Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.197 del 12/06/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 15.00 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.40)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Cavallaro e Moriconi.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Presidente della Giunta regionale, Bresso relativamente a "Città della salute - Molinette 2" (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con il dibattito a seguito delle comunicazioni della Giunta regionale per quanto riguarda la Città della salute, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Deambrogio.



DEAMBROGIO Alberto

Grazie, Presidente. Consigliera Cotto, il mio intervento lo svolgo perché ho piacere anche di parlare con lei e con tutti i Consiglieri, non c'è nessun problema, anche perché ciò che succede in quest'Aula, spesso rimane qua. Almeno, tra noi, alcune cose le possiamo dire.
Penso che la relazione che ha svolto stamattina la Presidente Bresso vada considerata non solo per quello che esprime nel merito, quindi per come prospetta complessivamente l'ipotesi e il progetto di Città della salute, ma anche per come questo progetto s'inserisce, più in generale nella programmazione sanitaria e nella costruzione del Piano sanitario che come tutti i colleghi sanno, da molto tempo giace nei lavori della IV Commissione.
Perché dico questo? Perché credo che sia del tutto evidente e anche utile inserire il progetto di Città della salute dentro la programmazione sanitaria più in generale, altrimenti si perderebbe di vista un'idea e una proposta generale, che è determinante per l'attività di questa Giunta, per la Presidente Bresso, per tutti gli Assessori che ci hanno lavorato, e anche per Mario Valpreda.
L'esito della discussione nella seduta odierna ha molto a che fare con il lavoro paziente, istruttorio e di programmazione che Mario Valpreda ha fatto nei mesi scorsi. La Città della salute va inserita esattamente nel Piano Sanitario. Lo dico soprattutto dopo aver ascoltato alcuni colleghi come, per esempio, il Consigliere Burzi, che ad un certo punto ha parlato di un progetto che ha che fare con una sorta di mercato della salute e di consumerismo sanitario. Quindi, partiamo da questo progetto e affrontiamolo con il Piano più in generale.
Per esempio, i 750 posti letto ipotizzati per questo nuovo ospedale ad alta complessità hanno molto a che fare con un'idea più generale della Sanità). Come si può notare, 750 posti sono meno di quelli attuali delle Molinette, il che significa che nella programmazione più generale c'è un'idea di "salute" molto diversa da quella del passato. Un'idea per cui le acuzie vanno curate e diversamente organizzate, in luoghi moderni. Noi puntiamo molto non solo sull'ospedale, che va fatto in ogni caso, ma sull'idea della salute, e non solo della sanità, più diffusa su tutto il territorio e che punta alla prevenzione, che fa i conti con una popolazione piemontese che invecchia. Insomma, questo segnale dei posti letto, su cui ci siamo a lungo confrontati e che può sembrare banale, allude ad un'impostazione più generale che dà un'idea tutt'altro che consumeristica e mercantilistica della sanità.
Questo, secondo me, continua ad essere una questione centrale della nostra discussione (lo vedremo quando parleremo di edilizia sanitaria, e sicuramente ci tornerò sopra), e penso che il progetto presentato stamattina è, sicuramente ed inequivocabilmente, un progetto organico. Si è detto nelle scorse settimane che il processo di avvicinamento a questa vicenda ha sicuramente incontrato momenti di difficoltà, financo dei momenti di difficoltà nella comunicazione, perché è impegnativo mettere insieme e far discutere, come è giusto, soggetti diversi come l'Università il Comune di Torino e gli operatori sanitari. La costruzione concertata di un progetto come questo, che oggi viene a compimento, è sicuramente frutto di una non facile discussione.
Oggi, preferisco guardare qui quello che succede e constato che finalmente, l'insieme di questi soggetti è coinvolto. Per me questo è centrale, perché, oltre a affermare che questo progetto sta finalmente nel Piano Sanitario, osservo che, in qualche modo, raccoglie l'idea, scolpita oggi, in quest'aula, nella relazione della Presidente, dove si evidenzia il lavoro di tutti questi soggetti, decisi a proseguire con la Regione per la realizzazione del progetto stesso. Un progetto organico che fa i conti anche con un'organizzazione sanitaria che deve stare al passo con i tempi.
Stamattina la Presidente, ad un certo punto, illustrando il provvedimento ha parlato di organizzazioni dipartimentali, di governance clinical, e non sono parole vuote.
Non sono parole vuote perché alludono, tra l'altro, alla possibilità di recuperare su un terreno che è quello dell'organizzazione sanitaria più moderna, su cui negli scorsi anni abbiamo avuto qualche difficoltà. Abbiamo visto, per esempio, come è stato progettato, e con quale tipo di organizzazione sanitaria, l'ospedale di Asti. L'abbiamo visitato e ne abbiamo apprezzato la dimensione architettonica, ma il problema è che quell'ospedale è stato organizzato, pur essendo una struttura moderna, con uno schema molto antico dal punto di vista della sua operatività. Quindi con questo progetto, teniamo a segnalare, anche culturalmente, nei fatti il superamento di una sanità e di un'organizzazione sanitaria che ha fatto il suo tempo, quella dell'ospedale un po' "lazzaretto", come sosteneva l'Assessore Valpreda.
Penso che una volta che il progetto è stato portato a compimento, un progetto che va nei prossimi giorni, anzi nelle prossime ore, a guadagnare anche l'aggancio con risorse finanziarie che arrivano dallo Stato nazionale, noi dobbiamo avere la capacità di sorvegliare alcuni percorsi che accompagnano e che accompagneranno questo progetto nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Non basta semplicemente sostenere che è un progetto credibile, che ha coinvolto tutti gli attori. Un progetto organico, all'avanguardia anche con i temi dell'organizzazione sanitaria.
Noi dobbiamo sorvegliare tutti i prossimi passaggi. Quando dico questo penso per esempio a quelli che saranno i cosiddetti progetti esecutivi, che in qualche modo definiranno più nello specifico quello che oggi è un impianto generale, una sorta di scheletro generale. Dovremmo avere la capacità di sorvegliare con attenzione tutti i procedimenti, tutte le gare che dovranno essere messe a punto e, in ultima analisi, tutto il percorso di aggancio con i finanziamenti ulteriori.
Lo dico perché, naturalmente, una struttura come questa, attesa non solo dagli operatori, è foriera di un forte cambiamento nella nostra regione. Però questo cambiamento, come tutti i cambiamenti, non può e non deve essere semplicemente annunciato, ma deve anche cominciare a concretizzarsi e a guadagnare tempi certi in vista della sua realizzazione di modo che i cantieri si possono anche vedere e le persone abbiano l'impressione materiale che il progetto vada avanti. Voglio inoltre ricordare che questa struttura nasce qui in Piemonte, non riguarda solo Torino e la Provincia, ma tutto il territorio regionale.
Due ultime cose. La Presidente stamattina ricordava anche un intervento nella transizione e io lo voglio sottolineare, perché il progetto è credibile se parte e si concretizza nei prossimi anni, ma è credibile anche (visto che si tratta di ospedale nuovo ad alta complessità) se l'alta complessità e le specialità che oggi vivono nelle Molinette, che si trovano nelle difficoltà strutturali che sono state riconosciute in primis dagli operatori, non vengono abbandonate, perché sarebbe poco credibile una Regione che costruisce un ospedale ad alta complessità tutto nuovo e che dimentica l'alta complessità per come oggi realmente è. Ma da questo punto di vista abbiamo avuto parole di rassicurazione da parte della Presidente e penso che questo sia uno degli elementi da sorvegliare nei prossimi mesi.
Quindi, interventi che diano il segno che da una parte si progetta e si indirizzano gli operatori verso una struttura nuova ed efficiente e dall'altra, che non li si abbandoni in una struttura che oggi ha sicuramente dei problemi, ma che deve poter continuare a funzionare nella transizione.
L'ultimo dato che riguarda la deliberazione sull'edilizia sanitaria, di cui parleremo più tardi, è l'organizzazione di tutta la rete ospedaliera torinese, a seguito anche di questo progetto che andiamo ad incardinare.
Su questo si sono dette molte cose in queste settimane e spesso cose prive di fondamento, o semplicemente lanciate come suggestione.
Il miglior servizio che possiamo fare ai nostri cittadini, ai nostri operatori e ai nostri amministratori è di dire che, a fronte di questo progetto che oggi trova un pezzo di compimento, avviamo ed avvieremo fin da subito una discussione intorno al fabbisogno di attività ospedaliera e sanitaria che viene lasciata fuori come residuale da questo nuovo intervento e che ne potremmo discutere anche con il nuovo Assessore alla sanità in primis, ma con tutti i soggetti interessati.
Penso - e concludo - che non ci sia peggiore servizio di quello di dare a quella parte di rete ospedaliera e ai problemi esistenti e a quelle opportunità una soluzione frettolosa che darebbe semplicemente un risultato molto negativo.
Quindi, credo che la discussione in questo senso possa incominciare subito e debba coinvolgere tutti. La possiamo affinare ed affiancare quando sarà il momento alla proposta che oggi viene avanzata per la nuova Città della salute.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La ringrazio, Presidente. Sarò molto più breve di altri colleghi che mi hanno preceduto, perché sulla questione sanità, edilizia sanitaria programmazione e Piano Sanitario (non sulla Città della salute) si è parlato a sufficienza nella competente Commissione e, ad oggi, non si è arrivati ancora a nulla, nonostante i proclami della Giunta Bresso - che ormai risalgono a quasi due anni fa - sul fatto che il Piano Sanitario sarà approvato.
Sinceramente non si vede vicina l'approvazione del Piano Sanitario nonostante la Giunta Bresso abbia deciso di attivare alcune delle procedure previste dal piano sanitario come l'accorpamento, a volte senza senso, di alcune aziende sanitarie.
Parlo per la Provincia di Alessandria, che è il territorio che mi compete in modo principale relativamente all'accorpamento dell'azienda sanitaria casalese con quella alessandrina e con quella novese, addirittura con la scelta di trasformare un commissario di tre aziende sanitarie in Direttore generale di tre aziende sanitarie messe insieme con lo scontento di tutto il territorio, compresa la stessa Provincia di Alessandria, che ha votato contro questa decisione nonostante sia una Provincia retta e governata dal centrosinistra.
Ma si sa: quando gli errori si fanno, si pagano ed Alessandria docet.
Un Sindaco, quello di Alessandria, che non ha perso le elezioni comunali amministrative, ma è stato sconfitto pesantemente. Un conto è perdere, un conto è essere sconfitto come lo è stato il Sindaco uscente Marascagni; un Sindaco che, sempre fidandosi delle promesse della Giunta regionale, ha venduto alla città la costruzione di un nuovo ospedale: costruzione scritta nel programma di edilizia sanitaria, ma che ha disponibilità finanziaria zero.
Quindi, scrivere in un programma che si vuole fare qualcosa, ma con fondi uguali a zero, significa veramente prendere in giro l'intelligenza delle persone. Le persone, per fortuna, sono state coscienti e si sono rese conto della truffa elettorale e hanno votato di conseguenza.
Anche qui stiamo parlando di aria fritta; non lo dico io, ma lo dice La Stampa, noto organo di informazione non vicino al centrodestra e ancora meno alla Lega Nord, in un articolo datato 12 giugno, che titola "Città della salute: progetto virtuale per avere i soldi". Questa è la realtà: progetto raffazzonato firmato in extremis dall'Università, che lo contestava, proprio perché gli è stato messo sul piatto: o firmate o perdiamo 200 milioni di euro. Una rapidità di scelte e decisioni non concordate neanche in parte con l'opposizione, ma addirittura non concordate neanche con l'intera maggioranza che sostiene questa Giunta.
Sinceramente abbiamo seri dubbi sul realizzare la Città della salute nel luogo deciso dalla Giunta: una quarantina di minuti di distanza dal centro di Torino, dal CTO e dalle Molinette, quando è momento di traffico sono troppi. Si perderebbe la centralità torinese e Torino capoluogo del Piemonte, capoluogo di Regione, e già capitale del Paese Italia riceverebbe veramente un ulteriore schiaffo. Pezzo per pezzo, rischia di perdere tutte quelle che erano le sue prerogative di capoluogo di Regione.
un metodo che riteniamo da governo comunista, che non ha voluto sentire il territorio, che non ha voluto sentire neanche le forze sociali ma solo i Consiglieri di minoranza e parte della sua stessa maggioranza, ma che ha voluto andare avanti solo - e uso di nuovo le parole del quotidiano La Stampa - "per avere i soldi".
un progetto solo sulla carta e nemmeno riportato all'interno del piano sanitario in discussione da mesi in Commissione sanità, che è nato vecchio e che di fatto, se foste un governo serio, dovreste ritirare.
Buttare sul piatto una questione importante come Città della salute dal punto di vista finanziario, occupazionale e dal punto di vista della qualità dell'immagine dell'Università e della ricerca della cura - come è e come dovrebbe essere Città della salute - dovrebbe prevedere interi capitoli in un piano sanitario e non un passaggio veloce semplicemente in un articolo.
Quindi, siate seri, mettiamo mano veramente a delle scelte condivise per il futuro sanitario del Piemonte, facciamo delle scelte che possano essere definitive per i prossimi quaranta, cinquanta o sessant'anni, perch una realtà di questo tipo non si esaurisce nell'arco di pochi anni, ma deve funzionare per almeno una o due generazioni a venire.
Decidiamo bene - anche questo non si è capito molto - quello che sarà il futuro di tutto il complesso Molinette, che comprende anche il CTO, il Sant'Anna e il Regina Margherita.
Parliamone e poi, a quel punto, veramente chiediamo i finanziamenti allo Stato, chiediamo i finanziamenti se è possibile all'Europa, mettiamo mano al portafoglio dei cittadini piemontesi, quindi alle casse della Regione e realizziamo. Però prima dobbiamo trovare un progetto veramente condiviso dalla maggioranza delle forze sociali, politiche, culturali ed economiche della Regione Piemonte.
Non ho altro da dire, se non che siamo assolutamente contrari a questo metodo di procedere. Quindi, il nostro giudizio sull'operato della Giunta Bresso era, è e sarà negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Anch'io svolgo qualche considerazione rispetto alla relazione della Presidente e alle poche occasioni che ci sono state in queste settimane di poter un po' approfondire l'argomento che oggi dibattiamo in Consiglio.
Intanto, il progetto Città della salute è un progetto che come iniziativa nasce diversi anni fa con un'Amministrazione di un altro colore politico, con degli interlocutori in parte simili a quelli che c'erano, ma con un progetto che voleva ridisegnare e che, mi pare di comprendere, vorrà ridisegnare in futuro il sistema ospedaliero della nostra regione, rispetto all'individuazione di un polo di eccellenza che soddisfi esigenze sanitarie, esigenze didattiche ed esigenze legate allo sviluppo economico di un determinato settore imprenditoriale. Un progetto, quindi, già approfondito in precedenti esperienze amministrative a livello regionale che ha visto una discussione ampia, all'epoca anche molto ampia nei luoghi all'interno dei quali questa realtà doveva essere costituita.
Un progetto sul quale, pare, in questa occasione ci sia... Dico "pare" perché in queste settimane si sono un po' alternate le varie posizioni degli interlocutori che sono tenuti a prendere una decisione finale sia di programmazione sia operativa, ma che li ha visti, in questi anni, proporre diverse soluzioni anche di localizzazione, ma mai una scelta definitiva.
Oggi mi pare che la Regione, in questo senso, abbia ritenuto di condividere, insieme con gli altri livelli decisionali, una scelta perlomeno della localizzazione, esterna alla città; una scelta di sviluppare questa realtà al di fuori del nucleo che, attualmente, esiste di questa grande specialità, con le caratteristiche anche sanitarie della nostra regione, così importanti, nate e vissute a Torino.
un'iniziativa che tende a soddisfare diversi tipi di esigenze.
Innanzi tutto, l'esigenza legata alla risposta sanitaria. Noi condividiamo il fatto che ci possa essere, in prospettiva - ma semplicemente perch dicevamo le stesse cose già nella passata legislatura - un polo di eccellenza all'interno del quale sviluppare le principali caratteristiche della sanità piemontese, quelle più importanti, ove vi sono delle eccellenze. Ricordo anche l'esigenza di sviluppare un sistema attraverso la collaborazione e lo sviluppo dell'Università e della didattica su queste discipline, così come dell'utilizzo di questo strumento anche come occasione di sviluppo per la ricerca e il sistema delle imprese collegate.
La parte che, in questo documento, ci sembra più scarna è proprio quest'ultima. L'esercizio in questi mesi è stato quello di immaginare dove individuare delle risorse senza comunicare, in questo momento, dei dati certi rispetto al dove trovarli. Questo è contenuto anche all'interno di quella famosa delibera che discuteremo, dove sono immaginati percorsi di recupero di risorse sui quali una parte è certa, un'altra è in fase di definizione rispetto ad azioni future che la Regione dovrà individuare.
Rispetto al sito, permettetemi di fare una considerazione. Si pu essere favorevoli a Grugliasco, piuttosto che a Torino, piuttosto che a FIAT Avio e quant'altro. I siti sono tanti e sono stati individuati in più occasioni, ma permettetemi di fare una riflessione. Diversi mesi fa il Consiglio è stato impegnato in un'operazione immobiliare importante, quella di acquisire un pacchetto immobiliare consistente che conteneva anche Campo Volo. La Regione aveva considerato l'opportunità dell'acquisizione di una parte di queste aree, legata anche a futuri sviluppi del progetto.
All'epoca era emersa una serie di considerazioni negative, perché c'era anche chi sosteneva che l'acquisto di Campo Volo dovesse essere semplicemente uno strumento per tutelare delle aree. Ricordo che all'epoca per tutelare delle aree, non era necessario comprarle, ma bastava mettere dei vincoli e risparmiare una fetta importante di quei 70 milioni di euro che sono stati spesi per questa operazione immobiliare.
Sentirci dire oggi "volevamo Campo Volo", "adesso decidiamo per Grugliasco", "forse faremo anche un pezzo su Torino", dopo che le premesse erano state "questa deve essere una realtà, un'operazione che prevede un investimento forte da parte della Regione", in vista di questo futuro importante investimento, allo stato dell'arte non ci basta. Non ci basta sentirci dire dal Gruppo dei DS che avrebbero preferito Campo Volo, ma che adesso andiamo a Grugliasco dopo che, di fatto, abbiamo acquistato dei terreni. Complessivamente, al di là di quello che ci sarebbe piaciuto, ma che non è stato possibile che si verificasse, al di là delle speculazioni o non speculazioni, sulle quali ci si è intrattenuti nelle sedute passate, ci saremmo aspettati una riflessione in più rispetto ad un impegno preso e poi, nella realtà, ad un'inutilizzazione completa di quelle aree.
Secondo aspetto. Si faceva riferimento alle opportunità per lo sviluppo delle nuove imprese. Ritengo che su questo aspetto ci sarebbe stata l'esigenza di avere un contenuto un po' superiore. Qui si parla di metri quadri, si parla di costo di strutture, si parla di luoghi, si parla più o meno di posti letto, ma quando si va al capitolo "Ricerca e incubazioni" si dice: "Si stima che la componente di ricerca all'interno della Città della salute si estenda su un'area di 35 mila metri strutturati in moduli replicabili in relazione allo sviluppo dei diversi ambiti di ricerca".
Ci saremmo aspettati, dalla relazione dell'Assessore - non metto in dubbio che ci siano altri plichi all'interno dei quali si può leggere questo contenuto - che anche sotto questo aspetto la Regione avesse fatto qualche passo in più di valutazione rispetto a quelle che, effettivamente sono le aree di ricerca e di sviluppo che si vogliono implementare. Questo non si vede. Ci troviamo, oggi, di fronte ad una relazione che sostanzialmente, indica più o meno l'area in cui si è individuato dove localizzare questa realtà e niente di più. Come si diceva prima, rispetto alle risorse, non ci sono numeri certi su cui poter contare e rispetto al che cosa metteremo all'interno di quei metri quadri che definiamo con questa indicazione. Né grandi parole e nemmeno grandi contenuti.
Vorremmo che si potesse approfondire un altro aspetto,quello legato al resto della rete ospedaliera, oltre alla definizione del progetto Città della salute. Sappiamo che il trasferimento di questa importante realtà ospedaliera da un'area di Torino ad un'altra della Provincia di Torino comporterà la revisione di una serie di realtà, a livello locale, sul territorio, in termini di posti letto, in termini di professionalità e quant'altro, che dovranno essere ridisegnate. Riteniamo che queste due azioni debbano, necessariamente, viaggiare parallele.
Faccio l'esempio che si è citato sull'ospedale di Moncalieri, che sembra una cosa a parte, ma non lo è. L'ospedale di Moncalieri, se il progetto della Città della salute andrà avanti, sarà non solo un soddisfacimento, stando a quello che si legge nel Piano Socio Sanitario delle esigenze della famosa ASL 8, ma dovrà, necessariamente, essere anche il luogo all'interno del quale troveranno concentrazione una serie di professionalità, posti letto, competenze e quant'altro di una parte di Torino che sarà privata della sua realtà ospedaliera.
Due realtà che devono necessariamente viaggiare in modo parallelo sulle quali ci attendiamo, ovviamente, dei momenti di aggiornamento e di ulteriore confronto, a partire - mi auguro - dal confronto in Commissione con gli auditi che andremo a sentire nelle prossime settimane, ma anche con l'AReSS, che ha fatto gli approfondimenti che doveva fare e, a concludere con la discussione del Piano Socio Sanitario, della legge e delle delibere successive che in questi mesi e nelle prossime settimane saranno all'ordine del giorno della Commissione sanità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente. Sarò brevissimo.
Rispetto a quella di circa due mesi fa, la relazione di oggi della Presidente ha indubbiamente introdotto elementi di novità consistenti.
Innanzitutto, rispetto allo scenario disegnato ad aprile, l'accordo con l'Università. Allora eravamo in tempi di polemiche, anche pubbliche, nei rapporti tra istituzione e Università, mentre oggi c'è un accordo che è stato siglato e che riteniamo positivo ed importante.
Tale accordo ha portato anche ad uno scenario diverso rispetto alle localizzazioni ipotizzate in allora: quella di Campo Volo, a Collegno viene oggi riproposta, non come momento centrale della nuova Città della salute, ma come aspetto che interessa un intervento di carattere residenziale piuttosto che sanitario-ospedaliero.
Rispetto ad allora, la parte che noi condividiamo e che non è cambiata riguarda che cosa dev'essere una Città della salute. Stabilito che l'ASO Molinette, per la vetustà della struttura, diventa oggi ingestibile come spesa e come organizzazione, confermato che appare giusta la decisione di costruire un nuovo centro di eccellenza che possa mantenere le stesse specializzazioni ma con una struttura di nuova concezione (e quindi con costi di gestione ridotti), noi certamente sottoscriviamo questo aspetto e ribadiamo come la struttura della Città della salute debba essere considerata a tutto tondo, dove si allacciano e si intrecciano straordinarie capacità assistenziali e cliniche a capacità di ricerca e di innovazione. E deve risultare, quindi, come una vera grande "azienda della salute", autonoma, che crea posti di lavoro in ambiti diversi, non solo strettamente inerenti al bene "salute", e che li gestisce.
quindi una grande opportunità per la nostra Regione, non solo in termini di risposta alle esigenze di salute dei cittadini, ma anche come motore e volano di sviluppo per il territorio.
La domanda che dobbiamo porci oggi è la seguente: la nuova localizzazione risponde alle esigenze che abbiamo tratteggiato, rispetto a ciò che vogliamo dalla Città della salute? Penso che possa essere così. Appare assolutamente interessante l'ipotesi di costruire la Città della salute a Grugliasco. Ma diciamo anche che dev'essere data priorità assoluta al collegamento metropolitano con la città di Torino e, in particolare, con le Stazioni di Porta Nuova e del Lingotto.
Non intendo addentrarmi, per brevità, in altre considerazioni che magari potrò riprendere nel dibattito relativo alla deliberazione sull'edilizia sanitaria; vorrei soltanto lasciare una riflessione rispetto alla necessità che la Città della salute non si trasformi in un "arcipelago della salute", magari troppo grande, dispersivo e costoso nella localizzazione.
Il disegno che è stato tratteggiato mi pare che non vada in questa direzione, pertanto credo che potremo fare un ragionamento proficuo ed esprimere un giudizio positivo rispetto all'accordo che è stato raggiunto.
Anche dal punto di vista delle risorse - altro tema contestato - mi pare che le stesse siano state pianificate e previste in modo assolutamente realistico. Pertanto, anche sotto questo aspetto, ritengo che non ci si possa attendere sorprese negative.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Nastri; ne ha facoltà.



NASTRI Gaetano

Grazie, Presidente.
Se fino a qualche settimana fa (o qualche giorno fa) si era aperta una schiarita sul nuovo Ospedale di Novara, esaminando oggi la documentazione e soprattutto le risposte che dovevano essere fornite da questa deliberazione, è chiaro che non solo non sono più convinto che questo si andrà a realizzare, ma ritengo che il percorso che è stato avviato stia procedendo, a mio giudizio, in maniera non chiara e trasparente, in particolare nei confronti dei cittadini di una Provincia come quella di Novara, che purtroppo, in questi due anni, è stata fin troppo penalizzata dalla Giunta Bresso.
Perché dico questo? Perché le promesse della Giunta Bresso sono diventate un po' lo "specchietto per le allodole", perché manca oltre il 90% dei fondi necessari a realizzare la nuova struttura. Si parla di 350 milioni di euro per la realizzazione dell'Ospedale nuovo, ma ad oggi sono disponibili soltanto 33,8: ne mancano solo 316,20! Quindi, più che un programma, direi che diventa "Il libro dei sogni della sanità piemontese" perché dei 3,7 miliardi necessari, ne mancano oltre due terzi.
Per la Provincia di Novara, ma soprattutto per Novara, la situazione è ancora più ridicola, perché di fronte ad una spesa per il nuovo Ospedale complessiva stimata in circa 350 milioni di euro, se ne mettono a disposizione solo 33, che certo non permettono di andare lontani.
Così, oltre a tutti i problemi procedurali nel costruire quel percorso che era importante per stringere gli accordi e per chiudere dopo il protocollo di intesa che doveva essere propedeutico all'accordo di programma tra le Regioni, l'Università e gli Enti locali, ora si aggiunge anche il problema - quello più importante - dei finanziamenti.
La Giunta non solo non dice nulla che metta in chiaro dove trovare questi finanziamenti, ma nemmeno come voglia poi attivarsi. Si pensa di provvedere - questa domanda la rivolgo alla Presidente Bresso, qualora volesse provvedere a fornirmi una risposta - attraverso un project, oppure mediante leasing? Perché se si dovesse realizzare il tutto con un leasing prima opzione - si tratterebbe di una spesa corrente; nell'altro caso invece, si tratterebbe di una spesa in conto capitale.
chiaro che la mancata chiarezza su questi aspetti conferma che la Giunta non si è ancora posta il problema più importante, ovvero dove reperire questi quattrini.
Sono convinto che la Giunta regionale abbia usato il progetto del nuovo Ospedale per tagliare fuori la Provincia di Novara da altri finanziamenti.
In tutto il programma, di fronte al notevole spazio che è stato riservato come al solito, alla Provincia di Torino, e quindi alle strutture torinesi vi sono ben poche opere previste in Provincia di Novara (peraltro, gran parte di queste opere erano già previste da precedenti accordi della Giunta Ghigo). Mi riferisco, per esempio, alla struttura per la libera professione medica in quel di Borgomanero. Manca - questo è un aspetto ancor più grave ogni accenno alle opere richieste da tempo dall'ASL 13, come la ristrutturazione di Casa Bocchetta.
Su questo volevo aprire brevissimamente una parentesi: si tratta di un immobile di proprietà della Regione - acquistata, quindi, ancora ai tempi della Giunta di centrodestra - che necessiterebbe non soltanto di una manutenzione ordinaria, ma anche di una manutenzione straordinaria. Noi ci siamo già attivati ad Arona per raccogliere circa 1.400 firme, che consegnerò personalmente alla Presidente Bresso, affinché possa essere inserita in un programma. Pensavo di vederla almeno in questa delibera, ma non se ne fa cenno e soprattutto non si fa alcun tipo di riferimento.
Mi riferisco, ancora, alla richiesta che era stata avanzata sempre dall'ASL 13 per quanto riguarda l'ampliamento del Presidio di Borgomanero che servirebbe per il servizio dialisi, con un costo di 7,1 milioni di euro. Non solo non è stato finanziato, ma non si parla neanche del Poliambulatorio di Oleggio, il cui costo ammonta a tre milioni di euro.
Queste sono tutte le strutture per cui è stata avanzata una richiesta da parte della Provincia di Novara, in questo caso dall'ASL 13, essendo le più urgenti.
Insomma, in conclusione, mi sembra sia stato troppo enfatizzato l'Ospedale di Novara, trascurando tutto il resto.
Qual è il problema? Non solo non si realizzerà l'Ospedale di Novara si dovrà aspettare fino a quando, sicuramente, tra qualche anno, vinceremo noi alla Regione - ma, soprattutto, non si è dato un segnale chiaro all'ASL 13, cioè a quei presidi ospedalieri che aspettano delle risposte, così come ai cittadini, rinviando ad un lontano e anche imprecisato futuro la soluzione dei problemi della sanità piemontese.
Questa è la grande preoccupazione da parte di un Consigliere della Provincia di Novara che, fino a qualche mese fa, aveva esortato la Giunta regionale per ricevere delle risposte. Oggi, non solo questo procedimento per la realizzazione del nuovo Ospedale di Novara, secondo me, non vedrà mai la luce, ma, soprattutto, non verrà data risposta alle richieste che attendono da mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Segretario Chieppa, che interviene in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Signor Presidente, porto via davvero pochissimi minuti all'Aula per alcune considerazioni, non ripetendo quanto già è stato detto.
Con questo brevissimo intervento vorremmo porre alcuni punti relativamente alla discussione, anche futura, che, inevitabilmente attraverserà il territorio e le istituzioni.
Ovviamente, noi siamo d'accordo sui titoli elencati dalla Presidente per quello che riguarda questa idea progettuale - ancora da definire sulla Città della salute: un nuovo ospedale di alta complessità, di insegnamento, polo per la ricerca, polo universitario e residenziale.
Ovviamente, chi può ragionevolmente opporsi a questi titoli? Dunque, siamo d'accordo. La vera discussione, come si diceva negli interventi, non è ancora avvenuta, si svolgerà quando si entrerà nel merito del progetto e si definiranno nel concreto i modelli gestionali dei vari segmenti della futura Città della salute. Proprio su questi temi vogliamo brevemente porre alcune questioni che abbiamo già posto, non sono nuove semplicemente le ribadiamo.
In primo luogo, il nuovo ospedale, quello previsto nella Città della salute, dovrà essere pubblico e ad intera gestione pubblica. Dico questo perché vogliamo evitare modelli gestionali adottati in altre Regioni. Ad esempio, in Veneto, la realizzazione del nuovo Ospedale di Venezia è avvenuta con i fondi dati in cambio della concessione in gestione ai privati dei settori più redditizi dell'attività sanitaria. So che questo non è nei programmi, ma lo diciamo quale nostro contributo alla discussione.
Ancora, per quanto riguarda i posti letto, il saldo di quelli trasferiti nella nuova struttura e quelli che resteranno nell'attuale sito delle Molinette non sarà - diciamo noi - con certezza negativo, essendo l'area metropolitana torinese, già oggi, al di sotto dello standard nazionale posti letto per abitanti. Non è una mia affermazione, è quanto scritto nella bozza di piano: è necessario un riequilibrio sulla regione ma nell'area metropolitana torinese siamo leggermente sotto il tasso posti letto per abitanti stabilito dal piano nazionale.
A nostro avviso, il Polo della ricerca e l'Incubatore di impresa dovranno operare prevalentemente a favore del pubblico, per evitare - non per una questione ideologica - esperienze già viste, in cui incubatori o parchi tecnologici, nel tempo, si sono trasformati in formidabili assorbitori di denaro pubblico, senza visibili ricadute positive per la collettività.
Dunque, anche relativamente ai modelli gestionali - parlo a beneficio del verbale, in qualche modo resta scritto - vorremmo aprire una discussione seria. Noi siamo certi che insieme al Governo della Regione la Giunta, in questo caso - saremo in grado di mettere in campo modelli gestionali nuovi e, da questo punto di vista, rivoluzionari, rompendo un po' la tradizione negativa degli incubatori di impresa - mi riferisco al Piano nazionale - così come si sono configurati nel nostro paese, rispetto ai quali gli enti pubblici, periodicamente, vengono chiamati esclusivamente per ricapitalizzare o ripianare i debiti. Noi crediamo che questo modello non possa essere ripetuto anche nell'ambito della Città della salute.
Prima di terminare l'intervento, un'ultima questione importantissima che riguarda il necessario ridisegno della rete ospedaliera dell'area metropolitana torinese. Questo è un tema delicato, che dovrà essere affrontato con grande attenzione, partendo dalle reali esigenze di salute dei cittadini. A queste esigenze dovrà modellarsi la rete ospedaliera e non viceversa, non sono le esigenze di salute dei cittadini che dovranno adeguarsi al disegno della rete ospedaliera dell'area metropolitana.
Riteniamo questo un nostro contributo che non verrà neanche discusso, ma accettato in linea di principio nell'ambito della discussione della maggioranza e di tutto il Consiglio regionale.
Concludo così come ho cominciato: a nostro avviso, il confronto sulla Città della salute comincia adesso. Per quanto ci riguarda, intendiamo dare il nostro contributo partendo anche dai quattro punti che sinteticamente, a nome del Gruppo consiliare dei Comunisti italiani, ho ribadito nel mio brevissimo intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Signor Presidente, vorrei inizialmente porre una domanda, ma vedo che gli Assessori parlano tra di loro.



PRESIDENTE

Scusate, colleghi!



CASONI William

Non pretendo un'attenzione assoluta, ma nemmeno un totale disinteresse altrimenti devo allungare i tempi, che, invece, non vorrei utilizzare interamente.
Chiedo se può seguirmi anche la Presidente, perché credo che alcuni elementi di quanto dirò possano prestarsi a facili interpretazioni.
Annuncio il carattere polemico della prima parte dell'intervento mentre propongo come costruttiva la seconda.
Per quanto riguarda la parte polemica, ricordo che sono trascorsi due anni dall'insediamento di questa Giunta regionale e mi chiedo se in Consiglio regionale dobbiamo sempre arrivare di corsa con la decisione apparsa il giorno prima sui giornali. Questa è una domanda che rivolgo soprattutto ai vertici del Consiglio regionale, quindi al Presidente e al Vicepresidente del Consiglio. Questo Consiglio regionale, dopo due anni di insediamento della Giunta, deve decidere sulla proposta letta questa mattina sui giornali e discussa ieri in Commissione. Nel senso che l'AReSS o chi era stato incaricato, non poteva un mese fa chiedere un'audizione con i Capigruppo, magari fare una sessione speciale e dire che questa è l'impostazione da 24 mesi a 23 mesi, perché sembra che adesso questo appuntamento sia in un certo senso inderogabile entro i prossimi due o tre giorni. Ne abbiamo avuti 700, arriviamo agli ultimi due.
Perlomeno, vorremo avere un orientamento. Ricordo che a tre-quattro mesi dall'insediamento della Giunta, avevamo criticato la scelta dell'acquisizione della aree di Collegno, perché pensavamo che si trattasse di un'area all'interno di un'altra di proprietà di un soggetto totalmente privato, che indubbiamente ne trarrebbe un beneficio economico molto consistente.
Vorremmo capire quali sono state le scelte che hanno determinato queste soluzioni. Per esempio, abbiamo sentito (e ci preoccupiamo anche di altri indicazioni) via via, in questi ultimi due anni, varie ipotesi. L'area FIAT Avio è quella scelta o sarebbe quella scelta da questa Regione per fare il palazzo unico della Regione, come la Presidente ci riconferma. Lo abbiamo sentito dire circa otto-nove mesi fa. Anche in questo caso, ci piacerebbe vedere che la cosa procedesse, perché allora toglieremmo l'imbarazzo di fare un'altra domanda: "Come mai non si è scelta quell'area assieme a quella vicina delle ferrovie, poiché ci risulta che le ferrovie abbiano l'intenzione di dismettere?" Ricordo che in quella zona non esiste solo l'area della FIAT Avio, ma esiste un'area di proprietà delle Ferrovie dello Stato, ma che dovrebbe essere dismessa per sanare i bilanci delle Ferrovie stesse. Però sappiamo che sono procedure che comportano tempi lunghi e quant'altro.
Quello che non capiamo è come mai, se la scelta del palazzo unico era stata già fatta e se la scelta delle Ferrovie non andava perseguita per i tempi lunghi, ci sia voluto tutto questo tempo. Credo che negli ultimi sei sette mesi è stato fatto del lavoro, perlomeno alla luce dei numeri che vediamo scritti su questa cartella, ma non vorremmo che rimanesse un libro dei sogni.
Noi critichiamo questa scelta, ma potrebbe anche andare bene se fossimo sicuri che tutto quello che qui è scritto andasse effettivamente a compimento nei tempi di cui stamattina ci diceva la Presidente. Potrebbe essere criticabile, ma siccome siamo sicuri che così non sarà, chiediamo di capire quali saranno le scelte prioritarie. Inoltre, c'è una domanda che ci sorge naturale: cosa ne pensa di questo piano il Sindaco di Torino Chiamparino? Tra l'altro, venerdì prossimo si svolgerà un'audizione e colgo l'occasione di questo intervento per chiedere a questo punto, poiché sono invitati i Sindaci di Collegno e di Grugliasco, che sia anche invitato il Sindaco di Torino, perché questa proposta è distribuita su tre Comuni e non su due. Ci sono delle aree di riqualificazione e di insediamento vicine al CTO, quindi è giusto che ci siano i pareri di tutti per prendere una decisione quanto più possibile condivisa.
Vengo al ragionamento che volevo fare. Se noi siamo messi in condizione di valutare per tempo le scelte e le linee d'intervento, secondo me guadagneremmo più tempo. Tante volte ci irrigidiamo perché vediamo che certe scelte passano totalmente sopra le nostre teste e poi piovono in Aula, dove ci viene detto: "Entro due giorni devono passare, se no, succede questo, quello e quell'altro".
Noi siamo persone che sanno ragionare e sanno capire. Non intendiamo fare una politica distruttiva, intendiamo fare una politica d'opposizione.
Le proposte le conosciamo, ci sono anche i confronti positivi, e allora passo al punto successivo. Nel senso che faccio già un ragionamento sulla deliberazione in materia d'edilizia sanitaria, perché questo, come sappiamo, è un intervento sulla comunicazione che ha fatto stamattina la Presidente Bresso e che avevamo richiesto ai Capigruppo due settimane fa.
Si tratta di autosollecitazioni dell'opposizione, che ha chiesto alla Presidente di relazionare su un tema d'ampia portata regionale. Peraltro la comunicazione è stata resa e di questo ringraziamo la Presidente Bresso.
Prima che termini il dibattito sulle comunicazioni della Presidente faccio una proposta che credo possa essere accolta. Propongo che sia svolta la relazione sulla proposta di deliberazione n. 285 e che cominci la discussione generale sul piano di edilizia sanitaria, in modo da avere la possibilità, martedì prossimo, di approvare definitivamente questo testo facendo in modo che tutti i soggetti e tutti i Consiglieri partecipino a questa discussione, che non potrà essere relegata in un'ora, alle 17.30 comprensiva di relazione, discussione generale, merito dei soggetti e approvazione.
Ci sono delle strade sia da una parte sia dall'altra. La Presidente potrebbe adottare la mia proposta con i poteri del Consiglio. Noi potremmo presentare inversioni all'ordine del giorno prima ancora di iniziare quel punto, ma non mi sembra la strada più costruttiva. Allora, terminando il mio intervento, visto che non sono abituato a fare interventi a vuoto, mi piacerebbe sentire se la Presidente è d'accordo sulla proposta che ho fatto, che penso possa coinvolgere quest'Aula.
Noi abbiamo un plico di richieste di inversioni all'o.d.g. che sono l'arma preventiva che saremo costretti ad utilizzare se questa sera, in un'ora e mezza, si volesse approvare un così importante piano di edilizia sanitaria. È stato tanto tempo in Commissione, non possiamo relegarlo ad ultimo provvedimento dell'ultima fase della giornata. Non dico neanche di non iniziarlo, ma almeno di incardinarlo. Se iniziamo con la discussione generale, probabilmente arriveremmo alle 19.30, dopodiché potremmo rinviarlo alla prossima seduta.
Non chiedo neppure di forzare convocazioni strane, perché avrebbero solo l'obiettivo di innervosire i Consiglieri, che invece mi sembrano propensi a non ostacolare il percorso legislativo di questo provvedimento.
Noi sappiamo che, con questa delibera approvata, entro la fine di questo mese i fondi potranno essere erogati. Quindi non c'è nessun rischio qualora non sia approvata oggi, che non ci siano i fondi, anzi. Come ci è stato detto nella Conferenza dei Capigruppo, ma su questo ci siamo informati anche noi e lo abbiamo verificato, il termine per ottenere i fondi su questa delibera è la fine di questo mese, dunque siamo largamente e nettamente nei tempi.
Penso che la mia ragionevole proposta, se vogliamo andare avanti ragionando e non a colpi di spallate, possa essere accolta.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Ho ascoltato tutto il giorno la relazione della Presidente, il confronto e il dibattito. Pensavo di non intervenire perché la posizione del Gruppo di Forza Italia è molta chiara. È stata anticipata anche in una conferenza stampa. Poi hanno bene argomentato in mattinata il Presidente Burzi e la Consigliera Caterina Ferrero. L'argomento interessa tutto il Piemonte, quindi era giusto, da parte nostra, dedicare la massima attenzione a Molinette 2.
Intervengo perché mi ha colpito una frase dell'intervento del collega Deambrogio, e dimostro che l'ho seguito con molta attenzione. Sono d'accordo con lui quando dice che dobbiamo verificare, sorvegliare e tenere i riflettori bene accesi sull'iter di questo progetto. Sorvegliarne bene tutti i passaggi perché, come lui ha detto, ricordiamoci cosa è avvenuto per l'ospedale di Asti; un ospedale che è stato costruito ed organizzato secondo una visione antica.
Quello che ha detto il collega Deambrogio è un discorso che si sente fare sovente, uno può essere d'accordo o meno che sia un ospedale sovradimensionato, però parto dal fatto che l'ospedale c'è.
Sarà stato costruito dal centrodestra, però mi chiedo: non vogliamo farlo funzionare? Stiamo giocando al ribasso? Qual è la politica della Giunta nei confronti dell'ospedale di Asti, che è tecnologicamente avanzato? Tanti operatori sanitari, compresi professori e scienziati dicono che è bell'ospedale, ma uno può vederlo bello, l'altro può vederlo brutto. Non è questa la materia, però il Consigliere Deambrogio ha dato voce ad una parte di quella sinistra che considera questo ospedale superato.
Quindi, mi viene un po' da sorridere se penso a com'era il vecchio ospedale di Asti, se penso che questo ospedale è nato per dare risposte ai bisogni della gente, così come sostiene il Consigliere Chieppa quando dice che è la struttura che si deve organizzare in base ai bisogni della gente ma che non si devono organizzare i bisogni della gente sulla base della struttura, nel senso che, se abbiamo un bravo diabetologo, tutti per il diabete si rivolgono a quella struttura e non abbiamo altre professioni.
Su questo vorrei veramente una risposta precisa, perché credo che un ospedale nuovo come quello della Città di Asti meriti di diventare un punto di eccellenza. Sarebbe assurdo vederlo costruito con una visione antica dire che non può funzionare e non dare le risorse giuste per farlo funzionare.
Chiedo veramente alla Presidente Bresso di rispondere sul futuro, sulla programmazione della Regione nei confronti di questo ospedale costruito in modo avanzato. È un ospedale - così dicono gli esperti - fra i migliori del Nord Italia e io non ho motivo per dubitarne, però vorrei veramente ascoltare una risposta che ci possa rassicurare, che possa farci capire e che possa rassicurare anche chi nell'ospedale lavora, perché altrimenti informazioni sbagliate possono contribuire a far decadere un ospedale nuovo.



PRESIDENTE

Non essendoci altre dichiarazioni sulle comunicazioni della Giunta, la parola alla Presidente Bresso per la replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Dirò pochissime cose, perché in realtà molte domande riguardano già la deliberazione sull'edilizia sanitaria, di cui inevitabilmente il tema Città della salute fa parte, tant'è vero che avevo esitato un po' a trattarne separatamente. Avevo detto che era meglio fare una comunicazione unica e discutere congiuntamente delle due questioni. E' successo, invece, che molti hanno parlato di altro, di ciò che gli interessava. Di questo "altro" ne discuteremo subito dopo, perché inizieremo un dibattito sulla deliberazione in materia di edilizia sanitaria.
Dico solo alla Consigliera Cotto, che non ha parlato di edilizia futura, ma di una cosa in atto, che l'ospedale di Asti ha alcuni difetti fermo restando che funziona. È sovradimensionato ed ha dei problemi energetici: infatti, abbiamo approvato la deliberazione per l'adeguamento energetico, che sarebbe stato meglio fare subito. Ha poi alcuni problemi relativi al garage, alla mobilità e all'accessibilità, però risolvibili.
Sicuramente ci sono stati, e questa è la ragione per cui vorremmo unificare le progettazioni, difetti di progettazione e anche mancanze di coordinamento, anche se vi sono situazioni peggiori, come ad esempio Biella.
Tutti tendono, come sempre avviene, a non contenere i posti letto ma ad aumentarli, con il rischio di creare delle ridondanze nei costi, fermo restando che ovviamente nessuno pensa di buttare via una struttura appena costruita.
Per quanto riguarda molte delle richieste avanzate da Arona e da Alessandria, come anche molte altre osservazioni, ne parleremo nella fase appropriata di questo dibattito, ma, in generale, rileverei questo: l'iter come sapete, non nasce oggi. Abbiamo costruito il progetto attraverso l'utilizzo di una ricerca fatta dall'AReSS, così come sono stati fatti gli approfondimenti necessari per il piano di edilizia sanitaria, anche per rimodulare i fondi e andare a concordare l'utilizzo dei fondi nuovi che il Governo ha messo a disposizione, nonché per rispondere alla domanda di precisazioni progettuali e localizzative relativamente al progetto specifico Città della salute.
Tutto questo è contenuto nella deliberazione sull'edilizia sanitaria.
Ovviamente, mentre in Commissione andava avanti quella deliberazione nell'ambito della quale si è più volte parlato della Città della salute, è andato avanti il confronto con il gruppo dell'Università e dei Comuni coinvolti per individuarne con precisione la localizzazione, essendo sorti vari problemi sulle diverse ipotesi formulate nel tempo dalla Giunta precedente e dalla nostra.
Questa soluzione è stata trovata l'altro ieri e ieri si è firmato un protocollo con l'Università, che consente a me di portarvi nella comunicazione, ma soprattutto di inserire nella deliberazione sull'edilizia sanitaria, una scelta condivisa con il principale partner di questa avventura e anche con i Comuni coinvolti, Grugliasco e Collegno, i quali sono stati tenuti informati. Pur in campagna elettorale, il Sindaco di Grugliasco è sempre stato tenuto informato e ha sempre condiviso la procedura. È stata altresì informata la Provincia di Torino, non solo titolare di competenza e pianificazione territoriale, ma anche proprietaria di alcuni dei terreni coinvolti.
Quindi, tutti i soggetti che dovevano essere informati sono stati informati. Il progetto non cade dall'alto, ma è il prodotto di un successivo affinamento di un processo decisionale che arriva a compimento nel momento giusto, perché dobbiamo produrre al Governo la proposta.
Per quanto riguarda appunto la proposta al Governo, molti hanno ricordato che l'accordo deve essere siglato entro fine giugno. Dopodomani incontreremo il Ministro Turco per presentare la proposta sulla quale si inizia a lavorare.
Pregherei i Capigruppo dell'opposizione in particolare di ascoltare quello che sto per dire. Chiedo anche al Presidente del Consiglio di sospendere la seduta e convocare una Conferenza dei Capigruppo per definire, se possibile, una procedura concertata, come molti hanno detto.
Giovedì 14 presentiamo al Governo, al Ministro Turco, una prima proposta sulla quale iniziare una verifica e una contrattazione. Ovviamente sarebbe meglio portare una proposta già approvata dal Consiglio, ma se la proposta è già in Consiglio e sarà votata la settimana dopo, non ci sono problemi. Anche con il Governo si concorda un piano, un programma; la trattativa avviene sulle risorse già definite, che devono essere allocate sulle diverse voci.
In particolare, dopo che la riunione è stata aperta e svolgo una relazione senza un dibattito generale, gli elementi per iniziare la trattativa ci sono di sicuro. Quello che chiederei, ma ne dobbiamo parlare in Commissione, è di avere la certezza di chiudere la trattativa con il Governo, il che vuol dire la settimana prossima (è ovvio che occorra almeno una settimana). Naturalmente è chiaro che un'eventuale adozione, con il potere del Consiglio, può essere effettuata anche la prossima settimana anzi, l'urgenza diventerebbe maggiore, quindi sarebbe anche più giustificata.
La disponibilità a discutere sulle modalità di voto c'è, ma ricordo che i tempi sono indicativamente questi. Mi rendo conto anch'io che una delibera di questa portata, che peraltro è stata discussa bene e ampiamente in Commissione, può richiedere, a seconda di quanto vogliano intervenire i Consiglieri, il tempo necessario. Questo mi pare legittimo, perché è una delibera di grande portata.
Occorre trovare una soluzione che consenta di garantire il tempo della discussione, ma anche quello decisionale, che è quello proprio perché le decisioni sui fondi sono state prese con riparto un mese e mezzo fa, dopo la Finanziaria. I tempi sono stati quelli necessari per predisporre il testo, illustrarlo in Commissione, votarlo e portarlo in Aula. Non abbiamo perso tempo: da quando ci è stato detto qual era la disponibilità finanziaria e come potevamo ridefinirlo, lo abbiamo predisposto e portato in Aula.
Se vogliamo fare cinque minuti di sospensione per una Conferenza dei Capigruppo per valutare le modalità con cui si può trovare una formula condivisa, sono d'accordo.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16.46 riprende alle ore 17.10)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Edilizia sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 285 inerente a "Approvazione del Programma degli investimenti in edilizia e attrezzature sanitarie per l'attivazione delle procedure di sottoscrizione di un nuovo Accordo di programma tra Stato e Regione "


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo ad esaminare la proposta di deliberazione n. 285 "Approvazione del Programma degli investimenti in edilizia e strutture sanitarie per l'attivazione delle procedure di sottoscrizione del nuovo accordo di programma tra Stato e Regione" La parola all'Assessore Bairati per l'illustrazione.



BAIRATI Andrea, Assessore agli interventi per la ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare delle aziende sanitarie

La delibera in oggetto riguarda il programma di investimenti in edilizia e attrezzature sanitarie, che la Giunta ha predisposto al termine di un lungo e dettagliato lavoro di censimento della condizione dei beni strumentali e dei beni disponibili del nostro sistema sanitario.
Sul primo piano l'Amministrazione ha concluso, con l'ausilio dell'AReSS, un censimento puntuale dello stato di salute del nostro patrimonio strumentale. Tale censimento ha portato a risultati che riguardano i fabbisogni di adeguamento, umanizzazione e accreditamento delle strutture; i fabbisogni di ampliamento e i fabbisogni di completamento; i fabbisogni relativi alle nuove strutture. Si è evidenziato uno stato di salute medio molto precario, con un avanzato stato di vetustà delle nostre strutture. Conformemente ad un indice convenzionale utilizzato per valutare lo stato di efficienza delle nostre strutture, il patrimonio sanitario piemontese strumentale si è collocato in un'età tardiva di funzionamento. Il caso di cui abbiamo parlato questa mattina, cioè i fabbisogni di rinnovamento legati al sito di Molinette 1, è uno degli esempi più conclamati e su cui si è ampiamente discusso in questa mattinata.
La delibera ha almeno tre livelli di lettura. Un primo livello è quello cui facevo riferimento poc'anzi, cioè la definizione di un quadro programmatorio di medio e lungo termine che deve portare al rinnovo all'adeguamento e al completamento dell'intera dotazione del patrimonio strumentale della nostra sanità.
Un livello di dettaglio decisamente più puntuale che trovate nelle tabelle esplose dei fabbisogni che derivano dallo studio dell'AReSS e dal lavoro fatto con le singole Direzioni. Quel lavoro di dettaglio è relativo a due questioni, a partire dagli interventi che saranno immediatamente cantierabili. Quando dico "immediatamente" mi riferisco agli interventi che saranno cantierabili sui fondi dell'ex articolo 20, che riguarda la dotazione delle passate finanziarie: sono una posta complessiva di 186 milioni di euro, rispetto a cui ci sono le urgenze di cui si è più volte discusso sia in Commissione che poc'anzi nella Conferenza dei Capigruppo.
La seconda questione riguarda un dettaglio relativo agli interventi cantierabili a medio termine, cioè un fabbisogno complessivo di circa 170 milioni di euro. Chi ha partecipato alla riunione della Commissione ha visionato il dettaglio degli interventi e i relativi fabbisogni per quanto riguarda i nuovi insediamenti ospedalieri, di cui ricordo i più rilevanti.
Per quanto riguarda l'intervento di cui si è discusso stamattina, la posta ammonta a 600 milioni di euro, che è la stima per la parte ospedaliera della Città della salute di Torino. Ricordo altresì la posta ammontante a circa 350 milioni di euro relativa, alla realizzazione della Città della salute di Novara, più alcuni altri interventi di rilievo regionale, che riguardano le realizzazioni di Alessandria e Vercelli.
Trovate completamenti e interventi di rifunzionalizzazione, chiamiamoli così, i più eclatanti dei quali, in termini di posta - questo richiederebbe un lungo e articolato ragionamento sulle nostre capacità realizzative riguardano il nuovo ospedale di Biella. Tale ospedale ha una posta molto rilevante pur essendo, come sapete, un insediamento di nuovissima realizzazione. Ha una posta superiore a 50 milioni di euro, derivante da un fabbisogno stimato in maniera molto puntuale, assolutamente indispensabile per la rifunzionalizzazione secondo criteri di adeguamento e messa a norma dell'ospedale stesso.
Trovate dei fabbisogni aggregati. Ne cito due, relativi ad un'esigenza indispensabile, che riguarda la modernizzazione e l'umanizzazione della rete poliambulatoriale - di cui non troverete il dettaglio, ma è una posta stimata sulla base di un fabbisogno aggregato, secondo le stime delle Direzioni regionali - e una posta aggregata che riguarda le Case della salute.
In questa delibera rientra, nella narrativa, un fondo di dotazione chiamiamolo così, assolutamente indispensabile al rinnovo macro e medio tecnologico delle nostre strutture, posta che è stata tenuta estranea all'ammontare complessivo del fabbisogno, che è di circa tre miliardi e 700 milioni di euro, perché la sua copertura è in fase di definizione, in accordo con gli istituti e le fondazioni bancarie piemontesi che si sono dette disponibili a soddisfare almeno una parte dei bisogni del nostro sistema.
Quel fabbisogno così ingente, che ovviamente ci impone una riflessione e una discussione attenta, determina la posta complessiva massima teorica che deve portare il nostro sistema a fare un salto di qualità strutturale di adeguamento e di maggior adesione e vicinanza ai fabbisogni anche non sanitari, ma di strutture di servizio (ciò che noi chiamiamo convenzionalmente "umanizzazione delle strutture sanitarie"), di cui il nostro sistema ha bisogno, e non da poco tempo, perché giace da molti anni in condizioni di insufficiente rinnovo.
Nelle tabelle analitiche inerenti gli interventi di cui vi dicevo troverete le disponibilità attuali, che derivano da tre fonti sostanziali: le risorse nazionali trasferite sugli articoli 20 e altri fondi dello Stato (come sapete, c'è una dotazione leggermente inferiore a 200 milioni di euro che giace lì da circa cinque leggi finanziarie, che è appostata per l'intervento che oggi denominiamo convenzionalmente Città della salute); le poste derivanti dal bilancio regionale, nella sua articolazione pluriennale; alcune poste che derivano da altri fondi extrasanitari, in particolare "ricerca" ed "energia", che sono inseriti a copertura di certe entità di fabbisogno.
Tutto ciò determina tre quadri di ragionamento: il fabbisogno teorico complessivo, le disponibilità attuali e, più che le risorse da reperire come forse un po' impropriamente abbiamo espresso nella struttura attuale della delibera, le risorse attualmente programmante al Piano, quindi il delta che dobbiamo coprire.
Un elemento essenziale di copertura del fabbisogno sarà la messa a valore del patrimonio disponibile.
Abbiamo concluso nel marzo di quest'anno il censimento analitico dei beni strumentali e non, e abbiamo rilevato un patrimonio estremamente consistente. Questo patrimonio ha delle valorizzazioni attuali decisamente insufficienti (un po' nella tradizione di questo Paese, che non mette a valore i patrimoni pubblici, ma tende a metterne a valore altri patrimoni).
Una delle modalità di copertura dei fabbisogni complessivi che abbiamo stimato nella struttura della delibera deriverà dalla messa a valore e dall'alienazione del patrimonio disponibile (sto parlando di patrimonio attualmente non in uso per fini sanitari) e dal patrimonio che si renderà disponibile una volta che si saranno realizzate le nuove strutture e i vecchi beni strumentali saranno destinati ad altri usi.
Come vedete nella struttura di copertura, è una posta ambiziosa ma perfettamente coerente con l'entità del patrimonio attualmente in proprietà delle ASL e delle ASO.
Abbiamo più volte discusso in merito alle priorità di intervento ovvero cosa fare prima e cosa fare dopo.
Su questo aspetto vanno fatte le seguenti considerazioni. In primo luogo, c'è un piano strettamente contingente di interventi che sono già in programmazione (o già attivati), che troverete nel dettaglio delle tabelle allegate. In secondo luogo, occorre che sul piano dei processi realizzativi si avviino due percorsi assolutamente indispensabili per aumentare, in maniera rilevante, la nostra capacità di cantierazione, chiamiamola così attualmente piuttosto modesta.
Il primo è uno strumento di cui abbiamo deciso di dotarci; strumento in uso in molti contesti europei. È uno strumento che il Piemonte ha sperimentato in maniera un po' anomala, se volete, ma che ha dato risultati di grande efficacia per la realizzazione delle opere olimpiche: mi riferisco alla stazione appaltante regionale, cioè quel disegno di legge attualmente in discussione in I Commissione, se non erro, che attende di arrivare all'Aula.
La stazione appaltante consente di comprimere fortemente e di rendere più efficienti ed efficaci - ce lo auguriamo - tutte le fasi preliminari al cantiere; consentirebbe un controllo e un monitoraggio della fase realizzativa più efficiente e più rispondente ad obiettivi così ambiziosi non ultimo, consentirebbe, come ha consentito in fase di realizzazione olimpica, due obiettivi non secondari (anzi), ovvero un controllo sui costi più stringente di quanto non accada oggi, e un risultato sul piano della sicurezza dei cantieri che, su un'entità di investimenti di questa portata è una delle questioni essenziali per lavorare in efficacia.
Abbiamo discusso dei tempi. All'interno di questa delibera ci sono ovviamente questioni di ampio respiro, che riguardano la programmazione di medio e lungo termine. Ma l'intendimento dell'Amministrazione era di dare un quadro programmatorio generale, una stima abbastanza puntuale del fabbisogno teorico complessivo, che riguarda l'intera dotazione strumentale; insieme ad un quadro di dettaglio, che riguarderà gli interventi che l'amministrazione e le aziende hanno in animo o sono già avanzati nel cantierare nei prossimi sei-dodici mesi; insieme ad una serie di interventi che riguardano le tabelle delle nuove costruzioni, che saranno un po' i nuovi insediamenti su prato verde, rispetto a cui ci giochiamo non solo la scommessa di costruire insediamenti più rispondenti ai fabbisogni attuali, ma anche quella di fare della salute uno dei settori di crescita del nostro sistema socio-economico complessivo.
Questo è il senso del programma degli investimenti, connotato da una molteplicità di chiavi di lettura, alcune più strategiche di lungo termine e altre più immediatamente collegate a bisogni che, praticamente, sono già in fase realizzativa o in fase di prossima o "prossimissima" cantierazione.



PRESIDENTE

Assessore Bairati, la ringrazio per la puntuale e precisa relazione.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, cercherò di contenere il più possibile l'intervento anche perché in Commissione abbiamo già detto tutto quello che c'era da dire in ordine alle questioni che emergono da questa proposta di deliberazione, che, indubbiamente, non mi convince completamente.
Naturalmente, i presupposti si riferiscono al risultato del lavoro di analisi svolto dall'AReSS, piuttosto che di altri settori tecnici dell'amministrazione. Ovviamente, la discussione non verte su questi dati bensì, da parte nostra, sulle priorità e anche sulle modalità di copertura della spesa. Sotto un certo punto di vista, ritengo senz'altro positivo dire che partirà prima chi ha il progetto prima cantierabile, ma dall'altra, diventa anche un po' un escamotage per uscire da un certo cul de-sac.
Questa deliberazione, oltre ad avere la valenza di individuare l'elenco da sottoporre ad accordo di programma - sono circa 280 milioni di euro andando ai 3 miliardi e 7 globali, necessita chiaramente di uno spessore forse, di tipo diverso, in quanto, nel momento in cui si segue il filone dell'indebitamento, sia del project financing o di qualunque cosa che si può anche pensare tramite percorsi similari, è chiaro che avrà degli oneri.
Quindi, si deve dire se questi oneri li contraggo io come Regione, se, poi invece, li suddivido tra le singole ASL e se, in prospettiva, si ritenga di fare una stima di massima, della durata di 8-10 anni - come mi sembra sia stato detto - della validità di queste previsioni: tutto questo non lo vedo.
Qui siamo nel filone tipicamente italiano: siamo molto bravi nell'elencazione dei fabbisogni, ma abbiamo maggiore difficoltà nelle previsioni di dettaglio, che, comunque, sommariamente, in una tale deliberazione dovrebbero essere presenti; possiamo indicarle come "cronoprogramma", per quanto riguarda la previsione di avanzamento dei lavori, o "quadro di massima" degli oneri a cui fare fronte nel momento in cui non viene dato il finanziamento a fondo perduto da parte dello Stato (articolo 20 o similari). Anche la valorizzazione del patrimonio è un po' come l'araba fenice o la chimera, di cui si parla da parecchio tempo, ma è un percorso difficile da attivare, anche perché in questa sede abbiamo sentito provenire delle critiche preventive da parte di settori rilevanti della maggioranza, che dicevano di porre attenzione - è quanto volevo domandare all'Assessore - laddove il testo, in un punto, recita: "Iniziative concorrenti tra pubblico e privato".
Questa dicitura rimane? Il Consigliere Chieppa si riferiva a questo? Prima è intervenuto genericamente sulla comunicazione della Presidente in ordine alla Città della salute di Torino, però, in questa deliberazione c'è un passaggio ben chiaro in cui viene ipotizzato quanto il collega, in qualche modo, cercava di evitare, dicendo di stare alla larga da percorsi che privatizzino le soluzioni, ancorché in termini strutturali. Mi riferisco all'acquisizione dell'hardware dai privati, dentro al quale ovviamente, noi inseriremo gli operatori, la professionalità e tutto quello che si riferisce alla cura e presa in carico del malato, o paziente, che dir si voglia.
Adesso non voglio buttare un fiammifero per provocare un incendio voglio solo far presente quanto sia indeterminata la parte della deliberazione che riguarda la copertura.
Detto questo, per essere breve, devo andare direttamente ai due punti che mi interessano.
In primo luogo, sono un po' sorpreso che nell'accordo di programma Stato-Regioni non ci sia nulla riguardante l'ASL di Novi Ligure, cioè gli ospedali di Novi, Ovada e Acqui, che, più o meno, sulla base della documentazione fornitaci - si tratta di tabelle e percentuali - circa la valutazione della vetustà e delle criticità dei vari nosocomi, hanno rilevanti problemi. Ad esempio, in riferimento ad Acqui Terme c'è scritto "11 milioni di euro"; mentre per quanto riguarda Novi Ligure e Ovada rispettivamente, c'è scritto "10 milioni di euro" e "4 milioni di euro".
Per quanto concerne gli indici, mentre Novi e Ovada hanno un indice di qualità strutturale del 90 e 94%, per esempio, Acqui ha un indice solo dell'80%.
A questo punto, a livello polemico, il direttore generale, che, forse ha messo a posto i tre nosocomi, è stato virtualmente fucilato dalla Giunta regionale, cioè rimosso, si vede che è un parente lontano del generale speciale, quindi ha beneficiato delle stesse procedure.
Qui, purtroppo, non c'è la Corte dei Conti, quindi, non c'è più alcun controllo sugli atti della Giunta, però, è sorprendente che relativamente a tre ospedali (Novi, Ovada e Acqui) non ci sia nulla di particolare.
Relativamente al Capoluogo della Provincia di Alessandria - per essere breve devo andare al nocciolo del problema che mi interessa, anche per giustificare un emendamento che ho presentato - se n'è già parlato in Commissione e ancora questa mattina con la Presidente, credo che ad Alessandria, avendo la presenza di tre ospedali (uno è l'Ospedale Santi Antonio e Biagio, che è l'ospedale civile della città, l'altro è l'Ospedale infantile Cesare Arrigo, che è il secondo ospedale infantile del Piemonte l'altro ancora è l'Ospedale Borsalino, che ha un orientamento pneumologico.
Il Senatore Teresio Borsalino fece costruire questo sanatorio in una città dove abbondavano le malattie polmonari. Oggi è stato convertito in centro di riabilitazione, anche di terzo livello con unità spinale.
Noi abbiamo realtà ospedaliere con la presenza di una pluralità di specializzazioni. In più, abbiamo il Politecnico di Torino, con gli indirizzi non solo di meccanica, elettrotecnica, materie plastiche ecc. ma soprattutto, come centro di eccellenza di nuovi materiali che sono alla base sia della protesica per quanto riguarda le protesi, ma anche per quanto riguarda tutte le attrezzature ospedaliere che, oggi come oggi, si rivolgono ai nuovi materiali, anche nell'ottica delle nanotecnologie e delle tecniche meno invasive, veramente avveniristiche, di chirurgia.
In più, per la prevenzione primaria, abbiamo la presenza della Facoltà di Scienze con il dipartimento ambientale, che ha "risucchiato" un dipartimento decentrato dell'ARPA ed è il secondo in Piemonte, dopo Grugliasco, per i microinquinanti. Ad Alessandria ci sono le confluenze di tutti i fiumi e, purtroppo, Alessandria è al fondo del catino.
La proposta è di cambiare il nome dell'intervento. Purtroppo rimane sempre a zero, a meno che nel frattempo l'Assessore non trovi qualche ulteriore copertura. Ma al di là di questo che, a mio avviso, può essere un discorso futuribile, credo che il semplice cambio della definizione secondo me, sarebbe importante.
Devo dire che conto sulle parole dette dalla Presidente Bresso in Commissione, che il giorno dopo l'approvazione di questo programma ovviamente, nelle more della SCR, verrà incaricata la Direzione dell'ASL a procedere allo studio di larga massima di fattibilità. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Ci apprestiamo a votare questa importante delibera, anche qui con soddisfazione, perché ci sembra possa rappresentare un capitolo nel sistema socio-sanitario della nostra Regione.
Un investimento importante, quasi quattro miliardi di euro, in grado di cambiare il volto delle strutture socio-sanitarie ma anche di costituire come abbiamo detto questa mattina, un importante veicolo di sviluppo socio economico per il nostro territorio.
Noi crediamo, Assessore Bairati, che la Regione sia partita con il piede giusto nell'elaborazione di questa delibera, con la definizione di un censimento del patrimonio sanitario piemontese, che ne ha evidenziato la vetustà; vetustà, peraltro, già nota. Tante volte abbiamo parlato delle nostre strutture ospedaliere e ambulatoriali, perché la loro vetustà, che rende gli ospedali insicuri soprattutto da un punto di vista igienico sanitario, è generatrice di costi di manutenzione rilevanti. Tante volte ci siamo occupati delle questioni della salmonella alle Molinette.
Un censimento che evidenzia anche la sproporzione che esiste (questa è una cosa che l'Assessore Bairati ha rimarcato, sulla quale sono completamente d'accordo) fra la qualità dell'offerta sanitaria, eccellente e di livello internazionale in molte strutture, mediamente buona nelle altre, grazie alla qualità di un personale medico e tecnico di grande valore, e l'obsolescenza delle strutture.
Siamo partiti da un censimento, che ha anche l'obiettivo di realizzare il patrimonio esistente. C'è una tendenza, abbastanza diffusa nell'amministrazione pubblica, ad aumentare il carico debitorio senza dare valore a ciò che si possiede. A volte non si sa nemmeno chi utilizza il patrimonio pubblico. La valorizzazione del patrimonio delle nostre ASL come diceva la Presidente, sarebbe quasi in grado da sola di garantire il piano degli investimenti di questa delibera.
Noi crediamo però che un giusto equilibrio fra la cessione di quello che non ci è utile e l'utilizzazione delle risorse regionali costituisca in questo grande progetto, la soluzione ottimale.
un piano degli investimenti che privilegia i nuovi insediamenti: un miliardo e 815 milioni di euro, siamo d'accordo. C'è bisogno di strutture nuove, luminose, realizzate con criteri innovativi da un punto di vista ambientale e, soprattutto, da un punto di vista del recupero energetico e della sostenibilità.
Gli ospedali devono essere efficienti, devono poter contare su personale competente, ma credo che debbano anche essere belli ed ospitali.
C'è un aspetto che ritengo abbia un grande valore e che viene spesso sottovalutato negli ospedali, ed è quello dell'accoglienza. Ci si avvicina all'ospedale con apprensione, quindi se qualcuno in reparto ti accoglie con disponibilità, se ti accompagna nella camera che ti è stata destinata, se ti dà la sensazione di occuparsi di te, fa qualcosa che non è meno importante della professionalità e della competenza.
Ospedali nuovi, quindi: la Città della salute di Novara e di Torino, di cui abbiamo già parlato, ma anche quelli di Vercelli e di Alessandria, di Moncalieri e di Venaria. Desidero chiarire la situazione dell'ospedale di Moncalieri, che ogni tanto torna in discussione e che stamattina la Consigliera Ferrero ricordava. A noi non interessa il luogo dove viene realizzato. In realtà, devono decidere le amministrazioni in accordo con le Regioni, purché decidano in fretta il luogo nel quale debba essere localizzato.
Crediamo naturalmente che, a fronte della realizzazione di una nuova struttura, soprattutto come nel caso della Città di Torino, sia necessario riorganizzare la rete ospedaliera torinese. Ma l'abbiamo già discusso abbondantemente stamattina e siamo disponibili a discutere, con tutti quelli che hanno titolo a discutere con noi, una riorganizzazione che deve essere funzionale alle esigenze e ai bisogni dei cittadini.
Riteniamo, Assessore, adeguato il finanziamento di un miliardo e 408 milioni di euro, relativo agli adeguamenti, alle ristrutturazioni all'umanizzazione dei reparti.
Assessore, ne ha fatto cenno nel suo intervento. Crediamo che non siano più possibili reparti nei quali d'estate si boccheggia per il caldo. Tante volte ci è successo, in questi due anni, di visitare strutture ospedaliere con i servizi in comune nei corridoi, senza spazi collettivi dove chiacchierare e passare il tempo, scambiarsi sensazioni e dividere un po' la paura che prende un po' tutti quando si entra in una struttura ospedaliera. Così come ancora crediamo che i 330 milioni di euro per poliambulatori e Città della salute siano di estrema importanza.
Nel Piano Socio Sanitario abbiamo dato grande valore al polo dei distretti, perché è nel territorio che si tutela la condizione di salute perché il territorio è il luogo di incontro di uomini e donne che, insieme definiscono le regole delle comunità nella quale vivono, ed anche i livelli di salute che si riesce a garantire.
Abbiamo poliambulatori vecchi e fatiscenti, nei quali in gran parte non è neppure consentito l'accesso ai disabili. Crediamo che l'integrazione fra ospedale e territorio, che deve essere perseguita necessariamente nei prossimi anni, rappresenti una straordinaria ricchezza. Un grande progetto che si realizzerà soltanto se affideremo alle ASL e alle ASL la risposta alle domande di salute e a qualcun'altro l'incarico di realizzare le opere.
Mi auguro che il Consiglio approvi il più in fretta possibile la società di committenza regionale, se non vogliamo che questi progetti restino sulla carta e nelle sale del Consiglio.
Concludo con una frase, che amo molto, di Oscar Romero: "Piantiamo semi che altri coltiveranno, raccogliamo frutti che altri hanno seminato. Non possiamo fare tutto, ma dà un senso di liberazione iniziarlo". Questo è anche il gusto della politica, io credo. Si completano opere che altri hanno iniziato, (per esempio la Reggia di Venaria, che è stata realizzata in gran parte dalla precedente Giunta regionale). Altri magari completeranno le nostre opere, e questo è anche il senso e il gusto delle democrazia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Ferrero.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
una deliberazione sicuramente molto importante, che ci ha visto anche discutere in Commissione, perché il contenuto ha ovviamente un panorama di tempo sul quale si prevede un investimento molto ampio. Quindi, prevede un po' la riorganizzazione della rete ospedaliera del nostro futuro.
Contiene una serie di aspetti legati all'esistente ed una serie di programmazioni legate a nuove strutture ospedaliere che verranno realizzate; quindi, insieme con il Piano Socio Sanitario, rappresenta per il dibattito sul tema della sanità sicuramente uno degli aspetti importanti sui quali vale la pena soffermarsi e fare qualche riflessione.
La prima riflessione che faccio, Assessore, è che questo è sicuramente un livello di programmazione molto ambizioso, un livello di programmazione che potremmo anche condividere dal punto di vista dei contenuti, ma un livello di programmazione molto carente, a nostro avviso, rispetto alle risorse che sono indicate, al come le si dovranno determinare e al quando le si potranno determinare.
Se non abbiamo discusso o ragionato male in Commissione su circa 4 miliardi di euro di investimento che si prevede nei prossimi anni, possiamo al momento contare su circa un miliardo e 300 milioni di euro, che sono sostanzialmente una parte della vecchia programmazione dell'articolo 20; la parte del 2007 è dell'articolo 20, più quanto era previsto nel bilancio regionale per il 2007 e nel bilancio pluriennale.
Questo, ovviamente, dal punto di vista programmatorio suscita qualche perplessità, nel senso che è prevista tutta una serie di opere legate all'umanizzazione, alla messa in sicurezza e alla manutenzione, che rappresentano le odierne emergenze reali della rete ospedaliera; emergenze dalle quali non ci si può sottrarre, perché è vero che noi parallelamente immaginiamo la programmazione di una rete ospedaliera nuova, ma è anche vero - e la discussione di prima lo dimostra - che il percorso che porterà alle nuove realtà sul territorio ospedaliero è lungo, tortuoso e difficile né dipende solo dalla Regione, perché ha tempi tecnici necessariamente lunghi con o senza la società che si andrà a costituire con la nuova legge in corso di discussione.
Sono tempi che coinvolgono quindi non solo il ruolo della Regione, ma anche quello delle amministrazioni; quindi, le tante cose che ci siamo già detti tante volte.
Non ci si può sottrarre rispetto alla programmazione di interventi urgenti. Anche in Commissione abbiamo sviscerato alcuni di questi problemi.
Non è stato possibile per tutti entrare nei particolari, perché ci sono state presentate delle macrocifre sulle quali la Regione riterrà poi di ripartire le risorse rispetto alle emergenze.
Ci sarebbe piaciuto comprendere meglio le indicazioni che sono state date, esigenza, tra l'altro, non solo dalla opposizione, ma anche della maggioranza. Ricordo che il collega Boeti ha sollevato, per esempio, la questione dell'ospedale di Rivoli piuttosto che altre questioni relative a Moncalieri, Venaria o Chivasso.
Si sono fatti molti esempi, in merito ai quali, obiettivamente, in questo momento è assolutamente necessario intervenire.
Anche qui, non avendo la disamina di quelli che sono gli interventi che voi ritenete di poter realizzare con una certa priorità, ovviamente in questo momento non siamo nelle condizioni di valutare se le scelte che la Giunta intende fare e farà sono, dal nostro punto di vista, condivisibili.
Quello che ovviamente speriamo, ma siamo sicuri che sia così, è che questa programmazione di interventi sia omogenea sul territorio rispetto alle necessità, e che tenga effettivamente conto delle priorità vere, che mi auguro siano state evidenziate e definite dalle varie ASL e dai vari settori.
Qualche considerazione ancora rispetto alla nuova rete ospedaliera.
Anche qui, Assessore, sinceramente alcuni contenuti sono discutibili, nel senso che è ovvio che è comprensibile dire: "Cominciamo a dire quello che vorremmo fare, cominciamo a dire quanti i soldi serviranno. Sappiamo più o meno quello di cui disponiamo adesso, quindi mettiamo tanti zero nella cifra della disponibilità, poi man mano, con un po' di concorrenza tra le varie aree, vediamo chi arriva prima e si prende i soldi".
Noi riteniamo che non sia così semplice, che non sia così chiaro un percorso che possa portare ad una definizione serena di queste priorità.
All'interno dell'elenco scorriamo tutta una serie di interventi, sui quali veramente siamo ancora allo stato "idea di fare qualcosa". Mi riferisco all'ospedale del Canavese, su cui si è discusso tantissimo. Sono state fatte tantissime ipotesi e, allo stato attuale, non ci è dato comprendere, al di là delle rassicurazioni che questa maggioranza ha dato a livello locale, quale sia in questo momento il percorso.
Un altro esempio è l'ospedale di Venaria, di cui abbiamo discusso in Commissione, Assessore. È stata abbastanza una sorpresa, nell'ambito della descrizione di questo intervento, scoprire che, dopo che la Regione è andata ad inaugurare l'inizio di questo percorso, con tanto di Assessore di manifesti, di giornali, giornalisti, nastrini e quant'altro che raccontavano "qui faremo questa nuova struttura", nel frattempo si era scoperto che non sarebbe stato un nuovo ospedale ma una sorta di poliambulatorio; stupisce un po' scoprire adesso, dopo mesi, che si sta ripensando addirittura ad un'altra localizzazione.
Possono essere mille le ragioni, tutte legittime e tutte condivisibili ma come lei ben sa e tutti ben sappiamo, i mesi sono passati e, nel frattempo, anche questo piccolo particolare potrebbe determinare, per esempio, tempistiche molto più lunghe per questo progetto rispetto ad altri.
Un'ultima considerazione rispetto all'ospedale di Moncalieri. Dal nostro punto di vista, è uno degli interventi più importanti e più consistenti dopo quello della Città della salute. E parlo di Provincia di Torino. Dico questo, perché quest'opera, come si diceva nell'intervento di prima, comporta stretti collegamenti tra la Città della salute e quello che sarà questo nuovo ospedale.
un ospedale che doveva nascere come ospedale a servizio della ASL 8 un ospedale che vuole invece essere qualche cosa di più, cioè un ospedale della ASL 8, a Moncalieri, che recepisca anche tutta una serie di esigenze di riduzione di mobilità passiva, che in questi anni è stata fortissima, da Moncalieri agli ospedali torinesi.
L'ospedale Santa Croce di Moncalieri, oggettivamente, in questo momento è in condizioni difficili. Mi auguro che una fetta consistente delle risorse che voi prevedete all'interno di quei famosi adeguamenti ammodernamenti, manutenzioni e quant'altro sia destinata a questo ospedale non perché lo dico io, ma perché oggettivamente lì ci sono delle grosse difficoltà. Le cronache stesse ci hanno intrattenuto, purtroppo, nei mesi scorsi anche su problemi di questo tipo. In questo periodo vi sono a Moncalieri dibattiti e scontri tra fazioni, tra chi vuole l'ospedale da una parte e chi dall'altra. È normale che sia così - purtroppo o per fortuna non lo so - ma in passato questi stessi problemi si verificarono per l'ospedale di Carignano e alla fine non se ne fece nulla.
Sono considerazioni che devono portare tutti a fare delle riflessioni improntate al buon senso e non solo politiche. La nostra paura è che ci sia un ragionamento anche politico nel senso di dire: "Tutto sommato, visto che questo è un investimento molto importante, è importante tutelarlo in un'area un po' più omogenea alla nostra parte politica, piuttosto che annacquarlo con una presenza significativa di Comuni che magari non necessariamente...



(Scampanellìo del Presidente)



FERRERO Caterina

Noi chiediamo che la Commissione che deve valutare i siti tenga conto di quello che si dice nella relazione della Presidente, di tutta una serie di infrastrutture che in parte ci sono già, ma che altrove bisognerebbe realizzare. Rispetto ad una cifra di 120 milioni di euro, se non ricordo male, la cifra destinata alla realtà ospedaliera non è adeguata.
Mi auguro che queste riflessioni vengano fatte seriamente e che tengano conto di queste scelte per la definizione locale di una realtà e di un investimento così importante per quanto ci riguarda.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Nell'intervento di qualche ora fa credo di avere affrontato, seppure tangenzialmente, anche il tema che stiamo affrontando adesso più nello specifico, cioè la delibera sull'edilizia sanitaria.
Qualcuno, credo proprio la Consigliera Ferrero poc'anzi, ha parlato rispetto a questa delibera, sostanzialmente di un livello di programmazione ambizioso. Proverei intanto ad eliminare il termine "ambizioso" - poi vedremo se sia ambizioso o meno - e proverei a fermarmi qui per dire riaffermare e sottolineare che siamo di fronte, finalmente, ad un livello di programmazione.
L'ho detto prima riferendomi alla Città della salute, incastonando quel progetto nell'idea più generale di Piano Socio Sanitario, lo dico adesso perché mi pare che questa delibera rappresenti, sostanzialmente, un esito di un lavoro più generale e non si possa non collegare, più in generale con la programmazione e la progettazione inscritta nel Piano Socio Sanitario. Lo ribadisco fino alla nausea - gli aggettivi lasciamoli ai commentatori, ai Consiglieri dell'opposizione o chicchessia - ma questo livello di programmazione è la novità. È la novità soprattutto rispetto ad una storia recente di questa Regione.
Provo a dirla in un modo più rozzo. Siamo di fronte al tentativo di fare finalmente ordine a fronte di un'idea e di una pratica del "disordine" che è invalsa negli scorsi anni e che, molto probabilmente, è riuscita anche a costruire un sistema che aveva delle convenienze in un clima e in un contesto di disordine. Molto probabilmente era più facile accedere ai finanziamenti o a alle promesse il primo arrivato.
Il problema è che quel sistema di disordine ha lasciato sul campo la situazione che noi tutti conosciamo. Il tentativo di provare, come dicevo prima rozzamente, a rimettere ordine, significa proprio cambiare l'ottica e l'impostazione di tutto questo. Costruire, cioè, intanto un'idea generale del fabbisogno che rimetta ordine nella filiera degli investimenti in sanità perché - ha ragione il Consigliere Boeti - vi sono una serie di questioni che noi tutti conosciamo molto bene: la vetustà del patrimonio le esigenze, tutte cose che noi tocchiamo con mano e con noi gli utenti e i cittadini di questa regione.
Il problema è che se noi vogliamo far sì che qualche cosa cambi e qualche cosa si possa vedere anche nei prossimi tre anni, avevamo e abbiamo bisogno esattamente di fare un'inversione di 180 gradi. Intanto di dichiarare chiaramente qual è la nostra impostazione generale e qual è la nostra idea di ordine. Dentro alla nostra idea di ordine, con tutto evidente, iniziare ad elencare una serie di priorità.
Credo, tra l'altro, lo dicevo questa mattina, che il livello delle priorità sia evidente. Intanto si dice quello che si può dire e in modo credibile. Che ci sia lo spazio anche per continuare a discutere e ricostruire un'idea complessiva dell'intervento che faccia i conti con tutti i soggetti e con tutti gli attori presenti che devono essere compartecipi; che faccia i conti con il miglioramento della scienza medica.
Che tenga conto, effettivamente, di una cosa molto importante: progettare soprattutto in sanità, significa avere - com'è noto, ahimè - anche dei tempi lunghi; significa quindi essere capaci di progettare qualche cosa che, una volta che ha fatto i conti con tutto quello che dicevo prima nella sua realizzazione, sia anche efficace ed efficiente rispetto a quello che si pone.
L'Assessore prima citava l'intervento, per esempio, sull'ospedale di Biella. Prima ho citato l'ospedale di Asti inducendo la Consigliera Cotto a considerazioni che non condivido semplicemente perché noi non abbiamo abbandonato l'ospedale di Asti, ma semplicemente abbiamo preso atto del fatto che è stato progettato male e faremo degli interventi. Stessa cosa per l'ospedale Biella. Molto probabilmente questi esempi sono figli di un'impostazione di base errata. Mi pare che l'idea anche della scalarità e della priorità degli interventi qui enunciata, possa corrispondere anche a questo tipo di idea, quindi le priorità vengono avanti in base a delle esigenze e alla capacità di cantierare.
Mi voglio soffermare su due elementi. Le risorse si recuperano sul complesso e vanno spese con la capacità di scalarle rispetto ai progetti.
C'è un'idea che noi abbiamo messo in campo che è la costituzione di una stazione appaltante che dovrebbe servire a rendere più efficiente anche il sistema. Questa mattina parlavo di azione sorvegliata: anche su questo noi dovremmo esercitare una capacità di intervento sorvegliato.
del tutto evidente che ci possono essere delle migliorie nel momento in cui, soprattutto sui grandi interventi, c'è una stazione appaltante che in qualche modo, razionalizza tutta una serie di questioni, di azioni e le rende più efficiente. Dovremmo capire come implementare totalmente, in questo sistema, anche il ruolo delle aziende sanitarie locali e della loro capacità di lettura delle esigenze, la loro capacità anche - e specialmente sugli interventi meno grandi di intervento.
del tutto evidente che se lì, sul territorio, ci sono difficoltà a livello di progettazione e a queste difficoltà occorre far fronte, penso quindi che SCR possa essere anche un elemento, una costruzione flessibile che tenga conto della capacità di lettura e di progettazione. Se penso anche solo ai preliminari, ai progetti di fattibilità che poi arriveranno bisognerà anche capire dai territori come non si mettono in competizione fra loro, ma come si mettono in una scaletta di interventi che stia in piedi. La progettazione in sanità ha una sua peculiarità, c'è bisogno di capire come far lavorare insieme questi due livelli e semmai su una serie di cose che i territori possono fare, la costruzione di SCR può diventare flessibile e andare in contro a queste esigenze.
Un'ultimissima battuta, che dedico, come ho fatto stamani, agli interventi e ai tempi: credo che nei prossimi tre anni abbiamo bisogno non solo di comunicare in termini di iniziative valoriali e progettuali, ma anche di rendere evidente, soprattutto sugli interventi di umanizzazione e di ristrutturazione, la nostra azione.
Su questo aspetto credo che ci giochiamo anche una parte della credibilità del nostro intervento, per cui non lo sottovaluterei, anzi gli rivolgerei una particolare attenzione. Così come dedicherei una particolare attenzione, valutandoli positivamente, agli interventi e alle poste previste all'interno di questa delibera, che riguardano anche interventi innovativi: penso, per esempio, alle Case della salute. Qualche cosa si è già mosso sul territorio, e penso che potremmo trovare la sinergia dei settori che riguardano la medicina (quindi far lavorare insieme i medici e le varie specialità), ma anche costruire luoghi della partecipazione e del controllo sociale.
Sono molto contento che ci sia questo intervento e che sia stato messo in evidenza anche dal punto di vista economico. Lo voglio ricordare qui per la valenza socio-sanitaria che quell'intervento ha. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
Il 20 febbraio abbiamo approvato un primo elenco di interventi, per poi dare attuazione alle procedure per la stipula di un nuovo accordo di programma con lo Stato.
Ero convinta che questo fosse stato fatto. E proprio da questo equivoco, quando ho visto la delibera molto più integrata, con tutti i cosiddetti "fabbisogni necessari" sulla rete piemontese, e ho esaminato la tabella delle Case della salute, mi sono detta: "Ecco che i finanziamenti approvati in allora con un emendamento dall'Assessore Valpreda, alla presenza anche dell'Assessore Bairati, adesso vengono destinati ad altre Case della salute".
Con la Presidente Bresso ci siamo parlate tramite giornale, e la stessa mi ha risposto: "Leggi meglio". Io ho letto bene.



(Commenti della Presidente Bresso fuori microfono)



COTTO Mariangela

sempre positivo leggere bene, per cui questi suggerimenti li accetto molto volentieri.
Tuttavia, proprio leggendo meglio, mi sono preoccupata ancora di più.
Perché mentre da una parte i soldi ci sono, dall'altra parte c'era scritto che il programma prevedeva una Casa della Salute per ogni Distretto.
Abbiamo già chiarito in sede di Commissione - ho il verbale di IV Commissione a mie mani - e la Presidente mi ha precisato che il discorso relativo ad Asti va in deroga a quanto precisato.
Siccome vengo dalla gavetta e sono abituata a leggere, possibilmente bene, ho preferito presentare un emendamento, perché non vorrei che il futuro Assessore alla sanità leggesse bene quello che non c'è scritto.
Perché se non c'è scritto, non si può dare un'interpretazione autentica.
Pertanto, ho presentato un emendamento, il cui testo recita: "Alla nota contrassegnata dal simbolo *, inserita nella Tab. 1E, dell'allegato 1, dopo le parole 'per ogni distretto' sono aggiunte le seguenti: 'ad eccezione della Provincia di Asti per la quale è confermata la costituzione delle previste numero sei Case della Salute'".
Mi auguro che questo emendamento venga accolto, per dare la possibilità di realizzare quello che i finanziamento dovrebbero prevedere.
Però, la prima domanda che le rivolgo, Assessore Bairati, è questa: perché abbiamo discusso tanto il 20 febbraio in Consiglio regionale un Piano che poi non ha visto il prosieguo, non è andato a Roma per gli accordi di programma? Ci dobbiamo preoccupare quando leggiamo che il Ministro Livia Turco auspica che la Regione Piemonte firmi gli accordi di programma, come hanno già fatto, peraltro, la Regioni Toscana e altre Regioni? Non vorrei arrivare in ritardo.
Mi auguro che la speranza, anzi la certezza che vedo sul volto dell'Assessore Bairati, sia realtà. Ma anche in questo caso ho paura di non leggere bene; insomma, nutro qualche dubbio, per cui preferirei vedere le cose scritte. Altrimenti sembra un po' la politica degli annunci: discutiamo più giorni, stabiliamo un elenco e magari litighiamo anche un po' perché qualcosa in quell'elenco non è stato inserito, e tutto rimane fermo per tre mesi. Poi aggiungiamo un altro elenco e diciamo che parte prima chi ha il progetto pronto.
Anche in questo caso cerco di leggere bene, così come mi ha suggerito la Presidente: nella parte della "delibera" non leggo che parte prima chi ha il progetto pronto; lo leggo nelle premesse: "Ritenuto opportuno non provvedere all'indicazione di priorità di intervento procedendo, viceversa alla valorizzazione dei progetti". Questa frase, però, è inserita nelle premesse, non nel deliberato.
Io sono andata anche a scuola di politica; come Consulta delle Elette abbiamo organizzato tanti corsi di formazione e riconosciamo l'importanza di approfondire gli argomenti.
Mi hanno sempre insegnato che se non è scritto nel "deliberato" - il mio professore è stato anche il collega Cavallera, diciamolo - non basta dirlo.
Penso, quindi, che qualcuno debba scrivere nel "deliberato" che il Consiglio delibera che parte prima chi ha il progetto pronto. Perché non vorrei che un domani l'ospedale della Valle Belbo dovesse aspettare perch il mio professore Cavallera fa finta che il progetto dell'ospedale di Alessandria è già pronto.
Cerchiamo di scherzare un po', vista l'ora tarda, e dopo un'intera giornata passata a discutere di una cosa che in parte abbiamo già discusso il 20 febbraio e che ci viene riproposta per deliberare nuovamente.
Noi deliberiamo di nuovo gli stessi finanziamenti che avevamo già deliberato, affinché i giornali possano dire: "Quanto è brava la Giunta Bresso! A febbraio ha deliberato tanto, poi di nuovo a giugno delibera tanto".
Combinazione, la delibera arriva in Commissione il 21 maggio, ovvero sei giorni prima delle votazioni del Comune di Alessandria.



COTTO Mariangela

CAVALLERA Ugo (fuori microfono)



COTTO Mariangela

Per puro caso.



COTTO Mariangela

Ovviamente, per puro caso, abbiamo visto che non ha inciso sull'esito delle elezioni! Chiederei veramente una programmazione trasparente. Vorrei capire perché ci sono stati questi tre mesi di ritardo; perché di nuovo riapproviamo ciò che avevamo già approvato; infine, perché nella delibera non c'è scritto che parte prima chi ha il progetto pronto, il progetto esecutivo.
Ovviamente, bisogna anche dare i finanziamenti per arrivare al progetto esecutivo. Se poi sono in tanti ad avere il progetto esecutivo e non ci sono i finanziamenti, chi parte prima? Sorteggiamo? Penso, quindi, che ci voglia chiarezza, perché illudere i cittadini piemontesi si riesce. Ci siete riusciti con gli anziani non autosufficienti. Nel mese di aprile dell'anno scorso abbiamo approvato 20 milioni di euro per gli anziani non autosufficienti. Nel mese di novembre quando si è svolto il Consiglio sul tema degli anziani, abbiamo fatto notare che questi soldi non erano ancora stati impegnati. L'impegno dei 20 milioni di euro che dava la Giunta è avvenuto con tanto di annuncio alla stampa, ma si trattava sempre degli stessi milioni già annunciati ad aprile, quando sono stati approvati con il bilancio di previsione. Poi, a fine aprile, avete tolto agli anziani non autosufficienti tre milioni e mezzo.
Questa domanda l'ho già posta qui in Consiglio e l'Assessore Migliasso mi ha risposto che è stato il Vicepresidente Peveraro a togliere quei tre milioni e mezzo. Ovviamente, non abbiamo fatto il comunicato alla stampa non abbiamo scritto: "Agli anziani non autosufficienti tolti tre milioni e mezzo", altrimenti li facevamo star male! Voi vi preoccupate del benessere e della salute degli anziani, avete fatto bene a non comunicarlo.
In sintesi, vogliamo capire bene quante volte approviamo un provvedimento e di tutto questo lungo elenco cosa il Piemonte avvia; c'è un programma di dieci anni, a questo punto, facciamolo anche per venti o trenta. Per l'ospedale di Asti sono stati impiegati vent'anni: la destinazione dell'area da parte del Comune di Asti è avvenuta nel 1987 e l'inaugurazione risale a due o tre anni fa, per poi sentirci dire che è antico; a questo punto, non vorrei che si ripetesse la stessa cosa.
Intanto, chiedo di approvare l'emendamento presentato, che è in linea con quanto già la Presidente Bresso ha dichiarato in Commissione - c'è tanto di estratto del verbale della Commissione, sempre per poter leggere meglio, solo per questo. Poi, vorrei leggere nel deliberato che parte prima chi ha il progetto pronto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Lepri.



LEPRI Stefano

Signor Presidente, così come avremo modo di dire nella dichiarazione di voto, penso di poter esprimere, a nome del mio Gruppo, una soddisfazione sincera rispetto ad un risultato importante - oggi si svolge la discussione, la votazione avverrà la prossima settimana - dopo un'attesa non breve, voglio ricordarlo. Sarebbe stato utile averlo prima questo documento, ma tant'é, sicuramente, la prossima settimana saremo in grado di votare un provvedimento molto rilevante, probabilmente il più importante sul piano degli investimenti, che voteremo in tutto il quinquennio. Questo avviene dopo il grande lavoro di approfondimento e di prospettiva svolto dalla Giunta in questi due o tre mesi.
In modo particolare, ricordo l'importanza del contemporaneo avvio - a questo provvedimento lavoreremo nelle prossime settimane - dell'Agenzia per la committenza regionale, che ci consentirà di dare un'accelerazione a questi programmi, che, diversamente, resterebbero meri intenti o, comunque obiettivi troppo in là da raggiungere.
Ritengo altresì importante, così come ricordato dal dibattito sottolineare il fatto che ci concentriamo non solo sull'edilizia ospedaliera, che resta pur sempre il core business di questo provvedimento ma anche sui poliambulatori, sugli ampliamenti, sulle normalizzazioni, cioè su tutte le misure certamente decisive per fare percepire ai cittadini una qualità strutturale, che deve camminare di pari passo con quella che noi sappiamo erogare attraverso la buona, o l'ottima, qualità dei nostri professionisti.
Voglio anche ricordare, essendo stato il dibattito opportunamente incentrato sulle vicende torinesi, per ragioni facilmente intuibili, come in realtà, questo piano si concentri in modo particolare, se facciamo una valutazione delle risorse impegnate, sul cosiddetto "Piemonte 2". Quindi, è bene ricordare, attraverso anche la nostra comunicazione, come effettivamente, tutte le più importanti città del Piemonte, in modo particolare quelle confinanti con la Lombardia, attendano da troppo tempo un significativo e opportuno investimento.
Come avrò modo di dire nel dibattito della prossima settimana, in riferimento ad alcune dichiarazioni svolte, in modo particolare dal Capogruppo Burzi, che ora è assente, noi siamo orgogliosi di investire in sanità pubblica, fatta da ospedalità gestita direttamente dal Servizio Sanitario Nazionale e Regionale, a differenza di altri comparti, dove è bene che vi sia una forte competizione tra soggetti privati, seppur all'interno di una regolazione pubblica.
Noi crediamo che questo sia un settore a così evidente asimmetria informativa dove anche la migliore regolazione da parte della programmazione pubblica rischia di non assicurare quell'interesse in capo alla collettività e ai singoli cittadini, che, invece, è in grado di assicurare il servizio pubblico e anche l'erogazione pubblica, soprattutto quella ospedaliera, proprio perché in questo settore, più che in altri, è evidente l'asimmetria informativa e, quindi, il rischio di comportamenti opportunistici da parte di chi gestisce le strutture ospedaliere.
Concluse le valutazioni comunque positive, dobbiamo appoggiare i piedi per terra e dire quanto dobbiamo ancora fare, così come mi pare anche oggi la stessa Giunta, con diverse intensità, abbia ammesso.
Ritengo che la vera questione da affrontare sia quella della rete ospedaliera torinese, che è largamente obsoleta sul piano strutturale e largamente ridondante sul piano del numero degli ospedali presenti in città e nella prima cintura: solo nove in città e altri quattro nella prima cintura. Certamente, l'Azienda Sanitaria Ospedaliera San Luigi va ricompresa a pieno titolo nella rete di Torino e della prima cintura.
Dunque, abbiamo ben cinque Aziende Sanitarie Ospedaliere nella Città di Torino o nella prima cintura.
Noi crediamo che in questo spazio ci sia il più straordinario margine di miglioramento di efficienza su cui questa Amministrazione può lavorare.
Questo tema non può essere affrontato sbrigativamente, come può essere percepito, anche se, poi, così non è, semplicemente leggendo le cronache dei giornali. La questione non riguarda semplicemente il trasloco delle Molinette in altra sede, certamente è anche questo, ma l'obsolescenza di questo ospedale non è superiore a quella di altri; la qualità delle Molinette non è in modo assoluto superiore e da considerare in modo univoco, quasi che le altre realtà non meritino pari attenzione.
Sono convinto che questo non sia nei convincimenti della Giunta tuttavia, non è inutile ricordarlo in questo dibattito.
Dunque, tutte le questioni che riguardano il riordino della rete ospedaliera torinese sono aperte, così come ricordato dal provvedimento della Giunta e dall'emendamento che abbiamo presentato, che quando discuteremo sono convinto che verrà approvato. Su questo dobbiamo impegnarci fin da subito ad una riflessione importante.
Questo è il contributo che porteremo anche nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, affinché questo riordino possa appoggiarsi su due grandi poli di alta complessità, che può perlomeno contare su quattro punti in città, e su altri punti di ospedalità di ASL nell'intera Provincia di Torino.
Ci sono evidentemente molte questioni aperte in questo riordino. Penso per esempio, al ruolo del San Luigi, nella misura in cui oggi confermiamo un orientamento per realizzare a pochi chilometri un nuovo ospedale delle alte complessità.
In conclusione, guardiamo certamente con favore al provvedimento, che voteremo convintamente, così come diremo con altri argomenti nella dichiarazione di voto. È necessario, tuttavia, approcciarsi alla firma di questo accordo con la prudenza che mi pare di ravvisare nelle parole dell'Assessore Bairati. Si tratta, come lui ha detto, di un progetto ancora ipotetico e in fase di prefattibilità. Bisogna passare dalla prefattibilità alle fattibilità e, più in generale, alla programmazione della rete ospedaliera. Credo che questo sia un buon primo passo, perché certamente abbiamo trovato le risorse per riorganizzare anche la rete ospedaliera, ma sicuramente il cammino è ancora lungo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ronzani; ne ha facoltà.



RONZANI Wilmer

Presidente, Assessore Bairati, colleghi Consiglieri, mi riconosco totalmente nell'intervento del collega Boeti. Mi riconosco nella valutazione secondo la quale stiamo discutendo di un piano di investimenti di modernizzazione della sanità piemontese che cambierà il volto della sanità, costruendo una sanità più amica dei cittadini.
Mi pare sia evidente che siamo in presenza di qualcosa che potrebbe davvero cambiare la qualità e il segno della sanità della nostra Regione.
L'Assessore Bairati ha giustamente fatto riferimento ad un intervento che si realizza con questo piano, che è un intervento di completamento dei lavori che riguarderanno l'ospedale di Biella, il nuovo ospedale di Biella.
Vorrei, su questo punto, invitare i colleghi ad una riflessione, perch la vicenda della quale stiamo discutendo è emblematica di un modo di progettare e gestire la sanità che dobbiamo lasciarci alle spalle, se vogliamo girare veramente pagina. Perché quella vicenda è emblematica di un pressappochismo e di un'insipienza che, colleghi, meriterebbe più di una riflessione.
Abbiamo cominciato a parlare di un nuovo ospedale a Biella nel 2000. Mi ricordo i manifesti, affissi nel Biellese in pompa magna: il nuovo ospedale in cinque anni, con 803 posti letto. Mi ricordo i manifesti ma, ben che vada, ce l'avremo nel 2010, Assessore Bairati. Non per colpa del destino cinico e baro, ma per il modo in cui questa vicenda è stata fino a qualche mese fa gestita! Un ospedale progettato per 803 posti letto, nello stesso momento in cui tutti sapevano che ne avrebbe avuti, ben che andasse, 550, ha comportato una serie di problemi e varianti in corso d'opera - quattro varianti in corso d'opera! - la prima per destinare l'ultimo piano o qualcos'altro perché c'è stata una lunga discussione per capire come utilizzare quell'ultimo piano dell'ospedale.
Finché siamo arrivati ai giorni nostri, nel senso che abbiamo ereditato una struttura che ha comportato un'ulteriore progettazione, perché una parte dell'ospedale era al buio, completamente al buio; l'unità coronarica e di cardiologia è all'ultimo piano, quando tutti sanno che in un ospedale moderno queste strutture e servizi vanno collocati al piano terreno.
All'ultimo piano si trovavano cardiologia, unità coronarica ed emodinamica.
Gli ambulatori sono rimasti gli stessi, come le sale operatorie, anche se nel frattempo avevamo ridimensionato i posti letto, quando invece era evidente che se fossimo intervenuti subito, avendo la Regione scelto, con la programmazione, di cambiare i posti letto, questi, questa scelta comportava ovviamente una riprogettazione anche degli altri servizi. Tutto questo costa 52 milioni di euro, paga Pantalone, naturalmente per colpa di qualcuno e non dello Spirito Santo! Mi dispiace, ma qui la questione è evidente, è sotto gli occhi di tutti. Ringrazio l'Assessore Bairati, ringrazio la Presidente Bresso perché i biellesi, ovviamente, non portano responsabilità e chiedevano alla Regione garanzie circa il completamento dei lavori dell'ospedale in una Provincia che, in questi anni, ha riconvertito la struttura ospedaliera.
Siamo un Provincia che ha 190 mila anime ed un ospedale solamente. Non ne abbiamo due o tre, ne abbiamo solamente uno. È legittimo pensare che questa struttura sia una struttura dignitosa, ma qui si scontano anche le conseguenze di un'insipienza e di un pressappochismo che ci hanno, oggi portato a dire che, se tutto va bene, avremo l'ospedale fra tre, quattro o cinque anni.
Due problemi, Assessore Bairati, e non mi dilungo su queste questioni.
Ovviamente è importante dire che la Giunta, nel piano di edilizia sanitaria, consideri prioritario l'intervento su Biella, ma ho due considerazioni da fare. La prima è la responsabilità politica, che è accertata, evidente e sotto gli occhi di tutti. C'è una vicenda che si è conclusa e ci viene consegnata in questo modo: responsabilità gestionali.
Ma c'è anche un problema più di fondo. Da adesso in poi la partita progettazioni e nuovi ospedali non può essere delegata alle ASL, perch questa è una delle ragioni, non l'unica, ma una delle ragioni. Dobbiamo gestire questa partita diversamente. Allora qui ha senso e, secondo me, sta dentro una politica nuova, l'idea di dar vita ad una società che gestisca finalmente e diversamente queste questioni.
La società di progettazioni di cui stiamo discutendo in I Commissione ha un po' questo significato. Possiamo discutere lo strumento, renderlo più efficace, ma questa è l'idea che c'è dietro, no? Avere una società che regionalmente gestisce questi interventi, fa queste progettazioni, riduce i costi per questa via. Ora, 52 milioni sono un costo che carichiamo sulla sanità e che sottraiamo alla sanità piemontese. Potevamo spendere meglio questi soldi se avessimo evitato a monte quegli errori di progettazione e quella brutta gestione della politica sanitaria del Biellese.
Voltiamo pagina, Assessore Bairati e Presidente Bresso. Il Piano Sanitario è un grande strumento. Possiamo cambiare il volto della sanità piemontese. Dotiamoci degli strumenti con i quali voltare per davvero pagina. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

La discussione riprende temi e sollecitazioni già in parte toccati e discussi in Commissione. Per quanto riguarda la parte edilizia, quando si tratta di ristrutturare i presidi ospedalieri, potenziarli e ammodernarli è difficile trovare differenze abissali fra maggioranza e minoranza.
Sui criteri e sui metodi e su come reperire le risorse e dare congruità ai tempi di realizzazione di questi interventi, invece, le differenze ci sono e sono già state evidenziate in sede di Commissione. Le perplessità permangono.
stata individuata una tabella delle risorse ipotetiche, perch purtroppo, in parte, non si tratta di fondi certi ma di ipotesi, di trasferimenti nazionali che arriveranno dallo Stato o anche di incerta valorizzazione del patrimonio delle ASL. È bene chiarire che questi 500 milioni di euro indicati dalla tabella sono appunto ipotesi di trasferimento che arriveranno dallo Stato centrale, ma soprattutto rimangono le perplessità sulla valorizzazione del patrimonio. E qui sembra che si metta il carro davanti ai buoi.
La valutazione del patrimonio potrà essere fatta, ammesso che si riesca, solo dopo l'approvazione del Piano Sanitario. Lo strumento fondamentale per la valutazione di queste proprietà è presente nel documento di piano. Quindi, è una valorizzazione che potrà eventualmente avvenire solo dopo aver approvato quel documento di programmazione socio sanitaria, ma non certamente allo stato attuale. Allo stato attuale, sono disponibili solo le normali e tradizionali procedure di alienazione dei beni e dei patrimoni delle ASL e delle ASO.
Inoltre, è una valutazione che deve essere meglio verificata, in quanto in alcuni casi parte dal presupposto dell'alienazione di questi beni a seguito di varianti di piano regolatore, perché solo in questa maniera sarà davvero possibile metterle a reddito ed incamerare delle importanti risorse.
In molti casi, questo non era stato assolutamente neanche ipotizzato predisposto ed avviato. Non vi sono neanche state comunicazioni in proposito tra le ASL e i Comuni ove insistono questi immobili, questi beni.
Pertanto, è una valorizzazione molto ipotetica, che auspichiamo che avvenga, ma dai confini e dagli esiti molto incerti, proprio perché manca un piano, un documento e uno strumento attuativo che è successivo a questo piano edilizio che probabilmente approveremo il prossimo martedì. Anche gli strumenti non sono a totale disposizione della aziende ospedaliere e delle ASL, come la certezza delle varianti di piano regolatore e la valorizzazione del patrimonio.
Stranamente è del tutto assente - e questa è un po' una delusione perché si è parlato di un nuovo modo di governare la politica sanitaria, ma anche di un nuovo modo di individuare strumenti per reperire risorse - uno strumento che invece poteva essere importante proprio per reperire risorse ed avvicinarci ad altre Regioni italiane, in particolare la Lombardia, con cui ancora oggi sono stati fatti dei confronti e dei paragoni, ma anche auspicate collaborazioni. Uno strumento che poteva essere utilizzato e che non vediamo comparire era quello del project financing, anche per mettersi in competizione con la Regione Lombardia sul campo della sanità.
Non sappiamo perché non è stato preso in adeguata considerazione, ma certamente è un aspetto carente di questo piano. Non sono state poi precisate le Case della Salute; sono state indicate circa una per distretto, ma avremmo voluto, viste anche le polemiche e le discussioni avvenute a livello di territorio, un'indicazione più precisa.
In questo caso era necessario dare delle priorità, perché vi sono alcune zone, specie quelle montane, dove le Case della Salute ed un'immediata risposta alle esigenze del territorio, soprattutto in quelle zone territoriali dove alcuni presidi ospedalieri sono stati chiusi o dove non è avvenuta neppure la loro eventuale riconversione in centri di riabilitazione, sono necessarie. È il caso della Provincia di Vercelli e della Valsesia, dove i lavori di ristrutturazione di un ospedale chiuso e poi destinato alla riabilitazione erano addirittura iniziati, per poi essere sospesi per iniziativa della Giunta regionale.
Allo stato attuale, pensavamo che una delle priorità fosse appunto l'indicazione della Casa della Salute a Varallo, invece non la vediamo elencata e non compare in alcuna tabella di priorità.
Infine, riprendo un discorso che è stato toccato dalla collega Cotto, e cioè quello dell'indicazione solo nelle premesse della realizzazione di questi interventi, a seconda dei progetti che prima sono predisposti.
Ebbene, sarebbe necessario che questo aspetto sia collocato nel dispositivo della deliberazione, anche se devo dire che un po' contraddice quanto era stato detto a livello di Commissione, e cioè che non ci sarebbero state particolari priorità e che questi interventi sarebbero stati messi tutti in sequenza, tutti allineati nelle stesse posizioni.
Devo dire che non mi convinceva quella metodologia; preferisco invece che partano i progetti che sono pronti, quindi se cammin facendo avete corretto il tiro su questa impostazione metodologica, va bene, purché sia codificata ed esplicitata bene all'interno del dispositivo.
Esprimiamo un giudizio di sospensione su questo piano, che comprende molti interventi, peraltro avviati ed impostati già dalla precedente Giunta regionale, che quindi condividiamo.
Rimaniamo invece perplessi sull'incapacità nel reperire le risorse e anche su questa non sufficiente precisione nel dispositivo della deliberazione nell'indicare che verranno avviati i progetti predisposti per primi, perché così non viene in qualche maniera premiato chi si è dimostrato virtuoso nel proporre un progetto e poi nel predisporlo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Grazie, Presidente.
Innanzitutto devo dire che, come abbiamo concordato nell'ultima riunione dei Capigruppo, il nostro Gruppo ha dato la propria disponibilità affinché si giunga ad una conclusione positiva del provvedimento entro la prossima settimana.
Questo è doveroso dirlo. Con l'accordo che abbiamo raggiunto, questa sera si termina con gli interventi dei presenti, perché, ad esempio, oggi parte del nostro Gruppo è dovuto andare a Roma per una riunione, quindi non sono presenti i colleghi Vignale e Ghiglia.



PRESIDENTE

Collega Casoni, chiedo scusa se la interrompo. Penso di interpretare correttamente quanto è emerso nella Conferenza dei Capigruppo comportandomi come segue, ossia dando la parola oggi a tutti coloro che la richiedono per la discussione generale.
Resta inteso che la discussione generale sarà sospesa oggi; continuerà visto che ci sono molti colleghi assenti, martedì mattina, e al termine della discussione ci sarà un'unica replica da parte dell'Assessore Bairati.
Quindi, tutti i colleghi che lo desiderano e che non lo hanno fatto oggi avranno modo di intervenire martedì prossimo.



CASONI William

Dalla discussione sono emersi alcuni spunti interessanti. Il Consigliere Boeti ha parlato giustamente di un elenco di interventi che riguardano ospedali nuovi, ammodernamenti, umanizzazione e quant'altro.
Tutti i Direttori generali delle ASL sono stati interpellati, tutti hanno mandato i loro desiderata e tutti sono stati inseriti in questo elenco.
Quello che mi preoccupa, e magari la Presidente Bresso in questo è anche esperta, perché so che ha sempre seguito con attenzione le questioni dei trasporti, è che si avrà a che fare ancora oggi con i famosi Piani decennali dell'ANAS, nel senso che sostanzialmente si diceva ad ogni Regione: "Fateci l'elenco di tutte le cose che vi interessano". Quelle che riuscivano ad entrare andavano dentro; si faceva un elenco che sommava molte volte la cifra che era disponibile, poi c'era tutta un'ipotesi di finanziamento che era scritta su carta.
Lo dico anche in assenza del Vicepresidente Peveraro, perché il compito più gravoso spetta a lui: ammesso che nell'incontro che ci sarà a fine mese tra la Presidente e il Governo si riescano ad ottenere i soldi che qui sono scritti, posto che le partite di bilancio non siano occupate da altre situazioni, siamo all'incirca ad un ottavo del finanziamento necessario.
Allora, concordo con chi ha chiesto che sia data velocità e sia data realizzazione veloce alla SCR, cioè alla Società di Committenza Regionale.
vero che si possono fare sinergie nel settore, è vero che questi sono interventi importanti che possono essere razionalizzati. Il fatto che in questa delibera non siano citati nel project, vuol dire che si demandano alle SCR, alla società di committenza regionale. Nelle voci "entrate" di spesa non c'è una fonte; guardo i riepiloghi, c'è scritto "valorizzazione al patrimonio regionale", che è un'altra cosa. Mi auguro che si possa fare quello che ancora oggi in qualche ASL non riesce ad entrare.
Porto un esempio concreto, quello dell'ASL Sant' Anna di Torino: c'è da fare un intervento, so che ci sarebbero dei proponenti che sono disponibili a quell'intervento, non si parla di operazione sanitaria, di operazione pubblica. Un ampliamento di locali in situazione di costi minori di quelli che oggi il Sant'Anna paga per gli stessi servizi per i quali viene proposto. Si fanno degli incontri con il Direttore generale e con altri tecnici, e qualcuno dice: "È vero, questo progetto farebbe risparmiare alla Regione 5 miliardi. Però, siccome probabilmente qualcuno ci guadagna, noi siamo contro il guadagno dei privati". Quindi preferiamo spendere cinque miliardi in più e continuare a gestirlo noi pagando di più e non realizzando questa struttura.
Perché ho fatto questo esempio? Perché se la logica viene lasciata in mano ai Direttori generali, ognuno la pensa a suo modo. Magari ci sarà quello più totalitario nel dire "il pubblico non deve avere nulla a che fare con il privato", ma altri, come in particolare credo la Direttrice generale del Sant'Anna, ad una risposta data in quel modo, ammette che quello è un intervento utile, però non va fatto perché c'è qualcuno che ci guadagna, anche se fa risparmiare 5 miliardi.
Io non insisto, siete contenti, spendete i cinque milioni di euro in più, vuol dire che si daranno in meno, come diceva qualcuno, in servizi ai cittadini, in servizi sanitari che veramente sarebbero importanti per il fatto di non riuscire ad accettare un concetto vero, una partecipazione del privato.
Alcune altre considerazioni riguardano le localizzazioni dei nuovi ospedali. Lo ha già detto il Consigliere Lepri, è necessario fare dei ragionamenti successivi. Anch'io mi sono posto la domanda se l'individuazione dell'area Grugliasco, così vicina al San Luigi, di fatto non renda quella zona sovraesposta e altre zone sottoesposte dal punto di vista sanitario. Stiamo parlando di due strutture - San Luigi e area di Grugliasco - che sono distanti qualche centinaio di metri. Sovraesporre una zona di Torino ad un'offerta - quando non so che utilità possa avere - e sottoesporre l'altra metà della città di Torino (parlo della parte sud della città). Per non parlare dei problemi relativi collegamenti e ai trasporti.
La Presidente questa mattina auspicava una realizzazione in cinque anni (uno di apertura dei cantieri e quattro per la realizzazione). La Presidente sa meglio di me che per realizzare il tratto di metropolitana che va da Porta Susa a Collegno ci sono voluti circa quindici anni. Mentre adesso si sta lavorando sulla linea verso il Lingotto. Lì probabilmente tra qualche anno ci si arriverà con la metropolitana, ma mi auguro di essere ancora in vita quando sarà possible arrivare a Grugliasco con la metropolitana. Conosco i tempi e conosco i fondi per la metropolitana che sono disponibili da parte del Governo su questi progetti, li ho gestiti fino a pochi anni fa (mi sembra che i fondi siano ancora diminuiti).
La prosecuzione più logica dovrebbe essere, con il finanziamento immediato, del prolungamento fino a Rivoli, cioè avendo tutti i soldi per partire operativamente. Il progetto c'è da cinque anni, come c'è per arrivare al Lingotto. Non bisogna realizzare delle cattedrali nel deserto come si diceva una volta, ma realizzare delle strutture che siano facilmente raggiungibili dai cittadini. In questo caso parliamo di cittadini che hanno delle necessità, oppure di anziani, di persone che magari non hanno un automezzo privato, oppure di persone cui è fatto divieto di utilizzarlo perché hanno macchine vecchie. Allora il primo problema è: come colleghiamo queste strutture? Rimango sempre sul tema torinese dicendo che se bisogna lavorare bisogna innanzitutto fare in modo che questo piano non rimanga un piano decennale dell'ANAS, com'era una volta, che metteva dentro tutto e poi, a fine anno, regolarmente si diceva: "Poiché anziché 100, c'è dieci, i dieci vengono finanziati", ma almeno lì si diceva qual era la priorità. Anche qui, se si vuole fare una programmazione seria, come sentivo richiamare da qualcuno, bisognerebbe dare dei numeri a questi interventi. Dire qual è la priorità che hanno questi interventi. Se anziché tre miliardi e 700 milioni o un miliardo e mezzo, cosa entra nel miliardo e mezzo? Questa è la vera scelta. Altrimenti sono convinto che alla fine di quest'anno ci troveremo con altre ASL che faranno presenti altre priorità, perché nel frattempo si creeranno altri bisogni, e l'anno prossimo ci ritroveremo qui per rimodulare, aggiungere o levare strumenti ad un'opera che, viceversa, sarà molto sulla carta e pochissimo sul territorio.



PRESIDENTE

Non ci sono altre richieste di intervento sulla discussione generale che pertanto stasera è sospesa.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione all'o.d.g. ed esame dell'ordine del giorno n. 721: "Situazione stabilimenti Michelin in Piemonte" presentato dai Consiglieri Clement Deambrogio, Pace, Dutto, Dalmasso, Placido, Ricca, Pichetto Fratin Scanderebech, Auddino, Casoni, Novero, Rabino, Pedrale, Boeti, Cotto Cavallera, Rostagno, Robotti, Travaglini, Valloggia, Chieppa; Rutallo Pizzale, Pozzi, Monteggia, Rossi, Ferraris, Ronzani, Motta, Burzi Gariglio, Bossuto, Muliere, Guida


PRESIDENTE

Vi chiedo scusa, Consiglieri, ma è stato presentato un ordine del giorno che, per un errore dell'Ufficio di Presidenza, non è stato iscritto all'o.d.g.
L'ordine del giorno n. 721, "Situazione stabilimenti Michelin in Piemonte", è stato presentato in corso di seduta ed è stato firmato da tutti i Gruppi consiliari. Vi chiederei se lo possiamo considerare iscritto all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Visto l'ampia gamma dei sottoscrittori, peraltro bipartisan, direi che possiamo considerarlo approvato unanimemente dall'Assemblea l'ordine del giorno n. 721, presentato dai Consiglieri Clement, Deambrogio, Pace, Dutto Dalmasso, Placido, Ricca, Pichetto Fratin, Scanderebech, Auddino, Casoni Novero, Rabino, Pedrale, Boeti, Cotto, Cavallera, Rostagno, Robotti Travaglini, Valloggia, Chieppa; Rutallo, Pizzale, Pozzi, Monteggia, Rossi Ferraris, Ronzani, Motta, Burzi, Gariglio, Bossuto, Muliere e Guida il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preoccupato per le notizie relative ad un piano di riduzione dei volumi produttivi nello stabilimento Michelin di Torino, predisposto dai vertici della multinazionale francese per le ricadute che questo potrebbe avere su centinaia di famiglie di lavoratori, in maggioranza, giovani se non giovanissimi che questo piano sia in realtà solo l'anticipo di un disimpegno più generale in Piemonte dei complessivi quattro stabilimenti preso atto che non si è di fronte ad una crisi di commesse, di vetustità degli impianti o della produzione che l'area dello stabilimento si trova in una zona che, se sottoposta a variante urbanistica, assumerebbe un grande pregio speculativo chiede alla Giunta regionale di impegnarsi perché la situazione venga monitorizzata e seguita, peraltro come sta avvenendo, con particolare attenzione a verificare la possibilità di intervenire, con l'utilizzo dei Fondi Strutturali Europei, sugli aspetti energetici invita il Comune di Torino a chiarire l'indisponibilità ad intervenire con varianti di tipo urbanistico che cambino la destinazione delle aree di corso Romania sostiene tutte le iniziative delle OO.SS., delle Istituzioni Pubbliche a tutti i livelli e delle forze politiche volte a promuovere il mantenimento dei livelli occupazionali".
Il Consiglio approva.
Ricordo che la discussione generale sulla proposta di deliberazione n. 285 continuerà nella seduta di martedì 19 giugno.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.56)



< torna indietro