Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.279 del 20/12/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 15.01 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.32)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta è aperta.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare "A. Manzoni" di Alessandria


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli allievi della scuola elementare "A. Manzoni" di Alessandria in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Cavallaro, Chieppa Giovine, Laus, Moriconi, Rutallo e Valloggia.


Argomento: Bilanci preventivi

Iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 319 inerente a "Bilancio annuale di previsione del Consiglio regionale per l'anno 2008. Determinazione del fabbisogno finanziario del Consiglio regionale per lo stesso periodo, ai sensi degli articolo 42 e 43 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7"


PRESIDENTE

Visto che è stato licenziato dalla Commissione competente nello stesso pomeriggio di oggi, chiedo sia iscritta all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 319 "Bilancio annuale di previsione del Consiglio regionale per l'anno 2008. Determinazione del fabbisogno finanziario del Consiglio regionale per lo stesso periodo, ai sensi degli articolo 42 e 43 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7".
Se non vi sono indicazioni in senso contrario, la consideriamo iscritta.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta da parte del Consigliere Robotti di una comunicazione della Giunta regionale relativamente alla situazione dello stabilimento "Bertone" di Torino


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne fa ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Solo una veloce informazione, per avere una comunicazione da parte del Vicepresidente Peveraro, e, nel caso, anche da parte dell'Assessore Migliasso.
Nella giornata di oggi i lavoratori della Bertone hanno occupato lo stabilimento di Corso Allamano.
Le notizie che si hanno sono di un'interruzione delle trattative, da parte del dott. Rossignolo, per l'acquisizione dell'azienda stessa e quindi dell'impossibilità, da parte di questi lavoratori, di avere un piano industriale che permetta loro di rientrare in produzione.
Noi sappiamo quanto sia difficile e complicato affrontare questa tematica senza delle certezze di tipo industriale e occupazionale.
Soprattutto, sappiamo quanto sia drammatico per queste famiglie affrontare queste festività senza la certezza di un interessamento o di un coinvolgimento del nostro Ente che, verosimilmente, è l'unico che può fare pressioni affinché la trattativa possa essere riaperta e il dott.
Rossignolo possa procedere con una proposta di acquisizione dello stabilimento Bertone.
Chiedevo, dunque, se fosse possibile una rapidissima comunicazione a tal riguardo da parte del Vicepresidente o dell'Assessore al lavoro.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente. Intervengo sempre sull'ordine dei lavori.
Posto che è l'ultima seduta consiliare prima della pausa natalizia, mi aspettavo una risposta in merito all'ordine del giorno approvato da questo Consiglio regionale - con l'obbligatorio adempimento della Giunta relativamente alla sanità e alla revoca della delibera dell'agosto 2006 sul blocco delle procedure per il rilascio degli accreditamenti.
Peraltro, posto che quel giorno il Presidente si era impegnato ad inviare una lettera di messa in mora della Giunta regionale, chiederei, se possibile, una copia della sua lettera di sollecito.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Il collega Pichetto Fratin ha ragione, nel senso che era stato oggetto di un nostro sollecito alla Giunta regionale, ma per quanto mi consta, non è pervenuta risposta.
L'Assessore al momento non è in Aula, comunque confidiamo che il Vicepresidente, che, come sempre, è solerte e attento, possa fornire qualche ragguaglio nel corso della seduta odierna o di domani. Vi ricordo infatti, che il Consiglio regionale è convocato anche domani, dalle ore 10 in poi, senza soluzioni di continuità.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale in merito alla situazione dello stabilimento Bertone di Torino


PRESIDENTE

Il Consigliere Robotti ha chiesto una breve comunicazione della Giunta regionale sulla vicenda Bertone.
Il Vicepresidente Peveraro o l'Assessore Migliasso intendono rilasciare una breve comunicazione in tal senso? La parola al Vicepresidente Peveraro; ne ha facoltà.



PEVERARO Paolo, Vicepresidente della Giunta regionale

Com'è noto, la questione è piuttosto complessa ed è tuttora in evoluzione. Ovviamente, ci auguriamo che sia un'evoluzione positiva.
Nella giornata di ieri, alle ore 16, il dottor Rossignolo ha effettivamente comunicato, in forma scritta, che non era più interessato a proseguire nella fase di trattativa e di approfondimento relativamente alla questione Bertone, non avendo ravvisato, da parte degli azionisti della controparte, un'unanimità di intenti e di intendimenti.
Alla luce di questo e avendo già convocato, l'Amministrazione regionale, una riunione per le ore 18, in quella sede abbiamo ovviamente fatto le legittime pressioni sui componenti della famiglia Bertone affinch comunque comunicassero, in tempi utili rispetto a quella che era l'originaria scadenza delle ore 20 di ieri, quell'unanimità di intenti che era attesa dal dottor Rossignolo.
Ciò è avvenuto prima delle ore 20. Si sono poi susseguiti una serie di contatti che sono proseguiti ancora stamani. Dalle ore 15 - a quanto ci risulta - sono in riunione i consulenti del dottor Rossignolo e il dottor Rossignolo stesso. Comunque è attesa, prima delle ore 17, una risposta in merito all'accettazione o meno di questa disponibilità manifestata ora in forma ufficiale da tutti gli azionisti della Bertone.
Ovviamente, ci siamo dichiarati disponibili, fra le ore 15 e le ore 17 ad intervenire direttamente ove fosse necessario un intervento diretto da parte dell'Amministrazione regionale per dirimere questioni che, al momento, non sono note, ma che potrebbero ovviamente intervenire.
La situazione è obiettivamente delicata, anche perché alle ore 17 abbiamo riconvocato un tavolo. L'auspicio nostro è che a quel tavolo possa partecipare anche il dottor Rossignolo, che è stato invitato direttamente dalla collega Migliasso, nonché dal sottoscritto attraverso il consulente legale che segue tutta l'operazione. Questi sono minuti determinanti per capire se può andare avanti quella soluzione, che, come il Consigliere Robotti ha sottolineato, fornisce una prospettiva per quest'impresa.
Se il dottor Rossignolo dovesse invece confermare il suo intendimento di abbandonare la trattativa, certamente dalle ore 17 i temi che si porrebbero sarebbero diversi rispetto a quelli di una prospettiva di sviluppo, di investimento e di buona occupazione da parte della Bertone stessa. Si porrebbe il problema di come affrontare la scadenza del 31 dicembre, che è una scadenza finale in termini di cassa integrazione per gli oltre 1.300 dipendenti della Bertone.
Ovviamente, noi abbiamo confermato la nostra disponibilità e l'attenzione in tal senso, pur nella delicatezza dei rapporti che riguardano due soggetti privati, che sono gli azionisti della Bertone e quello che noi auspichiamo possa essere l'azionista futuro. Al momento, non ci resta che aspettare - come auspico - una nostra convocazione, per vedere se sarà possibile attuare anche altri interventi da parte dell'Amministrazione regionale, oltre a quelli degli ammortizzatori sociali che, ovviamente, sono già stati non dico concordati, perché non sono stati ancora formalizzati, ma certo assicurati direttamente anche dal Ministero delle Attività Produttive.
Da questo punto di vista, quindi, c'è il nostro pieno coinvolgimento e impegno. Peraltro, abbiamo anche comunicato poco fa alle organizzazioni sindacali che eravamo in questa fase. Loro ci hanno informato che avevano simbolicamente occupato lo stabilimento.
In realtà, questi sono momenti cruciali.


Argomento: Bilanci preventivi

Esame proposta di deliberazione n. 319 inerente a "Bilancio annuale di previsione del Consiglio regionale per l'anno 2008. Determinazione del fabbisogno finanziario del Consiglio regionale per lo stesso periodo, ai sensi degli articoli 42 e 43 della legge regionale 11 aprile 2001, n. 7"


PRESIDENTE

Consiglieri, visto che abbiamo iscritto all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 319, se non ci sono obiezioni in senso contrario proporrei un'inversione all'o.d.g. e di passare immediatamente alla discussione del bilancio del Consiglio regionale.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'inversione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 319, di cui al punto 3 bis) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Non ci sono Consiglieri che intendono intervenire.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 319, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Pichetto Fratin per il lavoro istruttorio che ci ha consentito di arrivare all'approvazione del provvedimento.


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame testo unificato disegno di legge n. 346 inerente a "Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa" e della proposta di legge n. 385, inerente a "Diritto allo studio e all'apprendimento per l'intero arco della vita"


PRESIDENTE

Proseguiamo con l'esame del testo unificato del disegno di legge n. 346 e della proposta di legge n. 385, di cui al punto 3) all'o.d.g.
Siamo in sede di discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Il Consigliere Bossuto è già intervenuto questa mattina esponendo alcuni osservazioni del nostro Gruppo circa la legge. Abbiamo riconosciuto l'impegno della Commissione e della Presidente Pozzi, l'impegno dell'Assessore Pentenero e dei funzionari. È indubbio anche un tentativo di mediazione non sempre facile e durato moltissimi mesi.
La legge presenta numerosi meriti che abbiamo contribuito anche noi in parte a sottolineare; ricordo che c'era una specifica proposta di legge del nostro Gruppo e di altri Gruppi vicini al nostro che contenevano differenze rispetto al testo che la Giunta ha presentato. La legge presenta pregi su temi come l'assistenza scolastica, la lotta all'abbandono e alla dispersione scolastica: un male estremamente grave e difficilmente superabile in alcuni casi. La legge parla di intreccio tra sistema di istruzione e formazione professionale.
Voi sapete che su questo abbiamo una posizione specifica, critica anche su alcune scelte a livello nazionale, non vorremmo che si creassero muri fra i due mondi. Crediamo che l'istruzione sia da intendersi in senso lato e abbiamo criticato, in particolare, il Governo precedente per una divisione profondissima che si creava tra i due concetti. Tratta di una collaborazione doverosa fra gli enti scolastici e gli Enti locali definisce in termini netti e chiari i problemi dei costi della scuola.
Il diritto allo studio per la mia generazione fu un elemento molto importante; noi criticammo, sulle ali di un grande libro, di un grande prete, quarant'anni fa quella che chiamavamo, con un nostro gergo che alcuni ritengono superato, la "scuola di classe". Una scuola, cioè, che crea esclusione, discriminazione, che contribuisce in modo non certamente reale ad una gerarchia sociale che la scuola riproduce e che continua a riprodurre. Il problema del diritto allo studio costituzionale ed elementare è un problema fondamentale.
La legge in esame prevede fondi per gli Enti locali, per i trasporti che sono una voce sempre più cara, per le mense, per le borse di studio per i libri. Il fatto che alcune famiglie accendano debiti presso le banche nel mese di settembre rimborsabili in undici-dodici mesi perché devono comprare i libri per i due o tre figli che vanno a scuola, è un fatto profondamente negativo e profondamente preoccupante, è uno dei tanti indici di un impoverimento complessivo del Paese che credo sia sotto gli occhi di tutti - o almeno di una parte del Paese - che certamente ci preoccupa profondamente.
una legge che introduce un concetto di istruzione in senso lato: si parla di handicap, di scuola permanente. È un elemento fondamentale. Da sempre si dice, da parte di esponenti importanti della pedagogia più avanzata, che la scuola non può essere una piccola fase di vita limitata un tempo a cinque, poi a otto, poi a dodici o tredici anni - ma deve essere un elemento ricorrente al quale si torna continuamente. Non ci può essere una preparazione data una volta per tutte, che abbia termine in una certa fase, ma occorre pensare a questo e occorre, soprattutto, pensare nel nostro Paese - uno dei più arretrati a livello europeo - ad un recupero di tutte quelle fasce che per motivi vari, non solo quelli economici, in molti casi, non hanno potuto portare a compimento i cicli scolastici. Una scuola che si rivolga agli adulti, una scuola che si rivolga a quelli che non hanno terminato gli studi, una scuola che si rivolga a strati di popolazione molto ampia, ha motivo di essere.
C'è il problema dell'immigrazione, che è un problema centrale e fondamentale. Chiunque entri in una classe sa che oggi le classi sono profondamente differenti, non solo in alcuni quartieri specifici torinesi ma in tutta la nostra regione, in tutto il nostro Paese. Il fatto che arrivino persone da altri Paesi, implica la necessità di una scuola che inevitabilmente, deve modificarsi continuamente, deve accettare, accogliere queste differenze e deve, sicuramente, metterle all'interno di un sistema scolastico nazionale.
Emerge il problema del carcere, non è una mania personale. Siamo convinti che nella drammaticità della situazione, davanti ad un senso comune che non la pensa come noi, davanti a strati che ci accusano di questo, il carcere debba avere una scuola. Il fatto che le persone in carcere possano andare a scuola è utile non solo perché evita in molti casi forme di ozio quotidiano, 24 ore su 24, con tutti i rischi conseguenti, ma anche perché se il carcere deve svolgere una funzione di tentare, in alcuni casi, di sollevare le persone che ci sono finite, è fondamentale che la scuola abbia un ruolo: dalla forma di alfabetizzazione, alle 150 ore per le scuole medie, alle scuole medie superiori, agli stessi istituti universitari che, anche in alcune carceri piemontesi che l'Assessore conosce, hanno un loro spazio e, secondo noi, hanno un ruolo importante (questo viene detto dagli stessi Direttori delle carceri e dagli operatori più avveduti).
La legge prevede, ed è un fatto positivo, un'inversione di un rapporto tra finanziamenti per il privato e per il pubblico presenti nella legge precedente (la legge Leo) che, come è stato detto in mattinata, il nostro Gruppo, tramite i Consiglieri Contu e Papandrea, criticarono fortemente.
Quali sono le critiche e le difficoltà per noi che non ci impediranno l'Assessore lo sa, di tener fede ai patti che si sono presi da lungo tempo di votare e di sostenere questa legge? Primo: concetto di libera scelta educativa. Parte da una concezione che non condividiamo, per cui si predefinisce un percorso per il giovane studente e che ipotizza, secondo noi, un pericolo grave: che la società, già nella scuola e con la scuola sia divisa per identità. Sono spinte, a parere nostro, fondamentaliste integriste - chiamiamole come ci pare - che derivano da una chiusura profonda che nasce anche dall'insicurezza, dalla mancanza di idee forti e di riferimenti conseguenti, e che si crede di superare con certezze false.
La seconda questione riguarda la domanda che abbiamo posto circa due anni fa, da quell'accordo serale del 3 agosto 2005, e che continueremo a porre discutendola con altri: il pluralismo della scuola è dato dal moltiplicarsi delle offerte differenti le une dalle altre e divise secondo identità, o non dovrebbe vivere in una scuola, che noi continuiamo a credere debba essere aperta, laica e, sostanzialmente, pluralista per tutti e per tutte? L'articolo 33 della Costituzione è stato oggetto di discussioni e di divisioni per lungo tempo. Vorrei ricordare un grande torinese, Galante Garrone: ferisce ancora la gazzarra che si fece in Consiglio comunale contro di lui, alcuni anni fa. È stata una figura di grande importanza, che diceva in ogni occasione che senza vuol dire senza, cioè che ha un significato netto e chiaro.
Principio retto per anni e che portò anche a crisi di Governo, che l'Assessore Caracciolo ricorderà, nel lontano 1964 e 1966, per questioni più piccole: finanziamento agli asili e non a tutto il percorso scolastico.
Parliamo del Governo Moro uno e Moro due, che ha retto senza incrinature fino ai primi anni '80.
poi cambiato un linguaggio, sono cambiati i riferimenti, è cambiata una situazione politica complessiva, che ha portato prima ad una legge sulla parità, che noi non abbiamo condiviso in alcun modo, fatta per paradosso da un Governo di centrosinistra e non di destra, e che ha portato ad una modificazione profonda di tutto l'assetto scolastico.
Non entriamo nella discussione se sia una delle cause delle difficoltà profonde che la scuola vive oggi o meno. Però, noi continuiamo a sostenere un principio fondamentale, che è esattamente l'opposto di quello che ha sostenuto il Consigliere Rossi questa mattina.
Il Consigliere Rossi ha parlato di una scuola libera, che è quella che noi chiamiamo privata, ed ha parlato espressamente - ci sono i verbali che lo confermano - di un indottrinamento offerto dalla scuola pubblica.
Noi siamo convinti che la scuola pubblica non offra indottrinamento, ma che debba fare vivere le varie idee esistenti. Non è una scuola di partito o di parte, ma una scuola che deve essere volta a tutti.
Quando parliamo del termine laico - termine molto difficile e ferito anche da alcuni fatti: penso al fatto grave accaduto, due giorni fa, a Roma ne parliamo in senso molto ampio.
Il termine laico non ipotizza che le nostre idee siano migliori di quelle di altri, ma ipotizza che anche all'interno della scuola si debba aggiungere uno studio critico o un confronto fra idee differenti, e si debba giungere ad una formazione libera per gli studenti e le studentesse senza paraocchi e senza imposizioni di alcun tipo.
Sono queste le motivazioni che abbiamo cercato di esprimere. Abbiamo già detto, ci pare anche nelle discussioni, che le nostre posizioni su alcune questioni sociali siano state tenute in gran conto. Ritengo che queste ultime, non siano state tenute in conto.
Nonostante questo, l'abbiamo detto e lo ripetiamo, c'è la nostra lealtà a questa maggioranza e agli accordi presi. Gli accordi una volta che si sottoscrivono vengono accettati, ovviamente, da tutti.
Per questo speriamo che la legge passi in tempi ragionevoli e speriamo che non manchi, Assessore, nei prossimi due anni, un bilancio sulla stessa e il modo e il tempo per poterci ragionare in modo estremamente libero.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Intervengo volentieri su un tema che considero importantissimo per la nostra collettività. Anche se mi permetterò di trattarne alcuni aspetti che esulano dal carattere specifico della legge.
Alcuni interventi che si sono succeduti, stamattina, sia in una direzione che nell'altra, alludo a quelli del collega Rossi e, soprattutto a quelli, pur con diversa misura e toni - ma questi fanno parte delle persone e di tutti coloro che ci mettono un po' di passione, che male non fa - del collega Robotti e l'ultimo del collega Dalmasso.
Intanto, ove ci fossero dei dubbi di quanto la scuola, in senso lato, e la centralità della stessa sia uno dei problemi principali del nostro Paese di oggi, spero che, ormai, siano fugati.
Sono tra coloro che credono nella logica dello sviluppo come una delle modalità - non l'unica, ma la principale - per riaffermare, tramite l'acquisizione delle libertà dal bisogno da parte di tutti. In questo si enuclea, secondo me, l'uguaglianza dei diritti e il modo perché poi ciascun cittadino possa esercitare al meglio, acquisita la libertà dal bisogno e acquista una certa autonomia di pensiero, il proprio contributo libero e autonomo nell'ambito della collettività cui partecipa.
Dicevo, appare ormai ragionevolmente evidente quanto il livello della qualità del prodotto scolastico erogato - lo si può trattare in chiave aneddotica, come in questi giorni, ahimè, molti giornali, non tutti editi da Berlusconi, testimoniamo - chiunque abbia il piacere, la fortuna e l'occasione di parlare con cittadini e cittadine - come amerebbe dire la vostra amata Presidente - si renderebbe conto che la loro non conoscenza degli argomenti è suprema.
Ove non la si voglia attribuire a delle forme razziali di anagrafe, che non mi appartengono, evidentemente uno dovrebbe dedurre che trattasi di "sfiga" (che alcuni di noi considerano esaurita nell'appartenere come fans alla squadra granata, che esaurisce nell'ambito di questa titolarità tutta la convinzione che la sfortuna degli dei, da noi scelta, si abbatta su di noi), mentre il resto attiene a delle scelte che pian piano hanno delle conseguenze.
Certamente, non voglio fare alcun approccio di natura estrema, ma faccio delle considerazioni: è ovvio, per esempio, che quando si parla di studio non è casuale che, oggi, anche se nessuna legge avrebbe potuto avere nome migliore, se ne sottolinei, come è giusto che sia, il termine diritto mentre, il sostantivo dovere non soltanto dallo studio, ma un po' dappertutto è sparito perché dovremo ben essere tolleranti! Se poi da questa tolleranza ci sono dei piccoli difettucci che qua e là si manifestano, compreso il fatto che c'è un alfabetismo di ritorno significativo, che troverei sia un frutto eccellente onde poterlo assistere.
Stamattina, il Consigliere Robotti diceva, giustamente, che un serio intervento della scuola al momento opportuno ha fatto sì che la nostra Italia recuperasse delle posizioni nell'ambito della cultura di base, che non poteva vantare nei confronti di altre collettività appartenenti all'Europa occidentale.
Bene, oggi - sarà spiacevole, ma così è - esistono fenomeni di analfabetismo di ritorno anche e non soltanto dovute a condizioni non più dovute di natura socioeconomica, credo anche dovute al fatto che il prodotto fornito non ha le qualità della competizione e il prodotto richiesto non è richiesto perché attiene ai diritti e non ai doveri.
La fase successiva, evidentemente, è di chi, come me - non è obbligatorio convenire, però ripeto sempre che per dissentire dalle tesi altrui non sarebbe male poterle conoscere - ritiene non soltanto lì, ma anche lì, che la competizione, la possibilità di scegliere, il contrapporre modelli e contenuti diversi, che non è un'eccezione, ma avviene in alcuni Paesi del nostro orbe terrestre, consenta - questo è un fatto ideologico e in questo mi associo al collega Rossi - la possibilità di scegliere, e per noi scegliere è un sinonimo molto vicino a libertà.
Non vorrei che sfuggisse, ma non è che uno sia gratuito e l'altro no.
Uno lo paghiamo con le tasse, che non le paga un altro Paese per conto nostro, ognuno le paga per conto proprio. Cioè non è che la scuola pubblica sia gratuita, perché questa "palla" colossale che continuate a divulgare, è semplicemente una "palla"; ed essendo una "palla", buona parte della gente oramai se n'è accorta e non ci crede più.
Noi paghiamo le tasse e alcuni - oggi tutti - ritengono che siano troppe. Tramite le tasse sono forniti dei servizi, che praticamente tutti oggi giudicano al di sotto del livello di competizione. È questione di giorni, e persino dagli studenti verrà ritenuto al di sotto del livello di competizione quando lo capiranno (perché anche loro capiranno che, non avendo studiato e non avendo in mano nulla, a nulla potranno pretendere in un mercato non assistito, perché questo avverrà, e non è un prodotto gratuito).
Da un lato, c'è il modello ideologico della scelta: capiamo che è un modello molto impegnativo e quindi lo dibattiamo soltanto per sostenere che sarebbe un modello migliorativo. Ben diverso è sostenere, all'interno di un modello dove evidentemente è prevalente il modello pubblico, se non altro per quantità non certo solo per qualità, che esiste la possibilità di adire anche a modelli alternativi, non solamente in senso religioso, anche se sarebbe sciocco non vedere come il modello alternativo paritario oggi abbia una prevalenza di connotato specifico fortemente cattolico (ma l'inesistenza del mercato impedisce anche ad imprenditori e a fornitori di prodotti diversi di potervisi avvicinare).
Noi riteniamo che questa possibilità, oltre a mantenere vivo il lumino della libertà, migliori anche il prodotto collettivo. Questa è l'ideologia.
Veniamo alla seconda considerazione. Mi pare di una certa evidenza, in sede di discussione regionale, che dopo un lungo dibattito con la pazienza della Presidente Pozzi e con l'utilità della collaborazione che tutti hanno prestato, che vi sia una riconferma sostanziale, fondamentale e oserei quasi dire completa dell'impianto precedente, perché non le vedo tutte queste diversità, caro collega Dalmasso. Invece, vediamo con piacere che l'architettura che ha tenuto questa legislatura sotto scacco da un'opposizione di merito gestita dal centrosinistra - perché voi non avete mai fatto ostruzionismo, ma opposizione - è durata qualcosa come cinque o sei anni. E noi abbiamo sopportato, perché il merito, quando arriva da una parte moralmente superiore, lo accettiamo e dobbiamo imparare.
Adesso vi dimostreremo che voi avete praticamente riconfermato quasi nei dettagli il nostro impianto, che, secondo noi liberali era già criticabile, quindi voglio vedere se sono due pere e due pere, oppure due pere e due mele, come sostieni tu.
Siccome è palese - ma verrà verificato - negli articoli e nelle quantità che due pere erano e due pere sono, andremo a vedere se sarà l'ennesimo sforzo di ipocrisia di alcuni componenti del centrosinistra (quelli che prevalentemente occupano le prime due file) nel tentativo supremo di governare, che si traduce nel "mantenere il sedere saldo sulle poltrone che si occupano, qui e a Roma" - perché questo è il tentativo solido che il centrosinistra sta esemplificando un po' dappertutto soprattutto a Roma, ma anche qui - oppure se questo "mandar giù i bocconi amari delle rinunce", nella suprema speranza che il sole dell'avvenire illumini anche il Piemonte, troverà finalmente una dicotomia tra verità e ipocrisia.
Buon lavoro.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi, anche per il precisissimo rispetto dei tempi.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Ho riflettuto a lungo, come molti di noi (forse tutti), sulla responsabilità che ci assumiamo nell'approvare una legge che destina 111 milioni di euro dei nostri concittadini al diritto allo studio.
La responsabilità che ci assumiamo ha delle motivazioni che vanno al di là di alcune delle considerazioni che facciamo oggi, nell'immediato. Ci riflettevo qualche giorno fa, quando abbiamo incontrato gli operai della Thyssen, così come ci riflettevo anche adesso quando si è accennato al problema della Bertone.
Gli operai della Thyssen ci dicevano: "Aiutateci non a trovare un modo per essere assistiti. Non chiediamo un impiego pubblico né assistenza.
Aiutateci a trovare lavoro".
La perdita del lavoro è sempre un dramma. Ma la perdita del lavoro quando si è ignoranti o quando si ha una scarsa possibilità di riconversione in altri settori o in altre attività diventa una tragedia.
Noi stiamo facendo una legge per i piemontesi di oggi, per le scuole di oggi, per gli studenti e le famiglie di oggi. Ma, soprattutto, stiamo facendo una legge - questo è il motivo per cui, in coscienza, ritengo sia giusto assumersi la responsabilità di destinare così tante risorse verso quell'obiettivo - per il Piemonte del futuro.
Perché se i dati della Provincia di Torino (che non si discostano dal resto del Piemonte) evidenziano che l'11% dei quindicenni non frequenta la scuola e che un terzo dei diciottenni non frequenta la scuola media superiore, mi chiedo quale futuro stiamo preparando per la nostra Regione per quello sviluppo di cui si occupa l'Assessore Bairati, per quella Regione innovativa di cui abbiamo sempre parlato.
D'altra parte, tutte le ricerche ci dicono che i successi e fallimenti nella vita sono il risultato di meccanismi di selezione che avvengono nelle prime fasi della vita stessa, quindi nelle fasi della scuola, fin dalla scuola dell'infanzia.
Parliamo sempre più di un welfare fondato su processi di attivazione dell'individuo, più che su processi di assistenza dell'individuo.
Quell'Active Welfare State che cerca di mettere servizi e protezione sociale al fine di mettere il cittadino nelle condizioni di inserirsi (o di reinserirsi) nel mondo del lavoro.
Ecco, allora, perché questo provvedimento non è una legge di spesa sociale, come ho sentito dire da qualcuno, ma una legge di investimento.
Erano i Ministri degli anni Sessanta che dichiaravano che la spesa dell'istruzione era una spesa improduttiva. Nel 2007 dobbiamo essere consapevoli che la spesa di istruzione è una spesa per investimento. E i dividendi di tale investimento non si riscuoteranno il giorno dopo e neanche l'anno dopo. La nostra Regione intende riscuotere questi dividendi fra cinque, dieci o quindici anni, quando i suoi lavoratori saranno in grado di essere inseriti nel mondo del lavoro e di rappresentare una risorsa; tutti i lavoratori, compresi gli stranieri; da qui, l'importanza che l'inserimento degli stranieri sia anche scolastico, affinché i figli degli stranieri attualmente in Piemonte diventino davvero una risorsa per la nostra Regione.
dunque una legge per le pari opportunità nell'ascesso al sapere e alla conoscenza.
Anche io voglio citare la stessa fonte che ha citato il collega Dalmasso: è l'istruzione che ci rende uguali. Il numero di parole che conosce l'operaio, rispetto al numero di parole che conosce il suo datore di lavoro, consente all'uno di difendersi o non difendersi dallo sfruttamento dell'altro.
una legge che prevede progetti delle scuole e degli enti locali insieme, per il contrasto al disagio scolastico, alla dispersione esplicita, ma anche alla dispersione latente, a quell'ignoranza che può non costituire elemento di dispersione oggi ma che diventa elemento di discriminazione domani, quando, inseriti nella società e nel mondo del lavoro, si scopre che essere ignoranti ci rende diversi, deboli e privi della possibilità di svolgere un effettivo esercizio di cittadinanza sociale, quindi anche una legge per la democrazia, una legge che combatte l'ignoranza e che combatte la dispersione esplicita e quella latente.
Così come è per la democrazia, una legge come questa, che prevede interventi importanti per l'integrazione scolastica di disabili e per tutti i supporti di cui possono avere gli studenti. Una legge che destina il 35 delle risorse per una spesa mirata a rendere le condizioni della scuola atte a promuovere condizioni di equità. Una legge, quindi, che destina a quella urban education, cioè ad un progetto educativo che è il frutto della concertazione tra istituzioni scolastiche ed Enti locali, la possibilità di realizzare progetti che possono mettere la scuola e gli insegnanti nelle condizioni di dare delle risposte non uguali per tutti, ma quelle risposte differenziate di cui hanno bisogno persone e soggetti che hanno caratteristiche di partenza differenti, ma non basta.
Sappiamo bene che i progetti della scuola non possono supplire alle difficoltà economiche che possono avere le famiglie; sappiamo che c'è una fascia di famiglie che, a causa della crescita dei prezzi della vita possono essere in gravi difficoltà ad affrontare le spese. Penso soprattutto al resto della regione, non alla città di Torino, al problema del trasporto: spesa che può incidere pesantemente. Recarsi a scuola ha un costo, mangiare fuori casa ha un costo. Molte famiglie non potrebbero sostenere la possibilità di avere accesso alla cultura, magari anche in progetti che le scuole realizzano per ampliare l'offerta formativa, ma che hanno comunque dei costi. Di qui il famoso articolo che riguarda i contributi alle famiglie. Contributi alle famiglie che sono stati oggetto di discussione, tuttavia credo che l'accordo raggiunto sia un accordo alto.
Una legge che è una legge "per", non è una legge "contro". È una legge per la scuola, è una legge per gli studenti, è una legge per le famiglie.
Una legge che ha superato la logica soltanto della dialettica "ha o non ha". Una logica che ha costruito un percorso di legge in positivo, e non soltanto di legge contro qualcosa che esisteva, facendo in modo che il superamento dell'esistente sia un avanzamento e non soltanto una negazione di quanto c'era prima: superare per migliorare. Superare una realtà che noi abbiamo dichiarata iniqua, per crearne un'altra più equa. Credo che questa legge raggiunga questo risultato. Un risultato raggiunto da un dibattito intenso, ma civile e fattivo che si è svolto in Commissione. Una legge che tra l'altro, credo possiamo avere l'orgoglio di dichiarare assolutamente in linea con molti interventi che il nostro Governo, in questo momento, sta facendo sulla scuola. Il riconoscimento del merito, la valorizzazione dello studio come oggetto di grande valore: la Regione riconosce agli studenti che s'impegnano nello studio, il merito. Anche da parte del Ministro dell'Istruzione c'è stato, recentemente, questo intervento.
Così come gli interventi del Governo per il contrasto all'ignoranza degli studenti. Questa mattina abbiamo la notizia dello stanziamento di un investimento forte da parte del Ministero dell'Istruzione per corsi di sostegno, per corsi di approfondimento degli studenti. Noi vogliamo che il nostro Paese cessi di essere tra gli ultimi nelle indagini OCSE. Non possiamo costruire per l'Italia il futuro di un Paese nell'Unione Europea con un ruolo di rilievo se siamo agli ultimi posti nelle indagini OCSE.
Sappiamo che in Piemonte ci sono zone diverse, la Giunta ha fatto fare un'interessante ricerca su questo in cui si dimostra che in Piemonte ci sono aree che sono ai livelli non dico della Finlandia, ma quasi, e aree che sono a livello più basso. Con queste risorse, ci assumiamo anche la responsabilità di favorire progetti per omogeneizzare l'offerta scolastica nella nostra regione.
La libertà di scelta delle famiglie e degli studenti, questo è importante, è stata riconosciuta in questa legge, ma è giusto - io ritengo che sia assolutamente giusto - che la maggior parte delle risorse siano comunque destinate alla maggior parte della popolazione scolastica, cioè a quella che frequenta le scuole statali, che sono la stragrande maggioranza di questa regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
La proposta di legge alla nostra attenzione è, secondo noi, una buona mediazione fra le varie posizioni del Consiglio. Condividiamo gli obiettivi che questa teoricamente si prefissa. Dico teoricamente perché sapete che la realtà è ben diversa e tutti i giorni deve fare i conti con un certo decadimento dei valori della nostra società, ma anche con il declino della scuola nazionale. Ne ha parlato poco fa la Presidente della Commissione, la Consigliera Pozzi, citando un'indagine OCSE che peraltro difende la scuola del Nord-Ovest e mette in difficoltà il resto del Paese. Il Piemonte è considerata veramente un'area che può competere con altre Regioni europee.
Vi è un certo decadimento di valori che coinvolgono anche la scuola e che, certamente, non riusciremo a migliorare senza riforme strutturali e durature ben diverse dal "controriformismo", per decreto quotidiano del Ministro Fioroni (che è riuscito a rendere precario il debito formativo).
C'è, secondo noi, molto nella legge di cui stiamo parlando. L'obbiettivo è sicuramente ambizioso: migliorare la scuola piemontese, mantenendo la centralità educativa della famiglia.
A noi questo fa molto piacere e, rafforzando le possibilità di ciascun giovane di andare a scuola, finalmente si parla anche di meriti. Solo che quando ne parla Fioroni, si parla di scuola moderna e all'altezza dei tempi, se ne parla la Moratti, si parla di scuola di classe.
Bisogna poi sottolineare le difficoltà quotidiane di chi vive in condizioni disagiate economiche o sanitarie e, forse, non ha null'altro che la scuola e vede in essa qualcosa di più che un luogo per studiare: un luogo che evita l'emarginazione e lo fa sentire meno diverso. Non dimentichiamo, infatti, che la scuola è luogo di incontro e socializzazione, oltre che di istruzione. Pensate a quanti ragazzi si trovano immediatamente soli quando finiscono il loro corso di studi ritornano a casa con la propria emarginazione, la propria malattia, la propria presunta diversità.
Fra gli obiettivi che riteniamo estremamente condivisibili nelle premesse e nel dettato della legge vi sono le azioni per garantire il diritto all'educazione, all'istruzione e formazione degli allievi disabili l'erogazione di contributi alle scuole paritarie dell'infanzia per garantire il mantenimento e, possibilmente, l'ampliamento del servizio laddove la scuola pubblica non c'è.
Ricordiamo poi l'istituzione di un fondo di emergenza presso gli istituti scolastici per gli allievi con disagio economico e rischio di insuccesso scolastico, ma anche la realizzazione di interventi per le categorie meno favorite: i carcerati, i deospedalizzati, gli stranieri nonché gli interventi di miglioramento e di edilizia scolastica.
Anche noi non possiamo che sottolineare positivamente gli accordi che la Regione ha recentemente effettuato con le Province piemontesi. Io arrivo da una Provincia dove, per la prima volta dopo tanti anni, grazie all'aiuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, di altre Fondazioni, di Provincia e Regione, si potrà effettuare un intervento di quasi trenta milioni di euro, una cifra considerevolissima.
L'UDC valuta complessivamente bene il lavoro che è stato fatto in Commissione, che si è trovata senz'altro alle prese con una questione delicata per cui non vi era nulla di scontato; e mi sembra che ancora nulla di scontato ci sia oggi circa i tempi di discussione in Consiglio.
Permangono tuttavia molte incertezze, che sono state evidenziate dagli interventi di chi mi ha preceduto, soprattutto dell'opposizione. A nostro avviso, qualcuno vuole a tutti i costi considerare questa legge come la svolta ideologica della Regione sul tema della scuola. È un pericolo che dobbiamo evitare.
Quando si vuole parlare soprattutto della norma del diritto allo studio si ritorna a darle una valenza politica, che ci ricorda antiche dispute che hanno contrassegnato anche la storia di questo Consiglio regionale.
Io ero un ragazzo quando l'allora Assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Fausto Fiorini, che pur era un esperto di sistemi educativi propose di marginalizzare il sistema dell'istruzione non statale, almeno in termini economici, tanto da sollecitare un imponente opposizione di piazza che, con i suoi slogan, gridava "la legge Fiorini discrimina i bambini".
Certo i tempi sono cambiati e la scuola non statale o paritaria che dir si voglia è una realtà che in Piemonte e nel Nord-Ovest del Paese è consolidata per preparazione e competenze, una realtà che abbiamo il dovere di tenere in considerazione proprio quando discutiamo del diritto allo studio e della libera scelta educativa.
Noi crediamo che questa possa essere l'occasione giusta per fare piazza pulita di distinzioni e di divisioni, per superare i limiti ideologici, e forse potremo mettere la base per una nuova e più giusta considerazione del sistema educativo piemontese, che ne riconosca le peculiarità e la centralità.
Io sono marito di un'insegnante che lavora nella scuola pubblica e papà di due ragazzi che frequentano la scuola pubblica, quindi non ho interessi particolari da difendere, se non quello della democrazia e della libertà.
Dicevo, a sostegno della scuola statale, che è centrale, il perno del sistema; questa però si colloca all'interno di un ambito che potrei chiamare duale, che dovrebbe essere caratterizzato da un'apertura culturale tesa a rispondere con interventi concreti per garantire l'effettivo esercizio dei diritti riconosciuti all'allievo in formazione.
C'è qualcosa di ben più alto. Noi potremo rendere felici, come diceva Socrate, i nostri ragazzi facendoli studiare, dandogli del sapere. Poi, se questo gli viene fornito dalla scuola statale o dalla scuola non statale appare persino indifferente se il risultato concreto è questo.
Noi riteniamo che scuola statale e scuola paritaria abbiamo una comune missione: il raggiungimento degli obiettivi di legge, la formazione degli studenti, dare a tutti la possibilità di ricevere un'istruzione, ma soprattutto la prevenzione e il recupero degli abbandoni, nonché fungere da raccordo fra sistema dell'istruzione e della formazione professionale con i servizi culturali e sportivi del territorio. Senza dimenticare la realizzazione di progetti mirati al sostegno didattico e educativo degli allievi in condizioni di svantaggio sociale.
Occorre quindi creare un sistema educativo piemontese moderno ed attuale. Il riconoscimento che la Regione vuole dare alle Istituzioni scolastiche autonoma o paritaria, però, non può essere solo il riconoscimento di una soglia contributiva. La consapevolezza del ruolo che queste occupano nel sistema richiede che sia concesso qualcosa di più soprattutto perché da difendere non c'è un limite, una condizione, una base economica, ma l'affermazione di un principio di libertà nella scelta educativa delle famiglie.
Su questo specifico tema l'UDC si augura che il dibattito conduca ad un punto di incontro che consenta di superare le incomprensioni di cui si parla in queste ore. Ci riferiamo segnatamente al limite di 25.000 euro dell'indicatore ISEE del nucleo famigliare per accedere ai benefici che secondo noi, rischia di compromettere il buon lavoro che la Commissione ha fatto in questi mesi.
Evitiamo di identificare la scuola non statale come la scuola dei ricchi; anch'essa è una scuola per tutti. Il Piemonte può avere una buona legge sul diritto allo studio, un contributo concreto alla scuola e soprattutto agli studenti e alle loro famiglie, se ai tanti interventi positivi previsti nella legge facciamo seguire anche una visione moderna che sia veramente il riconoscimento della scuola libera, aperta, pubblica.
E quando dico pubblica, ovviamente, mi riferisco a tutti i tipi di scuola che non lascino indietro nessuno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Devo dire che, fin dall'inizio dei lavori della legislatura, la questione ha assunto i connotati di un vero e proprio scontro ideologico conseguenza anche delle modalità e del percorso che aveva portato l'approvazione della legge n. 10. Abbiamo sentito gli echi di questi aspetti anche nelle due relazioni di ieri.
La legge n. 10 è come un totem da abbattere, che ha portato, è inutile negarlo, anche ad un confronto duro all'interno della maggioranza, prima ancora che con le opposizioni.
Il testo che oggi è in Aula, così come è del tutto evidente, introduce grandi novità e innovazioni, cambia l'impostazione della legge esistente.
Per questo non sono d'accordo con quanto affermava prima il Consigliere Burzi, che parlava di una legge fotocopia.
Anche se introduce queste novità, il testo corrisponde però ad un compromesso sul quale noi socialisti esprimiamo comunque un voto a favore nel rispetto dell'accordo realizzato nel centrosinistra, dopo quel confronto serrato, che richiamavo prima, e proprio per quegli elementi di innovazione che correggono la precedente impostazione.
La soluzione adottata, alla fine, ci pare politicamente equilibrata e socialmente equa. Devo esprimere l'apprezzamento per il lavoro fatto in Commissione dalla Presidente Pozzi.
Vi è un riconoscimento della funzione pubblica che esercitano le scuole private e quindi della loro dignità all'interno del sistema regionale dell'istruzione, che però non intacca e non può intaccare minimamente la centralità della scuola pubblica statale, che è riconosciuta nella Costituzione ed è una frontiera irrinunciabile per noi socialisti.
Diversamente, se non fosse stato così, noi non avremmo dato un voto a favore di questa legge. "Scuola pubblica, scuola pubblica, scuola pubblica" è un nostro slogan. Noi continuiamo ad essere un partito che fa della scuola pubblica statale uno dei suoi cardini centrali.
Nella nuova legge il principio viene difeso e vi è uno spostamento di risorse consistente verso la scuola pubblica statale ben più rilevante di quanto non avvenisse finora. Un'istruzione laica, libera, moderna e accessibile a tutti, perché l'istruzione è il primo ed essenziale diritto di cittadinanza, è la chiave per allargare la libertà e il benessere di una società che a volte provoca, anche attraverso questo benessere, nuove disuguaglianze, prima ancora di aver cancellato le vecchie.
Un'istruzione aperta, sgombra da ipoteche ideologiche, pluralistica nella posizione dei saperi e delle idee, garante delle strutture di apprendimento, custode della libertà didattica degli insegnanti, fedele all'idea pedagogica della centralità dell'alunno nel progetto educativo.
Questo è quello che pensano i socialisti. Questa impostazione mantiene per noi una sostanziale validità come principio generale. Tuttavia l'esistenza di scuole private può e deve essere considerata come un insopprimibile fattore di libertà sancito dalla Costituzione.
Perciò i socialisti non sono stati contrari al principio della parità scolastica, tant'è che avevano votato la legge n. 52. Però, con un principio che riguardava unicamente le condizioni sulla base delle quali lo Stato riconosce ai titoli di studio la parità, senza che ciò implicasse nel loro intendimento la necessità di un obbligo finanziario a carico dello Stato.
Oggi, siamo in una situazione diversa. Però, la visione dei buoni scuola da distribuire per consentire di pagare le rette scegliendo la scuola che si vuole, presentata sia come occasione per creare una sorta di mercato dell'istruzione rivolta, attraverso la concorrenza, ad aumentare anche l'efficienza del sistema scolastico, sia, soprattutto, come questione di libertà, motivandola ideologicamente come il diritto di scelta delle famiglie, ci ha sempre lasciati un po' perplessi.
Un principio che sarebbe condiviso se parlassimo di università, ma che ci lascia perplessi, come dicevo, se si parla di mettere in concorrenza scuole materne, elementari e superiori, piuttosto che l'università.
Riteniamo allora necessario, innanzitutto, assegnare alla scuola pubblica nuove e ulteriori risorse - come avviene - per rimuovere migliorare e innovare il nostro sistema di istruzione. È proprio la presenza di queste risorse che ci ha fatto superare le perplessità che ho manifestato prima. Una scuola che deve essere sostenuta per assicurare pari opportunità a tutti. Non c'è cosa più odiosa che imporre ai giovani un destino diverso proprio nell'età in cui devono valere, invece, i principi di pari opportunità.
Ci sono già tante disparità di reddito, di status ambientale, familiare e sociale che condizionano la vita e il futuro delle persone. Occorre fare di tutto per rimuovere le disuguaglianze che ci sono ed evitare di introdurne di nuove, a partire proprio dal mondo della scuola.
con questa idea della centralità della scuola pubblica statale che abbiamo affrontato il confronto sulla proposta di legge sul diritto allo studio.
Le risposte a questa impostazione ci sono state: la relazione del collega Muliere lo ha ben messo in evidenza ieri.
Per brevità, richiamo soltanto alcuni aspetti qualificanti della legge anche solo per titoli: quello delle risorse (che ho già richiamato prima) ingenti come mai era avvenuto forse nella nostra Regione, e il loro criterio di distribuzione, che aiuteranno tante famiglie ad affrontare le spese per l'istruzione dei loro figli; l'aspetto legato all'anagrafe degli studenti, finalizzata a contrattare la dispersione scolastica. Riteniamo importante lottare per ridurre la dispersione scolastica, spia di un malessere generale e più profondo che investe la stessa efficacia della didattica in rapporto ai modelli culturali e di apprendimento dei giovani.
La lotta per contrastare l'inadeguatezza del sistema scolastico, che il Ministro Fioroni denuncia anche sui giornali di oggi - abbiamo ben visto i titoli su un quotidiano nazionale - deve essere sentita da tutti, affinch l'inadeguatezza del sistema pubblico non possa fornire una base di legittimazione a quelle posizioni che vorrebbero, invece, lo smantellamento della scuola statale che non funzionerebbe, e creare quel mercato della scuola che noi non vogliamo accettare e non accettiamo.
Nella legge emerge, inoltre, il ruolo del Consiglio, valorizzato dalla competenza in merito al piano triennale, strumento che ci consentirà di definire sia le priorità e le linee di sviluppo in materia di diritto allo studio, sia le modalità di utilizzo delle risorse. Questo piano triennale sarà anche il terreno che ci potrà consentire di tarare le scelte effettuate oggi dopo la prima fase di sperimentazione, correggendo gli eventuali aspetti che dovranno essere migliorati nell'uso delle risorse dopo la prima applicazione.
Va sottolineata, ancora, l'attenzione posta all'integrazione degli alunni disabili o con esigenze speciali di didattica. Da questo punto di vista, mi paiono convincenti le argomentazioni che un collega di opposizione ha sollevato questa mattina - mi riferisco al Consigliere Rossi nel senso di pensare ad un'assistenza per questi soggetti non soltanto legata all'età anagrafica, ma al completamento dell'intero ciclo di studio che li possa riguardare.
Vanno altresì ricordati gli aspetti per l'inserimento degli allievi di nazionalità straniera e l'attenzione posta al merito e alle eccellenze (aspetti richiamati anche nell'intervento che mi ha preceduto).
Lo SDI avrebbe voluto che l'articolo relativo al merito avesse aperture più ampie, ma è inutile negare che anche su questo terreno vi erano diversità di vedute all'interno della stessa maggioranza. E quando noi socialisti diciamo tre volte scuola pubblica, vogliamo parlare di uguaglianza e di opportunità, ma facciamo anche riferimento a quella giustizia sociale degli anni Duemila, dove si deve premiare il merito di tutti, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Perché il merito e il talento sono il motore dello sviluppo economico.
Già tanti anni fa parlavamo di meriti e di bisogni. Di bisogni oggi continuiamo a parlarne, anche se con altri, con tutta la sinistra. Di meriti non c'è quasi più nessuno che lo fa.
Noi vogliamo invece continuare a parlare di meriti e di talento, perch rappresentano il motore del nostro futuro.
Con questa legge, quindi, investiamo molte risorse sul capitale umano sulle persone. È un investimento, come diceva già prima la collega Pozzi sui nostri ragazzi e sul loro talento.
Vorrei anche ricordare la necessità di pensare al sistema della formazione professionale, perché bisogna spingere verso l'alto - e non verso il basso - anche i nostri lavoratori. Risulta evidente, com'è specificato peraltro nella relazione alla legge, che la legislazione in materia di formazione professionale necessita di una razionalizzazione e di un aggiornamento. Questo è dunque il primo passo. Ci attendiamo da lei Assessore, una legge di sistema che affronti a 360 gradi tutta la materia riformando con urgenza anche la questione della formazione professionale.
Questa è la sfida per concorrere con le altre Regioni e con gli altri Paesi europei, per costruire quell'Europa della conoscenza, con un'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e con una maggiore coesione sociale.
Spero che questa legge sia approvata in fretta, prima di Natale. Sarà un successo per lei, Assessore, per noi e per tutti. Sarà un passo importante per passare, poi, a quella legge di sistema di cui dicevo prima.
Lo SDI voterà quindi a favore della legge, perché guarda la parte piena del bicchiere, che non è mezzo pieno e mezzo vuoto, ma ha gran parte delle risorse disponibili destinate proprio a sostenere la centralità della scuola pubblica statale.
Ci auguriamo che la legge venga approvata, come ho detto prima, in questi giorni, per dare il via al bando in tempi utili, entro gennaio affinché le risorse, ingenti e disponibili, possano raggiungere le famiglie piemontesi interessate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Partirei, intanto, da alcune considerazioni che ho colto nei vari interventi che mi hanno preceduto.
Ho molto apprezzato l'ultimo intervento del collega Ricca, perché ha ammesso che nella stessa maggioranza ci sono stati dei problemi, ad esempio nel fatto di voler abbattere - uso il suo termine - la legge n. 10. Tutto quello che abbiamo visto in Commissione partiva da un primo obiettivo, che era quello di abbattere la legge n. 10, cioè la legge che era in vigore.
Non credo che sia buona amministrazione, ogni volta che c'è un cambio di maggioranza, dire che tutto ciò che è vecchio non è valido o buono, per cui bisogna assolutamente cambiarlo, talvolta più per principio che per sostanza.
Già il Presidente Burzi parlava di legge fotocopia. Io non credo che sia totalmente una legge fotocopia, però, di fatto, è un testo unificato tra il disegno di legge n. 346 e la proposta di legge n. 385, firmata e presenta dai Consiglieri del centrodestra.
Si è lavorato, dunque, su un testo unico in Commissione, e condividendone lo spirito, abbiamo lavorato insieme affinché potessimo portarlo all'esame dell'Aula, chiarendo già in Commissione che c'era un unico scoglio relativo alle valutazioni di cui parlerò dopo.
Nel principio, se vogliamo fare una legge per il diritto allo studio sicuramente alcuni concetti sono da valorizzare e da potenziare.
Mi ha fatto anche piacere e condivido moltissimo quando il Consigliere Ricca dice che è stato premiato poco il merito.
Oggi assistiamo nel mondo, in Italia e in Europa e in tutte le trasmissioni di economia alla critica che i nostri cervelli prendono altre strade. Dovremmo fare in modo innanzitutto di recuperare i cervelli che abbiamo all'estero, ma di formarne anche di nuovi e di individuarli per tempo e non capire che quelli sono cervelli quando li ritroviamo a Houston o a New York mentre quando sono usciti dalla scuola sono stati livellati nella massa come tutti gli altri.
Questi processi andrebbero individuati molto prima in tutti i livelli scolastici. Ci dovrebbero essere parità di condizioni di partenza bisognerebbe premiare il merito, metterlo in evidenza e farlo conoscere anche a soggetti esterni all'ambito scolastico, affinché possano già durante l'ambito scolastico interessarsi ai soggetti che maggiormente si distinguono e fare in modo che una volta diplomati o laureati non prendano la strada dell'estero, per poi tentare di recuperarli quando avranno già raggiunto il successo e saranno irrecuperabili per il sistema economico italiano.
A cosa deve protendere la scuola? A formare la classe dirigente del futuro e a tentare di valorizzare l'apprendimento e la possibilità di tutti i livelli conoscitivi.
Qui tale principio è stato introdotto ed è l'articolo 10 che lo specifica, perché parla della valorizzazione delle eccellenze del merito però ci sono pochi strumenti operativi e finanziari che lo supportano.
Su queste cose ci sono i piani triennali e si potrà sempre decidere di trovare degli strumenti in futuro affinché la valorizzazione delle eccellenze possa emergere con forza e sia un input da dare al sistema scolastico. Cioè l'input di dire: "Segnalate, vedete e fate capire a tutti le opportunità che può valere un merito o un'eccellenza", in modo che ci sia uno stimolo.
Oggi viene poco percepito dagli studenti il fatto di emergere e di impegnarsi maggiormente, sapendo che a breve potrebbero avere già un risultato, quello che poi incontreranno nella vita, perché una volta usciti dal sistema scolastico dovranno tentare di trovare una collocazione di lavoro, di affermarsi e di emergere in tutti gli ambiti nei quali lavoreranno. Questo è veramente un punto centrale di questa legge.
Poi sono stati fatti molti articoli; questi sono importanti, perch coinvolgono il sistema degli Enti locali, ma alcuni sono anche abbastanza pletorici, come ad esempio "la consultazione con gli Enti locali piemontesi e le istituzioni scolastiche, autonome, statali e paritarie". Infatti poi dai principi bisogna essere capaci di trasferire questa affermazione nei fatti.
Se si cerca la concordia tra questi sistemi, bisogna anche che questi sistemi abbiano la possibilità di vivere, o meglio di sopravvivere, o meglio ancora di sentirsi parte attiva del sistema e non magari elencati nei principi o nei titoli e poi depotenziati attraverso altri sistemi arrivando sempre al punto focale citato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto.
La parte attiva è stata quella di pensare ad un sistema - e qui siamo d'accordissimo - del trasporto e della mensa. Assessore, però facciamo in modo di coinvolgere di più i suoi colleghi che sono deputati a queste materie, perché l'Assessore Borioli non mi sembra molto attento a garantire i servizi scolastici.
Abbiamo chiesto più volte di fare azioni per potenziare i collegamenti specialmente nelle zone disagiate, nelle comunità montane per permettere un effettivo diritto allo studio. Se un ragazzo o un bambino, che magari ha i genitori che lavorano, per andare a scuola deve percorrere tre chilometri a piedi per poi prendere lo scuolabus, che però non passa nella sua frazione ma passa nel Comune vicino, quel ragazzo sarà già demotivato in partenza verso un sistema-società. Cioè potrebbe dire: "Se questa è una cosa che io devo fare obbligatoriamente, ma non ne ho la possibilità nel concreto...".
Questo non lo deve fare lei, ma lo deve far fare ai colleghi che a questo sono preposti, quindi nel piano, nelle politiche e nei servizi sia dell'assistenza sia dei trasporti ci sono delle forti sinergie che si potrebbero attivare per mettere in pratica questa volontà.
Poi vi è un'altra cosa importante che si dice all'articolo 4, comma i): "Sostegno alle scuole site in aree territorialmente disagiate". Allora è importante capire che se lo si mette come principio, bisogna poi tradurlo nella pratica. Sappiamo che nelle aree territorialmente disagiate si fa fatica a formare delle classi omogenee, si fa fatica con i mezzi di trasporto a fare in modo che tutti vadano a scuola.
Questi però sono temi concreti da elencare non solo come titoli e poi non fare niente nella sostanza; bisogna fare in modo che, nella sostanza si arrivi a permettere a chi abita in aree territorialmente disagiate di potere fruire del sistema scolastico, così come ne fruisce chi abita nel pieno centro di un capoluogo.
Concludo, dicendo però quello che è il cuore di tutto il sistema.
Come dicevo, questa è una legge che riporta il testo unificato di due proposte di legge e che ha assunto i concetti del disegno di legge e della proposta di legge preparata dall'opposizione.
Quindi, è una legge che esce dall'unificazione di due testi, però poi in un punto preciso, che è quello della valutazione economica dell'ISEE posto a 25.000 euro, dice per tutto il testo che la scuola pubblica e la scuola paritaria sono una libera scelta; dall'altro, però con una mano tenta di soffocare la scuola paritaria, perché sappiamo che questo limite potrebbe porre in grave difficoltà le scuole paritarie.
Non ho alcun interesse personale, perché ho due figlie ed entrambe frequentano le scuole pubbliche, però nello stesso tempo se parliamo di libera scelta educativa dobbiamo permettere che il sistema rimanga, che si sviluppi e ci siano magari delle penalizzazioni.
giusto che il centrosinistra abbassi il limite dei 38 mila euro e mi sembra che c'era nella legge precedente, ma non è giusto che si dica "tu scuola paritaria devi morire, perché sostanzialmente con quel limite da un lato dico che ti sostengo, dall'altro faccio in modo...". Già sappiamo che fanno fatica, già alcune hanno chiuso, pur con altre possibilità, per questa potrebbe essere veramente una ghigliottina. Noi riteniamo, invece che se fosse superato questo scoglio, sarebbe una legge accettabile, che favorirebbe tutto il sistema scolastico piemontese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Pur non avendo seguito direttamente il dibattito in Commissione non essendone componente, intervengo volentieri nel dibattito in Consiglio.
Oggi il Consiglio raggiunge un risultato importante per la nostra Regione e per i cittadini, che è quello di sancire un principio che probabilmente, qualche mese fa, molti di coloro, come la sottoscritta, che avevano presentato il progetto di legge in Consiglio ad inizio legislatura non immaginavano potesse essere riconosciuto da un'ampia maggioranza dello stesso.
Il primo risultato, secondo me, è il fatto che la stessa Giunta propone al Consiglio, e ha dato la disponibilità al Consiglio, di individuare un testo unitario rispetto ad un titolo molto importante. Il titolo è "Norme sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa".
Penso che per il lavoro svolto nella precedente legislatura, per la determinazione con cui l'opposizione ha lavorato all'interno della Commissione competente, questo risultato - vale a dire la possibilità di individuare in Consiglio una condivisione di un principio importante quello della libera scelta educativa - sia un grande risultato per il Consiglio e un punto di partenza per trovare altri momenti di condivisione altrettanto importanti, su tanti temi - infrastrutturali e quant'altro che dividono pesantemente anche le parti politiche in Regione.
auspicabile trovare in Aula una formula unitaria di condivisione.
Il primo concetto che, secondo me, è importante sottolineare è che la stessa Giunta, la stessa maggioranza che ha fondato su una battaglia intensa, nella passata legislatura e nella campagna elettorale che li ha portati alla vittoria, un grande dissenso rispetto all'impostazione che si era dato sul diritto allo studio e sulla libera educazione nella precedente legislatura, è lei stessa, già a partire dal titolo, a proporre una nuova e importante modalità di condividere un percorso di diritto allo studio.
Condivido i Consiglieri che si sono soffermati sul concetto, vale a dire l'esigenza fondamentale di dare alle future generazioni e a quelle che attualmente stanno svolgendo un percorso di studio, la possibilità di avere una libertà di scelta del loro percorso educativo rispetto non ad un precostituito modello di scuola e di apprendimento, ma rispetto ad un sistema educativo fatto di scuola pubblica e di scuola paritaria (o parificata, non ricordo quale sia il termine più corretto). La possibilità per tutte le famiglie di poter scegliere le modalità attraverso le quali i propri figli seguono il proprio percorso educativo di qualità.
Penso che questa legge abbia la possibilità di dare una risposta alla domanda che, generalmente, nelle famiglie, i genitori si pongono nei confronti dei loro figli, che non è "è meglio la scuola pubblica o la scuola privata?", ma è: "Mi piacerebbe che per i miei figli, dall'infanzia all'università, ci possa essere, per qualsiasi livello sociale di appartenenza, la possibilità di accedere ad un sistema qualitativo d'istruzione che permetta uguale opportunità a tutti di esprimere al meglio le proprie capacità, le proprie eccellenze e la propria volontà di crescere e di competere in un sistema come questo". Un sistema complicato difficile, che ha bisogno, anche nella crescita, di una crescita di qualità nel sistema dell'istruzione.
Ecco perché oggi sancire in Consiglio questo concetto è una gran vittoria. Il nostro Gruppo, insieme con quest'opposizione, ritiene che bene abbiamo fatto ad affrontare un dibattito nell'ottica di individuare un testo da condividere e che tenga conto non soltanto ed esclusivamente di questo concetto così importante, ma di tanti interventi che vengono messi a disposizione del sistema scolastico del nostro territorio, da poter mettere a disposizione affinché questo sistema di qualità si possa sviluppare.
Consigliere Robotti, volentieri abbiamo partecipato alla discussione e voteremo perché convinti che i contenuti di questo testo, ancorché ci auguriamo migliorati dal dibattito del Consiglio, siano un buon risultato.
Non faremo come voi che, pur ritenendo questo testo sbagliato, lo votate lo stesso. Sostanzialmente è un modo per ricordare che, probabilmente, il contributo che la vostra realtà ha voluto dare a questo sistema legislativo, a quest'impianto legislativo, non è probabilmente quello che avreste voluto ma, nonostante tutto, lo votate.
Noi, invece, siamo convintamene coscienti di aver dato un contributo di poterne dare ancora nel dibattito del Consiglio e, poiché condividiamo questo percorso, lo voteremo e non per spirito di maggioranza o per spirito di tenuta di un governo regionale.
Questo deve essere lo spirito con il quale in Consiglio, in futuro, si dovranno affrontare argomenti altrettanto importanti. Le famiglie devono essere libere di scegliere. La libera scelta deve essere distribuita sulla maggior parte delle famiglie non soltanto ai carcerati, agli immigrati, ai tanti sfortunati. Consigliere Robotti, fortunatamente, in Italia e in Piemonte, esistono tante famiglie che lavorano e che hanno un reddito di mantenimento difficile, che rispettano le leggi, che cercano di realizzare il proprio percorso di vita e di educazione dei propri figli nella maniera più onesta possibile, al quale noi dobbiamo anche porre attenzione. Queste famiglie sono quelle che noi, con un piccolo sforzo in più, forse riusciremmo a ricomprendere in quell'opportunità che dovremmo dare alla libera scelta educativa.
L'altro giorno l'Assessore Peveraro ha portato in Commissione sanità un interessante prospetto rispetto alla distribuzione delle dichiarazioni dei redditi, per fasce di reddito, a seconda di una serie di livelli di reddito.
In quell'occasione si discuteva di altro, si discuteva di addizionale IRPEF, tuttavia emergeva che, proprio la fascia tra i 15 e i 30 mila euro lì si parlava di dichiarazione singola, quindi noi stiamo facendo un passo meno ampio rispetto all'oggetto della discussione in quel contesto rappresentava il ceto medio, cioè i dipendenti, i piccoli lavoratori indipendenti, un sistema territorio che non è quello che, con il piccolo sforzo che noi chiediamo di fare alla discussione di questa legge sul livello ISEE rappresenta i ricchi, quei ricconi che vanno alla scuola privata, ma rappresenta un tessuto di famiglie normali, di famiglie per bene, di famiglie che cercano di dare ai propri figli l'istruzione migliore, potendo liberamente scegliere la scuola pubblica e quella privata. Perché non ci sono le scuole pubbliche che fanno schifo sempre anzi ce ne sono molte dove il livello di istruzione è molto alto. Non ci sono scuole private dove il livello d'istruzione è altissimo, perché ce ne sono alcune riconosciute da tutti il cui livello di istruzione è molto più basso ed inferiore rispetto ad altre. Ma c'è la possibilità, con questa legge, di permettere alle famiglie di decidere nella propria autonomia quale livello di istruzione mette a disposizione.
La concorrenza tra pubblico e privato è sempre stata positiva, è sempre stato un aspetto che ha permesso probabilmente anche oggi di prendere atto che il sistema pubblico ha la necessità di essere migliorato, anche come livello qualitativo dello stesso corpo insegnanti. Non lo diciamo noi che siamo cattivi e siamo di centrodestra; lo dice oggi il Ministro Fioroni sui giornali e, probabilmente, se l'avessimo detto noi, oggi saremmo stati tacciati di razzismo e saremmo stati considerati antidemocratici.
Ma la realtà è questa, e questa realtà, quando noi usciamo dal Consiglio e diventiamo genitori, la conosciamo benissimo. Quindi bisognerebbe cercare di mantenere questa consapevolezza oggi anche qui in Consiglio e cercare di concludere quest'importante lavoro con quest'ulteriore passo.
Mi auguro che, anche attraverso la discussione degli emendamenti che quest'opposizione proporrà, possa esservi un ulteriore convincimento che questa è la strada giusta, che noi condividiamo. In questo senso ovviamente l'auspicio è che la conclusione di questo lavoro sia veramente per il bene delle famiglie piemontesi e per la qualità dell'istruzione dei nostri figli.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Voglio in questa sede rappresentare, da parte mia e di molti amici e come hanno già ricordato i colleghi del Partito Democratico, la gran soddisfazione per questo disegno di legge, confidando che l'Aula possa approvarlo con convinzione.
La soddisfazione, innanzitutto, è fondata sull'affermazione secondo cui noi, come esponenti della comunità piemontese e, in generale, esponenti dei cittadini che ci hanno dato la loro fiducia, dobbiamo intervenire per garantire servizi sempre di più con una chiave selettiva.
Non ci sono risorse per tutti, il welfare non può essere per tutti senza criteri. Noi facciamo una legge che attribuisce una forte e chiara preferenza alle persone, alle famiglie con difficoltà. Non a caso, la legge si riferisce all'importante e straordinario diritto allo studio.
Tuttavia, l'intervento che ci diamo come obiettivo non è semplicemente selettivo, ma è al contempo un intervento di tipo promozionale, come già ricordava la collega Pozzi. Facciamo un grande investimento sul futuro delle nostre giovani generazioni.
Il compito di una Pubblica Amministrazione lungimirante non è solamente quello di ridistribuire, di dare insomma a chi ha di meno, prendendo un po' a chi ha di più, ma di ridistribuire con un criterio di promozione.
Il welfare oggi ha un senso se è un welfare delle opportunità e non è semplicemente un welfare che raccoglie i diritti-pretesa.
Il secondo motivo di soddisfazione riguarda il fatto che finanziamo fortemente la scuola statale. Lo voglio dire con molto orgoglio e con molta convinzione, e lo voglio dire anche personalmente, perché credo che anche involontariamente mi sia stato dato, insieme ad altri, l'appellativo di paladino della scuola paritaria.
Sono totalmente convinto dell'importanza della scuola statale; lo dico anche in riferimento alla mia modesta esperienza scolastica. Ho frequentato gli studi nella scuola statale, mio figlio frequenta la scuola statale, mia moglie insegna all'Università dello Stato.
Quindi, credo che dobbiamo sostenere con convinzione il principio della scuola statale. Lo dobbiamo fare e l'abbiamo fatto in questi cinquanta sessant'anni di storia repubblicana. Lo hanno fatto anche i governi di centro e i governi di centrosinistra, che - lo voglio ricordare soprattutto ai colleghi della sinistra radicale - fin da subito hanno chiamato quel Ministero "Ministero della Pubblica Istruzione", e hanno anche inteso proprio con il Governo Prodi, riportare questa dizione. E lo hanno fatto in Costituzione e dopo la ricostruzione della nostra Italia, convinti che la scuola statale potesse e possa ancora essere il luogo della contaminazione della cultura, della profonda volontà di un confronto, non della prevaricazione e dello scontro tra le culture che, purtroppo, hanno informato e ancora oggi informano la nostra società e la nostra politica.
Quindi, lo dico al collega Burzi che è intervenuto da liberista puro: io non sono della sua opinione, ma penso che ci siano beni pubblici, tra cui la pubblica istruzione, che debbono essere assicurati dal Governo dallo Stato soprattutto, perché vi sono in questi casi rischi di asimmetria informativa, cioè cittadini che non sarebbero in grado di scegliere tra offerte diverse, perché ci sono comunque servizi che non possono trovare una risposta semplicemente con la logica del profitto. Domando al collega Burzi: ci sarebbero delle imprese disponibili ad investire in una scuola in alta montagna? Lui dirà: certo, sicuramente con degli incentivi.
Credo che tuttavia quel sistema, almeno nella produzione di certi beni pubblici di interesse collettivo, non sia sostenibile. Tuttavia - e da qui concordo con quello che ha detto il collega Burzi e anche altri - sono profondamente convinto che pubblico non coincida con statale. Non lo dico solo io, lo dice anche una legge dello Stato, che anche altri hanno citato (la legge Berlinguer), che almeno e non solo per quanto riguarda la questione dell'offerta educativa, afferma il titolo, per quanto riguarda le scuole paritarie - e sottolineo paritarie - ad assicurare servizi per i cittadini attraverso una più complessiva programmazione dell'offerta.
Voglio ricordare non per spirito di polemica, perché ormai fortunatamente siamo alla fine di questo confronto, che ci sono Nazioni, ad esempio la laicissima Francia, che riconoscono questo principio e lo riconoscono in un modo assai più significativo di quanto noi in Italia siamo riusciti, anche con la legge Berlinguer, a riconoscere.
La laicissima Francia, che sicuramente più di noi è capace di interpretare quel concetto ricordato da Norberto Bobbio, secondo cui "la laicità è il luogo neutro di confronto tra le opinioni".
Dunque credo sia ragionevole che in un sistema pubblico, accanto alla scuola statale, possa essere prevista la presenza significativa di una scuola paritaria. E sono anche convinto che sia ragionevole che la scuola paritaria non debba, proprio per quello che ho detto finora, avere tutte le risorse e quindi un valore economico equivalente a chi fa una scelta di frequentare una scuola statale. Al contempo, ritengo assolutamente ragionevole ed opportuno che almeno una quota significativa del costo che il cittadino sostiene, avendo lui scelto di mandare il proprio figlio in una scuola paritaria, possa essere coperto dalla Pubblica Amministrazione.
Ad oggi lo Stato lo fa solo in piccola parte, quindi è giusto - anche se sarebbe più giusto che intervenisse lo Stato, e questo lo voglio ricordare che la Regione possa fare la sua parte.
Perché è giusto che ci sia questo pluralismo educativo? Non solo perch è importante che ci sia un confronto anche tra offerte educative e proposte educative diverse, non solo perché è utile in qualsiasi contesto d'offerta pubblica garantire almeno minimi elementi di competizione, anche per stimolare complessivamente l'efficienza dell'offerta complessiva, ma è giusto soprattutto perché le scuole paritarie non sono scuole private. Sono scuole che sono inserite nel sistema pubblico in forza di requisiti precisi che la legge nazionale e regionale impone loro; requisiti strutturali e gestionali, almeno per quanto riguarda l'offerta delle scuole materne, di vincolo alla loro destinazione del profitto, quindi ad una funzione totalmente no profit; obblighi - che dovrebbero essere, in qualche modo facilitati - ad inserire anche persone in difficoltà, penso, ad esempio, ai disabili.
In conclusione - avrei potuto affrontare altre questioni, ma già altri colleghi lo hanno fatto, per cui ritengo inutile soffermarmi - credo sia una buona legge, anzitutto per quanto riguarda i principi ispiratori che ho provato a ricordare.
Non voglio entrare nel merito dei singoli punti dell'articolato, perch credo che possa essere eventualmente materia dei prossimi approfondimenti ma ritengo che sia un'ottima legge che, accanto ad altre, caratterizza il marchio riformista della nostra coalizione in Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Vorrei tornare indietro nel tempo a quelle che erano le considerazioni di base che avevano fatto nascere la volontà, nella passata Amministrazione, di varare quella che allora si chiamava "legge sul buono scuola"; considerazioni che, stranamente, fino ad ora, non sono state toccate dai colleghi che mi hanno preceduto.
Nella scuola statale tutti i costi sono totalmente a carico dello Stato (stipendi dei professori, costi degli immobili, costi della ricerca e quant'altro). Le tasse scolastiche che pagano gli studenti, o, meglio, che pagano le famiglie degli studenti, coprono una quota minimale di questi costi.
Nella scuola privata, tutti questi costi sono totalmente a suo carico: si paga i professori, si paga gli immobili, si paga qualsiasi altra spesa attinente al funzionamento della scuola.
Tutti questi costi, per forza di cose, devono essere recuperati dalle scuole private tramite le tasse d'iscrizione, le cosiddette "rette" che pagano le famiglie degli studenti che scelgono la scuola privata.
A questo punto, noi ci troviamo in un sistema scolastico completamente ingiusto, perché da una parte c'è una scuola totalmente gratuità per tutti ricchi e poveri. Perché il figlio di Berlusconi che frequenta una scuola pubblica, ammesso che lo faccia, pagherebbe le stesse tasse del figlio di un qualsiasi operaio. Dall'altra parte, succede il rovescio, nel senso che l'operaio che sceglie di mandare il figlio in una scuola privata deve coprire totalmente i costi. Pertanto, cosa succede? Che tutta una fascia di popolazione non ha la possibilità economica di scegliere, perché è obbligata a mandare i figli presso la scuola pubblica. Dunque, quel principio di "libertà di studio" indicato nella Costituzione, di fatto, con questo sistema scolastico, non esiste.
La nostra legge - dico "nostra" riferendomi a quella varata nella passata legislatura - tentava, purtroppo in modo minimale, di andare contro questa differenziazione, dando un aiuto a quelle famiglie che, così come prevede la Costituzione, esercitavano il proprio diritto di scelta di studio mandando i loro figli in una scuola privata.
La precedente legge, tramite il buono scuola, cercava di dare un aiuto a queste famiglie tentando di "livellare" un pochettino la scuola statale con quella privata (cosa che faceva oserei dire relativamente, ma un pochettino lo rendeva possibile).
Con la legge attualmente in discussione, cosa succede? Innanzitutto, a livello ideologico, non cambia nulla: la legge sostanzialmente è identica a quella vecchia. Ma con l'abbassamento dei limiti di reddito a favore di quelle famiglie che intendevano mandare i figli alla scuola privata, taglia fuori tutta una fascia potenziale di queste famiglie, che sono poi i redditi medi.
Chi ha dei redditi bassissimi, con o senza buono scuola è comunque impossibilitato mandare i figli in una scuola privata, per cui frequenteranno una scuola pubblica.
Chi è veramente ricco, non ha problemi, per cui li manda dove vuole.
C'è poi la fascia intermedia, che è la maggioranza di cittadini. Parliamo di famiglie magari con due redditi. È su questa fascia che la nostra legge agiva, dando la possibilità a molti di loro di poter scegliere.
Oggi, riducendo il reddito, andiamo a tagliar fuori proprio questa fascia, che, con la precedente legge, invece poteva scegliere. Quindi, di fatto, obblighiamo di nuovo una parte di cittadini che prima avrebbe potuto scegliere liberamente il tipo di scuola dei figli a servirsi necessariamente della scuola pubblica, perché li priviamo di un sussidio.
Questo è profondamente ingiusto.
Sarà proprio su quest'aspetto che noi ci batteremo, cioè sulla riduzione dei limiti di legge previsti in questa proposta, per ottenere il cosiddetto buono scuola, cioè il sussidio o l'integrazione alle rette scolastiche. È questa la grossa ingiustizia della nuova proposta di legge che non ci trova d'accordo e su cui noi ci batteremo.
Qui voglio rilanciare, ma sia chiaro che quella che farò non è una proposta, ma è un'assurdità, che però serve a far capire il perché della nostra azione. Se chi ha più di 25.000 euro di reddito (secondo le stime ISEE) non può ottenere il buono scuola, quando manda il figlio nella scuola statale dovrebbe, teoricamente, pagare l'intero costo della scuola statale (come ripeto, la mia non è assolutamente una proposta). Lo dico per far notare qual è l'assurdità di questa legge. Se ho 26.000 euro di reddito e voglio mandare mio figlio in una scuola privata, non prendo una lira, ma devo pagare interamente la retta. Se lo mando alla scuola statale, pago le normali tasse scolastiche, che sono una proporzione minimale rispetto ai costi. Ma anche uno che ha 100.000 o 200.000 euro di reddito è trattato sulla stessa base, cioè se manda i figli alla scuola statale, paga un'inezia, mentre se li manda alla scuola privata può permettersi di pagare tutto. Quindi, se ne facciamo una questione di puro reddito, allora dovremmo agire anche dall'altra parte, cioè dire "fino a 25.000 di reddito nella scuola statale paghi le tasse; da 25.000 mila euro in poi, paghi completamente il costo".
Questo fa comprendere quanto sia assurdo il limite che avete introdotto e noi ci batteremo affinché questo limite venga innalzato, ma in modo congruo, perché i 25.000 euro di reddito non sono l'indicatore di una famiglia ricca, ma di una famiglia composta da due persone con livelli di reddito normalissimi, cioè due impiegati o due operai. Pertanto, ci batteremo affinché questo limite venga innalzato e mi sembra di avere spiegato bene quali sono i principi da cui scaturisce questa nostra decisione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Per molte considerazioni mi riconosco in quello che già i miei colleghi di maggioranza hanno detto. In particolare, mi preme richiamare sia l'intervento del collega Ricca sia quello del Consigliere Lepri di qualche minuto fa, perché su una serie di questioni mi pare abbiano espresso compiutamente anche il mio pensiero.
Perciò vorrei soltanto sviluppare un paio di concetti che mi aveva sollecitato il Consigliere Burzi con un'affermazione un po' offensiva quando diceva: "Voi delle prime file...". Io non ho velleità diverse da quelle che sono note in quest'Aula e parto sempre da una convinzione, che è quella che mi fa sostenere che questa legge è qualitativamente superiore a quella che andiamo ad abrogare.
La presunzione è che un Parlamento - e noi siamo un Parlamento - nel costruire un quadro normativo intorno ad un tema fotografa la situazione e le sensibilità culturali, politiche ed economiche di un certo momento e produce delle norme che sono tanto migliori quanto più sono la sintesi non di tutto quello che c'è, perché una scelta va pur fatta, ma sono la sintesi di diversi modi di vedere un tema, tra l'altro un tema così importante come quello della scuola, del sistema scolastico e delle politiche che la Regione Piemonte deve, vuole o può attuare nei confronti della scuola.
Perciò è una legge che parla a tutto il mondo della scuola e quando dico a tutto non intendo dire statale e paritario, ma a tutto il mondo della scuola nel senso che riesce a parlare agli insegnanti, agli Enti locali, ai gestori di scuole paritarie, a soggetti che magari potrebbero essere interessati ad investire nel "mercato" dell'istruzione privata o paritaria, alle famiglie e agli studenti. Parla a tutto questo mondo, ed è una legge che probabilmente fa un servizio migliore; non è detto che lo faccia, lo vedremo poi nel momento in cui questa legge sarà sottoposta al duro vaglio del confronto con la realtà.
Questa legge per questo mi sembra molto macerata, molto controversa molto studiata, molto meditata e discussa, ma una legge nella quale si possono tranquillamente riconoscere diversi filoni di pensiero, che non sono solo quelli che abbiamo qui richiamato alcune volte in modo un po' ideologico nel tentativo di agitare ognuno per quel che può la sua bandierina.
una legge difatti nella quale il relatore di minoranza non pone osservazioni di sostanza, e non credo che questo dipenda solo dal fatto che c'è dentro anche il suo buono scuola, altrimenti sarebbe una posizione talmente miope da doverla attribuire ad un altro Leo e non a quel Consigliere Leo, ma riconosce una cosa che lui avrebbe voluto probabilmente fare quando propose, e il Consiglio regionale approvò, questa benedetta legge n. 10: parlare a tutto il mondo della scuola e non soltanto ad un suo pezzo o per una questione specifica. Questo ci tenevo a dirlo, perché mi sembra il tratto comune a tutti.
Questa legge si occupa certamente di sostegno al diritto allo studio però affermare che si occupa di libertà educativa è eccessivo, mi permetto di sostenere che forse non è proprio così.
Al tema della libertà educativa deve pensare lo Stato che ne ha in qualche modo, attraverso una sua legge, stabilito le modalità, le condizioni e le caratteristiche.
Anche perché confondere la libertà educativa con la libertà di finanziare le famiglie che mandano i figli alle scuole paritarie, mi sembra sinceramente svilire le scuole paritarie e quelle famiglie, ma svilire anche chi ritiene che la libertà educativa sia un valore davvero importante da promuovere nelle scuole di Stato, così come nelle scuole paritarie, e che non sia solo un problema di dove si sceglie di mandare il proprio figlio.
Perché una società dove i cattolici mandassero i figli nelle scuole cattoliche, i laici nelle scuole laiche e i comunisti nelle scuole post comuniste sarebbe una società terribile. Sarebbe soprattutto una società dove il venir meno della laicità produrrebbe una frammentazione sociale che si trasformerebbe in una guerra continua e per bande su ogni minimo problema.
Quindi, tenderei nuovamente a sottolineare che forse dobbiamo ricondurre il tutto in un quadro di sostegno alla scuola, al mondo della scuola in questo caso piemontese. Se facessimo questo e riuscissimo a farlo, avremmo già svolto un gran compito.
Anche perché se dopo la mezza riforma Moratti, dopo tutti gli interventi fatti dal punto di vista legislativo, anche qui in Piemonte, ma soprattutto a livello nazionale, non è decollato il cosiddetto mercato della scuola paritaria, cioè privata - e non è decollato perché gli iscritti spesso sono in calo, funzionano quelle scuole che o hanno un'alta specializzazione oppure sono sussidiarie, in altre parole sopperiscono ad un servizio che lo Stato non dà, e parlo delle scuole materne e così via significa che c'è una difficoltà oggettiva anche nel mondo delle scuole paritarie e quindi nel mondo di coloro che potrebbero pensare di investire più risorse, energie e cultura per far sì che questo sistema e questo mercato decolli (mercato in senso positivo).
Su questo credo che tutti dovremmo interrogarci, perché almeno negli ultimi anni avremmo dovuto vedere un minimo di partenza di questa seconda gamba, come s'immaginava nella legge Berlinguer, del sistema formativo, che invece più che una gamba è ancora una zampettina.
Non lo dico con rammarico, perché è noto come la penso, ma credo che sia un impoverimento complessivo, perché laddove una legge prevede una cosa e questa cosa non va avanti, significa che quella legge in qualche modo non è riuscita nel suo intento. E, forse, da una competizione qualitativa e virtuosa avrebbe da guadagnare anche molto una certa scuola statale che talvolta dorme eccessivamente sugli allori e smette di rivendicare il problema di una scuola di qualità uguale per tutti, dove merito e svantaggio siano trattati con competenza e qualità, e con interventi all'altezza per garantire a tutti le stesse opportunità senza per questo appiattire tutti sugli stessi livelli.
In conclusione, non lo so - e vi prego di credermi che quando dico non lo so, mi piacerebbe che una volta tanto potessimo dire "noi non lo sappiamo", perché talvolta avere qualche dubbio in più e qualche certezza in meno ci aiuta a capire dove è bene che direzioniamo il nostro intervento se i punti controversi di cui ragioneremo, immagino domani, contenuti negli emendamenti, siano o debbano essere oggetto di una discussione.
Sono anche convinto che leggi di questo tipo, così com'è stato per la legge n. 10, debbano essere sottoposte ad una sperimentazione. Vedrete certamente che ci sarà qualcosa che non funzionerà e bisognerà cambiare anche se avessimo previsto tutto al meglio.
Credo che, proprio perché è una legge che si rivolge a tante realtà parla tante lingue e ci dice tante cose, sarebbe bene che noi ci presentassimo domani, o quando si riterrà di approvare la legge, a fornire alla regione un prodotto che abbiamo così tanto condiviso, ciascuno rinunciando a qualcosa in nome di una lettura più grande, quello che non si fece all'epoca della legge n. 10, se ho ben capito dai vostri racconti.
Credo che l'impegno di tutti sia quello di fare in modo che il prossimo bando sia fatto con questa legge, e che quindi ci permetta di capire se tutte le parole che abbiamo utilizzato avevano un senso oppure no.
Per questo mi permetto di fare appello al tanto buon senso che abbiamo fin qui dimostrato, ma anche alla voglia di partecipare a confezionare una cosa che sia davvero un po' di più di un compromesso al ribasso. Metterci un po' di buon senso per chiudere rapidamente la questione con l'idea che proprio perché è una cosa nuova, bisognerà rimetterci mano. Se ci rimetteremo mano, potremmo correggere le eventuali storture di cui verremo a conoscenza, incluso la questione dell'ISEE.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

So che il Consigliere Robotti mi ascolta volentieri.
Ho ascoltato con grande interesse, perché mi piace, perché m'interessa perché è un gran dibattito, tutti gli interventi. Potrei, per esempio avendoli ascoltati, sottoscrivere al 100% la coerenza, avendo detto loro cose assolutamente opposte, del Consigliere Bossuto e del Consigliere Lepri. Il Consigliere Lepri non si è pronunciato sull'ISEE, ma tutto quello che ha detto è ampiamente condivisibile. Lo stesso vale per quello che ha detto il Consigliere Turigliatto.
Il Consigliere Bossuto, persona che conosco bene e che stimo, con assoluta coerenza, ha detto qualcosa del tipo "la legge non ci convince proprio perché siamo assolutamente coerenti, ma la votiamo per spirito di disciplina"! È un atteggiamento nobilmente coerente. Quest'atteggiamento allora avrebbe dovuto comportare la non accettazione, com'è stato nella passata legislatura, del principio del pluralismo scolastico. Il dibattito molto nobile, parte da De Gasperi e Togliatti. La sinistra di allora diceva "noi siamo per il pluralismo nell'istituzione". Cosa mobilissima: Moro, De Gasperi, La Pira, Dossetti, tutti cattolici, dicevano "siamo per il pluralismo delle istituzioni". Siccome, però, la legge Berlinguer riconosce che il pluralismo delle istituzioni c'è, allora traiamone le conseguenze! Il Consigliere Bossuto ha spiegato (coerentemente con la sua ideologia), come hanno fatto il Consigliere Dalmasso e altri, che solo una scuola statale può garantire il pluralismo. Secondo il Consigliere Lepri Turigliatto e altri, non è così. Le altre sarebbero scuole "di parte".
Il Consigliere Bossuto, le ha chiamate confessionali ma è molto più corretto il termine del Consigliere Lepri: sono scuole paritarie.
Continuiamo a chiamarle scuole pubbliche e private, ma non abbiamo riconosciuto la scuola privata, noi parliamo di scuola paritaria. Secondo un'analisi marxista, se tutti i cittadini sono liberi, ma alcuni di morire di fame, altri di arricchirsi, non è democrazia.
Capisco perfettamente, stimo e considero la posizione della sinistra (cioè siamo contrari al principio), ma se il principio viene accettato perché fare una battaglia di retroguardia? Potrei fare degli esempi pesanti che evito di fare, ma è come dire abbiamo perso la guerra e però non lasciano i prigionieri. Il Consigliere Bossuto diceva che le scuole confessionali condizionano e indirizzano le persone. Io voglio rassicurarlo: Piero Fassino ha frequentato l'Istituto Sociale ed è uscito Piero Fassino, persona che stimo molto.
Io ho frequentato la scuola più rossa di Catanzaro, il Luigi Siciliani e sono uscito democristianissimo, per cui non è che la scuola di per s condiziona! Visto che possiamo fidarci che le scuole cattoliche garantiscono il pluralismo? Possiamo fidarci.
Voglio rassicurarlo ulteriormente. Sono figlio di due insegnanti, (con "l'aggravante" che sono insegnanti di matematica) della scuola statale quindi ho tutto a favore. Sono stato rappresentante degli studenti prendevo - perché allora non c'era ancora lo schieramento ideologico - il 99% dei voti. Quando sono arrivato a Torino e ho parlato alla prima assemblea all'università mi dicevano "come parli bene, sei troskista?" quando affermavo che ero cattolico, m'insultavano e anche peggio. Finch parlavo erano tutti contenti, e mi dicevano "bravo compagno, come parli bene", ma appena pronunciavo la parola cattolico...
Perché queste prevenzioni? Dovremmo guardare alla sostanza.
La sostanza è che se il principio è stato accettato, perché fare una battaglia di retroguardia che penalizza il ceto medio? Fate i conti, ormai il principio è stato accettato. C'è una gran legge che stanzia solo 14 milioni al buono scuola, più un sacco di soldi al sistema complessivo.
una gran legge, fatta bene. È veramente inspiegabile quest'arroccamento.
Spero che le componenti più moderate e pragmatiche della maggioranza provino a far ragionare quelli che non sanno fare i conti.
Perché dare questa penalizzazione? Il monte complessivo non verrebbe cambiato. Non è che abbassando l'ISEE mettiamo più soldi sulla scuola statale, rimane identico. Non solo, ma siccome grazie all'attenzione di alcuni Consiglieri della maggioranza, è stato previsto un equilibrio: due canali separati con i loro fondi. Questo comporta che non possa venire spostato, da un canale all'altro, un solo euro, dunque è proprio solo accanimento il non voler accettare la nostra proposta. Ma se hai 26 mila euro sei considerato ricco? Non è vero, lo sappiamo: specie a Torino, basta possedere una casa. Diamo la possibilità anche perché, e lo dico riprendendo una battuta simpatica della sinistra radicale, che diceva "anche i ricchi piangono".
Cari consiglieri, ma i ricchi che vanno alla scuola statale sghignazzano, perché non pagano niente, i ricchissimi che vanno alla scuola statale non solo non piangono, ma sghignazzano. Noi non siamo contrari a questo, ma perché far sghignazzare i ricchi e far piangere il ceto medio che va alla scuola non statale, ma pubblica? Ripeto, avrei capito che la sinistra avesse bloccato il principio, come nella passata legislatura è stato fatto, sostenendo, come hanno sostenuto con coerenza i Consiglieri Dalmasso, Bossuto e altri: in uno Stato democratico, ha senso che esista solo la scuola statale. Questo è un principio su cui ragionare o no.
Il Consigliere Chiazzi, coerentemente, ha sempre criticato la legge Berlinguer, infatti, ha sempre sostenuto che Berlinguer aveva torto. Si pensa a Berlinguer, ma anche il fratello quante ne ha indovinate, quando ha capito che l'Unione Sovietica aveva subito una spinta totalitaria irriformabile...



(Commenti in aula)



LEO Giampiero

Non l'ho detto io ai colleghi, lo dice qualcuno che ha più titolo di me.
Il Consigliere Chiezzi, oltretutto, aveva anche una concezione della politica proprio nobilissima, ma antinomica alla mia. Lui affermava che non bisogna cercare il bene comune, diceva: in politica ognuno faccia per la sua parte e mi ha sempre rimproverato di essere ecumenico e di cercare il bene comune.
Oggi, l'impostazione del PD è diversa, pensiamo al discorso di Veltroni, di Castagnetti, di Letta e di altri. Allora non capisco perch non fare questo sforzo. Infine, vorrei dire agli amici della sinistra radicale: perché il principio del pluralismo è accettato nei centri sociali e culturali e non nella scuola? Mi spiego. Quando abbiamo fatto la legge sui centri studenteschi appena abbiamo sentito i giovani...
Fra l'altro, voglio complimentarmi perché abbiamo un fior di segretaria a "Forza Italia per il Partito del Popolo delle Libertà". Quindi, sono in linea con la mia segretaria, non mi è capitato, in Forza Italia, tanto spesso, dai tempi della DC non mi capitava più tanto spesso. Il Capogruppo ha fatto un intervento che è stato citatissimo e ripreso per il contenuto culturale.
Dicevo, quando abbiamo fatto la legge sui centri studenteschi, abbiamo fatto le consultazioni, c'erano amici della sinistra statalista che hanno detto a questi giovani di sinistra "se volete i centri studenteschi, ve li fa lo Stato".
L'hanno detto ai giovani di sinistra, (prendetevi i verbali delle consultazioni. Questi giovani li conoscete, e alcuni colleghi come Dalmasso e altri sono da loro molto stimati. Questi giovani hanno risposto: " pazzesco, che libertà c'è se anche i centri studenteschi con ipotesi culturali proprie non possono esistere?" Nel contempo, hanno detto: "Dovete darci un finanziamento, altrimenti c'è una sproporzione perché il centro comunale ha tutto finanziato". È vero che nonostante gli sforzi generosi e coerenti di Dalmasso, Oliva non li vuole più finanziare, però il principio che allora avevamo condiviso era quello che i centri studenteschi, per avere un senso, una dinamica dovevano essere pluralisti.
Non riesco a capire perché per i centri studenteschi va bene, ma per la scuola rimane questo dogma. Allora, o si ha il dogma e non si accetta il principio della libertà educativa, ed è una coerenza ideologica perch vuole solo la scuola statale, ma se il dogma è superato le battaglie di retroguardia sono sempre sbagliate.
Ripeto, voi dite abbiamo perso la guerra, ma non facciamo prigionieri non è bello! È molto meglio e più nobile vincerla tutti insieme, liberare i prigionieri e fare una grande legge per la scuola, innanzitutto statale. Io ho mangiato "Nutella e scuola statale" perché i miei genitori sono due insegnanti della scuola statale, con l'aggravante di matematica...
Allora, facciamo questa cosa, ascoltiamo Veltroni e andiamo in Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Colleghi, devo affermare che trovo diverse analogie, perlomeno politiche, tra la legge che andiamo ad esaminare e la legge che abbiamo esaminato qualche settimana fa sulla sicurezza.
Si trattava di due leggi bandiera del centrodestra che per molti mesi in particolare, in campagna elettorale, la sinistra continuava a denunciare come leggi oppressive, capestro e disastrose per il Piemonte e che fin dal lontano 2005 prometteva di cambiare, di modificare e di scardinare al più presto.
Poi, i tempi della politica sono quelli che sono e tanto per la legge sulla sicurezza - vedo con piacere che l'Assessore Caracciolo sorride quanto per la legge che avrebbe dovuto sostituire quella sul buono scuola le cose sono andate un po' diversamente da quanto si prometteva in campagna elettorale.
vero che si è cercato di superare queste due normative, ma in realtà l'abbiamo visto per la legge sulla sicurezza qualche settimana fa e lo vediamo oggi su questa legge, che non è più la legge sul buono scuola, ma è una legge intitolata all'istruzione, al diritto allo studio e alla libera scelta educativa - quei proclami così forti, pesanti ed estremisti si sono molto annacquati.
Questo è un fatto positivo, perché ritengo che l'arricchimento che il dibattito di questi anni, il lavoro importante della Commissione, la ricucitura paziente del Presidente della VI Commissione, il lavoro svolto sia dalla maggioranza sia dalla minoranza abbia portato ad una legge sostanzialmente equilibrata, che dovrà subire ancora qualche modifica - lo speriamo - nel corso dei nostri lavori d'Aula, ma che è avviata nel non stravolgimento del passato, anzi nel riconoscimento soprattutto di un principio.
Quindi, devo assicurare che noi non siamo per considerare questa legge una legge di maggioranza o una legge soltanto debitrice al centrosinistra ma siamo per considerare questa legge come legge equilibrata, dove ci sono elementi proprio della cultura politica del centrosinistra, come del centrodestra. Anche perché ritengo che nessuno possa sottolineare a sufficienza che si tratta di un testo unificato.
Questa piccola annotazione lessicale e terminologica ci fa capire come non ci sia, all'interno della legge, un'assoluta prevalenza di una parte rispetto all'altra, l'assoluta prevalenza di un'intuizione rispetto all'altra, l'assoluta prevalenza di un'idea politica rispetto all'altra.
stata salvaguardata, a nostro modo di vedere, quella battaglia di libertà che consentirà ancora alle scuole paritarie di svolgere un ruolo importante, ma dovremmo considerare come manichea la divisione, qualora qualcuno volesse farla, tra il centrodestra sostenitore esclusivo della scuola paritaria e il centrosinistra sostenitore esclusivo della scuola pubblica.
Così com'è stato detto in tanti interventi, ma devo ribadirlo anche nel mio intervento in nome e per conto d'Alleanza Nazionale, crediamo che in un sistema che si basi su queste due gambe, che interagiscano e che abbiano entrambe un ruolo, sia il miglior sistema che possiamo consegnare alle famiglie piemontesi.
Non esiste questa dicotomia, tra l'altro la destra italiana è sempre stata sostenitrice forte del sistema pubblico, soprattutto del sistema pubblico di qualità, sia esso quello scolastico, ma anche, ad esempio quello sanitario.
Però, il riconoscimento delle ragioni che hanno portato negli anni 2000 2001-2002 alla battaglia di libertà per dare una possibilità alle famiglia di scegliere rispetto al diritto di far frequentare ai propri figli la scuola che ritenevano va rivendicato e viene sostanzialmente mantenuto in questa legge, che, tra l'altro, assegna questo sostegno non tanto alle scuole, quanto alle famiglie. Mi sembra che questo sia un passaggio importante, perché giustamente, rispetto alla legge precedente, si è andati oltre, si è fatto tesoro delle esperienze, delle mancanze e delle carenze.
Come ripeto, il legislatore non è sempre perfetto e, quindi, sulla scorta delle esperienze del passato e acquisendo anche nuova sensibilità, si arriva a questo testo che, lo ripetiamo, ha caratteristiche di equilibrio e quindi di positività.
Certo, manca ancora qualcosa. Lo hanno sottolineato i colleghi che sono intervenuti, e lo voglio fare anch'io relativamente alla necessità di compiere ancora uno sforzo per arrivare ad una definizione dei valori di reddito che siano equilibrati rispetto alla legge che esisteva prima. Noi riteniamo che un valore mediano tra i 38.000 e i 25.000 possa dare ad un maggior numero di famiglie la possibilità di una scelta più libera e più consapevole, perché laddove garantiamo libertà di scelta, offriamo un'opportunità in più e non togliamo assolutamente nulla.
Secondo il Consigliere Leo, la cifra dei 25.000 euro rappresenta la media borghesia: a nostro giudizio, è più vicina al proletariato che non alla media borghesia. La difficoltà di chi vive con cifre così basse è riscontrabile quotidianamente soltanto aprendo i giornali. Pertanto garantire a questa fascia reddituale un impegno significativo da parte di questa legge va bene. Ma ne auspichiamo l'innalzamento, per non escludere un'altra fascia di reddito importante, anch'essa non afferente alla media o alta borghesia. Perché con 30.000 euro non si fa parte della media o alta borghesia, ma è lo stipendio di un operaio specializzato o di un impiegato di primo livello, ovvero soggetti che avrebbero il diritto di vedersi garantita la scelta educativa, che rimane l'aspetto centrale della "legge Leo", ma anche di questo testo unificato, accanto al grande supporto alla scuola pubblica che noi riteniamo doveroso ed importante Entreremo nel merito dell'articolato esaminando la singola normativa ma ritengo che questo dato sia l'unico che divide l'Assemblea; qualora venisse rimosso, ci porterebbe rapidamente ad un'approvazione di questo provvedimento, che, come ripeto, potremmo definire se non bipartisan perlomeno frutto di un grande lavoro comune svolto sia in Commissione che fuori.
La rimozione di questo ultimo ostacolo potrebbe essere un segnale di grande intelligenza rispetto ad una fascia di famiglie che si attendono di essere ammesse a questa scelta, non solo nell'interesse dei propri figli ma anche nell'interesse delle proprie idee.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Sicuramente quella odierna può essere una giornata positiva, perch rientra in uno di quei rari casi in cui la collaborazione fra i Gruppi consiliari e fra maggioranza e minoranza riesce a dare dei risultati positivi, che noi riteniamo sicuramente utili per la comunità piemontese.
Un giusto equilibrio fra scuola statale e scuola di libera scelta o scuola paritetica (termine coniato qualche anno fa, in occasione della prima legge sui buoni scuola), per cui salutiamo con favore la possibilità, per i cittadini piemontesi, di poter continuare ad esercitare questo diritto allo studio, con una serie di opzioni che un tempo non aveva.
A nostro avviso, è una crescita formativa ma anche di civiltà e di cultura la possibilità di scegliere fra diversi tipi di istituti scolastici con un loro percorso normativo e di istruzione libero e non più vincolato esclusivamente alla scelta della scuola pubblica e statale, la cui presenza e solidità, come altri colleghi hanno ribadito, è comunque fondamentale soprattutto nelle ultime versioni, dove viene data maggiore autonomia e responsabilità agli istituti scolastici nell'individuare i percorsi di istruzione, ma soprattutto di avvicinamento al mondo del lavoro. Pertanto non ci deve essere partigianeria di fondo verso un sistema o l'altro.
Piuttosto, occorre garantire quella libertà che in passato non c'era soprattutto per le classi meno abbienti, affinché possano utilizzare ancora la possibilità di rivolgersi verso le scuole paritetiche.
Dispiace, però, che un ultimo passo che si potrebbe fare - noi auspichiamo che venga fatto - quello di alzare il limite di reddito cui poter accedere a questa legge, non viene al momento recepito dalla maggioranza né dalla Giunta.
L'evoluzione delle condizioni economiche della nostra Regione dovrebbe indurci a riflettere: oggi non credo che sia possibile essere etichettati o classificati fra le famiglie ricche se si hanno 27.000 euro di reddito.
Purtroppo, l'euro ha determinato, oltre alle crisi congiunturali e settoriali che stanno attraversando alcuni settori e alcuni territori della nostra Regione, un abbassamento del livello di benessere; per cui, ciò che un tempo era ceto medio, adesso, ahimè, è ceto medio-basso o addirittura in alcuni casi, di quasi povertà.
Io auspico, insieme con gli altri nostri colleghi del Gruppo di Forza Italia, verso il partito del Popolo delle Libertà, un ultimo sforzo, da parte della maggioranza e dei suoi settori più attenti e disponibili, nel venire incontro a questa esigenza, che è sicuramente attesa da larghe fasce della popolazione piemontese. Mi ricollego alla possibilità di alzare il limite di accesso per quanto riguarda il reddito, perché da esso si pu ripartire e fare una breve riflessione politica che va un po' a ritroso di questo provvedimento.
Due anni fa, la maggioranza, la Giunta regionale e la Presidente avevano sostenuto che era una legge bandiera del centrodestra e, a tutti i costi, doveva essere abrogata e abolita. Gli articoli di giornale e le dichiarazioni immediatamente dopo la campagna elettorale del 2005 potrebbero essere facilmente consultabili. Ebbene, da quel momento vi è stata una retromarcia da parte del centrosinistra che abbiamo salutato a favore; una retromarcia che però ad un certo punto è sembrata quasi un'inversione ad "u", perché si è passati all'abrogazione della legge e alla riduzione fortissima degli stanziamenti a favore.
Invece abbiamo ottenuto, con un lavoro molto serio e molto determinato in Commissione, che i fondi stanziati fossero gli stessi della precedente normativa; ora ci stiamo avvicinando anche all'introduzione di un'area di reddito vicina a quella che esisteva un tempo.
Quindi, ci domandiamo: perché abbiamo perso così tanto tempo prezioso? Si poteva correggere immediatamente la legge precedente in alcuni aspetti come quello del sostegno alle famiglie piuttosto che il sostegno alle scuole, sempre con il nostro contributo, senza perdere due anni nel tentativo ideologico di eliminare una legge del centrodestra, per poi accorgersi cammin facendo che, invece, è una legge che faceva crescere culturalmente e civilmente la nostra Regione. Quindi, una retromarcia di questa portata non può che determinare una riflessione di tipo politico e più generale.
Allora ci domandiamo: quale maggioranza c'è ora in Piemonte? Anche la sicurezza è stato un altro campo in cui queste contraddizioni sono venute fuori e, anche in questo caso, si sono sprecati due anni solo per voler abolire una legge per poi riproporla e dover poi accettare i nostri emendamenti e le nostre correzioni per renderla accettabile e fruibile dai cittadini e dalle Amministrazioni comunali.
Quindi, qual è questa maggioranza? È una maggioranza di centrosinistra? una maggioranza ibrida o è una maggioranza che ha perso una sua coerenza? Davvero ci sorprendono certi atteggiamenti, perché se si era contro a questa impostazione della legge sul diritto allo studio, bisognava essere contrari fino in fondo. Perché se era una contrarietà ed un'avversione di merito, si discuteva e si modificava, ma visto che l'avversione era sui principi e quindi di tipo ideologico, coerenza voleva che si andasse fino in fondo.
Quello che non riusciamo più a capire da tempo è la mancanza di coerenza. Se si ha una linea politica, se si ha una posizione politica, si deve andare fino in fondo, non ci si può fermare a metà e poi chiedere aiuto ai settori dell'opposizione, aiuto che comunque sempre daremo per spirito di collaborazione quando questo consente di risolvere i problemi a vantaggio della popolazione piemontese. Però questa cosa non può continuare a dismisura, ci saranno altri appuntamenti importanti, come quello dell'Alta Velocità, su cui i nodi dovranno venire definitivamente al pettine.
Per ora, come opposizione, gustiamo il sapore di essere riusciti ad invertire quasi completamente un'impostazione politico-amministrativa che due anni fa la maggioranza e la Giunta regionale aveva, e che invece a distanza di 24 mesi circa è ritornata sui propri passi e ha sostanzialmente condiviso un nostro disegno di legge, e quindi ha condiviso quell'impostazione di libertà di scelta e di sostegno al diritto allo studio che fa parte della nostra impostazione politica, ma che dovrebbe essere - così come noi auspichiamo - patrimonio di tutta la politica piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto Fratin; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Per svolgere alcune considerazioni su questo disegno di legge congiunto, questo testo unificato del disegno di legge presentato dalla Giunta regionale e la proposta di legge a più firme dell'opposizione.
Questo provvedimento assume nella nostra realtà un ruolo importante e lo assumerà ancora di più con i provvedimenti di Giunta, cioè con l'utilizzo degli strumenti che la norma assegna e dà in dotazione al governo regionale.
Prima di tutto con quelli che saranno gli strumenti di indirizzo per le nuove competenze che le Regioni italiane, in questo caso la Regione Piemonte, ha sulla organizzazione, sulla programmazione della rete scolastica e a questo punto della rete di formazione, perché è difficile ormai nella nostra società scindere completamente o scindere come si fa ancora.
Lo fanno gli operatori, e mi rivolgo in particolare all'Assessore, che si confronta quotidianamente con questo sistema e che trova ancora due mondi separati. Sono ancora pochi i punti di contatto tra il mondo dell'istruzione e il mondo della formazione, a meno che non ci sia stato un repentino cambiamento negli ultimi tempi. Non fosse altro perché i sistemi di finanziamento sono diversi, le attribuzioni e le garanzie sono diverse tra gli operatori dell'istruzione e gli operatori della formazione.
Quindi, due mondi che hanno, per quanto riguarda la struttura organizzativa, due status completamente diversi. Uno status più rigido, che è il modello dello Stato e, per quanto riguarda l'istruzione, un modello molto più flessibile, ma che va comunque regolamentato ancora sotto l'aspetto della formazione professionale.
Naturalmente la responsabilità che investe la Giunta regionale è notevole, così come la responsabilità che investe il Consiglio regionale nel suo ruolo di programmazione, ma la Giunta poi nel ruolo operativo di dettare gli indirizzi.
notevole proprio perché è necessario creare le correlazioni tra il sistema dell'istruzione nazionale ed essenzialmente il sistema dell'istruzione pubblica nazionale, ma non solo: unisco anche il sistema dell'istruzione privata che svolge un servizio pubblico, ma ha una gestione privata, cosa che è, se vogliamo, anche il nocciolo delle contestazioni su norme come quella che stiamo discutendo.
Quindi, mettere in parallelo e far funzionare il sistema delle passerelle non è una cosa facile; è stato molto facile teorizzarlo a livello di norma nazionale, è facilissimo darlo come opportunità durante i convegni, ma è estremamente difficile calarlo poi nella realtà quotidiana in una Regione come il Piemonte che ha, comunque, un tasso di abbandono scolastico molto alto, perché nelle valutazioni territoriali c'è ancora un legame molto stretto tra quella che era l'opportunità di occupazione immediata che questa Regione dava in alcuni casi e la semplificazione che molte famiglie, automaticamente per ragioni di pensiero, ma in tanti casi anche per esigenze e bisogno economico, sono portate a fare nei confronti dei propri figli.
Dall'altra parte, vi è la disattenzione del sistema sia della scuola pubblica sia della scuola privata sulla necessità di un accompagnamento didattico che è tutt'altro che moderno nel nostro Paese, nonostante io sia convinto che la scuola italiana, in particolare la scuola pubblica, è ancora una delle migliori in Europa. Alcune scelte di circa vent'anni fa anche sul corpo docenti - sputo un po' nel piatto dove ho mangiato per tanto tempo e dove tuttora sono dipendente, non vorrei che il Ministro della Pubblica Istruzione decidesse di licenziarmi nell'immediato, essendo anche dipendente del Ministero della Pubblica Istruzione in aspettativa con alcune scelte di immissione in ruolo di massa, nella completa mancanza di indirizzi sui programmi, di assoluto blocco del sistema delle verifiche da parte dei vecchi ispettori - verifiche sull'attuazione del programmi hanno creato una condizione nella scuola italiana, e quindi anche piemontese, che è quella di cui leggiamo sui giornali quotidianamente.
Lo sforzo che una Regione come il Piemonte deve fare, una Regione che è ancora abbastanza all'avanguardia fortunatamente rispetto a gran parte del Paese, sia nel sistema dell'istruzione che nel sistema della formazione quindi è una critica che possiamo farci perché vogliamo migliorare - il primo punto di scelta è nell'indirizzo che ha, nelle competenze che ha la Regione, cioè quelle di svolgere una seria azione di orientamento.
Siamo una Regione che sta cambiando completamente pelle. Con gli strumenti che questa legge mette a disposizione della Giunta regionale possiamo coordinare a livello piemontese una grande azione di orientamento.
Quando si parla di azione di orientamento riguarda già le prime classi delle scuole medie. Quando i ragazzi giungono al termine della scuola media, sappiano qual è lo scenario, e lo sanno le loro famiglie qual è lo scenario economico e sociale che li aspetta sul loro futuro.
Purtroppo, e dico purtroppo, non faccio mistero di essere contrario all'attuale utilizzo dell'autonomia scolastica. Non sono contrario alla sperimentazione, ma l'autonomia scolastica in questo Paese, non solo in questa Regione, è stato uno strumento utilizzato dai presidi e dagli insegnanti per mantenersi il posto di lavoro, indipendentemente da quello che era il quadro del fabbisogno, quindi da una seria analisi del fabbisogno per l'orientamento dei ragazzi.
Quando si svolge la fase di orientamento, si assistono a scene veramente penose di acquisto e di accaparramento degli allievi. Non importa quante frottole si raccontano, l'importante è l'anno dopo avere l'allievo.
Se lo posso giustificare per il singolo insegnante che avrebbe il trasferimento o andrebbe in disponibilità presso il Provveditorato, non lo posso ammettere quando viene svolto proprio come azione di sistema. Libera scelta deve essere un dovere della pubblica amministrazione, di questa pubblica amministrazione, ossia mettere le famiglie nella condizione di una libera scelta anche sull'orientamento, non solo sull'istituto, al quale portare il contributo o far ricevere il contributo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boniperti; ne ha facoltà.



BONIPERTI Roberto

L'intervento che mi appresto a fare integra quanto già il Consigliere Pichetto prima ha meglio di me espresso. Abbiamo una serie di perplessità su tutta l'impostazione di questo pacchetto, che noi chiamiamo buono scuola.
Vorremmo capire meglio e vedere meglio tutta la consistenza e le modalità di questa impostazione in modo da poter dare una valutazione molto più serena, molto più convinta di quello che oggi ci sembra un po' general generico, se si può utilizzare questo termine. Appena trascorso il periodo natalizio che è alle porte, vorremo riportare la questione in Commissione rivederla, ragionarci sopra e, alla fine, fare una completa razionalizzazione e aggiornamento di quanto proposto...



PRESIDENTE

Consiglieri, per cortesia, è vero che lo spirito natalizio sta entrando nell'aula del Consiglio, ma vi prego di non interrompere il Consigliere Boniperti.



BONIPERTI Roberto

Si rende assolutamente imprescindibile l'esigenza di modificare e varare al più presto una normativa più conforme alla linea e alle riforme costituzionali che sono l'evoluzione normativa nazionale di riforma del primo e del secondo ciclo del sistema di istruzione e di tutti i livelli di obbligo formativo. Una riforma che raccolga in un testo organico tutte le norme regionali in materia di istruzione e di libera scelta educativa.
Il provvedimento che è stato posto alla nostra attenzione e sul quale vorremmo ragionare parte dall'assunzione di una serie di principi costituzionali che prendono le mosse dalle più recenti evoluzioni della legislazione statale e che, quindi, in conformazione del nuovo Statuto della Regione, va o andrebbe a definire le azioni del diritto allo studio nel rispetto delle funzioni tra gli Enti locali, quelli stabiliti dal decreto legislativo n. 112 del 1998, in raccordo con tutte le altre norme che sono nel vecchio DPR 275 del 1999 in materia di autonomia scolastica collegandosi anche nella successiva legge n. 62 del 2000 recante le norme della parità scolastica.
L'obiettivo di questa legge, nell'ottica di dare attuazione a tutte le norme nazionali, risponde al principio di garantire a tutti giovani l'accesso e il sostegno nel compimento del cammino educativo fino a raggiungere i più alti gradi di istruzione - naturalmente, qualora si voglia arrivare - nella libertà di scelta fra i diversi percorsi formativi valorizzando la centralità del sistema pubblico dell'istruzione indipendentemente dalla situazione economica e sociale di ogni famiglia e con l'obiettivo di potere raggiungere gli standard europei stabiliti dalla Conferenza di Lisbona.
Questo provvedimento definisce poi i compiti e i ruoli dei soggetti nel principio della sussidiarietà, mantenendo comunque in capo alla Regione e All'assessorato tutte le funzioni di indirizzo, di pianificazione attribuendo alle Province e ai Comuni invece un peso maggiore nelle scelte programmatiche, riconoscendo alle Istituzioni scolastiche autonome, oltre alle funzioni spettanti in base alla legislazione nazionale, uno spazio nella progettazione e nella gestione di un fondo di emergenza.
Il testo pone alcune attenzioni alle fasce più deboli della popolazione, rafforzando il diritto soggettivo allo studio posto in capo alle diverse fasce di marginalità. La centralità educativa della famiglia nella scelta dei percorsi educativi è rafforzata attraverso specifici interventi che devono rispondere a dettami costituzionali.
importante ricordare che il testo, che oggi è stato portato all'esame dell'Aula consiliare, nasce dall'unificazione istruttoria di un disegno di legge di iniziativa della Giunta regionale e di una proposta di legge di iniziativa consiliare, al fine di dare vita ad una normativa organica più ampia possibile, che risponda alle necessità espresse da tutti.
Su entrambi i testi, in un momento antecedente l'unificazione istruttoria delle due proposte, la Commissione consiliare competente ha svolto alcune consultazioni a cui sono stati invitati Enti locali organizzazioni sindacali confederali e di categoria, associazioni del mondo scolastico e associazioni di genitori.
Il dibattito della Commissione, sempre svolto attraverso l'esame congiunto dei due testi, è stato approfondito e arricchito da numerosi concreti e fattivi apporti ematici dai Consiglieri di tutte le parti politiche.
Il provvedimento - lo sappiamo tutti - si compone di 38 articoli, che cito velocemente. Il primo definisce le finalità; gli articoli 2 e 4 definiscono il nucleo e il dettaglio degli interventi sottolineati dalla legge; l'articolo 5 promuove gli accordi; gli articoli 6 e 13 definiscono le principali azioni sottese all'assistenza scolastica; l'articolo 14 enuclea le azioni per concorrere al funzionamento delle scuole dell'infanzia paritarie; gli articoli 20 e 21 curano il diritto all'orientamento; l'articolo 22 delinea gli interventi in materia di edilizia scolastica; gli articoli 23 e 24 l'istruzione all'anagrafe regionale; l'articolo 25 le modalità di partecipazione; l'articolo 26 provvede all'istituzione della Conferenza regionale per il diritto allo studio della libera scelta educativa; l'articolo 27 attribuisce il piano triennale degli interventi; l'articolo 28 prevede l'istituzione da parte degli Enti locali degli sportelli per il cittadino; gli articoli 29, 30 e 31 riepilogano l'allocazione delle funzioni amministrative; l'articolo 33 illustra le modalità di definizione delle fasce di reddito per l'accesso ai benefici finanziari; l'articolo 34 la clausola valutativa che esemplifica le modalità di rendicontazione; gli articoli 35, 36 e 37...



PRESIDENTE

Collega Boniperti, capisco che ha preso l'abbrivio, però...



BONIPERTI Roberto

Mi scusi, Presidente.
L'ultimo articolo è il 38, che riguarda la clausola d'urgenza.



PRESIDENTE

Non vi sono altri iscritti a parlare. Quindi, con quest'ultimo intervento è terminato il dibattito generale.
La parola all'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli interventi che, nella giornata di oggi, si sono articolati e sono stati sviluppati. Vorrei portare un contributo, spero utile, alla discussione della legge.
Intanto, esprimo un apprezzamento per il lavoro che è stato svolto in Commissione, dopo che il disegno di legge è stato approvato dalla Giunta il 23 ottobre 2006. È stato un lavoro importante, un lavoro che ci ha visti lavorare costantemente insieme. Questo credo sia determinato dal fatto che siamo consapevoli quanto una legge come questa sia importante per tutto il sistema scolastico.
Vorrei ricordare che questa legge, così come è stata pensata, concepita e come spero sarà approvata da questo Consiglio, andrà a toccare 568.639 studenti della nostra Regione. Oggi, le leggi che sono a disposizione della nostra Regione toccano in minima parte gli alunni del nostro sistema scolastico. Questo è un primo dato che ci deve far riflettere, un dato importante che segna la differenza di come il diritto allo studio e la libera scelta educativa siano stati pensati all'interno della nostra Regione, attraverso questo disegno di legge.
Un disegno di legge che permette di coinvolgere e toccare tutto il sistema scolastico ed un numero davvero importante di studenti. Il numero che prima ho citato (568.639) riguarda gli studenti che caratterizzano il nostro sistema scolastico.
una legge, lo si dice all'articolo 2 nell'oggetto, che dovrà prevedere il raccordo fra i sistemi dell'istruzione e formazione professionale con i servizi sociosanitari, culturali, ricreativi e sportivi del territorio. Con questo punto abbiamo voluto affermare quanto sia importante che le politiche per la scuola sappiamo dialogare con tutte le altre attività e politiche che fanno riferimento al mondo scolastico, e educativo sappiano trovare un dialogo comune e soprattutto un linguaggio comune.
Riteniamo che questo sia un ulteriore elemento di parificazione della legge che abbiamo scritto all'interno del nostro disegno di legge, che prevede tre grandi forme di attività, a sostegno del mondo scolastico.
Intanto, abbiamo destinato risorse per tutte le attività di programmazione e di progettazione scolastica a sostegno della complessità del mondo della scuola.
stato evidenziato più volte durante i vostri interventi, ma vorrei ancora sottolineare che abbiamo previsto anche un articolo che parla in modo specifico delle dotazioni librarie per permettere il ripristino del prestito d'uso all'interno delle scuole, che riteniamo un modo sano ed intelligente per permettere di acquistare i libri di testo anche a quelle famiglie che non sono in grado di farlo, e soprattutto per cercare di ridurre quel fenomeno che troppo spesso viene evidenziato, di libri di testo che continuamente cambiano. Noi immaginiamo che, creando delle dotazioni librarie all'interno delle scuole, queste possono favorire intanto le fasce più deboli della nostra popolazione scolastica, e inoltre possono fornire una dotazione libraria importante per le singole scuole.
Abbiamo previsto attività a sostegno delle fasce più deboli, e lo avete evidenziato bene in tutti i vostri interventi, a partire dagli alunni disabili, per i quali è necessario prevedere un raccordo con le politiche del territorio, in modo particolare con i piani di zona, con i soggetti che hanno sottoscritto e definito gli stessi, affinché gli accordi quadro previsti dalla legge n. 104 trovino il giusto spazio al loro interno.
Credo, soprattutto, che ci si debba concentrare sulle due grandi innovazioni. La prima riguarda la possibilità di assegnare una quantità significativa di risorse alla cosiddetta integrazione dell'offerta formativa, per la progettazione e la programmazione delle attività. Tali risorse sono articolate in tre grandi tipologie: le prime sono delle borse di studio in integrazione alle legge n. 62 dello Stato, per quelle famiglie che hanno un indicatore di reddito ISEE inferiore ai 20.000 euro; le seconde sono gli assegni di studio, che, a loro volta, si articolano in due modalità, ovvero iscrizione e frequenza; le ultime riguardano il riconoscimento delle spese per i libri di testo o per attività integrative per l'offerta formativa e di trasporto.
stato peraltro ricordato che abbiamo voluto evidenziare il merito distinguendolo, a sua volta, dalla cosiddetta "eccellenza", per la quale il riconoscimento non è in base al reddito.
In Commissione, si è convenuto di distinguere tra queste due tipologie ovvero tra gli studenti che hanno davvero raggiunto l'eccellenza con una valutazione di 100 e lode all'esame di stato (nella nostra Regione si attestano intorno allo 0,6% della popolazione scolastica), e coloro che hanno un merito significativo, identificato attraverso una valutazione media del 9, per i quali prevediamo un sostegno alle famiglie che consenta loro di poter proseguire i propri studi.
Noi crediamo che l'introduzione dell'ISEE sia stata davvero un elemento significativo, perché saremo in grado di valutare il reale stato patrimoniale delle famiglie, eliminando tutte quelle situazioni di iniquità ne siamo testimoni anche attraverso i giornali e i dati che l'Assessorato ha a disposizione - che si sono verificate con l'applicazione della cosiddetta "legge Leo".
Ci sono, poi, altri due elementi che ritengo siano estremamente qualificati ed importanti per il sistema scolastico. Il primo: noi garantiamo, mediante questa legge, l'approvazione di un piano triennale delle attività. Ciò significa che le famiglie e le scuole per tre anni potranno sapere quali sono le attività che noi prevediamo e le risorse che mettiamo a disposizione. Da un lato, le scuole potranno sapere su quali risorse fare riferimento; dall'altro, le famiglie riusciranno a programmare meglio la propria vita e organizzare il futuro dei propri figli soprattutto per quelle fasce di popolazione che maggiormente si trovano in situazioni di difficoltà.
Il piano triennale delle attività sarà elaborato da una Conferenza all'interno della quale sono previsti tutti i rappresentanti del mondo della scuola, ma non solo. Saranno altresì presenti i rappresentanti delle associazioni dei Comuni, i rappresentanti dei piccoli Comuni, i rappresentanti delle Comunità Montane, ovviamente l'Ufficio della Direzione Scolastica Ministeriale, che, sia pure nei riferimenti che sono stati fatti all'interno dell'applicazione del Titolo V, rappresenta la nostra reale interfaccia come rappresentante del Ministero della Pubblica Istruzione sul nostro territorio. Sono previste le rappresentanze sindacali, i rappresentanti delle associazioni di insegnanti, di dirigenti scolastici oltre che i rappresentanti delle famiglie, che concorreranno, insieme alla Giunta, alla predisposizione del piano triennale delle attività, che sarà sottoposto, così com'era stato richiesto dalla Commissione all'approvazione del Consiglio regionale.
Questo è un elemento davvero importante, che le scuole attendono; ci hanno più volte espresso la loro soddisfazione nell'immaginare di poter contare su uno strumento all'interno del quale poter trovare delle rispondenze sulle attività che esprimeranno attraverso i loro rappresentanti.
Inoltre, credo che valga la pena evidenziare che un articolo specifico è stato dedicato anche alle scuole in aree territorialmente disagiate. In una Regione come la nostra, il cui numero di piccoli Comuni e di Comunità Montane è significativo, da anni l'Assessorato all'istruzione insieme all'Assessorato alla montagna predispongono azioni per mantenere vive...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi.
Voltar le spalle alla Presidenza non è opportuno, meno che mai quando interviene l'Assessore all'istruzione.
Invito, quindi, i colleghi ad uscire dall'aula se non sono interessati al dibattito. In questo senso, penso di poter interpretare anche il pensiero dell'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Dopo molte discussioni, credo che sia interessante poter capire come questa legge potrà davvero essere utile alle nostre scuole.
Come dicevo, in questi anni sono state svolte molte attività insieme all'Assessorato alla montagna sulle scuole situate in aree montane. Questo è stato identificato attraverso un articolo specifico, che credo sia importante migliorarlo ancora. A tal riguardo, proporrò, in sede di votazione, un ulteriore emendamento all'articolo 19, per potere meglio specificare le attività che possono essere realizzate in favore degli alunni delle scuole secondarie superiori. Tutto questo mette in evidenza una necessità: i nostri Comuni e le nostre realtà territoriali minori in più di un'occasione ci hanno richiesto di poter garantire loro un sostegno importante, affinché le scuole restino vive e attive all'interno dei territori montani, ma anche di quelli collinari, che hanno espresso lo stesso tipo di preoccupazione e di problematicità.
Proprio perché il ragionamento che abbiamo fatto è stato a 360 gradi per cercare di offrire delle opportunità significative al nostro sistema scolastico, abbiamo pensato anche che il contenitore all'interno del quale i ragazzi stanno, ovvero le strutture scolastiche, debbano avere un riconoscimento certo di risorse che sono trasferite ai Comuni e alle Province e, quindi, qualificare l'edilizia scolastica.
In due articoli - articolo 22 e articolo 23 - vengono espresse le intenzioni della Giunta di prevedere interventi relativi all'edilizia scolastica volti alla qualificazione e al miglioramento. Ovviamente l'aspetto prioritario è legato alla sicurezza degli edifici, ma anche a qualificare le strutture scolastiche, poiché crediamo che per i bambini e per gli insegnanti sia importante stare all'interno di una scuola più bella e più adeguata alle esigenze educative.
Tutto ciò avverrà anche attraverso un'anagrafe dell'edilizia scolastica, che ci permetterà di avere lo stato dell'arte e di attuazione da un punto di vista della messa in sicurezza e della ristrutturazione o dell'adeguamento di tutti gli edifici scolastici piemontesi.
Sappiamo che la nostra Regione rispetto ad altre Regioni italiane ha percentuali molto alte di edifici assolutamente rinnovati ed adeguati, ma è importante poter monitorare da più punti di vista la situazione dei nostri edifici scolastici e poterlo fare in modo veloce, senza dover continuamente interpellare gli uffici comunali, quindi snellendo anche la loro compartecipazione alla programmazione delle attività in materia di edilizia scolastica.
Non abbiamo tralasciato nessun tipo di attività, anche quelle legate ad un aspetto particolarmente importante sul quale c'è grande attenzione, cioè l'abbandono scolastico per il quale uno degli strumenti più importanti oltre alle attività che possono essere programmate ed esercitate all'interno del mondo della scuola, è legato ad un'anagrafe regionale degli studenti.
un progetto per il quale stiamo già lavorando e che si sta concretizzando, ed è uno strumento che permette di intercettare durante il percorso formativo e di crescita dei nostri studenti in quale punto e in quale fase del percorso si trovano, ed intercettarli qualora fuoriescano dal sistema.
Certamente questo non è uno strumento esaustivo, ma parziale, che ci permette di controllare e di conoscere lo stato di attuazione di tutti i nostri alunni, ma soprattutto ci permette di identificare immediatamente dove si trova un alunno, e quindi di potere intervenire quando se ne rappresenti la necessità.
Tutte le provvidenze introdotte prevedono anche un indicatore di reddito. L'indicatore di reddito è stato introdotto anche nella norma transitoria, che è la norma che ci permette di avviare la legge non appena questa sarà approvata dal Consiglio regionale e di poter dare immediatamente attuazione nell'attesa della definizione del piano triennale. Gli indicatori di soglie massime di reddito inserite all'interno delle provvidenze previste dal disegno di legge sono limiti di reddito che fanno riferimento ad una serie di valutazioni effettuate.
Ne cito due che possono essere di aiuto per comprendere quali tipi di valutazione abbiamo fatto. Cito per primo quello riguardante gli studenti iscritti al primo anno di corso di laurea nei nostri atenei piemontesi dove su 20.000 studenti iscritti, la metà si attesta nelle fasce di reddito fino a 25.000 euro di indicatore ISEE.
Questo lo cito perché? Perché ci permette di capire che il 50% della popolazione si attesta intorno a questa fascia di reddito ed è uno dei motivi per i quali abbiamo utilizzato questo livello di indicatore indicando come l'ultima fascia all'interno della quale è possibile accedere alle provvidenze previste all'interno della legge.
Un altro dato che voglio portarvi a supporto delle scelte fatte sulla soglia massima per accedere alle borse o agli assegni previsti dal disegno di legge, sono i limiti massimi stabiliti dai Comuni di medie e grandi dimensioni scelti all'interno della nostra Regione. Ciò è fatto al fine di verificare qual è la soglia massima oltre alla quale i Comuni prevedono il pagamento della quota piena del servizio.
Certamente parliamo di due servizi diversi; parliamo di servizi legati all'assistenza scolastica, quali mensa, trasporto o asili nido rispetto alle tariffe previste per le scuole paritarie.
La media dei limiti di reddito applicati nei Comuni è una media che si attesta intorno agli 11.000 euro di indicatori ISEE. Questo è un ulteriore elemento che rafforza la scelta effettuata nell'indicare nella norma transitoria come la soglia massima, quella attestante sui 20.000 euro per quello che riguarda le borse di studio, e l'integrazione della legge n. 62 e i 25 mila euro per quanto riguarda gli assegni di frequenza e gli assegni legati all'integrazione delle spese che effettuano le famiglie per l'integrazione dell'offerta formativa e per le spese di trasporto.
La legge n. 62, all'articolo 1, commi 9 e 10, prescrive che gli interventi che effettuiamo a favore del sistema della scuola, sia essa statale in senso stretto sia essa paritaria, siano provvidenze da realizzare prioritariamente a favore delle famiglie in condizioni svantaggiate.
Se teniamo in considerazione quello che ci dice la legge n. 62, se teniamo in considerazione i dati che dicevo prima, noi crediamo che con la soglia ISEE, 20.000 per le borse di studio e 25.000 per gli assegni di frequenza e per le risorse integrative all'offerta formativa e legate ai trasporti, crediamo di andare ad offrire un sostegno alle fasce economicamente più deboli della nostra popolazione piemontese, ma di arrivare anche a quelle fasce di popolazione che stanno leggermente sopra rispetto ad una soglia bassa di povertà.
Voglio però ancora aggiungere che rispetto a quello che attueremo nel primo anno, se la legge sarà approvata entro la fine dell'anno, sarà un anno di transizione e di sperimentazione della legge.
Il lavoro svolto ovviamente tende ad avere una legge la più perfetta possibile, ma è quasi auspicabile che in un anno di sperimentazione ci sia la possibilità di verificare i limiti ed eventualmente gli aspetti negativi che la legge ha in sé, e quindi poterli correggere prima dell'approvazione del piano triennale.
Chiudo dicendo che questa legge è stata pensata offrendo strumenti che tengano in considerazione a 360 gradi le richieste che la nostra scuola e le nostre famiglie ci presentano.
Certo potremmo fare molto di più, ma con questo credo che daremmo un significativo segnale alla nostra Regione, andremmo ad eliminare cinque leggi a favore di un'unica legge, con la quale il sistema dovrà interfacciarsi e dovrà discutere e ragionare attraverso la conferenza che concorrerà all'elaborazione del piano triennale.
Quindi, in qualche modo è una legge che permette ai vari attori di fare sistema e di far sì che gli attori ne siano protagonisti e di garantire una forte crescita ad una scuola, quella piemontese che, come ci dicono i dati è una scuola che in qualche modo sa stare al passo con gli altri paesi e con le altre regioni europee, ma che certamente con il contributo che questa legge darà, potrà migliorare e fare ancora dei passi in avanti.
La scuola che vorremmo quindi è una scuola che non lascia dietro nessuno, una scuola che attraverso queste provvidenze potrà mirare la sua efficacia e potrà consentire anche alle famiglie di avere risorse certe sulle quali poter contare.



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Innanzitutto prendo atto della totale mancanza di risposta dell'Assessore. Noi abbiamo fatto precise richieste per conoscere l'eventuale considerazione delle nostre proposte da parte dell'Assessore.
Non ci ha dato nessuna risposta, in venti minuti ci ha spiegato per la terza volta il testo della legge, che aveva già spiegato il collega Muliere, come relatore di maggioranza, e come aveva spiegato il Consigliere Leo, come relatore di minoranza. Ce l'ha rispiegato l'Assessore, ma risposte ne abbiamo avute zero.
Ne prendiamo atto e prendiamo quindi atto che la maggioranza non vuole approvare questa legge.
Detto ciò, chiedo un'inversione dell'o.d.g. Mi pare corretto approvare visto che siamo tutti d'accordo, il punto 6) all'o.d.g. - la proposta di deliberazione n. 271 - che riguarda il conferimento del Sigillo della Regione Piemonte. È un argomento su cui siamo tutti d'accordo. So che lo stesso Presidente del Consiglio aveva a cuore questa proposta di deliberazione. Si tratta di dare il Sigillo alle truppe alpine, siamo già in ritardo.
Penso che potremmo concludere in modo almeno dignitoso la giornata.
Visto che nulla abbiamo fatto in tutto il giorno, almeno approviamo un documento prima di andare a casa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Per sostenere quanto diceva il Consigliere Rossi. Non mi sembra che sia emersa, dalla relazione dell'Assessore, alcuna risposta ai temi che abbiamo posto.
Propongo anch'io di invertire l'ordine dei lavori per renderli più espliciti. In questo momento, anche se passassimo all'esame dell'articolo 1 della legge, avendo dieci minuti a testa per l'intervento, arriveremo fino alle ore 20 facendo cinque interventi semplicissimi, di quelli che abbiamo fatto nel pomeriggio. Finché il tema non viene affrontato seriamente magari in una Conferenza Capigruppo, penso che non ci sia possibilità di sblocco.
Anch'io sono favorevole all'inversione chiudendo i lavori del Consiglio con l'approvazione del provvedimento sul Sigillo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Una questione sicuramente meno importante della legge di cui stiamo discutendo e che spero ci appresteremo, prima o poi, a votare.
Questa mattina ho fatto un'affermazione relativamente ai conteggi delle presenze e delle assenze che potrebbe aver toccato la suscettibilità degli uffici. Ci tengo, per onestà e doverosa correttezza, a dire pubblicamente che i conteggi erano esatti. Quello che continuo a non condividere è il metodo. Sicuramente questo non attiene alla responsabilità degli uffici soprattutto nell'ambito del metodo. Poiché la politica è una cosa seria e non sempre, sia pure nell'ambito della libera informazione, l'informazione lo è, noi politici dovremmo, a gran voce, saperci ribellare ai metodi giornalistici.
Chiedo scusa agli Uffici se ho toccato la loro suscettibilità, ma loro non hanno assolutamente alcuna colpa, né hanno sbagliato i conteggi che si riferivano a sedute e non a giornate di assenza, così come avevo interpretato.



PRESIDENTE

La ringrazio, Consigliere Buquicchio, la sua precisazione le fa onore.
La ringrazio anche da parte dei funzionari. La sua correttezza e scrupolo è conosciuta da tutti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Prendo atto con rammarico che è in atto, da parte della minoranza, la volontà di non continuare nella discussione dell'articolato. Non è stato fatto nessun ostruzionismo perché eravamo nel dibattito generale, ma quando si dice "chiudiamo, perché non si va avanti con l'articolo 1...", ognuno può trarre le dovute conseguenze.
Vorrei ricordare soltanto una cosa, e poi facciamo la Consulta regionale per le celebrazioni del centocinquantesimo, il Sigillo, ma vorrei ricordare che noi abbiamo lavorato seriamente in Commissione. Siamo arrivati ad un punto, negli ultimi articoli, dove è stato necessario trovare un'intesa tra la maggioranza e la minoranza, cosa che abbiamo fatto. In Commissione abbiamo sottolineato che questo avrebbe significato andare in Aula per votare la legge entro la fine dell'anno. Siccome in quella Commissione non ero presente solo io, ma c'erano altre persone, vorrei sapere se sto dicendo una sciocchezza, se sto raccontando una favola oppure è la verità.
Questi sono i fatti. Ne prendiamo atto e ognuno ne trae le conseguenze del caso.
Per quanto riguarda le questioni che ha sollevato il Consigliere Rossi è chiaro che entreremo nel merito discutendo dell'articolato, non si pu pretendere che nella replica dell'Assessore ci siano tutte le risposte alle questioni poste nel dibattito. Discutendo sull'articolato, emergeranno anche le risposte che hanno posto i Consiglieri all'interno del dibattito.
Prendo atto della situazione, ma vorrei ricordare, lo sappiamo tutti che c'è una questione relativa al bando. C'è stato il dibattito generale stiamo per iniziare la discussione sull'articolato, non si può pretendere che, arrivati su questo punto, si faccia il bando sulla vecchia legge. Deve essere chiaro questo, non possiamo farlo, ci riderebbero dietro tutti quanti! Siamo in Aula, stiamo iniziando la discussione sull'articolato, e qualcuno oggi ha detto: "C'è una legge esistente, fate il bando sulla vecchia legge". No, non possiamo prenderci in giro. Stiamo discutendo una legge. Non riusciamo a farla? Benissimo, bisogna far sapere alle famiglie piemontesi che non faremo il bando. Non ci rimettiamo noi, ma il Piemonte!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Pentenero.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

A sostegno e a conferma di quanto diceva il Consigliere Muliere.
Ho cercato di dirlo prima nell'intervento ma, forse, il brusìo non mi ha permesso di evidenziarlo. La Giunta ha espresso un parere favorevole a quanto è stato discusso all'interno della Giunta e a quanto è stato modificato all'interno del disegno di legge che la Giunta aveva predisposto. Abbiamo ritenuto che le proposte avanzate fossero la giusta sintesi delle sensibilità e fossero gli strumenti che ci permettessero di arrivare all'approvazione della legge. Approvazione della legge che ci consentirebbe di emanare il bando nel più breve tempo possibile. Come diceva il Presidente, noi ci siamo impegnati ad emanare il bando entro il mese di gennaio ma, in realtà, cercheremo di farlo entro la metà di gennaio perché crediamo che le famiglie attendano queste risposte nel più breve tempo possibile. Vorrei evidenziare che se noi non approvassimo questa legge, non solo si potrebbero mettere in difficoltà le famiglie nel sistema scolastico complessivo, ma toglieremmo per un anno le risorse che attraverso l'approvazione della legge, noi mettiamo a disposizione del sistema scolastico, di tutto il sistema scolastico. È per questo motivo che abbiamo condiviso e accettato le soluzioni proposte durante la discussione in Commissione. Pertanto, auspichiamo davvero che la legge sia approvata entro fine mese. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che ci troveremmo nell'impossibilità di approvare il bando, quindi toglieremmo tutto il sistema scolastico di una parte importante, di un significativo strumento che questa Regione, invece, ha necessità di essere dotata e che, peraltro abbiamo annunciato in più occasioni, quando è stato detto che avremmo avuto questa grande opportunità. Questo è stato lo spirito con il quale la Giunta ha lavorato nelle ultime Commissioni e che intendiamo confermare, dicendo che quanto da noi approvato e condiviso è il limite massimo al di sopra del quale non ci è possibile andare, perché non potremmo accettare altri tipi di soluzione. Quindi, l'invito è di procedere e mi auguro che si arrivi nel più breve tempo possibile all'approvazione della legge.



PRESIDENTE

Consigliere Rossi, ho ben presente la sua proposta. Però, prima di dare seguito o meno alla sua proposta quanto mai chiara mi sembra doveroso far intervenire i colleghi sull'ordine dei lavori.
Il Consigliere Clement ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Intervengo sull'ordine dei lavori solo perché rimanga agli atti e possa servire a tutti per rinfrescare la memoria.
Non sono un fine oratore e non faccio discorsi con citazioni illustri però ho una piccola virtù quella di avere buona memoria e di ricordare abbastanza bene le questioni legate alle cifre.
La scorsa settimana ci sono state due riunioni della VI Commissione: martedì mattina (infatti, il Consiglio era convocato solo in seduta pomeridiana) e giovedì nel primo pomeriggio. In queste due Commissioni, che avevano lo scopo di licenziare definitivamente il provvedimento all'Aula le richieste presentate da alcuni colleghi dell'opposizione sono state diverse.
Se ben ricordo, erano quattro. Però, c'era stato detto, molto chiaramente, che due erano le condizioni imprescindibili per licenziare per arrivare in Aula e votare questo provvedimento entro la fine dell'anno.
Votare a favore o votare contro un altro elemento.
Innanzi tutto, una delle due condizioni era che si innalzasse il quantum di quanto andava alle famiglie che mandavano i propri figli alle scuole paritarie, perché con lo stanziamento di 71 milioni di euro e con le percentuali ipotizzate, questa quota sarebbe stata di circa 10.500.
L'altra richiesta era di alzare i massimi (non mi piace chiamarlo buono scuola) legati alla frequenza. Su questo si è arrivati all'accordo, di cui parlava precedentemente il collega Muliere, e si è portato, mantenendo inalterate le percentuali, a 81 milioni il quantum complessivo, che sta a significare 14 milioni per le famiglie che mandano i propri figli alla scuola paritaria, e la quota massima rimborsabile è stata portata da 1.200 a 1.600 euro.
Per l'ennesima volta - non voglio usare termine spiacevoli - abbiamo trangugiato rispetto a questa situazione, così come di fronte alle considerazioni che faceva l'Assessore sul fatto che questa non è una legge che riguarda alcuni pezzi di scuola piemontese, ma il sistema delle scuole piemontesi.
Due obiettivi li avete portati a casa, adesso siete in Aula e volete portare a casa gli altri due. Non pensate e non pensiamo che questo gioco al rialzo possa andare avanti all'infinito! L'accordo in Commissione - se ho detto qualcosa di diverso, qualcuno mi smentisca - era chiaro. Queste erano le condizioni per arrivare a votare questa legge entro la fine di quest'anno.
Se non c'è la volontà di andare avanti, non c'è nessun problema, lo si dica ed evitiamo tutti di perdere del tempo. Si ripartirà nell'anno nuovo con la discussione, ma questi non saranno più i termini dell'accordo. I termini dell'accordo saranno quelli che avevamo prima, 71 milioni e 1.200 euro.
Tanto per essere chiari! Spero che la memoria non mi abbia fatto difetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo, sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Anche se il collega Clement, con la sua solita correttezza, è intervenuto però sia sulla sostanza che sul merito, sono disponibile ad andare avanti, anche perché l'articolo 1 parla di libertà di educazione e dovrei ripetervi le cose che vi ho detto: cioè che accettate il principio ma poi lo svuotate.
L'altro giorno, il Consigliere Manolino ha fatto una simulazione: ha detto che con 25.000 euro di ISEE diviso uno porta a casa 5.000 euro netti, ma era falso. Propongo una cosa molto semplice: siccome non sono un tecnico - il Consigliere Clement ne capisce molto più di me, come il Consigliere Lepri - e visto che diciamo cose opinabili, ma ci sarà un momento di verifica, propongo che l'Ufficio di Presidenza convochi dei tecnici e ci faccia capire a cosa corrisponde questo ISEE. Altrimenti continuiamo a rimpallarci sul significato dell'ISEE.
Capisco che voi non accettiate l'innalzamento del tetto, ma noi non accettiamo che abbiate inserito 14 milioni di euro per spenderne poi cinque o sei perché gli altri non verrebbero destinati. Siccome l'opinabilità è questa e a noi quello sembra un trucco... Oltretutto non riesco a capire visto che i 21 milioni di euro sono comunque destinati a quel comparto e non vengono ridistribuiti, a differenza della mia legge, dove quello che non veniva speso per il buono scuola andava alla scuola statale, qui rimangono in quel comparto. Questo non riesco veramente a capirlo, comunque non importa. Capisco anche che da gennaio si rimetta in discussione tutto benissimo! C'è chi vuole esprimersi in piazza con le manifestazioni, così poi si confronterà di nuovo con il collega Robotti e potranno ancora dirsi altre cose, va benissimo. Ripeto, rimettiamo pure tutto in discussione perché noi non intendiamo cedere.
Quando eravamo all'opposizione, il collega Chiezzi ci spiegava che il problema di non realizzare le cose era soprattutto della maggioranza.
Comunque, adesso sono disponibile a proseguire il dibattito sull'articolo 1, che è l'articolo sulla libertà di educazione, e posso rispiegare cosa vuol dire libertà di educazione.
Sono anche disponibile ad accogliere una proposta che aveva adombrato il Consigliere Placido, di aiutare il Consiglio facendo approvare - non il Sigillo, Consigliere Muliere, perché non ci sono forse i numeri - la Consulta come segno di disponibilità, all'insegna di una volontà a non bloccare i lavori del Consiglio. Siamo disponibili a votare la Consulta per il 2011, che non era quanto richiesto, ma è una cosa che interessa alla Giunta e alla maggioranza. Quindi, siamo anche disponibili a questo atteggiamento. Se invece volete intervenire sugli articoli, sono prontissimo, così vi rispiego cos'è la libertà di educazione.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Iscrizione all'o.d.g. ed esame della proposta di deliberazione n. 276 inerente a "Modalità di adesione e funzionamento della Consulta regionale per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia ai sensi dell'articolo 6, comma 4,della legge regionale 26 marzo 2007, n. 5 (Celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell'unità d'Italia)"


PRESIDENTE

Rispetto a quanto detto dal Consigliere Muliere che, di fatto significa accogliere la proposta del Consigliere Rossi non soltanto sul tema, ma sul ragionamento, potremmo dichiarare conclusa - se l'Aula acconsente - l'ampia discussione sul dibattito generale, che ha visto due interventi dell'Assessore Pentenero e, con un'inversione all'o.d.g.
esaminare il punto 5) all'o.d.g., inerente alla proposta di deliberazione n. 276 per riprendere, partendo dell'articolato, domani mattina il testo unico in apertura di Consiglio regionale.
Non vedo cenni contrari, quindi l'Aula acconsente a questa variazione definendo chiusa la discussione del dibattito generale sull'argomento che è stato trattato sulla libera scelta educativa.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 276, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

una proposta dell'Ufficio di Presidenza, che noi condividiamo totalmente. Non so se qualche collega, così preso giustamente dalla vicenda della libertà del diritto allo studio e di educazione, abbia seguito tutta la vicenda relativa alla Consulta per i Comuni, che il sottoscritto assieme ad altri colleghi, aveva sostenuto.
un atto di democrazia molto importante, perché aiuta la legge per le celebrazioni del 2011, di cui il collega Ricca e io siamo rappresentanti nel Comitato per il Consiglio regionale.
Ho già significato - lo ricordo al Presidente Placido, che è noto per autorevolezza - che il Presidente del Comitato per le celebrazioni non sta convocando il Comitato. Il collega Ricca ed io abbiamo già avanzato proteste in tal senso, ma, evidentemente, sembriamo più interessati noi due che gli Assessori o la Giunta.
Comunque, come gesto di disponibilità a dimostrare che le attività della Regione funzionino, siamo disponibili a votare subito in senso favorevole, richiediamo la vostra autorevolezza e la preghiera di sollecitare gli organi competenti a convocare il Comitato per il 2001 (che non viene convocato), al quale il collega Ricca e io non siamo mai mancati.
Noi non vogliamo che le Giunte in carica o quelle future facciano brutta figura non lavorando.
C'era stata, Presidente Muliere, una battuta del Comune: "Tanto voi non fate la Consulta, che non era indispensabile". Noi, oggi, facciamo anche la Consulta e compiamo tutti gli adempimenti necessari per il 2011.
Siamo dunque favorevoli a votarla subito, complimentandoci con l'Aula e con l'Ufficio di Presidenza che ha proposto questo elemento di democrazia.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Leo.
Non essendovi altre richieste di intervento, pongo in votazione la proposta di deliberazione n. 276.
Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 276, il cui testo verrà ri portato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.16)



< torna indietro