che si andranno ad aprire.



(Commenti del Consigliere Scanderebech)



CHIEPPA Vincenzo

Lo so, ma è comodo ed è semplice da parte vostra (e non solo). È il frutto del pensiero unico ormai dominante anche in parte della coalizione del centrosinistra, quello di discutere della questione dell'impoverimento esclusivamente sul versante della riduzione delle imposte, che, certo, ha la propria importanza, ma noi crediamo che sia altrettanto centrale discutere del fatto che in questo Paese siano completamente saltati i meccanismi di redistribuzione della ricchezza.
Una fascia ristrettissima di popolazione (è vero che hanno venduto simbolicamente non so quante cassette di ostriche, come si diceva) si è arricchita enormemente in questi ultimi anni. Ma la stragrande maggioranza si è impoverita. Ma è causa diretta - so che qui suona quasi blasfemo dirlo dell'applicazione delle cosiddette regole del libero mercato, del neoliberismo; è l'applicazione del capitalismo che ormai tende a fare tabula rasa di qualunque principio egalitario e di giustizia sociale.
Noi comunisti non intendiamo rinunciare a questo livello di azione, di polemica e di confronto politico. Vogliamo continuare ad indicare quelle che sono le vere ragioni che stanno dietro alla crisi economica profonda che attraversa gran parte di quelli che continuiamo a definire "ceti popolari".
Dunque, la proposta di oggi della Giunta regionale va assolutamente nella direzione da noi auspicata. È un primo passo, a cui dovranno seguirne altri.
Tuttavia, noi crediamo che sia ormai non più rinviabile aprire una grande discussione su quello che è il modello sociale ed economico nazionale, ma che vige anche nella nostra Regione, e che è sostanzialmente indipendente, perché si è dimostrato vivere quasi di vita propria rispetto al cambio degli Esecutivi regionali e nazionali.
Occorre poi sostenere la grande vertenza sui salari che si deve aprire nel nostro Paese. La pongo io una domanda, da Consigliere comunista. La pongo alla mia Giunta, al mio Governo regionale che sostengo lealmente.
La Giunta intende aprire una riflessione? Decide di schierarsi da gennaio con chiarezza al fianco delle organizzazioni sindacali, per chiedere assieme a loro, al sistema delle imprese piemontesi, di avviare politiche vere di redistribuzione delle ricchezza e di parte dei profitti a beneficio dei lavoratori piemontesi, di fare operazioni di moral suasion nei confronti del mondo imprenditoriale piemontese perché si vada ad una rapida sigla dei contratti collettivi nazionali di lavoro per adeguare i salari dei lavoratori all'ormai intollerabile crescita dei costi che sono costretti ad affrontare? Siamo disponibili a rimettere al centro una serie di azioni di politiche pubbliche di servizi? Perché va bene togliere 15 20, 30 o anche 50 euro all'anno di imposte ai lavoratori della nostra Regione. Ma se poi sono costretti a pagare sempre di più quelli che una volta erano i servizi pubblici locali, i conti non tornano, né a quei lavoratori e nemmeno a coloro che, con grandi e poche capacità, cercano di rappresentarne le ragioni anche all'interno di quest'Aula. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Nella giornata di oggi, sul discorso dell'IRPEF, qualcuno sosteneva che alcuni interventi erano strumentali, a fini politici. Non si può mai escludere questa intenzione da parte dei Consiglieri, a prescindere dall'appartenenza politica. Ma non vi è dubbio che dagli interventi di oggi emerga un aspetto che tutti in quest'Aula conoscono bene: i lavoratori italiani, e quindi anche quelli piemontesi, hanno serissime difficoltà di sopravvivenza quotidiana. È una triste realtà che tanti hanno stentato a riconoscere, ma che oggi nessuno nega.
Il problema sono i rimedi sostanziali, sapendo che non possono che arrivare dal Governo nazionale, che ha dato un colpo forse mortale alle sopravvivenze dei cittadini italiani.
Ma cosa può fare la Regione Piemonte, a prescindere dalla destra o dalla sinistra, che non so quale valore possa avere oggi (anzi, colgo l'occasione per specificare che io mi considero un Consigliere di minoranza assolutamente non di centrodestra, tanto per essere chiari, anche se, come ripeto, le parole "destra" e "sinistra" hanno un valore molto affievolito rispetto agli ideali del recente passato)? Dobbiamo dunque analizzare che cosa può fare la Regione, sapendo, per che può fare molto meno del Governo nazionale. In alcuni interventi di oggi è stato detto chiaramente: quale potrebbe essere l'indirizzo che la Regione dovrebbe dare per non accentuare ulteriormente la lontananza, sempre maggiore, fra la popolazione e istituzioni, sindacati in primis, che rischiano veramente di essere tagliati fuori da ogni rapporto sociale con la loro base? Il Consigliere Pichetto, per esempio, suggeriva una politica di tagli.
L'ultimo collega che è intervenuto parlava di controlli delle imprese.
Vorrei affrontare questo capitolo. Se i bilanci, come dicevano altri colleghi, sono costituiti da entrate e uscire, e se le entrate sono difficili da incrementare (o quantomeno non auspicabili in alcuni settori) vediamo cosa abbiamo fatto nelle uscite o, perlomeno, cosa è stato fatto per controllare le spese.
Le imprese private sono più difficili da controllare, ma sono molto più facili da controllare le imprese delle partecipate.
Cosa ha fatto questo Governo? Cosa ha fatto il responsabile dell'economia di questo Governo, che è il Vicepresidente, per verificare le partecipate, sulle quali ha un controllo diretto? Dispone di centinaia di dipendenti che possono lavorare in tal senso e ha tutti gli strumenti di legge per controllare.
Voglio portare un esempio: molti diranno poi, con poco piemontese e molto siciliano, di non conoscere, di non sapere, di non essere al corrente e di voler verificare.
Sapete quanto, l'anno scorso, ha guadagnato il direttore di una filiale di una nostra partecipata? Mi dicono 500 mila euro l'anno, fra stipendio base, premi, obiettivi, benefit. Giusto per evitare che qualcuno dica che sono le solite storielle, il solo stipendio base - questo è un dato certo ufficiale - è di 250 mila euro.
Sapete quanto guadagna il Governatore della Banca d'Italia in Italia? 450 mila euro l'anno, meno del direttore di una nostra partecipata.
Sapete quanto guadagna il Governatore della Banca centrale degli Stati Uniti? 140 mila euro l'anno.
Allora, chiedo a tutti noi qui dentro, a cominciare da chi ha preso molto più di noi, che ha ragione di controllare le imprese private, di cominciare a controllare le nostre imprese partecipate, perché quando svolgeremo il dibattito sui cosiddetti costi della politica, che tutti quanti noi tendiamo a rinviare sempre a domani mattina, ci accorgeremo che la maggioranza dei costi della politica sono fuori da quest'Aula e sono sostanziosi. Mi riferisco alle continue aziende e società che continuiamo a creare, che, nei fatti, svuotano il potere di controllo di questo Consiglio.
500 mila euro, chi ha fatto i controlli? Qui dentro chi ha fatto i controlli in questa Giunta, o in quella precedente, alzi la mano e dica che controlli ha fatto.
Quando volete i dati, lo stipendio base ve lo fornisco io, ho la risposta scritta dall'Assessore competente - scritta - ma mancano una serie di benefit e di premi.
Voglio ricordare come vengono giudicati gli obiettivi. Negli anni '90 ho avuto la "fortuna", tra virgolette, per dieci mesi, di partecipare ad Consiglio d'Amministrazione della SATTI - vi ricorderete, quelli che hanno insegnato al mondo come si organizzano i trasporti.
Allora, il Consiglio d'Amministrazione si dava gli obiettivi, poi giudicava da solo se li aveva raggiunti e si prendeva i dividendi. Questi erano gli obiettivi dell'azienda partecipata, quella del Comune di Torino.
Siccome credo che approfondiremo molto bene gli obiettivi dei vari amministratori - non c'era lei, Presidente, parlo della SATTI, non di GTT vengo al dunque. È vero, possiamo fare poco, ma perché quel poco non lo facciamo, quando è facilissimo istituire controlli? Cosa facciamo fare alle decine e decine di dipendenti dell'Assessorato della spesa se non fanno questi controlli? Sapete quante macchine hanno i vari funzionari e dirigenti di tutte le aziende partecipate di questo Consiglio - non di quelle private? Qualcuno dovrebbe saperlo, perfino a memoria, così come quanto questo costa alle casse della Regione Piemonte.
Allora, se questi controlli, che una parte di noi conosce benissimo venissero compiuti e si relazionasse pubblicamente - lo faremo nelle prossime settimane, statene certi che lo faremo, come abbiamo cominciato a fare - ci accorgeremo che, forse, potremmo fare qualcosa di più. Certo, non cambieremo la vita ai piemontesi, ma, sicuramente, faremo vedere che siamo sulla strada di alleviare le loro grandi difficoltà, altrimenti spiegatemi come un ragazzo o una ragazza possa vivere con mille euro al mese, pagando 400 euro solo di affitto! Allora, cominciamo a fare il nostro dovere, cominciamo a controllare le nostre aziende, in modo serio. Se il Capo del Governo regionale prende 150 mila euro all'anno all'incirca - non lo so, ma credo che la cifra all'incirca sia quella - come fa a pagare un suo sottoposto di più, che ha sicuramente meno responsabilità? Come fa il direttore di una nostra partecipata a prendere tre volte lo stipendio del Presidente della Repubblica? Come fa? Chi lo ha stabilito? Come hanno votato i nostri rappresentanti di questa società? Come hanno votato? Bene, poniamoci queste domande, sono cose che tutti noi dovremmo conoscere a menadito e sicuramente sarà argomento di discussione nelle prossime settimane, con dati ufficiali. Quanto citato, i 250 mila euro di stipendio lordo di base, è un dato ufficiale, ho la lettera firmata dall'Assessore, per essere chiari! Questi sono gli argomenti. Siccome questa Regione ha una grande tradizione di attenzione sociale, a prescindere dalla posizione politica si deve proseguire su questa strada, ma allora cominciamo a controllare casa nostra.
La stragrande maggioranza delle spese di casa nostra sono fuori da quest'Aula, per scelta di questo Consiglio, però, non per opera dello Spirito Santo - lo cito perché sono cattolico e anche praticante, nonch socialista! Concludo dicendo che, comunque, apprezzo che si sia aperto un capitolo quello di andare incontro alle difficoltà della nostra gente, anche se sicuramente, è insufficiente. Sicuramente, non è la Regione Piemonte che può risolvere questi problemi, però, la Regione Piemonte può fare di più perché è una Regione in grado di una buona progettualità. In ultimo voglio citare il Piano di edilizia sanitaria, il Piano dei 10 mila alloggi popolari, l'iniziativa grandiosa di cominciare a discutere insieme alla Liguria, che denotano la grande progettualità di questa Regione, a cui va dato il giusto merito. Però, la partita finanziaria e quella delle spese devono essere giocate sostanzialmente in modo diverso rispetto a quanto fatto finora, altrimenti, oltre ad indebitare i nostri nipoti - come abbiamo già fatto - indebiteremo anche le cellule staminali dei nostri nipoti.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
La parola all'Assessore Peveraro per la replica.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Intanto ringrazio tutti i Consiglieri che sono intervenuti, perché, in ogni caso, hanno contribuito con le loro considerazioni ad arricchire il provvedimento che andiamo ad assumere, anche in relazione ad un dato condiviso sia dalla maggioranza che dall'opposizione; comunque, è un provvedimento che indica una strada e un percorso che l'Amministrazione regionale intende proseguire nei prossimi anni.
Certo, non lo riteniamo risolutivo, ci mancherebbe ancora, la situazione della nostra Regione sicuramente evidenzia alcune criticità; a mio avviso, ha alcuni elementi indubbi e altrettanto significativi di ripresa, ma con questo provvedimento nessuno ha mai inteso risolvere i problemi di fasce della nostra società. Abbiamo voluto indicare una strada e un percorso; soprattutto, abbiamo voluto indicare una strada e un percorso nella dimensione che oggi è possibile, sulla base di quelle che sono le entrate fiscali, sulla base di quello che è un livello di servizi che intendiamo mantenere inalterato e anche sulla base di iniziative importanti e significative nella direzione delle politiche dello sviluppo.
Relativamente all'illustrazione della legge finanziaria e del bilancio di previsione 2008, in sede di I Commissione, ho già avuto modo di spiegare quelle che sono le linee del nostro bilancio e delle azioni dei prossimi mesi, ma, certamente, qui, non posso non sottolineare, soprattutto rispetto alle obiezioni di una scarsa attenzione alle politiche di sviluppo, le importanti risorse che il bilancio 2008 su quei capitoli contiene. Parlo del finanziamento della legge n. 4 sulla ricerca per 80 milioni di euro parlo, ovviamente, dei 100 milioni di euro sulla legge n. 34; parlo delle risorse sui POR 2007-2013, che per il 2008 sono attese in oltre 350 milioni di euro solo sul fronte delle attività produttive ed energia. Comunque questa non è un'Amministrazione che si sottrae rispetto a quelli che sono stati gli impegni, sia in campagna elettorale che nel proseguo dell'attività amministrativa, su questo fronte.
Certo, segna anche un'indicazione secondo me chiara ed inequivocabile di un percorso volto alla riduzione della pressione fiscale per gli abitanti residenti in questa Regione.
È una manovra piccola, è stato detto. Sì, è comunque una manovra da 30 milioni, ma è certamente commisurata anche all'autonomia fiscale, che è piccola, della Regione e delle Amministrazioni regionali rispetto all'Amministrazione centrale. Infatti, per esempio, sull'addizionale possiamo agire solo sullo 0,5%.
È chiaro ed è evidente che nel momento in cui avremo la possibilità di fare, attraverso il federalismo fiscale, manovre più complessive certamente saremo in grado di dare segnali più forti, certo, nella direzione di una riduzione complessiva della pressione fiscale che privilegia i ceti più deboli.
È vero, qualcuno ricordava le famiglie di lavoratori con redditi certamente modesti. Penso ai casi che ha citato il Consigliere Scanderebech, al di fuori dell'azione della nostra manovra. Però, penso anche alle 484 mila famiglie che beneficeranno di questo intervento che non sarà risolutivo, ma certamente, per esempio, attenuerà una serie di rincari attesi nel 2008, peraltro ripresi in un servizio di oggi dal giornale La Stampa (40 euro circa è l'aumento atteso per l'energia elettrica; 100 euro per il riscaldamento, atteso per l'anno prossimo; 40 euro l'aumento per la nettezza urbana). Perciò, una media di circa 70 euro di riduzione all'anno certamente, ha un impatto significativo su questi rincari.
Per la verità, mi fanno specie alcune osservazioni circa il livello delle famiglie che andiamo a favorire con questo provvedimento.
Dall'analisi molto puntuale che abbiamo sui dati del 2005, risulta che delle 484 mila dichiarazioni dei redditi che usufruiranno dell'abolizione dell'addizionale aggiuntivo dello 0,5%, 230.510 sono redditi da pensione.
Quindi, riusciamo ad interessare un'ampia fascia di pensionati che si collocano in quella fascia di reddito.
Voglio dire, peraltro, che sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2005, rappresentative della situazione della nostra Regione, con questo provvedimento togliamo l'addizionale aggiuntiva al 65% dei redditi da pensione, lo togliamo al 42% dei redditi da lavoro dipendente. Credo sia un intervento, pur modesto, lo risottolineo, che dà un segnale molto esplicito di qual è la direzione in cui intendiamo muoverci.
È l'ultimo intervento? Certamente, no. Lo abbiamo già detto. Se avessimo potuto disporre di maggiori risorse, avremmo fatto degli interventi più significativi, anche molti di quelli che sono stati rappresentati negli emendamenti proposti dai partiti dell'opposizione.
Questa ci è sembrata essere la miglior rappresentazione sulla base delle disponibilità. Non si ferma qui. Il nostro intendimento è quel di puntare ad una progressività di questa imposizione. Avevamo la necessità di partire da un livello di esenzione, 11 mila ci sembrava assolutamente inadeguato rispetto alle aspettative dei piemontesi, perciò l'abbiamo portato a 15 mila, dall'anno prossimo.
Auspicando di poter avere maggiori leve a seguito del federalismo fiscale, aumenteremo la progressività di questa imposta per cercare di coprire una fascia più amplia dei nostri concittadini e corregionali.
Tenendo sempre conto che - questo è indicativo della situazione della nostra Regione - se noi andiamo a toccare la fascia superiore (da 15 mila a 25 mila euro di reddito annuo) tocchiamo 1.200 mila dichiarazioni dei redditi.
Certo, lì c'è il cuore della nostra Regione e quella è la fascia di redditi su cui noi intendiamo agire nel prossimo futuro.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1.
Non ci sono richieste d'intervento sulla discussione generale.
Sull'articolo 1 sono stati presentati quattro emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1), presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni Boniperti, Botta e Vignale: sostituire l'art. 1 con il seguente: "A decorrere dal 1 gennaio 2008 l'aliquota addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche, di cui all'art. 50, comma 3 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 (Istituzione dell'imposta regionale sulle attività produttive revisione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni dell'IRPEF e istituzione di una addizionale regionale a tale imposta, nonché riordino della disciplina dei tributi locali), è fissata per scaglioni di reddito imponibile sulla base del numero dei componenti del nucleo familiare.
L'individuazione degli scaglioni verrà determinata con successivo provvedimento della Giunta regionale".
La parola al Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Già stamattina avevamo chiesto che, come alternativa alle decisioni e alle iniziative della Giunta, venisse preso in considerazione il quoziente familiare, ritenendolo l'unico strumento idoneo per una fiscalità più equa un provvedimento più strutturale, meno estemporaneo e meno leggero di quello che viene proposto e sul quale, lo dico anche se.
Assessore Peveraro, non è che si possa essere contrari ad una riduzione di aliquota, ma nonostante questo, lei non ci ha assolutamente convinto.
C'è stata la solita previsione dei farò, dovrò, potrò, mi muoverò e questo rappresenta solo l'inizio. Devo dire che se iniziate così, non so quando finirete! È talmente irrilevante la moina di questa riduzione di aliquota IRPEF che, se è l'inizio, sinceramente, temo che non solo le cellule staminali degli eredi del Consigliere Nicotra ma, nemmeno, i pronipoti delle cellule staminali dei miei figli vedranno mai una politica fiscale strutturale veramente utile alle famiglie, allo sviluppo che ai consumi della Giunta regionale della Presidente Bresso e del Vicepresidente Peveraro.
Riteniamo che l'emendamento sia importante. Al di là delle battute credo che dovrebbe essere preso in considerazione quantomeno strategica.
Molte forze politiche anche a livello nazionale stanno considerando il quoziente familiare come metodo innovativo per una nuova e più equa fiscalità. Crediamo che anche la Giunta regionale del Piemonte, ogni tanto facendo una cosa utile, potrebbe prenderlo come suggerimento, come suggestione fin dalla prossima Finanziaria.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Cogliamo la suggestione, ma esprimiamo parere negativo e credo di averne motivato le ragioni nel mio intervento.
Ne aggiungo solo una: è un tipo di procedimento assolutamente complesso quello previsto dall'emendamento che, in primis, prevedrebbe che tutto il controllo fosse in mano regionale. Com'è noto, oggi il controllo è in mano allo Stato centrale e noi sull'IRPEF non facciamo nessuno tipo di controllo, perché non abbiamo nessun tipo di possibilità.
Con l'auspicata riforma del federalismo fiscale, oltre alla autonomia della definizione della pressione, auspichiamo anche di avere strumenti e possibilità di espletare il controllo e quindi, ancorché complesso quanto previsto nell'emendamento, sarà certamente preso in considerazione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, sul quale l'Assessore Peveraro, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 4), presentato dai Consiglieri Burzi, Cavallera e Pichetto Fratin: l'articolo 1 è sostituito dal seguente: "Articolo 1 (Modifica dell'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003 n. 2 "Legge finanziaria per l'anno 2003") 1. L'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003) è sostituito dal seguente: "1. A decorrere dal 1° gennaio 2008 l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) di cui all'articolo 50, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 (Istituzione dell'imposta regionale sulle attività produttive, revisione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni dell'IRPEF e istituzione di una addizionale regionale a tale imposta, nonché riordino della disciplina dei tributi locali) è fissata per scaglioni di reddito nella seguente misura: a) fino a 11.000,00 - 0,9 b) fino a 15.000,00 - 1 c) fino a 20.000,00 - 1,1 d) fino a 25.000,00 - 1,2 e) fino a 30.000,00 - 1,3 f) oltre 30.000,00 - 1,4 2. I redditi inferiori o uguali a euro 15.000,00 derivanti esclusivamente da pensione o eventualmente da reddito della prima casa sono assoggettati all'aliquota dello 0,9%".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Abbiamo ascoltato vari interventi, tra cui anche quello del Vicepresidente a conclusione del dibattito e sembra che molti, a livello di maggioranza, abbiano detto "diamo un segnale".
Andiamo pure avanti così, siamo a oltre metà della legislatura. Date pure ancora qualche segnale, poi arriveremo alla fine della legislatura e vedremo nella prossima come si faranno le cose, ovviamente coloro che ci saranno.
Credo però che non solo noi ci siamo accorti che non è più l'epoca dei segnali, ma soprattutto le organizzazioni sindacali; non a caso sono venuti i segretari regionali e credo che possiamo dare di loro tutto il giudizio che vogliamo, però una certa rappresentanza finora ce l'hanno, a meno che la Giunta regionale non abbia revocato tale funzione. Mi sembra che abbiano detto che non è più l'epoca dei segnali, ma è l'epoca dell'intervento strutturale. Che senso ha una proposta a scaglioni? Anche se limitata e modesta nella portata, secondo le cifre complessive che al momento passa il convento, avrebbe il significato di porre le basi di una modifica strutturale, di una dimostrazione di una vera e concreta volontà d'intervenire nella struttura della imposizione fiscale per la parte addizionale che compete alla Regione.
Attenzione, sto leggendo a rate su Il Sole 24 Ore la nuova Finanziaria e nel 2008 dovrebbe cimentarvi con le proposte relative all'IRAP che diventa un'imposta totalmente regionale. Anche le imprese chiedono non segnali, ma interventi strutturali; quindi, vediamo di metterci al lavoro anche sotto questo profilo e diamo anche la nostra disponibilità. Qui non ci sono alternative: o veramente ci fermiamo al segnale produttivo, fino al punto che hanno detto tanti colleghi, ma non incisivo, oppure vogliamo introdurre elementi di modifica strutturale dell'imposizione per la quota parte che l'ordinamento generale riserva alla Regione.
Le nostre due proposte, anche la quinta, che si ferma a 25 mila euro non a caso, perché è un valore che era stato discusso per altri provvedimenti proprio recentemente in Aula, va sotto questo profilo. Parte da 0,9, poi va ad uno, fino ad arrivare a 1,3 e 1,4.
Dipende solo da voi, coloro che hanno redatto la proposta, che pu essere perfezionata da un punto di vista tecnico e potrà suggerire di meglio magari anche il Vicepresidente, però sottoponiamo non solo alla Giunta, ma a tutta la maggioranza una o due proposte. L'altra, la terza, è più orientata a poter fare un ragionamento di tipo complessivo sulla detassazione, nel senso che il collega Pichetto aveva fatto anche un riferimento alla modifica della base imponibile. Perché da quando è stata istituita ad oggi, per fortuna, la base imponibile si è elevata, ma non solo. I presunti o reali interventi di recupero dell'evasione comunque creano nuova base impositiva, e quando si parla di tasse e di mettere le mani in tasca al prossimo, bisogna avere ben chiaro quello che è il quadro nel quale ci muoviamo. Mi sembra che andando a spizzichi e bocconi, non tanto per il provvedimento isolato, da approvare entro il 31 dicembre, per me è molto carente il supporto tecnico nel momento in cui lo stiamo adottando.
Pertanto, cerchiamo di raddrizzare il provvedimento; ovviamente altri chiudono gli occhi, alzano la mano e approvano ciecamente quello che propone la Giunta. Buon per loro, però un appello ancora in conclusione del mio intervento: contribuite tutti, anche i colleghi della maggioranza affinché si faccia una svolta e si introduca un sistema a scalini, un sistema progressivo. Sarà limitato, ma comunque un domani potrà essere potenziato con nuove risorse.
Diversamente, siamo nel trend d'acquisto con qualche modesta riduzione di carattere generale.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Peveraro.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Il parere è negativo anche per le ragioni che ho già illustrato. Mi permetto solo di aggiungere, rispetto alle cose che diceva il Consigliere Cavallera, che rispetto all'IRAP mi sono dimenticato nella mia conclusione di citare un particolare. In realtà, una delle ragioni per cui non abbiamo presentato un provvedimento relativamente all'IRAP entro fine anno è proprio legata all'esigenza di conoscere quelle che erano le indicazioni della Finanziaria 2008 su questa imposta.
Quindi, ci ripromettiamo invece di presentare un progetto un po' più articolato anche nell'ambito della discussione della legge finanziaria stessa.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4, sul quale l'Assessore Peveraro, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 5), presentato dai Consiglieri Burzi, Cavallera e Pichetto Fratin: l'articolo 1 è sostituito dal seguente: "Articolo 1 (Modifica dell'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003 n. 2 "Legge finanziaria per l'anno 2003") 1. L'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003) è sostituito dal seguente: "1. A decorrere dal 1° gennaio 2008 l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) di cui all'articolo 50, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 (Istituzione dell'imposta regionale sulle attività produttive, revisione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni dell'IRPEF e istituzione di una addizionale regionale a tale imposta, nonché riordino della disciplina dei tributi locali) è fissata per scaglioni di reddito nella seguente misura: a) fino a 11.000,00 - 0,9 b) fino a 15.000,00 - 1 c) fino a 20.000,00 - 1,2 d) fino a 25.000,00 - 1,3 e) oltre 25.000,00 - 1,4 2. I redditi inferiori o uguali a euro 15.000,00 derivanti esclusivamente da pensione o eventualmente da reddito della prima casa sono assoggettati all'aliquota dello 0,9%".
La parola al Consigliere Pichetto Fratin, per l'illustrazione.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Brevemente, il collega Cavallera ha già illustrato le motivazioni degli emendamenti in parte riassorbiti dalle votazioni precedenti.
Ciò che non riusciamo a capire è il motivo per cui la Giunta regionale visto che ha comunicato di voler fare questo primo passo, questo sforzo di riduzione dell'imposizione fiscale e quindi dell'addizionale IRPEF, non abbia comunque previsto il ricordo di scaglioni, una sorta di progressività.
Arriviamo all'assurdo per cui qualcuno deve riuscire ad una quota di reddito per riuscire a pagare di meno. Perché a 15.001 euro si pagano 210 euro, contro i 135 euro: in pratica, quell'euro differenziale, incide di 75 euro.
Una progressività per scaglioni, modulata anche in modo diverso avrebbe evitato queste incongruenze, che sebbene esistessero già precedentemente, mettendoci mano sarebbe stata l'occasione per correggere anche questa contraddizione.
Questa è la motivazione della richiesta per scaglioni, sulla cui modulazione è certamente possibile discutere, preso atto che non emerge la volontà di eliminare completamente l'addizionale così come era stato richiesto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste d'intervento, darei la parola all'Assessore Peveraro, per esprimere il parere della Giunta regionale.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Grazie, Presidente.
Esprimo parere contrario sull'emendamento.
Faccio soltanto notare un aspetto, soprattutto agli amici Consiglieri dell'opposizione che, in parte anche giustamente, lamentavano lo scarso impatto del provvedimento che, come abbiamo detto, mediamente comporterà comunque 67 euro in meno di imposizione fiscale.
Il loro provvedimento, nella fascia tra i 20.000 e i 25.000 euro comporterebbe mediamente una riduzione dell'imposizione fiscale di 25 euro.
Obiettivamente, mi sembra un po' contraddittorio rispetto alle considerazioni testé svolte.
Se volessimo ragionare in termini di progressività, dovremmo essere un po' meno prudenti rispetto a quello che viene esposto nell'emendamento n.
5.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5, sul quale l'Assessore Peveraro, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 3), presentato dai Consiglieri Burzi, Cavallera e Pichetto Fratin: l'articolo 1 è sostituito dal seguente: "Articolo 1 (Modifica dell'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003 n. 2 "Legge finanziaria per l'anno 2003") 1. L'articolo 1 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003) è sostituito dal seguente: "1. A decorrere dal 1° gennaio 2008 l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) di cui all'articolo 50, comma 3, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446 (Istituzione dell'imposta regionale sulle attività produttive, revisione degli scaglioni, delle aliquote e delle detrazioni dell'IRPEF e istituzione di una addizionale regionale a tale imposta, nonché riordino della disciplina dei tributi locali) è fissata per scaglioni di reddito imponibile nella seguente misura: a) fino a euro 30.987,41 - 1,2 b) oltre euro 30.987,41 fino a euro 69.721,68 - 1,3 c) oltre euro 69.721,68 - 1,4 2. I redditi inferiori o uguali a euro 15.493,71 derivanti esclusivamente da pensione ed eventualmente da reddito della prima casa sono assoggettati all'aliquota dello 0,9%".
La parola al Consigliere Cavallera, per l'illustrazione.



CAVALLERA Ugo

Sarò telegrafico, Presidente.
L'emendamento n. 3 è improntato, se così si può dire, al provvedimento lombardo, con un'aggiunta di "salsa piemontese".
Se non erro, il Vicepresidente Peveraro prima aveva fatto riferimento alla Regione Lombardia, e noi l'abbiamo subito accontentato.
Per la verità, questo testo è migliorativo, perché loro la percentuale dell'1.4% la fermano a 30.987 (che presumo sia uno scaglione rilevante ai fini fiscali); noi proponiamo di abbassare la percentuale all'1.3% e di andare all'1.4% solo a 60.000.
Ma accetteremmo anche l'emendamento lombardo.



(Commenti del Consigliere Clement)



CAVALLERA Ugo

Il collega Clement fa riferimenti di tipo gastronomico! Comunque, "a buon intenditor, poche parole". Attendiamo l'assenso da parte dell'Assessore Peveraro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Peveraro, per esprimere il parere della Giunta regionale.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Peccato, perché l'emendamento è troppo aggressivo rispetto alle impostazioni che prevediamo. Il parere, dunque, è negativo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, sul quale l'Assessore Peveraro, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Essendo terminati gli emendamenti relativi all'articolo 1, procediamo con le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Come ho ricordato più volte questa mattina, insieme ai colleghi Burzi e Cavallera, questo provvedimento rappresentava un'occasione, per la Giunta regionale e per questa Regione, per andare incontro alle esigenze della società piemontese.
Avevo ricordato, nell'intervento di apertura, che secondo i dati che emergono dell'ultimo trimestre del 2007 pubblicati in questi giorni, stiamo forse vivendo un periodo di stagnazione, come economia piemontese, rispetto alle economie delle Regioni confinanti, cioè rispetto alla Lombardia all'Emilia Romagna, al Veneto.
Di conseguenza, c'era la necessità di dare un impulso, anche con il piccolo contributo - l'entità è certamente molto modesta - che fosse di aiuto e di stimolo alle famiglie, sia come sostegno ai redditi minori, sia per guardare al futuro con più ottimismo. Questo poteva avvenire con una revisione complessiva del bilancio e dei capitoli di spesa; tanti sono i rivoli del bilancio regionale e, forse, lo ripeto, molti sono stati lasciati da noi. Non nego che molti rivoli sono rimasti dalla precedente legislatura, ma molti rivoli nuovi sono stati aperti anche in questa legislatura, che non sono prioritari per la nostra economia e per la spesa regionale, quindi potevano avere la compensazione del taglio completo o più sostenuto dell'addizionale IRPEF.
Il secondo elemento di perplessità e, quindi, di valutazione di negatività concerne la bocciatura dei nostri emendamenti, ancorch migliorati nel percorso che avrebbe permesso di avere una struttura a scalare con il meccanismo a scaglioni, così com'è l'IRPEF nazionale, con anche una considerazione che, però, non riguarda tanto la Regione, ma forse, il sistema di tassazione di imposte dirette.
Questo sistema di tassazione delle imposte dirette, caratterizzato dalla progressività come elemento di prelievo per la redistribuzione del reddito, stava in piedi negli anni '60, che noi abbiamo applicato con il DPR n. 597 del 29 settembre 1973 a partire dagli anni '70, ma non più in una economia che è a mercato unico nell'ambito dell'Unione Europea e che è globalizzata a livello mondiale.
La progressività della tassazione delle imposte dirette con la globalizzazione proprio non quaglia, non riesce a quadrare, perch determina che automaticamente pagano solo coloro che non possono movimentare nello spazio e nel tempo i loro redditi. La facilità di movimentazione dei redditi nello spazio e nel tempo - quindi nei vari anni che c'è oggi, che non è colpibile con le tecnologie - non parlo di paradisi fiscali, ma di meccanismi del tutto leciti di elusione - è tale da rendere la progressività un meccanismo di penalizzazione solo per pochi cittadini, essenzialmente quelli con un reddito proveniente da lavoro dipendente o da pensione, che non hanno loro la facoltà di spostamento.
L'economia che caratterizza la società nella quale stiamo vivendo necessita di meccanismi di tassazione che devono essere spostati maggiormente sui consumi, naturalmente con una graduazione su quelli che sono i consumi primari e quelli voluttuari. Non c'è altra scelta per questo Paese, ma è la scelta su cui, di fatto, si stanno incanalando i maggiori Paesi europei o, comunque, il sistema mondiale. Forse la politica arriva dopo, arriva in ritardo e anche il nostro Paese sta ancora discutendo su modelli che - ahimè - penalizzano solo alcuni. Noi abbiamo tenuto la progressività anche sul sistema, abbiamo dovuto discutere su questo perché, comunque...



(Scampanellìo del Presidente)



PICHETTO FRATIN Gilberto

È un peccato, poteva essere meglio.
Con questo dichiaro l'astensione del nostro Gruppo, perché se fosse stato migliore, naturalmente, avremmo votato a favore.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo 1, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 2), presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni Boniperti, Botta e Vignale: sostituire l'art. 2 con il seguente: "Art. 2 (Norma transitoria) Fino all'individuazione degli scaglioni di cui all'art. 1, l'aliquota è determinata nella misura dello 0.9 per cento per i redditi fino a euro 25.000,00".
La parola al Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere per l'illustrazione.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
È il secondo emendamento sostitutivo in cui, proprio aderendo all'impostazione data dagli stessi sindacati a queste riduzioni, proponiamo l'innalzamento del tetto ai redditi fino ai 25 mila euro.
È il subordine del subordine, come ho spiegato questa mattina nel corso del mio intervento nel dibattito generale, perché è evidente che, anche in questo caso, si tratterebbe di una misura non strutturale, che, per consentirebbe, visto che non lo volete ridurre, almeno di ampliare la platea dei soggetti che avrebbero poco, ma avrebbero qualcosa; le motivazioni sono state già ampiamente spiegate.
Credo che se i colleghi della sinistra, sopratutto quelli che hanno più volte ripetuto di essere comunisti, fossero coerenti, probabilmente potrebbero anche aderire ad un emendamento che mette nero su bianco una scelta. Altrimenti diventa - potrei dire "come il solito" - facile fare i comunisti da grancassa e, poi, votare esattamente all'opposto, quindi votare a favore di quell'impostazione neocapitalistica dell'Assessore Peveraro dicendo, però, che si vuole un mondo migliore, più ricchezza per tutti e che le misure sono insufficienti, è sempre così.
Credo che chi, ancora oggi pomeriggio, orgogliosamente, dal suo punto di vista, ripetutamente, ha tenuto proprio a sottolineare di ritenersi comunista non possa che aderire ad una impostazione che vuole allargare dare di più a più persone; quindi, un passo sostanziale, caro Chieppa, nei confronti dell'eguaglianza vera e dimostrata, non il solito "bla bla".



(Commenti del Consigliere Chieppa)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Chieppa!



(Commenti del Consigliere Chieppa)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Chieppa! La parola al Consigliere Robotti per dichiarazione di voto.



ROBOTTI Luca

Intervengo rapidamente per dire che noi voteremo contro l'emendamento del Consigliere Ghiglia e, soprattutto, per dire al Consigliere Ghiglia che va tutto bene, ma che un fascista spieghi a noi come essere comunisti mi sembra del tutto fuori luogo, assolutamente fuori luogo.
Quale secondo punto, noi siamo abituati ad avere grande senso di responsabilità e senso della misura, quindi a lavorare a piccoli passi, per migliorare concretamente la quotidianità, la vita della nostra gente, e non a proporre soluzioni demagogiche su cui sappiamo non esserci neanche la copertura finanziaria e la liquidità necessaria per poter affrontare questo tipo di proposte, che getterebbero nell'impossibilità di realizzare questo intervento, colpendo e indebolendo il ruolo della classe lavoratrice di questa Regione.
Quindi, Consigliere Ghiglia, stia tranquillo e stia tranquillo anche il Gruppo di Alleanza Nazionale, perché noi sappiamo bene quello che facciamo e, soprattutto, sappiamo bene come si fa ad essere comunisti in questo mondo e a condurre la nostra battaglia contro il modello neoliberale.
Grazie, Consigliere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, intervengo per fatto personale. Presidente, mi ascolti perché è una questione seria. Sono stato etichettato come fascista, non mi era mai capitato in quest'Aula, in tempi recenti. Vorrei sottolineare una cosa seria, Presidente. Lei sa che, in Italia, è un reato essere fascisti.
Allora, dicevo, sono stato etichettato come fascista. Non faccio nessun tipo di valutazione in merito perché non voglio aggravare la situazione.
Però le chiedo, Presidente, se non sia il caso di trasmettere l'intervento del collega Robotti alla Procura della Repubblica.
Essendo un reato grave e punito severamente, voglio capire se in quest'Aula c'è la libertà di usare termini che possono configurare delle ipotesi di reato, rivolgendosi ad un Consigliere piuttosto che ad un altro o se c'è il rispetto della legge.
Visto che, se c'è un'ipotesi di reato, il nostro dovere è quello di segnalarla e se si ritiene che vi siano delle persone che incarnano un'ideologia vietata dalla nostra Costituzione in quest'Aula, il dovere di vigilanza democratica del Presidente del Consiglio non può che sostanziarsi nell'invio alla Procura della Repubblica delle dichiarazioni del collega Robotti, affinché la Magistratura indaghi sulla sussistenza di gruppi anticostituzionali all'interno della Consiglio regionale della Piemonte.
Questo, assolutamente, prescindendo dalle mie valutazioni personali e anche della mia persona, Presidente. Se c'è il timore fondato, che sembra essere stato espresso dal collega Robotti, che in quest'Aula vi siano elementi che incarnano ideologie vietate dalle leggi e dalla Costituzione della Repubblica italiana, è giusto che qualcuno indaghi, Presidente.
Quindi, le chiedo formalmente l'invio dell'intervento del collega Robotti alla Procura della Repubblica per le opportune valutazioni. Se così non sarà, le chiedo di metterlo all'o.d.g. dell'Ufficio di Presidenza perché la questione va approfondita in maniera molto seria, al di là delle battute. Perché le parole sono pietre, come diceva il poeta.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, cerchiamo di lavorare insieme con il rispetto delle posizioni degli altri che non sono mai aiutate da esasperazioni eccessive del clima.
Consigliere Ghiglia, per quanto riguarda la sua richiesta, metter all'o.d.g. della prossima seduta dell'Ufficio di Presidenza la disamina della questione da lei posta. Faccio, peraltro, presente che, ai sensi della Costituzione e dello Statuto, i Consiglieri regionali non sono perseguibili per le opinioni espresse ed i voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Sull'emendamento n. 2, il Vicepresidente Peveraro intende esprimersi?



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Il parere è contrario. L'abbiamo già detto in fase di discussione.
Tenete conto che nella fascia 15/25 mila euro ci sono un milione e 200 mila dichiarazioni dei redditi, 340 milioni di euro di introiti da addizionale. Sostanzialmente lo 0,5 è un po' più di un terzo, quindi vorrebbe dire 120 milioni di euro di minori entrate. È del tutto evidente che questo suggerimento non possiamo assumerlo in relazione anche all'impatto devastante che avrebbe sulle casse della Regione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, sul quale l'Assessore Peveraro, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 2, nel testo originario.
Il Consiglio approva La parola al Consigliere Scanderebech per dichiarazione di voto sull'intero testo.



SCANDEREBECH Deodato

Presidente, ho apprezzato le valutazioni fatte dal Vicepresidente Peveraro. Mi sono anche fatto consegnare dei dati perché mi interessa capire. Quando occorre fare delle osservazioni cerco di farle; quando c'è da constatare e prendere atto di determinati numeri e cifre, sono anche d'accordo.
Che cosa constato da queste valutazioni e dai numeri che abbiamo a portata di mano? Lo stesso Vicepresidente Peveraro, nello spiegare il provvedimento, ha sottolineato che 484 mila soggetti vengono esonerati. Di questi 484 mila ce ne sono 230.510 che sono pensionati, mentre i rimanenti sono altri soggetti appartenenti alle fasce deboli, che giustamente rientrano in quella fascia dei 15 mila euro di reddito.
Giustamente, il Vicepresidente Peveraro sostiene che in seguito comprenderemo quelli che stanno nella fascia da 15 a 25 mila euro, che sono un milione e 200 mila, e che rappresentano il cuore della società piemontese.
Ha detto bene, Vicepresidente Peveraro: rappresentano il cuore anche sotto l'aspetto della pulsazione. Sono quelli che veramente producono, sono quelli che si erigono ogni giorno a difensori della cittadinanza, del territorio, a dover sottostare a tutte le angherie e a tutte le problematiche che questa società offre loro. E proprio in questo milione e 200 mila dichiarazioni annue abbiamo proprio il cuore pulsante, cioè abbiamo le famiglie. Perché è vero che nei 484 mila ci sono i pensionati ma con tutto il rispetto per i pensionati, per i single e per coloro che non hanno figli e non producono ricchezza e benessere, se non andiamo in qualche modo a dare un messaggio e un segnale a quelli che sono i propulsori, a quelli che pulsano sotto tutti i punti di vista, ossia a quelli che producono ricchezza e benessere e che si devono anche sorbire tutte le angherie e tutti i problemi che una famiglia quotidianamente deve affrontare, non doniamo niente e andiamo, ancora una volta, a colpire quelli che, con sacrificio, devono portare avanti una famiglia e li colpiamo sempre di più perché, in queste milione e 200 mila di dichiarazioni dei redditi, abbiamo proprio la famiglia che ha un figlio o due figli.
Se andiamo a vedere le fasce di povertà, quelle che hanno un figlio hanno circa 16.641 euro di reddito annuale e quelle che hanno due figli hanno un reddito di 18.972 euro, quindi rientrano esattamente in quel milione e 200 mila dichiarazioni che noi oggi facciamo pagare per intero.
Questo è il problema: non diamo un messaggio! I sindacati, che tanto sono stati evocati dal collega Chieppa per fare una concertazione, per andare a fare l'impossibile ed unirci tutti insieme, non serve a niente evocarli se dopo non facciamo niente.
Serve un segnale anche minimo, per fare vedere che siamo in un clima di solidarietà, che siamo consapevoli di che cosa c'è sul territorio e che non che ce ne freghiamo, non che non siamo consapevoli! Perché alle elezioni prendo sempre qualche preferenza? Io non ho potere, non ho Assessorati, non regalo niente, non do posti di lavoro perché non ce la faccio, ma parlo con la gente, la ascolto.
Quindi, in questo caso è mancato l'ascolto della Giunta e della Regione a queste famiglie povere che si trovano in una situazione disastrosa, non arrivano alla quarta settimana, non si sentono ascoltate. Questo è il motivo per cui si allontanano dalle istituzioni e non credono in noi politici.
Faccio fatica a spiegare che non sono al governo, che non posso dare un posto di lavoro, che non posso promettere niente, che non posso capovolgere la situazione occupazionale. Faccio fatica a spiegare perché la gente vede il politico come colui che deve dare delle risposte.
Se non sei all'altezza di dare delle risposte, ritorna a fare quello che facevi prima, l'operaio, l'artigiano, il dipendente, l'imprenditore.
Quindi, è davanti a questa mistificazione della politica e a sua volta davanti a questa delegittimazione della politica che mi voglio ribellare insieme a voi.
Voi oggi potevate fare bella figura dando un segnale natalizio, di un anno nuovo diverso a queste famiglie che oggi vivono che sono state trattate male dall'ingresso dell'euro e da un potere contrattuale sempre più difficile ed imponente. Una volta si diceva che il motto dei comunisti era "pane e 'effe' per tutti", quindi vediamo di fare qualcosa di sostanzioso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Un brevissimo intervento per svolgere tre brevi considerazioni sul provvedimento che andremo a votare.
La prima considerazione è che credo che sia un provvedimento, dal punto di vista sociale, socialmente condivisibile, dati i termini di raffronto e gli addendi della problematica.
Abbiamo una problematica che ci dice che non si può far pagare meno dello 0,9 e più dell'1,4 e avevamo una disponibilità di 35 milioni di euro.
Altri tipi di soluzioni credo che non fossero possibili. Questa soluzione va sicuramente a premiare le fasce più deboli, che sono una larga fetta di pensionati, citati già in diversi interventi, ma per un'altra larga fetta sono lavoratori precari, che sicuramente guadagnano meno di 15 mila euro annui.
Seconda considerazione: credo che valga la pena, se vogliamo pensare ad una Regione che abbia veramente la possibilità di incidere rispetto alla sua tassazione, non aumentando o diminuendo, ma ridistribuendo la sua tassazione, chiedere al Governo di avere un'autonomia decisionale diversa.
Credo che, per esempio, dovremmo pensare di poter giostrare, pur rimanendo nell'ambito delle addizionali, quindi non inoltrandoci in situazioni di perequazione o di scaglionamenti, perché con l'addizionale diventa molto difficile fare degli scaglionamenti veri. Abbiamo dei pezzi di addizionale, quindi chiedere al Governo di passare dallo 0,9 allo 0,5 e dall'1,4 al 2% è l'unica possibilità di fare delle manovre che possano premiare o non premiare fasce di popolazione.
Approfitto per ringraziare il collega Pichetto del suo intervento perché è riuscito, partendo da considerazioni molto banali - perché stiamo discutendo di poco meno di 70 euro all'anno - a fare dei ragionamenti molto alti e a confermare (e per questo lo ringrazio) alcune della valutazioni che noi da parecchi anni stiamo facendo, cioè sul fatto che la globalizzazione non sta solo stravolgendo il nostro modo di vivere, il nostro modo di consumare e i nostri mercati, ma sta stravolgendo anche le regole che ci siamo dati.
La Costituzione del nostro Paese, che prevede la progressività come elemento centrale per i rapporti tra il cittadino e lo Stato, dal punto di vista del vil denaro, è messa profondamente in discussione dalla globalizzazione.
Mi fa piacere sentirlo da un collega come Pichetto; si tratta poi di capire quali sono le soluzione, perché sicuramente su alcuni beni pu essere accettabile e condivisibile l'imposta indiretta. Per esempio, e su questo è da un po' di tempo che ci battiamo, a nostro avviso le tassazioni delle rendite dovrebbero essere non dico più ampie, ma più razionali e più collegate agli altri Paesi europei.
Terza ed ultima questione, e concludo.
Credo che su questo, viste le dimensioni delle questioni di cui stiamo parlando, ci sia stato probabilmente qualche elemento di difficoltà di rapporto con le organizzazioni sindacali.
Noi dobbiamo sicuramente sempre preoccuparci quando organizzazioni che rappresentano centinaia di migliaia di lavoratori nella nostra regione pongono delle questioni. Poi però su questa vicenda facciamo un po' tutti fatica a capire qual è veramente il nocciolo del problema.
Quindi, credo che c'è stata qualche difficoltà e credo che anche le dichiarazioni della Presidente e del Vicepresidente, che hanno prefigurato una discussione molto articolata in occasione del bilancio e della legge finanziaria di questa Regione, dovranno dare la possibilità di recuperare questo tipo di confronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Oggi si è parlato molto della situazione economica in cui versano molte famiglie. È un argomento estremamente importante e delicato, che merita anche da parte nostra, una particolare attenzione, perché non può essere affrontato con superficialità.
Però, siccome sono stati molti i Consiglieri che hanno posto l'accento su tale questione, vorrei precisare ai colleghi dell'attuale minoranza che quando governavano cinque anni fa, avevano preso una decisione che noi allora, avevamo contestato, ossia quella di portare l'addizionale IRPEF dallo 0,9% all'1,4%. In pratica, la maggioranza di allora aveva preso quella decisione motivandola non come dicevamo noi dell'allora minoranza ovvero per pagare i debiti della sanità, ma perché si volevano investire queste risorse per lo sviluppo del Piemonte. Ricordo ancora gli interventi in tal senso dell'allora Assessore al bilancio, e non solo.
Quelle risorse, a nostro avviso, non sono state utilizzate né per abbattere i debiti della sanità né, tantomeno, per lo sviluppo del Piemonte.
Cosa stiamo facendo noi oggi? Noi stiamo cercando di porre rimedio a quella scelta sbagliata che il centrodestra aveva preso cinque anni fa.
Stiamo facendo uno sforzo - magari non è ancora adeguato, come avete detto, ma è pur sempre uno sforzo - per andare nella direzione opposta: stiamo aumentando l'esenzione sull'addizionale IRPEF, in una situazione tra l'altro (mi ricollego alla legge finanziaria e ai dati della situazione economica italiana), dove emergono forti segnali di ripresa, a cominciare dalle esportazioni. La legge finanziaria approvata dal Parlamento prevede l'abolizione definitiva del ticket sulla diagnostica. A tal riguardo vorrei ricordare che era stato sospeso nello scorso anno. E se la legge finanziaria non avesse assunto un provvedimento chiaro, dal 1° gennaio i cittadini italiani avrebbero nuovamente dovuto pagare il ticket sulla diagnostica. Tutto ciò è costato 800 milioni.
La legge finanziaria ha ridotto l'ICI; è intervenuta, altresì sull'IRAP, per dare un segnale alle imprese, cosa che, peraltro, aveva già fatto l'anno scorso con il cuneo fiscale, intervenuto sia nei confronti delle imprese che dei salari.
La questione dei salari è estremamente seria e delicata, perché uno dei problemi veri del nostro Paese è proprio la perdita del potere d'acquisto dei salari. I salari oggi sono troppo bassi, come le pensioni.
Questa è una questione vera che bisognerebbe affrontare nel nostro Paese. Certo non abbiamo la presunzione di dire che con questo provvedimento risolviamo i problemi delle famiglie in difficoltà. Ma accidenti! - è un primo segnale. Potevamo fare di più? Si può fare di più? Sicuramente. Ma c'è un impegno, da parte di questa maggioranza e di questa Giunta, di fare di più e cercheremo di farlo e di andare a vedere com'è costruito il nostro bilancio. Cercheremo di liberare altre risorse per andare incontro anche ad una richiesta che era stata avanzata da parte delle organizzazioni sindacali.
Vorrei soffermarmi un attimo proprio su questo punto. Le organizzazioni sindacali, come ho letto in un comunicato, sono rimaste stupite del fatto che hanno incontrato i Capigruppo e gli stessi sono rimasti in silenzio.
Non è la prima volta che incontriamo le organizzazioni sindacali nelle audizioni: quella di ascoltare, è una regola che ci siamo dati noi; sarà poi l'Aula che dovrà dare delle risposte. Ma non vorrei che questo aspetto venisse colto dalle organizzazioni sindacali come un elemento di insensibilità da parte del Consiglio, perché non lo è assolutamente.
L'invito che rivolgiamo alla Giunta è quello di continuare, anzi di aumentare, la politica di concertazione con le forze sindacali, con le quali dobbiamo confrontarci, perché rappresentano, appunto, l'espressione del mondo del lavoro.
Vorrei però dire alle forze sindacali che questo mi sembra, appunto, un provvedimento che "parla" alle fasce più deboli della nostra società piemontese e si aggiunge ad altri provvedimenti che i colleghi nel dibattito hanno ricordato, a cominciare da quello che entrerà in vigore dal 1° gennaio di quest'anno, relativo all'aumento dell'esenzione dei ticket sui farmaci, che voi avevate introdotto e che noi stiamo gradualmente stiamo portando all'eliminazione totale.
Criticare questo provvedimento, certamente è logico e si può fare. Ma va inquadrato in una politica che il centrosinistra sta conducendo sia a livello nazionale che a livello regionale.
Saremo sicuramente in grado di fornire altre risposte e cercheremo di farlo nei prossimi mesi. Credo, però, che questo sia un segnale forte che noi diamo a quelle famiglie che oggi sono veramente in difficoltà.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Non avevo neanche intenzione di intervenire, ma dopo l'intervento del collega Muliere, mi corre l'obbligo di fare alcune considerazioni. Anche perché trovare ancora qualcuno che oggi difenda Prodi e la sua Finanziaria dopo quello che dicono anche i colleghi di Governo...
Dicono che è un'ottima Finanziaria, che risolleverà le sorti di questo Paese! Che l'economia va benissimo e che le esportazioni aumentano. Peccato apriamo una triste parentesi - che l'unico dato vero è che aumentano le esportazioni in tutta Italia tranne che in Piemonte, dove emerge, invece un dato negativo.
Assistiamo ad un film. Pensavo di dover ascoltare degli interventi sulla riduzione dell'IRPEF, invece ho sentito un intervento mirato alla difesa del centrosinistra, in cui si dice che sta operando benissimo a livello nazionale. Dopo tutte le lamentele che qua si sono fatte sui mancati trasferimenti, pare invece che tutto funzioni benissimo. Se è così fate in modo che funzionino meglio i trasferimenti, posto che lo stesso Vicepresidente lamenta che non arrivano mai o che non ci sono, per cui è costretto a fare manovre finanziarie un po' spericolate.
In merito ai richiami che lo stesso ha fatto alle Amministrazioni precedenti, ci piace ricordare, com'è già stato ribadito questa mattina che la sanità aveva sei miliardi di deficit complessivi, mentre oggi siamo a 7,8; ci piace ricordare che abbiamo lasciato la Regione indebitata per 1,4 miliardi, mentre oggi siamo a 4,2 miliardi; ci piace ricordare che in soli due anni e mezzo avete triplicato in un caso e aumentato nel 40 nell'altro l'indebitamento globale di questa Regione, che era la quinta virtuosa italiana, mentre oggi è solo la penultima (c'è solo la Campania dopo di noi). Quindi non stiamo a magnificare i risultati di questa Regione, perché tutte le statistiche, peraltro non fatte da noi, dicono esattamente il contrario.
Per quanto riguarda questo provvedimento, capisco le difficoltà nelle quali si deve dibattere il Vicepresidente a fronte di questi numeri, che non sono prodotti da lui direttamente ma che risultano alla fine sul capitolo del bilancio.
Come abbiamo detto, voteremo comunque a favore di questo provvedimento perché una riduzione della tassazione la riteniamo sempre positiva. Avremmo auspicato altri metodi, come abbiamo illustrato nel corso dei nostri interventi, con una maggiore attenzione ai redditi complessivi familiari.
Il Vicepresidente sostiene che serve tempo, servono dati e si vuole aspettare il federalismo fiscale. Ma si può anche accelerare e, in un paio di mesi, averli comunque questi dati, perché penso che nessuno li possa secretare o non farli avere ad un'Amministrazione come quella regionale.
Se in futuro si svilupperanno politiche di defiscalizzazione rispetto ai quozienti familiari, queste troveranno il Gruppo di Alleanza Nazionale sicuramente favorevole.
Ci spiace che non siano stati presi in esame i nostri emendamenti, che secondo noi, avrebbero migliorato la qualità di questa spesa, facendo sì che la distribuzione non avvenisse in maniera così indiscriminata, ma a chi ne aveva maggiore necessità.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sull'intero testo del disegno di legge n. 504.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato Sì 34 Consiglieri ha votato NO 1 Consigliere si sono astenuti 4 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere La legge è approvata


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 887 presentato dai Consiglieri Chieppa, Spinosa Robotti, Dalmasso, Barassi, Clement e Cavallaro inerente a "Interventi umanitari per profughi ONU a Torino"


PRESIDENTE

Colleghi, vi chiedo scusa, abbiamo ancora due punti all'o.d.g.
Come sapete, avevamo accolto l'iscrizione avanzata dal collega Chieppa dell'ordine del giorno n. 887 sui profughi del Darfur e i tre ordini del giorno sul San Giovani Antica Sede sollecitati dai Consiglieri Vignale e Scanderebech.
Prego di distribuire i testi degli ordini del giorno.
Procediamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 887, di cui al punto 2) bis all'o.d.g., presentato dal collega Chieppa, che era già stato oggetto di una votazione risultata non valida.
Il Consigliere Chieppa ha emendato il suo ordine del giorno sopprimendo, sotto la voce "impegna", le parole "via Bologna".
Il Consigliere Segretario Ghiglia chiede di intervenire in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, intanto, vorrei una precisazione perché "via Bologna" compare in due parti dell'ordine del giorno. Quindi, vorrei sapere se viene cancellato da tutte e due, anche perché, lo chiedo in maniera non strumentale, un conto è l'atteggiamento nei confronti dei profughi, un conto è un altro tipo di situazione. Se si sopprime "via Bologna" anche nel "considerato che" cade tutto il "considerato che".
Chiedo scusa, per capire: se il "via Bologna" viene tolto dal "considerato che" cade tutto il "considerato che", è chiaro? Ora, se cade tutto il "considerato che", ad esempio, e si toglie anche "via Bologna" nell'impegnativa....



PRESIDENTE

Nell'impegnativa il "via Bologna" è già stato tolto.



GHIGLIA Agostino

Ecco, ma rispetto al "considerato che" salta tutto il "considerato che", perché in quel caso noi potremo anche votare a favore? Noi non abbiamo niente contro i profughi, però, non si può tenere "ospitati" e togliere "via Bologna", oppure si toglie tutto, cioè, si fa riferimento solo ai profughi del Darfur, che stanno a Torino.
Se si toglie tutto il riferimento a via Bologna è un conto, altrimenti non capisco come stia in piedi. I voti li avete, possiamo votare a favore contro o astenerci, però voglio capire come viene modificato veramente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Signor Presidente, il senso dell'ordine del giorno era quello di chiedere anche alla Regione un intervento di tipo strettamente umanitario così come scritto nel dispositivo, finalizzato ad alleviare le condizioni di vita e di ospitalità di questa comunità, che a Torino, attualmente occupa uno stabile abbandonato di via Bologna.
È chiaro che nell'ordine del giorno viene richiamato esplicitamente per identificare i soggetti che oggi abbisognano di un intervento umanitario.
Non parliamo della liceità o meno di occupare o meno adesso uno stabile abbandonato, altrimenti apriremmo un'altra discussione. L'importante è comprendere quali devono essere i destinatari dell'intervento umanitario se, poi, si cancella "via Bologna" non è importante da questo punto di vista, però vorrei che si comprendesse il senso dell'approvazione di un ordine del giorno che, cancellando un riferimento specifico, risulterebbe generico per tutti i profughi, ma lì abbiamo un problema serio, reale e urgente che necessita di un intervento umanitario da parte anche della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Intervengo per chiedere il parere della Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

È stato chiesto di conoscere le valutazioni della Giunta regionale sul testo; chiedo se la Giunta intende esprimersi.
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore all'immigrazione

Grazie, Presidente.
Penso che se si toglie il riferimento di via Bologna anche nel "considerato che" la frase regge lo stesso. Se questo avviene, avendo concordato con il Consigliere Chieppa - lui molto cortesemente ha accettato di togliere il "via Bologna" presente nel dispositivo, il parere della Giunta è favorevole.
Altresì, voglio informare il Consiglio che recentemente al Comune di Torino si è svolta una riunione, a cui ha partecipato anche la Regione Piemonte con il Direttore delle politiche sociali, in cui la Regione ha assunto l'impegno, essendo le competenze in materia di immigrazione trasferite alle Province, di monitorare e sollecitare, in accordo con le Province, affinché venga ampliata la rete dei Comuni solidali, cioè quelli disposti a dare ospitalità, perché, oggi, sono soltanto cinque e la maggior parte, naturalmente, sono intorno a Torino.
In questo senso, un'opera di sensibilizzazione attraverso gli enti più vicini che hanno competenze, che sono appunto le Province, ci parrebbe estremamente utile; così come naturalmente non ci sottrarremo, a bilancio approvato - ormai, la ripartizione per il 2007 è stata fatta con i criteri di questo anno - spero anche a Piano triennale dell'immigrazione approvato nel sostenere cifre aggiuntive da darsi alle Province perché le rigirino ai Comuni che si fanno carico di questo intervento di tipo umanitario, che noi sappiamo essere sostenuto a livello statale, ma non così adeguatamente. C'è stata anche la presenza di un funzionario dell'Assessorato alla salute e sanità, che ha detto che avrebbe preso in esame la questione del rilascio della tessera sanitaria alle persone con qualifica di profugo; questi, in effetti, se non hanno la residenza, non possono essere iscritti al Servizio sanitario nazionale e non possono quindi godere delle prestazioni, non solo di pronto soccorso, ma delle cure cui hanno diritto tutti cittadini che si trovano in una condizione di regolarità.
Ripeto: è meglio se si toglie anche nel "considerato che" il riferimento a via Bologna, per i motivi che ho spiegato, e cioè che, anche se si toglie, la frase regge lo stesso. A meno che non si voglia dire "per esempio, è successo che.".
Poiché è stato tolto dal dispositivo, la Giunta dà parere favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

È ormai gia stato ampiamente discusso. Per quanto mi riguarda, credo di interpretare anche la volontà degli altri firmatari: possiamo togliere tutto il passaggio "considerato che". Il nostro obiettivo è quello che domani mattina, ci sia un intervento, al di là delle chiacchiere - non mi riferisco all'Assessore - di verifica delle condizioni umanitarie di quei profughi.
Quindi, votiamolo come volete: mi esprimo in maniera molto esplicita.
Non mi interessa la formula, non voglio entrare in polemiche assolutamente fuori luogo. Il nostro interesse è quello. Togliamo pure "via Bologna". Io propongo di togliere l'intero "considerato che".
L'obiettivo è che da domani mattina ci sia un intervento umanitario dell'Ente Regione per quei poveretti profughi dell'ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite).



PRESIDENTE

Comunico come risulta il testo dell'ordine del giorno a seguito delle modifiche: "Il Consiglio regionale verificato, che ormai da settimane sembra non trovare soluzione la difficile situazione di un centinaio di profughi provenienti da diversi Paesi africani e attualmente privi di assistenza il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale ad apportare un urgente intervento umanitario finalizzato a fornire l'assistenza ai profughi, in considerazione della necessità del rispetto delle convenzioni internazionali che vincolano anche il nostro Paese all'accoglienza e al rispetto dello status di profughi".
Questo il testo dopo le due correzioni apportate dal primo firmatario.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 887, come modificato.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 878 dei Consiglieri Vignale, Casoni, Boniperti Ghiglia e Rossi, inerente a "Revoca della delibera di trasferimento di reparti ospedalieri presenti al San Giovanni Battista Antica sede per il 27 dicembre 2007"


PRESIDENTE

Esame ordine del giorno n. 883 dei Consigliere Scanderebech, Rossi, Casoni e Burzi, inerente a "San Giovanni Antica sede"



PRESIDENTE

Esame ordine del giorno n. 884 dei Consiglieri Chieppa, Cavallaro, Moriconi e Robotti, inerente a "Spostamento San Giovanni Antica sede" (Interrogazione n. 1974 "Chiusura del San Giovanni antica sede" presentata dai Consiglieri Rossi, Dutto, Novero e Scanderebech assorbita dalla discussione)



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame degli ordini del giorno n. 878, 883 e 884 relativi al "San Giovanni Antica Sede", di cui al punto 2) ter all'o.d.g.
collegata a questi ordini del giorno vi era anche l'interrogazione n. 1974 presentata dai Consiglieri Rossi, Dutto, Novero e Scanderebech, che s'intende assorbita da questa discussione.
Iniziamo con l'esame dell'ordine del giorno n. 878, a prima firma del Consigliere Vignale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
La vicenda è ormai nota a tutti i colleghi. Nella seconda settimana di dicembre è stato disposto il trasferimento dei reparti ospedalieri del San Giovanni Vecchio alle Molinette.
Noi crediamo che, al di là dell'anormalità con cui questo è avvenuto sia stata una cosa assolutamente corretta, nel senso che è vero che era indicata nel PRR.
Questo deve ricordare, soprattutto ai colleghi del centrosinistra, che il Piano Socio Sanitario non entrava nel merito dei singoli argomenti, ma enunciando una volontà di filosofia generale senza indicare quali sarebbero stati i provvedimenti da prendere, demandava completamente la gestione della sanità piemontese ai PRR, quindi ai Direttori generali e all'adozione della Giunta.
Ricordiamo all'Assessore Artesio che abbiamo chiesto il piano di rientro presentato dalla Regione al Governo. Lo diciamo, perché crediamo che i 41 posti letto che dovrebbero venire meno al San Giovanni Antica Sede sono sicuramente all'interno di quel piano di rientro, quindi sono stati avallati dal voto che il centrosinistra ha dato al Piano Socio Sanitario dove alla tabella 15 s'indicavano i 641 posti letto da tagliare. Questo tanto per individuare la connessione tra coloro i quali hanno votato il Piano Socio Sanitario e la chiusura prossima dei reparti ospedalieri.
Potremmo ricordare tutte le anomalie del caso. Il 14 dicembre telefonando in Assessorato e chiedendo la delibera, l'Assessorato rispondeva che non era assolutamente vero che non c'era alcuna prospettiva di chiusura di alcuni reparti del San Giovanni. Ma questa è aneddotica.
Così come sarebbe interessante ricordare ai colleghi oggi della maggioranza quanto si sono spesi - compresa la Presidente della Regione - per la tutela del San Giovanni.
Detto ciò, a noi interessa la richiesta di una revoca della delibera sostanzialmente per due motivi. Uno meno importante, però un pezzo importante di un ospedale non si chiude in 15 giorni, perché riguarda la salute dei pazienti e riguarda anche decine di lavoratori che si devono trasferire da un posto all'altro.
Il secondo aspetto, che è quello più importante, è che noi crediamo che, a differenza di quanto scrive il Direttore generale dell'ASO San Giovanni Battista, il San Giovanni Antica sede non sia un lusso che la Regione non si può permettere. Anzi, è un ospedale di eccellenza del sistema oncologico regionale (lo dicono i dati del Ministero della Sanità) ha un grado di umanizzazione presente all'interno dell'ospedale che molti altri non hanno.
Riteniamo che le Molinette non siano in grado né di ospitare i pazienti che oggi usufruiscono dei servizi ospedalieri del San Giovanni Antica Sede né in grado di ospitare i dipendenti che operano presso questo ospedale in modo congruo e dignitoso. Crediamo che verrebbe anche meno l'unità delle quipe che in molti anni si sono formate, che sono un aspetto estremamente importante per le cure che vengono erogate. Crediamo dunque che sia importante arrivare alla revoca della delibera che ne prevede il trasferimento e concertare con le forze sociali, perché questo dovrebbe accadere quando si fa un provvedimento di questo tipo - e, lo rileviamo non è stato fatto - sul futuro del San Giovanni.
Ricordiamo che il Piano che avete votato prevede la razionalizzazione della rete ospedaliera torinese, soprattutto in vista della creazione della Città della Salute. Credo quindi che o quel momento o un altro possano essere il luogo e il tempo in cui discutere per comprendere che cosa si vuole fare di una rete di eccellenza della nostra città. Se ci sarà confronto, quel confronto con le parti sociali che non c'è stato, quel confronto con la Commissione sanità, almeno del Consiglio regionale, che non c'è stato, e tutto il resto, crediamo si possa affrontare in modo serio una questione importante come quella della chiusura dei reparti ospedalieri di un ospedale.
Quando dicevamo che i PRR erano fondamentali, lo dicevamo esattamente per questo motivo, perché la scelta di non scrivere nulla nel piano e demandare tutto ai Direttori generali come se la chiusura dei reparti di degenza di un ospedale non fosse una questione da Piano Socio Sanitario, ma una questione di mera gestione amministrativa, è ovvio che stravolge la volontà e la potestà di indirizzo di un Consiglio regionale. Allora è doveroso, secondo noi, arrivare a questo rinvio, ad un confronto con il Consiglio regionale e con le parti sociali, ma anche che ci si dia spiegazioni rispetto alle motivazioni, perché a leggere il PRR si dice soltanto che è un lusso e che, entro breve, da aprile o addirittura entro l'anno, va trasferito. Non si dice null'altro.
Concludo solo con una riflessione: pensate a cosa sarebbe accaduto se la delibera fosse stata fatta governando il centrodestra. Ricordo che il centrodestra ha investito su quell'ospedale, perché tutti i lavori che sono stati fatti sui padiglioni oggi operanti sono stati fatti con la Giunta Ghigo e con i fondi dell'edilizia sanitaria, così come l'ospedale è stato migliorato ed è stato aperto fino ad oggi quando governava il centrodestra.
Pensate solo a parti invertite cosa sarebbe accaduto. Ricordiamo che l'ex collega Bertetto era fra coloro i quali raccoglievano le firme; la Presidente Bresso si era spesa contro la chiusura, così come molti altri esponenti che oggi siedono all'interno di questo Consiglio regionale.
Credo sia importante avere un po' di coerenza tra le posizioni che si avevano due anni fa e le posizioni che si sostengono oggi. Avallare scelte che si ritengono essere di una direzione generale, ben sapendo che c'è un'indicazione di carattere politico, significherebbe innanzitutto calpestare quelle che sono state scelte fatte in passato. In secondo luogo avallare comunque una scelta che riteniamo profondamente sbagliata.
Per questo motivo, chiederemo che sull'ordine del giorno di Alleanza Nazionale la votazione avvenga per appello nominale.



PRESIDENTE

Resta inteso che le votazioni su questo punto avverranno per appello nominale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Partirei dalle ultime considerazioni fatte dal collega Vignale. Noi ci eravamo lasciati in quest'aula, votando il Piano Socio Sanitario, su alcune richieste legittime sia da parte della maggioranza sia da parte dell'opposizione. Richieste legittime, che oggi però non si sono trasformate in pratica, cioè in iniziative politiche ed amministrative. Il fatto di delegare ai Direttori generali quello che è di competenza della Giunta è una cosa che stride e lascia l'amaro in bocca, ma soprattutto è una cosa che delegittima questo Consiglio.
Qui alla mia destra c'erano stati degli interventi - che possiamo andare a rileggere - svolti nel giorno in cui c'è stato il dibattito dedicato alla Città della Salute. Abbiamo gli interventi del Capogruppo dell'ex Margherita, e gli interventi dei colleghi Robotti e Chieppa, che vanno tutti della direzione che, almeno per ciò che riguarda la riorganizzazione della rete ospedaliera di Torino e Provincia, si doveva concertare con tutte le forze sociali, ma anche con noi politici, e soprattutto ritornare in Commissione, partendo proprio da quelle 300 pagine circa di bozza di progetto sulla Città della Salute.
Ci eravamo lasciati in quest'aula con quell'impegno, e tutti noi abbiamo concordato che era da approvare il Piano Socio Sanitario. Vi abbiamo fatto approvare il Piano Socio Sanitario sulla base di impegni precisi, impegni politici che ad oggi non sono stati rispettati.
Con questa deliberazione non sono stati rispettati gli impegni. Quindi questi impegni politici che non sono stati rispettati come vogliamo tradurli materialmente, con quali azioni oggi vogliamo rispondere ad un'iniziativa così disastrosa Poi politicamente governate ed è giusto che le facciate, ma eravamo rimasti d'accordo ed avevamo concordato una certa cosa. Quindi, si manca di rispetto a tutti noi, ma anche alla politica in generale, facendo come Ponzio Pilato, lavandosi le mani e demandando al Direttore generale.
Ma più che l'aspetto tattico e politico, a me interessa l'aspetto sostanziale, perché è vero che alle Molinette non ci sono posti sufficienti per poter accogliere i posti letti che verranno spostati dal San Giovanni Vecchio? Non ci sono questi posti letto e, ad oggi, c'è un caos generale abbiamo una lista d'attesa elevatissima. Assessore, abbia la cortesia di farci documentare, perché mi sono recato sia al San Giovanni Vecchio sia al San Giovanni Molinette e ho cercato di chiedere ai medici, i quali sono tutti in fibrillazione. Dicono che non possono accogliere questi letti e che adesso, oltre al reparto oncologico, arriverà anche della chirurgia generale.
In definitiva, l'atmosfera è veramente allarmante. Non parliamo poi degli anestesisti e di tutto quello che sta succedendo alle Molinette.
Davanti ad una simile decisione, davanti ad una simile scelta programmatica, Assessore, ci vuole dire qualcosa, ci vuole dare una risposta concreta? Questa è una scelta programmatica, ma nessuno vi sta dicendo di non agire, di non fare, di non chiudere, ma prima che questi ospedali vengano chiusi, visto che c'è un progetto di riorganizzazione generale che va nella direzione della Città della Salute e visto che siamo a Torino e che rappresentiamo la città e tutta la Regione, ci vuole dire con quale principio, con quali criteri e logistica si stia facendo quello che si sta facendo? Mi sembra che non siate stati corretti nei nostri confronti e nei confronti della politica in generale.
Però, corretti o non corretti, a me non importa. A me interessa capire realmente di un reparto così importante, di un'eccellenza a livello nazionale, di cui tutti i pazienti non fanno che parlare bene. Però il principio base è questo: è mai possibile che questo Consiglio e le nostre Commissioni devono essere svuotate dal quel potere che hanno di legiferare e di confrontarsi, di decidere insieme? Poi si decida a colpi di maggioranza e si decida a colpi di opposizione, si faccia quello che c'è da fare e chi deve fare faccia, ma è mai possibile che manca questo confronto cari colleghi? Ma stiamo scherzando? Stiamo parlando di uno degli ospedali più importanti della città di Torino, e qualcuno prima si è scandalizzato quando ho ripetuto il famoso motto.
Non sono indottrinato come qualcuno di voi, ma andate a leggervi un libro di Rodotà, il quale ad un certo punto (mi pare a pagina 77) dice: "Arrivavano dal sud accatastati su dei vagoni come le scimmie, pronti a produrre ricchezza e benessere per tutti secondo il motto...", e la collega Motta si è scandalizzata. C'è scritto, quindi non ci scandalizziamo, perch non ho detto niente di eclatante; era un modo come un altro per far capire che siamo passati da un tipo di società ad un'altra o stiamo ripetendo gli stessi errori che abbiamo fatto prima, ma non stiamo facendo niente.
Ma ritorniamo alla sanità.
Assessore, non ce l'ho con lei o con il lavoro che sta svolgendo pazientemente, perché capisco che il ruolo che ricopre non è certo facile.
I problemi esistono dappertutto e non è facile "avere la medicina pronta".
Ma è mai possibile che un ospedale come il San Giovanni antica sede, con reparti così importanti dal punto di vista dell'eccellenza piemontese vengano spostati senza un dibattito e un confronto politico all'interno di questa istituzione? Questo è ciò che chiedo.
Mi auguro che lei, Assessore, sospenda immediatamente questa delibera e trasmetta un po' di serenità, perché all'interno di questi ospedali in questo momento c'è allarmismo.
Tutti cercano di dare il massimo nella sanità piemontese (anche se la mela marcia c'è dappertutto, ci mancherebbe), per cui non ce l'ho col sistema sanitario, sebbene andrebbe rivisto (come sempre, c'è chi lavora troppo e chi non fa niente).
Però dal punto di vista politico una scelta così importante che ricade sulla Città della Salute e, quindi, sui famosi 750 posti letto di Grugliasco (mi auguro che non farete mai una scelta così scellerata) meriterebbe una discussione. Se l'obiettivo è comunque quello, ditelo subito, perché bisogna avere anche il coraggio di dire certe cose, anche se sono impopolari. C'è un progetto strategico per svuotare la città di Torino di quell'eccellenza che fino ad oggi è stata il punto di riferimento per tutti gli ammalati torinesi? Secondo i sondaggi de Il Sole 24 Ore, il numero dei cittadini che si rivolgono al Pronto Soccorso o alle ASL che non si ritiene soddisfatto è aumentato in percentuale; è aumentato il numero in percentuale di persone che si rivolgono solo alle ASL ed é aumentato il numero di persone che si rivolge solo al Pronto Soccorso. Per cui abbiamo dei dati allarmanti. Vogliamo peggiorarli ulteriormente, attuando una politica all'acqua di rosa, quasi da Ponzio Pilato, nel dire: "Faccia lei Direttore, visto che è pagato per tagliare le teste"? Perché un conto è tagliare le teste improduttive, altro conto è tagliare i posti letto, che sono uno degli elementi cardine del servizio e del diritto alla sanità dei cittadini piemontesi.
Se nel suo Piano Socio Sanitario "umanizzare" è il termine che più abbiamo udito, mi sembra che questa circostanza sia stata una mancanza di rispetto nei confronti di tutti quei malati, indipendentemente da ciò che hanno detto le persone che sono venute qui l'altro giorno. C'è chi dice la verità, chi strumentalizza; sta di fatto, però, che la realtà è che gli ammalati che prima avevano come punto di riferimento quell'ospedale e quei reparti, oggi sono disorientati, con gravi ripercussioni fisiche e psicologiche.
Di questo, noi siamo responsabili: per cui, se possiamo fare qualcosa facciamolo, non sto chiedendo niente di più.



PRESIDENTE

Con l'intervento del Consigliere Chieppa, si completa l'illustrazione dei tre ordini del giorno.
La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente.
Sarò davvero breve, perché l'ordine del giorno da noi presentato sulla vicenda del San Giovanni Antica Sede è molto stringato.
Noi chiediamo che il processo in atto venga sospeso e che si possa aprire una discussione che coinvolga anche la Commissione sanità, così come abbiamo richiesto da tempo anche formalmente, per discutere, comprendere e approfondire anche in merito alla riorganizzazione della rete oncologica nazionale. È un presidio oncologico importante per la nostra Regione, oltre che per la nostra città e per l'area metropolitana.
È assolutamente importante riuscire a discutere degli esiti di un processo di riconversione di quella struttura avendo ben chiaro quello che è il quadro complessivo, a partire dalla rete oncologica regionale (Candiolo e altre operazioni che ci sono sul piano regionale).
Credo che il Consiglio regionale o la Commissione sanità - così come da tempo avevamo chiesto - possano "perdere" una riunione di Commissione per entrare nel merito.
Considerata anche l'ora, mi pare inutile entrare adesso nel merito della questione. Ricordo solo, a beneficio di tutti i Consiglieri, che anche in una questione del genere sarebbe importante evitare le strumentalizzazioni di parte. Mi riferisco al Gruppo di Alleanza Nazionale (li cito per nome e cognome): è trapelato esternamente che questa mattina si sarebbe votato il loro ordine del giorno. Vorrei chiarire che si è votato su una richiesta di inversione di punti all'o.d.g. Era stata avanzata, cioè, la richiesta di votare subito la loro proposta di ordine del giorno, in apertura di Consiglio.
Lo preciso perché poi vengono detto cose che non hanno alcun senso.
Ne stiamo discutendo adesso, perché questa mattina stavamo trattando un provvedimento importantissimo di esenzione dell'IRPEF regionale fino a 15.000 euro per i lavoratori della nostra Regione.
Evitiamo, quindi, di dire castronerie al di fuori di quest'Aula e di ingannare i nostri interlocutori. Lo dico affinché ci sia chiarezza per tutti e si possa procedere.
Il nostro ordine del giorno semplicemente chiede la sospensione di quella delibera e l'avvio di una discussione.
In realtà i problemi ci sono. Ci sono continue assemblee molto partecipate da parte dei lavoratori; abbiamo assistito ad una manifestazione pubblica. Il Tribunale dei malati chiede di fermare la delibera e di discuterne.
Ci pare doveroso, quindi, per il Governo regionale e per il Consiglio fermare questo processo, sospendere la delibera e aprire un'approfondita discussione. Non credo che questo possa essere letto come una volontà di conflitto o di contrasto con la Giunta o con chicchessia. Si tratta di un problema specifico che chiediamo di poter affrontare in maniera approfondita e coi tempi dovuti, a partire dalla Commissione sanità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente.
Comprendo le posizioni del personale medico e paramedico dell'ospedale San Giovanni Battista Antica Sede e le loro perplessità rispetto al trasferimento dei reparti di degenza, perché di questo si tratta, cioè della Medicina e Chirurgia, presso la sede centrale.
Lavoro anch'io in un piccolo ospedale e ne conosco i vantaggi: un rapporto più diretto con i pazienti e un'affettività maggiore; piccole abitudini, come il gusto di stare sempre con le stesse persone, che quando si va d'accordo è un vantaggio, altre volte diventa un handicap. Pertanto capisco che il personale medico e paramedico di questo ospedale manifesti e si organizzi in assemblee, esprima tutto il suo disappunto rispetto a questa ipotesi contenuta nel Piano di riordino che la Direzione generale delle Molinette ha presentato.
Recentemente mi sono recato in questo ospedale, poiché è stato operato un mio parente per un tumore del pancreas. Non ci andavo da tempo: anni fa mia madre era stata operata lì e non ricordavo più come fosse fatto quell'ospedale. Dispone di una Chirurgia che mi sembra sia rimasta un po' indietro nel tempo; mancano i servizi nelle camere, che forse sarebbe stato necessario ammodernare se fosse prevalsa l'ipotesi di continuare mantenere questo reparto di degenza.
È un ospedale non monospecialistico. Il dibattito sugli ospedali monospecialistici in Italia è abbastanza vivo. Il Maria Adelaide l'ospedale in cui lavoro - è monospecialistico, ma questo non lo è. Questo è un ospedale che si occupa di tutti i tumori, quindi non lo si pu considerare un ospedale monospecialistico. Quando ci si occupa di tutti i casi di una patologia, in genere, occorre, una garanzia maggiore, un grande ospedale, anche se la qualità e la professionalità dell'ospedale di cui stiamo parlando, finora, hanno garantito un buon servizio ai pazienti; per quanto mi è dato di ricordare non ci sono mai stati né incidenti, n problemi di rilievo.
L'ipotesi della quale discutiamo non è di oggi, sono anni che si discute dell'eventualità di accorpare all'interno della struttura centrale i reparti di degenza e quelli chirurgici.
Ricordo che su 36 mila pazienti ammalati di tumore, nel 2006, 9 mila circa sono stati curati alle Molinette, di questi "solo", tra virgolette 1.500 al San Giovanni Antica Sede; 750 sono davvero i casi oncologici sui 1.500 casi trattati, perché una parte di questi è di chirurgia generale tutti i chirurghi che si occupano di chirurgia oncologica, naturalmente sanno anche operare le varici e le ernie inquinali, quindi si occupano anche di questo tipo di attività.
Non c'è lista di attesa oggi - mi rivolgo al Consigliere Scanderebech che se lo ricorderà - quando abbiamo discusso delle liste d'attesa abbiamo sottolineato il fatto che per i malati di tumore la lista d'attesa non esiste. Ricordo interventi svolti dai Consiglieri Ghiglia e Vignale che dicevano: "Almeno in questo non ci devono essere liste di attesa". Non ci sono liste di attesa, almeno in questo sono d'accordo con loro rispetto ai malati oncologici.
Quindi, sarebbero trasferiti soltanto 750 interventi di pazienti oncologici, che sarebbero realizzati alle Molinette.
Conosco la competenza, la serietà e - se posso dirlo, lo dico, anche per i precedenti delle Molinette - la grande onestà di Galanzino e Davini onestà che non è sempre stata una caratteristica peculiare delle direzioni di quell'ospedale - che non si sognerebbero mai di trasferire un reparto di degenza o un reparto chirurgico - lo dico ancora al Consigliere Scanderebech - in assenza di posti letto in grado di accogliere i pazienti che vengono trasferiti - c'è scritto con chiarezza nel Piano di riordino e della garanzia per i medici e chirurghi di poter continuare a svolgere la propria attività.
Quindi, non si tratta di chiusura del San Giovanni Antica Sede.
Chi ha letto - non ho dubbi in riferimento ai Consiglieri regionali il Piano di riordino ha potuto constatare quanto viene detto: mantenimento e potenziamento dell'attività diurna dell'Antica Sede; day hospital e ambulatori dedicati ai pazienti oncologici del complesso ospedaliero, ivi compresa l'attività di radiodiagnostica e di radioterapia; trasferimento dei centri di screening mammario delle Molinette di Via San Francesco da Paola all'interno dell'Antica Sede; confluenza di tutta l'attività cittadina di screening del colon retto presso le sale di endoscopia dell'Antica Sede, con la collaborazione degli specialisti degli altri ospedali cittadini; riorganizzazione delle attività di diagnostica anatomopalotogica degli screening; creazione di un'unità senologica alla quale collaborano tutti gli specialisti del complesso ospedaliero, con suddivisione delle attività; day surgery a bassa complessità presso l'Antica Sede; attività diurna e radiodiagnostica, radioterapia, day hospital, day surgery oncologici e chirurgici presso entrambe le sedi gruppi interdisciplinari di cure presso entrambe le sedi.
Quindi, non si tratta di chiudere questa antica e gloriosa struttura si tratta di darle, all'interno - su questo ha ragione il Consigliere Chieppa - del sistema oncologico piemontese, un ruolo e una funzione diversi.
Noi ci fidiamo del lavoro che il Direttore generale e il Direttore sanitario stanno svolgendo. Per quanto a nostra conoscenza, anche se la Commissione non è stata interessata, gli incontri con le Organizzazioni sindacali, i medici e il personale infermieristico sono stati tanti; ci risulta - l'Assessore me lo diceva anche oggi - che anche l'Assessorato ha incontrato più volte tutti gli attori di questo percorso, che può essere condiviso o meno, ma ci sembra abbia seguito un iter democratico; poi, è chiaro che la responsabilità della scelta spetta, naturalmente, a chi governa.
Svolgo ancora una considerazione non solo rispetto all'ordine del giorno presentato dall'opposizione, ma anche rispetto a quello presentato da una parte della maggioranza. Pensiamo che non ci siano le condizioni poi sarà il Vicepresidente del Gruppo, nella dichiarazione di voto, a dire quello che pensiamo di questi ordini del giorno.
Mi rivolgo all'amico Chieppa: essere forza di lotta e di governo non sempre può essere accettato dalla maggioranza. Fare parte di una maggioranza vuol dire assumersi responsabilità di governo; vuol dire, a volte, condividere scelte difficili; vuole dire, quando è necessario assumersi anche qualche responsabilità e andare meno incontro al consenso delle persone che legittimamente ritengono che, in qualche modo, quel provvedimento li possa riguardare e possa anche non essere condiviso.
Questo significa far parte di una maggioranza, per evitare che tutti alla fine, si decida che essere forza di lotta e di governo, in qualche modo, possa anche essere comodo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, non per iniziare con una polemica, ma voglio puntualizzare rispetto ad un'accusa grave lanciata dal Consigliere Chieppa poco fa nei confronti del Gruppo di Alleanza Nazionale, che ha parlato di castronerie.
Beh, in effetti, provenendo dal Consigliere Chieppa, che è uno che se ne intende di castronerie, potremmo dire che ha qualche motivo di ragione potrebbe essere credibile quando parla di castronerie, è uno che della materia se ne intende, la pratica spesso. Però, non voglio metterla sul piano della polemica. Oggi, insieme al collega Vignale, ho partecipato ad un'assemblea di lavoratori e nessuno di noi ha detto che è stato votato contro un ordine del giorno di Alleanza Nazionale che riguardava il futuro dello SGAS. Noi abbiamo detto che era stato votato contro l'inversione dell'ordine del giorno.
Perché colleghi abbiamo chiesto l'inversione dell'ordine del giorno? Per evitare quello che, probabilmente, si verificherà tra poco in quest'aula, per evitare la mancanza del numero legale, perché oggi i furbetti della sinistra o qualche furbetto, magari, come ha appena fatto la Presidente Bresso, sgattaiolerà via dall'aula, mancherà il numero legale non si voteranno gli ordini del giorno...



(Commenti del Consigliere Muliere)



GHIGLIA Agostino

Sono contento delle rassicurazioni del Consigliere Muliere: si votano gli ordini del giorno.
Noi volevamo semplicemente evitare che qualcuno avesse precedenti impegni, come la Presidente Bresso, che è il capo dell'Amministrazione quindi, il suo voto...



(Commenti del Consigliere Muliere)



GHIGLIA Agostino

Consigliere Muliere, lasciami terminare, so che sei nervoso perché la Presidente Bresso è appena andata via, però, fammi finire.
Vedete, colleghi, tutte le cose che voi scrivete e che noi scriviamo hanno un valore molto relativo, c'è un solo responsabile politico di questa Amministrazione, si chiama Mercedes Bresso, che quando vuole fa una cosa e quando non vuole non la fa.
Quindi, il fatto che lei non ci sia a votare è pesante rispetto ad un ordine del giorno del genere, è chiaro? Vuol dire che le indicazioni nostre o vostre avranno un valore estremamente relativo. Proprio per evitare questo noi questa mattina volevamo votare gli ordini del giorno.
Faccio anche rilevare, peraltro, che, casualmente, sicuramente in maniera del tutto casuale, il primo ordine del giorno che chiede la sospensione di questo provvedimento e una discussione con le parti interessate rispetto al futuro dello SGAS è un ordine del giorno del Gruppo di Alleanza Nazionale con primo firmatario il Consigliere Vignale, gli altri sono venuti dopo.
Lo dico senza polemica, però è un dato storico, c'è chi le cose le fa perché sente di farle, c'è chi le fa perché dice:"Caspita, qualche altro le ha fatte, è meglio che le faccia anch'io, altrimenti potrei averne un riscontro negativo in futuro".
Però, guardate, colleghi, entrando brevissimamente nel merito, è singolare che questa decisione autoritaria e non concertata della Presidente Bresso e dell'Assessore Artesio avvenga, iniziando dallo SGAS in modo così estemporaneo, durante le vacanze di Natale, quasi per tenere basso il tono e per fare il classico blitz. Oggi c'è una richiesta di incontro firmata da tutti i sindacati indistintamente, dai sindacati di sinistra, da quelli di centro, a quelli più vicini all'area del centrodestra, che chiedono un incontro urgente per il futuro dello SGAS. Lo stesso collega Chieppa, peraltro poi non ha più insistito, aveva chiesto nei mesi passati un incontro; poi questi incontri non si sono mai fatti, e oggi l'Assessore Artesio decide.
Ma dov'è finita, cari colleghi della sinistra, la concertazione? Ci avete, per anni, "menato il can per l'aia", parlando di concertazione, del fatto che tutto deve essere condiviso, che tutto deve partire dal basso che bisogna sentire la base, che bisogna sentire i lavoratori, che bisogna sentire gli interessati, che bisogna sentire chi ci lavora, ecc. ecc. Oggi voi fate una cosa senza sentire nessuno; anzi, li avete sentiti, ma avete fatto finta di non sentire, approvate ed è finita la discussione. Anzi, con un atto di puro autoritarismo, l'Assessore Artesio dice: "Ragazzi, dal 7 la festa è finita: io ho deciso". Questa non mi sembra che sia una possibile accezione del termine concertazione.
Qui ci sono stati tanti sindacalisti, anche di professione, quelli che se non sbaglio - fino a qualche anno fa, facevano le barricate contro presunte ristrutturazioni, proprio dello SGAS, raccoglievano le firme (e raccoglievano le preferenze). Oggi, stranamente, sono silenti e non hanno nulla dire sul fatto che questo metodo sia stato così autoritario? Non dicono nulla sul fatto che il metodo sia autoritario, e la cosa un pochino ci stupisce. Aggiungo, giusto per chiarezza: noi diciamo - prima - che voteremo persino (e ci costa un po', il collega Vignale è molto più moderato di me, ma credo che costi un po' anche a lui) l'ordine del giorno del Consigliere Chieppa, pur di arrivare a sospendere questo trasferimento! Sembra la cattiveria dell'autoritarismo: visto che dovete cambiare posti letto, cominciate da chi ritenete abbia una forza di pressione minore. È chiaro che non andate a toglierli dove c'è una forza forte perché questo vi metterebbe in qualche difficoltà politica. E allora iniziate dal piccolo, con la vostra "politichina" del carciofo, senza peraltro avere il coraggio di dire dove taglierete gli altri 641 posti letto, perché siete riusciti nel miracolo di fare approvare un Piano Socio Sanitario senza dire dove andrete a fare la ristrutturazione.
Noi voteremo quindi l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chieppa, oltre a votare il nostro. Probabilmente il collega Chieppa non farà il contrario, perché lui è comunista e non riesce ad avere una sufficiente apertura mentale. Però faccio ancora rilevare un fatto: ci sono sei Consiglieri di maggioranza.
Potrebbe persino - una volta, nella vita, capita anche a lui - avere ragione il Consigliere Chieppa dicendo che le cose che scriviamo noi non hanno valore. In effetti, hanno poco valore, perché noi siamo un povero modesto partito di opposizione con cinque Consiglieri; le nostre sono pure petizioni di intenti e di principio. Quello che scrive la maggioranza invece, è fondamentale.
Allora, faccio notare, colleghi, che su questo ordine del giorno quello del Consigliere Chieppa - ci sono le firme di sei Consiglieri regionali della maggioranza. Siete 33, meno sei fa 27. Scusate, siete 39 meno sei fa 33. Visto che le cose che scrive la maggioranza sono impegnative e importanti, e visto che i partiti della maggioranza all'interno della maggioranza possono contare davvero, colleghi, non facciamo due parti in commedia. Se vi bocciano l'ordine del giorno, da domani, che fate? Lo chiedo, altrimenti diventa un po' facile fare la mossa, fare "ammuina" (come si diceva nella marina borbonica), facendo finta di tenere una parte, facendo finta di portare avanti una causa, con la certezza che poi la si fa bocciare dagli altri e quindi si cerca di tenere i piedi in due scarpe: da una parte faccio la lotta e dall'altra mi adeguo, perché "gli altri mi hanno votato contro".
No, non è così. Il giorno dopo, cosa fate? Cosa fate se l'Assessore Artesio non sospende il provvedimento, non fa le consultazioni e non apre un tavolo di confronto con tutti i sindacati che hanno richiesto l'incontro? Dovete essere consequenziali, non basta farsi votare l'ordine del giorno! Fare "marchette", per farsele bocciare e dire "io però la marchetta l'ho fatta, sono gli altri che sono cattivi" è troppo facile! Lo può fare un Gruppo di opposizione, ma non lo possono fare gli autorevolissimi Gruppi di maggioranza, a meno che non siano autorevolissimi; a meno che - come al solito - la "sparino" grossa per poi far finta di combattere e infine arrendersi di fronte al destino cinico e barbaro.
Quando si è in maggioranza, colleghi, il destino non esiste. Esistono dei voti, delle mani, delle teste, delle coscienze che votano, che si esprimono, che si espongono e che però sono anche conseguenti rispetto agli atti che si propongono, Altrimenti diventa pura ipocrisia; anzi, diventa un modo per lavorare per il re di Prussia, facendo finta di portare avanti una battaglia, con la consapevolezza, con la certezza e - vorrei dire - con l'intento doloso di perderla, soltanto per fare della propaganda.
Quindi, visto che noi voteremo a favore dell'ordine del giorno di Chieppa, chiediamo anche un successivo atto di coerenza: dimostrateci che il giorno dopo le vostre perorazioni avranno un effetto reale sulla politica sanitaria di questa Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente. Non occuperò tutto il tempo, anche perché altri colleghi hanno già detto, secondo me, l'essenziale da questo punto di vista.
Innanzitutto, vorrei ricordare che quella di cui parliamo oggi e di cui si parla negli ordini del giorno - sempre per stare ai fatti, come ci richiamava anche il Consigliere Ghiglia - è una vicenda che sicuramente non nasce ieri, e non nasce neanche nelle scorse settimane (poi verrò anche al percorso della mancata consultazione, ma a me non risulta che sia così). Si tratta comunque di una vicenda che ha investito - almeno, così mi consta il dottor Galanzino fin da quando fu nominato Commissario. Il dottor Galanzino, nominato Commissario, aveva tra le sue missioni - e ne aveva molte - quella di riportare all'interno della struttura tutta una serie di attività (Clinica Cellini, San Vito e quant'altro); doveva quindi occuparsi anche di questo tipo di riorganizzazione.
È un percorso che, come si vede - e se non è così, chiedo di essere smentito - è iniziato non ieri, non qualche settimana fa, ma più di un anno fa e ha coinvolto non solo il Direttore, dottor Galanzino, ma anche l'Assessorato, nella sua continuità, fino ad arrivare anche all'attività dell'Assessore Artesio che - ma potrà dirlo benissimo lei - ha avuto modo di incontrare (a proposito di concertazione) più e più volte tutti i soggetti interessati.
Ricordo, tra l'altro, che già nell'estate 2006, con le forze sindacali si arrivò ad un primo parere; quindi, il percorso di ascolto, che è sempre utile, è stato sviluppato. Certo, nessuno può rimanere insensibile soprattutto di fronte ai malati (c'ero anch'io l'altro giorno quando si è fatto l'incontro con i malati che fanno riferimento al San Giovanni Antica Sede). Questo, però, non significa arrivare fino al punto di sfiorare la strumentalizzazione dei medesimi malati, perché penso che vi si sia arrivati abbastanza vicino. Quindi, si tratta di un processo di riorganizzazione, e io dico un processo di riorganizzazione persino piccola, persino minimale.
Ricordo che stiamo parlando di qualcosa come l'1,5% dei ricoveri, in termini di DRG di qualcosa come il 10%, quindi non si tratta di nessuna chiusura di una struttura e di nessun allarme da questo punto di vista, ma semmai è la riconferma che in quella struttura ci saranno delle attività importanti - radioterapia, ambulatori e quant'altro - e la riorganizzazione di una parte di essa presso una struttura che ricordo essere, ad oggi, il migliore ospedale che il Piemonte possa vantare. Quindi non è la deportazione di malati verso un destino ignoto, ma una riorganizzazione ripeto - di dimensioni modeste verso un ospedale che è il migliore ospedale che oggi il Piemonte può vantare.
Quindi, una riorganizzazione, innanzitutto, per far fronte a problemi organizzativi - scusate il bisticcio di parole - presenti presso il San Giovanni. Ritengo, tra l'altro, che dovremo fare i conti con processi organizzativi di rilevanza maggiore, se vorremo ottenere un effetto riformatore sulle strutture che abbiamo di fronte, altrimenti non capisco perché si parla di Piano Sanitario, di capacità complessiva di riorganizzare di ripensare tutte le nostre strutture.
Però, colleghi, tutti gli indici che, in qualche modo, devono essere tenuti in conto e che sono stati tenuti in conto, ci hanno parlato e ci parlano esattamente della necessità di poter fare questa operazione.
Ne cito uno tra gli altri ad esempio: quanto viene utilizzata la rianimazione. Patologie analoghe e analogo reparto alle Molinette: utilizzo della rianimazione al 20%, San Giovanni Antica Sede 60%. Ci sono dei problemi da questo punto di vista? Sì. Chi ha pensato alla riorganizzazione, l'ha pensata esattamente anche per questo tipo di problemi. E l'ha pensata adesso, collega Ghiglia, in queste vacanze di Natale, non perché sono matti o perché hanno un istinto da aguzzini, ma semplicemente perché, in questa fase, in quell'ospedale si fanno interventi di un certo tipo, anche di tipo programmato, cioè adesso è possibile farli non dando disagio e, quindi, non evocando quasi la deportazione di questi pazienti, che anzi andranno ad essere ricoverati in una struttura che non solo sta all'onor del mondo, ma che primeggia in Piemonte.
Si è detto della capacità di lavoro del San Giovanni Antica Sede questo è chiaro ed è sotto gli occhi di tutti, in modo particolare, come si è detto, per la capacità di sviluppare le politiche dell'umanizzazione quindi per la capacità di affrontare il tema della patologia e della malattia e dei suoi aspetti anche umani.
Credo che lì si siano raggiunti dei grandi risultati, che si tratti di una sorta di perla e di gioiello cui bisogna guardare. Se dobbiamo guardare a questo, che è uno degli aspetti più importanti di quella sede, credo che dobbiamo guardare cercando di costruire una mimesi di quel modello, ma dobbiamo capire come replicare esattamente quel modello altrove. Questo sì occorre fare.
Per quanto riguarda il personale - si ne è parlato, anche in questo caso, con toni molto allarmati - si tratta sostanzialmente di qualcosa come 80 persone che si potranno spostare sulla logica e sul criterio della volontarietà, sempre nella stessa azienda e sempre nella stessa città muovendosi sostanzialmente su una distanza che non va sicuramente oltre i due chilometri.
Questa è la situazione così drammatica cui ci troviamo di fronte. Come si vede, qui c'è una sinistra non reticente, che dice quello che pensa, che dice che, a volte, affrontare un pezzo di riforma può essere costoso, anche in termini di consenso.
Penso che sia possibile convincere le persone, ma non semplicemente rabbonendole o dando loro una pacca sulle spalle; penso che sia possibile convincerle con i fatti.
Penso che molto sia stato fatto e penso che molto si potrà fare in futuro. Penso che l'ascolto ci sia sempre stato.
Quello che deve essere chiaro è che quest'Assessorato e questa maggioranza hanno avuto e avranno il coraggio e la fermezza di andare avanti su delle posizioni, non tanto per testardaggine o perché qualcuno si è incaponito, ma semplicemente perché c'è un progetto, un processo che lo accompagna e la possibilità di verificarlo nei fatti. Credo che nelle prossime settimane questo sarà il compito che dovremo affrontare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Faccio un brevissimo intervento solo per rispondere al collega Ghiglia che ci chiedeva cosa faremo un minuto dopo il voto. Semplicemente faremo come sempre: staremo al fianco della nostra Giunta, del nostro Presidente e del nostro Assessore, perché riteniamo che si possa dissentire, che sia un diritto poter essere in disaccordo rispetto ad alcune scelte, ma nel complesso continuare a perseguire quegli obiettivi che ci siamo dati con un programma di governo utile a questa Regione, che sta portando a casa tanti e buoni risultati per le piemontesi e per i piemontesi.
Si tratta di un programma di governo che sulla sanità ha dato, per la prima volta dopo tanti anni, un segnale di ripresa di un'attività, di un'attenzione e di una capacità di programmazione che era stata dimenticata o cancellata per scelta politica dalle precedenti amministrazioni, che ha costruito un Piano Sanitario che ha coinvolto non solo gli operatori della sanità, ma tutti gli Enti locali con consultazioni larghissime.
Ha permesso a migliaia di persone di intervenire in modo pubblico attraverso la lettura della bozza del Piano Sanitario e l'interazione attraverso lo strumento della rete informatica, che ha costruito meccanismi di consultazione sul Piano Sanitario che hanno coinvolto migliaia di operatori della sanità.
Ha permesso un dibattito in Aula e prima in Commissione di misura amplissima, che mai c'era stato prima e che è riuscito ad approfondire nel dettaglio tutti i temi della sanità. Soprattutto, crediamo nella capacità di un Assessore che sta dimostrando grande capacità politica e grande conoscenza tecnica della materia, cosa non di poco conto. E, soprattutto un grande livello di umanità e disponibilità di ascolto che noi apprezziamo.
Su questo tema, non abbiamo trovato un punto di accordo totale. Ci sono delle ombre che riteniamo non completamente messe in luce e per questa ragione abbiamo presentato questo ordine del giorno, ma il nostro non è un ordine del giorno contro la Giunta né tanto meno contro l'Assessore n tanto meno contro la nostra maggioranza.
È un ordine del giorno per porre all'attenzione di questo Consiglio un tema che riteniamo molto delicato, perché riguarda l'utilizzo delle nostre strutture pubbliche e dei nostri ospedali, e soprattutto del garantire elementi di efficienza e di eccellenza che riteniamo debbano essere valorizzati.
Riteniamo che ovviamente l'Amministrazione e l'Assessore non vogliano ridurre un livello di valorizzazione di questa struttura, ma pensiamo che ci voleva ancora un po' di tempo ed ancora un po' di disponibilità, di dialogo e di confronto prima di procedere al trasferimento.
Quello che ancora una volta voglio ripetere è che noi non stiamo agendo né contro la maggioranza né contro la Giunta né tanto meno contro l'Assessore. Lo ripeto, perché magari da parte di orecchie un po' disabituate ad ascoltare interventi che siano coerenti e leali nei confronti delle persone con cui si lavora quotidianamente, c'è un po' di reticenza a prendere atto di queste mie parole.
Quindi lo ripeto, perché anche da un punto di vista umano voglio bene a questo Assessore, per cui ritengo che la nostra azione non debba essere letta in nessun modo come un'azione contro il suo operato.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

È già stato detto tutto, però ci sono due cose che secondo me varrebbe la pena di ribadire, perché forse non sono state, almeno per la parte di interventi che ho ascoltato, messe in evidenza e che pongo in termini personali, ma che personali non sono.
La prima è che normalmente, pur essendo un amante delle manifestazioni e delle rivendicazioni, non ho mai sopportato le manifestazioni dove davanti ci stanno i bambini, perché ritengo che, anche quando non vi è strumentalizzazione, si tratti di separare sempre gli aspetti che attengono al nostro fare politica, di occuparsi di politica e di sindacato, da quello che invece attiene il rispetto di certe prerogative caratteristiche di certe fasce di età.
Meno che meno credo che con i malati, per quanto riguarda i nostri ospedali, si debbano ricercare forme di solidarietà e di comunanza, ma che si devono sempre mantenere separate le prerogative degli uni e degli altri.
Questa è un aspetto che, sinceramente, non mi è piaciuto dell'audizione della scorsa settimana. L'ho ritenuta brutta e pesante, perché non si stava parlando - e qui passo al secondo punto - per quello che ho potuto capire essendomi informato, come tanti che non erano dentro la vicenda hanno fatto, tanto più che non stavamo parlando della chiusura di un servizio, ma di un trasferimento di pochi chilometri nell'ambito di una razionalizzazione di questo servizio. A maggior ragione, per essere proprio certo di quello che mi si prospettava, ho voluto andare a chiedere ai servizi tecnici quale fosse il livello di adeguatezza e di fruibilità della struttura che si sta abbandonando, ricevendone direttamente e indirettamente conferme su quanto mi era già stato detto.
Posto che in politica tutto si può fare, salvo smentite, ed è giusto che nel gioco delle parti ognuno cavalchi i temi che ritiene più corretti e li tratti come crede, siamo proprio sicuri che questo tema presenti quel livello di gravità e di drammaticità che abbiamo dipinto qui dentro, ma anche fuori? Ammetto che nutro dei dubbi in tal senso. Laicamente ho dei dubbi perché mi sembra di capire che non si tagliano servizi, non si taglia occupazione, non si taglia qualità né tempestività (poi sentiremo le risposte dell'Assessore, ma così mi sembra di aver capito). Anzi, questa riorganizzazione può permettere di potenziare e di implementare una serie di prestazioni ambulatoriali legate all'oncologia adesso un po' sparse o sparpagliate in giro.
Ci sono precise assunzioni di responsabilità nel presentare tale questione. Soprattutto, non ho ancora capito se sia stata o meno discussa con i crismi e con i canoni usuali e tipici delle trattative o delle vertenze sindacali, ma certamente non stiamo parlando di questioni che sono "piombate sulla testa" dei soggetti interessati dall'oggi al domani, senza alcuna informazione o consultazione precedente.
Sono abituato a pensare - lo farei anche se fosse il centrodestra - che al centro dei servizi ci siano gli utenti (o clienti, chiamateli come volete), ovvero che al centro della sanità e della salute ci stia, ahimè chi in quel momento ha bisogno di quei servizi (non stiamo parlando di prevenzione). Semmai, fatto salvo il rispetto dei diritti di tutti, è la struttura che deve adeguarsi alle esigenze del malato e a quelle che vengono interpretate, in una certa fase, come le modalità migliori per gestire un servizio, e non viceversa.
Pertanto, se ho questo tipo di garanzie, così come ho ottenuto adesso tanto mi basta. Perché mi permettono di controllare e di intervenire molto duramente qualora gli standard oggi presenti non siano adeguatamente rispettati in futuro.
È per questo che mi spiace davvero di dovermi pronunciare su ordini del giorno dei quali riconosco assolutamente la legittimità e la fondatezza dal punto di vista politico, ma che non appartengono alla cultura e alle informazioni che personalmente ho desunto.
Sarei stato ben lieto, magari, di votarne uno che impegnasse la Giunta a monitorare affinché i livelli qualitativi di tempestività, qualità prontezza d'intervento, professionalità, venissero effettivamente mantenuti, cosa che non dubito che possa essere fatto anche senza un ordine del giorno.
Come dicevo, mi spiace perché stiamo parlando di salute, che, insieme alla casa e al lavoro, sono temi sui quali mi piacerebbe che mostrassimo tutti un po' più di attenzione e adottassimo tutti la delicatezza che forse meritano.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Prima di intervenire, vorrei sentire, se fosse possibile, il parere della Giunta sui tre ordini del giorno.
Successivamente, interverrò per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

L'Assessore Artesio, in effetti, aveva chiesto di poter intervenire.
Abbiamo unificato la discussione sui tre ordini del giorno, quindi, pu intervenire liberamente.
La parola all'Assessore Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
Il trasferimento delle degenze dal San Giovanni Antica Sede alle Molinette era contenuto nella proposta del Piano di riqualificazione 2006 2007 assunto con atto deliberativo da parte dell'Assessore Valpreda successivamente alla presentazione da parte della Direzione Generale.
Quindi l'aspetto di assunzione di responsabilità politica, ancorch precedente, lamentato come atteggiamento di delega nei confronti dei vertici aziendali, in realtà non esiste in termini di omissione, perché la delibera di Giunta regionale era stata assunta.
Tuttavia, la ripresa di questo obiettivo nel PRR 2008-2010 di cui si parla per le dimensioni concretamente operative, è stato da parte mia oggetto di approfondimento, perché ho voluto tecnicamente approfondire la questione e anche farmene convincere dal punto di vista dell'utilità e dell'opportunità. Personalmente, quindi, al di là del fatto che fosse una delibera di questa Giunta, ho svolto un'attività di conoscenza con incontri e con lettura della documentazione. Le molte occasioni venute a contesto o a contorno di questa fase, mi hanno convinta della fondatezza di quell'obiettivo e mi hanno spiacevolmente sorpresa della natura e della qualità di alcuni comportamenti, a cominciare dallo stile dell'incontro della settimana scorsa.
Ripercorro, esclusivamente per un tentativo di operazione di verità la mia verità, che può essere giudicata ovviamente del tutto parziale - la strada sin qui fatta.
Intanto, com'è stato ripetutamente detto, stiamo parlando del trasferimento dell'attività chirurgica ordinaria e dell'oncologia medica presso la sede delle Molinette. Spiace che il 90% dell'attività in campo oncologico svolto dal presidio San Giovanni antica sede - che è tutto confermato oltre che supportato e rafforzato con l'ampliamento dell'attività di screening, come veniva ricordato prima dai Consiglieri con la confluenza dell'attività di screening del colon-retto, con la previsione dell'unità senologica, con il trasferimento dello screening mammario dalle Molinette e da Via San Francesco da Paola - insieme al mantenimento del day surgery e del day hospital, siano considerate attività non così significative, rispetto al trattamento del paziente oncologico, da meritare, prima che la preoccupazione per il trasferimento dei posti letto di degenza, l'assenza di una parola sulla valorizzazione dell'attività diagnostica ambulatoriale che s'intende mantenere e qualificare nel San Giovanni antica sede. Quindi non di liquidazione di un presidio si parla ma di caratterizzazione storica di questo presidio e di valorizzazione di questa caratterizzazione storica per una parte del percorso terapeutico del paziente oncologico che non si riassume né si risolve nella degenza.
La seconda questione che è stata sollevata è che la degenza non possa essere quantitativamente e qualitativamente offerta presso il presidio Molinette. Come si può sostenere, da un lato, viste le dichiarazioni non solo scritte nel PRR, ma anche in una serie di relazioni successive concordate tra le parti relativamente alla non riduzione dei posti letto nel trasferimento (quindi nulla stiamo dicendo in ordine alla questione che atterrà questo Consiglio della rete metropolitana torinese), che qualitativamente non potrebbe essere assicurate la stessa assistenza? Non credo che sia possibile, da parte di organizzazioni che rappresentano egualmente i lavoratori dell'uno e dell'altro presidio, i pazienti dell'uno e dell'altro presidio, sostenere che in uno dei due poli la qualità dell'assistenza per questo tipo di pazienti sarà o sia oggi inferiore perché credo che smentirebbero esattamente la competenza professionale dei loro rappresentati e la funzione di tutela dei diritti dei loro rappresentati quando parliamo delle associazioni dei malati.
Certo, gli aspetti relativi all'umanizzazione, di cui il Presidio San Giovanni Antica Sede è stato antesignano, forse, sono più complessi da praticare in un modello organizzativo e in un sistema logistico più ampi e più dispersivi, ma non credo sia possibile, perché questo demoralizzerebbe molto anche gli sforzi fatti in termini di formazione, che personale di assistenza infermieristica o di dirigenza sanitaria, che sia in grado di svolgere professionalmente bene il proprio mestiere e accanto alla competenza professionale sappia aggregare la capacità di relazione disperda questi contenuti della propria funzione in un altro contesto ambientale. Anzi, credo, perché è già stato detto, ma è un investimento sul quale personalmente sono convinta, che tutte le pratiche e le esperienze di umanizzazione abbiano bisogno di essere replicate e di essere praticate per diventare possibili, in tutte le organizzazioni e in tutte le condizioni logistiche.
Questo per dire che suscitare timore rispetto alla caduta delle prestazioni, suscitare allarme presso condizioni umanamente fragili, quali quelle della malattia, al di là della valutazione etica che si può dare di questi comportamenti, non hanno ragione di essere; che sia, come tutti i processi di cambiamento, un percorso che ha bisogno di costruire conoscenza, aggregare alleanze, sopportare la fase della stabilizzazione rispetto alla nuova dimensione di lavoro è del tutto vero e fondato.
Allora veniamo alla seconda grande accusa, quella di non avere agito attraverso procedimenti di confronto e concertazione. Io ho qui i verbali di tutti gli incontri di relazione sindacale, li leggo solo perché restino agli atti: "15 ottobre, 31 ottobre, 5 novembre, 28 novembre, 30 novembre, 5 dicembre, 7 dicembre".
Questi sono i numeri di incontri realizzati con le parti sindacali, gli attori di cui si parlava prima; numero di incontri che hanno portato anche a definire con le RSU le indicazioni in ordine a come l'Azienda dovrà procedere rispetto al trasferimento della degenza per la parte riguardante il trattamento del personale, il mantenimento dell'area di provenienza, la mobilità volontaria, la possibilità di rientro al Presidio San Giovanni Antica Sede in ragione dell'ampliamento dell'attività ambulatoriale accordo questo definito.
Che, oggi, le organizzazioni sindacali chiedano di rivedere questo accordo, che, quindi, ritengano che gli aspetti definiti in ordine alla mobilità debbano essere rivisti e con ciò scrivano al Direttore generale può essere, apprendendolo oggi, materia di ulteriore incontro, ma a partire dal mantenimento dell'obiettivo, e il mantenimento dell'obiettivo è il trasferimento della degenza presso l'Ospedale Molinette nei tempi più utili per svolgere ragionevolmente questo trasferimento all'inizio delle vacanze natalizie, per le ragioni prima dette, con una scansione che non è da trasferimento ortodosso, ma è da organizzazione diluita nel tempo, volta a contenere il più possibile i disagi, tant'é che si è definito per ognuno dei reparti un referente sanitario e uno infermieristico chiamati a sovrintendere le modalità del trasferimento. Questo obiettivo va mantenuto e va confermato in ragione degli elementi di merito e di presentazione del progetto e ricerca della condivisione.
Concludo sull'aspetto della condivisione. È stato detto delle parti sociali, ho riferito del personale. Su questo progetto è stato acquisito il parere dell'università, il 30 ottobre si sono riunite tutte le organizzazioni di volontariato, il 17 dicembre ho riconvocato personalmente le organizzazioni di volontariato e l'Ordine dei medici. A questi due incontri che si sono risolti con un parere di condivisione restava ancora da obiettare la posizione del Tribunale dei diritti del malato, che abbiamo incontrato nuovamente il 21 dicembre.
Allora, credo che quando si parla di costruzione e di condivisione sia doveroso pretendere la trasparenza, l'ascolto, l'acquisizione delle osservazioni e credo che questi documenti - di ognuno c'è un verbale - lo testimonino.
Accade che il percorso partecipativo non produca l'ecumenismo e che ciascuno possa restare convinto della fondatezza delle proprie posizioni o mantenere un dubbio. A questo la parte politica e quella tecnica rispondono con la piena assunzione di responsabilità, compreso il dovere di essere controllati in ordine alla qualità del procedimento in atto e agli esiti conseguenti, sia rispetto a chi condivide, sia rispetto a chi si oppone, ma non credo che si possa accusare di mancato coinvolgimento quando si è prodotto un processo come questo.
Concludo dicendo che la cosa più spiacevole è, forse, che non tutti i flussi di comunicazione sono stati fluidi come dovrebbe essere un flusso fino ad arrivare all'operatore del Presidio di quel reparto in servizio in quella giornata o al paziente che andava a svolgere la propria attività di controllo presso gli spazi ambulatoriali o al paziente attualmente degente.
Credo che sul flusso di comunicazione possano esserci stati, e se ci sono stati sarà mio compito verificarli, errori organizzativi. Devo dire, per gli elementi in mio possesso, che escludo ci siano stati molti errori; temo ci sia stata molta disinformazione organizzata e di questo credo sia anche mio dovere fare verifiche.
Quindi, dal punto di vista del parere richiesto dalla Giunta, il parere della Giunta è contrario sugli ordini del giorno, mantenendo l'indicazione del PRR con la tempistica definita per il trasferimento e, fino a oggi pomeriggio, concertata con le Organizzazioni Sindacali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Segretaria Spinosa, che interviene in qualità di Consigliera, per dichiarazione di voto.



SPINOSA Mariacristina

Premettendo che sono una delle firmatarie dell'ordine del giorno di cui si sta anche dibattendo e premettendo che nessuno mi ha carpito la firma vorrei precisare che non ero assolutamente al corrente di tutta una serie di informazioni che mi sono state date dall'Assessore, tra cui una serie di riunioni alle quali io non ho partecipato e nessuno mi ha informato sulle questioni.
Quindi, il 19 dicembre ho firmato di mia volontà l'ordine del giorno però intendo ritirare la firma in quanto non ero assolutamente al corrente di tutta una serie di altri passi; pertanto ritengo di essere coerente in questa maniera. Grazie.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Soprattutto prego il pubblico di astenersi da commenti e valutazioni sugli interventi dei Consiglieri. Grazie.
Prendiamo atto della dichiarazione espressa a verbale della Consigliera Spinosa, quindi la firma in calce all'ordine del giorno n. 884 s' intende revocata.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Lepri per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente. È evidente che, alla luce delle dichiarazioni dell'Assessore, se mai avevamo ancora qualche dubbio, il Gruppo del Partito Democratico le esprime la totale fiducia su questa decisione così delicata.
L'Assessore ha detto di andare avanti e noi siamo al suo fianco d'altronde, sarebbe difficile fare diversamente. Anzitutto, perché si tratta di una ristrutturazione all'interno di una stessa Azienda sanitaria ospedaliera, quindi di una misura di razionalizzazione decisa all'interno di un piano di riordino largamente condivisa - lo abbiamo sentito dallo stesso Assessore - e si tratta della prima, almeno per quanto posso vedere io, vera, seppur molto limitata, azione di riorganizzazione della rete ospedaliera piemontese.
Noi abbiamo dichiarato - e lo abbiamo scritto nel nostro Piano Socio Sanitario - che occorre rimettere mano, razionalizzando senza razionare la rete ospedaliera piemontese, perché questa può liberare quelle risorse che ci consentono di fare quegli investimenti nel territorio e nella prevenzione, che abbiamo messo al centro della nostra proposta e del nostro impegno politico.
E allora non possiamo, in questa sede, esimerci dall'evidenziare l'incoerenza, in modo particolare, dell'ordine del giorno che ha come prima firma quella del Consigliere Chieppa, laddove impegna la Giunta regionale a richiedere al Direttore generale dell'ASO Molinette di sospendere, quasi che l'Assessore non fosse informato, convinto, partecipe della decisione che è stata assunta dalla Giunta attraverso la proposta del Direttore dell'Azienda sanitaria ospedaliera. Vedo il Presidente dell'Aula pro tempore e credo che sarebbe stato più corretto e più coerente scrivere che si voleva impegnare la Giunta - non il Direttore generale - a sospendere il suddetto trasferimento.
Assessore, noi abbiamo apprezzato, ancora una volta, la sua precisione e la sua serietà, ma non possiamo in questa sede non evidenziare come una parte della nostra maggioranza avanzi dei dubbi, naturalmente circoscritti a tale questione, che peraltro non è così marginale, non solo - sottolineo nel merito, ma anche - lo voglio sottolineare - nel metodo. Tant'è che l'oggetto dell'ordine del giorno è esattamente centrato sull'esigenza di ripartire con un metodo di confronto che si dichiara non essere stato essenzialmente all'altezza.
Lei ci ha rassicurato ulteriormente con le sue precisazioni, semmai ripeto - avessimo avuto dubbi anche sul metodo che è stato seguito, e quindi non posso, in conclusione, che richiedere e sollecitare ai colleghi della sinistra, che fanno parte della nostra maggioranza, un maggior senso di responsabilità su questioni delicate come queste, perché davvero la capacità riformista della coalizione si misura anche dalla capacità di assumere responsabilmente decisioni difficili e impopolari come può essere quella di cui stiamo discutendo.
In conclusione, annuncio il voto contrario a tutti e tre gli ordini del giorno da parte del Partito Democratico e, naturalmente, ci aspettiamo dopo le precisazioni dell'Assessore, che ci sia un coerente comportamento da parte di tutta la maggioranza.



CHIEPPA VINCENZO



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Lepri.
La parola al Consigliere Vignale per dichiarazione di voto.



VIGNALE Gian Luca

Innanzitutto, è bene chiarire che l'Assessore non ci ha convinto, né ci poteva convincere, perché conoscevamo quella che è stata la situazione, e abbiamo anche avuto modo di confrontarci con i lavoratori che, ancora oggi con la quasi totalità delle sigle sindacali, chiedono un percorso differente rispetto a quello indicato dall'Assessore.
Pertanto, c'è sicuramente stato qualche problema di comunicazione. Non so se vi sia stata qualche disinformazione organizzata; se anche vi è stata, mi domando quali possono essere le potestà dell'Assessore nell'intervenire.
Ci troviamo di fronte ad una situazione assolutamente singolare: due anni e mezzo fa, ancorché non vi fosse un atto che prevedesse la chiusura del San Giovanni Antica Sede - anzi, come già ricordato prima, la precedente Giunta ha investito risorse economiche su quella struttura potenziandola e migliorandola - la sinistra, con alcuni esponenti che oggi materialmente siedono all'interno di questo Consiglio, e altri che hanno seduto all'interno di questo Consiglio, o nella quasi totalità dei partiti che oggi compongono il centrosinistra, hanno dato vita a una grande battaglia per la difesa dei reparti di degenza ospedaliera.
Ricordo all'Assessore: lei in quel momento faceva altro, ma il suo partito era impegnato in quella battaglia per la tutela dei reparti di degenza ospedaliera all'interno della sede del San Giovanni vecchio.
Si può cambiare sempre idea, nella vita, dopo che si sono presi voti e preferenze su una battaglia fatta, così come si possono presentare degli ordini del giorno inutili. Noi abbiamo molta più stima della collega Spinosa, che ritira la firma, rispetto ad un ordine del giorno assolutamente insignificante, perché una persona può essere in minoranza all'interno della maggioranza, ma c'è modo e modo di esercitare la minoranza.
Il collega Chieppa è primo firmatario dell'ordine del giorno, ma il collega Robotti, Presidente del Gruppo dei Comunisti Italiani, ricorda tre volte che c'è assoluta assonanza con l'Assessore, che l'Assessore è bravo e gli vogliamo anche bene, che non c'è difformità nei confronti della maggioranza. Per rispetto nei confronti di voi stessi e dei pazienti dei laboratori che vorreste tutelare con l'ordine del giorno, ritiratelo! Non basta solo che la collega Spinosa ritiri la propria firma: ritiratelo proprio, perché è una presa in giro! Non si può dire "va benissimo quanto sta accadendo, ma noi intanto facciamo la 'marchetta', perché ci siamo un po' spesi in campagna elettorale con queste persone, e allora forse è meglio che continuiamo a far presente che siamo loro vicini, poi ne facciano quello che credono però almeno noi abbiamo un ordine del giorno con una firma, un nome e un cognome, perché così possiamo dire che è tutta colpa della Presidente tutta colpa dell'Assessore, tutta colpa della maggioranza"! Noi, che siamo persone responsabili - e l'abbiamo dimostrato oggi votando un provvedimento della Giunta di qualche mezz'ora fa - crediamo che l'opposizione e la maggioranza debbano assumersi ruoli di responsabilità.
Noi crediamo che sia un importante ruolo di responsabilità tutelare, come ha fatto in precedenza la Giunta Ghigo, il processo di umanizzazione della sanità piemontese, che, Assessore, non sarà trasferibile. Se lei pensa che sia possibile trasferire l'umanizzazione presente nei piccoli e medi ospedali nei grandi centri, la invito ad andare più spesso alle Molinette più spesso al Regina Margherita, più spesso al CTO, perché non è possibile non per incapacità del personale, ma per numero di visite e di prestazioni che si devono fare, per scarsità di personale presente. E anche su questo vedremo quanto sarà in grado di dare risposte la Giunta con le future o le parzialmente avvenute assunzioni.
Detto ciò, come dicevamo, noi siamo persone responsabili. Crediamo che questo sia un errore, che sia un errore che viene compiuto, prima di tutto nei confronti degli utenti e anche nei confronti dei lavoratori. Crediamo che sia un modo di pensare la sanità con il bilancino del ragioniere, da un punto di vista economico e non da un punto del potenziamento delle strutture sanitarie, perché la continuità in oncologia, cioè avere la possibilità di avere l'intervento ambulatoriale come quello di degenza, è un obiettivo da ricercare con decisione, anzi da indicare laddove non esiste. Questo verrà interrotto, perché avremo una parte che farà il ruolo di day surgery, ne avremo un'altra che farà degenza, quindi interrompendo quelle che sono due delle continuità assistenziali che spesso, soprattutto in oncologia, servono.
Pertanto, votiamo con assoluta convinzione il nostro ordine del giorno quello presentato dal collega Scanderebech e se rimane, per onestà intellettuale nostra, quello anche dei colleghi del centrosinistra, perch dice esattamente le stesse cose che ha detto e ha scritto prima Alleanza Nazionale. Se però rimane, secondo noi, è una presa in giro nei confronti di utenti e di lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallaro per dichiarazione di voto.



CAVALLARO Sergio

Grazie, Presidente.
Intervengo per ribadire la mia personale posizione, che è a favore dell'ordine del giorno da me sottoscritto.
Non ho che da dire parole di apprezzamento per quella che è stata la relazione dell'Assessore, con la quale concordo pienamente. Per certi aspetti, devo dire che non ero assolutamente a conoscenza di certe situazioni, come delle numerose riunioni che ha avuto con i rappresentanti sindacali e con i rappresentanti dei lavoratori e dei pazienti.
Sono completamente d'accordo che intanto la qualità e la professionalità degli operatori del San Giovanni Antica Sede non viene per niente toccata. Sono completamente d'accordo sul fatto che due chilometri o 500 metri di trasferimento non sia un grosso problema, come sono completamente d'accordo che il piano di riorganizzazione del San Giovanni Antica Sede è molto ricco di innovazione e, soprattutto, è sicuramente molto vario ed articolato.
Cionondimeno, quello che mi ha colpito è stata la manifestazione della settimana scorsa, dove ho visto tante persone che non erano assolutamente contente dell'operazione che si stava facendo.
Ed è anche per questo che ho sentito la necessità di richiedere eventualmente un altro passaggio a livello istituzionale, perché mi sono chiesto se, effettivamente, a monte di tutte queste nuove possibilità professionali c'è un alto tasso di insoddisfazione da parte di alcuni pazienti e da parte di alcuni operatori della zona. Un motivo ci deve essere.
Mi chiedevo se non era il caso di andare ulteriormente a verificare dal punto di vista istituzionale, non avendo la possibilità di verificarlo personalmente, con un'ispezione al San Giovanni Antica Sede; mi chiedevo quindi se non fosse il caso di fare un ennesimo passaggio di democrazia partecipata.
Ed è con questo spirito che avevano presentato l'ordine del giorno.
Un'altra considerazione che mi viene da fare è che la qualità del San Giovanni Antica Sede è universalmente riconosciuta e la fiducia da parte dei pazienti non si conquista o si crea con dei trasferimenti, ma si conquista giorno per giorno con la propria attività.
Quindi, anche il fatto di spostare drammaticamente e repentinamente un certo tipo di attività può creare disorientamento tra i pazienti e il venir meno della fiducia, che è essenziale per l'esercizio di una professione quale quella medica.
Pertanto, ribadisco la volontà di partecipare al voto in maniera positiva per quello che riguarda l'ordine del giorno da me presentato chiedendo alla Giunta se non sia il caso di rifare un passaggio istituzionale e, visto che lo stesso Assessore ha detto che ci sono stati dei deficit di comunicazione o di informazione, se non sia il caso che noi del Consiglio regionale possiamo avere lo stesso tipo di informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Oggi ho assistito ancora una volta all'ennesima sceneggiatura di un film, dove naturalmente noi Consiglieri regionali non siamo né attori n partecipanti all'anteprima, ma solo spettatori.
E questo mi dispiace, perché se è vero che forse più di qualsiasi altro eletto, il Consigliere regionale - quello eletto sul territorio, quello che ha preso la preferenza - rappresenta la volontà popolare, dopo tutto quello che ho ascoltato mi chiedo cosa stiamo ancora a fare qui oggi e qual è il nostro potere, dal momento che noi non sapevamo niente.
Non so se lei abbia ragione o torto, non so se il collega Boeti abbia ragione o torto, perché entrambi avete fatto una relazione eccezionale e convincente io non conosco la realtà. Sono un Consigliere regionale che con dedizione al lavoro, come tutti gli altri qui presenti, è andato sul territorio, ha parlato con la gente, ha discusso e ha portato le loro istanze in questo Consiglio regionale. Abbiamo parlato con quelle persone che sono venute l'altro giorno. Io le ho rincorse fino al bar per ascoltare, per capire e per sapere.
Altro che informazioni, altro che disinformazione, altro che democrazia partecipata! Questa è una democrazia mancata, questa è una dittatura vera e propria! Collega Boeti, lei che è stato sindaco per nove-dieci anni, noi non stiamo strumentalizzando nessuno; siamo strumentalizzati perché non conosciamo la realtà, non sappiamo chi ha ragione in questo momento. Per noi il nostro dovere l'abbiamo fatto, ci siamo fatti portavoce di quel poco che siamo usciti ad ascoltare. Quando il collega Vignale insieme al collega Ghiglia ha presentato l'ordine del giorno, mi sono sentito in dovere di prepararne uno io, perché da parecchi giorni stavo dietro a questi problemi.
Mi chiedo da che parte stia la verità, non capisco da che parte stia l'ipocrisia e l'incoerenza e da che parte stia la verità! Quindi, oggi penso di avere fatto qualcosa di importante perché ho ascoltato una parte delle persone che si lamentano. Lei mi ha presentato una sequenza di documenti che, come minimo, per rispetto di quest'Aula e di coloro che sono stati eletti.
Ho rispetto della sua persona e del suo lavoro, però noi siamo degli eletti. In base allo Statuto, dobbiamo svolgere un'azione di controllo ed essere portatori delle problematiche del territorio. Questo oggi non possiamo farlo, quindi siamo stati depauperati del nostro potere di Consiglieri regionali.
Quindi, ritorniamo alla sostanza: da che parte sta la verità? Quando lei elencava tutti quei passaggi di quelle riunioni, si poteva anche convocare una riunione dei Capigruppo. Poteva anche permettersi di perdere dieci minuti per quei poveri disgraziati di Capigruppo che si incontrano due-tre volte alla settimana per parlare di problemi che riguardano tutti ma penso che questi problemi ci interessino più di tutti, perché stiamo parlando della sanità e del malato, quindi siamo tutti coinvolti in questo tema così importante.
Oggi, cari colleghi, c'è stato un vulnus alla democrazia. Mi ha fatto molto piacere sentire il collega Cavallaro che ha parlato di democrazia partecipata. Altro che democrazia partecipata! È esattamente il contrario.
Parlate di concertazione, che giustamente avete svolto con tutti quegli atti insieme alle parti sociali, ma noi di chi siamo rappresentativi? Chi dobbiamo rappresentare noi? Allora hanno ragione i cittadini quando dicono che non siamo capaci a fare niente, quanto dicono che non siamo capaci a portare le loro istanze in questo Consiglio regionale, perché se oggi avessi avuto i documenti che ha lei, avessi avuto un'informazione superiore e migliore dal punto di vista qualitativo, oltre che del contenuto, forse avrei articolato meglio l'ordine del giorno, per andare sempre nella direzione di migliorare i servizi sanitari. Questo oggi non ci è stato permesso, e mi dispiace.
Presidente, sono solidale con lei nella presentazione del suo ordine del giorno, perché ha fatto il suo dovere di Consigliere regionale. E, come tale, sono solidale con lei, anche se appartiene ad un altra forza politica. L'obiettivo è quello di cercare di fare sempre gli interessi dei cittadini e, soprattutto, di offrire un servizio migliore.
Naturalmente voterò per tutti e tre gli ordini del giorno e ringrazio coloro che per primi hanno sollecitato questo problema così importante. Al contrario, mi auguro che da domani, in Commissione, come prevedeva l'accordo raggiunto quando abbiamo votato il Piano Socio Sanitario, si cominci a parlare della riorganizzazione ospedaliera di Torino e Provincia perché diversamente non saprei che cosa stiamo a fare qui, se dobbiamo venire solo a prenderci il gettone senza interessarci dei problemi della gente. In quel caso, avrebbero ragione i cittadini o i grilli parlanti quando manifestano una disaffezione nei confronti della politica in generale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Anch'io sono uno dei firmatari dell'ordine del giorno incriminati.
Spesso ci si chiede cos'è la politica e, talvolta, vorrei che non fosse parlare per schieramenti, ma libertà di poter esprimere le preoccupazioni i pensieri e le idee, come diceva anche l'Assessore, di ciascuno di noi.
Vorrei sottolineare che questo ordine del giorno non è, a mio modo di vedere, un atto di sfiducia dei confronti dell'Assessore. È semplicemente un provvedimento che sottolinea alcuni problemi che proverò ad esporre.
Ho ascoltato la relazione dell'Assessore e proprio per il principio che ricordavo prima, quello di esprimere le mie idee, vorrei sottolineare alcuni punti.
L'Assessore sa che dovremo affrontare un periodo difficile di riorganizzazione della rete ospedaliera. Direi di più: dovremo affrontare un periodo difficile di riorganizzazione di tutta la sanità. Queste sono parole su cui torneremo.
Se affronteremo solo la questione della chiusura dei posti letto senza risolvere il problema - non c'entra nello specifico ma ci ritorno, perch ci tengo ad un particolare - di creare alla base un filtro delle richiesti di prestazioni ospedaliere, se non realizzeremo a posteriori una rete di assistenza che prolunghi il sostegno del malato, inevitabilmente aumenteremo la spesa della sanità a favore della privatizzazione. Questo è un dato di fatto incontestabile. Questa sarà la vera sfida dell'Assessorato.
In questo senso, nell'ordine del giorno si chiede un'ulteriore riflessione, perché spostare i letti di un ospedale non è come spostare dei posti di lavoro. Qualsiasi posto di lavoro che si sposta crea dei problemi.
Io ho la fortuna (o sfortuna) di conoscere tanti medici che lavorano in ospedale e uno dei grandi problemi degli ospedali piemontesi è di avere una disseminazione di letti nei vari reparti per cui i medici che seguono una certa specializzazione, diciamo così, si trovano a dover svolgere funzioni in più reparti. E questo crea, comunque, un grosso disagio per gli operatori. In questo contesto, inserire altri letti - ho visto il Piano di trasferimento, dove i letti sono trasferiti in diversi reparti - può creare ulteriori problemi. Magari la mia visione personale sarà sbagliata, poich l'Assessore sostiene che la cosa non avrà ripercussioni, ma in un momento di festività (ferie o periodi di turni) temo che possa creare dei disagi.
Il motivo che muoveva l'ordine del giorno andava essenzialmente in questa direzione.
Ho fatto un'unica piccolissima verifica presso il DEA delle Molinette vi chiedete che cosa c'entra il DEA, immagino - il cui Direttore era piuttosto preoccupato per il trasferimento, perché a suo avviso era necessario un ulteriore approfondimento sulla riorganizzazione dei letti.
In simili circostanze, spesso le singole posizioni vengono interpretate come "arroccamenti" sui posti di lavoro o come la non volontà di collaborare ad una riorganizzazione complessiva. Sarebbe auspicabile invece, un ragionamento di laico confronto sulle posizioni e sui pensieri ricordando esattamente quanto diceva l'Assessore, ovvero che la politica non dovrebbe essere una mera presa di posizione, per cui in base agli schieramenti si deve essere, prioritariamente, a favore o contro una determinata situazione.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere per dichiarazione di voto.



CHIEPPA Vincenzo

Grazie, Presidente.
Devo confessare che ho vissuto con grandissimo imbarazzo la discussione di oggi su questo tema, per diversi motivi.
Il primo - non li cito in ordine di importanza - è dovuto al tentativo di strumentalizzazione - legittima, ma pur sempre di strumentalizzazione si tratta - da parte del centrodestra. Perché stiamo parlando di un argomento specifico, dove emerge un nostro dissenso.
Parlo di centrodestra, ma faccio un "abbuono" ai quattro Consiglieri di centrodestra presenti, anzi tre, affinché resti anche a verbale, visto che non ci sono le immagini, che sono quattro i Consiglieri di minoranza presenti al dibattito sul San Giovanni Antica Sede; che sia chiaro, così non ci ascriviamo questioni che non esistono.
SCANDEREBECH Deodato (fuori microfono) Bastano questi!



CHIEPPA Vincenzo

Consigliere Scanderebech, legittimamente il centrodestra o chi presenta gli ordini del giorno non può caricare su tutta l'Aula quello che purtroppo è un risultato che, stando alle dichiarazioni di voto, è scontato sui documenti all'o.d.g.
Ovviamente, qualcuno lo ha detto prima: non ho mai votato e non comincerò a farlo oggi - di questo ne faccio motivo di orgoglio - ordini del giorno provenienti dal centrodestra; neanche sotto coercizione fisica mi si obbligherà a fare una cosa di questo genere, perché lo ritengo davvero strumentale.
Ho ascoltato anche gli invertenti del centrodestra, e ritengo che siano entrati poco o pochissimo nel merito della questione; hanno utilizzato gran parte del loro tempo, invece, per attaccare i cinque firmatari di maggioranza di un ordine del giorno che chiede la sospensione della deliberazione e di quel percorso ormai avviato e il proseguimento di una discussione anche in sede di Commissione consiliare sanità.
Una cosa, però, voglio chiarirla: il motivo del mio imbarazzo è dovuto anche questa drammatizzazione che qualcuno ha cercato di diffondere dall'interno della coalizione; credo che non ve ne sia assolutamente né il motivo né la necessità.
Tale drammatizzazione non può essere certo imputata ai firmatari dell'ordine del giorno, poiché è ormai giacente da un paio di mesi in Commissione sanità una richiesta di audizione dei soggetti che sono coinvolti in questo percorso.
Lo dico affinché non ci siano fraintendimenti anche per il futuro: il nostro comportamento è stato istituzionalmente ineccepibile. Abbiamo chiesto, attraverso i canali che hanno i Consiglieri regionali, di poter avviare una discussione, attraverso le consultazioni, in IV Commissione e poter lì discutere e approfondire con il tempo necessario, evitando quanto verificatosi in Aula, perché qui la discussione è comunque falsata dagli schieramenti e dai posizionamenti politici.
Ricordo che Alleanza Nazionale ha speso il proprio tempo per dire che l'ordine del giorno di quei cinque Consiglieri fa schifo, che si sarebbe potuto utilizzare meglio...



(Commenti in Aula)



CHIEPPA Vincenzo

Beh, gran parte del tempo lo avete utilizzato per quello, dicendo che è inutile. La discussione in Commissione, invece, ha un valore altro, non essendo discussione pubblica si entra nel merito, si sarebbe potuto discutere, come dire, avremmo potuto approfondire meglio anche gli ultimi passaggi che l'Assessore ha compiuto poche ore fa, per capirci, ha citato il 21-22 dicembre. C'è stato un lavoro in progress, ma se - lo dico perch non ci siano equivoci - parte del centrodestra - anzi, quei pochi presenti due o tre, gli altri sono tutti a festeggiare e, quindi, del San Giovanni Antica Sede sono pochissimo interessati, è un dato visivo...



(Scampanellìo del Presidente)



CHIEPPA Vincenzo

Concludo, Presidente.
Come dicevo, se parte del centrodestra pensa di utilizzare quella proposta di ordine del giorno che chiede esclusivamente di fermare quel processo e di proseguire una discussione per scardinare, incrinare e rompere, da un lato, l'unità della coalizione di Governo e, dall'altra, un rapporto che noi abbiamo con il Governo regionale, che sosteniamo, abbiamo contribuito alla vittoria anche alle ultime..



(Scampanellìo del Presidente)



CHIEPPA Vincenzo

Facendo così sbaglia di grosso e, in più, compie un altro errore, oltre che politico, anche nel merito, perché, così facendo, indebolisce quello che strumentalmente dice di voler fare, cioè la battaglia per quel presidio sanitario.
Detto questo, noi, coerentemente, voteremo la nostra proposta di ordine del giorno, che ci pare la più seria e quella che tenta di riaprire una discussione su questo argomento.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Chieppa.



CHIEPPA Vincenzo

Chiudo: la fiducia politica verso la Giunta e verso l'Assessore regionale alla sanità si basa su ben altri presupposti.
Grazie.



PRESIDENTE

Procediamo con la votazione degli ordini del giorno.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 878 a prima firma del Consigliere Vignale.
Annulliamo la votazione, chiedo scusa. Nonostante avessimo già disposto l'appello nominale (come richiesto dal Gruppo di Alleanza Nazionale), si è verificato un errore tecnico.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 878, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che con delibera dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Battista in data 13 dicembre 2007 si è disposto il repentino trasferimento di tutti i reparti ospedalieri del San Giovanni Antica Sede a partire dal 27 dicembre 2007 il San Giovanni Antica Sede rappresenta, come testimoniano i risultati raggiunti, un'eccellenza medica apprezzata dalla popolazione grazie alle equipe di medici, infermieri e tecnici all'interno presenti che non è possibile trasferire, tanto per questioni di tempi, quanto per possibilità di mantenere unite le equipe alle Molinette considerato che come più volte riportato dai media, l'Ospedale delle Molinette pare non essere in grado di ospitare nuovi posti letto, ma soprattutto i pazienti e gli operatori che facevano capo al San Giovanni Vecchio Antica Sede che è assolutamente improprio prevedere uno spostamento così improvviso con sole due settimane di anticipo e che la direzione sta provvedendo a decine di trasferimenti del personale senza aver concordato nulla con le Organizzazioni Sindacali che tale spostamento appare più come la volontà di tagliare posti letto che di trasferirli alle Molinette e che, comunque, non vi sarebbero i tempi appropriati per riorganizzare il lavoro svolto al San Giovanni Antica sede rammentato infine che in più occasioni il centrosinistra anche con esponenti oggi presenti in Consiglio regionale o nella Giunta della Regione Piemonte aveva espresso la propria contrarietà per il trasferimento dei reparti ospedalieri alle Molinette che il Piano sociosanitario prevede una revisione della rete ospedaliera torinese all'interno della quale si potrà discutere del futuro del San Giovanni vecchio Antica sede impegna la Presidente della Giunta e l'Assessore alla Sanità a richiedere al Direttore Generale dell'ASO San Giovanni Battista: la revoca della delibera di trasferimento dei reparti ospedalieri alle Molinette a partire dal 27 dicembre 2007 a concertare con le forze politiche e sociali il futuro del San Giovanni Antica Sede anche in virtù della revisione della Rete ospedaliera prevista nel Piano sociosanitario appena approvato".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato Sì 5 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 883, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che con una delibera dell'Azienda ospedaliera San Giovanni Battista in data 14 novembre 2007 sono state definite le linee per il trasferimento dal San Giovanni Antica Sede alle Molinette dei letti e dei pazienti di Oncologia medica, Rianimazione e Gastroenterologia entro il prossimo 7 gennaio verranno dunque trasferiti 55 posti letto e 5 posti di rianimazione l'Ospedale più antico di Torino, primo centro italiano per la cura dei tumori, verrà ristrutturano e l'anno prossimo verrà accorpato alla struttura di Corso Bramante.
il Direttore generale delle Molinette Giuseppe Galanzino ha dichiarato a mezzo stampa: "A causa dei limiti strutturali e tecnologici, oggi il presidio di via Cavour non è in grado di offrire ai pazienti la gamma di prestazioni e competenze specialistiche di cui dispongono invece i malati delle Molinette. Capita che i ricoverati allo Sgas, se hanno qualche complicanza, debbano essere trasferiti d'urgenza alle Molinette per essere assistiti adeguatamente" il San Giovanni Antica Sede rappresenta, con gli oltre 2.000 ricoveri all'anno e i risultati raggiunti, una vera e propria eccellenza medica nella carenza di spazi alle Molinette e con il cronico sovraffollamento dei reparti, anche a seguito del rientro dei 20 posti letto del San Vito, del prospettato ingresso dell'Unità Operativa Oculistica dall'Oftalmico e dalla creazione di un Reparto di Malattie Infettive è d'obbligo chiedersi come la struttura Molinette possa reggere l'impatto di circa 10.000 pazienti oncologici l'anno, dalla fase diagnostica al follow up, senza allungare ulteriormente i tempi d'attesa esistenti a Torino per la patologia oncologica considerato che l'Ospedale Molinette verrà sottoposto dunque ad un notevole sforzo per far fronte all'inserimento dei nuovi degenti con una conseguente riduzione dell'attività di supporto alla quale consegue una scarsa centralità del malato e una non adeguata assistenza ad oggi non esiste un documento ufficiale nel quale viene precisata l'entità e le modalità della riconversione dello Sgas.
impegna la Presidente della Giunta regionale e l'Assessore alla Sanità a verificare che lo spostamento dei letti e dei pazienti dello Sgas non sia il preludio dell'eventuale chiusura e dismissione del presidio ospedaliero più antico di Torino ad attivarsi affinché venga stilato un documento ufficiale per delineare le modalità della riconversione della struttura ospedaliera e affinché vengano mantenuti allo Sgas l'Oncologia e la Terapia Antalgica con i relativi posti letto e la rianimazione ad attivarsi affinché la Chirurgia Senologica venga fatta rientrare allo Sgas a concertare con le forse politiche e sociali il futuro dello Sgas in virtù della revisione della Rete ospedaliera prevista nel PSS a verificare se quanto dichiarato dal Direttore generale Galanzino corrisponde a verità".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato Sì 4 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 884, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale in relazione al progetto di trasferimento delle attività medico-chirurgiche di carattere oncologico del San Giovanni - antica sede presso le attuali Molinette considerato il grado di agitazione sia degli operatori che degli utenti considerato altresì l'attuale definizione della rete oncologica regionale la necessità di salvaguardare il riconosciuto patrimonio di professionalità ed esperienza a livello internazionale dell'ospedale in oggetto impegna la Giunta regionale a richiedere al direttore generale dell'Azienda ospedaliera Molinette di sospendere il suddetto trasferimento e ad avviare audizioni presso le commissioni regionali competenti".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 34 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato Sì 7 Consiglieri hanno votato NO 23 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Comunico che l'interrogazione n. 1974 "Chiusura del San Giovanni antica sede" presentata dai Consiglieri Rossi, Dutto, Novero e Scanderebech è assorbita dalla votazione degli atti d'indirizzo testé votati.
Colleghi, la seduta consiliare di do-mani è sconvocata. Il prossimo Consiglio si terrà martedì 8 gennaio e la prossima Conferenza dei Capigruppo avrà luogo mercoledì 9 gennaio alle ore 14.30; sono previste attività di Consiglio lunedì 7 gennaio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.31)



< torna indietro