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Dettaglio seduta n.248 del 10/10/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


SPINOSA MARIACRISTINA



(Alle ore 14.35 la Consigliera Segretaria Spinosa comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.15)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PICHETTO FRATIN


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi dell'Istituto "Plana" di Torino


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti dell'Istituto "Plana" di Torino in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.



(Alle ore 15.22 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.45)



(La seduta ha inizio alle ore 15.48)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 162 inerente a "Individuazione delle Aziende Sanitarie Locali e dei relativi ambiti territoriali" (iscritta ai sensi dell'articolo 34, comma 6, del Regolamento)


PRESIDENTE

Proseguimento esame proposta di deliberazione n. 161 inerente a "Piano Socio Sanitario regionale 2006-2010" (iscritta ai sensi dell'articolo 34 comma 6, del Regolamento)



PRESIDENTE

Apriamo la seduta pomeridiana con il proseguimento della discussione generale sulle proposte di deliberazione n. 162 e n. 161.
Ricordo che il numero legale è 28.
Sono ancora iscritti a parlare in discussione generale i Consiglieri Guida, Ghiglia, Botta, Nastri, Dutto e Cavallaro. Peraltro, questa mattina il Consigliere Ghiglia ha iniziato il suo intervento, poi deviato sull'ordine dei lavori.
La parola al Consigliere Ghiglia per svolgere l'intervento di merito.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, mi scusi, tra l'altro c'era una firma sulla riga del mio nome, non vorrei essere stato computato erroneamente nella maggioranza non importa, è un dettaglio.



PRESIDENTE

In queste fasi di socializzazione...



GHIGLIA Agostino

La socializzazione era una cosa seria nel secolo passato, non usiamo impropriamente i termini.
Sul Piano Socio Sanitario, per quanto riguarda la discussione generale guardate, colleghi, in realtà, si potrebbe anche non intervenire, nel senso che nel corso di questi mesi e settimane è emerso chiaramente come il Piano Socio Sanitario sia un documento di una certa inconsistenza, un atto formale di filosofia teoretica, come lo abbiamo spesso definito, che invece, lascia la parte sostanziale delle scelte di quest'Amministrazione ai Piani di riorganizzazione delle singole ASL e, soprattutto, alla deliberazione d'accorpamento delle ASL.
mia convinzione personale, condivisa dal mio Gruppo, che il Piano Socio Sanitario sia un po' uno strumento per coprire un'operazione di macelleria della sanità piemontese, che si concretizzerà dopo l'accorpamento delle ASL - di questo discuteremo sulla deliberazione di merito - attraverso una pesante riduzione dei servizi ai cittadini. Il fatto stesso che si parli di tagli, della necessità di ridurre i posti letto e non s'individui il come e il dove dimostra che ci troviamo di fronte ad un documento d'intenti, che, però, lascia le decisioni vere e pesanti - a nostro avviso anche preoccupanti, speriamo non drammatiche per la sanità e, quindi, per i cittadini del Piemonte - ad altra sede. È anche dimostrato che, nelle ultime settimane, le pressioni e le preoccupazioni della Presidente Bresso erano tutte esclusivamente mirate a portare a casa l'accorpamento delle ASL. Nei momenti più difficili della trattativa...
Presidente, scusi, non pretendo l'attenzione, però, se tutti urlano...



PRESIDENTE

Per cortesia, invito i colleghi a rimanere nei propri posti e i non colleghi ad uscire dall'aula.



GHIGLIA Agostino

Io mi diverto a parlare con il megafono, ditemi solo nella convocazione che me lo devo portare, altrimenti me lo fornisce il Consiglio.



PRESIDENTE

Ha il diritto di protestare.
Invito davvero a prestare un attimo di attenzione.



GHIGLIA Agostino

Grazie, l'attenzione è troppo, chiedo soltanto di mantenere un livello di brusio e non proprio di caciara, avendo difficoltà ad urlare.
"Gridate piano", come suggerisce sempre saggiamente il collega Cavallera.
Presidente e Assessore, questo Piano non v'interessava più v'interessava e v'interessa soltanto l'accorpamento delle ASL.
Da questo punto di vista, noi vorremmo anche lanciare un allarme perché l'accorpamento delle ASL sembra preludere ad una normalizzazione politica e partitica della sanità pubblica. Non vorremmo che l'accorpamento delle ASL diventasse - lo voglio subito dire in quest'aula, visto che dal territorio provengono molte voci in questo senso - la scusa e la base per procedere ad operazioni di razionalizzazione politica della sanità. In pratica, dove procedete all'accorpamento premiate i vostri amici, quelli di sicura fede e di certa tessera, anziché la qualità.
In relazione a questo, Presidente e Assessore, prometto che noi vigileremo attentamente sul rispetto delle leggi e anche di quelle che sono le norme in materia di selezione di primari e quant'altro, perché le voci preoccupate e preoccupanti provenienti dal territorio ci fanno stare con le orecchie tese.
Il Piano, poi, non è economicamente sostenibile, i risparmi presunti sono buoni giusto per uno specchietto su La Stampa, ma non sono assolutamente in grado di andare, nemmeno lontanamente, a turare quell'enorme buco che state producendo con la vostra gestione, così come abbiamo potuto appurare qualche settimana fa quando ci avete dato i primi semestrali. Abbiamo visto che il buco della sanità è enorme, che è un buco autoprodotto, tutto della sinistra, che, finalmente, non potrà più ancorarsi ai buchi, veri o presunti, del passato del centrodestra. Quindi le centinaia di milioni di euro di buco sono tutti prodotti da voi in house, anche in questo siete stati molto bravi e con le previsioni di risparmio di questo Piano voi non riuscite a coprire neanche, in un Piano triennale, un quinto di quelli che saranno i buchi sanitari dell'anno in corso.
Allora, questo sarebbe da solo sufficiente a testimoniare ulteriormente che si tratta di un Piano - vorrei usare un termine un po' generico fasullo, perché un Piano, che dovrebbe essere triennale, nelle cui previsioni, invece, otterrò ottimisticamente il risparmio di un quinto del buco in corso, cos'è? È una presa in giro, serve soltanto a legittimare un'operazione politica, che è l'accorpamento delle ASL, questo è! Taglierete i servizi, taglierete i posti letto e avete già iniziato una pesante operazione di ridimensionamento politico. Mi spiace di non vedere il collega Laus, ma glielo diremo in altre sedi, visto che qualche mese fa andava a volantinare davanti all'Oftalmico. Mi spiace che non ci sia il collega Laus, perché ci piacerebbe che si alzasse in piedi e chiedesse all'Assessore Artesio di assicurarsi che l'Oftalmico rimarrà il polo di eccellenza di oftalmologia. Invece, l'Oftalmico verrà cancellato con il vostro Piano Sanitario, perché andrete ad accorpare i primariati e li assorbirete nell'ASL 1.
Mi spiace che il collega Laus oggi non abbia i volantini, forse è andato a stampare i fogli nuovi, ma lo informeremo. Così come nel vostro Piano Sanitario che si prevede, non si sa come, una Città della Salute, di cui discuteremo fra qualche giorno, andate sostanzialmente ad uccidere un'altra specificità, eccellenza del sistema sanitario torinese, cioè il Regina Margherita e il Sant'Anna, che già oggi sono drasticamente ridimensionati, in cui avete messo primari a scavalco, perché li state cancellando.
Un'altra preoccupazione, da torinese (anche se sono piemontese), è che questa Città, nel silenzio delle sue istituzioni principali, a cominciare dal Sindaco, sta perdendo tutte le sue eccellenze sanitarie. La Presidente Bresso ce le scippa e il Sindaco Chiamparino si preoccupa di fare, da una parte, le primarie e il PD, dall'altra le primarie per il prossimo Presidente della Regione. Anche questo è un semplice atto di denuncia che però, credo, purtroppo, verrà confermato nelle prossime settimane.
Ci riserviamo, ovviamente, di intervenire nel merito dei singoli articoli di questo Piano delle farfalle o delle tarme, nel senso che non hanno neanche il valore di farfalle, perché vogliamo stigmatizzare, punto per punto, tutti gli errori che andrete a fare e tutte le violenze nei confronti della sanità pubblica che vi attrezzate a perpetrare.
Nel prosieguo del dibattito, cercheremo di motivare, articolo per articolo, un po' meglio le dichiarazioni testé fatte.



PRESIDENTE

Ricapitolo gli iscritti a parlare. Attualmente ho iscritti a parlare i Consiglieri Nastri, Guida, Cavallaro, Botta e Dutto.
La parola al Consigliere Nastri.



NASTRI Gaetano

Grazie, Presidente.
Sono contento anche della presenza dell'Assessore Artesio, perché il mio sarà un intervento molto centrato su quello di cui stiamo discutendo ma, soprattutto, su temi che stanno a cuore alla Provincia di Novara.
Per quanto riguarda il Piano, sicuramente manca un'indicazione chiara su quelli che dovrebbero essere gli obiettivi. Soprattutto, non sono state definite le priorità e tutte le problematiche sono trattate, dal mio punto di vista, in maniera molto sommaria. In questo Piano sono elencati i principi generali, ma le difficoltà nascono nel momento in cui affermazioni di principio devono essere trasferite e, soprattutto, trasformate nella realtà di tutti i giorni: quando si deve passare dalla parola ai fatti.
necessario ragionare per tempo su quelle che saranno le scelte future, e soprattutto sugli effetti che questo Piano avrà sui cittadini, ma anche sui lavoratori. Al riguardo, ho due questioni sui futuri accorpamenti che riguardano i lavoratori: le equiparazioni dei fondi contrattuali e i criteri di mobilità del personale.
Sulle possibili mobilità, non si potrà prescindere da un puntuale piano di riorganizzazione dei servizi. La logica cui ispirarsi non potrà essere che quella di utilizzare il personale per tappare i buchi, ma questo non sarà facile, anche per i problemi che si sono creati in questi mesi e in questi anni a causa delle reiterate politiche del blocco delle assunzioni.
Un'altra riflessione, come dicevo prima, è quella che riguarda gli accorpamenti.
Al di là dell'indicazione contenuta nella legge, secondo cui gli ambiti territoriali e le nuove aziende corrispondono di norma ai territori delle Province, ritengo che l'estensione di un'azienda sanitaria debba essere soprattutto funzionale, e deve anche orientarsi su criteri di omogeneità dei servizi resi alla popolazione residente, in particolare per quanto riguarda la governabilità e le dimensioni.
Quindi, bisognerebbe respingere le tentazioni di costituire entità troppe grosse e troppo popolose, che sono di difficile governo, ma anche di difficile gestione interna e esterna. L'errore opposto è rappresentato dall'individuazione di aziende che possono essere sottodimensionate rispetto ai criteri della popolazione residente sempre nell'ambito provinciale. Se quest'operazione dovesse essere portata avanti e approvata bisognerebbe anche chiedersi con quali caratteristiche possono rispettate quando si avranno, da una parte, aziende con utenza che va dai 500 ai 600 mila abitanti e, dall'altra, aziende che si attestano tra i 160 e i 180 mila abitanti. Pertanto, il ridimensionamento delle aziende territoriali non può essere avulso dal problema della riorganizzazione della rete ospedaliera.
Indubbiamente, questa non è sicuramente una carenza da parte di questa amministrazione, ma ormai è una carenza che parte da molto lontano, poich gli ospedali piemontesi sono caratterizzati dall'eccessiva vetustà. Si pensi che l'età media degli edifici di ogni azienda ospedaliera supera gli ottant'anni.
Tutto questo chiaramente comporta anche dei disagi ma, soprattutto, dei costi per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e straordinaria (ristrutturazioni, efficienza), l'erogazione delle prestazioni e, perch no, anche la sicurezza degli utenti.
Quindi, un Piano dovrebbe prevedere una soluzione. Il problema doveva essere affrontato creando un percorso per costruire dei nuovi ospedali, che dovrebbero comunque rispondere alle necessità di una sanità moderna. Ho detto dovrebbero perché spesso, in questo Consiglio, si creano delle aspettative o delle illusioni senza poi concretizzarle. Bisognerebbe anche evitare che gli sforzi non dovrebbero essere indirizzati tanto alla soppressione degli ospedali, quanto piuttosto a quello che è un discorso di riconversione, mirato alla specifica esigenza del territorio.
Nel caso specifico, vorrei citare due ospedali della nostra Provincia: uno è quello di Galliate, un piccolo ospedale, che però deve avere maggiore attenzione e deve essere tutelato soprattutto dalla Giunta, in quanto quest'ospedale serve il cosiddetto ovest Ticino; quindi, raggruppa diversi Comuni come Trecate, Romentino e Cerano. E il venir meno della sede di Galliate potrebbe comportare un discorso di mobilità passiva verso la vicina Lombardia, quindi un maggiore flusso di pazienti al di là del Ticino.
Il secondo caso è rappresentato dall'ospedale di Arona, per il quale quando si è discusso dell'edilizia sanitaria, un mio emendamento è stato bocciato; dovrebbe essere ristrutturata quella sede che era stata acquistata dalla Giunta Ghigo.
Questo è un invito che rivolgo a lei, Assessore: quando avrà tempo dopo aver organizzato tutti i suoi impegni, sarebbe opportuno un giro all'interno della nostra Provincia per verificare anche questo ospedale. Ho sentito parlare molto di eccellenza, nella Provincia, soprattutto nel Comune di Arona, dove esiste l'oculistica, che è un'eccellenza per quanto riguarda quel tipo di patologia.
Veniamo poi all'elemento più importante, cioè il nuovo ospedale di Novara. Sicuramente in questi mesi il pungolo dell'opposizione ha fatto fare passi avanti rispetto a qualche mese fa, ma ci sono molti aspetti da chiarire, non ultimo le dichiarazioni apparse qualche giorno fa da parte del Ministro Turco, che parlava di 520 milioni di euro per la Città della Salute di Torino, mentre non veniva citato per nulla l'ospedale di Novara.
Però quest'aspetto l'ho già chiarito con l'Assessore.
Devo dire che, da oltre un anno, si è perso tempo con tavoli tecnici e soprattutto con tavoli che raramente venivano convocati, quando invece non ci sono dubbi - e questa è la parte più importante - sulla necessità di costruire una nuova sede a Novara, perché quella attuale, che è di origini ottocentesche, è fortemente limitata rispetto alle potenzialità espresse dai nostri sanitari ad ogni livello con prestazioni anche d'eccellenza.
Però tutto questo rischia di essere vanificato, anche e soprattutto dall'inadeguatezza delle strutture.
Nel merito, c'è poi da chiarire l'aspetto, che oggi non è stato ancora chiarito, della dismissione del patrimonio immobiliare, che sarà importante e necessario per il completamento delle risorse.
Assessore, un aspetto importante che dovrà chiarire è quello della stima complessiva del patrimonio dell'ospedale di Novara, perché la Giunta lo stima in 115 milioni di euro, ma vorrei ricordare che soltanto qualche anno fa, esattamente nel 2001, lo stesso patrimonio fu stimato in 120 milioni di euro. Sarebbe quindi importante capire perché la valutazione della Regione risulta essere inferiore di cinque milioni di euro, e se l'eventuale vendita in blocco dell'immobile comporterà formulazione di offerte più basse da parte di operatori del settore.
Soprattutto non ho avuto certezza né chiarezza su quello che accadrà dopo che verrà eventualmente dismesso il patrimonio immobiliare; se questo patrimonio e questi soldi verranno utilizzati per la costruzione del nuovo ospedale, oppure se verranno inseriti in quel fondo regionale che potrebbe essere utilizzato per la costruzione di altre opere.
anche da verificare come pensate di portare avanti la relazione delle proprietà e dei terreni quando ci sono dei vincoli contrattuali, quindi dove ci sono scadenze certe. Solo quando si giungerà alla firma di quello che sarà il protocollo d'intesa, che è propedeutico all'accordo di programma, capiremo quali sono le reali intenzioni della Giunta anche in merito al finanziamento che si vuole attivare.
Non si capisce bene se si vuole andare attraverso un project financing oppure attraverso un leasing, perché nel caso specifico del project si utilizzerebbero i soldi in spesa corrente, nel secondo invece in conto capitale. Per Novara, e concludo, il nuovo ospedale è una priorità assoluta, perché è da anni che se ne parla, ma sono due anni e mezzo che ci perdiamo in percorsi, in tavoli tecnici, ma soprattutto in situazioni che a volte, hanno anche rasentato il grottesco.
Oggi mi auguro che si approvi quest'emendamento, mi auguro con l'appoggio parte dei Consiglieri della maggioranza del mio territorio, con cui si prevede di assicurare la disponibilità di adeguate risorse finanziarie per una nuova struttura ospedaliera.
Questo diventa l'elemento più importante, l'elemento in cui si capisce se c'è la volontà politica, ma soprattutto se c'è la volontà da parte della Giunta di portare avanti un progetto ed un percorso già avviato anni fa dalla Giunta di centrodestra, che aveva come Presidente Enzo Ghigo.
Questo è un aspetto importante e fondamentale. Sono convinto che se c'è la volontà, ma soprattutto se c'è la volontà politica questo percorso, una volta avviato, dovrebbe arrivare ad essere concretizzato.
Termino ricordando che questi sono gli aspetti più importanti. Noi consideriamo una Provincia al confine con la Lombardia, e lei sa perfettamente che esiste una mobilità passiva con una percentuale molto alta. Questo deve far pensare alla Giunta che ragiona e che programma soprattutto in previsione di quello che può essere il futuro. Da parte dell'Amministrazione, cioè della Città di Novara, siamo in attesa di ricevere il Piano regolatore, anche se l'area è già stata individuata ed è già tutto avviato: mi sembra superfluo ribadire l'importanza della costruzione del nuovo ospedale di Novara.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente e gentile Assessore.
Gran parte delle risorse finanziarie di questa come di altre Regioni è destinata alla sanità. E non da oggi la politica cerca di coniugare il mantenimento, il potenziamento e l'adeguamento dei servizi e delle prestazioni con più rigorosi criteri di spesa.
un problema di difficile soluzione, soprattutto nel nostro Paese dove l'assistenza sanitaria, pressoché gratuita per tutti, è tra le più formidabili conquiste sociali del dopoguerra.
dunque arduo il tentativo di modernizzare la sanità, senza generare timori sia nella popolazione sia fra gli operatori, perché il rischio, nel nostro caso - e bene lo sapete, cari colleghi - è quello di realizzare ad una sorta di precarietà da pianificazione sanitaria. Una patologia che oggi è alla base di un diffuso malessere della sanità piemontese, ospedaliera in particolare. La spesa per la salute è in costante aumento in Italia e negli altri paesi industrializzati.
Non possiamo, alla vigilia dell'approvazione del Piano Sanitario, non tenere conto che a determinare questo trend ci sono fattori demografici l'allungamento e l'aumento delle prospettive di vita, ma i progressi scientifici, ad esempio in campo farmaceutico e nel settore dei macchinari che possono migliorare gli effetti d'ogni diagnosi e cura, hanno costi elevatissimi.
Chi governa si trova oggi nella necessità di far fronte da un lato a nuove e molte esigenze, dall'altro di attuare una trasformazione tesa al recupero di risorse disponibili spesso usate male, che determinano la diminuzione del livello di assistenza invece che un'ottimizzazione della stessa, che produrrebbe maggiore qualità a minor costo.
Ecco perché un Piano Sanitario veramente moderno dovrebbe, a mio avviso, prevedere un appropriato controllo della spesa, come parte integrante di qualsiasi operazione di risanamento e di ricerca delle compatibilità, fra assistenza pubblica erogata e sistema economico complessivo.
Realizzarla non è certo facile, lo sappiamo, ma abbiamo l'impressione che, nel caso del Piemonte, non ci abbiate neanche provato, delegando tutto al cosiddetto processo di accorpamento delle aziende sanitarie locali piuttosto che al controllo di gestione.
La retorica del cambiamento si spreca nel Piano, nell'ossessivo ripetersi di termini quali "sobrietà", "austerità" e "rigore"...
Non so come l'Assessore possa capire e comprendere un contributo seppure arriva dall'opposizione, al Piano sanitario quando è continuamente interrotta dai colleghi.



PRESIDENTE

Prego i Consiglieri di consentire agli Assessori interessati di seguire il dibattito.



GUIDA Franco

Posso anche rinunciare al mio intervento - infatti, rinuncio.
Abbia pazienza, ma dopo una prima e una seconda interruzione, non c'è una terza volta! Cosa posso dire? Il Piano nasce come frutto di mediazione, di interessi - chiaramente di interessi - mi dispiace che una Giunta di centrosinistra accetti che si discuta nelle segrete stanze piuttosto che in modo trasparente qui in Consiglio.
Evidentemente non è così, ne prendiamo atto. Il Piano Sanitario è inutile perché non è pensabile procedere nell'ambito di un Consiglio che è chiaramente disattento. Se l'Assessore è disattento, perché io dovrei essere attento?



PRESIDENTE

Colleghi, vi prego massima attenzione. Per quanto riguarda, in particolare, l'Assessore Artesio, penso che tutto si possa dire, ma non che non sia stata attenta al dibattito. Pregherei, anche i colleghi Consiglieri che volessero aiutarci a svolgere ordinatamente i nostri lavori, di interloquire fuori dell'aula.
Siamo in sede di discussione generale, non si deve votare, non è necessaria la presenza, se non per il voto. Prego, coloro che rimangono in aula, di consentire, a coloro che vogliono intervenire, di farlo in un modo dignitoso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallaro; ne ha facoltà.



CAVALLARO Sergio

Volevo fare solo alcune brevi considerazioni. Anzitutto esprimere la mia contentezza per il fatto che il Piano Sanitario sia arrivato all'ultimo stadio. Le considerazioni che volevo fare sono sostanzialmente un paio anche in base al fatto che uno degli obiettivi principali del Piano è sicuramente quello del controllo della spesa. Volevo mettere in evidenza come ci siano alcuni aspetti che nel Piano non sono messi nel giusto risalto. Mi riferisco, sostanzialmente, al day surgery e alla libera professione, intramoenia.
Se noi guardiamo i piani di rientro e di recupero eseguiti dai direttori delle aziende vediamo come, su questi temi, non ci sia un grande sviluppo, invece dovrebbero essere presi in attenta considerazione da parte dell'Assessore. Questo problema perché abbiamo il grosso problema della mobilità passiva, cioè della perdita di pazienti che vanno a curarsi in altre regioni. Questa modalità passiva sicuramente non è dovuta a problemi di carattere medico, e neppure al comparto socio-assistenziale. È dovuta soprattutto, a persone che vanno a farsi operare in altre regioni perch qui o trovano una lunga lista d'attesa, oppure non trovano il personale adeguato per essere operati.
Il day surgery e la libera professione sono una risposta concreta a queste lunghe file d'attesa. Il day surgery, oltre a produrre la best practice su varie equipe di operazioni, dà un risparmio notevole sia in termini di risorse umane, sia in termini di posti letto permettendo anche di utilizzare il personale, non solo chirurgico, ma anche infermieristico per interventi più importanti per cui i pazienti troverebbero molta più soddisfazione all'interno della nostra regione.
Lo stesso dicasi per libera professione intramoenia. La libera professione intramoenia, insieme alla day surgery (quella chirurgica intendo) può risolvere anche il problema dei piccoli ospedali. Non esisterebbero più i problemi di Galliate, di Gattinara e di altri piccoli ospedali che potrebbero svolgere la stessa funzione. Il day surgery e la libera professione intramoenia troverebbero la sede idonea in questi piccoli ospedali che così verrebbero ristrutturati e riorganizzati.
Un'altra considerazione che mi viene da fare e che non viene presa nel dovuto conto nel Piano, è la particolare attenzione che si deve avere verso patologie che riguardano soggetti molto deboli. Noi abbiamo una società dell'accoglienza, dobbiamo avere anche una sanità dell'accoglienza. Abbiamo numerose straniere che, ogni anno, vengono sottoposte alla mutilazione dei genitali. Non siamo in grado di affrontare questo tipo di patologie in maniera organica, in maniera professionale perché non ci sono corsi di formazione, perché non istituiamo strutture idonee ad affrontare questo tipo di problema.
Abbiamo una società delle pari opportunità, dell'uguaglianza dei generi, ma non siamo sensibili ad un certo tipo di patologie emergenti che riguardano soprattutto le ragazze, le giovani, che è quello dell'anoressia.
Dobbiamo affrontare questo problema come affrontiamo seriamente gli altri problemi sollevati anche dall'opposizione tipo l'alzheimer o gli ammalati di mente. Questo tipo di patologia va presa in seria considerazione alla stessa stregua delle altre patologie.
Consentitemi di fare ancora un'ultima considerazione. Noi abbiamo realizzato un ottimo Piano Sanitario, una macchina da formula uno: è chiaro che una buona macchina senza un buon pilota, non va avanti. Mi riferisco sostanzialmente, ai direttori generali. Molti di questi si stanno dimostrando non all'altezza dei compiti. Non hanno recepito completamente quello che poteva essere lo spirito dal Piano Sanitario, va un po' rivalutata la loro posizione.
Così come gli stessi dirigenti delle strutture complesse. Strutture complesse non solo ospedaliere, ma anche sul territorio. Mi riferisco ai capi del distretto e ai direttori di strutture complesse del socio assistenziale. Dal 2005 al 2007 abbiamo nominato più di 24 direttori generali, voglio fare affidamento alla buona fede dei vari direttori e alla mancanza di ingerenza da parte dei politici.
Tuttavia, faccio rilevare come non ci siano dei criteri oggettivi per premiare e promuovere persone qualificate, non solo dal punto di vista delle qualità umane, ma dal punto di vista professionale. In IV Commissione giace un progetto di legge volto a dare indicazioni di carattere oggettivo per la scelta e la nomina dei direttori di struttura complessa; inviterei la Giunta e l'Assessore a prendere visione, a farsi promotore di una propria proposta di legge in tal senso.
Altrimenti, possiamo anche avere una Ferrari, ma non riusciremmo mai a vincere un Gran Premio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Dopo l'intervento del Consigliere Cavallaro, devo dire che casco a fagiolo, soprattutto nella parte finale! Non me ne vogliano le scuderie di formula uno - che, per fortuna, sono altra cosa rispetto al nostro Piano Sanitario - ma a noi basterebbe già avere una Panda che funzionasse, non ci spingiamo fino alle scuderie di formula uno! Il fatto più significativo di quest'intervento, al di là dell'elemento tecnico sul quale sicuramente il collega Cavallaro è un approfondito conoscitore, riguarda la prima richiesta di purghe, come l'Assessore avrà notato, perlomeno da quando lei è arrivata.
Potrei dire, collega Cavallaro, che forse sarebbe stato meglio se vi foste tenuti i Direttori che c'erano quando c'era il centrodestra, dove tra l'altro, il centrosinistra era ampiamente rappresentato.
Forse i risultati sarebbero stati migliori di quelli che avete raggiunto in questi trenta mesi con i Direttori generali scelti esclusivamente da voi.
Vedremo se le raccomandazioni del collega Cavallaro diventeranno fatti e quanti dei nuovi o dei vecchi Direttori lasceranno il campo magari per essere sostituiti e far marciare questa formula uno, che per noi non lo è assolutamente. Perché basta confrontare il Piano Sanitario regionale del Piemonte con i PRS delle Regioni più avanzate (non mi riferisco soltanto alla Lombardia, ma anche all'Emilia Romagna e alla Toscana, così non ne facciamo una questione di appartenenza politica), dotate di Piani veramente evoluti in materia sanitaria, per capire quanto sia pesante, sovraccarico e pletorico questo documento.
Nella bozza piemontese emerge la persistenza di un modello tradizionale di Piano Sanitario, coerente con un'idea di razionalizzazione prospettica e onnicomprensiva della politica sanitaria. È questo il modello dominante nelle Regioni del Centro-Sud. Mentre le Regioni con maggior tradizione di programmazione e di efficienza (quelle che citavo prima) sono quelle che presentano più segni di insoddisfazione per questo modello tradizionale scegliendo modelli più snelli e sintetici.
La bozza di PSR piemontese si presenta con molta enfasi, come un vero e proprio documento di orientamento politico. Infatti, sono molto marcati i riferimenti a principi, a valori e a parole chiave. Il linguaggio e il tono privilegiano fortemente la comunicazione politica, probabilmente con l'intento un po' esagerato di far trasparire una visione di sistema sanitario per il futuro.
Le parole chiave sono "equità", "integrazione", "sussidiarietà" "cooperazione", "solidarietà", "sobrietà" e "austerità", sempre messe in grassetto. Una carrellata forse esagerata, anche se ovviamente non si discute sul principio che il Servizio Sanitario Regionale debba essere ancorato alla nobile storia italiana della solidarietà cattolica, operaia e nazionale.
Nessun accenno, invece, a parole per noi chiave, come "innovazione" e "libertà", scelte ad esempio dalla Lombardia per intitolare il proprio Piano Sanitario regionale. Nessun accenno all'integrazione europea e alle politiche sanitarie dell'Unione Europea, più moderne ed avanzate.
Per quanto riguarda l'orientamento strategico, il Piemonte si allinea al modello interpretativo più diffuso del sistema regionale pubblico fondato sul concetto di "gruppo di aziende", con la Regione che svolge una funzione di guida.
Rispetto a tale modello, la scelta della Giunta regionale appare per molto più pesante rispetto ai modelli delle Regioni più evolute, con un'invadenza eccessiva nell'autonomia organizzativa e imprenditoriale riconosciuta dalla normativa vigente (in particolare dal decreto n. 229 del 1999, del Ministro Bindi).
Le aziende diventano mere esecutrici di una ferrea programmazione centralistica regionale (vedi al capitolo 2, "Il governo del Servizio Sanitario Regionale"), anche se, in ossequio al "politicamente corretto" il sistema di programmazione prevede la solita consultazione di facciata e il confronto con una miriade di interlocutori.
Paradossalmente, invece, in contrasto con tale modello che individua la Regione come capofila indiscusso e autoritario della holding sanitaria nessuna o quantomeno scarsissima attenzione viene dedicata, nel corposo documento, alle procedure di valutazione - l'avevamo già detto al tempo dell'approvazione della legge n. 18; qualcosa era già stato recepito dalla Presidente Bresso e ora sarebbe giusto trasferire quella intuizione anche all'interno di questo Piano, cosa che, non si capisce come mai, risulta difficile - sia del Sistema Sanitario regionale nel suo complesso, sia delle Aziende Sanitarie, se si escludono le tradizionali quanto inutili e inefficaci (per chi sa come vanno le cose in questo campo) procedure previste con la pubblicazione delle relazioni socio-sanitarie annuali e con il confronto con la Conferenza permanente.
Basterebbe, a questo punto, verificare quanta attenzione è stata dedicata dai PSR delle Regioni più evolute (non solo la Lombardia, ma anche l'Emilia Romagna e la Toscana) ai sistemi di valutazione dei due livelli per rendersi conto di quanto questa disattenzione possa essere sospetta.
Per esempio, proprio a causa dell'approccio scelto dal Governo piemontese - occupazione degli spazi di autonomia aziendale - non si pu certo ipotizzare che al miglioramento delle performance delle aziende corrisponda sempre il miglioramento delle performance del sistema.
Per non essere accusati di partigianeria, è sufficiente rilevare come due Regioni politicamente antitetiche abbiano dedicato cure e attenzione a tale aspetto fondamentale e prioritario in qualsiasi organizzazione complessa: la Regione Lombardia ("Il ruolo della Regione come regolatore e controllore super partes del sistema socio-sanitario si estrinseca in modo rilevante nella funzione di valutazione del sistema nel suo complesso.") con l'individuazione di una serie di indicatori per la valutazione degli esiti e degli effetti sull'intero sistema e di indicatori di output e outcome per le Aziende; la Regione Toscana con un rigoroso processo di valutazione del PSR, che prevede indicatori generali di effetto, indicatori di effetto delle scelte strategiche e degli strumenti, indicatori delle azioni di piano e dei progetti.
Altra disattenzione sospetta è l'assoluta mancanza di criteri e di indicatori oggettivi per la valutazione dei Direttori generali, aumentando così a dismisura la discrezionalità nelle scelte e la difficoltà degli eventuali "trombati", per mera disubbidienza politica, a ricorrere in sede giudiziaria.
La bozza, peraltro, non affronta in modo chiaro e sistematico il delicato e importante tema del raccordo tra i piani di azione, gli investimenti e le politiche economico-finanziarie, e, come ho già detto l'individuazione di indicatori di verifica dell'attuazione del Piano.
Nella bozza molto spazio è dedicato, giustamente, ai programmi di innovazione e ricerca, fondamentali per lo sviluppo di un moderno Servizio Sanitario pubblico, capace di soddisfare i bisogni dei cittadini, ma che sia anche trainante per l'economia locale.
certamente condivisibile il modello che prevede lo sviluppo e l'adozione di nuove tecnologie attraverso la selezione di priorità e la verifica dell'appropriatezza. È anche ovvio che la scarsità delle risorse abbia un peso rivelante sulla possibilità di sviluppare la ricerca e di promuovere l'innovazione, anche se questo non può essere l'unico impedimento all'introduzione delle innovazioni in sanità.
Accanto ai problemi finanziari ci sono anche questioni che riguardano la capacità programmatoria e organizzativa, il sistema di remunerazione delle organizzazioni e dei singoli, il livello di preparazione degli operatori e il loro ruolo nel governo delle Aziende Sanitarie, il problema del rapporto e della collaborazione con l'università e con i privati.
L'approccio della bozza di Piano appare comunque risentire di una certa forma di pregiudizio ideologico, di diffidenza nei riguardi dell'imprenditorialità privata e di modelli ormai datati nel tempo (basta confrontare, ad esempio, il punto 1.3 della bozza sulle prudentissime affermazioni relative proprio alle offerte di gestioni miste).
Vi è, invece, la necessità di riconoscere a nostro avviso l'autodeterminazione della tecnologia (il cosiddetto approccio "neotecnologico"), che si traduce in una sua non subordinazione all'economia e, anzi, in una sua capacità di provocare rilevanti modificazioni all'interno delle strutture economiche in funzione delle nuove opportunità che essa offre e di valutare contestualmente il successo di un'innovazione.
Il sistema sanitario è uno dei più importanti crocevia della ricerca e dell'innovazione. Tutto il sistema sanitario non può più interessarsi alla ricerca e all'innovazione solo come consumatore e pagatore diffidente, ma deve coraggiosamente essere un attore consapevole, deve assumere il tema come parte costitutiva dell'essere servizio sanitario.
Rispetto alla collaborazione con i privati, appare opportuno segnalare per esempio che il programma di ricerca e innovazione (PRI E-R), lanciato in Emilia Romagna - che l'Assessore, sicuramente, conosce - ha utilizzato risorse (venti milioni di euro l'anno) che per metà provengono dalla Regione e per metà dalle industrie farmaceutiche, smentendo il quadro solitamente descritto come catastrofico e inconciliabile.
Molte altre cose ci sarebbero da dire, ma l'intervento dovrebbe andare avanti per altri dieci minuti. Voglio ancora segnalare la questione della prevenzione, in particolare quella legata ai dipartimenti di prevenzione dove si fa riferimento ad una nuova figura di Direttore aziendale della prevenzione.
Di fatto, questa figura esautora o perlomeno sminuisce fortemente il ruolo degli attuali Direttori dei dipartimenti di prevenzione e preconizza ulteriormente un modello - superato e inadeguato - di dipartimento di prevenzione ancorato solo alla prevenzione primaria e alle attività di vigilanza.
Nei Piani Sanitari della Toscana, della Lombardia, del Veneto e dell'Emilia Romagna - Assessore - ai dipartimenti di prevenzione si assegnano funzioni di supporto all'elaborazione, coordinamento organizzativo e monitoraggio dei programmi aziendali di prevenzione e promozione della salute, ovvero gli stessi dipartimenti sono considerati la struttura tecnica più idonea a svolgere funzioni di riferimento metodologico e di coordinamento organizzativo per l'elaborazione dei programmi di prevenzione delle malattie e di promozione della salute.
Quindi, questa nuova figura, smobilitando i dipartimenti di prevenzione e prevedendo, magari, la separazione fra servizi medici di sanità pubblica e servizi veterinari, come sembra emergere da tutta una serie di segnali inquietanti, sarebbe una vera e propria iattura.
Altro ci sarebbe ancora da dire relativamente, ad esempio, alla rete ospedaliera del Piemonte, sulla quale presenteremo alcuni emendamenti.
In particolare, mettiamo in rilievo che un utile e avanzato modello organizzativo da perseguire nell'organizzazione ospedaliera è l'ospedale per intensità di cura che, nella bozza di Piano, appare non sufficientemente e incisivamente tratteggiato (tra l'altro, già sperimentato a Forlì, Pistoia, Prato, Lucca e nella struttura privata Humanitas di Rozzano).
Inoltre, utile sarebbe l'individuazione contestuale per l'assegnazione a ciascun paziente di un medico tutor, responsabile del precorso clinico e referente informativo per la famiglia e per il medico di medicina generale.
Infine, la bozza di Piano appare carente su come affrontare, nel modo più efficace possibile e con visione prospettica, il più delicato e drammatico problema dei servizi sanitari pubblici di tutti i Paesi industrializzati, cioè quello delle malattie croniche invalidanti e dei relativi dirompenti problemi economici di sostenibilità.
Alcuni studi predittivi fanno ritenere che nel 2020 circa il 60% della popolazione sarà affetto da patologie croniche. Attualmente, i quattro quinti delle prestazioni sanitarie e i due terzi dei ricoveri ospedalieri sono a esse attribuibili. Oltre ai costi diretti vanno considerati i costi sociali, anche in termini di disabilità.
Quindi, si suggerisce l'adozione di un modello per la gestione della cronicità nel suo complesso, quale il chronic care model della Regione Toscana, come strumento operativo da sperimentare per il contenimento delle disabilità da malattie croniche. Il modello si basa sulla presenza e interazione di sei fattori, come lei sicuramente sa. Questa potrebbe essere una buona risposta a quella che potrebbe diventare, in futuro, la vera emergenza sanitaria.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Il Piano Sanitario è estremamente corposo, ha richiesto decine di sedute di lavoro di Commissione e di Consiglio, per circa un migliaio di ore di lavoro. Personalmente, lo giudico un Piano Sanitario estremamente vago. Forse, farò delle considerazioni un po' nuove su questo Piano Sanitario.
Il Piano contiene, inizialmente, una lunga serie di affermazioni di principio, la maggior parte delle quali sicuramente condivisibili - e non potrebbero nemmeno esserlo - perché la maggior parte di esse sono quasi scontate. In realtà, ho parlato della maggioranza perché poi ci sono una serie di affermazioni di principio che stupisce siano fatte da una Giunta di centrosinistra.
Più volte il Piano richiama i problemi di bilancio, diciamo i problemi di disponibilità finanziaria, fino ad arrivare al principio che il cittadino malato deve adeguarsi ai servizi messi a disposizione dalla sanità pubblica. Mentre, a nostro avviso, l'ideologia del centrosinistra dovrebbe dire esattamente il contrario: cioè che la sanità pubblica e privata dovrebbe invece adeguarsi alle necessità dei cittadini. Quindi, già questo fatto ci stupisce.
Un Piano sanitario che si rispetti, a mio avviso, dovrebbe contenere una situazione molto precisa di tutte le strutture e di tutti i servizi offerti in queste strutture. Quindi, poter sapere quali ospedali troveremo domani sul territorio, quali cure daranno questi ospedali o queste strutture, dove saranno collocati gli ambulatori ecc.
In realtà, su questa mappatura - permettetemi di chiamarla così - il Piano sanitario è estremamente vago. In molti casi, quando si elencano gli ospedali e i servizi vengono evidenziati i problemi che hanno questi ospedali e questi servizi anziché dare delle soluzioni. In effetti, succede che le soluzioni vengono rimandate al livello più basso di questo Consiglio, cioè al livello decisionale dei Direttori delle ASL o forse addirittura, ancora al di sotto di loro.
Allora, sfugge a questo Consiglio quali saranno le vere e reali portate di questo Piano Sanitario. Con un pericolo - che, a mio avviso, tanto pericolo non è, nel senso che è una prassi ormai già in atto - che non è il Piano Sanitario a prevedere e, in un certo senso, il Consiglio a decidere quali sono le strutture ed i servizi offerti, ma queste decisioni verranno prese attraverso delibere della Giunta o, addirittura, dei Commissari delle ASL.
Per cui con l'applicazione di questo Piano Sanitario ci troveremo ad avere delle grosse sorprese non previste e che era impossibile leggere nelle righe del Piano Sanitario di cui stiamo lungamente trattando. Per esempio, su La Stampa di ieri c'era l'articolo "Fossano perderà anche la chirurgia", e ci sono delle dichiarazioni del Sindaco di Fossano molto pesanti.
Innanzitutto - faccio un passo indietro, in relazione alla considerazione che facevo precedentemente - che Fossano perda la chirurgia non è sicuramente scritto sul Piano Sanitario, così pure come per molti altri ospedali. È una decisione che viene annunciata dal Direttore della ASL - forse, è già stata assunta - quindi, nasce da una deliberazione.
Vi leggo...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, è davvero difficile anche solo udire le parole del Consigliere Dutto.
I Consiglieri Questori che dovrebbero riportare l'ordine in aula purtroppo, non ci sono.



DUTTO Claudio

Vi leggo le dichiarazioni del Sindaco di Fossano, che sottolineo essere un Sindaco di centrosinistra, che denuncia il fatto che, come al solito, si cominci da Fossano - questo è comprensibile perché è quello in loro riferimento - ma ad un certo punto dice: "Quello che davvero preoccupa è l'adozione di pesi e misure differenti nella traduzione in provvedimenti concreti di questo processo di riorganizzazione, che colpiscono chi ha già dimostrato di sapersi sacrificare per il bene comune, conservando i privilegi di chi, invece, evidentemente, gode di qualche protezione speciale".
A mio avviso, queste sono affermazioni gravissime e lo sono ancora di più in quanto pronunciate da un Sindaco di centrosinistra contro provvedimenti di un Direttore dell'ASL nominato da una Giunta di centrosinistra.
La mia domanda è la seguente: quante altre sorprese troveremo dopo l'approvazione del Piano, visto che il Piano su questi aspetti non scende? Per la verità, abbiamo cercato a livello di emendamenti - proprio noi della Lega ne abbiamo proposti parecchi - di fissare dei paletti per il mantenimento dei servizi attualmente offerti ai cittadini, in relazione ai quali non si capisce se rimarranno così configurati o se un giorno verranno limitati, sostituiti o modificati.
Il Piano, a mio avviso, presenta questa grossa lacuna. Qui si è parlato tantissimo, ma nel particolare, in realtà, non siamo scesi, deleghiamo la Giunta e i Direttori delle ASL nella stesura di atti, che, invece, a mio avviso, necessiterebbero di essere vagliati e discussi da quest'Assemblea.
Un difetto del Piano consiste proprio nelle deleghe eccessive ai livelli inferiori.
Dopodiché, passo ad un'osservazione opposta in relazione ad una questione in cui vi è stata una trattazione lunghissima, non mi riferisco al Piano sanitario in sé, ma al provvedimento annesso al Piano, quello degli accorpamenti delle ASL. Qui, lo sappiamo, la Lega ha strenuamente difeso l'esistenza delle due ASL per Alessandria, contestando assolutamente il fatto che l'ASL unica di Alessandria rischiasse di avere la sede a Casale. Per quanto riguarda la mia Provincia - Cuneo - faccio notare che comunque, è già avvenuto un pasticcio simile, in quanto l'ASL, in base alle deliberazioni che sono già state approvate, dovrebbe avere la sede a Savigliano. Poi, prendo atto che, per primo, il Commissario e i Sindaci hanno già dichiarato che la sede legale dell'ASL di Cuneo verrà riportata a Cuneo. Comunque, lo svarione c'è stato e, forse, prima di scrivere certi particolari nelle deliberazioni, occorrerebbe pensare all'effetto immediato che si ripercuote sul territorio.
Lo ripeto, per quanto riguarda le ASL, i loro confini e le loro fusioni abbiamo avuto una forte discussione e una forte concentrazione, mentre ci che veramente interessa i cittadini è stato caratterizzato da un'estrema vaghezza, mi riferisco ai servizi e alle strutture sul territorio, in generale al sistema territoriale che consente ai cittadini di usufruire della vera assistenza e della vera sanità. Dunque, il giudizio su questo Piano resta decisamente negativo, anche se devo dare atto all'Assessore che ringrazio, di avere comunque preso in considerazione i nostri emendamenti, di averne accettato qualcuno e di aver proceduto a qualche leggera modifica al Piano nel senso da noi proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Signor Presidente, credo che in sede di discussione e di dichiarazione di voto il Consiglio regionale cercherà di prestare un po' d'attenzione come merita, a questo Piano e al confronto complessivo. Tuttavia, siccome non è inutile, per lo meno per i posteri, rappresentare la posizione di ogni partito e di ogni gruppo rispetto alle questioni generali che ora stiamo discutendo in sede di discussione generale, anche noi, come Gruppo de La Margherita, intendiamo procedere ad alcune sottolineature.
Signor Presidente, non riesco a parlare...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Collega Laus, per cortesia, la prego di tornare al suo posto.



LEPRI Stefano

Non ho dubbi che il mio intervento cadrà nel più completo...



PRESIDENTE

Presidente Rossi, per cortesia, capisco che ci sia un particolare affetto! Prego, Presidente Lepri.



LEPRI Stefano

Non ho dubbi che il mio intervento cadrà nel più totale disinteresse e non andrà alla memoria dei posteri.
Siccome siamo in sede di discussione generale, credo sia utile perlomeno per testimoniare la sensibilità del nostro Gruppo, avanzare alcune considerazioni per poi cercare di concentrare il meglio delle nostre idee in sede di dichiarazione di voto. Quindi, adesso avanzo solo qualche modesta considerazione, cercando di dare una visione complessiva della nostra percezione del provvedimento in sede di dichiarazione di voto.
Noi crediamo ci siano molti spunti importanti, quindi, l'intervento che svolgo pilucca alcuni degli spunti e delle indicazioni più significative e innovative che credo contenga questo Piano - ripeto - rinviando in sede di dichiarazione di voto una visione più generale del provvedimento.
molto importante che il Piano abbia, con molta forza, investito sulla medicina di gruppo in associazione. Il tema della presa in carico dei cittadini attraverso gruppi di cure primarie mi pare sia una grande scommessa e anche un grande obiettivo che questo Piano intende assumere riunendo gli operatori della medicina di base (per l'appunto, medici di medicina generale, pediatri, specialisti e riabilitatori).
Mi pare anche molto importante - è tra gli spunti che vorrei sottolineare - l'attenzione dedicata alla regolazione del sistema di acquisti, in modo particolare dei servizi socio-sanitari. Si dice in modo esplicito che i servizi socio-sanitari saranno acquisiti con regole coerenti con le direttive europee, in modo particolare tese ad assicurare l'acquisizione del servizio all'offerta economicamente più vantaggiosa, nel senso di considerare con attenzione non solo il prezzo avanzato e proposto ma anche la qualità e il mix prodotto-prezzo.
Questa è sicuramente una grande innovazione che è passata sotto silenzio nel dibattito generale, ma credo che imporrà ai direttori generali e ai loro centri di acquisto criteri più sofisticati di quelli che attualmente vengono adottati.
Un altro punto che voglio sottolineare, e che è stato particolarmente sollecitato dal nostro Gruppo, è la considerazione che meritano le farmacie come punti di assistenza, d'informazione e di sostegno ai cittadini all'interno della più generale rete delle cure primarie.
In questa sottolineatura e sollecitazione, ci pare importante l'aver dato due sottolineature. La prima è quella relativa alla possibilità che le farmacie, così come abbiamo recentemente discusso in sede di Commissione possano sperimentare forme di distribuzione in nome e per conto delle aziende sanitarie. Il secondo punto è quello di valorizzare il ruolo delle farmacie rurali all'interno di un disegno più complessivo di assistenza ai cittadini, in modo particolare nelle zone disabitate o a bassa densità abitativa.
Per quanto riguarda l'attività socio-sanitaria, che ha fatto in questo dibattito la figura dell'ancella, ma che siamo sicuri così non sarà considerata dall'Assessore - anzi dagli Assessori, perché la materia è a scavalco - vogliamo sottolineare l'attenzione segnalata e recepita nel Piano, anche a seguito di un dibattito avvenuto proprio in quest'Aula, nel novembre dello scorso anno, relativamente alla questione degli anziani non autosufficienti.
Ci sono impegni precisi, che voglio ricordare. In primo luogo l'impegno ad arrivare ad un numero di posti letto, entro la fine del triennio di programmazione socio-sanitaria del Piano, tale da coprire fino al 2% della popolazione ultrasessantacinquenne, portando il Piemonte un po' più vicino alle altre Regioni del Norditalia che questa soglia l'hanno già abbondantemente raggiunta. Inoltre, l'introduzione piena di un mercato sociale amministrato, quindi i criteri per l'accreditamento dei servizi residenziali domiciliari e diurni per le persone avanti negli anni.
Per quanto riguarda la disabilità, voglio segnalare altri punti. L'impegno preciso assunto dal Piano Socio Sanitario a sviluppare l'edilizia e i servizi conseguenti, soprattutto nelle zone che meno dispongono di questi servizi, sia di quelli diurni sia di quelli residenziali, nella prospettiva di una crescita dell'età media della popolazione con disabilità. In conclusione, voglio sottolineare, tra i tanti punti meritevoli di apprezzamento, quello relativo all'impegno che l'amministrazione regionale se approverà questo Piano, come riteniamo sicuramente, assumerà nella prospettiva di applicare pienamente la legge 68/99, che disciplina le regole di inserimento di lavoratori disabili all'interno di contesti di lavoro, impegnando in modo particolare le ASL ad ottemperare pienamente al disposto della legge stessa, e anche le stesse ASL a destinare - questo è altrettanto importante - quote di servizi e lavori a imprese, no profit e non, che s'impegnino a inserire lavoratori svantaggiati, specialmente disabili.



PRESIDENTE

Non essendoci ulteriori richieste d'intervento, dichiaro chiusa la discussione generale.
Propongo di passare all'esame degli emendamenti sulla proposta di deliberazione n. 161, di cui al punto 3) all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente)



PRESIDENTE

Colleghi, è stato distribuito il testo dell'emendamento presentato dalla Giunta regionale, l'"emendamentone" rubricato n. 1. Avendo avuto questo testo innumerevoli traversie, prego tutti di custodirne le copie perché è difficile da riprodurre.
Passiamo ora all'esame degli emendamenti presentati dai colleghi Consiglieri, che sono stati costruiti come subemendamenti all'emendamento n. 1 presentato dalla Giunta regionale.
Chiamerò i subemendamenti secondo l'ordine di pagina, ossia seguendo il testo dell'emendamento n. 1.
Subemendamento rubricato n. 48) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Boniperti, Botta e Ghiglia: a pagina 1, sostituire la "Premessa" con la seguente: "Premessa Quadro di riferimento La Sanità è per definizione un problema complesso che, nell'ambito dei sistemi organizzativi presenta significative componenti di non conoscibilità. In altre parole, il prodotto che si ottiene è diverso dalla somma delle parti che si immettono nel sistema. Si tratta di un problema non deterministico, a volte caotico, che deve essere nei limiti del possibile governato.
E questo governo è compito politico, particolarmente per le Istituzioni demandate ad occuparsi di programmazione sanitaria, sempre che intendano garantire il diritto alla Salute e alla cura a tutti i cittadini piemontesi con particolare attenzione alle fasce più deboli della popolazione che non hanno alternative alla cura, se non ricorrere alla Sanità regionale.
L'analisi del problema è relativamente semplice: ci troviamo di fronte ad una realtà complicata, spesso sfuggente per la difficoltà a vederne le caratteristiche d'insieme, definita dalle crescenti aspettative dell'utenza, sia in campo sanitario che assistenziale, cui necessita far fronte con risorse limitate.
Dal punto di vista della politica sanitaria non si vuole mettere in discussione il modello di welfare finora adottato, comune peraltro alla maggior parte dei Paesi dell'Europa Occidentale, né di spingere verso forme di privatizzazione avanzata, ma è necessario non sottovalutare la crescente insoddisfazione di cittadini ed operatori nei confronti di un'organizzazione sanitaria percepita sempre più spesso come non all'altezza di risolvere i problemi e di fornire un prodotto sanitario paragonabile ad altre realtà ( Lombardia, nel nostro caso ). Da qui deriva il problema dell'elevata mobilità passiva extra-regionale, soprattutto dalle aree più prossime al confine lombardo, con le evidenti ricadute negative in termini economici.
Non si vogliono fornire soluzioni semplicistiche, dato che non esistono soluzioni semplici ad un problema complesso, ma solo delineare alcune linee per una soluzione.
I problemi Il problema del disavanzo economico, derivato dal sottofinanziamento della Sanità, correlato al sempre crescente costo di farmaci e tecnologie, alle sempre maggiori aspettative degli utenti ed alle carenze organizzative del sistema, che non ha saputo leggere il cambiamento delle variabili ambientali, viene al momento affrontato in termini puramente economicistici, nel senso della riduzione aprioristica a tutti i costi della spesa. Questo approccio è destinato all'insuccesso, poiché dimentica che agire in termini di economicità non implica solo ridurre i costi, ma lavorare con efficacia ed efficienza, ovvero ottenere un buon prodotto sanitario spendendo il giusto. Si badi bene la successione logica e temporale: in primo luogo ottenere delle buone prestazioni sanitarie, poi raggiungere una riduzione dei costi e quindi un rientro del disavanzo. I due aspetti sono strettamente collegati, inscindibili, ma il risultato economico-finanziario non può in nessun caso essere perseguito a discapito della qualità delle prestazioni.
D'altra parte, è esperienza di ogni imprenditore che in momenti di crisi occorre sì monitorare la spesa, ma necessita comunque fare investimenti ed innovazione tecnologica, altrimenti il fallimento è inevitabile.
L'altro punto critico è l'omogeneità delle prestazioni sanitarie, definite nei livelli minimi di assistenza. E' scontato che tutti debbano avere uguale accesso alle prestazioni sanitarie, ma il punto è che i cittadini utenti del sistema sanitario non sono tra loro uguali, se non in dignità, e pertanto presentano esigenze ed aspettative differenziate. Pretendere di trattarli tutti nella stessa maniera, in nome di un fittizio egualitarismo è frutto di un'ideologia utopica, ormai sconfitta dalla storia.
Le azioni Il modello di una nuova Sanità deve cambiare filosofia: non tutto uguale per tutti (tra l'altro insostenibile a livello economico), ma una Sanità la cui organizzazione parta dall'analisi dei fabbisogni individuali dei cittadini-utenti, ognuno considerato per le proprie esigenze specifiche ed irripetibili, non solo come componente di un gruppo sociale più ampio.
Dall'analisi dei fabbisogni individuali, ovviamente ricondotti in un secondo momento ad insiemi più ampi, deriverà una Sanità commisurata alla soddisfazione degli utenti, che sul medio termine si rivelerà anche un buon investimento in termini di razionalizzazione delle risorse e di economicità.
Il fulcro organizzativo sarà rappresentato dai Centri Accoglienza e Servizi dei pazienti, che avranno il compito, sul modello già previsto dalla Rete Oncologica, di ricevere il Paziente fin dal momento del suo ingresso in Ospedale, e di accompagnarlo fisicamente nel suo cammino per le diverse patologie, evitandogli la sensazione di essere lasciato solo di fronte alla malattia e ad un sistema complesso e mal funzionante. Dovranno essere evitate code ed attese per prenotazioni di prestazioni diagnostiche e terapeutiche, che saranno organizzate direttamente dal personale dei Centri d'Accoglienza. Con i Centri d'Accoglienza si rapporteranno continuativamente i Sanitari di riferimento, sia direttamente che per via informatica. Non è il cittadino che deve correre, ma il flusso delle informazioni.
E' evidente che i Centri d'Accoglienza vanno sistemati all'ingresso dei Presidi territoriali e degli Ospedali, resi ben visibili e pubblicizzati con adeguata informazione, dotati di personale adeguato come numero e preparazione. Avranno a disposizione un supposto psicologico, da parte di Operatori esperti in psicologia e comunicazione.
Tali Centri funzioneranno anche da mediatori culturali tra il paziente e le strutture sanitarie, anche e soprattutto nei confronti di diverse culture e religioni, e dei cittadini più deboli e meno provvisti culturalmente.
Dovrà essere in particolare stretto il rapporto tra i Centri d'Accoglienza ed i Medici di Medicina Generale, che ai Centri inviano il Paziente.
La seconda chiave organizzativa saranno ben definiti ed organizzati percorsi diagnostico-terapeutici, condivisi dai Medici Ospedalieri Specialisti e Medici di Medicina Generale, e chiaramente spiegati ai Pazienti, che permetteranno un'assistenza sanitaria basata sull'evidenza scientifica e garantita da sistematici controlli sulla qualità del processo e del prodotto. Questi percorsi, alla base del governo clinico, avranno una positiva ricaduta sul fabbisogno di salute e sull'economicità, riducendo tra l'altro prestazioni inutili in base all'evidenza clinica e doppioni di prestazioni.
Il terzo punto qualificante sarà la condivisione della diagnosi e terapia con il Medico di Medicina Generale, vero ordinatore delle prestazioni sanitarie per gli assistiti, che ne verrà in questo modo maggiormente responsabilizzato e gratificato professionalmente.
Lo slogan organizzativo può essere: "Una Sanità a misura di ciascuno, ove chiunque si rivolga alle nostre strutture non sarà mai solo".
La più ampia informazione e la fidelizzazione degli utenti farà il resto anche dal punto di vista strettamente economico-finanziario. Sarà naturalmente necessaria una modellizzazione del sistema ed una serie di simulazioni organizzative ed economiche, al fine di valutare le ricadute di una tale tipologia di organizzazione.
Per quanto riguarda l'organizzazione dei Presidi Ospedalieri, si suggerisce di estendere il modello a rete, senza dare particolare importanza alla suddivisione in quadranti, la cui strutturazione è più burocratica che pratica. La rete deve essere regionale e capillare, pur nella necessità di evitare doppioni di strutture. Il problema non è di chiudere aprioristicamente, in nome di ipotetici risparmi non sostenuti da alcuna simulazione economica, presidi ospedalieri spesso punti di riferimento per una certa popolazione e dotati di una propria storia e cultura, né tanto meno strutture operative dei presidi, ma di stabilire nell'ambito della Regione qual è il livello minimo di prestazioni che ogni presidio deve essere in grado di svolgere pena la non autorizzazione ad operare.
presumibile che un concreto apporto economico alle strutture di riferimento possa essere chiesto anche alla popolazione locale, ove questa avverta il presidio come un valore aggiunto, un'utilità.
Solo a questo punto potranno essere individuati nel territorio regionale i centri di Riferimento ad alta specializzazione per le patologie di elevata complessità. Centri di Riferimento che devono corrispondere a ben precisi requisiti, certificabili da enti terzi, evitando ogni forma di autoreferenzialità. Non basta la targa appesa sulla porta per fare un Centro di Riferimento...
I rapporti col privato convenzionato vanno salvaguardati, ma nell'ambito di una precisa complementarietà del privato nei confronti di ciò che una struttura pubblica non può fare, o per cui abbia liste d'attesa lunghe. Non il contrario. Non deve essere il pubblico a sussidiare ciò che il privato non può o più spesso non vuole fare.
Per quanto concerne il territorio, massima responsabilizzazione va data ai Medici di Medicina Generale, come professionisti di fiducia degli assistiti, interfaccia privilegiata con i Centri d'Accoglienza, i Presidi Territoriali e le Strutture Ospedaliere, ordinatori delle prestazioni sanitarie in collaborazione con i Distretti e regolatori di spesa. E' evidente che dovranno essere previsti opportuni sistemi d'indicatori per monitorare l'attività dei MMG, così come delle strutture ospedaliere e territoriali.
Resta punto fermo la centralità del Medico di Medicina Generale nel percorso diagnostico-terapeutico del paziente, di cui il Medico di Famiglia deve condividere attivamente tutte le fasi.
Nel territorio andranno potenziati i Presidi territoriali, che in questi ultimi due anni sono stati penalizzati in termini di personale e di servizi diagnostici.
Un sistema sanitario efficiente, vicino alle differenti esigenze dei pazienti piemontesi ed economicamente sostenibile si basa su Presidi territoriali in grado di assolvere a gran parte dei servizi diagnostici e di cura oggi ancora solo presenti all'interno delle strutture ospedaliere prevedendo il ricovero dell'assistito.
Un investimento sui presidi territoriali, anche prevedendo la figura dell'infermiere di famiglia, garantirà - al contempo - un risparmio economico e un miglior servizio.
Nel territorio andranno, altresì, sviluppate al massimo le attività più propriamente assistenziali a bassa intensità di cura (RSA, Terapie Antalgiche e Palliative, Hospice oncologico; Medicina Riabilitativa), le attività di Assistenza Domiciliare Integrata, anche oncologica (ADO), ed i programmi di screening delle patologie tumorali.
Per quanto possibile in base alla normativa vigente, si suggerisce di separare, dal punto di vista economico e di allocazione delle risorse l'attività sanitaria da quella più propriamente assistenziale, allo scopo di evitare di confondere la sanità con l'assistenza.
Devono essere valorizzati a tutti i livelli la formazione degli Operatori e l'aggiornamento tecnologico delle strutture. Questi sono i veri investimenti per il futuro, ed il modo per evitare un prossimo fallimento economico. O si fa una medicina moderna in tutte le strutture e a tutti i livelli, o non si fa medicina per niente. Lasciamola fare alla Lombardia allora. Per fare un esempio, sicuramente in Piemonte bastano 2-3 sedi dotate di PET, ma la metodica del linfonodo sentinella o di FISH per i tumori della mammella, tra i più frequenti, devono essere presenti almeno in tutti gli ospedali a bacino d'utenza provinciale. Non è alta tecnologia è buona tecnologia di routine secondo la medicina basata sull'evidenza. Non vendiamo per altamente tecnologico ciò che deve essere solo buona pratica medica.
Lo stesso vale per la dotazione di Servizi di Radioterapia e chemioterapia che devono obbligatoriamente essere presenti in ogni sede di Polo Oncologico della Regione in tutte le province piemontesi. I malati oncologici non meritano di essere sballottati da una sede all'altra in nome di presunti principi economici.
Un ulteriore punto qualificante è dato dalla necessità di completare l'accreditamento istituzionale delle strutture, e di procedere sul cammino della certificazione in un'ottica di full quality. La qualità permanente deve essere un valore aggiunto. Altre Regioni vicine sono già molto avanti su questo punto.
L'ultimo punto chiave è l'informazione capillare ai Cittadini, oltre che agli Operatori. Qualsiasi scelta, anche se difficile, è accettabile se ben spiegata.
E bisogna avere anche il coraggio politico di dire chiaramente a tutti cosa può essere data e cosa no. Non si può fare una risonanza magnetica per ogni doloretto ad un ginocchio, non ce lo possiamo permettere ed è dannosa per i pazienti. I cittadini possono capire anche scelte che potrebbero apparire impopolari, se ci prendiamo l'impegno di spiegarle loro".
La parola, per l'illustrazione, al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Una parte dell'emendamento, in realtà, è già stata illustrata nel mio intervento sul Piano in generale, perché, essendo le premesse, si fanno valutazioni di carattere generale e preliminare.
Abbiamo provato, con l'emendamento alle premesse, a definire un'alternativa alla gestione sanitaria di questa Giunta, puntando su due aspetti. Innanzi tutto, su un aspetto di carattere organizzativo e di umanizzazione della sanità piemontese in vista del suo miglioramento aspetto che non si può trascendere, anzi è fondamentale rispetto ad una valutazione di carattere economico.
Badate, l'abbiamo detto in molti degli interventi che abbiamo fatto: questo Piano non è verificabile in quasi nessuna delle sue parti. Abbiamo intere pagine per rispondere a cosa faremo rispetto alla disabilità, alla riduzione delle liste d'attesa e a tante altre cose.
Sarà un po' più verificabile rispetto ad alcuni emendamenti che i Gruppi di minoranza hanno presentato, qualora vengano approvati.
C'è solo un aspetto che è certamente verificabile nel corso del triennio anche se avete provveduto, nelle pagine che cambiando ormai quotidianamente, se non di ora in ora, all'interno del testo sostanzialmente in quelle due parti in cui s'individuava il fenomeno crescente della spesa sanitaria, cioè il 4-5% che viene indicato nel Piano e dove si indicavano le spese o, meglio, i trasferimenti che lo Stato riconosceva alla Regione Piemonte.
L'aumento tendenziale della spesa sanitaria è tra il 4 e il 5%, il trasferimento allo Stato è pari all'1,2%.
Su questo tema, statene certi, v'intratterremo nei mesi a seguire perché è stato un tema su cui avete intrattenuto a lungo la precedente amministrazione a fare un ragionamento che ha molto poco di sanitario ma molto di valutazione economica.
La spesa sanitaria in Piemonte, secondo quello che voi scrivete e poi cassate emendandolo (la prima versione del Piano non l'ha scritta Alleanza Nazionale, l'hanno scritta la Giunta e la maggioranza), avremo nei prossimi anni una spesa tendenziale del 4,5% in aumento. Ciò significa che avremo una spesa minima in aumento di 300 milioni di euro, in difetto. Avremmo un trasferimento statale che sarà intorno ai 100 milioni di euro - 120 milioni di euro, per essere benevoli - quindi avremmo un saldo passivo di 280 siamo di nuovo benevoli - 250 milioni di euro.
Questo saldo passivo, certamente, non lo colmiamo con la ricetta Valpreda: riduzione delle ASL, licenziamento di 500 dipendenti e accorpamenti di servizi. Chiaramente è una battuta, 500 dipendenti non li licenziamo, anche qualora la sanità piemontese possa fare a meno di 500 dipendenti, su 55 mila - è verosimile che con iniziative di razionalizzazione lo possa fare - questo avverrà quando vi saranno le quiescenze, i trasferimenti, le dimissioni da lavoro. Trattandosi di amministrativi, credo che si possa parlare soltanto di quiescenze.
Poniamo anche che la ricetta che voi avete presentato corrisponda a verità e poniamo anche che, in termini ottimistici, la riduzione della spesa porti ad avere un saldo passivo intorno ai 200-250 milioni di euro ne sottraiamo 60, rimangono 140 - poco realisticamente, 200 milioni, molto realisticamente - di spesa sanitaria che la Regione dovrà affrontare nel corso degli anni.
La via che scegliete, meglio, la via che interpretiamo per dare una risposta, non è di carattere economico. Non si dice, per esempio: sviluppando la crescita della nostra Regione ed essendo l'IRAP una tassa legata allo sviluppo economico che può finanziare la sanità, questo aumento cercheremo di colmarlo puntando molto sullo sviluppo economico. Non accadrà questo. Certamente accadrà, e per questo siamo lieti che prima o poi vi votiate questo Piano, che accorpando le ASL, verranno accorpati i servizi.
Anche in questo caso a fronte della riduzione dei servizi, si faranno economie assolutamente insufficienti a garantire la crescita della spesa sanitaria.
Posto che noi oggi spendiamo quasi l'80% della spesa sanitaria, la domanda è (nessuno di voi ha ancora risposto, né ci risponderà l'Assessore perché non è semplice rispondere ad un quesito all'interno del quale nel Piano non c'è risposta): come colmerete i 200 milioni di crescita sanitaria non coperta dai trasferimenti statali, volendo, da qui a fine mandato cassare gran parte dei ticket presenti con cui oggi fate qualche decina di milioni di entrate in più? La domanda che sottoponiamo, proviamo a pensare alla sanità come soggetto che, certamente, eroga servizi, come il principale motore di politiche sociali, ma provando ad interpretarlo come un soggetto che debba essere non gestito in modo economicistico, ma legato all'efficienza. Non possiamo non pensare che tre milioni di cittadini, ogni anno, si spostano per le prestazioni sanitarie, non siamo in grado di intercettare nemmeno gli stessi cittadini che escono dal Piemonte.
Oggi abbiamo un saldo passivo basso - 20 milioni - ma abbiamo ancora un saldo passivo. La vicina Lombardia l'anno scorso ha fatto più 400 quest'anno arriverà a 600, è l'unica possibilità di gestire un'impresa che aumenta le spese, aumentando il fatturato e migliorando le prestazioni.
Risolvendo due grandi problemi: dando una migliore sanità ai cittadini piemontesi, e garantendo sostenibilità economica alla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio per il parere della Giunta.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Il Consigliere Vignale ha espresso con grande lucidità una reimpostazione del prologo e della premessa del Piano Socio sanitario regionale. L'impostazione del Consigliere Vignale, e del Gruppo da lui rappresentato, corrisponde ad un impianto che non è condiviso dalla predisposizione che la Giunta ha dato del proprio Piano Socio Sanitario per quanto abbia, in modo del tutto encomiabile, una propria logica interna. Non corrisponde a quella che proponiamo nel nostro Piano.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Per evitare di doverlo fare ogni volta, chiederemmo che tutte le votazioni avvengano per appello nominale. A tale richiesta si associano i Consiglieri Casoni e Botta.



PRESIDENTE

Da adesso in avanti tutte le votazioni sugli emendamenti sulle proposte di deliberazione n. 161 e n. 162 saranno per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 48), sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 33 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 15) presentato dai Consiglieri Botta, Ghiglia e Casoni: alla "Premessa. una nuova politica per la salute" va inserito il seguente paragrafo: "Il PSR, in linea con i principi in materia sanciti dalla Costituzione agli articoli 3 e 32: orienta lo sviluppo del sistema superando il riferimento alle gestioni burocratiche e formalistiche a favore di un orientamento della gestione che vede nel cittadino il punto di riferimento di tutta l'azione organizzativa rendendo sempre più flessibile e disponibile la pubblica amministrazione individua obiettivi prioritari sui quali impegnare e coinvolgere tutti gli attori del servizio socio-sanitario regionale e gli enti locali, attraverso un'opera costante di condivisione delle finalità da perseguire, delle risorse da destinare a dei criteri di valutazione dei risultati raggiunti e della qualità delle prestazioni erogate promuove progetti a forte valenza innovativa in grado di consentire la sperimentazione di nuovi modelli operativo-gestionali per affrontare con criteri moderni e strategie efficaci sfide sempre più difficili e scenari sempre più complessi.
Il PSR è in definitiva lo strumento entro il quale trovano spazio, e si incontrano, sia la libertà di scelta del cittadino, sia la libertà di azione dei soggetti impegnati (secondo i criteri previsti dalla programmazione regionale) nell'erogazione dei servizi. Infatti la libertà di azione, l'innovazione e la responsabilizzazione aziendale rappresentano gli elementi caratterizzanti di un moderno servizio sanitario regionale in grado di dare efficaci ed efficienti risposte ai bisogni socio-sanitari dei cittadini. 'Libertà d'azione', 'innovazione' e 'responsabilizzazione' si aggiungono pertanto a pieno titolo alle altre 'parole d'ordine' del piano (centralità della salute, equità, solidarietà, prevenzione sussidiarietà)." Ha chiesto di intervenire, per l'illustrazione, il Consigliere Botta ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Siamo nel campo delle premesse. Riteniamo che, accanto alle parole d'ordine che sono proprio di questo Piano, debbano esserci alcuni importanti altri significati, in particolare quello legato alla libertà all'innovazione e ai criteri di valutazione. È proprio per quello che abbiamo presentato questo emendamento, dove riteniamo che, in linea con i principi costituzionali, in particolare l'articolo 3 e l'articolo 32: "Il PSR orienta lo sviluppo del sistema, superando il riferimento alle gestioni burocratiche e formalistiche a favore di un orientamento della gestione che vede nel cittadino il punto di riferimento; individua obiettivi prioritari sui quali impegnare e coinvolgere tutti gli attori del servizio socio sanitario regionale e gli Enti locali, attraverso un'opera costante di condivisione delle finalità da perseguire, delle risorse da destinare e dei criteri di valutazione dei risultati raggiunti e della qualità delle prestazioni erogate; promuove progetti a forte valenza innovativa in grado di consentire la sperimentazione di nuovi modelli operativo-gestionali per affrontare con criteri moderni e strategie efficaci sfide sempre più difficili e scenari sempre più complessi. Il PSR è in definitiva lo strumento entro il quale trovano spazio e si incontrano sia la libertà di scelta del cittadino, sia la libertà di azione dei soggetti impegnati (secondo i criteri previsti dalla programmazione regionale) nell'erogazione dei servizi. Infatti la libertà di azione, l'innovazione e la responsabilizzazione aziendale rappresentano gli elementi caratterizzanti di un moderno servizio sanitario regionale in grado di fare efficaci ed efficienti risposte ai bisogni socio-sanitari dei cittadini. 'Libertà d'azione', 'innovazione' e 'responsabilizzazione' si aggiungono pertanto a pieno titolo alle altre 'parole d'ordine' del piano (centralità della salute, equità, solidarietà, prevenzione, sussidiarietà)".
Penso che questo sia un arricchimento importante proprio nel capitolo che segna un po' la cornice del Piano Sanitario, introducendo dei concetti importanti, che non è che non esistano nel Piano, ma non sono, a nostro avviso, sufficientemente sottolineati.
Per questo riteniamo che sia la questione della libertà di scelta del cittadino, sia la questione dell'innovazione, sia la questione della responsabilizzazione possono aggiungersi, senza nulla togliere, ma addirittura dando ancora più senso a tutte quelle altre parole che diventano parole cardine del Piano Sanitario, arricchendolo e facendolo anche più moderno.
uno sforzo che, come partito, facciamo per rendere questo Piano meno vecchio di quanto sia già oggi nella sua fase di elaborazione.
Non ci siamo inventati noi questi concetti, Assessore; sono i concetti cardine dei Piani Sanitari più avanzati di Italia, non solo il Piano Sanitario della Lombardia, ma anche quello dell'Emilia e della Toscana. Ed è un peccato che, almeno nella logica del benchmarking, almeno nella logica dell'attenzione agli altri Piani Sanitari di quelle Regioni che con il Piemonte condividono il primato come qualità della sanità, questi termini ci siano sfuggiti o siano stati poco sottolineati.
Ritengo che non sia una questione su questo patto di maggioranza ed opposizione, ma sia una questione di addivenire ad un miglioramento, in termini molto generali, del Piano, introducendo anche questi concetti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per delle considerazioni di natura metodologica.
Intanto per la forma. Voglia considerare la Presidenza - se poi ci sono delle procedure a cui dobbiamo adempiere, lo facciamo - che tutti gli emendamenti presentati dalle opposizioni, chiunque sia il primo firmatario noi li consideriamo sottoscritti da tutti i Gruppi di opposizione. Quindi se serve che fisicamente vengano aggiunte delle firme, procediamo; ma questo, dal punto di vista politico.
In secondo luogo, estendiamo la richiesta che tutte le singole votazioni vengano svolte con la logica dell'appello nominale.
Terzo punto: se ho ben sentito la presentazione di questo emendamento siamo fondamentalmente nella parte di premessa della DCR n. 161, sulla quale il nostro Gruppo non ha, pur condividendo - tant'è vero che aggiungiamo la firma - presentato emendamenti, se non in sede di Commissione; ciò proprio perché la riteniamo talmente distante dal nostro punto di vista da non considerarla migliorabile, ma semplicemente, come ci è parso di dover dire sin dal giorno iniziale, rigettabile.
Ciò detto, se e quando l'Assessore, ma non necessariamente oggi ritenesse opportuno intervenire sulla parte più metodologica - che so che l'affascina in maniera particolare, quindi non la consideri una richiesta ma una disponibilità - sappiate che noi siamo interessati a sentire ed ovviamente, dopo aver sentito, su una o più parti a contribuire al dibattito.
Il confronto tra modelli, a mio avviso, non è mai totalmente inutile non lo vogliamo imporre, ma so che l'Assessore ha inteso il senso del mio intervento.



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, senz'altro la votazione per appello nominale s'intende richiesta per tutti gli emendamenti che verranno votati attinenti al Piano Sanitario.
Per quanto riguarda le sottoscrizioni da parte di tutti gli esponenti dell'opposizione di tutti gli emendamenti, vi pregherei, anche con il supporto della Direzione Processo Legislativo e della Segreteria Generale del Consiglio, anche solo di limitarsi a sottoscrivere una dichiarazione come quella che è già a mie mani, in cui i singoli Consiglieri dichiarano di sottoscrivere gli emendamenti come numerati.
Quindi, possiamo anche predisporla di concerto, tramite gli uffici del Consiglio regionale.
Non essendoci altri interventi per dichiarazione di voto sull'emendamento n. 15, la parola all'Assessore Artesio, che ha pertanto facoltà di intervenire.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Anche in questo caso è apprezzabile l'impegno ad introdurre un approccio culturale complementare, integrativo e migliorativo.
A me sembra che le parole "innovazione", "libertà", "responsabilizzazione" e "valutazione" siano sufficientemente richiamate nella forma e nella sostanza nel nostro Piano, quindi non condividiamo questo emendamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 15) sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 24) presentato dai Consiglieri Ferrero Cavallera, Cotto, Burzi, Cirio, Leo, Nastri, Pichetto Fratin e Toselli: al terzo capoverso del punto 1.2.2, "Tecnologie e terziario per la salute" dopo le parole "Le opportunità per il Piemonte offerte dall'integrazione tra tecnologie dei materiali" sono aggiunte le seguente: "biomedica meccanica, elettronica,".
Ha chiesto la parola per l'illustrazione il Consigliere Cavallera, che ha pertanto facoltà di intervenire.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente. Farò una breve illustrazione.
Purtroppo l'accelerazione che ha subito il dibattito fa sì che la collega Ferrero non sia presente.
Nell'approfondimento dell'emendamento è emerso, tutto sommato, che si poteva anche articolare la definizione delle tecnologie che fanno parte del contesto del mondo della sanità e della salute, quindi, in sostanza, tutte quelle che sono le tecnologie biomediche, meccaniche ed elettroniche.
La collega e noi tutti proponiamo di arricchire la definizione che c'è nella proposta di Piano con quest'ulteriore specificazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sull'emendamento - ovviamente intervengo a sostegno - m'interessa sottolineare un punto, sul quale, ove ritenesse l'Assessore e la maggioranza, non sarebbe irrilevante esprimere un'opinione.
Quando questo documento uscì - mi riferisco alla prima versione, ovvero "Valpreda 1", per intenderci - era noto allo scrivente (o ai proponenti) ma ancor di più ai riceventi, che l'opinione del tutto legittima, dal punto di vista dell'Assessore, totalmente non condivisibile, dal punto di vista nostro, era che l'evoluzione tecnologica non diventasse - mi esprimo come credo avrebbe detto Valpreda - una specie di alibi per inseguire, traendone delle evidenti conseguenze dal punto di vista degli acquisti, la tecnologia per la tecnologia.
evidente che, nel comprenderne la preoccupazione, molti di noi soprattutto chi ha avuto il piacere di conoscere Valpreda nell'ambito delle singole funzioni, sa che, diciamo così, Valpreda e la tecnologia non sono mai andati a pranzo insieme: per Valpreda la tecnologia era un certo disturbo al suo approccio umanistico al teorema del rapporto col territorio, con il paziente e con le cure. Non a caso era un veterinario quindi si trovava bene, perché i suoi pazienti in genere lo stavano a sentire con molta più disponibilità di quanto non facessero altre tipologie di pazienti, di cui si occupa di curare la sanità.
Nei fatti, la struttura tecnologica della sanità piemontese odierna quella che si troverebbe nelle aziende se le si frequentasse, è molto disequilibrata se paragonata ad altre realtà sia del territorio italiano sia dei territori europei che socio-demograficamente possono essere comparabili. Il fatto che vi siano degli squilibri, evidentemente, non significa affatto che dove c'è più tecnologia, o tecnologia di più recente acquisizione, necessariamente si sia in una posizione di vantaggio, ma tantomeno significa il contrario.
Una delle cose che mi piacerebbe molto, nella logica di una struttura così importante come quella della sanità pubblica piemontese (che, nel dibattere di scelte, utilizzasse alcuni minimi comuni denominatori per poterci ragionare sopra), è che ci fosse quello che viene chiamato technology assestment: questa è una terminologia ancora piuttosto vaga per poterla declinare azienda per azienda, perché riteniamo che debba essere declinata con una qualche forma di indirizzo centrale, onde evitare attorno a questa tematica, che le singole aziende, siano esse 30, 31, 17 o 18, le personalizzino in maniera eccessiva, rendendole, come risultati disomogenericamente paragonabili.
Auspichiamo un impegno della Giunta, per dichiarazione o per ordine del giorno, che poi troverà il tempo e il modo di esprimersi attraverso degli atti deliberativi o di indirizzo, o, perché no, di commitment, nei riguardi dei Direttore generali, che su qualcosa prima o poi bisognerà misurarli anche se convengo con quanto diceva il collega stamattina (non certo sulla tipologia di una macchina, perché se questa è una formula uno, la guidava forse Ascari o Fangio, nel senso che come tipo di macchina starebbe bene in un museo che si sarebbe potuto costruire a suo tempo come tempio della sanità.
Però convengo, indipendentemente dalla modernità della macchina, che non sempre i piloti necessariamente sono all'altezza, e quindi, a prescindere che si decida di mandarli a casa (noi volentieri sottoscriviamo un ordine del giorno in tal senso, giusto per poter ripartire ex novo chiunque decidiate di metterci), un modo per misurare le prestazioni potrebbe anche essere quello di dare degli obiettivi specifici.
L'area della tecnologia, se individuata dalla Giunta come un'area di misura o di attenzione, è certamente una delle aree (mica l'unica) su cui un management di azienda può (e, a nostro avviso, deve) essere misurato secondo un approccio ordinato centralmente per tematiche, in modo che con i numeri e con i dati disponibili si possano trarre conclusioni diverse partendo però da un minimo comune denominatore di acquisizione di dati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio; ne ha facoltà.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Mi sembra che gli interventi abbiano diversamente sottolineato l'attesa di un impegno nella relazione tra Assessorato e Direttori regionali, che può essere oggetto della programmazione dei nostri lavori successivi in Commissione consiliare una volta definito ed approvato il Piano.
Relativamente all'opportunità che quest'emendamento introduca quanto richiesto in quella direzione, o che sia comunque utile all'interno di uno strumento di programmazione, non conveniamo.
Pertanto, esprimo parere negativo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 24) sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 41 Consiglieri votanti 40 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 32 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 25) presentato dai Consiglieri Ferrero Cavallera, Cotto, Burzi, Cirio, Leo, Nastri Pichetto Fratin e Toselli: al terzo capoverso del punto 1.2.2., "Tecnologie e terziario per la salute", dopo le parole "sia sul versante della personalizzazione delle soluzioni del paziente." sono aggiunte le seguenti: "Sul versante della tecnologia biomedica il corso di laurea al Politecnico di Torino, i laboratori di didattica e ricerca multidisciplinari aperti nell'ASO Giovanni Battista di Torino, i progetti di ricerca in corso di finanziamento dalla Regione Piemonte o dal Clinical Industrial Research Park (CIR Park) di cui la Regione è parte, rappresentano nell'ambito della ricerca finalizzata in tecnologia biomedica un possibile volano di sviluppo per le PMI piemontesi e una iniziale esperienza di collaborazione tra accademie, aziende ospedaliere e industria da proseguire nella futura Città della Salute." Tale emendamento insiste sulla pagina 17 del Piano.
La parola al Consigliere Cavallera, per l'illustrazione; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Vorrei chiamare in causa anche l'Assessore Bairati, posto che questa è la sezione di Piano da lui illustrata.
Quest'emendamento - a differenza del precedente, che non aveva nessuna "volpe sotto l'ascella", come è stato ben dettagliato dal Presidente Burzi richiama la realtà esistente nell'ambito torinese dell'area metropolitana e della Provincia di Torino, con alcuni richiami a corsi di laurea, a presenza di ricerca pubblica e privata e così via. Credo che quest'emendamento, qualora accolto, non nuoccia al contesto nel quale stiamo discutendo. Lascio le valutazioni all'Assessore Bairati, che vedo attento lettore dell'emendamento, che si commenta da solo.
un'articolazione di percorsi, di ricerche in essere e di iniziative. Come dice il testo del Piano, ancorché noi ci troviamo in una situazione percentualmente, per adesso, poco rilevante, bisogna assolutamente crescere. Il Piemonte è una terra di tecnologia e di ricerca o, almeno, lo vuole essere, così come dice molte volte, anche in questa sede, la Presidente Bresso. La domanda di tecnologia crescerà e quindi, se non andiamo ad agire in questa direzione, sarà necessario acquisire dall'esterno del Piemonte per dotare il nostro sistema della salute della tecnologia di cui avrà bisogno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bairati.



BAIRATI Andrea, Assessore agli interventi per la ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare delle Aziende sanitarie regionali e per l'innovazione nella sua gestione di concerto con l'Assessore alla sanità

Grazie, Presidente.
Diciamo che lo spirito dell'emendamento, se lo comprendo, articola in modo molto minuto la necessità di integrazione per gli aspetti di ricerca e di formazione universitaria, gli aspetti laboratoristici di ricerche interne alle aziende, progetti e finanziamenti attivati dalla Regione Piemonte o da strutture esterne a cui si fa riferimento. Lo spirito è assolutamente condivisibile. Però, non ne condivido l'eccessivo dettaglio perché si fa riferimento ad iniziative specifiche che, di per sé, non rappresentano in maniera significativa quelle opportunità di integrazione fra tecnologia e terziario per la salute pubblica e privata a cui faceva riferimento il testo originale.
Quindi, il parere su questa formulazione è negativo.



PRESIDENTE

Non ci sono richieste d'intervento per dichiarazione di voto.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 25) sul quale l'Assessore Bairati, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 40 Consiglieri votanti 39 Consiglieri hanno votato SÌ 8 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 16) presentato dai Consiglieri Botta, Ghiglia e Casoni: capitolo 1.2, "Far crescere le opportunità" "Premessa: fra le più importanti opportunità di crescita di un moderno servizio sanitario pubblico appaiono fondamentali i 'programmi di innovazione e di ricerca', in grado non solo di soddisfare i bisogni dei cittadini ma anche di rappresentare elementi trainanti per l'economia locale. È ben noto che la carenza di tali programmi (unita alla 'fuga di cervelli') rappresenta - per l'intero sistema Italia - uno dei più rilevanti 'gap' rispetto al resto dell'Europa.
Pur essendo condivisibili, nella bozza di PSR, il modello che prevede lo sviluppo e l'adozione di nuove tecnologie attraverso la selezione di priorità e la verifica dell'appropriatezza e i timori nei riguardi della scarsità di risorse, l'approccio del Piano appare comunque risentire di una certa forma di pregiudizio ideologico, di diffidenza nei riguardi della imprenditorialità privata e di modelli oramai datati nel tempo (collocabili nelle teorie dei primi anni del secolo scorso sullo sviluppo economico delle società capitalistiche). Vi è invece la necessità di riconoscere (approccio 'Neotecnologico') l'autodeterminazione della tecnologia che si traduce in una sua non subordinazione all'economia e anzi in una sua capacità di offrire importanti opportunità (innovazioni tecnologiche di successo, in dipendenza non solo del loro grado di originalità ma anche della capacità della singola azienda di valutare tempestivamente le esigenze del mercato e di attuare le strategie più idonee).
Il sistema sanitario è oggi uno dei più importanti crocevia della ricerca e dell'innovazione: tutto il sistema non può più interessarsi alla ricerca e all'innovazione solo come un consumatore o un pagatore diffidente, ma deve coraggiosamente essere attore consapevole, e deve assumere il tema come parte costitutiva dell'essere servizio sanitario. Si ricorda, per esempio come la Regione Emilia-Romagna abbia sviluppato una forte collaborazione con i privati investendo nel programma di ricerca e innovazione 'PRI E Rubricata' venti milioni di euro all'anno di cui la metà provengono dalla Regione e l'altra metà dalle industrie farmaceutiche.
Per tale motivo si chiede di modificare/integrare l'ultimo paragrafo del capo 1.2 della bozza così come di seguito: "...su questo terreno occorre approfondire il confronto con le potenzialità d'intervento degli investitori privati, sfruttando al meglio le possibilità e le potenzialità dell'offerta di aree di attività e di programmi a forte contenuto di innovazione tecnologica".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Rientriamo nel discorso "Capitolo 1.2, Far crescere le opportunità".
"Fra le più importanti opportunità di crescita di un moderno servizio sanitario pubblico sono fondamentali i programmi di innovazione e ricerca in grado non solo di soddisfare i bisogni dei cittadini, ma anche di rappresentare elementi trainanti per l'economia locale.
ben noto che la carenza di tali programmi (unita alla fuga di cervelli) rappresenta - per l'intero sistema Italia - uno dei più rilevanti gap rispetto al resto dell'Europa. Pur essendo condivisibili, nella bozza di PSR, il modello che prevede lo sviluppo e l'adozione di nuove tecnologie attraverso la selezione di priorità e la verifica dell'appropriatezza e i timori nei riguardi della scarsità di risorse, l'approccio del Piano appare comunque risentire di una certa forma di pregiudizio ideologico e di diffidenza nei riguardi dell'imprenditorialità privata e di modelli oramai datati nel tempo (collocabili nelle teorie dei primi anni del secolo scorso sullo sviluppo economico delle società capitalistiche).
Vi è invece la necessità di riconoscere l'autodeterminazione della tecnologia che si traduce in una sua non subordinazione all'economia e anzi in una sua capacità di offrire importanti opportunità (innovazioni tecnologiche di successo, in dipendenza non solo del loro grado di originalità ma anche della capacità della singola azienda di valutare tempestivamente le esigenze del mercato e di attuare le strategie più idonee).
Il sistema sanitario è oggi uno dei più importanti crocevia della ricerca e dell'innovazione: tutto il sistema non può più interessarsi alla ricerca e all'innovazione solo come un consumatore o un pagatore diffidente, ma deve coraggiosamente essere attore consapevole, e deve assumere il tema come parte costitutiva dell'essere servizio sanitario".
Abbiamo già ricordato in fase di discussione generale la questione dell'importante programma di ricerca e innovazione fatto dalla Regione Emilia Romagna dove, su un accordo di venti milioni di euro, dieci milioni li ha messi la Regione e dieci milioni l'industria farmaceutica.
Per questo motivo, chiediamo che nel Piano ci sia un'apertura più netta alla collaborazione della nostra Regione con i privati in generale.
Assessore Artesio, ritengo che, ormai, il termine privato non sia un termine diabolico.
La Regione Piemonte in campo sanitario ha sempre fatto, in maniera consapevole, una scelta di tipo pubblico che noi, anche come partito abbiamo più che sostenuto negli anni in cui abbiamo indegnamente - lo dico tra parentesi - gestito il settore sanità. Quindi, la scelta pubblica non è messa in discussione.
Dobbiamo anche dire che già al tempo della Giunta di centrodestra il privato in sanità non superava l'8% del totale. Assessore, non voglio ricordare a quanto si situi il privato nella Regione Lombardia (ormai, tra il 25-30%), ma neanche a quanto si situi in Emilia Romagna e in Toscana dove ormai sono state ampliamente superate le due cifre per l'apporto di privato in sanità.
Quindi, a mio avviso, un Piano che dovrebbe durare un certo numero di anni (poi, sappiamo che, per le note vicende, sfonda sempre il suo limite di durata) dovrebbe, a mio avviso, essere un po' più coraggioso su questa questione e, in particolare, riguardo all'apporto che i privati possono dare rispetto alle nuove tecnologie.
Ecco perché noi chiediamo di integrare l'ultimo paragrafo del Capitolo 1.2 dicendo che "su questo terreno occorre approfondire il confronto con le potenzialità di intervento degli investitori privati, sfruttando al meglio le possibilità e le potenzialità dell'offerta di aree di attività e di programmi a forte contenuto di innovazione tecnologica".
Non ci pare di dire niente di particolarmente strano. Invece, ci pare sia necessario lanciare un messaggio chiaro al mondo della sanità privata dell'industria farmaceutica che tanto potrebbe fare per colmare, in parte il deficit tecnologico della nostra Regione, sempre nell'ottica di un tentativo di riavvicinare tesi che potrebbero apparire divergenti e lontane, si colloca anche quest'emendamento, che speriamo possa essere accolto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Vede, Consigliere, l'articolazione letterale della proposta di emendamento potrebbe anche apparire assolutamente coerente con l'insieme delle filosofie del capitolo uno, che non ci paiono affatto porre in contraddizione l'apporto, in una logica di sussidiarietà, delle competenze e degli investimenti privati.
Il modo con il quale nel testo scritto e anche nella sua documentazione orale è stato argomentato, nella contrapposizione tra un approccio culturale tardo, di critica tarda, alla società capitalistica, a fronte invece, di un'auspicabile approccio neotecnologico, ci dà l'idea che l'emendamento sia costruito su un pre-giudizio; poiché non ci riconosciamo nel pre-giudizio diamo un parere negativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta per dichiarazione di voto.



BOTTA Marco

Il nostro voto, naturalmente, sarà positivo, ma vorrei replicare, visto che nel Regolamento è prevista anche questa possibilità.
Assessore, lei sa meglio di me che quello che rimane è il dispositivo le chiacchiere o le premesse che facciamo rimangono agli atti per gli sventurati che un domani le richiederanno, che, sicuramente, saranno pochissimi.
Se è vero - non ne dubito perché ho nei suoi confronti la massima stima e non potrei mai pensare che lei dicesse una cosa e ne pensasse un'altra che lei dice che il testo così come confezionato potrebbe essere accolto ma non lo si accoglie perché nella premessa scritta e parlata - non cantata da parte del sottoscritto c'è un pregiudizio di tipo ideologico, lei ci fa un torto. Mi dispiace, perché il testo che voterà l'Aula è quello che vale, non si vota la dichiarazione del Consigliere o la premessa del testo del Consigliere, si vota il testo.
Temo che lei, nella sua "carineria" e affettuosità, in realtà, abbia voluto motivare in tal senso per darci un motivo di piccola soddisfazione ma che, in realtà, il pregiudizio ideologico non sia da parte nostra, ma da parte vostra.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 16) sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno risposto SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 49) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti e Ghiglia: al capitolo 1, paragrafo 1.3 a pagina 20, dopo la parola "vincolato" aggiungere il seguente capoverso: "La necessità di porre le aziende nella condizione di agire sui costi generali per liberare risorse da destinare al miglioramento qualitativo dei servizi, impone politiche di bilancio che puntino a destinare il 90% alle aziende stesse, con una quota (non meno del 5%) destinata alla prevenzione all'assistenza territoriale non meno del 51%, la quota restante all'assistenza in regime di ricovero (non oltre il 44%) tenendo conto, per il riparto, della popolazione residente, pesata in relazione a indicatori di età e consumi specifici." La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, il subemendamento n. 49, sostanzialmente, vuole ripristinare una parte di Piano che non c'è più. Un po' per tornare alle valutazioni che facevamo precedentemente, il Piano in pochissime delle sue parti presenta momenti in cui sia possibile da parte del Consiglio, non dico dell'opposizione, una verifica oggettiva rispetto a ciò che nel Piano è scritto e ciò che, poi, verrà attuato.
In riferimento all'individuazione delle percentuali di distribuzione delle risorse volte al miglioramento della qualità dei servizi e che dava un'indicazione, peraltro contenuta nel vostro programma elettorale, esprimo condivisione, non per il fatto, come più volte ho detto, che fosse nel vostro programma elettorale, ma in quanto erano anche linee di gestione della sanità dell'Assessore D'Ambrosio. Sostanzialmente, crediamo che il potenziamento della sanità territoriale, mantenendo le eccellenze e un buon livello generale della sanità in regime di ricovero e ospedaliera, sia una modalità con cui operare. Abbiamo presentato anche alcuni emendamenti per garantire efficienza ed efficacia alla sanità territoriale, ma, al di là delle modalità di efficienza, c'è una distribuzione economica che garantendo la quota più importante, cioè non meno del 51%, all'assistenza territoriale, sanciva con una percentuale facilmente verificabile sulle trimestrali e sui dati contabili della Regione Piemonte quanto destinare ai Distretti, alle ASL e alle ASO, se questa percentuale veniva rispettata.
Per quanto riguarda l'unico aspetto politico importante si è verificata un'anomalia cassando un aspetto di verifica importante.
Allora, anche se possiamo o meno condividere le percentuali indicate noi riteniamo opportuno un documento che non soltanto nelle sue linee possa essere filosoficamente condivisibile o non condivisibile, ma rispetto al quale si possa avere un approccio in cui sia possibile verificare le linee che rimangono di indirizzo, che, poi, si devono tradurre in azioni di spesa. Le azioni di spesa, se questo emendamento venisse accolto, potremmo verificarle relativamente - badate - ad un aspetto in un paragrafo che è stato scritto dal centrosinistra e, poi, cassato dal centrosinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio

Intervengo solo per ricordare al collega che l'argomento è stato ripetutamente affrontato ancora dall'Assessore Valpreda in sede di Commissione. Effettivamente, in una primissima bozza - non nella bozza proposta dalla Giunta - si era ipotizzata una percentuale non inferiore al 5%. In seguito, in allora, era stato specificato dall'Assessore che una ripartizione così puntuale avrebbe irrigidito la gestione in termini non possibili; si era data un'indicazione in quest'indirizzo, senza entrare nei termini di dettaglio, all'intero Piano. Cioè, l'obiettivo, indubbiamente, è condivisibile nella direzione in cui si muove, ma non è condivisibile con un dettaglio così puntuale della ripartizione delle cifre disponibili per le Aziende Sanitarie Locali.
A suo tempo, in Commissione, l'argomento era già stato chiuso con un diniego da parte dell'Assessore; credo che, oggi, non ci siano motivazioni per cambiare l'approccio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Il fatto che in Commissione si sia ripetutamente parlato di questo argomento dimostra la sua importanza.
Se dovessi pensar male, potrei concludere che la Giunta regionale vuol tenersi le mani libere. Devo dire che in questi anni ho visto alcune ripartizioni, in termini consuntivi, tra le ASL criticabili da un punto di vista territoriale e a volte - sempre pensando male - più o meno disponibili dal punto di vista della messa a disposizione di risorse avendo anche la sensazione che questa situazione era legata al tipo di Direzione generale con cui si aveva a che fare. Questo, ovviamente soprattutto nella fase di passaggio di gestione di un'ASL a un'altra.
Credo che non sia per nulla negativo, da parte della Regione, dare qualche indicazione più puntuale in ordine alla messa a disposizione delle risorse. Semmai, si può discuterne; dica l'Assessore Artesio, che è subentrata agli Assessori suoi predecessori, se può anche avere, in divenire, un'opinione diversa sia rispetto a quello che era scritto in origine sia a quello che diciamo noi Tuttavia, eliminare totalmente un indirizzo di questo tipo, a mio avviso, accresce la necessità di essere incisivi, da parte nostra, nel chiedere costantemente, nel corso dell'anno e dei vari anni, chiarimenti sulle assegnazioni, come anche la necessità di andare a svolgere, a consuntivo e in progress, un'opera di sindacato ispettivo quale spetta al Consigliere regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Come hanno già ricordato i Consiglieri che sono intervenuti, il riparto che prevede il raggiungimento dell'obiettivo nazionale della prevenzione al 5% è, come dichiarato, un intendimento della Giunta regionale, tant'è che abbiamo anche iscritto la tensione alla definizione dell'obiettivo nazionale, così come il rapporto 5149 per gli interventi tra territorio e ospedale è nelle indicazioni di carattere nazionale.
Sottolineo che coloro che, come me e forse più di me, leggono le analisi che i Direttori generali svolgono nelle Conferenze dei servizi avranno notato che nella presentazione dei dati l'andamento nel rapporto tra spesa per il territorio e spese per l'attività ospedaliera è esattamente nella direzione qui indicata.
Pertanto, mentre convengo sul fatto che l'Assessore Valpreda avesse ritenuto inopportuno in sede di Piano inserire questi vincoli, sottolineo peraltro, che sono obiettivi che, negli ambiti territoriali e aziendali, si stanno raggiungendo.
Non condividiamo l'emendamento, ma confermiamo l'orientamento in questa direzione, disponibili anche ad avere in Commissione, quando si fanno analisi di sintesi dell'attività aziendale annuale, o su altro mandato temporale che si riterrà, di proporre la documentazione in merito.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto, ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Dichiaro l'astensione da parte del mio Gruppo consiliare, per un motivo semplice.
Credevamo fosse opportuno che questo emendamento fosse presente all'interno del Piano per le motivazioni che esponevo, nel senso di avere indicazioni precise, al di là di quelle che vengono date a livello nazionale.
Non intendiamo votare a favore, non tanto perché, di fatto, non si condividano perché sono percentuali che fotografano un andamento delle singole ASL. Semplicemente, la ragione è che non si tratta di una proposta avanzata dal mio Gruppo consiliare ma, come ricordato, avanzata dalla Giunta tanto nel pre-documento, che ha girato per qualche mese in internet quanto nella prima presentazione del Piano stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi per dichiarazione di voto.



BURZI Angelo

Il collega Vignale mi ha anticipato, perché anche il nostro Gruppo si asterrà per le stesse motivazioni.
Ricollegandomi a quanto diceva l'Assessore Artesio e, in qualche modo prendendo atto che c'è stato un primo intervento da parte dei colleghi di maggioranza, non inusualmente da parte del Presidente della Commissione Rostagno, attento credo non solo per professione a questi temi, quella potrebbe essere la modalità, pur avendo la maggioranza rigettato l'emendamento maggioranza. Ora, la maggioranza s'interroghi se vuole avere per quanto riguarda la sanità per i prossimi anni, almeno qualche indicazione preconfezionata, affinché la Giunta poi possa recepire.
Buon Dio, l'Assessore Artesio è sì arcigna e dura - lo si vede a prima vista - ma penso che le formazioni politiche abbiano il diritto - oserei dire anche il dovere - di comunicare, oltre che a se stessi, anche alla Giunta che le rappresenta, quale tipo di indicazione, pur in una materia così difficile come la sanità pubblica, di un orientamento su un ammontare così ingente e sempre crescente, di risorse pubbliche da destinare in una direzione piuttosto che un'altra.
Ove questo non fosse - certamente non sono fra coloro, come certamente il collega Cavallera, che per precedenti esperienze politiche ha una sua naturale propensione a pensar male - darsi degli obiettivi sarebbe una modalità, ogni tanto, non così disdicevole nell'ambito di una politica di Giunta, onde non sempre raccontarci al lunedì che le cose sono andate esattamente così come prevedevamo discutendo i consuntivi.
In ogni caso, poiché temiamo, anche in questo caso, di non aver suscitato uno scatto d'orgoglio da parte della maggioranza, che ci sembra ahimè - eccezionalmente supina nell'attesa del 14 ottobre, nell'avere o le mani libere o la discrezionalità di spiegare, perché comunque qualcuno ha vinto (è una delle grandi attitudini), vuol dire che questo ci obbligherà sessione per sessione, come correttamente diceva il collega Cavallera, o nelle discussioni di piani di riordino o negli esami puntuali dei consuntivi che in sede di Commissione avverranno, a insistere su queste tematiche.
Certo apprezzeremmo non tanto un parere positivo qui sull'emendamento amen, tant'è che ci asterremo - quanto un ordine del giorno scritto dalla maggioranza, in cui la Giunta riconoscesse indicazioni su cui si possa discutere, perché una volta tanto potrebbe scrivere un ordine del giorno con dei numeri e non soltanto con degli aggettivi, in modo che possano votarlo tutti.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sul subemendamento rubricato n. 49) sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 51) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti e Ghiglia: al capitolo 1, dopo il paragrafo 1.3 pagina 20 aggiungere il paragrafo 1.3 con il seguente paragrafo 1.3 bis: "La sanità regionale: un'impresa a rischio di fallimento.
Quadro di riferimento Il settore della Salute e dell'Assistenza in Piemonte, oltre ad essere il principale strumento di intervento sociale, è una fra le prime "imprese" piemontesi per numero di addetti e per fatturato.
Tale settore, essendo finanziato per il 90% con risorse dei cittadini spese dagli Enti pubblici e in particolar modo dalla Regione Piemonte, impone una necessaria riflessione di carattere economico e sociale. Come dimostreremo rimanendo invariata la modalità di gestione della Sanità e dell'assistenza da qui a quattro/cinque anni la Regione Piemonte diventerà l'"Agenzia regionale della Sanità" senza poter impegnare altre risorse in tutti quei settori vitali per garantire sviluppo economico e benessere per i piemontesi.
I problemi La lettura degli ultimi Bilanci della spesa sanitaria regionale dimostra in modo inequivocabile la verità di quanto asserito.
Se nel 2004 si erano impegnati 6 miliardi e 967 milioni di euro per la Sanità, nel 2005 la spesa è salita a 7 miliardi 341 milioni di euro e nel 2007 la spesa complessiva si aggirerà sugli 8 miliardi di euro complessivi (primo trimestre 1 miliardo 941 milioni).
Se si considera che il nell'arco di un trimestre vi è stato un miliardo di aumento, da 7 a 8 miliardi di euro, e che il Bilancio della Regione Piemonte è complessivamente di 11 miliardi all'interno dei quali agli 8 della Sanità vanno sommati i quasi due milioni di spese fisse (personale dipendente, locazioni, spese patrimoniali ecc.), si comprende come oggi sia ancora possibile avere a disposizione 1 miliardo di euro l'anno per tutte le altre aree non socio-sanitarie, ma se nell'arco dei prossimi due anni non vi sarà un'inversione di tendenza nel Bilancio sanitario la Regione sarà diventata l''Agenzia regionale per la Sanità'.
Le Azioni Come fare per evitare tale scenario? Le modalità sono due, differenti e distinte.
Una gestione ragionieristica: insufficiente riduzione della spesa e conseguente riduzione dei servizi.
La linea di risanamento e sostenibilità economica del sistema sanitario seguita dalla Giunta Bresso e dal Piano socio-sanitario presentato, nonch anticipato nei Piani di riqualificazione assistenziale e rientro, è basata sul principio che "razionalizzando" - cioè tagliando, accorpando, unendo servizi, trasformando Presidi ospedalieri in Poliambulatori, unendo alcune ASL, risparmiando alcune decine di milioni dalla centralizzazione di alcuni acquisti o servizi, si riesca a tenere in piedi il sistema.
Anche un non addetto ai lavori comprende che queste modalità economiciste e ragionieriste provocano due aspetti entrambi negativi: non intervengono in modo risolutivo rispetto all'aumento della spesa e peggiorano la qualità dei servizi offerti ai cittadini.
Numericamente si può sintetizzare che in un anno si risparmiano 60/70 milioni, a fronte di una spesa che costantemente cresce di 400/500 milioni di euro.
Intendere la Sanità come un''impresa'. A fronte di un aumento della spesa aumentano le entrate.
L'unica modalità per avere un sistema sanitario che, al contempo sappia essere economicamente compatibile e garantire servizi efficienti ai cittadini, è provare ad intendere la sanità come un'impresa che, a fronte di uscite note e in costante aumento, per non fallire aumenti costantemente il proprio fatturato oltre a realizzare tutte le economie efficienti possibili e cioè quelle che non vanno ad intaccare qualità e quantità dei servizi erogati alle persone.
Scrivere tutto ciò può apparire facile realizzarlo decisamente più difficile. Su questo non v'è alcun dubbio. Ma vi sono due strumenti su cui puntare in particolar modo la nostra attenzione: una più efficiente gestione dei singoli servizi territoriali ed ospedalieri, con conseguente aumento delle entrate e miglioramento delle prestazioni ridurre in modo consistente il numero di piemontesi che si fanno curare al di fuori della nostra regione grazie al miglioramento delle prestazioni.
Un'efficiente gestione A moltissimi cittadini sarà capitato di fare un esame diagnostico (prelievo del sangue, TAC, lastre ...) o una visita ospedaliera in un centro direttamente gestito dalla Sanità pubblica e in uno privato accreditato.
In molti casi la differenza relativamente alla tempistica, alla modalità con cui si è assistiti è evidente. Ma soprattutto è assolutamente evidente come, a fronte di una struttura pubblica che crea del passivo ve ne sia una privata convenzionata, che - a parità di costo della prestazione - crea un utile.
Ciò non significa né che s'intende privatizzare un bene tanto prezioso come la sanità e neppure mettere in discussione l'altissima professionalità e competenza che v'è all'interno dei nostri Presidi territoriali o Ospedalieri, semplicemente si deve constatare un aspetto reale verificabile quotidianamente.
Un esempio da seguire: l'ospedale di Omegna. All'interno della nostra Regione vi sono centri diagnostici privati, accreditati che - facendo esattamente quanto viene svolto nei Presidi territoriali - riescono a parità di servizio (e in alcuni casi garantendo un servizio migliore) e di costo al cittadino ad avere un utile, nonostante più del 90% delle prestazioni siano realizzate a parità di costi del servizio pubblico.
Ciò deve far riflettere. Significa che un personale parimenti formato con una metodologia di lavoro differente può produrre un utile e non solo deficit.
Un esempio di come ciò possa anche accadere all'interno dei Presidi ospedalieri è dato dalla lettura dei dati del Centro Ortopedico di Quadrante di Omega. Un Presidio ospedaliero specializzato in ortopedia che eroga però anche servizi generali e che, unico in Piemonte, è in grado di produrre utili.
Ciò che deve far riflettere su una metodologia gestionale alternativa è la gestione del COQ stesso: di proprietà dell'ASL, la gestione dei servizi è realizzata da un'impresa privata a parità di diritti (con il resto del sistema sanitario regionale) dei dipendenti.
Non significa, pertanto, privatizzare la sanità creando disparità fra Presidi con i migliori di essi che offrono prestazioni di eccellenza a prezzi elevati e pertanto non utilizzabili dei ceti meno abbienti, ma esattamente il contrario: una sanità meglio gestita garantisce prestazioni di eccellenza a tutti e soprattutto è una modalità per avere ottime prestazioni per tutti i ceti sociali.
Inoltre, dato non trascurabile, in un sistema sanitario in perenne deficit è che il COQ di Omega gestito privatamente ha saputo, migliorando ed aumentando le prestazioni, riducendo la percentuale di infezioni e il numero di contenziosi, aumentando il numero di pazienti di altre regioni all'interno della struttura, creare un attivo (nel Bilancio 2006 superiore al milione di euro) diviso al 51% con l'ASL 14 e al 49% con l'impresa che gestisce il medesimo.
Migliorare i servizi e migliorare i conti, pertanto, non solo è possibile ma è una delle poche vie perseguibili come dimostrano le tabelle sottoindicate (Tabella conservata agli atti) Ridurre la mobilità sanitaria dei piemontesi. Quando migliorare le prestazioni consente di migliorare i bilanci.
Ogni anno migliaia di piemontesi, in particolar modo - ma non solo - nelle province di confine, si recano in Liguria e soprattutto in Lombardia per cure sanitarie garantite anche dalla nostra Sanità, ma in tempi più lunghi o con modalità peggiori.
Ciò fa sì che ogni anno la spesa che la Regione copre (diverse centinaia di milioni di euro) per piemontesi che si fanno curare in altre regioni sia quasi pari a quanto introita da cittadini italiani residenti in altre regioni che si fanno curare in Piemonte.
Considerato che il Piemonte ha una fra le quattro migliori sanità italiane che attira nella nostra regione migliaia di non residenti nella nostra regione, da ciò dovremmo avere un saldo economico in attivo che invece non abbiamo.
Ridurre la mobilità passiva e aumentare quella attiva significa, a parità di spese, avere un maggior introito possibile di alcune centinaia di milioni l'anno (la Lombardia ha avuto nel 2006 un saldo attivo di oltre 400 milioni di euro) e non costringere i cittadini piemontesi a farsi curare lontano da casa.
Conclusioni Quanto indicato è il tentativo di individuare un altro percorso possibile per avere una sanità migliore e economicamente sostenibile.
La nostra Sanità, oggi pur con le mille eccellenze, è un'impresa (se raffrontata con il Bilancio regionale) in stato di prefallimento che pu continuare ad erogare prestazioni a milioni di cittadini piemontesi e non soltanto se si creano politiche atte a creare una sanità migliore che, a fronte di un aumento costante delle uscite, sa garantire un paritario costante aumento delle entrate e le necessarie economie ed efficienze.
Se non verrà imboccata questa strada la Regione avrà un solo modo per sostenere la Sanità: ridurre sempre più i servizi ai cittadini e al contempo contrarre debiti per garantire disponibilità economiche per altri settori regionali oltre alla Sanità o, peggio, aumentare la pressione fiscale legata alla Sanità e cioè IRAP e addizionale IRPEF." Ha chiesto la parola Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
L'emendamento segue un po' il principio dell'emendamento alle premesse andando a dare indicazioni di carattere contabile più specifiche rispetto a quelli del primo emendamento, dove si facevano valutazioni generali su un approccio economicistico alla gestione della sanità, e facendo un esempio non essendo nostro compito e non avendo neanche le capacità di riscrivere un intero Piano Sanitario, di come si possano introdurre misure di efficienza relative alla gestione, che possano garantire - come dicevamo nell'emendamento, definiamolo così, relativo alle premesse - delle metodologie di gestione della sanità piemontese che già esistono all'interno della nostra regione.
Crediamo che l'ospedale di Omegna, di proprietà della sanità regionale tanto nei muri quanto di indirizzo relativamente alle indicazioni sanitarie, avendo costituito una società mista pubblico-privato di cui la Regione detiene ancora la maggioranza assoluta, ma che invece ha una gestione di carattere privatistico su indicazione delle direttive dell'ASL ha portato dei vantaggi oggettivi per la cittadinanza che fruisce dell'ospedale, andando ad intervenire sulle dinamiche di spesa, cioè tanto sulla mobilità attiva quanto sulla mobilità passiva.
Le tabelle allegate ovviamente sono tabelle che si possono desumere dall'ASL 14, quindi non abbiamo inventato nulla, ma soltanto copiato e incollato tabelle che sono verificabili da tutti. Dal 2004, quindi anno in cui si è iniziata una gestione privata del patrimonio pubblico su indirizzo pubblico, si può vedere come tanto il numero di ricoveri quanto il numero d'attività ambulatoriale, specialistica e di supporto al pronto soccorso sia decisamente aumentato, passando dai 4.270 ultimo anno di gestione interamente pubblica del 2003 ai 5.807 del 2006. Riteniamo che sia un altro dato assolutamente rilevante quello relativo al numero di persone che sono state attratte dalla maggiore efficienza dell'ospedale. Nel 2003, da territori fuori dell'ASL - teniamo conto che l'ASL di Omegna, essendo ubicata dove tutti i colleghi sanno, non è un'ASL facilmente raggiungibile cioè non è un'ASL transfrontaliera, quindi deve avere una certa capacità di attrattività - passiamo dai 387 ricoveri del 2003 agli 811 del 2006, ma soprattutto abbiamo una mobilità attiva, quindi una capacità di attrarre pazienti da fuori Regione che passa dai 259 dell'ultimo anno a gestione interamente pubblica ai 550. Quindi, più del doppio del 2006.
Si può vedere anche nel dettaglio di coloro i quali provengono dalle ASL di provenienza, dove ovviamente c'è un dato consistente delle ASL vicine; quindi, 561 pazienti dell'ASL 13, ma ci sono 301 pazienti della Lombardia e 249 pazienti che provengono comunque da fuori Regione, quindi che sono un saldo attivo per ciò che concerne la sanità piemontese.
Anche sul fatturato passiamo da un risultato netto del 2003 di 445 mila euro ad un risultato netto del 2006 di un milione e 173 euro; il risultato netto ovviamente non sono i costi, ma sono i ricavi. Quindi, significa che il 51% di questi ricavi sono andati a beneficio dell'attuale ASL 14, che ha potuto beneficiare di quest'intervento.
Questo - e concludo - è un esempio di come vi sia la possibilità di coniugare una minor spesa, o meglio, come abbiamo sostenuto nel primo emendamento, di com'è possibile sostenere maggiori entrate con una miglioria del servizio offerto.
Questa, secondo noi, è la linea da intraprendere, è la linea che abbiamo indicato nella premessa scritta dal nostro Gruppo e condivisa da tutti i Gruppi consiliari di opposizione. Credo che questo sia il vero discrimine esistente tra un piano economicistico ed un piano d'investimento sulla sanità e sulla salute dei cittadini.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

evidente che si tratta di una visione della sanità completamente diversa da quella che permea lo spirito del Piano Socio Sanitario, sul quale noi abbiamo lavorato per tutto questo periodo.
una visione legittima, esercitata in altre parti di Italia in forma almeno simile a quanto ipotizzato, ma che nulla ha a che vedere con il progetto sul quale si è espressa la maggioranza di questo Consiglio.
Inoltre, i riferimenti numerici presentano il limite di essere attinenti ad una realtà molto modesta di dimensioni. È facile incrementare percentualmente un dato basso, ma è molto più difficile ottenere risultati anche solo lontanamente paragonabili su dati di maggiore importanza.
un'indicazione di carattere politico e secondo me è opportuno dare una risposta di carattere politico, anzi la risposta è già stata data con il Piano, che ha un taglio maggiormente rivolto, pur nell'opportunità di permettere a tutti di operare, quindi anche alle strutture gestite privatamente e in forma accreditata, ma di operare una scelta finalizzata alla valorizzazione del servizio offerto dal pubblico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ho sentito l'ultimo intervento di Rostagno e devo dire che l'opera di formazione e di full immersion, che credo sia stata fatta sulla maggioranza, qualche effetto l'ha avuto persino su alcuni che un tempo si definivano laici e riformisti, ma questo ci aiuta.
Userò molto velocemente il mio intervento intanto per ringraziare cosa che avevo già fatto in sede privata - il collega Vignale e i suoi colleghi del Gruppo per il lavoro svolto, perché il lavoro è sempre una componente secondo noi qualificante del lavoro di Consigliere e, in genere del mondo del lavoro in senso lato. Poi arriva da una componente politica che non ha nella sua storia, proprio per l'attenzione agli aspetti sociali e, nel caso di Vignale, in maniera specifica, mai avuto questa grandissima apertura aprioristica nei riguardi del mondo del privato, se non quando è funzionale, come è in questo caso.
Mi pare che il Consigliere Vignale, seppur con un esempio solo, abbia coniugato come, capitali di direzione privata, servano a specifiche politiche di natura pubblica.
Il tema su cui, insisto, mi piacerebbe che anche i Consiglieri della maggioranza - non la vogliano prendere come una richiesta, semplicemente come un invito, questo è, all'interno dell'esempio, uno dei temi importanti del mondo della sanità - lo vedessero come un momento di dibattito, non certo teso a differenziarsi in sede politica né, tanto meno, dalla Giunta non è questo che serve - ma ad un momento di riflessione.
Chi vive a Torino ha seguito, per fare un esempio dei più recenti, la storia del Valdese, che non è stata soltanto una storia di difficoltà negli ultimi anni, ma è stata anche una storia di grande importanza non soltanto nel mondo sanitario, ma anche nel mondo laico, ancora più apprezzabile perché svolta da una componente a fortissimi connotati religiosi, dove l'identità religiosa valdese aveva un connotato fortemente marcante, quindi è ancora più apprezzabile il fatto che la gestione dell'esperimento fosse soprattutto a Torino, laica.
Nell'ambito di queste sperimentazioni dovute, purtroppo, al disastro finanziario che la Tavola Valdese ha avuto e a cui la Regione è subentrata nella sperimentazione che si era svolta all'ospedale valdese, non tutti i service, come loro li chiamavano, avevano indici di inefficacia economica.
Ce n'erano alcuni che producevano, eccome, di nuovo per finalità, in questo caso, svolte nel mondo del privato, in un privato molto particolare come il mondo valdese, su cui non c'è stata alcuna riflessione, di nessun tipo. Non pretendo che se ne occupi il solo valdese presente di nascita, o il valdese di adozione...
Deve essere cooptata o un può aderire? Spererei che comunque la rigettaste, qualora lei volesse aderire (alludo alla Presidente Bresso).
Questo non è un tema superficiale.
chiaro che l'impostazione del piano scritta da Valpreda e in cui l'Assessore Artesio dà una continuità privilegia non solo le politiche di aspetto pubblico ma, soprattutto, i fondi di natura pubblica. Però, caro Rostagno, ripeto quello che ho detto questa mattina: o ci raccontiamo delle balle - a partire da quelle di Bairati, ma che Bairati abbia dei desideri che normalmente si traducono in realtà questo, ormai, è già stato acquisito nella prima metà della legislatura - oppure, siccome i grani non ci sono dovete dirmi, non a me, ma fuori: aumentate le tasse? Non fate le cose che dite, che sembrerebbe la cosa più probabile oppure trovate, nell'ambito di una modalità che sembrerebbe essere la più semplice, il coinvolgimento su rigide politiche di natura pubblica, quindi su interessi di natura pubblica, il coinvolgimento dei privati per adempiere a politiche e a obiettivi di natura pubblica. Guardate che quando andremo a parlare di consuntivi della sanità 2007 - e i dati al 30 settembre la Giunta li riceverà a giorni - noi subito dopo li pretenderemo in IV Commissione, dall'attuale Assessore Artesio, e ne discuteremo.
I dati della mobilità che continuano ad essere passivi secondo noi, e secondo gli indici, oltre a denotare una scarsa capacità di azione della Regione Piemonte nei confronti del mondo della sanità in senso lato significano anche una perdita dei piemontesi, perché questi soldi li paghiamo noi. Fare in modo che la mobilità diventi attiva non è far guadagnare i privati, cosa che io non considero uno dei primi peccati capitali, tanto meno veniale, ma è adempiere ad una politica di finalità pubblica.
La risposta di Rostagno o è perché avete minacciato di cacciarlo via se non si uniformava, cosa che apprezzo (apprezzo molto le gerarchie e l'ordine), oppure non è che ci fosse un approfondimento, soprattutto dai Gruppi. Alludo al nascente Partito Democratico che, in teoria, cose come queste...
Persino la Bindi è più aperta di quanto sia questo Piano, che è tutto da ridere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

La proposta di inserimento in un Piano di un paragrafo intitolato "La sanità regionale è un'impresa a rischio di fallimento" avrebbe dovuto pretendere un'ampia apertura mentale da parte della Giunta per accoglierlo.
Non ho quest'ampia apertura mentale e ne do triste constatazione all'intero Consiglio.
Se gli esempi servono per indicare la possibilità di replicare, non solo le buone pratiche, l'efficacia anche economica la si ricava non dalla riproduzione, numericamente inconsistente, di buone pratiche, ma dalla possibilità di generalizzazione. Ricordo che riferimenti qui fatti sono alle sperimentazioni gestionali che si chiamano, non a caso sperimentazioni e, non a caso, dalla legislazione nazionale, sono definiti per le caratteristiche che possono avere in termini di disponibilità delle Regioni a sperimentarle.
Assicuro invece la mia completa preoccupazione e attenzione rispetto all'andamento delle sperimentazioni gestionali svolte dalla Regione Piemonte che, non a caso, pur in un'amministrazione attenta ad una collaborazione con il privato, ne ha sperimentate due.
Sono interessantissima a vedere gli esiti, non solo economici, ma di qualità e a ragionarne con gli interlocutori istituzionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Avevamo intuito che il parere fosse negativo.
Nel dichiarare il voto a favore suggerire una proposta che non sembri provocazione. Quanto prima, quando avremmo finito con il Piano, si parlerà di assestamento e di bilancio preventivo. Nel bilancio preventivo, lo anticipo, chiederemo che venga definita, nell'area della sanità dopo aver litigato i mesi che serviranno, ma questo è un dettaglio, quale obiettivo la Giunta si darà, per esempio, in termini di mobilità. Immaginando che la mobilità permanga, come ritengo, ma lo vedremo quanto prima fondamentalmente è un dato negativo e immaginando che questa Giunta voglia portarla su una definizione di positività, chiederemo qual è l'obiettivo che la Giunta si dà.
Lo chiederemo non perché sia implicito nell'ambito del bilancio, ma perché sarà una richiesta di natura politica, e con quali strumenti, la Giunta, intende soddisfare, per esempio, la mobilità attiva che è una delle classiche aree dove la sanità privata può, non necessariamente deve, ma pu essere strumentale su una politica di finalità pubblica.
Esattamente come in parallelo dicevo prima quando si parlava di tecnologie e di technology assessment. È evidente che bisogna guardare con molta attenzione, ma l'attenzione ce l'abbiamo anche noi. Non considero affatto brillante la performance che le due Giunte di centrodestra hanno avuto nei dieci anni prima, non ho nessuna difficoltà ad esprimere una critica che ho espresso in tutte le sedi: pubbliche, di sanità, di Giunta e qui. Era e rimane il mio pensiero. Questo non significa che il fatto di essere stati critici, non permanga il problema.
Se, ripeto, le risorse per le politiche di sanità, che non necessariamente possono essere dissimili, non sono sufficienti, da qualche parte, oltre che nelle politiche di indebitamente, peraltro legittime, in questo caso, svolte dal Vicepresidente Peveraro o da chi per lui, qualcuno mi deve dire da dove procacciamo le risorse. Bairati dal libro dei sogni ma, Assessore Artesio, a Bairati abbiamo già smesso di credere da un po'.
la foglia di fico che serve ai giornali per dare una pseudoforma liberale a cui non crede più nessuno, tanto meno la maggioranza.
Se andiamo a parlare di numeri, sappia che il discorso sui numeri quindi sulle politiche, quindi sulle risorse, o ci sono e qualcuno ci deve dire dove le prende. È un argomento che, preannuncio, noi vorremo affrontare.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Ovviamente intervengo per annunciare il voto favorevole.
Senza voler fare il pedagogo e insegnare a nessuno a far politica suscitano qualche perplessità le dichiarazioni del Presidente della Commissione sanità, a fronte di un tema che noi poniamo in modo laico perché cerchiamo di ragionare in termini pratici.
Noi non crediamo che il privato sia la cosa migliore che ci sia: riteniamo, infatti che vi siano buoni privati e cattivi privati. Ma non crediamo nemmeno che il pubblico sia la soluzione a tutto.
Ci pare solo che, rispetto a dei dati relativi ad una piccola struttura che nel 2004 stava chiudendo, rappresentando un esempio di inefficienza sanitaria, mentre oggi è un piccolo esempio di efficienza sanitaria qualche ragionamento sia doveroso e non si possa liquidare la questione in questo modo. Dopodiché - il Piano non fa una valutazione sul rapporto col privato - ma bisognerà fare qualche valutazione.
Ieri ascoltavo l'intervento di alcuni colleghi, soprattutto della sinistra - che non possiamo più chiamare "radicale", perché altrimenti alcuni colleghi si offendono - che rilevavano come negli anni precedenti le passate amministrazioni avessero impegnato troppe risorse nel privato.
Vorrei annunciare al collega Moriconi che questa Giunta per il privato spende più della Giunta precedente. Glielo comunico, affinché se ne faccia una ragione; poi ognuno può essere lieto di sognare che il privato sia più penalizzato, ma in realtà non è così. Perché vi sono tutta una serie di valutazioni da fare che partono dagli accreditamenti utili rispetto ad altro.
Due terzi delle PET in Piemonte le fa un soggetto privato, che ha due grandi capitani che reggono questa impresa privata; la Regione ne tiene una, invece di aprirne magari altre due necessarie per il resto del territorio piemontese. E potremmo andare avanti.
Questo per dire che è ovvio che l'emendamento venga bocciato, così come è ovvio che il titolo sia una provocazione. Ma a nostro avviso è una preoccupazione saggia(non solo perché l'abbiamo scritta noi), per cui la domanda continueremo a farvela: posto che manteniamo la stessa quantità di risorse che abbiamo stanziato quest'anno, c'è un disavanzo fra le entrate e le uscite di una cifra considerevole, che è minimo di 150 milioni di euro.
Noi vorremmo capire dove li trovate.
Noi proviamo a dare delle soluzioni: questa è un esempio; la mobilità attiva è un secondo esempio; la capacità di gestione è un terzo esempio una buona pratica degli accreditamenti è un'altra delle pratiche da seguire. Secondo noi bisogna dare alcune di queste indicazioni.
Lo dico perché cogliamo positivamente la risposta fornita dall'Assessore, che non poteva che essere così rispetto al voto negativo ma di laicità rispetto alla valutazione del privato. Mentre rimaniamo assolutamente stupiti delle valutazioni del Presidente della Commissione sanità della Regione Piemonte (non un normale Consigliere, se no ovviamente, ognuno è libero di dire ciò che vuole).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri, per dichiarazione di voto.



LEPRI Stefano

Il parere del nostro Gruppo e della maggioranza è negativo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 51, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 36 Consiglieri votanti 35 Consiglieri hanno votato SÌ 4 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Subemendamento rubricato n. 50) presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni Botta, Boniperti e Ghiglia: Al capitolo 1, dopo il paragrafo 1.3 a pagina 22 aggiungere il seguente paragrafo 1.4: "1.4. Il controllo di gestione.
Per raggiungere gli obiettivi sopraesposti, un costante controllo di gestione, della spesa e dell'attività sanitaria, finora esercitato in maniera carente ed episodica, è assolutamente essenziale. La disparità e frammentazione negli strumenti di gestione informatizzata è uno degli elementi da rimuovere per porre a governo e razionalità il sistema.
Il monitoraggio unitario andrà predisposto secondo trimestri, con rilevamento puntuale e costante dei movimenti finanziari e delle dinamiche dei centri di costo, con la predisposizione di norme, procedure e indirizzi operativi che uniformino le modalità di rilevamento e azione, con la predisposizione di un testo unico dei principi contabili per la tenuta della contabilità delle ASR e per la predisposizione dei bilanci annuali." L'emendamento interviene a pagina 22 del testo.
La parola al Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo emendamento, in realtà, riprende la filosofia dell'emendamento rubricato n. 48, quella di rimettere nel Piano ciò che nel Piano non c'è più.
assolutamente singolare che proprio questo paragrafo - il controllo di gestione - sia stato cassato. Tenete conto che ha solo queste righe, nel senso che non ci sono paragrafi successivi, per cui, pur cassando il primo rimangono gli altri.
Mi spiace - è colpa mia - non aver visto che si stava discutendo di questo emendamento, perché è sufficiente prendere il programma elettorale del centrosinistra per vedere quanto spazio e quale forza si era dedicato al controllo di gestione in tema di sanità. Lo dico non da Consigliere di seconda legislatura, ma da cittadino che legge i giornali.
Credo che per la precedente Giunta di centrodestra, il fuoco di fila sulla sanità sia stato principalmente legato al controllo di gestione. Il Presidente Saitta ha scritto un libro che ha presentato in decine e decine di appuntamenti; non c'era Consigliere di centrosinistra della precedente legislatura che non abbia fatto almeno quattro o cinque interventi sul controllo di gestione, lamentando l'incapacità del centrodestra di valutare quelli che erano i centri di spesa, eccetera eccetera.
Eppure, dopo tanto dire, dopo tanto scrivere e dopo tanto presentare la parte relativa alla valutazione del controllo di gestione in realtà non si trova (è ovvio che lo ritroviamo in altri 'pezzetti' di Piano).
Dopodiché, per quanto ci riguarda - valuteremo poi le modalità di voto per noi questa modalità di controllo di gestione non è soddisfacente, nel senso che, come abbiamo detto e scritto nei nostri emendamenti oltre che nella legge n. 18, crediamo sia importante avere, come fa ad esempio la Regione Toscana, una valutazione relativamente al controllo di gestione fatta da soggetti terzi. Perché il rischio dell'autoreferenzialità all'interno delle ASL, anche relativamente al controllo di gestione (che non significa soltanto le dinamiche dei centri di costo, ma anche la capacità di efficacia, efficienza e quant'altro) è un aspetto importante.
Rilevo che anche questo dovrà essere un punto da affrontare, che il Piano non affronta.
Pongo un esempio: la nostra Regione, in termini di sanità, non può fare (o ha molte difficoltà a farlo) delle valutazioni per centri di costo relativamente ai residenti, perché i nostri centri di costo sono i distretti, o le ASL o le ASO, al di là di chi si cura all'interno di quelle strutture. Per cui abbiamo dei dati che, se sommati, sono maggiori rispetto alla popolazione piemontese. Se un piccolo paese di campagna ha una popolazione che per il 30% nell'inverno si trasferisce in città, quel centro di costo non sarà nell'ASL di Asti, ma sarà magari nell'ASL di Torino del distretto 1, dell'ASL 2.
Però, questo non lo verifichiamo perché per noi il centro di costo è determinato dalle prestazioni che vengono effettuate all'interno o dei distretti o delle ASL o delle ASO. Anche su questo vi è un'impossibilità nella valutazione del controllo di gestione. Anche questo è oggetto del nostro emendamento. Sicuramente, è anomalo che una coalizione che ha fatto del controllo di gestione un retaggio politico fondamentale, soprattutto nell'ambito della sanità, oggi, dimentichi tutto quello che ha detto per cinque anni. Anche questa è una dimostrazione di come sia molto semplice quando si è all'opposizione, enunciare quello che non si fa quando si governa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Artesio.



ARTESIO Eleonora, Assessore alla programmazione socio-sanitaria di concerto con l'Assessore al welfare

Il Consigliere Vignale è stato buon profeta della mia risposta, nel senso che noi riteniamo che il controllo di gestione sia ripreso in modo articolato nella pagina 88,e, in modo particolare, nel capitolo "Lo scenario del 2006 e periodo di Piano", e che questa sia la ragione per la quale la versione precedente è stata superata in favore dell'articolato contenuto a pagina 88.
Quindi, il parere è negativo.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste d'intervento per dichiarazione di voto.
Indìco la votazione nominale sul subemendamento rubricato n. 50, sul quale l'Assessore Artesio, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 6 Consiglieri hanno votato NO 31 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.40)



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