Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.201 del 26/06/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 14.35 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



(Alle ore 15.01 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Buquicchio, Cattaneo Cavallera, Deambrogio, Lepri, Turigliatto.


Argomento:

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g.:

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno n. 708, inerente a "Riforma previdenziale" (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Questioni internazionali

Ordine del giorno n. 728, inerente a "Adesione alla manifestazione 'Salviamo i cristiani'" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Colleghi, è stata richiesta l'iscrizione di due ordini del giorno: uno della maggioranza, rubricato n. 708, inerente a "Riforma previdenziale" presentato dai Consiglieri presentato dai Consiglieri Chieppa, Deambrogio Bossuto, Robotti, Valloggia, Moriconi, Spinosa, Clement, Dalmasso Buquicchio l'altro, rubricato n. 728, avente ad oggetto "Adesione alla manifestazione 'Salviamo i cristiani'", presentato dai Consiglieri Leo, Cotto, Toselli Rossi, Dutto e Novero.
Se l'Aula acconsente, li diamo per iscritti entrambi.



(L'Assemblea, all'unanimità acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Chieppa di esaminare l'ordine del giorno n. 728, inerente a "Riforma previdenziale"


PRESIDENTE

Il Consigliere Chieppa ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Intervengo molto rapidamente, in quanto non voglio assolutamente far perdere tempo al Consiglio.
In relazione all'ordine del giorno sul dibattito che è aperto sul piano nazionale, il confronto sul tema della riforma per quanto riguarda l'intervento sul piano previdenziale delle pensioni nel nostro Paese sarebbe opportuno - ovviamente, a mio avviso, lo è - quando l'Aula lo ritiene e se lo ritiene (oggi oppure in subordine, se la trattativa non sarà chiusa, la prossima riunione di Consiglio regionale), affrontare la questione.
Credo che il testo dell'ordine del giorno sia sufficientemente chiaro.
Non penso che l'Aula dovrebbe impegnarsi - ovviamente esprimo un parere personale - in una discussione nel merito, perché ci sono anche atti che riguardano più direttamente l'azione del nostro ente sul territorio e che ritengo debbano essere discussi e affrontati appena possibile. Tuttavia sarebbe uno dei casi rari in cui il Consiglio regionale del Piemonte potrebbe assumere una posizione su un tema che è anche all'o.d.g.
dell'agenda nazionale.
In questo senso la mia sollecitazione, seppure circoscritta alla volontà di non voler intralciare i lavori del Consiglio regionale rispetto all'ordine del giorno che è stato definito dalla Conferenza dei Capigruppo che per me va benissimo, non c'è alcun problema.
Chiedo se sia possibile fare un ragionamento di votazione senza discussione dell'ordine del giorno con brevissime dichiarazioni dei Gruppi.
Se non fosse possibile in questa giornata, chiedo però che già da oggi si preveda la discussione martedì prossimo, nel caso in cui la questione sul piano nazionale risultasse ancora aperta e ancora da definire.
Ho voluto puntualizzare la questione e mi pare di porla con grande serenità, seppure abbia un'importanza rilevante non solo dal punto di vista politico.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Si, poi subito dopo andrò a firmare e quindi a ottenere anche il diritto, che peraltro mi viene ugualmente concesso, di parlare.
Intanto, non avendo letto l'ordine del giorno a cui allude il collega Chieppa, mi sembra di poter indubbiamente convenire su un fatto: si tratta di un tema che è di oggettiva importanza per tutto il territorio, non soltanto italiano, poiché è un tema sull'agenda nazionale oggi, anzi ieri perché, se non ho perso il contatto con i media, non più tardi di ieri sera i Ministri competenti hanno annunciato, pur in un dibattito ragionevolmente vivo e non ancora chiuso, di aver raggiunto quella che sembrerebbe un'intesa.
Leggendo i giornali di oggi - ahimè, non sempre forieri solo di verità ci sembra di poter comprendere che forse tutti gli equilibri sono stati raggiunti e quindi ha certamente del buonsenso l'idea che la Regione Piemonte - se lo ritiene - su questo porti un contributo al dibattito nazionale.
Credo che questa Regione sul mondo del welfare ha avuto di che insegnare a tutto il Paese sia in senso positivo che, talora, in senso meno positivo. Anche qui il collega Chieppa mi consentirà di esprimere opinioni personali e, se ha senso che parli, ha senso che parli oggi, tradotto in politichese più esplicito.
L'intervento del Consigliere Chieppa è stato molto compito, molto a modo; deve aver passato un pessimo week-end di San Giovanni, il compagno Chieppa, e di questo mi dispiace. Ebbene, se si ritiene che l'intervento del collega Chieppa possa essere assunto come opinione della maggioranza l'amplissimo schieramento delle minoranze - che io non rappresento - è largamente disponibile a discuterne immediatamente onde portare, se lo sapremo fare, un nostro contributo sul tema fin che è utile, cioè a babbo vivo. Ove ciò non capitasse, direi che dopo, francamente, ci interessa molto meno, perché diventa commento.
Allora, noi pretenderemmo che l'ordine del giorno in oggetto venisse discusso subito dopo quando l'Aula prenderà in esame quello da me presentato sul tema di Oriana Fallaci, circa un anno fa. Quando questo l'avremo discusso, subito dopo, ove ciò non avvenisse, discuteremo anche quello del compagno Chieppa.
Rimanendo ciò fermo, oggi mi sembra, se si vuole portare un contributo un momento idoneo perché la materia è ancora viva, è ancora magmatica e forse su questa si può utilmente incidere da tutti i punti di vista.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Oggi è stato convocato il Consiglio regionale. Questa mattina abbiamo svolto il sindacato ispettivo e abbiamo discusso più di una volta su questioni relative all'ordine dei lavori. Abbiamo alcune questioni già iscritte all'o.d.g. del Consiglio: mi riferisco ad argomenti come la Finpiemonte, il consuntivo e il rendiconto generale.
Mi pare che, per quanto riguarda la questione della Finpiemonte, ci sia un'intesa per discuterlo martedì prossimo, però credo che potremmo fare il consuntivo e il rendiconto generale e, sempre se c'è un'intesa, affrontare l'ordine del giorno proposto dal Consigliere Chieppa. In sostanza, prima farei questo passaggio del consuntivo e del rendiconto generale e poi tratterei l'ordine del giorno, verificando se c'è lo spazio per andare oltre nei lavori di questo Consiglio regionale. Si tratta di verificare anche i tempi, però almeno sul consuntivo e sul rendiconto generale andrei avanti e poi farei l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chieppa



PRESIDENTE

La richiesta del collega Chieppa era, fra l'altro, molto chiara: una votazione senza dibattito. Poi è evidente che l'Aula è sovrana. Vi è sempre la possibilità di poter richiedere ulteriormente la votazione sull'ordine del giorno, o di affrontarlo domani in sede di Capigruppo per calendarizzarlo nel prossimo Consiglio.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 275, inerente a "Conto consuntivo del bilancio del Consiglio regionale per l'anno 2006" (Divenuta deliberazione consiliare n. 132 - 23966 del 26 giugno 2007)


PRESIDENTE

Esaminiamo la proposta di deliberazione n. 275, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Vicepresidente Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Grazie, Presidente.
Ai sensi del Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio, il rendiconto generale del Consiglio per l'anno 2006 è partito da un avanzo di cassa al 1 gennaio 2006 di 25.969.639,35 euro. Sono state riscosse somme per un ammontare di 70.175.073,42 euro. Al 31 dicembre sono stati misurati residui attivi per 3.423.690,16 euro.
Il totale delle entrate d'esercizio ammonta a 99.568.402,93 euro.
I pagamenti in conto residui 2004-2005 e competenza 2006 ammontano a 60.339.572,94 euro, i residui passivi risultano 22.863.944,23 euro e l'avanzo 16.364.885,76 euro, per un totale delle uscite d'esercizio di 99.568.404,93 euro.
In Commissione si è già avuto modo di illustrare le motivazioni che hanno generato questo tipo di avanzo, legato ad acquisizioni immobiliari poi effettuate dalla Direzione Patrimonio e quindi della Giunta regionale.
Pertanto, come in sede di assestamento, sarà devoluto a favore del bilancio principale della Regione (e quindi della Giunta) una quota di questo avanzo, quello non reimpostato sull'esercizio 2007.



PRESIDENTE

Grazie, Vicepresidente Pichetto Fratin.
Vi sono richieste di intervento? Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ce ne sono, ce ne sono. Ce ne sono di due tipi.
La prima è rivolta al Vicepresidente Peveraro. Il rendiconto all'interno del bilancio del Consiglio regionale è solo un tassello di una più ampia procedura; ma nel prossimo bilancio che lei ci proporrà quando sarete pronti (dovete ancora proporre l'assestamento, quindi diciamo in autunno, per comodità di ragionamento), ne terrà conto? Perché così prevede la legge.
Il bilancio di previsione del Consiglio è un tassello del più ampio bilancio dell'Ente Regione.
A questo punto, è passato un anno. Tra l'altro, le facciamo gli auguri di buon compleanno: le auguriamo di continuare con noi con la stessa efficacia, dal punto di vista politico, con cui lei ha collaborato in questo primo anno, perché ne siamo molto soddisfatti.
Nell'augurarle, quindi, buon compleanno, le chiedevamo due cose: la prima, come Assessore al bilancio, è se non ritiene - come io ritenni quando ero seduto al suo posto - che il semplice recepimento, da parte del bilancio della Giunta e del bilancio del Consiglio (perché questo oggi la legge dispone), sia non un modo di rispettare la differenza dei ruoli perché così venne allora da noi motivato, ma una modalità eccessivamente passiva, nell'ambito delle più ampie esigenze del bilancio della Regione e quindi della Giunta, per un tassello pur consistente... Alcune decine di milioni di euro: 60, dico bene? A occhio e croce.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze (fuori microfono)

99.



BURZI Angelo

Comunque irrilevanti, pur nella loro grande dimensione, rispetto a quello della Regione. Forse si potrebbe avere un approccio diverso. E qualora questo lei lo avesse già maturato, ci piacerebbe sapere con che modalità.
Per quanto attiene, invece, le sue competenze di Assessore al patrimonio, lei ha ascoltato con attenzione la relazione che il Vicepresidente Pichetto ha portato al consuntivo del Consiglio regionale nell'ambito del quale è stato citato con un paragrafo (credo non di più) una componente di acquisizione patrimoniale che è avvenuta nel corso del precedente esercizio, in merito alla quale, siccome mi sembra che sia lievemente contraddittoria con le politiche del patrimonio che lei ci propone nell'ambito della I Commissione - ma forse mi sono distratto vorrei capire in sede partitica, in sede politica e in sede di maggioranza come le acquisizioni che abbiamo fatto si configurino, si compenetrino diventino omogenee e si rendano compatibili o meno con le politiche di patrimonio che, nel consuntivo che vedremo nelle prossime puntate della Giunta della Regione, si sono svolte in questo ultimo esercizio e soprattutto con quei programmi, ancora più importanti del consuntivo, che lei credo si proponga (e ci proponga) per le prossime puntate.
Uno: la legge; due: il patrimonio. Questo è giusto per cominciare a scaldarci un po', visto che ho avuto modo di riflettere nell'ora in cui ho atteso che la maggioranza fosse ansiosa di approvare questo ed altri provvedimenti.
Avendo avuto un'ora per attendere - dalle 14.30, quando eravamo convocati, alle 15.30 - ho maturato una serie di dubbi che adesso mi permetterò di sottoporvi, onde la mia attesa non risulti del tutto inutile.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente Burzi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che gran parte del rendiconto del Consiglio sia, in qualche modo non soltanto di più semplice lettura, ma anche di più semplice valutazione politica, perché le percentuali che il Consiglio spende, rispetto a quello che è lo stanziamento assegnato e poi assestato, sono assolutamente rilevanti. Pertanto, non vi sono grandi valutazioni da fare, se non su alcune voci, relativamente a quelle che sono le spese residue o le economie. In alcuni casi, è anche significativo farlo presente.
Vi è soltanto una spesa che mi risulta difficilmente comprensibile anche se certamente è incomprensibile non tanto nella qualità ma nella quantità dell'importo, ed è relativa al potenziamento del sistema informatico e all'acquisto, noleggio e manutenzione delle attrezzature informatiche. Nel senso che vi è uno stanziamento assestato in competenza di un miliardo e 621 milioni per l'articolo 2 e di un miliardo e 118 milioni per l'articolo 3. Pur considerando il primo anno di legislatura sinceramente non riesco bene a comprendere le motivazioni di questa spesa.
Lo dico soprattutto in termini di quantità, non certo di qualità.



PRESIDENTE

La parola l'Assessore Peveraro.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Ho chiesto di intervenire in merito alle considerazioni che aveva fatto il Presidente Burzi e non all'ultimo intervento del Consigliere Vignale, in quanto non di mia competenza, essendo stata richiesta una precisazione in merito ad un aspetto molto tecnico.
La prima questione mi pare che ponesse come richiesta la possibilità dal punto di vista tecnico assolutamente corretta, di inserire nei vari livelli di bilancio, ma per il prossimo bilancio di previsione o, meglio nel bilancio di previsione del 2008, i fatti e le informazioni relative al bilancio del Consiglio regionale. Mi sembra assolutamente di poter aderire alla richiesta.
È evidente che questo innesca tutto un ragionamento sulle tempistiche di approvazione dei vari organismi.
Credo che quest'anno saremo nelle condizioni di portare all'attenzione del dibattito consiliare prima e del Consiglio regionale dopo, la legge finanziaria 2008, un po' prima rispetto all'anno 2007.
In particolare, anche in relazione al fatto che, come già abbiamo avuto modo di discutere in sede di Commissione, il bilancio di assestamento (che è in fase di predisposizione e quindi conseguentemente poi sarà portato all'approvazione di Giunta e alla presentazione delle Commissioni competenti) è un bilancio molto essenziale e senza grandi importi (avremo modo di discuterne nel punto successivo), l'avanzo che risulta dal bilancio consuntivo 2006 è sostanzialmente allineato con la previsione dell'avanzo inserita nella legge finanziaria 2007. Conseguentemente, è scarso il margine di azione sul bilancio di assestamento, mentre evidentemente risulterà necessaria una serie di operazioni di riclassificazione.
Auspico di poter disporre dei dati degli elementi del bilanci del Consiglio regionale, coerentemente con l'inserimento nei bilanci che predispone la Giunta.
Sulla questione del patrimonio, in realtà, mi pare che la considerazione nascesse dall'acquisizione che il Consiglio ha fatto dei locali di via Alfieri. È stata una scelta del Consiglio regionale, di cui la Giunta ha preso atto. In parte può contraddire l'impostazione generale ma, come ho avuto modo di dire nell'illustrazione del progetto del palazzo unico regionale, siamo in una situazione, a mio avviso, fortunata, in un momento in cui possiamo scindere le sorti degli uffici della Giunta regionale dalle che decisioni che il Consiglio regionale assumerà rispetto ad una sua possibile eventuale collocazione in un complesso unico a Lingotto.
In particolare, com'è noto, sta andando avanti il progetto di inserimento del palazzo unico nell'area dell'ex Avio, per il quale abbiamo recentemente approvato un master planning di programma con la Città di Torino, per la riqualificazione dell'intera area. Le due zone destinate agli uffici della Giunta regionale e al Consiglio regionale sono deliberatamente tenute ben distinte. Ciascuna delle due aree ha dei diritti edificatori a destinazione di servizi pubblici ben specifici e chiaramente allocati, in modo tale da poter fare ciò che si riterrà opportuno fare: ovvero, se il Consiglio lo riterrà, di viaggiare coerentemente con i tempi che la Giunta si è data e quindi fare un'operazione unica.
È evidente che sarà anche possibile mantenere quei diritti edificatori in un'area che sarà comunque oggetto di una riqualificazione di urbanizzazione complessiva, ma sarà anche possibile intervenire in una seconda fase o addirittura non intervenire mai.
In questo senso, non mi sembra che l'acquisto degli uffici che il Consiglio regionale ha deciso di fare sia in controtendenza, anche perch mi pare che, nell'equilibrio complessivo della valutazione del conto economico che il Consiglio regionale aveva fatto, ci fosse un altro spunto interessante, che è anche un po' lo spunto che ha avviato il ragionamento fatto dalla Giunta. Se non ricordo male, il costo degli affitti passivi che il Consiglio regionale pagava per poter usufruire di quel palazzo erano sostanzialmente allineato agli oneri finanziari che il Consiglio regionale pagherà sul mutuo acceso per l'acquisizione dell'immobile. Quindi sostanzialmente si tratta di un pareggio e di un equilibrio economico che ha una bella differenza, perché porta con sé, alla scadenza del mutuo (che se non ricordo male, era ventennale), la piena proprietà dell'immobile.
In questa logica, trovo invece che ci sia una consonanza rispetto all'obiettivo che ci siamo posti, ovvero quello, insieme alla valorizzazione dell'area e all'abbattimento della riduzione degli oneri derivanti dagli affitti passivi che la Giunta sostiene, di sopportare completamente il costo degli oneri finanziari che nasceranno dall'operazione per la costruzione del palazzo unico.
Vi è inoltre un ragionamento più ampio, che riguarda la politica legata al patrimonio e alle dismissioni, che è un altro tema. È evidente che la Regione, come ente autonomo, considera tale questione non di grandissima rilevanza, perché il patrimonio regionale non strumentale è molto ridotto.
Tuttavia, la logica che seguiamo e che chiaramente sarà seguita anche nel momento in cui forniremo gli elementi e poi realizzeremo il progetto del palazzo unico, è quella non solo di contenere gli affitti passivi, e quindi azzerarli per quello che riguarda gli uffici torinesi, ma anche quella di dismettere tutti i palazzi oggi di proprietà e sede di uffici regionale in città.
Credo però, per concludere e rimanere al tema della questione posta che quello di via Alfieri sia comunque un palazzo che possa essere, una volta svuotato - nell'eventualità in cui il Consiglio decidesse di trasferirsi al Lingotto, nell'area dell'ex Avio - venduto tranquillamente senza subire alcuna perdita, visti i valori che mi paiono allineati con quelli di mercato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

La discussione generale l'abbiamo finita?



PRESIDENTE

L'Assessore è intervenuto dopo la discussione generale; quindi, pu intervenire solo per dichiarazione di voto.
Prego, Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Con quali modalità? Presidente, se lei mi suggerisce, sono disponibile.
Onde poter così fuggevolmente interloquire con il Vicepresidente su un argomento che potrebbe interessarmi. Può anche essere, al momento, per dichiarazione di voto.
Vede, il Vicepresidente Peveraro oggi tende ad esercitare delle funzioni feline nell'arrampicarsi su superfici, talora sdrucciole, ma comunque lisce. Devo dire che l'attitudine, ormai maturata con anni di professionalità, gli consente, apparentemente, di non scivolare. Però, non per farlo scivolare, ma per non eludere, vorrei tornare sulla questione per dichiarazione di voto, anche se dovrei condizionare le risposte, perch magari il Vicepresidente mi dà ragione.
La legge cui sto facendo riferimento è una legge votata dal centrodestra. Quindi, Vicepresidente, si consideri libero di attribuire alla suddetta legge, qualora lo ritenesse, una serie di "criticabilità". La legge cui alludo ha fatto sì che nel corso degli anni che conosco io - non sono in grado di riassumerli tutti - il bilancio del Consiglio crescesse com'è logico che sia, perché è cresciuta e di molto la funzione legislativa del Consiglio, anche se non sempre nelle direzioni giuste.
Certo è che l'Assessore al bilancio della Giunta che è, facile a dire l'alter ego - non certo a parità di deleghe, perché l'Ufficio di Presidenza non è un organo di Governo, così dice al momento il nostro Statuto - del Vicepresidente Pichetto, che non per caso, oggi, ha relazionato, è passivo nell'ambito delle sue deleghe per recepire il bilancio del Consiglio.
Glielo dico in un'altra forma, che forse le è più utile. Se quest'Aula non approvasse il bilancio del Consiglio 2008-2010, che è il prossimo che verrà presentato, l'unica cosa che per la legge esistente può fare in questo momento è mettersi con l'animo in pace o meno in pace e attendere.
Perché questo la legge, che considero in tal senso erronea, pur avendo fatto parte della maggioranza che l'ha votata - vede, ho un minimo di autocritica - oggi dispone. Può piacere o non piacere, ma questa è la legge di cui stiamo oggi parlando, su un tassello che è quello di un rendiconto.
Ripeto la domanda, siccome lei è qui ormai da un anno e quindi il periodo dell'apprendistato, del tirocinio, del comprendere che cosa deve fare, secondo me, l'ha passato: voglio capire se dobbiamo provvedere noi che l'abbiamo votata e proposta, ad emendare questa legge, o se più utilmente questa maggioranza riformatrice intende proporci qualcosa di meglio di quanto a suo tempo - se non ricordo male, nel 2001 - ci proponemmo. È una domanda semplice, basta che lei mi dica sì, no o non so.
Sul discorso del patrimonio, a maggior misura. Perché soltanto inserendo il discorso del patrimonio, come di qualunque altra voce, dentro il più ampio bilancio della Giunta si può trarre qualche conclusione.
Altrimenti, faremmo semplicemente una continuità di un gioco di ruolo, in cui anche noi, volendo, siamo bramini. Noti che io, siccome oggi sono in un momento di bontà: non chiedo l'opinione al relatore della legge, che è il Vicepresidente Pichetto che, altrimenti, metterei in un'inutile condizione di imbarazzo, la qual cosa francamente, oggi, non è desiderata.
La politica del patrimonio di acquisizioni, quella che abbiamo qui svolto, tema di cui si è parlato per dieci anni, è una continuità rispetto alla politica del Presidente Viglione - grandissimo Presidente di questa Regione, alcuni decenni fa - ed è lievemente contraddittoria, a meno che abbia capito male, con una politica di disinvestimento e ricollocazione cui anche lei ha alluso.
Siccome il Presidente Gariglio non mi è sembrato abbia cambiato maggioranza nel corso degli ultimi giorni e neanche l'Ufficio di Presidenza, ci sono movimenti, questo sì, ma niente ancora di consolidato niente di cui possiamo chiedere o rendere conto all'Aula. Vorrei capire se anche lei nel prossimo futuro andrà verso delle politiche contraddittorie rispetto a quanto fino ad oggi lei ha avanzato, seguendo così l'esempio dell'Assessore Bairati, che oggi vedo non inusualmente assente, oppure se con una certa coerenza, procederà secondo modalità diverse ad una politica di disinvestimento.
Il Consiglio regionale ha due strade: andare a bonificare l'area di via Favio, che sarebbe il desiderio della Presidente Bresso, prima che venga bonificata, così finalmente i Consiglieri fanno, a giudizio della Presidente, qualcosa di utile procedendo direttamente alla bonifica della suddetta area; oppure trovare un area, anche dal punto di vista aulico dove il fatto che questa dovrebbe essere un'Aula che fa delle leggi, perch questo in teoria è quanto il dettato cui noi rispondiamo dovrebbe chiamarci, continua ad essere il nostro obiettivo.
Se invece siamo un corollario più o meno utile di una qualunque Giunta ce lo si dica che, magari, a noi può anche piacere. Però, vorremmo comprenderlo.



PRESIDENTE

Se l'Assessore lo ritiene, il punto successivo è il rendiconto generale della Regione Piemonte per l'esercizio finanziario 2006. Gli argomenti sono evidentemente intrecciati. Il quesito posto dal Consigliere Burzi, pu essere condivisibile o meno, è assolutamente pertinente e coerente con l'argomento. Se non ci sono altre richieste di dichiarazione di voto passiamo alla votazione.
Indìco la votazione nominale sulla proposta di deliberazione n. 275, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Burzi ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Noi avremmo bisogno, se l'Aula acconsente ed il Presidente ci autorizza, di cinque minuti di colloquio con le minoranze per discutere di un punto.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.12 riprende alle ore 16.44)


Argomento: Comuni

Esame disegno di legge n. 374 inerente a "Misure di sostegno a favore dei piccoli Comuni del Piemonte"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo i lavori del Consiglio con l'esame del disegno di legge n.
374, di cui al punto 20) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Bizjak e Ricca.
La parola al Consigliere Bizjak.



BIZJAK Alessandro, relatore

Signor Presidente, come è ben noto, i piccoli Comuni rappresentano quasi il 90% dei Comuni piemontesi e la popolazione in essi residente è pari a circa il 30% dei piemontesi.
Sono altrettanto note le difficoltà che i Comuni di minore dimensione demografica spesso incontrano, specie nel garantire l'esercizio delle funzioni loro attribuite in virtù del principio costituzionale di sussidiarietà, che indica e impone quale sede decisionale quella più prossima alla collettività.
A tal fine, con il disegno di legge oggi all'esame del Consiglio regionale, consapevoli dell'importanza del provvedimento e dell'attesa dello stesso da parte dei piccoli Comuni, si intende assicurare, in primo luogo, il sostegno finanziario della Regione prioritariamente ai Comuni con popolazione pari o inferiore a mille abitanti che rendono evidenti situazioni di marginalità socio-economica o infrastrutturale, attribuendo a questi ultimi un contributo annuale, in virtù della situazione di maggior disagio accertata. Ciò avendo ben presente che, nell'ambito della categoria dei piccoli Comuni ,situazioni di forte disagio convivono con vere e proprie aree di eccellenza.
Unitamente al disegno di legge n. 374, che è stato il testo su cui si è lavorato in Commissione, sono state presentate e assegnate all'esame in sede referente della VIII Commissione le seguenti proposte di legge.
La proposta di legge n. 18: "Misure di sostegno a favore dei piccoli Comuni del Piemonte", presentata dai Consiglieri Rossi, Allasia, Dutto e Monteggia.
La proposta di legge n. 370: "Misure per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti", presentata dai Consiglieri Bizjak, Rabino, Motta, Cattaneo, Lepri, Laus, Rutallo e Rostagno (sono state aggiunte anche le firme di alcuni colleghi del Gruppo dei Democratici di Sinistra).
La proposta di legge n. 373: "Norme per il sostegno e la valorizzazione dei Comuni di minor dimensione demografica", presentata dal Consigliere Ricca.
Si sono svolte consultazioni con gli enti e le associazioni interessate alla materia e le osservazioni presentate sono state oggetto di valutazione nel corso del dibattito svolto in sede referente.
A seguito delle istanze espresse nell'ambito dell'esame in Commissione il disegno di legge presentato dalla Giunta regionale è stato integrato da diversi articoli che recepiscono alcune delle suddette istanze.
Per passare anche ad ascoltare la relazione del collega Ricca, al di là dell'ufficialità della legge, aggiungo semplicemente due brevissime considerazioni. In primo luogo, mi sembra che in Commissione sia stato svolto un buon lavoro, soprattutto a partire dalle consultazioni avvenute con i rappresentati delle organizzazioni dei Comuni, in quanto gran parte delle osservazioni effettuate dai rappresentanti durante le consultazioni sono state poi recepite. Il testo che è oggi al nostro esame è elemento di riferimento del disegno di legge della Giunta, che, in sostanza, recepisce gli elementi qualificanti delle altre proposte di legge che erano state presentate dai diversi Gruppi di maggioranza e di opposizione.
Ritengo che in Commissione sia stato eseguito un buon lavoro: il disegno di legge oggi sottoposto all'esame di questo Consiglio comincia a dare alcune risposte, anche in modo organico, ai piccoli Comuni piemontesi.
Quindi, quale prima considerazione, occorre rivolgere un ringraziamento a tutti i rappresentanti delle realtà comunali che abbiamo audito in Commissione, perché le proposte e i consigli che ci sono stati dati sono risultati preziosi nella stesura del testo definitivo; credo risulteranno preziosi anche per la Giunta regionale in sede di definizione regolamentare per l'applicazione della legge.
In questa fase della discussione voglio porre in evidenza un secondo elemento di carattere generale: questo disegno di legge, finalmente affronta in modo strutturale il problema delle autonomie locali come elementi portanti del sistema regionale piemontese. Quindi, da un lato tenta di rispondere alle quotidiane difficoltà che gli amministratori dei piccoli o piccolissimi Comuni vivono e, dall'altro lato, cerca di valorizzarne e sostenerne le grandi potenzialità.
Questo credo sia il pregio più importante di questo disegno di legge che è un po' anche il frutto del lavoro svolto in Commissione: da un lato dare una risposta alle difficoltà di carattere normativo-finanziario strutturale che oggi vivono i piccoli Comuni e, dall'altro, tentare di valorizzarne e sostenerne le potenzialità, in particolare rivolgendosi a quelle aree marginali della nostra realtà che fanno riferimento non solo alle aree montane, ma anche ad alcune aree di pianura del nostro territorio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio, correlatore

Signor Presidente, più che chiesto la parola, sono correlatore, quindi in questo momento, intervengo in questa veste.



PRESIDENTE

È in quel senso che intendevo la richiesta di intervento, ho detto prima che i relatori erano due. Prego, Presidente Ricca.



RICCA Luigi Sergio, correlatore

Lo puntualizzavo per non pregiudicarmi eventuali possibilità di intervento successive.
Naturalmente, mi associo alle considerazioni positive e agli apprezzamenti già espressi dal correlatore Bizjak in relazione al lavoro svolto in Commissione e al grande impegno che il Presidente Reschigna ha profuso per armonizzare i testi del DDL e delle proposte di legge che erano state presentate e per raccogliere le sollecitazioni pervenute dalle audizioni sui testi già richiamati prima e per le considerazioni che i Commissari hanno svolto in sede di discussione.
Naturalmente, l'approvazione di questa legge avviene in un momento particolare, in quanto il nostro Paese sta vivendo una stagione di rinnovamento politico, territoriale e istituzionale, che ha portato anche la nostra Regione a richiedere allo Stato più forti competenze, in attuazione delle norme di cui al Titolo V della II Parte della Costituzione. È assolutamente attuale il dibattito sull'attuazione del federalismo fiscale anche proprio in questi giorni. Quindi, sarebbe un grave errore immaginare di poter procedere con successo in tale direzione senza tenere adeguatamente conto che l'89% dei Comuni piemontesi, come già è stato detto, è rappresentato da enti con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti, che, in buona parte, vivono anche in situazioni di crescente disagio.
Con questa legge noi vogliamo affermare stabilmente anche a livello regionale il riconoscimento dei piccoli Comuni quale ossatura del sistema delle autonomie locali, che, in quanto tale, necessita di politiche di sviluppo appositamente dedicate. Altresì, la Regione prenderà atto della necessità di un approccio diverso rispetto agli enti locali piemontesi e che i principi di sussidiarietà e coesione sociale devono costituire la premessa su cui sviluppare una politica di intervento differenziato nei confronti dei piccoli Comuni.
Finora, l'inadeguatezza normativa ha spesso causato un progressivo impoverimento di molte piccole realtà, trattate alla stessa stregua dei grandi Comuni, che rischiano di vedere fortemente compromessa la loro capacità di governo e di perdere competitività territoriale in un periodo storico in cui la stessa è e sarà sempre più determinante.
Questa inadeguatezza normativa è andata anche traducendosi in una diminuzione di servizi minimi offerti ai cittadini residenti nelle piccole realtà, che hanno originato fenomeni di abbandono assolutamente deleteri che si possono solo contrastare garantendo, da un lato, una migliore qualità della vita, attraverso la dotazione di sedi di servizi essenziali quali la scuola, i servizi socio-sanitari, i trasporti, i servizi postali e delle comunicazioni e, dall'altro, misure per agevolare il consolidamento e il rilancio delle attività economiche locali, che possono costituire anche un potente fattore di sviluppo.
Questa è la strada che vogliamo imboccare con questa legge, per offrire un contributo e per non disperdere, ulteriormente, un patrimonio di conoscenze, di culture, di abilità manifatturiere e di tradizioni locali da sempre fonti di ricchezza per la nostra Regione, che, nelle piccole realtà, sono ancora molto presenti.
Un aspetto che vorrei sottolineare è come nel testo di legge che viene posto in discussione in Aula sia stata recepita la necessità di intervenire, in qualche modo, con una geometria variabile rispetto ai Comuni di minore dimensione demografica: nei Comuni che hanno meno di 5.000 abitanti convivono situazioni certamente di forte disagio, ma anche aree di vera e propria eccellenza, con grandi potenzialità di sviluppo che devono essere, naturalmente, tenute in considerazione e non essere trattate alla stregua delle altre.
Un altro punto importante che il testo prevede è il riconoscimento della dimensione di "piccolo Comune" al limite dei 5.000 abitanti, aspetto sul quale si sono sviluppate discussioni diverse su dove porre l'asticella degli interventi.
Ma, riconosciuto che il limite è quello, vi sono interventi particolarmente mirati alle realtà che stanno al di sotto dei 1.000 abitanti, sempre escluse, laddove vi sono condizioni di disagio accentuato dalla possibilità di poter accedere alle stesse provvidenze.
Vorrei evidenziare, inoltre, come nel testo di legge si ponga un elemento qualificante alla semplificazione delle rendicontazioni per contributi non superiori a 20.000 euro, con fondi ad esclusivo carico del bilancio regionale, che certamente sarà ben accolto dalle nostre comunità locali, e la realizzazione di una banca dati sulla quale avviare uno strumento e un sistema formativo di conoscenza, in modo tale da mirare le politiche di intervento regionale alle diverse realtà, con interventi flessibili sul territorio.
Un aspetto che vorrei mettere in evidenze è che con questo provvedimento non risolveremo certamente tutti i problemi dei Comuni di piccola dimensione demografica. Non sempre i problemi sono esclusivamente risolvibili con "iniezioni di supporti finanziari"; spesso a mancare è la capacità di animare il territorio, di fare alleanze e di mantenere determinati servizi. Da questo punto di vista, il testo incentiva in modo particolare le forme associative che possono dare risposte migliori in questa direzione.
Concludo, ribadendo che l'articolato che viene portato all'esame dell'Aula raccoglie molte delle sollecitazione che anche le altre proposte di legge avevano avanzato, per quanto si incardini sull'impianto del DDL presentato dalla Giunta. Mi auguro, quindi, che dal dibattito che ne scaturirà si possa raccogliere un appoggio non soltanto della maggioranza consiliare, ma una convergenza di voto più ampia in relazione ad una sensibilità dimostrata da tutti i Gruppi consiliari durante il dibattito in Commissione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ricca.
È aperta la discussione generale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Reschigna; ne ha facoltà.



RESCHIGNA Aldo

Grazie, Presidente.
Noi consideriamo questa una legge importante, e lo diciamo con molta schiettezza. A differenza di altre leggi che hanno affrontato il tema delle misure a sostegno dei piccoli Comuni, sia a livello nazionale, sia in altre Regioni, questa, dal nostro punto di vista, coglie elementi importanti di novità.
Prima di spiegare brevemente quali sono le ragioni dell'importanza che noi attribuiamo a questo provvedimento, vorrei dare conto, innanzitutto del fatto che questa legge è stata non solo fortemente voluta dall'intero Consiglio regionale, perché numerose erano le proposte di legge depositate presso la VIII Commissione da Gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza, ma anche dall'Assessore Deorsola, che mi spiace non possa essere presente all'odierno dibattito.
Quali sono gli elementi importanti contenuti all'interno di questa legge? Innanzitutto le finalità.
Con questa legge vogliamo sostenere l'esperienza e il ruolo dei piccoli Comuni, ma non come valore a sé. Introduciamo all'interno della legge alcuni criteri di grande rilievo.
Spingiamo affinché i piccoli Comuni siano protagonisti di forme associative sempre più forti, sempre più ampie e sempre più relative organizzate su ambiti territoriali considerati sotto il profilo ottimale.
Introduciamo un concetto importante, in momenti e in condizioni di non prosperità sotto il profilo delle risorse economiche, che è quello della marginalità socioeconomica, che non è un dato omogeneo e comune in tutte le realtà, proprio perché riteniamo che l'obiettivo della legge debba essere quello di garantire, sostanzialmente, le risorse a quelle realtà che maggiormente vivono oggi in condizioni di marginalità socioeconomica demografica o territoriale.
All'interno di questa legge sono codificate delle proposte rispetto alle quali abbiamo già assunto delle iniziative: in sede di legge di assestamento del bilancio del 2006, per la prima volta, con un emendamento recepito poi dalla Giunta regionale, è stato introdotto l'intervento, da parte della Regione, per il mantenimento e il sostegno della presenza di servizi pubblici essenziali nei piccoli Comuni e delle aree montane.
È un tema, questo, direttamente, essenzialmente e profondamente legato a quelle che sono, oggi, le condizioni attraverso le quali noi possiamo garantire un futuro e una speranza ad una realtà che coinvolge più del 90 dei Comuni della Regione Piemonte.
Introduciamo, inoltre, un meccanismo di semplificazione nelle rendicontazioni, a valere sui contributi regionali. Io credo che sia assolutamente un elemento da superare il fatto che oggi l'ordinamento amministrativo sia pressoché uguale per piccoli Comuni come per le grandi città capoluogo di provincia o di Regione o per altri grossi centri industriali.
Se è pensabile fare un paragone o un termine di confronto assolutamente improprio, nella vita e nella predisposizione dei bilanci delle società per azioni esistono modelli di organizzazione e di complessità del bilancio differenziato per una società quotata in borsa, per una società di capitali non quotata in borsa e per una società con contabilità semplificata. Noi invece, oggi abbiamo un ordinamento nei piccoli Comuni che è assolutamente identico, omogeneo e non differenziato, rispetto alle altre realtà.
È un principio anticipatore di quello che troveremo più sviluppato - e più sviluppabile, rispetto alle competenze della legislazione nazionale nel Codice delle autonomie, di cui si sta discutendo a livello di Governo e nel rapporto con le associazioni dei Comuni e delle autonomie locali.
Un altro elemento di grande e concreto interesse e novità riguarda la limitazione alle opere di cofinanziamento da parte dei piccoli Comuni.
Abbiamo voluto dare dei segnali anticipatori. Nella legge finanziaria del 2007 è stato introdotto un articolo che ha ridotto l'intervento di copartecipazione, da parte dei piccoli Comuni, nell'acquisto dei mezzi sgombero neve. Anche in questo caso, non è pensabile che vi sia una quota di compartecipazione uguale per le piccole realtà come per le grandi realtà della nostra Regione. Occorre che anche il rapporto tra la Regione e il sistema delle autonomie locali sia diverso e tenga conto delle diversità che tutto ciò può determinare.
Un altro elemento rispetto al quale noi ci attendiamo un'iniziativa e una conseguenza pratica da parte della Giunta regionale nella predisposizione della legge finanziaria del 2008, è quello laddove noi riprendiamo un concetto secondo cui per i piccoli Comuni, in presenza di condizioni di marginalità socio-economica e in presenza di aree montane, ci sia una differente applicazione delle imposte regionali, IRAP in modo particolare, che riguarda le realtà economiche che sono insediate e che operano nei Comuni a marginalità socio-economica.
Assieme ai provvedimenti che l'Amministrazione regionale ha già assunto sulle politiche del commercio, cioè quegli interventi che sono assi di finanziamento a sostegno dell'attività commerciali nelle piccole realtà laddove le condizioni di mercato non sono in grado di poter garantire parità di condizioni, questo è un modo concreto di sostenere le attività economiche e di garantire future tranquillità.
È una legge di principi, ma una legge di grande espressione e di grandi interventi concreti. Ecco perché la consideriamo un passaggio importante e di maturazione nel rapporto e nella riconoscibilità, da parte dell'Amministrazione regionale e di noi legislatori regionali, di una complessità e di una difficoltà, ma anche di quella grande ricchezza che all'interno del Piemonte, è rappresentata dalla realtà dei piccoli Comuni.
Non è uguale e va trattata in modo differente, proprio perché le risorse economiche che possiamo mettere a disposizione raggiungono con maggior efficacia i principi e gli obiettivi che la legge si pone e, soprattutto non è fine a se stessa, ma spinge verso un'operazione di maturazione delle realtà territoriali nel rafforzamento delle forme associative e nella gestione dei servizi in ambito comunale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Come Gruppo della Lega Nord, da sempre siamo e siamo stati sensibili nei confronti delle piccole comunità del territorio piemontese. Come hanno già detto i colleghi che mi hanno preceduto, esse comprendono un buon numero di abitanti (circa il 33% del Piemonte), ma un numero altissimo di Comuni.
Qui consideriamo i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti e con agevolazioni differenti e, in più, Comuni sotto i 1.000 abitanti. Vi è ancora una miriade di piccolissimi Comuni, addirittura sotto i 200 e, in alcuni casi, sotto i 100 abitanti, che sarebbero forse da trattare in modo ancora differente, perché questi Comuni, di fatto, non riescono quasi neppure a pagare le spese di gestione e manutenzione dello stesso palazzo comunale e non solo del Segretario comunale.
Quello che a noi importa è che, all'interno di questo testo, è stata ricompresa una buona parte della proposta di legge n. 18 presentata dal Gruppo della Lega Nord, ma anche una parte dell'altra proposta di legge presentata dalla Lega Nord prima della n. 18 (non mi ricordo il numero, ma è quella sul tutore ambientale), addirittura sei anni fa.
Tale proposta è stata presentata una prima volta sei anni ripresentata circa due anni fa e seguita poco dopo dalla proposta di legge n. 18.
Richiamo anche i punti che sono stati ricompresi in questo testo. In particolare, vi è la possibilità per le attività economiche - per intenderci, il negozio del piccolo Comune - di svolgere un insieme di attività non legate alla sola classica attività della licenza. Noi avevamo parlato di "modello emporio", di un esercizio dove l'abitante del piccolo Comune o della frazione, poteva trovare tutto: dalla bibita ai generi alimentari, al pane , ai giornali, ma anche quel poco di assistenza che in alcune realtà è indispensabile.
Ci auguriamo che alcuni Comuni attivino questo tipo di meccanismo, un servizio di assistenza al cittadino anziano da parte di chi gestisce l'emporio, con la consegna a domicilio del sacchetto con il pane, del sacchetto con la frutta e così via, in modo da far sì che l'anziano sappia che, ogni due giorni al massimo, qualcuno suona il suo campanello e vede se questa persona sta bene o ha qualche necessità.
Alcuni dicono che è poco, che servirebbe una maggiore assistenza domiciliare, ma vi assicuro, colleghi, che per alcuni piccoli Comuni sarebbe veramente già tanto avere qualcuno che fa il giro nelle abitazioni più isolate, dove magari vive una coppia di vecchi anziani o dove vivono anziani da soli. C'è proprio questa necessità di scambiare due parole e di assicurare un servizio a quell'anziano.
Attivare servizi di questo tipo, dopo l'approvazione di questo disegno di legge, è possibile, perché sono convenzioni che potranno essere stipulate in accordo con il Comune e la legge dice che per i Comuni sotto i 1.000 abitanti, quelli più interessati da microfenomeni di abbandono territoriale, è possibile addirittura attivare il finanziamento regionale dietro un solo contributo del 10% del Comune che ne fa richiesta, quindi con un importo di spesa minimale da parte del Comune, possiamo intervenire con una cifra cospicua, utile per fare delle convenzioni per i cittadini del territorio e non solo anche per i servizi scolastici.
Non dobbiamo permettere che sul nostro territorio regionale ci siano cittadini di serie A e cittadini di serie B, cittadini in città o paesi grossi che hanno tutti i servizi (scuola, mezzi pubblici, cinema, sportelli vari, farmacia ecc.) e cittadini che vivono in Comuni più piccoli dove tutti questi servizi sono, di fatto. Non possiamo accettare che certi cittadini, se vogliono avere questi servizi, devono spostarsi - non è sempre possibile - e trasferirsi in un centro più grande.
L'obiettivo che ci ponevamo con le nostre due proposte di legge era proprio quello di permettere a cittadini piemontesi di continuare a vivere con pari dignità a nel loro luogo di origine, nel loro paese, nella loro frazione o nella loro borgata, per tenere vivo il territorio. Questo provvedimento va assolutamente in questo senso: emporio, possibilità di fare convenzioni con i Comuni per tutelare i cittadini, possibilità di tenere plessi scolastici e micronidi.
Anche la questione dei micronidi è importante, perché se siamo in un paesino dove vivono non più di quattro o cinque bambini, è impensabile istituire un vero asilo nido, ma è possibile istituire un micronido, dove una mamma, con un piccolo corso di preparazione professionale, pu occuparsene e evitare che i genitori li portino in un altro paese, vadano a lavorare e poi li riprendano obbligati ad orari disagiati, perché non tutti gli asili nido hanno orari adeguati agli orari di lavoro di tutti coloro che hanno bisogno del servizio. La mamma del paese che invece si rende disponibile per quei due o tre bambini chiaramente se ne occupa nei limiti dell'orario concordato con i genitori. L'altra alternativa per queste famiglie è rinunciare al lavoro, oppure trasferirsi a vivere in un centro più grande.
È anche interessante la questione riportata dall'articolo 6, che fa chiarezza sulle varie normative a favore dei centri sotto i 5.000 abitanti.
Credo che l'impegno della Giunta di predisporre entro un anno un disegno di legge, chiamiamolo quadro, di interventi sui piccoli Comuni, sia utile perché finalmente disporremo di un solo testo, chiaro e di più facile consultazione, dove saranno riportate tutte quelle agevolazioni e provvidenze che aiutano il piccolo Comune ad arrivare allo stesso livello del grosso centro.
Ricordiamo l'importanza dell'articolo 8 sulle agevolazioni tributarie economiche fiscali, che anche noi avevamo proposto. Non possiamo pretendere che il piccolo Comune o il piccolo centro siano sottoposti allo stesso tipo di fiscalità del grosso Comune, perché non sono in grado, in quanto non hanno il personale, non hanno le competenze, non hanno assolutamente i fondi per fare delle consulenze, di ottemperare a regole che vanno bene per un Comune più grande, in proporzione con un numero maggiore di dipendenti e più preparati (se ci sono tanti dipendenti, alcuni si possono pagare di più perché hanno quelle professionalità che i Comuni più piccoli non si possono permettere).
Quello che manca in questo testo, e noi ci impegneremo per ampliarlo quando la Giunta presenterà il suo disegno di legge, diciamo quadro, di cui all'articolo 6, è di valutare ancora un intervento che noi riteniamo molto importante, quello di valorizzare l'agricoltore professionale sul territorio. Come hanno già detto i tecnici, anche noi riteniamo che la maggior parte degli eventi naturali chiamati alluvioni (l'alluvione del 1994 che ha colpito il Piemonte, in particolare Alessandria, Asti e Cuneo l'alluvione del 1996; l'alluvione del 2000, che ha colpito in particolare Torino) siano, la maggior parte delle volte, legate all'abbandono del territorio.
Piogge troppo violente che cadono con quantità d'acqua enormi, in poco tempo, sul territorio comportano, grazie anche all'abbandono del territorio, che una quantità enorme di acqua che non trova spazio nei fossi perché sono ostruiti, non riesca ad essere assorbita dal terreno perché in montagna e in collina i campi rimangono incolti. L'erba, piegandosi, di fatto crea uno strato impermeabile e così le acque si riversano con violenza in pianura, i fiumi si riempiono di rami, erbacce varie e tronchi.
Le dighe che si formano nelle anse dei fiumi portano all'innalzamento del livello delle acque, al loro straripamento e quindi all'alluvione.
Se riusciamo a coordinare sul territorio una serie di interventi concordati con le associazioni di categoria ed i Comuni affinché, con un'integrazione salariale, coloro che già fanno il lavoro di agricoltori professionali svolgano anche un lavoro in più di difesa del territorio manutenzione del territorio, pulizia dei fossi, pulizia dei campi incolti e taglio e rimozione di rami, tronchi ed alberi abbattuti, noi, con una spesa non esagerata per la Regione, porteremmo invece un contributo enorme alla difesa del territorio non solo di montagna con il mantenimento di professionalità sul territorio, ma anche di pianura, perché eviteremmo disastri o perlomeno limiteremmo disastri come quelli che si sono verificati nel nostro Piemonte.
Quindi, il nostro impegno sarà, sicuramente, votare a favore di questo disegno di legge, comprensivo di una serie di progetti di legge, tra cui anche quello della Lega Nord, ma quando arriverà, tra un anno, avochiamo l'impegno alla Giunta - anche il testo, chiamiamolo quadro - di interventi per i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, di far inserire in quel testo anche un occhio di riguardo per la difesa del territorio dal punto di vista idrogeologico.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente e colleghi, sono d'accordo con i relatori e con il collega Reschigna, che hanno considerato e considerano questo un provvedimento che qualifica l'azione di questo Governo regionale del Consiglio regionale.
Prima di svolgere una considerazione sul merito del provvedimento vorrei porre una questione che non affrontiamo oggi, ma che rimane sullo sfondo, e che è bene forse che diventi oggetto della nostra riflessione di questo pomeriggio. Penso sia un problema con il quale questa Regione dovrà fare i conti, quindi è bene che l'abbia in agenda. Un agenda che, forse non è di domani mattina, ma che è questione che dobbiamo avere presente.
Infatti, se noi guardiamo al Piemonte oggi, quel Piemonte ricco di tante identità e di tanti Comuni - se non ricordo male, Consigliere Reschigna, sono 1.204 i Comuni della nostra Regione - sull'identità in cui si esercita l'azione di governo delle Comunità locali; se guardiamo con onestà intellettuale a questo panorama amministrativo, essere consapevoli che il legislatore nazionale, forse anche quello regionale, dovranno porsi il problema di una riorganizzazione complessiva del nostro sistema istituzionale, in maniera che le identità comunali, che sono un valore di governo, oltre che territoriali, diventino sempre più identità che hanno anche una dimensione istituzionale di governo che ci consenta di amministrare meglio le nostre comunità, ci accorgiamo che questo non è un tema all'o.d.g.
Noi affrontiamo la questione dei piccoli Comuni sul versante dell'aiuto che possiamo dare ai piccoli Comuni, affinché essi possano esercitare meglio l'azione di governo, però penso sia giusto avere presente che questo è un nodo che prima o poi la politica regionale e quella nazionale dovranno risolvere. Certo, innanzitutto, occorre una riforma del Parlamento per fare in modo che sia superata una certa ripetitività del ruolo che oggi svolgono insieme Camera e Senato; una riflessione sul ruolo delle Province, tema che oggi è all'ordine del giorno e che era anche presente nella discussione che si è svolta in Parlamento sulla Legge finanziaria.
Per quanto ci riguarda, il tema delle Regioni evoca la discussione aperta in questa Regione rispetto alla questione dei rapporti con la Regione Liguria a noi vicina. Tutte riforme che vengono prima naturalmente, e che pongono l'esigenza di riorganizzare il sistema di governo e il sistema istituzionale del nostro Paese, ma in quell'ambito penso che un posto, ad un certo punto, debba anche occuparlo la questione che riguarda la riorganizzazione del sistema dei piccoli Comuni.
Questo lo dico perché resto dell'opinione che programmazione, economie di scala, nuova qualità dei servizi e politiche fiscali sono tutte cose essenziali, da cui dipende il governo delle comunità. Si possono fare meglio quanto più noi immaginiamo la dimensione del governo locale che sia la più adeguata possibile. Questa è la prima considerazione che volevo fare. Ripeto, oggi parliamo di un provvedimento che non si pone questo obiettivo, ma si pone però l'obiettivo di sostenere l'azione di governo delle comunità locali.
A questo riguardo, hanno fatto molto bene i colleghi Bizjak, Reschigna e Ricca a tornare su tre questioni che affrontiamo con questo provvedimento. La prima è la questione delle semplificazioni. Badate abbiamo da tenere presente il fatto che il Piemonte - la cosa che prima ricordavo - ha 1.204 Comuni.
È del tutto evidente che le problematiche con le quali deve fare i conti un piccolo Comune non sono le stesse di un Comune medio o grande.
Invece, da questo punto di vista, come voi sapete, in molti casi la normativa non faceva questa distinzione o non la faceva abbastanza scaricando una serie di oneri, incombenze e problemi su questa Amministrazione, dove governare è difficile per tante ragioni, ma soprattutto perché le risorse sono limitate e parlano soltanto di risorse finanziarie, ma financo di risorse umane (la difficoltà a trovare gli amministratori per governare i piccoli Comuni: un Sindaco che è tutto e la Giunta e il Consiglio comunale insieme), cui si aggiungono alcune problematiche che prima ricordavo. Per questo penso che l'articolo riguardante la semplificazione, per esempio, delle rendicontazioni sia un passaggio giustamente introdotto in questo provvedimento.
Il secondo problema riguarda il fatto che nei piccoli Comuni bisogna accedere a contributi con i quali fare politiche di investimento partecipare ai bandi della Regione, affrontare il tema dei servizi e di come noi facciamo nei Comuni delle politiche di investimento adeguate a soddisfare i bisogni di quelle popolazioni. Su questo c'era un nodo, un ostacolo che in molti casi impediva questa possibilità: il fatto che il cofinanziamento richiesto ai piccoli Comuni era lo stesso richiesto ai Comuni grandi. Ora, quanto volte gli amministratori ci hanno detto: "Guardate che se voi non riducete la quota di cofinanziamento a carico dei piccoli Comuni, noi, pur avendo la possibilità di accedere a quella richiesta di finanziamento, siamo inibiti di fatto, perché le risorse finanziarie che abbiamo a disposizione non ci consentono di ottemperare a quel requisito di cofinanziamento necessario per partecipare a quel bando e finanziare quel progetto".
Noi, qui, diamo una risposta a questa questione, che è emblematica del fatto che esiste un Piemonte in cui le realtà comunali esprimono potenzialità economiche, bilanci e risorse diverse. Era giusto, nel momento in cui il legislatore regionale si pone l'obiettivo di dare strumenti di governo ai piccoli Comuni ed anche risorse finanziarie ai piccoli Comuni affrontare e, naturalmente, sciogliere questo nodo. Secondo me, questo è un secondo punto non indifferente.
In questa sede voglio svolgere una riflessione relativamente ai criteri che devono essere definiti dalla Giunta, sulla base dei quali, per individuare i Comuni marginali.
Badate, questo non è un punto secondario, perché la condizione di piccolo Comune, di per sé, non è sinonimo di marginalità: dovessimo elencare i piccoli Comuni piemontesi, scopriremmo che Comuni con lo stesso numero di abitanti hanno alle spalle risorse, potenzialità economiche e redditi pro capiti molto diversi. Il Comune di Sestriere, tanto per fare un esempio, non è il Comune di Campertogno, sono due realtà molto diverse.
Quindi, è giusto che il legislatore, ponendosi l'obiettivo di intervenire a sostegno dei piccoli Comuni marginali, non già si ponga l'obiettivo di passare con la matita, bensì svolga un ragionamento che ci consenta di individuare le marginalità. È chiaro che con questa legge noi vogliamo favorire i primi, quelli che, oggi, hanno minori possibilità e minori potenzialità economiche, ma queste non sempre appartengono ad un piccolo Comune.
Prima di concludere, vorrei svolgere un'ultima considerazione sulla norma relativa agli incentivi con cui favorire processi di insediamento o di reinsediamento nei Comuni soggetti e investiti da processi di spopolamento.
Chi, come me e il collega Reschigna, vive in Province in cui esiste una forte presenza di vallate si può rendere conto della valenza del problema che non è soltanto demografico, ma sociale, ambientale e di altra natura. È evidente che possiamo porre in essere una politica ambientale di difesa dell'assetto idrogeologico e delle vallate se evitiamo un processo di spopolamento. È un altro modo per realizzare una politica di prevenzione o meglio, è il modo con il quale possiamo tornare a fare una politica di prevenzione e difesa della presenza dell'uomo in valle. Questo comporta una serie di problemi, che è giusto immaginare vengano risolti, così come oggi la legge sostiene, mettendo in campo un sistema adeguato di incentivi.
Presidente, concludo - ho fatto questi tre riferimenti perché, in effetti, questo provvedimento va nella direzione giusta e ci aiuta ad approvare una legislazione di sostegno a favore dei piccoli Comuni, che è la prima esigenza che si avverte. Chi ha percorso il Piemonte ha avuto la possibilità di confrontarsi con molti amministratori e coloro che governano i piccoli Comuni non potevano non avvertire queste esigenze. Quindi, il Governo regionale, il Consiglio e la Commissione - ringrazio il Presidente hanno fatto bene a considerare questo provvedimento prioritario, in quanto non possiamo parlare del Piemonte e dei 1.200 Comuni per poi ignorarli quando si tratta di approvare le leggi.
Ritengo che questa legge vada giustamente in questa direzione rispondendo ad un problema aperto da tempo, quello dell'approvazione di provvedimenti che sostengono l'iniziativa, l'impegno e il ruolo di governo dei piccoli Comuni della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, il nostro Gruppo consiliare sosterrà questa legge avendo già in altre occasioni presentato proposte di legge, una delle quali è già stata approvata, relativamente a misure di sostegno a favore dei piccoli Comuni.
La legge è certamente importante e ci permettiamo di dire che la riteniamo, in qualche modo, di passaggio. Come ricordavano alcuni colleghi credo che il punto essenziale sia l'articolo 6, anche se noi abbiamo presentato un emendamento poco cambia.
Ritengo sicuramente importante la politica da attuare nei confronti delle piccole comunità locali. In qualche modo, questa è una risposta di attenzione che diamo alle piccole comunità locali, certamente introducendo alcune facilitazioni, anche di carattere burocratico, ma noi riteniamo che relativamente ai piccoli Comuni, si debba svolgere un ragionamento più complessivo riunendo in una sorta di testo unico tutti gli interventi che la Regione mette in atto per i piccoli Comuni, altrimenti, in qualche modo risultano frazionati.
I colleghi hanno ricordato che dei 1.206 Comuni della nostra Regione 618 hanno meno di mille abitanti e quasi il 90% dei Comuni della nostra Regione ha meno di 5.000 abitanti, però, al di là del numero dei cittadini è importante riunire l'intera legislazione regionale sui piccoli Comuni per creare politiche a favore di queste realtà locali, in quanto il rischio è di arrivare ad alcuni paradossi inevitabili.
Nella legge prevediamo forme di incentivo per l'insediamento nei piccoli Comuni montani di coloro i quali non abitano al loro interno, ma non prevediamo incentivi, o li prevediamo in modo parziale, per coloro i quali rimangono, che, invece, dovrebbero essere i soggetti primari ai quali rivolgersi. Dovremo anche provare a fare un ragionamento che non si basi solo ed esclusivamente sul numero limitato dei residenti, ma che sia di tipo sociale rispetto ai grandi mutamenti intercorsi: l'urbanizzazione dagli anni '30 agli anni '80, ha portato molti residenti delle aree montane, o comunque dei piccoli Comuni, all'interno delle grandi città. In questi ultimi tre anni vi è stata un'inversione di tendenza significativa che non ha fatto sì che tutta la popolazione andata via ritornasse all'interno di quei Comuni - questo, evidentemente, è impossibile - ma, per la prima volta, non si è verificata una nuova riduzione del numero dei residenti.
Questo è un dato certamente significativo che deve essere tenuto in considerazione, rilevando che non vi è più un trasferimento dalle aree minori alle aree maggiormente industrializzate, perché, in primo luogo, vi è un'offerta minore da parte dei grandi centri rispetto ai centri minori e in secondo luogo, riteniamo che in molti casi si faccia un ragionamento legato alla qualità della vita, che queste comunità sanno garantire.
Il problema della sicurezza, che è sicuramente sentito non solo nelle metropoli, ma nei medi e grandi comuni, nei centri minori è certamente avvertito maggiormente rispetto a prima, ma non è paragonabile per quanto avviene nelle grandi aree.
La tutela che le piccole e medie comunità locali, intese come comunità sociali, assicurano, come tessuto comunitario, ai loro residenti, che necessitano di maggiore attenzione da parte delle comunità, è certamente maggiore rispetto ai problemi di solitudine, abbandono o quant'altro che si vive nelle metropoli o, comunque, nei centri di medie e grandi dimensioni.
Allora, certamente, è positiva la legge che stiamo discutendo, ma crediamo si dovrà svolgere - in qualche modo, l'articolo 6 rimanda a questo un ragionamento sulla creazione di un testo unico, nel quale saranno riuniti tutti gli interventi a favore delle piccole realtà locali, perch per fare un esempio, sul commercio, quanto previsto nell'articolo 3, comma 3, i centri polifunzionali sono istituiti con questa legge. Ma, di fatto già quest'anno la Regione Piemonte, ai sensi della legge n. 28 sul commercio, ha emanato un bando stanziando delle risorse per la creazione di centri polifunzionali.
Allora, sarebbe bene riunire tutte le politiche che vengono attuate con minore o maggiore sensibilità dai singoli Assessorati a favore delle piccole realtà locali in un unico testo di legge - un Testo Unico dei piccoli Comuni - dove siano presenti tutte le opportunità, ma anche una politica di sostegno.
Una delega ad un Assessore per i piccoli Comuni sarebbe un segno tangibile di come non si voglia frammentare il sostegno alle piccole realtà locali in quasi tutti gli interventi che i singoli Assessorati con le loro deleghe possono fare, ma risulti un soggetto collettore delle peculiarità che le singole leggi prevedono.
Né si possono fare, a nostro giudizio, dei distingui fra Comuni montani e comuni non montani, perché le problematiche di alcuni piccoli Comuni montani dell'arco alpino-torinese, al di là di quelle viarie, sono assolutamente le stesse dei Comuni collinari o pianeggianti dell'Astigiano piuttosto che dell'Alessandrino, del Biellese o delle altre Province piemontesi.
Per questo motivo, noi crediamo che si debba mettere in campo una normativa che, partendo dalla legge oggi in discussione, che certamente focalizza l'attenzione su una realtà, che è quella maggioritaria, in termini di enti locali all'interno della nostra Regione, sappia fare anche un passo in avanti per proporre qualcosa in più.
La cosa non che manca, ma che inevitabilmente dovrà essere inserita nella legge a cui si fa riferimento all'articolo 6, è la possibilità di erogare servizi comuni, ma soprattutto di addivenire a fusioni di Comuni ovviamente laddove è possibile. Perché le singole microrealtà locali avevano ragione di essere quando gli abitanti erano tre, cinque o dieci volte tanto rispetto a quelli attuali. Ma è proprio dove ci sono queste piccole realtà locali che molte volte si crea non solo frammentazione, ma anche incapacità di esprimere una classe dirigente adeguata o si riscontrano difficoltà nel trovare anche solo amministratori per fare politiche che siano, in qualche modo, di respiro più ampio rispetto alla singola comunità locale.
Nei quattro emendamenti presentati cercheremo di estrinsecare quanto detto in alcune parti dell'articolato della legge.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale.
Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Voteremo con molto piacere questa legge, perché va incontro a delle esigenze che, se non risolte, potrebbero, a nostro giudizio, creare ulteriori danni all'intera collettività.
Il titolo della legge - "Misure di sostegno a favore dei piccoli Comuni" - è certamente appropriato, perché le misure della legge sono rivolte al sostegno dei piccoli Comuni. Ma quelli che hanno un maggior interesse a far sì che tali sostegni vengano riconosciuti, secondo noi sono tutti i Comuni, anche quello di Torino. Perché se lo spopolamento della montagna continua, non sarà solo la montagna ad essere danneggiata ma anche i Comuni a fondo valle ne patiranno.
Il collega Vignale, secondo me troppo ottimisticamente, sosteneva che l'esodo si è fermato. Io non ne sono così convinto: solo due mesi fa ho analizzato i dati statistici della mia Comunità Montana e risulta che alcuni Comuni sono costantemente in calo demografico. Pensiamo a quei Comuni con 180 o 200 abitanti: un calo demografico di tre o quattro persone, significa che fra qualche anno non esisteranno più! Vorrà dire che quel Comune non avrà più abitanti, non sarà più presidiato dall'uomo, quel famoso bipede autoctono che ogni tanto cito e che vorrei che proteggessimo così come proteggiamo i quadrupedi, i volatili, eccetera.
Purtroppo, a me pare che talvolta questo bipede sia maltrattato e non venga assolutamente difeso con la stessa forza con cui difendiamo i nostri amici animali a sangue caldo o freddo.
Vedo pochi colleghi attenti: Travaglini, Cotto, Dutto, e pochi altri.
Un mio collega durante un Consiglio comunale, senza cambiare il tono di voce, ha detto: "Siamo tutti stupidi". Qualcuno gli ha risposto: "Come mai dici questo?", e lui ha risposto: "Sto cercando di attirare l'attenzione!".
Nel 2000 ero in una città di bassa valle, Cirié, di 17.000 abitanti.
Una sera arrivano i Carabinieri e ci dicono: "Dovete sgomberare, perché il torrente rischia di portare via le case". Ci hanno fatto evacuare. Alcuni anziani non volevano andarsene; me ne ricordo in particolare una di ottant'anni, che diceva: "Io voglio morire qua con la mia casa". I Carabinieri l'hanno presa con gentilezza e sono riusciti a convincerla ad allontanarsi.
Sapete il perché di questa emergenza? Perché in valle di Viù i tronchi si erano accumulati, creando una sorta di diga - che non si sapeva neppure quanto tenesse, visto che non era stata fatta con criteri ingegneristici e noi, in pianura, abbiamo dovuto scappare.
In Valle di Susa è successo qualcosa di simile - anche lì probabilmente, sono dovuti scappare tutti - riportando danni per parecchi miliardi.
Per questo tale legge, anche se il titolo parla di "sostegno ai piccoli Comuni", interessa tutti i Comuni di tutte le dimensioni. Noi dovremo fare in modo questi piccoli Comuni non vengano abbandonati.
Io stesso alcuni anni fa pensavo che con le nuove tecnologie si potesse invertire questa tendenze: era un ottimismo legato al famoso progresso, che quando uno vede cosa combina, non sempre...
Cinque anni fa, ho scelto di andare a vivere in una zona dove prima non era possibile abitarci stabilmente, perché mancava qualunque collegamento.
Grazie al satellite, oggi mi collego col mondo. Sapete cosa è successo due anni fa? Ho scoperto che il tanto da me mitizzato collegamento col mondo tramite satellite, per una stupida e banale batteria che non era stata cambiata dal gestore della telefonia mobile, ogni volta che saltava la luce la batteria non entrava in funzione e saltava anche il telefono: da due anni, se manca la luce sono isolato dal mondo.
Come si può chiedere a delle gente volenterosa di fare queste scelte dove l'articolo 7 giustamente dice che le favoriamo, se non riusciamo nemmeno...
Questo inconveniente l'ho denunciato al Comune, alla Comunità Montana e a quant'altro: se manca la luce, per analogia manca anche il telefono ancora adesso.
È ancora più grave il fatto che ci potrebbe essere, secondo me, una ripresa della residenzialità dovuta al fatto che le attuali tecnologie consentono di superare le difficoltà che prima non erano superabili, ma a volte si fanno delle leggi.
Questo è quello che mi preoccupa di questa legge. Noi non abbiamo presentato emendamenti, quelli che sono stati presentati migliorano la legge, ma tutto sommato a noi pare una legge buona, direi quasi ottima negli intenti.
Il problema è come verrà applicata. Allora, faccio un invito su questo credo che minoranza e maggioranza dovrebbero essere d'accordo. Quando una legge è buona ed ottima ed il problema è applicarla bene, bisogna cercare di pungolare chi dovrà gestirla. Secondo me, se la Giunta compie delle azioni giuste deve essere sostenuta. Mentre, se la Giunta è carente, la maggioranza deve pungolarla.
Credo che questa sarà un'ottima legge se la maggioranza e la minoranza si metteranno a pungolare la Giunta quando sarà carente e le dire brava quando sarà soddisfacente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dutto; ne ha facoltà.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente.
Anch'io condivido quanto già detto dai miei colleghi. Voter sicuramente, a favore di questa proposta di legge, che ritengo decisamente importante con i suoi risvolti positivi non solo per i piccoli Comuni, ma per tutto il Piemonte.
Ricordo che la Lega Nord aveva presentato una sua proposta di legge, la proposta di legge n. 18, "Misure di sostegno a favore dei piccoli Comuni del Piemonte". Questa proposta di legge non arriverà in Aula, in quanto di fatto è stata assorbita dal disegno di legge che stiamo votando in questo momento.
La storia di questo secolo è caratterizzata dall'abbandono dei piccoli Comuni, che stanno diventando sempre più piccoli, con una popolazione sempre inferiore. Spero che questa legge concorra, insieme ad altri fattori, ad invertire questa tendenza. I piccoli Comuni hanno un'importanza rilevante nel panorama sociale ed economico di tutto il Piemonte.
Abbiamo già sentito dai colleghi che mi hanno preceduto come l'abbandono delle montagne possa causare gravi danni e dissesti idrogeologici non solo alla montagna stessa, ma anche alle pianure, in quanto l'abbandono delle montagne fa sì che l'acqua non venga trattenuta non esistano più zone coltivate, non esistano i piccoli rii, le bialere, i piccoli invasi e gli invasi di medie dimensioni, per cui quando ci troviamo di fronte a precipitazioni eccezionali o magari neanche tanto eccezionali quando l'acqua precipita completamente a valle crea disastri nei fondovalle e nella pianura. Abbiamo visto perfino Torino, pochi anni fa, finire sott'acqua.
Ebbene, il mantenimento di una certa popolazione in montagna, che curi invece tutte questi aspetti e la coltivazione delle montagne può fare da salvaguardia per evitare tutti questi disastri. I piccoli Comuni montani possono essere una risorsa, perché in questi Comuni ci sono dei prodotti caratteristici, ci sono delle attività caratteristiche, c'è la potenzialità del turismo non solo invernale, ma anche estivo, ci sono delle bellezze naturali eccezionali. Il tutto, se messo in moto, può creare un risvolto economico decisamente favorevole, in modo non solo da permettere la sopravvivenza di questi piccoli Comuni, ma in modo da dare uno slancio notevole a tutta l'economia del Piemonte.
Per tutti questi motivi, la proposta che stiamo per approvare in questo momento è da me ritenuta decisamente positiva e importante. Pertanto, avrà il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Grazie, Presidente.
Pochissime parole, per non rischiare di ripetere ciò che è già stato detto.
Abbiamo visto crescere questa legge in Commissione, attraverso una discussione che è stata abbastanza fitta. Crediamo, come Gruppo, che si tratti di una proposta che vada appoggiata ed aiutata nel suo svolgersi e con azioni effettive sul territorio. Per quanto riguarda, l'attenzione e la cura che si dà ai cosiddetti piccoli Comuni, come abbiamo appurato e verificato, oggi il Piemonte è ricco di tali situazioni.
Crediamo che le iniziative, che questa legge porta avanti, possano essere utili ad evitare lo spopolamento di parte del nostro territorio. Il fatto che vi siano tanti Comuni che si spopolano vuol sicuramente dire avere un controllo minore del territorio, anzi non averlo più, vuol dire per alcuni aspetti il degrado e l'abbandono, vuol dire anche uno svuotamento lento e inesorabile che, forse, è ancora peggio, perché se alcuni Comuni sono solo più presidiati da cittadini molto anziani, di fatto, è come se fossero realtà non più esistenti più perché non c'è un presidio che permetta delle azioni, che permetta di fare e rendere vivo quel territorio.
Crediamo che tutte le iniziative contenute in questo testo siano sicuramente, utili nello scopo di mantenere un presidio territoriale. Ci piacerebbe pensare che questa iniziativa vada ad unirsi alle altre, che sono in corso di attuazione, come il Piano di sviluppo rurale, come alcune leggi sulla montagna che insieme vadano ad integrare un modello di rete che costringa anche questi Comuni a lavorare in rete, che li costringa a darsi un progetto di economia sostenibile, che li costringa a guardarsi intorno e, nel momento in cui si parla di turismo, ad avere dei modelli a cui attingere, che non sia soltanto l'aria buona, altrimenti siamo rovinati, ma che sia un approccio, un metodo con quelli che sono i visitatori e i turisti.
Quindi, speriamo che questa legge sia compatibile con le altre, che crei un sistema e inviti i Comuni stessi a beneficiare di quelle semplificazioni che la legge porta con sé, di quelle rendicontazioni più facili, di una possibilità di contare su una Regione che copre gran parte dei contributi chiedendo solo un 10 % ai Comuni. A sveltire alcune cose e ad avere più coraggio, da parte dei Comuni, nell'imbarcarsi in imprese a volte difficili quando si hanno bilanci davvero ridicoli che neanche un quartiere a Torino ha, perché sarebbe ben più poderoso.
Speriamo anche che sia un'occasione davvero utile per fare un lavoro di questo tipo: mettere insieme il ricco materiale giuridico-legislativo su questi territori, che inviti i territori stessi a fare un lavoro di rete.
Sarebbe bello mantenere questo lavoro, ma crediamo che l'unico modo per mantenere un presidio, oltre a quello indicato nella legge, sia convincere i giovani a non scappare altrove. Per questo pensiamo sia molto importante il lavoro di stimolo in attività anche legate all'agricoltura, che, in qualche modo, siano di interesse dei giovani e sulle quali - uso un termine che, forse, nelle nostre fila suona strano, ma lo usiamo anche noi diventando imprenditori di loro stessi, possano scommettere, relativamente alle quali abbiano accesso alle informazioni e anche a corsi di formazione affinché possano vincere quell'isolamento che, a volte, porta ad avere meno coraggio, sentendosi soli, nell'affrontare le situazioni.
Crediamo fondamentale che, oltre a queste utili iniziative, sempre più si guardi a quei territori come ad una ricchezza da valorizzare, ma anche da stimolare, passando sempre più attraverso i giovani. È necessaria un'imprenditoria giovanile che lavori ad uno sviluppo sostenibile legato alla montagna, che non violenti la montagna, che non violenti il territorio, rendendolo compatibile con un'azione di questo tipo e la presenza di un'economia utile al territorio e alle persone. Se a tutto questo si aggiunge una tale iniziativa, questa non sarà una legge nel deserto, ma, in qualche modo, potrà fare da motorino di avviamento e aprire altre strade.
In assenza di questa scommessa su questo importante settore della popolazione, questa legge rischia di essere un motorino di avviamento per benefici immediati che, alla fine, non riesce a scommettere sul futuro.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Signor Presidente, anche noi in Commissione ci siamo confrontati abbiamo discusso e condiviso questa legge, che, come è stato detto, è una legge di principi per il sostegno ai piccoli Comuni per quanto riguarda le attività economiche, sociali, ambientali e culturali, anche per la valorizzazione del patrimonio rurale e storico-culturale.
È una legge di principi, noi ci auguriamo che non sia una legge di illusioni, in quanto i piccoli Comuni necessitano veramente di essere sostenuti.
Per quanto riguarda le politiche del commercio, sono già stati portati tanti esempi: politiche dei trasporti, assistenza domiciliare, politiche di contrasto allo spopolamento, però, è chiaro che non è sufficiente offrire incentivi alle giovani coppie che si insediano nei piccoli Comuni se, poi nei piccoli Comuni sono assenti i servizi - così come ha detto il collega Rossi - quali i micronidi; è chiaro che le giovani coppie, una volta insediate, devono trasferirsi per poter avere i servizi.
Noi voteremo questa legge proprio sperando che possa concretamente andare incontro alle esigenze della popolazione, tant'è che abbiamo presentato un emendamento - lo illustro subito per non sottrarre tempo dopo che, poi, ho ritirato, per presentarne un altro condiviso - diciamo aggiustato - insieme ai componenti della maggioranza, in particolare, mi riferisco al Presidente della Commissione, che ringrazio per la disponibilità.
Il nostro Piemonte, oltre ad avere tanti piccoli Comuni, consta di Comuni con popolazione superiore ai 5.000 abitanti che, a loro volta, hanno frazioni con caratteristiche di piccoli Comuni: sono marginali, hanno problemi demografici o territoriali. Noi tutti ricordiamo la grande discussione svolta in occasione del passaggio della Frazione Sottovalle dal Comune di Gavi a quello di Arquata, nella quale si è proceduto ad un approfondimento che ci ha permesso di capire che queste frazioni meritano tutta la nostra attenzione e valutazione.
Da sempre ho sotto gli occhi la situazione del Comune di Asti, che, pur essendo un grande Comune, ha delle frazioni, cosiddette "ventine", che, una volta, erano dei piccoli Comuni, poi, nel 1929, sono stati aggregati al Comune capoluogo per permettere ad Asti di diventare Provincia nel 1935.
Queste frazioni, che distano cinque-sette chilometri dal Comune di Asti avvertono problemi di marginalità socio-economica, demografica e territoriale, così come altre frazioni. Prima ho avuto modo di interloquire con il Consigliere Ricca, il quale mi ha detto che anche il Comune di Ivrea è circondato da frazioni, alcune delle quali rappresentano marginalità socio-economiche, però, è chiaro che la legge fa la differenza.
È stato detto - cercherò di non ripetere quanto è stato detto, che condivido - che si deve saper distinguere e questa distinzione, noi ovviamente, la rimettiamo alla Giunta, pertanto l'emendamento recita: "In presenza di particolari condizioni di marginalità territoriale e di difficoltà di accesso ai servizi potranno essere considerati beneficiari degli interventi i Comuni con popolazione anche superiore ai 5.000 abitanti".
È chiaro che, relativamente a queste frazioni, si dovranno anche svolgere degli studi per capire se hanno o meno queste caratteristiche comunque, è un discorso che il Consiglio regionale ha già fatto per altre situazioni.
Ricordo che quando abbiamo approvato la legge per le scuole materne paritarie in un primo tempo erano state escluse dalla convenzione con i Comuni quelle site in queste frazioni marginali e, dopo, con un provvedimento, sono state inserite, proprio su richiesta delle varie istituzioni; oppure posso ricordare la legge sulle comunità collinari.
Tra l'altro, chiedo fin da ora se posso firmare l'emendamento dei colleghi di Alleanza Nazionale che chiedono ogni volta che compare l'espressione: "Comunità montana" sia anche specificato "Comunità collinare". Abbiamo anche svolto una discussione in Commissione, mi ricordo che diversi esponenti della maggioranza erano d'accordo. Gli uffici continuano a dire che per "Unione di Comuni" intendono anche le Comunità collinari, noi, invece, vogliamo dare dignità a queste Comunità collinari e ogni volta che c'è la possibilità di scrivere così come li definisce la legge provvedere in tal senso.
In occasione della legge istitutiva delle Comunità collinari, noi abbiamo inserito un emendamento che è diventato articolo di legge, per cui le frazioni, i Comuni, che non fanno parte delle Comunità collinari perch fanno parte di un grande Comune, ma confinano con questi Comuni della Comunità collinare e hanno le stesse caratteristiche, possono partecipare a progetti condivisi.
La filosofia è la stessa: fare in modo che nessuno sia escluso, chi ha le caratteristiche di piccolo Comune non può essere frenato o fermato da un fatto burocratico che, magari, non voleva.
Questo può aiutarci ad evitare le raccolte di firme per passare da un Comune ad un altro. Se noi diamo vita ad una legge che sia equa e che rispetti tutti, senz'altro diventerà più facile governare e amministrare questo nostro territorio, che si presenta in modo molto diverso tra la Città metropolitana e gli altri Comuni. Quante volte abbiamo detto che nel nostro Piemonte ci sono tanti Piemonti, allora, questi Piemonti devono essere trattati tutti allo stesso modo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Il mio è un intervengo per dichiarazione di voto, che vuole evidenziare un aspetto estremamente positivo di questa legge: per la prima volta, dopo tanti anni, si comincia a parlare del Piemonte come un territorio complesso, da vedere tutto con la stessa dignità, gli stessi diritti e le stesse possibilità che vengono concesse ai centri urbani e alle grandi città.
La nostra è una grande Regione, in larga misura rurale e ancora di più montana, che ha bisogno dell'attenzione necessaria da parte della politica delle istruzioni perché non venga lasciata a se stessa, abbandonata, ma continui ad essere vissuta come un territorio vivo, affinché sia garantito a tutto il territorio, anche alle aree urbane e metropolitane, quel necessario collegamento di vita comune con quei territori che permettono al nostro sviluppo di essere equilibrato e soprattutto possibile per tutti, e non solo per alcuni, appunto coloro che vivono nei centri urbani.
Noi voteremo questa legge con convinzione, nella consapevolezza che è un primo passo per favorire il mantenimento degli insediamenti nelle zone più distanti e periferiche del nostro territorio regionale, per garantire ai Comuni maggiori potenzialità dal punto di vista dell'accorpamento dei servizi e delle possibilità che vengono fornite ai cittadini che risiedono nelle zone rurali, montane o collinari, nella consapevolezza, appunto, che questo sia un primo step che segni una rinnovata e maggiore attenzione delle istituzioni locali piemontesi alla vita che i nostri cittadini decidono di svolgere per l'interesse e per il bene di tutti, anche di chi vive nei centri urbani.
È un'azione importante quella che mette in campo il centrosinistra piemontese. Dopo quasi vent'anni, questo centrosinistra decide di riorganizzare un intervento complessivo su tutto il territorio piemontese per garantire diritti e possibilità per tutti, e non solo per alcuni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Botta; ne ha facoltà.



BOTTA Marco

Grazie, Presidente.
Mi piace portare un piccolo contributo a sostegno di questo provvedimento, che riteniamo importante.
È un provvedimento che abbiamo voluto venisse analizzato oggi, anche a discapito di altri provvedimenti che avevano una modalità più burocratica perché questa legge sicuramente avrà un impatto sul nostro Piemonte, in particolare sui piccoli Comuni, assai significativo.
È una legge che non nasce in queste settimane o in questi mesi; com'è stato più volte ricordato, già nella scorsa legislatura una pluralità di progetti di legge erano stati predisposti proprio su questo tema. Era quindi all'attenzione fin appunto dagli anni della scorsa legislatura, ma ha trovato giustamente compimento oggi grazie al Consiglio e a chi ha voluto sottolineare e portare avanti questo insieme di misure a sostegno dei piccoli Comuni.
Non ripetiamo le cose già dette: è chiaro che la nostra Regione, come gran parte delle Regioni italiane, ha, come caratteristica principale proprio la sua composizione, legata ad una pluralità di Comuni, se è vero come è vero che sono circa il 90% i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti che la compongono; Comuni che negli ultimi anni molto spesso hanno dovuto convivere con una situazione di difficoltà, ma che hanno saputo a volte ingaggiare una battaglia - e talvolta vincerla - unendosi tra loro, creando un insieme di servizi comuni, creando, anche sulla scorta di una legislazione incentivante nazionale e regionale, unioni di Comuni e di comunità collinari partendo dal discorso costituzionalmente garantito delle Comunità Montane.
Oggi noi voteremo spero convintamente - questo "spero" dipende un po' dal fatto che abbiamo proposto alcuni emendamenti di metodo e di merito che riteniamo potranno trovare accoglimento da quest'Aula - perché ci pare che la legge, scaturita da una mediazione (perché nasce da una mediazione rispetto ad una pluralità di progetti presentati), possa affrontare, e affronti, tutta una serie di criticità che i piccoli Comuni in questi anni sono stati lasciati da soli a fronteggiare.
In particolare, riteniamo che sia interessante la previsione appunto della possibilità che viene data dalla Regione di finanziare interventi per l'erogazione di servizi di pubblica utilità; ugualmente importante è la semplificazione della rendicontazione, che è una delle richieste che qualsiasi amministratore di questa Regione si è sentito fare più di una volta. Questo non per dare la possibilità di praticare azioni non conformi alla normativa, ma perché riteniamo che a volte un controllo eccessivamente burocratico e pignolo abbia messo in difficoltà tanti Comuni, che, anche rispetto a piccole elargizioni di denaro, dovevano affrontare veramente un calvario burocratico.
Riteniamo ugualmente significativo l'articolo 7, che, insieme all'articolo 3, rappresenta il cuore di questa normativa. Articolo 7 che permetterà di incentivare l'insediamento nei Comuni montani. Su questo articolo abbiamo presentato un emendamento che ricordava prima la collega Cotto, che tende ad allargare questo tipo di possibilità non solo ai Comuni montani, ma anche a quelli collinari.
Noi dobbiamo partire, cari colleghi, da un assunto preciso, che è il nostro Statuto regionale, votato sostanzialmente all'unanimità durante la scorsa legislatura, dove viene compiuta, per la prima volta, una sostanziale parificazione tra montagna e collina.
Per questo motivo, noi riteniamo importante che in questa legge rivolta ai piccoli Comuni, con situazioni di criticità e di marginalità vengano concesse le stesse occasioni ai Comuni montani quanto ai Comuni collinari.
Non devo essere certo io a ricordare a questa Assemblea quali e quante siano le situazioni di marginalità dei Comuni collinari, quante e quali siano le situazioni di calo di popolazione dei comuni collinari, quante e quali siano le difficoltà di vita per chi sceglie di rimanere comunque nei moltissimi Comuni collinari di cui è ricco il Piemonte.
Il limitare le incentivazioni per insediamenti ai soli Comuni montani apparirebbe innanzitutto contrario alla lettera e allo spirito dello Statuto regionale, ma soprattutto alle vere esigenze dei piemontesi. Non possiamo neanche dire che i Comuni collinari siano tutti (come alcuni pur ci sono) ricchi di strutture, ricchi come economia, perché legata alla vite e al vino; perché chiunque viva la situazione dei Comuni collinari del nostro Piemonte sa che, a fronte di alcuni Comuni favoriti, la maggior parte, in questi anni, ha dovuto affrontare, spesso con grande difficoltà lo svuotamento della popolazione, l'allontanamento dei giovani, insomma le difficoltà di mantenere vive queste Comunità che, molto spesso, si trovano private anche dei servizi essenziali più importanti sia quelli commerciali sia quelli di pubblica utilità.
Quindi, ritengo che l'emendamento che Alleanza Nazionale ha presentato ma che ha aperto naturalmente anche all'adesione di tutti i Gruppi presenti in Consiglio, faccia giustizia, non dico su una dimenticanza, ma probabilmente su una sensibilità che, molto spesso, si rivolge quasi esclusivamente al discorso della montagna che pur deve essere garantita.
Infatti, non è che facciamo la gara tra due marginalità per dire quella che deve essere garantita di più, ma che deve essere affiancata in questi riconoscimenti di tipo normativo e agevolativi dalla nostra collina piemontese.
Per quanto riguarda il voto finale di una legge che noi vorremmo sinceramente votare, ricordo che è una legge che colma una lacuna normativa di questo Consiglio regionale, che è intervenuto più volte su singoli aspetti legati alla marginalità. Ricordo le norme che inserimmo sul discorso del commercio, sull'apertura di piccoli esercizi commerciali, il mantenimento degli stessi, anche gli sgravi fiscali e tributari che, già nella scorsa legislatura, tentammo di portare per questi esercizi commerciali situati nei piccoli Comuni ed anche gli incentivi economici per cui diversi paesi che erano privati totalmente di esercizi commerciali grazie alle leggi della scorsa legislatura, oggi hanno almeno un esercizio commerciale.
Tenendo pur presenti queste situazioni, riteniamo che una sorta di legge di principio, una sorta di legge quadro, come potrebbe essere questa legge, affiancata da provvedimenti che verranno presi nei prossimi mesi sia un fatto importante e significativo per il Piemonte, ma riteniamo anche che il non chiudersi nel testo che è stato votato in Commissione, ma cercare di arrivare ad un arricchimento dello stesso con il contributo fattivo e proficuo del Consiglio regionale possa essere anche motivo di interesse e soddisfazione per questa Assemblea.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, noi voteremo questa legge. Però, vorrei fare due o tre semplici osservazioni. La prima è che come è noto, qualche tempo fa, nel mondo si è superata la soglia della popolazione che vive nelle grandi città rispetto a quella che vive fuori. Credo che ci siano dei fenomeni di urbanizzazione abbastanza complessi, che non sarà facile risolvere con leggi regionali. Ciò non vuol dire che non sia giusto proporre una legge regionale, ma credo che, come sempre, inserire le azioni che svolgiamo nel contesto del mondo in cui viviamo sia sempre un utile esercizio, quanto meno culturale.
Sempre in quest'ottica e nella difficoltà di contrastare delle inevitabili evoluzioni della nostra società, credo che, oltre a quanto si fa e ci si propone di fare con questa legge, sarebbe opportuno che ragionassimo in senso lato. Coloro che vivono in montagna nelle zone disagiate - personalmente, ne conosco alcune nei dintorni in cui abito necessitano, tra i bisogni essenziali, della possibilità di usufruire di pediatri per le famiglie che hanno dei bambini, hanno la necessità di avere dei servizi sanitari che siano vicini a chi ne ha bisogno. È chiaro che questa legge non può prevederlo, ma se noi non pensiamo a tutto un sistema di interventi complesso, credo che non riusciremo ad ottenere quanto ci proponiamo.
Vorrei fare un piccolo accenno all'articolo 7, in quanto ritengo che così come è stato concepito, potrebbe anche prevedere un utilizzo parzialmente deviato di questa legge rispetto agli obiettivi che ci poniamo. Noi prevediamo aiuti a favore di coloro che trasferiscono la residenza in zone di montagna, impegnandosi a non modificarla per un decennio. Questo però è un problema di non facile soluzione, in quanto pu succedere che una persona prenda la residenza, ma non vi abiti effettivamente perché ha realizzato una seconda casa. In questi casi, non so come potremmo intervenire come Regione. Francamente, mi sembra un punto sul quale meritava riflettere un po' di più.
Abbiamo presentato come Gruppo, insieme ad altri Consiglieri che l'hanno firmato, un emendamento per inserire nell'articolo 2, comma 2 oltre agli indicatori finanziari, gli indicatori economici per valutare le situazioni di marginalità socioeconomica ed aggiungere il termine "ambientali"dopo "territoriali", sempre nel campo degli indicatori di marginalità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Il giudizio complessivo che diamo sulla legge è assolutamente favorevole. Peraltro, troviamo anche le finalità, che sono state presentate dai colleghi, di tutela verso fasce deboli della popolazione (anziani e pensionati) che al nostro Gruppo politico stanno particolarmente a cuore assolutamente meritevoli e degni della massima attenzione da parte di quest'Aula.
Mi permetto una breve disanima del testo che credo, tutto sommato preveda alcune lacune. Quindi, in questo intervento preferisco sottolineare alcuni aspetti non entusiasmanti, rispetto all'impianto complessivo dell'articolato che ha una positività non indifferente.
L'articolo 7, prima citato dal Consigliere Moriconi, in effetti prevede alcune criticità di applicazione. È condivisibile la finalità, ma ritengo un po' più complesso capire come la Regione possa andare a verificare questo impegno sul decennio che poi non deve essere mutato. Soprattutto vorrei sottolineare il fatto che non sono previste delle sanzioni nel caso in cui ci sia un a modifica di questa decennalità da parte del soggetto interessato. Forse, siamo ancora in tempo a prevedere un'ipotesi sanzionatoria con un emendamento ad hoc, ma eventualmente lascio l'onore e l'onere di produrlo al Presidente della Commissione.
Sono molto favorevole alla seconda parte dell'articolo 3, dove si prevede l'istituzione di attività economiche che chiunque abbia un minino di pratica sui piccoli Comuni sa benissimo che sono una delle peggiori cause dello spopolamento di zone montane. Quando non esistono più neanche i servizi essenziali perché non vi è più una redditività o un quadro economico che lo consenta, pian piano, i vari esercenti chiudono. La chiusura di servizi essenziali, chiaramente, incentiva sempre meno l'andare a vivere in questi Comuni dove, conseguentemente, non esiste neppure la possibilità di andare a comprare il latte e il pane o comunque soddisfare le esigenze minime primarie.
Trovo questa seconda parte dell'articolo 3 estremamente interessante e positiva. Spero che abbia poi un seguito pratico nell'adozione e non rimanga solamente un punto normativo, perché, sinceramente, sono un po' scettico che sia sufficiente, peraltro, come Regione, forse, non potevamo fare di più.
Invece, ho dei dubbi sull'articolo 4, quando si parla di eccessiva semplificazione delle rendicontazioni. Si parla di contributi sui 20 mila euro; per i contributi sotto i 20 mila euro è sufficiente una rendicontazione che, di fatto, sta nell'autocertificazione da parte del titolato del servizio.
Tutto sommato, dare l'onere ai Comuni di applicare una normalissima procedura, forse, credo sia la cosa migliore rispetto ad un'eccessiva semplificazione, che potrebbe, in qualche caso, indurre costumi pessimi o non proprio legali.
Infine, ritengo che l'articolo 8 abbia un'ottima impostazione soprattutto in riferimento alle condizioni di marginalità socio-economica e alla volontà di privilegiare i Comuni con una popolazione inferiore ai mille abitanti rispetto a quelli con meno di 5.000 abitanti.
Voglio ricordare ai colleghi, che, sicuramente, saranno ampiamente preparati sull'argomento, che, in verità, i veri problemi esistono nei Comuni con meno di mille abitanti, in quanto molti Comuni con una popolazione intorno ai 5.000 abitanti, in realtà, hanno un bilancio tale che gli permette di avere anche un peso politico e di avere, tutto sommato molti meno problemi rispetto ai Comuni con popolazione inferiore ai mille abitanti.
La provincia di Vercelli, ad esempio, mi pare non abbia Comuni compresi nella fascia tra i 10 e i 15 mila abitanti, solo il Comune di Vercelli ne ha un tale numero, tutti gli altri Comuni hanno un numero di abitanti inferiore ai 10 mila. Tutto sommato, è una provincia non così piccola rispetto ad altre, ne abbiamo anche di più piccole in Piemonte. Nella Provincia di Asti, ad esempio, credo che solo i Comuni di Nizza Monferrato e di Canelli superino i 15 mila abitanti.
Quindi, in realtà, ci sono tantissimi Comuni con all'incirca 5.000 abitanti che, però, hanno una vitalità economica e sociale discretamente elevata. Il vero problema nasce nei Comuni con un numero di abitanti inferiore a mille.
Siamo contenti che l'articolo 8 contenga questa attenzione, ma personalmente, avrei rivolto la legge esclusivamente ai Comuni con popolazione inferiore a mille abitanti o, al massimo, inserito il tetto dei 2.000 abitanti.
L'ultima nota riguarda l'articolo 10, semplicemente, per far presente che riteniamo lo stanziamento previsto di due milioni e mezzo di euro e successivamente, quello di 500 mila euro per il biennio 2008-2009 assolutamente insufficiente per dare un vero impulso a questa legge e ai nostri territori.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste d'intervento relativamente al dibattito generale, passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Cotto, Burzi Giovine (che sostituisce l'emendamento rubricato n. 1 precedentemente ritirato dalla Consigliera Cotto): Dopo il comma 3, dell'articolo 1, è aggiunto il seguente: "3 bis. In presenza di particolari condizioni di marginalità territoriale e di difficoltà di accesso ai sevizi potranno essere considerate beneficiari degli interventi le frazioni di Comuni anche con popolazione superiore ai 5.000 abitanti".
Prego, collega Giovine.
La Consigliera Cotto lo ha già illustrato precedentemente.
Esatto. Era stato presentato un primo emendamento, sostituito da quello rubricato n. 2, già illustrato dalla Consigliera Cotto nel suo intervento.
La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Era l'emendamento che avevo concordato con il Presidente della Commissione, se lo vuole dire lo stesso Presidente.



(Commenti fuori microfono)



COTTO Mariangela

Ha già riferito alla Giunta. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente Peveraro.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Il parere è favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, che sostituisce il n. 1.
Ricordo che il numero legale è 28.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 1, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 7) presentato dai Consiglieri Moriconi, Barassi Bossuto, Clement: Art. 2, comma 2, sostituire la parola "finanziari" con "economici" e dopo "territoriali" inserire "ambientali".
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Vorrei anch'io sottoscrivere l'emendamento.



PRESIDENTE

Non essendoci richieste d'intervento, sull'emendamento, la parola al Vicepresidente Peveraro per esprimere il parere della Giunta.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Esprimo parere favorevole.



PRESIDENTE

Pregando il Presidente Giovine di voler apporre la firma sull'emendamento rubricato al n. 7 sull'articolo 2, comma 2, con il parere favorevole della Giunta, ricordo che il numero legale è sempre 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 2, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 3 Indìco la votazione palese sull'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 8, presentato dal Consigliere Giovine: Si elimina l'articolo 4 Emendamento rubricato n. 9, presentato dal Consigliere Giovine: Art. 4, si sostituiscono le parole "ventimila" con le parole "cinquemila" Informo i colleghi che tali emendamenti sono in distribuzione.
La parola al Consigliere Giovine, per l'illustrazione.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Chiedo il permesso di poterli illustrare congiuntamente, anche per allontanare qualunque sospetto di volontà dilatoria nella votazione in oggetto.



PRESIDENTE

Prego, prego.



GIOVINE Michele

Come ho già espresso nell'intervento in discussione generale, nutriamo dei dubbi sulla possibilità di poter andare a giustificare - e quindi a rendicontare - alla Regione Piemonte cifre importanti, come possono essere 20.000 euro, con semplice autocertificazione e senza che vi sia alcun organo politico che debba, in qualche modo, siglarla; vedo, infatti, che si parla semplicemente di "titolare responsabile del servizio", ma non si parla né del Sindaco né di altri organi deputati a rendere risposte davanti ai cittadini. Va bene, possiamo anche prevedere una semplificazione: ma qualora il Consiglio ritenesse comunque opportuna una semplificazione su una materia delicata come la rendicontazione di soldi pubblici, erogati ai soggetti di cui la legge è interessata, la duplice presentazione di emendamenti è finalizzata a fare in modo che questo avvenga per cifre inferiori, quali, ad esempio, 5.000 euro.
Eventualmente, se la Giunta lo ritenesse opportuno, potremmo anche trovare una cifra mediana, come 10.000 (la mia è un'ipotesi per poter fare un ragionamento che possa avere una certa funzionalità operativa in votazione).
5.000 euro, a mio giudizio, sono già una bella cifra: vi ricordo che sono quasi 10 milioni delle vecchie lire, con cui si possono fare già tante belle cosine! Nel caso di 20.000 euro (i vecchi 40 milioni di lire), una semplice dichiarazione da parte del responsabile del servizio che questi soldi sono stati spesi in applicazione della legge in oggetto, mi sembra obiettivamente, un po' pochino. Poi, per carità, niente di grave.
Sicuramente, questo avverrà nella stragrande maggioranza della casistica.
Non vorrei concedere, però, troppe occasioni all'eventuale creazione di fenomeni di malcostume, che, magari, questa norma potrebbe generare, o comunque potrebbe mettere nella possibilità di farlo, anche semplicemente per un'erronea disposizione. In un Consiglio comunale, spesso e volentieri ci sono delle voci che vengono poi stornate per andare a riempire altri capitoli, perché nascono delle emergenze e delle esigenze in altri aspetti della vita del Comune. Se vogliamo dare un vero senso a questa legge, credo che si debba essere più stringenti sul controllo di queste cifre spese, a meno che non si voglia semplicemente dare un contributo a pioggia ai Comuni, affinché questi se li gestiscano come meglio credono. Per carità, è sempre possibile farlo, però a questo punto attribuiamo un significato diverso alla gestione e all'erogazione di questi fondi.
Non mi sembrano due emendamenti così inapplicabili. La richiesta di abrogazione, evidentemente, ha più un significato politico, per testimoniare che il sottoscritto aveva previsto una possibile applicazione negativa della legge. 5.000 euro credo che siano una cifra tutto sommato estremamente corretta e contenuta (ma neanche poi tanto!) per trovare una giusta applicazione.
Peraltro, volevo ricordare che siccome sono due milioni e mezzo di euro i soldi stanziati per quest'anno (a meno che non si voglia dare tutto a pochi "fortunati" Comuni), se facciamo due calcoli, si evince chiaramente che non si discosterà di molto da 5.000 euro la cifra che potrà essere erogata per le varie finalità, secondo l'articolato in oggetto, ai Comuni che ne potranno beneficiare.
Chiedo, pertanto, una sensibilità alla maggioranza su questo tema e l'accoglimento di tali emendamenti. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Giovine.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento sugli emendamenti test illustrati, darei la parola all'Assessore Peveraro per esprimere il parere della Giunta.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

La Giunta esprime parere negativo.



PRESIDENTE

Vi ricordo che il numero legale è sempre 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8, con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio non approva.
Diamo la stessa votazione sull'emendamento rubricato n. 9, sostitutivo dell'articolo 4, in parte già illustrato dal Consigliere Giovine.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Non ho capito, su cosa vuole dare la stessa votazione?



PRESIDENTE

Intendevo dare la stessa votazione sul secondo emendamento da lei presentato sull'articolo 4.
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Come promesso, avendo chiesto un solo intervento riassuntivo per entrambi gli emendamenti, non intervengo. Però, chiedo che si voti su questo articolo.



PRESIDENTE

Vicepresidente Peveraro, le chiedo il parere della Giunta sull'emendamento rubricato n. 9, relativo all'articolo 4.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Parere negativo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9, con il parere contrario della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 4, nel testo originario.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Passiamo alla votazione dell'articolo 5, sul quale ha chiesto di intervenire il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Semplicemente, chiedo che si voti articolo per articolo.



PRESIDENTE

D'accordo, Consigliere Giovine, non c'è nessun problema.
Indìco la votazione palese sull'articolo 5.
Il Consiglio approva.
La seduta è sospesa per un problema tecnico.



(La seduta, sospesa alle ore 18.49 riprende alle ore 18.52)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ringrazio i colleghi per la disponibilità.
ARTICOLO 6 Emendamento rubricato n. 11) presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore Peveraro: Art. 6, nella rubrica anziché "codice" inserire "riordino" e nella terza riga sopprimere "regolamentari".
Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti: Art. 6, riga 2, cassare "disegno di legge" e sostituire con "un provvedimento normativo, quale testo unico".
La parola al Vicepresidente Peveraro per il parere sull'emendamento rubricato n. 3.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Il parere è positivo.



PRESIDENTE

Ci sono interventi sull'emendamento rubricato n. 3? Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Vado a memoria, perché lo abbiamo modificato. Credo che i colleghi abbiano un emendamento differente rispetto a quello che, poi, è stato presentato, che recita: "Un provvedimento normativo quale testo unico, nel quale sono state riunite...".
Le motivazioni sono due: in primo luogo, riteniamo, da un punto di vista nominalistico, un po' anomalo che una legge rinvii ad un disegno di legge, crediamo sia migliore come provvedimento normativo di riordino.
In secondo luogo, inserire le parole "testo unico" in carattere minuscolo, così come suggerito dagli uffici, quindi non nella volontà di indicare una modalità legislativa, ma, come peraltro si dice all'interno della relazione, crediamo sia positivo addivenire ad un provvedimento di riordino normativo di tutti i provvedimenti e di tutte le leggi già esistenti riferite ai Comuni inferiori ai 5.000 abitanti.
Al di là del valore formale, ha un valore sostanziale, perché, come abbiamo detto durante i nostri interventi, crediamo che la legge di oggi possa essere senz'altro un passaggio positivo affinché iniziare un cammino che ci porti entro il prossimo anno, così come recita l'articolo 6, ad avere un provvedimento unico sul quale sia possibile non soltanto radunare le leggi esistenti, ma anche svolgere ragionamenti generali su quella che intende essere la migliore legislazione per le piccole comunità.



PRESIDENTE

Ricapitolando, dovrebbe essere stato distribuito l'emendamento della Giunta regionale: alla rubrica dell'articolo 6 sostituire la parola "codice" con "riordino" e alla riga tre cancellare "e regolamentari".
Questo è l'emendamento n. 11 sull'articolo 6.
Il collega Vignale ha illustrato l'emendamento rubricato al numero 3 della riga 2 che cassa e sostituisce.
È stato espresso il parere positivo della Giunta, procediamo ora alla votazione.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, un attimo, sono stati presentati altri tre emendamenti sull'articolo 6: il n. 12, il n. 13 e il n. 14, che recitano: "entro 4 mesi", "entro 5 mesi", "entro 6 mesi" al posto di "entro un anno" al comma 1 dell'articolo 6.
Prego di procedere alla distribuzione degli emendamenti n. 12, n. 13 e n. 14.
Emendamento rubricato n. 12) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Boniperti: Entro 4 mesi.
Emendamento rubricato n. 13) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Boniperti: Entro 5 mesi.
Emendamento rubricato n. 14) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Boniperti: Entro 6 mesi.
Chiedo se uno dei firmatari degli emendamenti n. 12, n. 13 e n. 14 inerenti alla tempistica (invece di un anno, 6 mesi, 5 mesi e 4 mesi) intende procedere all'illustrazione uno per volta.
La parola al Consigliere Botta per l'illustrazione.



BOTTA Marco

Signor Presidente, dovremo anche averne copia. Essendo emendamenti intellettualmente difficili, se non ne abbiamo copia, non possiamo svolgere gli interventi. Aspettiamo, perché non li ricordiamo.



PRESIDENTE

Non c'è nessun problema, Consigliere Botta, appena gli uffici termineranno la distribuzione degli emendamenti, potrà procedere all'illustrazione.
La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Signor Presidente, mi è stato consegnato testé l'emendamento recante "6 mesi". Posso iniziare il mio intervento.
Questo emendamento riguarda l'articolo 6, l'incipit di questo articolo che è relativo al codice delle disposizioni normative sui piccoli Comuni.
L'articolo, nella sua forma originaria, quella licenziata dalla Commissione, recita: "Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale propone al Consiglio regionale un disegno di legge nel quale sono riunite e coordinate tutte le disposizioni".
Noi riteniamo che il termine di un anno sia eccessivamente largo.
Conosciamo la capacità e la dedizione che la Giunta regionale pone nei suoi lavori, conosciamo la competenza, la volontà e l'impegno che l'Assessore competente pone in questa legge e nei prossimi adempimenti che deriveranno dalla legge stessa, ecco perché riteniamo che un anno possa essere una dimensione temporale troppo importante. Per questo riteniamo che il Consiglio regionale possa essere investito di questa funzione con una tempistica più limitata.
In questo primo emendamento proponiamo i sei mesi, anche se esiste una tempistica legata alle ferie estive, ma, probabilmente, non dovrebbe incidere più di tanto. Riteniamo che i sei mesi siano una tempistica sufficiente per permettere alla Giunta di presentare questo codice, in quanto un anno porterebbe troppo avanti queste operazioni e il Consiglio regionale, che è l'organo che, sostanzialmente, dovrebbe prendere atto discutere e approvare questo codice, dovrebbe attendere troppo a lungo affinché questo evento si verifichi.
Noi sappiamo che la Giunta può elaborare questo atto normativo, che tra l'altro, avrebbe ricadute significative anche su tutti i piccoli Comuni. Quindi, una velocizzazione dell'emanazione di questo atto normativo si inserirebbe in questo sforzo legislativo che tutti insieme stiamo facendo, proprio per favorire, incentivare e rendere più vivibile la vita nei piccoli Comuni.
Ribadisco il senso e l'importanza di questo primo emendamento all'articolo 6, ben sapendo che una differenziazione temporale rispetto a quanto previsto dalla Giunta costituirebbe un sicuro riferimento non solo per il Consiglio regionale, ma anche per i piccoli Comuni, con popolazione pari o inferiore a 5.000 abitanti.
Ritengo che sei mesi siano un periodo sufficientemente ampio - anche se il codice è sicuramente un'impresa significativa a cui ci si è spinti a credere - per permettere una sua elaborazione anche curata. Un anno è un lasso di tempo molto lungo, un periodo che allontana troppo dal giorno della probabile approvazione di questa legge (oggi).
Sostanzialmente, riuscire ad arrivare ai sei mesi, comporterebbe solo delle positività, tanto per il Consiglio, che verrebbe richiamato a discutere di queste vicende entro pochi mesi, quanto per i Comuni, che quando avranno visto approvato questo importante codice, potranno trarne beneficio.
BONIPERTI Roberto (fuori microfono) Ci concede qualche minuto di sospensione, Presidente?



PRESIDENTE

Dispongo una breve sospensione, su richiesta dei Consiglieri del Gruppo di Alleanza Nazionale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle 19.05 riprende alle ore 19.13)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo dall'articolo 6: se ho ben compreso, vengono ritirati gli emendamenti rubricati ai n. 12, 13 e 14, che, al comma 1 dell'articolo 6 si ponevano, come obiettivo, la sostituzione delle parole "entro un anno" con le parole "entro quattro mesi", "entro cinque mesi" ed "entro sei mesi".
Pertanto, sull'articolo 6 rimangono in vita gli emendamenti rubricati ai n.
3 e 11, già illustrati, sui quali la Giunta si è espressa favorevolmente.
Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
Avendo cancellato la parte regolamentare, ricordo ai colleghi e alla Giunta che, ai sensi dell'articolo 27 dello Statuto, rimane, se autorizzata dal Consiglio regionale, la facoltà della Giunta regionale di adottare un Regolamento di delegificazione.
Lo preciso a titolo di informazione, affinché rimanga agli atti.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 15) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti: Titolo, dopo "montani" inserire "e collinari".
Emendamento rubricato n. 20) presentato dai Consiglieri Vignale, Muliere Ricca: Titolo, dopo "montani" aggiungere "e collinari".
Possiamo considerarli un emendamento unico. Vi sono richieste di intervento?



BOTTA Marco

L'emendamento n. 15 è ritirato.



PRESIDENTE

L'emendamento n. 15 è ritirato dai proponenti e conservato agli atti.
Qual è il parere della Giunta sull'emendamento rubricato n. 20?



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

La Giunta esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

Non essendovi richieste di intervento, pongo in votazione l'emendamento n. 20. Vi ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 20, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Comunico c il ritiro degli emendamenti rubricati n. 5, n. 4, n. 16, n. 17 e n. 18.
Emendamento rubricato n. 10) presentato dai Consiglieri Moriconi, Barassi Bossuto: Dopo la parola "Regione" inserire le parole "definendone i criteri".
Il parere della Giunta?



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

La Giunta esprime parere favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 19) presentato dai Consiglieri Botta, Vignale Ricca, Muliere, Ghiglia, Bizjak, Cotto: Aggiungere dopo il termine "montano" "e collinari in situazione di marginalità di cui all'art. 2 comma 1".
Chiedo al Vicepresidente Peveraro il parere della Giunta su questo emendamento.



PEVERARO Paolo, Vicepresidente della Giunta regionale

Parere favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 19, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 22) presentato dal Consigliere Rossi: Al termine aggiungere "in caso contrario il contributo recepito deve essere interamente restituito".
La parola al Consigliere Rossi per l'illustrazione.



ROSSI Oreste

Chiedo scusa, Presidente, ma non è assolutamente un intervento politico. Semplicemente, perché si scriva al termine che "viene dato un contributo a coloro che trasferiscono la loro residenza o dimora abituale.da un Comune non montano ad un Comune montano o collinare con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, impegnandosi a non modificarla per un decennio". Lei capisce che se un'attività fallisce o chiude, oppure una persona si sposa o ha altri problemi e si deve per forza trasferire, in questo modo di fatto non può farlo.
Direi di permettere di modificarlo, a condizione che venga restituito il contributo eventualmente preso. Però, impedirgli per legge di poter trasferire l'attività oppure il domicilio mi sembra impossibile. Scriviamo che se avviene un trasferimento prima che siano trascorsi i dieci anni, è necessario restituire il contributo preso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

L'emendamento che abbiamo approvato definendone i criteri, potrebbe anche introdurre questo concetto.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

L'emendamento non viene presentato, ma trasmesso alla Giunta che definirà nel Regolamento i criteri, fra i quali la restituzione delle somme. Questo è l'impegno del Vicepresidente Peveraro.
Indìco la votazione palese sull'articolo 7, come emendato.
Il Consiglio approva.
Ricordo ai gentili e attenti colleghi che è stato espressamente richiesto di attendere il termine dei 60 secondi per l'espletamento delle procedure di voto.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 6) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti: Art. 8 comma 1 (riga 2) dopo "commerciali" inserire "e artigiane".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Visto che sono una delle attività a volte presenti, ma in moltissimi casi da tutelare nelle realtà dei piccoli Comuni, crediamo che, così come lo si fa per quelle commerciali, anche quelle artigiane vadano agevolate.



PRESIDENTE

Chiedo il parere al Vicepresidente Peveraro.



PEVERARO Paolo, Assessore al bilancio e finanze

Parere positivo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Giovine chiede di firmare l'emendamento.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6, con il parere favorevole della Giunta regionale, espresso dall'Assessore Peveraro.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo 8, come emendato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Indìco la votazione palese sull'articolo 9.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 Emendamento rubricato n. 21) presentato dal Consigliere Giovine: All'art. 10 (Norma finanziaria) la cifra "2.500.000,00 euro" è modificata con la cifra "5.000.000,00 euro" et la cifra "500.000,00 euro" è modificata con la cifra "5.000.000,00 euro".
È evidente che per fare un simile intervento sarebbe necessario convocare, anche seduta stante, la I Commissione.
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Signor Presidente, per evitare di creare lungaggini che, comunque sarebbero inutili, perché - non conosco la motivazione - sono quasi certo che avrebbero un effetto negativo e non sarebbero accolte dall'ottimo Vicepresidente Peveraro, ritiro l'emendamento. In ogni caso, volevo comunque esporlo e l'ho voluto rubricare affinché rimanesse agli atti, in quanto il giudizio del sottoscritto sulla presente legge è generalmente ottimo, in particolare, però, credo che i quattrini previsti da questa Giunta siano assolutamente insufficienti.
Per l'articolo 3 in oggetto è stata prevista una cifra che, tutto sommato, permette di fare un po' di politica sul territorio, mentre la cifra prevista per l'articolo 7 è assolutamente risibile; 500 mila euro su una regione ampia e numerosa - non solo come numero di Comuni, ma come abitanti - come il Piemonte è assolutamente inutile e risibile.
Se si voleva dare un vero impulso a questa legge, non volendo farne solo un pannicello caldo, affinché si possa sventagliare di fronte alla cittadinanza il voler fare qualcosa in favore dei piccoli Comuni e di chi li vive, si poteva fare uno sforzo economico ulteriore.
Questo è il motivo per cui voterò in senso contrario sull'articolo 10 ma, evidentemente, voterò favorevolmente sull'intero articolato.
Per carità, apprezziamo i due milioni e mezzo di euro, ma, se vogliamo fare una ripartizione sui 1.068 Comuni che sono stati esposti nella relazione, 2.500 euro scarsi a Comune sono veramente una cifra risibile ammesso che si faccia una ripartizione pro capite per Comune. Allorch questo non avvenga, comunque, sono cifre molto basse per i Comuni che dovessero beneficiarne e per alcuni, evidentemente, non rimarrebbe il "becco di un quattrino".
In ogni caso, la legge ci sarà se l'Aula, tra poco, l'approverà e costituirà uno strumento. Evidentemente, sarà merito o demerito delle Giunte che si succederanno applicarla in un senso o nell'altro, comunque, è giusto e favorevole approvare e dare la possibilità alla Giunta di poter intervenire a favore delle piccole realtà del nostro territorio.



PRESIDENTE

L'emendamento rubricato n. 21 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Ricordo che il numero legale è sempre 28.
ARTICOLO 10 Indìco la votazione palese sull'articolo 10.
Il Consiglio approva.
La parola al Consigliere Giovine.



GIOVINE Michele

Mi pare che esistano ancora le dichiarazioni di voto, anche se, magari porterò via 30 secondi all'Aula, vorrei comunque avere il diritto-dovere di poterla svolgere.
Riassumendo quanto ho già avuto modo di dire negli interventi precedenti, il voto al presente articolato di legge sarà assolutamente favorevole e, se i colleghi mi permetteranno di intervenire, sono sicuro che il mio intervento sarà anche più breve.
Esprimo un parere assolutamente negativo per l'articolo 4, ovvero la semplificazione delle rendicontazioni che gli enti e i soggetti destinatari di questa legge sono risibilmente obbligati a fare.
C'è un'espressione negativa sull'articolo 10, perché si ritiene la cifra stanziata assolutamente insufficiente per un territorio vasto quale quello della Regione Piemonte, che consta di un numero imponente di Comuni e, soprattutto, di un numero imponente di abitanti che vivono in questi Comuni.
Quale nota a margine, era sicuramente preferibile dare prevalenza ai Comuni sotto i 2.000 abitanti o, comunque, sotto i mille abitanti, rispetto al mantenimento di una fascia così larga che comprende i Comuni fino ai 5.000 abitanti. Sicuramente, i Comuni più piccoli necessitano maggiormente dell'intervento per poter continuare ad esistere e a rendere un servizio alla cittadinanza, soprattutto, per permettere la continuazione di tradizioni, culture e non abbandonare il territorio piemontese.
Complessivamente, il giudizio è assolutamente favorevole. Peraltro - lo ricordo in questa sede - ringrazio i colleghi che hanno comunque presentato un DDL che, probabilmente, è stato quello che ha spinto e sicuramente motivato la Giunta a presentarne uno complessivo che racchiudesse le varie istanze presentate dai colleghi Rossi, Allasia, Dutto e Monteggia, tutto il Gruppo de La Margherita e ultimo, ma non ultimo, il Consigliere Ricca.
Anch'io avrei voluto apporre la firma a questa legge, ma evidentemente, essendo un DDL presentato dalla Giunta, ciò non è possibile.
Concludo esprimendo il pieno favore del Gruppo al DDL in oggetto.



PRESIDENTE

Ricordo che il numero legale è 28.
Indìco la votazione nominale sull'intero testo del disegno di legge n. 374.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 38 Consiglieri votanti 37 Consiglieri hanno votato SÌ 37 Consiglieri non ha alla votazione 1 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Edilizia commerciale e sportiva

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione n. 255, n. 267 inerente a "Programmi pluriennali per la promozione sportiva e per l'impiantistica sportiva anni 2007-2009, in attuazione della legge ragionale 22 dicembre 1995, n. 93 (Norme per lo sviluppo dello sport e delle attività fisico-motorie)" (Divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 133-23971 del 26 giugno 2007)


PRESIDENTE

Mancando venti minuti alle ore 20, esaminiamo il testo unificato delle proposte di deliberazione n. 255 e n. 267, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Manica per l'illustrazione



MANICA Giuliana, Assessore allo sport

Il Programma pluriennale di interventi per l'impiantistica sportiva 2007-2009 è stato predisposto ai sensi della legge regionale 93/95 e rappresenta lo strumento per pianificare, programmare e raccordare gli interventi di impiantistica sportiva nella nostra Regione.
Il Programma è strutturato in assi e misure, che contengono le azioni di intervento mirate a realizzare, potenziare, recuperare, adeguare e mettere in sicurezza gli impianti sportivi.
Alle linee contenute nel Programma pluriennale viene data attuazione con l'approvazione dei Piani attuali.
Ai fini di una politica pubblica e una programmazione mirata e calibrata, assume grande importanza il censimento degli impianti sportivi esistenti sul territorio. Il censimento è già stato avviato dalla Regione con la collaborazione delle Province piemontesi e con il Politecnico di Torino.
Il Programma pluriennale trarrà, pertanto, da questo censimento fondamentali indicazioni, e si basa su assi di intervento: asse 1, messa a norma degli impianti, ampliamento e loro diversificazione; asse 2 realizzazione di nuova impiantistica sportiva in aree carenti o di particolare vocazione; asse 3, impiantistica sportiva per gare di alto profilo e bacini di grande utenza.
Il presente Programma pluriennale è stato ampiamente discusso e condiviso con il Tavolo regionale permanente dello sport, CONI, CIP Federazioni, Enti a promozioni sportive, discipline sportive associate, UPI e ANCI. In data 16 marzo è stato espresso parere favorevole da parte della Conferenza permanente Regione-Autonomie locali.
Per quanto riguarda il Programma pluriennale per la promozione delle attività sportive fisico-motorie anni 2007-2009, noi intendiamo, con questo Programma, ampliare l'attività di pratica sportiva in Italia e in Piemonte che è altamente inferiore alle altre realtà europee.
Da questo punto di vista, abbiamo, come obiettivo strategico nel Programma pluriennale, quello di creare, attraverso il sostegno degli interventi in esso previsti, una cultura dell'attività fisica e sportiva finalizzata all'incremento della pratica delle eterogenee e molteplici disciplina sportive.
Il Programma è articolato in assi 1, 2, 3 e 4, e, come il precedente ha trovato una definizione e un confronto con il Tavolo regionale e con la Conferenza.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore Manica.
Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Siamo d'accordo che si sia avviata la discussione con l'esposizione generale da parte dell'Assessore, però chiediamo che la discussione nel merito e la votazione sia svolta nella prossima seduta di Consiglio, quindi martedì prossimo, vista l'ora tarda, la presenza di emendamenti e l'assenza di moltissimi Consiglieri regionali, sia di maggioranza che di minoranza.



PRESIDENTE

Se non vi sono ulteriori richieste di intervento, penso che si possa chiudere il Consiglio con la relazione dell'Assessore Manica.
Sempre sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Il Presidente, giustamente, fa una sua proposta. Però vorrei ricordare che oggi c'è stata una lunga discussione su cosa fare e mi pareva che fosse stata raggiunta un'intesa per approvare un Programma pluriennale atteso da moltissime società, sulla cui base si farà un bando. Siccome stiamo discutendo di un Programma pluriennale, sarebbe utile approvarlo già questa sera. Chiediamo pertanto all'opposizione, visto che oggi si è discusso anche su come concludere la giornata, di arrivare all'approvazione di questo Programma pluriennale. Non stiamo chiedendo una cosa assurda: non stiamo votando un articolato che ha bisogno del tempo necessario per essere discusso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Io sono ormai abituata che si decide una cosa e poi se ne fa un'altra e poi un'altra ancora. Per quanto ricordo, abbiamo fatto una sospensione su richiesta dalla minoranza, che si è riunita e ha proposto di non approvare il bilancio consuntivo ma di avviarne la discussione, di fare tutte le dichiarazioni e di votarlo la prossima volta, per dare la possibilità ad un collega oggi assente di fare ulteriori approfondimenti, e di trattare quindi, la legge sui Comuni.
Ero rimasta a questo.
Personalmente, non ho nulla in contrario a trattare tutti i punti previsti all'o.d.g., ma non mi piace il tono minaccioso con cui ho sentito dire "Forza Italia blocca questo provvedimento", perché non è assolutamente così.
MULIERE Rocco (fuori microfono) Ma chi l'ha detto?



COTTO Mariangela

Qualche Consigliere, prima.
Noi vogliamo approvare tutto: si combina e si organizza. Non è successo niente e non abbiamo presentato documenti quando, per quattro mesi, non sono stati impegnati i soldi per gli anziani non autosufficienti; così come non abbiamo fatto proclami perché da quando abbiamo approvato il bilancio i 250.000 euro istituiti per il fondo per la tutela legale delle donne vittime di violenza avesse un Regolamento; analogamente, credo che non succeda nulla se alle ore 19.50 si dice: "Lo approviamo alla prima riunione".
Potreste anche convocare un Consiglio dopodomani, non sarebbe questo il problema. È il tono: Forza Italia non vuole assolutamente bloccare niente perché non è nel nostro stile bloccare finanziamenti destinati alle associazioni sportive.
Tengo a precisarlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bellion, per fatto personale.



BELLION Marco

Tengo a precisare - poi posso condividere il ragionamento politico e non credo assolutamente che Forza Italia voglia "bloccare": i fatti sono quelli che vediamo qua in Aula e ognuno è libero di fare le proprie considerazioni - che questo è un provvedimento atteso da decine di migliaia di famiglie e di ragazzi affiliati alle società sportive e alle federazioni, che è stato presentato dalla Giunta in data 8 marzo. Poiché il testo è stato lungamente discusso in Commissione e ha visto la partecipazione di tutto il Consiglio e di tutte le forze politiche - basta prendere atto anche degli emendamenti che sono stati presentati dall'opposizione, che a me (mi auguro anche alla Giunta) paiono degni di considerazione, proprio perché poi aprono al settore femminile, e quindi è un invito anche rivolto all'Assessore a recepire favorevolmente questi emendamenti - credo che questa sera ci sia tutto il tempo per approvare un provvedimento atteso, come dicevo, da troppo tempo, che potrebbe essere un segnale forte rispetto ai pochi segnali che oggi la politica riesce a dare alla società civile e a questo Paese.



PRESIDENTE

Alla luce degli interventi, si prosegue con la discussione generale delle proposte di deliberazione n. 255 e n. 267.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Credo che siano state dette alcune cose corrette in merito al provvedimento. Credo, altresì, che se un provvedimento, licenziato dalla Commissione circa un mese fa, avesse trovato da parte dell'Aula nelle sedute precedenti, sarebbe stato meglio e non avremmo dovuto discuterne alle ore 19.50.
Dopodiché, noi abbiamo anche fatto un sollecito. Riteniamo, comunque che quanto prima si approva il provvedimento, dando una data che probabilmente, molti colleghi conoscono, meglio è per coloro i quali l'attendono. L'anno anno al 30 maggio si sono chiusi i bandi, cioè le società sportive potevano presentare le domande al 30 maggio. Oggi, siamo quasi al 30 giugno ed i bandi si devono ancora aprire.
Considerando che la Regione, notoriamente, non è così veloce, non tanto per l'istruttoria, ma nel pagamento - ovviamente, per colpa dell'Assessore Peveraro - significa che coloro i quali presenteranno la domanda entro settembre o non so quando e saranno ritenuti idonei a ricevere un contributo, lo riceveranno da qui a un anno.
Per questo, riteniamo il provvedimento, nella sostanza, importante anche da discutere e, per quanto riguarda la forma, i colleghi di Forza Italia hanno certamente ragione nel dire che, se avessimo trovato un momento un po' più congruo, anche come tempistica, per discutere un triennale, forse sarebbe stato corretto.
Detto ciò, anche per il poco tempo a disposizione, credo che questo provvedimento abbia una positività importante, quella di cercare di individuare, così come la legge appena discussa, dei soggetti da un punto di vista sportivo, intesi sia come territorio, sia come associazioni che abbiano una possibilità maggiore di accesso tanto ai finanziamenti sulla promozione, quanto ai finanziamenti sull'impiantistica.
Una raccomandazione che ci permettiamo di fare all'Assessore e soprattutto alla Presidente per le verifiche che si dovranno fare è quella relativamente ai censimenti. Perché a noi pare che i fondi stanziati alle Province per i censimenti sull'impiantistica e per gli sportelli sport, che da una parte fanno consulenza, ma dall'altra servono anche a censire l'attività agonistica oltre che l'impiantistica vanno bene, sono sacrosanti, ma vanno erogati una volta sola. Nel senso che si censisce come accade a livello demografico, una volta e poi, al limite, si fanno degli aggiornamenti, perché i censimenti comunque costano e sottraggono risorse ai fondi della promozione.
Contestualmente, ci permettiamo anche di presentare un emendamento che in realtà, è formato da tre emendamenti differenti, semplicemente perch interviene su tre parti, ma che intende introdurre una nuova azione di intervento, quella mirata a promuovere la costituzione di nuovi settori femminili nell'ambito di società sportive già costituite e nel sostegno della loro attività sportiva e agonistica di avviamento alla pratica sportiva. Ciò significa che tutte quelle società di basket, volley, calcio rugby e tutte le pratiche sportive che, ad oggi, non hanno una sezione femminile e la vogliano costituire, possano utilizzare dei benefici economici per incentivare questa pratica.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste d'intervento, sul provvedimento. Quindi passiamo agli emendamenti.
Sono stati presentati tre emendamenti, che sono stati distribuiti ed accolti. Non ci sono interventi sugli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti, Ghiglia: Nell'allegato 1 "Programma pluriennale per la promozione delle attività sportive e fisico-motorie anni 2007-2009 (Tit. III, art. 7 l.r. 93/95) Asse 2 'Promozione delle attività fisico-motorie', misura 2.1. 'Sostegno attività sportive e fisico-motorie' capitolo 'Azioni di intervento (progetti)' aggiungere il seguente punto: 'azione di intervento (progetto) diretta a promuovere la costituzione di nuovi settori femminili nell'ambito di società sportive già costituite ed a sostegno della loro attività sportiva agonistica e di avviamento alla prativa sportiva'".
Emendamento rubricato n. 2) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti, Ghiglia: Nell'Allegato 1 "Programma pluriennale per la promozione delle attività sportive e fisico-motorie anni 2007-2009 (Tit. III, art. 7 l.r. 93/95) Asse 2 'Promozione delle attività fisico-motorie', misura 2.1. 'Sostegno attività sportive e fisico-motorie' capitolo 'Modalità di attuazione della misura ed entità di finanziamento', aggiungere il seguente punto in ordine alle azione di intervento che ricadono nella presente Misura per cui è prevista l'entità di contributo: 'per le azioni di intervento (progetti) dirette a promuovere la costituzione di nuovi settori femminili nell'ambito di società sportive già costituite ed a sostegno della loro attività sportiva agonistica e di avviamento alla pratica sportiva, può essere erogato un contributo in spesa corrente fino al 60% della spesa ritenuta ammissibile sulla domanda presentata dall'Ente organizzatore, con un importo massimo di contributo che può essere concesso, stabilito nel Programma annuale'".
Emendamento rubricato n. 3) presentato dai Consiglieri Vignale, Botta Boniperti, Ghiglia: Nell'Allegato 1 "Programma pluriennale per la promozione delle attività sportive e fisico-motorie anni 2007-2009 (Tit. III, art. 7 l.r. 93/95) Asse 2 'Promozione delle attività fisico-motorie', misura 2.1. 'Sostegno attività sportive e fisico-motorie' capitolo 'Modalità di attuazione della misura ed entità di finanziamento', dopo l'ultimo capoverso aggiungere il seguente periodo: 'Ai fini dell'erogazione del contributo per le azioni di intervento (progetti) dirette a promuovere la costituzione di nuovi settori femminili nell'ambito di società sportive già costituite ed a sostegno della loro attività sportiva agonistica e di avviamento alla prativa sportiva sono da considerarsi nuovi settori femminili quelli costituiti a partire dalla data del 1° gennaio 2007'".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, con il parere favorevole della Giunta regionale espresso dall'Assessore Manica.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, con il parere favorevole della Giunta regionale espresso dall'Assessore Manica.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, con il parere favorevole della Giunta regionale espresso dall'Assessore Manica.
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sul testo unificato delle proposte di deliberazione n. 255 e n. 267, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.59)



< torna indietro