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Dettaglio seduta n.228 del 25/09/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.02 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.45)



PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso e Pedrale.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Comunico che sono stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 10, 17, 18, 19, 20, 24, 25 e 31 luglio 2007, nonché del 1, 2 e 3 agosto 2007, i quali saranno posti in votazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Problematiche della popolazione carceraria ad un anno dall'indulto (ordini del giorno collegati: n. 784 inerente a "Bilancio ad un anno dall'indulto" presentato dai Consiglieri Buquicchio, Turigliatto, Manolino e Laus e n. 791 inerente a "Nuovo carcere finanziato dalla Regione" presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Botta, Boniperti e Vignale)


PRESIDENTE

Il Consiglio è convocato in seduta straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, su richiesta dei Consiglieri Cotto Cavallera, Pedrale, Burzi, Pichetto Fratin, Dutto, Guida, Nastri, Leo Ferrero, Cirio, Nicotra, Novero, Vignale, per discutere del tema "Problematiche della popolazione carceraria ad un anno dall'indulto".
L'ordine dei lavori sarà il seguente: il primo intervento sarà del Consigliere richiedente; seguirà un dibattito, che si concluderà con l'intervento dell'Assessore Migliasso.
La parola alla Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Aumentano i crimini e le carceri tornano ad affollarsi. Ad un anno dall'indulto, riteniamo sia veramente necessario riflettere sulla recidiva e sulla carenza di adeguate politiche d'inserimento lavorativo dei detenuti, per evitare che questo provvedimento costituisca un fallimento su tutti i fronti.
Vorrei ringraziare, innanzitutto, i colleghi di minoranza che richiedendo questo Consiglio straordinario, hanno contribuito a calendarizzare una discussione su queste problematiche.
Ha ragione la collega quando sostiene che sono pochi i colleghi presenti fra i banchi della minoranza, ma sono pochi anche quelli della maggioranza, e se andassimo a verificare, forse non sarebbe neanche garantito il numero legale. Questo è un elemento negativo, perché avevo chiesto che dell'indulto non si discutesse al pomeriggio - ringrazio il Presidente che ha raccolto la mia istanza - per cui mi auguro che i colleghi che momentaneamente non sono in Aula, abbiano la possibilità di rientrare e di intervenire, perché l'argomento non ci può sfuggire.
Sappiamo che in Piemonte, per effetto dell'indulto, sono stati scarcerati 2.090 detenuti, ma dopo 12 mesi 427 sono tornati in carcere. I dati rientrano nella media di quelli nazionali; cionondimeno, una Regione come il Piemonte deve riflettere.
Noi non vogliamo discutere tanto dell'indulto, ma di come è stato percepito dalla popolazione e di come è stato vissuto l'errore di una "maxiscarcerazione" avvenuta il 2 agosto, che si commenta da sola: i servizi sociali di tanti Comuni vedevano i propri operatori in ferie e anche le associazioni di volontariato, che, come sappiamo, tante volte anticipano le risposte ai bisogni della gente, nel mese di agosto hanno diritto ad un periodo di riposo. Abbiamo dunque visto - di questo abbiamo anche parlato nel corso delle interpellanze - questi ex detenuti lasciati a se stessi. Non solo, ma abbiamo visto, nel Governo centrale, i Ministri Mastella, Ferrero e Damiano fare dei bandi ognuno per la propria strada non pensando, piuttosto, a politiche integrate. Pertanto, c'era chi si occupava solo della tossicodipendenza, chi si occupava solo del lavoro, chi si occupava solo della casa e chi della sanità. Credo che questo sia l'errore più grande che si possa commettere in qualsiasi politica, perch l''individuo non viene considerato in tutte le sue sfaccettature, per cui si crea ciò che abbiamo visto.
Dunque, è giusto riflettere, perché c'è di nuovo sovraffollamento nelle carceri. Solo nel carcere di Torino, attualmente la presenza è di 1.297 detenuti e nessuno, ovviamente, s'immagina di proporre un altro indulto.
Cosa succederebbe se il numero dovesse aumentare, se un evento criminoso particolarmente eclatante sconvolgesse l'opinione pubblica e la politica reagisse indicando strade sull'effetto dell'emozione? Sappiamo che in alcune carceri hanno già avuto delle difficoltà a trovare i letti o le coperte. Questo lo dobbiamo dire ad alta voce.
Sappiamo che il carcere non ha quel carattere rieducativo che l'articolo 27 della Costituzione suggerisce, consiglia, impone. Credo che sia su questo che dobbiamo veramente riflettere.
Ha ragione chi "spara" sulla politica quando la politica non riesce a dare delle risposte. Noi tutti sappiamo quanto costano i carceri italiani quanto costa la presenza dei detenuti nei carceri italiani. E se poi non viene finalizzato lo scopo, per cui se il carcere non ha carattere rieducativo, credo che sia un fallimento per tutti. Allora, inviterei proprio a partire dalla Costituzione.
Nella scorsa legislatura si è discusso molto di detenuti e del carattere rieducativo del carcere, tant'é che abbiamo scoperto che nelle carceri non c'erano neanche gli educatori. Voi ricorderete l'iniziativa dell'allora Consigliere Mellano, accolta dalla Giunta Ghigo, di assumere 22 educatori. Perché se nelle nostre carceri mancano anche gli educatori, è difficile poter pensare al carattere rieducativo. Però c'è di più: manca di dialogo. Quando un detenuto viene scarcerato, i servizi sociali del territorio in genere non vengono avvisati, per cui non c'è dialogo tra il sociale dell'Amministrazione penitenziaria e il sociale del territorio.
Probabilmente, si pensa alla privacy, che però non ha ragione di esistere.
Con questa mozione noi vogliamo esaminare il problema a 360 gradi affrontandolo né con un approccio pietistico, né con un approccio forcaiolo, semmai d'equilibrio. Dobbiamo chiederci cosa può fare la Regione Piemonte nei confronti del Governo centrale - questo è il primo problema durante la Conferenza dei Servizi.
Avevo presentato un'interrogazione. Non so se i Ministri Damiano Ferrero e Mastella hanno risposto alla lettera del 13 settembre 2006 a firma Chiamparino-Saitta-Bresso.
Quando a suo tempo avevo presentato un'interpellanza non avevano risposto. Sarebbe interessante sapere se lo hanno fatto, come hanno risposto, cosa intendono fare, se continuare sulla strada dei bandi separati come abbiamo visto, oppure su un discorso di politiche integrate.
Vogliamo capire se la Giunta ha in mente di modificare la legge n. 45 del '95, per quanto riguarda l'impiego di detenuti in semilibertà ammessi al lavoro all'esterno, affidati in prova al servizio sociale e in detenzione domiciliare per lavori socialmente utili.
La legge n. 1 del 2004 ha leggermente modificato la legge n. 45 in modo da permettere un impiego più ampio dei detenuti. Noi sappiamo che se il percorso lavorativo inizia all'interno del carcere, è più facile continuarlo in seguito, perché ci sono meno pregiudizi, i soggetti si conoscono. Quindi questa legge va modificata. Dobbiamo interrogarci se non sia il caso di dare dei buoni da spendere sul territorio, se modificare le politiche.
Un serio e sano dibattito ci può permettere di individuare quelle soluzioni da consigliare al Governo centrale, da consigliare alla Giunta regionale. Dobbiamo sempre ricordarci che chi entra in carcere proviene dal territorio e nel territorio ritorna. Grazie.



PRESIDENTE

Prego coloro che desiderano intervenire nel dibattito di segnalarlo.
Finora si sono iscritti per i Gruppi d'opposizione il Consigliere Ghiglia per i Gruppi di maggioranza, i Consiglieri Dalmasso, Turigliatto, Muliere Deambrogio e Buquicchio.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

A luglio 2006 abbiamo votato la legge sull'indulto. Una legge che presentava molti limiti. Molti reati che non avremmo voluto sono stati inseriti all'interno della legge, ad esempio alcuni reati legati a fatti mafiosi, numericamente poco significativi, ma giustamente impopolari.
Alcuni sono stati indultati per reato d'inquinamento - ricordiamo la questione dell'amianto - fatto che ha anche contribuito a far criticare questo provvedimento in alcuni settori.
Una legge approvata all'inizio della legislatura in corso e, se non fosse accaduto questo, forse non ce l'avremmo fatta. Una legge approvata quando ancora erano presenti le parole di Papa Giovanni Paolo II che, in un carcere romano e a Montecitorio, aveva ripetuto che un atto di clemenza e di pietà umana era necessario davanti alle condizioni disumane che il sistema carcerario presentava anche per l'eccessivo sovraffollamento.
Questo è stato l'atto - dobbiamo riconoscerlo - di questo Governo che ha suscitato maggiori polemiche nell'opinione pubblica. All''indulto sono stati addebitati mille fatti: ciò dipende dalle preoccupazioni, dalle paure presenti in stati profondi di questa società, dall'insicurezza che questa vive, ecc.
Ricordo che, a luglio 2004, il numero dei detenuti pre-indulto era di 60.710, che nella difficile situazione in cui versano le carceri italiane si pensa che gli istituti carcerari non possano reggere più di 40 mila detenuti, anche nelle condizioni che sappiamo: celle che dovrebbero essere da uno sono da due, celle da quattro che diventano da otto, letti a castello, la Consigliera Cotto ricordava la mancanza di strutture. Nel carcere di Torino, soprattutto nel periodo delle Olimpiadi, decine di detenuti erano ammassati in una sorta di palestra e mancava anche una qualunque sorveglianza, quindi con pericolo di non poco conto per la polizia penitenziaria.
Ricordiamo che sono stati indultati 26.722 detenuti, cioè il 44% di quelli presenti nel luglio 2006, che i detenuti indultati e riarrestati sono stati, nel corso di un anno e qualche mese, 5.250, cioè il 19,6% dei detenuti indultati. Che gli indultati riarrestati e presenti in servizi di misura alternativa, sono stati solamente, tra virgolette, il 4.6% di coloro che erano soggetti a misure di questo tipo.
Ricordiamo ancora che il 69% di coloro che sono stati riarrestati sono italiani e il 31% stranieri. Anche all'interno di questo 31% dobbiamo distinguere tra coloro che sono regolari e quelli che non lo sono.
Il sovraffollamento delle carceri è un indice che ci presenta molti dati, ci fa vedere le nuove povertà che la società vive, i problemi dell'immigrazione di massa. Ogni volta le carceri sono soprattutto colme dell'ultima ondata d'immigrati: marocchini, albanesi, rumeni e rom che sempre vivono condizioni peggiori rispetto ad altri.
Il 38% dei detenuti, ma nelle carceri piemontesi arriviamo quasi al 50%, sono extracomunitari. Crediamo che qui emerga anche un fallimento.
Sappiamo che le posizioni sono molte diverse da quelle di altri Gruppi rispetto alla legge Bossi-Fini e alla legge Giovanardi-Fini sia per la clandestinità - che il lavoro in molti casi vive - sia per i reati legati alla tossicodipendenza, da cui nascono altri piccoli reati e davanti a cui è difficile qualunque misura di trattamento.
Ripeto: siamo convinti che l'atto di indulto sia stato un atto forse impopolare, ma comunque giusto; che senza quest'atto i detenuti nelle carceri oggi avrebbero superato cifre insopportabili. Gli stessi direttori delle carceri, le stesse persone che nelle carceri lavorano, ci hanno più volte detto che questo era un atto indispensabile date anche le strutture esistenti.
Ricordiamo che l'indulto in Italia è sempre stato accompagnato dall'amnistia, che non c'è stato in quest'ultimo caso per chiare ragioni politiche: non c'erano le condizioni e gli equilibri politici per farlo.
L'indulto, da solo, fa poco. Abbiamo pensato, e pensiamo, che debba essere accompagnato da nuove leggi sull'immigrazione e sulla tossicodipendenza; in particolare, dovrebbe essere modificata la legge sulle " droghe leggere ". La misura vissuta un anno fa ha visto un tasso di recidiva minore rispetto a qualunque altra misura vissuta nei decenni scorsi e chi ha scontato misure di pena alternativa al carcere ha un tasso di recidiva, ricordiamolo, di quattro volte inferiore rispetto agli altri.
Siamo preoccupati da un'ondata securitaria che ci vede assumere posizioni diverse rispetto ad altri partiti di governo a livello locale e a livello nazionale; siamo convinti che ci sia una percezione della paura dell'insicurezza e del timore che oggi è molto profonda e, in molti casi, è comunque un fatto addirittura indotto. Una psicosi quasi collettiva, a cui oggi, non corrispondono i dati e i numeri dei reati che, almeno, negli ultimi anni, non sono aumentati, anzi, sono diminuiti rispetto a tempo fa anche se sappiamo che sono dati drammatici e gravi, che toccano quartieri e strati di popolazioni che si sente insicura e indifesa.
Crediamo che i limiti dell'indulto non siano solo dovuti ai fatti che cercavo di ricordare inizialmente. Ci sono alcuni reati che non sarebbero dovuti entrare in alcun modo all'interno di questo provvedimento. Sono entrati per avere quella maggioranza dei due terzi che era necessaria alla Camera e anche per la mancanza di servizio. La Consigliera Cotto ricordava questioni di questo tipo. I Comuni si sono trovati ingolfati e incapaci di rispondere sia per le strutture sia per i soldi finiti nel giro di pochissime ore, se non di pochissimi giorni.
Da un giorno all'altro c'è stata una massa di ex detenuti che si è riversata sui servizi sociali, sui Comuni. In molti casi, detenuti privi di casa, lavoro e mezzi non hanno avuto alcuna forma di assistenza che invece, sarebbe stata necessaria e indispensabile. Pensiamo che la legge sarebbe dovuta essere preparata, soprattutto, da questo punto di vista.
Ancora una volta si sono mosse positivamente le associazioni di volontariato di vario tipo, ma ancora una volta vi è stata una carenza del pubblico. Ricordiamo che in altri anni gli stessi partiti avevano una funzione di filtro su alcuni problemi sociali e che la trasformazione dei partiti stessi in questi ultimi dieci-quindici anni (cosa che ci preoccupa molto) ha apportato su questo una differenza di fondo.
Per gli altri temi ricordati, crediamo che quello che la Regione Piemonte ha fatto per gli educatori sia di grande importanza. L'Assessore sa quanto abbiamo cercato di impegnarci e quanto impegno ha dato l'assessorato perché gli educatori regionali continuassero il loro lavoro e fossero stabilizzati.
Crediamo fortemente nel carattere rieducativo che il carcere dovrebbe avere e che, purtroppo, in pochissimi casi ha, in particolare, per i minori. Ricordiamo che i servizi sociali territoriali che dovrebbero funzionare maggiormente in quei luoghi, molto spesso vedono il carcere come una specie di mondo a parte di cui nessuno parla, che le stesse comunità che lo ospitano non vogliono assolutamente prendere in considerazione.
Il lavoro esterno è uno di questi problemi, come anche le misure alternative. Il problema della sanità carceraria è un problema pesante, che si ripropone sempre negli stessi termini (tra l'altro, negli ultimi anni vi è stato un calo di finanziamenti su questa voce).



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Intervengo soltanto per rimarcare alcuni aspetti che, ad un anno di distanza dall'indulto, forse varrebbe la pena di considerare in termini un pochino più riflessivi di quanto già non si faccia.
In primo luogo, credo che l'indulto, al di là che lo si valuti positivamente o meno, come provvedimento in sé, al di là del carattere di urgenza che ha reso necessario un provvedimento di questo tipo, peraltro condiviso dalle forze politiche presenti in Parlamento, quindi dai rappresentanti del popolo italiano, sia diventato immediatamente dopo ancora prima che si potesse disporre le misure necessarie per potervi far fronte nel modo migliore, oggetto di polemica politica.
Questo, secondo me, è un errore gravissimo che tutti quanti hanno fatto, perché su un tema e su una misura di quel tipo, con quella portata e con quel carico di umanità dolente sarebbe stato, invece, necessario che quel patto che ha portato le forze politiche - in generale - e i rappresentanti del popolo a trovare la quadra, si estendesse anche al dopo al momento della realizzazione. Questo è il primo aspetto.
Credo che, nella gestione del patto, una parte degli errori sia derivata proprio dal fatto per cui, appena trovata la legge sull'indulto immediatamente è partita la polemica politica con le sfumature più svariate, tendendo fondamentalmente ad accreditare l'idea che l'arrivo del nuovo Governo avesse introdotto nella società italiana una ventata di permissivismo: si mettevano fuori tutti i delinquenti che avrebbero reso meno tranquilla e sicura la vita degli italiani. Tra l'altro, è davvero singolare che chi ha condotto quest'operazione - comprensibile ma assolutamente non condivisibile - siano gli stessi che hanno teso ad allargare le mani nell'indulto e nel negoziato che si fece in Parlamento nella stesura e nella confezione della legge.
Credo che questo sia un aspetto che caratterizza molte delle operazioni che si compiono nel nostro Paese e che fanno del male. Dopodiché, questo non deve impedirci di rimarcare che, effettivamente, la gestione dell'indulto è stata quanto più possibile rivelatrice di un calo, di una disorganizzazione e, mi permetto di dire, soprattutto, a livello di burocrazia, anche di una certa sciatteria che trova molte corrispondenze in altri settori e servizi del nostro Paese. Pertanto, un problema drammatico è stato ulteriormente drammatizzato dalla tempistica, dalle modalità e dalle risorse.
Oserei dire che quello delle risorse è proprio bene che stia al terzo posto come aspetto, perché in realtà quello che è emerso, oltre alla mancanza di risorse, sono i pochissimi raccordi fra le strutture, le scelte di tempi sbagliati e una certa sciatteria che - ripeto - è tipica di molte delle nostra attività sociali e politiche di questi tempi.
Per quanto riguarda la terza questione, tengo a precisare che l'indulto è sempre (insieme ai condoni) un'attività che, in un modo o nell'altro alza o abbassa la soglia di legalità in un Paese, perché un provvedimento di clemenza come l'indulto lascia intendere ad una gran parte del nostro Paese che, per una serie di reati, in qualche modo, ci si può aggiustare.
Se non ci si aggiusta con dei bravi avvocati, quindi, con seimila eccezioni, ci si può aggiustare con provvedimenti che sulla scorta di emergenze vere, di tanto in tanto, ripuliscono la situazione azzerandola.
Penso che questo sia un segnale bruttissimo, come sono brutti i segnali dei condoni edilizi e di altri provvedimenti di questa natura. Credo che la politica ad un anno dal condono, tirando le somme di un'operazione che alla fine si è rivelata, per fortuna, grazie all'aiuto del volontariato, dei Comuni e degli enti locali che si sono comunque dati da fare, meno catastrofica di quella che sarebbe stato logico - dati i presupposti aspettarsi ad un anno dall'indulto. Forse varrebbe la pena di interrogarsi e di indagare un pochino più in profondità, relativamente ai guasti prodotti da provvedimenti adottati con superficialità e gestiti in modo ancora più catastrofico per cercare di capire in che modo aiutare politiche magari più costose ma più efficaci - d'accompagnamento, d'assistenza e di supporto a tutte le fasce più deboli della nostra popolazione, per i quali certamente, ci sono gran parte dei detenuti liberati con l'indulto protagonisti di reati cosiddetti minori, perché minori non sono perché la percezione sociale di questi reati, certe volte, diventa addirittura peggiore di reati efferati che però sono circoscritti ad ambienti rispetto ai quali molti di noi si sentono estranei.
In questo senso, credo che come Regione Piemonte dovremmo provare a verificare indagando attraverso l'Assessorato competente, per capire quali possono essere le misure che vogliamo adottare in futuro, per favorire ed integrare meglio percorsi di rilascio e d'uscita dal carcere, affinché essi non siano un evento traumatico per chi esce e per chi subisce l'arrivo dell'ex detenuto, ma magari invece forme di riconsegna nobile alla società di soggetti che, reduci da un errore, devono essere messi nella condizione di non ripeterlo più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Vorrei ringraziare anche il Gruppo di Forza Italia e la collega Cotto per averci fatto oggi dibattere di un tema che ci sta particolarmente a cuore.
Inizio ricordando a tutti che Alleanza Nazionale e la Lega Nord sono stati gli unici partiti - e l'Italia dei Valori, che però era al governo quindi poteva uscirne dimostrando un po' più di coerenza - che votarono convintamene, un anno fa, contro l'indulto.
Lo dico perché altrimenti in questa cultura della velocità e della comunicazione, in cui tutto viene rimosso nel momento stesso in cui viene detto, si rischia di confondere i ruoli e magari confondere anche le responsabilità.
Occorre subito precisare - e lo faccio all'inizio del mio intervento che la destra in questo disastro annunciato che è stato l'indulto non ha alcuna responsabilità. Sin da subito, sin da quando la proposta è stata portata all'attenzione del Parlamento avevamo paventato gli effetti devastanti che l'indulto avrebbe avuto. Di conseguenza, oggi - e ci spiace di avere questo ruolo - possiamo dire: "Noi lo avevamo detto".
Lo avrebbe capito anche un bambino che l'indulto, cari colleghi avrebbe avuto l'effetto che ha avuto, ma l'ipocrisia buonista del centrosinistra, priva del più minimale e basilare buonsenso, evidentemente non capisce ciò che anche un bambino comprende.
La politica politicante, nel caso dell'indulto, ha preso il sopravvento su ragionamenti assolutamente naturali, normali e scontati. L'indulto è stato un danno e una beffa per tutti. È stato un danno perché ha rimesso in circolazione decine di migliaia di delinquenti pericolosi e spesso recidivi.
Lo sappiamo tutti, colleghi, che in Italia, per finire in galera, o sei gravemente recidivo o in carcere non c'entri, quindi tutti quelli che sono usciti, salvo che per reati eclatanti, erano delinquenti conclamati e pericolosi. Primo danno.
Colleghi della sinistra, avete riempito di nuovo le strade di delinquenti che hanno ricominciato a commettere o gli stessi reati per cui erano stati incarcerati oppure anche altri e diversi. Tant'è che, dopo appena un anno, ne sono già rientrati un quinto, sicuramente in Piemonte (non abbiamo i dati distinti regione per regione, provincia per provincia).
Un quinto, perché? Perché molti altri non li hanno ancora beccati, ma non preoccupatevi perché nei prossimi giorni capiterà. E perché capiterà? Perché da responsabili e ipocriti quali siete, fate le cose ma non vi preoccupate delle conseguenze, come quando, tanto tempo fa, la signora Turco fece una sanatoria per far entrare un milione di clandestini in Italia, senza preoccuparsi assolutamente che il giorno dopo queste persone avendo una bocca, si sarebbero anche dovute sfamare. Ma a voi non interessava, a voi bastava la sanatoria perché era meglio, perché eravate tutti più buoni.
Con l'indulto è avvenuta la stessa cosa: apriamo le carceri perché le carceri scoppiano (vero), le persone vivono in una situazione di promiscuità (vero), nelle carceri dilaga la violenza perché sono in troppi (vero). Certo non vi preoccupate mai della Polizia penitenziaria che vive in condizioni estreme (non importa, ce ne occupiamo noi).
Ma di una cosa non vi siete preoccupati: che il carcerato, uscito di lì, senza fornirgli nessun tipo di copertura - non gli avete dato niente lo avete ributtato in mezzo ad una strada - doveva di nuovo mangiare.
Senza una famiglia, senza appoggi, senza la possibilità magari di cercare e di trovare un'occupazione - perché per un ex carcerato, è inutile che ce la raccontiamo, è più difficile reinserirsi nel mondo del lavoro l'avete buttato con le pezze al sedere in mezzo ad una strada, dicendogli: "Noi ti abbiamo liberato e siamo stati buoni perché eravate sei in cella ma adesso torna pure a fare il delinquente perché noi la coscienza ce la siamo pulita. Come campi, come mangi e come ti vesti sono affari tuoi".
la tipica logica che contraddistingue le azioni della sinistra per quanto riguarda la legalità e la sicurezza, cioè la deresponsabilizzazione totale: noi facciamo le leggi, poi qualcuno provvederà.
Quindi un danno assoluto, un danno per i cittadini e un danno per i detenuti, cui si aggiunge un terzo danno: la frustrazione delle forze dell'ordine che hanno visto vanificati anni di sforzi, d'indagini d'ispezioni, di arresti pericolosi da un provvedimento d'indulto che, con un colpo di spugna, ha cancellato i reati e ci ha fatto tutti più buoni.
Poi al danno si è aggiunta la beffa, perché oltre a tutto quello che abbiamo detto, cari colleghi, le carceri sono di nuovo piene, scoppiano di nuovo. Lo sapete? Non l'avreste mai immaginato, quando avete liberato ventimila persone, che dopo pochi mesi le carceri, non costruendone di nuove, sarebbero di nuovo scoppiate, vero? Perché voi vivete su Marte, non sapete e non leggete non solo i giornali, ma tanto meno le relazioni, ad esempio, delle varie Procure generali della Repubblica. Altrimenti persino il collega Dalmasso, che ha l'ardire di affermare che i reati sono diminuiti, saprebbe che a Torino (relazione della Procura generale della Repubblica di quattro mesi fa) nell'ultimo anno i reati sono aumentati del 59%.
Dalmasso, i reati sono aumentati del 59%, lo ha detto Caselli, sveglia! Sveglia, perché continuando a negare la realtà oggettiva, scritta persino da capi di Procura che sicuramente non sono dei pericolosi estremisti di destra, vi rifiutate di leggere la realtà delle strade. Vivete in un altro mondo e, vivendo in un altro mondo, fate cose dell'altro mondo come l'indulto. E la beffa è stata che, dopo appena un anno, un quinto (solo in Piemonte) dei detenuti scarcerati sono già rientrati in prigione, le carceri sono di nuovo piene e il vostro Ministro Mastella dice: "Oh bisogna costruire nuove carceri". Complimenti! Devo dire che se c'è arrivato anche il Ministro Mastella, significa veramente che è una verità talmente solare che non poteva essere più disconosciuta! Però, colleghi questo era da fare prima, perché quando ci sono troppi detenuti, non vale la regola del "liberi tutti" come nei giochi dei bambini, bisogna costruire nuove carceri. Nell'ultima finanziaria del centrodestra ne erano state previste dodici di nuova costruzione, voi non ne avete prevista neanche una; in compenso, non avete neanche stanziato un euro per gli altri, cioè per quelli che uscivano, perché tanto a voi interessava farli uscire, anzi avete pure tentato di farli uscire in luglio e agosto dove le possibilità di sopravvivenza e di occupazione normale e legale erano pari a zero mentre le possibilità di furto e di reato erano pari a cento.
Quindi avete proprio fatto un'operazione da delirio. Occhio che continuando a vivere su Marte, se seguitate così vi cacciano pure i marziani! Saranno anche marziani, ma non sono matti e quindi si rendono conto che certe cose gridano vendetta ai marziani e agli dei.
Quindi il danno di carceri nuovamente piene, con la polizia penitenziaria che opera in condizioni estreme, con le celle che scoppiano con mancanze dappertutto, senza soldi, senza nulla. Allora, guardate, porre una pezza oggi è difficile, ma concludo, Presidente, visto che guarda impazientemente il timer.
Oggi non possiamo più mettere una pezza al danno bestiale che avete fatto ai cittadini italiani e piemontesi, possiamo, però, passare dalle parole ai fatti e, magari, far rispettare la legge. Ci confronteremo per rivedere la legge relativa al reinserimento dei detenuti, ma, oggi presenteremo un ordine del giorno per chiedere alla Presidente Bresso - c'è solo l'Assessore Bairati, che prego di ascoltarmi, non è un obbligo, ma è una richiesta alla Giunta - di stanziare i fondi per la costruzione di un nuovo carcere in provincia di Torino, perché è quello nelle condizioni peggiori. L'unica soluzione non consiste nelle liberazioni, ma nel far rispettare la legge e nel dare la certezza della pena, fornendo a tutti gli strumenti adatti: un nuovo carcere per una vita migliore, anche per i detenuti, che avete condannato un'altra volta alla violenza e alla promiscuità.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Muliere.



MULIERE Rocco

Signor Presidente, inizierei da un'affermazione fatta poc'anzi dal collega Ghiglia, che ha detto: "Voi della sinistra avete riempito le strade di delinquenti" e ha iniziato il suo intervento ricordando chi ha votato contro in Parlamento: l'Italia dei Valori, la Lega, non tutta Alleanza Nazionale...



(Commenti del Consigliere Ghiglia)



MULIERE Rocco

Non tutta Alleanza Nazionale! Hanno votato a favore dell'indulto forze politiche del centrodestra come Forza Italia e l'UDC. Quindi, queste affermazioni: "Voi della sinistra avete riempito le strade di delinquenti" sarebbe meglio evitarle, se vogliamo discutere seriamente del problema, come la collega Cotto, che ha fatto un discorso molto equilibrato, che condivido quasi totalmente.
Allora, vorrei che riflettessimo sulla situazione antecedente all'indulto e, poi, su quella creatasi successivamente all'interno delle carceri. Lo stesso collega Ghiglia ha ricordato il fatto che ci fosse una situazione di sovraffollamento nelle carceri italiane. A fronte di 43 mila posti, nelle 207 carceri italiane c'erano 60 mila detenuti. Certo, prima di tutto, i problemi riguardavano i detenuti, ma anche la polizia penitenziaria, che aveva grande difficoltà a lavorare in quelle condizioni in cui l'assistenza sanitaria era insufficiente e i suicidi in carcere continuavano ad aumentare. Questi sono tutti dati che erano presenti prima dell'indulto. Poi, tornerò sulla questione della recidiva.
Il provvedimento preso poteva essere ragionato meglio, anche sui tempi sono d'accordo su questo - per creare, prima di assumerlo, un collegamento con le istituzioni regionali e locali, per cercare di gestire meglio il provvedimento dell'indulto e i suoi effetti. Su questo possiamo trovarci d'accordo, la fase post-indulto poteva essere gestita meglio forse, l'abbiamo gestita con superficialità, perché si potevano valutare i tempi e i modi, aprendo un confronto per gestire l'indulto.
In questo anno, da parte dell'opinione pubblica, è cresciuto un senso di insicurezza, relativamente al quale vorrei riflettere, collega Ghiglia determinatosi non per effetto dell'indulto. La percentuale, che è stata ricordata precedentemente dagli altri colleghi, della recidiva rispetto ai 26 mila detenuti che sono usciti grazie all'indulto è del 18%, ma il problema della recidiva non è un effetto dell'indulto, è un problema del sistema penitenziario. Chi esce dal carcere, anche al di là dell'effetto dell'indulto, ha una buona probabilità di ritornarvi, quindi, per quanto riguarda la recidiva, il problema non è l'indulto, ma il sistema, che noi dobbiamo cercare di gestire e affrontare insieme alle cause che portano alla recidiva coloro che escono dal carcere.
Vorrei anche che si riflettesse in merito alla percentuale del 18 circa il fenomeno della recidiva di coloro che sono usciti dal carcere grazie all'indulto, che è inferiore ad altri Paesi europei, non veniamo qui a raccontare storie! Questa percentuale è minore rispetto ad altri Paesi europei! Vorrei leggere alcuni dati rispetto alla recidiva, cioè ai soggetti che sono stati scarcerati grazie all'indulto, e ai reati in particolar modo commessi da chi è ritornato in carcere: il 41% ha commesso un reato contro il patrimonio, il 38% ha violato la legge contro la droga e il 7% ha compiuto reati contro la persona; infine, c'è una percentuale minima per gli altri reati. Questa è una questione sulla quale voglio ritornare.
necessario riflettere molto su quanto è necessario fare per il reinserimento sociale di chi esce dal carcere, non soltanto dei detenuti che hanno goduto dell'effetto dell'indulto, ma di tutti quelli che escono dal carcere; da questo punto di vista, è necessario un impegno maggiore da parte di tutte le istituzioni.
Colgo l'occasione per sottolineare che la legge finanziaria 2007 ha tagliato finanziamenti relativi a questo settore - è vero, lo diciamo noi ma ricordo anche che esiste - non tutti lo sanno - una Cassa delle ammende che consta di centinaia di milioni di euro ancora inutilizzati. Da questo punto di vista, ritengo indispensabile una pressione da parte di questa Regione e delle altre nei confronti del Ministero e del Dipartimento che si occupa delle politiche penitenziarie per l'utilizzo di queste risorse finanziarie enormi, che sono gestite dalla Cassa delle ammende, perch finora sono state inutilizzate. Questo è un aspetto molto importante perché non possiamo soltanto chiedere un impegno al Governo attraverso la legge finanziaria. C'è questa Cassa delle ammende, pertanto le risorse devono essere utilizzate, ovviamente nel migliore modo possibile. Quindi occorre investire sui progetti di reinserimento; da questo punto di vista si è fatto ancora poco, si deve fare molto di più.
Non siamo soltanto noi a dire che, rispetto al reinserimento sociale si devono mettere in campo, anche a livello nazionale, le risorse necessarie che possano aiutare gli Enti locali e le Regioni ad affrontare questo tema in modo adeguato.
Infine, vorrei far riflettere i colleghi su una questione: naturalmente, non credo sufficiente adottare l'indulto per risolvere il sovraffollamento delle carceri e non è neanche risolutiva la costruzione di un maggior numero di carceri, anche se sicuramente occorre procedere in tal senso, perché le strutture attuali non sono in numero sufficiente e soprattutto, sono inadeguate ad accogliere questo alto numero di detenuti.
Quindi, va anche bene pensare di costruire nuove carceri, ma occorre anche riflettere per facilitare percorsi alternativi. Non si risolve soltanto con la detenzione in carcere. Bisogna creare percorsi alternativi per chi commette reati che possono seguire questo tipo di percorsi.
Non lo dico io, ma lo dice una relazione dell'Unione delle Camere Penali Italiane stilata il 25 giugno di quest'anno, che, con molta chiarezza - e io sono d'accordo - afferma che bisogna rivedere le attuali leggi, in particolar modo la legge Bossi-Fini e la legge Giovanardi-Fini perché contribuiscono a creare un sovraffollamento delle carceri.
Quindi, credo che nel discutere quest'argomento così delicato occorra pensare anche a quali provvedimenti legislativi; da parte nostra, viene un invito al Parlamento italiano, affinché si rivedano queste leggi che non aiutano certo a risolvere il problema del sovraffollamento nelle carceri italiane.
Infine, vorrei ricordare a tutti i colleghi che noi - spero al più presto - affronteremo in Consiglio la discussione in merito alla nuova legge sulla sicurezza. All'interno di questa legge c'è un punto che riguarda l'aiuto e il sostegno alle vittime che hanno subito un reato.
Su questo siamo perfettamente d'accordo: dovremo affrontarlo con chiarezza e decisione quando discuteremo la legge sulla sicurezza.
Vorrei ricordare però a quest'Aula che all'o.d.g. del Consiglio - credo ormai da quasi un anno - è iscritta una nostra proposta di legge, che vede come relatore il sottoscritto e la collega Cotto, riguardante l'istituzione del Garante per le persone sottoposte a detenzione.
Vorrei ricordare che se noi avessimo adottato un anno fa quella legge saremmo stati la seconda Regione in Italia. Oggi ce ne sono fortunatamente tante altre che hanno istituito il Garante per i detenuti.
Credo quindi che dobbiamo affrontare questo tema, guardando le vittime di reato, invitando a creare la certezza della pena, ma nello stesso tempo penso sia utile portare avanti in quest'Aula e in questa Regione la legge che istituirà il Garante per i detenuti.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Impiegherò solo cinque dei dieci minuti a disposizione, anche perch vorrei sottolineare ufficialmente (per il verbale) che l'intervento della collega Cotto rappresenta in maniera completa, egregia e molto seria le posizioni che noi sosteniamo.
Inoltre, gli ordini del giorno che spero si voteranno sono inequivoci.
Vorrei sottolineare soltanto due punti dell'ordine del giorno documento n. 781, il cui terzo capoverso recita: "Tenuto conto che, alla luce di dette rilevazioni, il provvedimento di indulto, che ha rappresentato una scelta obbligata per affrontare l'emergenza determinata dal sovraffollamento delle carceri, non ha fornito un'adeguata risposta di reintegrazione sociale".
Questo è uno dei nodi - lo sappiamo tutti - cioè la reintegrazione sociale, il sostegno al recupero sociale, la valenza rieducativa della pena. È inutile fare politiche solo carcerarie, se non si pensa al recupero.
Il secondo punto che vorrei sottolineare è quello che recita: "L'aumento dei reati denunciati alle forze dell'ordine va di pari passo con le scarcerazioni, destando preoccupazione per l'aumento della criminalità".
Da questo punto di vista mi sembra incredibile sostenere che non ci sia un aumento della criminalità; basta guardare i telegiornali o semplicemente guardarsi intorno, per vedere come vi sia una situazione gravissima che richiede un insieme di misure coordinate, ma molte serie, di prevenzione di repressione e di intervento sociale.
Infine, mi rivolgo al Presidente Placido, perché nel prossimo minuto dirò cose importanti; chiedo quindi che richiami l'attenzione dell'Aula.



PRESIDENTE

Colleghi, credo valga la pena ascoltare l'intervento del Consigliere.



LEO Giampiero

Ripeto: non parlo per dieci minuti, perché non è il caso. Nei passati due minuti ho detto delle cose generali e vorrei soltanto, in un minuto perché è un documento che ha realizzato il Consiglio regionale, invitare la Giunta a provvedere all'attuazione del regolamento della legge contro le mafie.
Ha ragione il collega Muliere quando si augura che l'intervento sul Garante e la legge sulla sicurezza siano presto approvate, ma vorrei precisare che è orgoglio di questo Consiglio regionale avere approvato una legge per l'educazione alla legalità e alla cittadinanza.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, a differenza dei detenuti che sono costretti, chi ha necessità di parlare non è costretto a stare nell'Aula, quindi si pu accomodare fuori.



LEO Giampiero

Concludo subito. Penso che una risposta al "grillismo" - (pur valutando in vario modo il discorso che è complesso) - potrebbe essere rappresentata dalla preparazione e dalla sensibilizzazione dei nostri giovani.
Il fatto che questa legge contro le mafie preveda momenti di educazione alla legalità - che vuol dire contrasto al bullismo, vuol dire sensibilità sociale e scuole di politica - mi sembra la risposta positiva la "pars costruens" rispetto alla "pars distruens" (giusta o sbagliata che sia) che Grillo rappresenta.
Quindi, oltre a sostenere l'intervento della collega Cotto, oltre a sostenere gli ordini del giorno presentati e l'appello del collega Muliere a procedere sulle altre leggi, mi permetto di invitare la Giunta a realizzare al più presto, perché è in ritardo, il regolamento sulla legge contro e per il contrasto alle mafie, legge che è già stata approvata (relatori la collega Pozzi ed il sottoscritto).
Mi permetto quindi di dare, oltre un contributo minimo al dibattito generale, un suggerimento concreto. Per favore, provvedete al regolamento.
Abbiamo fatto uno sforzo globale; ci abbiamo lavorato tutti; il Consigliere Bossuto è venuto a tante riunioni, così come il collega Moriconi; quindi ripeto - a questa legge abbiamo lavorato tutti. Se adesso la Giunta provvede al regolamento, è un passo in più rispetto ad una cosa concreta seria, autorevole e positiva ed è anche una piccola risposta che la Regione può dare al "grillismo" imperante. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente.
Voglio solo ricordare alla Presidenza che anche la forza che rappresento ha presentato un ordine del giorno sull'argomento con l'oggetto "Bilancio ad un anno dall'indulto".
Ritengo che quest'argomento, come molti altri, siano - sicuramente in buona fede - investiti da un po' di confusione.
Sicuramente è valida l'osservazione della Consigliera Cotto, che si riferisce all'handicap che si è venuto a verificare nel post-provvedimento e che lamenta la mancanza di adeguate politiche di integrazione.
Ma io desidero invece soffermarmi su motivazioni che sono da considerarsi a monte di tutto il discorso.
Noi, in modo molto coerente, in Parlamento come Italia dei Valori abbiamo ritenuto questo provvedimento un grave errore. Siamo stati sicuramente l'unica forza di maggioranza a non votarlo, insieme alla Lega e ad Alleanza Nazionale dell'opposizione.
C'era una volontà trasversale, probabilmente un accordo tra forze di centrosinistra e forze di centrodestra perché questo provvedimento fosse adottato e così è stato.
stata molto chiara, evidente e inconfutabile la reazione da parte dell'opinione pubblica. Qualcuno ha parlato di un insulto ai cittadini alla società civile, a quella società che non ama delinquere.
In sintesi, questo provvedimento - è bene che si ricordi, perché non in modo esaustivo è stato richiamato - prevedeva la cancellazione della pena per i reati commessi sino al 2 maggio del 2006.
Questi reati non dovevano prevedere una pena superiore ai tre anni e qualora la prevedessero, mentre nel primo caso si usciva subito, nel secondo caso si otteneva uno sconto pari a tre anni. Così come per le pene pecuniarie: sino a diecimila euro non si pagavano, mentre chi incorreva in una pena pecuniaria superiore otteneva uno sconto dei diecimila euro.
Abbiamo assistito ad un fatto eclatante, quello che ha visto, per una mancanza di disponibilità da parte delle strutture carcerarie, asserire da parte dei più che era necessario aprire le porte delle carceri.
Allora, senza voler esprimere nessuna volontà giustizialista, io ritengo che in uno Stato di diritto la certezza della pena debba rappresentare un caposaldo inconfutabile e insuperabile. Non si può dire "mettiamo fuori i delinquenti perché noi Stato non siamo stati in grado di creare quelle strutture carcerarie idonee a contenere non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente i detenuti", perché in questo modo commetteremmo un gravissimo errore.
Sul discorso del qualitativamente, intendo dedicare qualche secondo dicendo che noi, da sempre, riteniamo che privare il detenuto della libertà sia il massimo che lo Stato si possa prefiggere, non ci possono essere altre forme di vessazioni come quelle di uno stato disumano di detenzione (celle sovraffollate, servizi igienici inadeguati, aspetti sanitari non sempre controllati a hoc).
Il Partito che rappresento ha sempre esposto in modo chiaro il proprio dissenso ed ha cercato in Aula e in Parlamento di correggere. In questo devo dare atto ad altre forze che hanno dato una mano in tal senso, ma non si è riusciti, per tenere almeno fuori i reati fiscali, finanziari, contro la Pubblica Amministrazione, la sicurezza sul lavoro e, perché no soprattutto lo scambio di voti con finalità mafiose. Questi sono tutti reati che sono rientrati nel provvedimento dell'indulto.
Tra gli altri handicap, quali possiamo citare? Possiamo citare la circolare Maddalena, che è stata peraltro una scelta obbligata. Infatti l'indulto, pur condonando la pena, lascia di fatto in piedi il procedimento penale. In pratica, le indagini vanno proseguite e il processo deve essere svolto e concluso, anche se si sa già che la pena non verrà irrogata.
Per ovviare alla situazione, che non possiamo che definire paradossale ed estremamente onerosa per le già esauste casse dello Stato, il Procuratore Capo di Torino ha ritenuto opportuno emanare la cosiddetta circolare Maddalena che ha introdotto una sorta d'archiviazione di fatto.
Anche su questo noi dobbiamo riflettere, sempre in riferimento a quello che è il principio in uno Stato di diritto della certezza della pena.
Sicuramente, accanto a quei provvedimenti necessari, che riguardano il Welfare e quindi la necessaria integrazione per quel che riguarda i detenuti, quando escono dal periodo di detenzione irrogata, ci sono percorsi possibili e alternativi, così come il Capogruppo dei DS, Muliere citava. Ben vengano questi ultimi ed anche i primi.
Però, non si può ovviare all'inconveniente principale che è quello che sino ad oggi per la macchina giustizia non sono stati di fatto erogati fondi a sufficienza. Quindi, di qui l'auspicio della forza che rappresento a provvedere, accanto a quelle iniziative così come la Consigliera Cotto da una parte e il Consigliere Muliere dall'altra auspicavano, anche un tangibile segno di svolta in quello che è l'impegno finanziario dello Stato e, in questo momento, dell'attuale Governo per il funzionamento della giustizia in toto e non solo del sistema carcerario.
Concludo, con le parole del Ministro Di Pietro, dicendo che è meglio togliere un euro alle infrastrutture e indirizzarlo al capitolo per il funzionamento della macchina giudiziaria. Ricordo, in conclusione all'Ufficio di Presidenza che su quest'argomento c'è l'ordine del giorno presentato a suo tempo.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi, vi chiedo un attimo d'attenzione. Prima di dare la parola al Consigliere Rossi, vorrei informarvi che vi sono ancora alcuni colleghi che intendono intervenire, l'intervento dell'Assessore Migliasso l'intervento per ovvi motivi dell'Assessore Caracciolo e la votazione degli ordini del giorno.
Si tratta di capire come regolare i lavori del Consiglio. Questa Presidenza ha sempre garantito la conduzione dei lavori nel rispetto del Regolamento.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Benissimo, sospendiamo la seduta alle 13 e la riprendiamo alle 14.30.
Visto che l'importanza del tema porta anche a superare i dieci minuti invito i colleghi a limitare gli interventi nei tempi stabiliti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Comincerei dai primi effetti dell'indulto in Italia, per cui partirei abbastanza da lontano.
Dal Tg.com: "Uomo di 54 anni, grazie all'indulto è uscito dal carcere di Udine. Appena è arrivato a casa, ha aggredito la moglie, sbattendole la testa sull'asfalto e cercando di strangolarla. Salvata da un rumeno di passaggio".
Ancora: "Record per due sardi. È durata solo qualche ora la libertà per due detenuti usciti, grazie all'indulto, dal carcere di Macomer. Appena usciti hanno aggredito Agenti di Polizia".
A Genova: "È durata cinque ore e mezza la libertà, riacquistata grazie all'indulto, di un uomo di Taranto, immediatamente riarrestato perché aveva sfondato la vetrata di una pizzeria ed era entrato per rubare".
A Trieste: "12 ore dopo essere uscito grazie all'indulto, è tornato in cella, sorpreso dai Carabinieri mentre tentava di rubare un'auto". "Uscito dal carcere cittadino serbo, immediatamente riarrestato perché si sono accorti che aveva sulla testa un mandato di cattura internazionale".
Proseguiamo, omettendo tutto quello che è successo in mezzo.
Da Il Giornale: "Lo uccide per rubargli l'auto. Era libero grazie all'indulto".
Saviano, (NA): "Criminale slavo, scarcerato da poco - in realtà da qualche mese - grazie al decreto legge del Ministro di Giustizia Clemente Mastella, ha ucciso un giovane commerciante al quale aveva tentato di rapinare l'auto".
Da Il Giornale, Treviso (siamo ai giorni nostri): "Il killer era libero per l'indulto. Ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di dire ai figli che uno degli assassini dei suoi genitori, già in carcere per reati come furto rapina, violenza sessuale di gruppo, era stato rimesso in libertà per gentile concessione dello Stato? Quest'uomo ha partecipato per uccidere due coniugi anziani".
Ancora da La Stampa, Cronache: "Dopo l'indulto, colpi in banca raddoppiati". "Grazie all'indulto hanno liberato oltre 26.000 ex carcerati".
Il Ministro Manconi, in data 13 settembre, dichiara: "Circa il 15% di coloro che erano stati indultati sono rientrati in carcere". Mentre nella seduta del 12 settembre il Ministro per l'attuazione del programma di Governo denuncia in aula che sono rientrati in carcere il 22% dei carcerati. Quindi addirittura un Ministro non sa quello che dice l'altro perché da una parte parliamo del 15%, dall'altra del 22%. Poco male, fatto sta che questi personaggi sono tornati liberi - è vero, collega Muliere, in questo caso ha ragione - non solo grazie al voto della sinistra e di Italia dei Valori, ma anche al voto di una buona parte del centrodestra. Noi però, come Lega Nord, non abbiamo avuto neppure un Deputato o un Senatore che abbiano votato l'indulto: hanno votato tutti contro. Quindi noi possiamo parlare avendo le mani pulite.
Abbiamo contrastato l'indulto da sempre, in tutte le sue fasi: sia quando si è iniziato a parlarle, sia durante che dopo le votazioni. Abbiamo continuato a condannare la vigliaccata che i politici italiani hanno fatto su volontà di un Governo comunque di centrosinistra, nei confronti dei cittadini onesti. Perché aver messo in libertà migliaia di delinquenti ha comportato per il nostro Paese un'ondata di violenze inaudite e qualcuno dovrebbe rispondere alle vittime di coloro che sono usciti grazie a dei politici che hanno sbagliato, cagionando danni. Dovrebbero pagare i danni alle vittime e alle famiglie delle vittime! Però questa sinistra non ha nessun diritto di criticare, perché almeno una parte consistente della destra si è pentita: basta leggere le dichiarazioni dei rappresentanti di forze politiche di centrodestra che hanno votato l'indulto (dichiarazioni apparse sui giornali). Almeno si sono pentiti: voi neanche quello.
Addirittura, voi siete riusciti a presentare in questo Consiglio regionale una proposta di legge che vuole istituire il "Garante per le persone che sono in carcere".
Il centrosinistra governa a Roma, come il centrosinistra governa in questa Regione. È stata presentata dai banchi della maggioranza una proposta di legge (che è ferma in Commissione, anzi, è stata assegnata all'Aula) che prevede l'istituzione del Garante per le persone che sono private della libertà personale, cioè dei carcerati. Abbiamo un centrosinistra che, anche in Regione, si comporta in linea con la politica del Governo del centrosinistra nazionale. A Roma avete avuto il coraggio di mettere un personaggio criminale ai primi posti fra le cariche istituzionali: mi riferisco a Sergio D'Elia, condannato a 25 anni di prigione per l'assalto al carcere di Firenze, durante il quale venne ucciso un agente di Polizia. Oggi è eletto Segretario della Camera dei Deputati.
Parliamo di un ex terrorista di Prima Linea.
Questo è un messaggio devastante, perché avete premiato con le più alte cariche dello Stato gli assassini, aggiungendo umiliazione al dolore dei parenti delle vittime.
Voi avete, all'interno della vostra maggioranza a livello nazionale delle forze politiche che si rifanno e difendono quelli che hanno inneggiato dieci, cento, mille Nassirya, hanno bruciato i fantocci dei nostri soldati. A livello regionale, avete il coraggio di presentare una proposta di legge che prevede l'istituzione del Garante dei detenuti, e non del garante delle vittime di coloro che sono usciti grazie all'indulto! Non l'istituzione del garante di coloro che sono vittima di un qualunque criminale. No, ma del Garante che difende coloro che sono rimasti in carcere.
una cosa assurda! Io veramente sfiderei chiunque di voi ad andare ad un faccia a faccia in televisione, con le linee aperte alle telefonate dei cittadini, a presentare la vostra proposta, perché così almeno sentireste qual è l'umore dei cittadini.
Il problema è che la gente non è informata di queste cose, perché se il cittadino piemontese sapesse che con tutti i problemi che ci sono di delinquenza e criminalità nella nostra Regione voi pensate a tutelare coloro che sono rimasti in carcere, credo veramente che potrebbero venirvi a prendere fuori dal Consiglio per tirarvi uova marce, perché è vergognoso! Vergognoso! Per quanto ci riguarda, noi abbiamo, come ripeto, la coscienza pulita.
Abbiamo operato contro lo scandalo dell'indulto e vogliamo continuare a lavorare in quel senso, perché riteniamo che i nostri cittadini meritino molto di più.
Tra l'alto - questa è sempre un'ipotesi, anzi un pensiero politico vedere alcuni vostri Sindaci che, per ottenere visibilità e spazio sui giornali, si vendono, tra virgolette, all'opinione pubblica come "salvatori della sicurezza in città", emanando delle norme per pulire le strade dai lavavetri, dovrebbe farvi vergognare.
Quando al Governo c'era Berlusconi, se un Sindaco di centrodestra avesse fatto una proposta come quella che hanno fatto Sindaci di sinistra come minimo sareste scesi in strada, ma non con i girotondini, ma tutti.
Avreste bloccato i lavori dei Consigli, avreste fatto uno sfacelo nel Paese! Ma siccome lo hanno fatto i Sindaci di sinistra, c'è stata qualche lamentela ma va bene madama la marchesa.
Questa è la realtà della doppia faccia che la sinistra ha, perché siete vergognosi. E sono vergognosi quei Sindaci! Perché se quei Sindaci sono di centrosinistra - e lo sono, anche profondamente! - dovrebbero portare avanti quelle che sono le vostre iniziative a favore della criminalità organizzata. Avete paura, in questo Consiglio regionale, a scrivere della nuova legge sulla sicurezza la parola "criminalità", perché altrimenti il Prefetto magari potrebbe brontolare! Colleghi, avete paura a scrivere nella legge sulla sicurezza regionale la parola "criminalità" e, dall'altra parte, avete Sindaci di sinistra che vogliono mettere in gattabuia i lavavetri! Vi rendete conto della doppia faccia che avete? Semplicemente per un motivo: perché mentre quello che succede sulla legge sulla sicurezza in Regione raggiunge, come informazione, forse il 2% della popolazione piemontese, se il signor Sindaco di sinistra, che magari ha le elezioni alle porte, va a dire "Dobbiamo tutelare i cittadini; in gattabuia i lavavetri; fuori i cattivi che fanno le questue negli angoli delle strade", lo viene a sapere il 98 della popolazione, che dice "ma che bravo questo Sindaco!", e si dimentica che i Consiglieri regionali di quel Sindaco e i governanti a livello nazionale di quel Sindaco, hanno messo in libertà 26 mila delinquenti.
Propongono una legge per tutelare quelli che sono rimasti in carcere: questo è il problema! Non esce l'informazione giusta e reale dagli organi istituzionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

L'atto dell'indulto di un anno fa ha rappresentato, dopo tanti anni, un atto di pietas di questo Parlamento: non si vedeva da anni.
Delle condizioni disumane del sovraffollamento carcerario si è detto molto. In passato molti sono corsi dietro alle parole del Santo Padre semplicemente per avere un imprimatur magari ad un pezzo delle loro politiche, però quando il Santo Padre ha detto alcune cose in merito, ci sono stati molti che si sono tirati indietro. Dicevo delle condizioni incredibili rispetto cui l'indulto ha provato a dare una risposta. Il problema è che dopo che è stata data questa risposta - giusta - è scattata anche la corsa a prendere le distanze e a scaricare sul provvedimento una serie di allarmi sociali che si sono moltiplicati sui giornali. Starei bene attento, Consigliere Rossi, ma anche collega Leo, nel dire, come hanno detto: "Basta guardare i giornali". Se bastasse guardare i giornali, credo che avremmo finito di fare politica, almeno il sottoscritto.
Una parte della politica italiana, oggi, vive di una grande ipocrisia che, anche secondo me, è una delle ragioni della sua crisi. Per uscire da quest'ipocrisia e da questa crisi, bisognerebbe avere il coraggio di fare una riforma fondamentale per arrivare a dire la verità, anche se questa costa fatica, anche se questa va contro l'opinione pubblica consolidata anche se va contro campagne che vengono fatte dai media.
Bisogna provare a dire la verità e provare a mettere in campo una progettualità politica. Il degrado urbano, il degrado sociale, come è dimostrato a livello internazionale, non si combatte con politiche di repressione e di galera, ma si combatte con una serie di progetti che mirano all'inclusione. Non sono solo parole semplici queste, ma sono progetti che devono andare avanti. Altrimenti badate, Consiglieri, si ritorna al Medioevo, cioè alla fustigazione, al patibolo, al carcere, ai viaggi transoceanici che tanto andavano di moda in quell'epoca.
Ricostruiamo un pezzo di verità basata sui fatti.
Lo dicevano alcuni Consiglieri: la maggioranza della popolazione carceraria italiana è formata da detenuti immigrati e da detenuti che hanno a che fare con la legge proibizionista Fini-Giovanardi. Questa popolazione carceraria ha bisogno di risposte concrete che non possono che venire da nuove leggi che noi chiediamo a gran voce a questo Governo (sono già pronte, bisogna solo approvarle). C'è un dato che non è stato ricordato in questa discussione: questi sono detenuti che, poiché stanno poco in carcere, possono avere meno possibilità di essere inseriti in programmi trattamentali che, in qualche modo, rispondono all'esigenza di un recupero.
Senza l'indulto, oggi avremmo una popolazione carceraria sicuramente superiore a 70 mila unità; sarebbe stato opportuno - e solo su questo sono d'accordo con il Consigliere Buquicchio - un provvedimento di amnistia.
A proposito di verità, credo che vada ribadito - anche perché sono dati certi e del Ministero competente - che non è vero che la recidiva è aumentata con l'indulto, anzi, siamo pienamente in media se non un po' sotto.
Il problema è, da un punto di vista della risposta - non solo a livello regionale, ma soprattutto a livello nazionale - costruire misure alternative, e quindi su queste investire anche risorse.
Se anche solo un flebile eco del dibattito che oggi affrontiamo in Aula dovesse arrivare a livello nazionale, proprio perché stiamo costruendo la legge finanziaria - oggi parliamo di indulto, ma potremmo parlare di molte altre questioni - ricordo che questo Paese ha un punto e mezzo di PIL della spesa sociale sotto la media europea. Questo Paese ha un operatore sociale ogni 20 mila abitanti. La flebile eco del nostro dibattito dovrebbe dire a questo Governo che sta preparando la Finanziaria: è venuto il momento del risarcimento sociale, quindi s'investa in questo settore.
Sono contrario a chi dice che bisogna fare carceri nuove. Carceri nuove, in questi anni, ha significato carceri d'oro. Pensiamo agli anni '90 che fanno acqua e non in senso metaforico. Oggi noi siamo di fronte ad un'offensiva culturale di fondo, a quello che si legge sui giornali e a quello che si fa passare nella maggior parte dell'opinione pubblica. È una vera e propria offensiva culturale.
Oggi si vuole mettere in discussione anche la legge Simeone, che considera il carcere una extrema ratio e invece considera centrale la necessità del recupero del detenuto come tale. Oggi siamo di fronte ad ordinanze - non ho, da questo punto di vista, nessuna remora a dirlo anche di Sindaci di centrosinistra che pensano a se stessi come sceriffi: ordinanze contro i lavavetri che hanno avuto anche un'opposizione assai forte e vibrata di settori intellettuali, politici e giornalisti.
Da come si evince, quest'ondata securitaria va fermata in Italia facendo fare a questo dibattito un salto di qualità sul terreno della civiltà. Siamo di fronte ad un parto che potrebbe diventare disastroso non solo per la sinistra, ma per il livello di civiltà in questo Paese. I danni culturali vanno molto oltre, e sono molto più gravi dei danni legislativi che possiamo avere di fronte a noi, che proviamo a fare noi. I danni culturali non si recuperano se non con un salto di qualità sul terreno culturale e di fondo.
Non dobbiamo avere paura di contrastare un'opinione pubblica che va in tutt'altra direzione, non dobbiamo avere paura di contrastare anche prese di posizione di Sindaci che scambiano problemi di marginalità sociale con problemi di sicurezza, e quindi danno risposte repressive.
Nel tempo che mi rimane a disposizione, vorrei soffermarmi sul tema dell'opinione pubblica e su quello che i giornali fanno passare perch credo sia importante, da un nostro punto di vista, quello che discutiamo oggi. Caro collega Rossi, tutti i dati, di tutte le indagini, rilevano che la percezione dell'insicurezza in Italia, da almeno 14 anni a questa parte è stabile se non addirittura in declino. Sono indagini di cui, posso anche dare i riferimenti, dell'ISTAT, della Fondazione Nord-Est di Ilvo Diamanti ecc.
Sono dati che dimostrano che c'è stata una diminuzione degli omicidi e dei reati violenti in genere, come degli omicidi, negli ultimi trent'anni.
C'è stato sì un aumento di furti e rapine, ma per una diminuzione degli scippi, dei borseggi e dei furti in appartamento. Come si vede, una situazione complessa che va presa esattamente per quella che è.
Perché nessuno riflette su un altro dato impressionante in questo Paese? Mi riferisco alla violenza perpetrata sulle donne, guarda caso spesso dai propri partner, in famiglia. In Italia questo dato è veramente impressionante: il 32% delle donne fra i 16 e i 70 anni dichiara di aver subito, almeno una volta, violenza fisica o sessuale quasi sempre da chi abita accanto a lei, quindi, dal partner.
Credo, colleghi e colleghe, che su questi dati occorrerebbe fare un'operazione di verità, di studio e di riflessione prima di lanciarsi in proclami e anatemi che, probabilmente, servono in questa condizione per raccattare qualche voto in più ma che rischiano di far cadere questa Regione e questo Paese in un baratro davvero impressionante.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Mi fa piacere parlare dopo il collega Deambrogio il quale ha citato sicuramente, dati veri e significativi ma sappiamo che molto spesso i dati sono anche influenzati da situazioni particolari. Basta leggere i quotidiani o i giornali locali per capire quanto invece sia percepito il tasso di insicurezza e quanti, ormai, siano gli episodi criminosi che non vengono neanche denunciati perché ormai la gente preferisce evitare le lungaggini della burocrazia e rimanere con il danno procurato. Tra l'altro un dato che il collega Deambrogio non citava è che in circa il 90% dei piccoli reati, non viene riscontrato il colpevole per cui, ormai, c'è una sorta di impunità.
Volevo dire due parole sulla questione carceraria e sulla questione dell'indulto. È chiaro colleghi, che dobbiamo rimanere un po' ai fatti e ai fatti della nostra Regione e dobbiamo innanzitutto parlare del sovraffollamento delle nostre carceri. Dobbiamo essere tutti consci che è un problema reale e vero. Se solo pensiamo che negli istituti di Cuneo Fossano e Verbania si ha una percentuale di sovraffollamento di circa il 27%, mentre in tutti gli altri carceri del Piemonte, questa percentuale schizza al 30, arrivando, in alcuni casi, anche al 60%, comprendiamo che il problema del sovraffollamento è un problema reale. Lo era prima e lo è oggi ad un anno circa dall'indulto.
Inoltre, a questo, a mio avviso (se vogliamo fare un discorso serio sulla questione carceraria nel suo complesso), si collega il problema della carenza di organico. Carenza di organico nei tre settori fondamentali: quello della polizia penitenziaria e quello degli impiegati amministrativi e quello degli educatori. In Piemonte, tutti settori sottodimensionati.
Naturalmente la mancanza e la carenza di personale, crea poi gravi difficoltà agli stessi detenuti nella loro vita quotidiana.
La polizia penitenziaria, nella nostra Regione, ha punte di carenze di organico che arrivano quasi al 30%. Questo fatto, tra l'altro, è un fatto particolare perché pur essendo, il corpo della polizia penitenziaria, un corpo nazionale e non regionalizzato, il dato delle carenze di organico riscontrato a nord (più o meno stanno tutte nella percentuale tra il 27 e il 30%) stride con il sovradimensionamento di polizia penitenziaria a sud.
Se pensiamo che in Abruzzo c'è il 130% in più della polizia penitenziaria rispetto all'organico previsto e che, in alcune case circondariali del sud Italia (anche importanti e famose) da Palermo a Napoli, arriviamo all'80 in più di rappresentanti della polizia penitenziaria, rispetto all'organico previsto, comprendiamo come sia necessaria un'iniziativa di bilanciamento in modo tale che verso il nord vengano dirottate delle professionalità che forse al sud sono troppo presenti.
Inoltre, un'altra carenza di organico lo riscontriamo anche relativamente al settore amministrativo con circa il 50% in meno di lavoratori. Quindi, gran parte di questa carenza viene poi sopperita dalle forze di polizia penitenziaria, creando altre disfunzioni nel loro lavoro quotidiano.
Gravissima poi la carenza nell'area pedagogica - i cosiddetti educatori sostanzialmente del 50%, che rende velleitario tutto il procedimento di reinserimento sociale del detenuto.
Altro capitolo dolente (anche qui non comprendo bene le posizioni di chi dice che non bisogna fare più carceri), è proprio quello legato alle strutture carcerarie. Abbiamo nella nostra Regione (non dobbiamo mai dimenticarcelo) almeno tre o quattro strutture carcerarie che sono settecentesche e ospitate in conventi, che sarebbero bellissime per altri scopi, ma capite che strutture settecentesche che ospitano delle carceri creano sicuramente grossi problemi. Un dato per alcuni positivo, è quello di non essere staccate completamente dalla città e, laddove, ci sono delle esperienze e delle collaborazioni con gli enti locali, è un dato significativo.
Altri dieci istituti - quelli costruiti negli anni '70-'80, nel periodo delle carceri d'oro - sono quelli ancora in situazione peggiore rispetto ai carceri settecenteschi, perché la speculazione sui materiali negli anni di costruzione, fu così forte che oggi la manutenzione che paghiamo per questi carceri è superiore ad una loro ricostruzione, con tutti i problemi strutturali che ben conosciamo. Uno degli esempi più nitidi degli errori compiuti è proprio il carcere di Asti, con tutte le vicende legate ai collegamenti e agli acquedotti e agli scarichi che hanno avuto.
Tornando all'indulto, dobbiamo dire che, nonostante ciò che si dice, i dati segnalano un forte rientro di detenuti dopo alcuni mesi dalla loro uscita. A gennaio 2007, sono rientrate circa tremila detenuti. Questo è un dato che deve farci riflettere come deve farci riflettere anche il dato relativo alla composizione di questi tremila detenuti. Infatti, a differenza di quello che uno può pensare, la maggioranza di essi sono italiani, mentre circa un migliaio sono detenuti stranieri. Così pure la differenza tra i sessi è molto forte, perché per un'altissima percentuale (più del 90%) si tratta di uomini, mentre le donne sono relativamente poche.
Inoltre, è già stata ricordata la tipologia dei reati per i quali i detenuti sono rientrati. Quasi il 50% rappresentano reati contro il patrimonio; al secondo posto i reati legati alla legge sulle droghe (15%) intorno al 10% i reati contro la persona. È chiaro che, dal punto di vista politico, l'aver voluto e portato avanti questo indulto ha rigettato sul Paese motivi di sicurezza ben superiori a quelli che ci si poteva attendere.
Ritengo che politicamente Alleanza Nazionale abbia fatto bene ad opporsi quando fu posto questo problema, ma la questione non si risolve con nuovi indulti: si risolve dando quella certezza della pena che è la richiesta fondamentale dei nostri cittadini e dando la possibilità a chi è stato condannato di scontare la sua pena in un istituto carcerario idoneo.
Quindi la necessità di investire su una politica carceraria, la necessità di investire su un organico di Polizia penitenziaria, di educatori, di amministrativi che dia la possibilità di svolgere al meglio tutte le funzioni, sia quella di controllo sia quella di reinserimento, è l'obiettivo che anche la nostra Regione deve porsi, segnalando alle autorità le distorsioni di questo sistema, le distorsioni della presenza di alti numeri di poliziotti penitenziari al sud, sovradimensionati rispetto agli organici, mentre le carenze che scontiamo in Piemonte non ci permettono di creare un sistema carcerario idoneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bossuto.



BOSSUTO Iuri

Arrivati a questo punto del dibattito, molte cose sono già state dette ma ritengo sia utile riprendere alcune di queste ed evidenziarle ulteriormente per dar loro un ulteriore smalto.
Considerati gli interventi che mi hanno preceduto su questo tema specialmente da parte della minoranza, credo che sia importante sottolineare la vicenda dell'indulto, le sue caratteristiche, i motivi per cui è nata.
passato ormai del tempo, si tratta infatti di un provvedimento che è datato ormai un anno; un provvedimento che, se ricordo bene, nasce dalla volontà del Santo Padre - volontà che noi spesso ascoltiamo, ma che in questo caso mi pare sia passata un pochino in secondo piano, chissà come mai - ma anche da alcune esigenze di ordine pratico relativamente a un sistema carcerario veramente sull'orlo del collasso.
In molti momenti, il sistema carcerario pare non aver retto un'emanazione di leggi punitive pesanti anche per piccoli reati, leggi che hanno inciso poco sul sistema sicurezza così come inteso dalla stragrande maggioranza dei cittadini, ma che in compenso hanno inciso molto sul sistema carcerario. Si è voluto punire alcune abitudini, si è voluto punire alcuni comportamenti col carcere e il risultato è stato che quei comportamenti sono rimasti, anzi sono diventati ancora più pesanti e, al contempo, le carceri sono state riempite inverosimilmente di detenuti che in realtà, erano lì a scontare pene di qualche mese per eventi davvero irrisori.
Questo meccanismo ha fatto sì che nell'estate scorsa il complesso delle carceri fosse quasi al limite del collasso e quindi, dopo un anno e più di dibattiti (ricordo che il dibattito sull'indulto era già partito col Governo precedente di centrodestra), si è poi deciso di giungere a quel provvedimento. Provvedimento forse impopolare, perché letto dalla stampa in maniera piuttosto facilona in alcuni momenti; magari il provvedimento potrà anche essere reso più simpatico escludendo alcuni reati da quelli che furono soggetti a indulto.
Ricordo però che i reati furono voluti da altre componenti politiche non quelle di maggioranza al Governo, che pensavano di far rientrare nell'indulto anche alcune fattispecie legate ai reati sul lavoro e ai reati dell'impresa, in un primo tempo esclusi dal provvedimento e che poi vi rientrarono con trattative notturne che videro il Parlamento inchiodato alcuni giorni su questo tema, creando un provvedimento molto ampio che comprese parecchie fattispecie, alcune comprensibili altre forse un po' meno, peccato che nella pastoia del dibattito pubblico c'è poi entrato tutto e non si è più stati in grado di distinguere il bene dal male.
Diciamo che il sistema carcerario forse necessitava anche di un provvedimento di quel tipo, perché le carceri italiane sono in parte vecchie - lo diceva il collega Botta e ricordiamo la canzone della Vanoni le Mantellate, i vecchi conventi trasformati in carceri - e quelle nuove presentano uno stato di degrado che addirittura batte quelle vecchie.
Ricordo ancora ai Consiglieri un po' disattenti che gran parte delle carceri presenti in Italia sono state costruite durante l'epoca delle "carceri d'oro". Ricordo, a chi a volte vuole negare la verità storica, che nel passato molte carceri sono state costruite in piena Tangentopoli e gran parte di queste, qualche anno dopo la costruzione, presentavano già infiltrazioni d'acqua, crolli, parti in calcestruzzo ormai ammalorate. Un tale sistema di mala costruzione - diciamo così - rendeva brutta e difficile la vita sia ai detenuti che anche a un'altra categoria che vorremmo rammentare, quella delle guardie penitenziarie.
Le guardie penitenziarie vivono con i detenuti in quegli ambienti degradati e spesso non funzionali all'ottica che le carceri avrebbero, che è quella di recupero, non quella punitiva e repressiva che a qualcuno piacerebbe (ma anche in questo caso la storia ricorda che non è mai servita a un granché, anzi spesso ha peggiorato e non ha migliorato la condizione della cosiddetta sicurezza del Paese).
Quando una volta, ai bei tempi, si ragionava e anche la sinistra intera sapeva fare teoria su alcune cose (oggi, purtroppo, anche questa dote è caduta in mano al dibattito giornalistico e qualunquistico, un po' meno in mano alla teoria funzionale del miglioramento della qualità della vita di tutti), si pensava e si lavorava a un modello sociale che prevedeva il carcere quale ultimo strumento. Si diceva: "Attenzione che il diritto nasce su alcune esigenze, specialmente quello penale, attenzione che questo diritto a volte non tiene conto delle reali necessità dei cittadini e attenzione che spesso a delinquere sono degli strati di popolazione che non hanno molte alternative. Interveniamo su quello, cioè tentiamo di non dare una risposta carceraria, tentiamo di non buttare tutti in galera, ma cerchiamo di vedere alla radice cosa c'è che non va, cosa non funziona di questo modello e proviamo a migliorarlo. Poi pensiamo a come ristrutturare le carceri e riempire le medesime".
Parlo di tempi antichi di cui ho un po' di nostalgia, ormai davvero molto alle nostre spalle, che però andrebbero forse in qualche modo ripresi e riscoperti di fronte ad un modello che vediamo non funzionare.
Nel momento in cui decidiamo di buttare in galera piccoli spacciatori piccoli consumatori e magari adesso anche i lavavetri, vediamo che otteniamo una situazione paradossale per cui il delinquere non diminuisce ma aumenta. Al contempo, aumenta il problema carcerario, che non riesce più a dare risposte di nessun tipo al sovraffollamento, unico elemento caratterizzante.
In questo pensiero credo che vada ripescato e anche valorizzato il modello che alcuni Direttori pongono e portano avanti. Mi spiace che dibattiti come quello di oggi, che mi sembrano più strumentali a una battaglia politica dovuta che ha ben altri obiettivi, vedano alla fine sprecare un'occasione, perché adesso abbiamo già parlato in cinquanta (cui si aggiunge anche il mio intervento), sono le 12.35 e, nel brusio generale perdiamo un po' d'occhio quali potrebbero essere davvero le risposte fattive e reali, perdiamo di vista quale potrebbe essere il contributo concreto di un dibattito che diventerà - ripeto - ancora strumentale e fine a se stesso.
In un dibattito fattivo, potremmo andare a individuare un nuovo modello di diritto penale che tenga conto dei problemi sociali e in quest'Aula sarebbe bello che nascesse un appello per velocizzare la riforma del diritto penale che ricorda ancora il Codice Rocco (fascista) degli anni '30 Ghiglia si è girato, chissà come mai! - e magari anche tentare di dare un'occhiata a quei Direttori che attualmente stanno realmente facendo sì che le carceri rappresentino un'opportunità e non significhino soltanto una pena, un atto repressivo.
Per quanto riguarda le carceri piemontesi, se avessimo un po' di volontà - la Cotto sicuramente lo sa, perché gira negli istituti penitenziari - sapremmo che abbiamo alcuni istituti che vale la pena seguire e aiutare, nutrire di educatori, nutrire di idee e di progetti perché in quelle strutture i Direttori attuano la normativa e portano avanti a fatica le possibilità di recupero (corsi, opportunità, agganci con l'esterno), per far sì che nel momento in cui arriva l'indulto o la fine della pena, il detenuto sappia e possa reintegrarsi in un tessuto sociale che spesso lo ha rifiutato, così come altri Istituti che questo lavoro non sanno e non vogliono fare.
Non mi va di fare nomi, però, mi vengono in mente Istituti di massima sicurezza come quello di Novara o Biella. Per quanto riguarda gli esempi positivi, mi viene in mente Alessandria, ma, soprattutto, Torino, che all'interno di queste strutture, tra mille difficoltà, riesce a realizzare dei progetti, ad esempio, c'è la cooperativa che lavora il caffè o svolge attività di artigianato. Occorrerebbe muoversi anche nei confronti di questi educatori - il collega Dalmasso avendo fatto una ricerca in merito lo sa bene - garantendo loro un futuro, perché ogni anno vivono una sorta di precariato, anche lì feroce. Davvero, potremmo assumere questi modelli positivi, in modo che, a seguito degli indulti, sia possibile, anzich l'abbandono, una risposta da parte del territorio nei confronti di queste persone che, a seguito della scarcerazione, non sanno più dove dirigersi.
Purtroppo, questo è vero, non penso che ad ammetterlo si commetta un grave reato. Non sempre l'indulto è sorretto da una politica attenta e di recupero da parte delle Amministrazioni locali, che, dove riescono intervengono con grande fatica, per tentare di restituire un'opportunità a questi detenuti. In molti casi, purtroppo, questo non è avvenuto, con tutte le conseguenze che possono derivarne. Malgrado tutto, i rientri sono pochi.
I dati dicono chiaramente che, nonostante la disattenzione, le opportunità fallite e la mancata attuazione della riforma di alcune carceri approfittando del fatto che fossero maggiormente vuote, il rientro non c'è stato, c'è stato in minima parte e, al di là delle demagogie, è confermato dai dati.
Avendo quasi ultimato il tempo a mia disposizione, termino il mio intervento dicendo che, al di là dei dibattiti strumentali, occorrerebbe osservare la realtà e proporre dei modelli.
Non vi sono alternative al modello di riforma del diritto penale, che prevede la presa in carico di alcuni esempi positivi, messi in atto da alcuni illuminati direttori di carcere, conformemente alla legge Gozzini e ad altre leggi che lo hanno permesso. L'unico modello da seguire è una riforma realistica e pensata, non sull'onda di un qualunquismo che, prima o poi, rischia di sommergerci e di creare problemi ulteriori rispetto a quelli che già abbiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, è un argomento molto importante e ho sottoscritto con convinzione la proposta presentata dalla collega Cotto.
Il dibattito che si sta sviluppando credo dimostri l'attenzione del Consiglio verso questa problematica, anche se è giusto e logico che ciascuno abbia il proprio punto di vista. Comunque, emergono elementi largamente condivisi anche all'interno della Casa delle libertà, ma non solo, in ordine alla certezza della pena. Se vogliamo restituire credibilità al nostro sistema giudiziario questo, indubbiamente, deve essere il primo obiettivo, anche se, naturalmente, implica una revisione delle procedure dei vari gradi di giudizio; altresì, occorrono tempi certi soprattutto per consentire, visto il principio costituzionale della presunzione di innocenza, anche a coloro che sono accusati la possibilità di potersi difendere, così come occorre consentire alla società un certo livello di sicurezza mediante la custodia in attesa del giudizio finale di coloro che rappresentano un pericolo per la stessa società oppure lo sconto della pena in rapporto alla gravità dei delitti commessi.
La mia indole personale e la formazione politica non mi permettono certo di appartenere ad una parte politica forcaiola, ma occorre anche essere orientati in modo pragmatico e concreto, non cedendo ad atteggiamenti pietistici; mi sembra che l'intervento di apertura della collega Cotto fosse orientato in questo senso.
Attraverso i reportage che periodicamente vengono realizzati o anche mediante le nostre constatazioni, quando saltuariamente visitiamo le carceri - è avvenuto soprattutto negli scorsi anni quando era sorta la questione dell'amnistia o dell'indulto - abbiamo avuto modo di rilevare che le condizioni di detenzione non sono certamente accettabili, contrastano lo sforzo messo in atto dallo Stato negli ultimi quindici-vent'anni per la costruzione di nuove carceri che, da un lato, assicurino condizioni di maggiore sicurezza e di migliore vigilanza e, dall'altro, anche condizioni di vita all'interno delle celle che siano degne di un paese civile.
Quindi, occorre assicurare la certezza della pena, condizioni di detenzione rapportate alla gravità del reato commesso, ma anche condizioni di detenzione consone per finalità di recupero del detenuto, che, comunque devono essere perseguite, così come indicato dalla nostra Costituzione e dalla nostra convinzione politica culturale.
Non dimentichiamo quanti innocenti sono stati detenuti ingiustamente.
Nel passato abbiamo constatato casi clamorosi e spesso vengono all'onore della cronaca situazioni che riguardano uomini di spettacolo, però, in alcuni periodi - non so giudicare il periodo attuale - è stata messa in atto troppa carcerazione preventiva, magari, con procedimenti che si estinguevano in istruttoria o al primo grado di giudizio.
L'indulto su cui oggi discutiamo è stato adottato come misura contingente e, indubbiamente, con l'entrata in carica di questo Governo pu essere stato giudicato inadeguato e può, in qualche caso, aver creato condizioni di ulteriore rischio, però, a mio avviso è stata la risposta ad una situazione di emergenza.
Allora, cerchiamo di costruire le condizioni che evitino il ripetersi di quanto abbiamo già visto e vissuto. Indubbiamente, è possibile attraverso la realizzazione di qualche nuova casa di reclusione, nelle zone a maggiore densità di detenuti. Ovviamente, la pianificazione del Ministero della Giustizia indica le priorità che si devono seguire nella realizzazione, attraverso adeguati stanziamenti nel bilancio dello Stato però, in ordine a due emergenze, la detenzione degli extracomunitari e quella dei tossicodipendenti, è necessario domandarsi se la risposta detentiva, tutto sommato, possa ritenersi giusta.
Anche qui si deve essere pragmatici e pensare che, a volte l'espulsione più tempestiva dell'extracomunitario che incorre in violazioni del codice penale senza custodie cautelari, magari, prolungate nel tempo tutto sommato, potrebbe essere un modo per risolvere il problema e naturalmente, liberando dei posti per detenuti nelle carceri.
Per quanto riguarda i tossicodipendenti, ci sono ovviamente tanti altri percorsi alternativi, così come le comunità di recupero, avuto riguardo alla permanenza del soggetto nel luogo e nella comunità che se ne assume la responsabilità, così come anche altre misure alternative alla detenzione che possono, nei casi di reati con minore allarme sociale e senza pericolosità del detenuto, in qualche modo contribuire sempre allo stesso obiettivo.
Indubbiamente, i percorsi del lavoro in carcere, della formazione ad un mestiere verosimilmente calibrata sul soggetto ex detenuto, che un domani lascerà il carcere, possono essere indubbiamente opportunità da valorizzare.
Quindi, ho cercato di sottolineare una serie di questioni e di interventi che vedono la Regione e gli Enti locali come soggetti centrali ma soprattutto la Regione come soggetto centrale per intervenire in questo senso.
chiaro che non fare tutto quello che si può fare, tempestivamente e in modo efficace, crea poi le condizioni per gridare all'allarme un domani perché le carceri sono di nuovo traboccanti, oppure per cedere ad atteggiamenti smaccatamente qualunquistici che non portano certamente a risolvere il problema.
Ci troviamo di fronte a questioni della massima importanza, che riguardano la sicurezza dei cittadini, nei cui confronti ovviamente dobbiamo prendere delle posizioni; adottare delle iniziative da parte della Giunta, adottare delle risoluzioni da parte del Consiglio.
Valuteremo con attenzione gli ordini del giorno; ovviamente voteremo i nostri e valuteremo con attenzione gli ordini del giorno che complessivamente sono stati presentati. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Come rilevavano già alcuni interventi che mi hanno preceduto, il tema della discussione richiederebbe forse una maggiore attenzione da parte di quest'Assemblea.
Non si tratta di una questione di poco conto. È chiaro che il motivo da cui è partita questa discussione era relativo ad una legge nazionale sull'indulto e agli effetti che possono essersi verificati nella nostra Regione.
Credo che, oggettivamente, per chi ha memoria, sia quasi inutile ricordare che quando si è iniziata a livello nazionale la discussione sulla legge dell'indulto, vi sono state delle prese di posizione non solo da parte della cosiddetta sinistra, ma anche da parte di quello che viene definito "mondo cattolico" sulla necessità di intervenire con uno strumento legislativo che andasse a correggere un problema che ben conosce chi aveva frequentato il carcere, anche semplicemente chi aveva letto i rendiconti relativi a quella che era la situazione all'interno delle carceri. Era inevitabile affrontare la situazione con una legge, come poi è stata fatto che potesse portare ad una diminuzione dell'affollamento delle carceri.
Affollamento che era arrivato a dei livelli davvero insostenibili.
A questo proposito è chiaro che, a distanza di un anno, si poteva quasi dare per scontato che forze che fanno di una battaglia sulla "sicurezza" uno dei loro punti di forza della lotta politica ci chiamassero ad un confronto su questo argomento.
Intanto mi piace ricordare in queste occasioni come noi occidentali ricchi, diamo sempre un'interpretazione di questa parola "sicurezza" sempre ad un livello personale, sempre riferita ai nostri beni individuali che possediamo.
vero che la sicurezza individuale è importante, però certe volte se fossimo un po' meno egoisti e in questo caso guardassimo oltre lo stretto orizzonte dei quattro milioni e mezzo di piemontesi e guardassimo ai miliardi di persone che sul nostro pianeta soffrono e muoiono di fame credo che, nell'insopprimibile esigenza di avere una sicurezza individuale forse saremmo anche meno polemici nell'usare il termine "sicurezza".
Poiché condivido molto di quanto è stato detto in precedenza, non voglio dilungarmi su quanto è stato già affrontato.
Voglio però ricordare due passaggi: il primo è che, come è stato detto noi abbiamo visto, in gran parte dello schieramento politico a destra, una forte accentuazione sul problema della sicurezza.
Visto che sono stati citati ripetutamente i giornali, chissà perché non è stato citato il fatto che in Italia abbiamo la percezione di una mancanza di sicurezza superiore a quella degli altri paesi europei, ma il fatto strano è che in Italia realmente il livello della cosiddetta sicurezza è superiore agli altri paesi europei.
Quindi, come ricordava il collega Deambrogio, il problema è anche culturale, è anche di informazione, è anche di quegli strumenti che diffondono la conoscenza spicciola.
Ripeto: noi sentiamo tante volte parlare di mancanza di sicurezza, ma questa mancanza di sicurezza è più un'interpretazione che alcuni di noi danno che non l'esatto specchio di una realtà che avviene.
L'altro punto sul quale vorrei ritornare brevemente è il problema strettamente collegato all'indulto e a questo versante del tema della sicurezza, che è il problema della gestione delle carceri.
Credo che noi dobbiamo affrontarci chiaramente a viso aperto discutendo tra noi qual è il significato che diamo alla carcerazione.
Non abbiamo mai nascosto che noi a sinistra abbiamo sempre pensato e difeso l'idea che il carcere deve essere una fase di passaggio, una fase di recupero delle persone, affinché chi ha sbagliato possa ritornare nella società superando lo sbaglio ed evitando di ricadere nell'errore che ha fatto.
Noi non possiamo concepire il carcere come una punizione continua da cui l'individuo che ha sbagliato non debba uscirne se non pesantemente colpito.
Crediamo che il carcere debba servire a migliorare e a correggere le persone.
per questo che, come è stato detto, occorrono progetti e risorse, ed occorre anche discutere sulle altre figure che contribuiscono alla gestione del carcere, cioè le forze di pubblica sicurezza e le guardie penitenziarie, come anche sul lavoro dirigenziale del carcere.
stato detto che chi s'interessa di cosa avviene all'interno delle carceri sa che vi sono gestioni in un modo e gestioni in un altro. Solo due giorni fa, ad esempio, sono stato informato insieme con altri colleghi di un fatto molto grave che è accaduto nel carcere di Biella - e lo voglio ricordare qui - dove una persona che stava scontando una pena di detenzione molto lunga è stata accusata di avere dei documenti che non poteva avere.
Sui giornali è stata riportata addirittura l'ipotesi di un attacco allo Stato.
Quella persona non poteva detenere questi documenti. Si trattava semplicemente, della convenzione tra i carceri e le ASL riguardo alla gestione del carcere. Questi documenti dimostravano solo l'impegno di quella persona, che conosco da anni, per cercare di costruire una rete di collegamento e di comunicazione legale, di scambio di notizie e informazioni tra l'interno e l'esterno del carcere. Ma, il fatto ha dato molto fastidio alla Direzione del carcere infatti, questa persona è stata improvvisamente allontanata.
Credo che, anche a partire da questi esempi, noi dobbiamo non solo ragionare sull'indulto in maniera limitativa, ma affrontare seriamente e approfonditamente quello che noi pensiamo e vogliamo costruire all'interno della gestione degli istituti carcerari. Solo così, credo che potremmo come diceva il Consigliere Bossuto - provare a trovare una strada per risolvere il problema del rapporto fra il carcere e il territorio e tra i carcerati e le persone che non sono tali.



PRESIDENTE

Considerando che mancano pochi minuti alle ore 13, potremmo chiudere i lavori con l'intervento del collega Moriconi e proseguire, nella pomeriggio, con gli interventi dei Consiglieri, le repliche dell'Assessore Migliasso e dell'Assessore Caracciolo ed infine la votazione degli ordini del giorno.



(La seduta, sospesa alle ore 12.57 riprende alle ore 15.03)



PICHETTO FRATIN GILBERTO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Dovevamo iniziare con un intervento dell'opposizione. Tra gli iscritti ad intervenire, nell'ordine, ho il Consigliere Scanderebech.
La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Poter parlare con l'Aula deserta è una grossa soddisfazione.
Presidente, lei che è una persona squisita...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, vi prego di accomodarvi in Aula.
Consigliere Scanderebech, cerchi di appassionare l'uditorio.



SCANDEREBECH Deodato

Presidente, provveda lei al richiamo della Giunta. È vero che è presente il preziosissimo Vicepresidente, del quale nutro grande stima e simpatia. Non so, se posso permettermi. Vicepresidente, lei sa che ho un debole nei suoi confronti per la sua professionalità.
A parte questo, gradirei anche la presenza degli Assessori. Presidente abbiamo iniziato il Consiglio e va bene; stiamo parlando dell'indulto e va bene; però, siamo sempre il Consiglio regionale quindi gradirei che lei chiamasse gli Assessori presenti, almeno quelli che sono all'interno dell'Aula.



PRESIDENTE

Ha il massimo dell'attenzione.



SCANDEREBECH Deodato

Solo per cercare di rendere questa Assemblea più dignitosa possibile.
Si tratta di un tema che, in questi ultimi mesi, ha visto in ginocchio la città di Torino e la provincia, in modo particolare, dove il problema sociale delle fasce deboli, dell'occupazione e dello sviluppo è un problema molto sentito. Di conseguenza, dopo l'indulto, questo problema è andato ad aggravarsi sempre di più.
L'indulto ha liberato tutti, ma doveva essere gestito un po' meglio.
Soprattutto, andava fatta una politica di riferimento sociale non solo per questi che, all'inizio, mi sembra fossero circa 500, nella sola città di Torino. Un numero elevatissimo, se consideriamo che a questi numeri dobbiamo aggiungere la famosa immigrazione selvaggia e tutte le prostitute che sono sulle strade.
L'Assessore Migliasso, non fa niente per cercare di evitare questa prostituzione. Mentre ascoltiamo e leggiamo che il Sindaco Chiamparino d'accordo con una parte della sua maggioranza, è disponibilissimo ad una forma di regolamentazione della prostituzione. Allora, indulto immigrazione selvaggia, prostituzione selvaggia su cui l'Assessore Migliasso, che ho davanti, non interviene, malgrado io la solleciti in tutti i modi per prendere dei provvedimenti.
Lei mi dirà che non è competenza della Regione, ma non è vero perch voi siete forti per poter decidere anche quello che non fa parte delle competenze della Regione. Quindi, quando volete, lo decidete. Quando ce n'è bisogno, non lo fate. Questa è una grossa debolezza di questa Giunta. A parte le quattro persone che sono state elencate tra coloro che sono preziose o meno preziose, l'Assessore Migliasso è stata già bocciata, anche su questo tema, dalla Presidente Bresso.
Quindi, è stata bocciata dal sottoscritto sin dall'inizio, ma solo perché non prende provvedimenti. Personalmente, nei confronti dell'Assessore Migliasso, ho grande stima e rispetto. Ma nei confronti del suo lavoro non ho rispetto per nulla. Anzi, sono veramente imbestialito perché continuo a vedere per le strade della città di Torino l'aumento continuo e selvaggio della prostituzione, anche minorile.
Lo dico, Assessore Migliasso, perché queste sere sono andato in giro per Torino ad affiggere manifesti. Per qualcuno è uno scandalo, per qualcun altro,o come me, è un modo per divertirmi. Ma, attenzione, andando a mettere manifesti per la città di Torino - e lo consiglio a tanti miei colleghi perché, secondo me, è un hobby nobile - si entra veramente nell'atmosfera del confronto politico, della dialettica politica, anche sul territorio perché si incontrano persone che vivono di giorno nelle fabbriche e di sera affiggono manifesti, questo è un aspetto; l'altro aspetto più importante che consiglio a tutti i miei colleghi, anche a quelle che hanno la gonna e la veste lunga - quindi, Mariangela, mi riferisco anche a te - ai giovani, agli anziani, a tutti. Andate in giro.
Non volete affiggere manifesti? Fate qualcos'altro, ma andate in giro per la città di sera e di notte; portate la moglie, la figlia, l'amante...
Fate quello che volete, ma andate in giro, così vi accorgerete che è cambiato il mondo, mentre noi siamo qui a discutere dell'indulto e di leggi che non vengono applicate o che non si adattano ai tempi. Una volta c'era la lotta di potere, la lotta sindacale: oggi non c'è nemmeno quella! proprio cambiato il mondo.
E poiché è cambiato il mondo, andate a vedere qual è il nuovo mondo.
Questa notte ho letto un articolo di Sorgi - l'ultimo Direttore di La Stampa - che termina con un periodo molto bello: "L'impotenza della politica". Lo troverete sulla prima pagina de La Stampa, dove fa un'analisi sul perché c'è questa rincorsa al voto; alla fine, sapete cosa dice? Che noi non ci siamo adeguati ai tempi e che la politica non ha capito niente perché non è stata all'altezza di adeguarsi ai tempi. È vero, ha ragione questo famoso ex Direttore.
Anche noi, quindi, dobbiamo cercare di adeguarci ai tempi. Che cosa c'è per strada durante la notte? È pieno di extracomunitari, di gente disperata che fruga nei bidoni dell'immondizia, insomma c'è uno stato sociale disastroso: con questo ci dobbiamo confrontare. Questo è il mondo per cui noi dobbiamo cercare di fare qualcosa, indipendentemente dall'appartenenza politica.
Assessore Migliasso, facciamo un giro assieme, io e lei, facendo delle foto che porteremo in Consiglio, affinché chi non ha la possibilità di girare per la città almeno si renda conto di come è cambiato il mondo e di come noi politici non siamo stati all'altezza di innovarci? Lo dice bene Sorgi su La Stampa, nella redazione centrale.
Ragazzi, vogliamo smetterla di prenderci in giro? Questa situazione deve cambiare con delle proposte di legge.
Assessore Migliasso, è giacente in Commissione una proposta di legge sulla prostituzione selvaggia, un'altra che cerca di ridurre le stragi del sabato sera...
Presidente della IV Commissione, deve fare il Presidente di tutti, non il Presidente di una sola parte del Consiglio regionale. Perché il Presidente di Commissione è Presidente di tutti. Poi, fuori da quella Presidenza, lei rappresenta la sua coalizione e la sua forza politica.
Che cosa ha fatto il collega Rostagno, Presidente della IV Commissione? Ha inviato una lettera al Presidente Gariglio dicendo che sono scaduti i termini di 60 giorni, per cui il Piano Socio Sanitario - i due disegni di legge - devono ritornare in Consiglio.
Assessore Migliasso, la proposta di legge che cerca di ridurre la prostituzione selvaggia è lì da 360 giorni! Lei la deve richiamare subito in Aula, è chiaro Presidente? Questo è compito suo! stato violato un articolo costituzionale, ma soprattutto è stato violato il Regolamento: tutte le proposte di legge che sono in discussione in Commissione devono tornare in Aula, è chiaro colleghi? No, "colleghi" no, perché sarebbe troppo per me, intendevo dire "Assessori di questa Giunta".
Dovete convocare una semplice riunione con la vostra Presidente e con la vostra maggioranza, e cercare di prendere tutte le proposte di leggere che ci sono in Commissione e portarle in discussione in Aula, così come avete fatto per le due deliberazioni oggi in discussione. Ma lasciamo stare questo aspetto, ritorniamo al nostro problema.
Assessore Migliasso, stavamo parlando di indulto, di immigrazione selvaggia, di prostituzione devastante (per le strade, anche senza andare a chiedere i documenti, si vedono ragazzine di 14, 15 o 16 anni!). Vogliamo prendere in mano queste proposte di legge? Vogliamo fare qualcosa, non solo tramite slogan o annunci sui giornali? Uno dei suoi colleghi - attualmente Sindaco di questa città - nei giorni scorsi si è dichiarato disponibile ad una regolamentazione della prostituzione. Lasciamo stare i quartieri a luci rosse; lasciamo stare qualsiasi intervento sulla sicurezza o sull'ordine pubblico, che sono determinanti ed indispensabili in questo momento.
Vogliamo prendere dei provvedimenti seri anche sull'indulto? Vogliamo applicare delle politiche adatte ed idonee a ridurre il disagio sociale che oggi si vive in questa città? Vogliamo fare qualcosa per la microcriminalità e l'immigrazione selvaggia, che può altresì innescare problemi sanitari, di sicurezza, di vivibilità delle grandi città e, in modo particolare, di Torino? Vogliamo fare qualcosa? Assessore Migliasso, me lo dica senza star lì a leggere tanto: vogliamo fare qualcosa? Non basta parlare di indulto fine è a se stesso, dobbiamo anche prendere dei provvedimenti.
Vogliamo fare un giro? Presidente, lancio questo appello: vogliamo istituire una Commissione di dieci persone che vada in giro di notte per le strade di Torino a verificare la situazione attuale? Dopo vedremo se è competenza del Sindaco, del Presidente della Regione o di chi altro.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, la invito a concludere, perché il tempo a sua disposizione è terminato.



SCANDEREBECH Deodato

Visto che nessuno propone niente, avanzo io una proposta: vogliamo istituire questa Commissione speciale e venire successivamente in Aula a fornire delle risposte su questo stato di fatto devastante, non solo per noi, ma soprattutto per l'avvenire dei nostri figli?



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Mi spiace di non aver potuto sentire, per motivi d'ordine superiore che non ho potuto evitare, l'intervento della Consigliera Cotto, che ha sollecitato questo dibattito, che, anche nei toni, penso sia stato diverso da quelli di tanti colleghi dell'opposizione che ho sentito in mattinata, a cominciare da quello del collega Ghiglia. Andrò in ogni modo a leggere l'intervento della collega Cotto, anche perché credo che su alcune questioni le sollecitazioni che lei ha evidenziato - così mi è stato riportato - possono essere assolutamente condivisibili.
Il collega Ghiglia, questa mattina, si rivolgeva anche fisicamente ai banchi della maggioranza e della Giunta, ma penso che avrebbe dovuto rivolgersi anche dalla sua parte, alle sue spalle.
Il "danno bestiale", come lui lo ha definito, che l'indulto avrebbe arrecato allo Stato e al nostro Paese non è da imputare soltanto alle responsabilità di una parte politica; casomai è da dividere equamente, tra maggioranza e opposizione.
Ricordo che il leader dell'opposizione Berlusconi ha recentemente dichiarato che ancora oggi rivoterebbe quel provvedimento, che, com'è già stato ricordato, è stato votato anche da una parte dell'opposizione parlamentare.
Un provvedimento eccezionale, un atto - quello dell'indulto - che non segna sicuramente un successo delle politiche dello Stato in materia di prevenzione e di restrizione di chi delinque, di rieducazione, ma che evidenzia i ritardi della politica statale in questa materia, certamente non la risposta migliore, ma neanche un atto di magnanimità nei confronti dei detenuti. Relativamente alla situazione esplosiva che si era creata nelle carceri ricordo l'appello di Papa Giovanni Paolo II, che nella sua visita al Parlamento aveva sollecitato provvedimenti straordinari.
stato un provvedimento eccezionale, adottato per fare fronte ad una situazione altrettanto eccezionale, creatasi nella realtà carceraria che si presenta oggi certamente diversa da quanto era stato immaginato dai padri della Costituzione nel momento in cui affidarono all'amministrazione penitenziaria il compito di rieducare le persone condannate.
Certamente bisogna dire che si è scatenata una campagna mediatica di forte spregiudicatezza per cui, anche coloro che hanno sostenuto il provvedimento, molte volte, sono stati zittiti rispetto al sostegno di quelle ragioni e, singolarmente, la responsabilità di quel provvedimento sembra ricadere, o viene fatta ricadere, esclusivamente sulla maggioranza che sostiene questo Governo.
La campagna mediatica non ha messo in evidenza soltanto gli aspetti negativi, ma ha messo in risalto anche alcune questioni che bisogna correttamente ricordare. Sono effetti certamente non condivisibili quello per esempio, di una Magistratura costretta a celebrare processi le cui sentenze non verranno attuate; così come la percezione da parte dei cittadini che, con provvedimenti come quello di cui discutiamo, chi delinque resta impunito e la sensazione che può condizionare anche l'operato e l'impegno delle forze dell'ordine che possono vedere in scarcerazioni facili la magnificazione del loro impegno.
Credo sia necessario rimarcare alcuni aspetti già richiamati negli interventi che questa mattina mi hanno preceduto da parte di molti colleghi, per cui la strumentalizzazione di alcuni aspetti si scontra con la realtà di dati oggettivi che oggi possono essere assolutamente rilevati.
necessario sottolineare come oggi la popolazione carceraria sia inferiore ancora di 17 mila unità rispetto ai livelli del luglio scorso prima dell'indulto. Livelli di popolazione che non hanno determinato, nelle carceri, condizioni di oggettiva insostenibilità sul piano della sicurezza nel rispetto della persona e rendendo anche estremamente cogenti misure di riequilibrio e ponendo, a gran rischio, anche il ruolo di chi deve gestire quella realtà.
Come ha già richiamato il Consigliere Muliere, la presenza di soggetti recidivi nelle carceri non è aumentata, anzi, i dati che il Ministro Mastella ha comunicato nella recente manifestazione pubblica, ci dicono che se la percentuale di recidivi era del 48% della popolazione carceraria prima dell'indulto, un anno dopo la nuova presenza è pari al 42% del totale. Quest'ultimo dato include quel 17-20-22% di detenuti scarcerati per il provvedimento dell'indulto e che poi hanno nuovamente varcato la soglia del carcere.
Dovremmo pensare a sollecitare il Governo e il Parlamento al termine del dibattito di oggi affinché avvii seriamente una riforma legislativa sulla materia che impedisca la riproposizione ciclica delle emergenze, e quindi dei provvedimenti straordinari per rispondere a queste emergenze che faccia in modo di attuare provvedimenti in modo che il carcere debba essere certamente luogo di detenzione, ma anche luogo di recupero. Se la libertà fisica può essere costretta alla fine di un giusto processo, la dignità dell'uomo è anche un valore supremo che non supporta limitazioni per quanto debba scontare una giusta pena.
Bisogna anche osservare che la sola disgregazione non basta a garantire la sicurezza dei cittadini. L'esclusione fisica ha, infatti, un termine.
Qualcuno ha detto "non vogliamo carceri nuove o nuove carceri", ma credo che servano sia nuove strutture, sia carceri nuove dove davvero si possa attuare quel luogo di severità, di restrizione, ma anche di dignità e di recupero. Strutture nel quale possono svolgere nel modo migliore il loro impegno lavorativo anche il personale e magari ci sia a disposizione personale altamente qualificato messo in grado di svolgere meglio, in condizioni civile, il suo difficile compito, ma più qualificato ai fini di un inserimento di recupero delle persone detenute.
La certezza della pena per chi commette soprattutto reati gravi di allarme sociale, è l'obiettivo da perseguire e da garantire ai cittadini.
Svolgerò considerazioni più ampie sulla questione della sicurezza quando, mi auguro presto, dibatteremo in Aula il testo del disegno di legge dell'Assessore Caracciolo e della Giunta in materia di sicurezza. Disegno di legge che, da questo punto di vista, pone attenzione al particolare alle competenze regionali in materia, quindi non si occupa di criminalità per gli aspetti che competono allo Stato, ma per realizzare sul nostro territorio quel tessuto di servizi territoriali capaci di garantire maggiore coesione sociale, possibilità di reinserimento e di assistenza per le persone che vivono situazioni di disagio e che si sono rese responsabili di reati nei confronti di cittadini, in modo tale da tutelare gli uni e anche consentire la possibilità di un recupero e di riscatto per gli altri.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

passato più di un anno dall'ultimo indulto e si torna a discutere, lo abbiamo visto anche oggi, sull'opportunità di tali strumenti per affrontare l'emergenza legata al sovraffollamento delle carceri.
Mi ha fatto piacere poco fa sentire, nel suo pacato intervento, il Consigliere Ricca ricordare l'appello di Giovanni Paolo II per un gesto di clemenza che fu chiesto durante la sua visita al Parlamento. Evidentemente a quel gesto di clemenza, è seguito un dibattito, lo sappiamo bene confuso, che è passato attraverso due legislature e due Governi. La soluzione dell'indulto, alla fine, sembra essere quella meno opportuna anche dal punto di vista legislativo e giuridico. Forse l'amnistia sarebbe stato un provvedimento più adatto, più giusto; l'indulto mantiene in funzione l'attività processuale che è già un'attività in Italia molto difficile e molto complessa. Ricordiamo che l'Italia è stata condannata più volte dall'Unione Europea perché i processi sono troppo lunghi e oggi anche alla luce della nuova legge sui Magistrati e sugli uffici giudiziari potremmo definire una giustizia al collasso.
L'UDC votò quel provvedimento perché credeva in quel gesto di clemenza.
indubbio pensare, alla luce di quanto è accaduto dopo, che al provvedimento avrebbero dovuto seguire anche iniziative di carattere sociale e assistenziale o, comunque, un monitoraggio previsto dallo stesso indulto che, di fatto, non c'è stato se non a livello statistico.
Vi è un dato che la dice lunga, un dato che arriva dall'ABI secondo cui, dal mese successivo dell'indulto nel 2006, le rapine in banca, che nell'anno precedente avevano segnato una linea decrescente, sono addirittura raddoppiate per poi attestarsi su livelli leggermente più bassi, ma sempre molto più elevati di quelli dei periodi precedenti al provvedimento. Una situazione drammatica se valutata retrospettivamente. A seguito delle quindici tra amnistie e indulti degli ultimi quarant'anni, la popolazione carceraria si è ridotta periodicamente di una percentuale che oscilla tra il 20 e il 50%, ma migliaia di potenziali malfattori liberi sono tornati a sfidare la legalità.
Quello della rapina in banca la dice lunga sulla necessità, da parte dell'ex detenuto, di risorse finanziarie, la questione principalmente è questa. Sono rapine effettuate presso banche o uffici postali per procurarsi denaro che gli enti o le istituzioni non hanno comunque provveduto ad erogare, ovviamente, sottoforma di contributo socio assistenziale.
Sia stamattina sia oggi si è parlato diffusamente del fenomeno e sono d'accordo anch'io. La questione riguarda entrambi gli schieramenti anche per le modalità di votazione in parlamento, però (lo dico soprattutto al Capogruppo dei DS che stamattina rinfacciava di non aver votato), dobbiamo tenere conto di cosa pensa la gente.
La più recente indagine dell'EURISPES (dati raccolti nel 2007) ci dice che nel nostro Paese, due italiani su tre (66%) si sono alla fine dichiarati contrari a quel provvedimento di clemenza. Soltanto il 14 condivide l'indulto nella forma in cui è stato realizzato, mentre un italiano su cinque, ignora completamente l'argomento. Tra i contrari, quasi la metà (47%) dichiara la propria avversione verso ogni provvedimento di clemenza indipendentemente dalle ragioni che lo motivano; l'altra metà si dimostra possibilista ma critica dell'elevato numero di reati inclusi nel condono attuato nel 2006, oppure, considera che sia uno sconto di pena di tre anni.
Che cos'è accaduto? È accaduto che nella confusione del dibattito parlamentare e nell'eccessiva fretta che poi è diventata una fretta esasperata, quando il Ministro Martelli è andato addirittura ad accogliere i primi ex detenuti di fronte alle carceri dimostrando di essere clemente di nome e anche di fatto, è successo che quel provvedimento ha svuotato le carceri soltanto temporaneamente, perché poi moltissimi di quelli sono tornati a delinquere. Allora, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo (sinistra centro e destra) ascoltare di più cosa pensano i nostri concittadini e (dati dell'EURISPES) la stragrande maggioranza di destra e centrodestra (79%) esprime una netta contrarietà al provvedimento.
Tuttavia, la versione riguarda anche gli elettori di centro (70%) e quelli di sinistra (60%). Tra questi c'è una larghissima maggioranza che ha preferito che l'indulto fosse applicato solo ad alcuni tipologie di reato.
Quindi, pur mantenendo nella discussione di oggi, a livello giuridico legislativo e amministrativo, credo che l'errore sia stato quello di non limitare, se si poteva, l'indulto soltanto per alcune tipologie di reato.
Anche in questo abbiamo dimostrato di essere un Paese superficiale e approssimativo.
Ma esiste ancora una parte di italiani che rifiutano la collocazione in qualsiasi schieramento, cioè, la maggioranza degli italiani considera la politica inefficace dal punto di vista del controllo sulla criminalità.
La sfiducia nella giustizia e il crescente senso d'insicurezza che ne deriva, riguardano gli elettori di tutti gli schieramenti politici con percentuali che oscillano dall'80% di elettori del centrodestra al 60% di quelli di centrosinistra.
Concludo parlando della giustizia al collasso come ho già detto prima.
La fotografia della condizione del sistema giustizia in Italia mostra un dato sconcertante. La durata dei processi è pari a 35 mesi per il giudizio di primo grado e a 65 mesi per quello di appello. È possibile attendere anche dieci anni per emettere una sentenza definitiva. Nel periodo 2001/2004 le cause civili giacenti davanti ai giudici di pace, sono aumentate del 64%, quelle in Corte di Appello del 122%, quelle in Corte di Cassazione del 33%, le cause penale sono aumentate del 16% in istruttoria e del 64% in Cassazione.



PRESIDENTE

Consigliere Guida, la interrompo un attimo, perché vorrei invitare i colleghi ad accomodarsi e far accomodare fuori il personale che non è tenuto a stare in Aula. La prego, continui pure.



GUIDA Franco

Emerge dunque, colleghi, non soltanto la necessità di una politica meno approssimativa e più attenta, ma soprattutto una politica che presti più attenzione a cosa pensano veramente i cittadini, ovvero, i propri elettori.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Guida, anche per avere rispettato i tempi.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Chieppa; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Rubo pochi minuti al dibattito dell'Aula, proprio per rispettare, come dire, quest'impostazione, quindi, evito di ripetere alcune cose su cui siamo assolutamente d'accordo.
Credo che nei temi generali in tutta questa vicenda, vi sia stato è vi è un'intollerabile ipocrisia da parte del mondo politico complessivamente e dei potenti più in generale. Crediamo che sia ai potenti, sia a gran parte del mondo politico, della situazione carceraria e degli istituti di pena del nostro Paese, non freghi assolutamente niente a nessuno. In questo Paese, in galera ci vanno esclusivamente i poveracci, quelli che non possono permettersi di utilizzare una legislazione che si è venuta configurando (in gran parte) durante gli anni di centrodestra; una legislazione tesa a tutelare i crimini commessi dai cosiddetti "colletti bianchi". Questa è dunque la situazione nell'ambito di un sistema che non funziona.
Per quanto riguarda la seconda questione, gli istituiti di pena, da sempre in questo paese (a parte una breve parentesi di rinnovamento all'interno della gestione di istituti di pena), sono delle vere università del crimine. Si entra con un attestato o un semplice diplomino di criminalità e si esce laureati. Penso che non siano mai stati realmente applicati nel nostro Paese, quei principi e quei fondamenti della riforma carceraria che porta la legge Gozzini, che definiva i percorsi di recupero e i percorsi di reinserimento sociale.
Questo è un dato. Anche lì si riscontra (anche per ciò che riguarda la detenzione), una vera e propria questione che riguarda esclusivamente, così come in gran parte dei paesi più avanzati economicamente, una discriminazione di censo. Lo ripeto, in galera ci finiscono i poveracci che non possono garantirsi una difesa adeguata.
In questo quadro si è definito e approvato questo provvedimento dell'indulto. Noi continuiamo a ritenere quel provvedimento un errore. Un errore grave, compiuto ad inizio legislatura. Un errore al quale noi Comunisti Italiani non abbiamo partecipato e non abbiamo votato il provvedimento dell'indulto proprio perché abbiamo registrato una volontà convergente di ampi settori dell'opposizione (Forza Italia, UDC), che hanno attuato una pressione fortissima affinché l'Unione - sbagliando accettasse un provvedimento che era finalizzato non al miglioramento della situazione carceraria, anche perché questa cosa è smentita dai fatti: non fare incarcerare alcuni esponenti politici dell'alta economia che erano finiti nelle maglie della giustizia. Banale? No, si era detto in quei mesi se n'è discusso ampiamente.
I fatti, purtroppo, ci danno ragione, perché se non ci fosse stata questa grande ipocrisia sulla vicenda, a seguito dell'indulto si sarebbero dovute attuare misure concrete di umanizzazione del sistema carcerario nel nostro Paese, cosa che non è stata fatta. E io comprendo - lo dico affinch non vi siano equivoci - che dentro quel voto favorevole ci sono state motivazioni diverse.
naturale che i nostri compagni della sinistra abbiano votato credendo sinceramente in quel tipo di provvedimento, ma penso che anche loro oggi possano e debbano prendere atto di essere stati in qualche modo ingannati dai fatti. Questo è un ragionamento sul piano nazionale.
Sul piano locale, conosco l'attenzione che questa Giunta e l'Assessorato competente hanno espresso rispetto a questo tema, ma credo che sia improprio in termini generali "caricare", seppure dovremo proseguire nell'azione intrapresa dalla Giunta e dall'Assessore competente tuttavia credo che anche questo sia stato un errore grave da parte del Parlamento e da parte di quella maggioranza che oggi non c'è.
Il Consigliere Ghiglia non può parlare sul tema dell'indulto di sinistra, non può parlare di centrosinistra, deve parlare di Forza Italia UDC, più settori della maggioranza. Questo deve essere chiaro e quindi pu evitare di procedere in questa sua campagna molto demagogica, che non è neanche attinente al vero per come sono andati i fatti.
Credo che sia stato un ulteriore errore quello di...



CHIEPPA Vincenzo

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



CHIEPPA Vincenzo

Ho dimenticato i comunisti?



CHIEPPA Vincenzo

Non l'hai dimenticato.
Dicevo prima al Consigliere Ghiglia che, per quello che ci riguarda non abbiamo sostenuto quel provvedimento e tuttavia siamo assolutamente convinti di dover sostenere provvedimenti che vadano verso un percorso di sostegno e di reinserimento degli ex detenuti.
C'è bisogno di un'azione concreta e dunque noi comprendiamo, da un lato, le motivazioni che hanno portato alla richiesta di convocazione di questo Consiglio su un tema senza dubbio importante, ma non ci convince per nulla, anzi esprimiamo la nostra contrarietà, il fatto che su un dibattito come quello di oggi si innesti l'ulteriore, l'ennesima campagna terroristica in quanto a messaggi - non mi fraintendete - che il centrodestra o gran parte dei settori della destra di quella coalizione stanno ormai portando avanti da tempo.
Questo è il Paese in cui, da una parte, negli anni scorsi si sono depenalizzati i reati commessi dai colletti bianchi e, dall'altra, oggi ci si vuole far credere che il problema della sicurezza sia rappresentato dai lavavetri, ci si vuole far credere o lo si vuole far credere all'opinione pubblica.
Il tema della sicurezza in Italia è rappresentato dal fatto che gran parte del Paese e del sud Italia (ma non solo) è in mano alle organizzazioni criminali, dove vi sono interi settori in mano da sempre a quelle organizzazioni di cui vi sono infiltrazioni in tutti i territori del Paese.
Vi sono atti criminali enormi, terribili e qualcuno vorrebbe farci credere che il problema si risolve attaccando i campi nomadi, facendo i saluti romani, proferendo minacce oppure incarcerando i lavavetri? Il sistema non funziona, ma siamo noi Comunisti Italiani per primi a denunciare questa situazione e a chiedere una radicale modifica delle politiche finora portate avanti, in particolare rispetto agli ultimi accadimenti e ad una volontà di punire l'anello debole.
Certo, la legalità deve valere a tutti i livelli. Noi intanto indichiamo il fatto che la legalità cominci a valere per quello che riguarda i massimi livelli politici, i massimi livelli istituzionali, i massimi livelli dell'economia di questo Paese. Su quello, cari colleghi del centrodestra, voi avete depenalizzato quei reati con il precedente Governo e dunque, per cortesia, non fateci la morale!



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente. Sentendo molti degli interventi, non ultimo anche quello del Consigliere Chieppa, credo che Beppe Grillo, quando va nelle piazze, raccolga centinaia di migliaia di cittadini forse perché tocca dei temi che, se non altro, sono percepibili dalla massa delle persone che non vivono di politica, che non vivono nelle aule, che non vivono nelle alte sfere, ma che ogni giorno lavorano, producono, sono sul territorio e che magari hanno fastidio nel vedere qualche sopruso della parte politica e hanno ancora più fastidio nel vedere che la parte politica non capisce quali sono le reali esigenze dei cittadini. E allora prima qualcuno diceva bene (credo il Consigliere Guida): "Andiamo a sentirli questi cittadini andiamo sul territorio".
Se è vero, come è vero, Consigliere Chieppa, che il 60% degli elettori di centrosinistra - trasversalmente, non quelli de La Margherita, ma quelli che partono da Rifondazione Comunista e vanno sino a La Margherita ritiene che oggi in Italia sussista un problema sicurezza e che la legge approvata sull'indulto... Non dico che è il centrosinistra che ha votato la legge sull'indulto, dico che una gran parte del Parlamento ha votato questa legge e che gli unici due partiti che non l'hanno votata sono stati Alleanza Nazionale e l'Italia dei Valori. Allora do atto di questo comportamento, ognuno si deve prendere le proprie responsabilità analizzare la situazione, sono ammessi anche dei ripensamenti a posteriori e mi fa piacere che colleghi anche del centrodestra oggi abbiano capito che quello fu un errore e che quindi si è determinata una situazione ancora peggiore di quella che si pensava in quel momento di risolvere.
Se chiedete a un cittadino cosa vuole dalla giustizia, vi risponderà: "Per prima cosa, voglio che sia il più possibile assicurato alla giustizia chi delinque". E questo è logico, tutti lo dicono, dovremo quindi dare più forze e più energie alla Polizia, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza e non pensare a rimuovere dei generali o dei comandanti delle forze armate solo per motivi politici, ma cercare piuttosto di dare più soldi per finanziare la benzina alle gazzelle dei Carabinieri o alle volanti della Polizia. Questa sarebbe la prima azione che i cittadini vi chiedono.
In secondo luogo, è richiesta la certezza della pena. A noi non interessa aumentare la pena, oggi ci sono già le leggi che puniscono abbastanza severamente chi commette un atto scorretto, chi delinque, chi compie dei soprusi nella società; il problema è che molti di questi sanno che entrano in carcere e il dopo giorno escono perché qualcuno è intervenuto, perché ci sono delle leggi e delle norme che li favoriscono.
Questa è una cosa che dà molto fastidio a tutti i cittadini onesti indipendentemente dalle parti politiche.
Gli elettori di centrodestra e centrosinistra - i sondaggi lo dimostrano - dicono: "Chi ha un anno di prigione, deve fare un anno di prigione; chi ne ha tre, ne deve fare tre". Poi si può studiare se chi ne deve fare tre e si è comportato bene, dimostrando di essere corretto in carcere, magari può uscire dopo due anni e mezzo, ma questo è un intervento che può premiare chi, una volta costretto nelle patrie galere, dà segni di ravvedimento, non di liberare indiscriminatamente decine di migliaia di detenuti con un colpo di spugna per una legge del Governo.
Vede, come è già stato detto, in Piemonte, attraverso la legge sull'indulto sono stati liberati 2.090 detenuti, ma, ad oggi, ne sono ritornati in carcere 427, cioè un quarto! Un detenuto su quattro liberati mediante l'indulto è tornato in carcere, ma voglio aggiungerne altri 500 che non sono stati catturati, perché l'hanno fatta franca; quindi probabilmente, sono anche di più.
Qual è l'esito di questi provvedimenti? I cittadini hanno sempre meno fiducia e sono portati a dire che la politica è fatta di colpi di spugna di pene che vengono comminate, ma non vengono eseguite, perché tanto tutti la fanno franca e tutto passa.
Visto che Beppe Grillo adesso si è occupato solo dei referendum dei politici, gli suggerisco per la prossima volta di chiedere ai cittadini se ritengono che chi abbia commesso un reato e abbia riportato una condanna debba scontare interamente la propria pena o debba essere condonato.
Poi, analizziamo i settori sociali. Credo che nessuno abbia mai messo in carcere i lavavetri, a meno che questi non abbiano danneggiato le macchine con calci o spaccato i vetri o, ancora, spacciato la bustina.
vero che c'è il racket che gli dà la bustina, ma questo diventa un anello della catena delinquenziale.
Allora, occorre garantire molte risorse alla Polizia affinché prenda gli spacciatori, ma sono altresì necessari deterrenti che arrivino fino all'anello finale.
Quanto ho detto è importante e deve essere attuato, quindi, qui, non parliamo più di parti politiche, di centrodestra e centrosinistra, parliamo della presentazione di una proposta concreta, così come abbiamo fatto nel nostro ordine del giorno.
Credo si possa essere d'accordo - è sotto gli occhi di tutti - che la carenza di posti nelle patrie galere abbia determinato il provvedimento sull'indulto. Questo è il refrain che ha permesso la nascita di tale provvedimento: è vero che le carceri strabordano di detenuti, che le condizioni di vivibilità sono da migliorare e che l'affollamento è fortissimo, ma qual è la soluzione? Destinare 50-100 milioni di euro per la costruzione di nuove carceri, se ogni due anni non vogliamo procedere nell'indulto. Oppure, potremo dire agli italiani che abbiamo scherzato depenalizziamo alcuni reati, facciamo prima, facciamo una figura migliore con la politica, anziché...



PRESIDENTE

Per cortesia, chiedo scusa, Presidente Casoni: un attimo di attenzione o di silenzio, chi vuole sfogarsi, è una bella giornata, lo può fare esternamente.



CASONI William

Anziché, dicevo, avere una situazione che porta i cittadini ad avere sempre meno fiducia nella politica in generale.
Noi siamo politici, lavoriamo e viviamo su questo, allora, vogliamo provare a indicare qualche soluzione, indipendentemente dall'essere d'accordo o contrari al provvedimento dell'indulto? Ho detto che il partito di Alleanza Nazionale è stato contrario fino dall'inizio.
Chiedo di approvare un ordine del giorno che solleciti la costruzione di un nuovo carcere in provincia di Torino, che, magari, possa migliorare le condizioni di coloro che, oggi, vivono malamente nelle carceri. La creazione di un maggior numero di posti può fare in modo che domani non si determini più un'urgenza per la quale, siccome le carceri sono piene dobbiamo liberare 10 o 50 mila detenuti.
Una società politica che programma non determina queste situazioni; pu succedere una volta, quindi le risorse pubbliche si spendono anche lì, si aiuta la costruzione e si risolve un problema. Qui nessuno chiede un inasprimento delle pene, ma soltanto che chi è condannato ad un anno, a 16 o 18 mesi, senza la condizionale, vada in carcere e ci stia fino all'ultimo dei giorni che deve espiare, salvo comportamenti benemeriti che sta all'autorità carceraria definire. Allora, a questo punto, forse, i cittadini, potrebbero dire che la politica ha capito quello che loro volevano.
Non è possibile continuare a parlare di recupero di questo, di adattamento degli altri e di sociale che deve avanzare quando, nel frattempo, i cittadini vengono sempre più tartassati e sempre più hanno una sensazione di insicurezza.
Questi dati di cui ho dato conto vengono letti dai cittadini, che, poi li commentano. Quindi, se oggi un quarto di coloro che un anno fa sono stati scarcerati è tornato in carcere, si sa benissimo che un'altra parte non è ivi ritornata solo perché non è stata catturata e i cittadini si pongono domande nei confronti del provvedimento. Dopo aver verificato che oggi si è nella stessa situazione di un anno fa, chiedono nel frattempo quali provvedimenti sono stati presi sotto il profilo politico per risolvere questo problema. La risposta è "niente e nessuno", allora auguriamoci che non ci siano altri Beppe Grillo che nelle piazze cavalchino questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della IV Commissione, Rostagno.



ROSTAGNO Elio

Stamani ho ascoltato con molta attenzione la collega Cotto durante l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 781. Per quanto riguarda le considerazioni da lei sviluppate potevo essere parzialmente d'accordo e parzialmente contrario; relativamente alle conclusioni ritengo potrebbero esserci integrazioni possibili, certo potrebbero essere oggetto di discussione.
La discussione su questo ordine del giorno era stata impostata prevalentemente sulla ricerca di dialogo tra i servizi locali delle carceri e i servizi sociali territoriali, per una migliore gestione integrata delle problematiche legate al reinserimento lavorativo. Nella discussione proposta si parla di revisione, forse, occorre soltanto discutere bene sull'applicazione della legge regionale n. 45/1995 che attiene al tema. Su questo ritengo possa esserci un margine di confronto che non sia soltanto politico.
Invece, come non era difficile prevedere, la discussione è scivolata completamente sui temi politici, sono anche state portate posizioni esasperate sul tema dell'indulto, del condono e altro.
In relazione alle valutazioni di carattere personale, così come ho avuto modo di ascoltare da molti colleghi stamani, anch'io sono per la certezza della pena, sono contrario a ogni forma di indulto o di condono.
Ritengo che, tendenzialmente, per favorire il rispetto delle leggi occorrerebbe essere coerenti e far rispettare la pena laddove sia stata inflitta in ultimo giudizio.
Non so se tutti i colleghi che hanno parlato di carceri hanno avuto occasione di visitarne qualcuna di queste sovraffollate. Al sottoscritto come probabilmente a molti di voi, questo è accaduto in relazione ad un'altra parte della mia attività amministrativa e, in relazione a quanto detto questa mattina dal collega, che parlava di sei persone in una cella posso dirvi che ci sono ancora celle da sei posti in cui sono in dieci o dodici. Vi garantisco che dieci carcerati in una cella - non ora, dopo il condono, ma in altri momenti di sovraffollamento - li ho visti con i miei occhi e non è uno spettacolo che fa pensare di essere in un paese civile.
Quindi, per quanto tendenzialmente veda con sospetto ogni procedimento di indulto, o anche solo di condono, ritengo che il provvedimento assunto avesse profonde motivazioni e che, per certi versi, possa aver peccato nell'applicazione, sia per il momento - il 2 agosto è una data infausta per un provvedimento del genere - o per le difficoltà che sempre si incontrano nell'applicazione di provvedimenti che riguardano numerose persone, cioè 26 mila persone, a livello nazionale, che improvvisamente hanno un'infinità di bisogni e che si trovano in condizioni di assoluto disagio. Sicuramente è stato un momento difficile e non tutto quanto è stato fatto probabilmente era sufficiente.
Credo però che lo scontro frontale che si è venuto a configurare almeno su questa parte degli ordini del giorno in discussione andrebbe riportato maggiormente ai temi di carattere assistenziale cui sono tenuti gli Enti locali, i Comuni dove ha sede un carcere, la Regione per quanto riguarda i doveri che abbiamo nei confronti della popolazione carceraria e nei confronti di coloro che vengono rilasciati, anche per effetto dell'indulto ma che in ogni modo quotidianamente in qualche parte della nostra Regione vengono rilasciati perché hanno completato la pena.
Penso che, in questo contesto, sia maggiormente probabile arrivare a votazioni a favore o contro legate soltanto all'onda della discussione politica senza un possibile approfondimento.
Pertanto, mi sono permesso di chiedere alla Consigliera Cotto se, per quanto riguardava l'ordine del giorno n. 781, sarebbe stata disponibile a rinviare in IV Commissione l'argomento, perché, magari in modo più pacato di quanto oggi si possa fare in Aula, si possa approfondire l'argomento per vedere se è possibile arrivare ad un testo condivisibile sia dalla maggioranza sia dalla minoranza.
Questo non va ad incidere sulla discussione politica generale che è stata fatta su chi era a favore e chi era contrario alla concessione dell'indulto.
Tra l'altro, i favorevoli e i contrari erano traversali ai due schieramenti politici, ma va più che altro ad accentuare e a richiamare l'attenzione sul fatto che se vogliamo in qualche modo evitare la recidiva dobbiamo anche metterci in condizioni che, quando una persona lascia il carcere, trovi quel minimo d'assistenza che già attualmente le leggi prevedono e che rappresenta il primo passo necessario per evitare un imbarbarimento della società altrimenti inevitabile.
Se le persone che già vivono in situazioni di reclusione tutt'altro che idilliache nelle nostre carceri, quando escono non hanno avuto l'opportunità di creare prima un minimo di presupposto di reinserimento lavorativo e sociale, se non trovano una rete che in qualche modo ne attutisca le difficoltà e li aiuti a reinserirsi, indubbiamente vengono portate alla recidiva.
Questo vale soprattutto nel caso di microcriminalità legate alle tossicodipendenze o nel caso di immigrati che, per molti versi rappresentano la parte più consistente della percentuale di popolazione che nel nostro paese è rappresentata dai provenienti non dall'Unione Europea. Se per queste persone non c'è comunque una qualche forma d'intervento, è praticamente certo che faranno parte dei recidivi, a prescindere che siano usciti per effetto di un indulto o meno.
Cercare di migliorare le possibilità di reinserimento nella società degli ex detenuti è un lavoro sicuramente non tra i più graditi ai nostri elettori e ai nostri cittadini, i quali sbrigativamente troppo spesso tendono a dare giudizi sommari e a ritenere irrecuperabile qualsiasi persona che abbia per qualche verso avuto la sventura di essere in carcere.
Vero è che la Costituzione non è questo che dice, ma altrettanto vero è che se non invertiamo questa tendenza, l'immaginare di vivere in una società civile e serena diventa sempre più improbabile. Per avere l'opportunità di migliorare la società nella quale viviamo, oltre che alle tante altre attività sociali delle quali ci occupiamo, dobbiamo pensare molto seriamente alla popolazione carceraria.
A me è successo di vedere in un carcere delle sale che erano state per alcuni decenni non utilizzate, cioè un supercarcere creato con la possibilità di avere un minimo spazio per socializzare. Ci sono poi delle situazioni legate alla legge n. 41 bis che sono particolarmente difficili ma anche vedere le celle sovraffollate con dei ragazzi giovanissimi in mezzo a persone con le quali non raccomanderei a nessuno di prendere neppure un caffè, sono cose che devono farci pensare.
Se vogliamo in qualche modo lavorare a un documento che possa essere condivisibile, credo che possa essere iscritto alla prima occasione di riunione della IV Commissione.
Sarebbe in ogni modo un modo per evitare di arrivare a votare contro o a favore di un provvedimento per motivi politici, quando invece il tema che sottende alla richiesta è anche fortemente sociale.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Credo che andrò pesantemente fuori tema, ma mi vorrete perdonare perché per una volta tanto ho sentito quasi tutti gli interventi e anche con una certa attenzione, a cominciare da quello della collega Cotto.
Questo Consiglio straordinario ha avuto un notevole numero di interventi, tutti evidentemente, oltre che legittimi, anche interessanti molti, secondo me, fuori dal tema - per lo meno come avevo colto - che la Consigliera Cotto voleva porre.
Perché dico Consiglio straordinario? Perché il Consiglio straordinario è una procedura che in questo caso è attivata da noi, in un momento tra l'altro non di interlocuzione particolarmente vivace nell'ambito del rapporto maggioranza ed opposizione. Quello che inizia da oggi sarà certamente un periodo più vivace, ma quello al momento in cui questa convocazione venne fatta non lo era in maniera vivace. Poneva un tema diverso da quello che sarebbe stato se fosse stato un Consiglio aperto perché una delle modalità che l'Aula si può dare è quella di decidere che su un tema - noi recentemente l'abbiamo chiesto e credo che la maggior parte dei colleghi convenga su ciò - si tenga un Consiglio aperto, ad esempio sul tema della Città della Salute. Non è un modo di imporre da parte di una delle parti un argomento, ma di suggerire all'Aula, che ha una sua sovranità e una sua capacità legislativa, se esista o meno un tema sufficientemente importante.
Quello che abbiamo svolto è un Consiglio straordinario.
Numerosissimi interventi hanno avuto fondamentalmente, secondo me da auditore, due caratteristiche: una l'ha ricordata prima il Presidente Rostagno, che era stato troppo aiutato dal collega Scanderebech quando diceva che sono di parte. Io lo trovo un eccellente Presidente, anzi forse il migliore Presidente di Commissione.
Il collega parlava con considerazioni politiche, che sono sempre legittime. Ma mi domando: noi pensiamo davvero di convincere qualcuno degli altri a cambiare anche di un millimetro la sua posizione? Pensiamo davvero che ciò che diciamo qui, tranne che la stampa in senso lato non lo riprenda e gli dia enfasi, modifichi di un millimetro l'opinione della democrazia che qui ci ha mandato sia in sede di maggioranza e minoranza? Francamente non credo che nessuno di noi lo auspichi. Credo che la logica dovrebbe essere questa: che cosa dovremmo fare noi? Dovremmo fare leggi e definire importi; leggi da abrogare se inutili, da implementare finanziandole se utili, da fare se inesistenti e, all'interno del sistema legislativo, definire quanto del denaro pubblico che in questo momento la Regione gestisce possiamo definire.
Quindi, riprendo il tema dall'inizio, perché credo che diventi poco utile stabilire che cosa hanno fatto a Roma sull'indulto. A parte che non mi pare che abbiate votato contro e mi pare che vi siate astenuti, ma non è grave, e parlo dei Comunisti Italiani.
Chi era a Roma - io non c'ero perché nessuno di buon senso pensa di mandarmi a fare il parlamentare, quindi nemmeno lo chiedo - dovrebbe ricordarsi che l'indulto è uno strumento, è come un bisturi, che è buono o cattivo solo se inserito in un insieme. Chi si ricorda il dibattito - l'ha detto molto correttamente il Consigliere Rostagno - molto trasversale molto confuso, si parlava di indulto, indultino e tutte le invenzioni nominalistiche, che noi, professionisti - si fa per dire - della politica riusciamo ad inventarci, come lo scalone, gli scalini ecc...



(Commenti in aula)



BURZI Angelo

Sulla terminologia abbiamo una capacità infinita, che è uno dei tanti motivi per cui - a partire da mia madre - non ci amano tanto perché non ci capiscono nel migliore dei casi o ci capiscono fin troppo bene nel peggiore e comprendendoci ci criticano.
Non può non ricordarsi, chi era al Parlamento, che vide una delle ultime visite - se non ricordo male - di Giovanni Paolo II, quando il tema era l'amnistia perché quello era il tema che in Parlamento, in quel momento, si poneva, io non ne facevo parte, ma ho guardato e mi era parso di capire che l'Aula fosse rimasta molto colpita dalla visita e dalla sollecitazione che un esponente di un'autorità del tutto diversa da quella legislativa poneva all'Aula, la quale tutta, anche la più lontana, in senso laico, da ciò che un'autorità religiosa del tutto eterogenea, rispetto a se stessa, poneva, credendo penso alla parte del comunitario ragionamento di cui Chieppa è qui l'esponente regionale, non poteva non stare a sentire ci che un autorevolissimo, direi il numero uno degli esponenti di quell'autorità sosteneva.
Vedete, qui c'è da domandarci e poi c'è da rispondere: possiamo far qualcosa all'interno di questo tema, come componenti del Consiglio regionale? Perché, se possiamo - ed io ritengo, ovviamente, di sì - allora credo che valga la pena.
Se avete notato sia gli interventi del collega Scanderebech, che gli interventi del collega Casoni, al di là delle valutazioni, oltre che legittime, di parte che hanno fatto, hanno concluso l'intervento dicendo "perché non facciamo...".
Credo sia patrimonio di tutti, anche di chi ha opinioni molto diverse dalle mie, che i cittadini pensano che il sistema della sicurezza in senso lato, della giustizia - diamogli una denominazione omnicomprensiva - non funzioni. Su questo, credo che chiunque di noi ne sia assolutamente convinto.
Ci ritengono, giustamente, corresponsabili del fatto che il sistema non funzioni ed ancora di più quando non ci vedono occuparcene o ci vedono occuparcene in maniera confusa. Perché all'interno del mondo della sicurezza, se non poniamo attenzione al tipo di leggi, se le vogliamo fare possiamo benissimo non farle, ma se le vogliamo fare dobbiamo porci all'interno.
In Regione Piemonte, siamo ancora così sicuri che la pena, come elemento riabilitativo di un inserimento - perché questo dice il sistema in cui viviamo, un po' ipocritamente perché poi non lo fa, ma lo dice - sia ancora quello giusto? Oppure, c'è da riflettere, se altri sistemi occidentali e non solo, dove la pena è retributiva, non siano più efficienti? Non sto dando delle risposte, ma sto ponendo delle domande.
Il rapporto con il mondo della Magistratura, che è vissuto di nuovo.
Anche lì, sta crescendo la convinzione di un sistema della giustizia che non solo non ha la certezza della pena quando erogata, ma non ha certezza di nulla. Questo, credo che sia un sistema con una Magistratura irresponsabile. La nostra Magistratura - non sfugge a nessuno - è l'unica Magistratura nei sistemi occidentali che è irresponsabile, nel senso che non risponde a nessuno. Non rispondendo a nessuno, rimane legittimo il pensiero di capire in quale misura questa struttura, che non esito a chiamare - ovviamente, perché lo è - corporazione, sia in grado di riformare se stessa per le parti che, eventualmente, non fossero efficaci.
Il sistema penitenziario. Se ci sono poche carceri, le si hanno a fare e si hanno a fare in maniera civile, se riabilitativo. Se ci sono troppe carceri, o non le si vogliono costruire, o si fa star la gente - come diceva il Consigliere Rostagno - in maniera incivile come numero e come modalità all'interno di un sistema carcerario, oppure amnistia e indulto.
Ma non è possibile avere tutto.
Allora, noi qui siamo dei legislatori. Nessuno convince gli altri perlomeno, credo che sia un'istanza fallimentare - però, credo che nell'ambito delle competenze della Regione, quelle che sono già competenze esistenti, e nell'ambito di suggerimenti a competenze anche più alte delle nostre, perché abbiamo il diritto e il dovere di esprimere opinioni all'interno delle nostre parti politiche, siamo in grado di esprimere suggerimenti anche nei riguardi del Parlamento, se fossimo organizzati saremmo in grado anche di proporre, come Regioni, al mondo del Parlamento romano idee su cui poi dopo devono esprimersi.
Io sono un federalista, non sono affatto convinto che le soluzioni che vanno bene per il Piemonte, necessariamente, debbano andare bene per tutte le altre Regioni. Mi interessa in primis che vadano bene per la Regione che mi esprime perché questo è il mio dovere e certamente il mio diritto.
Sul resto credo che diventi un tema sfuggente. Non so cosa avrei fatto a Roma se ci fosse stato o meno, se ero in buona giornata avrei fatto quello che diceva il mio Capogruppo altrimenti no, ma è irrilevante.
Guardate che noi viviamo in un Paese in cui la maggior parte delle persone se fosse chiamata a decidere voterebbe a favore della pena di morte, credo anche con un'ampia maggioranza.
Credo che, praticamente, nessuno qui sia - se non in circostanze estreme e, fortunatamente, non ci siamo - favorevole a questa istanza. È lo stesso Paese che voterebbe a favore di Grillo come Presidente del Consiglio, lo dicono i sondaggi al 30-35%. È lo stesso Paese che, non casualmente, se gli chiedessimo che differenza c'è - forse, faccio già una domanda da mille euro - fra sistema retributivo della pena e sistema riabilitativo... ma è una domanda troppo difficile. È il Paese che è diventato, non credo casualmente, molto più ignorante del necessario.
Vedete, chi oggi ha trentanove anni, nel 1968 ne aveva zero, e guardate che chi ha fatto la scuola nel 1968 - io ne avevo venti, ero già uscito dal liceo, facevo già il secondo anno di Politecnico - aveva un sistema di valori, condivisibile o meno, un bagaglio di conoscenze, condivisibile o meno, un'attrezzatura religiosa o laica, condivisibile o meno, del tutto diversa dai miei coetanei di allora, ma da quella che dovrebbe essere - e a mio avviso non è - la classe dirigente di oggi.
Allora, noi dobbiamo decidere se la vogliamo rappresentare, seguire io non credo sia - se vogliamo fare i legislatori. Tutte e due le cose insieme, credo che sia difficile. Ed è il motivo per cui i compagni comunisti sull'indulto si sono astenuti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Laus; ne ha facoltà.



LAUS Mauro

Grazie, Presidente.
Credo sia opportuno sottolineare, preliminarmente, che la mia non è una posizione da forcaiolo, ma da garantista. Però, credo sia opportuno fare alcune telegrafiche riflessioni e considerazioni.
Dibattere oggi sul tema dell'indulto, accompagnato necessariamente da considerazioni relative al bilancio degli effetti della popolazione carceraria del provvedimento, significa esprimere un giudizio di valore sul provvedimento dell'indulto.
Colleghi, mi hanno insegnato che i giudizi di valore sono dei concetti relativi. Cioè non sono suscettibili di criteri di verificazione o falsificazione alla stregua di una pietra di paragone obiettiva, empirico razionale, così come avviene nel campo delle scienze naturali. Faccio un esempio classico: l'acqua che bolle a cento gradi.
Voglio dire con questo che, mentre quelli sono giudizi di concetti relativi, la lettura dei numeri forniti dal Ministero, a distanza di un anno, a mio avviso è a dir poco preoccupante, per non dire devastante.
Ancor di più se si tiene conto che l'intera macchina della giustizia continua ancora oggi a spendere e a disperdere le già scarse risorse economiche e le già poche energie lavorative; energie lavorative che porteranno a compimento i processi aperti, sapendo che questi rientrano senza nessuna efficacia, nella casistica dell'indulto; un vero e proprio lavoro a vuoto, che sberleffa la certezza della pena.
In data 26 luglio avevo avuto modo di dichiarare che per quanto riguardava l'indulto - questo indulto - mi sentivo eticamente più vicino a Gerardo D'Ambrosio, il quale ebbe modo di definire le amnistie e gli indulti come il miglior modo per differire la soluzione dei problemi della giustizia.
Certo rimane comunque il fatto che abbiamo dovuto fronteggiare in tempi rapidi un grave problema. Ma l'insopportabile situazione del sistema carcerario, a cominciare dalle condizioni di vita dei detenuti e del personale di custodia, e il catastrofico stato della giustizia caratterizzato dalla paralisi dei tribunali, rappresentano, nel loro insieme, uno dei peggiori mali di questo Paese, un'emergenza a cui il Governo e le forze dell'opposizione ha pensato di rispondere mettendo una pezza - e ribadisco "pezza" - attraverso un indulto, che per la prima volta comprende anche i reati di corruzione e di concussione commessi contro la Pubblica Amministrazione.
Il sovraffollamento delle carceri va affrontato in modo ragionato con politiche integrate, intervenendo sulla prevenzione e sulla sicurezza. In pratica, la politica deve concentrarsi sull'ante e non sul post.
necessaria una politica pianificata e programmata.
per questo motivo e per queste brevi riflessioni che invito i miei colleghi della Margherita a firmare l'ordine del giorno presentato dal collega Buquicchio di Italia dei Valori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che la discussione oggi abbia toccato molti punti. Si è tentato in particolar modo, di trovare delle "non distinzioni" tra le coalizioni politiche che hanno governato prima e dopo il nostro Stato. Perché se è pur vero, come ricordavano alcuni colleghi, che l'indulto è stato votato in modo trasversale da partiti della maggioranza e dalla minoranza di questo Governo, è altrettanto vero che non è accaduto l'opposto: cioè quando ha governato il centrodestra, il tema dell'indulto era già all'ordine del giorno negli atti del Parlamento, ma anche per la posizione che il partito che rappresento e non solo (anche la Lega Nord e altri partiti), tennero non è stato mai votato nella legislatura precedente.
Questo è un primo dato che deve far riflettere. Ve n'è certamente un altro, che è relativo alle politiche che si vogliono attuare relativamente alla garanzia della giustizia nel nostro Paese e alla certezza della pena su cui oggi, soprattutto dal settore del centrosinistra, abbiamo ascoltato le tesi più differenti. Fra l'intervento del collega Buquicchio e l'intervento dei colleghi di Rifondazione Comunista è chiaro che esiste una differenza enorme, così come è chiaro che la continua litigiosità che non consente il Governo del nostro Stato, ma consente, con difficoltà, il Governo della nostra Regione, sarebbe facilmente comprensibile se oggi un qualsiasi osservatore straniero avesse assistito alle discussioni all'interno di quest'Aula.
Ci sono posizioni variegate: una parte del centrosinistra ancora una volta utilizza un termine secondo noi profondamente scorretto dal punto di vista oggettivo, che è la "percezione dell'insicurezza".
Bisogna dire, in termini chiari, che non c'è una percezione della sicurezza. Non è che nelle nostre città o in alcuni quartieri, anche i più sicuri o i meno insicuri, i cittadini percepiscano un'insicurezza che, in realtà, non è reale. Noi abbiamo un problema di grande emergenza soprattutto nelle grandi aree urbane, ma non solo, che non è una "percezione psicologica" che i cittadini hanno di un quartiere insicuro: è un dato di fatto oggettivo. Noi stiamo vivendo dei problemi legati a mille fattori, che sono certamente da iscrivere all'immigrazione extracomunitaria o comunitaria ma non solo, anche ad altri aspetti, che non afferiscono alla percezione di un'insicurezza, ma ad una situazioni di insicurezza diffusa all'interno dei nostri quartieri che viene percepita come tale dai cittadini. Quindi è una percezione oggettiva e chiara della insicurezza.
Così come ci domandiamo come si possano attuare politiche di miglioramento del sistema carcerario italiano anche dal punto di vista dell'umanizzazione delle carceri esistenti - soprattutto per garantire la certezza della pena all'interno del nostro Stato - se non si costruiscono nuove carceri.
Il fatto che le carceri costruite negli anni Settanta, negli anni Ottanta o ancora nei primi anni Novanta, come ricordava il collega Botta siano state mal costruite e mal progettate, per cui oggi costano di più, in termini di gestione annuale, di quanto non sia costata la loro realizzazione, è un dato di fatto che è sotto gli occhi di tutti. Ma non per questo non vi è la necessità di costruire nuove carceri.
Sarebbe un po' come dire, per paradosso (ma neppure tanto), che se gli asili fossero stati costruiti male, come in alcuni casi è avvenuto, nel corso dei decenni precedenti, noi non dovremmo più costruire scuole materne o asili nido perché hanno un costo eccessivo. Ma al di là di questo, vi è poi una valutazione di carattere politico sulla costruzione delle carceri e sul sistema giudiziario italiano.
In Italia non si va in carcere per il primo reato, ma neanche per alcuni reati successivi, se non viene inflitta una pena superiore a quattro anni (perché le pene inferiori ai quattro anni vengono tramutate in detenzione domiciliare - in rarissimi casi - oppure in pene condizionali che si scontano a piede libero). Tant'è che abbiamo un sistema giudiziario che, per certi versi, è assolutamente differente rispetto agli altri Paesi: siamo infatti obbligati - vedi alcune legislazioni, dalle violenze ad altri aspetti, anche quelli della delinquenza più diffusa - ad infliggere pene superiori ai quattro anni per avere una certezza minima di carcerazione da parte di chi commette il reato.
All'interno del nostro sistema giudiziario, il dato reale è che oggi in carcere ci sono o pericolosi delinquenti, oppure altrettanto pericolosi delinquenti che non si sono macchiati di reati per cui devono scontare decine di anni di carcere, ma compiono reati in modo continuativo per cui all'ottavo arresto devono scontare una piccola pena detentiva.
La necessità di costruire nuove carceri è strettamente correlata al poter garantire pene certe e a poter garantire una maggiore umanizzazione delle nostre carceri. Questo deve essere un punto di partenza, lo affronteremo nell'ordine del giorno presentato, dal quale si muove una politica giudiziaria.
Legato all'indulto non vi è soltanto l'aspetto di aver liberato dalle nostre carceri più di 26 mila ex detenuti, vi è anche l'aspetto della validità degli anni avvenire dell'indulto che non consente, a coloro i quali vengono accusati, anche condannati, per pene superiori ai quattro anni, di scontare anche solo un giorno di galera; vi è l'anomalia per cui decine e decine di Tribunali sono bloccati nell'istruire casi sui quali si sa che non ci sarà neppure un giorno di carcerazione. Vi sono i centinaia di milioni di euro che lo Stato nazionale ha perso in termini di risarcimenti allo Stato stesso perché tutte le cifre inferiori ai 10 mila euro sono state, di fatto,condonate dall'indulto. Saremo stati ugualmente contrari, ma se avessimo fatto un'amnistia avremo fatto meno danni rispetto all'indulto.
Unitamente a ciò non è l'aspetto che ci preme in modo maggiore, ma è un aspetto che certamente non trascuriamo, è che non c'è stato alcun programma che neppure questa Regione ha fatto - indulto o non indulto - legato al sostegno della semi libertà. Quello può essere un provvedimento sociale per chi ritiene, come noi, che la pena deve essere innanzitutto tale, cioè espiare un danno che si è compiuto nei confronti della comunità.
Vi può essere un secondo passaggio che è quello del reinserimento sociale. Lo strumento migliore di inserimento sociale sperimentato negli ultimi anni e che maggiormente funziona, è quello della semi libertà: dare possibilità lavorative a chi è in semi libertà per cui torna a dormire in carcere la notte, ma di giorno lavora.
Va detto e ricordato che questa Giunta e questa maggioranza, nei propri bilanci, ha ridotto gli stanziamenti per i progetti relativi alla semi libertà. È comprensibile, tanto dagli interventi dei colleghi del centrosinistra, quanto dalle politiche attuate e dal Governo nazionale e dal governo centrale, comprendere che non esiste una politica né legata alla sicurezza delle nostre città, dei nostri comuni, né legata all'inserimento sociale delle persone che vivono all'interno delle carceri.
ovvio che, dinnanzi a questa confusione, la stessa non poteva che partorire quello che ha partorito, cioè dare maggiore insicurezza alle nostre città e ai nostri quartieri e vedere, come era presumibile vedere che gran parte delle persone che hanno potuto abbandonare, grazie all'indulto, le carceri sono prontamente ritornate con un'impennata sostanziale dei reati.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nastri; ne ha facoltà.



NASTRI Gaetano

Grazie, Presidente.
Nella giornata di oggi sicuramente sono stati toccati aspetti importanti con l'ordine del giorno presentato dalla Consigliera Cotto.
Tuttavia è fondamentale fare un po' il punto di come era stata approvata la legge sull'indulto. Non possiamo dimenticare che, al momento della sua votazione, ottenne ampie critiche. Le controversie riguardavano, e riguardano ancora oggi, soprattutto l'ampiezza del provvedimento. I reati che vengono beneficiati dell'indulto sono molto gravi. Reati come l'omicidio volontario o la violazione delle norme di sicurezza sui luoghi di lavori, possono essere beneficiati dall'indulto.
Non possiamo dimenticare che molti magistrati avevano denunciato che il provvedimento di indulto azzerava la pena senza estinguere il reato. Cosa significava ciò? Significava che, comunque, era necessario il completamento dell'iter procedurale, distogliendo risorse dagli uffici giudiziari, anche da altri processi, sui quali, non di rado, gravavano concreti rischi di prescrizione.
Secondo il resoconto della situazione carceraria pre e post indulto pubblicato dal Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, nei primi cinque mesi dopo l'approvazione della legge, il tasso di recidiva, ossia la percentuale di persone che aveva commesso un altro reato ed era tornata in carcere, era dell'11,9% contro una media superiore che era al 30% nei precedenti provvedimenti di indulto. Anche il tasso di recidiva è stato più alto tra gli extracomunitari che avevano avuto la revoca del beneficio per reati legati esclusivamente all'emigrazione clandestina.
Altre analisi nel corso dei mesi dopo l'approvazione dell'indulto avevano smentito completamente questi ottimisti e avevano evidenziato purtroppo, il repentino aumento di alcune tipologie di reati. Soprattutto per quanto riguarda il Piemonte, vi è stato un aumento delle rapine in banca. Dopo un anno assistiamo all'aumento di questi crimini e le carceri tornano a riempirsi ed affollarsi.
Per quanto riguarda l'effetto dell'indulto che nei primi mesi dell'anno ha avuto nella regione Piemonte, sappiamo che su 2090 detenuti, dopo un anno circa, il 20% sono rientrati in carcere. Ecco perché non posso che condividere quest'ordine del giorno.
Volevo fare ancora due precisazioni. Cosa è successo dopo un anno e soprattutto le motivazioni che hanno spinto ad approvare tale provvedimento che, dal mio punto di vista, sono state due. La prima, anche se in misura minore, l'intervento del Papa a favore dei carcerati per una maggiore solidarietà e comprensione del loro problemi. La seconda è la particolare e critica situazione delle strutture carcerarie dovute essenzialmente all'eccessivo affollamento delle stesse.
A parte la validità o meno di tale motivazioni, occorre prendere atto che la traduzione pratica dello stesso provvedimento, cioè lo sfollamento delle carceri, poteva essere migliorata e più efficace. In particolare, più limitata sia come numero di beneficiari, sia come durata delle pene da ridurre e più selettiva come individuazione di tipi di reati da prevedere nel provvedimento. Il provvedimento poteva essere accompagnato da altri necessari interventi o provvedimenti quali, ad esempio, la programmazione di nuove carceri, ne abbiamo parlato anche oggi, o lavori di ristrutturazione non soltanto di manutenzione ordinaria, ma anche di manutenzione straordinaria delle strutture già idonee e disponibili.
Se a ciò assommiamo anche i benefici che l'attuale legge Gozzini concede all'interno del nostro sistema giudiziario, nonché la previsione di opportune risorse che non sono state chiarite e iniziative all'esterno, per un numero abbastanza elevato di carcerati già rimessi in libertà, non posso che essere favorevole.
Condivido in pieno quest'ordine del giorno anche per rimuovere i vincoli che rallentano la gestione dei progetti impiegati. Quindi, una revisione della legge 45/95, che è proprio un impiego dei detenuti in semilibertà, ammessi al lavoro all'esterno e affidati al servizio sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Il mio sarà un intervento molto breve, solo per fare alcune riflessioni a voce alta, rivolte soprattutto ai colleghi di minoranza.
Provo rammarico per il fatto che questo nostro dibattito non venga ascoltato da più persone. Mi dispiace che non sia un dibattito pubblico che coinvolga i cittadini della nostra Regione. In questo modo si potrebbero rendere conto che esistono realmente due paesi: un paese normale, quello che vive la quotidianità, ed un paese completamente avulso dalla normalità dalla quotidianità, che è quello che sta qua dentro.
Colleghi, io che non vivo su Marte o su un altro pianeta, vivo qua leggo gli stessi giornali che leggete voi e guardo gli stessi telegiornali che guardate voi, sono stufo di sentire continuamente attacchi alla Magistratura da tantissimi esponenti del centrodestra, così come sono stufo di sentire una denigrazione continua sui singoli magistrati che svolgono il proprio dovere, spesso soli, spesso in condizioni di rischio reale della propria vita e della vita dei propri cari. Sono stufo di sentire continui incitamenti a delinquere e il più famoso di tutti, negli anni, è stato quello in cui il nostro ex Presidente del Consiglio diceva che chi non evadeva era un cretino, incitando così le persone ad evadere le tasse. Ve lo ricordate? Sono proprio stanco di sentire questa continua derisione nei confronti della giustizia e delle sentenze che vengono emesse dai nostri tribunali.
Le sentenze sono sacre! Se non accettiamo le sentenze non accettiamo neanche ciò che ci dice la nostra Costituzione in merito alla separazione dei poteri tra il potere politico, giudiziario ed esecutivo.
Quello che mi chiedo è una domanda molto semplice, ed è quella che si fanno anche molti cittadini. Davvero chi rappresenta tutto questo modello antilegalitario può fare la morale? Può porre problemi ed emettere sentenze politiche sui provvedimenti che sono stati presi? I dati, colleghi, a seconda di chi li legge, a seconda di chi li interpreta hanno valori diversi. È inutile che stiamo a raccontarcelo. Lo dicevo prima con il Consigliere Burzi, sono un po' come una parte del corpo degli esseri umani maschili.
Se si cerca la legalità, bisogna volerla sempre e non a corrente alternata. Non bisogna svegliarsi e cercare ogni tanto la legalità denigrando i provvedimenti presi da altri che cercano di affrontare i problemi e poi, quotidianamente e costantemente, attacchiamo la Magistratura, la legalità, la giustizia. Colleghi, cosa scandalizza di più i nostri cittadini? È la mancanza di coerenza: un giorno si dice una cosa e un altro giorno se ne fa un'altra. Vi invito a stare di più nelle zone popolari delle nostre città. Questo è quello che scandalizza la nostra gente. Persone che quotidianamente vivono del proprio lavoro e che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese. I nostri cittadini sono stufi di vedere che le leggi valgono per qualcuno e per qualcuno altro (pochi fortunatamente) non valgono mai.
Non accettiamo più che siano solo gli immigrati e gli emarginati nella scala sociale a dover pagare con pesanti sanzioni, con pesanti carichi e in strutture carcerarie che sono fatiscenti, non adatte né alla rieducazione né ad ospitare in modo civile chi viene ristretto nelle nostre carceri. Non accettiamo più tutte queste ipocrisie, per cui uno che commette un furto a mano armata sta dentro tre anni e mezzo e un altro che, guarda caso, è uno degli avvocati dell'ex Presidente del Consiglio, fa i lavori sociali per due ore al giorno. Fa i lavori sociali.
Non ci siamo! Non ci siamo, colleghi. È un mondo che non funziona e che gira al contrario. Non possiamo accettare - lo dico anche ai colleghi della destra sociale - che a pagare siano sempre i poveracci, che, lo sappiamo benissimo, sono poveracci che votano o per la sinistra o per la destra.
Questa logica non si può più accettare.
Noi (lo ha detto bene prima il collega Chieppa) non siamo per nessuna deriva di tipo sociologico-giustificazionista, non siamo per giustificare i reati. Siamo convinti che se qualcuno ha commesso un reato deve pagare con il carcere, ma all'interno di carceri funzionali, dignitosi e che permettano, durante la pena, di potersi rieducare e di poter capire che quando riuscirà da lì, non si devono commettere più reati.
Non siamo neppure (lo dico ad alcuni colleghi di maggioranza) per una deriva legalitaria semplicistica modello Far West di cui si discute poco: poche indagini, si prendono le persone, le si sbattono in carcere e lì si lasciano ad ammuffire. Noi non abbiamo questa cultura e crediamo che neanche la nostra coalizione ce l'abbia.
Come in tutte le cose, ci vuole buon senso e, soprattutto, occorre che il centrosinistra non accetti che sia il centrodestra a dettare la nostra agenda politica e i temi su cui ragionare. A volte rischiamo di commettere quest'errore, di farci dettare dagli altri sia i tempi della discussione sia i temi della discussione. È sbagliato! I temi della legalità e della giustizia sono da sempre temi cari al movimento operaio e alla sinistra di questo Paese. Non dimentichiamoci che i primi ad aver posto i temi della legalità e della questione morale in questo Paese e, soprattutto, della condizione carceraria, sono stati proprio i comunisti negli anni '70.
La nostra coalizione fonda le proprie radici nelle culture sociali del '900 e nell'impegno all'integrazione sociale, che ha permesso di rendere più giuste e più solide le nostre società e di garantire a milioni di persone, in Italia e nel resto dell'Europa, di accedere ad una scalata sociale che ci ha fatto uscire da una condizione di emarginazione e di povertà, anche di tipo culturale. Non dobbiamo mai dimenticarlo, perché noi rappresentiamo quei valori, quelle idee e quel modello di vita sociale che deve ancora, a nostro giudizio, guidare e ispirare i governi nelle società europee, affinché questo sia un modello trasferibile e praticabile in altre parti del mondo.
Il carcere è una delle risposte, ma non può essere la sola, ed è per questo che il nostro impegno deve essere quello di evitare semplificazioni e strumentalizzazioni, provvedimenti che, anche se non condivisi (lo ha detto bene il collega Chieppa, che ha parlato a nome del mio Gruppo), vanno rispettati e bisogna comprendere le ragioni per cui non hanno funzionato come era previsto che funzionassero. Bisogna capire come i nostri Comuni e i nostri servizi sociali sono stati in grado di raccogliere queste persone che uscivano dalle carceri e aiutarle ad integrarsi in tessuti sociali spesso ostili, spesso non pronti a riaccoglierli. È per questa ragione che personalmente non voterò l'ordine del giorno del collega Buquicchio - lo dico già da subito come se fosse una dichiarazione di voto - e, ovviamente non voterò gli ordini del giorno presentati dal centrodestra.



PRESIDENTE

Non ci sono più interventi, quindi passerei la parola agli Assessori.
Prima l'Assessore Caracciolo che, da vero gentiluomo, lascia l'ultimo intervento all'Assessore Migliasso.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla promozione della sicurezza

Sulle problematiche relative alla legge nazionale sull'indulto, credo sia stato detto molto durante il dibattito in corso in questo Consiglio.
Mi limito a ribadire che è stata una legge votata in Parlamento in modo trasversale, su cui anche il Papa aveva proferito in senso favorevole.
Quello che non è opinabile è che, nel periodo in cui è stata votata questa legge, c'erano 60 mila persone nelle carceri, a fronte di una capienza di 43 mila. Quindi è stato un provvedimento dettato, oltre che da motivi umanitari e di civiltà, anche dalla necessità di smaltire il sovraffollamento, dal momento che - a titolo di battuta - non esistono più le isole dell'impero di napoleonica memoria dove venivano deportati i galeotti.
La soluzione di questo problema attiene alle politiche sul sistema penitenziario, che non è certamente di facile realizzazione.
Occorrono più strutture carcerarie e più pene alternative? Certamente sì, ma anche più politiche di inclusione e di integrazione sociale rivolte a tutti i cittadini che ne hanno bisogno, fermo restando il rispetto del principio della certezza della pena.
Qui si tocca obbligatoriamente il tema della sicurezza pubblica, che abbraccia numerosi fattori, così come vengono denunciati tutti i giorni dai giornali: criminalità organizzata, illegalità diffusa, microcriminalità prostituzione, traffico della droga, che per competenza bisogna ribadire sono materie che attengono al contrasto e alla prevenzione da parte delle Forze dell'Ordine.
Più poteri ai Sindaci? Ma quali e come? Con la legislazione attuale non si va oltre il potere di ordinanza e all'impiego della Polizia locale in pattuglie miste coordinate dalle Prefetture e iniziative di collaborazione di attività ausiliaria in servizi di Polizia Giudiziaria, Stradale e di Pubblica Sicurezza, anche se politicamente, da parte nostra, non è condivisibile la figura del Sindaco sceriffo.
La sicurezza ha acquisito ormai un'importanza notevole anche nell'agenda politica nazionale, impegnata a dare risposte sia normative che operative alle tante situazioni di emergenza elencate precedentemente e prospettate dai Sindaci di alcune grandi città italiane. Siamo in attesa comunque di vedere quale topolino partorirà la montagna.
Sindaci e Presidenti delle Province, inoltre, sono sempre più coinvolti nei programmi sulla sicurezza, anche se la materia costituzionalmente è di competenza esclusiva dello Stato, facendo essi parte, ad esempio, dei Comitati per l'ordine e la sicurezza pubblica.
Gli amministratori locali si trovano ad affrontare il problema della paura dei cittadini, il binomio immigrazione-criminalità, la discrepanza tra il numero dei reati e il livello di sicurezza percepita. Le soluzioni che si cercano spesso mirano al consenso immediato della popolazione, come è accaduto nei recenti patti per la sicurezza firmati dai Sindaci; d'altra parte, il tutto avviene anche sulla spinta dei cittadini che, pressati dai fatti, chiedono soluzioni immediate, anche se non sempre razionali enfatizzate dai mass-media, che in questo come in molti casi non mediano e non fanno azione di formazione civica. Ad esempio, si rivendicano più agenti sul territorio, nonostante le statistiche dicano che il rapporto tra poliziotti e cittadini sia, in Italia, uno dei più alti d'Europa.
probabile che questo dato non sia del tutto veritiero, riferendosi a quando c'erano in organico tra le Forze dell'Ordine circa 30 mila agenti in più per via del servizio di leva, che, oggi, come sappiamo, è abrogato. Si dice che almeno 25 mila agenti di Polizia svolgono il proprio lavoro negli uffici, mentre potrebbero essere dirottati e impiegati nel loro servizio di professione.
Resta comunque il fatto, come si apprende dalle ripetute dichiarazioni del Ministro dell'Interno, che i mezzi in dotazione alla Polizia di Stato sono insufficienti e spesso anche vecchi e fatiscenti, che non di rado mancano le risorse per l'acquisto di carburante e per pagare gli affitti delle sedi logistiche.
Questo mi sembra grave, anche se penso si possa convenire sul fatto che queste problematiche non nascono oggi, ma solo oggi si stanno affrontando con senso di responsabilità e grande spirito di collaborazione e solidarietà.
Nel Nord questo fenomeno si accompagna ad una crescente insofferenza verso gli immigrati e più in generale a una severa critica sui temi della sicurezza. Certamente, è stato largamente sottovalutato il carico di problemi derivanti dall'allargamento dell'Unione Europea ai Paesi dell'Est che, con un colpo di bacchetta magica, ha trasformato centinaia di migliaia di extracomunitari in cittadini europei a tutti gli effetti, garantendo loro la libertà di circolazione. Un flusso di persone che non più conteggiate, nelle statistiche, nella colonna "extra", ma a tutti gli effetti considerati ancora degli estranei alla comunità.
La paura del diverso si diffonde così sempre più velocemente e la mancanza di un'organica politica di integrazione e di contrasto alla criminalità lascia i Sindaci (in maggioranza di centrosinistra) in balia degli eventi. Gli amministratori locali sono privi di qualsiasi potere effettivo, soprattutto nei piccoli e medi Comuni, vera colonna portante della struttura sociale delle regioni settentrionali, mentre essi, i Sindaci, rappresentano il primo avamposto: è su di loro che si scaricano le ire e le proteste dei cittadini con la richiesta di ordine e di un maggiore rigore, specie dopo la loro elezione diretta che ha portato a personalizzare il potere e le responsabilità.
Spesso si tratta di tensioni e di difficoltà di convivenza quotidiana in presenza di comportamenti non tanto delinquenziali, ma semplicemente poco civili (ubriachi, rumori, scarsa pulizia), in quartieri popolari dove tende ad emergere un sentimento di frustrazione e di impotenza. Con altrettanta frequenza ci si imbatte in vere e proprie manifestazioni microdelinquenziali che suscitano disagio e paure a cui, effettivamente non corrisponde un'adeguata risposta.
Se le istituzioni locali, quelle più vicine al cittadino, per quelle che sono le loro competenze, non riescono a fornire risposte adeguate non può che crescere la sfiducia nella politica e nei politici, con il rischio che si diffonda la cultura dei fai da te, ben interpretato da alcuni partiti della destra.
Si può affermare che la garanzia di sicurezza si esprime sempre più rispondendo alle aspettative dei cittadini nella loro esperienza di vita quotidiana e si può parlare di diritto alla sicurezza solo se questo si produce ed è esigibile nella dimensione della vita concreta delle persone.
ormai accettato in tutte le sedi istituzionali che le politiche per la sicurezza non afferiscono più soltanto all'ordine pubblico, ma abbracciano tutta una serie di interventi che riguardano molto più gli interventi sociali con un'ottica rivolta a tutti i cittadini. Questi interventi sono la sfida che sempre più spetta alle Autonomie locali oggi e nel prossimo futuro.
Comunque, per la realizzazione di una politica locale di sicurezza integrata, è ormai evidente l'esigenza imprescindibile di definire modalità formali per la collaborazione tra Stato, Regione e Autonomie locali, volte a migliorare la sicurezza ordinaria delle città e dei loro territori nonché i contenuti ordinari della collaborazione tra Forze di Polizia nazionali e Polizie locali, municipali e provinciali, al fine di contribuire e migliorare le condizioni di sicurezza generale del Paese.
La previsione costituzionale di una legge nazionale di coordinamento in materia di sicurezza pubblica e polizia amministrativa locale ha dato nuovo impulso alla ricerca di uno strumento legislativo nazionale che facesse uscire la diffusa esperienza di collaborazione tra governi locali e autorità di pubblica sicurezza, i protocolli Sindaci/Prefetti e gli accordi Regioni-Ministero dell'Interno, dai limiti di una sperimentazione volontaristica per approdare, effettivamente, a quel sistema integrato di sicurezza delle città e del territorio regionale richiamato in molte legislazioni regionali, fra cui anche nella nostra, come obiettivo comune dell'azione locale e regionale.
Andando a chiudere, dico che il disegno di legge n. 344, che si trova in Aula in via di discussione, prevede che la Regione possa finanziare patti locali, progetti integrati in seguito a procedure concorsuali interventi diretti o nell'ambito di accordi di partnerariato con Stato Enti locali, soggetti pubblici e privati, attraverso la conclusione di accordi e intese.
Il provvedimento non prevede azioni repressive di competenza delle Forze dell'Ordine, ma azioni preventive dei fenomeni di illegalità e inciviltà diffusa al fine di contrastare i sentimenti di insicurezza della popolazione.
Il disegno di legge contempla anche interventi di assistenza e aiuto alle vittime dei reati attraverso attività degli Enti locali e dei Consorzi dei servizi sociali secondo un effettivo principio di sussidiarietà. Essi sono, infatti, più vicino ai cittadini e alle cittadine che hanno subito offese e potranno meglio intervenire.
Sono garantiti informazione, assistenza psicologica, cure e aiuti soprattutto a favore delle persone anziane, minorenni, vittime di violenza reati gravi, a sfondo sessuale, di discriminazione razziale.
La principale novità però è rappresentata dai patti locali per al sicurezza integrata, che la Regione stipulerà con Enti locali e soggetti pubblici e privati per la riqualificazione e rivitalizzazione urbanistica di aree interessate da microcriminalità.
A questo proposito, apro una breve parentesi per ricordare che è quasi un anno che l'Assessorato al commercio sta portando avanti programmi di riqualificazione urbana con la previsione di interventi per circa trentadue milioni di euro, che avranno certamente un impatto importante in materia.
Ma anche prevenzione sociale in aree specifiche verso i soggetti a rischio mediazione e prevenzione dei conflitti sociali e culturali, politiche di sicurezza per le donne e l'infanzia, iniziative per le scuole e rafforzamento della vigilanza della Polizia locale.
Nei patti locali per la sicurezza integrata al primo posto c'è la riqualificazione e la rivitalizzazione urbanistica di parti del territorio con interventi finalizzati alla dissuasione delle manifestazioni di microcriminalità diffusa. Alla lettera e) c'è la predisposizione di strumenti che rendono praticabili le sanzioni alternative alla pena detentiva, quali i lavori socialmente utili o comunque attività riparatorie nei confronti della collettività nell'ambito di misure alternative alla detenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
Le ragioni che hanno portato all'emanazione dell'indulto - come è ben emerso in questo dibattito - sono le più varie e ciascuna parte politica che ha votato a favore aveva le sue ragioni.
Diverse dunque le motivazioni per le quali si è votato l'indulto da parte di alcuni Gruppi parlamentari. Identiche però le responsabilità di chi ha votato a favore dell'indulto.
Ho fatto questa premessa perché credo che sia troppo facile, a fronte di un problema politico di così grande portata qual è stato l'evento dell'indulto, delle ragioni che lo hanno motivato e, soprattutto dell'urgenza con cui il provvedimento è stato emanato - e sappiamo anche molto bene perché è stato emanato - senza che il sistema della giustizia il sistema delle Autonomie locali fosse messo in condizioni di poter ben operare, ben accogliere e ben predisporre le contromisure di tipo sociale che si faccia carico ad un Consiglio regionale che ha subito, come credo tutto il Paese, le conseguenze di questo provvedimento, sostenere che nulla o poco si è fatto.
Si è fatto e si è fatto molto e si è fatto nei tempi in cui lo si poteva fare, date le condizioni che nessuno di questo Consiglio ha voluto ma che ciascuno ha subito.
Fatta questa considerazione, credo che noi dobbiamo - mi pare lo dicesse molto bene, con grande passione politica e senso istituzionale prima di me, l'Assessore Caracciolo - farci carico delle paure delle persone, anche se queste paure, a volte, sono immotivate.
Credo che compito della politica e dunque anche compito dell'Amministrazione, sia pure di un'Amministrazione del tutto particolare quale l'Amministrazione regionale, che ha compiti di legislazione, di programmazione, di orientamento, di controllo e non di gestione diretta degli interventi che vengono attuati dall'insieme delle Autonomie locali soprattutto quando si parla di temi come questi, in rete anche con le Associazioni del volontariato carcerario e non, credo che sia opportuno da parte della politica e di chi amministra qualsiasi livello farsi carico della paura delle persone.
Farsene carico non vuol dire ratificare il livello a cui è giunta la paura delle persone o dare ragione alle richieste di rassicurazione mediante tutte le misure che i cittadini vorrebbero per porre rimedio alle proprie paure, ma ragionando con le persone e predisponendo ciascuno con senso di responsabilità e per la propria parte nel quotidiano e quindi declinando nella normalità del proprio lavoro e della propria responsabilità tutti quegli interventi che noi sappiamo essere i più efficaci, sperimentati, sapendo che non esistono soluzioni semplici ad alcuni grossi problemi che questo dibattito ha affrontato toccando ad esempio anche il problema della prostituzione, che ha molto a che spartire con la tratta degli esseri umani e della riduzione in schiavitù degli esseri umani, che implica rapporti a livello statuale.
Insomma non esistono soluzioni miracolistiche, ma è la declinazione quotidiana precisa e puntuale delle politiche sociali, che debbono accompagnarsi ad altre politiche di recupero, di integrazione e di cooperazione attraverso i coordinamenti istituzionali, che noi possiamo nella quotidianità affrontare i problemi, anche quando si presentano come emergenze. Perché se li affrontiamo nel quotidiano, vuol dire che abbiamo già un'abitudine consolidata ad affrontare quei problemi, un substrato di esperienze, di conoscenze e di implementazione delle conoscenze e delle pratiche sociali, che ci consentono anche di far fronte a quelle che possiamo considerare, in alcuni casi, le emergenze sociali del momento.
Piuttosto, è partecipando - attraverso gli uffici - a progetti locali interregionali e internazionali, approvati anche dall'Unione Europea, che si possono fare dei passi in avanti. Su questo tema, recentemente, sono state lodate le attività che la Regione Piemonte, insieme ad altre Regioni ha promosso sul progetto "Vie d'uscita", che comprende anche tutte le attività messe in campo dalla precedente Giunta. Cito un progetto molto caro alla Consigliera Cotto: è il progetto di "Cascine solidali".
declinando nella quotidianità le politiche e con queste relazioni che noi riusciamo a rendere percepibile alle persone, le più umili e le più indifese, che non è vero che non si può fare nulla, che non esistono soluzioni miracolistiche, perché altrimenti racconteremo favole a queste persone, e sarebbe tanto più grave proprio perché abuseremmo della buona fede delle persone più umili e più indifese dal punto di vista culturale.
facendo il proprio dovere, dando quotidianamente piccole e grandi risposte in tutti i luoghi del Piemonte (e non solo nella grande città) che si affrontano i problemi.
Detto questo, penso di poter affermare che non è solo costruendo nuove carceri che si risolvono i problemi.
Non so, francamente, Consigliere e Consiglieri, se abbiamo bisogno di nuove istituzioni carcerarie in Piemonte. È possibile che ci siano, come credo, strutture molto vecchie; è possibile che alcune di queste abbiano bisogno di ammodernamenti. Non so francamente dire - quindi mi astengo in tal senso - se occorra o meno costruire nuovi carceri. Non credo, in ogni caso, che sia lo strumento carcerario ad affrontare, in modo efficace, il problema: a mio giudizio, deve esserci un pesantissimo intervento a monte quando si parla di prevenzione, e altrettanto pesanti interventi a valle per accompagnare le persone che escono dal carcere dopo aver scontato la loro pena, affinché non ci sia la recidiva.
Piuttosto, è fornendo aiuti e supporti gli organi dello Stato - dalla Magistratura al sistema della Polizia e dei Carabinieri, della popolazione (la chiamo così) che lavora nel carcere, quelle lavoratrici e lavoratori del sistema penitenziario che svolgono un lavoro durissimo, che hanno bisogno di essere incrementati e formati - che noi riusciamo a realizzare meglio quelle attività. È grazie al contributo del volontariato, oltre che ai cospicui interventi regionali che ogni anno decliniamo nella quotidianità e nella normalità, che noi riusciamo a costruire queste attività insieme al sistema delle Aziende Sanitarie Locali che si occupano della salute della popolazione carceraria (soprattutto le persone più deboli, con disagi mentali o i tossicodipendenti), per governare una simile situazione e predisporre, insieme, quella strumentazione necessaria alle politiche sociali.
A mio giudizio - qualcuno mi dirà che pecco di moralismo, ma non mi importa, lo dico perché lo penso - una delle ragioni per cui le nostre carceri sono piene (fornirò anche alcuni dati in tal senso; mi consentiranno i colleghi, visto che ho ascoltato tutti con grande attenzione) va ricercata nella società.
Le responsabilità di chi commette atti violando la legge sono individuali, sia ben chiaro, perché non è vero che un'altra persona, nelle stesse condizioni, commetta gli stessi comportamenti, per cui non c'è assoluzione collettiva, ma responsabilità individuali. Tuttavia, bisogna anche indagare sulla società e chiedersi il perché tanti reati, anche di forte brutalità, vengano commessi magari per comprarsi oggetti, e perché le persone vengano violate e maltrattate come se fossero esse stesse oggetti: vuol dire che c'è qualcosa in questa nostra società che non funziona.
Dobbiamo porci delle domande "alte", alle quali la politica deve rispondere in modo "alto", fornendo delle motivazioni per stare insieme, fornendo le ragioni di coesione sociale, e non mettendoci gli uni contro gli altri immaginando che ciascuno, incentivando la paura, ne ricaverà un vantaggio.
Forse ne ricaverà un vantaggio solo in termini elettoralistici spiccioli ma avrà di fronte a sé il deserto e l'incapacità di governare le pulsioni se si attivano solo le paure senza fornire le soluzioni normali nella quotidianità, nella solidarietà e nella coesione.
Prima di terminare il mio intervento e di fornire ulteriori informazioni, vorrei ringraziare le persone, a partire dal personale dei miei uffici, che, con grande competenza, lavorano e declinano nella quotidianità la loro alta professionalità, si chiamino Dirigenti, posizioni organizzative ad alta professionalità o normali impiegati. Vorrei anche ringraziare il Prefetto, la Direzione del Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria, in particolare il dottor Fabozzi e i dottori Castoria e Arena, che in questi giorni ci hanno consentito...



(Commenti del Consigliere Scanderebech fuori microfono)



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Scanderebech!



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Consigliere Scanderebech, lei ha detto ciò che riteneva di poter dire altrettanto farò io.
Vorrei ringraziare...



PRESIDENTE

Mi scusi, Assessore.
Consigliere Scanderebech, abbia pazienza, lei ha avuto occasione di intervenire e di dire ciò che pensava. L'Assessore ha la facoltà, oltre che il diritto, di rispondere; non per niente, si chiamano "conclusioni".
Se ha qualcosa da dire, questa Presidenza ha sempre concesso a tutti la possibilità di intervenire sull'ordine dei lavori.
La prego di proseguire, Assessore.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
Come dicevo, vorrei ringraziare la Direzione regionale del Provveditorato dell'Amministrazione Penitenziaria perché in questi giorni ha lavorato con noi per aggiornare i dati statistici - lavoro non semplicissimo - e consentire al Consiglio regionale di fornire una valutazione il più possibile serena, pur nella diversità delle impostazioni, sulla situazione attuale.
Ho distribuito, a tal riguardo, delle tabelle, così come ha fatto qualcun altro, da cui si evince che il 31 luglio 2006 la popolazione carceraria della Regione Piemonte era di 4.783 persone.
La Consigliera Cotto, in esordio al suo intervento, ha detto che le carceri si sono di nuovo riempite e scoppiano.
Le carceri vedono una popolazione discretamente numerosa ma, alla data del 12/09/2007, quindi dati recentissimi, la popolazione carceraria ammonta, in tutto il Piemonte, a 3655 persone: lascio a voi fare la differenza tra 4783 e 3655.
Il numero di detenuti che sono usciti con il provvedimento di indulto sono 2.349, coloro che possiamo chiamare recidivi, cioè che sono rientrati in carcere, sono 455. Emergono alcune considerazioni sulla recidiva considerazioni non della sottoscritta, ma di Fabrizio Leonardi, Direttore dell'Osservatorio delle Misure Alternative presso la Direzione Generale dell'Esecuzione penale esterna. A livello nazionale, con il provvedimento sono state scarcerate 26.742 persone e sono nuovamente rientrate in carcere 5.657 persone, pari ad una recidiva del 21,15%. In Piemonte, come dicevo prima, sono state scarcerate 2.349 persone di cui 455 riarrestate, pari ad una percentuale del 19,36%, circa 2% in meno del dato nazionale. Non che questo ci debba rendere felici, è un dato statistico che riferisco per amore di verità. Quando intorno alle convinzioni personali si costruiscono delle teorie e quando queste non sono supportate da numeri, non è utile a nessuno.
Gli interventi che abbiamo attuato li elenco rapidamente. Interventi attivati al momento in cui il provvedimento di indulto ci ha preso tutti di sorpresa e, per le ragioni che ho detto all'inizio, non è stato possibile prepararci, non solo noi come Regione Piemonte, ma l'universo mondo compresa l'amministrazione penitenziaria e carceraria.
Abbiamo potenziato o creato punti di accoglienza informazione e orientamento ai servizi per le persone dimesse a seguito dell'indulto. A Torino, per esempio, lo sportello informativo Spin, nato all'interno dell'Ufficio Esecuzione Penale esterno realizzato dal Consorzio Abele lavoro e finanziato dalla Regione Piemonte, con l'emanazione del provvedimento di indulto, è diventato uno dei punti nevralgici del territorio per l'accoglienza e la costruzione di percorsi di inclusione.
Per rispondere al maggior afflusso, sono state potenziate le giornate di apertura ai servizi ad esso collegati. Le persone che si sono rivolte allo sportello nel periodo anche prima dell'indulto - comunque il periodo dell'indulto lo comprende - dall'11 aprile 2006 al 10 aprile 2007 sono state 185, di cui il 55% aveva beneficiato dell'indulto.
Finanziamento ad agosto 2006 di interventi per rispondere alle prime esigenze delle persone più vulnerabili che avevano, come obiettivo l'accoglienza e l'accompagnamento delle persone dimesse dal carcere per affrontare le prime necessità: accoglienza abitativa, mensa e trasporti.
Abbiamo lavorato con il volontariato e con gli Enti locali, sono stati finanziati cinque progetti realizzati da enti del privato sociale relativi alle aree di competenza degli uffici dell'esecuzione penale esterno.
Il Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, in collaborazione con Italia Lavoro, ha finanziato interventi mirati al reinserimento lavorativo delle persone scarcerate a seguito dell'indulto per la provincia di Torino. Quest'esperienza ha fruttato linee guida. Abbiamo promosso linee guida per la gestione di interventi integrati per l'inserimento lavorativo.
A marzo 2007 si è avviata la sperimentazione dei tirocini formativi: su 62 indultati che hanno avuto accesso a questi corsi, 32 sono già stati inseriti in tirocinio e si prevedono prossimamente altri 19 inserimenti.
Inoltre, il Ministero della Solidarietà Sociale ha messo a disposizione un fondo per finanziare progetti rivolti a persone scarcerate con l'indulto che avessero problemi di tossicodipendenza o alcool-dipendenza, e noi abbiamo aderito, in qualità di partner, ai progetti, ai percorsi di reinserimento sociale riservate a persone tossico-alcool-dipendenti presentato dalla Provincia di Alessandria e ad un altro progetto presentato dalla Provincia di Cuneo. Abbiamo fatto rete, abbiamo fatto politiche integrate.
L'ultima cosa che volevo dire e che si riferisce a quel discorso...Badate, colleghi e colleghe, sono una passionale, quindi lo dico in modo sentito, è il mio modo di essere, ma ci credo. Credo davvero che si ottengono i migliori risultati mandando avanti la quotidianità, aiutando e supportando bene gli interventi quotidiani. Anche così, si affronta la straordinarietà. Quelle poche cose che ho detto, a mo' di esempio, lo dimostrano. Le attività ordinarie sono quelle che noi sosteniamo da molti anni e che, in questi ultimi due anni, abbiamo considerevolmente aumentato.
Si è passati da 776 mila euro del 2005, a 965 mila euro del 2006 ed altrettanti nel 2007 che sostengono i bandi a sostegno di progetti e iniziative nel settore del contratto alla devianza e alla criminalità a favore delle persone in esecuzione penale o ex detenuti.
Sono interventi che riguardano per 800 mila euro progetti sociali, 100 mila euro progetti sportivi, 75 mila euro progetti culturali. I progetti sportivi e i progetti culturali non sono finanziati dalla Direzione Politiche Sociali. Per la prima volta, colleghi della cultura e colleghi dello sport hanno sostenuto queste nostre attività.
Le ultime considerazioni le voglio fare in ordine ad un ultimo punto di una mozione o ordine del giorno presentata da alcuni colleghi della maggioranza relativi alle necessità di modifica della legge n. 45.
La legge n. 45 del '95, che io ritengo una buona legge, è stata presa a modello da altre Regioni; la Consigliera Cotto conosce bene la legge e conosce anche bene le difficoltà dell'applicazione della legge che non sono dovute alla legge medesima, ma alla difficoltà, da parte degli istituti penitenziari e degli uffici dell'area penale esterna, ad individuare le persone con quelle posizioni giuridiche e situazioni personali, tali da poter essere inserite nei progetti finanziati. Le difficoltà derivano dalle procedure burocratiche lunghe e complesse per l'ottenimento della semilibertà e dell'ammissione al lavoro esterno, che sono competenze statali; derivano dai tempi lunghissimi del Tribunale di Sorveglianza per le udienze e per la concessione della semilibertà.
Difficoltà, quindi, legate ad altri istituzioni. La Regione, proprio attraverso incontri e riunioni, si rapporta a queste istituzioni cercando di stabilire modalità operative adeguate all'interno di ciò che dalle leggi e dalla libertà che la Magistratura ha in materia, sono consentite. La legge permette anche a persone che finiscono la pena - badate, questo è importantissimo per dire che è una buona legge - durante il periodo in cui sono inserite nel progetto, di continuare l'attività fino alla sua naturale conclusione. Infatti, a seguito dell'indulto, alcune persone che sono state scarcerate hanno potuto continuare i progetti, gli altri li hanno abbandonati perché sono rientrati nei loro luoghi di origine o per altre motivazioni, non certamente perché la legge non glielo consentisse. Questa legge è mirata alle persone in esecuzione penale. Per favorire, invece l'inserimento di ex detenuti, penso che ci sia l'altra legge, anzi, c'è: la legge 98/93, che dà incentivi alle imprese per l'assunzione e per l'inserimento lavorativo di ex detenuti.
A livello regionale siamo tutt'ora impegnati a fare incontri con le amministrazioni penitenziarie e con le realtà territoriali. Le Province coordinano i Gruppi di operativi locali (GOL) che scelgono i progetti e che vedono agire insieme le amministrazioni carcerarie e le realtà territoriali di volontariato, carcerarie e non, con l'obiettivo di valutare le possibili migliorie a tutto l'apparato legislativo compatibilmente con le normative regionali e le competenze reciproche. Sarà poi la Commissione (se così si deciderà di fare e naturalmente io sarò sempre a disposizione con i miei uffici) a capire se ci sono migliorie che possono essere introdotte alle leggi e che devono essere votate e accolte da questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Dopo gli interventi dell'Assessore Caracciolo e dell'Assessore Migliasso, passiamo alla votazione dei seguenti atti di indirizzo collegati: ordine del giorno n. 781: "Politiche integrate per il reinserimento sociale dei detenuti" presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Burzi, Guida Nastri, Nicotra, Leo, Monteggia, Scanderebech, Cirio, Novero, Toselli Pichetto Fratin ordine del giorno n. 784: "Bilancio ad un anno dall'indulto" presentato dai Consiglieri Buquicchio, Turigliatto, Manolino, Laus ordine del giorno n. 791: "Nuovo carcere finanziato dalla Regione" presentato dai Consiglieri Ghiglia, Casoni, Botta, Boniperti, Vignale mozione n. 511: "Reinserimento detenuti posti in libertà per la concessione dell'indulto" (Legge 31 luglio 2006, n. 241) presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Cirio, Ferrero, Leo, Nastri, Pedrale, Toselli ordine del giorno n. 410: "Provvedimento di indulto" presentato dai Consiglieri Botta, Vignale, Casoni, Boniperti, Ghiglia.
Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Parlando prima con gli uffici, ho precisato che l'ordine del giorno n.
781 era collegato alla richiesta del Consiglio straordinario, mentre la mozione n. 511 c'era già. Accetto però la richiesta del Presidente della IV Commissione che, se non ho capito male, ha chiesto di rinviare in Commissione l'ordine del giorno n. 781. A questo punto, chiedo che sia rinviata in Commissione anche la mozione n. 511, il cui argomento è lo stesso, per dare la possibilità ai Gruppi di maggioranza, anche dopo aver sentito gli interventi, ad iniziare dal collega Muliere, di approfondirla.
Ovviamente, chiedo al Presidente della Commissione che, alla prima riunione utile, metta all'ordine del giorno quest'argomento. Quindi, su richiesta del Presidente Rostagno, ne rinvierei la discussione e l'approfondimento in Commissione.



PRESIDENTE

Se posso ricapitolare, dopo l'intervento chiarificatore della collega Cotto, l'ordine del giorno n. 781 e la mozione n. 511 vengono rinviati alla IV Commissione, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, con il consenso dei proponenti. Rimangono da mettere in votazione gli ordini del giorno n.
784, avente come primo firmatario il Consigliere Buquicchio, e il n. 791 avente come primo firmatario il Consigliere Ghiglia.
La parola al Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere per dichiarazione di voto sull'ordine del giorno n. 791.



GHIGLIA Agostino

Dichiarazione di voto unica, sia per l'ordine del giorno il cui primo firmatario è il collega Buquicchio sia per il nostro ordine del giorno.
Ovviamente, sul nostro siamo favorevoli, se no non l'avremmo presentato.
Riteniamo indifferibile la costruzione di un nuovo carcere nella Provincia di Torino.
I numeri che ha dato l'Assessore Migliasso sono sicuramente esatti, ma sono numeri a scadenza, nel senso che entro pochi mesi saremo di nuovo a piedi. Questo lo sappiamo tutti. Ho apprezzato la pedanteria dell'assessore Migliasso nel ribadire che in Piemonte non siamo oltre al livello di guardia, però, Assessore Migliasso, se andasse a visitare le carceri e avesse preso atto di una situazione esistente, saprebbe che comunque Torino continua ad essere sovraffollato, conoscerebbe direttamente le condizioni di vergognosa promiscuità in cui vivono i detenuti e conoscerebbe anche le condizioni disastrose e di emergenza in cui vivono gli appartenenti al corpo della polizia penitenziaria.
La pedanteria nel ribadire le cifre non tengono conto di un altro dato.
La pedanteria non tiene conto dei dati nazionali perché l'Assessore Migliasso che, ovviamente, guarda la Regione ma non sa guardare oltre forse non sa che sono già...



(Commenti dell'Assessore Migliasso)



PRESIDENTE

Assessore Migliasso, mi scusi, la prego di non interrompere il Consigliere Ghiglia.
Prego, Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Assessore, lei non può ridursi ad una logica micragnosa e regionale visto che ha una Presidente che si vuole occupare, addirittura, di politica estera e a quel proposito paga centinaia di migliaia di euro per i consulenti. Abbia pazienza! Mica vuole essere da meno lei! Stavo dicendo, Presidente, che se andassimo un po' oltre i confini della nostra Regione, l'Assessore Migliasso saprebbe che sono 4.000 i detenuti in più in Italia, dopo appena un anno dall'indulto. Agli altri mille, vogliamo dare tempo sei mesi che sono di nuovo dentro.
Cerchiamo di andare oltre. Non limitiamoci alla polemica. Noi abbiamo fatto la polemica contro l'indulto perché siamo sempre stati contrari, ma adesso dobbiamo cercare di fare un passettino in avanti. Per fare un passettino in avanti ci sono due modi. Uno è quello di dare più soldi alla giustizia. Visto che avete un tesoretto, impegnatelo. C'è un ordine del giorno del collega Buquicchio al quale noi aderiamo volentieri, perch credo che dare più soldi al sistema giustizia sia un atto doveroso in un paese civile, indipendentemente da chi governa. Quindi non possiamo che essere favorevoli.
Per quanto riguarda, invece, la sicurezza, non vedo l'Assessore Caracciolo, che sulla sicurezza ha fatto un lungo excursus. Si parlava di indulto, lui lo ha collegato un po' poco alla sicurezza. Comunque, se ci fosse, gli direi che c'è una legge regionale sulla sicurezza. Se ci fosse gli direi che la Presidente Bresso ci costringe a parlare solo della sanità, ma anche che, anche a legge vigente, potreste pagare i due milioni e mezzo di euro che avete promesso al Comune di Torino finalizzati all'acquisto di nuove auto per la polizia. Non lo volete fare, perché vi nascondete dietro al fatto che non c'è una legge nuova approvata, ma se i soldi sono finanziati per quel progetto, quel patto che la Presidente Bresso ha sottoscritto è indipendente dal fatto che ci sia una legge nuova o vecchia; potrebbero essere stanziati.
Io l'avrei detto all'Assessore Caracciolo, ma visto che non c'è non glielo posso dire; quindi, l'Assessore Migliasso, visto che la Giunta è collegiale, glielo può dire e ricordare.
Quindi, due strade. Uno, più soldi alla giustizia e secondo, colleghi mettetela come volete: il costruire un nuovo carcere dove le carceri sono sovraffollate, e segnatamente nella Provincia di Torino, è un atto di riabilitazione. Non so chi di voi abbia visitato il carcere delle Vallette.
Se non l'avete fatto, fatelo, perché quando andate a vedere come vivono le persone, vi rendete conto che il primo atto di riabilitazione per coniugare l'esigenza della pena e il dovere della riabilitazione è avere degli spazi adatti. Continuare nell'ipocrisia di dire "tutti fuori, va tutto bene forse siamo mezzi pentiti" non rieduca né risolve i problemi. Quindi, il nostro ordine del giorno va in questa direzione. Visto che ci sono soldi ovunque e che la Presidente Bresso dice che anche lei ha un tesoretto, e visto che c'è il Vicepresidente Peveraro in questa sede, noi chiediamo che una parte del tesoretto che la Presidente Bresso dice di avere, venga usato e finalizzato alla costruzione di un nuovo carcere nella Provincia di Torino. Anche questo è un atto di riabilitazione e anche questo è un atto di civiltà, quindi chiediamo il voto favorevole al nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Mi scusi, ho dimenticato una cosa.
Ci sembra di ricordare, ma lo stiamo verificando, che ci sono degli ordini del giorno, probabilmente risalenti anche all'ultimo bilancio connessi. Sarebbe opportuno magari fare una ricognizione prima di arrivare al voto.
Noi stiamo verificando, a memoria, il collega Vignale ne ricorda forse uno, ma chiedevamo se si potesse fare una verifica.



PRESIDENTE

Gli uffici hanno verificato e sul tema dell'indulto vi è un ordine del giorno antecedente del 2006 che, se lo ritengono il collega Botta e gli altri firmatari, è superato ed assorbito. Verificheremo ulteriormente se ve ne sono altri.
Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Grazie, Presidente. Ritengo, nell'intervento di questa mattina, di avere già, per quel che ho potuto, esaurientemente espresso il mio pensiero. Chi non l'avesse ascoltato, è agli atti e può sempre rivederlo.
Mi sembra di poter riassumere brevemente alcuni punti. Sull'argomento di cui si sta dibattendo da stamattina, in particolare sul bilancio ad un anno dall'indulto - è quello l'oggetto dell'ordine del giorno che si inserisce in questo dibattito - ritengo che se si volessero schematizzare i punti di azione, noi potremmo dire: uno, due tre e quattro. Uno: prevenzione; due: certezza della pena; tre: umanizzazione delle carceri quattro: politiche di integrazione.
Analizziamole brevissimamente una per una.
Sulla prevenzione già non si è tutti d'accordo, perché se prevenzione è un elemento importante ed importantissimo nell'ambito del capitolo della sicurezza, spesso quando si parla di sicurezza si ama disquisire e distinguersi su quello che s'intende relativamente a questo termine.
Sulla certezza della pena c'è poco da dire. Nel momento in cui si sceglie di non ampliare le carceri - questo fa parte della necessità non solo, come ho detto stamattina, sotto il profilo quantitativo, ma anche sotto quello qualitativo, quindi umanizzazione delle carceri, perché il detenuto, nel momento in cui lo si priva della libertà, si è già fatto tutto - non è necessario infliggergli altre vessazioni.
Quindi, abbiamo detto anche questo. Quando la certezza della pena viene meno, perché si preferisce mettere in libertà, anziché ampliare le carceri è già un secondo punto dei quattro che su questo argomento è in grande discussione. Quindi, c'è poca certezza anche su questi punti di cui si sta parlando.
Il terzo è l'umanizzazione delle carceri. Come si fa a ritenere che sia giusto, oltre ad infliggere la detenzione, quindi la privazione della libertà, anche tutto quello che in queste carceri succede? Io da medico ci sono stato e ci sono stato anche da Consigliere regionale, e vi dico che effettivamente fa paura dover soggiornare o pernottare, magari per un incidente qualsiasi, anche solo una notte in una di quelle celle.
Infine le politiche di integrazione. Siamo tutti d'accordo su questi punti, ma per tutte queste cose occorre una precisa volontà politica di finanziamento.
Allora cosa chiedo semplicemente nell'ordine del giorno, colleghi della maggioranza oltre che dell'opposizione? Chiedo che ci si faccia parte diligente per chiedere al Ministero competente un ampliamento del capitolo di spesa relativamente al funzionamento in senso lato della giustizia, quindi anche per quanto riguarda il discorso carcerario.
Come si fa a non votare, ad astenersi o a votare contro una richiesta del genere? A chi fa paura dover investire di più nel funzionamento della giustizia? Chi ha interesse affinché la giustizia non funzioni? Chiedetevelo e poi ognuno di voi sicuramente è libero di esprimersi e di votare come crede.
Però lasciamo stare il giudizio degli addetti alla politica, che spesso scelgono per partito preso, e quindi la proposta di Alleanza Nazionale non è da votarsi perché proviene da Alleanza Nazionale, a prescindere dal merito; la proposta dell'Italia dei Valori la si può valutare in un modo o nell'altro e quella di Rifondazione solo perché comunisti non la prendiamo neanche in considerazione.
Non va bene, io ragiono in modo diverso e m'interessa il merito delle questioni, e nel merito ritengo che non si possa negare, da politici responsabili, la necessità di un finanziamento maggiore al funzionamento della giustizia. Altrimenti non a noi, ma fuori da quest'aula noi lasciamo intendere che abbiamo interessi, affinché questa giustizia non funzioni.
Io interessi non ne ho, ho interesse perché funzioni e mi batterò fino in fondo per questo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere per dichiarazione di voto.



MULIERE Rocco

Signor Presidente, intanto, esprimo apprezzamento per la disponibilità della collega Cotto per aver tentato di introdurre nell'ordine del giorno presentato da lei e da altri colleghi della minoranza un minimo di confronto affinché fosse possibile l'inserimento di alcune motivazioni e punti a noi cari; la ringrazio per questa disponibilità, che altresì dimostra la disponibilità a lavorare insieme su questi argomenti.
Voteremo contro l'ordine del giorno presentato da Alleanza Nazionale ma non significa che siamo contrari alla richiesta per la costruzione di nuove carceri, non è questo il punto. Ovverosia, è anche questo, ma, come ho avuto modo di dire nel mio intervento questa mattina, ritengo riduttivo porre richieste specifiche, anche se è pienamente legittimo in un ordine del giorno. Non credo che questo problema estremamente grave possa risolversi rivolgendosi soprattutto alla Regione. Io sono d'accordo pensiamo a costruire nuove carceri, ma non possiamo pensare di dire alla Regione Piemonte di costruire un nuovo carcere a Torino.
Detto questo, noi siamo contrari.
L'ordine del giorno del collega Buquicchio ci pone degli interrogativi in quanto le questioni sollevate nel suo intervento sono per lo più condivisibili, anche come impostazione, però, le sue valutazioni sull'indulto sollevano dei dubbi. Effettivamente, in Parlamento, l'Italia dei Valori ha votato contro questo provvedimento, quindi, coerentemente critica quanto deciso e messo in atto dal Parlamento e gli effetti dell'indulto. Noi su questo non possiamo essere d'accordo, nel senso che anche questa mattina, in sede di dibattito, abbiamo svolto riflessioni e sollevato critiche in relazione alla gestione del momento in cui è entrato in vigore l'indulto.



PRESIDENTE

Mi scusi, Presidente Muliere, le chiedo di attendere un attimo in quanto la Giunta è assente.



(Il Presidente attende l'arrivo dei rappresentanti della Giunta regionale)



PRESIDENTE

La Giunta è presente sui banchi, prego.



MULIERE Rocco

Non condividiamo molte valutazioni contenute all'interno di questo ordine del giorno, anche se il dispositivo contiene domande condivisibili.
A questo punto, chiedo se è possibile valutare la possibilità di votarlo per parti separate. In questo caso, non voteremmo la prima parte mentre potremmo dare una valutazione positiva sul dispositivo, in relazione ai due punti avanzati nell'ordine del giorno dal collega Buquicchio - c'è una frase che preferirei; comunque, è ininfluente sul contenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca per dichiarazione di voto.



RICCA Luigi Sergio

Signor Presidente, come SDI, esprimo voto contrario sull'ordine del giorno presentato dai colleghi di AN, non tanto perché contrario nel merito e sulla necessità di costruire nuove strutture anche in provincia di Torino, ma in quanto ritengo che questa non sia assolutamente competenza regionale, bensì materia di competenza dello Stato, al quale, casomai occorrerebbe rivolgere la sollecitazione per la realizzazione di nuove strutture.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato dal collega Buquicchio, condivido appieno i titoli da lui annunciati con forza e passione nel suo intervento circa l'istruzione del suo ordine del giorno.
Nonostante la condivisione dei titoli, non condivido appieno alcune forme espressive con le quali è avvenuta la traduzione nel testo; ci sono sfumature e anche giudizi sull'indulto, per quanto il provvedimento sia assunto in situazione di emergenza, che non sono completamente condivisibili.
La mia proposta, al di là di quella appena espressa dal collega Muliere, è di tornare in Commissione, come ha espresso la collega Cotto in relazione alla sua proposta, partire dai quattro titoli (prevenzione certezza della pena, umanizzazione e progetti di integrazione) per individuare una formulazione che possa raccogliere un consenso più ampio di quello che si va prospettando.
Nella sostanza, come SDI, noi condividiamo questi titoli e la necessità di pensare in questi termini. Altresì, condividiamo la necessità di attribuire maggiori risorse al sistema della giustizia, in particolare al sistema carcerario, anche perché i sistemi complessivi dell'efficienza della giustizia non si risolvono soltanto con risorse in più, ma meriterebbero un dibattito maggiormente ampio.
Certamente, il sistema carcerario del quale noi stiamo discutendo in questo momento necessiterebbe assolutamente di maggiori risorse, così come ho potuto constatare durante la visita di un carcere, considerando le varie situazioni e le difficoltà del direttore della struttura a rispondere in termini adeguati ad esigenze di funzionamento, anche spicciole, in relazione alla sicurezza non soltanto delle persone recluse, ma anche di quante sono preposte alla loro sorveglianza, custodia e ai progetti di integrazione, che pure sono avviati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, non vedo l'Assessore...



PRESIDENTE

Assessore Migliasso, per cortesia!



SCANDEREBECH Deodato

Purché ci sia, non c'è problema, è impegnata.
Prima di esprimere il mio voto, ovviamente, favorevole, ad un ordine del giorno sulla prevenzione, presentato bene sia dal Consigliere Ghiglia che dal Consigliere Buquicchio, ritengo occorra intervenire sul nascere del problema.
Quindi, condivido interamente lo spirito e l'intelaiatura di questo ordine del giorno, anche quanto detto dal Ministro di Pietro, che preferisce manchi un euro al suo Ministero piuttosto che al Ministero della giustizia. Però, collega, questo non è sufficiente, anziché parlare, si deve agire.
Abbiamo ascoltato con grande attenzione l'Assessore Migliasso, che ancora una volta, ci ha dato una lezione di didattica scolastica.
Lo ripeto, per l'ennesima volta, Assessore: questo è un Consiglio, qui si parla di politica, non si fa la politica della retorica, qui si parla di politica! Forse, ancora non ha capito che lei è Assessore e deve agire, anzich solo documentare e parlare per due ore intere, facendoci un po' l'insegnante della scuola elementare! Noi, qui, grazie a Dio, la scuola elementare l'abbiamo fatta, come anche la scuola media, qualcuno - il sottoscritto - ha anche fatto le scuole professionali, poi siamo tutti vaccinati con internet, non occorrono due lauree, per documentarsi, oggi, è sufficiente internet, che ti apre la mente, perché è cambiato il mondo.
Lei, Assessore, adopera internet?



(Commenti fuori microfono dell'Assessore Migliasso)



SCANDEREBECH Deodato

L'ho capito.
Vede, perché, oggi, La Stampa scrive queste cose veramente importanti e sacre, partendo dalla prima pagina, poi, alla fine - lo leggo - chiude dicendo: "È una classe politica che non è in grado di governare i cambiamenti. Corre verso il suicidio".
Ha ragione! È questa la realtà. Ha ragione Sorgi, anche perché conosce bene la realtà piemontese, dal momento che è stato Direttore de La Stampa.
E siccome lo dice Sorgi, indipendentemente dalla sua appartenenza politica che non conosco (ma penso che sia autorevole, poiché è stato Direttore del più prestigioso quotidiano piemontese, oltre che nazionale), mi deve spiegare, Assessore Migliasso, perché dice che il problema della tratta è un problema di progetto e di cooperazione internazionale, e poi afferma sempre come Assessore, che non si può fare nulla: è grave! Lo ha detto lei! Andiamo a vedere quello che ha detto.
Ha affermato che siccome è un problema di progetto e di cooperazione internazionale, la questione della "tratta" personalmente non ci riguarda quindi le prostitute che sono per strada...
Stasera venga a battere con me i marciapiedi di Torino, così vede cosa vuol dire andare a parlare di tratte!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Scusate, colleghi!



SCANDEREBECH Deodato

Non è offensivo! Non era...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech!



SCANDEREBECH Deodato

Così vedrà cosa vuol dire andare in giro per il Paese, per i marciapiedi e vedrà queste ragazzine abbandonate! E poi viene a dire in Aula, in veste di Assessore, che è un problema di cooperazione internazionale? Attenzione, Assessore! Questo è un problema...
Continuo a non comprendere perché voi non vi rendete conto di essere "Assessori della Regione Piemonte" e non della "bocciofila vattelapesca!" Non può continuare a dire: "Abbiamo fatto... abbiamo fatto... abbiamo fatto...", per tre ore! Mi scuso se prima l'ho interrotta, ma non può venire in Aula a darci lezioni di lessico e di dialettica politica, dicendo: "Abbiamo fatto...
abbiamo fatto... abbiamo fatto...". Che cosa avete risolto? Questo vorrei sapere: che cosa si risolve? I problemi della città di Torino? Venga con me questa sera a girare per le vie, lasciamo stare i marciapiedi! Non metto manifesti, ma venga con me! Così fotografa la realtà della città, che non è solo della città.
Capisco che lei non può fare tutto da sola, non ha la bacchetta magica.
Però non può neanche dire: "Abbiamo fatto... abbiamo fatto... abbiamo fatto...", quando poi, in realtà, non va bene nulla. Dobbiamo risolvere il problema.
Lei ha parlato della legge n. 45 evidenziando, giustamente, che è difficile la sua applicazione: è vero, ma non basta dire che è difficile l'applicazione e ripetere "Abbiamo fatto... abbiamo fatto... abbiamo fatto". La città è una catastrofe sotto l'aspetto della sicurezza dell'ordine pubblico e dell'aspetto sociale. Non dimentichiamo le malattie e quindi il problema della prevenzione, che ha evidenziato molto bene questo ordine del giorno.
Bisogna andare laddove nasce il problema! Il male va estirpato dove nasce! Assessore, deve cercare di prevenire. Non intendo "lei" fisicamente con la sua professionalità (nonostante la mancanza di internet, ma lasciamo perdere!), perché non può pensare di risolvere i problemi da sola. Però lei ha un compito importante: costituisca una squadra di collaboratori, di progettualità, di applicabilità...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, la invito a concludere!



SCANDEREBECH Deodato

Questo è un tema che interessa a tutti.
Ho terminato, Presidente. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Vorrei sinteticamente precisare che voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Buquicchio, perché fa presente al Ministro competente il problema del sovraffollamento delle carceri.
Per lo stesso motivo, voteremo a favore anche dell'ordine del giorno presentato dal collega Ghiglia, di Alleanza Nazionale.
Il problema del sovraffollamento carcerario esiste, sebbene i numeri forniti dall'Assessore tendessero a dimostrare il contrario (ha affermato che erano circa 4.500, mentre adesso sono circa 3.600).
Vorrei chiedere al Presidente della Commissione competente, quando convocheremo la seduta, di fornire i dati precisi sulla capienza di ogni carcere. Per spiegarmi meglio, pongo l'esempio di Torino.
Il carcere di Torino è stato costruito per 1.200 detenuti. Quando c'è stato l'indulto erano 1.560. Il collega Dalmasso annuiva quando dicevo che non avevano i soldi per i letti e per le coperte. Questa informazione l'ho avuta dagli operatori, perché io in carcere vado sovente e continuerò a farlo nelle mie visite.
Attualmente sono 1.297, per cui risulta già sovraffollato: ci sono già 97 detenuti in più.
Il carcere di Asti, per fare un altro esempio, è stato costruito per 150 detenuti, però aveva sempre una media di 300.
Se noi accettiamo con rassegnazione questo sovraffollamento e diciamo anche - perché l'indulto li ha scarcerati - che adesso stanno meglio offriamo una chiave di lettura falsa.
Se il Comune mi concede l'abitabilità nel mio alloggio per quattro persone e siamo in venti, i vicini mi possono denunciare, ed è successo in tanti casi. Allora, io inviterei il Presidente della Commissione ad acquisire i dati sulla capienza delle nostre carceri, così almeno possiamo ragionare e verificare se sono sovraffollate o meno. Farei un'ulteriore proposta. Una volta si andava in visita nei carceri; io sono qui dal 1995 e ricordo che già allora, per iniziativa di Pasquale Cavaliere e di altri Consiglieri dell'allora minoranza, si andava a visitare le carceri (noi abbiamo continuato anche dopo).
Io consiglierei al Presidente della Commissione, così come abbiamo fatto una Commissione al Sant'Anna per renderci conto di determinate cose di riunione la Commissione presso il carcere di Torino. Si potrebbe capire molto: a volte due occhi ascoltano più di cento orecchie!



PICHETTO FRATIN GILBERTO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente, sarò velocissimo.
Credo che Beppe Grillo, in qualche caso, abbia anche ragione, specie quando sostiene che alcuni politici sono lontani dalla gente. Credo che il collega Deambrogio ne sia un esempio, perché sostenere, come ha fatto lui in quest'aula, che la gente ha meno sensazione di insicurezza rispetto al passato dopo l'indulto, credo che dimostri che ci sono veramente dei politici che sono a chilometri dalla realtà del territorio, rispetto a come la pensano i cittadini. Lo invito pertanto ad andare in giro e a parlare con le persone, perché credo che una sensazione di insicurezza come quella che si respira oggi nelle nostre città non ci sia mai stata. Addirittura io stesso dico che forse è esagerata come sensazione di insicurezza, ma è reale, totale e palpabile: la gente ha paura.
Per quanto riguarda i due ordini del giorno, voteremo a favore per quello di Alleanza Nazionale, anche se siamo certi che si tratti di una provocazione, perché come tutti sanno le spese e i costi delle nuove carceri spettano al Ministero di Grazia e Giustizia. Sono molto contento che la Regione possa intervenire per sollecitare il Ministero di Grazia e Giustizia a fare il suo lavoro, e cioè anche a costruire nuovi carceri quando queste mancano. Sono un po' meno contento che il Ministero magari risponda "picche" e queste spese ricadano sulla Regione, e cioè sui nostri cittadini.
Come ripeto, voteremo a favore, ma mi auguro che sia un'iniziativa volta a far sì che gli organi regionali chiedano l'intervento di peso economico, quindi da parte dello Stato e del Governo, visto che è anche amico di questa Amministrazione regionale in quanto sono della stessa coalizione politica.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno del collega Buquicchio, non ci sono dubbi, non potremmo non votare a favore perché il collega Buquicchio ha detto cose molto simili a quelle sostenute dal Gruppo della Lega Nord e il suo Gruppo politico ha fatto la stessa cosa, anche a livello nazionale votando contro la vergogna dell'indulto, così come ha votato contro il Gruppo della Lega Nord.
Quest'ordine del giorno riporta dei dati purtroppo veri. Anzi, uno è anche sbagliato, laddove si parla del 17% già rientrato in carcere e l'ultimo dato di pochi giorni fa, addirittura, parla del 22%, quindi addirittura peggiorativo. Ma la cosa importante, sulla quale siamo assolutamente allineati con le richieste del collega Buquicchio, è dove si dice che in futuro bisogna ridurre drasticamente i provvedimenti di clemenza. In quanto ci siamo resi conto che, purtroppo, non sono utili per il bene dei nostri cittadini.
Quindi, il nostro Gruppo non può che essere favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Grazie, Presidente.
Brevissima dichiarazione di voto da parte del Gruppo de La Margherita.
Noi ci esprimeremo in modo contrario all'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale.
Chiederemmo, invece, così come è stato fatto dal Capogruppo Muliere al collega Buquicchio, la votazione per parti separate dell'ordine del giorno che lui ha presentato, ritenendo che, sulla parte delle premesse dove si fa un'analisi ed una serie di valutazioni, probabilmente, su alcuni aspetti le nostre vedute non sono coincidenti, ma non tali da poter esprimere un voto negativo. Quindi, su questa parte dell'ordine del giorno noi ci asterremo.
Mentre, condividiamo, anche se l'avremmo scritto in modo diverso - ma questa è, evidentemente, una questione di sensibilità e di forma - il senso del dispositivo del suo ordine del giorno.
Quindi, se il voto avverrà per parti separate, su questa ultima parte dell'ordine del giorno ci esprimeremo in modo favorevole.



PRESIDENTE

Non ho più iscritti a parlare per dichiarazione di voto.
Ricapitolando, l'ordine del giorno n.. 410: "Provvedimento di indulto" presentato dai Consiglieri Botta, Vignale, Casoni, Boniperti, Ghiglia è stato ritirato; gli ordini del giorno n. 511 e n. 781 vengono rinviati alla IV Commissione, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento; quindi rimangono gli ordini del giorno n. 784 e l'ordine del giorno n. 791 presentato in data odierna a firma del Consigliere Ghiglia.
Il Consigliere Buquicchio ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

Se l'Ufficio di Presidenza me ne dà facoltà, accetto che l'ordine del giorno n. 784 sia votato per parti separate. Quindi, distinguendo la premessa dal dispositivo finale.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Buquicchio. Però, gli Uffici mi fanno presente che una premessa senza dispositivo finale non ha senso nella votazione anche se per parti separate. Perché se non passasse il dispositivo, rimarrebbe una premessa con conclusione sul nulla.
Se nella premessa è possibile mantenere qualcosa con il dispositivo allora in questo caso ha un senso.
Il Consigliere Burzi ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sull'ordine dei lavori, senza utilizzare facili elementi di polemica che l'ora sconsigliano. Chiederei al centrosinistra se riescono a mettersi d'accordo su che cosa votare o non votare. Però, la procedure suggerita è davvero inconsistente nella forma. Come si fa a votare la premessa e poi...
Mi sembra impossibile, anche se capisco che possa essere un buon tentativo di mediazione politica.
Dopodiché, se l'Ufficio di Presidenza si assume l'onere - mi spiace che competa al facente funzioni Presidente Pichetto Fratin di doverlo fare - ma mi sembra che la tesi qui suggerita sia francamente il minimo.



PRESIDENTE

Do ancora la parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Siamo peraltro disponibili, ove i Capigruppo di maggioranza che, da soli, hanno deciso l'ordine dei lavori dei prossimi giorni, se da soli cambiano l'o.d.g. delle prossime sessioni e fanno una, due, tre, quattro sessioni di IV Commissione, noi ci adeguiamo volentieri a discuterne nell'ambito delle Commissioni. Nel perdere del tempo qui, tanto vale perdere del tempo in meno là.



PRESIDENTE

Ho una proposta, testé consegnata da parte del primo firmatario, il Consigliere Buquicchio, che prevede una prima parte che termina con le parole "rammentato istituzioni". Quindi, tutta la premessa, meno l'ultimo capoverso.
La seconda parte, invece inizia con le parole "Preso atto che di fronte alla nuova emergenza carceraria...".
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno rubricato n. 784, con votazione aperta sulla prima parte il cui testo recita: "Il Consiglio regionale precisato che prima dell'esame in Commissione e poi in Aula del provvedimento di indulto il Ministro della giustizia aveva sostenuto nella sua relazione, che l'indulto avrebbe avuto effetti su circa 12 mila carcerati, ma in realtà, a dispetto delle previsioni del Guardiasigilli, i beneficiati dell'indulto si sono rivelati più di 22 mila e non 12 mila; vi è stata cioè una rilevante differenza tra il numero delle persone effettivamente scarcerate per effetto dell'indulto e quanto annunciato dal Ministro rilevato che il primo dato che colpisce se si prova a stilare un bilancio degli effetti sulla popolazione carceraria del provvedimento della legge 31 luglio 2006 n. 241 concessiva dell'indulto, è che nelle carceri continua a crescere il numero dei detenuti: sono 43.957 su una capienza regolamentare di 43.140 che, alla stregua di dati aggiornati al luglio 2007, si deduce che nel giro di un anno dalla legge sull'indulto il numero dei detenuti, pari a 59.523 unità al 31 dicembre 2005, è di nuovo arrivato al massimo della 'capienza regolamentare'. In sei regioni tra cui la nostra (Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Toscana e Veneto) la 'capienza regolamentare' è già stata superata che ben due regioni si stanno avvicinando alla linea rossa della 'capienza regolamentare': Lombardia (7.233 in carcere su 8.379 posti disponibili) e Veneto (2.064 su 2.881 posti): la soglia della 'capienza tollerabile' è quella oltre la quale un carcere può essere definito sovraffollato rilevato altresì che purtroppo, com'era prevedibile, molti scarcerati sono già tornati dietro le sbarre - almeno il 17% (circa 4.500) che oltre ai 4.500 già rientrati molti altri vi torneranno, come insegna l'esperienza delle procure, in tempi più o meno brevi; è inutile quindi esultare sostenendo che il tasso di recidiva si è mantenuto in valori accettabili; si tratta di dati ancora in itinere - dati in progress - - e quindi non possiamo dire ancora con certezza quanti scarcerati con l'indulto sono tornati in stato di detenzione che non si può trascurare l'effetto moltiplicatore dovuto al fatto che chi era condannato, ad esempio, a quattro o cinque anni non è ancora uscito dal carcere poiché l'indulto abbuona massimo tre anni che al di là dei dati rassicuranti sulla recidiva divulgati dal Ministero comunque, comunque è innegabile che molti scarcerati, soprattutto i più poveri e sbandati, non hanno trovato adeguata assistenza uscendo dal carcere e, non intravvedendo altre alternative di vita, sono tornati a delinquere mettendo in pericolo la sicurezza delle nostre città ossia i beni e l'incolumità dei cittadini perbene e aggravando il proprio curriculum criminale a causa della recidiva preso atto che nelle celle continuano a essere rinchiusi soprattutto stranieri e tossicodipendenti; il che lascia intendere che sarebbe stato più opportuno rivedere e migliorare tutto il sistema di prevenzione dei reati, magari destinando più fondi alle forze di pubblica sicurezza a tal fine agendo a monte sui fenomeni dell'immigrazione e della tossicodipendenza piuttosto che limitarsi ad intervenire a posteriori sui reati già commessi che hanno invece tratto notevole beneficio dal provvedimento, com'è a tutti noto, numerosi 'furbetti' del quartierino considerato che per ovviare alla situazione paradossale ed estremamente onerosa per le già esauste casse dello Stato creata dall'indulto, istituto giuridico che pur condonando la pena, in tutto o in parte, lascia in piedi il procedimento penale relativo (in pratica le indagini vanno proseguite e il processo deve essere svolto e concluso anche se si sa già che la pena non verrà irrogata) il Procuratore capo di Torino ha ritenuto opportuno emanare la cosiddetta 'circolare Maddalena' che ha introdotto una sorta di 'rottamazione' dei procedimenti destinati a concludersi senza irrogazione di pena per l'indulto ( si tratta di una sorta di archiviazione di fatto) e che ha ricevuto nel maggio scorso il via libera del Consiglio Superiore della Magistratura nonostante le polemiche di chi la ritenesse una violazione del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale rammentato che alcuni partiti di entrambi gli schieramenti hanno tentato di migliorare il contenuto della legge presentando numerose proposte di modifica in Commissione al Senato, ritenendo l'indulto un a scelta sbagliata ingiustificata e di cui il Paese avrebbe pagato le conseguenze in termini di difesa, di sicurezza pubblica, di credibilità delle istituzioni Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno rubricato n. 784, con votazione aperta sulla seconda parte il cui testo recita:.
"preso atto che di fronte alla nuova emergenza carcere comincia a vociferarsi di nuovi provvedimenti di clemenza impegna la Presidente e la Giunta regionale a far presente al Ministro competente che il problema del sovraffollamento delle carceri va affrontato in modo ragionato sistematico, intervenendo sulla prevenzione e la sicurezza piuttosto che a posteriori sui reati già commessi con provvedimenti di clemenza spesso offensivi per la coscienza dei cittadini onesti e che, per il futuro occorrerà ridurre drasticamente il ricorso a questo strumento, piuttosto che ampliarlo come già si vocifera da varie parti a dedicare una necessaria maggiore attenzione, anche economica, ai problemi della giustizia alla quale si continuano a destinare risorse insufficienti, invocando, piuttosto, tagli alle spese, come se il perseguimento di reati anche molto gravi, costituisca un 'di più' per un paese civile, e che sarebbe auspicabile, pertanto, che tutti facessero proprio il suggerimento del Ministro delle Infrastrutture: 'Preferisco che manchi un euro al mio Ministero piuttosto che un euro per far funzionare la giustizia.'" Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 791, il cui testo recita: "Visto il fallimento degli effetti della legge n. 241 del 31/07/2006, nota come legge sull'indulto; considerato che in Piemonte sono stati scarcerati 2090 detenuti e dopo appena un anno ne sono ritornati agli arresti 427 ovvero un quinto del totale; considerato inoltre che le carceri piemontesi languono nuovamente in uno stato di drastico ed insostenibile sovraffollamento; i sottoscritti Consiglieri Regionali impegnano la Presidente della Giunta regionale ad attivarsi al fine di reperire e stanziare le risorse, tramite idonei strumenti, per la costruzione di un nuovo carcere nella provincia di Torino" Il Consiglio non approva.


Argomento: Trasporti su ferro

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle sollecitazioni dei Consiglieri Rossi e Burzi in merito alle previste comunicazioni della Giunta regionale sul Nodo ferroviario di Novara e sulla situazione dell'aeroporto di Malpensa


PRESIDENTE

terminato il Consiglio in seduta straordinaria. Successivamente si aprirebbe la seduta ordinaria, ma la convocazione dell'Ufficio di Presidenza è per le ore 19. Dati i tempi ristretti, ritengo inutile far stilare agli uffici un verbale a vuoto.
Il Consigliere Rossi ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Presidente, le chiedo scusa. La seduta ordinaria sarebbe dovuta iniziare con la relazione o comunicazione della Giunta relativa a Malpensa e al Nodo ferroviario di Novara. Specifichi che, non essendoci l'Assessore competente, non si può procedere. Non è perché è convocato l'Ufficio di Presidenza che si sospende il Consiglio. Il motivo è ben diverso.
L'Assessore competente, che doveva riferire le comunicazioni della Giunta su due argomenti fondamentali per il territorio piemontese, ha pensato bene d'avere altri impegni. Attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Informo che domani pomeriggio è prevista una sessione di Consiglio.
Qualora l'Assessore Borioli e/o la Presidente Bresso fossero disponibili in tal senso, volentieri saremmo qui per sentire su questo tema che, ricordo ai colleghi, venne fissato, in chiusura dei lavori di luglio - i patti si rispettano solo quando fa comodo - come primo punto alla ripresa dei lavori dell'attività consiliare.
Siamo qui dal 3 settembre e, sempre in pazienza, aspettiamo che l'Assessore Borioli e/o la Presidente Bresso, su un tema del tutto irrilevante e non urgente, del tutto piemontese come il Nodo ferroviario di Novara e la Malpensa, quando ritengono di avere del tempo, ci dicano che cosa intendono fare. Sempre che venga ritenuto im portante.



PRESIDENTE

Effettivamente, dovevo precisare l'assenza della Giunta per la comunicazione. Peraltro, a norma di Regolamento, è possibile la comunicazione fin dalla giornata di domani. Naturalmente è nella Conferenza dei Capigruppo, qualora non avvenga nella giornata di domani, che si calendarizzerà la comunicazione da parte della Giunta regionale.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.24)



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