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Dettaglio seduta n.250 del 16/10/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



(La seduta ha inizio alle ore 15.02)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Barassi, Cattaneo, Laus e Spinosa.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 161 "Piano Socio Sanitario regionale 2006-2010"


PRESIDENTE

L'esame della proposta di deliberazione n. 161, di cui al punto 3) all'o.d.g. prosegue con la discussione degli emendamenti ad essa collegati.
Subemendamento rubricato n. 35) presentato dal Consigliere Rossi: pag. 61 "2.3 Il governo della domanda. Le azioni" il punto: "creazione di un punto d'ascolto della voce degli utenti e delle loro organizzazioni rappresentative, al fine di raccogliere informazioni sulla percezione delle attese nei confronti SSR e dello scarto tra attese e servizi resi" è così sostituito: "potenziamento punto rete presenti sul territorio regionale del Tribunale per i Diritti del malato." La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente. L'emendamento è estremamente semplice: crediamo sia importante, visto anche l'aiuto e l'assistenza che offrono in forma completamente gratuita ai cittadini, potenziare i punti rete presenti sul territorio regionale del Tribunale per i diritti del malato.
I principali ospedali hanno già lo sportello del Tribunale dei diritti del malato; noi crediamo che questa rete vada potenziata per dare la possibilità a tutti coloro che, in qualche modo, si sentono lesi nei loro diritti o hanno problemi quando si rivolgono alla rete assistenziale del Piemonte, di trovare un punto ove trovare - se del caso - assistenza legale o comunque uno sportello cui lamentare i disagi che ritengono di aver subito.
Noi crediamo che quest'emendamento possa essere tranquillamente accolto dall'Assessore.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rossi.
La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

La sostanza dell'emendamento, dal punto di vista dell'intenzione, è ovviamente condivisibile, nel senso che è l'Amministrazione che, proponendo il Piano, si pone la questione di raccogliere informazioni sulle opinioni da parte dei cittadini.
La precisazione contenuta nell'emendamento è giudicata, invece restrittiva, nel senso che individua un solo interlocutore - il Tribunale per i diritti del malato - mentre noi sappiamo che la copertura fortunatamente, in termini di tutela dei diritti delle persone è ampia e differenziata.
Riteniamo, quindi, che l'emendamento sia restrittivo in rapporto all'intenzione generale che il Piano promuove, rispetto alla raccolta delle opinioni e della partecipazione di tutte le organizzazioni rappresentative.
Il parere, pertanto, è negativo.



PRESIDENTE

Ricordo al Consiglio che le votazioni saranno effettuate per appello nominale, come richiesto dai Consiglieri Casoni e Botta nella seduta pomeridiana del 10 ottobre 2007.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 35) sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 32 Consiglieri votanti 31 Consiglieri hanno votato SÌ 2 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 75, presentato dai Consiglieri Burzi Cavallera: Al primo allinea (pag. 73), del punto 2.6. "La politica delle risorse umane. Le azioni." dopo le parole: 'organi di governo ragionali ed aziendali' sono aggiunte le seguenti: 'nonché attraverso iniziative di sviluppo delle competenze psicosociali, organizzative e gestionali'".
La parola al Consigliere Burzi, per l'illustrazione.



BURZI Angelo

Si tratta di una serie di emendamenti, dal n. 75 al n. 84, rispetto ai quali faccio un'unica illustrazione, così come concordato con l'Assessore Artesio, a fronte di una sua risposta che so già essere negativa, per cui farò un ultimo disperato tentativo di convincerla.
Come da documento a mani della IV Commissione e della Giunta, scritto dall'ordine degli psicologi, si riassume la storia dell'utilizzo di queste professionalità, all'interno della componente piemontese del sistema socio sanitario nazionale.
nota l'importanza delle professionalità attinenti al mondo della psicologia, inserite nell'ambito del servizio socio-sanitario piemontese.
Molto meglio di me l'Assessore stesso, se avesse voglia di sedersi nei banchi del Consiglio, invece che in quelli della Giunta, saprebbe illustrarne sia l'importanza sia l'utilità, per cui mi considero esentato dal convincerla dell'importanza delle stesse, che poi viene tradotta, nelle varie pagine della delibera n. 161, nel focalizzare sia aree prioritarie sia di utilità, nell'utilizzo di queste professionalità.
Ritengo, anticipando un commento che è già stato fatto anche in sede di Capigruppo, che la Giunta, o ancor meglio, l'Assessore, pur condividendo l'utilità di quanto stiamo suggerendo, dopo aver parlato con Peveraro, che non può fare ulteriori buchi - buchi nel gruviera, ovviamente, non certo nel bilancio della Regione, che si sa, è ottimo, anzi eccellente - almeno per i prossimi sei anni, avendo appena finito di fare gli ultimi l'altro ieri, si ponga un problema di disponibilità di risorse e di circolarità di rapporto tra la Giunta, la Regione, il sistema delle Aziende e il mondo delle professionalità che a questo sistema delle Aziende si riferisce.
Sembra un po' la storia dell'erba del vicino che è sempre più verde, per da qualche parte bisogna partire.
ben vero che non ci possono essere gli ultimi se non ci sono mai i primi e in questa modalità eccessivo sembra essere il tema della necessità di risorse per rispondere ad esigenze talora condivise o condivisibili, in assetto appunto di risorse. Sappia che, qualora le esigenze fossero condivise, noi sull'assegnazione delle risorse possiamo essere molto efficaci, Assessore, anche in fase di prossimo bilancio di assestamento.
Qualora le risorse avessero una destinazione che politicamente anche i Gruppi di opposizione condividessero, noi crediamo che anche nel bilancio della Regione vi sono ampi spazi per modificare attuali indicazioni e meglio orientarle secondo indicazioni, sia prioritarie sia, perché no magari anche condivise.
Sperando d'averla non dico convinta, ma di aver incrinato la sua cristallina durezza, la invito, su otto di questi emendamenti, a dire almeno un "sì", giusto per evitarmi un pessimo pomeriggio, o, qualora questo non fosse possibile, ad aiutarci ad individuare sul tema, che so essere largamente condiviso anche da una parte dei Gruppi della maggioranza, una modalità di Commissione o quant'altro, che possa consentirne non solo l'esame ma anche, ove condiviso, risposte operativamente positive.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Anch'io utilizzerò il metodo di un'unica illustrazione della posizione della Giunta per tutti gli emendamenti simili.
Formulerei la seguente premessa. Nelle discussioni svolte in Commissione e, poi, in Aula abbiamo mantenuto uno stile che ha cercato di preservare la scelta che il Piano Socio Sanitario regionale ha compiuto relativamente alla descrizione delle funzioni delle professioni impegnate nel servizio stesso. Abbiamo compiuto una scelta in ordine al ruolo e non in ordine alla declinazione delle possibili modalità d'utilizzo e delle possibili collocazioni nelle diverse gerarchie delle strutture, semplici o complesse, di cui trattasi, o nella relazione delle attività dipartimentali.
Questo è avvenuto per evitare di trasformare il Piano in una declinazione delle forme di impiego delle diverse professionalità e delle dotazioni organiche relative, nonché delle progressioni di carriere immaginate, lasciando, invece, a momenti aggiuntivi e ulteriori, che hanno piani diversi - quello della definizione degli obiettivi, ovviamente compete alla politica, quella delle relazioni rispetto all'organizzazione del lavoro compete al tavolo delle relazioni sindacali - la possibilità di articolare le linee generali di intervento che il Piano definisce.
In modo particolare, questo tema, che abbiamo visto parlando degli infermieri e, oggi, lo ritroviamo parlando della professionalità degli psicologi, è possibile, laddove si aprissero altre forme di discussione ritrovarlo per quanto riguarda i tecnici della riabilitazione piuttosto che sotto altri aspetti professionali.
Allora, non è accoglibile da parte della Giunta una serie di sollecitazioni che consentano di porre in discussione questo stile redazionale, in quanto è comprensibile a ciascuno che apriremmo varchi che amplierebbero lo stile di questa discussione. Peraltro, invece, è vero nella sostanza che esiste una serie di modalità organizzative, oltre che d'esercizio di prestazioni, che vedono già agire, soprattutto in équipe multiprofessionali, diversi livelli di professionalità. Penso ai temi della dipendenza e della psichiatria, oltre che della psichiatria infantile, che nella relazione con i territori sono quelli nei quali più frequentemente si articolano queste plurime capacità disciplinari, che accompagnano i livelli d'intervento sulla persona. Non sempre sono necessariamente riconducibili a dati esclusivamente terapeutici, riabilitativi e di cura, ma sono legati a processi di ricostruzione dell'identità e a tutto ciò che vogliamo aggiungere, che sia riconducibile alla costruzione del benessere della persona intesa non come risanamento del fatto acuto, bensì come accompagnamento verso la condizione dello stare bene.
In più, in tutto questo esiste un altro fronte che impiega la competenza disciplinare della psicologia, da un lato, sul clima dell'organizzazione del lavoro, quindi sul benessere ambientale e lavorativo, e, dall'altro, sul clima legato a condizioni che per le loro patologie, se seguite da altre specializzazioni...



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, si fa fatica a capire.
Colleghi, per cortesia! Prego, Assessore.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

...oppure per altre condizioni umane dei pazienti, che vengono seguite sul piano della riconquista o riabilitazione della sofferenza specifica da altri tipi di professionalità, che potrebbero vedere - questo, invece, è ancora oggetto di dibattito scientifico - l'aggregazione di altre competenze disciplinari, penso a tutta la tematica della psicogeriatria.
Quindi, siamo di fronte ad un tema che, sicuramente, non può ignorare la competenza professionale qui richiamata, che già la impiega a livelli diversi di riconoscimento di responsabilità, che, se inserita in questo modo, attraverso strumenti che intervengono sul piano, non può vedere un'accoglienza da parte della Giunta per le ragioni che ho appena finito di descrivere.
Invece, riterrei molto interessante nella discussione sui singoli Comparti ragionare insieme su questo specifico apporto professionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera per dichiarazione di voto.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, il collega Burzi ha già esposto le motivazioni di questa filiera di emendamenti che tendono a porre in risalto non una delle tante attività sanitarie, ma un'area complementare, anche importante per una valutazione complessiva delle patologie e casistiche che accedono ai servizi socio-sanitari.
Possiamo anche prendere atto di quanto ribadito in questa sede dall'Assessore, che, naturalmente, in qualche modo, ha firmato una cambiale rimandando alla fase attuativa, da cui si evincerà l'attenzione della Giunta. In questo senso, noi saremo attenti. Nonostante questo, proprio perché abbiamo cercato di individuare le giuste collocazioni di queste integrazioni, riteniamo che non ci si trovi di fronte ad una casistica ordinaria, ma ad una casistica che merita un'attenzione particolare. Noi confermiamo gli emendamenti, rispetto ai quali, da un lato, siamo rammaricati per il fatto che non vengano accolti, ma, dall'altro, siamo attenti a tutta la fase di attuazione del Piano.



PRESIDENTE

Il numero legale è 29.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 75, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 36 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 76) presentato dai Consiglieri Ferrero Cavallera: Al terzo alinea (pag. 74), del punto 2.6. "La politica delle risorse umane.
Le azioni". dopo le parole: 'sulla qualità del servizio' sono aggiunte le seguenti: 'anche utilizzando le competenze degli esistenti servizi di psicologia attraverso interventi rivolti all'empowerment del clima organizzativo e delle risorse umane'.
Il presente emendamento è già stato illustrato e l'Assessore Artesio ha già risposto in merito.
La parola al Presidente Burzi per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Riprendendo quanto già detto, ovviamente, noi votiamo a favore.
Ovviamente, ho prestato attenzione alla replica dell'Assessore sulla serie di emendamenti che sono stati qui presentati. Potrebbe essere un'ipotesi fissare nell'ambito della IV Commissione una sessione, o la parte di una sessione, nell'ambito di un provvedimento o di una sollecitazione specifica che l'Assessore stesso è invitato a suggerire. Non pensiamo di imporre un tema o una sede quanto, invece, riaffrontare il tema in una sede legislativa, comprendendo le ragioni - ovviamente non condividendole - della posizione negativa della Giunta.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 76, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 33 Consiglieri hanno votato SÌ 3 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Quindi, con il voto appena espresso consideriamo chiuso il dibattito su quegli otto emendamenti che ho citato in precedenza. È corretto?



PRESIDENTE

Presidente Burzi, quando vi arriveremo, li voteremo.
Subemendamento rubricato n. 52, presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti e Ghiglia: Al Capitolo 2 (Governo del servizio Sanitario Regionale), pagina 71 dopo il paragrafo 2.6 (La Politica delle risorse umane) aggiungere il seguente paragrafo "2.6 bis": "Razionalizzazione del comparto infermieristico e delle problematiche di pertinenza della categoria - Infermieri stranieri certificazione ed affiancamento" Quadro di riferimento Da tempo ormai il settore infermieristico piemontese richiede un intervento che ne disciplini l'attività e che, soprattutto, consenta il superamento di alcune significative problematiche.
In primo luogo si evidenzia l'annosa carenza di personale infermieristico che si configura in diverse migliaia di unità nella nostra regione, dato che si evince anche dai parametri Ocse che determinano un rapporto ottimale tra infermieri presenti nelle strutture sanitarie e cittadini residenti di una determinata area in 8,2 infermieri ogni 1000 abitanti. In Piemonte arriviamo a una media stimata di circa 5,2 infermieri ogni 1000 abitanti evidentemente bassa con i conseguenti notevoli problemi di gestione e di governo dell'assistenza nelle varie Aziende Sanitarie.
La carenza di organici viene in parte sopperita attraverso una "somministrazione" di professionisti infermieri per mezzo di agenzie interinali alle quali sempre più spesso le Aziende Sanitarie si rivolgono.
Tale mercato è rappresentato in larga misura da infermieri stranieri con i problemi che, ancora di più oggi, sono sotto agli occhi di tutti.
Di contro il mondo della libera professione infermieristica è ancora molto troppo, frammentato. L'utilizzo di questi professionisti (riuniti in studi associati o come singoli professionisti) risulta alquanto disomogeneo, se non addirittura nullo, da parte delle Aziende Sanitarie piemontesi. Un fatto particolarmente grave se si considera che in Piemonte si contano circa 1500 infermieri impegnati nella libera professione che potrebbero tranquillamente collaborare alla creazione di una sanità di eccellenza in modo concreto, costruttivo e vantaggioso.
I Problemi La cronica carenza del personale infermieristico nelle strutture sanitarie unita al loro non corretto utilizzo genera sovraccarichi di straordinari consecutivi, aumenta i rischi di errore e diminuisce la qualità del servizio offerto agli assistiti, nonché aumenta la durata della degenza correlata alle eventuali complicanze.
La "somministrazione" di infermieri da parte delle agenzie interinali rimane un procedimento improprio, visto che gli infermieri laureati sono professionisti intellettuali autonomi che agiscono all'interno del sistema sanitario; per questa ragione, come già accade per tutte le altre professioni intellettuali, non possono essere oggetto di fornitura di mano d'opera. Il personale proveniente da tali agenzie, inoltre, è rappresentato largamente da infermieri stranieri, che non sempre sono garanzia di qualità, tenendo soprattutto conto dei problemi relativi alla lingua, alla differente preparazione, e alla conoscenza dei modelli e delle tecniche infermieristiche che negli ospedali italiani hanno raggiunto uno standard qualitativo molto alto. Ciò va inevitabilmente a danneggiare il cittadino utente.
Le Azioni Infermieri stranieri certificazioni e affiancamento Gli infermieri stranieri, siano essi cittadini europei che non, per esercitare in Italia già oggi devono ottenere l'iscrizione all'albo professionale nella provincia dove si troveranno ad operare.
Per ottenere l'iscrizione all'albo i richiedenti devono: essere residenti sul territorio italiano sostenere con successo un esame di lingua italiana sia orale che scritto riportare i titoli di studio conseguiti nel proprio paese sostenere esami aggiuntivi ed a proprio carico qualora la preparazione conseguita presso il proprio paese non fosse compatibile con gli standard qualitativi e professionali italiani non avere subito condanne penali passate in giudicato.
Con il fine di garantire un graduale inserimento nelle strutture sanitarie dell'infermiere straniero, va previsto un periodo di affiancamento coordinato dalla Regione di concerto con il Collegio professionale.
Soltanto a conclusione di tale percorso formativo e previa ammissione all'albo gli infermieri stranieri potranno essere impiegati nelle Aziende Sanitarie regionali e nelle strutture convenzionate con le modalità previste dalla legislazione vigente." La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento n. 52 è relativo ad una regolarizzazione che andrebbe posta relativamente agli infermieri stranieri che operano all'interno delle strutture sanitarie piemontesi.
La problematica è di per sé complessa, come è già stato discusso tanto in sede di Commissione, quanto poi, in modo informale, con l'Assessore competente.
Gli infermieri, per operare all'interno delle strutture sanitarie della nostra Regione, devono essere iscritti ai collegi professionali, dovendo garantire alcuni requisiti: la residenza sul territorio italiano, sostenere un esame di lingua italiana sia orale sia scritta - e questo, in qualche modo, è compito dei collegi professionali -avere un titolo di studio che sia equipollente con quanto richiesto dalla normativa nazionale. La verifica del titolo è in qualche modo di competenza del Ministero o meglio, il titolo deve avere i requisiti che il Ministero indica.
Però non è previsto il fatto di non avere subito condanne penali passate in giudicato, ma non è prevista nelle modalità di lavoro la possibilità di un affiancamento coordinato dalla Regione, di concerto con il collegio professionale da parte degli infermieri stranieri. Crediamo che questo sia opportuno per una serie di motivi; vi sono alcuni aspetti che con difficoltà la Regione può normare, se non con una legge di comparto.
Il nostro Gruppo consiliare, già molti mesi fa, ha presentato una legge di comparto relativamente al personale infermieristico, che è non all'esame della Commissione, ma è tra le tante cose che sono oggi perenti in sede di IV Commissione.
Vi è però un aspetto che noi riteniamo che il Piano dovrebbe in qualche modo normare, quello relativo all'affiancamento, perché anche qualora come spesso accade - un infermiere abbia i requisiti previsti dalla legge cioè abbia sostenuto, presso un collegio IPASVI, un esame di lingua scritto e orale in lingua italiana e abbia un titolo equipollente, molto spesso non ha la capacità per operare all'interno delle nostre strutture, non perch manchi una professionalità a questi stranieri, ma perché dove hanno conseguito il titolo di infermiere professionale spesso hanno operato all'interno di strutture che sono più vetuste rispetto a quelle piemontesi e con metodologie anche lavorative differenti rispetto a quelle della nostra Regione.
Quindi, noi crediamo che un periodo di affiancamento di infermieri che già operano all'interno delle strutture agli infermieri stranieri, sarebbe quanto mai positivo per supportare gli infermieri che vanno ad operare presso le nostre strutture e, soprattutto, per i pazienti che in qualche modo utilizzano il lavoro di questi infermieri.
Vi è poi un altro aspetto che non deve essere normato, ma sul quale noi ci permettiamo, pur all'interno di un emendamento, una raccomandazione formale, ossia che i Direttori generali, le ASL e le ASO verifichino che esistano i requisiti previsti da legge.
Soprattutto per ciò che riguarda i casi di somministrazione da parte di agenzie interinali piuttosto che di cooperative, non sempre - questo è già accaduto - i requisiti previsti da legge in realtà poi sono garantiti dal personale somministrato.
Concludendo, credo che questo emendamento, che prevede un graduale inserimento nelle strutture sanitarie con un periodo di affiancamento, sia quanto mai positivo tanto per i lavoratori quanto per i pazienti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Lei sa, Presidente, che quando si discute di un argomento che riguarda la tutela delle persone deboli - e quando si è in ospedale si è tutti deboli, da chi ha tanti soldi a chi è povero, noi siamo in prima fila.
L'emendamento presentato dal Gruppo Alleanza Nazionale e sottoscritto anche da noi, perché è condiviso, deve meritare una riflessione in più proprio partendo dalla tutela del malato.
Un giorno ricevo una telefonata di una signora che mi dice: "All'ospedale nessuno parla con mia suocera, non le rivolgono la parola non stanno a sentire cos'ha".
Non ho creduto, sono andata a verificare e in quel reparto era prevalente la presenza di infermieri stranieri - bravissimi, nulla da dire ma che conoscevamo a malapena la nostra lingua. Quella signora veniva da un paese dell'Astigiano e, probabilmente, l'essere ricoverata in ospedale per la prima volta a ottanta e più anni la costringeva a parlare solo in dialetto piemontese e non riusciva tanto ad esprimersi in italiano. Allora c'era proprio un muro.
Inutile dire il sentimento di pena che proverebbe qualsiasi cittadino nell'affrontare una simile situazione.
Si tratta di un aspetto sociale molto importante; sappiamo quanto sia importante la relazione umana, però se noi pensiamo che possano esserci rischi per quanto riguarda la somministrazione dei medicinali, nel caso, ad esempio, in cui la persona ricoverata non riesca a parlare per comunicare il nome del medicinale che assumeva già a casa...
Sono contenta che ad affiancare l'Assessore ci sia il Presidente della IV Commissione.
Di questi argomenti abbiamo parlato tante volte in Commissione e spero che lei, Presidente, aiuti l'Assessore a non dire solo "no", "non si pu accettare l'emendamento", ma ad individuare un percorso che porti al dialogo, ad una maggiore relazione tra questi infermieri che hanno difficoltà di inserimento, proprio per garantire quell'umanizzazione di cui tutti ci riempiamo la bocca.
facile dire "vogliamo ospedali più umanizzati", abbiamo anche investito, nel passato, per una maggior umanizzazione, ma se non si riesce neanche a parlare con chi ti somministra le medicine, voi capite il grande passo indietro che si sta facendo.
In collaborazione con il collegio professionale, individuiamo dei percorsi che garantiscano veramente la tutela di chi è ricoverato nei nostri ospedali. La tutela sanitaria è importantissima, ma io mi permetto anche di tenere un discorso sociale, di fare in modo che l'ammalato e chi lo assiste possa avere dialogo, possa avere parole di conforto, da chi vorrebbe dialogare, da chi vorrebbe portare conforto. Non conoscere la nostra lingua può creare qualche impedimento.
Mi auguro, veramente, Assessore, la so essere sensibile su queste problematiche, che lei possa accettare quest'emendamento. Contrariamente se non potesse accettare perché avete già deciso come maggioranza cosa accettare e cosa no, individuare un percorso che possa risolvere il problema.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Un breve intervento per sottolineare l'importanza di questo e dei prossimi emendamenti sul tema degli infermieri. Trattiamo una materia legata a un ceto, quello infermieristico, che è vitale per il nostro sistema sanitario. Nello specifico, il tema proposto, quello dell'utilizzo degli infermieri stranieri, è centrale per dare una sanità di qualità. Pare strano che su un tema così importante, su cui si intrecciano elementi di qualità del servizio, ma anche elementi legati al possibile sfruttamento di persone qualificate nel loro paese e che devono dimostrare questa qualifica anche all'interno del nostro servizio sanitario, non ci sia un'attenzione da parte non solo della Giunta, ma anche della maggioranza.
L'infermiere è un libero professionista, la legge nazionale dà già delle indicazioni significative, ma voi sapete che esiste anche una distorsione, gli operatori del sistema sanitario presenti in Consiglio sanno che esistono fenomeni distorsivi, anche rispetto alla legge nazionale. Non ci spiegheremmo perché, altrimenti, ci sono pochissimi collegi infermieristici in cui si concentra tutto l'afflusso degli infermieri stranieri. Evidentemente ci sono dei percorsi particolari per questi infermieri all'interno di quei collegi. Oltre a questo, noi dobbiamo sempre tenere presente le caratteristiche, le peculiarità, la responsabilità che emerge in questa professione.
A nostro avviso è importante che ci siano corsi di lingua, è importante che ci siano riconoscimenti e titoli, ma è ancora più importante - al di là di questi aspetti formali che, ripeto, ben vengano, sono fissati dalla legge nazionale - rafforzarli. L'emendamento presentato dal mio Gruppo pone un problema vero, quello dell'affiancamento.
Non stiamo parlando di una banalità. Molto spesso è l'infermiere che viene più a diretto contatto con il malato. Non sono cose lunari, non sono avvenimenti lunari il fatto di alcuni errori che vengono compiuto nella somministrazione di medicinali da parte di infermieri. Alcune volte - molto limitatamente, per fortuna - succede anche questo. Noi vogliamo abbassare questa casistica legata all'errore.
Uno dei modi è di puntare molto sull'affiancamento, sul tutoraggio che l'infermiere, non solo quello straniero, in particolare quello straniero ma anche quello italiano, possa svolgere vicino ad un infermiere con esperienza, con capacità professionali già sperimentate, presente in quel reparto già da un tempo significativo.
Un'attenzione particolare può essere data dal Piano per fare una considerazione di qualità, di innalzamento della qualità di un comparto quello infermieristico, che noi riteniamo debba ricevere non solo queste attenzioni, ma anche questo tipo di attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Il tema sollevato con questi emendamenti, quello del ruolo e delle funzioni degli infermieri è un tema di grande rilievo al quale anche il mio Gruppo politico ha posto attenzione, fin dalla presentazione della prima bozza del Piano Socio Sanitario, due anni or sono. Tant'è che, nelle osservazioni, indicammo alla Giunta un progetto di integrazione ospedale territorio nel quale veniva prevista anche l'istituzione della figura dell'infermiere di famiglia. Figura che abbiamo ripreso anche in una proposta di legge presentata qualche mese fa e che, mi auguro, possa andare presto in discussione insieme alle sollecitazioni che altri Gruppi consiliari hanno fatto in materia.
Non credo che, al di là di quanto dirà l'Assessore nelle sue risposte il Piano Socio Sanitario sia la sede nella quale delineare con puntualità il ruolo e le funzioni infermieristiche. Potrebbe, in quest'ambito scatenare una serie di problemi di rapporti anche con altre figure professionali, altrettanto significative e importanti nel mondo della sanità.
Credo che, su questo tema, al di là di integrazioni che potranno esserci sul testo del Piano, sarebbe utile giungere ad una rapida discussione in Commissione e al dibattito in aula per l'approvazione di un testo sulle proposte presentate dai vari Gruppi consiliari sulla materia.
Riteniamo che il pieno riconoscimento del ruolo e delle funzioni degli infermieri sia nell'interesse primario della salvaguardia del diritto alla salute del cittadino, e per questo, come Gruppo SDI, abbiamo presentato anche un ordine del giorno collegato al Piano, che vorremmo discutere prima della sua votazione finale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Vorrei riprendere due considerazioni, che peraltro abbiamo fatto più volte in quest'Aula, nonché in sede di Commissione.
L'immissione massiccia di infermieri provenienti da altre parti d'Europa si è verificata soprattutto durante la passata legislatura. È vero che è servita a coprire i "buchi" negli ospedali delle nostre Regioni, ma talvolta ha sollevato problemi importanti.
L'emendamento, pertanto, solleva un problema reale: sono d'accordo con l'opposizione sul fatto che sia necessario un percorso di formazione o di affiancamento prima che gli infermieri provenienti da altre nazioni possano essere utilizzati nei nostri ospedali: devono poter conoscere l'italiano devono saper dialogare coi nostri pazienti, devono prendere confidenza con le strutture sanitarie dei nostri reparti e delle nostre strutture.
Credo, però, che sia indispensabile andare oltre, perché sono necessarie delle forme di collaborazione diretta con le università rumene polacche e moldave, ovvero con le Università dei Paesi che maggiormente offrono personale infermieristico ai nostri reparti.
Ritengo, inoltre, che si debba puntare ad un'assunzione diretta, senza il tramite delle cooperative. Non possiamo permettere, infatti, che il personale che svolge lo stesso tipo di lavoro all'interno dei nostri ospedali sia pagato in maniera diversa, a seconda se provenga dalle cooperative o se dipenda direttamente dal sistema sanitario nazionale.
Negli anni precedenti si è sopportato questo modo di fare, ma credo che un governo di centrosinistra non possa permetterlo.
Se l'orientamento tra la maggioranza e l'opposizione è votare contro questo emendamento ma di riprendere successivamente questo problema attraverso un ordine del giorno, mi comporterò in tal senso, ma credo che sia un problema reale del quale la Commissione sanità e l'Assessorato stesso se ne dovranno occupare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il nostro Gruppo ovviamente voterà a favore dell'emendamento, con una prerogativa: a noi interessa che i problemi vengano risolti. Naturalmente a tutti interessa sposare delle cause giuste, che non credo abbiano colore politico. Io mi sento di sottoscrivere i tre quarti dell'intervento del collega Boeti, salvo nel dire: "Concordo con l'emendamento ma voter contro".
Annuncio, quindi, che presenteremo in tal senso un ordine del giorno che, ovviamente, non vuole essere soltanto di Alleanza Nazionale, ma siamo disponibili ad un confronto con gli altri Gruppi consiliari.
Crediamo che sia opportuno un rapporto con le università straniere ma anche un inserimento diretto con gli stessi requisiti previsti per gli infermieri italiani.
Però crediamo, altresì, che andrà fatto - e su questo mi auguro che il Presidente vorrà convocare delle sedute di IV Commissione per discutere di questo aspetto, anche perché ci sono più proposte di legge in tal senso non solo quelle di AN - perché c'é da fare anche una valutazione di carattere economico. Oggi la Regione Piemonte ha un numero molto elevato di infermieri provenienti da studi associati, da cooperative o da agenzie interinali, che hanno un costo in molti casi superiore rispetto ad un dipendente assunto a tempo indeterminato. Per cui, per motivazioni che in molti casi abbiamo sentito dire dai colleghi del centrosinistra (quello della certezza di un lavoro e di una equiparazione economica per tutti coloro che lavorano all'interno dello stesso scomparto e svolgono la stessa mansione), ci auguriamo che venga approvato, ovviamente a conclusione del dibattito, un ordine del giorno nel merito, e speriamo altresì che la IV Commissione si occupi di un tema che, secondo noi, va certamente affrontato.
Dico "secondo noi" avendo letto, dal mese di agosto in poi, le dichiarazioni dell'Assessore alla sanità. Credo che in molti punti siano valutazioni che toccano quelli che sono i problemi che possono essere sollevati una volta da AN, altre volte da altri partiti, un'altra volta ancora dalla Giunta regionale. Per cui, se vengono sollevati da tutti sebbene le valutazioni siano leggermente differenti, si possono affrontare con interventi concreti e non solo rilasciando dichiarazioni, come abbiamo fatto noi o altri esponenti del Consiglio o della Giunta.



RICCA Luigi Sergio (fuori microfono)

Non abbiamo ancora sentito il parere dell'Assessore.



PRESIDENTE

Colleghi, nessuno ha chiesto il parere della Giunta e l'Assessore non ha ritenuto di intervenire.
Poiché siamo in fase di dichiarazione di voto, non si può tornare indietro.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Desumo, da come si è sviluppato il dibattito, che la posizione della Giunta, anche per evidenti questioni di equilibrio generale, sia contraria.
E questo mi dispiace, perché se dalla maggioranza fosse anche emersa una contrarietà nel merito sulle questioni poste dall'emendamento, poteva essere anche accettabile. Ma mi sembra un po' un controsenso prodigarsi tutti a dire di essere d'accordo e poi votare contro. Per cui, se non altro per una questione di onestà intellettuale, mi piacerebbe votare a favore ma mi asterrò.
Accolgo appieno, per quanto mi riguarda, la proposta del Consigliere Vignale sull'ordine del giorno, che sin d'ora preannuncio avrà la mia adesione. Grazie.



PRESIDENTE

Informo i colleghi che gli emendamenti a seguire, rubricati ai n. 53 e 54 trattano le stesse problematiche. Pertanto l'Assessore, se lo riterrà opportuno, potrà intervenire e offrire il suo contributo.
Ricordo che il numero legale è 30.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 52, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario. .
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 42 Consiglieri hanno votato SÌ 11 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 53) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti, Ghiglia: Al Capitolo 2 (Governo del servizio Sanitario Regionale), pagina 75 dopo il paragrafo 2.6 (La Politica delle risorse umane) aggiungere il seguente paragrafo "2.6 ter" : "Criteri omogenei ed oggettivi per la definizione delle piante organiche nel comparto infermieristico" Quadro di riferimento Da tempo ormai il settore infermieristico piemontese richiede un intervento che ne disciplini l'attività e che, soprattutto, consenta il superamento di alcune significative problematiche.
In primo luogo si evidenzia l'annosa carenza di personale infermieristico che si configura in diverse migliaia di unità nella nostra regione, dato che si evince anche dai parametri Ocse che determinano un rapporto ottimale tra infermieri presenti nelle strutture sanitarie e cittadini residenti di una determinata area in 8,2 infermieri ogni 1000 abitanti. In Piemonte arriviamo a una media stimata di circa 5,2 infermieri ogni 1000 abitanti evidentemente bassa con i conseguenti notevoli problemi di gestione e di governo dell'assistenza nelle varie Aziende Sanitarie.
La carenza di personale nella maggior parte dei casi significa sopratutto mal utilizzo degli infermieri laureati, professionisti e specializzati visto che non tutti i compiti che compongono il totale della domanda di assistenza, oggi, sono ruoli di pertinenza infermieristica. Purtroppo molto di quello che gli infermieri sono costretti a fare ha poco o nulla a che vedere con la loro funzione. Spesso infatti l'infermiere è impegnato in pratiche burocratiche o in attività meramente esecutive e di nessun impatto per gli assistiti. Da alcune stime, addirittura, tali attività improprie rappresentano circa il 30% del tempo lavorativo totale prestato all'interno di un'azienda. In considerazione della crescita giuridica e formativa della categoria infermieristica è dunque necessario un pieno e adeguato utilizzo della risorsa professionale degli infermieri laureati negli ambiti di specializzazione.
La carenza di organici viene invece in parte sopperita attraverso una "somministrazione" di professionisti infermieri per mezzo di agenzie interinali alle quali sempre più spesso le Aziende Sanitarie si rivolgono.
Tale mercato è rappresentato in larga misura da infermieri stranieri con i problemi che, ancora di più oggi, sono sotto agli occhi di tutti.
Di contro il mondo della libera professione infermieristica è ancora molto troppo, frammentato. L'utilizzo di questi professionisti (riuniti in studi associati o come singoli professionisti) risulta alquanto disomogeneo, se non addirittura nullo, da parte delle Aziende Sanitarie piemontesi. Un fatto particolarmente grave se si considera che in Piemonte si contano circa 1500 infermieri impegnati nella libera professione che potrebbero tranquillamente collaborare alla creazione di una sanità di eccellenza in modo concreto, costruttivo e vantaggioso.
Sul territorio il quadro è, se possibile, ancora più deprimente. L'aumento improprio del numero di giorni delle degenze ospedaliere, l'utilizzo del pronto soccorso per patologie e/o prestazioni che potrebbero essere curate a domicilio, impongono un potenziamento dell'assistenza territoriale e domiciliare che oggi è ancora fortemente inadeguata alla richiesta. Tale situazione crea nel cittadino utente una forte condizione di disagio. Si pensi ad esempio all'invecchiamento della popolazione, al numero sempre maggiore di pazienti cronici, per lo più anziani, bisognosi di una costante assistenza che può essere soddisfatta a domicilio, e si può ben immaginare come ciò rappresenti un'enorme criticità.
I Problemi La cronica carenza del personale infermieristico nelle strutture sanitarie unita al loro non corretto utilizzo genera sovraccarichi di straordinari consecutivi, aumenta i rischi di errore e diminuisce la qualità del servizio offerto agli assistiti, nonché aumenta la durata della degenza correlata alle eventuali complicanze.
L'utilizzo improprio di professionisti dell'assistenza legato alla necessità di coprire tutta una serie di mansioni attribuibili ad altre figure, come ad esempio agli Oss o a personale amministrativo, rappresenta uno spreco di risorse economiche e professionali oltre a ripercuotersi direttamente sull'utente che si trova privato di quelle risorse professionali che invece andrebbero totalmente dedicate alla sua assistenza, con possibili preoccupanti conseguenze sul suo stato di salute.
Si è determinata in questo quadro una sorta di "infermieristizzazione" del sistema, la quale ha portato a pensare che tutti i bisogni della persona in cura (l'alimentazione, la pulizia personale, la pulizia delle camere) indipendentemente dalle condizioni di salute, siano di stretta pertinenza infermieristica quando invece è evidente che non possa essere così, anche in considerazione della preparazione specifica dell'infermiere moderno.
La "somministrazione" di infermieri da parte delle agenzie interinali rimane un procedimento improprio, visto che gli infermieri laureati sono professionisti intellettuali autonomi che agiscono all'interno del sistema sanitario; per questa ragione, come già accade per tutte le altre professioni intellettuali, non possono essere oggetto di fornitura di mano d'opera. Il personale proveniente da tali agenzie, inoltre, è rappresentato largamente da infermieri stranieri, che non sempre sono garanzia di qualità, tenendo soprattutto conto dei problemi relativi alla lingua, alla differente preparazione, e alla conoscenza dei modelli e delle tecniche infermieristiche che negli ospedali italiani hanno raggiunto uno standard qualitativo molto alto. Ciò va inevitabilmente a danneggiare il cittadino utente.
L'utilizzo dei liberi professionisti singoli e/o degli studi associati infermieristici, i soli in possesso dei requisiti ministeriali previsti per esercitare la professione in forma autonoma, non ha un sistema di governo che possa risultare efficace ed efficiente, ma viene lasciato alle libere negoziazioni aziendali le quali troppo spesso non si curano dell'interesse generale.
In questa situazione si aggiunge il fatto che la categoria infermieristica è demotivata e poco coinvolta nei processi aziendali. Di fatto per gli infermieri non sussistono forme di incentivazione legate alla valorizzazione e all'impegno per il raggiungimento degli obbiettivi o alla crescita professionale.
Le Azioni Per l'area Ospedaliera Raggiungimento dei parametri Ocse Con il fine di raggiungere i parametri comunemente accettati nell'Unione europea rispetto al numero di infermieri presenti e operanti nelle strutture sanitarie in rapporto ai residenti (8,2 ogni 1000 abitanti) sarebbe necessario individuare un percorso di crescita degli infermieri professionisti impiegati nelle strutture sanitarie pensato per gradi. Nel giro di un anno passare da 5,2 ogni 1000 abitanti, che è la cifra media attuale in Piemonte, a 6,2 ogni mille. In due anni si potrebbe arrivare a 7,2 e così via. Ciò potrebbe essere realizzato con un capitolo di spesa dedicato o con fondi espressamente destinati.
Dirigenze infermieristiche Sarebbe necessario attivare aree dirigenziali infermieristiche presso tutte le aziende sanitarie su base dipartimentale.
Convenzioni con i liberi professionisti e agenzie interinali Le Aziende sanitarie regionali, per reperire personale infermieristico dovrebbero attivare convenzioni solo con infermieri liberi professionisti in forma singola o associata (studi associati) che abbiano i requisiti ministeriali previsti dalla legislazione vigente. I liberi professionisti (singoli o associati) saranno accreditati presso il Collegio professionale.
I criteri per l'accreditamento sono stabiliti dal Collegio professionale di concerto con la Regione. Tali criteri, oltre al controllo delle caratteristiche dello studio associato, dovranno prevedere il controllo e la valutazione di ogni singolo infermiere associato.
Le Agenzie interinali non potranno somministrare lavoro infermieristico ma unicamente quello di Oss.
Incentivazione del lavoro infermieristico Andrebbero studiate e attivate azioni atte a finalizzare accordi regionali ed aziendali, anche con lo stanziamento di appositi fondi, che valorizzino il ruolo degli infermieri, favorendo la partecipazione degli stessi all'esecuzione di progetti-obbiettivo che abbiano le caratteristica dell'efficacia, dell'efficienza e dell'economicità".
La parola al Consigliere Vignale, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo secondo emendamento interviene, invece, su quello che è un aspetto più generale, che riguarda coloro che operano all'interno della sanità, ma soprattutto rispetto all'organizzazione del lavoro infermieristico e di supporto al lavoro infermieristico da svolgere all'interno delle strutture pubbliche.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità individua in 8,2 infermieri su ogni 1.000 abitanti il numero corretto d'infermieri che una sanità dovrebbe avere.
In Piemonte noi arriviamo ad una media stimata che si aggira intorno a 5,2, quindi di molto inferiore rispetto a quelli che sono i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Al di là di un aspetto quantitativo, che sarà oggetto delle proposte dell'emendamento, vi è anche una valutazione qualitativa: i 5,2 infermieri per ogni mille abitanti, presenti all'interno delle nostre strutture, non sono omogeneamente distribuiti. Quindi, possiamo avere una Cardiochirurgia con sette infermieri e un'altra, in un'altra zona del Piemonte, con pari numero d'interventi, con un numero maggiore o minore d'infermieri.
Non esiste alcun documento della Giunta regionale, né su questo interviene il Piano Socio Sanitario, che dia delle indicazioni ai Direttori generali rispetto ad una modalità gestionale omogenea su tutto il territorio regionale.
L'emendamento, seguendo la filosofia del Piano Socio Sanitario, cioè individuando il quadro di riferimento, i problemi e le azioni, propone al Consiglio quattro finalità da raggiungere.
La prima è il raggiungimento dei parametri OCSE. Prevedere cioè che nell'arco del triennio di validità del Piano, il numero di infermieri passi da 5,2 per ogni mille abitanti alla percentuale prevista dall'OMS.
Ovviamente, abbiamo dato un'indicazione tendenziale; ma secondo noi sarebbe importante che ci s'impegnasse nel affermare che, essendoci carenza infermieristica, si interverrà per aumentare il numero di infermieri.
Il secondo aspetto è relativo all'istituzione delle Dirigenze infermieristiche all'interno delle nostre strutture. Crediamo che la gestione di liberi professionisti, che operano all'interno delle nostre strutture, dovrebbe essere affidata a un Dirigente infermieristico. Così come crediamo che le Aziende sanitarie regionali dovrebbero attivarsi oltre che con le modalità naturali (concorsi pubblici), anche attraverso convenzioni con infermieri liberi professionisti in forma singola o associata, che abbiano i requisiti previsti dal Ministero.
Come ricordava prima il collega Botta, essendo la figura degli infermieri una libera professione, teoricamente, è vietata la "somministrazione" di infermieri da parte di agenzie interinali o di cooperative, che dovrebbero garantire la somministrazione di figure come l'operatore socio-sanitario o simili.
Inoltre, pensiamo vada previsto un altro punto, quello dell'incentivazione economica del lavoro infermieristico. Abbiamo visto come, anche solo negli ultimi mesi, alcuni infermieri hanno lasciato la sanità pubblica per diventare liberi professionisti. Questo succede perch la carenza presente negli ospedali comporta una reperibilità altissima, a parità di stipendio.
Crediamo che progetti e obiettivi, che oltre alla caratteristica dell'efficacia e dell'efficienza devono risolversi anche in un sostegno economico per chi svolge questo tipo di mansione, dovrebbero essere previsti all'interno del Piano. Se così non avverrà per il voto contrario da parte del Consiglio, crediamo che tutti i punti indicati nei nostri tre emendamenti dovrebbero essere poi affrontati o con una proposta legislativa o comunque trattando i temi all'interno della Commissione competente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Non vorrei iniziare con una nota polemica. Però, Presidente, lei dovrebbe garantire, oltre che il silenzio, anche l'attenzione da parte dell'Assessore. Diversamente, interrompiamo, fermiamoci cinque minuti durante l'intero intervento del collega di minoranza l'Assessore ha colloquiato con il Presidente della Commissione sanità. Adesso giustamente, sta colloquiando con il Presidente: va benissimo, sicuramente le cose dette sono più importanti di quelle che diciamo noi.
Però, capirà che se lei non garantisce che l'Assessore ci stia a sentire, l'Assessore non interviene neanche per...



(Commenti in aula)



BOTTA Marco

...ne sono convinto ed è giustissimo. Presidente, se l'Assessore non interviene neanche per dire se la Giunta è favorevole o contraria a un emendamento importante come quello precedente - perché da venti minuti parla con il Presidente della Commissione sanità - ci dica cosa stiamo a fare in Consiglio regionale....
Non lo dico a voi, ma al Presidente del Consiglio, che dovrebbe garantirci che almeno qualcuno ci stia a sentire e che dica alla sua maggioranza come votare, almeno quello. Oppure, che dica "no" perché la Giunta è contraria per giustificati motivi. Neanche più a questo arriviamo? Non c'é problema. Chiediamo soltanto che un occhio e orecchio sia rivolto a quanto dicono questi poveri Consiglieri, eletti da qualche decina di migliaia di persone e che cercano di portare il loro contributo.
Dopodiché, se continuiamo a parlarci tra sordi...
Va benissimo, Presidente! Io non ce l'ho con l'Assessore, ma con lei e con l'Ufficio di Presidenza. Mi spiace, ma se non garantiamo neanche questo...
Va bene, andiamo avanti così. Mi scuso, ma visto che la cosa continua da sempre era giusto, secondo me, farla rilevare.
Anche quest'emendamento pone all'attenzione della Giunta e del Consiglio il discorso sulla dignità del comparto infermieristico. Da una parte, rileva i parametri OCSE - per i quali siamo una delle sanità migliori al mondo: lo dico con convinzione, così come dicevamo come Gruppo quattro o cinque anni fa, quand'era un'altra Giunta che governava; dobbiamo tendere comunque a migliorarci sempre più. E se è reale la carenza cronica di infermieri, se è vero che i parametri dell'OCSE ci dicono che debbono esserci più infermieri per mille abitanti, è evidente che la tendenza a raggiungere questo risultato dovrebbe trasparire dal Piano sanitario.
Altro discorso importante è quello delle dirigenze infermieristiche.
Anche qui, Presidente e Assessore, viviamo in un mondo dove ognuno fa per sé. Com'è possibile che ci siano molte aziende sanitarie o alcune aziende sanitarie che hanno già attivato quella che è una posizione importante (da dirigente infermieristico), prevista dalla legislazione nazionale, mentre ci siano altre ASL che continuano a fare orecchio da mercante, pur avendo persone che all'interno dell'azienda sanitaria hanno i titoli e svolgono le funzioni da dirigente infermieristico? Anche qui, Assessore, bisogna dire una parola chiara e il Piano avrebbe potuto essere un momento per chiarire anche questo aspetto.
Un altro elemento è l'incentivazione del lavoro infermieristico, che molto spesso è umiliato non solo dal punto di vista del riconoscimento professionale, ma anche da quello del riconoscimento economico. Di conseguenza, è chiaro che siamo in presenza di fenomeni di uscita di personale molto competente e molto formato dal mondo della sanità pubblica per transitare nella sanità privata o nella libera professione, con un depauperamento importante della nostra sanità regionale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Botta. Volevo solo ricordare che, in fase di illustrazione dei tre emendamenti, avevo chiesto al collega Vignale se intendeva fare un'unica illustrazione e ottenere un'unica risposta dall'Assessore. Il collega aveva detto di no, quindi l'Assessore poteva intervenire quando lo riteneva opportuno.
Per quanto riguarda l'attenzione dell'Aula, concordo con lei.
Purtroppo, non posso fare altro che scampanellare e ogni tanto riprendere i colleghi. È una responsabilità di tutti, rispetto alla quale penso che nessuno di noi sia immune. La ringrazio.
La parola all'Assessore Artesio per la risposta all'emendamento n. 53.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Mi scuso con il Consigliere Botta per il mancato intervento sul sub emendamento 52, ma è da ascrivere non tanto alla mia dimenticanza, quanto piuttosto al fatto che, essendo stati svolti interventi che avevano prodotto una tale concordia istituzionale, ritenevo che il parere della Giunta non fosse più necessario.
Ritorno al subemendamento 53. Come sempre, valgono questioni di metodo e questioni di merito. La questione di metodo su questi argomenti è già stata ripetutamente richiamata in Commissione e anche negli incontri avvenuti in sede di Conferenza Capigruppo, vale a dire il fatto che il Piano cerca di resistere, nonostante le numerose sollecitazioni, alla fedeltà e al proprio stile redazionale, che prevede di non entrare nel merito della declaratoria dei singoli profili, dei rapporti numerici degli organici, delle progressioni di carriera, dei sistemi di reclutamento e di quant'altro viene iscritto all'interno dei documenti. Il che non significa indifferenza verso alcuno di questi temi, anzi assoluto interesse. Allora l'emendamento viene respinto per il metodo.
Per quello che riguarda il merito, ritengo che vi sia la necessità di essere più generosi non con l'Assessore e non con la Giunta, ma con il sistema sanitario e con gli operatori che lo rappresentano, qualunque sia la maggioranza, nel concreto e quotidiano dispiegarsi del loro lavoro.
Una continua descrizione di sistemi di inadeguatezza piuttosto che di allarme dovuti al non allineamento del parametro numerico tra infermieri e pazienti rischia di ingenerare delle situazioni di insicurezza rispetto al clima ospedaliero piuttosto che dei servizi territoriali che non giova credo - ad alcuno (né rappresentante sindacale né esponente politico), ma giova sicuramente nulla all'ammalato.
Tra l'altro, quando si pongono questi discorsi, si dovrebbe ricordare che, se siamo sotto ai parametri OCSE per il rapporto infermieri/pazienti siamo ben al di sopra per il rapporto pazienti/medici. Ciò non per abbandonare la vispolemica o il contributo dialettico, ma per condividere la responsabilità sulla sicurezza dei pazienti.
Dopodiché sono assolutamente d'accordo nel dire che la distribuzione della qualità e della quantità dei carichi di lavoro deve vedere una corretta articolazione tra OSS (operatore socio-sanitario) e profilo sanitario non socio-assistenziale, infermiere professionale e medico, ma da questa necessità a ricondurre il clima e la condizione negli ospedali ad una situazione di insicurezza ce ne corre.
L'ultima osservazione riguarda la questione relativa alla dirigenza infermieristica, sulla quale stiamo conducendo un monitoraggio delle esperienze in atto proprio per arrivare a determinare dei modelli omogenei di comportamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 53, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario. .
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri votanti 41 Consiglieri hanno votato SÌ 12 Consiglieri hanno votato NO 28 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 54) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti, Ghiglia: Al Capitolo 2 (Governo del servizio Sanitario Regionale), pagina 75 dopo il paragrafo 2.6 (La Politica delle risorse umane) aggiungere il seguente paragrafo '2.6 quater': "Razionalizzazione del comparto infermieristico e delle problematiche di pertinenza della categoria - l'infermiere di famiglia" Quadro di riferimento Da tempo ormai il settore infermieristico piemontese richiede un intervento che ne disciplini l'attività e che, soprattutto, consenta il superamento di alcune significative problematiche.
Il mondo della libera professione infermieristica è ancora molto, troppo frammentato. L'utilizzo di questi professionisti (riuniti in studi associati o come singoli professionisti) risulta alquanto disomogeneo, se non addirittura nullo, da parte delle Aziende Sanitarie piemontesi. Un fatto particolarmente grave se si considera che in Piemonte si contano circa 1500 infermieri impegnati nella libera professione che potrebbero tranquillamente collaborare alla creazione di una sanità di eccellenza in modo concreto, costruttivo e vantaggioso.
L'aumento improprio del numero di giorni delle degenze ospedaliere l'utilizzo del pronto soccorso per patologie e/o prestazioni che potrebbero essere curate a domicilio, impongono un potenziamento dell'assistenza territoriale e domiciliare che oggi è ancora fortemente inadeguata alla richiesta. Tale situazione crea nel cittadino utente una forte condizione di disagio. Si pensi ad esempio all'invecchiamento della popolazione, al numero sempre maggiore di pazienti cronici, per lo più anziani, bisognosi di una costante assistenza che può essere soddisfatta a domicilio, e si pu ben immaginare come ciò rappresenti un'enorme criticità.
Vi sono poi i giovani. Risorsa fondamentale per lo sviluppo futuro della professione infermieristica, essi hanno pochi strumenti per conoscere in modo corretto e approfondito la vera natura di questa professione e quindi eventualmente sceglierla. Si rileva una carenza nell'immaginario sociale dell'importante ruolo ricoperto dall'infermiere all'interno della struttura sanitaria e assistenziale. Unita a una scarsa conoscenza dell'alto livello di preparazione tecnica e scientifica degli infermieri laureati e specializzati che a tutti gli effetti oggi sono dei professionisti autonomi che lavorano in collaborazione con tutte la altre figure professionistiche che operano all'interno del panorama sanitario.
I Problemi La cronica carenza del personale infermieristico nelle strutture sanitarie unita al loro non corretto utilizzo genera sovraccarichi di straordinari consecutivi, aumenta i rischi di errore e diminuisce la qualità del servizio offerto agli assistiti, nonché aumenta la durata della degenza correlata alle eventuali complicanze.
Gli attuali modelli organizzativi, seppure strettamente legati all'assistenza, non sembrano rispondere alle caratteristiche di efficacia efficienza ed economicità che dovrebbero distinguere invece un sistema realmente funzionale e teso all'eccellenza. In questo contesto è evidente che la risorsa infermieristica viene utilizzata male e non sfruttata al meglio.
L'utilizzo dei liberi professionisti singoli e/o degli studi associati infermieristici, i soli in possesso dei requisiti ministeriali previsti per esercitare la professione in forma autonoma, non ha un sistema di governo che possa risultare efficace ed efficiente, ma viene lasciato alle libere negoziazioni aziendali le quali troppo spesso non si curano dell'interesse generale.
L'assistenza territoriale e domiciliare rimane deficitaria. Esiste sul territorio un numero molto alto di pazienti cronici non autosufficienti i quali necessitano di una costante e continuativa assistenza che non pu essere soddisfatta dall'attuale sistema sanitario. Questo genera ricoveri impropri, che gravano sui reparti e sui pronto soccorso delle aziende sanitarie pubbliche. Inoltre molti pazienti che si trovano nella condizione di non autosufficienza, bisognosi di una assistenza continuativa e costante, sono di fatto in una condizione di abbandono che li porta ad affidarsi in modo sempre più esteso a personale non qualificato con conseguenti rischi per la loro salute In questa situazione si aggiunge il fatto che la categoria infermieristica è demotivata e poco coinvolta nei processi aziendali. Di fatto per gli infermieri non sussistono forme di incentivazione legate alla valorizzazione e all'impegno per il raggiungimento degli obbiettivi o alla crescita professionale.
Le Azioni Per l'area territoriale La nascita degli infermieri di famiglia Sarebbe necessario poter attivare l'infermiere di famiglia come figura libero professionale che agisca in convenzione con la Regione. L'infermiere di famiglia dovrebbe avere specifiche funzioni sinergiche e complementari al medico di medicina generale, e andrebbe inserito nel futuro progetto di Casa della Salute. Il suo profilo dovrebbe riferirsi a quanto è stato descritto dall'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e di seguito riportato: "L'infermiere di famiglia aiuterà gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica o nei momenti di stress trascorrendo buona parte del loro tempo a lavorare a domicilio dei pazienti e con le loro famiglie. Tali infermieri consigliano riguardo agli stili di vita ed i fattori comportamentali di rischio ed assistono le famiglie in materia di salute. Attraverso la diagnosi precoce, essi possono garantire che i problemi sanitari delle famiglie siano curati al loro insorgere. Con la loro conoscenza della salute pubblica, delle tematiche sociali e delle altre agenzie sociali, possono identificare gli effetti dei fattori socioeconomici sulla salute della famiglia ed indirizzare quest'ultima alle strutture più adatte. Possono facilitare le dimissioni precoci dagli ospedali fornendo assistenza infermieristica a domicilio ed agire da tramite tra la famiglia ed il medico di base, sostituendosi a quest'ultimo quando i bisogni identificati sono di carattere prevalentemente infermieristico".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Questo è l'ultimo emendamento che riguarda la tematica degli infermieri e crediamo sia uno di quelli più qualificanti, che avrebbe potuto o avrebbe dovuto trovare spazio all'interno di un Piano.
Sappiamo le modalità con cui il Piano è stato redatto, che noi abbiamo in qualche modo contestato, non avendo indirizzi di carattere programmatorio; crediamo, invece, che alcune risposte concrete, proprio all'interno del Piano, andavano date.
Riteniamo che una possa essere certamente la nascita della figura dell'infermiere di famiglia. Oggi è sempre maggiore il numero di persone che necessiterebbero di questa figura, uno strumento che, come l'assistenza domiciliare integrata, è certamente estremamente positivo; la nostra Regione - e non da oggi - è all'avanguardia rispetto a questo strumento, ma non sempre è in grado di rispondere a tutte le esigenze delle famiglie.
Rileviamo come l'istituzione dell'infermiere di famiglia non soltanto avrebbe una caratteristica positiva rispetto all'umanizzazione della cura delle persone, ma potrebbe garantire ad un numero elevato di persone che necessitano di questo servizio di poter rimanere all'interno delle proprie abitazioni, con la loro famiglia, senza dover essere ospitate in RSA piuttosto che all'interno di strutture sanitarie ospedaliere.
Crediamo altresì che, oltre a garantire - appunto - una maggiore umanizzazione di percorsi di cura o d'assistenza, quest'emendamento potrebbe avere anche una finalità legata ad un risparmio di carattere economico. Sappiamo quanto la sanità piemontese, l'assistenza piemontese dovrebbe puntare sempre più sul mantenimento di pazienti o di persone che necessitano d'assistenza all'interno delle mura di una famiglia piuttosto che in una struttura protetta che, ovviamente, ha costi maggiori, in alcuni casi per le famiglie, in molti altri casi per la Regione Piemonte; in ultimo, si dovrebbe fare stante la difficoltà a dare risposte concrete.
Noi crediamo che l'infermiere di famiglia potrebbe risolvere in parte ovviamente non sarebbe la risposta totale - il problema della richiesta di posti all'interno delle RSA, dove abbiamo una lunghissima lista d'attesa questo è uno dei problemi che il comparto assistenziale, e in parte quello sanitario, devono affrontare, anche se negli ultimi anni, secondo noi, non è stato affrontato adeguatamente.
Per cui, la nascita dell'infermiere di famiglia, unitamente alle altre indicazioni che ci siamo permessi di dare, potrebbe rappresentare una soluzione. Ricordiamo ai colleghi che, noi (come tutti i Gruppi consiliari) abbiamo ricevuto un documento del Collegio degli infermieri di Torino contenente delle indicazioni; ne abbiamo tratte alcune che ci parevano più pertinenti e le abbiamo trasformate in emendamenti. In questo modo, abbiamo cercato di dare una risposta, non soltanto al comparto infermieristico, ma al sistema sanitario piemontese.
Noi crediamo che l'introduzione dell'infermiere di famiglia sarebbe particolarmente importante; anche questo potrà essere motivo di discussione in sede di Commissione competente, con un'analisi di queste figure anche da un punto di vista legislativo. Starà certamente alla maggioranza e al Presidente della IV Commissione - anche qualora si ritenga, per i motivi che ci ha spiegato prima l'Assessore, di respingere gli emendamenti cercare di trarre delle indicazioni dagli emendamenti presentati, per dare soluzioni concrete ai problemi che sono stati posti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio sull'emendamento n. 54.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Su questo tema credo che si avrà modo di manifestare il consenso che in modo interpolitico e interpartitico si esprime in quest'Aula, visto che conosco l'annuncio di presentazione di disegni di legge per l'istituzione dell'infermiere di famiglia anche da parte di Gruppi consiliari di maggioranza.
Non ci sono obiezioni da parte della Giunta a che si arrivi a promuovere, attraverso strumenti d'indirizzo e d'invito, non l'opportunità che è descritta dall'Organizzazione Mondiale della Sanità - ma la fattibilità dell'istituzione dell'infermiere di famiglia, attraverso l'impiego di forme di sollecitazione consentite a quest'Aula che non siano quelle dell'emendamento al Piano Socio Sanitario.
Ciò per la stessa ragione ribadita nel caso della discussione sugli psicologi e sugli infermieri relativamente al fatto che il Piano non interviene a questo livello di definizione del ruolo professionale.
Quindi, il giudizio sull'emendamento è negativo; sulla possibilità che l'Aula, nella relazione con l'esecutivo, laddove lo ritenga, assuma atti d'indirizzo che impegneranno la Giunta, ovviamente, non si può che convenire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca per dichiarazioni di voto.



RICCA Luigi Sergio

Prendo atto della posizione espressa dall'Assessore Artesio. Come ho già detto prima, sottolineo che la proposta dell'istituzione dell'infermiere di famiglia mi trova pienamente concorde. Mi trovo quindi in difficoltà. Se da un lato accolgo la sollecitazione - cosa che ho fatto di presentare un ordine del giorno sulla materia per stimolare la presa di posizione del Consiglio e della Giunta sulla fattibilità dell'istituzione della figura dell'infermiere di famiglia, dall'altro non posso neanche votare nel merito contro una proposta che è anche il perno di una mia proposta di legge; di conseguenza, su questo tema mi asterrò.
Naturalmente, non richiamo i motivi per i quali ritengo fondamentale ai fini di ottenere un migliore rapporto della sanità anche con il territorio, l'istituzione dell'infermiere di famiglia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale per dichiarazione di voto.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, intervengo per confermare il voto positivo del nostro Gruppo consiliare per le motivazioni che abbiamo già ricordato in altri interventi, nel senso che, verosimilmente, le sollecitazioni corrette di più figure professionali potevano, secondo noi, essere presenti all'interno del Piano.
Ci auguriamo che, nonostante l'espressione negativa, da questi emendamenti - e non soltanto da questi, ma dalle leggi presentate, in corso di presentazione e quant'altro - possa nascere tale figura, in tempi - non voglio dire brevi, perché la tempistica del Consiglio regionale è nota a tutti - almeno certi. Anche su questo cercherà di vertere l'ordine del giorno che presenteremo, affinché a seguito delle motivazioni espresse nel corso della discussione dei tre emendamenti, ci possa essere una risposta concreta o comunque un confronto tra il Consiglio e la Giunta con gli strumenti che sono previsti all'interno di quest'Aula: provvedimenti legislativi o, in questo caso, provvedimenti d'indirizzo.
Ci auguriamo che con i colleghi che sono intervenuti - tanto coloro i quali hanno manifestato condivisione, votando contro gli emendamenti quanto coloro i quali hanno manifestato condivisione, astenendosi rispetto ad alcuni degli emendamenti presentati - e con il resto del Consiglio si possa avere un rapporto con la Giunta, si possano trovare soluzioni reali che diano risposta, prima di tutto ai cittadini piemontesi e, in secondo luogo, ad una categoria.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 30.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 54, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 36) presentato dal Consigliere Rossi: "2.7. L'organizzazione delle attività sanitarie" pag. 78 il punto: "costituire presso l'Assessorato una Commissione sulla politica del farmaco, con il compito di elaborare proposte per linee guida nei confronti delle aziende sanitarie e dei medici prescrittori;" è abrogato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dutto per l'illustrazione; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Abbiamo deciso di ritirare l'emendamento.



PRESIDENTE

Il subemendamento rubricato n. 36 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Subemendamento rubricato n. 77) presentato dai Consiglieri Burzi e Cavallera: Alla decima linea (pag. 79) del punto 2.7., "L'organizzazione delle attività sanitarie", dopo le parole "Per tutte le principali attività" sono aggiunte le parole "anche utilizzando competenze di psicosociologia delle organizzazioni in interventi attuati dai servizi di psicologia rivolti all'empowerment dei processi organizzativi e delle risorse umane.".
Ricordo che il numero legale è 30.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 77, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 85), presentato dai Consiglieri Botta e Casoni: Oggetto: Capitolo 3, "Promozione della salute e prevenzione".
"Premessa Su indicazione del PSN, anche nella Regione Piemonte è stato avviato il 'Piano della prevenzione' che prevede l'adozione di programmi e azioni per intervenire in modo organico e coordinato su quattro importanti ambiti di azione: la prevenzione della patologia cardiovascolare, delle complicanze del diabete e dell'obesità la diagnosi precoce dei tumori le vaccinazioni la prevenzione degli incidenti (domestici, stradali e sul lavoro).
Il Piano della prevenzione prevede interventi relativi a tutte le grandi categorie in cui possono essere suddivisi i programmi di sanità pubblica: dalla 'diseasi prevention' (come i programmi di screening e di vaccinazione), alla 'health protection' (come da programmi di tutela della salute nei luoghi di lavoro) e alla 'health promotion' (come gli interventi collettivi per la modifica di stili di vita e comportamenti individuali).
quindi quanto mai indispensabile prevedere interventi di prevenzione e promozione della salute efficaci e coordinati attraverso il dipartimento di prevenzione delle ASL (in linea con i modelli organizzativi delle regioni più evolute in materia sanitaria) per raggiungere gli obiettivi indicati: peraltro, la prevista nuova figura del 'direttore (unico) della prevenzione' non esiste in nessun'altra realtà regionale.
La promulgazione d'importanti e complesse normative europee e nazionali su questioni di prioritari importanza per la promozione e la tutela della salute collettiva (sicurezza del lavoro, sicurezza della filiera alimentare, etc.) impongono un grande sforzo della P.A. e soprattutto delle ASL nello svolgimento non solo d'attività di repressione ma anche di attività di supporto/informazione/formazione a favore delle categorie commerciali, artigianali e imprenditoriali.
L'inadeguatezza e il sostanziale fallimento della collaborazione e integrazione fra le attività sanitarie e le attività regionali di tutela dell'ambiente, necessitano inoltre di un migliore e più efficace raccordo operativo alla luce dell'indiscutibile rapporto fra rischi ambientali e salute." Emendamento a capo 3.4 'organizzare la prevenzione' (sostituire con il seguente testo il paragrafo finale): Per favorire l'integrazione e il governo unitario della prevenzione il Dipartimento di Prevenzione delle aziende sanitarie viene individuato come riferimento per il coordinamento delle attività generali di prevenzione e di promozione della salute, e come articolazione aziendale di supporto alla direzione generale per l'elaborazione di strategie di promozione della salute. Il D.d.P farà parte della nuova direzione sanitaria collegiale delle ASL, cui partecipano le direzioni territoriale e ospedaliera".
La parola al Consigliere Botta per l'illustrazione.



BOTTA Marco

L'emendamento riguarda il capitolo della "Promozione della salute e prevenzione" e, in particolare, i Dipartimenti di prevenzione.
Nella premessa facevamo notare come sia stato avviato anche il piano della prevenzione su indicazione nazionale, che prevede l'adozione di programmi ed azioni per intervenire in modo organico e coordinato su quattro importanti ambiti d'azione; c'è la prevenzione della patologia cardiovascolare, la diagnosi precoce dei tumori, le vaccinazioni e la prevenzione degli incidenti.
Il Piano della prevenzione prevede interventi relativi a tutte le grandi categorie in cui possono essere suddivisi i programmi di sanità pubblica. È quindi quanto mai indispensabile prevedere interventi di prevenzione e promozione della salute efficaci e coordinati attraverso il Dipartimento di prevenzione delle ASL per raggiungere gli obiettivi indicati.
Peraltro - e questa è un'annotazione che abbiamo già fatto anche in sede d'illustrazione e di discussione generale - facciamo ancora rilevare come la nuova figura del Direttore unico della prevenzione sia un unicum del Piano Sanitario regionale, in quanto non previsto in nessun'altra realtà regionale.
La promulgazione d'importanti e complesse normative europee e nazionali su questioni di priorità ed importanza per la promozione impongono un grande sforzo nella Pubblica Amministrazione nel suo complesso e soprattutto nelle ASL, nello svolgimento non solo d'azioni di repressione ma anche di attività di supporto informazione e formazione in favore delle categorie.
Sulla base di queste riflessioni abbiamo elaborato una serie di emendamenti (dal n. 85 al n. 88), che riguardano questo momento sia della prevenzione sia della collaborazione con le varie realtà economiche che vengono a contatto con i dipartimenti di prevenzione.
In particolare, chiediamo Assessore che al Capo 3, punto 4 ("Organizzare la prevenzione") si sostituisca il paragrafo finale con questa dicitura: "Per favorire l'integrazione e il governo unitario della prevenzione, il dipartimento di prevenzione delle aziende sanitarie viene individuato come riferimento per il coordinamento delle attività generali di prevenzione e di promozione della salute e come articolazione aziendale di supporto alla Direzione generale per elaborazioni e strategie di promozione della salute. Il dipartimento di prevenzione farà parte della nuova Direzione sanitaria collegiale delle ASL cui partecipa la direzione territoriale ed ospedaliera". Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al Welfare

In realtà, troviamo che quest'emendamento sostituisce una forma meno incisiva ad una forma molto diretta che il Piano stesso esprime.
Il Piano dice con chiarezza che "è prevista la costituzione di una direzione unica per la prevenzione, affiancata dalla direzione territoriale e da quell'ospedaliera che, insieme, costituiscono la Direzione sanitaria collegiale". L'indicazione che il dipartimento venga individuato come riferimento di coordinamento e come articolazione aziendale sembra una perifrasi molto articolata, che non si capisce se voglia rafforzare o se voglia diminuire.
Non capendo, non ci convince e quindi siamo contrari all'emendamento.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, ha chiesto la parola il Consigliere Botta ne ha facoltà.



BOTTA Marco

proprio il fatto che voi scegliate di fare il dipartimento unico che è una cosa unica.
In tutta la sanità nazionale, comprese non le Regioni canaglia, ma le Regioni che "tirano" la sanità in termini di qualità e di attenzione, non esiste questo tipo di struttura, perché mortifica l'insieme del dipartimento di prevenzione, che ha delle sue specificità. Già oggi i vari momenti dei dipartimenti non colloquiano, proprio perché non c'è più l'attenzione sulle singole realtà dipartimentali.
Quindi, è proprio questo modello, che è un modello unico piemontese che ci preoccupa per gli effetti che porterà all'interno dei dipartimenti di prevenzione.
Evidentemente, il voto del mio Gruppo sarà favorevole.



PRESIDENTE

Non vi sono altre richieste d'intervento per dichiarazione di voto.
Ricordo che il numero legale è 30.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 85, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 21) presentato dall'Assessore Artesio: Nel paragrafo "In tale contesto...." e "per garantire il perseguimento" togliere il riferimento "all'anno." La parola all'Assessore Artesio per l'illustrazione.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

una correzione tecnica che trasferisce la scadenza 2009 nella quarta riga del paragrafo che inizia con "così modificato", nonché nella seconda riga del paragrafo che inizia con "aggiunto". Il Piano di riequilibrio anche in ragione dei tempi di adozione degli atti di indirizzo e di riorganizzazione, non sarà 2007-2009, ma 2008-2010. Pertanto la scadenza 2010 è da intendersi come sostitutiva di 2009.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 21.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 37 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 30 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Subemendamento rubricato n. 37) presentato dal Consigliere Rossi: pag. 91 "3.1 I problemi della prevenzione le parole: "La prevenzione richiede l'organizzazione di attività per la riduzione dei rischi sanitari e di interventi di popolazione finalizzati a tutelare gruppi sociali svantaggiati;" sono sostituite dalle parole: "La prevenzione richiede l'organizzazione di attività per la riduzione dei rischi sanitari e di interventi finalizzati a tutelare i cittadini svantaggiati".
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Oreste

un emendamento estremamente importante. Chiarisce una volta per tutte quali sono le differenze che emergono tra un ragionamento, quello che facciamo noi, di difesa dei diritti e degli interessi dei cittadini piemontesi e/o italiani, e quello che fa una Giunta di centrosinistra che si vuole occupare di più di coloro che poco hanno a che fare con il nostro territorio e magari sono sgraditi ospiti.
Sapete benissimo, tutti, che sto parlando di coloro che sono irregolarmente presenti sul territorio, chiamati anche clandestini, che usufruiscono in modo totalmente gratuito dell'assistenza sanitaria che pagano, invece, di tasca propria, coloro che sono cittadini italiani cittadini piemontesi.
Proprio per evitare la speculazione di cui stavo parlando, chiediamo che la Giunta, almeno, dichiari di voler tutelare, per quanto riguarda la prevenzione, i cittadini più svantaggiati, anziché i gruppi sociali svantaggiati. Chiediamo di sostituire le parole: "La prevenzione richiede un'organizzazione di attività per la riduzione dei rischi sanitari ed interventi di popolazioni finalizzati a tutelare gruppi sociali svantaggiati" con le parole: "Tutelare i cittadini più svantaggiati". Ci significa tutelare coloro che hanno dei problemi, possono far parte di gruppi o meno, possono essere cittadini piemontesi o no, possono essere cittadini italiani o stranieri, sono comunque cittadini, sono persone presenti sul nostro territorio in modo regolare.
Invece la dicitura che usa l'Assessore, cioè favorire gruppi sociali svantaggiati, non ci piace. Non ha alcun senso inserire nel testo del Piano Sanitario un qualcosa che favorisce i gruppi sociali svantaggiati.
Scriviamo, invece, che aiutiamo i cittadini svantaggiati del Piemonte, ma non gruppi sociali svantaggiati.
Questa è la nostra richiesta. Mi auguro che l'Assessore possa recepire quest'emendamento, così non usiamo due pesi e due misure rispetto a personaggi che, magari, neanche contribuiscono a finanziare il sistema sanitario regionale. Parliamo di cittadini svantaggiati, non parliamo di gruppi sociali svantaggiati perché, ripeto, lascia adito a pensare a qualunque cosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Il mio sarà un intervento breve. Non mi è molto comprensibile la dizione: "La prevenzione richiede l'organizzazione di attività per la riduzione dei rischi sanitari e di interventi di popolazione finalizzati a...". Non so quale locuzione sia, se è una dizione in codice. Al di là del merito illustrato dal Consigliere Rossi, andrebbe declinata in modo diverso, più chiaro, sapendo a cosa ci si riferisce. È veramente troppo generica. Probabilmente manca qualche parole, oppure sono io tardo a comprendere.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

L'Assessore ricorderà che è uno dei punti che aveva creato più polemica anche in Commissione.
In realtà, in questa e in altre parti del capitolo relative alla prevenzione, c'è la volontà della Giunta o della maggioranza di allargare le azioni di prevenzione ad alcune categorie di persone che, tra l'altro nella versione originaria del Piano, erano perfettamente definite.
Ricorderanno i colleghi che erano con me in Commissione, che si tratta di una categoria di persone denominata, se non ricordo male, STP (stranieri temporaneamente presenti), che era la dizione acculturata, la dizione fine per dire clandestini. Non solo clandestini, ma anche clandestini.. Tanto che in sede di Commissione, grazie anche all'apporto dato alla discussione una parte del Piano che richiamava appunto questa categoria di persone era stata eliminata, perciò rimaneva questa ampia dizione di "gruppi sociali svantaggiati".
Il problema, a nostro avviso, è quello di decidere quali sono le priorità di questa Regione e, conseguentemente, dove devono essere allocate le risorse relative alla prevenzione.
Come Piemonte, al di là di quello che ci obbliga a fare (e che facciamo con piacere) il Servizio Sanitario Nazionale nei confronti dei clandestini che si trovano in una situazione sanitaria di pericolo, ci possiamo permettere di intervenire anche nella prevenzione nei confronti di questa particolare categoria di persone? Che senso ha fare della prevenzione per alcune categorie? Come ripeto, non mi riferisco agli esuli politici o alle donne oggetto di violenza, soggetti che, tra l'altro, possono essere raggiunti da comunicazioni e hanno una loro dignità personale e umana. Con questo, non intendo affermare che altri non l'abbiano, ma come si raggiunge un clandestino per fare delle prevenzione che, come tale, non può neanche fornire una generalità, una dimora o un luogo ove essere raggiunto? Quali e quante sono le risorse? I dati ci saranno; vi sarete chiesti a quanto ammonta il fenomeno della clandestinità in Piemonte e a quanto ammonta il fenomeno della prevenzione rivolta verso i clandestini.
Per questo motivo, concordiamo con un emendamento che restringa e che precisi che la prevenzione si rivolge ai cittadini. Poi, se dobbiamo aggiungere alcune categorie, è più che giustificato: perseguitati politici e donne oggetto di violenza vanno benissimo. Ma pensare che la Regione Piemonte possa includere nei suoi programmi di prevenzione - che sono già limitati, perché limitate sono le risorse a disposizione dei programmi stessi - anche i clandestini, ovvero quelle persone che, senza documenti regolari, si trovano illegittimamente a dimorare non si sa come (o purtroppo si sa e ci dispiace) sul nostro territorio regionale e nazionale mi sembra veramente un fatto che si commenta da solo.
Forniteci, Assessore, delle cifre, delle quantificazioni, perché non si possono scrivere delle cose senza sapere dove si va a finire. I colleghi devono sapere che il Servizio Sanitario Nazionale non riconosce le spese sostenute a favore di queste categorie di persone, che vanno pagate direttamente dal Servizio Sanitario Regionale con fondi propri, perché non vengono riconosciute nelle tabelle che inviamo a Roma per ottenere i finanziamenti.
Noi vorremmo anche capire qual è l'incisione - magari è leggerissima o l'incidenza di queste cure di prevenzione e in generale delle cure che prestiamo a queste categorie di persone, che, come ripeto, meritano tutta la nostra attenzione laddove contraggano malattie o abbiano difficoltà. Ma programmare delle iniziative di prevenzione che includano anche chi si trova illegittimamente sul nostro territorio, mi sembra troppo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio, per esprimere il parere della Giunta regionale.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

So bene che qualunque sforzo di spiegazione faccia su questo emendamento sarà sicuramente compreso e forse silenziosamente anche in parte condiviso dai colleghi, ma non potrà assolutamente appartenere a quella comune condivisione che solitamente auspichiamo, perché è argomento troppo ghiotto per essere agitato all'esterno di questa sala, da poter consentire una qualunque riflessione comune.
Pertanto, credo convenga partire dal dato che effettivamente questo è un emendamento rispetto al quale si marcano le differenze. Mi piace per ricordare che forse le differenze ci attraversano, perché da un'esperienza amministrativa precedente come Assessore provinciale avevo avuto modo di ascoltare ripetutamente la Consigliera Cotto, allora Assessore, affrontare alcune questioni con un'immagine che trovavo molto forte, che era quella di provare a ragionare sulle politiche di protezione sociale non con la logica del "o... o...", ma con la logica del "e... e...".
Ebbene, questa è una di quelle questioni sulle quali varrebbe la pena applicare la logica del "e... e...", e non immaginare né sventolare che quanto viene fatto a favore (in logica estensiva) di gruppi sociali svantaggiati necessariamente produca una diminuzione e una contrapposizioni ancor peggio rispetto a quanto viene fatto a favore dei nostri cittadini.
Ribadisco, quindi, anche se non mi aspetto di convincere gli interlocutori - lo faccio almeno per amore di verbale - che fra gli obiettivi di questo Piano si pongono anche programmi di prevenzione nei confronti degli "stranieri temporaneamente presenti", che non è un'originale invenzione dell'Assessore, ma la formula usata dalle leggi nazionali sull'immigrazione (la legge Bossi-Fini, per intenderci), che prevedono la possibilità di garantire una copertura di prestazioni sanitarie di base agli stranieri temporaneamente presenti e, nel nostro stile di politiche per la salute, prevedono altresì che debbano essere estesi ad alcune fasce di questa popolazione socialmente svantaggiata interventi di carattere preventivo per due ragioni: per la dignità della persona, che dovrebbe essere un principio universale; per la tutela della salute della popolazione residente, ovvero dei cittadini, e ancora di più dei cittadini italiani.
Vi pongo due esempi: è assolutamente fondamentale l'assunzione di programmi di prevenzione volti alla tutela della salute contro la trasmissione delle malattie sessuali che vadano a coinvolgere gli operatori del sesso, ancorché stranieri temporaneamente presenti, perché risulta essere un bene per queste persone, ma anche per i clienti di queste persone che, nel momento dell'avvicinamento, difficilmente scindono nell'opzione tra l'essere cittadini o non cittadini.
Quindi tutelare le persone che si prostituiscono e i clienti della prostituzione (che ci piaccia o no, sono gran parte cittadini italiani e forse anche piemontesi da lunghe radici) è un fatto di salute pubblica, che merita un programma di prevenzione.
Tutelare con programmi di prevenzione le persone che ricorrono all'interruzione volontaria di gravidanza, affinché in una comune concezione di tutela rispetto a scelte di pianificazione familiare e di attività dei consultori che non siano volte solo alla prescrizione della IVG ma a costruire responsabilità e consapevolezza evitino il ricorso alla interruzione volontaria di gravidanza da parte di donne straniere temporaneamente presenti, è un fatto di prevenzione che questa Regione vuole confermare.
Aiutare la popolazione che incorra in condizioni di dipendenza specialmente se minorenne, assunta e reclutata in attività di spaccio agendo in modo che un'informazione adeguata eviti rischi d'infezione dovuti a pessimi comportamenti, è un fatto di prevenzione sia verso queste persone, spesso minori, sia per la salute collettiva, poiché previene dal rischio d'incontro con siringhe infette o altri tipi di esposizione a rischio, dovuti a comportamenti che non tengono conto di alcuna responsabilità pubblica da parte di persone in condizioni di dipendenza.
Credo che si debba ammettere, in questo frangente di discussione, che c'è differenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Se l'Assessore non avesse risposto, "calcando la mano" forse, si poteva evitare la spiacevole situazione del non potermi esimere dal rispondere, in dichiarazione di voto, a quanto detto.
Capisco la stanchezza, Assessore, visti i giorni dedicati al Consiglio ma non il fatto che lei tenti di giustificare l'inserimento nel Piano sanitario della frase, inaccettabile a nostro avviso, "interventi finalizzati per favorire e tutelare gruppi sociali svantaggiati" e non invece "cittadini svantaggiati".Attenzione! Giustificare tale dicitura tale frase, sostenendo che - sarebbe da mandare su "Blob..." - ha senso perché tutelando dal punto di vista sanitario le prostitute irregolarmente presenti sul nostro territorio, tuteliamo anche i loro clienti, che potrebbero essere piemontesi, è cosa dal "piegarsi in due dal ridere"! Magari, lo andiamo a dire alle mogli dei clienti delle prostitute. Lasciamo stare...
Siamo seri. Un conto è l'intervento sanitario che tutela l'irregolare il clandestino presente sul nostro territorio, che sta male, è colpito da infarto, ha subito incidente, resta ferito da un colpo d'arma da fuoco, da una coltellata sferratagli da un suo connazionale: capisco che debba essere curato. Ma, una volta guarito, va preso e rispedito al mittente. Anche perché, se si tratta di clandestino, sta compiendo un reato per il solo fatto di essere in Italia, e quindi va preso e rispedito a casa, dopo le dovute cure. Ci mancherebbe altro! Non si nega l'aiuto a una persona in difficoltà, specie se sta male. Altra cosa è dire : "Stendiamo un programma di prevenzione dedicato a queste persone, o a gruppi di queste persone".
Tali persone, quindi, vengono individuate e viene studiato un piano di prevenzione sanitaria loro dedicato; dunque, si sa chi sono, dove vivono cosa fanno: prostituirsi o rubare in casa d'altri o lavorare in nero nei cantieri o spacciare droga... Per carità, possono fare di tutto; o magari sono persone onestissime che - poverine! - chiedono l'elemosina; ma preparare ad hoc dei programmi di prevenzione costituisce un reato, caro Assessore! Se sono clandestini, e noi lo sappiamo, preparando loro un programma di prevenzione ad hoc, compiamo un reato. Su questo non c'è alcun dubbio: la legge prevede il rimpatrio di tali persone.
Dunque, fatto salvo l'intervento d'emergenza sanitaria sul quale siamo tutti d'accordo - ci mancherebbe! - un intervento programmato di prevenzione per i clandestini è inaccettabile. Ricordo che si tratta di denaro pagato con il sudore dei nostri cittadini, compresi gli extracomunitari che lavorano regolarmente: non può essere speso a favore di persone che in Italia non possono e non devono soggiornare per la legge oggi in vigore.
Quando il "vostro" governo cambierà le leggi e prevedrà che chiunque possa venire sul nostro territorio e viverci regolarmente, indubbiamente avrà diritto a tutti i programmi di prevenzione e cure sanitarie, nel momento in cui dimostreranno l'indigenza; ma sino a che sono illegalmente presenti sul nostro territorio, non hanno diritto a programmi di prevenzione. Hanno diritto - al limite - ad interventi d'emergenza.
Lei ritiene, invece, che con i soldi dei cittadini piemontesi si debbano pagare coloro che poi vanno a rubare in casa degli stessi cittadini piemontesi o vanno in giro a spacciare droga o compiere altri reati, o comunque, lavorano in nero - se sono clandestini, non possono essere in regola.
Quest'intento ci divide anni luce.
Però, Assessore, vada lei a dire ai cittadini piemontesi che in fila pagano il loro ticket, che devono pagare le spese per coloro che sono qui in modo irregolare e che magari sono stati a rubare a casa loro. Chissà se ne sono contenti o se le dicono "lei è pazza!". Io propendo per la risposta "Lei è pazza!" Certo, democrazia significa anche finalizzare interventi di prevenzione per i cittadini più svantaggiati: se uno è povero, se uno ha bisogno dobbiamo giustamente aiutarlo, purché si tratti di persona che si muove all'interno delle regole, della legge italiana - e non delle regole e della legge dell'estrema sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni per dichiarazione di voto.



CASONI William

Assessore, dagli interventi che si sono susseguiti - mi riferisco anche a quanto riferito dal collega Cavallera - è emerso che una legge italiana prevede che in situazione d'emergenza vada fornito aiuto, comunque, alle persone presenti sul nostro territorio.
Però, come sosteneva anche il collega Rossi, altro sono interventi a costo della collettività finalizzati ad una sorta di prevenzione per "gruppi sociali svantaggiati". Prima di tutto non capiamo esattamente che cosa s'intenda per "gruppi sociali svantaggiati" - non ci sono contorni come sosteneva il collega Cavallera. Possono essere, per esempio, barboni italiani? Per questi essendo, probabilmente, cittadini residenti, esiste già una rete. Sarebbe più appropriato scrivere "per extracomunitari irregolarmente presenti sul nostro territorio". Almeno, sarebbe un elemento di chiarezza. Diversamente, ci chiarisca, Assessore, quali sono gli altri "gruppi sociali svantaggiati" che non hanno diritto al servizio sanitario.
Mi risulta, infatti, che tutti i cittadini abbiano diritto a godere di tali servizi, purché non presenti illegalmente. Cittadini ai quali va garantita comunque, l'emergenza sanitaria.
Mi pare quindi indispensabile fare in modo che la legge sia chiara e non ci si nasconda dietro bizantinismi. Se non intende accettare l'emendamento, a meno che non ci elenchi le categorie che potrebbero rientrare, faccia almeno in modo che lo si scriva chiaramente.
Ripeto: un cittadino italiano, piemontese, un residente, povero o ricco che sia, ha diritto a tutti i servizi ai quali può accedere sul territorio.
Si faccia chiarezza: a coloro che non sono convinti - e noi non lo siamo assolutamente - di questa presentazione, dia almeno contezza di cosa lei intenda per "gruppi sociali svantaggiati".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Relativamente a questo emendamento noi ci asterremo, perché lo riteniamo una piccola dimostrazione - sin qui almeno - di quanto cerchiamo di sostenere da un po' di tempo, cioè da quando è iniziato il dibattito d'Aula su queste due deliberazioni, e che ci sembra che la discussione dell'ultima mezz'ora stia provando.
Da un lato, è evidente che il tema meriterebbe attenzione. Ed è per questo che ci asteniamo, perché non abbiamo gli spazi tecnici per poter compiutamente dibattere un tema che, anche solo per titoli, occuperebbe ben più dei cinque minuti che il Regolamento in questo momento assegna. Tra l'altro, anche in questa sede, devo ammettere che una delle qualità tecniche che io riconosco all'Assessore è il fatto di non sottrarsi al confronto; è una qualità che apprezzo dal 3 settembre in poi, perché prima di questi argomenti - non posso dirlo a lei che non c'era, ma i colleghi c'erano - per "n" ragioni (non tutte ascrivibili solamente alle responsabilità dilatorie di questi Gruppi di opposizione) non è stato sempre possibile parlare.
Il tema sotteso all'emendamento presentato dai Gruppi di opposizione è tutt'altro che marginale, e la fatica con cui lei stessa argomenta ne consentirebbe un ampio dibattito; però - Assessore e colleghi - non possiamo sempre rimandare a poi.
Capisco l'impostazione di voler preservare l'impianto di un PSSR - non me ne voglia - che noi consideriamo tecnicamente inutile dal punto di vista della Giunta, perché la Giunta fa delle disposizioni - e lei non pu confermarlo, ma si fidi di quella che è una parola di esperienza, poi arriverà anche la sua, eventualmente in altra sede - ma ciò non le impedisce di fare assolutamente niente dei miliardi di cose che un Assessore deve fare. Però, questi temi meriterebbero di essere approfonditi; lei non potrà, neanche quando lo volesse, approfondire tutti temi di cui sin qui stiamo soltanto facendo una piccola elencazione, perch non appena l'Aula le consentirà di andare via, dovrà occuparsi dei PRR di riordino delle Aziende che le sono arrivati in Assessorato il 12 ottobre ha un'infinità di operatività e, anche per responsabilità - che per ora non è ancora sua, ma fra un po' sarà anche sua - non ha certamente una grandissima squadra (se non altro come numero) che l'aiuti.
Quindi, questo alibi del rimandare le discussioni ad altro momento siamo a metà legislatura, non so quando, non so dove, non so come, è simile all'alibi delle risorse. Io non voglio connettere temi eterogenei, ma Assessore - che al di là del fatto che lei ha da gestire 7.6, 7.7 miliari di euro, che non è poca cosa, il bilancio della Giunta cui lei appartiene è ricco di infiniti esempi di cose che noi riteniamo inutili. Non pretendiamo che su questo, nella sua maggioranza, lei ne convenga, ma molti dei temi cui lei oggi rifugge dall'affrontarli dicendo di non avere risorse, noi li considereremmo - ultimo quello degli ingegneri, penultimo quello degli psicologi, la volta prima i DEA, di cui quanto prima arriveremo a parlare molto più importanti di una serie di argomenti che qui - per bontà d'animo perché la giornata mi sembra già abbastanza ricca di temi - mi esento dal sottolineare.
Invece, la sua Giunta, quella di cui lei fa parte, ed anche autorevoli esempi di colleghi presenti che potrebbero darle un aiuto in questa direzione, utilizza le risorse in direzioni che noi riteniamo meno prioritarie.
Non possiamo convincerla che i provvedimenti n. 161 e 162 sono totalmente inutili; anzi, l'unica cosa che le serve è la deliberazione per legge n. 162, in modo che questo riordino - su cui noi siamo contrarissimi e di cui definiremo, al momento opportuno quando ci arriveremo, anche le motivazioni per esserlo - questo sì le crei un vulnus alla legittimità del suo percorso.
Il resto, lo dico con molto rispetto per la sua buonafede, non di altre persone, purtroppo sono solo parole; non accampi la scusa della mancanza delle risorse, perché fra un po' le diremo: "Assessore, ci dica quanto le serve!". Le assicuro che del bilancio di questa Regione, che presto andremo a discutere, di cose da spostare, da mettere, da dare e che consideriamo del tutto inefficienti - aree di maggiore indicazione - siamo abbastanza esperti. Poi ci facciamo aiutare dall'Assessore Peveraro: tanto. miliardo più miliardo meno, cosa vuole che sia? Questo non mi sembra essere un problema, su una manovra che è stata giudicata eccellente da tutti: la prossima prenderà anche l'Oscar o il Grammy (vedremo a quale premio intenderà partecipare).
Quindi, a trovare le risorse ci pensa l'Assessore Peveraro; però, lei ci aiuti a spenderle su aree che, con una certa fatica, ci dice essere prioritarie, ma non può. Sui dibattiti che non si possono fare, tipo quello a cui abbiamo assistito adesso, rimandiamo a qualche seminario gestito dall'Assessore Oliva, magari nella Reggia di Diana, che troverei molto interessante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pace; ne ha facoltà.



PACE Massimo

Per rimanere nel merito dell'emendamento, intervengo per dire che nella prima spiegazione da parte del collega Rossi mi sembrava che ci fosse una buona dose di buon senso.
Poi sono seguiti gli interventi e mi sono proprio convinto che questo emendamento è da respingere, soprattutto perché si vuole caricare attorno a questo tema un carattere di strumentalità che non riesco proprio a capire.
In fondo si dice: se ci sono situazioni individuate che si colgono e che sono a rischio, proviamo prevenirle. Non mi pare che si dica nient'altro, quindi davvero non capisco questa strumentalità.
Quindi, voterò contro, a prescindere da quello che mi dirà di fare l'Assessore.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 30.
Non essendoci altre richieste di intervento, indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 37, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 7 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 14 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Botta e Casoni: Oggetto: Capitolo 3, "Promozione della salute e prevenzione".
Emendamento al capo 3.2, "Quale prevenzione".
"Premessa: Apprezzando nella bozza del PSSR le affermazioni che l'obiettivo principale del nuovo Piano sarà quello di tutelare e promuovere la salute, si condivide anche l'analisi che individua nella 'frammentazione' (cioè l'organizzazione non unitaria e frammentata) uno degli elementi più critici delle attività di prevenzione e di promozione della salute. Per far fronte a tale situazione di disorganicità, la soluzione proposta dalla bozza del PSSR - quella cioè di creare una nuova figura manageriale da inserire nella direzione generale delle ASL, quella del 'direttore unico della prevenzione' - ci appare non solo irrazionale ma unica nell'intero panorama della sanità pubblica italiana.
Tale soluzione creerebbe una figura manageriale (costosa e con alto rischio di lottizzazione!) in più rispetto a quelle previste dalla legislazione nazionale, ma determinerebbe problemi non solo di competenze e di sovrapposizione rispetto alla figura istituzionale già esistente del 'direttore del dipartimento di prevenzione' (che partecipa già a pieno diritto al Collegio di Direzione delle ASL) ma anche di disconoscimento delle cultura, dell'esperienza e della professionalità degli operatori delle prevenzione.
Si ricorda che in tutte le realtà sanitarie regionali avanzate è proprio il direttore del dipartimento di prevenzione a fornire supporto alla direzione generale (rapportandosi al direttore sanitario) nel coordinamento delle attività di prevenzione e nell'elaborazione delle strategie di prevenzione e promozione della salute.
Pertanto: di inserire nel capo 3.2 la seguente integrazione: "Il dipartimento della prevenzione è l'articolazione aziendale cui è affidata la gestione delle attività istituzionali di sanità pubblica e prevenzione, e il supporto - in termini di riferimento metodologico e di coordinamento organizzativo - alla direzione generale nella elaborazione e realizzazione dei programmi di prevenzione delle malattie e di promozione della salute".
La parola, per l'illustrazione, al Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Riguarda sempre la questione del dipartimento di prevenzione, per cui ne abbiamo già parlato a lungo.
Noi non siamo convinti che questa figura del direttore unico della prevenzione abbia i poteri taumaturgici che la bozza di piano e anche la sua illustrazione appare assegnargli. Riteniamo invece che la soluzione di creare questa figura sia irrazionale ed assolutamente unica nel panorama della sanità pubblica.
Tengo anche a precisare che questa figura sarebbe una figura manageriale in più nel già vasto programma delle figure manageriali, perch non esiste e non è prevista da nessun tipo di legislazione nazionale e, a mio avviso, determinerebbe problemi solo di competenze e di sovrapposizione rispetto alla figura istituzionale già esistente del direttore del dipartimento di prevenzione.
Ricordo, ma so di combattere una battaglia persa, perché c'è la caparbia volontà di istituire questa nuova figura, che in tutte le realtà sanitarie regionali è proprio il direttore del dipartimento di prevenzione a fornire supporto alla direzione generale, rapportandosi al direttore sanitario. Quindi, chiedevamo che venisse inserito al capo 3.2 la seguente integrazione: "Il dipartimento della prevenzione è l'articolazione aziendale a cui è affidata la gestione delle attività istituzionali di sanità pubblica e prevenzione e il supporto alla direzione generale dell'elaborazione e realizzazione dei programmi di prevenzione delle malattie e di promozione della salute".
Naturalmente chiedevamo anche che venisse poi eliminata, anche per problemi di coordinamento con il testo, la figura del direttore unico della prevenzione, proprio perché non riteniamo che questa figura, che - ripeto non esiste nella legislazione nazionale e non è prevista in nessuna legislazione regionale, venisse ad attuarsi, creando a nostro avviso una situazione di confusione con i direttori della prevenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al Welfare

La proposta di emendamento ha un paragrafo che non è ammissibile, in quanto chiede di fare un'operazione di espulsione di ogni riferimento della figura del direttore unico della prevenzione dall'intero capitolo.
Per quanto riguarda invece la parte mantenuta dell'emendamento relativa all'integrazione, è ovviamente coerente all'impostazione che viene proposta nel Piano, in virtù della quale avevamo già rigettato il precedente emendamento.
Quindi, la Giunta propone che venga respinto.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 14, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 5 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 87) presentato dai Consiglieri Botta, Casoni Vignale: Emendamento al capo 3.5.2 "Presidi e servizi di riferimento e di supporto" (sostituire il paragrafo finale con il seguente testo: "Per ricondurre a unitarietà gestionale e per migliorare l'efficacia delle attività di prevenzione (alla luce dell'indiscutibile rapporto fra rischi ambientali e salute), prevedendo la modifica della l.r. 60/95) dovrà essere realizzato un maggiore raccordo funzionale e operativo tra le funzioni regionali di tutela dell'ambiente e quelle di promozione della salute. In questo quadro sarà necessario rivedere complessivamente il quadro normativo e operativo dei rapporti fra sistema sanitario regionale e ARPA, prevedendo (in linea con i modelli e i risultati positivi di altre regioni con organizzazioni sanitarie evolute) il reinserimento nella rete delle attività di prevenzione del SSR dei Laboratori di Sanità Pubblica attualmente inseriti nella rete dell'ARPA"'.
Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

soltanto un emendamento in cui chiediamo di sostituire il paragrafo finale al capo 3, comma 5, punto 2 con questo testo nuovo, in cui si dice: "Per ricondurre unitarietà gestionale e per migliorare l'efficacia delle attività di prevenzione, dovrà essere realizzato un maggiore raccordo funzionale ed operativo fra le funzioni regionali a tutela dell'ambiente e quello di promozione della salute. In questo quadro sarà necessario rivedere complessivamente il quadro normativo ed operativo dei rapporti con il sistema regionale ARPA, prevedendo il reinserimento della rete dell'attività di prevenzione del servizio sanitario regionale dei lavoratori in sanità pubblica attualmente inseriti nella rete dell'ARPA".
Ci pare un emendamento importante anche, perché, ripeto, il rapporto tra Arpa e Servizio Sanitario Regionale non è sempre stato facile. Per quanto riguarda i laboratori di sanità pubblica, se reinseriti all'interno del sistema potrebbero, a nostro avviso, svolgere un ruolo migliorativo rispetto a quello attuale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

un emendamento cui bisogna prestare la massima attenzione.
Personalmente non lo condivido perché, ricordo, tutta la discussione emersa negli anni '90 circa l'inadeguatezza di una coesistenza nel mondo sanitario e della prevenzione ambientale e della prevenzione sanitaria. Tant'è che ci fu un referendum per la scissione della prevenzione ambientale dal mondo sanitario. La qual cosa andò a buon fine con la legge nazionale n. 61, se non ricordo male. In conseguenza di questo, furono istituite le Arpa sui territori delle varie regioni.
Si potrebbe esaminare una proposta come questa all'interno, magari, di una rivisitazione della normativa sull'Arpa. Credo che si possa affrontarla anche se, ovviamente, il Consigliere ha esposto alcune motivazioni che possono essere approfondite e che tutto è legittimo e bisogna discutere a fondo e non dare delle risposte in modo prevenuto. Ritengo non pertinente in questa sede, questa proposta, quindi personalmente, propongo di non accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio per il parere della Giunta.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Avevo sottoposto all'Assessore De Ruggiero la lettura e la necessità di commento di quest'emendamento. L'Assessore non ha potuto essere presente in aula, ma mi ricordava esattamente il percorso presentato dal Consigliere Cavallera, per cui era orientato a respingere l'emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 87, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 34 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 88) presentato dai Consiglieri Botta, Casoni Vignale: Emendamento a cap. 3.5.3 "Rete locale" sostituire lo specifico paragrafo nel seguente modo: 'Per dare concretezza alle funzioni di coordinamento delle attività di prevenzione e promozione della salute dei Dipartimenti di Prevenzione occorrerà disporre di competenze specifiche in materia di: epidemiologia promozione della salute ed educazione sanitaria marketing della salute e comunicazione sociale costruzione di profili e piani della salute.
Queste competenze dovranno essere assicurate nell'ambito delle funzioni dei Dipartimenti di Prevenzione, anche attraverso la cooptazione di funzioni e di personale esperto già diversamente collocato nei modelli organizzativi e negli atti aziendali delle ASL. La necessità di ricondurre a una visione unitaria le attività di prevenzione e di realizzare interventi sempre più efficaci, impongono la revisione degli attuali modelli di indirizzo organizzativo regionale, prevedendo la cooptazione nell'ambito dei Dipartimenti di Prevenzione (in linea con quanto già fatto nelle regioni più avanzate nell'organizzazione sanitaria) delle strutture di 'medicina legale', di 'medicina dello sport' e delle attività di vaccinazione.' La parola al Consigliere Botta per l'illustrazione dell'emendamento.



BOTTA Marco

Dopo le parole: "rete locale" chiediamo di sostituire lo specifico paragrafo nel seguente modo: "Per dare concretezza alle funzioni di coordinamento dell'attività di prevenzione e promozione della salute dei dipartimenti di prevenzione, occorrerà disporre di competenze specifiche in materia di epidemiologia, promozione della salute, marketing della salute costruzioni e profili e piani della salute. Queste competenze dovranno essere assicurate nell'ambito delle funzioni dei dipartimenti di prevenzione, anche attraverso la captazione di funzioni di personale esperto già diversamente collocato nei modelli organizzativi e negli atti aziendali delle ASL. La necessità di ricondurre ad una visione unitaria le attività di prevenzione e di realizzazione di interventi sempre più efficaci, impongono la revisione degli attuali modelli di indirizzo organizzativo regionale, prevedendo la captazione nell'ambito dei dipartimenti di prevenzione, delle strutture di medicina legale, di medicina dello sport e le attività di vaccinazione".
Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio per il parere della Giunta.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Come sempre, il dettaglio di specificazione delle funzioni che si vogliono vedere attribuite al dipartimento di prevenzione, è un'anticipazione in una sede di programmazione delle funzioni che la costituzione dei dipartimenti dovrà, successivamente, prevedere. Per l'altro, lo studio sulle funzioni relative alle organizzazioni dei dipartimenti, è anche uno degli oggetti per i quali l'ARES ha ricevuto incarico d'approfondimento. Riteniamo, quindi, che non sia competenza dell'Aula e del Piano individuare queste funzioni.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 88, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 33) presentato dal Consigliere Rossi: 3.5.3 "Rete Locale" dopo le parole: "Queste dovranno essere innanzitutto assicurate nell'ambito delle funzioni dei servizi di prevenzione, per essere aggregate e supportate tecnicamente da uno specifico osservatorio della prevenzione, necessario per le funzioni direzionali e per i rapporti con il territorio." Dopo la parola "territorio" sono inserite le parole: "a questo fine è indispensabile che, in ogni ASL, vengono istituiti registri delle diverse patologie cliniche che oggi esistono non in tutte le realtà e dove esistono sono spesso gestiti da Associazioni di volontariato (es. Lega Tumori)" Ha chiesto di intervenire, per l'illustrazione, il Consigliere Rossi ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Relativamente ai servizi di prevenzione, noi chiediamo che vengano istituiti, all'interno delle Aziende Sanitarie, dei registri che tengano conto dell'incidenza delle patologie cliniche.
Per quanto riguarda le patologie tumorali, ad esempio, se non ci fosse la Lega Tumori che tiene i registri su quanti pazienti sono stati effettivamente colpiti da tumore e muoiono a causa di tumore, non ci sarebbe un elenco dettagliato a livello regionale. Ho portato l'esempio dei tumori (o carcinomi), ma si può estendere ad altre malattie.
Ciò che intendiamo non è la causa di morte finale del paziente: noi parliamo di registri che tengano conto della causa "primaria" che ha portato alla morte del paziente. Cercherò di spiegarmi meglio.
Se una persona è colpita da tumore all'intestino, ad esempio, pu morire per diverse cause, ma resta, comunque, un soggetto portatore di tumore all'intestino. Ciò che chiediamo è che si stili una casistica delle cause primarie che portano al decesso del paziente, non solo della causa di morte reale e definitiva, proprio perché un malato di tumore può morire per arresto cardiaco.
Mi erano stati sottoposti moltissimi esempi in cui il paziente risultava deceduto per arresto cardiaco, ma in realtà il paziente aveva una o più patologie tumorali in corso. Però il referto finale era "arresto cardiocircolatorio".
Ciò che vogliamo è che si sappia esattamente, anche ai fini della prevenzione ambientale ad esempio, qual è l'incidenza delle varie malattie sui territori.
Le pongo un ulteriore esempio, tra virgolette più sciocco: la realtà dove vivo, denominata Fraschetta, sita nel Comune di Alessandria, è colpita in modo particolare da cisti alla tiroide. Questo dato, però, non risulta da nessuna parte, se non dai medici di famiglia che hanno riscontrato moltissimi casi simili nella zona ove abita il sottoscritto. Non esiste però un documento ufficiale che comprovi questa tendenza che, se fosse accertata, tendenza, si potrebbe cercare di capire quali sono le cause.
Chiedo quindi all'Assessore - non saprei neanche come si potrebbe scrivere, per cui noi abbiamo tentato di farlo con questo emendamento - di cercare di istituire degli uffici che si occupino di segnalare le casistiche sanitarie reali che colpiscono i cittadini, per capire il motivo per cui in determinate zone alcune patologie si ripetono maggiormente rispetto ad altre.
A quel punto, sarà compito dei sistemi di prevenzione cercare di prevenire quelle patologie, per evitare che continuino a ritornare in modo ricorrente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio, per esprimere il parere della Giunta regionale.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Credo che nell'esporre questo emendamento si sia fatto un buon esercizio rispetto a quello che potrebbe essere un piano e il contributo dell'Aula nella redazione di un Piano, rispetto, invece, a quanto esorbita dalla competenza di un Piano e, mi permetto, anche quella di un'Aula.
Definire la capacità di interpretare i cambiamenti nelle condizioni di salute della popolazione e trovare gli strumenti per registrare tali cambiamenti al fine di attivare politiche di contrasto, è un indirizzo della politica qui riunita (soprattutto di quella riunita nelle Conferenze dei Sindaci e nei Comitati dei Sindaci) ed è sicuramente l'indicazione complessiva che viene fatta nel Piano sulla prevenzione.
Da qui a pensare che l'organo politico - il nostro, ma anche un altro tipo un Consiglio comunale - dia indicazioni di come i medici di medicina generale debbano mandare un segnale di attenzione a fronte della frequenza di alcuni comportamenti di salute, l'epidemiologo debba registrare queste tendenza, e si debbano mantenere dei registri piuttosto che altri strumenti, è evidentemente un aspetto che trasferisce delle valutazioni di tipo tecnico sulle quali io personalmente - magari il resto dei Consiglieri hanno mille strumenti, per cui sono in grado di dare indicazioni in modo puntuale - non saprei nemmeno che tipo di strumenti tecnici e operativi indicare.
Mi sembra, quindi, che l'emendamento chieda di svolgere un compito che non è proprio, ovvero quello di definire con quali strumenti si svolge il lavoro dell'epidemiologia.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 33, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 38) presentato dal Consigliere Rossi: pag. 106 Dopo il punto: "una componente fondamentale della prevenzione primaria a tutela della salute dell'uomo, con l'obiettivo della individuazione dei pericoli e della riduzione dei rischi di natura biologica, chimica ed ecologica collegati all'allevamento di animali, al loro utilizzo e alle produzioni di alimenti derivati;" è inserito il punto "Dovrà essere potenziato l'aspetto ispettivo dei laboratori analisi di concerto con i rilievi delle ASL o delle Istituzioni presenti sul territorio" La parola al Consigliere Rossi, per l'illustrazione.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Ne approfitto, visto che non l'ho fatto nel mio precedente intervento per precisare all'Assessore che noi, come Gruppo della Lega Nord, non abbiamo indicato i metodi tecnologici o scientifici per arrivare all'istituzione di registri delle varie patologie affinché fare una migliore prevenzione.
Forse non aveva letto l'emendamento, perché si chiedeva solo che in ogni Azienda Sanitaria si istituissero i registri delle diverse patologie cliniche. Poi si portava un esempio, quello relativo alla Lega Tumori, che lo sta facendo autonomamente in alcune Aziende Sanitarie. Ma non c'entra nulla, perché era solo un esempio.
Si chiedeva solo di istituire dei registri delle patologie cliniche: non mi pareva una richiesta che prevedesse grandi competenze nel settore sanitario e/o conoscenze tecnologiche.
Era un "dichiarare" la necessità di sapere perché le persone non stanno bene su determinate patologie e perché tali patologie ci sono più o meno in determinate zone della nostra Regione.
I sistemi e gli strumenti tecnici per poi seguire queste patologie ed eventualmente fare prevenzione, certo non spettano a noi, ma alla struttura dell'Assessorato, che è competente e presente.
Ciò che spettava a noi era indicare il problema e chiedere che si registrassero queste patologie: mi pareva un compito prettamente politico e adeguato al Piano Sanitario. Lei, Assessore, ha ritenuto di no e ce ne dispiace.
Chiedere che si discuta sulle patologie più frequenti, più invalidanti o più strane che colpiscono il nostro territorio, e che si tengano appositi registri di queste patologie, non mi pare che sia un argomento diverso da quello che si deve trattare quando si parla di Piano Sanitario.
Anche relativamente all'emendamento n. 38 siamo sulla stessa linea: noi chiediamo che per fare prevenzione primaria, come dice il Piano Sanitario a tutela della salute dell'uomo, per l'individuazione dei pericoli, per la riduzione dei rischi e quant'altro, si cerchi di indicare anche come potenziamo l'aspetto ispettivo dei laboratori di analisi, che spesso e volentieri, sono sotto equipaggiati. È anche vero, Assessore, che non è possibile dotare tutti i laboratori delle strumentazioni più avanzate oggi disponibili: mancherebbero i fondi. Ma, come lei ben sa, un Piano è un qualcosa che si redige e si punta a realizzare; sostenendo il potenziamento dell'aspetto ispettivo dei laboratori, di concerto con le aziende e con le istituzioni presenti sul territorio, in realtà indichiamo una tendenza. E' ovvio che in seguito, in base ai fondi disponibili, man mano si potenzieranno. Non è possibile che il giorno successivo all'approvazione del Piano tutti i laboratori presenti in Piemonte potranno essere equipaggiati al massimo, a livello internazionale; si cercherà di ottenere il meglio che le risorse disponibili ci potranno concedere. Scriverlo nel Piano, non ci sembra negativo; tant'è che, come vede, non abbiamo posto impegni di spesa: a nostro avviso è utile prevedere l'impegno a migliorare le potenzialità dei Laboratori analisi nel territorio piemontese, di proprietà, tra l'altro, della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Il parere è negativo per le ragioni già espresse in precedenza.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 38, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 9 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori e in particolare

Argomento:

Richiesta della Consigliera Ferrero, ex articolo 81 del Regolamento, del rinvio in Commissione della proposta di legge n. 39 (Legge generale in materia di lavori pubblici)


PRESIDENTE

La Consigliera Ferrero ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Signor Presidente, mi scuso anticipatamente per l'interruzione della discussione sul provvedimento in esame, semplicemente per una comunicazione. Nelle scorse sedute abbiamo richiesto l'iscrizione all'o.d.g. del Consiglio di una serie di proposte di legge presentate in questi mesi dal nostro Gruppo.
In tal senso, ve n'è una, la n. 39 in materia di lavori pubblici, della quale invece chiederemmo nuovamente il passaggio in Commissione, visto che il Presidente sarebbe intenzionato ad iscrivere all'o.d.g. delle prossime sedute gli altri due provvedimenti sullo stesso tema - l'uno presentato dalla Giunta regionale e l'altro dal Gruppo de "La Margherita".
Dal momento che si tratta di argomento sul quale si prevede un'attività emendativa consistente, richiamandoci all'articolo 81 del Regolamento - se non ricordo male - le chiederemmo cortesemente di rinviare in Commissione il provvedimento. Mi scuso nuovamente per l'interruzione.



PRESIDENTE

Se l'Aula, unanimemente, acconsente, rinviamo in Commissione quanto illustrato e motivato dalla collega.



(L'Aula, unanime, acconsente)


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 161 "Piano socio sanitario regionale 2006-2010" (seguito)


PRESIDENTE

Subemendamento rubricato n. 86) presentato dai Consiglieri Botta, Casoni Vignale: Emendamento al capitolo 3.6 "Vigilanza e prevenzione" (sostituire il 3 paragrafo): "Occorre inoltre ridefinire ambiti e priorità, in modo tale da conseguire equilibrio e integrazione tra le azioni di vigilanza e le azioni di sorveglianza e di educazione alla prevenzione; dovrà inoltre essere promossa e sviluppata una qualificata attività di supporto, informazione formazione a favore delle categorie commerciali, artigianali e imprenditoriali per favorire - ovviamente non a scapito dell'indispensabile azione di vigilanza - lo sviluppo socio-economico del territorio."



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta per l'illustrazione.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Anche in questo caso, chiediamo una modifica del capitolo 3.6.
"Vigilanza e prevenzione". Tema a mio parere significativo, molto sentito ed attuale, che potrebbe incontrare l'interesse di ampi strati della nostra società, poiché il problema della vigilanza, molto spesso si affronta più in forma di repressione che non di prevenzione, aiuto ed informazione per i personaggi coinvolti, in particolare le aziende.
Chiederemmo, Assessore, di voler inserire al paragrafo 3 del punto 3.6.
"Vigilanza e prevenzione" parte del nostro emendamento. Oltre alla parte iniziale dell'emendamento, "Occorre inoltre definire ambiti e priorità in modo da consegnare equilibrio e integrazione tra le azioni di vigilanza e le azioni di sorveglianza e di educazione alla prevenzione", vorremmo che tale obiettivo venisse rafforzato dall'ulteriore paragrafo - o semiparagrafo - in cui si dice "Dovrà essere inoltre promossa e sviluppata una qualificata attività di supporto, informazione e formazione a favore delle categorie commerciali, artigianali, imprenditoriali, per favorire ovviamente non a scapito dell'indispensabile azione di vigilanza, lo sviluppo socioeconomico del territorio".
Ognuno di noi, nell'ambito territoriale di competenza - non dico quotidianamente, ma comunque periodicamente - è interessato da segnalazioni di interventi degli organi di vigilanza, che nella giusta applicazione delle norme intervengono su una pluralità di attività, naturalmente con potestà sanzionatoria, con interventi di tipo amministrativo che, ripeto rientrano nella normativa, ma che a nostro avviso mancano di quella funzione educativa, informativa di formazione e di supporto che i Dipartimenti di vigilanza dovrebbero saper istituire con le realtà economiche dei territori a loro assegnati.
Si tratta di una delle critiche maggiori espresse anche nella passata legislatura; non dico vi sia una responsabilità politica vostra, attuale di un anno o due anni, è una constatazione che arriva da lontano, sul rapporto, molto spesso troppo rigido tra le autorità di vigilanza e diciamo così - i "vigilati", in particolare gli imprenditori economici siano essi commerciali, artigianali o industriali.
Una sottolineatura nel Piano dell'attenzione su un rapporto costruttivo con queste categorie, un rapporto che si svolga innanzitutto a livello informativo, di supporto ci parrebbe poter essere molto utile per cambiare una filosofia che è stata, molto spesso, esclusivamente punitiva: rilevata l'infrazione si assegna la sanzione amministrativa oppure, addirittura in molti casi sfociante nel penale. Se vi sono delle norme, tutti le devono rispettare.
Noi siamo per la legalità, che valga sia per gli imprenditori che per i clandestini: è evidente che deve esserci lo stesso metro di giudizio.
In questo caso, la nostra Regione ha la fama - forse immeritata - di essere molto coercitiva e punitiva in questo tipo di rapporti. Invece, ci sembrerebbe opportuno un intervento all'interno del Piano Sanitario, di tipo generale; intervento che rafforzerebbe questo momento, senza escludere il momento della vigilanza e della sanzione, intensificando la collaborazione tra istituzioni, Pubblica Amministrazione e imprenditoria.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Credo che, rispetto a questo emendamento, lo spirito descritto sia condivisibile, relativamente ad una logica di prevenzione e informazione così come è condivisibile che gli operatori sanitari svolgano un'azione di supporto, ad esempio, nel settore dell'istruzione, in ordine ad un'attività di consulenza nei programmi di educazione sanitaria, e così via. Il fatto che debba essere esplicitato nel Piano sembra - di nuovo - un elemento descrittivo di comportamenti virtuosi, che dovrebbero far parte dei programmi di intervento delle strutture professionali. In modo particolare questo riferimento, che riguarda il settore dell'economia, probabilmente dovrebbe essere attivato da chi ha la competenza in ordine a questo settore, attraverso richieste di collaborazione con il sistema sanitario.
Tali richieste, ovviamente, andranno esercitate nel rispetto di una logica di terzietà: coloro che svolgono funzioni di carattere ispettivo evidentemente, potranno essere organizzazioni e professionalità diverse da coloro che svolgono una funzione di informazione e promozione. Quindi, per quello che riguarda l'inserimento di questa specificità nel Piano, esprimo parere contrario.
Credo possa essere fatto non necessariamente attraverso strumenti amministrativi dell'Aula, ma possano essere realizzate azioni di promozione, iniziative di campagna d'informazione e di sensibilizzazione concordate tra i due Assessorati.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera per dichiarazione di voto.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, si sarebbe potuta fare un'eccezione rispetto all'impostazione dell'Assessore; l'emendamento, anche se non condiviso viene comunque compreso nella sua coerenza assessorile e d'impostazione. In questo caso, il collega Botta ha spiegato come ci sia una questione di rapporti con le categorie produttive e, in particolare, che, a volte occorre avere una certa flessibilità; parlo anche un po' da ex Assessore all'agricoltura, che, ovviamente, era interessato alle vicende della tutela della salute e della sanità per quanto riguarda le derrate alimentari e i prodotti agroalimentari.
A volte, se ci si ferma alla forma si difende una norma fittizia, che avrà anche senso, quale norma formale, ma, poi, non si salvaguardano a fondo gli aspetti anche formativi ed educativi, che, comunque, devono essere connaturati nel rapporto tra la Pubblica Amministrazione e coloro che svolgono delle attività.
Personalmente, in passato, ho vissuto una vicenda simile, relativamente ad un altro settore, quando in un palazzo alessandrino era stata misurata un'altezza non di tre metri tra pavimento e soffitto, ma di 2,97 metri. A questo punto, dato che la legge diceva che non si poteva autorizzare l'abitabilità in pianura, salvo che in montagna, ad altezze inferiori tutto il sistema era "imballato".
A quel punto, il Comune di Alessandria, che era retto da un Commissario, scrisse alla Regione, dove io pro tempore svolgevo le funzioni di Assessore all'urbanistica. Dopo aver consultato tutti i referenti ed esserci convinti che non si ledeva minimamente la salute degli abitanti dell'eventuale palazzo, rispondemmo al Comune, ancorché non ci fosse scritto "di norma" o che la misura fosse ordinatoria piuttosto che perentoria; alla fine, i vigilanti e le commissioni di abitabilità del Comune e dell'ASL autorizzarono quella realtà.
Ho voluto portare questo esempio, perché, ovviamente, dobbiamo privilegiare la sostanza e, naturalmente, interpretare la forma.
Mi sembra che questo emendamento vada in questa direzione e valga quale richiamo, perché i pubblici funzionari che hanno funzioni di vigilanza quando escono o entrano per servizio, devono sempre ricordarsi che la prima norma è quella del buonsenso e, comunque, del corretto rapporto con il cittadino.
Penso che questo emendamento meriti di essere votato, soprattutto per questo segnale, al di là del fatto che una parola, più o meno, si potesse scrivere in modo diverso, perché ha un significato orientativo notevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta per dichiarazione di voto.



BOTTA Marco

Assessore, noi, purtroppo, probabilmente, siamo schiacciati dalla logica dei decaloghi, dei dodecaloghi, dai pentagramma...
Insomma, a mio avviso, occorrerebbe che lei, in particolare, facesse uno sforzo rispetto ad emendamenti che, a volte, non hanno assolutamente un contenuto politico contrario agli indirizzi di Piano, che, anzi, forse potrebbero arrecare un giovamento al Piano stesso introducendo elementi nuovi, che, a mio avviso, andrebbero tutti a suo vantaggio, quindi del migliore accoglimento di questo Piano da parte dei piemontesi.
Questo mi pare fosse uno dei casi, magari non ce ne sono tanti, ma questo è uno di quelli in cui l'indicazione di un approccio diverso rispetto a quello classico e una maggiore attenzione sarebbero stati colti con grande interesse sia dagli operatori che dalle categorie con cui gli operatori si confrontano quotidianamente.
Non capisco perché questo non possa essere possibile, a meno che non lo sia perché tutto deve essere rigettato, a parte quello che è stato concordato, anche perché nel corso di queste giornate sono stati presentati innumerevoli emendamenti, alcuni dei quali - non perché presentati da uno o dall'altro - degni di essere considerati, perché, all'avviso dei presentatori, apportano qualche tentativo di miglioramento.
Quindi, Assessore, mi sembra una logica troppo rigida quella secondo la quale si risponde per cortesia ai Consiglieri che presentano gli emendamenti, ma tanto fuori dagli accordi non si va in nessun caso. Anche uscendo da questa logica non è che lei verrebbe sminuita, anzi, a mio avviso, la sua figura verrebbe ingigantita dalla capacità di cogliere qualche sollecitazione anche fuori dagli accordi.
Così non è, ci dispiace; naturalmente, presenteremo un ordine del giorno sulla stessa materia, visto che forse non si è ancora deciso quali ordini del giorno accogliere o non accogliere.
Auspichiamo che la disponibilità di massima che lei ha dato oggi possa essere tenuta in considerazione almeno in quel caso.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 86, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 9 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 78) presentato dai Consiglieri Cavallera Ferrero, Cotto: Al primo capoverso (pag. 112), del punto 3.10.1. "Progetti regionali in attuazione del Piano Nazionale della Prevenzione", dopo le parole: "gli screening oncologici" sono aggiunte le seguenti: "lo screening neonatale metabolico allargato".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Noi ci riferivamo prima a tutti quelli che attengono alla filiera dell'attività dei reparti di psicologia. Questo riguarda lo screening neonatale metabolico, quindi probabilmente si è fatto riferimento ad un pacchetto di emendamenti consegnati, ma è nostra facoltà essere precisi nell'illustrazione dei nostri emendamenti senza essere ripetitivi.
In questo caso sono indicati alcuni screening, quindi penso di essere nel campo delle proposte pertinenti. Anche per conoscenza personale della materia, ho anche captato che in determinate Regioni - forse in Toscana era in corso un accertamento - si procede in modo sistematico. Adesso non so se è sul piano generale o a fronte di alcune situazioni di presumibile rischio, determinato ovviamente secondo i criteri che sono stabiliti nelle competenti sedi delle valutazioni epidemiologiche e sanitarie di prevenzione, ma sottopongono i neonati a questo screening per poter predisporre immediatamente gli interventi dal punto di vista dell'alimentazione e dal punto di vista delle conseguenze dovute all'assunzione di farmaci, oppure interventi assistenziali e sanitari di altro tipo.
Adesso non c'è il Vicepresidente Placido, ma avevo notato che lui aveva presentato nei mesi scorsi un ordine del giorno in questo senso sganciato dalla proposta di Piano Socio Sanitario, che io poi ho provveduto a sottoscrivere in quanto lo condividevo.
In quel caso, se avessi proposto di mutuare tutto il testo dell'ordine del giorno, essendo un'articolazione operativa, sarebbe stato non pertinente.
Qui sono elencati altri tipi di screening, ma credo che, proprio per far fare un passo dal punto di vista della qualità e del livello di attenzione, e proprio anche nella fase neonatale da parte di una Regione importante come il Piemonte, si possa prevedere questo intervento. Mi auguro che ci possa essere la convergenza sia dell'Assessore sia del Consiglio.
Mi rammarico che non ci sia il Vicepresidente Placido che, come proponente di un ordine del giorno convergente, probabilmente avrebbe senz'altro condiviso la proposta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al Welfare

Sono spiacente di apparire come una pedante redattrice di bozze, oppure come un'ottusa amministratrice irrispettosa di patti che non comprende invece la portata di idee nuove che intervengono successivamente.
Devo, anche in questo caso, fare riferimento ad una questione, che non è formale. La pagina 112 al paragrafo 3.10, punto 1, elenca puntigliosamente - ed è l'unico caso in cui si entra nel dettaglio - quelli che sono gli screening messi in campo dal Piano nazionale della prevenzione, vale a dire quelle funzioni dovute eguali sul territorio regionale e riconosciute, anche tramite trasferimenti statali, come attività dalle Regioni, che poi le Regioni svolgono con bravura maggiore o minore, ma avendo mandato di realizzare uguali obiettivi di tutela e di prevenzione per la salute della popolazione italiana.
Lo screening qui indicato, come molti altri che potrebbero trovare sostenitori efficaci all'interno dell'Aula, non ha le caratteristiche di riconoscimento e quindi di generalizzazione previste dagli altri screening del Piano nazionale della prevenzione.
Ora, se qui mi si chiede di fare un approfondimento su questa materia di verificare con i colleghi delle altre regioni se non valga la pena di sottoporre al coordinamento Regioni-Ministero per la Salute questa opzione è un impegno che posso prendere, ma elencare come obiettivi del Piano nazionale della prevenzione un'ipotesi che può essere degna e utile, ma che non rientra in questo Piano, non è compatibile per l'accoglienza all'interno di questo capitolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera per dichiarazione di voto; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Diciamo che l'intervento dell'Assessore mi sembra un po' come rimettersi in modo non acritico, ma certamente condiviso dal suo punto di vista.
D'altronde, il Piano Sanitario è stato presentato ed avallato dal Governo Prodi e dal Ministro Turco, quindi l'Assessore Artesio, come militante di una certa area politica, si sente coerente - e le do atto della coerenza - rispetto alle proposizioni della sua parte politica.
Però credo anche che noi come Piemonte, su alcune questioni possiamo anche buttare il cuore oltre l'ostacolo. Credo che, dal punto di vista della legittimità, l'emendamento ci possa stare tutto. Dal punto di vista dell'opportunità l'Assessore dice: "Aspettiamo un attimo...vediamo...ci impegniamo...ne parliamo nel coordinamento". Va bene coordinamento degli Assessore o non coordinamento, ma auspico che si raccolga la sollecitazione che viene dalla rete degli ospedali infantili, dai reparti pediatrici dagli esperti del Piemonte di alto livello (mi riferisco al Regina Margherita, all'ospedale infantile di Alessandria, ecc.).
Auspico che l'emendamento presentato dal Vicepresidente Placido - che ho provveduto a controfirmare perché ha contenuti condivisibili - possa essere inserito. Questo documento possa diventare un ordine del giorno collegato alla votazione del Piano sanitario. A quel punto mi sentirei un po' più tranquillo. Non perché non abbia fiducia nell'Assessore Artesio fino ad ora non ho motivi per pensarla diversamente, penso sempre alla buona fede delle persone, tanto più quando queste sono in servizio permanente ed effettivo da qualche tempo e in vari ruoli sulla piazza piemontese.
chiaro che noi nelle assemblee, negli organi collegiali, parliamo per atti. Finché non si troverà scritto un qualcosa, personalmente mi sentir non completamente rassicurato. Raccomando all'aula di votare favorevolmente l'emendamento e, comunque, attendo un voto favorevole all'ordine del giorno che prima ho richiamato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 78, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 7 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 39 presentato dal Consigliere Rossi.
3.10.1 Progetti regionali in attuazione del Piano Nazionale di Prevenzione Aggiunto: "Diagnosi precoce delle malattie renali Nella popolazione, le malattie renali rappresentano un iceberg in gran parte sommerso e, in relazione all'aumento di durata della vita, sono in costante preoccupante aumento. Alcuni dati preliminari piemontesi indicano che anche nella nostra regione la prevalenza di nefropatie è elevata più di quanto si sospetti. Per abituale oligosintomaticità o la completa asintomaticità, le malattie renali evolvono spesso in maniera silente e spesso sono scoperte tardivamente, quando già si è instaurato un'insufficienza renale grave. L'avvio di un'azione sistematica di prevenzione dei fattori predisponesti (in primo luogo ipertensione arteriosa, diabete, abuso o uso incongruo di farmaci) e di diagnosi precoce è indilazionabile e richiede sia un'opera di informazione del pubblico e dei medici, sia un'attività di screening che in questo caso è semplice e di costo contenuto (controllo della pressione arteriosa ed esame delle urine con cartina abbinato alla misurazione della creatinina). La Regione nell'attività di prevenzione, inserirà uno studio sulla presenza della compromissione renale in affiancamento al progetto di diagnosi e sul trattamento dell'ipertensione arteriosa. L'obiettivo è la definizione di un programma di prevenzione e diagnosi precoce che coinvolga i medici di base.
La legge 26 giugno 1967 n. 458, 'Trapianto del rene tra persone viventi', prevede all'articolo 5 che il donatore 'è altresì assicurato contro i rischi immediati e futuri inerenti l'intervento operatorio e alla menomazione subita'. La Regione, in accordo con la Fondazione Italiana del Rene-Piemonte, procede alla realizzazione di una polizza assicurativa volta a garantire al donatore di rene vivente tutte le garanzie previste dalla legge".
Ha chiesto di intervenire, per l'illustrazione, il Consigliere Rossi ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

L'Assessore parla tanto di prevenzione, ma poi i nostri emendamenti non le piacciono. Mi auguro che almeno questo, che riguarda la diagnosi precoce delle malattie renali, possa essere accolto. Lo leggo perché, tecnicamente è abbastanza difficile: " Nella popolazione, le malattie renali rappresento un iceberg in gran parte sommerso e, in relazione all'aumento di durata della vita, sono in costante preoccupante aumento. Alcuni dati preliminari piemontesi indicano che anche nella nostra regione la prevalenza di nefropatie è elevata più di quanto si sospetti. Per abituale oligosintomaticità o la completa asintomaticità, le malattie renali evolvono spesso in maniera silente e spesso sono scoperte tardivamente quando già si è instaurato un'insufficienza renale grave. L'avvio di un'azione sistematica di prevenzione dei fattori predisponesti (in primo luogo ipertensione arteriosa, diabete, abuso o uso incongruo di farmaci) e di diagnosi precoce è indilazionabile e richiede sia un'opera di informazione del pubblico e dei medici, sia un'attività di screening che in questo caso è semplice e di costo contenuto (controllo della pressione arteriosa ed esame delle urine con cartina abbinato alla misurazione della creatinina).
La Regione, nell'attività di prevenzione, inserirà uno studio sulla presenza della compromissione renale in affiancamento al progetto di diagnosi e sul trattamento dell'ipertensione arteriosa. L'obiettivo è la definizione di un programma di prevenzione e diagnosi precoce che coinvolga i medici di base.
La legge 26 giugno 1967 n. 458 "Trapianto del rene tra persone viventi" prevede all'articolo 5 che il donatore 'è altresì assicurato contro i rischi immediati e futuri inerenti l'intervento operatorio e alla menomazione subita '. La Regione, in accordo con la Fondazione Italiana del Rene-Piemonte, procede alla realizzazione di una polizza assicurativa volta a garantire al donatore di rene vivente tutte le garanzie previste dalla legge" un emendamento tecnico, ma estremamente utile se dovesse essere inserito, quindi accolto, all'interno del Piano Sanitario Regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio per il parere della Giunta.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

L'articolazione di questo emendamento è sicuramente molto competente e molto puntuale. La categoria medica, ampiamente rappresentata in Consiglio regionale, può riconoscere la coerenza con la quale è stato scritto. Dal mio punto di vista non posso che ribadire quello che ho detto prima. In Commissione avevamo già ragionato sul fatto che moltissime tipologie di patologie vedono sperimentati con esiti diversi, ma ancora non generalizzati, interventi di prevenzione e di screening. Al momento attuale gli indirizzi del Piano nazionale non registrano ancora queste indicazioni.
L'adozione, in maniera differenziata, certamente non dovrebbe e non potrebbe essere negata per ragioni legate a principi di scala economica sia sul campo della prevenzione, sia per altre fasce di popolazione e altro tipo di patologie. Piuttosto, dovrebbero basarsi sull'opportunità di avere elementi condivisi, di validazione scientifica, della loro efficacia. Mi spiace ricordare che a livello nazionale il tutto è collocato in una commissione scientifica su cui si fonda il Piano nazionale della prevenzione. Risulta difficile, a questo punto, dedurre comportamenti di anticipazione o di difformità ai vari livelli regionali.
Assumo anche qui l'impegno già indicato nei confronti del Consigliere Cavallera.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 39, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 9 Consiglieri hanno votato NO 29 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 68) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Boniperti, Botta, Ghiglia, Buquicchio: Al capitolo 3, paragrafo 3.10.1 pag. 112 dopo il secondo capoverso aggiungere il seguente terzo capoverso: "Check-up completo gratuito per tutti i 35enni.
Controlli periodici mirati, articolati per età, sesso e condizioni di rischio, saranno proposti nell'ambito delle campagne regionali di screening che saranno promosse dall'Assessorato alla tutela della salute e sanità sulla base di evidenze scientifiche che ne comprovino l'efficacia preventiva.
L'adesione consapevole a tali iniziative, oltre che attraverso le campagne promozionali, sarà incentivata tramite specifici inviti alla responsabilizzazione e attraverso la rimozione degli eventuali ostacoli economici e organizzativi che limitano l'accesso dei cittadini a tali programmi di prevenzione".
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento è stato presentato anche dal collega Buquicchio, oltre che dai colleghi di Alleanza nazionale.
In una prima stesura prevedeva un check-up completo e gratuito per tutti i trentacinquenni, come rimane erroneamente scritto nel Titolo (lo dico solo all'Ufficio di Presidenza). Varrebbe la pena votarlo anche in questo caso, ma l'emendamento precisa che bisognerà individuare controlli periodici mirati, articolati per età, sesso e condizioni di rischio.
Noi crediamo che l'emendamento abbia due punti essenziali, che partono da una premessa. Esaminando le statistiche di casistica mortale o fortunatamente in molti casi non mortale ma invalidante o parzialmente invalidante, o che pongono i cittadini a rischio di vita, si vede come tanto le patologie tumorali, quanto le patologie cardiache o altre, oggi colpiscano un numero più elevato di cittadini piemontesi, soprattutto di età inferiore.
Noi riteniamo che un controllo periodico mirato, articolato a seconda dell'età, sesso e condizioni di rischio - come recita il testo dell'emendamento - sia utile, ovviamente, per un principio di prevenzione di massa, che abbatte anche dei problemi legati al censo, posto che alcuni si possono permettere un check-up annuale molto accurato, altri, anche per aspetti economici, non se lo possono permettere. In secondo luogo, perch al di là delle possibilità economiche, in qualche modo si educa ad una prevenzione primaria i cittadini piemontesi, la cui salute ne trae ovviamente, giovamento. Ricordo come in decide di occasioni l'Assessore Valpreda ci avesse intrattenuto in modo corretto sulla differenza fra salute e sanità, indicando come fosse necessario intervenire soprattutto sulla prima per evitare di dover intervenire sulla seconda. Ma vi è anche un altro aspetto, che è secondario dal punto di vista dell'interesse del nostro Gruppo consiliare, ma è certamente importante: quello relativo al risparmio economico.
Noi riteniamo che questo emendamento riesca ad abbinare due principi fondamentali, che dovrebbero essere contenuti in tutti i passi del Piano cioè migliorare la salute dei cittadini piemontesi e dare sostenibilità economica al nostro Piano.
Certamente una prevenzione maggiore rispetto a quella che si fa adesso ha all'inizio dei costi maggiori, ma come tutti gli investimenti - in questo caso se ne può parlare, pur parlando di sanità - potranno avere anche un ritorno di carattere economico positivo per la nostra Regione.
ovvio che, come abbiamo sottolineato in più casi, a noi è molto caro l'aspetto della sostenibilità finanziaria del Piano.
Ovviamente, c'é molto più caro l'aspetto relativo alla prevenzione primaria e alla garanzia della salute per i cittadini piemontesi.
A differenza del primo emendamento presentato dal nostro Gruppo consiliare, questo è meno puntuale, ma - lo diciamo all'Assessore qualora l'emendamento venga approvato, come credo accadrà, visto che è stato uno dei punti su cui si è trovata una piccola condivisione rispetto alle tante contrarietà all'interno del Piano - sarà certamente importante che l'emendamento non rimanga una pia intenzione all'interno delle circa 280 pagine di Piano, ma ci si attivi quanto prima (o quando verrà deciso da chi dovrà realizzare queste campagne e le evidenze scientifiche di cui parla all'interno dell'emendamento).
Ovviamente non potrà accadere fra un anno, fra un anno e mezzo o fra due. Cioè in tempi mediamente certi dovremo avere una prima proposta relativamente alla possibilità di screening, differenziati appunto per età sesso e condizioni di rischio, all'interno della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
In effetti, avevamo già affrontato questo argomento e avevo riconosciuto - mi assumo sempre le colpe, anche quando non le ho - che un po' per colpa mia, un po' a causa di un equivoco, mi sono trovato a firmare un emendamento presentato dai colleghi di un altro Gruppo, che ringrazio per la loro disponibilità.
Come l'Assessore ricorderà, avevo presentato in sede di Commissione un emendamento che la stessa aveva riconosciuto. Successivamente avevo ritirato quell'emendamento perché pensavo - ma, come ripeto, è colpa mia perché ho capito male, ma la prossima volta starò più attento - che l'Assessore lo presentasse come emendamento di Giunta. Così non è stato sempre per colpa mia, perché non avevo capito - per cui ho sottoscritto grazie alla disponibilità dei colleghi, quello del Gruppo di Alleanza Nazionale.
Il testo, comunque, è frutto di una rivisitazione, da parte della Giunta, di una richiesta che l'Italia dei Valori aveva formulato in modo chiaro, che si articolava essenzialmente su due punti: innanzitutto sull'assunzione di responsabilità da parte della Regione (e quindi del Servizio Sanitario Nazionale) di svolgere, in presenza di un reale fallimento relativo alla prevenzione primaria, azioni volte all'implemento di una reale e concreta prevenzione secondaria che, allo stato dei fatti manca un po' dappertutto nel nostro Paese (non è una questione che riguarda solo la nostra Regione). Questo perché credo che si abbia la responsabilità di attivarsi di fronte all'impossibilità di modificare più di tanto gli stili di vita. È inutile invocare cambiamenti di stili di vita relativamente al tabagismo, per esempio, quando le cause dello stesso sono da ricercarsi negli interessi delle multinazionali e nei monopoli di Stato.
inutile invocare l'attività fisica, che sappiamo quanto sia benefica per tutti noi, quando non riusciamo ad organizzare la nostra vita in modo armonico e rispettoso di queste sacrosante esigenze.
Cerchiamo almeno di individuare gli elementi per una diagnosi precoce perché se la malattia deve insorgere, non aspettiamo che i sintomi siano eclatanti, perché in quel caso è sempre troppo tardi.
Cerchiamo, quindi, di organizzarci secondo quei parametri che l'Assessore ha voluto riconoscere - la ringrazio per averlo fatto - e spero che diventi un'operatività concreta nelle azioni che si andranno ad intraprendere.
L'altro aspetto che vorrei mettere in evidenza è relativo alla responsabilità: se da una parte c'é la responsabilità della Regione (e quindi del Servizio Sanitario Nazionale) ad intraprendere percorsi in tal senso, dall'altra deve esserci, necessariamente, la responsabilità dell'utente o paziente che sia, nel rendersi conto che se si parla di diritto, non solo alla salute, ma alle cure, non esiste nessun diritto senza un dovere. E quindi il cittadino ha il dovere, per poter usufruire di questo diritto in modo rispettoso delle esigenze di tutta la società di seguire le indicazioni che in questo caso la Regione darà. Ma per poterle seguire è necessario che la Regione le dia, altrimenti non potremo neanche prendercela con colui che sarà irrispettoso e mostrerà irresponsabilità in tal senso.
Mi auguro che per le motivazioni che non ho potuto illustrare in più di cinque minuti, e quindi in modo sicuramente parziale, si voglia accogliere l'emendamento stesso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Convengo sul percorso che la discussione ha avuto in sede di Commissione e sugli elementi di sintesi cui è pervenuta la discussione e quindi è perfettamente compatibile nello stile redazionale e nelle intenzioni agli indirizzi del Piano. Ringrazio i presentatori dell'emendamento e confermo l'opinione favorevole della Giunta regionale.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 68 sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 38 Consiglieri hanno votato SÌ 38 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio approva.
Subemendamento rubricato n. 55) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Boniperti, Botta, Ghiglia: Al capitolo 3, dopo il paragrafo 3.10.6 pag. 120 aggiungere il seguente paragrafo 3.10.6 bis: "3.10.6 bis. Piano di check up completo gratuito.
La prevenzione di ogni stato patologico non può che portare al miglioramento delle condizioni generali di vita di ogni persona.
In un contesto, quindi, di migliorare l'habitat sanitario naturale delle persone, la Regione promuove una campagna di prevenzione con un servizio di check up completo gratuito a favore di tutti i 35enni residenti sul territorio piemontese. L'obiettivo che la sanità piemontese si pone è quello di fornire nell'arco di 5 anni lo stesso servizio di screening completo a tutti i 30enni residenti in Piemonte.
La salvaguardia della salute dei cittadini è una priorità per la Regione e soltanto una adeguata attività di prevenzione può realmente garantire tale azione. La spesa prevista, indubbiamente onerosa nei primi tempi, verrà ammortizzata da un generale e crescente benessere e salubrità della popolazione che, facendo minore ricorso alle cure del sistema sanitario regionale, inciderà in misura inferiore sul bilancio dello stesso." La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Presidente, si è trattato di un nostro errore - ed anche del sottoscritto. L'emendamento è da ritirare poiché è stato sostituito dall'emendamento appena votato.



PRESIDENTE

Il subemendamento rubricato n. 55) è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Submendamento rubricato n. 27) presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera Toselli: al 3° capoverso, del punto 3.10.7., p. 121, dopo le parole: "sviluppo di progetti di sorveglianza e di prevenzione degli incidenti domestici" sono aggiunte le seguenti: "anche attraverso l'applicazione della domotica ai fini dell'adeguamento delle abitazioni rispetto alle esigenze di salute dei soggetti abitanti".
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, la collega Cotto è dovuta uscire per recarsi ad Asti utilizzando i mezzi ferroviari. Si era detto che si sarebbero interrotti i lavori alle 18.30, per cui chiederei, con l'accoglimento della Presidenza che eventuali emendamenti cui la Consigliera Cotto sia la prima firmataria di trattarli domattina, all'inizio del Consiglio.
Si era detto - ripeto - che alle 18.30 avremmo interrotto i lavori...



PRESIDENTE

Consigliere Cavallera, l'emendamento è l'ultimo a firma Cotto che rimane. Gli altri emendamenti, anche in ragione dell'ora, che non potrà essere troppo tarda, di chiusura dei nostri lavori...



CAVALLERA Ugo

Si era detto che si sarebbe chiuso alle 18.30: "Radio Consiglio" diceva così...



PRESIDENTE

Passiamo al subemendamento rubricato n. 79.
Subemendamento rubricato n. 79) presentato dai Consiglieri Burzi Cavallera: All'ultimo capoverso (pag. 132), del punto 4.1.3. "Le cure primarie", dopo le parole: "salute mentale, tossicodipendenze, consultori, neuropsichiatria infantile", sono aggiunte le seguenti: "e psicologia".
I subemendamenti rubricati n. 79), n. 80), n. 84) sono già stati illustrati e la Giunta regionale ha già fornito parere negativo. Potremmo dunque procedere alle votazioni.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 79, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 33 Consiglieri votanti 32 Consiglieri hanno votato SÌ 2 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 80) presentato dai Consiglieri Burzi Cavallera: al secondo alinea (pag. 133), del punto 4.2. "I percorsi assistenziali dei cittadini", dopo le parole: "infermiere, assistente tutelare" è aggiunta la seguente: "psicologo".
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 80, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Presenti 34 Consiglieri votanti 33 Consiglieri ha votato SÌ 1 Consigliere hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 84) presentato dai Consiglieri Burzi Cavallera: Al quarto alinea (pag. 133), del punto 4.2. "I percorsi assistenziali dei cittadini", dopo le parole: "esemplificando i SERT, Dipartimenti di salute mentale, Consultori, Neuropsichiatrie infantili" sono aggiunte le seguenti: "e psicologia".
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 84, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 35 Consiglieri votanti 34 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 30 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.
(La seduta termina alle ore 18.37)



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