Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.260 del 06/11/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PICHETTO GILBERTO FRATIN



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 15.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bossuto, Cavallera, Ronzani e Rutallo.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Burzi in merito alla presenza della Giunta regionale durante l'esame del disegno di legge n. 344


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi sull'ordine dei lavori.



BURZI Angelo

Signor Presidente, faccio presente che sono le ore 15.03 e premetto che non conosco la procedura tramite la quale - perché non l'ho firmata io - il collega Cavallera sia in congedo, ma è del tutto un dettaglio.
Sono miope dalla nascita, quindi mi si scuserà se non vedo bene, ma non vedo tutta questa maggioranza e neanche tutta la Giunta, in altre parole non vedo tutta questa frenesia che mi sarei aspettato da chi vive con ansia e attenzione il problema della sicurezza, così come c'è stato raccontato questa mattina.
Il Consigliere Boeti mi disturba...



PRESIDENTE

Chiedo scusa, prego i Consiglieri se possono accomodarsi fuori dell'aula.



BURZI Angelo

Se non rientrano il problema è più grave.
Presidente, se rimangono fuori dell'aula, a colpo d'occhio, magari si diminuisce il disturbo, ma non vedo questa maggioranza non solo in senso qualitativo, che sarebbe il minore dei mali. Come posso dire, continuate così. Non la vedo proprio fisicamente, poi non vedo l'Assessore.
Mi aspetterei che lei sostenesse che non ci sono le condizioni per discutere il disegno di legge n. 344. Non vedo perché io debba dire quanto è d'ovvia evidenza a chiunque si sieda sulla sua poltrona: manca la Giunta manca la maggioranza, di cosa parliamo qui, mentre i due Assessori seduti nei banchi al di sotto di lei discutono di quale sudoku sia più difficile fare? È un tema che mi appassionerebbe, non dovessi occuparmi d'altro.
Posso capire di cosa stiamo occupandoci sprecando - questo sì - il denaro pubblico?



(Commenti fuori microfono dell'Assessore Sibille)



PRESIDENTE

Per cortesia! Assessore Sibille, se intende intervenire, chieda la parola e le sarà data.
Per quanto riguarda il congedo del Consigliere Cavallera, ho qui un documento che considero valido fino a querela di falso.
In relazione alle condizioni di merito poste dal Presidente Burzi ovviamente, ritengo indispensabile che la discussione proceda con la presenza dell'Assessore Caracciolo, che era presente in Consiglio, non si è mai allontanato, perché ha esaminato gli emendamenti. Eccolo, sta entrando in aula, quindi, adesso abbiamo le condizioni per procedere alla presenza dell'Assessore.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Proseguimento esame disegno di legge n. 344 inerente a "Disposizioni relative alle politiche regionali in materia di sicurezza integrata"


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sul disegno di legge n. 344 di cui al punto 4) all'o.d.g.
Comunico che alcuni colleghi hanno già chiesto di intervenire. Sono, in ordine di tempo, il Presidente Rossi e il Consigliere Ghiglia, per quanto riguarda i Gruppi d'opposizione; per quanto riguarda i Gruppi di maggioranza, i Consiglieri Chieppa, Boeti, Moriconi, Reschigna, Dalmasso Robotti, Ronzani, Buquicchio e Ricca.
Ha chiesto di intervenire il Presidente Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Signor Presidente, mi dispiace rovinare la ripresa dei lavori pomeridiani all'Assessore Caracciolo, anche perché ho un rapporto di simpatia nei suoi confronti, però devo dirgli, come già ho avuto modo di dirgli, che a noi della Lega questa legge sulla sicurezza non piace, anzi proprio non piace! Di fatto non la consideriamo una legge sulla sicurezza bensì una legge che tratta di servizi sociali, perché le norme che si prevedono in questa legge, se non saranno modificate dall'accoglimento di almeno qualche emendamento, potevano tranquillamente essere inserite nel testo che si occupa d'interventi nel campo sociale oppure nel programma triennale dedicato alla popolazione extracomunitaria, che mi auguro arrivi il più tardi possibile in discussione in quest'aula.
Assessore, quando nella legge regionale sulla sicurezza, all'articolo 1 ("Finalità"), parla di "contrasto dei sentimenti di insicurezza della popolazione", lei, Assessore - mi riferisco alla sua maggioranza, non se la prenda, non è una questione personale - mena per il naso i cittadini piemontesi, perché parlare d'insicurezza della popolazione, anzi di "sentimenti di insicurezza della popolazione", significa menare per il naso i cittadini piemontesi! I cittadini piemontesi non hanno un sentimento di insicurezza, hanno paura! Assessore, i cittadini piemontesi hanno paura a rientrare a casa, a girare per le strade, a lasciare la macchina parcheggiata anche in garage non solo fuori! Hanno paura quando sono in casa e sentono un rumore che proviene dalla strada o dal giardino, perché pensano che ci sia un ladro che sta per entrare in casa! Hanno paura a mandare fuori i loro ragazzi in discoteca a ballare o a bersi un caffè in un bar! Hanno paura, non hanno un sentimento di insicurezza! Se lei non se n'è accorto, se la sua maggioranza non se n'è accorta, a Torino, stiamo arrivando a livelli di criminalità folli! La Stampa di oggi - lo dice un giornale che non è di certo vicino al centrodestra e tanto meno alla Lega, lo ripeto ancora una volta - titola: "Torino insicura, impennata di furti e scippi, ogni giorno 48 borseggi e almeno 9 rapine - e aggiunge - ancora da scontare in pieno l'effetto indulto".
Quindi, l'aumento della criminalità organizzata o meno è evidenziato da un giornale che di certo non è tenero nei confronti della Lega ed è il giornale - ahimè - più letto in Piemonte. Quindi, se lei parla di senso di insicurezza dei cittadini io le rispondo con un giornale non vicino alla Lega, dove non c'è un senso di sicurezza, c'è un aumento pesante della criminalità. Questo lo dico anche al collega Robotti che in Commissione ha avuto il coraggio di affermare che la criminalità è in diminuzione. Io gli ho detto che non era vero, lui mi ha chiesto di portargli le prove: eccole qui, questi sono i dati ufficiali apparsi oggi sui giornali. La criminalità è in aumento, colleghi del centrosinistra, e la gente ha paura! Bene, la Regione cosa fa? Interviene per tutelare i cittadini, ma attenzione, l'Assessore dice - prendo il pezzo della relazione dell'Assessore di questa mattina, che è una perla: "Il provvedimento non prevede azioni repressive, che sono di competenza delle Forze dell'Ordine ma azione di riduzione e prevenzione dei fenomeni di illegalità e inciviltà diffusa."! Ha ragione, Assessore. Sa cosa bisognerebbe fare? Facciamo la multa a quelli che buttano per terra il mozzicone della sigaretta, perché fanno tanto danno, sporcano per terra, inquinano anche, perché, veramente, quello è un problema grosso, Assessore! Proviamo a fare una cosa del genere, che magari è utile a diminuire il senso di insicurezza nei confronti dei cittadini! Occorre fare altro, Assessore! Si devono potenziare i corpi della polizia municipale, dare loro i fondi per acquistare macchine e mezzi tecnologici, assumere uomini, dare la possibilità ai corpi di polizia municipale e provinciale che ancora non lo sono di potersi armare, fornirli di telecamere, sistemi di controllo, di sicurezza e non, Assessore, dire che si devono dare fondi agli Enti locali che si occupano di fare quello che dovrebbero fare i servizi sociali.
Lei all'articolo 9 ("Patti locali per la sicurezza integrata") dice: "La Regione riconosce le competenze proprie e specifiche degli Enti locali e dei soggetti pubblici o privati operanti nel campo sociale".
una legge sui servizi sociali, chiamatela con il suo nome, Assessore! Se vogliamo tutelare i cittadini, altre sono le strade da percorrere; in parte, forse, il Governo nazionale, cui lei fa riferimento, se ne sta accorgendo e qualcosina in quel documento c'è. Finalmente si fa la discussione. Finalmente! Ma è troppo poco per noi.
Lei, Assessore, ha paura ad utilizzare la parola "criminalità". Non si può scrivere la parola criminalità nella legge sulla sicurezza, dobbiamo scrivere "sentimenti di insicurezza nella popolazione", dobbiamo scrivere "devianza", non "delinquenza". Bisogna scrivere devianza; dobbiamo scrivere "fenomeni d'illegalità diffusa", non "criminalità, perché se scriviamo criminalità, forse i turisti hanno paura a venire in Piemonte perché ci sono i criminali. Se invece scriviamo che ci sono i fenomeni d'illegalità diffusa, magari pensano che sia solo quello del bar sotto casa che non fa lo scontrino, compie un atto illegale e allora gli facciamo la multa.
Eh no, caro Assessore! Lei alla gente gli deve dire come stanno le cose. L'aumento della criminalità è legato anche al fatto che voi avete votato e firmato, assieme anche ad altre forze politiche del centrodestra e non mi stancherò mai di dirlo, la vergogna dell'indulto che ha buttato fuori 24 mila criminali dalle patrie galere! Adesso voi volete contrastare la criminalità dilagante in Piemonte facendo dei corsi di buona educazione a coloro che potrebbero essere deviati? Forse state scherzando! State prendendo in giro i cittadini piemontesi! Ditegli che volete dare dei soldi agli Enti locali per fare degli interventi d'istruzione, di sostituzione panchine rotte, di cancellazione di graffiti sui muri. Belle cose, per carità, ma che non c'entrano niente proprio niente con la sicurezza e con il mantenimento della tranquillità a casa dei cittadini che hanno - ripeto - paura ad uscire da casa. Oggi siamo in quelle condizioni, Assessore. Ma noi siamo corretti. Le cose gliele diciamo, e anche in anticipo. Gliele avevamo già dette, gliele ribadiamo.
Noi non faremo ostruzionismo su questa legge sui servizi sociali che stiamo analizzando oggi, perché riteniamo che - meglio che niente - qualche soldo agli Enti locali per qualche intervento si possa dare. Ci mancherebbe altro! Siamo d'accordo, diamo qualcosa agli Enti locali.
Se la legge mantiene questo testo, si vergogna di scrivere "criminalità" al suo interno, si rifiuta di inserire veri finanziamenti al territorio per la sicurezza, non potremo votarla come legge sulla sicurezza perché non è una legge sulla sicurezza. Non faremo ostruzionismo. Abbiamo presentato esclusivamente emendamenti di merito per cercare di migliorare questo testo, ma certamente se questi emendamenti non saranno approvati come penso, perché lei stesso è schiavo della parte "sinistra" (detto nel senso negativo del termine) della sinistra che governa il Piemonte, quindi non potrà fare altro che respingere i nostri emendamenti.
Le dirò di più, Assessore. Proprio per mettere il cappello che già c'è o la ciliegina sulla torta, andata male, di panna inacidita, di questa legge, nelle disposizioni finanziarie vi siete superati. La Presidente Bresso, ogni volta che parla, si riempie la bocca parlando di risparmi sui costi della politica: taglio delle consulenze, taglio degli stipendi d'oro attacchi a destra e a sinistra alla politica che costa troppo. Bene, con questa legge stanziate in totale cinque milioni d'euro per tutto il Piemonte. È una cifra ridicola! Di questi cinque milioni d'euro, Assessore tre vanno per le consulenze nella misura di tre milioni d'euro, due milioni d'euro finiscono per finanziare il capitolo 10, quello che riguarda i finanziamenti agli Enti locali.
Quindi il 60% della vostra legge sarà finalizzato a pagare consulenti.
Voi questa la chiamate "legge sulla sicurezza". Mi permetta, Assessore: dovreste vergognarvi a chiamarla in questo modo!



PRESIDENTE

Cominciamo con gli interventi dei Gruppi di maggioranza.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Noi invece condividiamo l'impostazione del progetto di legge. Abbiamo anche molto modestamente contribuito in sede di Commissione ad arricchire la proposta della Giunta e dell'Assessore Caracciolo. Lo condividiamo perché si tenta un approccio sul tema della sicurezza nei principali aspetti di questa tematica e di questo problema.
Certamente nella legge è contenuta un idea di sostegno e di coinvolgimento degli Enti locali per ciò che riguarda il tema più banale quello che la Lega Nord, quello che le forze della destra, per raschiare il fondo del barile, sollevano continuamente, ossia quello della devianza e della microcriminalità. C'è scritto, non abbiamo timori di scriverlo. Sono da questo punto di vista, progetti di prevenzione.
(Commenti del Consigliere Rossi)



CHIEPPA Vincenzo

Rossi, rassegnati, non c'è la polizia regionale. Non abbiamo neanche l'esercito regionale. Quando governerai tu - se mai accadrà - lo farai.
Costruirai un bel lager dove metterai quelli che non ti piacciono, a cominciare da quelli che la Lega Nord criminalizzava fino a pochissimi mesi or sono: cittadini italiani provenienti dalle Regioni del Sud. Non lo dico io, ci sono dichiarazioni autorevolissime. Per voi avremmo dovuto incarcerare anche chi proviene dalle regioni del Sud.
Di fronte a quest'impostazione, c'è invece una proposta dell'Assessore Caracciolo, che a noi pare estremamente seria. Da un certo punto di vista la Regione si mette a servizio degli Enti locali e delle comunità locali e non solo, dei soggetti pubblici e privati che operano nel sociale per sostenere progetti integrati di sicurezza.
Cos'è per noi la sicurezza? In questa legge è scritto (questo è uno dei motivi per cui la sosterremo convintamente) che è la riqualificazione urbana e le politiche abitative. Qualcuno pensa che non sia politica per la sicurezza per i nostri cittadini avere quartieri urbanisticamente risanati quando sono da risanare o pensati a misura d'uomo.
Sulla sicurezza stradale ci facciamo una risata sopra? Se volete ridiamoci pure sopra. Non è che sottovalutiamo un'azione concreta rispetto a questo tema. E la sicurezza ambientale? La sicurezza e la regolarità del lavoro e sul lavoro? Queste non sono politiche per la sicurezza dei cittadini della nostra Regione? I sentimenti d'insicurezza sono dovuti anche al timore di subire un'azione criminosa, ma questo c'è nella nostra legge. I sentimenti d'insicurezza sono anche dovuti al fatto di essere costretti a vivere magari in quartieri degradati; al fatto di avere un lavoro e un reddito precario; al fatto di non avere una copertura sociale adeguata; al fatto di vivere in un ambiente urbano spersonalizzato. Sono probabilmente concetti troppo sofisticati perché gli esponenti della Lega Nord possono comprenderli. Me ne rendo conto. Tuttavia noi, come centrosinistra, non dobbiamo scendere al loro livello. Questo è il tema.
Se dovessimo occuparci, violando le leggi, avendone la competenza d'ordine pubblico e di Codice Penale, noi proporremo, così come ha fatto il Governo sul piano nazionale con i disegni di legge - secondo me sbagliando perché avrebbe dovuto trasformarli in decreti - che venissero perseguiti non solo i reati della microcriminalità, ma anche quelli compiuti dai cosiddetti colletti bianchi.
Il falso in bilancio, la ex Cirielli? Noi subiamo una campagna mediatica, ormai da mesi, da parte della destra che, in maniera ipocrita e da questo punto di vista un po' di vergogna la proverei - dice che in questo Paese non c'è la certezza della pena, ma voi siete stati quelli che hanno abbattuto i tempi di prescrizione dei reati in questo Paese. Ma, un po', non vi vergognate? Lo avete fatto per salvare il vostro leader nazionale. Questo è il tema.
Negli scorsi cinque anni, avete distrutto gran parte della certezza del diritto in questo Paese. Ora, ci fanno la morale! Ora, la Lega Nord e Alleanza Nazionale ci dicono che è stato approvato l'indulto, ma rivolgetevi a Silvio Berlusconi! Noi Comunisti Italiani, infatti, non l'abbiamo votato, ci siamo astenuti. Lo diciamo a latere, non c'è problema ma non è questo il tema.
Mentre, da una parte si è voluto dare un segnale rispetto all'indulto dall'altra parte in quel momento, Forza Italia, UDC e una parte importantissima del centrodestra, aveva in mente solo una cosa: non far finire in galera i propri dirigenti politici nazionali.



(Commenti in aula)



CHIEPPA Vincenzo

Sarà come dice lei, ma è un dato storico. Quando si parla di legalità bisognerebbe avere le mani pulite, ovviamente, dal punto di vista politico.
Da questo punto di vista, credo che la destra non possa darci lezioni in alcun modo. Probabilmente, non ce la faremo perché la nostra voce è debolissima, ma vorremmo tentare di riportare a realtà i fatti.
Ricordo ancora l'ex Cirielli e tutte le nefandezze compiute che hanno reso più facile anche azioni criminali in questo Paese. Tutto questo, per salvarne uno o due: i vostri dirigenti nazionali, quelli che avevano decine di processi penali aperti. Non lo dico io, è la storia recente di questo Paese.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Sono temi su cui le posizioni sono notoriamente diverse, sarebbe bene evitare di interrompersi. Consigliere Robotti e Consigliere Guida, vi ho già richiamato entrambi.



CHIEPPA Vincenzo

Vado alla conclusione. Credo che il centrosinistra debba respingere un subdolo tentativo, ancora una volta della destra, che riguarda il ruolo, le funzioni e la natura dei corpi di polizia locale, insomma, dei vigili urbani. C'è un tentativo di trasformarli in compito di controllo dell'ordine pubblico. Guardate, la mia non è una pregiudiziale di tipo ideologico. Credo che sia un errore gravissimo quello che si compie. Noi dobbiamo batterci perché i compiti d'ordine pubblico vengano svolti e bene con i mezzi adeguati. Questo lo facciamo anche sul piano nazionale.
Vedete, al di là della demagogia, mi rivolgo ancora una volta agli esponenti della destra. Posso dire una banalità? Le nuove auto alla Questura di Torino sono arrivate con il nostro Governo. Sono piccole cose che non risolvono il problema della sicurezza. Però, è la verità.



(Commenti in aula)



CHIEPPA Vincenzo

Lo so che dà fastidio, ma è la verità! Mentre Alleanza Nazionale era al Governo e faceva i manifesti riempiendo la nostra città "Più pantere, meno giungla", tutte le organizzazioni sindacali della Polizia denunciavano il fatto che alla Questura di Torino non avevano più auto per mandare in giro le pattuglie.
Ha un qualche senso ricordarlo? Io credo proprio di sì. Credo che dovremmo tenere ferma questa posizione sui corpi di polizia municipale.
Ne dico un'altra. Dovrebbe essere nostro compito, anzi lo chiedo all'Assessore Caracciolo, per quello che può, e alla Giunta di intervenire presso il Governo perché il vero problema, oggi, della polizia municipale è quello degli enormi buchi in organico presenti, dell'enorme carenza numerica presente. Però, quei vigili urbani nei paesi non devono reprimere con i bastoni più o meno retrattili, ma opera di prevenzione di tipo ambientale e urbanistico.
Rafforziamo i corpi della polizia municipale, non trasformiamoli in un corpo che tenderebbe a reprimere gli elementi di ordine pubblico. Il problema vero è che questi corpi funzionino e siano in grado di esercitare quello che la Costituzione e le legislazioni conseguenti gli hanno assegnato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Inizio il mio intervento leggendo all'Assessore e alla Giunta le prime due pagine della relazione della Questura di Torino, fatta il 12 maggio 2007. L'intervento del signor Questore della Città di Torino, che logicamente oggi presiede all'ordine pubblico della Città di Torino, è il maggior competente, in questo momento, sulla conoscenza dei problemi della Città di Torino.
Leggo testualmente, tralasciando i saluti iniziali: "Tratter l'argomento partendo dall'esame di quello che è avvertito come il principale fattore di insicurezza: l'immigrazione clandestina, la cui valenza criminogena è di tutto rilievo. Un dato di per sé eloquente: circa il 40% della popolazione carceraria della Provincia di Torino è costituito da extracomunitari, responsabili di reati comuni. Sono naturalmente esclusi dal novero i cittadini romeni, da poco divenuti comunitari, che contribuivano e contribuirebbero ancora ad alzare la media non misura significativa. Solo un ulteriore 5% ristretto per reati connessi alla normativa sull'immigrazione, si tratta in specie di inottemperanza all'Ordine questorile di lasciare il territorio nei termini di legge previsti. Tutta una serie di reati anche gravi risulta, specie nel capoluogo, opera di extracomunitari. È noto come la criminalità albanese a gestire gran parte del traffico di eroina e cocaina, sfruttando i canali e modalità di rifornimento in passato positivamente sperimentati per il traffico di marijuana, favorita dalla posizione geografica che le consente di accedere... I nordafricani inoltre, oltre allo spaccio di sostanze stupefacenti (eroina e hashish), specie nelle aree di Porta Palazzo Murazzi e Barriera di Milano, hanno da tempo intrapreso la fiorente attività di ricettazione di autoveicoli rubati in Italia, che vengono poi trasferiti oltre frontiera. Ai magrebini è inoltre da attribuire gran parte dei cosiddetti reati predatori. I centroafricani sono in prevalenza dediti allo spaccio di cocaina e, soprattutto a San Salvario e Parco Stura, allo sfruttamento della prostituzione".
Queste cose non le dice il Capogruppo di Alleanza Nazionale nella legge sulla sicurezza. Le dice il Questore di Torino alla festa della Polizia nella sua relazione introduttiva. Ce ne sono molte altre e molto interessanti in questa relazione.
Allora vedi, Chieppa - non lo vedo più in Aula, ma è intervenuto prima innanzitutto l'indulto Alleanza Nazionale e anche la Lega Nord non l'hanno votato, mentre è vero che i Comunisti Italiani non l'hanno votato ma non l'hanno votato unicamente perché a quell'elenco non era allegata la questione dei cosiddetti colletti bianchi, i reati del falso in bilancio e quant'altro, altrimenti l'avrebbero votato anche loro.
Io credo, per rispondere anche a Chieppa...



(Commenti in aula)



CASONI William

No, c'entra, perché l'ha detto l'altra sera Diliberto che loro non l'hanno votato perché volevano che nell'indulto fossero... Altrimenti voi eravate d'accordo sul provvedimento dell'indulto nel comprendere non solo quei reati, ma anche gli altri.
Oggi gli italiani - e noi chiediamo a chi non lo crede, e in particolare all'Assessore, di parlare un po' con la gente, di scendere un po' per le strade, di andare in giro nella nostra regione - e i cittadini piemontesi non hanno paura dei colletti bianchi, non hanno paura del falso in bilancio, non hanno paura di altre situazioni che magari, giustamente devono essere poste all'ordine del giorno, ma non è questo il problema sicurezza nella nostra regione: oggi il problema sicurezza sono i furti sono gli scippi, sono l'invivibilità di certi quartieri, sono le situazioni che impediscono ai cittadini di poter liberamente uscire la sera in certi quartieri e in certe zone.
A Torino ci sono zone impraticabili per i torinesi, il valore immobiliare di queste zone sta crollando, ci sono danni economici, ci sono danni sulla qualità di vita, ci sono danni fisici, perché uscendo di casa uno corre il rischio di essere rapinato o che gli capiti ancora di peggio.
Sulla paternità di chi vuole difendere i provvedimenti sulla sicurezza abbiamo presentato emendamenti concreti, non fatti sulla Luna. Assessore noi non tentiamo di recuperare socialmente, attraverso chissà quali filosofie di reintegro, persone che con la nostra società non vogliono convivere.
Faccio l'esempio dei rom. I rom non accettano la nostra filosofia, non accettano la nostra cultura. Assessore, chieda a un rom se vuole un posto di lavoro: quel rom le risponderà di no, perché per lui la vita è quella itinerante; per lui suo figlio, fatto qualche anno di scuola, deve andare a chiedere l'elemosina e non ha alcun interesse a integrarsi nella realtà italiana. Le dirà anche che loro non uccidono, giustamente. È vero, non uccidono: "Noi rubiamo solo. Cosa volete che sia rubare? Noi mandiamo in giro le donne e i nostri ragazzi". Non uccidono nessuno, però borseggiano però danno fastidio alle persone, però invadono i territori.
Come possiamo permettere che queste persone siano integrate? Attraverso quali politiche e quali strumenti lei convince un gruppo di rom a integrarsi nella realtà piemontese, a diventare cittadini che prendono la residenza, a pagare le tasse, a mandare i propri figli a scuola? Veramente siete sulla Luna, non conoscete i problemi che oggi ci sono nelle città. E allora date strumenti ai Sindaci, specialmente dei piccoli paesi, che chiedono solo di mettere delle telecamere, di disporre di finanziamenti da destinare alla polizia privata, perché molti paesi, come tutti sappiamo, non hanno neanche un poliziotto municipale.
E allora, Assessore, di cosa hanno bisogno questi Comuni? Che lei faccia un corso di reinserimento delle persone disadattate che vanno nelle ville, com'è successo l'altro giorno, a rubare? Lei a queste persone fa il corso di reinserimento oppure dà una telecamera, in modo che si possa vedere chi è entrato e uscito da quel paese, perlomeno vedere la macchina che è passata da lì? Questi sono gli interventi veri, anche se non semplici da attuare. Poi se ci sono i soldi, si facciano anche i corsi, ma intanto si dotino i Comuni degli strumenti che chiedono; d'altronde, i Sindaci non sono pazzi non sono persone che non conoscono il loro territorio: se chiedono telecamere, se chiedono vigilanza privata da mettere magari all'uscita delle scuole laddove non c'è protezione, se chiedono sicurezza, questi sono i primi provvedimenti che vanno inseriti nella legge sulla sicurezza, come erano già inseriti nella legge che noi abbiamo fatto.
Tra l'altro, ieri sera c'è stata un'edificante trasmissione di "Porta a Porta" su questo tema, dove il bravo, riconosciuto da tutti, specialista di sondaggi Mannheimer ha letto alcune tabelle. Non so se l'Assessore ha avuto di vedere la trasmissione, ma cosa chiedono i cittadini italiani, quali sono le cose che li preoccupano di più? Ebbene, l'80% dei cittadini chiede più interventi concreti e visibili di sicurezza, vorrebbe più presenza di operatori di Polizia, vorrebbe più presenza di Vigili Urbani che abbiano anche nel loro territorio poteri per controllare la criminalità. È questo che chiedono i nostri cittadini, non chiedono di avere fondi per inserimenti sociali o quant'altro.
Questa non è la legge per l'inserimento sociale degli extracomunitari questa è la legge per la sicurezza della Regione Piemonte. Allora lei Assessore, per garantire la sicurezza dei piemontesi, deve inserire degli interventi concreti, in grado di dimostrare ai cittadini che lei tiene alla loro sicurezza.
Nel territorio piemontese sono tanti i Sindaci che da due anni e mezzo aspettano finanziamenti su una legge che noi avevamo già promosso, che voi artatamente avete non finanziato e che ora state tentando di sostituire con questa, una legge ancor meno efficace dal punto di vista della sicurezza.
Ripeto, noi non faremo ostruzionismo più di tanto, però abbiamo presentato degli emendamenti sui quali ci impunteremo e sui quali siamo disponibili a fare una grande battaglia, informando tutti i piemontesi delle decisioni che in quest'Aula verranno prese in termini di garanzia per la loro sicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Siamo d'accordo con questo disegno di legge con il quale la Regione si pone l'obiettivo di svolgere un ruolo di coordinamento e di programmazione dei progetti di sicurezza integrata (integrata è una parola che piace molto) nel territorio piemontese.
Lo fa in un momento particolare per il Paese: è ancora nella mente e nel cuore la tragedia che si è verificata a Roma, la terribile violenza e la morte di Giovanna Reggiani. Una tragedia che ha riproposto, in Italia come nel resto d'Europa, in maniera drammatica la questione dell'immigrazione e dell'insicurezza, che riducono la qualità della vita nelle nostre città.
Immigrazione, sicurezza delle città: problemi complessi che non hanno risposte semplici. Se è incomprensibile il desiderio di chi non trova nel proprio Paese le condizioni per vivere e cerca in altre parti del mondo un futuro per se stesso e per la propria famiglia, è legittima la preoccupazione di un Paese che teme che un'immigrazione incontrollata (+26 in quest'anno) possa compromettere un tessuto sociale e culturale che si è determinato negli anni nei nostri paesi e nelle nostre città. Risposte complesse, quindi, a problemi complessi.
Combattere l'illegalità per ottenere più integrazione e ottenere un'integrazione vera perché questo serve a combattere l'illegalità.
Noi dobbiamo respingere con fermezza - e mi rendo conto che questo non è un pensiero condiviso - l'equazione che viene proposta fra immigrazione e criminalità: è un rumeno l'assassino di Giovanna Reggiani, ma noi conosciamo migliaia di rumeni che lavorano nella nostra regione e nell'edilizia è appena nato a Torino un consorzio che raccoglie 100 imprese italiane e rumene assieme. Ricordiamo che sono rumene le assistenti familiari che consentono ai nostri anziani di vivere nelle loro case e che c'è una criminalità italiana altrettanto violenta e determinata come quella straniera.
vero, però, che una parte consistente della popolazione carceraria è costituita da cittadini extracomunitari accusati di reati contro il patrimonio o attinenti lo spaccio di stupefacenti, reati che destano allarme sociale e minano direttamente la percezione dei rapporti di convivenza tra le persone.
indispensabile, io credo, combattere l'illegalità con le leggi di cui lo Stato dispone, con severità e fermezza nei confronti di chi viene nel nostro paese per delinquere. Con severità e fermezza - io sono d'accordo con il Governo - espellendo anche chi non rispetta le nostre leggi applicando pene che devono essere certe.
Non c'è niente di più frustrante, anche per le forze di polizia, che la consapevolezza che gran parte dei delitti commessi nel nostro paese non abbia poi una pena corrispondente.
Occorre ricostruire il legame tra la società civile e le Forze dell'Ordine. È indispensabile la riconquista del territorio da parte delle forze di polizia, non sono ammesse nel nostro paese zone franche all'interno delle quali le forze di polizia non possono entrare.
Questo però non vuol dire militarizzare i quartieri. Intervenire immediatamente alla richiesta di aiuto di un cittadino è un fattore che di per sé dà sicurezza. Un parco o un giardino non ritenuto più sicuro lo diventa sempre di più perché non è frequentato dai cittadini.
Ho visto una volta poliziotti americani a Miami accostarsi ad un parco parcheggiare la macchina, togliere la bicicletta dal cofano della macchina e in bici, dopo aver messo il caschetto, perlustrare quel parco.
Ampliare l'organico delle forze di polizia ed investire in risorse tecnologiche, dotarle di autovetture adeguate, retribuirle in relazione al delicato e rischioso lavoro che svolgono, intervenire nell'assetto organizzativo; ci sono troppi poliziotti assegnati al disbrigo di pratiche burocratiche che potrebbero essere svolte altrove, dallo Stato o dai Comuni.
Riqualificare le città sotto il profilo dell'assetto urbanistico dei servizi e delle strutture, combattere il degrado anche nelle sue manifestazioni apparentemente meno importanti, come la pulizia delle strade, il decoro degli edifici, illuminando le vie e realizzando centri di aggregazione e di incontro, spazi culturali, centri sportivi, restituendo ai bambini e ai ragazzi le città.
Succede sempre più spesso che ogni spazio urbano all'interno delle nostre città venga utilizzato per realizzare parcheggi o centri commerciali. È tempo di pensare a tornare a vivere le città, di prendersene cura e di riscoprirne l'anima, di ricostruire i legami tra la gente e di valorizzare il patrimonio umano e sociale.
Perseguire un progetto di comunità, all'interno della quale le strade dell'Amministrazione e dei cittadini siano parallele. Ci sono alcune cose di cui sono orgoglioso e che ho fatto negli anni in cui ero sindaco al Comune di Rivoli. Una delle più importanti è che non ho mai messo una telecamera. Rivoli è una città di 51 mila abitanti che non ha una telecamera e l'ultima cosa che mi passava per la mente era di fare il sindaco poliziotto; facevo già fatica a fare il sindaco ortopedico.
Con politiche di inclusione sociale abbiamo dato sicurezza alla città nella quale siamo vissuti.
Attuare una seria politica delle case per tutti quelli che ne hanno bisogno, italiani o stranieri che siano, realizzando non ghetti, ma interventi contenuti all'interno di spazi urbani qualificati. Ripristinare la legalità nei posti di lavoro; lo diceva il collega Chieppa e sono totalmente d'accordo, affinché il lavoro e la casa, elementi indispensabili per acquisire il diritto di cittadinanza, trovino la loro espressione più autentica.
Risposte complesse, quindi: combattere l'illegalità, certezza della pena, politiche di inclusione sociale, valorizzazione del ruolo dei mediatori sociali, del ruolo della scuola nelle pratiche di integrazione affinché il diritto alla sicurezza sia un elemento costitutivo della cittadinanza.
Voglio concludere, Presidente, con le parole di un autore libanese Amin Maalouf, il quale dice: "Si può percepire il paese di adozione come due concezioni opposte, ma ugualmente estreme. La prima considera il paese di accoglienza come una pagina bianca su cui ciascuno può scrivere ciò che gli piace, o peggio come un terreno abbandonato su cui ciascuno potrebbe sistemarci armi e bagagli senza cambiare nulla dei propri gesti né le proprie abitudini. L'altra concezione estrema è quella che considera il paese di accoglienza come una pagina già scritta e stampata, come una terra le cui leggi, i cui valori, le cui credenze e le cui caratteristiche umane e culturali sarebbero già fissate una volta per tutte e in cui gli immigrati non dovrebbero fare altro che conformarsi".
Il paese di accoglienza - sono d'accordo con lui - non è una pagina bianca né un pagina già scritta, ma una pagina in via di stesura, nella quale ognuno vi porta il proprio carico di conoscenze, di competenze, di umanità e anche di dolori per la realizzazione di una società all'interno della quale vi siano spazi ed opportunità per tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Innanzitutto chiedo la presenza della Presidente Bresso, perché il tema di oggi è delicato, dal momento che stiamo parlando di un disegno di legge che riguarda la sicurezza e l'ordine pubblico.
Assessore Caracciolo, parto proprio da una lettera scritta e firmata dalla Presidente Bresso, dal Presidente Saitta e dal Sindaco Chiamparino.
Esattamente nel mese di giugno 2006, la Presidente Bresso, insieme alle altre autorevoli rappresentanze governative di questa Regione e della Provincia, scrisse a Prodi e chiese alcune cose.
Leggo alcuni periodi principali della lettera: "Senza finanziamenti adeguati si rischiano recidive e pericolose tensioni sociali".
Questo era l'appello rivolto al Governo Prodi dalla Presidente Bresso dal Presidente Saitta e dal Sindaco Chiamparino nel giugno 2006.
Quello che era stato promesso dal vostro Ministro non è stato mantenuto; aveva promesso un certo numero...



(Commenti dell'Assessore Caracciolo)



SCANDEREBECH Deodato

Come no? Mi faccia vedere, Assessore.
Aveva promesso un certo numero di poliziotti, aveva promesso una certa cifra per cercare di ristrutturare il parco auto della Polizia e dei Carabinieri.
Noi, come Regione, abbiamo promesso due milioni e mezzo e non avendo ancora approvato la legge, li abbiamo messi in capitolo, ma non glieli abbiamo ancora dati; quindi, siamo anche noi insolventi. A parte questo lasciamo perdere un momento il vostro Ministro e parliamo dei problemi reali del nostro territorio.
Davanti ad un simile atto scritto, firmato dalla Presidente - e mi dispiace che la Presidente non sia presente, però mi ascoltano gli addetti ai lavori e gli Assessori presenti - con cui enuncia un allarme, perch parla di pericolose tensioni sociali, e questo già nel mese di giugno di un anno e mezzo fa, lei si presenta oggi con questa relazione! Ho saltato il pranzo per leggerla approfonditamente, perché non credevo alle mie orecchie. Ma siccome lei, Assessore, l'ha scritto, io l'ho letto lei in questa relazione ha scritto delle cose pericolosissime dal punto di vista sociale. Altro che tensioni sociali! Non so chi gliel'ha scritta questa relazione, qualcuno la vuole mettere in difficoltà, non so chi gliel'ha scritta. Però, Assessore Caracciolo, lei ha detto: "Quindi, è evidente che si tratta di una legge monca" - sta parlando della legge Ghigo "impraticabile tecnicamente e, per quanto ci riguarda, non condivisibile politicamente".
Lei, come Assessore alla sicurezza e all'ordine pubblico, definisce un provvedimento e una legge non condivisibile politicamente? Ma stiamo scherzando! Prima utilizza aggettivi come sussidiarietà e solidarietà, poi dice che politicamente non condivide, nel momento in cui abbiamo un'emergenza - e l'ha detto la Presidente nella lettera a Prodi due anni fa. Abbiamo Torino che è in testa nelle classifiche - l'abbiamo letto sui quotidiani principali - insieme al Piemonte per ciò che riguarda borseggi e scippi furti in casa e rapine. Abbiamo una classifica devastante e lei oggi viene a proporre una legge di omogeneità di principi, una legge sulla sussidiarietà, una legge sulla promozione di nuove politiche di sicurezza urbana, una legge di collaborazione e solidarietà. Vogliamo degli interventi.
Se buttiamo al vento questi 5.000 euro senza intervenire, dandoli ad associazioni che sul territorio non fanno niente, solo progetti di carta e nient'altro, senza riconoscere le risorse alle persone che ne hanno bisogno, cioè la Polizia, i Carabinieri, i Vigili... E poi andiamo a spendere 1 milione e 300 euro per "Luci d'artista"? Una spesa totale di 1 milione e 300 euro? È una cosa vergognosa! Lei, nella sua relazione, ha detto che tutto è dovuto alla mancanza di occupazione e di sviluppo: e lo viene a dire a noi? Ma lei è Assessore! Lo ha scritto nella sua relazione, in chiusura. Il testo recita: "Non è retorica sottolineare che in un Paese dove cresce il tasso di povertà, cala l'occupazione, è fisiologica la crescita dell'illegalità diffusa, così come quella mafiosa. Crescita che ovviamente si combatterebbe sia in una ripresa dell'economia e dell'occupazione, sia con una politica di prevenzione e repressione - è la prima volta che lo dice - del fenomeno criminale".
Ma cosa c'è in questa legge di "repressione del fenomeno criminale"? Niente. Aria fritta.
Ecco perché chiedevo anche la presenza della Presidente. Lei sa l'amicizia e la stima che nutro nei suoi confronti, però questa relazione è penosa! È penosa! Presidente, Consiglieri, colleghi del nuovo partito, lancio un'idea forte, nella speranza che sia contributiva alla risoluzione di un qualcosa: Assessore Caracciolo, congeli le sue deleghe alla sicurezza e le affidi alla Presidente. E lei, Presidente, che stimo per la sua tenacia, prenda in mano il problema della sicurezza - perché lei ha scritto per prima la lettera due anni fa al Presidente Prodi - con interventi reali e concreti.
Perché, diversamente, non so cosa sto a fare qui oggi.
La prima richiesta, quindi, è che l'Assessore consegni le sue deleghe alla Presidente, vista l'importanza del tema.
Inoltre, dal momento che esiste un Comitato provinciale ordine e sicurezza, previsto dalla legge n. 121 del 1981, esiste un Comitato di sicurezza firmato dall'allora Sindaco Castellani nel 1998 che prevedeva già l'Osservatorio sull'ordine pubblico (mai funzionato), esiste, altresì, un Patto per la sicurezza nella città di Torino, cui dobbiamo garantire quei famosi due milioni e mezzo, propongo che in quel famoso Osservatorio peraltro già visto - oltre al Prefetto, al Questore, alle Forse dell'Ordine, alla Regione, alla provincia, eccetera, sia prevista anche la partecipazione dei cittadini, ovvero di coloro che valutano la qualità della vita sul territorio. Dobbiamo prestare attenzione anche a quelle campane, sentire i problemi reali sul territorio; diversamente, regaliamo oggi cinque milioni di euro a quelle associazioni che coi loro manufatti con le loro carte, coi loro progetti fantasma di solidarietà, tutto dicono ma niente fanno, così com'è stato fatto fino ad oggi col famoso ricongiungimento familiare, l'immigrazione selvaggia, l'indulto e lo spaccio.
Chi ha il coraggio di andare a Porta Palazzo di sera, da solo? Nessuno.
Io sono il più cretino che va in giro ad affiggere i manifesti da solo, e prima o poi...



(Commenti del Consigliere Robotti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Robotti!



SCANDEREBECH Deodato

Sono stato minacciato anche dagli amici di Robotti, ma vado avanti nonostante le minacce, tanto mi sento abbastanza forte...



PRESIDENTE

Sicuramente non le ha ricevute dal collega Robotti!



SCANDEREBECH Deodato

No, ma questo per spiegarvi la tensione e i contrasti sociali che si avvertono.
significativo che nel momento in cui una persona semplice come il sottoscritto va ad affiggere due manifesti arriva una ronda di squadristi di comunisti - e non aggiungo altro - che mi minacciano e cercano anche di farmi qualcosa di più. Ma io, siccome mi sento forte, perché sono onesto e serio, un semplice "operaio", non ho avuto paura e per fortuna, forse questo li ha un po' fermati.
Questo per farvi comprendere la tensione sociale che c'è sul nostro territorio.
Assessore Caracciolo, si attivi in tal senso. Perché altrimenti la Lega dice la sua e i Comunisti Italiani dicono le stesse fesserie, che poi sono il contrario di quanto dice la Lega, che oggi ha fatto un discorso concreto e di problematiche reali.
Aspettiamo che venga applicato il decreto a livello amministrativo. Il ricongiungimento familiare è un problema. La residenza degli extracomunitari è un problema che riguarda...



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Scanderebech, ha terminato il tempo a disposizione per il suo intervento. La invito a concludere.



SCANDEREBECH Deodato

La prima cosa che si dovrebbe fare è cercare di andare a controllare con la Polizia locale dove dormono, dove vivono e dove mangiano gli extracomunitari che non hanno un lavoro, gli extracomunitari che sono per strada, abbandonati. Loro non possono vivere sul nostro territorio, perch non hanno un lavoro, non hanno...



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Scanderebech!



SCANDEREBECH Deodato

Queste sono competenze della Regione, che delega il Sindaco.
Questi soggetti devono essere rimpatriati. Diversamente, continueremo ad aumentare sempre di più quelle tensioni sociali e quei dati che oggi abbiamo letto sui giornali.
Assessore, con tutta l'amicizia e la stima che nutro per lei, dia un segnale forte: si presenti alla Presidente con le deleghe e vedremo tutti assieme se riusciamo a dare delle risposte a questo problema. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Evidentemente, questo argomento suscita parecchio interesse nei Consiglieri.
Ogni volta che sento parlare di sicurezza in questi termini inevitabilmente mi viene in mente il libro "Dei delitti e delle pene" chissà perché! Alcuni interventi che abbiamo sentito in quest'aula si rifanno direttamente ad un concetto di sicurezza da garantire esclusivamente con interveti di carattere repressivo (alcuni Consiglieri lo hanno esplicitamente richiamato).
Io credo, invece, che sui termini della sicurezza e dei fenomeni che possono determinare un senso di insicurezza (illegalità, criminalità e delinquenza) sia opportuno fare una riflessione sia di tipo generale, che di tipo locale o particolare.
Trattandosi di una legge regionale, infatti, le considerazioni locali vanno a seguire, comunque, le considerazioni di tipo generale. Su queste ultime, credo che sia indubbio il fatto che fenomeni di illegalità e di delinquenza debbano essere oggetto, naturalmente, di fenomeni di repressione e di contenimento. Ma non si può, come si è fatto in certi interventi, non inserire questa discussione in un contesto generale.
Se siamo onesti, ci rendiamo conto che la violenza e la delinquenza hanno sempre accompagnato le società umane, sin dalla loro origine: insomma, sono sempre state presenti. Forse, le uniche società che ne sono state immuni o che sono riuscite a governarle agevolmente senza ricorrere a repressioni o ad altro, sono quelle società che oggi e in passato chiamavamo "primitive". Peraltro, sarebbe interessante fare qualche ragionamento su questo passaggio.
Inoltre, sempre in senso generale, non possiamo negare che la delinquenza può essere un fenomeno individuale, per cui, in quanto tale non assolutamente prevedibile, ma che si inserisce in un contesto sociale.
Gli episodi recentemente accaduti in successione uno dopo l'altro - mi riferisco a due episodi verificatisi a Roma - è chiaro che sono fenomeni di tipo individuale. Non capisco perché relativamente al primo di questi episodi si siano scatenate tutte queste attenzioni quando il successivo evento, caratterizzato da una persona italiana che si è messa a sparare su altri cittadini, è stato etichettato come un fatto delinquenziale individuale, forse anche legato ad una situazione di alterazione del pensiero, ma non si è scatenata una discussione sulle armi e il loro ruolo quando queste sono liberamente a disposizione in un'abitazione.
Invece, in termini più generali, è chiara la presenza nella società di una situazione di disagio e degrado socio-ambientale che da sempre i sociologi indicano come causa di possibile fenomeno di delinquenza.
Relativamente a questi fenomeni, sicuramente, serve più la prevenzione che non la repressione, serve dotarsi di strumenti volti a superare il disagio sociale, che contribuiscono a migliorare e attenuare le disuguaglianze sociali.
Nonostante quello che può dire l'opposizione, che, giustamente, fa il suo lavoro, noi, invece, per questi motivi, condividiamo il testo di legge che ha presentato l'Assessore, non condividendo assolutamente il pensiero di coloro che ritengono che relativamente alla sicurezza sociale servano solo gli atti di repressione; diversamente, credo servano atti di prevenzione.
Vorrei anche accennare altri temi generali che credo rientrino in questa discussione. Noi stiamo vivendo in un tempo nel quale tutti gli studiosi e i ricercatori affermano che, conseguentemente ai problemi climatici e ambientali, nel futuro saranno milioni gli individui che si sposteranno. Tutte le società occidentali dovranno affrontare il problema di milioni di profughi ambientali che, a causa dei mutamenti climatici guarda caso indotti dai nostri stili di vita - saranno scacciati dai loro luoghi di abitazione.
Quando parliamo di questi argomenti, come la sicurezza, noi dovremmo pensare che certe decisioni assunte anche in campi che possono apparirci molto lontani potrebbero ripercuotersi su altri fenomeni, quali quelli di crisi ambientale, per poi ritornare sotto altra forma.
Sempre relativamente a questi argomenti, avendo ascoltato gli interventi precedenti, penso meriti svolgere anche una riflessione sul ruolo dell'informazione. Credo noi dovremmo porre più attenzione alla modalità con la quale leggiamo le notizie, quando, ad esempio, così come è successo, esasperano i casi di criminalità senza proporre analisi ragionate e critiche complessive oppure quando cercano di interpretare la realtà sulla base delle sensibilità e non della ragione.
Infine, è chiaro che relativamente alle politiche della sicurezza continuo a pensare sia preminente un ruolo nazionale e per quanto concerne quello regionale, anche per questo condivido l'impostazione data dall'Assessore, in conformità a quanto detto dal Presidente, credo non serva assolutamente pensare di esaltare il ruolo repressivo delle polizie locali, magari immaginando nuovi compiti, nuovi ruoli o, così come qualcuno avrà fatto, nuove forze di polizia locale.
Noi non possiamo che condividere il lavoro dell'Assessore, anche perch oggettivamente ritorna un pensiero iniziale: purtroppo, nessuna politica e nessuna polizia ha mai potuto fermare la criminalità e non credo serva riempire di telecamere le nostre città mettendo anche a rischio la vita privata di tutti i cittadini. In questo senso ha detto bene il Consigliere Boeti, sono altri gli interventi che servono piuttosto che riempire di telecamere le nostre città.
Non ci saranno mai forze di polizia sufficienti a fermare la criminalità, purtroppo, se non cambia tutto il contesto, se non cambia il modo di vedere la vita. Credo - per inciso - essendo stato qui richiamato da altri interventi, non ci saranno mai muri tanto alti da fermare l'immigrazione di popoli interi che muoiono di fame.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente, anche il mio, probabilmente, sarà un intervento breve perché interverranno successivamente i colleghi del Gruppo di Forza Italia.
Noi ci rendiamo conto che il problema è molto complesso, da sempre la tutela dei più deboli dalle sopraffazioni, dalla cosiddetta legge del più forte, è alla base stessa delle regole di convivenza, tante volte queste regole vanno riviste, verificandone l'adeguatezza. Se il mio Capogruppo non mi sgrida, vorrei dire che, da un punto di vista delle politiche sociali sono abbastanza d'accordo con quanto dichiarato dal collega Boeti, però, mi chiedo se il collega è attento a quello che fa questa Regione.
Come non si può essere d'accordo quando si parla di politiche di integrazione e di inclusione? Siamo tutti d'accordo, anche in Commissione ho avuto modo di vedere tantissimi colleghi della minoranza portare un contributo su questo terreno, proprio per la prevenzione. Però - collega Boeti, sono contenta che sia ritornato - quando noi parliamo di politiche di inclusione e pensiamo al reinserimento dei detenuti, ai 20 mila euro che la Regione ha impegnato per inserire i detenuti - ricordo la polemica in relazione alla colazione ai detenuti - allora, dobbiamo avere l'onestà di dire che sono importanti le politiche di inclusione e di integrazione, ma le dobbiamo attuare! Colleghi della maggioranza, dov'è il Piano per l'immigrazione 2007? Qualcuno si rende conto che siamo a novembre? Non mi risulta che il Piano per l'immigrazione che abbiamo visto in Commissione già con molto ritardo a settembre-ottobre sia all'o.d.g. di questo Consiglio. Noi parliamo di politiche di reinserimento, d'integrazione, di immigrazione e di inclusione, però, poi, non le attuiamo. È facile avere il consenso di una piccola parte della popolazione, in questo caso, dicendo che si fanno queste cose quando poi non vengono fatte! So che molti di voi sono attenti a queste politiche e ai finanziamenti per la loro attuazione, agli impegni, alle politiche per la sicurezza delle donne, per il contrasto alla violenza, ma penso di dover ricordare ai signori della maggioranza che nel bilancio di previsione 2007 approvato ad aprile c'è un finanziamento di 250 mila euro per la tutela legale alle donne vittime di violenza di violenza. Questo è stato impegnato, dopo che veniva da noi ricordato in tutte le occasioni. Impegnato, non speso, solo l'altro giorno, così c'è stato riferito in Commissione. Probabilmente la Giunta deve ancora decidere.
Allora chiedo: con quale coraggio parlate di politiche di inclusione di integrazione, di reinserimento quando poi non le state facendo, quando poi non impegnate quei pochi soldi che qualcuno della minoranza cerca di far inserire nel bilancio di previsione? Vorrei lealtà su questo argomento vorrei che chi parla di politiche di integrazione, di inclusione e di reinserimento le attivasse. Vorrei che chi parla di queste cose potesse almeno ottenere che l'assistente sociale del carcere comunichi all'assistente sociale dei servizi del Comune che esce un detenuto che non ha la casa, che non sa dove andare, che non ha lavoro. Queste sono le politiche di coordinamento e di reinserimento. Ma questo non succede perch in questo Stato non si sa bene chi fa che cosa e quali sono le varie competenze, c'è un discorso della privacy che fa sì che i problemi non vengano affrontati.
Ci dovrebbe essere maggior coraggio in questo senso. Le politiche sulla sicurezza non le deve attuare solo l'Assessore che ha la delega alla sicurezza, perché sono trasversali. Immagino le politiche dell'Assessore all'urbanistica che, magari, evita che si realizzino giardini chiusi, che si realizzino piani pilotis dove poi le donne hanno paura perché temono che dietro al pilastro ci possa essere qualcuno che possa far loro del male.
Così come riguardano altri Assessori che vedo un po' latitanti.
Con la sincerità che cerco sempre di avere, Assessore, le voglio anche chiedere una cosa. Lei sa che gode di tutta la mia stima e amicizia da quando i ruoli erano diversi, dal 2000, però mi sono chiesta come mai abbia voluto fare ancora una relazione, oltre a quella presentata dalla Presidente Pozzi. In genere la prassi suggerisce che c'è la relazione e alla fine della discussione generale l'Assessore risponde.
Lei, riconoscendo la relazione della Consigliera Pozzi, ha detto: "Consentitemi di esplicitare qualche precisazione di natura politica, non certo per fare polemica, perché non serve a nessuno e, tanto meno, ai nostri concittadini" - concordo sul fatto che noi dobbiamo veramente pensare cosa serve ai cittadini - "ma solo sull'applicazione della legge n.
6 del 2004, prodotta dalla precedente amministrazione e che ci accingiamo ad abrogare".
L'Assessore critica la precedente legge, è legittimo. Dice che in dieci anni l'amministrazione precedente non è riuscita a fare una legge - ricordo che era nel programma del 2000 e non del 1995 - e fa le sue critiche.
Ovviamente questo ha destato polemica, e non poteva essere diversamente.
Avrei preferito, invece, una relazione, una specie di clausola valutativa sugli effetti di quella legge, sulla sicurezza passiva. Noi sentiamo dire "non si deve fare questo", "non si deve fare quello", "non si devono installare telecamere". Vorremo anche avere indicazioni precise, progetti non solo parole. Si parla di coordinamento, ma emerge un problema anche di competenze del chi fa che cosa. Si parla di politiche sociali di inclusione, che poi non vengono attuate. Abbiamo approvato una legge sull'educazione alla legalità, ma non sappiamo se è stato fatto qualcosa.
Non ci risulta.
Quando si parla, si dice genericamente, "facciamo qualcosa nelle scuole". Vorrei avanzare una piccola proposta: se parlate di qualche bando di qualche concorso provate anche a lanciare il tema "Sicurezza è?", per vedere le risposte. Sono certa che tanti diranno che la sicurezza è libertà. Noi abbiamo il dovere di fare in modo che i cittadini piemontesi possano, veramente, sentirsi liberi.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICHETTO FRATIN



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Alcune considerazioni in questo primo intervento relativo all'inizio della discussione sulla legge n. 344. Avremo occasione, nella discussione dei vari emendamenti, di entrare più nello specifico, nel merito di tante altre problematiche.
Come iniziare? Vede, Assessore, da un certo punto di vista la ringrazio per il lavoro che ha svolto. Sono d'accordo con lei nel ritenere che le competenze della Regione, relativamente alle problematiche della sicurezza sono limitate e sono ben diverse da quelle dello Stato centrale. Su questo siamo d'accordo. Lei lo ha ripetuto diverse volte, ed è per questo che la ringrazio in quanto ha avuto modo di ridimensionare le mie aspettative.
Le mie aspettative, sicuramente, non potevano, né devono, essere confliggenti con le leggi. Se di sentimento vogliamo parlare, caro Assessore - e noi ne parliamo perché nell'articolo 1 affermiamo che la finalità della legge è di ridurre il sentimento di insicurezza, quindi mi permetto di parlare di sentimento - mi permetto di parlare di quello che poteva essere il desiderio di ottenere, su questo piano, qualcosa di diverso. Sono d'accordo, non si possono fare cose diverse da quello che la legge consente, quindi dobbiamo utilizzare al meglio fondi e strutture per dare almeno un segnale. Quello che la gente, la popolazione e gli elettori oggi si aspettano è un segnale. Quindi, con estrema sincerità, mi auguro che questo segnale venga fuori forte da questa legge.
Potrei dire che ho, intimamente, qualche timore che così non sia per quello che la gente, la popolazione, gli elettori riusciranno a recepire.
Starà a noi convincerli della bontà del provvedimento, ma per convincere loro della bontà, dobbiamo essere convinti noi per primi.
Da una parte mi rivolgo al collega e Consigliere Chieppa, per dire che conosco bene il pensiero di molti liberi pensatori, esponenti di alcuni partiti della sinistra, su quest'argomento. Mi permetto di ritenere di sapere o immaginare di sapere o forse di avere la presunzione di sapere che, a volte, si confonde (ritengo in buona fede) quello che è il concetto dell'ordine pubblico con la repressione. A volte ho avuto quest'impressione. Se è solo un'impressione, chiedo scusa.
Dall'altra, mi rivolgo agli amici e colleghi del centrodestra per dire: "Guardate che su quest'argomento ci sono ottime motivazioni per produrre insieme qualcosa di buono". Sapete perché, colleghi? Se è vero che Torino ha avuto un incremento di circa il 64% relativo a determinati reati, è anche vero, secondo le stesse fonti del Sole 24 Ore, che è Milano la Provincia con il record assoluto di scippi e borseggi (quasi trentamila in un anno). Milano mi sembra che sia governata dal Centrodestra. Quindi quando si dice che la sicurezza non è un problema né di destra né di sinistra, si dice la verità.
Qual è la differenza? La volontà con cui si vuole affrontare il problema. È ovvio che se, a monte, si confonde il concetto di ordine pubblico con quello di repressione e si ricordano i manganelli nelle piazze, negli scioperi e nelle manifestazioni popolari di un tempo, è ovvio che partiamo con il piede sbagliato.
Se, dall'altra parte, fomentiamo atteggiamenti xenofobi e di intolleranza, anche questo è un atteggiamento che non va bene per la costruzione di qualcosa che invece ritengo si possa fare tutti insieme.
Colleghi, oggi noi ci troviamo nell'impossibilità in questo consesso nel Consiglio regionale, di fare quello che molti di noi avrebbero voluto fare, cioè determinare quella presenza reale di uomini e mezzi che possano arginare questo fenomeno crescente di criminalità e di conseguente senso d'insicurezza da parte dei cittadini. Non possiamo farlo. Se è vero che dobbiamo parlare di inclusione, colleghi del centrodestra, non è vero che tutto il centrosinistra veda il problema della sicurezza incentrato sulle possibilità, supposte o reali, di inclusione sociale. C'è chi ritiene che questo (lo ripeto per l'ennesima volta, perché questo concetto mi sembra di averlo sviluppato a sufficienza in altre occasioni) è un aspetto, quello cioè dell'inclusione sociale e dell'integrazione, l'altro non è la repressione, l'altro è l'attivazione di leggi che garantiscono la legalità e dalla legalità scaturisce l'ordine pubblico e dall'ordine pubblico attivo, efficiente ed efficace scaturisce quel senso di sicurezza che la nostra gente, i nostri elettori ci chiedono.
Come vedete, esiste la possibilità di coniugare le esigenze di tutti.
Non comprendo perché si debba partire con il piede sbagliato, con pregiudizi che se, da una parte, si paventa soltanto un elemento negativo quale la repressione, dall'altra si lasciano intravedere note xenofobe e di intolleranza totale che non significa intolleranza zero.
L'intolleranza zero va bene perché noi ci troviamo in Italia con un sistema di immigrazione che è stato determinato, sapete con la responsabilità di chi, e riguarda da un milione di rumeni. In Romania determinati reati si sono ridotti del 26% e, invece, sono aumentati nella stessa percentuale, e anche di più, in Italia. Questo cosa significa? Significa che i rumeni hanno trasferito i loro traffici e le loro attività illecite nel nostro Paese. Essendo un paese più libero, è un paese che consente loro di poter effettuare azioni delittuose senza eccessivo pericolo di pene detentive.
vero. Non bastano le pene detentive. Occorrono le politiche di recupero e occorrono quelle politiche di superamento di quegli elementi economico-sociali che, oggi, sono anche alla base di questa fenomenologia relativa al fenomeno dell'insicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Da buon cuneese, parto con un articolo comparso oggi sull'edizione della provincia di Cuneo de La Stampa.
L'articolo, a caratteri cubitali, recita: "Furti, Cuneo davanti a Napoli". Dopodiché continua dando tutti i dati e le statistiche, ma mi voglio soffermare su due numeri: borseggi e scippi sono aumentati in un anno del 33,3%, le rapine sono cresciute del 41%. Questo succede in una Provincia che, forse per i motivi del suo isolamento o per l'indole dei suoi residenti, è ritenuta un piccolo paradiso, un territorio tranquillo.
Figuriamoci cosa succede nelle grandi città, ma ne abbiamo un esempio su Torino, dove le classifiche sono ben più preoccupanti.
In un altro articolo dello stesso giornale è citato un fatto che voglio sottolineare: "A Robino, una famiglia svizzera che aveva lasciato l'abitazione incustodita per un mese, al ritorno non trovato neanche più le porte e i sanitari". Temo che sia stata visitata da qualche banda ben organizzata che ha fatto un vero e proprio trasloco, ma non è la prima volta che succede. Le seconde case nelle zone delle nostre montagne - poi non so se questo possa succedere anche al mare - non dico spesso, ma rischiano queste cose.
Allora, figuriamoci l'immagine dell'Italia e l'immagine del Piemonte in Svizzera! Perché in questo caso è stata colpita una famiglia di svizzeri che, evidentemente, aveva trovato il posto per le loro vacanze, si saranno innamorati della natura, avevano trovato questa casetta nelle Langhe e se la vedono completamente svaligiata. Mi chiedo che opinione dell'Italia e del Piemonte questa famiglia di svizzeri porterà a casa sua. Poi, noi diventiamo matti per cercare di dare un'immagine turistica del Piemonte.
Penso proprio che la prima immagine che dovremmo dare del Piemonte per attirare turisti è quella della sicurezza, di un territorio sicuro dove il turista può venire, può passeggiare, girare e visitare tutte le bellezze che abbiamo (monumenti, edifici storici), tutto l'enorme tesoro poco valorizzato che il Piemonte ha, ma su cui si è a rischio. È a rischio perché, se succedono queste cose, chiaramente il turista non viene più. Il turista non viene in Piemonte per farsi derubare, scappa dal Piemonte e va in Paesi dove la sicurezza esiste veramente e non è solo una chimera come lo è qua.
Quali possono essere le cause di questo degrado che c'è stato in materia di sicurezza? A mio avviso ci sono due cause principali. Il primo è l'indulto, uno dei primi atti del Governo Prodi, e l'immigrazione soprattutto, l'immigrazione clandestina che, proprio negli ultimi anni, ha preso forme e consistenze oltre ogni limite di sopportabilità. Questi due fenomeni sono, a mio avviso, in un certo senso collegati, perché proprio l'indulto ha dato il segnale, alle persone non sempre a posto con la giustizia nei loro Paesi, che venire in Italia fosse per loro un paradiso.
In effetti, così è. Perché l'immagine è che in Italia le pene non vengono applicate, si può vivere tranquillamente ai margini della legalità compiendo furti, rapine e altre cose con il risultato che in Italia l'aumento della criminalità, quella che viene comunemente chiamata microcriminalità - anche se su quel micro avrei molti dubbi - è, purtroppo un fenomeno estesissimo. Infatti, in Italia questo fenomeno continua ad estendersi.
Al contrario, in altri Paesi come la Romania, da cui provengono molti immigrati che poi compiono questi piccoli reati, la microcriminalità diminuisce perché là vengono duramente colpiti e perseguiti con una legge che viene applicata.
Quindi, da una parte abbiamo i Paesi da cui proviene la microcriminalità che possono vantarsi di avere furti, rapine e reati vari in diminuzione e noi che, proprio a seguito di questo fenomeno di immigrazione, abbiamo invece aumenti spaventosi di questi reati.
A fronte di questo la Regione Piemonte partorisce una leggina che, a mio avviso, di conseguenze pratiche su questi fenomeni ne avrà ben pochi.
Sprecheremo di nuovo un po' di soldi in consulenze, in studi, in atti vari e addirittura in assistenza nel tentativo di integrare chi non vuole essere integrato perché ormai delinque per mestiere.
Diversamente, sui cittadini piemontesi, ma non solo piemontesi, perch facevo prima l'esempio dei turisti che vengono in Piemonte, le conseguenze della nostra legge saranno ridicole, perché la microcriminalità oggi esistente continuerà ad allargarsi e a diffondersi.
Decideremo come valutare questa proposta di legge, presenteremo degli emendamenti e rimando quindi la dichiarazione di voto alla fase successiva ma sottolineo ed esprimo tutta la preoccupazione per questa ondata di microcriminalità che ha raggiunto ormai livelli insostenibili.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Intanto, sono lieto che la discussione su questo disegno di legge approdi finalmente al dibattito consiliare e mi auguro che possa concludersi, se non oggi, al più presto, con un voto di approvazione per questa proposta che lo SDI condivide integralmente.
Ho sentito interventi che hanno espresso un orientamento negativo rispetto al testo, rivendicando alla Regione un ruolo e richieste di interventi che sono di competenza altrui. Quindi credo sia necessaria una premessa, che è stata già ben tratteggiata anche dalla relazione dell'Assessore Caracciolo, che è quella che la pubblica sicurezza è una responsabilità nazionale, sia pur correlata con il fatto che ci sono competenze e responsabilità di Regioni ed Enti Locali il cui esercizio coordinato con le responsabilità nazionali, può concorrere con grande efficacia per realizzarne al meglio le finalità.
In questo quadro, non sono d'accordo con chi dice, per esempio, che la Regione dovrebbe assegnare risorse per l'acquisto di mezzi per le Forze dell'ordine, che ne hanno certamente bisogno e sono necessari, ma cui deve rispondere lo Stato; casomai, il nostro compito è di richiamare il Governo e il Parlamento, di qualunque colore essi siano, a dare le risposte che le competenze dello Stato richiedono.
Parliamo quindi di sicurezza come di una competenza multilivello, per livelli di responsabilità molto diversi e differenziati, il cui esercizio deve essere coordinato. Se i vari attori si muovono ciascuno nella propria orbita, senza incontrare le altre, il sistema non funziona. L'Assessore Caracciolo, questa mattina, ha richiamato la necessità della nuova legge nazionale in materia di coordinamento di sicurezza pubblica e Polizia locale, che speriamo possa essere approvata in fretta dal Parlamento e dare delle risposte anche in questa direzione.
Devo dire che il disegno di legge che discutiamo fa proprio dell'integrazione degli interventi il suo punto di forza. Naturalmente degli interventi che sono di sua competenza e non di altri. Quando parliamo di sicurezza, non possiamo trascurare il fatto che a determinare il senso di insicurezza, di impotenza crescente, più che i grandi reati incidono a volte i cosiddetti reati minori, quelli della microcriminalità. C'è una percezione che è indipendente dai dati. Se è vero che c'è una criminalità ufficiale, quella che deriva dai dati ufficiali, può esserci anche una zona oscura non quantificabile di crimini, che per motivi diversi non vengono neanche denunciati. C'è poi un livello percepito che è collegato alle caratteristiche di vita di ognuno e della società e a questo senso di insicurezza percepito va data una risposta, alla quale non si risponde soltanto con più poliziotti. È bene avere più poliziotti, però non basta soltanto più presenza e non serve ridurre il senso di insicurezza solo simbolicamente o psicologicamente, ma serve un'azione continua che lavori in profondità al rispetto delle regole della società da parte di tutti.
Ci vogliono sicuramente più uomini, più mezzi e più risorse, ma è un patrimonio quello della consapevolezza complessiva, che va accresciuto anche con i rapporti con gli altri paesi, con la lotta allo sfruttamento del lavoro nero in campagna e in edilizia e con la riduzione del danno nei confronti delle vittime di reato e sullo sfruttamento dei clandestini.
Però è bene dire anche che non si combatte il crimine soltanto intervenendo sulle cause, ma è necessario mettere in campo degli interventi di contrasto all'azione criminale, che è propria però dello Stato come ho richiamato prima.
Da questo punto di vista voglio ribadire come questo tema non sia patrimonio culturale del centrodestra, ma deve essere soprattutto della sinistra, che non deve sottovalutarlo perché condiziona in maniera particolare le fasce della cittadinanza più deboli, e quindi più vulnerabili.
E c'è chi considera fasce più deboli quelle di chi commette certi reati, e in parte è anche vero, e non quella della popolazione che li subisce e anche quella degli operatori delle forze armate, delle forze dell'ordine e di quanti quotidianamente sono preposti alla nostra tutela.
Penso che la Regione dia una risposta significativa anche in questo senso con l'articolo 4 e con l'articolo 11, laddove vengono definiti "interventi di assistenza e di aiuto per le vittime dei reati", e all'articolo 11, quando si parla del "fondo di solidarietà" per chi è stato colpito o vittima, essendo operatori delle forze dell'ordine o cittadini colpiti da atti di terrorismo.
Quindi, su questo tema credo sia da abbandonare l'ideologismo e il protagonismo di parte. Non si può nascondere questo aspetto e dilatare la tolleranza verso i cosiddetti reati minori, che però non sono tali nella percezione quotidiana e negli effetti che subiscono le persone che ne sono vittime. Molti hanno già richiamato i dati pubblicati ieri dal quotidiano Sole 24 Ore e ripresi oggi dalla stampa locale e nazionale; sono dati che ci dicono che nella nostra provincia non c'è un calo di criminalità, ma c'è un incremento nel 2006 rispetto al 2005, e forse colpiscono di più i 17 mila borseggi e scippi che i 18 omicidi commessi nella nostra provincia nell'anno scorso.
Rispetto anche a questi fenomeni non è giusto generalizzare; le generalizzazioni sono assolutamente sbagliate e credo che alcune dichiarazioni che abbiamo letto rispetto a fatti eclatanti dei giorni scorsi possono prestare il fianco a qualche critica rispetto alle affermazioni sui rumeni del sindaco di Roma. Personalmente preferisco l'agire preventivo che da tempo mette in campo quello di Bologna, con fermezza, affrontando il tema della sicurezza della sua città.
Fermezza, dialogo e tolleranza quando parliamo di questi temi non sono antitetici e credo anche che sia necessario metterli in campo (fermezza dialogo e tolleranza) altrimenti si diffonde quella mentalità che porta a considerare i capricci voglie, le voglie desideri, i desideri diritti senza il contrappeso della responsabilità.
Non sono le parole di un reazionario, ma quelle che ha scritto recentemente su un noto quotidiano piemontese e nazionale una persona impegnata in prima linea in uno dei quartieri di Torino, che è Don Piero Gallo.
Fermezza necessaria quindi, perché la mancanza di risposte alimenta non solo il sentimento di insicurezza diffuso, ma spinte all'autodifesa e a quel cavalcare la tigre della sicurezza che minacciano la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni dello Stato.
Quindi, se è vero che la sicurezza viene vissuta come fatto locale, è vero che può essere garantita solo come funzione nazionale, ma il prodotto che deve essere messo in campo va realizzato e soprattutto percepito dai cittadini a livello locale, al livello più prossimo rispetto ai cittadini.
E questa legge credo dia una risposta anche in questa direzione.
Ho sentito molti interventi dei colleghi del centrodestra cavalcare questa situazione, ma voglio ricordare come la legge approvata precedentemente dal Consiglio regionale, arrivata proprio al termine della seconda legislatura di governo del centrodestra, sembrava quasi uno spot di fine legislatura, poneva le scelte in materia di sicurezza in mano ad un comitato tecnico scientifico molto pletorico, che ha operato con una visione solo repressiva, esautorando di fatto ogni scelta e indirizzo in capo alla Giunta e al Consiglio regionale.
I fondi sono serviti più per qualche progetto di maniera che per rispondere alle politiche di sicurezza integrata, con interventi disomogenei non collegati con le altre politiche di settore della Regione.
Con la nuova legge, con la creazione di un coordinamento tecnico regionale previsto dall'articolo 6, che si rapporta con la Conferenza regionale sulla sicurezza integrata, prevista dall'articolo 7, che opera quindi con un approccio integrato ai problemi della sicurezza, la Regione mantiene il governo unitario del coordinamento e ha un grande ruolo anche il Consiglio regionale, promuovendo e sostenendo interventi dei quali definisce gli indirizzi, le linee programmatiche cui devono ispirarsi.
Concludo il mio intervento sottolineando ancora la necessità di una continuità nelle politiche di sicurezza. Si stanzino le risorse consistenti con questa legge, bisognerà mantenerle se non incrementarle anche in futuro. Chiudo anche con un apprezzamento nei confronti della Giunta e dell'Assessore Caracciolo per la pazienza e la determinazione con cui ha perseguito un accordo tra posizioni che erano distanti, non soltanto tra maggioranza ed opposizione, ma anche all'interno della stessa maggioranza giungendo ad un risultato che è la risposta migliore che oggi può essere messa in campo, rispettando le competenze della Regione e non invadendo il campo di competenze altrui.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ghiglia, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Non sia così perplesso nel darmi la parola. Non ho cose rivoluzionarie da dire, anche perché ho un raffreddore che mi impedisce abbastanza, non di connettere - perché è difficile connettere su un testo del genere - ma di riuscire ad organizzare un discorso rispetto a queste pagine, che secondo me non valgono la carta su cui sono stampate, che vengono spacciate per legge sulla sicurezza.
chiaro che la Presidente Bresso non condivide, ma è legittimo da parte sua. Io lo dico perché, visto che di sicurezza nel corso degli anni ne abbiamo fatto una passione ma non un dovere ed una necessità, essendo suddito del vostro amico Chiamparino (lo sceriffo di cartone) - e quello che fa lo sceriffo sui giornali ne facesse una! - ho dovuto non appassionarmi di sicurezza, ma me ne sono sempre dovuto interessare.
Cari colleghi, non è che ci siano degli accenni polemici o un impatto negativo su questo disegno di legge. È che questo disegno di legge con la sicurezza che vogliono i cittadini non c'entra praticamente nulla, perch noi, che abbiamo presentato molti emendamenti di sostanza, avremmo votato immediatamente e senza neanche intervenire un testo che finalizzasse le scarse risorse di cui dispongono sempre le Regioni ad interventi mirati sulla sicurezza reale e non a quella virtuale. Cercherò di spiegarne la differenza.
La sicurezza virtuale è quella descritta dal collega Boeti (lo prendo come esempio, ma in senso amichevole), che ha fatto un bell'intervento (non che gli altri fossero brutti, ma quello mi è piaciuto particolarmente perché era ponderato e preparato). Il collega Boeti cita un poeta libanese.
Io non posso citare il poeta magrebino che ha mozzato la mano di un suo connazionale cinque giorni fa perché non lo hanno ancora arrestato.
Vede, collega Boeti, la sicurezza virtuale è quella dei poeti libanesi che guardano l'orizzonte, che vorrebbero un futuro più bello, più roseo, in cui tutti siamo fratelli, tutti siamo amici, tutti stiamo bene e tutti vorremmo stare meglio. Ma la realtà drammatica è quella di città come la nostra, dove si scontrano delle gang e si affrontano a colpi di machete dove i Carabinieri hanno paura di intervenire se non a plotoni e coi mezzi blindati, perché neanche più la divisa e la pistola spaventano i criminali! C'è dunque la sicurezza immaginata ed auspicata dai poeti e c'è la sicurezza reale.



(Commenti del Consigliere Robotti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Io vivo qui, collega Robotti, tu vivi ad Asti! E sebbene tu viva ad Asti, non sai neanche dove stai, quindi almeno fammi terminare!



(Commenti del Consigliere Robotti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Vivo a Torino. Purtroppo, tu no.



(Commenti del Consigliere Robotti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Presidente, il collega Robotti c'è poco, ma quando c'è molesta molto.
Allora, o lo fa star zitto lei, o parlo per venti minuti, urlo e mi metto a saltare sul banco, perché ho poca voce.
Quindi o lo riprende lei e lo rimanda ad Asti - ma anche lì ne fanno volentieri a meno - oppure cortesemente...



(Commenti del Consigliere Robotti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Collega Robotti, ti chiedo una cortesia: le tue amenità, dille in un altro momento, perché oggi non ho abbastanza voce, per cui mi tocca riprendere e riprendere e riprendere...



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, continui il suo intervento.
Il collega Robotti sarà già segnalato perché è fuori dal suo banco.



GHIGLIA Agostino

Mi tutela lei? Grazie, Presidente.



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Ma anch'io sono tranquillo e sorridente. Mica sto pensando di discutere una legge seria? Più sorridente e allegro di così! Stavo dicendo che esiste una differenza fra la sicurezza reale e quella virtuale; c'è la sicurezza dei poeti, c'è la sicurezza dell'Assessore Caracciolo (più o meno), quella creativa, e c'è la sicurezza... anzi l'insicurezza, l'illegalità diffusa e le scene di ordinario Far West o da film di Spike Lee che quotidianamente i miei concittadini - non quelli di Robotti, per loro fortuna - vivono.
Se la legge fosse stata chiara, poche parole chiare per far capire che voi di sicurezza volevate fare e non solo parlare (perché a parlare e a iscrivere siete capacissimi, per carità di Dio, e a creare fumo siete ancora meglio!), noi l'avremmo votata ad occhi chiusi.
Presidente, una legge che mette assieme i mediatori culturali - che possono accedere ai fondi dell'istruzione - con i consulenti alla prevenzione, con le misure di riduzione del danno - che possono essere già finanziate da altri capitoli - non è più una legge sulla sicurezza: è una legge in cui avete messo di tutto un po' affinché anche Rifondazione Comunista e i Comunisti possano votarla, facendo finta - perché loro fanno sempre finta - di storcere un po' il naso, ma alzando, alla fine, la manina, perché è loro costume (in quest'Aula lo abbiamo visto mille volte).
Allora, visto che a loro il termine "sicurezza" schifa, perché appena sentono parlare di sicurezza giustamente si mettono a ribollire, cosa facciamo per rendere meno indigesta la sicurezza a Robotti, a Deambrogio e ad altri? Ci mettiamo dentro un po' di mediatori culturali, uno spizzico di prevenzione, un etto di riduzione del danno, fuma un bel mesciun, viene fuori una bella marmellata e tutti la votano. Però, colleghi, non è una legge sulla sicurezza; non lo è.
Perché una legge sulla sicurezza è composta da due articoli in cui si dice che la Regione - o tutti i Comitati tecnici che volete - finanzia...
io sarei solo favorevole al finanziamento degli enti pubblici per le attività di loro competenza, finanzia o può finanziare per le attività di loro competenza i corpi di Polizia municipale, finanzia o può finanziare quegli atti non di educazione alla legalità, ma di intervento sulla legalità. Perché l'educazione alla legalità, colleghi, è un fatto culturale, non è un fatto da legge sulla sicurezza, abbiate pazienza! Se voi volete mettere quei "quattro euro" anche sull'educazione alla legalità, per le macchine del corpo di Polizia municipale di Frassinetto non rimane un euro! Questo è il punto.
Voi volete che per i Vigili Urbani di Frassinetto non rimanga un euro in più; è per questo che scrivere tutte queste cose nella legge, ed è per questo che noi non possiamo ritenerla una buona legge. Ed è sempre per questo che siamo costretti ad emendarla.
Vi ricordo che avevamo chiesto a luglio una corsia preferenziale per discutere la legge sulla sicurezza e consentire alla Presidente Bresso di onorare il patto con la città di Torino e "cacciare" finalmente il grano di cui il Sindaco Chiamparino ha tanto bisogno, perché lo deve dilapidare con le consulenze da 1.200 euro al giorno più IVA a GTT...



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

A Chiamparino, perché era per finanziare il Patto sulla sicurezza della città. Presidente, è giusto?



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Va bene, vanno al Prefetto per finanziare il patto sulla sicurezza in città. Ma il Sindaco, malhereusement, si chiama Chiamparino e se poi dal Prefetto vanno alla città, non vanno a me.
Faccia così: li dia al Prefetto e a me, così, magari, li impieghiamo bene. Perché se li dà al Prefetto e a Chiamparino, vengono sprecati come lo sono stati finora.
Comunque, vengono dati al Prefetto per il patto sulla sicurezza di Torino. Peraltro, poteva già darglieli questi soldi! Potevate avere il braccino meno corto, perché bastava la legge vigente. Ma voi non lo fate mai... Non importa, adesso vedremo se e come approverete questa legge.
Ci vorrebbe una legge scarna - e noi abbiamo cercato di farla presentando degli emendamenti che vedremo più avanti - con poche parole, ma le idee chiare.
In una legge in cui c'è tutto, se anche noi ammettessimo la vostra buona fede, e non sia mai, perché è impossibile che siate in buona fede, e non lo dico io, ma Guareschi, perché sosteneva l'impossibilità che esistesse un comunista in buona fede...



(Commenti in aula)



GHIGLIA Agostino

Tre narici, vi siete fatti la plastica, come la circoncisione, a spese pubbliche! L'ho già proposta al collega Boeti!



(Commenti del Consigliere Boeti fuori microfono)



GHIGLIA Agostino

Era per le tre narici, ma eri distratto! Non so se avete già proposto la plastica gratuita a spese del servizio sanitario nazionale! Occorre, come dicevo, una legge precisa, dettagliata e definita con poche cose. Allora, anche ammesso che siate in buona fede - Assessore Caracciolo, lei è in buona fede, ma le tocca questo compito: quando si occupa di Protezione Civile, fa meglio il suo lavoro, e questo è un complimento, non un'offesa, perché vuol dire che si occupa bene di Protezione Civile, anche se di sicurezza si occupa male - e la votassimo chi ci assicura che i soldi, anziché in macchine, strumenti e telecamere non se ne vadano in mediatori culturali, in contributi ad associazioni che fanno prevenzione, in contributi ad associazioni che promuovono educazione alla legalità, in contributi ad associazioni che vogliono educarci sulla riduzione del danno? Non c'è nessuna sicurezza.
per questo motivo che una legge simile non può esistere, perché è tutto tranne che una legge sulla sicurezza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Grazie, Presidente.
Certamente è difficile intervenire in un dibattito su questi temi mentre il nostro Paese è percorso da un'ondata di sdegno e di giusta condanna per il recente episodio di violenza accaduto a Roma.
inevitabile che, ragionando di sicurezza, il pensiero vada proprio alle cose successe recentemente. Così come credo che non possano essere allo stesso modo giustificate e giustificabili le azioni di coloro che operano e che alimentano un clima ingiustificato di intolleranza, che tende a criminalizzare complessivamente gli immigrati e pensano di risolvere il problema in qualche modo facendosi giustizia da sé. Non è questo il modo per affrontare un modo così complesso come quello della sicurezza dei cittadini.
Vedete, nel ragionamento che va fatto in modo introduttivo su questa proposta di legge credo vadano fatte altre due premesse.
La prima è questa: siccome alcuni colleghi hanno fatto citazioni anche dotte, mi permetto di citare un documento del 1992, che si chiamava "Educare alla legalità" ed era stato redatto dalla Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Episcopale Italiana.
Questo vuole dire che il problema che affrontiamo oggi non è un problema né dell'oggi né di ieri né dell'altro ieri. Sono almeno 15 anni che nel nostro Paese si è cominciato a parlare, collegandoli con il fenomeno migratorio, dei temi della sicurezza. Questo significa anche che se siamo arrivati a questo punto non c'è un approccio culturale che prevalga nella capacità di risolvere questo tipo di problema, perché, nel frattempo, i Governi a livello nazionale, regionale e locale hanno cambiato il colore politico e, guarda caso, se analizziamo con un po' di attenzione i dati ci accorgeremo di alcune cose singolari. Ne cito solo una.
Negli anni 2000 e 2001 il centrodestra incentrò la propria campagna elettorale per tornare al governo del Paese proprio sui temi della sicurezza e vinse quelle elezioni anche sui temi della sicurezza.
Curiosamente, i dati di quegli anni sui reati ci dicevano che durante l'ultimo periodo del Governo di centrosinistra il numero di reati da un certo punto di vista stava diminuendo. Invece, un trend di tipo diverso ha avuto corso, guarda caso, negli anni in cui al Governo c'era il centrodestra. Oggi, naturalmente, c'è una ripresa da questo punto di vista del numero di un certo tipo di reati, ma questo significa che il problema è complesso e che non riguarda una parte politica in causa, ma dipende solo da un tipo di approccio culturale.
Da questo punto di vista, sono molto d'accordo su quanto ha affermato in una recente intervista il Ministro Amato, che sostiene che per rendere più sicure le nostre città occorre coinvolgere l'intero assetto istituzionale. Il disegno di legge che stiamo esaminando fa esattamente questo, perché occorre riuscire a coniugare le politiche della sicurezza con le politiche sociali. Inoltre, è un tragico errore pensare che parlare di sicurezza sia parlare di un problema dei ricchi. Questo è un problema che riguarda soprattutto le persone che hanno pochissimo da difendere.
La sicurezza si realizza attraverso la coesistenza tra i cittadini accoglienza e legalità, solidarietà e rispetto della legge, ma nella distinzione tra i ruoli e i compiti. Anch'io ho sentito oggi molti colleghi fare interventi in cui si mettevano insieme, confondendoli per certi aspetti, compiti che sono dello Stato e compiti che, invece, sono della Regione.
Ora, non è il nostro tipo di federalismo quello che immagina che sui temi della legalità, dell'ordine pubblico e della sicurezza questo tipo di competenze debbano essere trasferite alle istituzioni locali. Non è questo il modello di federalismo che vogliamo: queste sono competenze che devono rimanere in capo al Governo nazionale, pertanto va operata una distinzione e, quando analizziamo questo disegno di legge, dobbiamo concentrarci sulle funzioni della Regione.
Naturalmente, credo occorra, come dicevo prima, andare oltre la gestione delle politiche dell'emergenza, perché queste sono politiche che per avere un'efficacia, debbono essere messe in campo avendo una prospettiva di medio-lungo termine.
Condivido e ringraziamo anche noi l'Assessore Caracciolo per l'azione svolta nella presentazione di questo disegno di legge e, poi, anche per il recepimento di alcune indicazioni che sono emerse durante le consultazioni in Commissione, così come per aver recepito anche alcune proposte fatte dalla minoranza in Commissione stessa. L'unica cosa che non condivido, e questa è la nostra posizione, è l'accusa secondo cui il testo presentato oggi è un testo blindato.
Questo per noi non è un testo blindato e non deve essere considerato un testo blindato. Non deve essere considerato un testo blindato e inemendabile, perché, come dicevo prima, questo non è un tema che riguardi una parte politica, ma riguarda complessivamente l'assetto istituzionale.
Naturalmente, c'è una forte condivisione da parte di tutta la maggioranza quindi anche nostra, sull'impianto del testo, ma, evidentemente c'è, almeno da parte nostra, la disponibilità a prendere in considerazione proposte che non stravolgano, evidentemente, il testo, l'impianto, le indicazioni su cui è stato costruito, ma che puntino ad un suo miglioramento.
Allora, da questo punto di vista, a noi pare che il testo presentato oggi sia adeguato, perché mette in evidenza il ruolo che deve avere la Regione come soggetto che coordina le politiche di sicurezza, soprattutto in senso integrato.
Oggi c'è uno dato molto forte di percezione di insicurezza. I Patti locali per la sicurezza sono strumenti che possono essere valutati positivamente, ma, secondo noi, non devono essere improntati solo alla gestione dell'emergenza, e devono opportunamente essere resi flessibili.
Non devono solo riguardare le grandi città dove il problema è più acuto, ma anche piccole realtà, spazi territoriali diversi dalle aree metropolitane dove, probabilmente, questo tema della sicurezza non occupa le prime pagine dei giornali, ma dove il problema è particolarmente sentito dai cittadini quindi va sviluppato in sede di applicazione della legge. Da questo punto di vista, è un progetto organico.
Un'ultima considerazione. Certo le strutture di coordinamento tecnico l'attività di coordinamento della Regione, i Patti locali, come già dicevo prima, sono importanti, ma a noi pare molto importante concentrare la nostra attenzione anche sugli interventi finanziari. Soprattutto, noi pensiamo che il tema delle sanzioni e delle pene alternative debba essere adeguatamente sviluppato se vogliamo coniugare legalità e integrazione.
Da questo punto di vista, naturalmente, ci riserviamo di seguire attentamente l'evolversi in sede di applicazione della legge e di approfondire con una serie di proposte questo specifico tema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Signor Presidente, il nostro è un paese straordinario. Stiamo parlando di sicurezza e di come è percepita la sicurezza dai nostri concittadini. I dati di ieri del Sole 24 Ore, ma anche dell'Espresso in edicola in queste ore ("Notti da Far West su autobus e metrò nelle grandi metropoli") ci preoccupano, però dobbiamo anche valutare positivamente cosa lo Stato fa perché, ieri, ad esempio, lo Stato ha inferto alla mafia un colpo durissimo con l'arresto dei Lo Piccolo, che erano gli eredi di Provenzano, come un anno fa con l'arresto stesso di Provenzano. Vuol dire che lo Stato, quando ha gli strumenti, le risorse umane, le risorse finanziarie e le tecnologie a disposizione riesce a raggiungere risultati che, all'apparenza, sembrano improbabili. È la dimostrazione che le risorse finanziarie, umane e tecnologiche sono indispensabili anche per affrontare il tema della sicurezza.
Penso che la proposta di legge di cui si parla oggi in Regione sia uno strumento assai modesto. Se la passata legge aveva dei difetti questa sicuramente, non risolve i problemi, non li supera. Tra l'altro, parlo anche come ex amministratore comunale. Quella legge ha comunque dato dei contributi per acquisto di tecnologie e di telecamere, ad esempio per favorire corsi di educazione agli anziani nelle frazioni e nei quartieri di molti comuni piemontesi.
Cito il caso di Bra, dove ho rivestito la carica di Sindaco: è uno dei pochi Comuni in cui esiste, tra il Comune e l'Arma dei Carabinieri, un accordo, che consente a quest'ultima, tramite la Compagnia e le Stazioni di visionare con le telecamere, cosa che, invece, in alcune amministrazioni comunali non c'è.
Quello che voglio dire è che dobbiamo renderci conto che il contributo che la Regione può dare nell'ambito delle proprie competenze è dare una mano dal punto di vista finanziario, soprattutto fornendo delle tecnologie.
Certamente le risorse finanziarie serviranno anche per fare i corsi di formazione e di educazione di cui stiamo parlando, ma non credete, cari colleghi, che la Regione possa fare qualcosa di più? Cioè, fare politica? Stamattina abbiamo ricevuto dai sindacati di polizia, stranamente uniti (anche i sindacati di polizia spesso non vanno d'accordo, ci sono sia quelli del SIULP e quelli autonomi) un ciclostilato che ribadisce una serie di cose. Credo che il compito della Regione, non nella fattispecie dell'Assessore, ma della Regione, in primis della Presidente, sia quello di chiedere un incontro con il Prefetto, con il Ministro dell'Interno per chiedere se quelle cose sono vere. Se sono vere, rappresentando gli interessi dell'intera comunità piemontese, occorre chiedere dei provvedimenti.
Peraltro, non sono d'accordo che la Regione non possa fare qualcosa anche per la Polizia di Stato e per i Carabinieri. Sapete che le autovettura della Polizia Stradale in servizio sulla rete autostradale piemontese non sono del Ministero dell'Interno, ma delle società autostradali che concedono in dotazione queste autovetture? Tant'è vero che le autovetture della Stradale sono più moderne di tutte le altre, perch sono di proprietà delle società SATAP, della Torino Savona, e di altre società.
Per quale motivo non dare una mano, anche da questo punto di vista oltre che ai Comuni per la polizia municipale, anche per l'acquisto di autovetture laddove ci viene detto che autovetture non ci sono? Credo che il Piemonte abbia le risorse finanziarie per dare questo tipo di contributo.
Sarebbe, anzitutto, una risposta immediata, decisiva: la Regione si sostituisce allo Stato nell'acquisto, in dotazione, in proprietà della Regione, attraverso gli strumenti che essa deciderà - anche quello del comodato, del leasing - di un parco di autovetture adeguato, se questa è la richiesta che perviene.
Per ciò che riguarda, più in generale, la situazione, il problema non si risolve soltanto con le leggi o con le normative che il Governo vuole approvare; si risolve, anzitutto, cambiando il modello di società in cui viviamo. Una società molto materiale, in cui è persino difficile vietare l'uso del cellulare nelle scuole. Ricordo che in metà del Paese non si utilizza il casco, non si utilizzano le cinture di sicurezza. Un Paese che vive così maldestramente il rapporto fra norma e vita di tutti i giorni è un Paese che ha bisogno di cambiamenti profondi. È su questo tema che i partiti, forse, dovrebbero trovare una forma di unità.
Invece, sembra che, ad esempio, nell'approvare, nel discutere la legge di cui oggi, non ci sia questo tipo di approccio.
Ho apprezzato le parole del Consigliere Bizjak, ma poi leggo nella relazione dell'Assessore che il testo è blindato, per cui "suggerimenti emendativi non farebbero che trasformarlo in una elencazione di interventi di dettaglio che finirebbero per snaturare e stravolgere il suo impianto".
Ma questo è un po' un altolà che il Consiglio non deve accettare. Forse questo - mi permetto, Assessore, di dirlo - è il difetto principale della sua relazione: non voler trovare, nell'ambito del Consiglio, contributi che possono essere migliorativi, non soltanto peggiorativi.
Sarebbe stato molto meglio lavorare ad una norma unitaria sul tema.
Avremmo dato una risposta forte alla popolazione, anche se non siamo il Parlamento della Repubblica, non siamo il Governo, non siamo il Ministero dell'Interno, non ci occupiamo di polizia in senso lato, ma ci occupiamo della salute, dell'integrità, della sicurezza in generale dei cittadini.
Ecco perché credo che la Regione debba fare uno sforzo politico maggiore.
A me sembra che altre Regioni in Italia abbiano una maggiore forza di confronto nei confronti del Governo. Ad esempio, la Regione Lombardia è spesso al tavolo del Governo per discutere il "caso Lombardia".
Sulla questione dei Sindaci di cui si è parlato poco fa, il Consigliere Boeti, Sindaco di un Comune importante, ha detto di non aver mai voluto fare il Sindaco "sceriffo". Neanch'io. Attenzione, il Sindaco è maggiormente esposto nel rapporto con i cittadini. I commercianti e gli esercenti vanno dal Sindaco a chiedere una risposta. Spesso il Sindaco non ha una risposta da dare, è un tipo di frustrazione che può esser superata solo con iniziativa politica.
La migliore risposta a quello che diceva il Consigliere Boeti prima, la dà il Sole 24 Ore di ieri, dove nell'editoriale è scritto: "Non è del resto un caso che tra i politici più sensibili al tema, quelli più esposti al giudizio quotidiano dei propri elettori siano i Sindaci che, ormai vaccinati da remore pseudoideologiche, affrontano il tema con decisionismo sempre maggiore sul quale, peraltro, non si era distinta Roma". Un caso è chiaramente quello di Cofferati, un altro caso è l'intervento tardivo di Veltroni (che forse si è accorto troppo tardi di avere qualche baraccopoli di troppo).
"Un attivismo" - sostiene Salvatore Carrubba, ex direttore del Sole 24 Ore, editorialista - "che è stato ben interpretato dal Sindaco di Bologna che oggi è palcoscenico di molte iniziative, anche impopolari e certamente non indolori da parte del Sindaco". Iniziative che sono state premiate perché sembra che i bolognesi apprezzino quello che Cofferati sta facendo.
Ma cosa sta facendo? Sta armando la polizia municipale? Sta distribuendo le armi? Sta chiudendo degli esercizi? Sta facendo il Sindaco. Rappresenta politicamente i suoi amministrati nei confronti dell'autorità centrale. Ed è questo quello che manca a questa legge. Noi dovremmo, ancor prima che approvare la normativa, prendere un'iniziativa politica nei confronti del Governo nazionale, presentando i "casi Piemonte".
Ci sono questioni che vanno discusse e affrontate, ma, ovviamente, la legge, per carenza di competenza, non può consentirlo.
Scrive ancora Carrubba: "Sottolineare il ruolo dei Sindaci non significa auspicare la municipalizzazione della sicurezza. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è l'ordine pubblico a macchia di leopardo per cui in un Comune c'è più tolleranza e in altri meno. Quell'esperienza, tuttavia conferma che la politica è dalla parte dei cittadini, non può ignorare, o peggio, disprezzare esigenze di necessità e preoccupazioni soprattutto quando i numeri immancabilmente ai cittadini danno ragione".
Credo che questo tipo di politica sia quella di non ideologizzare la sicurezza: non è né di destra, né di sinistra, ma è del buon senso della politica. Se la politica su questo tema si divide, come tenta di fare oggi sulla legge della sicurezza, quale tipo di risposta vogliamo dare ai cittadini quando il Consiglio regionale, pur in carenza di competenze, non è in grado di approvare a grande maggioranza quattro articoli che dicono che vogliamo dare contributi ai Comuni o favorire corsi di formazione? Credo che la politica abdichi al suo ruolo, che commetta un gravissimo errore.
Dobbiamo tener conto che oggi, se voi chiedeste ad un cittadino che cosa vorrebbe di più dalla politica, vi risponderebbe: risposte certe sulla sicurezza. Poi verranno tutti gli altri argomenti quali viabilità, scuole che funzionino, grandi infrastrutture.
Ricordo che il Piemonte non è immune da casi gravi: soltanto oggi sembra che nel Monferrato sia avvenuto un omicidio di una persona malmenata e uccisa nel corso di una rapina.
Non siamo immuni da casi gravi. Per affrontarli, mi creda, Assessore la sua legge può dare anche un contributo, modestissimo, ma serve una forte iniziativa politica e la condivisione di tutti. Soltanto attraverso una trasformazione della società, sarà possibile risolvere la questione della sicurezza, iniziando anche dalle scuole, iniziando da coloro che fanno gli educatori. Tanti cattivi maestri danno esempi sbagliati.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Molte delle cose a sostegno della legge sono già state dette, quindi non è il caso di richiamarle perché si condividono.
Su un tema come questo, dove si rivendica e si propone di assumere misure che rispondano a fatti e a sensazioni, più che a sentimenti, si tratta di rispondere con provvedimenti che parlano ai fatti e parlano alle sensazioni. Ovvero, in qualche modo intervengono per alzare il livello di percezione di sicurezza e per fare in modo che si rafforzi, dal punto di vista del presidio e dal punto di vista generale dei comportamenti quell'idea di sicurezza che oggi è venuta meno per effetto dell'aumento dei reati, in particolare della microcriminalità e, aggiungerei io, anche della cafonaggine. Molto spesso, il confine tra la microcriminalità e l'atteggiamento arrogante, cafone, maleducato e incivile che determina altrettanta sensazione di insicurezza, è difficile da stabilire.
A fronte di un tema come questo, diverse sono le sensibilità e quindi diversi sono gli approcci. C'è chi rivendica misure di carattere quasi solo repressivo, chi invece la mette di più sull'approccio educativo. Credo che molto semplicemente, per quello che la Regione può fare, quindi, per quelle che sono le competenze della Regione, si tratti, come s'è fatto con questa legge, di coordinare un po' di più tutti coloro che, a vario titolo operano per fare in modo che un po' più di legalità circoli e venga anche percepita dai nostri concittadini, insieme con qualche forma di incentivo per tutti quegli interventi che possono servire, oggi, a farci sentire, nei territori nei quali viviamo e nei sistemi di relazioni di cui siamo parte un po' più presidiati, sollevati, potenziati e irrobustiti da un'idea di recupero del vivere civile coniugato alla certezza della pena certamente ma in generale all'idea di una legalità che tutela un po' di più la convivenza civile.
In questo senso, credo che possa essere interpretato il nostro consenso a questa legge e credo che questo sia l'ambito all'interno del quale possiamo eventualmente intervenire per migliorarla e per potenziarla.
Questo non è un conflitto per chi vuole educare i delinquenti e chi invece, vorrebbe magari che fossero perseguiti, arrestati e puniti in modo certo per i reati che commettono. Ridurre il tutto ad una questione di questo tipo vuol dire svilire sia l'una che l'altra posizione, che sono entrambe con le più svariate accentuazioni, ma entrambi presenti nella cultura dell'uno e dell'altro schieramento in tutte le loro sfumature.
certo che questa legge può essere e sarà certamente utile nel momento in cui ci aiuterà a potenziare un po' gli interventi di coordinamento e quindi di attuazione di politica integrata, ma anche e, soprattutto, a coordinare un po' meglio quello che già c'è: polizie locali e polizie che operano localmente in modo molto spesso scoordinato, qualche volta sovrapponendosi e qualche volta in conflitto e in contrapposizione tra di loro.
Abbiamo bisogno, proprio perché la sicurezza diventi qualcosa di meno aleatorio e meno ideologico, con il concorso di tutti, che chi opera in questo settore possa farlo al meglio e con il migliore sistema di garanzie.
Se con questa legge riusciremo a fare un passo avanti in questa direzione faremmo già molto di più di quello che il sistema di competenza ci assegna e qualcosa che i cittadini percepiranno come utile a partire dai prossimi mesi.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Turigliatto, anche per il rispetto puntuale dei tempi.
Non vi sono più iscrizioni da parte dei Gruppi di opposizione. Vi è solamente il Consigliere Burzi e parecchie iscrizioni dei Gruppi di maggioranza.
La parola al consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Credo di avere sentito con ragionevole attenzione buona parte degli interventi che nel pomeriggio hanno finora contraddistinto la discussione generale e, rinunciando, come spesse volte faccio, a cercare di esporre ragionamenti di merito, perché non credo sia ancora il momento, rilevo che alcuni degli interventi che si sono succeduti hanno, come il tema richiede e come il tema permette, una forte connotazione ideologica.
Riparto dall'inizio, Assessore, e ribadendo solo per un attimo la simpatia e la stima personale, parto dalla sua relazione, che avendola prima letta e poi riletta, mi convince ancor meno man mano che passa il tempo del dibattito. Perché? Ne riprendo alcuni punti in modo, se io no l'abbia compresa, lei mi possa (e me ne farebbe piacere) correggere.
Con il collega Robotti più volte si è detto che esiste un problema di sicurezza percepita, che è quella che i cittadini percepiscono. Mi sembra che, neanche a farlo apposta, i giornali di ieri e l'altro ieri, come lei ben sa, e le campagne di stampo massonico e di destra che connotano la nostra regione lavorano contro di voi. Spesso hanno corroborato di dati ove mai ce ne fosse stato bisogno, e francamente non ce n'era, che il tema della sicurezza non è solo un problema larghissimamente percepito. Ha detto correttamente il collega Giuda che i sondaggi, che non sono la verità, ma uno dei modi che chi fa il nostro mestiere ha per parlare con la gente o per sentire ciò che la gente dice, non in maniera completa ma certamente per averne un'idea, rivelano che i cittadini, a torto o a ragione, pongono al primo posto i problemi che vivono quotidianamente.
Le statistiche di questi giorni, al di là di ciò che la gente percepisce, danno un qualche connotato di obiettività, quindi le assumo come patrimonio (si fa per dire), perché è un patrimonio comune, tranne di coloro che ostinatamente si voglio ridurre a considerarlo come un fatto di percezione.
Se è un problema comune, da questo punto devo partire, richiamandola Assessore, ad una condivisione. Non riesco a comprendere come, rispetto ad un tema che lei conosce bene perché l'ha vissuto in Commissione - l'ha vissuto perché parla con i Gruppi, sa che è vissuto in maniera diversa dalle parti politiche che qui si siedono, non soltanto in sede regionale forse ancor più in sede nazionale - la sua relazione poco comprensibilmente dica di non avere competenze - su questo tornerò - e, quindi, di fare quello che deve. Sottopone un testo blindato, come dire che non sono tanto graditi emendamenti, se non ove ci fosse la disponibilità della Giunta e della maggioranza che li rappresenta. Nella prima parte del suo intervento fa una lunga disamina degli errori (legittimamente sostenuti) del centrodestra, nei dieci anni che l'hanno preceduta.
Noi le elezioni le abbiamo già perse, Assessore. Quelle del 2005 per noi costituiscono un ricordo ormai lontano. Abbiamo passato il valico della collina, la prima metà della legislatura è passata, adesso stiamo discendendo e in fondo vediamo il mare. Lo sa quanto è importante per noi piemontesi vedere il mare. Io faccio parte di quei piemontesi tipo Paolo Conte che amano il mare. Noi laggiù il mare lo vediamo grazie anche ad una serie di iniziative politiche.
Secondo noi, il fatto che la gente, non solo in Regione, ma a Torino percepisca questa insicurezza, Assessore, non significa che l'attribuisce al centrodestra. Guardi che soltanto nei vostri sogni può esserci che la gente lo ha attribuito al centrodestra, a Berlusconi o all'ultimo Sindaco non di sinistra a Torino, che non vedo dal medioevo: lo attribuisce a chi governa perché è sempre stato così. Quindi, oggi lo attribuisce a voi.
Tant'è vero che nel piano nazionale questo tema, molto dibattuto, vi ha obbligato, di fronte all'ultima emergenza, in base al fatto che è successo recentemente, che anche se grave, non è più grave dei centomila che avvengono tutti i giorni, deve agire per decreto legge, che è una delle forme emergenziali che un Governo adotta quando ritiene di non poter farne a meno, quindi si muove.
Lei dice che risponde alle lunghe critiche del centrodestra, ma non mi pare il modo di incoraggiare il centrodestra a collaborare. Ci dice che la legge è blindata o che comunque non gradisce emendamenti, e non solo per richiamarla alla sovranità dell'Aula, che è un fatto formale su cui al momento, sapendola sensibile, non vorrei richiamarla, ma che tipo di reazioni si aspetta da noi su questo tema, quando lei, credo, abbia in questo momento (mi correggo se sbaglio) non più che trenta o quaranta emendamenti e non di più, riconfermo una rigidità di impostazione che evidentemente, non può essere propedeutica a nessuna forma di dialogo. È da tre ore che sente interventi di merito - forse, l'unico del tutto fuori tema è il mio - dove anche alcune voci della maggioranza sono fortemente dissonanti o, se vuole, non sono armoniche all'interno dello stesso pensiero.
Senza bisogno di porre degli accenti tra il pensiero del Consigliere Buquicchio e del Consigliere Chieppa, fortunatamente per il Consigliere Buquicchio e per noi c'è una certa differenza che a noi sembra di avvertire e cogliere non tanto e non solo per quanto condividiamo noi, ma per rimarcare che esistono posizioni diverse. Non c'è margine di dialogo o apparentemente così si deduce dalla sua relazione.
Alla fine di questa discussione generale mi domando, ma nel domandarmelo lo domando a lei perché ritengo che quando uno non sa le cose è più facile chiedere che darsi le risposte: che tipo di dialogo lei immagina ci possa essere con quest'Aula e questa maggioranza? Cosa si aspetta? Che noi votiamo con estremo piacere no alla sua legge, mandando giù le critiche alla legge che approvammo. Qualcuno l'ha ricordato, ci abbiamo messo dieci anni.
Assessore, lei c'era nella scorsa legislatura. Vuole che le facciamo vedere il tipo di ostruzionismo che abbiamo subito la scorsa legislatura o lei se ne è già dimenticato? Perché lei c'era nella scorsa legislatura.
Quindi, ostruzionismo su un certo numero di leggi che non abbiamo fatto o abbiamo fatto fatica a portare a casa. Capisco che quelli che non c'erano facciamo fatica ad immaginarlo, ma lei c'era, Assessore.
Lei ha sempre fatto parte di un'opposizione che ho sempre considerato autorevole culturalmente e garantista dal punto di vista umano. Comunque visto che tanto noi le elezioni le abbiamo perse, vorremmo aiutarvi velocemente a perdere le vostre. Voglio solo capire rispetto alla sua relazione blindata, critica e in qualche modo rinunciataria perché non abbiamo competenze, perché quattro milioni e duecentomila cittadini si sentono dire "non possiamo fare niente". Se il problema è vero, questa Regione deve fare qualcosa rispetto al problema principale, così almeno cogliamo le divisioni che tra il Consigliere Chieppa e il Consigliere Buquicchio ci sono. Questo è il ruolo che la Regione, oggi, decide di assumere. Lei pensa che rispetto a questa sua posizione e rispetto al volantino dei sindacati della Polizia...
Stamattina, distrattamente, entrando ho preso uno dei pochi volantini che circolano. Oggi ci sono nuove sigle sindacali, ma la storia è la stessa, sono unite in un identico pensiero. Oso immaginare anche che lei l'abbia detto. Capisco che le vostre forze politiche rispetto al sindacato non abbiano la lunga tradizione di dialogo e concertazione che contraddistingue il centrodestra - nel senso che a voi il sindacato ha sempre fatto schifo - ma l'avete letto che cosa dicono gli esponenti del sindacato di Polizia di questa Città, oggi?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

L'intervento appassionato del Consigliere Bossuto, in mattinata, ha chiarito le posizioni del nostro Gruppo su questa legge. Abbiamo lavorato in Commissione e abbiamo espresso allora un parere favorevole. Continuiamo a sperare, nonostante l'ultimo intervento, che possa passare positivamente e velocemente. Crediamo anche che la cifra stabilita dalla legge non debba rimanere congelata.
Non è piaggeria, ma credo che l'intervento che l'Assessore svolto questa mattina fosse utile. Intanto perché raccoglieva gli elementi complessivi di questa legge, faceva un sunto rispetto a un dibattito che abbiamo cominciato parecchi mesi fa con lo svolgimento della relazione della Consigliera Pozzi. Dopodiché, l'esame della legge è stata interrotta per parecchio tempo.
L'intervento dell'Assessore conteneva, nella parte finale, note che non mi pare fossero assolutamente polemiche, ma che appartengono ad una tradizione comune, cioè quella per cui il problema della sicurezza è un problema reale, profondo e vero, ma ha anche alle sue spalle motivazioni e radici che non giustificano assolutamente reati e altro, nel senso che devono essere comunque comprese senza giustificazionismi.
una legge di principi che, credo, sia conscia dei limiti di competenza che ha ed è una legge regionale, non nazionale. Vede un legame interessante ed importante fra la Regione come coordinamento di Enti Locali di differente livello. Anche noi pensiamo che debba essere snella, debba evitare appesantimenti e liste della spesa che caricherebbero su questa legge problematiche estremamente gravi, ce ne rendiamo conto, ma che non sono specifiche della legge stessa.
una legge articolata sulle sue finalità, sul ruolo dei soggetti istituzionali, aiuto alle vittime di reati (qualunque questi siano).
Prevede una struttura regionale di coordinamento profondamente decentrata verso gli Enti locali, che ci pare un elemento importante. Patti locali per la sicurezza integrata: l'aggettivo integrata è sottolineato non una, ma dieci volte. Prevede interventi di soggetti privati e pubblico.
Prevede competenze regionali che possono essere corrette su alcuni aspetti. Il Consigliere Guida lo ha fatto positivamente su uno, facendo una nota specifica, ma continuiamo a ritenere che il ruolo della Polizia statale sia diverso da quello della Polizia locale - quelli che io chiamo i vigili, per intenderci.
Oggi, viviamo in un clima di disgregazione sociale profondo. Per molti aspetti è cambiata ed è esplosa la società che quelli della mia età hanno conosciuto e su cui si sono formati. C'è un distacco sempre maggiore che la politica vive rispetto ad alcuni elementi della società. I tessuti aggregativi di questa società stessa sembrano venire completamente meno.
Parlo di partiti, sindacati, movimento operaio e altri elementi che profondamente lo erano stati e che noi continuiamo a sperare possano continuare ad esserlo.
C'è uno scollamento sempre più profondo fra il livello della politica e la società. La prima sembra sempre più limitata ai grandi mezzi di comunicazione di massa, i sondaggi e altro. È in crisi il principio di rappresentanza democratica. In questo senso, senza fare citazioni dotte altri ne hanno fatte maggiormente - ricordo un sociologo importante, venuto molto di moda negli ultimi anni per i suoi studi sulla società globalizzata. Parlo di Baumann che, sempre più, si riferisce alla globalizzazione che distrugge completamente la società e - dice lui reinventa questa medesima società in senso profondamente autoritario.
Questo sociologo dice: "Gli uomini sono sempre più soli, ma sono sempre meno autonomi. In questa mancanza di autonomia si affidano sempre più ad un leader". Vorrei ricordare che nell'ultima campagna elettorale francese, il Presidente Sarkozy, che ha poi vinto con un certo margine, aveva tra i suoi slogan "Io vi proteggerò". Quindi, c'è questa visione di una politica completamente calata dall'alto, tipica di un regime presidenzialista che non amiamo, contro cui cercheremo di continuare a lavorare.
Sempre di più, davanti a questo, il problema violenza si pone. Un po' tutte le classi sociali si sentono legittimate alla violenza. Nei giorni scorsi, in alcuni salotti televisivi - io li vedo molto poco, anzi spengo immediatamente la televisione - ha visto che molto spesso gli inviti stessi alla violenza erano coperti da politici e sociologi che davano credibilità anche a forme di razzismo che stanno crescendo pericolosamente in questa nostra società, soprattutto - dobbiamo dirlo con onestà - nei quartieri più poveri, quelli maggiormente soggetti a difficoltà.
In questo contesto, appunto, una ritorsione generale a livello di istituzioni e di società contro etnie o collettività ci pare un elemento pericoloso.
Tra l'altro, vorrei ricordare che il Paese in cui forse si avverte maggiormente rabbia e astio verso i rom, è proprio la Romania. È molto comune in questo Paese sentir dire: "Io sono rumeno. I rom sono una cosa completamente differente e lontana da noi".
Ma al di là di questo aspetto, i fatti gravi, drammatici e tremendi di questi ultimi giorni hanno fatto dimenticare una serie di aspetti: intanto che si è trattato di violenza maschile contro una donna; è un argomento che è stato cancellato completamente davanti alla nazionalità dell'uomo che ha compiuto il delitto; inoltre, sono scomparsi altri elementi estremamente gravi.
Alcuni testi pubblicati recentemente parlano di intere Regioni italiane in cui l'intreccio tra affari e criminalità è molto forte: a titolo di esempio, il 90% del commercio del latte in una Regione italiana è gestito dalla camorra.
Non dobbiamo dimenticare i delitti compiuti contro i rom nella storia primo fra tutti il fatto che siano finiti nelle camere a gas al secondo posto dopo gli ebrei e prima dei comunisti e degli omosessuali, tutte categorie a rischio. Dobbiamo tuttavia chiederci se aggressioni e fatti gravi avvenuti recentemente non evochino problemi ancora più grossi, come quello dell'immigrazione, che è un fatto drammatico causato sempre di più da fattori che sembrano fuori controllo (rapporti fra nord e sud, questioni ambientali, guerre, eccetera), ma anche quello del degrado sempre più profondo delle nostre città e periferie urbane.
In una simile situazione, noi pensiamo che compito della politica sia quello di emanare buone leggi, di tentare di non cadere nelle trappole di un consenso facile ed immediato, di sgonfiare questa bolla di rancore e neutralizzare questi veleni che sempre più fortemente crescono nella società, e pensare a politiche concrete e pratiche (nell'intervento della Consigliere Cotto se ne proponevano alcune).
Noi crediamo che questa legge - se passerà, come mi auguro - si debba trasformare in atti, in politiche sociali, in discorsi sulla precarietà davanti alle fabbriche che chiudono, davanti ai problemi del carcere. Ho sempre detto - e continuo a pensarlo - che il carcere rappresenta lo specchio di questa società e di questo mondo. Investire sull'ordinario recupero delle periferie, funzionamento degli apparati di Polizia e di giustizia - costa di più, in termini economici, rispetto a decretazioni di urgenza e paga forse poco, a livello di consenso politico. Ma siamo convinti che potrebbe ripagare molto di più, nel medio e lungo periodo, in termini sociali, politici e civili. È la speranza con la quale il nostro Gruppo voterà questa legge. Non è questione di blindatura o altro, ma cercheremo di far sì che lo spirito della legge rimanga inalterato.
Speriamo che da questa legge possano nascere quegli atti concreti che ho cercato di ricordare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione di oggi abbia sostanzialmente rappresentato una delle tante dinamiche che nazionalmente, in questi giorni e in queste ultime ore, stanno travolgendo la ragione e il buonsenso, per dare invece spazio a sensazioni di mancanza di razionalità e di capacità di analisi dei problemi nella loro vera entità, mettendo in difficoltà tanti nostri cittadini, soprattutto quelli più poveri e disagiati, che vivono nelle periferie delle nostre città. Ma in modo non così drammatico e violento come viene descritto da larga parte della classe politica di questo Paese e come viene sostenuto, a mio avviso in maniera un po' strumentale e furbesca, da una certa stampa, che ormai fa dello scandalismo e dell'allarmismo sociale uno strumento per vendere copie di giornali e per aumentare l'audience delle proprie trasmissioni televisive. Questo è un dato reale.
Il dato reale è che in questo Paese si ritorna a respirare un'aria pesante, che abbiamo sentito tante altre volte nella storia della nostra società. In questo Paese tornano ad esserci tante persone che "soffiano sul fuoco", più per la ricerca del consenso personale e delle forze politiche che rappresentano, che per la reale entità dei fenomeni di cui si discute spesso si parla di fenomeni che non si conosce neppure.
E come "soffiano sul fuoco"? Aumentando paure che non esistono nelle misure propagandate (forniremo anche dei dati in tal senso), aumentando un senso di paura nei confronti del diverso, che sia zingaro extracomunitario, dalla pelle olivastra o dalla pelle nera, aumentando quindi, il rischio, da punto di vista sociale, nelle nostre società, che culturalmente sono già molto fragili e destrutturate con la fine delle ideologie che, in qualche modo, facevano crescere le persone e davano culture diverse, magari anche contrapposte ma pur sempre forti.
Cresce un senso di xenofobia, di paura delle persone che non si conoscono, che hanno abitudini, culture, costumi e modi di organizzare la propria vita e quella dei propri familiari diversi rispetto a quello che conosciamo e che ogni giorno pratichiamo, falsificando i dati anche sui crimini comuni, focalizzando l'attenzione su alcuni crimini e alimentando l'attenzione dell'opinione pubblica nei confronti degli stessi propagandando l'autodifesa, che mette a rischio - credo che abbiano fatto bene a ricordarlo tanti padri emeriti della nostra Costituzione e della nostra Repubblica - lo stesso principio di civiltà del nostro diritto, che consente solo alle Autorità proposte di svolgere operazioni di ordine pubblico; molti vorrebbero, invece, che le ronde si sostituissero alla Polizia, agli organi preposti dallo Stato per il controllo del territorio e per la sicurezza dei cittadini. c'è questa idea un po' peregrina e propagandata di voler bloccare i flussi migratori, come se un Paese che non ha più frontiere comunitarie, come l'Italia, potesse bloccare i flussi migratori. Com'è possibile? Noi confiniamo solo con Paesi comunitari oppure con il mare, da cui giungono persone che, pagando tanti soldi e mettendo a rischio la propria vita e quella dei loro cari, corrono un rischio immenso per sbarcare nel nostro Paese, per poi essere solitamente arrestati e rinchiusi dentro i centri di detenzione temporanea.
Non dobbiamo dire sciocchezze: credo che il compito della politica e di chi si assume la responsabilità di discutere e di affrontare questi problemi sia quello di evitare di dire sciocchezze e di evidenziare alcuni aspetti che oggi nessuno ha ricordato. Nessuno ha evidenziato che la denuncia nei confronti del rom che ha ucciso e stuprato la donna di Roma è avvenuta da una ragazza anch'essa rumena.
Nessuno ha evidenziato che solo qualche giorno fa a Vercelli un immigrato africano non so di quale paese ha bloccato due rapinatori che uscivano dalla filiale di una banca e ha permesso alle forze dell'ordine di arrestare i due rapinatori, che erano italiani.
Tutti continuano a focalizzare la politica e l'opinione pubblica solo contro coloro che non sono italiani.
Quindi, poi ci sono i cortei del tipo "l'Italia e gli italiani", e tornano ad esserci le teste rasate, tornano ad esserci le fiaccole e i manganelli sotto le giacche, tornano ad esserci i pestaggi dei rumeni nei piazzali dei supermercati. Tutte cose che noi non solo vorremmo evitare, ma che dobbiamo evitare che accadano.
Allora è giusto dare un po' di dati: su 500 stupri compiuti o tentati sulle donne, il 24% è stato commesso da un amico, il 20% dal marito o ex marito, il 17% dal fidanzato o ex fidanzato, il 12% da un conoscente vicino o collega.
Gli stupri commessi o tentati da estranei sono soltanto il 3,5%; in questa esigua percentuale sono comprese le violenze compiute da stranieri che tuttavia occupano l'80% o il 90% dell'informazione. Quindi, gli stupri commessi da stranieri sono l'80% di quel 3,5%.
Così potremmo andare avanti, potremmo dire ad esempio che il tasso di delinquenza degli immigrati regolari è dello 0,03%, ovvero solo lo 0,03 degli immigrati regolari che hanno un regolare permesso di soggiorno e che svolgono attività lavorative e pagano le tasse, mentre tanti italiani le tasse non le pagano, commette dei reati.
Mentre le carceri italiane sono strapiene, il 36% dei detenuti è detenuto nelle carceri per essere rimpatriato. E questa è una vergogna di questo paese, una vera e propria vergogna; ci sono in carcere dei cittadini innocenti, che non hanno commesso nessun tipo di reato, perché non si riesce a rimpatriarli.
Proprio quel carcere che non riesce a rieducare, quel carcere che non dà risposte di reintegrazione sociale di questi nostri cittadini, quel carcere che solo in alcuni casi eccezionali e di cui bisogna essere fieri riesce ad interfacciarsi - come ci diceva la Consigliera Cotto nel suo intervento - con i servizi sociali territoriali per aiutare nei percorsi di reinserimento le persone che finiscono dentro le strutture detentive.
La paura è spesso generata anche da una stampa televisiva e giornalistica scandalistica, vergognosa, che continua ad incentrare la sua attenzione solo sulle persone extracomunitarie e sulle persone migranti dimenticandosi della stragrande maggioranza di cittadini italiani che compiono reati - e sono la maggioranza - e che spesso la fanno franca.
Sotto questo punto di vista credo che sia emblematico il caso del ragazzo rom che ha investito alcuni ragazzi italiani e che è stato condannato con un processo per direttissima. Quanti italiani vengono condannati e fanno anche un solo giorno di carcere per avere investito in auto e ucciso un'altra persona? Nessuno. Alla stragrande maggioranza degli italiani, che con la propria auto investono delle persone, non viene neppure tolta la patente, continua a stare sulla propria auto e a scorazzare sulle nostre strade.
In questo paese - e ho concluso - sono aumentate alcune tipologie di reati e sono i reati tributari. Sono aumentati gli evasori totali che continuano a non pagare le tasse.
Quindi, colleghi, ve lo dico con grande lealtà perché non c'è nessun secondo fine nel mio ragionamento: è più grave vendere una borsetta contraffatta o è più grave evadere milioni di euro ogni anno allo Stato? più grave vendere una borsetta contraffatta o sottrarre alla spesa pubblica milioni di euro, miliardi di euro che potrebbero essere investiti in politiche sociali, in politiche per i trasporti o per la sicurezza o in politiche per i nostri cittadini? E allora dobbiamo smettere di fare demagogia e di essere ipocriti.
Dobbiamo dire chiaramente che la vicenda della sicurezza viene alimentata e sospinta per pura finalità di propaganda politica, per una propaganda che vuole contrapporre una cultura della solidarietà, dell'accoglienza ad un'altra cultura, quella della cosiddetta legalità, della cosiddetta sicurezza.
Questa legge proposta dall'Assessore Caracciolo è una legge che coniuga solidarietà e sicurezza. Questo è il vero punto di eccellenza di questa legge; è una legge che rimette al centro i diritti delle persone, che siano italiane o extracomunitarie, che ridà dignità a tutti coloro che si occupano di questa tematica e soprattutto che vuole sostenere le politiche dei nostri enti locali, per attivare sui territori i meccanismi di solidarietà che possono far superare i problemi che quotidianamente si presentano nelle nostre città e nei nostri quartieri. Tutto questo affinch i nostri quartieri siano più vivi, siano più partecipati dove la gente si senta tranquilla e sicura, anche e soprattutto con la comune convivenza con coloro che da extracomunitari vivono nelle nostre comunità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Segretaria Spinosa, in qualità di Consigliera; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente.
Pur essendo nata a Torino, sono vissuta in paesi dove purtroppo la sicurezza veniva spesso confusa con un clima di terrore, dove le persone che commettevano fatti più o meno gravi venivano punite, secondo un decalogo che non ho mai condiviso.
Quindi, penso che la sicurezza di cui vogliamo parlare in quest'aula sia una sicurezza che non si ottiene con delle forme di terrore che noi non conosciamo e che l'Italia non dovrebbe venire a conoscere. Penso che sicurezza significhi integrazione, significhi recuperare innanzitutto il rapporto del cittadino con il cittadino, ma anche del cittadino con il territorio.
Quello della sicurezza, a mio avviso, non è un tema che ci deve vedere divisi particolarmente; si tratta di un argomento su cui non si può fare propaganda politica, ma si deve piuttosto agire.
dovere di tutte le forze politiche garantire la sicurezza dei cittadini, ma anche evitare di alimentare la violenza xenofoba e razzista.
Contro il razzismo e la criminalità serve l'unità di tutti, altrimenti si corre il rischio di alimentare la cultura dell'odio.
La lotta contro i criminali non deve mai offrire a razzisti e delinquenti le occasioni per un odio razziale indegno di un paese come l'Italia e di una Regione come il Piemonte, che si è sempre contraddistinta per la solidarietà e l'accoglienza. E la politica del cosiddetto rigore non può rimanere orfana di quella dell'accoglienza e viceversa.
Questo disegno di legge pone le sue fondamenta sui principi di legalità, di solidarietà, di prevenzione e di recupero dei fenomeni di devianza.
Il suo obiettivo non è l'intervento repressivo delle situazioni di rischio, ma quello preventivo, che passa attraverso la riqualificazione del territorio.
Bisogna impegnarsi affinché nessuno si senta assediato nel proprio quartiere, affinché tutti siano liberi di vivere le strade, i parchi, il commercio di prossimità.
Bisogna assicurare tanto l'integrazione delle comunità dei cittadini stranieri, che da più o meno tempo vivono a Torino, quanto una loro attiva partecipazione alla vita sociale e alla gestione del territorio coinvolgendoli.
Come Verdi, auspichiamo che anche l'aspetto relativo ai compiti della Regione venga supportato decisamente in tutti i suoi aspetti, compreso quello per noi fondamentale della formazione ed aggiornamento di professionalità varie nel campo della mediazione culturale e dei conflitti sociali. Professionalità da impiegare poi nei Patti locali integrati come perno fondante della prevenzione, perché è proprio nel concetto dei Patti locali integrati che vedo la possibilità di un approccio innovativo al tema della sicurezza; un approccio che finalmente consenta una visione più ampia del tema ed una concreta possibilità di responsabilizzazione del singolo.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Laus.



LAUS Mauro

Signor Presidente, sostenere la sicurezza dei cittadini significa anche sottolineo "anche" - sviluppare politiche integrate funzionali al suo rafforzamento.
In questo ambito risulta chiaro come, soprattutto in questi giorni l'uso politico della paura percepita e la criminalizzazione di intere popolazioni non aiutino di certo a risolvere il problema. Rincorrere i fantasmi che alimentano le paure, anziché inseguire il confronto con la realtà, rischia di mandarci tutti fuori strada. L'onda dell'indignazione registrata in questi giorni rischia seriamente di trasportarci lontano dalla normalità. Non a caso, in un articolo comparso oggi su la Repubblica il sociologo Diamanti descrive la fisionomia di un paese ostaggio della paura, un paese dove ogni giorno cresce l'insicurezza, un paese dove questa insicurezza è alimentata in maniera esponenziale anche dai media e dalle dichiarazioni di alcuni politici.
Proseguendo nella sua dinamica, il professor Diamanti cita lo scenario del 1999, anno in cui la percezione del pericolo raggiunse indici molto simili ad oggi. Per chi non ricorda bene il succedersi degli eventi l'enfasi mediatica contribuì molto ad accentuare la sfiducia nei confronti del Governo di centrosinistra, ritenuto allora come ora meno adeguato ad affrontare la sfida dell'insicurezza. Toccato il picco dell'indignazione e di terrore, la paura all'improvviso si ridimensionò.
Dico questo non per sostenere esclusivamente la tesi della psicosi di massa, ma più semplicemente per invitare tutti a non speculare sulle paure piuttosto a lavorare per individuare e risolvere i nodi della questione.
Non mi stancherò mai di ripetere che la sicurezza è un diritto fondamentale che non ha colore politico e per questo chi governa ha semplicemente il dovere di garantirla.
Per chi ruba ai cittadini quel prezioso bene che è la serenità c'è solo una risposta: la severità e la fermezza con cui pretendere che si rispetti la legge; una severità e una fermezza che non hanno confini - siamo assolutamente convinti di questo fatto.
Allo stesso tempo, per evitare equivoci, è doveroso sottolineare che non è vero che le politiche per la sicurezza debbano procedere di pari passo con quelle per l'immigrazione, si tratta di temi distinti che hanno bisogno di essere trattati distintamente perché non si finisca con il pensare necessariamente agli immigrati come ai soli e unici portatori sani di devianza. Se, ad esempio, continueremo a sostenere l'irrigidimento dei confini come unica soluzione al problema della sicurezza continueremo esclusivamente ad eludere il problema sostenendo un modello inefficace, ma dall'alto valore propagandistico.
Sappiamo tutti, piaccia o no, che l'immigrazione è un fenomeno che non si può contrastare, è un fenomeno che si può solo ed esclusivamente governare. Su un tema così delicato tutta la politica è chiamata all'autocritica, cavalcare le fobie collettive o - peggio - le tragedie quotidiane non serve a niente, alzare la voce e mostrare la faccia cattiva non serve a scacciare via le paure, né tanto meno a risolvere i problemi.
Noi del centrosinistra, senza gridare, senza aizzare odi precipitosi senza alimentare fobie, ma attraverso una seria e attenta valutazione della realtà, ci sentiamo di offrire questo contributo ai cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, essendomi assentato per qualche ora ho perso alcuni interventi, però, ho avuto la fortuna di poterne ascoltare alcuni che, in qualche modo, hanno tratteggiato l'idea contenuta nella legge che si vuole discutere, soprattutto le modalità con cui si vuole discutere o non discutere la legge stessa.
Vedete, la discussione che sta avvenendo al Parlamento nazionale è assolutamente analoga a quella che stiamo svolgendo in quest'aula. Quando l'Assessore dice che la legge non è emendabile perché eventuali emendamenti stravolgerebbero il testo, in qualche modo, si viene meno ad una potestà dell'Aula per cercare di tranquillizzare una parte - certamente quella sinistra - di questa Assemblea, che vuole intravedere all'interno della legge quelle risposte che, innanzitutto, non sono utili, ma, soprattutto non risolvono il problema.
Il collega Casoni nel suo intervento ha citato già alcuni dati riportati dal Questore di Torino alla festa della Polizia di quest'anno; ne comunico alcuni perché ho ascoltato dati assolutamente non corretti da parte del collega Robotti. Il 40% dei reati sono commessi da popolazione extracomunitaria, naturalmente sono esclusi dal novero i cittadini rumeni.
Quindi, se assommiamo anche i reati realizzati da cittadini rumeni superiamo ampiamente il 50% dei reati che vengono commessi, ricordando che una proporzione rispetto a chi commette il reato è un dato sul quale non si può non prescindere. Cioè, il fatto che a fronte di 56 milioni di italiani ci siano tre milioni e 600 mila immigrati extracomunitari, 600 mila dei quali entrati nel nostro Stato nell'ultimo anno - anche questo ovviamente deve fare riflettere: il 20% in più nell'ultimo anno è un incremento mai registrato negli anni precedenti - ci dà l'idea dell'emergenza relativamente alla sicurezza, che, certamente, va affrontata a largo raggio, ma per quanto riguarda i reati principalmente avvertiti e soprattutto, subiti dai cittadini.
L'indagine del Sole 24 Ore dimostra che Torino è due volte tra le cinque peggiori città in Italia per reati commessi; terza per borseggi e scippi - 911 ogni 100 mila abitanti, con un incremento del 64% nel 2006 grazie all'effetto dell'indulto - e quarta per rapine, con un incremento del 16% rispetto al 2005.
Noi dobbiamo capire di cosa stiamo parlando e quali problemi vogliamo risolvere. I dati relativamente agli omicidi in questa nazione si sono dimezzati rispetto a quattro anni fa, siamo passati da 1.200 a 600 omicidi ma non è l'omicidio, anche se di per sé è il crimine più efferato, quello che, in qualche modo, condiziona la vita delle persone. La vita delle persone è condizionata dai reati che vengono definiti comuni o erroneamente, di microcriminalità, che sono il borseggio, il furto in villa, la rapina: tutti reati che vengono compiuti nei confronti della persona.
Vi è un altro dato, che inviterei soprattutto i Consiglieri del centrosinistra ad analizzare (dati del Ministero degli Interni): il rapporto fra numeri di reati compiuti da cittadini italiani extracomunitari regolari ed extracomunitari clandestini. A questo faccio una premessa: di tutti i reati commessi, soltanto il 5% è ristretto ai reati connessi alla normativa sull'immigrazione. Soltanto il 5% sono coloro i quali compiono un reato perché sono clandestini, perché non si sono recati nel loro paese avendo un foglio di via in tasca, quindi vi è un numero molto ristretto di reati. I dati del Ministero dicono che, a fronte di un reato commesso da un italiano, ci sono dai tre ai cinque reati commessi da immigrati regolari e da 200 a 400 reati commessi da immigrati clandestini.
Noi sappiamo il punto sul quale dobbiamo intervenire. Dobbiamo garantire tutti gli strumenti possibili, tanto a livello nazionale quanto a livello regionale - questo è il nostro compito - affinché si intervenga nei confronti dei reati di delinquenza diffusa, che sono quelli che maggiormente minano la sicurezza delle persone. Anche su questo dato è importante, nello scrivere la legge, che si fotografi la realtà. Non è possibile continuare a parlare di insicurezza percepita.
Quando in una città come la nostra avvengono 911 scippi o borseggi ogni 100 mila abitanti. Non stiamo parlando di un'insicurezza percepita, stiamo parlando di un'insicurezza reale. Stiamo parlando dello 0,9% della popolazione piemontese che, ogni anno, è colpita da un borseggio, più un'altra percentuale consistente che è colpita da un furto, da una rapina da un'aggressione, da un furto all'interno della propria attività. Di questo dobbiamo parlare perché questo è il cuore del problema.
Qual è l'altra responsabilità politica che noi ascriviamo alla maggioranza e alla Giunta? La precedente Giunta sapeva leggere il problema principale della nostra società. Oggi, da ogni sondaggio che viene eseguito sarà perché la nostra Città e la nostra regione è oggettivamente insicura, o sarà che qualcuno percepisce insicurezza - la prima cosa che emerge è che i cittadini chiedono maggiore sicurezza.
Ciò che noi contestiamo alla Giunta è di aver avuto, per due anni, la possibilità di finanziare una legge esistente che, con grande lungimiranza fece il Governo precedente, ma di non aver investito un euro. Si è fatto esattamente quello che non si è fatto a livello nazionale. Il problema sicurezza è diventato un aspetto cogente e imminente soltanto nel momento in cui c'è stata una morte efferata.
Questo è il paradosso del nostro Stato o di chi governa il nostro Stato. La stessa classe dirigente, che compone il Consiglio dei Ministri il giorno prima ha votato un disegno di legge sull'immigrazione e sulla sicurezza con le astensioni dei partiti della sinistra; il giorno dopo dopo la morte di una cittadina romana - questo è importante sottolinearlo perché mai ci si è mossi per un cittadino bresciano ucciso, o per un cittadino padovano o trevigiano ucciso - si è votato un decreto sulla sicurezza con il voto di tutti i Ministri della Repubblica.
chiaro che all'interno tanto del Governo, quanto della maggioranza di questa Regione, così come del Governo e della maggioranza che governa purtroppo, il nostro Paese, la sicurezza non è un punto essenziale su cui intervenire e, soprattutto, la sicurezza non è un punto sul quale si sanno dare risposte concrete. Le differenze fra quello che pensano gli esponenti della sinistra, rispetto a quelli del centrosinistra, sono estremamente significative. Oggi, però, e nelle sedute che si terranno, avremo la prova comprovata di chi vuole realmente votare una legge che intervenga a garantire maggiore sicurezza ai cittadini piemontesi, oppure di chi vuole lavarsi la coscienza, soprattutto di fronte ad un elettorato che chiede maggior sicurezza ai cittadini piemontese.
Ai cittadini che chiedono maggior sicurezza dite "abbiamo fatto una legge", ma se la legge rimane così com'è scritta è, soprattutto, una legge da servizi sociali e non certo una legge che ha, come competenze, quella di aumentare la sicurezza all'interno delle nostre città.
Anche gli emendamenti - pochi - che il nostro Gruppo consiliare ha presentato, perseguono quel fine. Vogliamo che la Regione si doti di una nuova legge sulla sicurezza, anche se riteniamo che quella esistente andava bene, al limite poteva essere migliorata, ma andava finanziata negli anni precedenti. Tuttavia, è bene che il Consiglio regionale non si lavi la coscienza, ma faccia una legge che sia realmente utile per garantire più sicurezza ai nostri cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Poche considerazioni. Il Consigliere Laus nel suo intervento ha fatto riferimento ad un bell'articolo che oggi il professor Diamanti ha pubblicato su la Repubblica. Vorrei partire da qui per svolgere alcune osservazioni al disegno di legge che stiamo esaminando. In questo articolo viene espresso che oggi cinque italiani su dieci ritengono che nella propria zona di residenza la criminalità sia cresciuta nel corso degli ultimi anni. Che nove italiani su dieci ritengono che la criminalità sia cresciuta e pensano, sostanzialmente, che questo fenomeno li riguardi. Che il 47% degli italiani, la percentuale più alta mai raggiunta su questo punto, ritengono che gli immigrati e l'immigrazione rappresentino un pericolo per la nostra comunità nazionale e locale.
In quest'articolo, veniva anche messo in evidenza un altro aspetto che sta crescendo: un sentimento di paura che sta dividendo le nostre comunità locali, creando, all'interno delle stesse, nemici nuovi e nemici diversi rispetto al passato.
Vorrei fare un'altra premessa. Sul tema della sicurezza e dell'immigrazione, nel corso degli anni, sono state espresse culture politiche diverse, ciascuna con propri elementi di grande valore.
Vi è stata una cultura terzomondista e solidale, che ha affrontato questo tema da questo versante, che ha visto soprattutto la sinistra e le chiese, che oggi sono presenti all'interno della nostra realtà protagoniste di un atteggiamento di questo tipo.
Vi è stata anche una cultura fortemente repressiva, che affidava unicamente questo tema e la soluzione di questo problema agli interventi di polizia e al ripristino di condizioni di legalità.
Oggi, se vogliamo affrontare un tema che ci offre scenari nuovi e diversi dal passato, il primo riconoscimento che dobbiamo onestamente esprimere è che, da sole, nessuna di queste due culture è in grado di affrontare compiutamente un problema difficile, complicato e che presenta aspetti e sfaccettature molto diverse. C'è bisogno, sostanzialmente, sia pure in tempi di forte emotività, dovuti ai fatti che avvengono nel nostro Paese, nelle nostre comunità locali e nelle nostre comunità nazionali molte volte non aiutano ad eliminare, di affrontare il tema della sicurezza sotto i due versanti, non ritenendo uno più decisivo e importante dell'altro. Quello di un versante che affronta quest'aspetto dal punto di vista della coesione sociale, delle politiche dell'integrazione, delle politiche contro la marginalizzazione di comunità e di parti delle nostre città, ma c'è bisogno di affrontarlo e di avere la consapevolezza che questo problema va affrontato anche sotto il profilo dell'efficacia degli interventi a tutela e a ripristino delle condizioni di legalità.
C'è un terzo punto che mi permetto di evidenziare. Credo che questo problema non potrà essere affrontato - mi dispiace che la discussione che si avvia quest'oggi in Consiglio regionale non veda anche all'ordine del giorno del Consiglio regionale il testo unificato sul Garante delle carceri fino a quando le carceri non rappresenteranno e non possono rappresentare, nelle condizioni attuali, un'esperienza nella quale si scontano le pene, ma si creano anche delle condizioni di reinserimento sociale, fino a quando esiste ed esisterà un continuo turnover dentro e fuori le carceri.
Qualche mese fa, un'inchiesta del TG1 ha portato le telecamere presso alcuni quartieri di Napoli, dove la maggior parte degli intervistati ha avuto esperienza nelle carceri senza che quell'esperienza abbia modificato nessuno dei propri atteggiamenti di vita, anzi crediamo che ci sia una continuità sotto quest'aspetto.
Ho fatto questi ragionamenti perché dobbiamo avere la consapevolezza che il problema è complesso, che il problema è difficile, che non ci pu essere un unico atteggiamento con cui pensare di affrontarlo e risolverlo in modo definitivo. Tuttavia, dobbiamo certamente dimostrare che, per quello che appartiene agli ambiti di nostra competenza, questo problema lo vogliamo affrontare in modo serio, non dicendo alle persone che comunque percepiscono e vivono una condizione di insicurezza: "Guarda che la tua è una percezione, perché la realtà sta da un'altra parte". Sarebbe un modo assolutamente banale per affrontare questo problema.
Credo che il disegno di legge che stiamo esaminando abbia un merito. Ha avuto una lunga, sofferta e appassionata discussione in sede di VIII Commissione, ma ha il merito di voler cominciare ad affrontare con serietà questo problema.
Il disegno di legge che oggi è in Aula è diverso da quello presentato dalla Giunta e questo dimostra con quanta passione, con quanta volontà, con quanta consapevolezza la maggioranza - e non solo la maggioranza - ha voluto misurarsi e confrontarsi su questo tema. È un disegno di legge che vuole superare i limiti dell'attuale legge regionale.
Cari colleghi dell'opposizione, il limite vero della legge regionale vigente sulla sicurezza sta tutto in un emendamento che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato all'attuale disegno di legge. È un emendamento che condivido, laddove si chiede che, per essere approvato un Patto locale per la sicurezza integrata, deve avere almeno tre delle caratteristiche contenute all'interno dell'articolo 9 della legge. Quella legge non ha affrontato in modo integrato il tema della sicurezza. Quella legge è servita solamente per finanziare telecamere e impianti di illuminazione. Sono tutte cose rispetto alle quali non ho un atteggiamento aprioristicamente contrario, ma se è vero il ragionamento che un problema complesso non va affrontato e non può essere risolto in un intervento episodico, questo è il limite della legge regionale vigente. Ed è questo limite che va affrontato e risolto.
D'altra parte, lo stesso Consigliere Guida, nel suo intervento chiudeva con un'affermazione: noi possiamo fare una buona legge, ma certamente, se non abbiamo la possibilità o la consapevolezza che dobbiamo intervenire a fondo nel tessuto sociale delle nostre comunità locali vanificheremo qualunque intervento. Questa è l'altra premessa da cui partiamo ed è questo l'altro obiettivo.
Abbiamo voluto costruire una legge che rientrasse negli ambiti di competenza della Regione su queste materie, ma che li trattasse tutti con lo stesso livello di importanza e di priorità, che non creasse una scala di cose importanti e di cose meno importanti, che coinvolgesse le diverse comunità locali per la sicurezza integrata; che riflettesse sulle condizioni di insicurezza che sono diverse nelle grandi città rispetto alle piccole città; che riflettesse sul fatto che le condizioni di insicurezza sono maggiori laddove l'immigrazione illegale è più massiccia, ma sono minori nelle realtà e nelle comunità locali dove si sono svolte politiche reali di integrazione del fenomeno dell'immigrazione e dove l'immigrazione non appartiene all'illegalità.
Credo che dovremmo dimostrare quest'attenzione, questa passione, questo prendere sul serio il tema, perché comunque - ripeto - non possiamo banalizzare un'attesa di sicurezza che è molto forte nelle nostre comunità locali. Nemmeno possiamo riportarlo e ricondurlo ad un qualcosa che pu portare del consenso alla mia parte politica.
Cosa c'è in ballo in questioni così delicate e fragili come la paura che attraversa le comunità locali, come rischio della distruzione o del ritornare indietro rispetto alla realtà di coesione sociale? Sicuramente c'è in ballo qualcosa di assolutamente importante, rispetto a cui non possiamo pensare di dare risposte banali.
Faccio un'ultima considerazione: non possiamo permetterci di rappresentare questo disegno di legge in modo scorretto. Lo dico perché ho ascoltato l'intervento del Consigliere Rossi, che ha portato dei contributi in Commissione, almeno per quanto riguarda gli interventi sulle vittime di reati e sui membri delle forze dell'ordine colpiti nello svolgimento del proprio lavoro. Sono elementi che sono stati portati come contributo da parte dei Gruppi di opposizione, ma il Consigliere Rossi ha detto una cosa che non posso accettare.
Il Consigliere Rossi sostiene che nell'articolo 12 della legge, la norma finanziaria, tre milioni di euro sono destinati alle consulenze e due milioni sono da destinare agli interventi sulla sicurezza. Tre milioni di euro sulla spesa corrente servono a finanziare tutto quanto previsto dall'articolo 10, quindi non sono per consulenze, ma per interventi nelle diverse realtà locali per sviluppare progetti integrati sulla sicurezza locale.



PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione generale con la replica della Presidente Bresso.
La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Molto brevemente, perché credo che non si aumenti la sicurezza né si riduca il sentimento di insicurezza parlando troppo a lungo, ma solo dando degli strumenti legislativi e operando.
In questo senso, credo che il testo che abbiamo presentato ci fornisca gli strumenti, le indicazioni e le linee politiche per "fare". Poi evidentemente, nulla può eliminare e sostituire il fare, quindi dovremo dare applicazione alla legge, perché questo è quello che poi consentirà di aumentare il sentimento di sicurezza della nostra popolazione.
Credo che ci siano alcune linee importanti all'interno di questo testo.
Prima di tutto, l'obiettivo di creare sicurezza, non solo sentimento di sicurezza, ma sicurezza. In questo senso, credo che un emendamento proposto da Alleanza Nazionale possa essere integrato con il nostro, per dare un senso più chiaro a questo tema, e io sono d'accordo.
Bisogna ridurre il sentimento di insicurezza, aumentare la sicurezza reale e non solo il sentimento. Perché ciò avvenga, il modo migliore è quello di non operare in modo scoordinato, ma in modo coordinato e integrato fra le Forze dell'Ordine, la Regione, gli Enti locali, le polizie locali e tutti coloro che, a titolo diverso, hanno competenze o desiderano intervenire nella materia della sicurezza, che si tratti di competenze principali o di competenze sussidiarie.
Quindi, credo che sia importante la creazione della Conferenza regionale della sicurezza, che prima non c'era. Paradossalmente nel sistema complessivo nazionale - come sapete - la Regione era stata esclusa perch non esiste una Prefettura regionale. Quindi, quel livello non è mai stato considerato. Peraltro, non è partito il coordinamento a livello nazionale che era stato annunciato.
La Conferenza regionale della sicurezza è molto importante per realizzare quel coordinamento delle politiche che può dare risultati concreti. I Patti locali sono strumenti di attuazione di quello che nella Conferenza regionale della sicurezza si deciderà. Sono proprio finalizzati a rendere il più possibile efficiente e produttiva l'azione, perch spingono tutti i soggetti a seguire il principio delle forze concorrenti per cui, se tutti operano nello stesso senso si vedono i risultati. Sono fondamentali nel testo da noi proposto la formazione e la creazione di competenze, come strumenti utili per fare sì che tutti coloro che operano nel campo della sicurezza lo facciano in modo appropriato producendo i risultati dovuti.
Nel testo ai dà altrettanta importanza all'assistenza e all'aiuto delle vittime dei reati.
Così come è importante anche il fondo di solidarietà per gli appartenenti alle Forze armate, Forze dell'Ordine, Vigili del fuoco ecc.
che sono deceduti a seguito di servizio.
Permettetemi di fare poche considerazioni. Sono convinta che per aumentare la sicurezza e ridurre la percezione di insicurezza da parte dei cittadini sia fondamentale che, intanto, ognuno faccia bene il proprio mestiere e che ognuno aiuti gli altri a fare bene il proprio mestiere quando è necessario intervenire in supporto.
il caso, ad esempio, dei Patti per lo sviluppo territoriale, che sono intervenuti anche in supporto alle Forze dell'Ordine. Quindi ad aiutare le Forze dell'Ordine a fare al meglio il proprio mestiere.
Le vicende di Roma hanno dimostrato come il degrado urbano e il non coordinamento fra pianificazione urbanistica, politiche di trasporto politiche abitative e di sicurezza possa creare voragini dentro le quali la percezione della sicurezza percepita, e, inseguito, anche la sicurezza stessa. Perché è chiaro che un cittadino percepisce una situazione di insicurezza quando si trova in una situazione di degrado urbano, quando si ritrova a percorrere lunghi tratti di strada per raggiungere la propria abitazione dalla fermata dell'autobus in situazioni semidesertiche e semilluminate.
E' necessaria, quindi, prima di tutto la qualità urbana, quindi un intervento che cominci a precisare le regole della pianificazione urbanistica, finalizzate anche alla sicurezza, lavorando in modo scientifico.
Poi, gli Enti locali potrebbero trarre spunto da ciò che è stato fatto in altri paesi, che da più tempo di noi hanno vissuto condizioni di criminalità e fenomeni migratori rilevanti, che possono creare condizioni di percezione di insicurezza, in materia di "controllo dell'abitante" e "controllo dei luoghi di lavoro".
Il controllo dell'abitato e nell'abitato vuol dire evitare che esistano persone che possono prendere in affitto o dare in affitto in modo illegale delle abitazioni, che possono dare e prestare lavoro in modo illegale.
Questo perché la conoscenza delle persone che sono sul territorio è la prima regola per garantire al massimo possibile - non esiste la sicurezza totale - la sicurezza. Queste sono cose che competono anche al sistema regionale-locale. Quindi, queste sono le condizioni su cui si pu intervenire senza in nessun modo modificare le proprie competenze, ma svolgendole appieno e in un modo che tenga conto anche delle esigenze di sicurezza.
Questo garantirà anche, nel caso della popolazione immigrata condizioni decenti di vita, che vanno garantite se si vuole ridurre al minimo la criminalità. Tra le condizioni decenti di vita però ci deve essere anche la condizione che le persone devono essere regolarmente censite e risultare regolarmente abitanti in quella città.
Se l'illegalità coinvolge prima di tutto noi e la nostra società allora non può essere imposta agli altri, se siamo noi i primi soggetti dell'illegalità.
Questo è il vero problema di questo Paese: tutti temono l'immigrazione le politiche di sicurezza e l'aumento della criminalità, però, è più tollerata l'illegalità nella gestione dell'abitazione e del lavoro elementi fondamentali dell'esistenza, che andrebbero difesi.
Credo che queste azioni siano importanti e che dentro la legge ci siano tutte, ma evidentemente, come non basta parlare per fare sicurezza, non basta neanche fare una legge, ma bisogna applicarla.
Si parla di risorse. Ad oggi, le risorse sono anche eccessive, perch penso che, approvando la legge, verso metà novembre i cinque milioni che erano stati destinati, probabilmente, non riusciremo nemmeno a spenderli tutti. Certamente, potremo finanziare l'impegno che abbiamo preso per il Patto della sicurezza dell'area torinese, ma non so se riusciremo a sviluppare le altre azioni.
evidente che, approvata la legge, toccherà poi a tutti noi, in ambito e nei limiti delle disponibilità finanziarie, cercare di fare il massimo possibile per definire risorse adeguate al buon funzionamento della legge che ha uno spettro ampio di azioni possibili e che, risorse permettendo può intervenire su una serie di questioni di grande rilievo.
Credo che sia opportuno anche cercare di capirsi, di non polemizzare troppo e di vedere se riusciamo a trovare su una serie di emendamenti alcune disponibilità a modificare il testo, in modo da dare risposta ad alcune delle questioni. Su altre, ovviamente, non sarà possibile, ma penso che una buona legge sulla sicurezza serva a tutti, soprattutto ai cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Abbiamo concluso la discussione generale sul provvedimento.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Scanderebech di una convocazione della Conferenza dei Capigruppo a seguito delle dichiarazioni della Presidente Bresso in merito al disegno di legge n. 344


PRESIDENTE

Il Consigliere Scanderebech ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Dopo la comunicazione mi è sembrato che la Presidente abbia...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Scanderebech, faccia un intervento sull'ordine dei lavori, perché non riapriamo la discussione generale. Possiamo entrare nella discussione articolo per articolo e quindi commentare tutto ciò che si ritiene.



SCANDEREBECH Deodato

Allora, chiediamo una sospensione e, possibilmente, una Conferenza dei Capigruppo dopo le dichiarazioni della Presidente, che sono abbastanza ragionevoli e che contrastano con quello che è stato detto dall'Assessore.



PRESIDENTE

Al di là delle motivazioni, chiede una sospensione per fare una Conferenza dei Capigruppo?



SCANDEREBECH Deodato

Oppure, solo per noi. Decida lei,. Presidente. Perché ci sono delle dichiarazioni che sono contrastanti con tutto quello che ha detto l'Assessore, se siete d'accordo. Visto che abbiamo ascoltato attentamente e siamo contenti della relazione e di quello che ha affermato la Presidente anche se è rimasta sul generico, ma va bene.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, non vorrei interrompere una discussione sul merito che avremo modo di riprodurre durante l'esame dei numerosi articoli della legge.
Esponga la sua proposta.



SCANDEREBECH Deodato

Fare una sospensione di dieci, quindici minuti per una Conferenza dei Capigruppo per cercare di capire se dobbiamo tener fede alla relazione dell'Assessore o a quello che ha detto la Presidente Bresso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Semplicemente, per dire che a noi non pare che la conclusione del dibattito della Presidente sia in contrasto con l'introduzione dell'Assessore che, tra l'altro, ha avuto come punto di riferimento il testo della legge, così come le conclusioni della Presidente. Quindi, credo che questa sera potremmo iniziare a discutere sull'articolato e se il collega Scanderebech sarà in grado di dimostrare che l'Assessore la pensa in modo diverso dal Presidente, se ne sarà capace...
Siccome stiamo per fare una legge e non per fare un dibattito filosofico. Iniziamo a discutere dell'articolato e vediamo se ci sono dei contrasti da questo punto di vista.
Quindi, Presidente, potremmo iniziare quanto meno a discutere l'articolo 1.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

L'Assessore Caracciolo, nella sua relazione...



PRESIDENTE

Presidente Scanderebech, è stata fatta una proposta. Il Presidente Muliere l'ha illustrata; lei vuole correggere la sua proposta?



SCANDEREBECH Deodato

Forse non sono stato chiaro o non mi sono spiegato...



PRESIDENTE

No, lei è stato chiaro, cioè lei ha chiesto una seduta di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.



SCANDEREBECH Deodato

L'Assessore Caracciolo nella sua relazione ha detto - ed è scritto qui che la legge è blindata. La legge è così, punto e basta. Invece la Presidente ha detto "siamo a disposizione", se ho capito bene.



PRESIDENTE

La proposta è chiara, però mi riserverei di sentire anche il Presidente Burzi e poi di provvedere in merito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Non ho nient'altro da dire, se non il fatto che un collega Capogruppo abbia chiesto cinque minuti di sospensione su un tema così importante.
Mi sembra, al di là della condivisione o meno delle opinioni, più che sufficiente per incontrarci cinque minuti. Non aggiungerei nulla e neanche ridurrei il problema. Se ne parla e si riesce a chiarirsi, bene e subito dopo andiamo avanti. D'altronde, sono solo le ore 18.45 e di tempo ce n'è ancora.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Io sono disponibile ad un'eventuale sospensione per incontrare i Capigruppo di minoranza, come una delle due richieste fatte dal Presidente Scanderebech.
Non sono invece d'accordo ad incontrare gli altri Capigruppo, visto che il collega Muliere, dietro richiesta del collega Scanderebech, ha negato l'utilità di fare un incontro dei Capigruppo.
Per cui ci sbatte la porta in faccia ad un eventuale accordo, come ci ha chiesto la Presidente Bresso, perché la Presidente Bresso ha aperto una porta alla possibilità di accoglimento di alcuni emendamenti. Il collega Muliere ha detto "non facciamo un incontro, ma cominciamo a discutere".
Se il collega Scanderebech ritiene di continuare nella richiesta di un incontro di minoranza, noi come Gruppo della Lega lo accettiamo, ma a questo punto rinviamo al mittente, se dovesse essere una richiesta di incontro di Capigruppo, visto che il Capogruppo del partito più grosso del Consiglio regionale ci ha chiuso la porta in faccia, per lo meno alla richiesta del collega Scanderebech.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Collega Scanderebech, io credo di interpretare - l'ha già detto il collega Muliere - il sentimento e la volontà di tutta la maggioranza nel presentarci alla discussione, così come in tutte le altre occasioni disponibili ad un confronto sugli emendamenti che la maggioranza, e la minoranza soprattutto, intende presentare.
Il che non vuol dire naturalmente che li approveremo tutti; le anticipo che la gran parte degli emendamenti che presenterà il centrodestra non saranno da noi condivisi, ma questo è abbastanza naturale. Comunque c'è tutta la disponibilità e la volontà di avviare un confronto anche sugli emendamenti che saranno presentati dalla minoranza.
Più che questo non so cosa dire, quindi da parte nostra c'è la volontà che riconfermiamo al Presidente, di procedere fin da subito alla discussione del testo, dell'articolato e degli emendamenti collegati.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
A me sembra soltanto che per questioni di buonsenso, avendo una cinquantina di emendamenti presentati ed avendo anche la disponibilità annunciata alla Presidente e confermata da alcuni esponenti del centrosinistra di accogliere alcuni degli emendamenti, la via più utile poi il Presidente, la maggioranza decide cosa intende fare - sia quella di sospendere il Consiglio, fare una Conferenza dei Capigruppo e capire quali emendamenti sono accoglibili.
Vi faccio un esempio: se passiamo alla votazione dell'articolo 1, che è quello relativo alla finalità, se non si ha un minimo di verifica rispetto a quelli che possono essere gli emendamenti accoglibili, diventa anche difficile esprimersi in merito all'articolo 1, che è il pilastro che sostiene la legge.
Credo che risparmieremmo anche tempo, poi per me si può andare avanti per singolo articolo, ma non ne beneficerebbe il lavoro dell'aula.



PRESIDENTE

Mi pare che sia un discorso procedurale. È stata avanzata una richiesta da parte del Consigliere Scanderebech che ritengo, come da nostra prassi di adottare.
Vi pregherei cinque minuti di attenzione e pregherei anche il Consigliere Rossi che ha manifestato il suo diniego rispetto a questa ipotesi, di trovarci un momento per capire come organizzare i nostri lavori in modo utile e soprattutto efficace.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18.50 riprende alle ore 18.58)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
In una riunione della Conferenza dei Capigruppo si è convenuto di soprassedere sulla votazione sull'articolato del disegno di legge n. 344.
Si è altresì convenuto di procedere sul punto 6) all'o.d.g., inerente alla proposta di deliberazione n. 249.
Altresì si è convenuto che nel corso della Conferenza dei Capigruppo di domani si troverà una modalità per calendarizzare due giornate di Consiglio nella prossima settimana, in maniera tale da affrontare con i tempi debiti gli emendamenti relativi al disegno di legge fin qui esaminato.


Argomento: Beni culturali (tutela, valorizzazione, catalogazione monumenti e complessi monumentali, aree archeologiche)

Esame proposta di deliberazione n. 249 inerente a "Approvazione del nuovo Statuto del Centro Ricerche Archeologico e Scavi di Torino per il Medio Oriente" (divenuta deliberazione consiliare n. 139-41776 del 6 novembre 2007)


PRESIDENTE

Passiamo quindi ad esaminare alla proposta di deliberazione n. 249, di cui al punto 6) all'o.d.g. Si tratta di una normativa che è stata ampiamente sollecitata. Lo Statuto è già stato approvato da tutti gli altri soci (Provincia, Comune di Torino e Fondazione CRT).
Non essendoci richieste di interventi, indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 249, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.02)



< torna indietro