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Dettaglio seduta n.204 del 10/07/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ENRICO



(Alle ore 10.05 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(Alle ore 10.35 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta straordinaria è aperta (ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto).


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Barassi, Chieppa, Pizzale, Rutallo e Turigliatto.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Le politiche regionali a favore dei minori" (richiesta seduta straordinaria presentata dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Toselli, Nastri Cirio, Pedrale, Novero, Monteggia, Dutto, Rossi, Burzi, Guida, Casoni Pichetto Fratin, Botta, Vignale, Scanderebech, Ferrero e Leo) (collegati ordini del giorno n. 80, 551, 599 e mozione n. 242)


PRESIDENTE

Ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto, siamo in seduta straordinaria per la trattazione del punto "Le politiche regionali a favore dei minori" richiesta da quasi tutti i Consiglieri di minoranza.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto per l'illustrazione; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Quest'anno abbiamo chiesto un Consiglio straordinario, così come l'anno scorso ne abbiamo chiesto uno sulle problematiche degli anziani, perch come minoranza riteniamo opportuno parlare delle politiche per i minori.
Questo Consiglio straordinario non vuole essere un attacco o una contestazione rivolta a qualcuno, ma un momento di riflessione per tutti per chiederci cosa possiamo fare e fare meglio per dare le risposte ai bisogni, che aumentano di giorno in giorno.
facile per una Regione, che per fortuna invecchia, parlare solo di anziani. Se noi apriamo i giornali, ascoltiamo la radio, guardiamo la televisione vediamo che gli argomenti all'ordine del giorno sono l'età pensionabile, i problemi per chi deve ritirarsi dal lavoro e non ci sono accenni, se non minimi, a chi invece deve ancora iniziare.
Si parla di scalone, di scalini e non si pensa a chi questi scalini li deve ancora salire. Si pensa di alzare l'età pensionabile per le donne ed io mi auguro che, nell'anno delle pari opportunità, questo non avvenga, che il Governo si vergogni se prende un provvedimento simile, perché sappiamo come le donne da sempre svolgono un doppio lavoro.
Oggi, se ci guardiamo intorno, nella nostra famiglia allargata vediamo giovani nonne di 60 anni, con la preoccupazione dei vecchi genitori da accudire, la cui figlia deve affidarle i propri bambini. La famiglia sta cambiando in modo vertiginoso, di conseguenza devono cambiare e migliorare le nostre politiche per i minori.
In Piemonte, i minori sono 637.771. Abbiamo fatto delle proiezioni trentennali e vorrei, tra l'altro, ringraziare i collaboratori del Gruppo di Forza Italia che hanno provveduto a compilare una piccola guida per permettere il raffronto su quanto è stato fatto e sui dati statistici proprio per portare un contributo alla discussione.
Quando il Presidente del Consiglio ha visto questa guida ha commentato: "Che immagine triste avete messo in copertina". È vero, questo è il nostro messaggio, perché abbiamo voluto porre l'accento, in particolare, sui minori che vivono in stato di disagio, anche se, ovviamente, non possiamo dimenticare tutti gli altri.
La popolazione è diminuita in questi trent'anni. Le proiezioni e le statistiche ci dicono che è diminuita del 7,8%. Quello che è triste è che la fascia di minori diminuirà del 22,5%. Allora, noi ci dobbiamo preoccupare di tante cose, intanto della tutela della vita nascente. Non è accettabile che una Regione come il Piemonte registri 11.000 aborti all'anno, ma non vogliamo dare nessun giudizio morale.
Sappiamo che l'aborto è una sconfitta per la donna, che è costretta a praticarlo. Abbiamo visto che, mentre diminuisce il numero di aborti per le donne di nazionalità italiana, è in forte aumento per le donne che vengono a vivere nella nostra Regione. Questo significa che dovremo fare più azione di prevenzione, diffondere messaggi e comunicazioni nella loro lingua, far sapere che ci sono i consultori e centri per la famiglia; insomma, fare tutto quello che si può per evitare il fallimento.
Oggi, vogliamo occuparci, ovviamente, di tutti i bambini delle donne che lavorano. Allora, ci rendiamo conto che dobbiamo investire di più nei servizi all'infanzia. È facile parlare di conciliazione dei tempi tra lavoro e famiglia, ma proprio nel mese in corso vediamo quanto siano scarsi i servizi per la famiglia: i centri estivi non vengono organizzati in tutte le località e quelli che ci sono non riescono a rispondere alle domande di tutti coloro che vorrebbero accedervi. Quindi, la donna che lavora si trova costretta a lasciare i bambini a vicini di casa, quando ha ancora la mamma che lavora con i genitori da accudire e il Governo Prodi che la vuole mandare più tardi in pensione.
Nella passata legislatura è stato fatto un passo avanti: dal 10% dei posti disponibili, siamo passati a circa il 18%, quindi abbiamo raddoppiato. Abbiamo visto che la Giunta ha avviato un bando pluriennale della stessa cifra del passato. Allora, una prima considerazione è che, se la cifra è rimasta la stessa e sono passati diversi anni, è chiaro che la cifra risulta inferiore rispetto all'impegno preso precedentemente.
Però, non dobbiamo preoccuparci solo di costruire nuovi asili, ma anche della loro gestione. Sappiamo che, per garantire una tutela valida a questi bambini, è necessario che abbiano insegnanti in numero opportuno. Quindi aumenta il costo della retta, mentre rimane fermo il contributo della Regione Piemonte. Se una volta il contributo della Regione Piemonte era del 13% adesso - mi dicono - è sceso sotto il 10%. Siamo lontani dall'obiettivo di Lisbona, che chiedeva il 33%.
Per gli asili nido, per i centri diurni, per i centri estivi potevamo mettere anche una fotografia gioiosa, però in quest'occasione vogliamo attirare l'attenzione verso i minori vittime di abusi, i minori fuori dalla famiglia, i minori che hanno dei problemi con la giustizia, i minori che sono in carcere, ed è veramente una doppia sconfitta per tutta la società avere minori in carcere.
Vogliamo parlare dei minori e dell'immigrazione, dell'integrazione dei minori stranieri non accompagnati, ma anche dei minori accolti (i cosiddetti bambini di Chernobyl) grazie alle associazioni di volontariato.
Vogliamo riflettere sulla legislazione vigente: gli articoli 44 e 45 della legge 1/2004 dovrebbero trovare piena attuazione e allora ci vogliono più aiuti alle famiglie, più finanziamenti per le strutture dedicate ai servizi all'infanzia e loro gestione, più integrazione tra sanità e assistenza per quanto riguarda i minori.
Sappiamo che l'Assessorato sta predisponendo il piano sociale degli interventi e che in questo ci sarà senz'altro una parte dedicata ai minori.
Mi pare che tale piano sociale venga fatto elaborare all'esterno, non dai nostri servizi sociali, non dalle nostre province. Ricordo quando l'Assessore rispondeva a un'interrogazione sui 180.000 euro per una consulenza IRES e Università che affermava: "Ci vorrà un anno per avere questo Piano sociale". Speriamo. Poi, guardando le determine, abbiamo visto un altro affidamento, sempre per il discorso sociale, di 70.000 euro ad una società di Bolzano perché possiede le relative competenze; stamattina vedo un'altra determina di 60.000 euro di nuovo all'IRES per una ricerca sulla spesa sociale (sulla cooperazione, per la predisposizione del Piano regionale triennale degli interventi relativi ai servizi sociali).
Lei, Assessore, avrà senz'altro modo di rispondere e di chiarire i dubbi e le preoccupazioni, anche alla maggioranza, relativamente ai 180 mila euro per Università e IRES, ai 70 mila euro alla società di Bolzano (250.000) e agli altri 60 mila all'IRES (310.000). Probabilmente ce ne sono anche altri che non abbiamo visto, ma avremo diversi momenti per discutere di questo.
Adesso a noi interessa capire quali indirizzi il Consiglio dà alla Giunta con ordini del giorno e quale strategia - maggioranza e minoranza perché il problema è di tutti - intendiamo mettere a punto per il prossimo bilancio di previsione.
Noi Consiglieri regionali, maggioranza e minoranza, dobbiamo fare il lavoro per cui siamo stati eletti, e questo - vi assicuro - è un lavoro impegnativo, che mi auguro ci possa trovare concordi.



PRESIDENTE

Si apre il dibattito generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Innanzitutto ringrazio la Consigliera Cotto, che ha posto una questione così importante, e la Presidenza del Consiglio, che ha accettato il dibattito su questa tematica.
So che in questo Consiglio c'è una certa sensibilità e che ci sono alcuni colleghi (notoriamente la Presidente della Commissione Pozzi e altri colleghi, i DS, gli amici de La Margherita, il Vicepresidente del Gruppo ecc.) che hanno sensibilità particolari su queste tematiche.
Allora, per fare un discorso collegato e coordinato, accenno a due argomenti soltanto, affermando subito che non solo condivido, ma plaudo l'iniziativa della Consigliera Cotto e mi associo (come terzo, quarto quinto) alle cose che ha chiesto.
Io credo di voler toccare due punti: in primo luogo, l'investimento contro la povertà dei minori. Infatti l'ambiente formativo, nella prima fase dell'infanzia, svolge un ruolo cruciale nello sviluppo del capitale umano individuale. Numerose ricerche hanno dimostrato come le carenze e i limiti di questo ambiente conducano nelle fasi successive a problemi di apprendimento, scarsa motivazione all'apprendimento, più elevate possibilità di evasione scolastica, tossicodipendenza e in generale chances molto più basse di mobilità sociale.
Di conseguenza, una politica di promozione scolastica non deve tanto ostare quelle piccole parti di cui, coi colleghi di buona parte del centrosinistra, chiediamo un riconoscimento minimo anche del merito, bensì deve attivarsi su tutte queste questioni sociali, culturali, umane, di prevenzione e di lavoro. Non vogliamo negare il merito a chi ce l'ha, ma dare l'opportunità al numero maggiore possibile di raggiungerlo.
L'Italia è uno dei Paesi in cui la mobilità sociale è minore. In alcuni Paesi (fra cui l'Italia) l'incidenza della povertà fra i minori ha già superato quella fra gli anziani, e questo è un dato clamoroso.
Questi dati sono allarmanti perché precludono ad un sinistro circolo vizioso: minori in povertà, deficit originario di capitale umano, maggiore diffusione di lavoratori dequalificati/disoccupati/emarginati, più spesa per misure di assistenza "compensative" e meno gettito fiscale, ulteriori problemi di sostenibilità dei sistemi pensionistici.
Ecco il punto cruciale: una politica che non investa sui minori crea le condizioni per una minore sostenibilità sociale della quota di popolazione anziana, in continuo aumento.
A questo proposito, intervengo anche sul cosiddetto discorso dello scalone, nel senso che se vogliamo garantire un futuro alle prossime generazioni, se vogliamo creare buone condizioni sociali e opportunità allora i discorsi sociali non devono volgere soltanto alla conservazione dell'esistente, ma avere il coraggio di andare oltre.
Tante volte si dice, per quanto riguarda i temi ambientali ambientalisti ed ecologici, che occorre fare scelte dolorose, ma che diano una maggiore sostenibilità per il futuro. Credo che i discorsi delle riforme siano discorsi dolorosi, ma che diano una maggiore sostenibilità per il futuro.
Questo circolo vizioso deve essere prevenuto attraverso una vera e propria offensiva sul piano dell'accumulazione di capitali umani individuali.
Per quanto riguarda la formazione dei giovani, mi permetto di dire che sottoscrivo - lo dico pubblicamente, non l'ho potuto fare materialmente l'appello, il memorandum, la lettera che i Gruppi della sinistra radicale hanno mandato alla Giunta sulla vicenda dei centri studenteschi. È da un po', in effetti, che attendiamo una risposta e delle notizie. Voglio dire pubblicamente che ringrazio i colleghi che l'hanno fatto e mi permetto virtualmente di aggiungere la firma e il sostegno, mentre complessivamente le politiche giovanili ci vedono favorevoli. Tutto il lavoro di impulso che il Presidente Placido sta conducendo per la Consulta giovanile muoverà attenzione politica in questo senso.
Quindi, "una lotta a tutto campo contro la povertà fra i minori devono diventare uno dei pilastri portanti del nuovo welfare. Si tratta peraltro di un obiettivo che concilia in modo stretto gli obiettivi dell'efficienza della meritocrazia, della competitività, della modernizzazione economica dell'Europa con quelli della equità e giustizia".
A questo proposito, per portare una piccolissima goccia di contributo a quanto stiamo discutendo in Commissione sul merito, avete letto sui giornali, cari colleghi, che in questi giorni pochi studenti hanno raggiunto la votazione di cento.
Ripeto: questo mi convince di più che da una parte dobbiamo intervenire su politiche di sostegno ed equità sociale, ma dall'altra anche la tesi che la Presidente Pozzi, io ed altri colleghi sosteniamo. C'è anche un riconoscimento ad personam del merito, c'è un incoraggiamento per l'impegno culturale e sociale.
Infine, ça va, sans dire, noi sosteniamo il ruolo chiave della famiglia.
"Preservare la solidità familiare rappresenta la strada più sicura per la lotta alla povertà dei minori e alla loro esclusione sociale". Non demolire la famiglia è la via giusta, ma sostenerla e rafforzarla, "per favorire percorsi di apprendimento adeguati così da assicurare loro strumenti pertinenti per un efficace inserimento nel mondo professionale.
Sono stati varati i Piani nazionali per gli interventi in favore dei minori e degli adolescenti..."; vi è stato inoltre "un forte coinvolgimento del privato sociale secondo un vero principio di sussidiarietà nella programmazione ed implementazione degli interventi a favore dei minori".
Questo termine sussidiarietà, che viene così declamato, in realtà non sappiamo ancora bene come declinarlo. Noi pensiamo di saperne abbastanza in realtà è una risorsa enorme e sono contento che la collega Cotto - anzi la ringrazio insieme al gruppo di lavoro regionale che ha lavorato così bene - abbia richiamato questi concetti in maniera così precisa.
Da questo punto di vista, prosegue: "la capacità delle famiglie di rispondere alle nuove esigenze è influenzata dalle politiche attuate in vari settori (occupazione, previdenza sociale, sanità), ma è fondamentale anche il monitoraggio delle specifiche ripercussioni di queste politiche sulla famiglia.
In Italia, il Libro Bianco sul welfare, presentato dal governo italiano nel 2003, ha posto al centro dell'azione la famiglia, riconosciuta come soggetto sociale, ovvero titolare di diritti specifici, interlocutore alla pari con le istituzioni e gli altri attori, nella definizione delle priorità e nella realizzazione delle azioni in materia di sviluppo di un nuovo welfare, dinamico e solidale. Nel documento è scritto che la complessità delle trasformazioni sociali, come quella demografica, richiede l'individuazione di forti strumenti di programmazione, di governance, di sperimentazione a partire da una conoscenza approfondita dei contesti sociali entro cui operano le famiglie, e richiede un investimento nuovo sulla famiglia per la gestione efficace delle principali cause delle trasformazioni sociali: la transizione demografica e i suoi effetti sui rapporti inter-generazionali".
Si può dire quel che si vuole, ma una sana politica della famiglia contribuisce anche ad una equilibrata demografia, ad un progetto di educazione ed uno sviluppo armonico.
"Il Libro Bianco riconosce alla famiglia il ruolo di volano per lo sviluppo della coesione sociale, ed individua in questa istituzione il fattore decisivo per i processi d'inclusione sociale, per il mantenimento delle relazioni solidali tra generazioni: la famiglia assurge a protagonista nell'organizzazione di un welfare moderno, anche in relazione alla trasversalità delle sue responsabilità ed azioni rivolte in particolare agli anziani, alle persone con disabilità, ai minori".
A questo punto mi appello, dicendo che, come Gruppo di Forza Italia e come intero centrodestra, con l'UDC e con i colleghi amici abbiamo presentato un disegno di legge sulla famiglia. Diamo anche una valutazione molto positiva sul progetto di legge sulla famiglia presentata dalla collega Motta, dal collega Lepri e dal Gruppo della Margherita.
un'attenzione che ci sembra positiva.
Ci sembra che anche se le valutazioni possono essere dal punto di vista politico discordanti, il Family Day abbia rappresentato un grande momento di sensibilizzazione e di richiamo, perché ha anche innescato una ripresa di attenzione su tematiche vitali nel nostro Paese, ma sovente dimenticate perché si procede secondo la moda e secondo quanto i giornali decidono essere importante.
Adesso il "trip" è sulle spese della politica e tutto il resto ormai non conta più nulla. Chissà quale sarà il prossimo "trip" dei giornali, la prossima decisione su cui dare il "la".
Abbiamo raccolto l'attenzione sulla famiglia con il Family Day e con molte iniziative. In Consiglio regionale è depositata una legge sui giovani che speriamo possa essere ripresa. Ci sono poi leggi sulla famiglia e noi invitiamo il Consiglio regionale ad assumere in particolare uno sforzo preciso visto che si chiede a volte dei tempi. Noi siamo pronti a procedere con celerità sulla discussione sulla famiglia con confronto efficace e rapido.
Ho citato moltissimo il documento di Forza Italia proprio perché ci appartiene e perché è stato redatto da noi, quindi rimane come uno sforzo serio, affinché da questo dibattito scaturisca tutto quello che auspicava giustamente, anzi proponeva la collega Cotto, e venga anche ripreso con energia l'importantissimo dibattito sulla famiglia.
Ricordo anche, per chi volesse intervenire, che domani pomeriggio c'è un incontro con il Forum delle Famiglie per discutere del rilancio delle politiche per la famiglia.
Quindi, il Presidente Placido è invitato al Forum delle Famiglie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Leo. Cercherò di non far mancare il mio apporto a questo importante appuntamento.
Sono stati presentati al momento quattro ordini del giorno e stiamo verificando fra gli altri ordini del giorno, che comunque riguardano il tema della seduta straordinaria, se possono essere in qualche modo collegati o assorbiti. Lo chiederemo ai Consiglieri primi firmatari.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Non sapevo che fossero stati presentati altri ordini del giorno.
Faccio presente che sono in giacenza due ordini del giorno "Prevenzione, controllo e sicurezza in materia di prostituzione" e "Piano straordinario contro le violenze su donne e bambini" presentati dal sottoscritto. Quello relativo la prostituzione introduce la figura professionale del garante dei minori e prevede un piano straordinario per combattere la pedopornografia e la prostituzione minorile.Pertanto proporrei di iscriverli entrambi all'o.d.g.
Ringrazio la collega Mariangela Cotto, sempre attenta ai temi del sociale che ci ha l'occasione di confrontarci su un tema di fondamentale importanza e richiamo all'attenzione quanti considerano questa seduta straordinaria superflua perché non incentrata su temi come il palazzo di vetro più alto o più basso. Il tema dei minori è molto delicato e tutti dobbiamo dare il nostro contributo affrontando il dibattito con serietà con dedizione e, soprattutto, con coscienza, cosa che in questi ultimi tempi manca un po' a tutti, partendo naturalmente dal sottoscritto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Scanderebech. La invito a non usare certi termini nei suoi interventi.
Dopo la richiesta del Consigliere Scanderebech rivedremo con più attenzione gli ordini del giorno collegati. Chiedo ai primi firmatari se li ritengono assorbili nella discussione della seduta straordinaria.
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
Volevo ringraziare il Consiglio per l'opportunità data. Accanto alle iniziative assunte dalla Direzione 30, ci sarà anche l'illustrazione di altre iniziative assunte da altre Direzioni: dall'istruzione, allo sport e da parte di tutti coloro che intenderanno, come Giunta, intervenire.
Mi limiterei a sottolineare il valore del lavoro svolto dai dirigenti e dai dipendenti della Direzione 30 nel produrre questo documento piuttosto corposo inserito nella cartellina che vi è stata consegnata e che contiene anche un contributo dato dall'Agenzia Adozioni Internazionali e la cooperazione internazionale nel campo dei minori. Un contributo su un tema che sempre viene sottaciuto del lavoro minorile, frutto dell'elaborazione di dati da parte della Direzione 15, in particolare Osservatorio regionale sul lavoro in tema di lavoro minorile.
Occorre iniziare - peraltro inizia così il documento che vi è stato consegnato - da alcuni brevissimi dati di contesto demografici che dimostrano come nella nostra regione, una delle regioni con una popolazione a maggior tasso di invecchiamento, la popolazione minorile dal 2001 al 2005 sia aumentata sia come valore assoluto, circa 35 mila unità, sia come percentuale sul totale della popolazione, quindi si è passati dal 14,55% al 14,92%. L'incremento maggiore in percentuale si evidenzia per le Province di Asti ed Alessandria, pur mantenendo la più bassa percentuale di popolazione minorile, mentre Cuneo mantiene la più alta.
Indubbiamente, sono dati che non si possono considerare soddisfacenti d'altro canto è un dato che accomuna tutte le Regioni del Nord: dalla Liguria, alla Lombardia, al Veneto, all'Emilia con percentuali più o meno simili (se non addirittura ancora più preoccupanti, mi pare che quelli relativi alla Liguria lo dimostrino).
I dati di incremento in assoluto, ed anche in percentuale, sono soprattutto relativi alle nascite di bambini, alla presenza di bambini appartenenti a famiglie di stranieri, con almeno un genitore straniero. Il che è testimoniato anche dalla numerosa presenza di questi piccoli all'interno dei servizi per l'infanzia e all'interno della scuola dell'obbligo.
Per quanto riguarda il numero medio di componenti per nucleo familiare abbiamo un totale in Piemonte che si aggira sul 2,23%, ciò vuol dire che accanto a due adulti, c'è uno 0,23% di popolazione infantile. La Provincia che ha un numero medio di componenti per famiglia più alta - sono dati di fonte ISTAT relativi al censimento generale della popolazione del 2001 e all'elaborazione dell'Osservatorio regionale dell'infanzia e dell'adolescenza, quindi avranno subito nel tempo dei mutamenti - è la Provincia di Novara con il 2,38%. La più bassa è la Provincia di Alessandria con il 2,12%.
Una bassa media di componenti per famiglia corrisponde a quei territori nei quali anche l'incidenza della popolazione minorile è più bassa e nei quali viene riscontrata una maggiore incidenza percentuale di nuclei familiari caratterizzati dalla presenza di anziani.
A questo proposito farei una prima osservazione. Non faremo un bel ragionamento se dicessimo: oggi discutiamo di popolazione minorile, qualche mese fa abbiamo discusso dei problemi degli anziani, spacchiamo la questione e contrapponiamo i bisogni dei minori con quelli degli anziani.
Questo vale sia nel ragionamento che facciamo nei confronti di ciò che il Governo sta facendo in questi giorni di trattative sul tema delle pensioni un tema di tutto rispetto e non contrapposto agli interessi dei minori e ad uno sviluppo per la politica dell'infanzia e dei minori - sia a livello regionale dove, se avete la pazienza di leggervi i dati, vedrete che sul complessivo gli investimenti e la spesa per la popolazione minorile è, sia pure non di molto, superiore alla spesa per le persone anziane.
Il che vuol dire che si investe sull'infanzia, così come si investe compatibilmente con le risorse, sulla popolazione a età più alta. Come peraltro sta facendo il Governo laddove, accanto alla trattativa per innalzare le pensioni più basse - non c'è bisogno che vi dica quanto questo possa incidere anche sul destino dei minori che vivono in famiglie in cui sono presenti componenti anziane - sta trattando il tema dell'età pensionabile, che è una cosa che interessa tutti, contemporaneamente, per la prima volta nella storia del nostro Paese (salvo qualche intervento spot realizzato negli anni precedenti), si comincia, non dico che si sia già fatto, ad attivare una politica per la famiglia, dunque per i minori, ma anche per gli anziani, con i vari fondi istituiti e che verranno distribuiti in accordo con le Regioni per prendere in carico le varie tematiche.
Quando parliamo di politiche per i minori, pensiamo a tre questioni almeno per quello che riguarda le attività che la sottoscritta, insieme a colleghi della Giunta, oltre che su suggerimento e input del Consiglio mettiamo in campo.
Intanto pensiamo ad un minore che ha diritto ad una famiglia, quindi lavoriamo perché in tutti i casi, fin dove è possibile, il minore permanga all'interno del proprio nucleo familiare con aiuti e supporti di varia natura, laddove la famiglia abbia problemi. Voi sapete che i problemi sono di natura diversa, spesso economici, ma non solo.
Secondo, pensiamo a politiche che promuovano l'agio e pensiamo a politiche integrate con la competenza di diverse Direzioni, quindi, con l'agire politico di diversi Assessori e della Giunta nel suo insieme, con la sanità, con il turismo, con lo sport e con l'istruzione in primo luogo perché queste sono attività che, come dicevo prima, promuovono l'agio (mi piace utilizzare quest'espressione, che comprendiamo tutti) e hanno un carattere ampiamente preventivo. Sono tutti strumenti messi in campo in modo armonioso (chiunque abbia fatto il Sindaco, l'amministratore o l'Assessore anche di un Comune più piccolo, comprende che è difficile far interagire le diverse componenti), quindi credo che sia la strada maestra da seguire.
Occorrono politiche integrate fra diverse competenze per promuovere l'agio e soprattutto per dare a queste politiche un carattere largamente preventivo.
Sappiamo anche che quando parliamo di minori, purtroppo, alludiamo anche a politiche di carattere preventivo secondario, e - perché non dircelo, visto che i nostri enti gestori lo fanno tutti i giorni? pensiamo anche a politiche di carattere più riparativo. Vi sono, infatti minori stranieri e non solo, privi di un contesto familiare in grado di assolvere alla sua funzione educativa, oppure collocati in contesti familiari, abitativi e sociali, che necessitano di una forte politica di supporto a carattere socio-assistenziale e non solo.
Queste sono considerazioni che in parte derivano da un'esperienza, per quanto mi riguarda, maturata in contesti diversi da questo, nel corso di questi ultimi due anni o poco più, e che dipendono anche da una lettura abbastanza attenta dei Piani di zona, che, tutti o quasi, indipendentemente dall'approdo cui sono finora arrivati, consigliano e auspicano politiche di carattere ampiamente preventivo, quindi per politiche integrate.
L'integrazione delle politiche era anche raffigurata dalla partecipazione ai tavoli di zona e anche rappresentata dagli Accordi di programma, come per esempio tra il comparto socio-assistenziale e il comparto sanitario che sigla i Piani di zona.
Così cercherà di fare il Piano sociale che, come sapete, abbiamo avviato con una delibera un paio di mesi fa, e che avrà lo sviluppo temporale di circa un anno e del quale ho già riferito in Consiglio regionale rispondendo ad una interrogazione della Consigliera Cotto.
La stessa Consigliera Cotto, stando ad alcune cose che diceva stamattina, forse non ha compreso bene lo spirito con cui abbiamo fatto le due convenzioni con l'IRES, con l'Università e anche con l'azienda che ci supporterà sotto forma di accompagnamento per i sei tavoli tematici, più una serie di altri tavoli che di volta in volta potremo attivare.
Quindi, i 180 milioni servono ad una convenzione con l'Università che dovrà darci una fotografia sociale del Piemonte, in buona continuità peraltro, con quanto fatto dal precedente Assessorato, che sulla questione degli indicatori sociali aveva stipulato una convenzione con l'Università da noi estesa qualche mese fa, chiedendo un lavoro su altri indicatori sociali allegati al Piano Socio Sanitario. Adesso ci avvaliamo delle competenze dell'Università perché vogliamo fare un Piano sociale che prenda ampiamente in considerazione i modelli di welfare che emergono, il ruolo delle figure professionali all'interno dei sistemi di welfare.
Per quanto riguarda la ricerca dell'IRES e la determina di cui parlava la Consigliera Cotto, non si tratta di una cifra aggiuntiva, sta all'interno dei 180 mila euro. Quindi, Consigliera, non sono 180 più 60: sono 60 all'interno di quei 180.
La consulenza attivata con questa azienda, che non è solo di Bolzano ma opera prevalentemente a Padova, dove ha la sede, è stata concertata e necessitata dal tavolo istituzionale. È stata valicata dal Tavolo istituzionale, nel quale le Province, l'ANCI, i piccoli Comuni e tutti gli altri soggetti istituzionali sono ben rappresentati sia sotto l'aspetto politico sia sotto l'aspetto tecnico. La necessità di supportare il Tavolo istituzionale attraverso i tecnici è una necessità che anche gli estensori dei Piani di zona hanno manifestato, tant'è vero che moltissimi Piani di zona hanno avuto un supporto da parte aziende specializzate nel ruolo di accompagnamento e di animazione dei tavoli tematici.
inutile che lo dica io, chi conosce benissimo la materia sa che non basta riunire tavoli tematici, perché vi sono argomenti tecnici di cui necessariamente non tutti siamo padroni e ci sono specializzazioni che sono in capo ad alcuni e ad altri no. Il che nulla toglie, Consigliera Cotto, e lei lo sa benissimo, al ruolo, al valore, al contributo dei tecnici della Direzione 30 che lavorano con la sottoscritta, e nulla toglie al valore e alla competenza di coloro che sono Direttori o Presidenti di consorzi o Assessori di Province o di piccoli Comuni. Ripeto, sono tutti rappresentati al tavolo istituzionale e sono nel gruppo tecnico che affianca il tavolo istituzionale. Tutti questi soggetti nominati sono stati invitati a mandare almeno due loro rappresentanti, a garantire la presenza di almeno due rappresentanti tecnici ai tavoli tematici.
Quindi, il Piano sociale sarà una grande fotografia di ciò che il Piemonte offre in campo sociale, sia nel settore pubblico ampiamente inteso, sia nel privato sociale, sia nel privato puro, per poi compiere delle scelte prioritarie e ragionandole attraverso un'azione di concertazione che già abbiamo cominciato a fare.
Per quel che riguarda il merito della nostra discussione di stamattina credo che possiate constatare, alla luce del materiale che inserito nella cartellina a vostra disposizione, e che verrà incrementato dalle considerazioni dell'Assessore Pentenero e dal materiale fornito, per ci che riguarda l'attività sportiva, dall'Assessore Manica, il proseguimento di molte delle attività iniziate negli anni precedenti e che anche la sottoscritta ha ritenuto utili e importanti, quindi, mantenendole tali o incrementandole, ad esempio, lavorando alacremente con gli uffici, per fare in modo che le donne (alle quali si riferiscono la legge e le attività connesse) che non vogliono riconoscere il loro nato possano farlo e contemporaneamente, possano godere, anche nel caso in cui non lo riconoscano, sia loro che i bambini, di tutta l'assistenza possibile ed immaginabile, stabilendo che tutte le funzioni che prima venivano esercitate, sostanzialmente, dalla Provincia di Torino, ma, teoricamente da tutte, siano delegate a quattro poli, che sono stati individuati nella nostra Regione, con gli opportuni finanziamenti.
Quindi, abbiamo proseguito - poi lo vedrete - tutta una serie di attività, in molti casi, incrementandole; abbiamo avviato, anche su input del Consiglio, attività nuove, per esempio, quelle del sostegno, sotto forma di start up, a iniziative che mancavano nella nostra Regione, quale Casa Oz, che è un luogo dove non solo le famiglie di bambini ospedalizzati possono trovare ospitalità - per questo ci sono già strutture attivate dall'UGI - ma in cui è possibile portare anche i bambini piccoli, dove le persone possono trovare un momento di ristoro, mangiare un panino o lavare i panni del loro piccino.
Questa nuova attività è collocata in un luogo abbastanza vicino all'ospedale, noi siamo intervenuti sotto forma di start up, abbiamo avviato con lo strumento dell'attività teatrale - molto gradita ai giovani una prima e, poi, una seconda fase di esperienza sul tema del bullismo non perché sia argomento di moda, ma in quanto all'interno del mondo della scuola, ma non solo, tra i nostri ragazzi, questo fenomeno sta dilagando.
Dunque, volevamo suscitare tra i ragazzi e le ragazze una discussione sull'educazione alla legalità, alla solidarietà e alla protezione dei più deboli, l'abbiamo attivata e incrementata, tanto è vero che quest'anno nella seconda fase, sono state settanta le scuole interessate e coinvolte dallo strumento teatrale e migliaia sono i ragazzi e le loro famiglie che hanno partecipato a queste iniziative.
Abbiamo attivato i criteri per la distribuzione dei fondi sul tema della pedofilia, che erano stati stanziati, sotto forma di iniziativa consiliare, mi pare nella finanziaria dell'anno passato, che si sono ripetuti quest'anno.
Accanto a tutte le numerose iniziative pratiche, che troverete partitamente, scheda per scheda, nella vostra cartellina, ringrazio gli uffici che hanno lavorato con celerità e competenza.
Abbiamo attivato, e attiveremo ancora, anche momenti di dibattito e di riflessione su queste tematiche che oggi ci appassionano e relativamente alle quali ritengo opportuno discutere, in quanto i minori sono parte del nostro presente, ma anche di un passato che va salvaguardato, difeso e aiutato. Naturalmente, i minori rappresentano altresì il nostro futuro, il nostro modo di proiettarci in avanti. Quindi, occorre che le istituzioni ma non solo - la Regione Piemonte oltre all'insieme delle Autonomie locali non solo i grandi Comuni, ma anche i piccoli, sotto forma di associazioni rilancino attenzione, cultura e attenzione, oltre ad interventi concreti sui temi dell'infanzia, dell'adolescenza e della giovinezza in generale attorno ai quali si è sviluppato un ampio lavoro di concertazione con tutti i soggetti interessati, a partire dal volontariato.
Abbiamo organizzato a Torino un bellissimo convegno, che ha visto più di 700 partecipanti, sul tema dell'adozione nazionale e internazionale. Voi sapete che l'adozione è l'ultimo strumento al quale si ricorre. Ci piacerebbe che tutti i minori avessero una famiglia in grado di promuovere l'educazione e l'agio dei minori, sappiamo anche che così non è, ci sono bambini che necessitano dell'adozione, hanno bisogno di una famiglia e spesso l'unico modo per dargliela è l'adozione.
In occasione del ventennale dell'istituzione dell'equipe multidisciplinare sul tema dell'adozione abbiamo promosso un convegno molto interessante e molto bello che ha coinvolto circa 700 attrici e attori di carattere istituzionale, nazionali e locali, ma anche il volontariato.
Abbiamo promosso un convegno altrettanto interessante, che ha riflettuto sui temi della violenza e dell'abuso, proprio per mettere a punto le riflessioni positive e insieme aprire una nuova fase di protagonismo sui temi dell'abuso sui minori e della violenza che viene perpetrata nei loro confronti, che sappiamo svolgersi per la gran parte all'interno delle mura domestiche. È una questione molto complicata e molto difficile, perché richiede la presa in carico di diversi soggetti. Laddove è possibile intervenire in termini di aiuto, anche nei confronti dei genitori, è necessario essere capaci, ma, soprattutto, è necessario sapere decriptare il disagio che i piccoli, le piccole e gli adolescenti manifestano quando sono maltrattati o abusati; questo, naturalmente, chiama il causa le equipe e una maggiore professionalità. Stiamo immaginando un corso per offrire maggiori supporti e un rafforzo anche di tipo giuridico al personale che lavora presso i servizi sociali della nostra Regione e non solo.
Sulla scorta delle esperienze in corso o già svolte in altre regioni promuoveremo, nel mese di febbraio - se la memoria non mi tradisce - un grande convegno nazionale sul tema degli affidamenti, per il rilancio dell'affidamento familiare quale strumento prezioso, da un lato, di aiuto ai bambini e alle bambine che necessitano del calore di una famiglia, sia pure a carattere temporaneo, e, dall'altro, per riflettere sulla relazione di aiuto che si può stabilire e perfezionare tra famiglia affidataria e famiglia di origine attraverso la mediazione dei servizi sociali. In quella sede illustreremo e promuoveremo - almeno, abbiamo l'ambizione di promuovere - esperienze che illustrino, per esempio, nel campo dell'affidamento di neonati, le esperienze ottime che, ormai, il Comune di Torino attua da circa dieci anni e che vorremmo estendere, per esempio, in tutto il Piemonte, chiedendo ai nostri territori di avvalersi di questa opportunità, nonché della competenza che il Torinese può mettere a disposizione.
Sono stati tre momenti di riflessione - o, meglio, due lo sono stati uno lo sarà - molto importante sui temi dell'infanzia. Così come le attività del Consiglio regionale del volontariato e del Volontariato in Piazza sono improntate a far partecipare all'attività di volontariato sempre più giovani, affinché possano essere "contaminati" positivamente da un messaggio che dica loro: "Un po' del tuo tempo dedicalo a queste attività".
Abbiamo potenziato - è un'altra cosa, ma la sottolineo sempre come strumentazione positiva che abbiamo a disposizione - per ora con 500 mila euro, la somma che avevamo a disposizione da parte del Ministero della solidarietà sociale per il servizio civile nazionale, che da quest'anno è passato di competenza regionale.
Stiamo altresì immaginando una delibera che non abbia solo criteri nazionali, ma ve ne siano anche di aggiuntivi che meglio fotografino la realtà giovanile del nostro territorio.
Poche altre cose e terminerei il mio intervento, riservandomi naturalmente, di rispondere - se mi riuscirà - a tutti i quesiti che verranno posti.
Voi sapete che le attività vengono finanziate anzitutto con il Fondo nazionale delle politiche sociali. Le vicende di questo Fondo, molto alterne, sono esemplificate in alcune tabelle che vi sono state consegnate.
finanziato con la quota capitaria dei singoli Comuni e poi c'è il Fondo regionale delle politiche sociali. Vorrei soltanto sottolineare alcuni dati per quanto riguarda il Fondo regionale, che viene calcolato e quindi distribuito agli Enti gestori, che sono quelli che materialmente compiono le azioni (ricordo che noi siamo un Ente di programmazione, ma non di gestione).
Vorrei sottolineare i dati da cui si evince un buon incremento del Fondo regionale, che era di 54 milioni nel 2004, accompagnato a un Fondo nazionale che era di 35 milioni e 750 mila. È stato diminuito il Fondo nazionale nel 2005 per le note vicende che sapete (dimezzamento e passaggio da un miliardo di euro a 500 mila), ma per farvela breve, tra il 2004 e il 2006 c'è stato un incremento del Fondo regionale da 35 milioni e 750 mila a 39 milioni e 783 mila, e tutto l'insieme è passato da 89 milioni e 750 mila a 98 milioni e 631 mila, con un aumento complessivo del 9.97%, e siamo in aumento anche per l'anno 2007.
Naturalmente, va fatto notare a tutti che ci sono altre specifiche attività, o prestazioni, che vengono finanziate con appositi capitoli di bilancio (ad esempio quello che citavo prima, il Fondo per la pedofilia o il Fondo per la famiglia di nuova istituzione, di quest'anno) o con risorse del Fondo regionale nazionale, che vengono destinate ad appositi bandi (ad esempio quello che abbiamo destinato l'anno scorso a donne sole con bambini) o con ulteriori partite aggiuntive per consentire agli Enti di affrontare al meglio le spese sostenute e opportunamente rendicontate, come i tre milioni di euro che nel 2006 abbiamo assegnato ai Comuni soprattutto ai piccoli Comuni - per il pagamento delle rette di minori per l'ospitalità in comunità.
Spesso i provvedimenti del Tribunale per i minori non si limitano ad affidare i minori al Consorzio o ai Comuni, ma li affidano ai Comuni con un provvedimento specifico che prevede l'ospitalità e il ricovero in comunità.
Naturalmente, le comunità hanno un costo piuttosto alto, soprattutto per i piccoli Comuni, già gravati di spese quasi insostenibili. Pertanto, sulla base di apposite rendicontazioni, nel corso del 2006 abbiamo distribuito circa tre milioni di euro. Questo per ciò che riguarda la spesa corrente.
Per quanto riguarda la spesa investimenti, ricordo il bando per le strutture dei disabili (naturalmente una parte è rivolta anche ai disabili maggiorenni, oltre che ai minorenni).
Per quanto concerne il bando recentissimo sui nidi e sui micronidi ancora una volta, la Consigliere Cotto accomuna cinque anni di sua gestione a due anni e qualche mese della Giunta Bresso e non mi sembra un termine di paragone corretto: abbiamo ancora due anni e mezzo davanti, vedremo alla fine il paniere come e da che cosa sarà riempito - vorrei precisare che se 30 e più milioni di euro erano stati investiti dalla Giunta precedente proprio sui nidi, sui micronidi o quant'altro, di questi 20 provenivano dallo Stato, e 10 e poco più erano investimenti regionali opzionabili dalla Regione.
I Fondi che abbiamo messo a disposizione sul bando (14 milioni e mezzo di euro) sono tutti Fondi regionali, che ci auguriamo naturalmente vengano incrementati dal Fondo asili nido nazionale e che cercheremo di incrementare con Fondi regionali, dando più possibilità ai Comuni e agli Enti che lo vorranno.
L'ultima precisazione che volevo fare è sul punto a), relativamente al diritto dei minori ad avere una famiglia.
Quando parlo di "diritto alla famiglia da parte dei minori", penso ad un sistema che aiuti, come dicevo prima, anche le famiglie che non nascono come si dice in buon gergo, "imparate": non è sufficiente partorire un figlio per diventare buoni genitori. Spesso i giovani sono smarriti e quindi devono essere accolti all'interno di una rete di relazioni o di aiuti, funzione che, una volta, nelle generazioni precedenti, era prevalentemente svolta dalla famiglia, come la stessa Consigliera Cotto sottolineava, ma che oggi, modificandosi la famiglia e diventando sempre più ristretta, non è sempre in grado di trasmettere valori o anche semplici capacità, come quella di cambiare un bambino.
Ecco, quindi, l'importanza del ruolo che la sanità, ad esempio potrebbe avere nell'aiutare e supportare le donne che hanno partorito.
Se fossimo in grado di mettere in campo un'azione di accompagnamento di tipo sanitario e sociale per una decina di giorni dopo il parto - come avviene in alcuni contesti anche della nostra Regione - sarebbe importante.
Sarebbe però bello che queste relazioni di aiuto, come avviene, potessero estendersi ancora di più e fossero simili a quelle dei ventisette centri per famiglia, che abbiamo ereditato e che, con molto piacere abbiamo continuato a supportare perché pensiamo che, all'interno dei centri famiglia e sulla base delle necessità dei singoli territori che hanno questi centri, le attività siano assolutamente importanti per le famiglie e per i minori. Ci sono poi gli aiuti di carattere economico che abbiamo dato alle famiglie disagiate, riconfermando i milioni di euro a questo proposito, il supporto con l'educativa territoriale e la questione degli affidamenti.
Vorrei che non paressero ultronee, però, anche tutte quelle attività che promanano da altri Assessori e da altre Direzioni, che riguardano da un lato l'istruzione e dall'altro la casa. Il Piano casa ha molto a che vedere con l'agio e con il benessere dell'infanzia e della famiglia. Così come hanno molto a che vedere con il benessere dell'infanzia e delle famiglie le varie attività che, sotto forma di avvio al lavoro dei minori, ma non solo e alla formazione di soggetti deboli nel mercato del lavoro, consentono loro di accedere alla formazione professionale pagando, per esempio, il buono servizio perché possano acquisirsi servizi di badanza per i bambini mentre stanno frequentando un corso di formazione professionale sono attinenti alle attività di tipo conciliativo previste nel POR e che verranno utilizzate ancor di più nella tornata 2007-2013, ed infine i fondi, che abbiamo messo ad avviso l'anno scorso e quest'anno, di dieci milioni e mezzo di euro per supportare famiglie di cassintegrati disoccupati e di coloro che hanno perso il lavoro, che rappresentano un aiuto concreto a famiglie che hanno minori. Duecentoventi di queste famiglie sono donne o uomini soli con bambini che abbiamo concretamente aiutato.
Ci sarebbe molto altro da dire, ma temo di aver già troppo abusato della vostra pazienza oltre che della mia voce. Vi ringrazio per la pazienza con cui siete stati ad ascoltarmi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Pentenero; ne ha facoltà.



PENTENERO Giovanna, Assessore all'istruzione

Grazie, Presidente.
Ritengo sia importante, all'interno del dibattito che si è sviluppato nella mattinata, fornire qualche indicazione anche sul mondo dell'istruzione, così come ha ricordato prima la collega Migliasso.
Vorrei partire dal disegno di legge sul diritto allo studio e la libera scelta educativa, che è attualmente in discussione nella VI Commissione consiliare e che è stato approvato l'anno scorso dalla Giunta. Credo che l'aspetto più importante contenuto nel disegno di legge sta proprio nel fatto che le politiche svolte dalla Regione in materia di istruzione devono trovare corrispondenza con le politiche socio-sanitarie, le politiche per l'ambiente e le politiche per lo sport. Deve esserci una condivisione orizzontale di tutte le iniziative a favore delle politiche per gli studenti del sistema scolastico, ma devono trovare risposta nelle altre opzioni che la Regione svolge.
Questo principio scritto all'interno della legge è stato già attuato in questi due anni di legislatura e - come è stato opportunamente ricordato in precedenza - molte sono le attività che in modo trasversale abbiamo cercato di portare avanti, se già attivate in passato, attivando nuovi tavoli che potessero rispondere alle esigenze complessive del sistema dell'istruzione in raccordo con le altre attività svolte dalla Giunta.
Intanto, è bene ricordare che è stato siglato un protocollo con le organizzazioni sindacali e l'Ufficio Scolastico Regionale. Si tratta di un protocollo di tre milioni di euro che svolge azioni di sistema a sostegno delle fasce deboli, quindi per tutti quegli studenti che sono in una situazione di marginalità. Queste sono risorse che, in precedenza, il nostro sistema scolastico non aveva a disposizione e che, da oggi permettono di avere un fondo di emergenza attraverso il quale il sistema scolastico, per voce delle Province possano accedervi durante l'anno scolastico.
stata avviata, per quest'anno, una direttiva sperimentale, a seguito di un protocollo siglato con il Ministero dell'Istruzione ed il Ministero del Lavoro, volta a sperimentare alcuni progetti per definire quello che è stato introdotto dalla legge finanziaria, ovvero l'innalzamento dell'obbligo di istruzione a sedici anni.
stato poi attivato un Tavolo di confronto presso la Prefettura di Torino, che vede oggi un Tavolo tecnico all'interno delle sedi regionali dal titolo "Droga nelle scuole". All'interno di questo Tavolo, è stata prevista la partecipazione della Regione in tutte le sue articolazioni (Direzione dei servizi sociali, Direzione sanità e Direzione delle attività sportive) dell'Ufficio Scolastico Regionale e di rappresentati del mondo della scuola. Crediamo che soltanto affrontando queste politiche in modo trasversale è possibile ottenere migliori risultati.
Particolare attenzione l'abbiamo dedicata all'analisi del fenomeno della dispersione scolastica, cercando di introdurre un nuovo concetto legato alla dispersione formativa. Le politiche in favore dei minori e dei giovani del sistema scolastico piemontese devono tenere in considerazione anche gli aspetti legati alla dispersione formativa.
Sono stati stanziati sei milioni di euro in più per le azioni di assistenza scolastica in favore di tutto il sistema scolastico della nostra Regione, quindi in favore dei servizi dei trasporti, della mensa e delle spese di gestione delle scuole.
stato creato un Osservatorio sul bullismo, ordinato dall'Ufficio Scolastico Regionale, che ha il compito di far dialogare i soggetti che in questo momento occupano e sviluppano politiche in favore dei giovani.
Abbiamo stanziato un milione di euro a favore degli inserimenti degli studenti portatori di handicap nelle scuole superiori. Sono stati attivati Tavoli per la definizione dell'accreditamento delle fattorie didattiche che hanno permesso di costituire un Albo sulle fattorie didattiche. È stato stanziato un milione di euro per il mantenimento del servizio scolastico nelle zone a bassa densità demografica, in particolar modo nelle zone di montagna.
stata rinnovata ed implementata, rendendola ancora più vantaggiosa la convenzione con la struttura di Loano. Quest'anno, abbiamo avuto un aumento significativo di alunni del sistema piemontese, che hanno visitato e soggiornato all'interno della struttura di Loano, di proprietà del Comune di Torino. Stiamo avviando un momento di sensibilizzazione per le scuole dell'infanzia, per poter consentire loro di usufruire della struttura di Noli, sempre di proprietà del Comune di Torino.
Inoltre, il calendario scolastico, che è stato oggetto di molta attenzione e di confronto con le rappresentanti delle famiglie e con il mondo scolastico, è stato articolato in maniera più rigida, ma in modo da poter rispondere alle esigenze delle famiglie delle nostre scuole. Da un lato, si intende consentire una realizzazione di risparmi sull'erogazione dei servizi che sono in qualche modo collegati, ma dall'altro si cerca di rispondere il più possibile alle esigenze delle famiglie. Sono molte le scuole che, nel frattempo, hanno organizzato dei servizi a sostegno delle famiglie stesse per consentire di trovare un luogo dove siano garantiti gli interventi di tipo educativo ed assistenziale per i propri figli all'interno della scuola stessa.
stato inoltre creato un Tavolo interistituzionale per la revisione del Piano del dimensionamento scolastico. Riteniamo che il dimensionamento scolastico sia uno strumento importante per una pianificazione dell'offerta formativa e integrata che tenga in considerazione le esigenze di tutto il territorio piemontese. È inoltre in fase di definizione un protocollo con l'Ufficio scolastico regionale per concertare, anche attraverso il supporto dell'Università, le azioni comuni per l'analisi e il superamento dei risultati che emergono dall'indagine OCSE-PISA.
Ho scorso molto velocemente le attività che sono state svolte in questi due anni in favore del sistema dell'istruzione, partendo da quello che riteniamo essere lo strumento principale, il disegno di legge sul diritto allo studio, che - come dicevo prima - è la parte fondante e fondamentale per quanto riguarda la possibilità e la necessità di raccordare i diversi piani di intervento che la Regione mette in atto.
Crediamo che sia altresì importante poter offrire un'opportunità di formazione per tutti gli studenti del sistema piemontese, tenendo in considerazione le potenzialità e le capacità singole di ogni studente per rispondere appieno a quelle che sono le potenzialità di ogni ragazzo, ma tenendo anche in considerazione le esigenze della famiglia proprio perch soltanto cercando di ricostruire un'alleanza tra la scuola, la famiglia e gli studenti si può ridare la giusta importanza al ruolo di contenitore educativo che la scuola ricopre all'interno del nostro contesto sociale.
Sono a disposizione per ulteriori approfondimenti. Grazie per l'attenzione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Ho prestato molta attenzione a quest'interminabile relazione dell'Assessore Migliasso che ha parlato per 43 minuti mentre l'Assessore Pentenero si è limitata a nove minuti. Presidente, non era mai successo.
L'Assessore Migliasso ha letto numeri, ha parlato di piano sociale, ha parlato di una grande fotografia, ha fatto una relazione curata nei minimi particolari minuto per minuto, tanto da farci ritornare ai tempi del Grande Fratello. Il Grande Fratello non c'è più, Assessore. Quello che ci aspettavamo da questa relazione era di sapere nel concreto quali iniziative sono state prese per risolvere il problema della tratta delle donne, della pedofilia e della prostituzione minorile. Sono questi i temi su cui deve parlare non di numeri e statistiche non ci interessa sapere che è stato adoperato il Politecnico e adoperiamo l'IRES per i sondaggi e i monitoraggi se poi in concreto non è stato fatto niente e dobbiamo vedere sulle strade di Torino la peggiore prostituzione minorile. Al riguardo, il quotidiano La Stampa riporta una mappatura completa...
Assessore Migliasso le è mai capitato durante i suoi viaggi di guardare fuori dal finestrino della vettura e guardare la triste realtà che si consuma sulle strade di Torino? La mia collega Cotto, ex Assessore frequentemente andava per le strade a tastare personalmente il terreno faceva delle manifestazioni in difesa e in aiuto di coloro che sono afflitti da un triste destino. Andava per strada, andava nelle piazze ogni domenica a parlare con i cittadini,cercava di essere presente. Lei non pu parlare solo di convegni, di grandi progetti, di monitoraggio: Assessore Migliasso, facciamo qualcosa? Lei, correttamente, in un passaggio del suo intervento ha detto che i giovani devono essere il futuro della nostra società. È giusto, penso che su questo siamo tutti d'accordo, anche se l'attenzione è un po' calata.
Fatto estremamente grave perché dimostra che evidentemente c'è qualcosa che non va, c'è qualcosa che lei non fa, c'è qualcosa sul quale lei non agisce c'è qualcosa su cui lei non interviene per tenere alta anche l'attenzione di quest'Aula. Ciò dimostra che c'è una carenza istituzionale in questo settore.
Assessore, lei viene in Aula e legge, legge, legge. Ma qui non siamo all'asilo e nemmeno alle scuole elementari: abbiamo bisogno di idee, di iniziative, di leggi, di disegni di legge, di interventi, non di leggere leggere, leggere! Lei ha letto per 43 minuti tutta la storia di che cosa ha fatto l'Assessorato - ed è giusto, per carità, ci mancherebbe - però non basta dire: "Noi abbiamo dato questi soldi per fare questo, noi abbiamo dato questi soldi per monitorare, noi abbiamo scelto il Politecnico e l'IRES vogliamo una grande fotografia", perché non siamo al Grande Fratello.
Cosa facciamo per internet, laddove viene in qualche modo quotidianamente consumato uno scempio nei confronti dei minori? Cosa facciamo per il problema della tratta delle prostitute? Cosa facciamo per la prostituzione minorile, attorno alla quale oggi gira tutto il problema della droga, della microcriminalità e di tutte le organizzazioni criminali? lei ha un compito così importante di cui forse ancora non se n'è resa conto! Colleghi, fateglielo capire. Voi, da quella parte che vedo silenti e assenti, fatele capire che il suo è un ruolo fondamentale per lo sviluppo e per la crescita culturale, ma anche economica e sociale del nostro territorio. Stiamo parlando di bambini, stiamo parlando di minori, stiamo parlando di pedofilia, stiamo parlando di cose così delicate e così importanti che non si può avere una disattenzione di questo tipo.
Quando la collega Cotto parlava da Assessore - e parlava solo una quindicina di minuti - l'Aula vibrava, c'era un'attenzione alta e molto professionale. Con questo però non voglio mettere in discussione le capacità delle persone che oggi occupano l'importante ruolo di Assessore ma quello che voglio dire è che in voi ci deve essere la convinzione e la consapevolezza che questo non è un tema da trattare in maniera approssimativa, ma è un tema fondamentale, da cui dipende la qualità della vita di tutti.
Mi parla di pensioni. Ma cosa c'entra? Mi ha parlato per sette minuti del dibattito politico romano sulle pensioni. Ma che caspita c'entra questo col tema di oggi? Non capisco! Questi sono problemi che, in realtà, devono essere affrontati con quattro pagine. Guardi, Assessore, il giorno in cui lei presenterà quattro paginette dove ci sarà scritto: "La Regione Piemonte, dopo aver monitorato dopo aver analizzato, dopo aver sentito, ascoltato, udito, presenta questo progetto" e proporrà un piano straordinario contro le violenze su donne e bambini...
Assessore, presenti due, tre argomenti forti a cui tutti noi cercheremo di dare il nostro contributo e poter riuscire a vedere in seguito quali saranno le ricadute di questi piani straordinari. Ma tutto il resto è aria fritta.
Signori, noi siamo la Regione Piemonte, non siamo uno studio notarile dove mettono i timbri e notificano quel che è già avvenuto; noi qui dobbiamo tirare fuori progettualità, idee, ma soprattutto dobbiamo intervenire! Sono stufo di vedere tutte quelle ragazze dell'età di mia figlia costrette a subire violenze e maltrattamenti, strappate dai propri affetti dai luoghi natii.
Su La Stampa è scritto che la prostituzione è un business. Ma il business a Torino lo dobbiamo fare con l'innovazione, lo sviluppo l'occupazione dei nostri figli. Garelli non ha previsto niente, non pu evitare il problema delle tratte, evitare il problema della povertà delle famiglie che, a loro volta, devono crescere figli minori senza un progetto senza un intervento serio.
Lei ha delle responsabilità, Assessore. Non può venire qui e farci 43 minuti di lezione, di didattica o di lettura, perché non abbiamo bisogno di questo: abbiamo bisogno di idee, abbiamo bisogno di avere un Assessore forte, capace, che intervenga a risolvere questi problemi! E attenzione, nei prossimi anni questi problemi aumenteranno sempre di più. Vediamo nei film, vediamo in televisione, vediamo oggi quali sono le notizie: minori che ammazzano i genitori, minori che trasgrediscono quotidianamente, minori che sono oggetto di vessazioni quotidiane su tutti i media, in modo particolare su internet! Già, internet. Oggi qualsiasi ragazzino, che senz'altro è più bravo di noi ad adoperare internet, naviga e trova tutte queste brutture pornografiche, che sono una cosa veramente...
Lei ha già provato qualche volta a navigare, Assessore, per capire che cosa vuol dire? Non per lei - ci mancherebbe altro! - ma per capire che cosa sta succedendo. Lei non deve andare in giro con l'autista e intanto leggere il giornale, ma deve guardare fuori per vedere cosa c'è attorno.
Non voglio dilungarmi più di tanto, ma, ripeto, regalo a lei e alla sua collega di Giunta due biglietti per andare a vedere un film di attualità "Tutte le donne della mia vita", in modo tale che capisca cosa vuol dire oggi essere donna.
Non deve sbuffare. Perché sbuffa? Lei è un'Assessore... Poi faccia quello che vuole.
Come si fa a parlare di politiche sociali se poi manca l'intelligenza e l'operatività della Giunta? Questa è la dimostrazione che lei deve dare un colpo di reni. Cominci ad andare a vedere questo film, poi ne riparleremo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Scanderebech, anche per le segnalazioni da critico cinematografico.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Parliamo di politiche per i minori, di politiche giovanili e quindi parliamo di un ventaglio ampio di servizi che la nostra Regione mette in campo, risultato di una consolidata tradizione, di attenzione e di sensibilità ai problemi dei giovani.
Attenzione e sensibilità che si traducono in politiche di intervento che operano in diversi settori e non soltanto in quello del welfare chiamato in campo, ma anche in quello della scuola e dell'istruzione, della cultura e dello sport. E, non da ultimo, anche nell'impulso che, attraverso la Consulta dei giovani, viene dato a questo problema.
E che siano servizi ampiamente utilizzati lo testimoniano anche i dati in crescita degli utenti che si sono registrati ancora negli ultimi anni.
Soltanto nella rete di assistenza neurologica e di psichiatria riabilitativa per l'infanzia e l'adolescenza c'è stato un incremento di utenza che supera il 10% negli ultimi tre anni, dal 2003 al 2006, a testimonianza di un fenomeno che si espande sempre di più e che tocca sempre più in profondo la nostra società e, in particolare, la fascia giovanile.
Vorrei fare alcune riflessioni che in qualche modo vogliono evidenziare gli elementi non dico di criticità, ma richiamare l'attenzione su questi aspetti, per capire se la realtà che mi è stata descritta, che io conosco sia esattamente questa, e magari capire se è possibile dare risposte anche migliori, senza che questo metta in dubbio un giudizio estremamente positivo su quanto è stato fatto finora e su quanto si sta facendo per le politiche giovanili.
La prima riflessione che faccio è questa, ed è una domanda: gli aspetti organizzativi dei servizi e la capacità di risposta sono omogenee tra le varie realtà territoriali, tra le ASL e le ASO chiamate in causa per alcuni servizi? C'è, insomma, una uguale capacità di risposta assistenziale nei confronti dei cittadini, oppure siamo ancora in una situazione molto diversificata sul territorio piemontese? Sempre facendo riferimento alla rete di assistenza neurologica e di psichiatria infantile, so che è stato attivato un sistema informatico di conoscenza molto all'avanguardia (direi che è un esempio in Italia), che non ha ancora dato un risultato complessivo completo perché non tutti i soggetti appartenenti alla rete partecipano. Mi chiedo se è così anche per gli altri servizi e per le altre realtà.
Credo che, da questo punto di vista, sono da chiamare in causa tanti altri soggetti che operano nel settore, a cominciare dagli Enti locali cioè le Province e i Comuni, attivando veramente la sussidiarietà in un quadro di riferimento regionale di cornice, ma che deve essere fortemente coordinato per garantire livelli assistenziali di intervento su tutto il territorio.
Come secondo punto, vi è quello di misurare meglio e di porre più attenzione al dato di efficacia del servizio. È una considerazione che faccio per alcuni aspetti che ho conosciuto e, senza entrare nel dettaglio posso dire che è opportuno misurare meglio i benefici generati dagli interventi.
Generalmente non ritengo che ci sia una elevata e positiva risposta sul territorio. In altri casi, ritengo che ci siano aspetti che riguardano più l'immagine dell'intervento piuttosto che la concreta efficacia sull'utilizzatore.
Credo anche che il coinvolgimento sempre più ampio che con i piani di zona avviene sul territorio possa portare anche un maggiore senso di responsabilità e di controllo, da parte dei sindaci, sulle iniziative e su come vengono utilizzate le risorse, e che quindi ci si avvii a migliorare l'efficienza delle risposte.
Terzo punto. Mi è stato sottolineata, da un confronto con soggetti che hanno affrontato situazioni di difficoltà nel loro passato, la necessità che per alcuni aspetti sia garantito un percorso assistenziale in un modo certo.
Si ha quasi la sensazione, a volte, affrontando un problema, di non avere davanti un sentiero ben definito una volta iniziato un percorso, ma che l'attuazione dei passi successivi da fare sia lasciata all'iniziativa della famiglia, all'intraprendenza piuttosto che alla disponibilità di un servizio o di un altro.
Quindi, un aspetto da valutare è quello di capire come, entrati in contatto con un servizio territoriale, possa esserci un percorso chiaro, un sentiero definito che le famiglie possono seguire.
Un altro punto è che mi è stata segnalata la situazione quasi di abbandono nella quale si trovano molti soggetti con inabilità psicomotoria al raggiungimento della maggiore età.
Fin quando il minore è incanalato in un percorso scolastico, vi sono risposte assolutamente buone e positive, ma quando esce dal percorso scolastico deve affrontare la collocazione nel mondo del lavoro di riferimento e, nonostante gli sforzi dei servizi di inserimento lavorativo vi sono difficoltà ad avere una risposta efficace per l'assenza di risposte e di sensibilità da parte del territorio. Soprattutto quelli che stanno in una fascia di disabilità riconosciuta superiore al 50%, ma inferiore all'invalidità totale, si trovano anche nell'impossibilità di godere di benefici come la reversibilità delle pensioni dei genitori, che vivono in stato di angoscia pensando al futuro dei loro figli dopo la loro scomparsa.
Credo che, da questo punto di vista, noi dovremmo curare meglio questo aspetto. Un altro aspetto che mi è stato sottolineato è una informazione non sempre efficace sulla possibilità delle famiglie di accedere ai benefici.
Quindi, non sempre, se il minore non ha difficoltà assolutamente gravi si riesce a capire fino in fondo quali sono i benefici utilizzabili, anche per esempio per l'accesso all'assistenza scolastica od altro.
Queste riflessioni le ho volute avanzare non per sottolineare aspetti polemici, ma per offrire un contributo alla riflessione per la capacità di migliorare servizi che sono, comunque, un punto di riferimento importante per le famiglie che vengono riconosciute come tali.
Avendo parlato più volte di famiglia, ritengo che il ruolo della famiglia sia fondamentale anche rispetto ad alcuni fenomeni che interessano i nostri minori. L'influenza dei comportamenti assunti e maturati in famiglia avrà naturalmente riflessi per tutta la vita sui figli, perché i comportamenti sociali, gli atteggiamenti e le modalità di relazione con il resto del mondo dipendono molto da quanto avviene in famiglia.
L'aggressività di tanti giovani è spesso la conseguenza di un'assenza di dialogo familiare e con l'aggressività vi sono anche la depressione, la bassa autostima e il senso di abbandono.
Quindi, credo di accomunarmi a quanti hanno già fatto riferimento alla necessità di politiche di sostegno alla famiglia che sono fondamentali non solo perché siamo in una situazione di calo demografico, quindi si sta allargando la forbice tra popolazione giovane e anziana, ma politiche di sostegno alla famiglia come risposta non soltanto ai casi di disagio economico, culturale e relazionare, ma un'azione a tutto campo, educativa per gli stessi genitori, per la riscoperta di alcuni valori che sembrano oggi magari fuori moda, che a richiamarli si da il senso di fare riferimento alla preistoria, di essere poco moderni o di avere arretratezza culturale, ma che io voglio richiamare e sintetizzare in una frase banale: "La riscoperta etica dei diritti e dei doveri". Se diventassero nuovamente patrimonio generalizzato delle persone di tutte le famiglie, porterebbe a relazioni più solidali delle quali gli interessi dell'individuo sarebbero importanti, ma non prevalenti, su quelli più generali della comunità.
Tolleranza e solidarietà sarebbero un risultato, quasi naturale, di un approccio di questo genere.
Ho parlato recentemente con un dirigente del Commissariato di polizia del mio territorio, il quale mi disse come, in tanti casi, i genitori chiamati in Questura per affrontare i problemi delle marachelle dei loro figli, difendono ad oltranza la posizione dei figli. Difendendo loro non accettano le responsabilità dei loro figli, che sono anche le loro. In questi casi prevale la morale che la responsabilità è sempre degli altri della società, ma mai di se stessi.
Una politica sulla famiglia mirata anche al recupero di questi valori la ritengo assolutamente importante. Così come il ruolo della scuola. Un ruolo di formazione anche degli operatori, non soltanto quelli della scuola, ma di quanti operano nel mondo delle politiche giovanili per dare capacità di leggere meglio i comportamenti, di capirli meglio, di educare alla conoscenza ma, soprattutto, al riconoscimento delle responsabilità che un giovane deve avere verso se stesso e anche verso la società.
Infine un aspetto che è stato anche richiamato dall'intervento che mi ha preceduto, quello degli effetti delle nuove tecnologie sui giovani, sui minori e le preoccupazioni che le informazioni di contenuto illegale e nocivo diffuse attraverso Internet, continuano a generare sui giovani che vi accedono.
Sicuramente oggi ci troviamo in una realtà nella quale in tantissime famiglie, forse in modo prevalente, ha sicuramente maggiore agibilità all'accesso ai sistemi dell'informazione il ragazzino, piuttosto che il genitore. È anche ben noto come i pedofili utilizzino una rete Internet per adescare minori per attività sessuale on-line destando sempre maggiore apprensione.
Gli Enti locali, raccogliendo anche una sollecitazione della Comunità Europea, possono svolgere un ruolo cruciale per le azioni da mettere in campo per contrastare questo fenomeno. È proprio l'aspetto a livello locale, l'aspetto nocivo, che raggiunge fisicamente il soggetto debole utente della rete.
Voglio richiamare le iniziative che ha assunto la Regione Sardegna che ha approvato una legge che, in qualche modo, sostiene le famiglie e dota tutti i punti di accesso pubblico ad Internet, di filtri particolari che per altro, sono realizzati, pensati, costruiti e gestiti in Piemonte, a Torino. In questo modo offre, oltre che un'azione educativa, anche un'azione di difesa rispetto ai contenuti illegali e nocivi. Nel novembre scorso ho presentato una proposta di legge che ha per titolo "La promozione dell'uso sicuro di Internet e contrasto ai contenuti illegali e nocivi diffusi attraverso le reti globali". Faccio appello a tutti i Gruppi consiliari, di maggioranza e minoranza, affinché la sottoscrivano e affinché si trovino i percorsi per arrivare ad una discussione e ad un'approvazione in tempi accettabili.
Concludo il mio intervento esprimendo un giudizio positivo sulle attività illustrate e che la Regione sta svolgendo, in continuità e in crescita rispetto al passato. Le risorse richiamate dall'Assessore Migliasso sono significative da questo punto di vista. Ho sottoscritto alcuni ordini del giorno che impegnano la Giunta su questi temi.
Naturalmente mi riservo di esprimere ulteriori considerazioni integrative al momento della dichiarazione di voto sui medesimi.



PRESIDENTE

Prima di dare la parola al Consigliere Cavallera volevo informare sui lavori d'aula. Sono iscritti a parlare una decina di Consiglieri. Al momento sono stati presentati 13 ordini del giorno collegati. Di conseguenza sospenderei la seduta alle ore 13 per riprenderla alle ore 14.30, come era all'o.d.g.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Le problematiche poste dalla convocazione straordinaria del Consiglio stanno raccogliendo l'attenzione che meritano. Il documento predisposto dalla Consigliera Cotto rappresenta uno sforzo di valutare le esigenze e le politiche da mettere in campo per quanto riguarda la tematica dei minori.
Dobbiamo dare atto anche dell'intervento dell'Assessore Migliasso che ha dato conto delle sue azioni e delle sue proposte, per quanto deve ancora essere messo in campo.
A mio giudizio, bisogna andare oltre ad una misurazione puramente economica-finanziaria dell'intervento, ovviamente dobbiamo, soprattutto guardarne l'efficacia, così come dobbiamo essere preoccupati dei segnali o delle condizioni che, sempre più, indicano situazioni critiche. Non perch dobbiamo essere catastrofici, ma, indubbiamente, si registra un deficit sotto questo profilo, di attenzione e soprattutto di efficacia dell'intervento.
Non a caso, queste tematiche erano state approfondite nella scorsa legislatura durante l'iter della legge regionale n. 1 del 2004. Ha fatto bene la Consigliera Cotto a riportare nei promemoria che ci ha fornito proprio i due articoli, il 44 e 45 che, nell'ambito della sezione di legge che riguarda queste tematiche, riassumono le azioni che dovremmo mettere in campo, prima di tutto come Regione, nell'ambito del nostro compito di programmazione e di impostazione. Non a caso, si parla di un sistema di sicurezza e di protezione sociale attiva trovandosi di fronte a soggetti soprattutto coloro che si intrecciano con le necessità e i servizi forniti dalle branche operative - Comuni, consorzi, ASL, di tutto quello che è il terzo settore - e le strutture di volontariato e le disponibilità che vengono dalle famiglie che danno la disponibilità all'affidamento.
L'obiettivo sottolineato dall'Assessore Migliasso di dare una famiglia a ciascun minore che ne abbia bisogno, mi ricordo, è uno dei cavalli di battaglia delle discussioni che si facevano prima in Giunta e poi in Consiglio, e che sono alla base della legge n. 1, che certamente è una legge ambiziosa, ma naturalmente, al di là dei costi degli investimenti dobbiamo soprattutto costruire l'efficacia delle risposte.
Naturalmente il tutto deve avvenire in un'ottica di sussidiarietà, per quanto possibile, nel senso che, ovviamente, il settore pubblico deve assicurare quello che solo il pubblico può dare. Si possono chiamare tutti i corpi sociali, che possono dire la loro in termini di maggiore attenzione all'educazione all'amore verso questi soggetti, anche in termini di accoglienza, per evitare la freddezza di determinate strutture che ci ricordano tristi situazioni del passato e che oggi non dovrebbero più verificarsi.
La famiglia e la scuola sono i punti centrali di questa politica. A proposito della famiglia, è stato fatto un accenno da parte dell'Assessore alle tematiche degli asili nido e dell'aiuto che si deve dare per favorire la maternità. Questo è un punto molto dolente in una realtà quale quella del Piemonte, che è molto vasto. Quindi può registrare, in determinate conurbazioni, certe risposte, dove i problemi forse emergono anche meglio perché si fa presto a fare una statistica. Ai servizi sociali di Torino sono state fatte tot domande: tot sono state accolte, tot sono ancora in attesa.
Tuttavia, quante esigenze abbiamo in realtà sul territorio che sono articolate e a volte non sempre vengono raccolte in termini di censimento dei bisogni? Sono queste le questioni che, a mio avviso, dobbiamo approfondire. È il riequilibrio, cioè assicurare a tutti quelli che si trovano in stato di necessità gli stessi diritti e le stesse risposte.
Allora, ecco l'importanza dei Piani di zona (articolo 45). L'Assessore ci ha dato i documenti. Naturalmente non si crocifigge nessuno, nel senso che la Regione è il vertice di un sistema imperniato sull'operatività locale.
Credo che ci sia un deficit culturale e anche di volontà politica. Non mi riferisco alle parti politiche, a volte certi deficit sono anche trasversali. Non ho difficoltà ad ammetterlo, però quando non si realizzano determinati atti che presuppongono lo studio della realtà locale, il censimento di quanto già esiste, l'organizzazione delle risposte, possiamo affermare che le risposte sono episodiche e scoordinate, perché non tengono conto di quelle che sono le effettive necessità.
Penso che quello della scuola sia un tema importante. Ancora non abbiamo sentito l'Assessore Manica per quanto riguarda le tematiche dello sport, interverrà oggi. Naturalmente: famiglia, servizi, scuola e sport sono indubbiamente tematiche che devono essere affrontate in modo integrato.
Per quanto riguarda la scuola, i problemi emergono non dalle nostre parole, ma dal confronto della realtà italiana con la realtà degli altri paesi europei. Credo che dobbiamo non farci nessuno sconto, né a noi per quanto riguarda le nostre responsabilità in passato, ma neanche a coloro che adesso hanno le maggiori responsabilità.
Il nostro sistema scolastico deve essere confrontato a quelli degli altri paesi europei. Ormai viviamo in un'Europa nella quale non solo dobbiamo avere i conti a posto, ma se non riusciremo a ridare autorevolezza al mondo della scuola, quindi a rifondare un rapporto diverso con gli studenti e gli scolari soprattutto, cioè con coloro che appartengono alle fasce di età di cui oggi parliamo, veramente avremo bruttissime sorprese che potremmo misurare in termine di abbandoni e di crescenti difficoltà man mano che si sale negli ordini e nei gradi dell'istruzione. Soprattutto rischiamo di perdere nel momento in cui vi è il confronto con le altre nazioni in termini di qualità della formazione, anche se dobbiamo ammettere che, a determinati livelli (al nostro Politecnico ad esempio, e in determinate facoltà universitarie), le eccellenze e le qualità ci sono.
Dobbiamo però guardare la base di tutto questo sistema. Forse è fallita la fase collegiale della scuola, nella quale si doveva realizzare un diretto collegamento tra l'attività educativa della famiglia e l'attività educativa della scuola. Certi organi e certi momenti di rappresentanza scolastica sono diventati puramente formali, ma soprattutto ci sono determinate questioni che non possono non preoccupare. Basta vedere le cifre sulle tossicodipendenze, sul consumo di alcool, su quanti fumano, con una percentuale preoccupante tra le ragazze, che una volta sembravano più protette rispetto a determinati fenomeni. Indubbiamente, è una questione di pari opportunità in negativo, che non avremmo voluto in qualche modo esplorare.
Quindi, ci sono problemi. Il fatto che ci siano problemi ha indotto la collega Cotto, il nostro Gruppo e tutti i Gruppi di minoranza a porli all'attenzione del Consiglio. La proposta è quella di agire in modo integrato e io sono d'accordo. Credo che dovremmo darci degli appuntamenti ad iniziare dagli ordini del giorno e, via, via nei vari bilanci e nei vari consuntivi, per vedere di più e meglio cosa si è fatto su questi temi.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Desidero cogliere l'occasione di un Consiglio dedicato al tema dei minori, e dico appositamente al tema dei minori e non ai problemi dei minori. Credo che sia importante che da questo Consiglio regionale nasca un'attenzione per la popolazione nell'età compresa tra zero e 18 anni che superi la visione delle politiche minorili come politiche rivolte ai minori che hanno delle difficoltà.
I minori sono cittadini, che sono stati riconosciuti, non soltanto dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, ma anche dalla ratifica che il Parlamento italiano ha fatto con la sua legge del '91 di questa accordo internazionale, titolari di diritti al pari di tutti gli altri uomini e donne, ma in più dei diritti specifici per la loro età. Questi diritti sono il diritto al gioco, il diritto alla famiglia (come giustamente vi faceva riferimento l'Assessore Migliasso), il diritto all'istruzione, il diritto alla salute, il diritto delle relazioni sociali ed affettive, che sicuramente, vengono prevalentemente svolte all'interno della famiglia, ma che non esauriscono questo ambito.
I diritti dell'infanzia dentro e fuori la famiglia devono essere intesi come doveri da parte della sfera pubblica, concepita come l'insieme dei luoghi in cui si sviluppa il senso della comunità. Il primo nucleo è sicuramente la famiglia, ma non è l'unico. I bambini e gli adolescenti non sono soltanto figli, sono figli, sono studenti, ma sono anche persone e i loro diritti come persone vanno oltre i diritti di essere figli e di avere la famiglia o di essere studenti e di avere l'istruzione.
Per questo credo che una Regione che guardi al futuro, così come intende fare la nostra Regione, debba essere complessivamente una Regione amica delle bambine, dei bambini e degli adolescenti, facendo uscire le problematiche e le tematiche relative agli adolescenti dall'ambito in cui spesso vengono confinate dai mezzi di informazione. Si parla dei bambini e degli adolescenti quando hanno dei problemi, si parla dei giovanissimi quando fanno i bulli, si parla della loro vita quando questa è in negativo mentre, invece, c'è molto da valorizzare.
Noi dobbiamo pensare ai giovani, ai bambini, alle bambine e agli adolescenti come fruitori di cultura, per esempio, la cultura per i bambini, il teatro per i ragazzi, il teatro per gli adolescenti, la musica per i bambini, gli adolescenti e i ragazzi.
Noi abbiamo bisogno di pensare alla mobilità che sia di aiuto all'autonomia dei ragazzi, delle ragazze e degli adolescenti. Non possiamo pensare che il bambino e l'adolescente sia sempre e soltanto sotto tutela della famiglia, in quanto abbiamo bisogno di maggiorenni capaci di gestire e vivere la loro autonomia. Affinché questo avvenga, questi assaggi di autonomia devono avvenire sin dall'età dell'infanzia e dell'adolescenza allora noi dobbiamo pensare anche ad una mobilità fruibile da parte dei bambini e degli adolescenti. La sicurezza è un diritto dei bambini, delle bambine e degli adolescenti, quindi, non è un caso che nella legge il cui esame è già iniziato da parte dell'Aula - spero che al più presto venga discussa - si parli anche della sicurezza e delle politiche per la sicurezza nei confronti dei minori.
Insomma, occorrono politiche di sistema che, nel tenere conto, come è giusto che sia, delle situazioni problematiche per i bambini, le bambine e gli adolescenti, tengano altresì presente, complessivamente, che indurre stili di vita positivi in questi giovani costituisce un elemento fondamentale per la prevenzione.
da molti mesi che in Commissione stiamo discutendo un Piano Socio Sanitario che dedica buona parte della premessa all'attenzione per gli aspetti della prevenzione. Certo è che la prevenzione intesa soltanto in senso sanitario (screening ed esami) ha alti costi, se, invece, consistesse in un'attività complessivamente educativa per indurre stili di vita positivi nei bambini e negli adolescenti, si potrebbero superare i dati rilevati nella nostra Regione, secondo i quali, per esempio, il consumo di frutta e verdura da parte degli adolescenti è ben al di sotto di quanto raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, oppure che una grande quantità di adolescenti svolge al massimo due ore settimanali di attività sportiva, che, presumibilmente, sono le due ore di educazione fisica svolte nelle scuole.
Se noi teniamo conto di questi dati, probabilmente, possiamo avere un quadro di responsabilità della politica per quanto riguarda la prevenzione nell'indurre stili di vita positivi, che vanno oltre le politiche sociali le politiche assistenziali e anche le politiche scolastiche. Insomma riguardano un sistema di politiche che credo siano già state individuate nelle ampie relazioni svolte dagli Assessori, che ringrazio per essere qui presenti, e che possano coinvolgere anche altri settori dell'Amministrazione regionale.
Insomma, i bambini, le bambine e i minori hanno un solo problema rispetto a tutti gli altri componenti della società. L'Assessore Migliasso faceva riferimento alle politiche rivolte agli anziani e alla quantità di risorse rispetto alle politiche rivolte ai minori, il problema è che gli anziani rappresentano una componente della nostra società che è dotata di rappresentanza. Quello che manca ai bambini è la rappresentanza: i bambini non votano, i bambini non hanno organizzazioni di categoria, non hanno sindacati, devono essere rappresentati da qualcuno, è necessario che qualcuno parli per loro e che venga ascoltato al loro posto.
Volendo scommettere sul futuro della Regione Piemonte e sui giovani di oggi - che sono in numero scarso, pertanto sono preziosi e dobbiamo scommettere su ciascuno di essi, in aggiunta agli interventi promossi dalle famiglie - chiediamo che la nostra Regione diventi complessivamente il luogo di ascolto dei minori, l'istituzione che rappresenta i suoi cittadini più giovani.
Allora, condividendo quanto detto a proposito delle politiche sociali e dell'istruzione, potrebbe essere interessante se la Regione Piemonte, così come sta già facendo per quanto riguarda le politiche settoriali, potesse dare visibilità di sistema alle politiche che svolge nella direzione dei minori, dei giovani, delle bambine, dei bambini e degli adolescenti.
In questo modo, così come esistono le città che si sono definite "Città amiche delle bambine e dei bambini" e "Città educative", anche la nostra Regione, magari, potrebbe essere la prima Regione in Italia a fregiarsi di questo importante obiettivo: essere una Regione che tutela tutte le sue risorse più giovani, essere una Regione che complessivamente si dà obiettivi di carattere educativo, perché sa che educare vuol dire fare crescente ed educare bene vuol dire prospettare un futuro positivo e consentitemi questo termine, che non vorrei venisse considerato aziendalistico - di sviluppo, anche economico, per la nostra Regione. Noi non dobbiamo lasciare indietro nessuno dei nostri giovani, dobbiamo valorizzare anche i giovani provenienti da altri paesi, perché necessitiamo delle loro intelligenze, del loro lavoro e delle loro capacità per fare in modo che la nostra regione sia competitiva a livello nazionale e anche internazionale.



PRESIDENTE

L'intervento della Consigliera Pozzi era l'ultimo della mattinata.
Con la ripresa dei lavori proseguiranno gli interventi. Sono stati annunciati circa 11 interventi e sono stati presentati circa 17 ordini del giorno collegati, in qualche modo interessati all'argomento, ma vedremo come semplificare i lavori.
Essendo un Consiglio straordinario, i lavori riprenderanno alle ore 14.30.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.11 riprende alle ore 14.42)


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta di verifica del numero legale per deliberare da parte dei Consiglieri Burzi Toselli e Giovine


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Buon pomeriggio a tutti.
Riprendiamo la seduta di questa mattina, dopo una breve sospensione per il pranzo. Vi sono ancora numerose richieste di intervento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.



LEPRI Stefano

BURZI Angelo (fuori microfono)



LEPRI Stefano

Nel senso che ci sono i numeri? È solo per sapere, Presidente.



LEPRI Stefano

Non è mai stata chiusa la seduta.



PRESIDENTE

Presidente Burzi, la seduta non è stata chiusa, quindi procediamo...



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Non ho chiesto se è stata chiusa, le ho chiesto se ci sono i numeri.



PRESIDENTE

Se mi consente, le do una risposta, Presidente Burzi. Abbia pazienza.



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Io ho un sacco di pazienza, ancora per due anni e mezzo.



PRESIDENTE

La serenità del dopo pranzo mi ha forse indotto a risponderle in maniera un po' troppo pacata.
Noi procediamo ai sensi del Consiglio regionale convocato in sessione straordinaria, quindi con le firme e con le presenze della seduta antimeridiana. Ovviamente, le firme ci sono, ma se qualche autorevole collega, com'è avvenuto per la collega Cotto la scorsa seduta, ritenesse che il numero delle firme non corrisponda al numero delle presenze in aula può chiedere qualsiasi ordine del giorno: la porrei in votazione e automaticamente otterremmo la verifica empirica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Non ho nulla al momento su cui chiedere i voti. Invece chiederei alla Presidenza del Consiglio su questo - poi, quando sarà terminata la sessione su questo argomento, lo chiederò su un altro argomento - un minimo di normale buonsenso, che ammetto che non è regolamentato. Ma proprio perch non è regolamentato, mi permetto di chiederlo.
Le sembra, Presidente, che esistano, in questo momento, le condizioni non formali ma sostanziali, per procedere? Perché se le sembra, io procedo, guardo e ne traggo le conclusioni che esporrò al momento opportuno, quando il Regolamento me lo consentirà.
Buono lavoro, Presidente!



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, ai sensi del Regolamento, per quanto apprezzi il suo richiamo al buonsenso, non è che posso, sulla base di scelte discrezionali decidere se aprire o meno la seduta.
Quindi, poiché dal punto di vista regolamentare possiamo riprendere, io riprenderei.
Ho sollecitato ampiamente, e so che è stato fatto anche durante la seduta antimeridiana...



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ma non c'è nemmeno la Giunta! Ma neanche questo!



PRESIDENTE

Per cortesia, Presidente Burzi!



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

C'è la delibera che delega l'Assessore Migliasso a rappresentare la Giunta? Ma per favore!



PRESIDENTE

stata richiesta la presenza dei Consiglieri, e l'abbiamo sollecitata.
I Consiglieri sanno che la seduta è ripresa e sanno anche che qualsiasi richiesta di inversione punti all'o.d.g. potrebbe provocare una sospensione.
Mi spiace, ma non è col buonsenso che posso automaticamente decidere di procrastinare...



PRESIDENTE

BURZI Angelo (fuori microfono)



PRESIDENTE

Ce ne siamo resi conto.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Presidente, come lei prima ha ipotizzato come possibilità, chiedo a questo punto la verifica del numero legale.
Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Collega Giovine, la prego di accomodarsi ai banchi per vedere su quale documento chiedere la verifica del numero legale.
Nel frattempo, ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Ritengo che non sia neanche il caso di guardare il Regolamento, e le spiego il perché, Presidente.
Richiedere la verifica del numero legale anche se non vi è una votazione in corso è una prassi instaurata nella passata legislatura. Non vedo perché, essendo una prassi instaurata, così mi ricordavano i colleghi Placido e Chiezzi - per fare due nomi, uno di questo Consiglio e uno del Consiglio passato - in questa legislatura si debba, invece, guardare il Regolamento.
Intanto lo si dovrebbe conoscere, e quindi si dovrebbe evitare di andarlo e verificare. Però comprendo anche che quando si entra nel merito per dare delle risposte al Consiglio è meglio essere sufficientemente precisi, a scanso di ogni equivoco.
Però - come ripeto - è una prassi instaurata di questo Consiglio, così come lo sono tante altre prassi che sono state fatte proprie a volte dai Consiglieri di maggioranza, a volte dai Consiglieri di opposizione, in tutte le legislatura passate; non vedo perché in questa si debba, per forza di cose, cambiare. O si cambia una prassi instaurata per accordo generale altrimenti non capisco perché non si debba passare alla votazione, cioè alla verifica.


Argomento: Organizzazione regionale: argomenti non sopra specificati

Verifica numero legale


PRESIDENTE

Consigliere Toselli, è esattamente quello che ho chiesto agli uffici.
In effetti, ai sensi dell'articolo 52, comma 2, procediamo alla verifica del numero legale dei presenti in aula, atteso che se non dovesse esserci il numero legale, ne prenderemo comunque atto.
Procederemo con l'appello nominale dei presenti. Per questa votazione è sufficiente dichiarare la presenza. Vi ricordo che il numero legale è 29.
Indìco la votazione nominale per la verifica del numero legale.
Si constata la presenza del numero legale.
Rammento ai colleghi, però, che sarebbe opportuna la loro presenza in aula durante i lavori del Consiglio.
Rispetto al quesito posto sulla rappresentanza della Giunta in assenza del Presidente e del Vicepresidente, non abbiamo comunicazioni in tal senso; sennonché, la Presidente Bresso ha confermato che avrebbe presenziato personalmente all'intero dibattito.


Argomento: Trasporti su ferro

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta, da parte del Consigliere Nastri, di una comunicazione della Giunta regionale relativamente all'incontro del Ministro Di Pietro con l'Amministrazione comunale e provinciale di Novara del 2 luglio 2007, inerente al nodo ferroviario di Novara


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nastri, che intende procedere sull'ordine del lavori, immagino, e non sul merito; ne ha facoltà.



NASTRI Gaetano

Durante l'ultima sessione di Consiglio c'è stato un forte dibattito sul nodo ferroviario della città di Novara, quindi sull'Alta Velocità.
Avevamo avuto delle promesse e delle rassicurazioni da parte del Vicepresidente Peveraro che nella seduta odierna ci sarebbe stata una risposta, affermativa o negativa, da dare alla Provincia di Novara.
Mi sembrerebbe corretto, quindi, fermarsi qualche minuto e attendere l'arrivo dell'Assessore Borioli, perché secondo quanto è stato riferito dal Vicepresidente Peveraro...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



(Brusìo in aula)



NASTRI Gaetano

Come "non è possibile"?



(Commenti del Consigliere Boeti fuori microfono)



NASTRI Gaetano

PRESIDENTE



NASTRI Gaetano

Per cortesia, collega Boeti!



NASTRI Gaetano

BOETI Antonino (fuori microfono)



NASTRI Gaetano

L'avete chiesto voi!



NASTRI Gaetano

Era solo per dare una risposta.



(Commenti del Consigliere Boeti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Boeti! Il collega Nastri ha posto una questione già illustrata nello scorso Consiglio.
Consigliere Nastri, non lo possiamo fare in questo istante perch stiamo procedendo ai sensi della seduta straordinaria di Consiglio, ex articolo 40 del Regolamento.



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia colleghi! Per cortesia, colleghi! Siamo in sessione straordinaria.
Per cortesia, dobbiamo procedere, come da richiesta, ad esaminare il tema "Le politiche regionali a favore dei minori". Dopodiché, collega Nastri, si aprirà il Consiglio in seduta ordinaria. In Conferenza dei Capigruppo, ho riproposto la sua tesi. Si è convenuto che si sarebbe proceduto in seduta ordinaria ad esaminare il disegno di legge su Finpiemonte, ad aprire il dibattito politico sul tema "Ipotesi di accordi fra le Regioni Piemonte e Liguria", e che si sarebbe fatta la sua comunicazione. È stata mia diretta cura porre ai Presidenti dei Gruppi la sua richiesta in materia.


Argomento: Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta")

"Le politiche regionali a favore dei minori" (richiesta presentata dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Toselli, Nastri, Cirio, Pedrale, Novero Monteggia, Dutto, Rossi, Burzi, Guida, Casoni, Pichetto Fratin, Botta Vignale, Scanderebech, Ferrero e Leo) (seguito)


PRESIDENTE

Bene, continuiamo il dibattito su "Le politiche regionali a favore dei minori".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti i colleghi. In modo particolare i colleghi di Forza Italia e la Consigliera Cotto che ha sollecitato questo dibattito, che è stato molto utile. Così come voglio ringraziare, molto sinceramente, la Giunta, che ha dato modo a noi Consiglieri di approfondire le questioni che riguardano le politiche a favore dei minori.
Ritengo che questo dibattito sia stato molto proficuo. Qualcuno probabilmente, non lo ritiene particolarmente utile perché si tratta di questioni che non riguardano i trasporti e le grandi opere. In realtà, noi sappiamo come l'occuparci dei più piccoli e dei nostri figli sia il primo investimento e, probabilmente, la maggiore preoccupazione che dovremmo avere. Credo che questa sia un'opinione condivisa.
Sarò molto breve perché ci sono ancora molti interventi e credo che il Consiglio abbia necessità di affrontare altre materie.
Voglio fare alcune considerazioni. Anch'io seguo la divisione delle politiche, assumendo il codice già adottato da alcuni Consiglieri intervenuti in precedenza, cioè quello delle politiche per l'agio e delle politiche di contrasto al disagio. È evidente come le politiche di sostegno all'agio, cioè la normalità, siano politiche che debbano essere costruite anzitutto sulla promozione della famiglia. Una famiglia sana, capace di reciprocità, di convivialità, capace di trasmissione di valori tra le generazioni.
In questa logica è assolutamente importante procedere, così come abbiamo dichiarato in più occasioni, nella discussione e approvazione del disegno di legge sulla famiglia, ma, più in generale, nel finanziamento di quegli strumenti che già oggi sono indicati in leggi regionali e dello Stato. Penso, in particolare, ai centri per le famiglie, ricordati nella relazione dell'Assessore Migliasso, e che credo debbano essere fortemente potenziati, soprattutto nella logica di supportare i genitori nell'esercizio delle loro capacità, nell'aiutare i genitori anche nei momenti di difficoltà, nelle relazioni fra loro e, in generale nell'educarli e supportarli affinché possano trasmettere quegli stili di vita che, in più occasioni, sono stati ricordati dai colleghi che mi hanno preceduto.
Non mi riferisco solo agli stili di vita più ricordati e oggetto di politiche educative, anche da parte della scuola. Penso ai programmi di educazione alimentare, ai programmi di sicurezza a casa e nei luoghi di socializzazione; penso anche a stili di vita che riguardino l'igiene mentale dei ragazzi adolescenti e dei minori; penso al rischio che molti adolescenti affrontano di essere "parcheggiati" nelle ore pomeridiane davanti alla televisione, agli strumenti informatici (play station, game boy), tutte realtà che possono, se utilizzate in modo moderato, essere certamente utili al loro sviluppo, ma possono con altrettanta evidenza portare a gravi difficoltà anche intermini di equilibrio mentale; penso a programmi che sono già stati sviluppati, ma che sono ancora per tanti versi in nuce, di apertura delle scuole al pomeriggio, non evidentemente con i classici insegnanti, con le presenze tradizionali della scuola, ma con una forte apertura all'associazionismo di territorio; penso all'importanza questo, probabilmente, è un tema piuttosto nuovo - di sviluppare quelle forme di offerta di servizi pomeridiani che mettano insieme attività sportive, ricreative del tempo libero, di supporto all'attività scolastica e che potrebbero anche trovare delle forme di parziale copertura da parte dei clienti genitori (in questo caso, c'è un mercato sociale probabilmente ancora in parte inesplorato, che verosimilmente ha bisogno di un incentivo pubblico perché possa svilupparsi).
Vorrei fare qualche breve cenno riguardo alle situazioni di disagio su cui il rapporto di Forza Italia, ma anche l'intervento, in modo particolare, dell'Assessore Migliasso si sono soffermati.
Credo che non sarà questa l'occasione, anche perché manca l'Assessore alla sanità, e non è questo il momento per parlare del contrasto o del disincentivo alle interruzioni volontarie di gravidanza, che certamente non possono essere considerate come la leva per un forte sviluppo della natalità. Sicuramente, è un tema che va affrontato con attenzione e rimando la questione ad altra occasione, anche quando sarà presente l'Assessore alla sanità.
Certamente, materia più socioassistenziale, anche se strettamente legata con le politiche alle politiche sanitarie, è quella che riguarda il sostegno ai minori che debbono essere adottati, che sono non riconosciuti in quanto neonati e che hanno bisogno, in attesa delle disposizioni del Tribunale, di un pronto affido. Quindi, ritengo sia molto importante sviluppare, in tutta la Regione, quel modello, conosciuto come progetto neonati, che anche a Torino, come mi risulta, sta facendo nuovamente fatica a decollare e che è molto difficile da realizzare, perché occorre una rete molto motivata di famiglie affidatarie, ma che segnalo come una sfida molto importante.
Così come sarà un tema oggetto di ulteriore discussione, perché non possiamo risolverlo in poco tempo, la questione dei minori stranieri non accompagnati, sulla quale c'è una ordine del giorno firmata dalla collega Pozzi. Ritengo occorra una strategia più efficace e coordinata, anche aprendo dei nuovi canali di soluzione, ad esempio il rimpatrio assistito per i minori stranieri non accompagnati, in modo particolare per coloro i quali sono recidivi e che, difficilmente, possono essere inseriti nella nostra comunità attraverso accordi con i Paesi di origine.
Credo sia importante sviluppare le politiche a sostegno degli affidi e delle adozioni difficili, in modo particolare degli adolescenti e dei bambini con handicap. Rivolgendomi all'Assessore Pentenero, penso a quanto di più si possa fare nel contrasto alla diffusione della droga specialmente delle droghe leggere nella scuola, attraverso interventi selettivi di supporto agli insegnanti, ma anche attraverso una rete più integrata con i luoghi di divertimento come le discoteche. Ci sono molte esperienze, in altre Regioni d'Italia, che credo il Piemonte potrebbe opportunamente mutuare.
In ultimo, voglio ricordare l'opportunità di orientare più fortemente l'ha ricordato giustamente l'Assessore Migliasso - i servizi a favore dei minori nella prospettiva di rendere più capaci i genitori. In altri termini, non possiamo semplicemente intervenire a favore dei minori in difficoltà. L'intervento nuovo che gli operatori sociali e gli insegnanti devono saper fare è quello di una mobilitazione a favore delle capacità genitoriali di reciprocità nella famiglia di origine.
Questa mi pare una grande sfida che la Giunta dovrebbe fare sua ed io attraverso l'aiuto e il sostegno di altri colleghi, intendo proporre all'Aula un ordine del giorno che impegna appunto la Giunta a definire linee guida che possano indurre maggiormente i servizi sociali educativi affinché, nell'intervenire a favore dei minori, si intervenga anche con altrettanta efficacia a favore delle capacità di reciprocità dei genitori e, in modo particolare, di tutta la famiglia d'origine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

La Repubblica protegge la maternità, l'infanzia e la giovent favorendo gli istituti necessari a tale scopo. È questo quello che afferma la Costituzione all'articolo 31. Mi sembra giusto ricordarlo anche oggi visto che spesso la Costituzione è tirata in ballo anche per altre vicende che riguardano le discussioni all'interno del Consiglio e nella politica nazionale.
Quando si parla di infanzia e dei suoi diritti, il rischio di scivolare nella retorica però è fin troppo semplice, così come è banale formulare proposte che finiscono poi per essere catalogate nella tutt'altro che esaltante categoria delle cosiddette dichiarazioni di principio.
I diritti dei minori sono parte integrante nel diritto dell'uomo, che l'Unione Europea è tenuta a rispettare in virtù dei trattati internazionale in vigore, come la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, i protocolli facoltativi, gli obiettivi di sviluppo del millennio e la convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
La stessa Unione Europea ha riconosciuto espressamente i diritti dei minori nella carta dei diritti fondamentali, in particolare all'articolo 24.
I diritti dei minori, però, sono ancora ben lontani dall'essere universalmente rispettati e ancora oggi esigenze fondamentali dell'infanzia non sono interamente soddisfatte.
In Italia fortunatamente non si vivono situazioni analoghe a quelle dei paesi dove forte è il tasso di arretratezza e di povertà, ma certo non si può abbassare la guardia, perché una mancanza di riferimenti certi porterebbe conseguenze tutt'altro che positive. Basta guardare su La Stampa di oggi (cronache di Torino e Provincia) due casi che riguardano minori: un caso di pedofilia e un caso di prostituzione di una ragazza di 15 anni.
La promozione e la tutela dei diritti dei bambini sollecitano un livello sempre crescente di attenzione, perché di fronte a situazioni di disagio, vulnerabilità, sfruttamento e difficoltà è doveroso implementare le politiche e gli interventi a favore dei minori. Tuttavia emergono - non soltanto in Piemonte, ovviamente - le intense incongruenze nell'approntare strumenti fondamentali per la tutela dei minori.
Un dato su tutti. Nella finanziaria nazionale 2007 si cita il ripristino del fondo per l'infanzia, iniziativa certamente lodevole, ma la benevolenza finisce nel momento in cui non si specificano le risorse economiche disponibili e permangono dubbi sull'effettiva esistenza di questo fondo. E in questo mondo le politiche familiari oscurano la prospettiva di porre sempre al centro il minore nell'allocazione dei finanziamenti al fine di tutelarne il superiore interesse.
Ma certamente non è soltanto una questione di soldi. Partendo dal decentramento amministrativo in atto nel nostro paese, nel 2004 nel Lazio e nel Veneto è stato realizzato il progetto pilota "Viaggio alla ricerca dei diritti dell'infanzia", con l'obiettivo di analizzare le azioni da parte delle Regioni italiane a favore dei diritti dei bambini e degli adolescenti, al fine di realizzare una fotografia sulle loro condizioni di vita e di aprire un dialogo con le istituzioni e le associazioni.
L'obiettivo finale fissato nel 2008 è quello della redazione di un rapporto sull'applicazione della convenzione europea dei diritti dell'infanzia in Italia.
Quali sono le Regioni che maggiormente lavorano e si impegnano per le politiche dell'infanzia? Tredici, tra cui il Piemonte, citano nel proprio Statuto la tutela e la promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ma solo il Lazio cita espressamente un riferimento alla convenzione sui diritti dell'infanzia. Certo la nostra Regione dovrà compiere un passo in tal senso, perché non è solo una semplice affermazione di facciata statutaria l'adeguamento ad un principio sancito a livello sovrastatale internazionale.
Il Piemonte figura tra le 19 Regioni che hanno approvato una legge istitutiva di un osservatorio regionale sulle politiche a favore dei minori, dispone di una banca dati sull'infanzia e sull'adolescenza e di un'anagrafe dei minori che si trovano al di fuori della famiglia di origine. Si può ben dire che la nostra Regione disponga di buoni e si auspica funzionanti strumenti per l'attuazione di serie politiche a sostegno dei minori, naturalmente però non ci si può e non ci si deve fermare, a maggior ragione in un ambito come quello piemontese, una terra che storicamente ha saputo mostrare una particolare e netta sensibilità verso i segnali provenienti dalla società dei giovani (basterebbe ricordare Don Giovanni Bosco).
La figura del Garante, di cui si è anche parlato questa mattina, è presente in otto Regioni che hanno approvato una legge istitutiva di questa figura e, per ciò che riguarda la nostra, potrebbe essere un grande e importante segnale.
Ma le istituzioni non possono realizzare progetti senza tenere conto delle intervenute trasformazioni della famiglia italiana, caratterizzata dal basso tasso di fecondità, dalla tardiva uscita dei giovani di casa.
La solidità dei rapporti familiari di coppia, intergenerazionali e parentali di volta in volta rappresentata come principale vizio o principale virtù della famiglia italiana, si sta trasformando in uno dei maggiori fattori di debolezza e vulnerabilità delle nostre famiglie.
Scrive al proposito una docente torinese di sociologia, Manuela Naldini: "Le politiche sociali, in particolare le politiche a sostegno delle responsabilità familiari a lungo scarse e poco attente a sostenere le famiglie con figli, i trasferimenti monetari tra i meno generosi in Europa lo scarso sostegno alle politiche ai servizi educativi e di cura, hanno iniziato dalla fine degli anni '90 ad essere oggetto di una rinnovata attenzione, ma queste si rilevano oggi, dato lo scenario di forti mutamenti familiari e lavorativi femminili, profondamente inadeguate per sostenere le scelte procreative delle giovani coppie. La società è cambiata. Inoltre nella misura in cui tali politiche continuano ad affidarsi alla forza delle reti parentali per la cura dei bambini e degli anziani, invece di incentivare una buona offerta di politiche e servizi pubblici, rendono del tutto incerta la tenuta delle famiglie nel lungo periodo. Si parla, a questo proposito, di familismo ambivalente per alludere ad un modello di welfare che, seppur esplicito nelle finalità che persegue, appare ambiguo poco attrezzato nei mezzi e nei propositi".
Relativamente all'affidamento di cui si è parlato anche nel recente intervento del Presidente Lepri, a livello regionale si rende necessario come già ricordato dalla collega Cotto, che ringrazio per l'iniziativa che ha voluto prendere con la richiesta di un Consiglio straordinario di oggi elaborare direttive per rendere omogenee le procedure dell'affidamento da parte dei servizi sociali in tutti i campi di azione e definire allo stesso modo le competenze dei propri funzionari, la formazione degli operatori e dei servizi sociali.
La formazione, quindi, riveste sicuramente una grande importanza perch permette di migliorare le capacità di programmazione. È inutile fare politiche innovative senza avere il personale, non soltanto a livello centrale ma senz'altro periferico, nei Comuni e nei consorzi che poi devono applicarle.
Anche per le famiglie affidatarie tuttavia è importante una preparazione obbligatoria sull'affidamento. L'affidamento immediato richiede, tutto sommato, un minimo di preparazione specifica, in particolare sulle problematiche che riguardano i minori in affidamento, sui rapporti con le famiglie di origine, sulla collaborazione con altre famiglie, sulla partecipazione alle reti familiari affidatarie.
In gioco ci sono soprattutto i bambini. L'infanzia non rappresenta solo il bacino da cui si muoveranno le donne e gli uomini di domani: è un arcipelago molto più complesso. Le lacune, le inadempienze, le mancanze di tutela restano ancora molte. Occorre un'esaustiva e documentata conoscenza dei problemi che affliggono i bambini. Il coordinamento sarà una chiave di volta necessaria.
Da questo punto di vista, il Piemonte deve assurgere ad un ruolo da protagonista perché le politiche a favore dell'infanzia siano soprattutto una battaglia di civiltà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti.



BOETI Antonino

Grazie, Presidente. Mi ero ripromesso anch'io di ringraziare l'opposizione per aver voluto questo dibattito, che stamattina sembrava potersi avviare su binari in qualche modo di discussione tra maggioranza ed opposizione che in questo mi sembra stia cadendo nel vuoto più assoluto.
un dibattito comunque che ci ha costretti a leggere la relazione dell'Assessore,a prendere confidenza con i mille progetti che il nostro territorio esprime e a prendere conoscenza delle risorse economiche destinate a questo settore così importante.
Palare di minori vuol dire, come hanno fatto gli altri Consiglieri regionali, parlare di famiglie, queste famiglie così evocate, così vezzeggiate, così tirate per la giacca con l'obiettivo di avere vantaggi politici di parte.
Queste famiglie così complesse, come ha evidenziato l'indagine conoscitiva sulle famiglie italiane della Commissione Affari Sociali della Camera, dalla quale vengono evidenziate le difficoltà delle cosiddette famiglie normali.
L'ex classe media che scopre un insufficiente reddito rispetto al costo della vita, che era impensabile fino a un po' di anni fa, le difficoltà relazionali ed educative presenti nelle famiglie, la necessità di cura dei pazienti anziani non autosufficienti è impossibile da affrontare da soli anche da parte di famiglie in condizioni sociali medie.
Di questi tre elementi credo che le difficoltà relazionali ed educative legate ai rapporti tra generazioni rappresentino un elemento di grande preoccupazione. Assieme alle nuove famiglie con genitori separati monogenitoriali, famiglie createsi dopo separazione e divorzi con componenti provenienti da culture diverse e da diverse parti del mondo.
Fenomeni nuovi che i servizi sociali devono affrontare con strumenti nuovi e all'Assessore Migliasso lo dirò dopo quando rientra; esperienze di sostegno alle capacità genitoriali, di consulenza alle varie forme di difficoltà di relazione, di servizi educativi e domiciliari di supporto alle famiglie.
L'approvazione dei LIVEAS, quando saranno approvati dal Governo, non può essere la trasposizione di vecchi modelli di intervento, ma un'occasione nuova per sperimentare forme nuove di sostegno e di progettualità.
Le famiglie più vulnerabili sono quelle costituite da donne sole, con figli per i quali l'assistenza della madre al percorso scolastico è spesso aleatoria.



PRESIDENTE

Colleghi, mi rendo conto che l'argomento non è di interesse e molti colleghi non sono interessati, però pregherei tali colleghi di accomodarsi fuori dall'aula, perché il Consiglio è stato richiesto con un debito numero di firme e deve tenersi.
Quindi, pregherei di consentire la continuazione del dibattito.



BOETI Antonino

Sono numerosi gli studi che attestano che il 60% dei ragazzi del nostro paese ha la stessa collocazione di reddito della propria famiglia, contro lo 0,21% del Canada, lo 0,28% della Svezia, lo 0,42% di Francia Inghilterra e Stati Uniti.
Vuol dire che nel nostro paese non c'è la speranza di cambiare la propria condizione sociale. Si eredita la collocazione di reddito perché si eredita soprattutto il livello di scolarità dei propri genitori.
Negli ultimi anni l'Italia è precipitata al ventesimo posto su 27 della valutazione OCSE sul livello medio di preparazione degli studenti degli stati membri. I figli di genitori con bassa scolarità nel nostro paese hanno risultati analoghi agli studenti messicani. I figli di genitori laureati raggiungono i risultati della media degli studenti finlandesi, che sono i primi in assoluto.
C'è una frase che è girata nei giornali in questi giorni da parte del centrosinistra, che diceva che "il nostro obiettivo è combattere la povertà e non la ricchezza", ma certo bisogna intensificare iniziative di sostegno scolastico che si pongono come vere e proprie iniziative di lotta alla selezione scolastica.
Dato che faccio il medico di mestiere, è proprio di questo aspetto che voglio parlare soprattutto rispetto ai minori. In Italia circa due milioni di bambini e ragazzi vivono sotto la soglia di povertà, con maggiori probabilità di essere esposti a fattori di rischio per la salute.
necessario contrastare i fattori di rischio con attività di educazione alla salute e di diagnosi precoce e di accompagnamento all'uso corretto dei servizi sanitari.
Il suicidio è una delle prime cause di morte dei giovani tra i 15 e i 19 anni ed è un fenomeno in crescita fra i 12 e i 14 anni.
Per questo guardiamo con speranza allo spazio adolescenti nei consultori familiari. L'unica presidenza che ricopro è quella di presidenza del Consiglio di istituto del liceo dove va mia figlia e quando per la riduzione, da parte dello Stato precedente e anche di questo, sui trasferimenti alla scuola si è pensato di tagliare alcuni servizi, qualcuno ha proposito di tagliare il sostegno psicologico garantito da alcuni psicologi.
I ragazzi della scuola che fanno parte del consiglio di istituto hanno chiesto di non tagliare questa possibilità e questa opportunità di dialogo e di selezionare in altri campi piuttosto che in questo.
Una grande attenzione va rivolta all'uso di alcool e di droghe. Oggi si verificano fenomeni di policonsumo, cioè i ragazzi utilizzano più sostanze alcool e droghe contemporaneamente. C'è un aumento del disagio psicologico l'8% di depressione e disturbi di ansia, il 3% di anoressia e bulimia. In alcuni territori l'11% dei ragazzi ricorre ai servizi di neuropsichiatria.
Neuropsichiatria infantile, pediatria di base e servizi sociali educativi devono essere integrati. Questa difficoltà di lavorare insieme la carenza di servizi soprattutto di neuro-psichiatria infantile è uno degli ambiti del settore materno-infantile con più carenze quantitative.
C'è un altro aspetto che voglio toccare del quale si parla poco: l'assenza di cure palliative pediatriche. In Italia muoiono ogni anno circa 11 mila bambini con malattie inguaribili e soprattutto tumorali che devono essere seguiti da una rete comprendente un team di cure palliative pediatriche adeguato ad affrontare una tragedia così grande.
La morte dei genitori è in preventivo, non lo è quella dei figli e io credo che non possa esistere dolore più grande della morte di un ragazzo.
C'è un progetto ancora del Ministero della Salute per la sorveglianza sugli stili di vita nell'età evolutiva. L'obesità nel nostro paese è uno dei problemi più grandi dell'età pediatrica.
Per concludere, c'è un grande lavoro. Ancora i figli degli immigrati e l'integrazione sociale, la scuola, la sanità e i servizi. Insomma i figli sono la cosa più importante che abbiamo, che rappresentano il nostro orgoglio, la nostra speranza per il futuro.
Credo che essere di sinistra voglia dire che le opportunità garantite ai nostri figli siano patrimonio di tutti i ragazzi della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Il mio intervento può essere suddiviso in due parti. La prima è quella in cui mi complimento in particolare con il già Assessore Cotto, che ci ha stimolati a voler intervenire su questo importante argomento, che a volte viene sottovalutato, magari anche un po' colpevolmente come stiamo facendo tutti noi oggi appesantiti da un dibattito che meriterebbe maggiore attenzione.
chiaro che la politica e l'attenzione sui minori non deve essere a nostro avviso estrapolata e guardata a se stante, ma deve essere inserita all'interno di una politica più generale della famiglia. Questa famiglia tanto citata, tanto proclamata e tanto annunciata, ma a cui la legislazione nazionale e quella regionale stenta a trovare e a dare sufficiente cornice e sostanza.
Nella precedente legislatura la Giunta regionale aveva portato a compimento la legge regionale n. 1, che in parte lodevolmente cercava di dare delle iniziali importanti risposte, puntando proprio ad un discorso dell'assistenza che non guardasse a settori autonomi indipendenti, ma guardasse ad una complessiva concezione del benessere sociale dove all'interno di esso fondamentale era il ruolo della famiglia.
Solo con una famiglia forte, solo con una famiglia tutelata, solo con una famiglia che abbia dei precisi riferimenti normativi e di sostegno economico, potrà in futuro trovare soddisfazione alle esigenze e trovare una giusta risposta alle emergenze che colpiscono i minori, che peraltro, a livello di percentuale di popolazione, sono sempre meno e questo si ricollega al problema della natalità a cui bisognerebbe dare una risposta.
Le risposte con i convegni o anche solo con i dibattiti come quello di oggi, non servono a niente, ne abbiamo già fatti troppi negli anni passati.
Bisogna intervenire sulla parte economica. C'è poco da fare. Nessuno metterà al mondo figli se pagherà le stesse tasse di chi non ha figli, di chi è single, oppure se chi ha tre o quattro figli pagherà le stesse imposte di chi ne ha uno solo. È su queste cose che bisogna intervenire.
Facciamo la nostra parte.
Con il dibattito di oggi non si affronta la materia su aspetti particolari. Certamente l'esperienza francese deve essere presa come riferimento. Una volta tanto dimostriamo un federalismo, un regionalismo un'autonomia regionale, pensiamo a queste cose, incominciamo a dare una risposta piemontese alle famiglie più numerose. Troviamo le detassazioni gli incentivi tali da dimostrare, davvero, che chi mette al mondo figli molti figli, in Piemonte, può trovare un'adeguata risposta, magari anche in maniera maggiore rispetto ad altre Regioni.
Una risposta - oltre ad un discorso fiscale e tributario - anche di esenzione eventualmente di alcuni servizi sociali, scolastici, mense impianti sportivi, ingressi in cinema, in biblioteche che sono sicuramente corollario utile per alleggerire il bilancio familiare.
Una risposta che deve essere assolutamente data, ma che è ancora molto parziale e inadeguata, è quella degli asili nido e dei micronido a livello regionale. Bisogna avere il coraggio di portare avanti questa politica come bisogna avere il coraggio di introdurre meccanismi premiali per cui vengono creati asili aziendali anche nelle strutture, anche negli stabilimenti privati, anche nelle fabbriche, anche nei luoghi di lavoro privati. Quindi è bene concentrare la nostra attenzione in alcuni esperimenti che sono stati fatti come la realizzazione di asili nido all'interno di alcuni ospedali piemontesi, ma sfidiamo davvero il tab difficile da abbattere, cioè quello di creare delle strutture di accoglienza per minori all'interno di luoghi di lavoro privati.
La seconda parte del mio intervento la identificherei ad uno stimolo ad una provocazione che ha fatto questa mattina il Consigliere Scanderebech che, purtroppo, a volte, come me, per comunicare usa metodi molto diretti ma che probabilmente non vengono sufficientemente considerati dall'esecutivo regionale.
Ci sono problemi che a volte sembrano lontano anni luce dai problemi quotidiani, ma sono soltanto a 100 metri in linea d'aria da questo edificio e da questa assemblea: mi riferisco alla prostituzione minorile pesante in Piemonte, specie a Torino. Non possiamo voltarci dall'altra parte. A questo problema bisogna dare una risposta immediata, ma non di anni, bisogna dare delle risposte immediate nel breve periodo, con un'azione di prevenzione ma anche di repressione.
Questo si ricollega il discorso che affronteremo nella discussione al dibattito sulla legge regionale sulla sicurezza. Una legge regionale sulla sicurezza valida, efficace, non ipocrita significa anche combattere la prostituzione minorile, che c'è. Ed è inutile far finta di rimuovere soltanto con qualche convegno o con qualche declamazione. Davvero non voltiamoci dall'altra parte, non difendiamoci nelle normative, nella burocrazia, nei regolamenti a volte difficili da applicare, a volte difficile da interpretare a noi stessi che dovremmo essere i legislatori.
Affrontiamo con coraggio questo problema senza ipocrisie, affrontiamo il problema della prostituzione; capire se una limitazione alla prostituzione in certe aree delle nostre grandi città può, in qualche maniera, limitare la prostituzione stessa, ed evitare la prostituzione minorile. Facciamolo davvero, una volta tanto, senza ipocrisia.
La disaffezione elettorale che c'è stata nelle ultime elezioni amministrative, anche in settori dell'elettorato di sinistra, denuncia una lontananza, ormai abissale, dai problemi quotidiani della sicurezza che i cittadini e le nostre famiglie vivono tutti i giorni.
Vi è stato un riferimento all'Agenzia regionale internazionale sull'adozione che è stato uno strumento, un'agenzia creata nel recente passato e che ha sicuramente una nobile e importante finalità, ma cerchiamo di farla funzionare meglio. I casi di adozione, come abbiamo visto in Commissione, non sono un numero particolarmente alto, quindi è bene che questa Agenzia venga più conosciuta anche all'interno delle istituzioni piemontesi. Vi posso confermare che alcuni amministratori comunali, Sindaci di alcuni Comuni che personalmente conosco, non sapevano dell'esistenza di questa Agenzia. Bisogna far conoscere meglio agli amministratori, alle istituzioni, ma soprattutto ai cittadini piemontesi, della presenza di questo importante strumento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

Molto brevemente, anche perché sono state dette tante cose nell'arco della giornata.
Credo sia un fatto positivo che il Consiglio regionale si interroghi rispetto alle problematiche legate ai minori. Credo, tuttavia, che dovremmo pensare anche a passi successivi.
Se da tutto il dibattito che abbiamo affrontato oggi emergono una serie di ordini del giorno e poi, quando ci troviamo concretamente ad affrontare i problemi - soprattutto quando discutiamo di questioni di bilancio - gli stessi non emergono, il rischio è che continuiamo sulla falsariga che questo Paese - quando dico questo Paese dico tutti - ha perseguito dal dopoguerra ad oggi.
Siamo un Paese dove i richiami, anche dal punto di vista politico, alla famiglia e ai minori sono sempre stati elevatissimi. Basta guardare la pubblicistica, la propaganda elettorale dal '46 fino ai nostri giorni, in tutti i partiti, ma soprattutto in alcuni, la famiglia è stata sempre intesa come uno dei valori principali da difendere. Peccato che poi, nei fatti, oggettivamente, spesso e volentieri, sia emersa una situazione completamente diversa.
Abbiamo un sistema di welfare, a me non piace definirlo familiare, ma di sostegno ai minori, che è uno dei meno elevati a livello di occidente capitalistico. I dati di percentuale che abbiamo rispetto alle disponibilità di posti in asilo nido non sono nemmeno lontanamente raffrontabili a Paesi come la Francia, la Germania e la Gran Bretagna.
Abbiamo una situazione di scuole materne dove nel 2007, dopo innumerevoli riforme, accenni di riforma, o tutto quanto si vuole, non è ancora garantito a tutti i bambini del nostro Paese, in età dai tre ai sei anni, di accedere alle suole materne. Abbiamo un sistema di tassazione che sicuramente, non premia i minori. Allora si sente spesso e volentieri il richiamo alla necessità di avere nuove leggi, di avere nuovi strumenti per approcciarsi a tutti questi problemi.
C'è stata una grande manifestazione un po' di tempo fa a Roma, che ha visto anche una grande discussione all'interno di questo Consiglio regionale. Una grande manifestazione che voleva sicuramente riaffermare il valore della famiglia di un certo tipo e chiudere i confini di quel tipo di famiglia, ma credo che volesse - anzi, mi auguro che lo volesse una parte di quei tanti cittadini italiani che hanno partecipato a quella manifestazione - sollevare i problemi veri che vivono i minori e le famiglie, in senso più generale, nel nostro Paese, non solo tentare di affossare la nuova legge sui DICO.
Credo che dobbiamo partire da elementi di previsione profonda di tutte le misure a sostegno, ma delle misure che già ci sono. Non credo che ci sia la necessità di inventare chissà cosa a sostegno dei minori e delle famiglie in senso lato. Le leggi ci sono, alla fine servono le risorse.
Allora, se alla fine servono le risorse, bisognerà ricordarsi del dibattito di oggi quando tratteremo delle questioni di bilancio.
Ci sono però alcune questioni che vanno aggiornate anche dal punto di vista legislativo. Credo che sia necessario arrivare ad avere, in tempi brevi in Regione, una nuova legge sugli asili nido. Credo che sia fondamentale che questo Consiglio regionale licenzi, prima dell'inizio del nuovo anno scolastico, la nuova legge sul diritto allo studio. Una legge sul diritto allo studio che, oltre ad andare a inserire nuovi elementi arrivi quasi a raddoppiare le risorse che vengono stanziate su questa partita.
Penso sarebbe meglio qualche parola in meno e tentare invece di supportare, dal punto di vista delle risorse, le leggi che ci sono approvare in tempi stretti nuove leggi, aggiornare quelle vecchie dove serve.
L'ultimissima questione sulla quale deve essere fatto un ragionamento più approfondito e sulla quale vanno individuati degli strumenti è il lavoro minorile.
Pensavamo di aver debellato quasi completamente questa piaga soprattutto nelle Regioni del Nord. Purtroppo, con l'arrivo di migranti da tutti i paesi del mondo, ci rendiamo conto tutti i giorni che questo problema sta drammaticamente tornando alla ribalta come uno dei problemi centrali da affrontare se vogliamo effettivamente tutelare i diritti del minore.
Credo che dovremmo provare a interrogarci un po' più a fondo sul tema.
Non credo che servano tante misure repressive, ma bisogna individuare soluzioni che diano la possibilità di risolvere effettivamente i problemi di questi ragazzi, di ragazzi che in altre parti del mondo vengono chiamati "ragazzi di strada", niños de rua o "bambini delle fogne di Bucarest", che cominciano a diventare una realtà importante sul nostro territorio.
Avevamo e abbiamo una legge molto positiva, per tutta una serie di interventi sull'agio e sul disagio dei minori: la legge n. 285. Una legge che è stata finanziata inizialmente, che ha subito un rifinanziamento e che non è stata assolutamente abrogata, ma che con il Governo di centrodestra non è più stata rifinanziata.
Da un anno è cambiato il Governo. Credo che sarebbe opportuno, magari in occasione di una Conferenza Stato-Regioni, dove ci si occupa di questi problemi, venisse proposto il rifinanziamento da parte dei nostri Assessori della legge n. 285, che ha permesso in molte realtà e, soprattutto, in realtà piccole, specie nella stragrande maggioranza dei Comuni piemontesi che sono Comuni molto piccoli, di sperimentare e costruire iniziative a favore dei minori sia nell'agio che nel disagio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Mi pare che questo dibattito, che, quando è stato proposto, poteva sembrare, rispetto ad altri dibattiti importanti come quelli sulle infrastrutture e sulla sanità, un dibattito di serie B, in realtà si stia sviluppando come un dibattito molto importante e significativo. Di questo bisogna dare atto ai proponenti.
Le proposte che nel corso della mattinata e di questo inizio pomeriggio si sono accavallate dimostrano quanto viva sia la sensibilità di questo Consiglio regionale per l'argomento che stiamo discutendo, cioè il tema delle politiche regionali sui minori che costituisce il senso del nostro interloquire.
Devo dire che mi hanno particolarmente colpito tutti i riferimenti ancor prima di quelli nei confronti dei minori, alla fase precedente, cioè alla fase relativa alla famiglia e che comporta un'attenzione particolare alla famiglia. Se vogliamo parlare di minori, è chiaro che prima dobbiamo parlare di politiche che possono aiutare le famiglie italiane e le famiglie piemontesi a generare e a dare un seguito alla vita con una politica di natalità che sia al passo con i tempi. Infatti, se non prima, ma almeno in contemporanea ad una seria politica sui minori, non è possibile prescindere da una seria politica sulla famiglia e sulla natalità.
Non è un fatto di poco conto che, all'interno del Piemonte, alcune Province che appartengono alla nostra Regione siano ai vertici mondiali non regionali, non italiani, non europei ma mondiali - per denatalità.
Anche questo agile documento che è stato fornito dal Gruppo di forza Italia lo dimostra con cifre alla mano. Il problema della denatalità è il vero problema che oggi, in particolare - sembra un assurdo, ma è così - le Regioni o le aree più sviluppate della nostra Italia, ma anche della nostra Europa, affronta l'Occidente più sviluppato. Ecco quindi perché è necessario porre in essere una seria politica per la natalità, da cui non si può neanche sottrarre la Regione Piemonte.
Su questo campo, abbiamo cercato nelle scorse legislature di incidere ma, a mio avviso, dobbiamo fare di più, perché proprio partendo da una politica seria sulla natalità e sulla famiglia, che non può essere considerata soltanto la famiglia composta da un nucleo composto da un uomo e da una donna, ma deve essere intesa come una famiglia allargata ad uno o più figli.
La percentuale dell'un per cento che oggi il Piemonte vanta è assolutamente insufficiente per vincere le grandi sfide del futuro, che sono anche le grandi sfide di una società che invecchia, quindi per mantenere l'equilibrio tra nuovi nati e anziani, tra un nuovo nato, che domani, diventa un produttore di ricchezza oltre che di cultura, e un anziano, che, invece, si avvia al proprio tramonto di vita Questa battaglia deve essere vissuta, al di là degli andamenti dei Governi e dei momenti di diversa collocazione politica delle Giunte, in maniera unitaria.
bello uno dei titoli di questo volumetto di Forza Italia: "Il Piemonte fra trent'anni". Non possiamo immaginare il Piemonte tra trent'anni come una regione quasi completamente popolata da anziani, se vogliamo che abbia un futuro. Le cifre esposte (il 33% di anziani contro il 12% di minori) ci fanno capire cosa potrà verificarsi, quali conseguenze dal punto di vista sociale, lavorativo, previdenziale e anche di approccio ai nuovi lavori, noi dovremmo affrontare, se non riusciremo almeno a limitare questa escalation verso l'alto dell'età, se non adotteremo una politica per la famiglia, quindi per i minori, adeguata.
Concordo con chi diceva che noi dobbiamo offrire anche nuove prospettive a quei minori che provengono da ambiti familiari difficili, che vivono situazioni familiari complesse. Le percentuali, citate dal Consigliere Boeti, relativamente a quei minori che, sostanzialmente ricalcano le orme dei padri e della propria famiglia di appartenenza, che sono così alte in Piemonte e, invece, così differenti nel resto d'Europa devono farci pensare. La stessa permanenza in casa dei nostri figli per periodi a volte lunghissimi (oltre i 30, 35 o 40 anni) rappresenta un'anomalia italiana che, probabilmente, si dovrebbe correggere, anche sulla scorta di tradizioni culturali diverse, ma appartenenti ad altri paesi occidentali, che, invece, facilitano l'uscita dei figli da casa.
Naturalmente, ci sono tanti altri capitoli che ci piacerebbe elencare oltre al discorso della famiglia, il ruolo della donna nella famiglia, le facilitazioni, un certo modo di intendere il ruolo del tempo, sicuramente della donna, quindi la possibilità che la donna recuperi in maniera totale anche la sua dimensione di madre senza rinunciare alle aspettative odierne nel campo del lavoro, la realizzazione personale anche fuori dalle mura cosiddette domestiche. Poi, sicuramente, la tutela della vita.
Non si può non vedere un nuovo ruolo dei consultori, in relazione ai quali la legge n. 194 possa e debba essere rivista, così come la rete dei servizi per la prima infanzia, perché dopo aver fatto una legge che spinga su una natalità più consapevole, ma anche con un'attenzione maggiore alla famiglia e ai figli, i servizi devono rappresentare l'altro momento importante fin dalla prima infanzia. Certo, servizio per quelle famiglie in cui entrambi i genitori sono costretti a lavorare, ma servizi che permettano anche almeno ad uno dei genitori, mantenendo una certa indipendenza economica, di rimanere vicino al proprio figlio minore soprattutto nella prima e primissima infanzia. Allora, ecco l'importanza dei nidi aziendali, dei nidi familiari, di una risposta flessibile a esigenze che oggi non possiamo sempre e soltanto inquadrare nell'organizzazione di tipo completamente pubblica.
Poi tutto il grande capitolo degli abusi ai minori, di cui, purtroppo la nostra cronaca quotidiana è piena, forse perché, ormai, sono notizie che fanno di per sé scandalo, che fanno rumore, ma che investono anche il nostro Piemonte, in particolare, naturalmente, poi i minori più deboli certo non i minori delle famiglie che riescono a dare assistenza e attenzione ai propri bambini, ai minori in particolare quelli degli immigrati, magari degli immigrati clandestini, che troppo spesso vediamo sfruttati ed abusati. Tanto altro ci sarebbe da dire su una questione così importante, l'ultimo richiamo è una ripetizione: nuova legge sulla famiglia che garantisca la natalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Signor Presidente e colleghi, il primo ringraziamento lo rivolgo alla collega Cotto e ai colleghi di minoranza. La collega Cotto ha fatto un dossier assolutamente ricco ed esaustivo su un problema su cui, purtroppo da diversi mesi ormai c'era una certa latitanza da parte della politica.
Ringrazio i colleghi di minoranza che ci hanno permesso questo dibattito perché è vero sì che l'Assessore Migliasso giustamente ha fatto un ampia relazione, ma ricordiamo che ciò è stato fatto su sollecitazione della minoranza, probabilmente, se non ci fosse stata questa spinta propulsiva oggi non saremmo qui a discutere di minori, ma così avremmo fatto tantissime altre cose in questo Consiglio regionale.
Il mondo dell'infanzia, dei bambini e in generale dei minori è un mondo estremamente variegato, bisogna differenziare perché esistono problematiche diverse a seconda delle età e delle fasce diverse di cui si va a trattare.
Mi piace essere concreto, magari non sempre, non sempre i miei colleghi possono ritenerlo, mi piacerebbe essere concreto e partire dalla legislazione vigente, attuale, del nostro ordinamento regionale, quindi parliamo della legge 1/2004. In particolare, ci sono due articoli: l'articolo 44 e l'articolo 45, che entrano nel vivo e delimitano alcune delle competenze e possibilità che la Regione Piemonte può mettere in campo a favore dei minori. In particolare, si cita la Convenzione dei diritti del fanciullo del 1989, quella di New York, e vengono citate tutta una serie di possibilità che in parte sono state già oggi menzionate dai colleghi. Ne voglio solo citare alcune a titolo esemplificativo, chiunque può andare a vedersi la legge 1/2004.
Peraltro, voglio ricordare che questa legge è stata fatta dal precedente Consiglio regionale e dal precedente Governo, quindi, le velate e a volte neanche tanto velate accuse degli interventi che mi hanno preceduto di una scarsa attenzione da parte dell'attuale minoranza, prima maggioranza, su questo tema credo che debbano essere respinte assolutamente al mittente. La legge è stata una legge comunque importante, una legge che si è occupata anche di altre tematiche. Si parla, ad esempio, nell'articolo 45 di attività di sostegno alla famiglia, alla genitorialità, di servizi socio-educativi per infanzia e l'adolescenza, di servizi di animazione per l'infanzia, l'adolescenza, di centri di ascolto per adolescenti, di servizi di intervento educativo-terapeutico per minori e per la famiglia, di servizi per l'affidamento familiare e per l'adozione, di servizi di assistenza educativa-territoriale, di servizi finalizzati all'accoglienza di bassa soglia per minori stranieri non accompagnati.
Come recita il comma 2 dell'articolo, esiste la possibilità di "di programmare le politiche per l'infanzia e la genitorialità sulla base dei seguenti criteri: a) promozione dello sviluppo e della salute psicofisica di ogni persona minore di età b) riduzione e rimozione delle condizioni di disagio individuale, familiare e sociale c) realizzazione dei servizi socio-educativi, anche sperimentali e innovativi, per l'infanzia e l'adolescenza, secondo quanto previsto dalla specifica normativa vigente in materia d) sostegno alla formazione, quale garanzia di sviluppo e di crescita e) valorizzazione delle funzioni genitoriali e parentali e della solidarietà tra i componenti della famiglia f) sviluppo delle reti di solidarietà di auto-aiuto e mutuo-aiuto fra le famiglie g) incentivo alle iniziative per la prevenzione e il contrasto del fenomeno dell'abuso e del maltrattamento a danno dei minori e delle donne h) sostegno all'affidamento e all'adozione in attuazione della legislazione nazionale e regionale vigente i) individuazione delle misure di coordinamento degli interventi locali di raccolta ed elaborazione dati, al fine di monitorare i flussi informativi sulle condizioni e i servizi a favore dei minori".
Alcuni disagi del mondo minorile possono ricevere delle risposte dalle politiche regionali, nonché dalla legislazione regionale; non raccontiamoci, però, il libro delle fiabe, che potremmo anche raccontarcelo, leggercelo e rileggercelo, ma ci sono sicuramente una serie di problematiche che possono avere delle risposte solamente dalle politiche nazionali o, meglio ancora, dalle politiche europee. Vorrei capire perch l'Unione Europea è interessata alla lunghezza della zucchina, ma è abbastanza silente su molte problematiche dei minori. Ne hanno parlato prima diversi colleghi, come il Consigliere Boeti, che ha fatto un'ampia presentazione di questo disagio ormai crescente.
C'è stato un servizio sul TG3 proprio domenica, con una lunga presentazione delle problematiche della depressione per quanto riguarda, in generale, il futuro della popolazione italiana, ma soprattutto dei minori.
Addirittura, secondo il servizio, fra vent'anni sarà la seconda causa invalidante per i problemi legati al lavoro: lo ritengo un aspetto gravissimo. Non esistono delle risposte adeguate; talvolta non si parla proprio neanche del problema. Il problema esiste, ma la gente non se ne occupa.
In politica, purtroppo, non si danno risposte adeguate e non credo sinceramente, che la Regione Piemonte possa farlo, se non fornendo delle risposte "tampone" o attuando politiche palliative su questo tema. Possiamo però sollecitare altri organi, evidentemente, come lo Stato e, più compiutamente, l'Unione Europea, che saprà essere l'organo più adatto per pensare, immaginare e poi mettere in pratica le politiche europee di sistema per combattere questo fenomeno, che colpisce - lo voglio ricordare soprattutto i Paesi più sviluppati, i Paesi a maggior benessere (diremo anche perché arriva a colpire soprattutto quei Paesi).
Peggio ancora, quando si cita questo argomento in modo strumentale, per andare magari a coprire altre magagne, altre questioni politicamente più scottanti e scomode, trovo che molti degli scandali che avvengono oggi mediaticamente sul problema dei minori, siano tutto sommato gli stessi di venti o trenta anni fa; soltanto che adesso c'è più informazione e si focalizza maggiormente; si cerca magari di farne un caso e i mass media in questo sono responsabili o corresponsabili; magari creano anche dei fenomeni di emulazione dannosissimi.
C'è un problema, poi, legato alla figura di quello che noi crediamo essere il "minore" debole. Oggi il minore è sì debole, in una certa fase della sua vita: ma - attenzione - è molto più evoluto di quando lo eravamo noi o di quando lo erano i nostri padri o i nostri nonni, perché hanno una serie possibilità, di strumenti e di conoscenze che noi stessi non avevamo.
Io credo che per poter parlare di politiche giovanili, di politiche a favore dei minori, si debba anche conoscere realmente il mondo dei minori.
E fra tutti i colleghi credo di essere, dal punto di vista anagrafico quello più avvantaggiato. Riconosco che spesso e volentieri ho delle difficoltà a immedesimarmi e a comprendere certe fenomenologie: io non riesco a capire come si possa trovare gusto nel picchiare un down, un proprio compagno di scuola o a praticare fenomeni di bullismo assolutamente gratuiti, senza alcun beneficio a parte la possibilità di poterlo faro e passarla impunemente.
Ci sono però delle strumentazioni e delle tecnologie che noi conosciamo a malapena: non so quanti di voi sappiano cos'è You Tube, cosa sono gli iPod, invece i ragazzi di oggi li conoscono e li utilizzano in modo velocissimo. È incredibile, ma sarà sempre più così.
Se non riusciamo ad immedesimarci in quest'ottica e a capire quello che loro riescono a fare, non riusciremo mai a dare delle risposte neanche lontanamente utili.
Poi c'è il problema della famiglia. Credo che i colleghi abbiano ampiamente c'entrato la questione: anche io credo che la famiglia debba essere il nucleo su cui costruire la società futura, su cui poter tutelare i minori. Perché non ha senso tutelare i disagi dei minori se non si parla di povertà delle famiglie o del disagio delle stesse.
Quanto è stato detto finora è assolutamente vero e sacrosanto, anche quanto ha precisato prima il collega Clement - gliene do atto - sostenendo che c'è stata una certa ipocrisia, nel senso che siamo a favore della famiglia ma nella pratica questo si è tramutato in leggi e regolamenti in maniera misera. Non c'è stata una risposta della politica...



PRESIDENTE

Per cortesia, Consigliere Giovine, la invito a terminare.



GIOVINE Michele

La ringrazio, Presidente.
Avrò modo di proseguire nel dibattito successivo. Non intendo rubare altro tempo all'Assemblea e ai colleghi che devono ancora intervenire.



PRESIDENTE

Grazie. Le chiedo scusa per averla dovuta interrompere.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che il tema oggetto della convocazione del Consiglio di oggi sia particolarmente importante e riguardi tematiche e punti differenti. Lo testimoniano anche i molti ordini del giorno allegati alla tematica relativa ai minori.
Molti colleghi, nei loro interventi, hanno già espresso delle valutazioni in merito a quelle che sono le problematiche del mondo minorile. Io proverò a dividerle, sostanzialmente, in due temi differenti: uno è legato alla tutela dei minori, o comunque alla tutela della maternità connessa ad interventi a favore delle famiglie e di tutti i servizi inerenti la famiglia; l'altro è relativo ad un aspetto che spesso viene non dico sottovalutato, ma sul quale se ne dà una lettura un po' troppo di parte, talvolta legata allo sfruttamento minorile connesso all'immigrazione extracomunitaria ma anche comunitaria.
Partirò proprio dal secondo punto. In molti casi, quando si parla di legislazione, sia essa nazionale o regionale (penso alle leggi sulla sicurezza che sono state già votate nella precedente legislatura da questo Consiglio regionale o licenziate in questa legislatura dalla VIII Commissione), si fa erroneamente una sorta di divisione fra centrodestra e centrosinistra, in riferimento alle politiche relative ai flussi migratori di cittadini prima dicevamo in modo largamente inteso extracomunitari, ora invece va inteso fra cittadini extracomunitari ma anche comunitari, essendo entrate due nazioni - una in particolare, la Romania - all'interno dei Paesi dell'Unione Europea.
Spesso su questo tema si fanno delle valutazioni che riguardano più gli adulti, più di tutti coloro i quali entrano nel nostra Paese. Pertanto, a volte noi lo vediamo, il centrosinistra ne fa una valutazione di percezione dello stato di criminalità o di sicurezza che si ravvisa all'interno delle nostre città da altre parti, non la nostra parte politica, si fa un ragionamento limitato soltanto ad un aspetto, che per noi è prioritario, ma non può essere unico, che è quello legato alla sicurezza dei nostri centri siano essi grandi metropoli o piccoli Comuni.
Vi è un altro aspetto al quale noi prestiamo particolare attenzione che riguarda tutto ciò che è legato allo sfruttamento, soprattutto minorile, ma non solo. Stiamo parlando di persone indifese, mentre non ci rendiamo conto, a volte, che ci sono soggetti maggiorenni che incontrano tante difficoltà a tirarsi fuori dai racket più differenti (spaccio prostituzione, vendita di materiale contraffatto), che c'è una fascia decisamente numerosa di persone che compiono quotidianamente reati, alcuni dei quali non più concepiti come tali (accattonaggio, vendita di materiale contraffatto), e di persone che commettono reati che invece percepiamo come legati allo spaccio piuttosto che alla prostituzione.
In merito a queste tematiche, vi è un'ampia fascia di popolazione minorile che compie questi reati, in molti casi, non in modo obbligato, ma certamente rispetto ai cittadini maggiorenni, avendo un legame nei confronti dei loro sfruttatori molto più difficile da rescindere rispetto a quanto avviene invece per i cittadini extracomunitari o comunitari maggiorenni. Credo che quando discuteremo di normativa nazionale, ma anche regionale, in merito all'immigrazione andrebbe riservata una particolare attenzione.
Vi è un altro tema, altrettanto importante, che riguarda la tutela del minore avendo come punto centrale la tutela della famiglia. Ogni tanto assistiamo a quelle che sono punte di iceberg, presenti all'interno della nostra società, in cui si ravvisano casi molto evidenti di percosse e violenze su minori, alcuni dei quali sono esterni al nucleo familiare e moltissime interne al nucleo. Penso che fino a quando la politica, come anche il Consiglio regionale, non intenderà rimettere al centro delle politiche sociali la famiglia, intesa come cellula fondante di una società avremo sempre maggiori problemi nell'analizzare questi fenomeni.
Ci scandalizziamo per quello che può apparire sui siti internet o su You Tube, quando vediamo minori che usano violenza nei confronti di un altro minore invalido o disabile, di minori che aggrediscono dei professori o tutte le cose che hanno l'onore della cronaca, ma che, come dicevo, sono la punta dell'iceberg di un fenomeno decisamente più ampio, che vede nelle violenze subite all'interno del nucleo familiare, sia esso italiano, sia esso straniero o extracomunitario, un numero molto consistente di reati che vengono consumati nell'arco di un anno.
Questo è un altro aspetto al quale va data una particolare importanza ma siamo sempre sul tema dell'eccezionalità. Dobbiamo intervenire in modo prioritario sulla normalità delle situazioni familiari. Fino a quando non interverremo per sostenere le famiglie "normali", con tutti i servizi che le Pubbliche Amministrazioni e la politica devono garantire alle famiglie normali, staremo sempre a discutere dell'eccezionalità, che però va affrontata successivamente ad interventi che mancano sulle politiche dell'agio sulla normalità.
Certamente, quando abbiamo una città in grado di garantire il 23% di posti all'interno degli asili nido, rispetto ai richiedenti - ed è una percentuale inferiore rispetto al numero reale, perché oggigiorno, chi sa di avere un punteggio basso per la città di Torino, perché i Regolamenti di altri Comuni possono essere diversi, non fa più neppure la domanda all'asilo nido, si rivolge direttamente, se lo può fare perché è molto caro, al privato, oppure cerca di intervenire con interventi differenti o peggio - ed è la situazione che sempre di più accade, si ha la tentazione di non mettere al mondo dei figli. Sappiamo tutti quanto è difficile trovare lavoro (non è un'ambizione di carriera) e quanto è difficile mantenere in piedi, da un punto di vista economico, un nucleo familiare.
Anche il nostro partito ha presentato due leggi, che sono nel grande pacchetto delle leggi relative alla famiglia. Una ha come primo firmatario il collega Ghiglia e riguarda le politiche familiari; l'altra, a prima firma del sottoscritto, riguarda la tutela delle famiglie numerose. Credo che siano due degli interventi da prendere in considerazione, ovviamente correlati a molti altri provvedimenti.
Non si può pensare che un sostegno alla famiglia possa prescindere da una revisione e da un migliore funzionamento dei servizi sociali, non si può pensare che un sostegno alla famiglia possa prescindere da un'attribuzione socialmente più equa delle case popolari, non si pu credere che un sostegno alla famiglia non possa passare da una revisione dei Regolamenti relativamente all'accesso agli asili nidi piuttosto che alle scuole materne.
Credo che questi siano tutti provvedimenti che dovrebbero essere centrali rispetto ad un'agenda politica di un'Istituzione. Il fatto che otto proposte di legge giacciano da alcuni anni in sede di IV Commissione e le si sia solo incardinate in un appuntamento è grave rispetto alle priorità che noi riteniamo che questa Regione dovrebbe avere.
Per concludere, se avessimo dovuto scegliere fra il fare una legge della famiglia condivisa o un nuovo Piano Socio Sanitario, non avremmo dubbi nel scegliere la prima.



PRESIDENTE

Pregherei i colleghi di non disturbare gli interventi, specie quando si trovano in prossimità dell'oratore.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Farò un intervento un po' disordinato perché vorrei saltare su vari argomenti connessi al tema dei minori, tutti però ugualmente irrisolti o nessuno realmente affrontato da questa Giunta regionale, peraltro, nel disinteresse totale dell'Aula, ma di questo né mi offendo, né mi preoccupo.
Credo che se, ogni tanto, ci ascoltassimo e ognuno prendesse una piccola parte di giusto o di buono che tutti mettono nelle loro proposte o nei loro discorsi, qualcosa potremmo fare, e sarebbe sempre qualcosa rispetto all'immobilismo assoluto che ha contraddistinto i primi due anni e mezzo della Giunta di sinistra nei confronti del tema dei minori.
Partiamo dalle dipendenze. Le dipendenze sono un tema delicato che ogni tanto emerge, ogni tanto riemerge, ogni tanto salta ai disonori delle cronache e in quel caso ci si preoccupa.
Ci si preoccupa spesso, leggiamo magari per due settimane sui principali quotidiani torinesi che ci sono gli spacciatori davanti alle scuole, nel cortile della scuola, dentro la scuola. Qualche preside è connivente, qualche preside è troppo permissivo, qualche preside vorrebbe fare perseguitare e denunciare i Carabinieri, anziché denunciare gli spacciatori che, all'interno del recinto della sua scuola, vendono la droga ai ragazzi.
Ce ne preoccupiamo per una settimana e la settimana dopo ce ne siamo dimenticati. Perché? Perché la Regione Piemonte, che pure ha nel campo dell'istruzione ad esempio dei poteri, non fa assolutamente nulla in termini di prevenzione. Non c'è un'educazione nelle scuole alla prevenzione rispetto alle dipendenze, non c'è un'educazione sui rischi delle dipendenze, non c'è un'educazione e non c'è neanche un minimo di informazione. Un'informazione ovviamente mirata e non i libri scritti da qualche sociologo, da qualche psicologo o da qualche medico, ma una divulgazione adatta all'età con cui ci si approccia rispetto ai rischi dell'uso e dell'abuso delle sostanze psicotrope, degli alcolici, del tabacco e quant'altro.
Non solo manca nella Regione Piemonte l'educazione e la cultura nell'affrontare questi temi, ma manca un'informazione minimale su questi temi. E noi riterremo invece che sarebbe estremamente importante. Tanti anni fa proponemmo ad esempio la diffusione di fumetti sul tema delle dipendenze, di fumetti mirati alle scuole medie e alle scuole superiori proprio per non appesantire il tema e proprio per non allontanare i giovani da un discorso di maggiore informazione, ma caso mai di avvicinarli anche con linguaggi sicuramente più consoni e meno impegnativi.
Ovviamente non è mai stato fatto nulla e poi fotografiamo un pericoloso aumento delle dipendenze per quanto riguarda la fascia minorile della nostra popolazione. Lo notiamo, lo fotografiamo, ma non intervenite mai.
La stessa cosa si potrebbe dire per chi oggi alle ore 11 del 10 luglio scopre che c'è un problema accattonaggio.
Colleghi, consentitemi solo una battuta polemica: l'avesse fatto l'uomo o la donna della strada, che capitando casualmente a Torino avesse visto un minore che faceva l'accattone su un angolo e se ne è accorto oggi potrebbe essere comprensibile.
Quando se ne accorge, trasformandolo in un ordine del giorno, una persona, una Consigliera regionale che ha fatto per anni l'Assessore al Comune di Torino, io lo reputo un fatto grave. Vuol dire che il tema dei minori, il tema dell'accattonaggio, il tema della repressione di questi fenomeni - perché non fa comodo andarli a reprimere alla radice soprattutto per chi è di sinistra - diventa argomento soltanto perché noi e il Gruppo Forza Italia (ringrazio la Consigliera Cotto) ne facciamo tema di un Consiglio regionale, altrimenti non sarebbe tema. Marchiamo il nostro territorio con la nostra bandierina, perché altri hanno chiesto di discutere e scopriamo che c'è un tema accattonaggio.
Se qualcuno ha bisogno, anch'io metto la mia macchina a disposizione e vi porto in dieci punti di Torino dove adesso, mentre qualcuno parla e gli altri non ascoltano, ci sono bambini che fanno accattonaggio, ci sono bambini sfruttati e ci sono bambini che delinquono nel totale silenzio e cecità di tutte le istituzioni competenti. Tutte, a cominciare ad esempio ma questo l'ho già anche denunciato e mi ricollego - il Comune di Torino.
Il Comune di Torino ha quattro campi nomadi ed ha risposto ad una mia interrogazione la settimana scorsa dicendo che soltanto metà dei minori presenti regolarmente nei campi nomadi sono scolarizzati. Gli altri no.
Centinaia di bambini che il Comune di Torino sa essere quotidianamente abbandonati in mezzo ad una strada a delinquere e a essere sfruttati e nessuno interviene. Nessuno! Per carità, prima o poi queste responsabilità vi verranno rese note in altro modo, spero più convincente del mio.
Il problema della scolarità straniera: anche qui abbiamo delle competenze dirette, ma nessuno se ne occupa. Io vorrei sapere se, al di là delle banalità che qualcuno potrebbe sproloquiare riguardo all'importanza di una crescita multiculturale, qualcuno ha mai provato ad avere un figlio o un nipote che va a frequentare una scuola materna o elementare dove c'è il 70% di bambini stranieri, nelle cui famiglie non si parla l'italiano.
Sto parlando della periferia di Torino, ma non solo.
In famiglia l'italiano non si parla e a scuola l'italiano non si impara, non si può imparare perché dove in una classe - e a Torino ci sono diverse scuole che ricadono in questa situazione - c'è il 70% di bambini stranieri, rimangono tutti indietro. Rimangono indietro gli stranieri e rimangono indietro gli italiani, e quindi noi a crescere potenzialmente dei nuovi abitanti delle banlieu. Non andiamo certamente a crescere dei nuovi cittadini, però quando qualcuno - come noi abbiamo fatto - prova a parlare di quote, cioè quote massime di presenza nelle classi (che non vuol dire tenere fuori qualcuno) e in queste quote massime degli insegnanti di sostegno per dare la possibilità a tutti di arrivare allo stesso livello senza la demagogia del "facciamo entrare chiunque e facciamo pure le classi miste, tanto poi Iddio provvederà", veniamo addirittura tacciati di razzismo.
E badate che il problema della scolarizzazione ma soprattutto dell'erudizione e dell'istruzione degli stranieri è un tema fondamentale e crescente, e non ve ne state assolutamente preoccupando. E questa è una responsabilità storica che avrete.
Vi è poi il tema dei posti asilo. Sui posti asilo, visto che ho poco tempo, non mi dilungo.
L'ha già detto il collega Vignale; a Torino oggi c'è una realtà fotografata, cari colleghi: solo gli italiani, solo quelli benestanti possono permettersi un posto in un asilo torinese. Abbiamo un posto ogni cinque bambini, gli altri se hanno i soldi vanno al privato, altrimenti "ciccia". Quindi, "ciccia"! Anche perché oggi il privato su una fascia di reddito media, costa come il pubblico, 20 euro in più e ve lo dico perché ho una bambina di due anni e lo so, con una differenza: in alcune scuole e asili privati ci sono il doppio di insegnanti per lo stesso numero di bambini.
Questa è un'altra cosa che dovrebbe farci riflettere, perché non è un fatto ideologico, ma è un fatto organizzativo. È un fatto di investimenti è un fatto anche di scelte politiche: i soldi che abbiamo dove li spendiamo? Io li vorrei investire negli asili pubblici, anziché nelle cooperative che gestiscono gli asili privati. È una scelta politica, per va fatta, perché oggi la situazione non è quella.
Per non parlare delle ludoteche, del "bonus casino".
Presidente, considerato il caos dell'Aula e che quindi devo alzare la voce, mi prendo anch'io un minuto di "bonus casino" per concludere con il tema delle ludoteche. Io vedo discettare, perché è più facile discettare che fare e a sinistra ci sono tanti ottimi discettatori perché non sanno fare nulla e discettano di trasformazioni, di famiglie plurinucleari mononucleari, monozigoti o eterozigoti - non capisco nemmeno più se siamo nel campo della fisica o del buonsenso - però nessuno si preoccupa che a Torino non ci sono le ludoteche, che servono moltissimo per i genitori che hanno un lavoro part-time perché vanno a coprire delle fasce orarie che non sono necessariamente quelle degli asili. Queste potrebbero avere dei costi inferiori, ma nessuno le fa. E potremmo andare avanti molto avanti.
Concludo con l'ultimo accenno - abbiamo tutti gli ordini del giorno sul diritto di famiglia. Ipocritamente nessuno si pone il problema che abbiamo oggi in questa città, il 10% dei suoi abitanti sono stranieri che hanno un diritto di famiglia enormemente distante dal nostro.
Anche di questo dovremmo iniziare a preoccuparci, anziché investire in pseudomediatori culturali che tutto fanno, tranne che fare qualcosa.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Vicepresidente Pichetto Fratin, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il tema posto nella richiesta di convocazione del Consiglio parte da una considerazione di emergenza. Un'emergenza sociale che la Consigliera Cotto ha illustrato con il suo intervento di questa mattina. Nasce dal tentativo, dal dovere che abbiamo, come Consiglio regionale, di dare una lettura della società attuale: con la modifica del trend demografico, si è avviato un processo di immigrazione che ci porta a dover leggere una società diversa, sempre più multirazziale.
Dall'altra parte, si impone la necessità di avviare un percorso di modifica degli interventi rispetto al concetto di società e di vivere sociale dominante fino a poche decine di anni or sono. Non c'è più, quindi il concetto di famiglia allargata tipica delle realtà rurali e dei cortili delle città. Non c'è più il gruppo spontaneo che permetteva di affermare: "I figli sono allevati". Termine naturale, in gergo comune, perché i figli vivevano in una società complessa, dove prevalevano i rapporti parentali dove c'erano maggiori contatti con i vicini di casa. Un sistema che accudiva e dava loro un percorso educativo, spontaneo, che la moderna società ha fatto venire meno, a partire da due elementi fondamentali.
Il primo è la struttura familiare, quindi l'abilità del legame familiare, che merita un'attenzione e una valutazione particolare.
Il secondo è l'aumento del benessere, che, nella nostra società, ha un rovescio della medaglia: l'enfatizzazione di un egoismo individuale, quindi un'esaltazione del proprio io, che non sempre ha una ricaduta in termini di benefici.
Terzo elemento è il superamento del concetto di famiglia storica rurale e tradizionale, dove gran parte del mondo donna era destinato ad accudire la famiglia, scardinato, per ragioni di necessità, ma anche modernizzato.
Se facessimo un dibattito sul lavoro, diremmo che - io sarei il primo ad affermarlo - la sfida del benessere di un territorio come il nostro sta nell'aumento dell'occupazione femminile; nella spinta che noi vogliamo dare, ognuno con i suoi strumenti, con la sua visione, con i suoi percorsi destra, sinistra non importa - all'obiettivo di aumentare le condizioni di occupabilità del mondo donna.
Tutti questi elementi hanno disgregato un modello di gestione degli ambiti familiari, con ricadute sul mondo giovanile. Automaticamente, si crea una situazione - luogo comune che viene descritto anche dagli articoli di stampa - che ciò che vediamo, guardando all'interno delle nostre famiglie - uso l'aggettivo "nostre" perché è uno dei problemi che ognuna delle nostre famiglie deve porsi - è la mamma sostituita, per i più piccoli, dalla televisione; la solitudine grande nemico della crescita felice dei giovani; i videogiochi come il modo per occupare il tempo per quei ragazzi che non hanno più il cortile, né tutta una serie di relazioni che la società precedente dava. Dove il benessere consumistico porta sovente, anche per ragioni culturali, a risolvere il rapporto con i propri figli dando loro 50 euro. Questo è il dato di fondo. Con 50 euro si risolve la questione, in particolare con i quindicenni/sedicenni, senza pensare che, forse, l'esclusione sociale comincia anche da questo modo di toglierseli di dosso.
Ecco la necessità che abbiamo, come Consiglio regionale - ma è un dovere del Governo regionale fare anche dei passi in merito - di avviare un disegno politico.
Qual è il disegno politico della maggioranza? Qual è il disegno politico del Consiglio regionale per un'azione che porti il pubblico a dare gli strumenti di risposta che vanno oltre l'occupazione degli asili, quindi quel 20%, che, di fatto, trova posto negli asili e il restante 80% no? Occorre ricercare soluzioni alternative, perché i ragazzi sono sovente abbandonati. Il percorso è, da un lato, di libertà, ma non solo di spontaneismo. È necessario avere un disegno a monte, e questo disegno deve venire perché è un servizio pubblico, è un dovere pubblico dare una risposta. È un dovere pubblico fare in modo che la nostra società dia alle famiglie gli strumenti per crescere i figli ed è un interesse della società far sì che i figli crescano nel modo più retto possibile. Ed è un servizio pubblico che può essere svolto dal pubblico e dal privato.
Dobbiamo anche domandarci se il pubblico fa tutto il proprio dovere in questa direzione. Sovente ci capita, nell'affrontare questi temi, di trattare la questione come una questione sanitaria; di occuparci solo della parte di gestione pubblica, della parte di gestione diretta, immaginando solo, di risulta, la parte privata. In questo caso la valutazione deve essere complessiva. Noi dobbiamo scegliere gli strumenti che permettono di dare al maggior numero possibile, se non alla totalità, i percorsi di aiuto e di assistenza; i percorsi di accompagnamento fino all'età adulta; tutti quei percorsi che la nostra società, e la famiglia, singolarmente, perch non ci sono le condizioni di prima, non sono in grado di dare. Ecco quindi, che dobbiamo occuparci di controllo, di regole, ma anche di regole possibili e non impossibili.
Sovente dettiamo le regole senza valutare le condizioni dei costi di queste regole e quindi escludendo alcune situazioni che potrebbero essere risolte dalla gestione privata. Sovente ci esaltiamo per situazioni modello, che poi non funzionano sulla generalità dei casi.
L'affrontare i percorsi della scuola diventa importante, in particolare, come hanno detto alcuni Consiglieri, nella scuola elementare quindi dai primi anni. Il ruolo dello sport diventa fondamentale per quanto svolgono le associazioni sportive. L'associazionismo che fa riferimento a tutti coloro che si occupano di sport per giovani e giovanissimi svolge una funzione di surroga, di surroga delle ludoteche, in alcuni casi delle scuole elementari. Così come lo spontaneismo. In questo palazzo ogni giorno vediamo che ci sono i tour dei centri estivi, che in alcuni casi sono promossi dai Comuni, in altri casi dalle parrocchie. Lo spontaneismo invece, porta a un risultato tale che, in alcuni casi, né le parrocchie n i Comuni avviano i centri estivi.
L'invito che faccio ai colleghi oltre che alla Giunta è di voler riflettere con un disegno complessivo. Perché è un'azione di massa quella che va svolta, un'azione che deve mettere il pubblico nel dovere di dare gli strumenti, non di dare tutte le risposte. Mi rendo conto che il pubblico non può dare tutti gli strumenti di sostanzialità, quindi tutte le azioni che riguardano la fascia giovanile, ovvero da zero mesi all'adolescenza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

La mattinata e, ormai, gran parte del pomeriggio, sono state dedicate a questa discussione. Molti sono gli argomenti che sono già stati approfonditi e sviscerati, molte le proposte chiamate all'attenzione di questo Consiglio.
Parto da una considerazione che ha fatto il collega Clement, che penso debba essere un invito più a questa Giunta e a questa Regione che a tutto il Consiglio. Il collega Clement in una parte del suo intervento ha detto: facciamo qualche discussione in meno e qualche atto in più. Rispetto a questo tipo di considerazione, è ovvio che, come opposizione, non possiamo che rispondere rispetto al ruolo che in questo momento abbiamo, che è appunto quello di opposizione.
Ha fatto bene la collega Cotto a proporre a questo Consiglio un'ampia discussione su un tema così importante, che riguarda il nostro futuro. È in gioco il futuro del nostro sistema sanitario, e penso che il ruolo di questa opposizione debba necessariamente essere quello che si è cercato di individuare.
Oggi si è illustrato il lavoro che è stato fatto dalla collega Cotto e dalla Giunta Ghigo in passato, con le numerose leggi e con i numerosi provvedimenti che sono stati approvati. Tra l'altro, scorrendo le informazioni messe a disposizione di questo Consiglio, è palese come tutta una serie di interventi si fermino, dal punto di vista legislativo e delle varie iniziative di questo Consiglio, al 2005, se non ho letto male i dati che ci sono stati forniti.
Per quanto ci riguarda, penso che tutta una serie di fatti e di azioni siano state poste in essere. Strumenti, come diceva il collega Pichetto prima, che in passato riteniamo di avere messo a disposizione di questa Regione; strumenti su cui ancora adesso si fa riferimento, in questa nuova legislatura, per poter porre in essere tutta una serie di iniziative che hanno, come origine e come fonte principale, la legislazione della precedente legislatura.
Penso che in questa fase, in cui non abbiamo colto da questa maggioranza altre iniziative e altre proposte rispetto a nodi critici che sono stati evidenziati in questo dibattito, ci si possa, a questo punto sostanzialmente fermare su delle ipotesi di lavoro. Si è parlato di asili nido, di assistenza sociale, di contributi alle famiglie disagiate, di case popolari, si è parlato di tante cose che attengono in questa fase sottolineando che c'è il bisogno di qualche risorsa in più rispetto a quelle che fino adesso sono state poste in essere. Effettivamente, rispetto alla nostra precedente esperienza, in questa legislatura, un dato chiaro e costante che emerge è che non ci sono riscontri positivi in termini di aumento di risorse nell'ambito delle varie misure, delle varie attività e iniziative che in questi due anni e mezzo sono state poste in essere. Si è sostanzialmente vivacchiato rispetto a un trend di crescita che è stato da noi impostato, su un insieme di risorse che non ha visto un sostanziale incremento, quindi la situazione è sostanzialmente invariata rispetto al passato.
Un aspetto sul quale, secondo me, varrebbe anche la pena di soffermarsi in questo dibattito è la qualità dei servizi e delle opportunità che vengono messe a disposizione. Molto spesso, come per tantissimi altri temi che si sono affrontati in questo Consiglio, non sempre si tratta di un problema di risorse non sufficientemente messe a disposizione. Spesso bisognerebbe interrogarsi sulla qualità delle risposte che vengono messe a disposizione e, rispetto al tema dei minori, la qualità delle opportunità che vengono messe a disposizione è ancora più importante.
Come è stato detto nei precedenti interventi, due sono sostanzialmente i principali riferimenti all'interno dei quali avviene la crescita di un minore. Il primo è la famiglia, mononucleare o plurinucleare. Ognuno di noi ha per cultura la propria impostazione di prospettiva rispetto a quello che deve essere l'ambiente familiare all'interno del quale un minore deve crescere.
Il secondo aspetto è quello dell'ambiente scolastico. Su questo secondo aspetto vorrei soffermarmi nei pochi minuti che mi restano di intervento perché effettivamente questo sistema non piemontese, ma complessivamente italiano, per la formazione dei bambini e degli adolescenti, quindi di quelli che, da quel momento in avanti, entreranno in un mondo diverso rispetto a quello precedente, non mette a disposizione un'offerta di grande qualità.
Se non ricordo male, il collega Boeti diceva prima che il livello qualitativo dell'istruzione del nostro Paese è di basso livello non per colpa di Tizio, di Caio e di Sempronio, ma perché il sistema di selezione della stessa classe dirigente ha fatto sì che la scuola, a tutti i vari livelli, potesse continuare in un suo percorso non sbagliato, ma da rivedere e da riformare.
Non c'è una preparazione tale e una mentalità tale nel nostro sistema scolastico che permette di creare il futuro lavoratore, la futura lavoratrice, il futuro imprenditore, il futuro professionista. La società è cambiata, mentre il nostro sistema scolastico non è ancora assolutamente cambiato.
Faccio un esempio che probabilmente molti di noi hanno vissuto nel passato. Una volta alle ragazze si dava, come prospettiva, quella di fare ragioneria o le magistrali. A tutte le ragazze in passato, anche a quelle della mia generazione, arrivate al bivio del "che cosa fare dopo le scuole medie", le nostre mamme generalmente dicevano: "Fai le magistrali o ragioneria". Noi abbiamo prodotto un sistema di addetti al mondo dell'istruzione di persona molte motivate e altrettante che hanno fatto una scelta di vita indotta da una moda, da un modo di essere o di crearsi delle prospettive per il futuro che erano date. Questo è il sistema che esiste ancora, con la preparazione e la formazione che c'era.
Quindi, in questo momento, abbiamo un sistema scolastico che è quello là, abbiamo un sistema scolastico che non è meritocratico, abbiamo un sistema si formazione per il mondo del lavoro che fa delle proposte che non sono quelle, per esempio, che il mondo del lavoro chiede. Allora, questo sì che è un compito nostro da rivedere per mettere a disposizione dei nostri figli e nipoti un'opportunità in più. Vedete, quando un insegnante si lamenta delle scuole perché dice: "Ho mandato un mio allievo dal preside con la nota per dirgli questo qui fa casino e deve essere sospeso e il preside torna con un ammonimento dicendo che bisogno tenerlo a scuola perché questa è la norma del nostro comportamento", anche per un insegnante che, magari, ha buona volontà e voglia di creare un sistema meritocratico all'interno delle scuole, è ovvio che la voglia passa anche un po'.
Noi dobbiamo cominciare a comprendere che il sistema pubblico-privato a maggior ragione se è pubblico, perché qui è il problema, non deve essere al servizio della collettività solo a parole, ma lo deve essere nella sostanza. Una famiglia che deve scegliere dove mandare i propri figlia scuola deve adeguarsi ai tempi della scuola, deve adeguarsi al percorso formativo che viene proposto, non è mai il pubblico che cerca di adeguarsi alle esigenze delle famiglie.
Ho finito, Presidente.
Quello che tengo a ribadire in questo ragionamento è proprio questo: sì più risorse, ma, soprattutto, rispetto a questo grande mondo che è quello che prepara i numeri figli ad entrare nel loro futuro un po' più di qualità e un po' più di adeguamento alle esigenza della nuova società rispetto al far sì che le famiglie devono rincorrere qualcosa, una proposta che dal pubblico arriva e che, purtroppo, non è mai adeguata alle esigenze dei nostri tempi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cirio.



CIRIO Alberto

Signor Presidente, sono state toccate diverse sfaccettature della medesima tematica, però, c'è un aspetto che credo sia profondamente rilevante, su cui, peraltro, c'è un'esperienza che la Regione Piemonte ha promosso insieme al centro per la giustizia minorile del Piemonte e della Valle d'Aosta insieme al Comune di Torino, alla Procura e al Tribunale per i minorenni di Torino. È un'esperienza che dal 1994 ad oggi ha già prodotto tutta una serie di risultati importanti, che, evidentemente, ha a che fare con minori con i minori che sbagliano, con i minori che hanno problemi con la giustizia, tanto minori che siano al di sotto dei 14 anni, quanto a minori intesi infraquattordicenni, cioè il periodo di età tra i 14 e i 17 anni.
Credo che sia innanzitutto necessario circoscrivere correttamente il problema dei minori e della criminalità perché è un problema reale, è un problema che ha dimensioni importanti, seppure inferiori a quelli che sono i parametri e le medie che si registrano all'interno degli altri paesi membri dell'Europa odierna. Oggi in Italia l'incidenza della criminalità minorile ha un valore del 2,48% sul dato complessivo della denunce del Paese, il che vuol dire che su 100 denunce 2,48 riguardano minori che hanno tra i 14 e i 17 anni. Questo dato ci colloca al penultimo posto in Europa quindi ci colloca in una situazione positiva non in valori assoluti, ma in valori relativi se rapportiamo la posizione alla situazione italiana quello che avviene all'interno delle altre nazioni dell'Unione Europea.
Se poi ragioniamo non sui bambini o sui ragazzi tra i 14 e i 17 anni ma scendiamo ai minori al di sotto dei 14 anni, la percentuale aumenta di poco raggiungendo livelli del 3%. Questo vuol dire che leggermente aumenta ma comunque si mantiene a livello europeo sempre in una situazione migliore rispetto ad altri paesi come la Germania, la Francia o come anche l'Inghilterra che, invece, hanno nella criminalità minorile dei valori di incidenza sul dato complessivo molto più alti e pertanto molto preoccupanti. Evidentemente, questi sono paesi in cui quella che viene definita l'adultizzazione, cioè il diventare grandi, è un qualcosa che avviene prima e un qualcosa che i nostri ragazzi e i nostri giovani vivono meno precocemente. Il fatto di diventare grandi più lentamente ci fa perlomeno sotto questo punto di vista, avere una situazione meno grave meno dolorosa, meno afflittiva sotto il profilo della criminalità minorile.
I dati europei ci dicono questo, i dati italiani ci danno questa media poco sotto il 3%, i dati piemontesi ci dicono che nel 2005 sono stati segnalati all'autorità giudiziaria 647 minori, di cui 380 a piede libero.
Quello che ritengo essere di particolare importanza...



(Scampanellìo del Presidente)



CIRIO Alberto

Non ho problemi e procedo. Grazie, comunque, Presidente.
Ricordavo soltanto che sul dato registrato nel 2005 in Piemonte il 43,89% sono di nazionalità italiana, il 40 sono stranieri e il 16% sono nomadi, quindi, gli stranieri e i nomadi, ormai, occupano una percentuale che raggiunge ben oltre il 55% di quelli che sono le denunce che annualmente vengono segnalate all'autorità giudiziaria all'interno dell'intero Piemonte. Ma quello che è il problema, quella che è la materia su cui credo la Regione possa cercare di fare la propria parte, di dire le proprie ragioni - per questo ringrazio la collega Cotto che ha voluto oggi promuovere questo dibattito, questo approfondimento all'interno del Consiglio regionale - è come punire un minore, come punire un minore che abbia problemi con la giustizia, come punire la criminalità che ha come protagonisti ragazzi al di sotto dei 14 anni, perché il Codice Penale tratta in un modo i ragazzi tra i 14 anni e i 17 anni, che hanno una posizione più aggravata perché considerata più responsabile dagli estensori del Codice, ma comunque è una situazione diversa rispetto a quella degli adulti.
Il problema riguarda un po' il dibattito più ampio che c'è ogni volta in cui si parla della punizione, ogni volta in cui si parla della pena. Se la pena deve essere una pena castigo o se la pena deve essere una pena di rieducazione, una pena rieducativa. Il Presidente, considerata la sua professione, conoscerà bene la materia e il dibattito che sta dietro questa materia. Evidentemente, chi vuole la pena castigo vuole maggiormente considerare l'esempio che la pena può dare all'interno alla società civile quindi una pena castigo che si erga come esempio che chi sbaglia deve pagare perché chi sbaglia nei confronti della società, evidentemente, ha un debito che deve onorare; dall'altra parte, la pena non afflittiva, la pena di recupero, la pena rieducativa, se vogliamo, che deve essere finalizzata ad un corretto reinserimento del condannato o comunque del reo all'interno della società in cui vive.
Se questo è un dibattito che molto spesso, per quanto riguarda gli adulti, ci fa spesso propendere verso una funzione maggiormente punitiva della pena, se parliamo dei minori credo che il ragionamento vada ribaltato, perché quando un minore delinque, quando una pena deve essere scontata da un giovane che ha violato la legge penale dello Stato italiano credo che in questo caso la responsabilità del minore sia minima, mentre quando parliamo di adulti credo sia sbagliato addossarne le cause del comportamento delinquente degli adulti all'interno della società alla società stessa dicendo che è colpa di chi gli sta intorno, quando invece credo che un adulto debba ricercare in se stesso e nella propria condotta di vita le ragioni della propria azione criminosa.
Dall'altra parte, invece, se parliamo di minori, il discorso si ribalta radicalmente: il minore, evidentemente, è meno responsabile, perché è meno compiuta, nella sua crescita, quella che è la maturazione mentale, che deve invece essere considerata completa superata la soglia dei 18 anni. È quella maturazione che fa capire ad un giovane che quando si entra a far parte della società, si acquisiscono importanti diritti, ma si deve sottostare ad altrettanti importanti doveri. E quando questi doveri non vengono rispettati, evidentemente, il sistema, la società e l'ordine costituito nella società attorno alla quale viviamo ha le sue punizioni. Ma la punizione va data a chi, nel momento in cui ha sbagliato, ha dimostrato di conoscere (o si può dimostrare che conosceva) quello che era il divieto che gli era stato imposto, perché aveva la maturazione intellettuale per poter capire realmente la portata del divieto e, soprattutto, per poter capire ed intendere che alla violazione del divieto era collegata una sanzione, una pena.
Allora, dal momento che questo criterio di maturazione per gli infraquattordicenni, come per i ragazzi fra i 14 e i 17 anni, non pu essere considerato valido, nel senso che la maturazione, sotto il profilo biologico, si considera superata ai 18 anni, con una presunzione di legge comunque acclarata, credo che si debba ragionare che la pena nei confronti di un minore debba avere al minimo - ma proprio al minimo - la funzione afflittiva e di castigo, ma debba invece essere grandemente valorizzata la funzione rieducativa.
La funzione rieducativa non è compatibile con la permanenza in carcere la funzione rieducativa non è compatibile col riformatorio, né con tutto ciò che "chiude" o che "toglie" il ragazzo dal contesto della società e lo fa vivere avulso dalla stessa, in un ambiente che è deformato di per sé e che non può fare null'altro se non danneggiare ulteriormente quello stato di maturazione del minore che non si è ancora compiuto.
Ebbene, la Regione Piemonte nel 1994 istituì quella che venne definita la "mediazione penale": è una sorta di artifizio o di introduzione che si giustifica proprio perché si ha a che fare coi minori. La mediazione è l'attività di un "terzo" neutrale, il mediatore, qualcuno che si pone al di sopra - terzo, appunto - dei confronti del minore che sbaglia, terzo nei confronti della società. Questo centro di mediazione penale crea soprattutto, la possibilità di non "chiudere" i ragazzi in pene afflittive ma di spiegare loro, all'interno della società in cui vivono, quello che è stato il loro errore.
Credo che una seria politica amministrativa che la Regione Piemonte potrebbe intraprendere sia quella di intervenire per sostenere e valorizzare ulteriormente i centri di mediazione penale oggi esistenti nella nostra Regione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con interesse gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, intervenuti nel merito del dibattito.
Mi permetto di unirmi al coro di ringraziamenti alla Consigliere Cotto per aver richiesto, unitamente ad altri colleghi, il dibattito straordinario e per averci dato anche l'opportunità di avere a nostre mani un dossier che riporta gli scenari, i rischi e le politiche dei minori in Piemonte, frutto certamente di una esperienza che la collega Cotto ha messo in campo nella passata legislatura, che certamente ha dato, se vogliamo, i suoi risultati, certamente in azione con il Governo nazionale che, a suo tempo, a seguito di riunioni, riuscì a fornire alle Regioni anche delle piccole direttive utili a svolgere meglio il mandato assessorile.
Dico ciò perché la questione dei minori è valutata in una società di più ampio respiro. Certo sono cambiati i tempi: le famiglie sono meno numerose, la velocità nella vita è molto più frenetica e porta anche le famiglie, purtroppo, ad occuparsi diversamente, rispetto un tempo, dei propri figli, spesso delegando, non potendoli seguire in prima persona.
Un tempo, con una persona al lavoro, una famiglia con difficoltà riusciva ad arrivare alla fine del mese. Oggigiorno, invece, la famiglia non ce la fa, per cui anche il ruolo della madre all'interno della famiglia viene meno, in quanto è obbligata a "guadagnare la propria pagnotta" per garantire ai propri figli la stessa dignità rispetto ai figli di altre famiglie più abbienti.
Allora, se è cambiato il ruolo delle famiglie nella società, è cambiato anche lo scenario della società civile. Perché si va sempre maggiormente di corsa, si ha meno tempo per noi stessi e, quindi, si ha meno tempo per le persone più care; si ha meno tempo per educare i figli.
Se rapportiamo lo scenario futuro di una società civile di corsa, la dobbiamo inserire in uno scenario più ampio, che è quello dell'immigrazione. Guardate quanti minori immigrati vivono nel nostro Paese e nel nostro Piemonte: quanti riescono a coinvolgere minori di famiglie piemontesi nel perpetrare comportamenti direi scorretti nei confronti di altre persone o di cose? Questo viene soprattutto riscontrato nei giovani nei minori piemontesi, che vivono in famiglie che, culturalmente, non riescono - perché economicamente in difficoltà - a garantire ai propri figli una vita dignitosa. Allora, questi minori non possono fare altro che frequentare compagnie che possono non piacere, che li portano su strade che ben conosciamo.
Questa è una delle cause, che va ricercata in una presenza non certo massiccia delle forze dell'ordine, ma anche in un sistema sociale e culturale molto più ampio. Va altresì ricercata attraverso le opportunità che lo Stato, deputato a legiferare, riesce o meno a mettere in campo.
Se la scuola può aiutare i nostri giovani a formarsi culturalmente e a crescere socialmente, dobbiamo chiederci come mai il Ministro Fioroni non è nelle condizioni neanche di pagare le rette alle scuole materne della Provincia di Cuneo e del Piemonte.
Questo non aiuta le famiglie che co-partecipano, perché entrano in fibrillazione in quanto, economicamente, essendo cittadini privati e mettendo quanto è previsto di loro competenza, gli manca la parte successiva, quella di uno Stato che non libera le risorse competenti e non dà le opportunità alle scuole materne di lavorare con serenità, avendo all'interno - permettetemi di dirlo - una classe di maestre, di professori e un mondo della scuola nel suo complesso che, certamente non hanno più un'alta professionalità, perché è subentrata una funzione differente da quella professionale, che è quella di aiutare le famiglie ad educare i giovani nelle scuole. Se questi minori non trovano nelle loro famiglie l'opportunità di essere educati al vivere la società civile in modo rispettoso gli uni verso gli altri, ecco che anche il mondo professionale della scuola non riesce più a dare l'opportunità di insegnamento e di educazione.
Noi, come adulti, dobbiamo dare degli esempi, coinvolgere i giovani farli sentire protagonisti e aiutare le Amministrazioni e gli Enti istituzionali affinché insieme si trovino quelle soluzioni che possano davvero dimostrare a famiglie in difficoltà la volontà di uno Stato che non è più latitante, ma compatto nel combattere le varie sfaccettature delle difficoltà minorili.
Ben venga questo dibattito che ci aiuta ad avere posizioni differenti ma di merito, che possono dare indicazioni utili e spunti di riflessioni alla Giunta e all'Assessore competente e, magari, in quei Tavoli interministeriali, che a volte vengono affrontati anche per questa ragione poter discutere appropriatamente idee e soluzioni per aiutare questi minori sempre troppo spesso in difficoltà.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Quello che affrontiamo oggi è un tema sicuramente importante, perch riguarda il futuro della prossima generazione. Pensare di vivere in un Paese Italia o in una Regione Piemonte dove, come dicono i dati, sono in costante aumento gli anziani e in diminuzione i giovani, sicuramente, non può fare piacere. Non perché gli anziani siano persone non utili alla società, questo non è assolutamente vero, ma proprio perché il futuro, si è sempre detto, è dei giovani.
Quindi, aiutare e formare le nuove generazioni, aiutare quei genitori che hanno diritto e vogliono avere dei figli deve essere per l'Ente Regione e per tutti gli Enti pubblici uno di quei principi cardine che non va mai dimenticato. Non solo l'aiuto alle famiglie che intendono avere dei figli ma addirittura l'incentivo per le famiglie che intendono avere dei figli: maggiori detrazioni fiscali, aiuti economici per le famiglie in difficoltà la possibilità di avere a disposizione servizi funzionanti vicino a casa o vicino al luogo di lavoro (asili nido, scuole materne, scuole ecc.).
Non possiamo pensare che, in una famiglia con un figlio, uno dei due genitori debba rinunciare al proprio lavoro per guardare il figlio per un periodo troppo lungo. Chiaro, nei primi mesi è un diritto previsto dalla legge, ma dopo i genitori hanno diritto ambedue a tornare a lavorare. Il figlio non può e non deve essere esclusivamente accudito dai nonni, se ci sono, o da qualche parente. Deve esserci la possibilità per le madri di avere il figlio vicino all'abitazione oppure vicino al luogo di lavoro.
Per questi motivi occorre incentivare gli asili nido pubblici e privati, occorre incentivare le aziende, specie quelle di maggiori dimensioni, Regione compresa, affinché siano creati gli asili aziendali.
Caro Presidente, faccio un invito: acceleriamo i tempi per avere asili aziendali anche nelle strutture di proprietà del Consiglio e della Regione.
Penso alle Aziende sanitarie, agli ospedali, alle grandi aggregazioni di mamme e genitori alle dirette o indirette dipendenze della Regione e del Consiglio. Bene, diamo l'esempio. Cominciamo ad aprire degli asili nido aziendali in modo che le persone possano avere il bambino vicino al luogo di lavoro.
I genitori, senza dover prendere ogni volta ore di permesso o mezze giornate di ferie, fino a che si esauriscono ovviamente, devono poter raggiungere il bambino in poco tempo se non sta bene, andargli a dare un'occhiata nell'intervallo di pranzo e poi tornare tranquillamente a lavorare, certi e sicuri perché il loro piccolo è vicino. Queste sono le cose importanti da fare. Con l'aumento dell'età media di vita, rischiamo di avere sempre più una popolazione anziana e sempre meno famiglie che decidono di avere più di un figlio.
Caro Presidente, le faccio un altro invito. Capisco che s'interviene su tante cose e non si può intervenire su tutto, ma le lancio un messaggio: caro Presidente ed Assessore competente, ad esempio, le borse di studio, i dottorati, le borse di ricerca universitarie, anche quelle pagate dalla Regione, non prevedono il diritto alla maternità. È proprio così: noi, come Regione Piemonte, paghiamo delle borse di studio, delle borse di ricerca, a donne e uomini che hanno un'età che varia dai 26 ai 35 anni circa, ma non danno diritto alla maternità. Questo significa che se una dottoranda laureata, che ha una borsa di studio di ricerca e può andare avanti per anni con questo tipo di borsa di studio, decidesse di avere un figlio, deve interrompere il rapporto di lavoro, perdere la borsa e non percepire nulla per tutti i mesi in cui sta a casa a guardare il proprio figlio. Non solo molte di queste borse non prevedono neppure il pagamento dei contributi previdenziali. Questo è assurdo, perlomeno per quelle pagate direttamente dalla Regione.
Nella nostra cultura tipica del territorio, la famiglia ha il ruolo fondamentale nell'istruzione dei minori. La famiglia è il nucleo fondante dove si crea l'uomo di domani. Allora, dobbiamo intervenire a favore della famiglia. Perché una famiglia sana, sotto tutti i punti di vista, darà frutti sani, cioè giovani cosiddetti con la testa sul collo e capaci di entrare nel mondo della vita con la schiena dritta, capaci di affrontare le difficoltà e di diventare persone che danno al loro Paese, danno alla loro Regione, danno alla loro famiglia e danno ai loro simili e non persone che invece, creeranno problemi.
Purtroppo - il Piemonte non è molto toccato - anche la criminalità minorile c'è ed è pesante. Noi dobbiamo cercare di evitare quelle sacche di degrado e di abbandono, specie nei confronti di minori stranieri che vengono affidati alle cure degli Enti locali. I minori stranieri vanno accompagnati, devono essere gestiti, curati, accuditi, pagati e mantenuti dagli Enti locali, che devono avere la possibilità di farlo nel modo più adeguato. Troppo spesso, gli Enti locali non hanno né i fondi, né i mezzi per assistere questi ragazzi, che finiscono nel mondo della criminalità minorile.
Non dimentichiamoci dell'utilità degli oratori che, secondo noi, sono un Ente morale. La Regione li ha riconosciuti con un'apposita legge. Gli oratori hanno un compito fondamentale nell'istruzione dei nostri giovani: per questo devono essere aiutati, devono essere sostenuti, devono essere messi in condizione di poter continuare a lavorare, come anche la scuola.
Non possiamo dimenticarci che, a fianco della scuola pubblica, esiste la scuola privata. Vi sono vari gradi di scuola privata ed anche questi devono avere pari dignità e pari contribuzione rispetto alla scuola pubblica, perché il diritto alla formazione e alla libera scelta educativa è fondamentale per le nostre famiglie e per i nostri figli.
Abbiamo presentato un ordine del giorno - e mi auguro che possa essere utile - che riguarda la tutela della vita nascente.
Noi riteniamo che sia fondamentale dare l'informazione a tutte le madri che desiderano non tenere il loro figlio, che oltre alla pratica dell'aborto - da noi assolutamente condannata perché riteniamo l'aborto un affronto alla vita - c'è tutta quella serie di iniziative finanziate dallo Stato e dalla Regione che prevedono l'affido del bambino, senza neanche l'obbligo di denuncia della madre e del nome della madre.
Quindi, dobbiamo potenziare i consultori e potenziare l'informazione affinché le donne che non vogliono tenere il loro bambino possano scegliere, in alternativa all'aborto, di lasciare il loro figlio e che questo figlio possa poi essere adottato in tempi brevissimi dopo la nascita, in modo che possa avere anche lui una famiglia degna e quindi che possa vivere una vita che gli sarebbe invece negata in caso di aborto.
L'aborto in Piemonte è ancora una brutta piaga, perché parliamo per il 2006 di ben 11.016 interruzioni di gravidanza ed 11.110 nel 2005 un'ecatombe di innocenti che, in parte, potrebbe essere limitata e sicuramente contenuta.
Quindi, interventi a favore dei consultori, che oggi sono assolutamente sottoutilizzati. Per quanto riguarda le interruzioni volontarie di gravidanza solo il 25-30% delle donne si rivolge ai consultori; le altre direttamente scelgono, senza neanche sapere che esiste la possibilità di scelta alternativa.
Per quanto riguarda il territorio, gli asili, i servizi domiciliari, i nidi aziendali non dimentichiamoci delle aree più deboli e delle aree disagiate, delle aree lontane dai centri, dove spesso non esistono servizi per le famiglie di aiuto e di supporto quando queste decidono di avere dei figli e hanno un'attività lavorativa.
In Piemonte siamo al 12-13% di copertura dei posti asilo rispetto ai bambini che ci sono; in Italia è nettamente peggio, perché siamo addirittura sotto il 10%.
Passiamo ai minori vittime di abuso; anche qui occorre intervenire perché troppo spesso vediamo sulle strade bambini sfruttati, a volte da cittadini extracomunitari, a volte anche da cittadini italiani.
Quindi, noi chiediamo, come Lega Nord e con un ordine del giorno, che venga modificata una proposta di legge d'iniziativa regionale e chiediamo alla Giunta di studiarla, in modo che sia possibile aumentare le pene per coloro che sfruttano nell'accattonaggio e nella delinquenza i bambini minori di 14 anni, perché noi riteniamo che chi sfrutta un bambino sotto i 14 anni debba essere severamente punito e gli sia tolta anche, se è genitore o tutore, la patria potestà.
Per quanto riguarda la prostituzione, anche in questo caso dobbiamo assolutamente intervenire, affinché sia data assistenza a questi giovani e come dicevo prima, non siano solo affidati agli Enti locali che non riescono, con le loro semplici forze e con i loro bilanci, a sostenere le spese, ma debbano essere seguiti appositamente e in modo adeguato in modo che non finiscano vittime della delinquenza.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente.
Molto è stato detto soprattutto dalla collega Cotto, ma anche da altri Consiglieri.
Voglio solo ribadire la necessità di investire contro la povertà dei minori. L'ambiente formativo nella prima fase dell'infanzia svolge un ruolo cruciale nello sviluppo del capitale umano ed individuale.
Numerose ricerche hanno dimostrato come le carenze e i limiti di questo ambiente, in particolare quelli collegati alla povertà della famiglia di origine, possono condurre a successivi problemi di apprendimento, scarsa motivazione all'apprendimento e più elevate probabilità di evasione scolastica, tossicodipendenza e in generale chance molto più basse di mobilità sociale.
In alcuni paesi, fra cui l'Italia, l'incidenza della povertà tra i minori ha già superato quella fra gli anziani.
Questi dati sono allarmanti perché preludono ad un circolo vizioso: minori in povertà, deficit originari di capitale umano, maggiore diffusione di lavoratori dequalificati, disoccupati ed emarginati, più spesa per misure di assistenza compensative, ulteriori problemi di sostenibilità dei sistemi pensionistici; ecco il punto cruciale: una politica che non investa sui minori crea le condizioni per una minore sostenibilità sociale della quota di popolazione anziana in continuo aumento.Questo circolo vizioso deve essere prevenuto attraverso una vera e propria offensiva. La formazione dei giovani e prima ancora una lotta a tutto campo contro la povertà fra i minori, devono diventare uno dei pilastri portanti del nuovo welfare. Si tratta peraltro di un obiettivo che concilia in modo stretto gli obiettivi dell'efficienza, della meritocrazia, della competitività della modernizzazione economica dell'Europa con quelli dell'equità e della giustizia. Grazie.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento, quindi consideriamo terminata la discussione generale. Passiamo ora alla votazione degli ordini del giorno collegati al tema in discussione. Cito alcuni ordini del giorno che sono stati richiesti come collegati o che sono stati evocati durante il dibattito che, ai sensi della Presidenza, si ritengono di possibile collegamento.
Chiederei ai proponenti di volta in volta di fare un cenno di assenso se intendono metterli in votazione.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Avevamo sentito stamattina che era preannunciato anche l'intervento dell'Assessore Manica sui temi sportivi che sono stati citati anche dall'Assessore Migliasso, però l'Assessore Manica non si è più vista.
Chiedo chiarimenti in merito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Migliasso; ne ha facoltà.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Non so per quale ragione l'Assessore Manica non ci sia, però se i Consiglieri e le Consigliere ritengono, forse guardando meglio tra le mie carte, sono in grado di produrvi una copia del materiale che avrebbe dovuto essere stato consegnato stamani, e quindi si può fare riprodurre.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Intanto ringrazio la collega Migliasso per questo ruolo supplente che non può che esserci utile. Nel frattempo, mi indirizzavo proprio a lei personalmente perché stamattina abbiamo udito ad inizio di dibattito una ragionevolmente lunga relazione, peraltro sempre utile, da parte della collega Migliasso sull'argomento. Tutte le volte che la Giunta qui si esprime noi lo riteniamo un contributo utile al nostro dibattito.
Dopodiché, è seguito un amplissimo dibattito, sulla validità del quale lascio volentieri ciascuno di noi ad avere le opinioni che ritiene opportuno avere.
Forse a questo punto male non sarebbe se l'Assessore Migliasso tentasse in qualche modo, ove lo ritenesse opportuno, una sintesi sulle tante cose che sono state dette, molte delle quali ritengo nell'ambito della discussione dei numerosi ordini del giorno e ove le dichiarazioni di voto in parte verranno anche riprese. Noi apprezzeremmo certamente molto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola l'Assessore Migliasso; ne ha facoltà.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Non credo di dovere replicare partitamene a ciascun intervento. Quello che voglio fare invece con sincerità è ringraziare tutte le Consigliere e i Consiglieri che su argomento diversi o sulla totalità dell'argomento in discussione hanno dato un contributo notevole, di cui la Giunta potrà almeno per le parti che sono condivise, non per tutte naturalmente assolutamente tenere conto. Quindi, è un ringraziamento che rivolgo indistintamente sia alla maggioranza che all'opposizione.



PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 80 "Sostegno alla Proposta di legge riguardante il diritto all'educazione e all'istruzione dalla nascita fino ai sei anni" presentato dai Consiglieri Pozzi, Bellion, Boeti Cavallaro, Comella, Muliere, Reschigna, Rutallo, Travaglini.



PRESIDENTE

La Consigliera Pozzi intende illustrare l'ordine del giorno?



POZZI Paola

Non intendo illustrare il documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Il sostegno alla proposta di legge riguardante il diritto di educazione, che rappresenta un invito al Parlamento per una tempestiva discussione della proposta di legge 5902, crediamo sia un ordine del giorno da sostenere per due motivi.
In primo luogo, perché riteniamo che la discussione in merito alla proposta di legge in oggetto sia, in qualche modo, positiva perch riguarda, come abbiamo detto in alcuni interventi del nostro Gruppo soprattutto i servizi educativi e di istruzione per quella fascia di età di bambini dai tre mesi ai sei anni che riguardano tanto i servizi per l'infanzia, cioè gli asili nido, quanto i servizi dai tre anni ai sei anni quelli precedenti all'istruzione elementare.
In secondo luogo, perché riteniamo soprattutto importante che si inviti il Parlamento ad intervenire. Ricordiamo che non solo nel programma di questa maggioranza, ma anche e soprattutto nel programma con cui il centrosinistra si presentò alle elezioni, vi era un passaggio dello stesso che riguardava la costruzione di 1.000 nuovi asili nido in un tempo relativamente breve all'interno della nostra realtà, nella realtà italiana quindi anche di quella piemontese. Questo con risorse statali che andrebbero ad addizionarsi ai 13 milioni di euro che la Regione Piemonte durante la finanziaria, ha già investito per il prossimo triennio.
Crediamo che, essendo il diritto all'infanzia e i servizi relativi all'infanzia, un diritto fondamentale anche per i dati che ricordavamo nel corso della discussione relativamente agli asili nido e per i dati che abbiamo visionato nella Commissione competente non molte settimane fa, sia importante che il Consiglio regionale inviti il Parlamento a discutere tempestivamente della proposta di legge, oggetto dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Vorrei capire qual è la data di presentazione dell'ordine del giorno n.
80, perché non è indicata. Ripeto, sarei interessata a conoscere la data di presentazione dell'ordine del giorno perché sulla copia che ci avete consegnato, non è indicata.



PRESIDENTE

Mi spiace, non è stata fotocopiata la prima pagina.
L'ordine del giorno è stato presentato il 13 settembre 2005.



COTTO Mariangela

Mi spiace che la Consigliera Pozzi, per economia di tempo, abbia rinunciato ad illustrare questo ordine del giorno. Chiedo alla Consigliera di ripensarci perché l'argomento è troppo importante. A distanza di due anni, si vota, frettolosamente, questo ordine del giorno senza fare un attimo di riflessione su cose che nel frattempo sono cambiate.
Mi riferisco, ad esempio, alle cosiddette "sezioni primavera". Mi pare che proprio oggi, 10 luglio, scada il tempo per la presentazione delle domande da parte del territorio. Sulle "sezioni primavera" non abbiamo espresso un giudizio né critico né benevolo, ma solo un po' preoccupato.
Ricordo che, per istituire queste sezioni, si tolgono soldi al fondo degli asili nido (10 milioni di euro). Se non è così, ne discutiamo.
Relativamente al problema delle liste di attesa per gli asili nido, il Consigliere Vignale parlava del 23%, ma è molto di più. Mi pare che nella città di Torino ci siano 3.000 posti e 1.500 sono in lista di attesa. Per risolvere il problema delle liste di attesa per gli asili nido si pensa di mandare i bambini di due anni alla scuola materna, così si liberano posti negli asili nido. Ma i Comuni sono in difficoltà anche perché di questa innovazione si è saputo solo il 15 giugno (la scadenza prima era 30 giugno). Abbiamo sentito tanti Sindaci lamentarsi perché non avevano il tempo per preparare i locali per settembre. Non so se la Consigliera Pozzi se il Gruppo dei DS per altri canali, tramite parlamentari, abbiano sollecitato direttamente il Parlamento e il Governo ad assumere delle decisioni.
Se così fosse, questo ordine del giorno, in parte, è superato. La Consigliera Pozzi nel suo ordine del giorno chiede "servizi educativi e di istruzione per le bambine e i bambini compresi tra tre mesi e sei anni"; il tentativo, invece, è da due anni a sei anni lasciando indietro la fascia dai tre mesi ai due anni dove il percorso è giudicato più assistenziale e non tanto educativo. Con questo ordine del giorno, invece, si vuole iniziare un processo educativo fin dai tre mesi.
Penso - mi rivolgo ai Consiglieri di maggioranza e al Presidente del Consiglio - sia veramente un peccato che i Consiglieri che hanno presentato questi ordini del giorno siano costretti a rinunciare all'illustrazione.
Quest'Aula non può permettere ciò, Presidente. Dedichiamo all'argomento il tempo necessario per esaminare gli ordini del giorno uno ad uno specialmente quando pongono questioni così rilevanti, quando vediamo che c'è un determinato percorso. Chiedo, se vogliamo passare agli ordini del giorno, di illustrarli brevemente, di osservarli e poi si decida se ritirarli perché superati, così almeno noi tutti capiamo di cosa stiamo parlando. Passando così velocemente - non vedo tanti giornalisti presenti oggi - si potrebbe correre il rischio di non cogliere l'importanza di questo ordine del giorno.
Un autorevole esponente della maggioranza siede al Governo e sposta gli asili nidi dall'assistenza all'istruzione. Allora mi chiedo: che cosa facciamo in Piemonte? Gli asili nido continueranno ad essere di competenza dell'Assessore Migliasso o passeranno alla competenza dell'Assessore all'istruzione? L'argomento non è di poco conto. Non si può tirare la pietra e nascondere la mano, come a San Damiano. Non volevo citare San Damiano, perché è un paese della mia Provincia.
Però, veramente, non so di cosa parliamo. Leggo che la prima firmataria è Paola Pozzi, ma vorrei anche sapere quali sono gli altri firmatari. Se il documento è stato firmato da gran parte della maggioranza, forse, l'intera impostazione della discussione di oggi doveva essere vista proprio nell'ottica di investire di più nei servizi all'infanzia al fine di iniziare dei percorsi educativi.



PRESIDENTE

Consigliera Cotto, mi permetto di dire che, al di là del paese, San Damiano è un santo che travalica i confini municipali o provinciali.
Quindi, ben vengano le citazioni.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Presidente, mi ripete la data di presentazione?



PRESIDENTE

il 13 settembre 2005.



GHIGLIA Agostino

Se non sbaglio, in quella data c'era al Governo Berlusconi. Quindi, il progetto di legge 5902 non esiste più, perché era della passata la legislatura.
Allora, visto che la collega Pozzi non si alza per illustrarci la ordine del giorno, ci dica almeno se esiste ancora una proposta di legge alla Camera con un nuovo numero e con lo stesso oggetto, perché Berlusconi non ha fatto in tempo ad approvarla.
Noi, in linea di massima, saremmo favorevoli, ma per la serietà del Consiglio regionale Piemonte vorremmo evitare di andare a votare un documento su una proposta di legge che non esiste più. Non so chi debba fare le verifiche. Sicuramente la collega Pozzi, che è informatissima, ci potrà dire che esiste un progetto di legge; emenda l'ordine del giorno inserisce il numero esatto e poi ne discutiamo. Presidente, non vorrei causare a tutti quanti una figuraccia temporal-istituzionale, perché quando c'era Berlusconi, bisognava dire certe cose, ma oggi Berlusconi non c'è più.
Vorrei dare a tutti la possibilità di ripensare alle cose che si dicono e si scrivono: non possiamo votare un invito al Parlamento, che è cambiato nella sua composizione, a votare una proposta di legge che, verosimilmente anzi, sicuramente, avrà un numero diverso, ancorché sia stata presentata.
Quindi, la pregherei di fare questa verifica; magari potremmo mettere questo ordine del giorno in coda agli altri e, se è il caso, mi riservo di intervenire nel merito, cosa che, adesso, mi creerebbe qualche difficoltà non sapendo se esiste ancora l'atto che inviterei ad approvare.
Presidente, io non so come lei intenda agire; non so cosa dobbiamo fare: lo chiedo a lei. Aspetto silente che qualcuno faccia la ricerca? Mi siedo? Qualcuno mi faccia sapere.



PRESIDENTE

I Consiglieri hanno diritto di proporre gli ordini del giorno che ritengono. Qualora si approvasse un ordine del giorno che contiene un riferimento normativo che non è divenuto legge, ma che, se ripresentato, ha assunto una numerazione diversa nella nuova legislatura, in sede di correzione tecnica del testo - mi riferisco alle correzioni di coordinamento che apportiamo a volte in Aula, previo esame dell'Ufficio di Presidenza - chiaramente evidenzieremmo gli estremi del fatto che si tratta di un atto della XIV legislatura o, viceversa, evidenzieremmo gli estremi del corrispondente atto della XV legislatura.
Sarebbe comunque nostra cura caratterizzare il riferimento alla proposta di legge, in modo che sia ravvisabile il collegamento a un testo pendente in questa legislatura o che era pendente nella scorsa legislatura.
Ad ogni modo, lo stiamo verificando.



GHIGLIA Agostino

Le sue spiegazioni sono ovviamente ineccepibili, vista la sua esperienza, il suo ruolo e le sue capacità.
Il problema sussiste se il provvedimento non pende. Se non fosse pendente il provvedimento uguale, con numero diverso, lei capisce che anche in sede di correzione tecnica, non potremmo riferirci a nessun tipo di appeso o di pendente. Di conseguenza, dobbiamo saperlo prima di addivenire ad una votazione.
Per il momento, mi tacito; caso mai, mi riservo di intervenire successivamente, quando ne capiremo qualcosa di più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Non credo che ci sia stata una "malavolontà" da parte della collega Pozzi nel presentare in discussione un ordine del giorno comunque correttamente, inerente al dibattito. Però, senza volere entrare nelle sussistenze e nelle pendenze di ghigliana citazione, colgo l'occasione di questo momento del dibattito per invitare la Presidenza a riflettere sull'opportunità di calendarizzare dei Consigli (magari anche come consuetudine, più Consigli consecutivi, una volta al mese) per trattare appositamente gli ordini del giorno.
Quanto si è verificato oggi sulla datazione dell'ordine del giorno della collega Pozzi - che, peraltro, ha sicuramente degli spunti interessanti da porre all'Assemblea - purtroppo è dovuto non alla cattiva consuetudine della collega, ma al ritardo che spesso grava sugli ordini del giorno che vengono trattati in Aula.
una prassi tutto sommato non piacevole e possono succedere delle spiacevolezze istituzionali. Giustamente, il consigliere Ghiglia ricorda che si corre il rischio di votare su questioni ampiamente superate, di parlare di strumenti legislativi e decreti ministeriali assolutamente superati, e che non c'entrano più con il dibattito attuale.
Credo che si debbano sì fare le verifiche opportune sull'ordine del giorno in oggetto, ma penso che possa essere un'occasione per poter andare a studiare e immaginare dei Consigli ad hoc, in cui vengano calendarizzati esclusivamente gli ordini del giorno, rispetto ai quali parlerebbero i Gruppi e i Consiglieri interessati. In questo modo, si potrebbero porre in votazione in modo abbastanza rapido e ci si potrebbe liberare dell'enorme mole di ordini del giorno ottimamente rubricati, splendidamente messi a protocollo, ma che per buona parte non verranno mai discussi.
Questo è un problema che, come lei sa, Presidente, ho già affrontato in passato. Già all'inizio della legislatura era evidente la mole degli ordini del giorno presentati e la quantità minima di quelli trattati in Aula.
Quindi, non credo che l'intervento della collega Pozzi possa eventualmente, se ne avrà voglia, spero di sì, per la sicura sensibilità che essa ha verso il Consiglio di poter magari delucidare tutti i colleghi dell'assemblea del caso.
Invece, mi associo alla richiesta della collega Cotto sulla presentazione seppur breve di tutti gli ordini del giorno presentati evidentemente, ordine del giorno per ordine del giorno del dibattito e con l'esposizione necessaria, perché credo che, quando si tratta di uno o due ordini del giorno, si possa anche magari chiedere e ottenere una procedura più snella, ma quando parliamo di più di dieci ordini del giorno è giusto anche di volta in volta capire cosa si vota, anche e soprattutto in relazione alle parole dei proponenti e dei firmatari dell'ordine del giorno. Dico questo anche perché sono io stesso presentatore di un paio di ordini del giorno.



PRESIDENTE

Collega Giovine, invito a presentare anche in sede di Conferenza dei Capigruppo questa istanza, che, peraltro, è già stata oggetto anche di discussione e di varie proposte, quindi, senz'altro, sarà mia cura risollevarla in occasione della propria calendarizzazione dei lavori.
La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Ringrazio i colleghi per l'attenzione che hanno riservato a questo ordine del giorno e, proprio per essere precisa, attualmente nella XV legislatura il provvedimento è "atto del senato n. 659, presentato in data 15 giugno 2006", assegnato il 29 dicembre 2006 alla VII Commissione permanente in sede referente. Altro provvedimento, con lo stesso contenuto ma con altro numero, esattamente il 1.396 è, invece, depositato alla Camera, quindi, il provvedimento è vivo nel senso che continua ad essere presente per la discussione in Parlamento sia alla Camera che al Senato. Se è necessario emendare l'ordine del giorno propongo di emendare il numero vecchio con "atto del Senato n. 659".



PRESIDENTE

Consigliera Pozzi, essendo lei la proponente, consideriamo senz'altro l'ordine del giorno in esame emendato, il testo sarà votato nella forma emendata dalla proponente.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, indubbiamente, ci troviamo di fronte ad un ordine del giorno che, per l'autorevolezza del primo firmatario, indubbiamente contiene tutta una serie di elementi che in parte non possiamo non condividere e su qualche altro, ovviamente, possiamo avere qualche remora.
Se dovessimo concorrere anche noi alla stesura di un ordine del giorno come questo, adesso non posso avvalermi del collega Leo come valutatore del testo, ma credo che, forse, un ruolo maggiore e un riconoscimento di un ruolo maggiore alla famiglia come soggetto centrale nell'educazione potrebbe anche starci.
Al di là di questo, andando alle cose pratiche, perché ci troviamo nella fase di votazione degli ordini del giorno, credo che, certamente, si prende atto della modifica da un punto di vista tecnico-legislativo che è stata proposta dal primo firmatario, per l'esattezza del testo, però, credo che ci starebbe anche un invito alla Giunta regionale nella stessa direzione, perché guardate che, se andiamo a leggere la documentazione che ci è stata consegnata anche dall'Assessore Migliasso, e se ricordiamo quanto ha detto l'Assessore Pentenero in ordine alla componente formativa dell'istruzione, dell'istruzione primaria in modo particolare, e se ci ragioniamo un po' sopra, vediamo che la Regione, comunque, ha un ruolo importante, forse potrebbe avere dei problemi finanziari, però, a mio avviso, dovrebbe concorrere.
Ci troviamo di fronte a tematiche nelle quali vi sono anche aspetti di legislazione concorrente, per cui credo che per una tematica del genere veramente interessante e centrale, cioè quella di avere una modalità di intervento integrato proprio in questa fascia di età che viene trattata dall'ordine del giorno, se vogliamo veramente adottare una risoluzione efficace, oltre al semplice invito al Parlamento ci starebbe anche un invito alla Giunta regionale a predisporre quanto di sua competenza sia in termini normativi sia in termini di proposte eventualmente di coperture finanziarie, sulle quali - ne terremo buona nota - si potrà anche discutere in assestamento e nel bilancio preventivo dell'anno prossimo.
Pertanto, chiederei alla Consigliera Pozzi se ritiene di allargare nella parte dispositiva l'invito anche alla Giunta regionale che, a mio avviso, completerebbe, proprio per i compiti concorrenti che competono alla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Signor Presidente, devo dire che, leggendo in particolare le premesse di questo ordine del giorno, al di là del dispositivo così come emendato mi pare che la Consigliera Pozzi abbia centrato uno dei temi che è stato anche l'oggetto principale del mio intervento precedente in questo dibattito La Consigliera, giustamente, scrive che l'Italia detiene il tasso demografico più basso del mondo. Questa è una verità inconfutabile. Poi, ci sono altri dati, come il tasso di occupazione femminile, tra i più bassi d'Europa, come il tasso di povertà tra i più altri dei paesi industrializzati: tutti i dati che, ancora una volta, ci fanno ritenere come sia giusto approvare tutti quegli ordini del giorno che, oltre a richiamare delle legislazioni speciali per i minori, richiamino anche il significato di una politica a favore della natalità e della famiglia perché questi due concetti sono strettamente collegati.
Sostanzialmente, anche seppure a mio avviso, questo ordine del giorno della collega Pozzi, che va nella direzione che noi chiediamo, perch evidentemente non può che andare in quella direzione partendo da quelle premesse, può essere soggetto a qualche emendamento che adesso presenteremo.
La nostra volontà emendativa, naturalmente, si sostanzierà in alcuni emendamenti relativi ad alcuni passaggi laddove il discorso sulla famiglia diventa un po' ingarbugliato, almeno per la collega Pozzi, quindi li proporremo, sperando che la collega li accolga, così come noi accogliamo questa parte di premesse assolutamente condivisibili.
Queste proposte, questi inviti fatti al Parlamento non sempre raggiungono l'obiettivo che noi ci poniamo. Lo diciamo perché anche nelle precedenti legislature abbiamo visto proposte di legge inviate al Parlamento nazionale che, però, non hanno mai riscosso alcun successo.
giusto che anche un Consiglio regionale possa far sentire ai parlamentari, ai propositori di queste proposte di legge, l'attenzione che è giusto che venga loro riservata, però non tributiamo a questo atto una valenza superiore a quella che ha. Anzi, bisognerebbe forse collegare questo atto ad un atto proprio del Consiglio regionale, come sono i molti disegni di legge che giacciono inevasi nelle nostre Commissioni.
Giustamente, faceva notare qualche collega che le diverse leggi sulla famiglia - alcune di maggioranza, molte di minoranza - hanno subito uno stop significativo.
Vedo che c'è un'adunanza silenziosa all'angolo, capitanata dal Vicepresidente, quindi con un atto istituzionalmente validissimo: dovremmo far intervenire i Questori per sanzionare il Vicepresidente, che non perde la sua caratteristica di birichino, che già aveva nella scorsa legislatura l'adunanza.
L'adunanza si è sciolta, quindi vado verso la conclusione.
Al di là di alcuni aggiustamenti di cui necessita questo ordine del giorno; al di là della sua valenza, che è essenzialmente simbolica; al di là del ribadire che il dato sulla natalità è volto alla lotta per la natalità, quindi una politica seria della famiglia è quello che ci interessa; al di là di dire che abbiamo la possibilità, senza scomodare il Parlamento nazionale, di fare molto a livello regionale; al di là di dire che siamo stati - e staremo ancora per qualche tempo - in Commissione sanità, oltre ai sette mesi che ci abbiamo passato, perché purtroppo leggi importanti come quelle sulla famiglia non riescono mai a trovare uno spazio come invece dovrebbero; al di là di tutto questo, le nostre idee su questo ordine del giorno sono chiare.
Le nostre sollecitazioni saranno di mutarlo parzialmente, ma ne comprendiamo e ne condividiamo lo spirito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia, per dichiarazione di voto ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Quanto tempo ho a disposizione per il mio intervento in dichiarazioni di voto?



PRESIDENTE

Cinque minuti.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Ho evitato di intervenire prima anche sul merito, perché ci tenevo ad intervenire comunque nel dibattito su questo ordine del giorno, che era talmente importante che frettolosamente, solo grazie agli uffici, la collega Pozzi è riuscita a trovare il nuovo numero del nuovo atto. Lo dico permettetemi una piccola polemicuccia politica - premettendo il nostro voto favorevole, perché ci sta anche: le cose importanti nella vita sono quelle che ci stanno a cuore. E quelle che ci stanno a cuore le conosciamo bene e non abbiamo bisogno, all'ultimo momento, del computer del Consiglio regionale, collegato con la Camera dei Deputati e col Senato, per farci dare le informazioni riguardo le cose che ci stanno a cuore.
Detto questo, Presidente, la votazione urgente di questo ordine del giorno presentato due anni fa mi sembra un po' la battuta di quel comico che dice "presto, che è tardi", nel senso che ci arriviamo due anni dopo, a situazione parzialmente mutata, però noi siamo d'accordo.
E siamo d'accordo sulla sostanza, Presidente, perché è assolutamente condivisibile. Però siamo anche d'accordo perché, visto che oggi il centrosinistra governa anche a livello nazionale, non dubitiamo che questa legge così importante, con un nome così impegnativo - "Diritto delle bambine e dei bambini all'educazione e all'istruzione dalla nascita fino a sei anni" - dalla prossima settimana troverà anche al Parlamento un iter sicuramente accelerato e agevolato da parte del centrosinistra al Governo che, finalmente, potrà votare una legge sicuramente importante.
Se non fossimo a favore - perché vorremmo quasi dire che non si può non essere a favore di un ordine del giorno così, al di là di alcune terminologie che come questa mattina continuo a ritenere oscure e per adepti (mi riferisco alle realtà familiari di tipo "esteso e plurinucleare", che sarebbero sostituite da quelle "ristrette e mononucleari"), con un linguaggio da setta sociologica anziché giuridico ancora di più lontano dal linguaggio della realtà e del quotidiano rispetto a questo richiamo per una veloce approvazione di una legge così importante, oseremmo dire che è quasi pleonastica.
Il fatto che oggi, nel nostro Paese, si debbano ancora garantire questi diritti basilari - che, però, colleghi, trovano una corresponsabilità da parte dei Comuni e delle Regioni (quindi non è solo "cosa" di altri, ma è anche affare nostro) - lo avremmo considerato appunto pleonastico.
possibile che si debba richiamare, sulla base di diritti esistenti, una legge dello Stato - l'ho detto prima nel mio intervento, ma potremmo sostenerlo anche dati alla mano - quando noi, oggi, in Regione Piemonte voi in Piemonte, non state assolutamente facendo il vostro dovere per quanto riguarda la tutela dei minori, che sono considerati la fascia più importante della popolazione vivente, almeno a nostro avviso? Perché sono quelli che devono ancora crescere, che devono ancora imparare, che devono ancora vivere e, come avrebbe detto mia nonna, hanno ancora tutta la vita davanti.
Dovreste occuparvene un po' di più, e oltre a richiamare il Parlamento (ma sicuramente, visto che governate, sarà cosa a breve), dovreste richiamare voi stessi, e, magari, anche richiamare in aula l'Assessore Migliasso, se non la disturba troppo essere presente. Dicevo, Presidente Gariglio, di richiamare in aula anche l'Assessore Migliasso.
Eccola qui.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare (fuori microfono)

Si può andare in bagno in questo Consiglio, o no? O chiedo a lei il permesso?



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



GHIGLIA Agostino

Se me lo chiedeva prima glielo consentivo, Assessore! Quindi non ho potuto darle il permesso!



(Commenti dell'Assessore Migliasso fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Ghiglia!



GHIGLIA Agostino

Me lo poteva chiedere anche col gesto internazionale, io non avrei esitato a concederglielo!



PRESIDENTE

Per cortesia, collega Ghiglia! L'Assessore Migliasso è stata onestamente presente e ha ascoltato con molta attenzione tutti gli interventi.



GHIGLIA Agostino

No, questo non è vero: è stata presente, ma sul fatto di ascoltare con attenzione, Presidente, non è assolutamente vero, perché non ci ha degnati di un minuto di replica, e tutto faceva tranne che ascoltare noi. La presenza e l'attenzione sono due cose diverse. I giudizi sull'attenzione se li risparmi, perché non sono condivisi dall'Aula.



PRESIDENTE

Per quanto riguarda il giudizio sulla presenza, mi pare inoppugnabile e quindi, per cortesia, penso che sia ammesso anche un breve abbandono dell'aula.



GHIGLIA Agostino

Posso concludere? Mi ha interrotto.



PRESIDENTE

Sì, la inviterei a concludere, perché...



GHIGLIA Agostino

Ci mangerebbe altro, Presidente. Però bastava saperlo; per le cose che so che non sono interessanti...
Io però ci tengo ad avere un rapporto di interlocuzione con la Giunta.
Ci tenevo, tant'è che ho svolto tutto il mio intervento notando che l'Assessore era assente: mica mi sono bloccato. La richiamavo solo alla fine, perché mi sembrava un dovere di ufficio. Comunque, ribadendo ciò che ho detto prima, riconfermo il voto favorevole del Gruppo di Alleanza Nazionale a questo fondamentale, richiamato, rinato, rinverdito ma soprattutto ricordato ordine del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Sulle presenza dell'Assessore Migliasso nessuno ha dubbi, mentre ne abbiamo qualcuno sulla presenza della Presidente Bresso che, come poco fa aveva ricordato il Presidente Gariglio, ci aveva assicurato la propria presenza per tutto il dibattito. Mi sembra che la Presidente sia stata estremamente latitante, ma evidentemente avrà avuto ampie motivazioni per fare cose ben più importanti in altra sede.
Ciò detto, annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno presentato dalla collega Pozzi. Anch'io nutro alcune delle riserve di ordine lessicale riguardanti le distinzioni tra realtà familiari estese, plurinucleari ristrette, mononucleari o la cosiddetta famiglia minima. Peraltro, è comunque apprezzabile il tentativo, bisogna ricordarlo, presentato in tempi non sospetti dalla collega Pozzi.
Non solo, l'ordine del giorno va a riprendere una delle richieste che nella discussione generale, il sottoscritto aveva annunciato, ovvero che alcuni degli interventi per le politiche a favore dei minori possano essere affrontati con una certa importanza ed efficacia dal Consiglio regionale del Piemonte con proprie leggi, con proprie determine, con propri atti.
Altre questioni, invece, non possono essere affrontate da noi perch riguardano questioni che evidentemente devono investire ruoli ed organismi di maggiore importanza ed identità.
In quest'ordine del giorno l'invito è rivolto direttamente al Parlamento - questo lo trovo estremamente favorevole - affinché si provveda alla discussione della proposta di legge che la collega Pozzi ha emendato perché il numero non è quello presentato dalla copia cartacea che abbiamo ma da quello nuovo che è in discussione sia alla Camera che al Senato.
Questo è un aspetto importante, perché noi abbiamo il compito e il dovere di cercare di stimolare la discussione verso organismi più alti.
La mia non è una richiesta emendativa, perché avrebbe dovuta essere concordata preventivamente con la collega Pozzi, però vorrei ricordare che da parte nostra sarebbe opportuno sollecitare analoga attività e attenzione da parte di un altro Ente, che ha un discreto peso economico sulle tasche dei contribuenti, ma non ha altrettanta importanza sulle vite dei cittadini, che si trova a Bruxelles e si chiama Unione Europea e sulla quale, a volte, tutti noi ci chiediamo a cosa serva.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Come Gruppo di Forza Italia, avvertiamo il bisogno di approfondire tra di noi la discussione su questo importante ordine del giorno, perché siamo un po' imbarazzati a due anni dalla presentazione, citando anche proposte di legge diverse da quelle attualmente in corso d'esame o giacenti al Senato o alla Camera. Avvertiamo intanto la necessità di leggerle per non sollecitare proposte di legge di cui possiamo anche non condividere qualche parte. La prudenza non è mai troppa! Vorremmo però con l'occasione sollecitare la discussione di una proposta di legge sui nidi, presentata dal Gruppo DS, qualche tempo fa, che aveva come prima firmataria la collega Pozzi. Quello sarebbe, veramente, un argomento di attualità e di competenza del Consiglio regionale, che potrebbe proprio aiutare nel prosieguo della discussione di oggi.
Un'importante discussione, importante la preoccupazione per i minori e importante capire se già a tre mesi i minori devono iniziare percorsi educativi. Se il collega Leo non fosse troppo impegnato con il collega Placido ci avrebbe supportato su questo argomento che lui conosce bene.
Il percorso educativo è bene iniziarlo a tre mesi o, come ha deciso il Governo attuale, a due anni con le "sezioni primavera" o, come suggeriva qualcuno, è meglio a un anno, anche perché c'è una rete di asili nido che bene o male, rispondono a determinate esigenze e avrebbero anche delle difficoltà a non essere più considerati nel settore assistenziale, ma in quello educativo, se non altro per la professionalità degli educatori e degli insegnanti. Non è che all'improvviso chi era un educatore nel campo assistenziale improvvisamente sa tutto sul percorso educativo. Quindi, c'è proprio la necessità di riqualificare tutto il personale.
Non partecipiamo, però assicuriamo tutta l'attenzione a questo problema, approfondiremo, leggeremo le proposte di legge e quando discuteremo i finanziamenti e le modalità, al prossimo bilancio di previsione presenteremo - ben felici se li firmate anche voi - ordini del giorno che riportano perlomeno il numero e la dicitura esatta delle leggi che ci sono attualmente in Parlamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 80, presentato dai Consiglieri Pozzi, Bellion, Boeti, Cavallaro, Comella, Muliere, Reschigna Rutallo e Travaglini, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che i bambini e gli adolescenti, come sancito dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e resa esecutiva in Italia con legge 27 maggio 1991, n. 176 (Ratifica ed esecuzione della convenzione sui diritti del fanciullo, fatta a New York il 20 novembre 1989) sono considerati titolari dell'universalità dei diritti propri ad ogni essere umano e dotati di particolari bisogni ed interessi l'Italia detiene il tasso demografico più basso del mondo, il tasso di occupazione femminile tra i più bassi d'Europa, il tasso di povertà minorile tra i più alti dei Paesi industrializzati ed il tasso di istruzione e formazione tra i più bassi in ambito europeo il nostro Paese è quello che spende meno della metà della media europea per i bambini e per le loro famiglie, con un numero insufficiente di servizi per la prima infanzia preso atto che l'Italia ha conosciuto nel corso degli ultimi decenni profondi mutamenti quali, in particolare, il forte calo demografico, l'ingresso delle donne nel mercato del lavoro, il passaggio da una realtà familiare di tipo "esteso" e "plurinucleare" ad una di tipo "ristretto" e "mononucleare", la cosiddetta "famiglia minima" i bambini sono sempre più frequentemente soli all'interno di famiglie poco prolifiche e dai tempi di vita molto serrati, in contatto, per la maggior parte del loro tempo, non con i loro coetanei ma con gli adulti, privati di esperienze sociali e condizionati dai ritmi frenetici dei grandi i genitori sono spesso isolati, non supportati adeguatamente nella loro rilevante funzione genitoriale, sconfortati dall'assenza pressoché totale di misure di sostegno e costretti a farsi carico quasi totalmente delle responsabilità di cura e di educazione dei figli considerato che i nidi e i servizi per l'infanzia, oltre a rappresentare per i bambini la possibilità di superare le disparità di opportunità che possono esistere alla nascita, contribuendo così a contrastare le disuguaglianze e l'esclusione sociale, costituiscono anche importanti luoghi di socializzazione che consentono ai fanciulli di sviluppare ed accrescere le proprie potenzialità di autonomia, di relazione di creatività e di apprendimento i nidi ed i servizi per l'infanzia rappresentano per i genitori non solo un basilare sostegno per conciliare la propria attività lavorativa e la funzione di cura, ma anche il luogo ideale per confrontarsi con altre realtà familiari e poter crescere e migliorare come madri e padri i diritti dell'infanzia, dentro e fuori la famiglia, devono essere considerati quali doveri della sfera pubblica, intesa come l'insieme dei luoghi in cui si sviluppa il senso della comunità, il cui nucleo primigenio è la famiglia il ruolo dello Stato, in tutte le sue articolazioni, deve essere quello di affermare tali diritti e di contribuire a fare uscire dalla solitudine i bambini e le loro famiglie invita il Parlamento ad una tempestiva discussione ed approvazione della proposta di legge AS 659 del 15 giugno 2006 "Diritto delle bambine e dei bambini all'educazione e all'istruzione dalla nascita fino a sei anni", al fine di pervenire quanto prima ad un"sistema integrato per l'infanzia" consistente nell'insieme di servizi educativi e di istruzione per le bambine ed i bambini compresi tra tre mesi e sei anni, modulati in coerenza con i diritti e i bisogni dei fanciulli e delle loro famiglie".
Il Consiglio approva.
Passiamo all'esame della ordine del giorno n. 242, avente come primo firmatario il Consigliere Vignale, inerente a "La Regione favorisca la nascita di asili nido aziendali nelle ASL piemontesi", presentato dai Consiglieri Vignale, Boniperti, Botta, Casoni, Ghiglia, che integra il testo originario della ordine del giorno.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale per l'illustrazione; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

La ordine del giorno, che venne presentato nel gennaio 2006, è volta alla nascita degli asili nido aziendali nelle ASL piemontesi.
La ordine del giorno ricorda alcuni passaggi che sono presenti nella delibera della Giunta regionale del 21 aprile, ma soltanto sostanzialmente ricorda quelle che sono le necessità di aumentare l'offerta per gli asili nido visto la carenza esistente all'interno del nostro territorio.
Noi crediamo che, considerato che moltissime ASL o ASO hanno dei locali a disposizione e in qualche modo è più semplice reperirli nel patrimonio della sanità piemontese, che non costruire di nuove, e considerando anche che in molte ASL e in molte ASO parte del personale sanitario, in particolar modo delle donne, spesso ha dei part-time per potere accudire i figli, credo che la realizzazione di questi asili nidi aziendali innanzitutto sarebbe poco onerosa per la Regione Piemonte, perché si tratterebbe di utilizzare dei locali che sono già nelle spese della Regione e si tratterebbe soltanto di attrezzarli per l'uso.
Il servizio potrebbe essere tranquillamente esternalizzato con delle modalità contrattuali, relativamente al costo delle singole persone che ne andrebbero a beneficiare, e questo non soltanto rappresenterebbe una cosa fattibile con poca spesa da parte della Regione Piemonte, ma rappresenterebbe anche una positività per i lavoratori e le lavoratrici che potrebbero usufruire di questo servizio, e al tempo stesso andrebbe a creare dei posti veri per gli asili nido che non riguardano solo i figli di dipendenti della sanità piemontese, ma che riguarderebbe l'intera cittadinanza piemontese.
comprensibile a tutti che, nel momento in cui si realizzano cento posti per asili nido all'interno delle ASL, delle ASO e presidi territoriali e somme di tutte le strutture della sanità piemontese all'interno di queste strutture vi sarebbero bambini, molti dei quali oggi invece utilizzano le strutture comunali o strutture di soggetti terzi.
Per cui significherebbe creare non soltanto dei posti per gli asili vicino al luogo in cui le madri e i padri lavorano, ma significherebbe cerare un numero di nuovi posti negli asili.
Abbiamo presentato altresì un emendamento perché il documento, essendo del gennaio 2006, prevedeva di stanziare sul bilancio preventivo del 2006 una somma da destinare alle ASL e ai poliambulatori territoriali al fine di realizzare e gestire all'interno degli stessi nuovi asili nido, questo ovviamente è superato.
Il nuovo emendamento recita: "Impegna il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente a stanziare sul bilancio preventivo 2008 una somma congrua...".
Credo che questo potrebbe essere uno degli esempi in cui il pubblico con un intervento economico assolutamente ridotto, potrebbe intervenire in modo utile e anche omogeneo. Dico omogeneo, perché l'altro paradosso è che fortunatamente alcune ASL si sono già dotate di asili aziendali e anche in questo caso creiamo una disparità fra i singoli territori e anche fra lavoratori, perché se all'interno di una ASL è presente e all'interno di un'altra non è presente, c'è anche una disparità per chi, pur essendo un operatore dello stesso sistema regionale all'interno della sanità, pu accedere ad un servizio in più piuttosto che un servizio in meno.
Sarebbe un po' come dire che in alcune ASL alcuni dipendenti avessero diritto alla mensa e altri dipendenti no.
Crediamo che, così come quando si va a garantire un diritto quale quello di un posto per il proprio figlio all'interno di un asilo aziendale debba essere garantito in tutti i presidi socio-sanitari presenti all'interno della nostra Regione ove questo sia ovviamente possibile.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Intervengo sulla discussione generale.
Credo che questo ordine del giorno, caro collega Vignale - e mi rivolgo a lei, perché ha tutti i pregi e solo il vizio di fumare, però non si pu essere perfetti - e del Gruppo di AN (vedo in terza firma anche l'autorevole collega Marco Botta) sia molto opportuno, perch effettivamente affrontare oggi in maniera concreta, come mi sono permesso di dire stamattina nell'intervento sulle politiche generali, il tema della famiglia vuol dire non soltanto rimpiangere situazioni arcaiche, e non certo piacevoli, in cui le donne non lavoravano e stavano a casa ad occuparsi della famiglia, come se di per sé questa fosse un'unica funzione e l'unico grande valore.
Noi siamo felici quando le donne hanno la possibilità di occuparsi della famiglia, ma guai - e lo dico scherzando ma sul serio - se ci dovessimo privare del contributo di colleghe donne come quelle che abbiamo in Consiglio, e non solo, come capacità, come lavoro, come intelligenza e come sensibilità.
La via di mezzo, la via mediana è realizzare politiche della famiglia una è la via che noi uomini prendiamo il più possibile coscienza dei nostri doveri, anche se non sempre siamo compresi.
Per esempio, mi richiamava giustamente la collega Cotto mentre parlavo con il Vicepresidente Placido, ma devo attestare che vi è un'attenzione per i minori. L'altra sera ero a spasso con mia moglie e ho incontrato il collega Placido, che era con i suoi nipoti, due minori. Mia moglie gli ha detto "ottimo lavoro, ma senza una figura materna i ragazzi non devono stare". Un uomo da solo non è capace di educare i ragazzi. E mia moglie diceva che gli uomini escono solo con le mogli. Però Comunione e Liberazione non vuole venire al convegno e non so cosa farci.
Per cui devo dire che questo discorso dei nidi aziendali è particolarmente felice. Vuole dire consentire la maternità, l'agevolazione della famiglia, nel contempo con una grande intelligenza ed una grande modernità.
La linea che noi sosteniamo non è, come qualcuno ironicamente ipotizza quella della famiglia arcaica con il pater familias. Anzi, io non me lo posso neanche sognare, mi accontenterei della parità dei diritti in famiglia; non dico la supremazia maschile, ma già della parità mi accontenterei.
Però indubbiamente questa è veramente una buona iniziativa; oltre tutto consente non soltanto alla figura materna, ma anche a quella paterna di potersi occupare e di potere dedicare un'attenzione. Ho visto in alcuni kibbutz o in alcune comunità cristiane come la responsabilità, pur rimanendo fortissima la paternità e la maternità e l'identificazione, sia un carico collettivo.
Non è un caso se in ambiente cattolico le famiglie, specie se appartenenti a movimenti cattolico-religioso, abbiano ancora numerosi figli, mentre in altre circostanze non si ha voglia di farli. Questo non è soltanto casuale, né deriva da ragioni stravaganti, ma da una concessione della vita, da un approccio alla vita. Un approccio alla vita che deve essere sicuramente stimato e apprezzato. Proprio perché siamo politici noi da una parte, con l'appoggio al Family Day, con l'appoggio alle varie manifestazioni, ne dichiariamo la consonanza ma, dall'altra, politicamente e realisticamente, vogliamo aiutare queste iniziative, dare una possibilità a tutti.
Se un po' di sacrificio fa parte della dignità della natura umana, un sacrificio eccessivo non è certo auspicabile. Non si cerca il martirio.
La proposta di Alleanza Nazionale e tutto quello che ha detto prima, in maniera così completa, la Consigliera Cotto - che, come donna, ha una sensibilità particolare sulle tematiche e lo ha dimostrato consentendo volendo e provocando questo dibattito - è di assoluta importanza.
Invito, non faccio dichiarazioni di voto, a prendere in considerazione positivamente e trasversalmente un ordine del giorno così positivo e ringrazio i colleghi firmatari.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Intervengo seppure in un momento del Consiglio in cui vedo una grande distrazione. Andando verso il termine di questo interessante dibattito sulle problematiche minorili con ordini del giorno e con altri documenti che seguiranno, giungiamo a dare un po' di concretezza alle parole, alle discussioni, ai ragionamenti che hanno occupato gran parte della giornata.
Una ordine del giorno che entra nel concreto. Molto spesso si dice che le assemblee parlamentari fanno un gran parlare, ragionano dei massimi sistemi, impiegano, in questo loro ragionare, molto tempo, ma poi non concretizzano i loro ragionamenti, non rendono reali e concreti l'insieme del loro pensiero.
Riteniamo che con la ordine del giorno presentata dal nostro Gruppo si voglia intervenire su un problema concreto, proprio quello della nascita di asili nido aziendali nelle ASL piemontesi, che non è un problema di poco conto. Sappiamo che le ASL piemontesi sono mediamente, anzi, sicuramente le più grandi aziende di ogni territorio provinciale. Hanno una percentuale di lavoro femminile molto significativa e qualsiasi proposta che renda più agevole questo tipo di impegno, ma anche più agevole la funzione, la caratteristica, il ruolo dell'essere madre o padre, a nostro avviso, deve essere valutata con grande attenzione.
Sappiamo che ogni ASL ha, circa, un migliaio di dipendenti e la presenza presso ogni ASL, partendo dalle strutture maggiormente significative fino ad arrivare a quelle in provincia (anche in provincia questo problema è sentito), di asili nido aziendali, può essere una risposta significativa.
Risposta ad una necessità che le famiglie di quei dipendenti hanno e che non sono niente di più e niente di meno rispetto a dipendenti privati che hanno avuto, nel corso di questi anni, la possibilità di avere, grazie alla lungimiranza dei loro datori di lavoro, strutture di questo tipo. Non vediamo perché non dovremmo dare noi, come Regione, che siamo sostanzialmente, i datori di lavoro di queste centinaia di migliaia di persone che compongono l'universo delle ASL (potremmo anche integrare alle ASO piemontesi), questo servizio che, a mio avviso, avrebbe delle implicazioni positive sulla qualità del lavoro che prestano quotidianamente nelle nostre strutture sanitarie.
Se l'intenzione del Consiglio è di dare anche alcune indicazioni e svolgere appieno quel ruolo eminentemente consiliare di proposta, di indirizzo, si dovrebbe approvare questa ordine del giorno. Se il Consiglio regionale perde questo ruolo, perde molto. In questo ruolo di indirizzo dobbiamo calare una proposta concreta, una proposta reale, una proposta che vada a sanare una necessità vera. Si dice che la politica è lontana dalla gente, certo la politica è lontana dalla gente quando si fanno solo parole.
Alla fine di un lungo dibattito dobbiamo arrivare, con alcune puntuali e precise mozioni, a dare una risposta - non dico ai problemi di tutti i piemontesi, ma di una parte importante di piemontesi che lavorano per questa regione - ad una necessità, quella di costituire asili nidi aziendali. Questa sarebbe una degna conclusione di una giornata che ha portato alla ribalta del Piemonte il problema dei minori e il problema delle famiglie nel loro complesso.
Ci aspettiamo, anche dai Consiglieri di maggioranza, un'attenzione su questa proposta che è vera, concreta e praticabile.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Mi auguro che questa ordine del giorno, che vede come primo firmatario il Consigliere Vignale, venga recepito e venga accolto favorevolmente dall'Aula. Se ci pensate, colleghi, si tratta veramente di un piccolo sforzo per un grande servizio. Non esiste un'ASL, non esiste un'azienda ospedaliera che non abbia, normalmente, grossi spazi dismessi che non possano essere utilizzati per finalità direttamente attinenti alla cura o all'assistenza.
Da anni vi è il tentativo - che ha avuto come primi promotori il Governo nazionale del centrodestra con gli asili aziendali, ma che ha trovato ampia disponibilità anche nel centrosinistra - di creare strutture sul posto di lavoro che facilitino la possibilità di avere i bambini vicino alle mamme o ai papà.
Con questo non vorrei tornare su una polemica perché verrebbe meno la serietà del dibattito e la serietà dell'ordine del giorno. Mi riferisco alla polemica sulla festa del papà e sulla festa della mamma: per qualcuno c'erano i biglietti, per gli altri non c'erano gli inviti alla festa. La festa del papà è stata tranquillamente dimenticata da questa Regione nonostante la lettera che avevo scritto al Presidente Gariglio il quale, a differenza della Presidente Bresso, non era stato sensibile a questo tema ma non vorrei uscire dal seminato.
Credo veramente che, con questa ordine del giorno e seguendo un esempio di realizzazione già intrapreso in alcune ASL piemontesi, potremmo dare ai dipendenti dei nostri ospedali e delle nostre aziende sanitarie uno spazio per i loro figli, dove poter coniugare il lavoro alla vicinanza dei loro congiunti. Peraltro, anche il Consiglio regionale del Piemonte, nella persona del Presidente Gariglio, che ne è stato il promotore, si sta prestando, da un paio di anni a questa parte, alla realizzazione di un asilo nido aziendale per i dipendenti del Consiglio regionale.
Mi sembrano attività appena doverose, i costi sarebbero irrilevanti.
Non per creare una discriminazione fra tutti gli altri lavoratori, è evidente che un asilo nido aziendale potrebbe avere dei costi inferiori rispetto agli altri asili, perché ovviamente si tratterebbe di una sorta di servizio in house. Questo termine alla sinistra piace sempre molto quando c'è da fare soldi, rifiuti, affidamenti diretti a cooperative e trasporti.
Fatelo anche per gli asili, in maniera tale che avere degli asili in house potrebbe essere molto importante per i dipendenti e potrebbe essere meno costoso come servizio ma, soprattutto, sarebbe estremamente importante dal punto di vista sociale.
Mi rivolgo ai colleghi e alle colleghe, sperando che apprezziate la svolta politicamente corretta anche del linguaggio, che non si riferisce più solo ai colleghi, ma che allarga i propri orizzonti culturali anche alle colleghe. Lo volevo sottolineare, perché anche noi abbiamo un'evoluzione progressiva, non progressista ma progressiva. C'è qualcosa di buono da imparare persino dalla sinistra.
Dicevo, vorrei invitare le colleghe e i colleghi a votare favorevolmente l'ordine del giorno, perché nel suo piccolo rappresenta un segnale importante e positivo, al di là delle differenze politiche che animano normalmente la nostra vita.



PRESIDENTE

Grazie, collega Ghiglia, anche per le parole di apprezzamento soprattutto per aver preso atto in modo molto positivo della presenza delle colleghe che svolgono un lavoro di assoluto rilievo in seno a questa assemblea.
La parola al Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Non potevo non intervenire su un ordine del giorno come questo, che condivido appieno e che condivide appieno anche il mio Gruppo, in quanto da sempre abbiamo puntato il dito nei confronti delle istituzioni pubbliche e delle aziende anche private affinché si decidessero a realizzare asili nido e asili aziendali.
Nell'intervento che ho fatto in discussione generale sulla questione che abbiamo affrontato oggi, ho detto che sarebbe bene che la Regione Piemonte e il Consiglio regionale stesso si impegnassero al fine di costruire degli asili aziendali presso le istituzioni, direttamente o indirettamente coordinati dalle stesse. Questa ordine del giorno va esattamente in quel senso, limitatamente alle Aziende sanitarie e ai poliambulatori territoriali, ed è già qualcosa. Anche noi siamo in linea e riteniamo che poter dare alle famiglie la possibilità di avere l'asilo nido vicino al posto di lavoro sia un incentivo assolutamente utile affinché le famiglie siano più convinte nel fare figli.
Uno dei problemi più grossi che si trovano ad affrontare generalmente le madri è proprio quello di contemperare il desiderio di maternità al lavoro. Le due cose insieme spesso contrastano, perché un conto è il periodo di maternità che viene garantito (i famosi sei mesi post parto, che sono un periodo brevissimo). Il problema viene dopo, perché dopo i sei mesi la mamma si trova nelle condizioni di dover chiedere dei periodi supplementari di maternità riducendo lo stipendio, oppure a dover affidare alle cure di parenti o di persone pagate i propri figli non dico neonati ma comunque con pochi mesi di vita.
Spesso e volentieri molte donne scelgono di non affrontare la maternità, ma di continuare con il lavoro, trovandosi poi ad una età in cui fare figli diventa estremamente difficile, quindi perdendo la possibilità di avere dei bambini. Altre fanno la scelta di rinunciare al lavoro menomando una parte di se stesse, perché è giusto che possano abbinare lavoro e famiglia. Sta a noi istituzione dar la possibilità alle famiglie e alle donne, in particolare, di poterlo fare, dando anche il buon esempio alle aziende private, che, come si sa, quando si tratta di dover investire qualcosa per il benessere dei dipendenti, difficilmente lo fanno a cuor leggero, ma spesso fanno orecchie da mercante.
Noi, come ente pubblico, diamo il buon esempio, cominciamo, come Consiglio regionale, a creare un asilo nido aziendale, diamo mandato anche alla Giunta, recependo quest'ordine del giorno, di darsi da fare affinch presso la Giunta e presso i distaccamenti più grossi della Regione vengano aperti degli asili nido aziendali, così come presso le Aziende sanitarie che sono comunque degli enti enormi e con un numero notevole di addetti permettendo così alle dipendenti - oppure ai dipendenti perché, come sappiamo tutti, la legge permette anche al padre di seguire il figlio alternativamente alla madre - di usufruire di questo servizio, di poter continuare a lavorare e di avere vicino al luogo di lavoro i propri figli.
Concludo invitando la Giunta a recepire positivamente questa ordine del giorno ed ad attivarsi in senso positivo, perché ritengo che questo non sia un ordine del giorno ostruzionistico o un ordine del giorno, come a volte ce ne sono, impossibile da realizzare, ma un ordine del giorno utile e necessario per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Quando, come minoranza, avevamo chiesto un Consiglio straordinario per parlare sulle problematiche dei minori, non pensavamo che ci fossero 19 ordini del giorno giacenti su questo argomento e mai affrontati. Due o tre sono stati affrontati oggi, comunque il numero è molto alto. È positivo che il Consiglio regionale si soffermi ad esaminare questi ordini del giorno perché è grave che un'assemblea non trovi il tempo per trattare queste problematiche. Magari alle Conferenze dei Capigruppo potete decidere che quando il Consiglio è convocato alle 10 si inizia alle 10 e non alle 11 quindi, cercando di recuperare un'ora al mattino e un'ora al pomeriggio forse riusciremmo ad andare avanti nei lavori.
importante esaminare questi ordini del giorno, tanto quello presentato dalla collega Pozzi, quanto quello presentato dal collega Vignale. Per attirare un attimo l'attenzione, oltre a dire che, ovviamente è positivo favorire la nascita di asili nido aziendali nelle ASL piemontesi, correggendo anche qui la data "a stanziare sul bilancio preventivo 2007", perché il 2006 è già passato, quest'ordine del giorno del 25 gennaio del 2006...



PRESIDENTE

Mi scusi, su quel tema c'è l'emendamento che ho annunciato già al Consigliere Vignale, che fa riferimento al bilancio preventivo 2008.



COTTO Mariangela

Però vorrei ricordare anche un tentativo che avevamo fatto nel 2003 2004 per un asilo nido in Regione. La Consigliera Pozzi e il Consigliere Lepri ricorderanno le tante riunioni per l'asilo nido regionale.
Nel 2004, 595 mila euro erano stati inseriti nel bilancio per un asilo nido regionale, ma questi soldi sono finiti in economia.
Vorrei chiedere un attimo di attenzione all'attuale maggioranza affinché si interroghi sulle motivazioni per cui questo si è verificato: soldi che a fatica siamo riusciti a inserire nel bilancio sono andati in economia. Il CRAL sta pagando l'affitto al Comune di Torino per dei locali che erano destinati all'asilo nido regionale.
Relativamente a questo, probabilmente, presenteremo anche qualche interrogazione in Commissione, sperando di poter discutere, perché per essere credibili non basta solo fare dichiarazioni, è anche necessario andare avanti con i fatti.
Nel progetto del palazzo unico della Regione sono previsti locali per l'asilo nido, però, non credo che risolvano il problema dei dipendenti di oggi.
Noi abbiamo voluto sottolineare che i minori sono il nostro presente perché se diciamo sempre che sono il nostro futuro rimandiamo a domani i provvedimenti che possiamo fare oggi.
Allora, nel ringraziare il collega Vignale per questa ordine del giorno, chiedo alla maggioranza di interessarsi di quell'asilo nido regionale (il Consigliere Ronzani se lo ricorda, ne abbiamo discusso molto in Commissione). Per chi crede in determinate iniziative e fatica a trovare i finanziamenti, è veramente deludente vedere che, da una parte, si presentano le leggi per favorire gli asili nido e, dall'altra, non si spendono i soldi messi a bilancio, quando il CRAL dei dipendenti regionali paga l'affitto al Comune di Torino, in quanto era stata stipulata una convenzione.
Su questo mi auguro che i colleghi Lepri e Pozzi, in qualità di Assessore ai servizi sociali l'uno e all'istruzione l'altra, intervengano anche loro per chiedersi come mai, ma anche che figura fa la Regione con i propri dipendenti, che si vedono sottrarre delle cifre, e con il Comune di Torino. Mi auguro che su questo qualcuno dia una risposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Signor Presidente, una parte del motivo per cui avevo chiesto la parola è stata già annunciata dalla collega Cotto, peraltro, lei ha appena risposto prevedendo comunque un emendamento ad hoc, credo presentato sempre dai proponenti, sulla data dell'anno finanziario in oggetto, non il 2006 ma il 2007.
Anch'io volevo ricordare l'interessante sperimentazione che vedrà la luce nei prossimi mesi presso il Consiglio regionale, se le informazioni a mie mani sono corrette, in particolare presso il palazzo di Piazza Solferino, dove, finalmente, si creerà un asilo nido a disposizione delle dipendenti e, perché no, anche dei dipendenti, magari, in futuro, ci saranno anche dei ragazzi padri che potranno sfruttare l'asilo nido a disposizione.
Questa innovazione è notevole. Ringrazio questa Presidenza, l'Ufficio di Presidenza e, in particolare, il Presidente Gariglio per essersi fatto promotore per il miglioramento delle condizioni lavorative delle dipendenti e funzionarie del Consiglio regionale.
Credo che questa ordine del giorno si debba votare anche perché, tutto sommato, quanto richiesto in oggetto è assolutamente fattibile probabilmente, con poche risorse in più oltre a quelle che, magari, si riescono a reperire all'interno dei bilanci delle singole ASL.
Tra l'altro, visto che, ormai, nell'ultima Commissione sanità è stato licenziato l'articolato del Piano Sanitario e nelle prossime settimane lo discuteremo in aula, credo che possa essere un ottimo viatico iniziare a discutere l'ordine del giorno ad hoc e, ovviamente, votarlo.
vero che, in passato, la Presidenza aveva obiettato che non si poteva discutere il Piano sanitario a pezzi, ma occorresse, invece, giustamente e correttamente, un discorso complessivo.
Visto che, ormai, stiamo discutendo questo punto e che nell'arco della giornata si è parlato, credo anche positivamente, di disagio minorile credo sia assolutamente un ottimo auspicio da parte di questa maggioranza e di questo Consiglio dare il via libera ad una ordine del giorno di cui non domani, non in modo immediato ed esecutivo - in un prossimo futuro speriamo non troppo lontano, usufruiranno e beneficeranno le dipendenti delle ASL della Regione Piemonte. Come Regione, magari, potremmo essere in questo un faro illuminante e un esempio - non solo in questo, naturalmente ma in questo non siamo mai secondi a nessuno - anche per le restanti Regioni italiane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale per dichiarazione di voto.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, nel ringraziare anche i colleghi per i loro interventi annunciamo il voto, ovviamente, positivo del nostro Gruppo consiliare, non soltanto perché la ordine del giorno è stata presentata dal Gruppo di Alleanza Nazionale, ma, come rilevato anche da altri colleghi crediamo ci si trovi davvero di fronte alla possibilità di coniugare l'erogazione di nuovi servizi - è cosa rara quando si parla di erogare nuovi servizi - peraltro molto attesi dalla cittadinanza, con un prezzo che, se non possiamo definire irrisorio, certamente, nel bilancio della Regione Piemonte avrebbe un impatto assolutamente poco significativo da un punto di vista quantitativo rispetto al numero di posti che si potrebbero ottenere.
Se dovessimo paragonare l'intervento che la Regione ha fatto con il bando emanato dopo la delibera, che recepisce l'emendamento votato in finanziaria, rispetto ai 13 milioni e mezzo di euro e quanti posti si riusciranno a creare con questi 13 milioni di euro, noi crediamo che, con una cifra assolutamente inferiore, si riuscirà a creare un numero di posti decisamente superiore. Questo è un aspetto quantitativo-numerico che ci permettiamo di sottolineare come positivo.
Nel confermare il nostro voto favorevole, così come ci auguriamo sia favorevole anche il voto di altri Gruppi consiliari e complessivamente dell'aula, ribadiamo anche la carenza dei posti all'interno della nostra Regione nell'ambito degli asili nido, anche per dare omogeneità di servizio a tutti i lavoratori e lavoratrici che lavorano all'interno delle strutture sanitarie regionali.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
Non possiamo che essere favorevoli a questo documento, che riprende tra l'altro, alcuni argomenti che avevo già toccato nel corso del dibattito generale sui minori.
Credo che una politica concreta, rivolta all'infanzia vera - non soltanto fatta di annunci - debba, appunto, concretizzarsi con interventi reali: sicuramente, uno dei più concreti, è quello all'interno delle proprie strutture, in particolare dei presidi ospedalieri, delle ASL e delle ASO piemontesi, dove la Regione ha, per sua fortuna, in questo caso totale autonomia decisionale, operativa, economica e funzionale.
La prima significativa dimostrazione deve appunto essere la realizzazione di questi asili nido all'interno delle strutture sanitarie regionali; in alcuni casi sono stati fatti, in molti altri siamo in terribile ritardo, e non si percepisce né si intuisce l'efficacia di questo tipo di ausilio verso l'infanzia, che, oltre ad avere, ovviamente, degli aspetti positivi diretti verso i minori e verso le famiglie, implica indirettamente un vantaggio e una ricaduta positiva sullo stesso sistema sanitario regionale, considerato che la presenza femminile all'interno del personale medico, ma soprattutto infermieristico, sia notevolmente alta ed incidente.
Riuscire a mantenere il personale sanitario femminile in alcune attività, senza dover ricorrere al part-time o ad altre forme di aspettativa, ha una ricaduta positiva per la stessa funzionalità ed efficienza dei servizi sanitari ospedalieri, distrettuali e territoriali.
Pertanto, questo tipo di politica deve essere portato avanti e speriamo che questa ordine del giorno, che condividiamo, sia da sufficiente stimolo per indurre la Giunta regionale a realizzare questo tipo di intervento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Ringrazio i colleghi che hanno avuto l'intelligenza politica di presentare questo ordine del giorno.
un problema che riguarda la società moderna e in Piemonte soprattutto Torino e area metropolitana, ci tocca particolarmente da vicino. Emerge infatti una carenza strutturale enorme ed un flusso sbilanciato nel dare/avere da parte delle famiglie che quotidianamente convergono su quest'area metropolitana, anche a causa di un eccessivo permissivismo o del cosidetto buonismo mediante il quale si permette l'accesso alle strutture a chiunque, anche a coloro che non ne hanno il diritto. Tutto questo, naturalmente, crea un po' di disordine anche nelle graduatorie e nella logistica, ma soprattutto nella collocazione dei bambini negli asili nido. Abbiamo letto su La Stampa notizie in merito al palazzo della Regione Piemonte , una struttura faraonica e futuristica.
Tale argomento creò non pochi scompigli nella passata Giunta Ghigo, mentre nell'attuale gl'animi dei colleghi ambientalisti sembrano essersi sopiti il collega Moriconi tace a tal proposito, tace in merito ad un palazzo così alto, con un forte impatto ambientale Collega Moriconi mi meraviglio di tanto silenzio e ancora di più che lei consenta certe cose: oltre al problema ambientale emerge, tra le altre cose, anche un problema geologico, perché per una costruzione così alta bisogna scavare in modo proporzionale, altrimenti l'arco o la flessione non reggono più. Ci dev'essere, quindi, una certa proporzionalità fra l'altezza e fondamenta. Fare scavi a Torino è un problema perché c'e un problema geologico, anche se molti non vi prestano attenzione; e lo dimostra quanto successo per il parcheggio di Piazza Vittorio. Per ritornare sugli asili nodo, questa faraonica struttura è un miraggio esattamente come la possibilità di costruire nuove strutture ricettive per i nostri bambini.
Non capisco perché la società piemontese di oggi non è stata in grado di sopperire alle carenze quotidiane sugli asili nido. Lo diceva giustamente questa mattina il collega Ghiglia, che è sempre attento e scrupoloso: ci sono degli asili nido e delle scuole elementari qui a Torino frequentati per il 90% da figli di extracomunitari. È vero questo dato?



SCANDEREBECH Deodato

GHIGLIA Agostino (fuori microfono)



SCANDEREBECH Deodato

Sì!



SCANDEREBECH Deodato

Questo dato, se è vero, dimostra che la scolarità e gli asili nido devono essere all'avanguardia, per cui devono essere ben organizzati sotto l'aspetto didattico e non solo sotto l'aspetto ricettivo, come giustamente diceva questa mattina l'Assessore.
Il futuro del nostro Paese passa dagli asili nido.
Io non rivolgo un'accusa al centrosinistra, perché fino a qualche anno fa in Piemonte ha governato il centrodestra ma è evidente che la politica non è stata in grado, fino ad oggi, di dare delle risposte concrete relativamente alla natalità e agli asili nido.
Quali sono state le risposte sugli asili nido? Se andiamo a visionare queste strutture, e in particolare gl'ingressi troneggiano le solite bacheche ove sono esposti manifesti ideologici e politici: Peccato che il collega Placido non mi ascolta, perché ci sono anche i suoi manifesti in alcuni asili nido.
Questo è un aspetto su cui dobbiamo intervenire e sul quale presto presenterò un'interrogazione, e sarà proprio lei Presidente a doversi fare carico, come massimo organo istituzionale di questa Regione, di evitare che degli squadristi che appartengono a delle forze estremiste, in tutti gli asili nido, sistematicamente appendano manifesti politicizzati in luoghi ove avviene la formazione delle giovani menti. Bisogna porre un fine a questa strumentalizzazione politica.



PRESIDENTE

Per cortesia!



SCANDEREBECH Deodato

Non se ne può più di questa politica di trattamento e di...



PRESIDENTE

Per cortesia, è in dichiarazione di voto! Consigliere Scanderebech, la pregherei di rispettare i tempi.



SCANDEREBECH Deodato

Questo per dire che il problema degli asili nido non deve essere affrontato coi manifesti: è un problema strutturale, colturale e progettuale, che riguarda il vostro futuro e quindi va affrontato con più serietà.



PRESIDENTE

Colleghi, non ho più dichiarazioni di voto. Vi faccio presente che ci sono ancora circa sedici ordini del giorno. Il Consiglio, chiaramente, si chiuderà oggi. La Conferenza dei Capigruppo dovrà valutare se e come procedere.
Suggerirei di arrivare, il più possibile, ad una votazione degli ordini del giorno, pena il rischio di non poter esaminare gli stessi, specialmente quelli presentati appositamente per questa seduta.
Il Consigliere Ghiglia ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, le chiederei di motivarmi un po' meglio un'eventuale decisione, che - glielo dico già - non incontrerebbe il nostro consenso sul fatto che la prossima volta noi non dobbiamo continuare ad esaminare gli ordini del giorno che oggi non riusciamo ad esaminare.
Presidente, vorrei vedere dove è scritto che, solo perché questo è un Consiglio straordinario, se non si esauriscono gli ordini del giorno che sono stati distribuiti e posti in discussione, noi non dobbiamo eventualmente riprendere dagli ordini del giorno per argomento correlato che abbiamo presentato e depositato oggi, dopo averne già votato alcuni.
Vorrei, da questo punto di vista, una risposta in punta di Statuto e Regolamento, non un'interpretazione. Se questa risposta in punta di Regolamento prima e di Statuto non mi può essere data, le chiedo di convocare una riunione dell'Ufficio di Presidenza per le opportune valutazioni.
Presidente, dovrei anche ricordare che c'è una questione, sollevata dal sottoscritto un paio di anni fa, che non ha ancora trovato risposta, che riguarda l'emendabilità degli ordini del giorno. Perché, se dovessimo o volessimo andare avanti per forzature, a qualcuno potrebbe venire l'idea di cominciare ad emendare gli ordini del giorno. Se a qualcuno venisse l'idea di cominciare ad emendare gli ordini del giorno, non essendo stata risolta due anni fa la questione, lei capisce che ci troveremmo di fronte ad un'impasse di non poco conto rispetto ai lavori dell'Aula.
Visto che il tema è importante, vorrei semplicemente che non si tentasse di procedere con forzature frettolose o "frettolizzazioni" forzate che, a mio modesto avviso e con un po' di esperienza, complicherebbero anziché facilitare e ostruirebbero anziché agevolare.
Quindi, mi rimetto alla sua saggezza ed alla lettera del Regolamento e dello Statuto del Consiglio regionale della Regione Piemonte, onde evitare di prendere decisioni affrettate che, non trovando una corrispondenza condivisa, non tanto nella prassi, perché parto dalla lettera e dall'articolato, ci metterebbero in una difficoltà interpretativa da cui sarebbe difficile uscire. Presidente, vorrei solo porre la questione, prima di procedere oltre.



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, visto che ha sollecitato una risposta in punta di diritto, ovviamente, mi prendo il tempo per dargliela. Poiché, è convocata per domani una Conferenza dei Presidenti di Gruppo, quella sarà la sede opportuna per calendarizzare i nostri prossimi lavori e, nell'ambito della Conferenza, affronteremo anche la questione. Se verrà richiamata, invece un'interpretazione regolamentare verranno attivati gli organi di competenza per stabilire l'interpretazione regolamentare.
Personalmente, mi farò carico di approfondire la questione con più oculatezza. La sessione straordinaria del Consiglio era convocata alle ore 10 ed era stata fissata in seduta antimeridiana. Tuttavia, il protrarsi della discussione ed il numero degli ordini del giorno hanno fatto sì che la seduta, di fatto, travolgesse la nostra pianificazione ed occupasse l'intera giornata. Il Consiglio dovrà decidere se e come procedere per affrontare prossimi adempimenti, rispetto ai vari punti che abbiamo all'ordine del giorno, tra cui c'è senz'altro questo.
Approfondirò la questione e domani, in Conferenza dei Capigruppo sentirò i Capigruppo e calendarizzerò i lavori, anche sulla base delle risultanze che emergeranno.
Vi faccio presente che questa seduta avrà anche un'eco mediatica e di questa seduta, probabilmente, parleranno i giornali di domani. Inoltre proprio per il rispetto delle persone che vi hanno lavorato, sarebbe opportuno riuscire, il più possibile, a dare risposte sugli atti di indirizzo che sono stati presentati. Anche perché non penso ci siano le condizioni per fare alcunché di diverso nell'ora rimasta prima della chiusura del Consiglio. Quindi, pregherei il più possibile di favorire l'approvazione e la votazione dei vari atti.
Mentre parlavo, ho visto che parecchi Consiglieri hanno chiesto di intervenire.
La Consigliera Cotto ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Fermo restando quello che è stato detto, proprio per incominciare a chiudere una prima parte della discussione di oggi, chiederei di discutere gli ordini del giorno che sono stati presentati proprio a seguito del Consiglio straordinario. Ovvero, l'ordine del giorno rubricato n. 739 presentato dal Gruppo di Forza Italia, l'ordine del giorno rubricato n. 3 inerente a "Politiche regionali a favore dell'infanzia e dell'adolescenza" presentato dalla Consigliera Pozzi e l'ordine del giorno rubricato n. 5 presentato dal Consigliere Lepri.



PRESIDENTE

Scusate, vediamo solo di capire.
La Consigliera Cotto propone un ordine di votazione diverso da quello che avevo pensato di seguire, ossia in ordine cronologico partendo dai primi e di anticipare, sostanzialmente, la votazione dell'ordine del giorno n. 739, prima firmataria la Consigliera Cotto, dell'ordine del giorno rubricato lettera b) o n. 3, che ha come prima firmataria la Consigliera Pozzi, avente per titolo "Politiche regionali a favore dell'infanzia e dell'adolescenza", e poi dell'ordine del giorno rubricato lettera d), che ha come primo firmatario il Consigliere Lepri, avente per titolo "Sostegni alle famiglie con minori svantaggiati".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Ci sono anche gli ordini del giorno presentati oggi dalla Lega Nord.
Quindi, sono anch'essi ordini del giorno recenti.



PRESIDENTE

Il collega Rossi fa riferimento agli ordini del giorno rubricati come 6 e 7.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Sulla proposta e in generale sulla seduta. Oggi, come il Presidente ricordava non è stata interrotta la seduta e riconvocata alle ore 14, con un altro ordine del giorno, ma è stata sospesa per continuare la discussione, perché molti erano ancora gli interventi sul punto in oggetto e poi vi erano gli ordini del giorno collegati.
Sarà materia della Conferenza dei Capigruppo di domani, ma credo che per rispetto regolamentare, così come è stata sospesa la seduta alle ore 13 ed aggiornata alle ore 14.30 con lo stesso ordine del giorno, avendo un Consiglio regionale già convocato per giovedì si debba, considerando che alle 20 interrompiamo i lavori senza aver concluso, immagino che non riusciremo a votare tutti gli ordini del giorno.
Se così avverrà ne saremo lieti, ciò non soltanto consente di concludere la discussione, ma anche di discutere tutti gli ordini del giorno. Noi abbiamo una prassi che solitamente viene utilizzata, che è quella di discutere gli ordini del giorno per presentazione. Lo possiamo anche fare se questo viene ritenuto consono su richiesta rispetto alle urgenze. Così come è fatto da altri Gruppi, noi segnaliamo le nostre urgenze e rilevo che la somma delle urgenze fa il numero complessivo degli ordini del giorno.
Pertanto, chiediamo che vengano discussi e votati gli ordini del giorno n. 640, 433, 701 e 713, oltre a quello in votazione in questo momento.
Poi sia il Presidente a decidere come crede, però siamo già ad undici o dodici più i due discussi, quindi poco cambia.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Intervengo sull'ordine dei lavori perché le avevo chiesto in modo informale se era possibile di inserire nel dibattito gli ordini del giorno collegati.
Al contrario degli altri miei colleghi sono disponibile a mettere in coda gli ordini del giorno n. 599 e 659.
Se questo favorisce la discussione, mi adeguerò.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Scanderebech, ma la collega Cotto, anche in qualità di proponente, ha fatto uno sforzo di mediazione, però non mi pare che ci siano le condizioni perché la somma delle richieste - come faceva notare il collega Vignale - alla fine va a coprire l'80% degli ordini del giorno.
A questo punto, procederei a mettere in votazione la ordine del giorno che ha come primo firmatario il Consigliere Vignale, su cui abbiamo fatto le dichiarazioni di voto. E procederei in questo senso, in maniera tale che l'ordine cronologico ci evita discussioni su altri tipi di procedure e sulla paternità degli atti.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Chiedo scusa, Presidente, il mio è un tentativo di intervenire sull'ordine dei lavori per consentire che questo Consiglio si concluda con una discussione su un tema così importante come quello delle politiche per l'infanzia, che dia il senso della complessità, dell'ampiezza e dell'importanza di una giornata di discussione come quella che abbiamo svolto.
Mi chiedevo se la proposta che ha fatto la Consigliera Cotto non potesse essere interpretata in questo modo.
Ci sono due ordini del giorno che non danno degli impegni specifici e tematici, ma di carattere molto generale. Uno è a firma della Consigliera Cotto, quindi da fonte dell'opposizione, l'altro è da fonte di maggioranza che riguarda la tematica nel suo complesso e non aspetti specifici.
Poi ci sono parecchi ordini del giorno, tutti sicuramente molto importanti, che invece sono attinenti a questioni specifiche.
Domando se sarebbe possibile chiedere che questi ultimi venissero inviati ad una discussione in Commissione per evitare che la giornata si concludesse magari votando gli ordini del giorno più vecchi, andando in ordine cronologico, e non potendo invece affrontare quelli più recenti.
Grazie.



PRESIDENTE

Non mi pare che ci siano le condizioni per procedere in senso diverso se non dal mero criterio cronologico, perché ho visto anche sull'ultima proposta cenni di dissenso di alcuni Gruppi.
Pertanto, se mi si chiede di mettere ai voti le singole proposte, lo faccio; altrimenti procederei come iniziato, seguendo l'ordine cronologico.
Noi ci siamo espressi sull'ordine del giorno n. 242 del Gruppo di Alleanza Nazionale, ordine del giorno che è stata emendata laddove faceva riferimento al bilancio preventivo 2006, sostituendo le parole "bilancio preventivo 2006" con le parole "bilancio preventivo 2008".
Sull'ordine del giorno in oggetto, ha chiesto la parola l'Assessore Migliasso, che ha pertanto facoltà di intervenire.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie, Presidente.
Io non avrei nulla in contrario ad esprimere un parere favorevole perché mi rendo perfettamente conto che all'interno dei servizi sanitari e non solo - potremmo citarne molti altri - il problema degli asili nido è un problema indubbiamente sentito.
Quello che non mi trova favorevole è il dispositivo, non soltanto per l'annualità a cui fa riferimento, che è già stata modificata, ma perch credo che quando si parla di "somma congrua da destinare alle ASL e ai poliambulatori territoriali", essendo le Aziende Sanitarie, siano esse ASO che aziende territoriali, autonome e direttamente dipendenti dalla sanità penso che debbano ritrovare al loro interno, e quindi all'interno delle loro scelte aziendali, le risorse necessarie.
Può essere invece che sia, come è stato fatto, un atto molto positivo aiutare e supportare, ma non con delle cifre specificamente destinate alle aziende sanitarie, l'accesso ai bandi, come è stato fatto nell'ultimo bando sui nidi, anche alle Aziende Sanitarie, oltre che ai Comuni, alle Comunità montane, ai consorzi e quant'altro.
Quindi, per questa ragione, e solo per questa ragione, non sarei favorevole all'accoglimento di questo ordine del giorno, non nel merito cioè sul fatto che sia cosa buona e giusta fare i nidi all'interno delle Aziende Sanitarie, come peraltro in tutte le altre situazioni lavorative.
Poi forse una volta ci sarà modo di parlare anche dell'asilo nido regionale, della versione uno e della versione due di quella famosa finanziaria, perché sono state dette delle cose imprecise.
Quindi, in questo senso e solo in questo senso, darei parere negativo ma naturalmente l'Aula è sovrana e i Gruppi sono sovrani nel decidere come comportarsi.



PRESIDENTE

stata richiesta la votazione per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sulla mozione n. 242, presentato dai Consiglieri Vignale, Boniperti, Botta, Casoni e Ghiglia, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che che come recita la DGR. del 21 Aprile del 2005, la Regione Piemonte "preso atto che, esigenza fondamentale e sempre crescente delle famiglie è la fruizione di idonei servizi di accoglienza all'infanzia, in grado di assicurare risposte educative efficaci e flessibili, fin dai primi mesi di vita dei bambini;" "visto che la rete degli asili-nido pubblici operanti nella regione è in grado di accogliere (soltanto) il 10% della popolazione minorile della fascia di età 0/2 anni;" "dato atto, pertanto, che le famiglie che non possono usufruire di asili nido pubblici in molti casi ricorrono a soluzioni diverse, avvalendosi di servizi di tipo privato oppure di servizi a custodia oraria;" rilevato che la normativa nazionale ha incentivato, per aumentare l'offerta di asili-nido, la creazione di asili-nido aziendali e micro-nidi considerato che all'interno delle ASL piemontesi operano un numero molto elevato di donne le quali, non potendo usufruire di asili-nido sono spesso costrette a optare per il part time, causando un minor introito economico a molte famiglie e minor personale a disposizione per la sanità regionale sottolineato che all'interno delle ASL della regione Piemonte, tanto nei presidi ospedalieri, quanto nei poliambulatori esistono spesso strutture sottoutilizzate che potrebbero diventare asili-nido aziendali che una parte considerevole della spesa di gestione verrebbe coperta dal pagamento di una retta mensile, come avviene negli asili-nido comunali e soprattutto - negli asili-nido privati e che, pertanto, rappresenterebbe un impegno economico assolutamente alla portata dell'Ente rilevato ancora che la realizzazione dei nidi aziendali non solo garantirebbe un servizio più efficiente per gli operatori e le operatrici della Sanità, ma - a costi decisamente inferiori rispetto alla creazione di nuovi asili nido comunali - ridurrebbe in modo significativo le enormi liste di attesa esistenti sul territorio piemontese impegna la Presidente della Giunta regionale e l'Assessore competente a stanziare sul bilancio preventivo 2008 una somma congrua da destinare alle ASL e ai poliambulatori territoriali al fine di realizzare e gestire all'interno degli stessi nuovi asili nido".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 44 Consiglieri votanti 42 Consiglieri hanno votato SÌ 12 Consiglieri hanno votato NO 1 Consiglieri si sono astenuti 29 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri Il Consiglio non approva.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 315, "Contributi per la realizzazione di asili nido" presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera Ferrero, Ghigo e Leo.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Lo ritiro, perché si riferisce ad una UPB del 2006.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 315 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Passiamo ed esaminare l'ordine del giorno n. 330 "Bonus bebè" presentato dai Consiglieri Pozzi, Bellion, Bertetto, Ferraris, Reschigna e Spinosa.



POZZI Paola

L'ordine del giorno è ritirato perché superato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 330 è ritirato dalla proponenti e conservato agli atti.
L'ordine del giorno n. 473, "Violenza sui bambini" presentato dai Consiglieri Spinosa, Dalmasso, Moriconi, Turigliatto e Valloggia è stato considerato assorbito dalla discussione, per cui non se ne richiede la votazione.
Passiamo ad esaminare l'ordine del giorno n. 551,"Congedo di maternità: stessa durata per chi adotta un bambino da un Paese straniero" presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Cirio, Leo, Pedrale, Pichetto Fratin.
La parola alla Consigliera Cotto per l'illustrazione.



COTTO Mariangela

Penso sia importante che la Giunta regionale si attivi presso il Governo affinché il congedo per maternità, oggi concesso per i primi tre mesi successivi all'effettivo ingresso in famiglia, sia esteso anche ai due mesi precedenti o per il periodo che la mamma realmente deve trascorrere all'estero in attesa dell'adozione. Questo farebbe giustizia. Sono diverse le mamme che hanno ottenuto un bimbo in adozione, che devono recarsi all'estero e sono in difficoltà perché devono chiedere ferie che non sempre vengono concesse.
Se noi chiediamo, con forza, che questo congedo venga anche concesso per i due mesi precedenti, colmiamo una discriminazione tra le mamme che hanno la fortuna di partorire un figlio e le altre che lo devono adottare all'estero. Sottolineo che, per i tre mesi successivi, il congedo per maternità è concesso, si tratterebbe solo di anticiparlo nei due mesi precedenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso per il parere della Giunta.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

La Giunta è favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 551, presentato dai Consiglieri Cotto, Cavallera, Cirio, Leo, Pedrale e Pichetto Fratin, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che purtroppo, nonostante l'attività di cooperazione internazionale del Piemonte, dell'Italia e dell'Europa, sono ancora molti i bambini in 'stato di abbandono'; convinta che 'ogni bambino ha diritto ad una famiglia, ogni bambino ha diritto ad essere amato' constatato che molti genitori, che si recano all'estero per adottare un bambino, devono soggiornare in quel Paese per circa due mesi impegna la Giunta regionale ad attivarsi presso il Governo affinché il congedo per maternità, oggi concesso per i primi tre mesi successivi all'effettivo ingresso in famiglia, sia esteso anche ai due mesi precedenti o per-al periodo che la mamma ha realmente trascorso all'estero in attesa dell'adozione".
Il Consiglio approva.
Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 599, presentato dal Consigliere Scanderebech, avente per oggetto "Piano straordinario contro la violenza su donne e bambini".
La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

un ordine del giorno che penso possa ottenere non solo il parere favorevole dell'Assessore ma di tutti i colleghi presenti in Aula.
Vorrei leggere l'impegno del documento: "Chiedo che il Consiglio impegni la Giunta e l'Assessore competente a prevedere un piano straordinario per prevenire, reprimere e combattere la violenza contro le donne e bambini; a prevedere interventi urgenti per la promozione della cultura della legalità, il rispetto dei diritti umani, in modo particolare all'interno delle comunità extracomunitarie presenti sul nostro territorio ad istituire mirate azioni repressive di controllo del territorio e di controllo educativo; a prevedere efficaci interventi di cooperazione internazionale tesi a valorizzare la presenza femminile nei paesi d'origine; a formulare un piano d'azione a tutela dei diritti dell'infanzia; ad istituire accordi bilaterali con i rappresentanti delle comunità straniere presenti in Italia per la diffusione di campagne di informazione per la promozione di diritti civile; a ratificare la convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori immigranti".
Penso sia un ordine del giorno molto condivisibile, spero che l'Assessore non ne faccia una questione personale. L'intelligenza politica oltre che amministrativa, è un dono che, a seconda delle circostanze ognuno di noi può avere. Confido molto nell'Assessore e nei colleghi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso per il parere della Giunta.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Consigliere Scanderebech, non faccio mai una questione personale nei confronti di chicchessia.
Mi dichiaro incompetente ad esprimere un parere complessivo perché le azioni contenute all'interno del dispositivo da lei presentato sono al di fuori della mia stretta competenza e spaziano dalle competenze dell'Assessore Caracciolo a quelle della Presidente, a quelle di altri Assessorati quando non, addirittura, a competenze di ordine statale. In questo senso, e solo per questo senso, non mi sento di esprimere un parere vincolante per nessuno.
Non perché se io do un parere diverso l'Aula non sia libera di votare come vuole. Per quello che riguarda il suggerimento che la Giunta può dare c'è libertà di voto, nel senso che dicevo prima e per le ragioni che dicevo prima.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Ringrazio l'Assessore Migliasso per averci ricordato che l'Aula ha libertà di voto, noi ne siamo sommamente grati. In effetti, se non ci fossero questi richiami, probabilmente ce lo potremo anche scordare.
Visto che, correttamente, suppongo, altrimenti non sarebbe intervenuta in questo senso, non è competente ad esprimere un'opinione nel merito dell'ordine del giorno, chiedo, a questo punto: chi è competente? Magari si potrebbe prevedere un intervento corale a più voci, sezionando la materia pezzo per pezzo, visto che abbiamo anche la fortuna di avere in aula l'Assessore Caracciolo e la Presidente Bresso. Chiedo di avere un parere da chi è competente a darcelo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Condivido quanto detto dall'Assessore, ma qui stiamo parlando di violenze su donne e bambini. È chiaro che le competenze spaziano, ma lei è l'Assessore. Non può sempre scappare nell'assumersi le responsabilità.
Prima si è espressa favorevolmente e tanga presente che il 90% delle competenze sono sue. Chiamiamo un costituzionalista, leggiamo e poi vediamo se l'80-90% di quest'ordine del giorno non è di sua competenza.
A me non sta bene che me lo bocciate, perché stiamo parlando di un piano straordinario contro gli abusi su donne e bambini. Le faccio presente che quest'ordine del giorno è stato anche presentato alla Regione Lazio e alla Regione Liguria dal Gruppo de La Margherita, pari pari,. Ho modificato qualcosa, ma mi è piaciuto. Quando a me le cose piacciono e sono interessanti le conquisto con tutti i mezzi. Questo rientra anche nell'intelligenza politica.



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Capisco che l'ora è tarda, ma ritorniamo al tema.



SCANDEREBECH Deodato

Lei, Assessore, è libera di esprimere il suo parere e la sua opinione perché, fino a prova contraria, siamo in Italia, dove la libertà di parola è ancora una libertà che ognuno di noi, per fortuna, ha acquisito e conquistato. Però, ripeto, stiamo parlando di violenze su donne e bambini quindi stiamo parlando di un tema molto sentito da tutti i colleghi. Poi decidete voi se lo volete bocciare, fate quello che ritenete opportuno.
E' un'occasione buona per prendere in mano la questione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Ringraziamo ovviamente il collega Scanderebech e il Gruppo dell'UDC per aver presentato un ordine del giorno su un argomento che riteniamo molto importante.
Ovviamente, preannuncio il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia.
Mi permetto di fare una brevissima riflessione rispetto alle considerazioni che faceva l'Assessore sulla competenza o non competenza.
ovvio che se l'argomento lo si considera in senso ampio, tutti hanno o non hanno competenza rispetto ad argomenti così importanti. Penso però che questo Consiglio possa, in qualche modo, individuare una serie di punti sui quali impegnarsi per apportare delle soluzioni e delle proposte.
Le ricordo, Assessore, che per esempio le Consigliere di questo Consiglio (non so se ha firmato anche lei, sinceramente non me lo ricordo) hanno presentato un progetto di legge che andrà in consultazione a settembre, che fa una proposta operativa rispetto al tema della tutela legale delle donne vittime di violenza, su cui sono state già stanziate delle risorse nello scorso bilancio di previsione, con un nostro emendamento e su nostra richiesta, pari a 250 mila euro.
Al di là del fatto di dire competenza nostra o meno, su tutti i temi anche questo Consiglio può immaginare di dare il proprio contributo e di dedicare la propria attività. Per esempio, al di là della discussione della legge nelle prossime sedute di Commissione, ci interesserebbe capire come si intende spendere queste risorse che sono state messe a disposizione nel bilancio di previsione, con quale modalità e con quali tempi.
Come vede, Assessore, anche su questi temi il Consiglio può esercitare liberamente e legittimamente un'attività di proposta che noi, molto sommessamente, come Consiglieri regionali, abbiamo ritenuto di fare. Questo è un invito a lei, Assessore, al Consiglio regionale e a questa maggioranza a rivalutare il posizionamento rispetto a questo ordine del giorno, che invece, dal nostro punto di vista, evidenzia una serie di problemi assolutamente quotidiani (purtroppo) e di estrema importanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Sinceramente, Assessore Migliasso...
Presidente, il Consiglio regionale non è ancora sciolto stasera? Lo chiedo perché ho visto un po' di capannelli e, di norma, non si pu stazionare in aula in maniera...



PRESIDENTE

Direi ai Consiglieri di provvedere a una seria repressione di queste pratiche, che tra l'altro vedono corresponsabili la Presidente della Giunta regionale e il Presidente del maggior Gruppo dell'opposizione. Spero che gli elettori giudichino questi comportamenti.



GHIGLIA Agostino

Basta già il reso di quello che fanno, non è il caso che li giudichino anche per come stanno in Aula! Suggerirei all'Assessore Migliasso di dare un giudizio un po' meno frettoloso rispetto a quest'ordine del giorno, perché non è vero quello che dice lei. Nel dispositivo ci sono delle parti che potrebbero non riguardare la competenza della Regione, ma questo non toglie che, se il collega Scanderebech fosse d'accordo, si potrebbe votare per parti separate, perch ci sono almeno tre punti che, a mio sommesso e modesto avviso, potrebbero rientrare tranquillamente nelle competenze regionali.
Non vedo perché non possa essere autonomamente competenza regionale "prevedere un piano straordinario per prevenire, reprimere e combattere la violenza contro le donne e i bambini", oppure "prevedere interventi urgenti per la promozione della cultura e della legalità, il rispetto dei diritti umani". Non vedo perché non possa essere di nostra diretta competenza "formulare un piano d'azione a tutela dei diritti dell'infanzia".
Questi tre punti, Assessore Migliasso, non perché nel Lazio il Gruppo de La Margherita li ha votati - al di là della floricoltura, il partito de La Margherita è fatta di tanti petali, lo dice il nome stesso, magari il petalo laziale è più disponibile del petalo piemontese - meriterebbero a mio avviso di essere salvaguardati e salvati. Si potrebbe addivenire ad una votazione anche favorevole, caso mai stralciando quelle parti, se anche il collega Scanderebech fosse d'accordo, che non sono di stretta competenza regionale. Mi sembrerebbe positivo. Poi non so se la Giunta intende recepire quest'ipotesi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso per il parere della Giunta.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Apprezzo la proposta del Consigliere Ghiglia. Sottolineo che, quando ho detto che non era di mia competenza, non lo dicevo in senso burocratico come se non me ne importasse un fico secco. Lo dicevo semplicemente perch il confine tra le competenze statali e quelle regionali è spesso sottile per cui occorre non fare confusione. Ma anche all'interno di alcune azioni che possono riguardare esclusivamente le competenze della Regione, lo dicevo per un senso di rispetto nei confronti della Presidente della Giunta da un lato e di altri miei colleghi dall'altro. Se la proposta è quella di esprimere un parere sui punti che possiamo chiamare A1), A2) e A5), sul punto A1) chiederei di espungere, se siete d'accordo, la parola "reprimere", perché non è compito mio reprimere il fenomeno. Il punto verrebbe riformulato ".a prevedere un piano straordinario per prevenire e combattere la violenza contro le donne e i bambini"; sugli altri punti enunciati da lei sono d'accordo, per cui esprimo il parere favorevole della Giunta.



PRESIDENTE

Provo a riformulare il testo, per verificare la disponibilità del collega Scanderebech.
Ai sensi del dibattito, parrebbe emergere la seguente ipotesi di deliberativo: "...a prevedere un piano straordinario per prevenire e combattere la violenza contro le donne e i bambini; - sopprimendo la parola "reprimere"; "a prevedere interventi urgenti per la promozione della cultura" e via dicendo, fino alla fine del punto. Scompaiono i due punti successivi, e rimane "a formulare un piano d'azione a tutela dei diritti dell'infanzia" Infine, scompaiono gli ultimi due punti. Consigliere Scanderebech, è d'accordo con la proposta?



SCANDEREBECH Deodato

Non si può non essere d'accordo. Però, solo per puntualizzare, il punto 4), che recita "a prevedere efficaci interventi di cooperazioni internazionali tesi a valorizzare la presenza femminile nei Paesi d'origine", penso che sia una cosa di fondamentale importanza.
Adesso mi permetto anche di dire che non so se rientra fra le sue competenze o fra le competenze della Presidente.
Però, come ripeto, è materia regionale.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare (fuori microfono)

Non è competenza mia.



SCANDEREBECH Deodato

Al punto successivo, ovvero al primo capoverso della seconda pagina che recita: "Ad istituire accordi bilaterali coi rappresentanti delle comunità straniere presenti in Italia per la diffusione di campagne di informazione per la promozione dei diritti civili", potremmo specificare "in Piemonte".
Anche su questo non vedo cosa ci sia...
Come ripeto, però, se non è possibile, mi va bene già così.
Per ricapitolare, il punto 1) e 2) vanno bene.
Il punto 3), che riguarda le azioni repressive, lo eliminiamo.
Il punto 4), che recita: "A prevedere efficaci interventi di cooperazione...", è di competenza regionale, quindi non vedo perch eliminarlo.
Nel primo punto della pagina successiva, che recita "ad istituire accordi bilaterali con i rappresentanti delle comunità straniere" sostituirei le parole "presenti in Italia" con le parole "presenti in Piemonte".
Come ripeto, però, mi va bene già così, non ci sono problemi. Mi sembra che sia rafforzativo già il lavoro svolto...



PRESIDENTE

Scusate, ma sono le ore 19.46 e dobbiamo provare ad arrivare ad una soluzione di sintesi.
In prima analisi, lei è il presentatore dell'atto di indirizzo, quindi lo stesso viene modificato, fintanto che non si valuteranno altre ipotesi diverse, solo dal proponente.
Ci dia la sua formulazione, Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

A me vanno bene i punti 1), 2) e 3). Però, se l'Assessore volesse ancora condivide di aggiungere il punto 4) e sostituire, al punto 6), la parola "Italia" con la parola "Piemonte"...



PRESIDENTE

L'Assessore Migliasso fa cenni di diniego, quindi consideriamo il dispositivo come letto da me poc'anzi?



SCANDEREBECH Deodato

Sì.



PRESIDENTE

Perfetto.



SCANDEREBECH Deodato

Mi affido alla sua maestria. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliera Cotto, il suo Gruppo è già intervenuto per dichiarazione di voto.



COTTO Mariangela

Sarò brevissima.



PRESIDENTE

Prego, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Mi sembrava giusto ricordare all'Assessore e all'Aula che "interventi di cooperazione internazionale, tesi a valorizzare la presenza femminile nei Paesi d'origine" sono già stati attuati in Burkina Faso, in Nigeria, in collaborazione con associazioni, con il Comune di Torino e con don Ciotti.
Pertanto, è una tradizione della Regione Piemonte.
Chiederei quindi all'Assessore e alla stessa maggioranza un ripensamento, per evitare, un domani, l'insorgere di polemiche. Non credo che alla maggioranza faccia piacere sapere che l'Assessore ha fatto togliere questa frase; proprio ad una maggioranza di sinistra! Lo faceva una Giunta di centrodestra e adesso una Giunta di centrosinistra non vuole fare interventi a favore delle donne nei Paesi d'origine? Ricordo il discorso del microcredito.
Chi si interessa di cooperazione internazionale - ammesso che qualcuno se ne interessi - queste cose le avrà già sentite dai propri collaboratori altrimenti basta consultare il sito, e queste cose vengono fuori. Vorrei ricordare a chi era impegnato nel Comune di Torino i progetti che la Regione Piemonte ha finanziato proprio nell'ambito della cooperazione decentrata.
La fretta può essere cattiva consigliera, Presidente. Penso che la maggioranza non faccia una bella figura se toglie questa frase.
Interrompiamo i progetti che sono ancora in corso?



PRESIDENTE

Siamo in fase di dichiarazione di voto. Può intervenire solo se intende proporre un'altra modifica all'emendamento. Altrimenti...



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Mi corre l'obbligo di dare una spiegazione, perché la Consigliere Cotto non può partire da quella che è stata la sua esperienza personale e trasferirla qui.
La Consigliere Cotto aveva anche la delega alla cooperazione internazionale, cosa che la sottoscritta non ha, se non nell'ambito di quella piccola porzione di cooperazione internazionale che rientra nelle competenze della RAI.
In ogni caso, concludo precisando che, per evitare strumentalizzazioni e pur essendo questa una competenza della Presidente, accetto il suggerimento di mantenere il cosiddetto punto 4), modificando come segue: "A prevedere efficaci interventi tesi a valorizzare la presenza femminile nei Paesi d'origine nell'ambito di quelle che sono le competenze della cooperazione internazionale".



PRESIDENTE

Con quest'ultimo intervento, viene accolta una richiesta avanzata dal proponente.
Il testo finale risulta il seguente: "A prevedere efficaci interventi di cooperazione internazionale tesi a valorizzare la presenza femminile nei Paesi d'origine, nell'ambito delle competenze della Regione Piemonte".
Consigliere Scanderebech lei emenda in questo senso il suo ordine del giorno.
Pertanto, nel dispositivo, il punto terzo, sesto e settimo scompaiono.
Così come al punto primo scompare la parola "reprimere".
Indìco la votazione palese dell'ordine del giorno n. 599, presentato dal Consigliere Scanderebech, con il parere favorevole della Giunta regionale il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che: nel nostro paese i casi di violenza nei confronti delle donne e dei bambini sono gravi, mostruosi e purtroppo sempre più ricorrenti le vistose violazioni dei diritti delle donne e dei bambini sono sempre più intollerabili, poiché offendendo la dignità della persona rinnegando le diverse deliberazioni internazionali e nazionali in materia, in modo particolare della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea la violenza fisica, sessuale e psicologica nei confronti delle donne e dei bambini costituisce un attentato al loro diritto di vita, alla sicurezza e alla libertà e alla dignità considerato che: la tratta di essere umani e la prostituzione coatta, costituiscono la peggior calamità dei nostri tempi le immigrate vivono particolari situazioni di disagio e sono private dei primari diritti di cittadinanza, come emerge anche nel rapporto ONU sulla popolazione nel Mondo 2006 il Consiglio impegna la Giunta e l'Assessore competente: a prevedere un piano straordinario per prevenire e combattere la violenza contro le donne e i bambini a prevedere interventi urgenti per la promozione della cultura della legalità, il rispetto dei diritti umani, in modo particolare all'interno delle comunità extracomunitarie presenti sul nostro territorio a prevedere efficaci interventi di cooperazione internazionale tesi a valorizzare la presenza femminile nei paesi d'origine nell'ambito delle competenze della Regione Piemonte a formulare un piano d'azione a tutela dei diritti dell'infanzia".
Il Consiglio approva.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 637, avente ad oggetto "Trasmissioni di programmi contenenti scene pornografiche in tv" presentato dai Consiglieri Cotto, Leo, Nastri, Pedrale.
La parola alla prima firmataria, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente, questo ordine del giorno è stato da noi presentato subito dopo che la Corte di Cassazione, nel marzo 2007, ha accolto il ricorso promosso dall'Authority per le comunicazioni contro la decisione del Tribunale di Milano e ha vietato la trasmissione di programmi che possano nuocere allo sviluppo psichico e morale dei minori, che contengono scene di violenza o pornografiche. Pertanto, devono essere multate le emittenze televisive che promuovono in tv, anche se nelle ore notturne linee telefoniche erotiche.
Noi vorremmo impegnare tutto il Consiglio e la Giunta a sollecitare un fermo impegno da parte del CORECOM piemontese al monitoraggio e alla vigilanza sulle emittenti, affinché sia rispettato il divieto di trasmissione di programmi contenenti scene pornografiche.



PRESIDENTE

Collega Cotto, mi corre l'obbligo di informare che i membri del CORECOM hanno già deliberato, su iniziativa dell'Autorità nazionale delle comunicazioni, di svolgere in via sperimentale, a livello nazionale, uno studio su un nuovo meccanismo di ripartizione delle sovvenzioni tra le emittenze televisive, proprio per valorizzare la qualità delle trasmissioni e penalizzare i programmi di bassa qualità o che, a maggior ragione contengano messaggi di comunicazione non conformi.
La parola alla Consigliera Cotto, a completamento del suo intervento.



COTTO Mariangela

Intervengo solo per dire che, dopo queste sue assicurazioni, posso ritirare l'ordine del giorno, perché mi ritengo soddisfatta di quanto lei ha dichiarato.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 637 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 640, avente ad oggetto "Contrasto e prevenzione delle pratiche di mutilazione genitale femminile ed attuazione della legge n. 7/2006", presentato dai Consiglieri Casoni Boniperti, Botta, Ghiglia, Vignale.
La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Su questo ordine del giorno chiedo il parere dell'Assessore, dopodich ci riserviamo di intervenire, anche perché mancano quattro minuti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Migliasso, che intende esprimere un parere sull'ordine del giorno.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Sarei favorevole, ma vorrei solo sapere cosa intende - la considero una mia carenza e di questo mi scuso - parlando di legge n. 7/2006, perché la legge 7/2006, che è una legge regionale, riguarda l'associazionismo.
Suppongo, poiché me la sono fatta portare...



(Commenti fuori microfono)



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Mi scusi, Presidente, non ho capito.



(Commenti fuori microfono)



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

una legge nazionale.
Comunque, al di là dei numeri delle leggi, quello che conta in questo ordine del giorno è il contenuto, quindi, demandiamo pure agli uffici. Qui recita chiaramente: "Predisponendo campagne informative dirette a diffondere la conoscenza dei diritti fondamentali della persona", con il contenuto conseguente. È molto chiaro, non attacchiamoci, è comunque un riferimento che è stato fatto, lei deve dire se accetta questa cosa o meno.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Pozzi.



POZZI Paola

Signor Presidente, intanto vorrei conoscere gli intendimenti per quanto riguarda la conclusione dei lavori del Consiglio. Sentivo parlare di quattro minuti, che, sinceramente, mi sembrano pochi per affrontare questioni così significative.
Reitero la mia richiesta già avanzata nell'intervento precedente.
Relativamente ad alcuni ordini del giorno che riguardano questioni significative - questo è uno di quelli - e che richiedono interventi probabilmente importanti per quanto riguarda la salute delle donne straniere e la possibilità di intervenire con loro nella fase ancora precedente la pubertà e la presenza nei consultori, ad esempio, chiedo se non sia il caso di un approfondimento in Commissione.
Sinceramente, ritengo insufficienti questi minuti per affrontare temi così significativi. Se ci fosse la disponibilità ad approfondire la questione in Commissione, credo che ce ne avvantaggeremmo tutti, in primo luogo i firmatari dell'ordine del giorno.
Inoltre, vorrei conoscere le intenzioni per quanto riguarda i lavori di questo Consiglio.



PRESIDENTE

Indicativamente, come da prassi, dovremmo chiudere i nostri lavori alle ore 20, a meno che i colleghi non desiderino procedere oltre, ma non mi sembra ci siano le condizioni.
La collega Pozzi ha avanzato la proposta di rinviare in Commissione l'ordine del giorno n. 640. I proponenti non sono d'accordo e chiedono di andare alla votazione.
La parola all'Assessore Migliasso.



MIGLIASSO Teresa Angela, Assessore al welfare

Mi scusi, Presidente Casoni, non è ultroneo o un escamotage per non dare un parere sul suo ordine del giorno la mia richiesta di conoscere quella che, leggendo il dispositivo - ahimè, sbagliando, me ne scuso avevo immaginato essere una legge regionale, tanto è vero che, facendomela portare, ho scoperto essere la legge sull'associazionismo.
Guardando la narrativa, vedo che la stessa legge n. 7/2006 è una legge nazionale che modifica il Codice Penale.
troppo chiedere, pur condividendo lo spirito del suo ordine del giorno, per evitare di votare su questioni impegnative e serie, cercando anche di capire il tipo di copertura finanziaria - oltretutto si fa riferimento al bilancio 2007, immagino che si potrebbe ragionare sul 2008 un rinvio? Non è ragionevole, impegnandosi la sottoscritta a partecipare alla Commissione che vorrà discuterlo, accettare la proposta della Consigliera Pozzi?



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Casoni.
Ne ha facoltà



CASONI William

Visto che stiamo affrontando questo tema da tutta la giornata e visto che non sono esauriti gli ordini del giorno, possiamo benissimo interrompere.
Lei faccia tutti gli approfondimenti che vuole. Alla ripresa dei lavori esaminando i rimanenti ordini del giorno, ci darà le sue impressioni in proposito.



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, se vuole non lo metto in votazione e chiudiamo qui la questione, però ci tengo solo a precisare che la prossima calendarizzazione del punto sarà oggetto della Conferenza dei Capigruppo perché la questione è già stata contestata dal suo Gruppo. Non le do garanzie a priori circa il fatto che questo sia il primo punto da cui partire nel Consiglio prossimo venturo. Sarà oggetto di una decisione che sarà presa domani, in sede di Conferenza dei Presidenti di Gruppo.
Ritiene di non procedere?



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Bene, quindi non procediamo alla votazione.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.03)



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