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Dettaglio seduta n.247 del 10/10/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.04 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



ICHETTO FRATIN GILBERTO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Auddino, Bresso, Chieppa, Lepri Rabino e Robotti.
Non vi sono altre comunicazioni.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 162, inerente a "Individuazione delle Aziende Sanitarie Locali e dei relativi ambiti territoriali" (seguito) Esame proposta di deliberazione n. 161, inerente a "Piano Socio Sanitario regionale 2006-2010" (seguito)


PRESIDENTE

Nella seduta antimeridiana di ieri, in merito alle proposte di deliberazione n. 162 e n. 161, di cui ai punti 2) e 3) all'o.d.g., avevano relazionato gli Assessori Artesio, Migliasso e Bairati; nella seduta pomeridiana, in sede di discussione generale, erano intervenuti i Consiglieri Vignale, Deambrogio, Moriconi, Cotto, Bossuto, Boeti, Rossi e Buquicchio.
Procederei con l'ordine degli interventi, partendo dal Consigliere Ricca, già iscritto nella seduta pomeridiana di ieri.
La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

La platea non è ampia, ma forse è meglio parlare ad un uditorio ristretto, magari un po' più attento di una presenza più ampia.
Quello che stiamo discutendo è il Piano dell'Assessore Valpreda: credo che sia necessario esprimere un apprezzamento, un riconoscimento per il lavoro impegnativo che ha svolto fino a poco tempo fa.
anche il Piano del nuovo Assessore Artesio; mi aggiungo agli apprezzamenti che mi hanno preceduto per come si è prontamente inserita nel possesso della materia.
il Piano della Presidente Bresso, dell'Assessore Migliasso e della Giunta e sarà - adesso - del Consiglio regionale.
anche un Piano partecipato, sul cui testo è stata possibile una discussione ampia, un confronto vero con gli operatori della sanità, con il territorio, con i cittadini e non soltanto con l'opposizione consiliare.
Ricordo gli oltre sessantamila contatti sul sito web sulla prima stesura del Piano, le consultazioni formali e i tanti incontri avvenuti sul territorio.
Lo SDI ha cercato di fare la sua parte, fornendo sollecitazioni alla Giunta, alcune delle quali accolte e che non sto ad elencare. Ne ricordo solo due: la prima, la necessità di avviare la definizione di Stroke Unit per affrontare adeguatamente le prime fasi dell'ictus, che in Italia è causa di morte e, ancor prima, d'invalidità; la seconda, la sollecitazione della previsione, nella rete ospedaliera, di ospedali di comunità con compiti di primo intervento: diagnostica e cura di base.
La sanità è un bene fondamentale per le persone e questo tipo di approccio orienta la filosofia del Piano. Un bene che non può essere lasciato in gestione al mercato, alla legge della reversibilità. Per questo, il nostro modello di sanità vede la centralità della sanità pubblica, vede la tutela del bene delle persone senza vincoli e costrizioni di spesa o, peggio, con la sola ricerca del profitto.
Mi sono sembrate emblematiche le parole - qualche tempo fa - di un caro amico, il professor Salizzoni, dopo uno dei suoi eccezionali interventi che hanno salvato una giovane vita: "Questo è stato possibile solo grazie alla sanità pubblica, che ha potuto acquistare il farmaco carissimo e farlo arrivare sul luogo dell'intervento senza il condizionamento dei costi.
Forse, la sanità privata non sarebbe stata in grado di salvarla".
Il Servizio Sanitario Nazionale - dobbiamo cogliere l'occasione per farne gli elogi - è stata una gran conquista etica del nostro Paese, in cui il centrosinistra è stato protagonista efficiente: uno dei pochi settori della nostra società in cui l'eguaglianza è il più possibile assicurata.
Tutti hanno lo stesso diritto di essere curati al meglio. Il fatto che in un Paese all'avanguardia come gli Stati Uniti non c'è un servizio sanitario nazionale la dice lunga sull'importanza della nostra conquista.
Questo non cancella però l'esigenza di razionalizzare gli interventi e l'organizzazione dei servizi, per allocare nel modo più efficiente le risorse disponibili, che non sono infinite. Credo necessario sottolineare che le disfunzioni della sanità non derivano tanto dall'eccesso di spesa quanto dall'estensione dell'inefficienza locativa della medesima. Una riflessione sulle risorse: è vero che in sanità si spende molto, ma non tutto deve essere visto come un costo. I numeri della spesa sanitaria sono alti, ma non vanno letti soltanto come un costo.
vero: un numero indica un costo, ma spesso non indica i valori economici, spesso uniti a quel costo. I numeri sottintendono anche valori importanti, prima di tutto, il diritto di una persona alla tutela della salute, ma anche altri aspetti. Quanto vale la riduzione drastica della mortalità infantile? Quanto vale il prolungamento dell'attesa di vita? Quanto vale il miglioramento della conoscenza sanitaria, il contributo e l'occupazione da parte della sanità? Quanto vale una politica di prevenzione efficace, e quanti costi può abbattere? Si potrebbe continuare con questi interrogativi. Vi è quindi la necessità di un approccio globale al bilancio della sanità con una visione ampia, che ponga accanto ai costi gli enormi vantaggi e le possibilità di interpretare la sanità non solo come risposta ad un bisogno primario dei cittadini, ma anche come volano per lo sviluppo.
Per questo, alla relazione degli Assessori Migliasso e Artesio si è affiancata la relazione di Bairati, che va proprio in questa direzione.
Questo non significa non curarsi delle risorse, della spesa.
Lo SDI condivide i principi ispiratori del Piano, che fanno riferimento all'aspetto di carattere generale che ho voluto richiamare, ma anche ad altri aspetti, che voglio evidenziare.
Innanzitutto, la centralità della salute e la capacità di porre al centro dell'attenzione la persona e la salute nel suo insieme - e non solo la parte sanitaria - con un'azione di sistema, perché lo stato di salute dipende dalle condizioni sociali, lavorativi, culturali e ambientali, e i servizi sanitari rappresentano soltanto uno dei determinanti di salute, e nemmeno quello preponderante. È necessaria una governance regionale forte anche se in un capitolo - che condividiamo - ci pare non siano così chiare le indicazioni soprattutto sugli strumenti di verifica, sulla necessità di un controllo, di un governo vero della sanità regionale.
C'è poi la centralità della figura del paziente inteso come tale, e non come cliente della sanità. Un cittadino che evidenzia una richiesta di salute sulla base di bisogni reali, ma anche di bisogni percepiti. Questo è uno degli aspetti più significativi che dobbiamo affrontare: ai bisogni reali, aumentati a causa dell'invecchiamento della popolazione, occorre aggiungere quelli percepiti, causati da fattori socio-culturali: e tra questi due fattori, la forbice si allarga.
C'è poi da sottolineare la matrice igienico-preventiva, quindi la capacità di partire dai dati epidemiologici per stabilire le azioni da mettere in atto. Ritengo che il capitolo della prevenzione sia accurato e preciso anche se potrebbe essere integrato con un'indicazione di azioni più strutturali, più puntuali dal punto di vista dell'attuazione delle azioni vere di prevenzione.
Inoltre, l'organizzazione degli ospedali in rete, consente - com'è già stato richiamato - anche la riconversione di piccoli ospedali con funzioni diverse, grazie alla rete che riesce a giustificare il loro mantenimento.
Una rete che deve assicurare al cittadino la possibilità d'accesso, in caso di necessità, alla prestazione migliore. Al cittadino, infatti, non piace e non deve essere offerta una prestazione declassata a seconda dei territori ma deve poter accedere alle prestazioni di serie A quando è necessario e in ogni occasione.
Parlando di rete ospedaliera, voglio assicurare che affronteremo con maggior dettaglio le questioni della riorganizzazione della rete anche in relazione al dibattito che è stato programmato e aperto sulla Città della Salute e la conseguente necessità di una riorganizzazione della rete ospedaliera metropolitana, nonché degli effetti che questa, in un qualche modo, potrà irradiare sul resto del Piemonte.
Vorrei ancora fare un accenno alle criticità strutturali dell'edilizia sanitaria piemontese, che evidenzia obsolescenza, vetustà strutturali e inadeguatezza, per sottolineare anche l'intelligente attenzione posta alla valorizzazione del patrimonio della sanità per farne, da un lato, un volano per il sostegno degli investimenti - come ha evidenziato l'Assessore Bairati nella sua relazione - e, dall'altro, una domanda per beni strumentali energetici, quindi per ritornare a quella visione della sanità che non è soltanto una risposta ad un bisogno primario, ma anche una possibilità di crescita e di sviluppo.
Riferendomi alla rete ospedaliera, devo anche ricordare che, per quanto riguarda l'area che più da vicino pratico e nella quale vivo, si sono date indicazioni positive, sollecitate anche dal mio Gruppo, alla rete ospedaliera dell'ASL 9 (Ivrea), che verrà accorpata in una realtà più ampia, prevedendo la realizzazione di una nuova struttura, già inserita nel Piano triennale di edilizia sanitaria, in sostituzione di quella obsoleta di Ivrea e con il mantenimento dei presidi di Castellamonte e di Cuorgnè uno con la funzione di riabilitazione territoriale e l'altro con la trasformazione in ospedale di comunità, con le indicazioni che richiamavo prima.
Infine, credo sia necessario sottolineare il coinvolgimento importante degli Enti locali nella programmazione, ma anche nella valutazione della qualità dei servizi. In questo Piano i Sindaci non sono considerati soltanto degli spettatori, ma responsabili di alcuni aspetti che determinano la salute e, di conseguenza, il ruolo di rilievo assegnato ai distretti e alla medicina sul territorio, con il distretto che diventa la dimensione ideale per l'integrazione tra il profilo sanitario e quello socio-assistenziale.
I profili dei piani di salute diventano quindi uno strumento partecipato alle programmazioni integrate delle politiche sociali e sanitarie a livello distrettuale, chiedendo ai Sindaci anche l'assunzione di nuove responsabilità. Naturalmente questo si porta dietro la valorizzazione forte dei servizi territoriali, con un interesse allo sviluppo dell'assistenza extraospedaliera e dell'integrazione socio sanitaria, nella consapevolezza dei forti intrecci esistenti tra la possibilità delle strutture familiari di dare risposte anche socio assistenziali e le risorse materiali di cui dispongono le fasce che denotano maggiore fragilità e rischio di marginalizzazione nella nostra società.
Da questo punto vista, volevo soltanto evidenziare un aspetto cui è necessario dare risposta, che è quello delle liste di attesa anomale e preoccupanti per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti, che sono in continuo aumento, e quindi la necessità di dare una risposta residenziale anche a questi aspetti.
Vorrei affrontare anche una serie di altre questioni, ma naturalmente il tempo mi limita e allora elenco soltanto alcuni titoli, a partire dal ruolo dei medici di famiglia e quindi dalla necessità di coinvolgerli maggiormente. Occorre potenziare anche un ruolo di raccordo, se non di controllo, sui medici di famiglia, che hanno un potere di educazione sanitaria rilevante sui cittadini. Sono, infatti, il primo filtro nei confronti degli accessi ai pronto soccorso e al resto dei servizi naturalmente possono esercitare una parte significativa nel controllo della spesa farmaceutica e diventare uno strumento di indirizzo dei pazienti prevalentemente verso le strutture del servizio socio-sanitario nazionale.
Sul territorio si prevedono i gruppi di cura primari e direi che si tratta di un progetto ambizioso; mancano però delle indicazioni di verifica dei risultati delle attività e quindi, da questo punto di vista, sarebbe opportuno che, nell'applicazione del Piano, si affrontasse con maggiore attenzione anche questo aspetto.
Vorrei sottolineare anche un altro aspetto, che riguarda il confronto vero, al di là delle indicazioni di Piano che avvengono sul territorio: la necessità della formazione degli operatori e la carenza di alcune figure professionali come quella degli infermieri. Su un quotidiano di oggi viene dato un grande risalto a questo problema e alle carenze che si evidenziano in alcune delle ASL della Provincia di Torino, e viene rilanciata anche la questione della figura dell'infermiere di famiglia come risposta necessaria per garantire più puntuali servizi territoriali. Ricordo soltanto che, come SDI, abbiamo presentato una proposta di legge sulla riorganizzazione della funzione infermieristica, e anche un ordine del giorno che mi auguro possa essere votato contestualmente all'approvazione del Piano.
Viene poi l'aspetto della formazione, con la necessità che il progetto formativo dei medici piemontesi non possa essere limitato alla sola Università, ma debba necessariamente coinvolgere anche la struttura ospedaliera in maniera vincolante e continuativa.
Vi sono alcuni capitoli che naturalmente sono di interesse minore, che richiamo qui, ma che necessiterebbero di maggiore tempo per essere trattati: quello delle malattie mentali, dei rapporti tra sanità pubblica e sanità privata, delle medicine non convenzionali.
Chiudendo l'intervento sul Piano, chiederò qualche minuto ancora Presidente, per trattare anche la questione della delibera sugli accorpamenti delle ASL.
Riteniamo che il Piano presentato sia ben articolato, innovativo adeguatamente motivato e volto a rispondere al meglio alla richiesta di salute che perviene dai cittadini, da soddisfare con un sistema sanitario che consenta, attraverso un sistema di valutazione e di controllo appropriatezza e qualità della prestazioni fornite, quindi soddisfazione dei pazienti.
Per quanto riguarda la deliberazione di accorpamento, ho bisogno di qualche minuto per dire che lo SDI voterà metà per convinzione sulla proposta, metà per fiducia nelle analisi svolte da chi ha avanzato la proposta. Per convinzione perché, in linea di principio, siamo d'accordo con chi dice che l'accorpamento è finalizzato ad ottenere un risparmio di spesa in una logica di razionalizzazione che non mette assolutamente in discussione i servizi sul territorio.
Siamo in una situazione di deficit strutturale nella sanità e dobbiamo naturalmente cercare di correggerla con il Piano, con le indicazioni di cui ho detto prima.
L'accorpamento delle ASL è una delle azioni che può portare al risparmio, che è anche stato quantificato per il 2006 in una cifra rilevante (60 milioni di euro) che non si può ignorare, paragonabile agli oneri che per un po' di anni graveranno sul bilancio regionale per il ripianamento dei deficit pregressi.
Si tratta certamente di accorpare gli aspetti della gestione amministrativa, meno rilevanti per i cittadini rispetto all'articolazione dei servizi. Ciò non di meno, l'accorpamento non potrà che generare anche una razionalizzazione di alcuni servizi sul territorio, che dovrà essere calibrata e non penalizzare i cittadini.
Importante sarà l'articolazione distrettuale, la piena attuazione dei distretti, la capacità dei Sindaci di svolgere quel ruolo incisivo che richiamavo prima.
Lo SDI crede in quest'impostazione, ma non può non sottolineare alcune cautele ed attenzioni che dovranno essere poste nell'attuazione della nuova organizzazione territoriale.
L'esigenza di razionalizzazione e di risparmio gestionale non deve tradursi in un'organizzazione piramidale con una direzione generale irraggiungibile, vista e percepita come una struttura burocratica distante e politicizzata.
Non più tardi di ieri, ho sentito un primario ospedaliero dire che non riesce a parlare con il suo Direttore generale - è un'ASO torinese - perch il Direttore generale ritiene che il primario sia ad un livello troppo basso con il quale confrontarsi. Noi non vorremmo che queste cose si ripetessero e fossero un'abitudine sul territorio.
Se vogliamo che i principi ispiratori di un nuovo modo di fare sanità funzionino, è necessario che si acquisisca il consenso consapevole degli operatori e lavorare per rafforzare la capacità dei medesimi di condividere piani e progetti.
Ora, è bene dire che l'accorpamento delle ASL 6, 7 e 9 non è scaturito tanto da una valutazione ex-ante, da una programmazione mirata quanto come risultato di un assestamento delle prime ipotesi di accorpamento che è stata successivamente variata.
Ora l'ASL da accorpare (6, 7 più 9) genera una struttura che è la più grande in Piemonte, oltre 145 mila abitanti, che resterà anche tale con l'eventuale trasferimento di Venaria, Druento, La Cassa e di altri Comuni all'ASL 5.
Devo riconoscere che in questa situazione di accorpamento corposo non sono state sollevati particolari situazioni di criticità né da parte dei sindaci né degli operatori della sanità né dei comitati dei cittadini.
segno di un senso di responsabilità che guarda ai servizi piuttosto che alla collocazione della sede amministrativa, però dobbiamo dire che dovranno essere monitorate al momento della pratica attuazione dell'accorpamento le eventuali criticità sul territorio.
Se tra ASL 7 e 9 non dovrebbero esserci problemi, qualche criticità dovuta alla conformazione geografica e al sistema dei collegamenti del territorio potrebbe nascere con l'ASL 6 di Ciriè.
Per quanto riguarda Casale e Alessandria, ben comprendendo le ragioni che i Sindaci hanno espresso nell'incontro in Consiglio regionale, credo che le motivazioni a sostegno dell'unica ASL per la Provincia di Alessandria siano condivisibili e che gli equilibri compensativi pensati per il territorio possono essere il giusto compromesso anche in risposta a specificità territoriali piuttosto accentuate.
In termini più generali - e vado alla conclusione - ci piace immaginare un sistema sanitario dove le ASL rappresentino al meglio le esigenze del territorio e dei cittadini e nel quale si creino le condizioni per una reale collaborazione tra aziende sanitarie regionali, superando criteri di competizione tra le stesse, a scapito dei cittadini pazienti.
Occorrerà anche creare le condizioni perché nelle ASL molto grandi composte di 150-180 Comuni, le assemblee dei Sindaci siano messe nelle condizioni di funzionare, assicurando una partecipazione reale e non solo di facciata.
Come Gruppo SDI avevamo anche ipotizzato il diretto coinvolgimento dei Sindaci in un Consiglio di Amministrazione delle ASL di numero estremamente ridotto. L'idea non è stata raccolta, ma crediamo si debba lavorare per il pieno e reale funzionamento dei distretti e quindi anche delle ASL, senza creare scollamenti tra chi governa la struttura e chi deve realizzarne i progetti, e garantire quindi il servizio agli utenti e naturalmente a chi li rappresenta istituzionalmente.
Chiudo con una riflessione. La prima è ancora sulla necessità di rafforzare la capacità organizzativa e strutturale della Regione e di coordinare e controllare le ASL.
Un punto è quanto è scritto nel Piano, ma è ancora più importante quanto verrà realizzato veramente sul territorio, e non possiamo ignorare che i Direttori generali a volte tendono ad andare al di là e a fare di più di quanto non sia scritto sui documenti di indirizzo.
Vi è quindi la necessità di capire se non sia anche opportuno avviare a medio periodo un monitoraggio della situazione che deriverà dall'accorpamento e dalla riorganizzazione dei servizi a livello distrettuale, con la necessità di mettere in sintonia quanto qui si discute e si immagina della sanità, quanto poi in concreto viene realizzato e come si traducono indicazioni nella pratica azione di gestione della sanità.
Chiudo quindi con un giudizio positivo, quale approccio al Piano, con la consapevolezza che la parte più difficile incomincerà dopo la sua approvazione, con la gestione dell'attuazione e la capacità sul territorio di dare attuazione pratica alle indicazioni programmatiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Credo di essere stato molto attento sia agli interventi di ieri che all'unico intervento della mattinata di oggi.
E, ben lungi da me dall'arrivare a conclusioni che poi faremo al momento delle dichiarazioni di voto, ci tengo invece a portare un primo elenco di temi che mi pare l'Aula sia lievemente renitente ad affrontare.
Mi fa piacere poter parlare anche in assenza dell'Assessore, che so essere attenta, ma in presenza della delegazione di Giunta e del Vicepresidente Peveraro - tra l'altro, direttamente coinvolto, perché tutti i temi economico-finanziari che riguardano l'argomento lo vedono direttamente coinvolto - e in presenza di una significativa componente dei Capigruppo dei partiti della maggioranza, perché qui stiamo discutendo di una legge.
Alcuni degli interventi dei colleghi soprattutto di maggioranza sono sembrati legittimamente più una dichiarazione di voto.
Suggerirei di non anticipare perché, grazie al lavoro che è stato fatto in questi giorni, c'è un'occasione che non considero facilmente ripetibile o, per lo meno, nelle scorse legislature non mi ricordo se è avvenuta quando si può discutere di un argomento che tutti riteniamo fondamentale cioè la sanità nell'ambito del complesso regionale, avendo, per scelta autonoma dei Gruppi di opposizione, una data certa di voto.
Lo sottolineo, perché siccome questa scelta - e i colleghi della maggioranza lo sanno - non è stata indotta da una trattativa, nel senso che non c'è niente che noi abbiamo chiesto per prendere degli impegni, vorremmo che venisse, se condivisa, rispettato il rispetto istituzionale, che è l'argomento che ci ha portati a questa scelta, e venisse utilizzato il tempo che ci stiamo dando, che è ampio, per non farlo diventare, se proprio non è del tutto indispensabile, una mera ritualità.
Ripeto, ben lungi dall'arrivare a delle conclusioni che, come abbiamo già anticipato nei comunicati, saranno fortemente negative sui due argomenti che andremo a votare, cercheremo di portare argomenti non per convincere una maggioranza che, comprendo bene, è su certe posizioni in parte perché è convinta, in parte per doverosa e legittima appartenenza.
Meno male che c'è ancora qualcuno che rispetta degli ordini di scuderia.
Quante volte ci è capitato di votare elementi massimi nell'ambito della sanità negli ultimi dieci anni che non sempre condividevamo del tutto.
Provo ad elencare alcuni temi che mi sembra siano o dovrebbero essere sviluppati. Sono certo che l'Assessore Artesio non si sottrarrà all'attenzione su questi temi, alcuni dei quali lei stessa ha, nel dibattito dell'ultimo mese, sottolineato, perché sono irrisolti.
Non mi preoccupo di esaurirli tutti, perché nell'ambito delle discussioni degli emendamenti che seguiranno, avremo ed io stesso avr ampio spazio. Mettiamo che, per comodità di ragionamento, ci siano trenta emendamenti: ho trenta volte la possibilità di intervenire, sperando di non annoiare. Quindi, di tempo per argomentare le singole cose ne ho.
Lo dico con sincera chiarezza: non ho capito se la parte dell'efficienza economica sia un elemento fondante e qualificante delle deliberazioni che andremo ad approvare, ma delle due l'una, caro collega Ricca! Se l'efficienza economica è uno degli elementi che questa maggioranza porta a supporto della sua riorganizzazione, non mi si venga a dire che 60 milioni di euro, quand'anche documentati - e chi ha lavorato in Commissione sa che la documentazione attorno ai 60 milioni di euro è lievemente scarsa - non si possono considerare un elemento sufficiente! Sessanta milioni sono lo 0,6% del pre-consuntivo del 2006, ben lungi dall'essere approvato; sono all'incirca la stessa quantità...



(Commenti dell'Assessore Bairati)



BURZI Angelo

Non le torna, Assessore Bairati? Su 7,5 miliardi, 60 milioni sono lo 0,7%, per essere precisi, del consuntivo.
un obiettivo riguardante l'efficienza economica; credo che neanche nell'epoca in cui il sindacato, a Torino, era estremamente più forte potesse consentire, come elemento di contrattazione, lo 0,7% nelle naturali evoluzioni delle cose.
Ben ci sembrerebbe più logico se l'efficienza economica fosse una delle colonne collanti; noi non abbiamo capito se lo sia, ma pretendiamo che ci venga detto.
Allora, se l'obiettivo è anche di natura economica, lo si ponga nell'ambito di una ricerca un po' più seria e impegnativa di quanto sia lo 0,6%.
Nulla quaestio che quest'efficienza economica debba andare a finanziare una delle cento cose di cui si è già parlato. Ne scelgo una che lo stesso Consigliere Ricca ha citato, è stato un fil rouge, non più di altro: c'è una delibera di edilizia sanitaria che abbiamo discusso su richiesta della Giunta, interrompendo la discussione sul Piano, sempre in questo clima di ostruzionismo che ha contraddistinto l'azione della minoranza finora, che è palesemente non sufficientemente finanziata.
Mi fermo al "non sufficientemente finanziata", perché non sto cercando di indurre né elementi di polemica né elementi di critica.
Allora, l'equazione cerchiamo un'efficienza - definiamo un'efficienza che sia significativa per la maggioranza, su cui magari noi possiamo portare i contributi - va bene, ma poi quest'efficienza, dove si manifesti utilizziamola per uno dei cento esempi di iniziative - ne scelgo una l'edilizia sanitaria, ma c'è un elenco vastissimo - che la maggioranza pone come elemento di discussione nell'ambito dell'organizzazione.
Inoltre - lo dico con molta chiarezza - non credo alla bontà dei dati che le Aziende vi comunicano. Non ci credo, perché, conoscendo la capacità delle terne che hanno amministrato la sanità negli ultimi dieci anni, molte delle quali sono, cambiando le maglie, parte della dirigenza attuale, hanno una certa attitudine, che io ben comprendo - lo dico con chiarezza, ove non ci siano dei dubbi - a "taroccare" i dati.
Cerco anche di dimostrarvelo, se ancora qualcuno avesse dei dubbi: ieri, alla Conferenza Stato-Regioni, o meglio, durante l'elemento preparatorio della Conferenza Stato-Regioni, qualcuno ha cercato di intimorirci dicendo: "Verrete monitorati e diffidati, accompagnati e commissariati".
Volesse Gesù! Se questo fosse un obiettivo politico, vorrei che qualcuno comprendesse che questa, eventualmente, non è una minaccia, ma un'offerta, perché la sola idea che la Regione Piemonte venisse commissariata, soltanto a un pazzo scatenato potrebbe sembrare una minaccia per un'opposizione! E - di nuovo - apprezzate, perché, non volendo che i danni che si stanno manifestando perseguissero, aderiamo; ma il rischio di venire commissariati, francamente, è decisamente inferiore a quello - purtroppo che il Torino vinca il campionato. La probabilità che il Torino vinca il campionato è uguale a zero, ma la probabilità di essere commissariati è pari a meno 12. Quindi, parliamo di cose serie! La cosa seria è che le Regioni stanno andando al tavolo del Governo con il Ministro Turco, il DPS e chi altri lo rappresenterà, dicendo che sul 2007 - dicono le Regioni, non lo dice Burzi - mancano due miliardi di euro che, tradotto in vecchie lire, è pari a 4.000 miliardi.
Significa che, tranne i casi delle Regioni "canaglia" - e, non casualmente, non sono tutte amministrate dal centrodestra - hanno creato il buco, nel senso di trend tra entrate e uscite, sia ben chiaro, ove per buco intendo differenza tra entrate disponibili e uscite impegnate. Ma, delle due l'una, o qualcuno crede davvero che il consuntivo 2007 sarà minore per la sanità piemontese, visto che ormai da tre anni è, finalmente splendidamente amministrata dal centrosinistra e non pessimamente - come la Presidente Bresso e l'ex Assessore Valpreda hanno detto, quand'anche poi pensassero che ce ne dimenticassimo - dal centrodestra? Io faccio un pronostico (se volete, raccogliamo anche delle legittime scommesse): il consuntivo 2007 sarà maggiore.
Perché sarà maggiore? Per due ragioni: perché la domanda della sanità è praticamente incomprimibile - e chiunque abbia soltanto marginalmente operato in quel mondo lo sa - e perché non c'è in tutta la deliberazione n.
161 - a meno che mi sia distratto, ma sarei lieto di essere richiamato a quest'argomento - e non c'è nella riorganizzazione dell'Azienda, ex legge n. 51 - Assessore al personale e Vicepresidente Peveraro - alcuna attenzione al controllo di gestione.
Allora, qualcuno mi deve dire come potrà essere minore, in un organismo che è naturalmente portato alla spesa - la sanità - che è naturalmente portato ad accondiscendere a una spesa tendenzialmente, per sua natura crescente - la sanità, ma tutta la spesa pubblica in genere - senza alcun meccanismo dirompente, intendo dire di obiettivi: o fai così o ti caccio.
Si traduce dirompente, a meno che qualcuno davvero mi voglia convincere che sia un fatto di cultura indurre l'amministrazione pubblica a spenderne meno, ma credo che farà fatica a convincermi in tale direzione.
Senza controlli di gestione - che non c'è - senza certificazione dei numeri - che non ci sono - senza obiettivi stringenti sull'efficienza economica dei budget assegnati - che non vedo - stiamo parlando di sole parole.
Noi non consentiamo che questa modalità venga approvata, a meno che mi convinciate che le cose che sto dicendo sono sciocchezze - mi capita di dirle - ma, ove non mi convinciate, e ritengo di dire delle cose di grande buonsenso, indipendenti dall'ideologia - arrivo al modello ideologico attorno a questi temi, ritengo che una maggioranza, che a metà legislatura crede davvero di poter andare nella buona amministrazione della sanità portandosi come elemento il proprio buon governo, non possa evitare di confrontarsi e di dare risposte sulle quali poi, eventualmente, converremo.
Non entro nel riordino che occuperà la seconda parte dei nostri lavori mi fermerò all'intervento dell'Assessore Bairati (il terzo intervento nell'ambito della Giunta), in relazione a ciò che ci ha mostrato sin qui, e che in parte ha toccato anche l'intervento del Consigliere Ricca.
L'intervento dell'Assessore Bairati, se l'avessi sentito nel maggio 2005 - e mi è successo - l'avrei firmato tutto, perché adesso non ho l'intero testo, ma ho già sentito questi temi toccati dall'Assessore più volte, in più sessioni. Lo dico con chiarezza: è un intervento con fortissimi connotati liberali, dal mio punto di vista, evidentemente (non pretendo di fare il critico), e dice una serie di cose di ragionevole buonsenso, tocca il mondo della filiera, che è uno dei temi affrontati non soltanto dell'intervento dell'Assessore, ma anche da altri colleghi, e, in qualche modo, è una forma per dire che il modello della sanità - tema usato dall'Assessore Bairati - è modello di sviluppo.
Si collega a questo ragionamento, alla legge sulla ricerca che, con la durissima opposizione intransigente della minoranza, è stata approvata alla fine del primo anno. Tradotto per i non udenti: se non c'eravamo noi, la legge sarebbe ancora in Commissione, solo perché qualcuno non avesse dei dubbi.
Presidente Bresso, se vuole adesso smettiamo di fare opposizione, così visto che abbiamo prodotto poco o nulla, non produrremo più niente! Sfido la Presidente a portarci in Aula delle leggi che siano passate senza il nostro costruttivo contributo, ma questa è una polemica che faremo in altra maniera.
Dicevo, l'Assessore Bairati sostiene che la filiera, lo sviluppo l'integrazione... Questo non l'ha detto, ma è a inchiostro sensibile all'interno delle risorse, perché, altra novità, e di questo vorrei che si parlasse, lo so che è un tema che divide, ma non crediate che abbiamo bisogno di convincere qualcuno in Italia che il centrosinistra è diviso, lo sanno anche in Tunisia. Non è un argomento che mi riguarda. Le divisioni sono palesi.
Voglio capire, dopo il 14 ottobre - fino al 14 non voglio disturbarvi dal match che è in corso - ma dal 15 o dal 16 voglio capire se prevale questa linea, che è una linea che ci interessa, perché escludo che aumentiate le tasse. Nemmeno più Visco, se non quando ha bevuto la sera il Moscato di Pantelleria che aiuta a riflessioni ottimistiche, crede ancora che sia possibile aumentare le tasse. Oppure raccontate balle, e non sar io qui a dirvelo.
Oppure ancora, le risorse nel pubblico non ci sono. Allora bisognerà che tra le prime file e l'ala riformista, liberale, costruttiva, di questa maggioranza che sta governando - voglio capire dove va - ci si chiarifichi.
Altrimenti, caro Assessore Bairati, ICT, filiera, sviluppo li può scrivere sul quotidiano dell'Unione Industriale del suo amico Tazzetti, su qualche quotidiano che pubblichi, e non so perché li pubblichi, pagando i suoi interventi, ma ci azzecca poco con una politica di governo che rimane solo parole e nient'altro. "Lettere e distintivo" avrebbe detto De Niro in un film di tanto tempo fa...Prego, "chiacchiere e distintivo", grazie per la citazione, ma non volevo assimilarla ad Al Capone, citavo solo l'intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Non intendo fare, anticipando i tempi, alcuna dichiarazione di voto (tolgo questo dubbio al Consigliere Burzi). Tuttavia, qualche riflessione di carattere politico-generale sul Piano che abbiamo in discussione e all'esame di tutti noi da parecchio tempo, desidero esprimerla.
Il Piano, anche dopo aver ascoltato le relazioni dell'Assessore Artesio, dell'Assessore Migliasso e dell'Assessore Bairati di ieri, ha evidenti caratteristiche politiche forti. Nelle consultazioni fatte ahimè, ormai, parecchio tempo fa - questi aspetti di caratteristiche politiche forti sono state evidenziate.
Mi soffermerò su due aspetti essenzialmente. Il primo è la forte valenza che il Piano attribuisce alla prevenzione. La prevenzione non è sempre argomento caro alla politica. La prevenzione ha tempi lunghi, non dà risposte immediate, le politiche di prevenzione non sono quelle che - per usare un'espressione commerciale - fanno cassetta per i politici. Non danno risposte ai bisogni immediati e non fanno immagine e consenso immediato.
Per riprendere il tema del risparmio che prima era citato, se il risparmio non si considera soltanto come mero taglio di spesa immediata, ma si pensa che il risparmio sia fatto di politiche che tendono alla riduzione della spesa con una visione del risparmio economico che va un po' oltre la visione quotidiana e immediata, questo è un Piano che, proprio perché punta così fortemente sugli aspetti della prevenzione, porterà anche ad aspetti di risparmio strutturale.
L'investimento sulla salute delle persone è un elemento forte di risparmio a lungo termine per questa Regione attraverso le politiche di prevenzione, le politiche multidisciplinari, le politiche multifattoriali che concorrono ai determinanti di salute che non sono, è noto, soltanto aspetti di carattere sanitario. Si tratta d'investimento sulle persone, ma anche d'investimento di cui parlava ieri l'Assessore Bairati, investimento sulla possibilità che la produzione di salute diventi un elemento forte dell'economia della Regione. La produzione di salute e la produzione di servizi per la salute.
Nell'intervento precedente, si faceva riferimento alle tecnologie, alla ricerca, alla ricerca in campo farmaceutico. L'Assessore Bairati si è soffermato spesso su questi aspetti.
Noi stiamo per votare - per discutere prima e per votare poi - uno strumento che non è la soluzione dei problemi. È lo strumento che il Consiglio regionale mette nelle mani prima di tutto dell'Esecutivo, e non soltanto dell'Esecutivo, ma degli operatori della sanità; nelle nostre mani nella misura in cui siamo in grado di monitorare, di controllare e di svolgere la nostra funzione di controllo. Soprattutto, uno strumento che sarà nelle mani degli amministratori locali, come già è stato ricordato nella loro funzione d'amministratori, nella loro funzione soprattutto politica di rappresentanti delle comunità locali.
Se il Piano sarà correttamente interpretato, potrà produrre degli effetti di cura e d'attenzione per la salute dei cittadini che sicuramente, costituirà un investimento ed una premessa per una riduzione di spesa. La domanda di salute può e deve essere governata: nel Piano questo è evidenziato.
Può essere governata per evitare il consumismo sanitario, che rappresenta un problema. Il consumismo sanitario è la sovrapposizione di richieste di prestazioni, la duplicazione, la triplicazione di richieste di prestazioni non sempre indispensabile, il tema dell'appropriatezza, della cura. Occorre evitare forme di consumismo sanitario attraverso un'educazione alla salute che non è compito soltanto degli operatori sanitari, è compito degli operatori culturali, è compito della scuola, è compito di chi ha cura dei propri cittadini. Quindi è compito delle amministrazioni fare in modo che, in un sistema complesso come quello costituito da una comunità di persone, l'educazione alla salute e agli stili di vita sani, diventi un aspetto importante. Che cosa costeranno? Quanto costeranno alla Regione gli attuali adolescenti che, dalle statistiche riportate da tutte le ASL del Piemonte, già a 15/16 anni dichiarano di bere abitualmente alcolici, di essersi già ubriacati più volte nella loro giovane vita? Che cosa costeranno questi giovani al servizio sanitario fra dieci, quindici anni? Che cosa costeranno al servizio sanitario i bambini che oggi, come emerge dalle statistiche, svolgono scarsissima attività fisica, sono sovrappeso, se non obesi, quando avranno quarant'anni? Malattie cardiovascolari, diabete e altre malattie che possono instaurarsi ovviamente, quando l'età avanza. Che costo avranno per la collettività? Ecco perché parlo di investimento sulla persona e sulla salute delle persone come strumento di risparmio a lungo periodo. Certo, bisogna avere la capacità di guardare un po' avanti. Bisogna avere la capacità di non volere tutto e subito; soprattutto, bisogna avere la capacità di fare in modo che la domanda di salute non si trasformi soltanto in "consumismo sanitario", ma in una domanda di vita per la salute, di atteggiamento e di capacità di stili di vita per la salute.
Vi è, però, un altro tipo di governo della domanda, quello che deve indurre la domanda. Ci sono zone di questa Regione in cui la carenza di servizi e di opportunità di salute non induce neppure la domanda. Sappiamo infatti, che ci sono domande che vengono stimolate dal fatto che esistono risposte. Ma quando la risposta non c'è, non si formula neppure la domanda.
Ricordo di avere ascoltato con attenzione i dati forniti dall'Assessore Valpreda circa l'età di sopravvivenza nelle diverse Regioni e nei diversi territori del Piemonte: ci sono zone in cui si vive più a lungo, altre in cui si vive meno a lungo, nonostante siano, magari, territori di montagna in cui l'aria sembra essere più pulita, l'acqua sgorga dalle sorgenti e in cui i cibi sono forse più sani. Ma la domanda di salute in quelle zone non si esprime, la prevenzione alle malattie degli anziani non viene realizzata, non viene costantemente monitorata la salute degli anziani quindi si muore prima. Dunque, governo della domanda attraverso la riduzione del consumismo sanitario, ma anche incentivo alla domanda attraverso la fornitura di servizi laddove non ci sono.
L'altro aspetto che volevo sottolineare riguarda l'integrazione socio sanitaria - ne ha parlato ieri l'Assessore Migliasso insieme all'Assessore Artesio - come strumento fondamentale per avere al centro la persona: la persona quando è ammalata, o per evitare che lo diventi, con particolare attenzione alla persona che ha bisogno di cure.
Nel nostro Paese il welfare è gestito prevalentemente dalle famiglie: è sulle spalle delle famiglie la cura e il benessere delle persone ammalate degli anziani e dei disabili. Noi vogliamo che l'integrazione socio sanitaria non sia un conflitto tra ciò che è sanitario e ciò che è assistenza, e nemmeno spartizione di competenze, ma sia, invece, confusione di competenze, nel senso che si fondono insieme (ho usato in questo senso il termine "confusione").
Possiamo dare delle risposte in modo che la domiciliarità sia una scelta e non una necessità portata dall'impossibilità di avere dei servizi residenziali; che la residenzialità sia di diverso livello e vi siano molti servizi diurni; e che laddove si sceglie la domiciliarità, le famiglie (non solo quelle che ne hanno economicamente bisogno, ma tutte) siano adeguatamente sostenute, non soltanto in senso assistenziale, ma con un supporto pubblico e con servizi di tregua, servizi diurni, senza essere lasciate alla mera alternativa privata delle badanti.
Mi sono soffermata su questi due aspetti perché parlare di tutto non è possibile in poco tempo, e forse perché non ne avrei avuto neanche la capacità, oltre che la possibilità.
Credo, però, che siano i due aspetti che in qualche misura cercano di dare delle risposte ai nostri cittadini e ai nostri amministratori del Piemonte, ai quali questo Piano affida possibilità e responsabilità.
Lo strumento che voteremo darà a tutti noi, che lo avremo votato, e a tutti gli amministratori del Piemonte grandi responsabilità. Ciò che sarà della sanità nella nostra Regione non dipenderà soltanto da questo Piano.
Il Piano è lo strumento, ma dipenderà dalla capacità di tutti gli operatori pubblici e non solo (anche del privato sociale di questa Regione) di applicarlo in modo adeguato e nell'interesse dei nostri concittadini.



PLACIDO ROBERTO


Argomento: Varie

Saluto del Vicepresidente del Consiglio al Sindaco di Osasco e alla delegazione del Brasile dalla gemellata città di Osasco


PRESIDENTE

Saluto la delegazione della città brasiliana di Osasco - gemellata con il comune torinese di Osasco - composta dal Sindaco di Osasco, da Amministratori, da imprenditori, rappresentanti di associazioni culturali e di categoria, insieme al Sindaco del comune torinese di Osasco. Vi do il benvenuto e vi ringrazio per la visita.
Vi comunico che state assistendo ai lavori del Consiglio regionale inerenti al Piano Socio Sanitario, momento di particolare importanza per la sanità piemontese.
So che incontrerete altre realtà istituzionali della nostra Regione come il Politecnico, quindi vi auguro una proficua permanenza a Torino e in Piemonte.


Argomento: Varie

Saluto del Vicepresidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media "G. Salvemini" di Biella


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della scuola media "G. Salvemini" di Biella, in visita a Palazzo Lascaris. Auguro una buona permanenza.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Ghiglia di disporre della versione completa del Piano Socio Sanitario


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Vorrei rivolgere, innanzitutto, una preghiera: capisco che gli interventi dei vari Consiglieri regionali in ordine alla discussione generale del Piano Sanitario possano anche apparire una summa di banalità scontate. Ma che l'Assessore alla sanità non sia presente alla discussione generale del Piano Sanitario lo trovo, sinceramente, indelicato.
Non so come dirglielo, ma glielo dico. Potrei anche dire: "Non parlo per protesta", e fare un comunicato dicendo: "Guardate quanto interessa alla Presidente Bresso e all'Assessore Artesio che portiamo a casa il Piano Sanitario!".
Non lo vorrei fare, Presidente, però... Magari una telefonata, un po' di educazione e di rispetto delle regole, di capacità istituzionale di stare al proprio posto quando si deve.
Sinceramente, non so in quali faccende più importanti della discussione e approvazione del Piano Sanitario del Piemonte possano essere affaccendate l'Assessore Artesio e la Presidente Bresso.
Presidente, mi dica lei se devo continuare a parlare o se sospendiamo i lavori per cinque minuti, perché sappiamo che l'Assessore rientra. Cosa dice?



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, lei espone un problema comprensibile, ma l'Assessore sta lavorando con alcuni Capigruppo in merito agli emendamenti.



GHIGLIA Agostino

Se mi dice così, è peggio! Allora sospendiamo.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Ghiglia. Questa è la notizia che avevo e che le ho correttamente fornito. Ho chiesto agli uffici, nella persona della Dottoressa Garabello, di verificare se le informazioni che avevo corrispondevano a verità. La invito pertanto a continuare, posto che la Dottoressa Garabello arriverà a secondi e sarà mia cura informarla immediatamente, così potrà decidere cosa ritiene più opportuno fare.
Nel frattempo, la prego di continuare il suo intervento.



GHIGLIA Agostino

Scusi, Presidente, ma allora adesso ne faccio una questione formale che prima non ho posto per una forma di rispetto.
Informo i colleghi che ancora non lo sapessero, che ieri sera ci è stata consegnata la versione errata e incompleta del testo. Mi è infatti giunta una telefonata alle ore 19 dall'Assessore alla sanità che mi informava che il testo non ora completo, perché si era verificato un errore nella trasmissione del file. Questa mattina, per una questione di concilianza, ho evitato di sollevare la questione. Ma non esageriamo! Presidente, il mio intervento non vale nulla, non è neanche il caso che lo faccia, ma non sono disposto a fare il buffone in quest'aula, mentre qualcun altro in un'altra sala lavora sul Piano Sanitario e sugli emendamenti che io, per esempio, devo ancora presentare.
Allora, o siamo seri e facciamo le cose perbene oppure ci dobbiamo arrabbiare. Scegliete voi. Io sono per non arrabbiarmi perché notoriamente sono un moderato, ma se mi devo arrabbiare mi arrabbio. Colleghi, abbiate pazienza, siamo andati avanti due anni e mezzo, non sono le due ore che cambiano. Se c'è la necessità di vedere delle cose, sono le 11.30, il Consiglio si aggiorna alle 14.30 e diamo un minimo di dignità al dibattito.
Viceversa, decidete voi.



PRESIDENTE

evidente che i singoli Consiglieri hanno tutta l'autonomia riconosciuta anche dal voto, senza vincolo di mandato. Solo come informazione, insieme all'Assessore stanno lavorando i Capigruppo di maggioranza e di opposizione.



(Commenti fuori microfono del Consigliere Ghiglia)



PRESIDENTE

Infatti, Consigliere Ghiglia, ho tenuto a precisare con la premessa del "senza vincolo di mandato" da parte di nessun eletto. C'è un lavoro in corso che coinvolge i Capigruppo di maggioranza e di opposizione. Era un problema di gestione dei problemi che sono sorti e per ottimizzare. Non c'è nessun problema, si pongono i quesiti alla Presidenza su come svolgere i lavori, sui tempi, sulla durata, sulle sospensioni. Insomma, non c'è nessuna difficoltà.
Sulla richiesta precisa non ho problemi a convocare immediatamente i Capigruppo, tanto per essere chiari, che decidano sul da farsi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Dopo due anni e mezzo, chiederei di dare un minimo di dignità a questo dibattito. Quindi, se c'è altro da fare, prima si fa e poi si continua il dibattito.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per cinque minuti.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia. I Capigruppo sono convocati in sala A.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 11.35 riprende alle ore 11.45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Scusate, colleghi, un momento di attenzione. I lavori della seduta sono sospesi e riprenderanno alle 14.30, come da comunicazione a vostre mani.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 11.46)



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