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Dettaglio seduta n.188 del 08/05/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(Alle ore 10.00 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 10.30)



(La seduta ha inizio alle ore 10.36)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Buquicchio, Reschigna e Spinosa.


Argomento: Gruppi consiliari

b) Variazione Presidenza Gruppo Consiliare "Partito della Rifondazione comunista-sinistra europea": Consigliere Gian Piero Clement in sostituzione del Consigliere Sergio Dalmasso


PRESIDENTE

Comunico che l'Ufficio di Presidenza ha preso atto che dal 1° maggio 2007 la carica di Presidente del Gruppo "Partito della Rifondazione comunista-sinistra europea" sarà rivestita dal Consigliere Gian Piero Clement in sostituzione del Consigliere Sergio Dalmasso.
Mi permetto a tale proposito di fare un ringraziamento al Presidente Dalmasso per il lavoro svolto come Presidente del suo Gruppo consiliare lavoro sicuramente sempre costruttivo ed attento alle ragioni di tutti.
Formulo i migliori auguri al collega Clement per la nuova attività.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Parchi e riserve

c) Impugnazione del Governo avverso legge regionale 19 febbraio 2007, n. 3 (Istituzione del Parco fluviale Gesso e Stura) approvata dal Consiglio regionale


PRESIDENTE

Comunico che il Presidente del Consiglio dei Ministri, rappresentato e difeso dall'Avvocatura Generale dello Stato, ha presentato ricorso in data 14 aprile 2007 contro la Regione Piemonte, in persona del Presidente della Giunta regionale pro-tempore per la dichiarazione di illegittimità costituzionale dell'articolo 12, comma 2, della legge regionale 19 febbraio 2007, n. 3 (Istituzione del Parco fluviale Gesso e Stura).
Quindi, si è aperta un'impugnazione ad iniziativa del Governo. Copia del ricorso è disponibile presso la Segreteria del Consiglio regionale.


Argomento: Variazioni di bilancio

d) Deliberazioni di variazioni al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2007


PRESIDENTE

In merito alle variazioni al bilancio di previsione comunico che la Giunta regionale in data 27/04/2007 ha trasmesso, in ottemperanza al comma 7 dell'articolo 24 della L.R. n. 7/2001 (Nuovo ordinamento contabile della Regione Piemonte), n. 10 deliberazioni del 19 marzo 2007, n. 1 deliberazione del 26 marzo 2007.


Argomento:

e) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

f) Distribuzione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

Sono inoltre stati distribuiti ai Consiglieri i processi verbali del 18, 19, 20 e 21 dicembre 2006, che verranno posti in approvazione nella prossima seduta consiliare.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento a chiarimenti richiesti dal Consigliere Ghiglia in merito alle dichiarazioni della Presidente Bresso su "Mancanza fondi per la sicurezza"


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Segretario Ghiglia, che interviene in qualità di Consigliere.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Questa mattina è di buona, visto che mi mette tutti questi titoli, e quindi la ringrazio.



PRESIDENTE

Sono solo quelli che le competono. Ho omesso quello di Onorevole perché, peraltro, le compete in ragione dell'esperienza.



GHIGLIA Agostino

Sono contento che lei abbia un cuore lieto. Non vorrei turbarlo, ma vorrei chiedere, vista la presenza dell'Assessore Caracciolo, lumi, anzi chiarimenti sulle dichiarazioni della Presidente Bresso che ha detto al Sindaco Chiamparino, primo cittadino della città che ospita questo Consiglio regionale, che non è disponibile a dare neanche un euro sulla sicurezza, perché la Corte dei Conti potrebbe chiedergliene conto.
Chiamparino giustamente - e mi spiace dover prendere le parti del sindaco di Torino, però se per una volta tanto ha ragione è anche mio dovere sottolinearlo - risponde affermando che l'Assessore Caracciolo il 30 marzo aveva assicurato che, rispondendo alle previsioni contenute nella legge finanziaria, ci sarebbe stato un contributo al piano della sicurezza anche cittadino concordato con il Prefetto e il Sindaco da parte della Regione Piemonte. Non voglio citare La Stampa perché non mi rifaccio ai giornali però, visto che questa cosa l'abbiamo seguita e dibattuta molte volte in quest'aula e non solo, vorrei ricordare che...



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla promozione della sicurezza (fuori microfono)

Leggi l'articolo!



GHIGLIA Agostino

Assessore, lei più volte ha cambiato idea. Quindi, visto che non sapete cosa fare e visto che i soldi sulla legge sulla sicurezza esistente non li avete messi, adesso almeno vi assumete le vostre responsabilità e la smettete di raccontare "palle" ai cittadini, vestendo giacche diverse secondo il posto in cui vi trovate. Perché se vogliamo tenere il dibattito su un livello di equilibrio, lo teniamo su un livello di equilibrio. Se andate a recitare, Assessore, ve ne assumete le responsabilità.



PRESIDENTE

Collega Ghiglia, lei ha chiesto di intervenire e lo sta facendo. Ho richiamato tutti gli Assessori per evitare che lei sia interrotto. La prego di terminare l'intervento.



GHIGLIA Agostino

Visto che vengo interrotto con violenza e menzogna, pretendo.... visto che l'educazione con voi non serve, Presidente, pretendo chiarimenti rispetto alla posizione della Giunta regionale sul tema sicurezza, pretendo chiarimenti sul fatto che avete promesso i soldi a Torino e non li date pretendo chiarimenti su come, quando e se li darete. Pretendo chiarimenti anche sul quanto, perché la dovete smettere di interpretare due parti in commedia. Al tavolo con il Prefetto di Torino non ci sono andato io! Allora o il Prefetto di Torino non capisce niente quando viene a dire pubblicamente, alla presenza di mezzo mondo politico torinese più i giornalisti, che la Regione Piemonte aveva assunto l'impegno per 5.000 euro sul piano sicurezza della città, oppure è un visionario il Sindaco Chiamparino, che viene smentito dalla Presidente Bresso! Oppure parlate male l'italiano, parlate troppo male l'italiano! Visto che invece avete gli Assessori abilissimi e coltissimi, che sono sicuramente in grado di esprimere anche attraverso la voce ciò che il cervello elabora, e quindi non posso credere che abbiate fatto capire male tutti, tranne voi stessi, allora ci spiegate esattamente cosa fate. Ci spiegate esattamente quando e se date i soldi, ci spiegate esattamente quanti ne date e per cosa, e ci spiegate perché non avete letto quella norma della Finanziaria che prevede che anche le Regioni possano partecipare con fondi propri - e noi abbiamo una legge ad hoc - su questi temi.
Presidente, non credo di chiedere tanto, ma credo che questo quanto meno ai cittadini torinesi sia dovuto, cioè la chiarezza. Perché fino ad oggi soldi non ne avete messi, e questo è evidente, perché nel bilancio non li avete messi. Avete accantonato - e su questo vi abbiamo già criticato più volte - su una legge che non c'è.
Adesso la Presidente afferma che non ci sarà neanche un euro per via della Corte dei Conti. Diteci cosa volete fare su questo tema, perch forse, Presidente, qualcuno non ha capito che non si scherza più in questa città sul tema sicurezza! Io non voglio strumentalizzare nulla, perché ormai viviamo in uno stato di ordinaria criminalità ed insicurezza, però quello che pretendiamo è anche di non essere presi in giro come cittadini torinesi, oltre che come esponenti politici. Quindi, fate chiarezza subito su questo tema!



PRESIDENTE

Consigliere Ghiglia, lei si rivolge a tutta l'Assemblea sempre con la seconda persona plurale e la mancanza di gentilezza che lei ha sottolineato, l'ha sottolineata con riferimento al "voi" e quindi, in qualità di Consigliere Segretario: la prego poi di verificare dove vi sia mancanza di gentilezza all'interno dei rapporti consiliari.
Chiederemo indicazioni alla Giunta regionale per capire se e in quali termini intenda intervenire in maniera tale da organizzare i nostri lavori.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Comunicazioni della Giunta regionale su "Sicurezza"


PRESIDENTE

Abbiamo convenuto con i colleghi dell'Ufficio di Presidenza e con la Giunta regionale che quest'ultima darà brevi comunicazioni sull'oggetto richiesto dal Consigliere Segretario Ghiglia, dopodiché ci sarà la possibilità di intervenire per chiarimenti con interventi di due minuti.
La parola all'Assessore Caracciolo.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla promozione della sicurezza

Intanto, voglio dire che mi fa piacere dialogare con lei, perché c'è sempre motivo per chiarire certe cose. Mi sono permesso di interromperla sul fatto che leggesse su La Stampa quello che ha detto, invece, non lo ha letto, perché non lo ha mai detto.
Ascolti un momentino, poi, se vuole, ci vediamo anche fuori, così mi fa leggere...



(Commenti fuori microfono)



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla promozione della sicurezza

Non vorrei far perdere tempo, credo si sia capito, mi guarderei bene dal fare certe cose, non ho l'età.



PRESIDENTE

Per cortesia, Assessore Caracciolo, il Consigliere Ghiglia si è già lamentato per gli atteggiamenti minatori, la prego.



CARACCIOLO Giovanni, Assessore alla promozione della sicurezza

Onestamente, devo ammettere che mi è anche simpatico.
Ora, per quanto riguarda le dichiarazioni comparse sul giornale questa mattina con le quali la Presidente dice che non avrebbe messo un euro andrei un pochino oltre a spiegare questo fatto. Cioè, noi, come Giunta come Regione, siamo chiamati a rispondere su problemi relativamente ai quali non siamo stati coinvolti per niente.
La Regione non fa parte della Commissione costituita a livello Torinese e Provinciale, che ricomprende il Prefetto, il Presidente della Provincia il Sindaco della Città e le Forze dell'Ordine, per cui noi non abbiamo partecipato a queste sedute. Antecedentemente, si è svolto un incontro a Roma, presso il Ministero dell'Interno, con l'ANCI, ma la Regione non c'era. Quindi, ufficialmente, noi non abbiamo un rapporto.
Ora, la Presidente ha detto di non esimersi dal partecipare a quanto di sua spettanza, però, di fronte ad una normativa o ad un atto ufficiale proveniente dal Ministero dell'Interno che chiami in causa la Regione e in cui vengano precisati i suoi compiti, in quanto, finora, noi sappiamo solo di attuare una sicurezza integrata.
Nel campo dell'integrazione è in predicato una legge a livello nazionale sul coordinamento tra Stato e Regione, in attuazione della lettera h) dell'articolo 117 della Costituzione, che determina la competenza statale dell'ordine pubblico e sicurezza. Allora, procediamo alla scrittura di questa legge in cui possa esserci il coordinamento per l'attuazione della sicurezza integrata.
Ora, la Presidente ha anche paventato un'altra possibilità, quella di dover dar conto alla Corte dei Conti dei contributi che non sono previsti e di illustrare le ragioni per cui glieli deve dare.
Poi, una volta risolto questo rapporto di legislazione, in cui chiaramente vengono fuori i nostri compiti, ci siamo parlati per inserire nella nostra legge un comma o un articolo che ci consenta questo tipo di intervento; quindi, non si è tirata indietro.
Ora, la nostra legge sulla sicurezza è già passata in Commissione. Lei mi accusa di essere bugiardo, io ho detto che saremmo riusciti a mettere in bilancio 5 milioni di euro, che è quanto accaduto. Quindi, nel momento in cui questa legge verrà approvata dall'Aula ci saranno 5 milioni di euro in bilancio, vedremo allora in che maniera affrontare questo problema.
Quindi, a breve, chiedo se voi volete contribuire affinché questa legge sia approvata, per usare questo strumento anche in questi frangenti. Questo è quanto dovevo dirle.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni ha chiesto chiarimenti il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Guardi, Assessore, avevo chiesto qualcosa in più. Sinceramente, non c'è nessuna novità, solo un dato è certo.
Sono certo che non ci sia malafede - lei, oggi, mi dice che non sareste in grado di contribuire al Piano della sicurezza presentato ieri dal Sindaco della Città di Torino. Questo è quanto lei dice.
In secondo luogo, come mai il 30 marzo lei aveva dato la disponibilità manifestata più volte, di un intervento regionale da 5-6 milioni di euro per questo Piano sicurezza? Questo è quanto uscito, che è stato detto dal Sindaco e da tutti, non è che non è così, sono anche in imbarazzo, perché non è che possa riportare le frasi degli altri, ma ne era a conoscenza anche...



(Brusìo in aula)



GHIGLIA Agostino

Presidente, posso continuare a parlare?



(Brusìo in aula)



GHIGLIA Agostino

Visto che mi devo rivolgere a lei, Presidente, almeno mi ascolti altrimenti mi devo rivolgere all'Assessore Caracciolo, iniziando una serie di interventi per fatto personale! Voi non state assolutamente facendo chiarezza, lei mi dice - se sbaglio mi corregga - che, oggi, voi - oggi - non siete in grado di mettere un euro per il Piano sicurezza della Città. Questo lei lo ha detto oggi. Quindi significa che il Piano della sicurezza della Città di Torino, che si basa in buona parte anche sugli eventuali contributi possibili attraverso la legge finanziaria, è già fallito, perché voi non date i soldi.
Questa è ad oggi la situazione; le disponibilità, il quando e se una legge verrà approvata - ci sono leggi che sono passate in aula e che in vent'anni non sono mai state approvate - è un altro discorso, Assessore Caracciolo, è una storia vecchia! Non potete metterci un cappio per costringerci ad approvare una legge che non condividiamo per! Una legge sulla sicurezza esiste, usate quella, ve lo abbiamo già detto tante volte, la legge finanziaria vi dà la possibilità di farlo, fatelo perché, altrimenti, qualcuno qui, non so chi, se voi...



(Scampanellìo del Presidente)



GHIGLIA Agostino

Lascio il beneficio del dubbio.
Ho concluso. Scusi, per il "voi", Presidente, ma lei era talmente distratto che avrei potuto parlare per 68 minuti.



PRESIDENTE

Alcuni suoi colleghi dell'opposizione sono venuti appositamente a distrarmi per permettere a lei di superare ogni limite.



GHIGLIA Agostino

Allora, potevano lasciarmi qualche minuto in più, comunque, li ringrazio per questo contributo.
Non so chi stia "ciulando nel manico", Presidente, se voi - tolgo il Presidente del Consiglio, altrimenti si offende - o il Sindaco, perché ieri è stato presentato un Piano da 10 milioni di euro che prevede un cospicuo contributo regionale che non c'è. Questi sono i fatti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente. Sul problema della sicurezza abbiamo discusso molto, qui in Consiglio e in Commissione, in particolare sul discorso della sicurezza integrata.
Intervengo perché ieri sera, ad una riunione di Sindaci di una Comunità collinare dell'Astigiano, era presente anche l'Assessore Deorsola; il primo problema rappresentato è stato proprio quello della sicurezza, della paura che hanno i cittadini che vivono nei piccoli paesi, nei piccoli centri, e della necessità che la Regione Piemonte si doti di una legge che possa venire loro incontro, magari permettendo di assumere dei vigili, affinch la sicurezza sia percepita meglio dagli abitanti.
Ha ragione il collega Ghiglia quando dice che una legge sulla sicurezza c'era, ma che non se ne è tenuto conto e ne è stata presentata un'altra.
Non è certo colpa della minoranza se la Giunta ha preferito far discutere l'VIII Commissione sulla legge anti-discriminazioni, che, però, qui in Consiglio non abbiamo ancora visto.
Questa, probabilmente, è una volontà politica di rallentamento della legge sulla sicurezza.
Abbiamo lavorato con spirito costruttivo e mi auguro che i Capigruppo visto che la legge sulla sicurezza è stata licenziata dalla Commissione, ne chiedano l'inserimento all'o.d.g. il più velocemente possibile, vista la necessità che il Piemonte rappresenta su questo argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Al di là delle differenti dichiarazioni che contrastano, di settimana in settimana, le decisioni della Giunta, e al di là delle dichiarazioni fatte dalla Presidente e pubblicate sui giornali di oggi, tutti ricorderanno la lunga discussione sul bilancio regionale, in merito a questo tema e agli emendamenti che il centrodestra aveva presentato. Essi vertevano solo ed esclusivamente sulla nuova normativa non dicendo che non si potevano concedere i fondi sulla normativa vigente ma dicendo che, per scelta politica, visto che la Commissione era in corso di esame e licenziamento della legge, si sarebbe finanziata la stessa.
La cosa paradossale, al di là delle vostre continue smentite, è che ci sia una lontananza abissale fra le necessità dei cittadini piemontesi e le risposte che siete in grado di dare politicamente.
Al di là di quanto è avvenuto nella nostra città alcuni giorni fa, è sotto gli occhi di tutti che il problema della sicurezza, non solo a Torino, ma anche nei molti Comuni piemontesi, che reclamano maggiore sicurezza, è una richiesta prioritaria.
E allora, davvero, ci sono due mondi: uno, quello della Giunta regionale, che viaggia con ideologismi di facciata, dove la parola sicurezza non deve essere citata, dove non si possono fare interventi che vadano a sostenere l'attività delle Forze dell'Ordine; l'altro, è un mondo normale, quello dei cittadini piemontesi, che invocano soluzioni immediate dalla politica, per dare riscontro al problema che si vive quotidianamente.
Credo che voi siate fortemente responsabili di questa grande lontananza e del fatto di non essere in grado di dare risposte concrete a quello che i cittadini piemontesi, di destra, di centro e di sinistra, richiedono.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interrogazione n. 777 della Consigliera Cotto, inerente a "Riconoscimento marchio 'Piemonte' per il salame tipico"


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g., "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 777, della Consigliera Cotto.
La parola all'Assessore Taricco, per la risposta.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Grazie, Presidente. L'interrogazione chiede se la Giunta non ritenga opportuno inserire nella delimitazione della produzione a DOP, anche la zona tipica delle province di Asti e Alessandria, e se non sia opportuno modificare la denominazione "Salame Cuneo", facendola diventare "Salame Piemonte", in modo da comprendere tutta la realtà piemontese.
Il tema posto dalla Consigliera Cotto è legittimo, sia per quanto riguarda l'allargamento dell'area riservata alla produzione alle province di Asti e Alessandria sia per quanto riguarda il nome.
Il problema è molto semplice: le denominazioni di origine protetta sono avviate sulla base di una proposta avanzata da un gruppo di produttori.
La vicenda dei salami piemontesi è stata travagliatissima, in quanto vi sono stati molteplici disciplinari e proposte avanzate.
Nel 2003 ci fu un incontro tra tutte le parti coinvolte (le Associazioni e i Consorzi proponenti i vari disciplinari di tutela e la Regione stessa) presso il Ministero dell'Agricoltura, per definire la possibilità di una proposta unitaria.
In quella sede, si convenne che il salame crudo si sarebbe chiamato "Salame Piemonte", mentre il salame cotto si sarebbe chiamato "Salame Cuneo", nel senso che c'erano molteplici disciplinari per il salame crudo per il cotto e per altre questioni riguardanti Cuneo e altre Associazioni.
In quella stessa sede, i consorzi destinatari delle scelte che dovevano essere fatte convennero sulla definizione degli areali produttivi e, sulla base di quella decisione, la Regione Piemonte, per quanto di sua competenza, e il Ministero, che è il soggetto gestore delle denominazioni di origine protetta, avviarono tutte le procedure per ottenere il riconoscimento.
Per quel che riguarda il "Salame crudo Piemonte", abbiamo già ottenuto l'autorizzazione transitoria ad operare, e ci risulta essere in via di definizione la procedura per l'approvazione del "Salame Cuneo", quello cotto, sostanzialmente.
Allo stato dell'arte, non ci risulta pervenuta alcuna richiesta di modifica, né di areale né di condizioni esterne. Pertanto, pur dichiarando legittime le richieste fatte dalla Consigliera Cotto, non abbiamo potestà di intervenire nel merito, per modificare il nome o l'areale, ma abbiamo soltanto la potestà di valutare eventuali richieste di modifica.
Questo, peraltro, essendo due procedure che hanno ormai tre anni di vita, vorrebbe dire rimettere in discussione tutta la procedura, cosa che in questo momento, non ci pare che il Ministero abbia alcun orientamento a rimettere in discussione.
Ripeto: allo stato dell'arte, pur ritenendo legittime le possibilità evidenziate dalla Consigliera Cotto, non siamo in condizioni di fare assolutamente nulla, in quanto le due procedure sono, una a Bruxelles e l'altra a Roma, in avanzato stato di attuazione.
Dalle verifiche fatte col Ministero, stante il fatto che l'accordo da cui scaturiscono questo tipo di situazioni è stato siglato nel 2003, quella è la posizione che sta andando avanti.
Non abbiamo altri elementi, se non dire che sarebbe anche legittimo farlo, ma a questo punto vorrebbe dire mettere in discussione e bloccare tutto l'iter di approvazione della normativa.
In altre Regioni esistono denominazioni date a prodotti (per esempio il prosciutto di Parma) di carattere, non solo regionale, ma multiregionale, che prendono il nome della zona in cui vengono prodotti per esempio l'Asti Spumante.
Sotto questo profilo, nessuno ha eccepito nel merito, proprio perché è una tradizione abbastanza presente, quella di avere la denominazione di singoli territori.
Sulla questione areale, che mi pare la più seria, a suo tempo nessuno aveva messo in discussione la definizione dell'areale come luogo di realizzazione di quel tipo di produzione. Grazie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto, per la replica.



COTTO Mariangela

Ringrazio l'Assessore per la risposta puntuale.
Sono stata interessata da alcuni artigiani della provincia di Asti e anche da qualcuno della provincia di Alessandria, i quali sostengono che oltre a doversi difendere da Torino, devono difendersi anche da Cuneo, la Provincia Granda.
So che l'Amministrazione provinciale di Asti ha avanzato delle proposte su quest'argomento; purtroppo, siamo arrivati tardi. I treni - quelli di Trenitalia - sono sempre in ritardo, ma, questa volta, il treno è partito puntuale: nel 2003.
Chiedo, comunque, all'Assessore di voler valorizzare, con altre iniziative, la produzione di quei produttori e artigiani delle altre province che hanno quest'attività, come unica fonte di reddito. Grazie.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interpellanza n. 993 della Consigliera Cotto, inerente a "Protocollo d'intesa siglato dalle componenti della filiera vitivinicola provinciale di Asti"


PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco, che risponde anche in merito all'interpellanza n. 993, della Consigliera Cotto, inerente a "Protocollo di intesa siglato dalle componenti della filiera vitivinicola provinciale di Asti".
Prego, Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

Sul tema del salame, voglio dire alla Consigliera Cotto che assumo l'impegno, qualora si aprano spazi di revisione dell'areale, di cercare di recuperare tutte le nuove aree che eventualmente siano interessate.
Pertanto, se c'è lo spazio, cercheremo di inserirle sicuramente.
Per quanto riguarda l'interpellanza n. 993, sempre della Consigliera Cotto, alla luce di una dettagliata analisi di una serie di richieste pervenute alla Regione, come interventi utili a migliorare la competitività complessiva del comparto vitivinicolo, soprattutto per quanto concerne le zone di produzione del Barbera, pone una serie di questioni di cui, molto brevemente, andrò a dire qual è lo stato dell'arte, relativamente alla posizione della Regione.
Peraltro, ricordo a tutti i Consiglieri che venerdì 11 è prevista, a Canelli, una giornata nella quale molti dei temi oggetto di quest'interpellanza saranno trattati approfonditamente dagli operatori del settore.
Brevemente, sulla questione della "fascetta di controllo". L'anno scorso la Regione Piemonte aveva espresso l'orientamento e adottato tutti i provvedimenti conseguenti, con un articolo di legge inserito nella finanziaria del 2006 e una serie di delibere applicative, per avviare la procedura per dotare le DOC di una fascetta regionale che completasse il quadro delle garanzie complessive per il settore.
C'era stato un percorso che aveva coinvolto tutte le DOC del Barbera e molte DOC di Dolcetto.
Tale percorso è stato fermato da un ricorso presentato dalla Federdoc nazionale al TAR, nel quale aveva eccepito sulla competenza istituzionale della Regione a poter avviare un sistema di certificazione di fascetta.
Il TAR ha ritenuto di dare la sospensiva su questo provvedimento.
Stante il fatto che i tempi ordinari della giustizia italiana per poter superare una sentenza del TAR, sono di anni e non di mesi, ci siamo orientati su un lavoro che era stato precedentemente avviato e che ha portato, nella primavera di quest'anno, alla modifica del Decreto Ministeriale sul Piano dei controlli. La modifica ha permesso di ottenere all'articolo 1 di quel decreto, la dicitura che ricorda che tutte le Denominazioni di Origine Controllata sono soggette al Piano dei controlli e quindi a fascetta.
A questo punto, abbiamo superato il problema della fascetta regionale in quanto siamo in presenza di una norma nazionale che sostiene che tutte le D.O.C. avranno la fascetta.
Sotto questo profilo, stiamo lavorando per una celere applicazione di tale norma, che dovrebbe portarci, in tempi brevi, alla possibilità di una certificazione, attraverso fascetta, di tutti i vini a Denominazione di Origine Controllata, quindi alla loro valorizzazione sul mercato.
Per quanto concerne il discorso dell'Albo vigneti, la Regione Piemonte si è mossa, a partire dalla primavera del 2006, per sostenere due grosse operazioni.
La Regione Piemonte era una delle poche Regioni in Italia che non aveva ancora avviato la procedura di integrazione del sistema di georeferenziazione, ottenuta coi dati di fotogrammetria aerea, da parte di AGEA, con i dati del catasto e dell'Albo vigneto presente a livello di singole Regioni.
Con la primavera del 2006, abbiamo siglato un accordo tra la Regione Piemonte e il Presidente di AGEA nazionale, accordo che prevede il completamento, entro quest'anno, della totale integrazione tra i dati rilevati attraverso la fotogrammetria aerea e i dati depositati a livello regionale, dell'Albo vigneti e del Catasto delle particelle.
Questo sistema ci permetterà di avere la totale verifica dei dati.
Abbiamo già ricevuto, nelle scorse settimane, i dati del primo step di lavoro svolto da AGEA, dove ci sono migliaia di posizioni aziendali che dovranno essere oggetto di rivisitazione.
Entro la fine di quest'anno, pensiamo di poter avere una certezza sui dati assolutamente superiore a quella avuta negli ultimi anni.
Per quanto riguarda le modificazioni dei disciplinari della D.O.C.
Piemonte e il percorso che dovrà portare il Barbera d'Asti e il Barbera del Monferrato Superiore al riconoscimento della D.O.C., stiamo lavorando con il Ministero.
La Regione ha già svolto tutta la parte di propria competenza e sta cercando di fare il massimo della pressione sul Ministero, per verificare la possibilità di vedere approvate le modifiche disciplinari e i Piani dei controlli, entro la vendemmia di quest'anno, in modo da poterla applicare dalla fine di quest'anno.
Per quanto concerne le azioni di verifica di tutte le modificazioni dell'insieme delle denominazioni di origine, penso sia una delle fasi che abbiamo particolarmente a cuore e che dovrebbe ricevere indicazioni importanti anche nella giornata di venerdì 11 maggio, nella quale sentiremo gli operatori anche per capire, sulla gestione complessiva del pacchetto delle DOC inserito nella valorizzazione complessiva dei vini piemontesi, se le scelte strategiche, cioè quelle di non avere IGT e di concentrare tutta la missione dei vini piemontesi su vini di alta qualità, quindi di un target molto particolare, rimangono valide. Se rimangono valide vuol dire che da queste dobbiamo far discendere scelte concrete e coerenti, di prassi di modalità di rapportarci con il mercato. Oppure, se vogliamo percorrere strade nuove - esempio bag in box o altre questioni - non sia da ripensare la missione complessiva che attiviamo ai nostri vini. Questa è una delle questioni che dovrebbero trovare spunti di risposta proprio dalla giornata che vivremo venerdì.
Per quanto concerne il tema più complessivo del supporto e della valorizzazione del sistema vitivinicolo piemontese, soprattutto per quello che concerne i vini Barbera e Dolcetto dell'area alessandrina, il programma finanziato con risorse contenute nel bilancio che abbiamo approvato 20 giorni fa, dovrebbe vedere domani l'approvazione del Comitato agroindustriale regionale della proposta di bando. Nelle prossime settimane, quindi, dovrebbe trovare applicazione concreta.
Ci sono sei milioni di euro di risorse finalizzate a sostenere l'aggregazione del sistema cooperativo, la strutturazione di centri di commercializzazione che siano in grado di meglio supportare la capacità di rapportarsi con il mercato. In qualche misura, un salto di qualità di tutto il sistema per una maggior capacità competitiva sul mercato. Pensiamo che l'insieme delle operazioni che si stanno mettendo in atto, su cui la Regione sta lavorando moltissimo proprio per dare immediata applicazione possano essere in condizione di fornire risposta concreta alle difficoltà che, ciclicamente, emergono dal comparto e dal settore.
Il lavoro messo in campo e la forte pressione esercitata dalla Giunta e dall'Assessorato - anche il lavoro svolto dal Consiglio nei mesi scorsi parecchie volte ha trattato di singoli contenuti compresi tra quelli oggetto dell'interpellanza della Consigliera Cotto - stanno iniziando a sortire effetti positivi.
Abbiamo tre o quattro operazioni di aggregazione che, sempre più stanno prendendo corpo in modo definito all'interno del sistema cooperativo; abbiamo grosse aziende che stanno orientandosi ad inserire nelle loro produzioni, soprattutto sui grandi mercati esteri, la Barbera (fino ad un anno e mezzo fa non accadeva), in alcuni casi anche integrato con produzione di Dolcetto dell'Ovadese e di altre aree interessanti per il tipo di integrazione che ne può emergere.
Penso che la strada che abbiamo imboccato sia quella giusta, si tratterà di lavorarci nei tempi più veloci possibili e cercare di ottenere risultati che ci stanno a cuore ma che, soprattutto, sono fondamentali per la vita di tante aziende agricole sul territorio.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Grazie, Assessore, per l'articolata risposta e anche per quello che ha detto a conclusione, cioè riconoscere quanto sia importante un'efficace politica per l'agricoltura, proprio per la sopravvivenza di tante aziende vitivinicole della nostra regione. Venerdì ci saranno gli Stati Generali del vino a Canelli, spiace per chi fa parte della Commissione Sanità convocata per quel giorno, quindi c'è un po' di imbarazzo sulla partecipazione.
Chiederei all'Assessore di riferire nella prima riunione della Commissione Agricoltura sulle risultanze del convegno che considero anche come risposta integrante ai vari quesiti che ho posto con quest'interpellanza. Se è possibile, chiederei l'altra parte delle risposte in Commissione dopo il convegno.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1444 del Consigliere Toselli, inerente a "Applicazione direttiva nitrati"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 1444, sulla quale risponde l'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

L'interrogazione del Consigliere Toselli chiede con quali modalità alla luce della situazione che si sta sviluppando sulla direttiva nitrati la Giunta intenda dare applicazione alla direttiva stessa e se non si ritenga opportuno valutare ogni possibilità offerta dalle nuove tecnologie di smaltimento; di conciliare la salvaguardia dell'ambiente con la necessità di attività delle aziende agricole inserite sul territorio.
La questione della direttiva nitrati è molto complessa. Se il Consigliere è interessato ho un documento di trenta cartelle che mi ha preparato gli uffici che fornisce un quadro assolutamente integrale sul tema.
La questione è questa. Nel '91 fu emanata una direttiva dall'Unione Europea. Una direttiva che ha, come obiettivo, la salvaguardia delle acque soprattutto delle acque superficiali, che risultavano, e risultano, in moltissimi corsi d'acqua a livello europeo, ormai fortemente danneggiati da un'eccessiva presenza di nitrati e, in gran parte, interessati anche da un'eccessiva presenza di fosfati. Sia i nitrati sia i fosfati vedono un forte concorso della zootecnia alla quantità di presenza all'interno delle acque.
Nel '91 fu avviata, a livello europeo, l'applicazione della direttiva.
Moltissimi Paesi, soprattutto del nord Europa, che avevano una fortissima presenza zootecnica, negoziarono immediatamente (abbiamo accordi che risalgono al '93 e al '94) le modalità di applicazione di questa direttiva ottenendo un'applicazione flessibile con la quale chiusero immediatamente l'accordo con l'Unione Europea per l'applicazione.
In Italia, come accade sovente, tale applicazione è avvenuta lentamente, in modo parziale, tant'è che siamo arrivati, sostanzialmente nel 2005, con una procedura di infrazione comunitaria nei confronti di tutte le Regioni dell'asta del Po, ad eccezione del Veneto (la procedura di infrazione riguarda, in questo momento, il Piemonte, la Lombardia e l'Emilia Romagna) in applicazione della direttiva nitrati, così come previsto dall'Unione Europea.
Eravamo in presenza di un regolamento, il cosiddetto Regolamento 9R fatto alcuni anni or sono, che dava una buona applicazione, per quella che è stata l'applicazione fatta dalla Regione Piemonte, alla norma non ritenuta ancora sufficiente da parte dell'Unione Europea. La situazione, ad oggi, è quella di una procedura di infrazione che vede la richiesta da parte dell'Unione Europea di designare come zone soggette all'applicazione delle normative di contenimento dei nitrati, secondo la Direttiva dei nitrati, tutta la Pianura Padana.
Tenete presente che attualmente siamo in presenza di una designazione per quanto riguarda il Piemonte, del 34% della superficie; per quanto riguarda la Lombardia, intorno al 25% della superficie; per quanto riguarda l'Emilia Romagna intorno al 26% della superficie.
Le Regioni italiane, unitamente al Ministero, hanno elaborato una proposta da sottoporre all'Unione Europea alternativa alla designazione di tutta la Pianura Padana, che porterebbe la designazione sulle tre Regioni intorno al 52% della superficie, quindi con un aumento, per quanto riguarda la Regione Piemonte, del 18% delle aree designate.
Ovviamente, per queste aree designate viene a crearsi una situazione oggettivamente complessa: vorrei solo ricordare che nelle aree non soggette a designazione da parte della Direttiva nitrati abbiamo una potenzialità di utilizzo di azoto per scopo concimazione derivante da reflui zootecnici pari a circa 340 chilogrammi di azoto per ettaro; nelle aree soggette a Direttiva nitrati, passiamo a 170 chilogrammi per ettaro, per cui c'è un dimezzamento della possibilità di spandimento e quindi un dimezzamento del numero di animali attribuibili ad ogni singola unità di superficie, oppure la necessità di raddoppio della superficie per mantenere lo stesso carico di bestiame, aspetto che, ovviamente, crea moltissimi problemi.
Come si è mossa la Regione Piemonte per affrontare questo tema? Sostanzialmente facendo due cose.
Abbiamo provveduto - rispondo al primo quesito del Consigliere Toselli a designare le aree da inserire tra quelle segnalate oggetto di controllo della Direttiva nitrati secondo campionamenti che sono fatti in oltre 300 punti di captazione in Piemonte gestiti dall'ARPA con una procedura che è stata riconosciuta, a livello ministeriale e a livello europeo, come tra le migliori in atto in questo momento; rilevamenti che sono fatti da dieci anni, per cui ci danno un livello di affidabilità tecnica assolutamente sicura, con un problema oggettivo: i rilevamenti sono fatti non in dati assoluti di presenza di azoto, ma in dati relativi; cioè quello che conta è la quantità di azoto (espressa in milligrammi) per litro d'acqua. Voi sapete che, parlando di milligrammi per litro, se si raddoppiano i litri la stessa quantità in valore assoluto è dimezzata (però questo è un parametro europeo, per cui non possiamo attribuircene un altro). Quindi è chiaro che nei momenti di maggior quantità di acqua nelle falde e nei corsi, si ottiene una riduzione della percentuale di azoto presente. Per assurdo, se mettessimo un allevamento con due stalle sopra il Po, che scaricasse direttamente nel fiume, sarebbe perfettamente in regola, perch stante la quantità d'acqua, il livello di diluizione sarebbe tale per cui a norma di legge, non vi sarebbe alcun problema secondo la Direttiva nitrati. Ovviamente, questa vuole essere un'assurda provocazione, per sottolineare quanto la normativa possa essere anche discutibile. Tuttavia è il parametro che abbiamo.
Così come abbiamo aree in Piemonte che sono state designate perch hanno oggettivamente un terreno molto friabile, e quindi una grossa permeazione dagli strati superficiali a quelli profondi, che crea una densità alta di azoto dentro le falde irrigue. Abbiamo altrimenti aree con una bassissima permeabilità (quindi, in linea teorica, avrebbero un minor impatto di nitrati, perché non percolano, sostanzialmente) ma avendo una scarsissima quantità di acqua di profondità, hanno lo stesso un'alta concentrazione: è vero che c'è poco inquinante, ma c'è anche poca acqua.
La materia, quindi, è molto complessa. Sta di fatto che dobbiamo assolutamente trovare il modo di siglare un accordo con l'Unione Europea perché diversamente avremmo, a parte i 18 milioni di euro di multa che costituirebbero una "botta" pesante anche per le casse regionali, delle decurtazioni sui trasferimenti finalizzati all'agricoltura sul Programma di Sviluppo Rurale: questo sarebbe il vero problema che potremmo avere come Regione, oltre alla procedura di infrazione comunitaria aperta. E a questo punto, dopo sedici anni dall'emanazione della Direttiva, sarebbe una cosa veramente pazzesca.
In merito alla seconda questione, nel Programma di Sviluppo Rurale nello specifico, a pagina 140 del primo volume, relativo a Misure generali del PSR, approvato il mese scorso dalla Regione Piemonte - c'è un riferimento che prevede esplicite misure finalizzate al sostegno alle aziende, sia in termini di investimento che di contributo, che saranno chiamate all'applicazione della Direttiva nitrati. E qui raccolgo sicuramente la sollecitazione fatta del Consigliere Toselli, che ritengo sia alquanto pertinente: noi metteremo in campo una grossa operazione di investimento, finalizzata alla realizzazione di impianti di biogas per utilizzare al meglio tutta la partita di utilizzo dei reflui a fini energetici, e seguente separazione della parte liquida dalla parte solida in modo da abbattere enormemente l'apporto di nitrati che in quella parte liquida sarà ancora data ai terreni, e poter trasferire la parte solida (la vera quantità di nitrati) come concimazione in aree che non abbiano la possibilità di accedere a reflui zootecnici per la concimazione.
Noi abbiamo un grosso problema: metà del Piemonte ha un'enorme produzione di liquami e di letami, che costituiscono un grande apporto, dal punto di vista nutritivo, per il terreno, e non sa che cosa farsene talmente la produzione è abnorme. L'altra metà del Piemonte, ovvero tutto il settore ortofrutticolo, vitivinicolo e risicolo, che nella media non vede la presenza di zootecnia e quindi è necessitato ad approvviggionarsi di azoto di sintesi chimica per potere far fronte alla necessaria concimazione.
Se riuscissimo ad utilizzare la quantità di azoto che è presente in sovrappiù nelle aree a forte concentrazione zootecnica per concimare l'altra parte, avremmo due grossi benefici: risparmieremmo, come Regione Piemonte, parecchie decine di milioni di euro in minori spese; ne ricaveremmo, inoltre, un indubbio vantaggio ambientale.
Per fare questo, abbiamo inserito nella misura n. 214 del PSR (Misure ambientali) una misura che prevede contributi a quelle aziende che decidono di utilizzare per la concimazione prodotti derivati dai reflui zootecnici e non di approvvigionarsi sul mercato chimico, in modo da incentivare diciamo così, un mercato finalizzato all'utilizzo virtuoso dei reflui zootecnici ai fini di concimazione.
Noi pensiamo che questo pacchetto di misure - investimenti sulle singole aziende agricole per metterle in condizioni di avere una riduzione di apporto di reflui zootecnici; finanziamento di buone prassi di scambio di reflui zootecnici destinati alla concimazione - possa innescare un circuito virtuoso che ci permetta di meglio conciliare la presenza di produzioni zootecniche con la necessità di una tutela ambientale sempre più forte, soprattutto per difendere anche - bisognerebbe dire "soprattutto" la qualità delle acque, che sono fondamentali non soltanto per i nostri territori, ma anche per l'apporto in Adriatico, che, come tutti sanno, con la partita delle alghe e delle problematiche che d'estate vi si affacciano sempre più caratterizzano l'impegno delle pubbliche Amministrazioni per preservare l'ambiente. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Vorrei ringraziare l'Assessore per la risposta esauriente, ma soprattutto per quella che lui non ha dato, ma che so aver scritto e che andrà a completare il suo intervento.
Mi fa piacere, peraltro, che questa interpellanza sia da stimolo per la Giunta e abbia posto i riflettori su una questione che dal territorio piemontese e dagli imprenditori agricoli è molto sentita, per vigilare sulle misure che lei richiamava, previste dal Piano di Sviluppo Rurale.
Perché solo così facendo faremmo del bene alla nostra agricoltura. Grazie.



PRESIDENTE

Concludiamo, a questo punto, l'esame degli atti di sindacato ispettivo.


Argomento: Stemma - Gonfalone

Iscrizione all'o.d.g. ed esame proposta di legge regionale n. 441, inerente a Modifica della legge regionale 31 maggio 2004, n. 15 "Disciplina dello stemma, del gonfalone, della bandiera, del sigillo, della fascia della Regione Piemonte. Abrogazione delle leggi regionali 16 gennaio 1984, n. 4 24 novembre 1995, n. 83, 17 giugno 1997, n. 36"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di legge n. 441.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)



PRESIDENTE

Passiamo quindi all'esame di tale provvedimento, di cui al punto 2) bis.
In assenza del relatore, Vicepresidente Pichetto Fratin, la relazione sarà curata dal Vicepresidente Placido, che ha pertanto facoltà di intervenire.



PLACIDO Roberto, relatore

Grazie, Presidente. Si tratta della modifica della legge regionale 31 maggio 2004, n. 15 "Disciplina dello stemma, del gonfalone, della bandiera del sigillo, della fascia della Regione Piemonte. Abrogazione delle leggi regionali 16 gennaio 1984, n. 4, 24 novembre 1995, n. 83, 17 giugno 1997 n. 36".
In occasione dell'esame della proposta di deliberazione consiliare per assegnare il Sigillo della Regione Piemonte per l'anno 2006, è emersa la necessità che la legge definisca meglio quali possano essere i destinatari di tale onorificenza. Nell'attuale struttura della norma, infatti, il sigillo della Regione può essere conferito, anche alla memoria, a cittadini meritevoli di particolare riconoscimento nati nella Regione o che vi abbiano risieduto per almeno 10 anni.
L'interpretazione letterale dell'articolo porta ad escludere che destinatari dell'onorificenza possano essere enti, associazioni ed istituzioni a vario titolo e soprattutto cittadini non residenti nel territorio della Regione o nati ma che, con il loro lavoro ed impegno in senso lato nelle diverse discipline e nelle più svariate attività, siano meritevoli del riconoscimento.
Tale impostazione oltre a limitare l'elenco dei soggetti possibili destinatari, colloca il sigillo della Regione e l'atto di conferimento in una dimensione "piemontecentrica", in contrasto con lo sforzo di internazionalizzazione del Piemonte e della sua immagine che da parecchi anni la Regione sta portando avanti.
Si è ritenuto pertanto di procedere ad un'integrazione dell'art. 5 della legge regionale 31 maggio 2004, n. 15, di disciplina dello stemma del gonfalone, della bandiera, del sigillo, della fascia della Regione Piemonte, affinché il Sigillo possa essere attribuito, anche per esaltare i loro particolari rapporti di collaborazione con la Regione, a persone fisiche, istituzioni, enti ed organismi italiani ed esteri meritevoli di particolare riconoscimento".
Inoltre si è ritenuto opportuno rimodulare il quorum richiesto per tale attribuzione in 8/10 dei componenti l'Assemblea regionale, quindi in sostanza mantenendo molto elevato il numero dei consensi necessari a sottolineare il carattere prettamente istituzionale di questa attribuzione.
La proposta di legge n. 441 è stata licenziata all'unanimità dalla VIII Commissione permanente nella seduta del 30 aprile 2007.



PRESIDENTE

Ricordo che tale proposta di legge è stata licenziata all'unanimità dalla VIII Commissione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Sarò molto breve. Come avete visto la Commissione ha votato all'unanimità, quindi confermiamo il voto favorevole. Ringraziamo l'Ufficio di Presidenza per il lavoro. Vorrei fare solo due annotazioni. La Consigliera Cotto insieme al sottoscritto ha presentato degli ordini del giorno collegati che non discuteremo adesso ovviamente. Stanno per essere presentati e quindi annunciamo che ci sono degli ordini del giorno collegati. Questo per dire che questa materia ci interessa molto.
In particolare, ho chiesto tante volte lumi agli uffici che sono stati molto cortesi e puntuali sul discorso della fascia, per la quale non riusciamo a capire se vi sia o meno il regolamento e se si possa utilizzare o meno.
Per cui abbiamo presentato degli ordini del giorno per quello e per altre cose e ne discuteremo. Su questo il nostro voto è favorevole.



PRESIDENTE

Avremo cura di esaminare gli ordini del giorno quando saranno presentati alla Presidenza e di calendarizzarne l'esame.



PRESIDENTE

ARTICOLO 1



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, indìco la votazione palese sull'articolo 1.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Comunico che è stato presentato il seguente emendamento aggiuntivo dell'articolo 2.
dopo l'articolo 1 è aggiunto il seguente: Articolo 2 (Dichiarazione d'urgenza) "1. La presente legge è dichiarata urgente, ai sensi dell'articolo 47 dello Statuto, ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

Non essendoci dichiarazioni di voto indìco la votazione nominale sull'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 42 Consiglieri hanno risposto Sì 42 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Secondo le indicazioni maturate nella Conferenza dei Capigruppo proporrei di passare all'esame del punto 9) all'o.d.g., inerente alla discussione congiunta degli ordini del giorno in materia di Family Day.
Tendenzialmente, proporrei di fissare come orario di chiusura dei lavori le ore 13 - 13.15; quindi, se la discussione si completa, proporrei di svolgere un'unica discussione, visto che si tratta di ordini del giorno tutti sullo stesso tema.
Se termineremo la discussione nella seduta antimeridiana, procederemo alla votazione nella seduta antimeridiana; viceversa, continueremo la discussione con le successive votazioni ad inizio della seduta pomeridiana.



(Scampanellìo del Presidente)



PRESIDENTE

La discussione si apre ora e, indicativamente, si chiuderà alle ore 13 o 13.15. Pertanto, se per quell'ora ci saranno ancora iscritti a parlare la discussione continuerà nella seduta pomeridiana, quindi, al termine, si voterà. Se, invece, la discussione si esaurirà nella seduta antimeridiana in tempo utile per fare le votazioni, procederemo alle stesse nella seduta antimeridiana, che, comunque, terminerà non oltre le ore 13.15.
In apertura della seduta pomeridiana, procederei alla votazione delle nomine della Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali e ambientali, nonché delle nomine del Comitato regionale per le comunicazioni, CORECOM.
Prego i Consiglieri di essere presenti in apertura di seduta per procedere a questi due adempimenti, che sono ormai indifferibili.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Discussione congiunta ordine del giorno n. 639, inerente a "Adesione al Family Day", presentato dai Consiglieri Leo, Cavallera e Cotto n. 642, inerente a "Family Day", presentato dai Consiglieri Scanderebech e Guida n. 655, inerente a "Family Day", presentato dai Consiglieri Scanderebech Guida, Cirio, Pedrale Nastri, Cotto, Burzi, Cavallera, Ghiglia, Vignale Monteggia, Casoni e Lupi e Novero n. 675, inerente a "Family Day e politiche familiari", presentato dai Consiglieri Pozzi, Muliere, Reschigna, Ronzani, Pace, Cavallaro, Ferraris Auddino, Boeti e Larizza n. 676, inerente a "Manifestazione Family Day", presentato dai Consiglieri Motta, Lepri, Laus, Bizjak, Rutallo, Rabino, Cattaneo e Gariglio n. 679, inerente a "Adesione al Family Day", presentato dai Consiglieri Leo, Burzi, Guida, Casoni, Dutto, Pedrale, Lupi, Monteggia, Nastri, Cotto e Ferrero n. 687, inerente a "Famiglia e diritti civili", presentato dal Consigliere Ricca n. 688 , inerente a "Politiche per la famiglia e 'Family Day'", presentato dai Consiglieri Pozzi, Motta, Muliere, Lepri, Bizjak, Cattaneo, Rutallo Rabino, Pace, Cavallaro, Ferraris, Larizza, Bellion, Ronzani, Rostagno Boeti e Laus n. 689, inerente a "Manifestazione del 12 maggio: Family day e coraggio laico", presentato dai Consiglieri Dalmasso, Robotti, Moriconi, Clement Deambrogio, Bossuto, Chieppa e Barassi n. 690, inerente a "Manifestazione Orgoglio laico e Family Day", presentato dai Consiglieri Ricca, Dalmasso, Turigliatto e Chieppa


PRESIDENTE

Procediamo con la discussione sugli ordini del giorno relativi al Family Day, di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Leo.



LEO Giampiero

Cari colleghi, mi permetto di chiedere l'attenzione del Consiglio regionale perché stiamo affrontando un argomento delicato e importante, sul quale non sarà ininfluente il tipo di discussione e interlocuzione che possiamo avere.
Noi abbiamo presentato diversi ordini del giorno.
Presidente, per fare chiarezza, noi ritiriamo l'ordine del giorno n.
639, avente quale primo firmatario il sottoscritto, che viene sostituito dall'ordine del giorno n. 679, che è stato sottoscritto da tutta la minoranza (i Consiglieri Leo, Burzi, Casoni, Dutto, Pedrale, Lupi).
Quindi, cari colleghi, per fare chiarezza, perché non è facile seguire sto facendo riferimento all'ordine del giorno n. 679 e non al n. 639.
importante perché questa modifica crediamo rappresenti già un piccolo passo di apertura ad un ragionamento comune con altri colleghi del Consiglio.
Quindi, Presidente Gariglio, non il n. 639, ma il n. 679, come gesto di buona volontà da parte nostra.
Tale ordine del giorno recita: "Premesso che il 12 maggio prossimo sarà organizzata a Roma la manifestazione Family Day, che ha lo scopo di ribadire l'importanza della famiglia nella società, in quanto istituto fondamentale dal quale dipendono l'identità e il futuro delle persone e della comunità".
Ebbene, cos'è questo Family Day? Siccome le dichiarazioni sono state le più diverse, tra cui organizzazione di contromanifestazioni e proteste, vorrei citare appositamente il pensiero di alcuni autorevoli colleghi del centrosinistra a livello nazionale.
Parto dalla parlamentare Binetti, la quale dichiara: "Il Family Day sarà un successo totale" - lo spero anch'io e lo assicura la parlamentare "non sarà una piazza né di destra né di sinistra, ma bipartisan. Non sarà né cattolica né laica, anche se è stata promossa da Associazioni cattoliche. Sarà una piazza festosa e costruttiva in cerca di pace, contro nessuno". Questo è quanto dichiara l'Onorevole Binetti.
Cito anche l'intervento del Ministro Rutelli: "Il Family Day non è un nemico del centrosinistra. Il Congresso de La Margherita lo ha già ritenuto utile e positivo. Ci aspettiamo proposte e ascolteremo con grande interesse". Quindi, il Ministro Rutelli manifesta un'apertura verso chi manifesterà sabato.
Proseguendo, il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella, ha ribadito oggi a Milano che parteciperà al Family Day: "Vi invito a partecipare sabato alle ore 15 in Piazza San Giovanni in Laterano. Io sar là, se ci sarete anche voi mi farà un grande piacere, io sarò là".
Infine, per concludere le citazioni, andando sempre più verso la pienezza del centrosinistra, Piero Fassino dice: "Il Family Day è un evento cui le forze del futuro partito democratico guardano senza ostilità e con attenzione. Preferisco pensare" - ha aggiunto Fassino - "che quella di sabato prossimo non sia una manifestazione contro i DICO, ma una manifestazione per attestare l'interesse ai temi della famiglia e per chiedere attenzione su questo tema. Con loro" - ha ancora aggiunto - "noi possiamo interloquire, cercheremo una mediazione".
Quindi, mi pare che queste citazioni provenienti da autorevoli esponenti del centrosinistra non siano dichiarazioni di guerra. Dico questo perché prima ho avuto modo di interloquire con alcuni colleghi che avevano posto anche diverse difficoltà alla discussione di questo ordine del giorno; approfitto di questo intervento per ringraziare tutti i colleghi del centrodestra, della minoranza, con i quali abbiamo sottoscritto questo ordine del giorno.
Il secondo passaggio dell'ordine del giorno recita: "Considerato che la famiglia ha meritato e tuttora esige tutela giuridica pubblica, proprio in quanto cellula naturale della società e nucleo originario che costituisce le radici più profonde della nostra comune umanità e forma la responsabilità sociale". Mi sembra che anche su questo ci sia una larga condivisione, da chi ha buon senso, dei vari dibattiti che ci sono stati e dalle analisi culturali.
Terzo passaggio: la difesa della famiglia, fondata sul matrimonio, è compito primario per la politica e noi legislatori, previsto dagli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione.
Allora, cari colleghi, e, in particolare, cari colleghi del centrosinistra, che giustamente dite sempre che la Costituzione va difesa che non va presa a spicchi, ma interamente, la Costituzione riconosce la famiglia fondata sul matrimonio come base della società.
Inoltre, valutato l'emergere di nuovi bisogni, ecc. - arrivo al punto e vorrei che i colleghi del centrosinistra, in particolare i Capigruppo del centrosinistra, prestassero attenzione a questo passaggio, perché mi sembra importante - ho citato tutti gli interventi del centrosinistra nazionale che dice: "Vediamo con simpatia, o perlomeno in maniera positiva interlocutoria, queste cose". Poi dice: "Il Consiglio regionale del Piemonte aderisce alla marcia organizzata il prossimo 12 maggio".
In passato, abbiamo aderito alla Marcia per la Pace (io e i colleghi Auddino e Pozzi siamo stati i primi firmatari) e non mi si venga a dire che in quell'occasione era d'accordo tutto il mondo; qualche collega scuote la testa, ma secondo me a torto, perché anche la Marcia per la Pace era piena di striscioni contro Berlusconi, Blair e Bush, ma non per questo non abbiamo aderito.
Adesso il discorso è molto più pacifico, non sarà così polemico: abbiamo aderito e abbiamo aderito tutti.
Anche qui c'era una perplessità, ma qualcuno ha il coraggio di dire che la Marcia per la Pace sia stata assolutamente ecumenica, egualitaria e condivisa da tutti? No, eppure, a quella marcia ho sempre aderito, sapendo quali fossero i rischi e i problemi.
Abbiamo aderito alla manifestazione pro legalità (primi firmatari Pozzi, Auddino e il sottoscritto) e anche lì ci sono state bandiere di partito.
Al Family Day non ci saranno bandiere di partito, pertanto sarebbe veramente scorretto e creerebbe un precedente, cari colleghi, il rifiuto di aderire a questa manifestazione. Vorrebbe dire - lo dico ai colleghi della sinistra - che tutta la nostra disponibilità a aderire alle grandi manifestazioni riceverebbe uno schiaffo, perché ci sono le manifestazioni unitarie, che sono buone perché piacciono a qualcuno, mentre le manifestazioni, pur positive, come questa, non sono buone.
Infine, non vogliamo forzare nulla - collega Lepri e collega Muliere colleghi della sinistra radicale, che dir si voglia - non chiediamo una cosa emblematica. La Liguria ha aderito con il gonfalone; noi non chiediamo questo, non chiediamo neanche comunicazioni o documenti ufficiali, per chiediamo che l'Ufficio di Presidenza decida con quali modalità aderire che possono essere le più diverse. Alla manifestazione pro Israele, ad esempio, cui ha aderito il Consiglio regionale, è stata riconosciuta l'ufficialità, la missione, la presenza dei Consiglieri.
Insomma, le forme possono essere diverse; ci appelliamo alla saggezza dell'Ufficio di Presidenza. Per la minoranza siedono colleghi in gamba come Ghiglia e Pichetto, quindi non ne facciamo una questione, però questo ci sembra assolutamente indiscutibile, anche perché altrimenti si crea una premessa pericolosa per le prossime adesioni alle manifestazioni unitarie.
Infine, il documento impegna la Giunta regionale a sollecitare il Parlamento affinché si attivi e dia vita ad un progetto organico, incisivo politico e sociale di politiche di diritti sociali e individuali.
Ci sembra anche questa una conseguenza molto importante. Ricordo, con grande stima e apprezzamento, la collega Cotto nella sua veste di Assessore alle politiche sociali; ci sembra che la discussione sul testo di legge sulla famiglia, che è fermo in Commissione, possa essere un momento utile e io credo che su quel testo di legge si troverà una convergenza.
Ringrazio ancora tutti i colleghi per l'attenzione. Ripeto, una votazione su questo testo e su un'adesione è un po' paradigmatica dell'atteggiamento che tengono le forze politiche rispetto alle manifestazioni: se sono tutte lecite quelle unitarie, come la pace e la legalità, o se invece, ci sono quelle buone e quelle meno buone, anche quando sono ecumeniche. Grazie.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

L'ordine del giorno n. 639 è ritirato e sostituito dal n. 679.
Colleghi, chiedo solo una cortesia: chi decide di intervenire è pregato di prenotarsi, per capire i tempi della seduta di questa mattina. Sono le ore 12, al momento, dopo il collega Leo, ci sono dieci iscritti a parlare.
Gli ordini del giorno sono in distribuzione. Fra l'altro, chiedo una cortesia: se i colleghi e i Gruppi pensano di depositare ulteriori ordini del giorno, li invito a portarli alla Presidenza, perché possano essere distribuiti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Grazie, Presidente. Negli anni Quaranta e Cinquanta, quando c'era un dibattito politico fra forze storiche, Democrazia Cristiana, da una parte e i partiti comunisti e socialisti, dall'altra (siamo costretti purtroppo a rimpiangere quei tempi), le accuse che la sinistra riceveva erano molto spesso di voler distruggere l'istituto familiare.
Se guardiamo i manifesti delle campagne elettorali di quei tempi queste erano le immagini.
La risposta degli allora PCI e PSI era che i partiti di governo non potevano difendere l'istituto familiare in quanto avevano gravissime responsabilità sociali su casa, lavoro, servizi sociali, emigrazione, prima esterna e poi interna.
La stessa visione di emancipazione della donna che la sinistra presentava considerava la scuola, gli asili e questi servizi sociali come strumento per una reale parità della donna nella famiglia, prima, e nella società, poi.
Qualcuno può dire che questi temi sono vecchi e superati di un secolo ma siamo convinti che la tematica sociale sia ancora viva; i temi del lavoro, del salario, il precariato, sono ancora vivi oggi, anche se per anni è stato detto che erano completamente superati.
Le differenze della società e le modificazioni che ha subito hanno cambiato la concezione stessa della famiglia, che non è certo quella degli anni Cinquanta.
A me sembra che, in molti casi, quando si discute di questo, l'immagine che viene offerta e presentata sia di un qualcosa che non c'è più; non dico che sia bene o male, che sia positivo o negativo. È cambiata la percentuale di lavoro femminile in modo molto netto. La concezione del lavoro delle donne è profondamente cambiata: non c'è ragazza giovane, oggi, che non pensi a se stessa come persona che, in futuro, dovrà cercarsi un'occupazione e che tema di non poterla trovare.
Sono diversi i motivi sociali e anche culturali che portano a una diversa durata e a una diversa stabilità dei matrimoni. Fortunatamente, nel 1974, nella data che, per una strana coincidenza, coincide con quella del Family Day, una gran maggioranza di italiani e italiane votò perché fosse confermata una legge civile che garantiva l'istituto del divorzio.
L'unione civile -era già prevista da governi e ministri democristiani: (Zoli, nel 1958, era primo Ministro e il Ministro che firmò questa norma fu Fernando Tambroni che dalla nostra parte politica non è ricordato positivamente, per Governi che noi considerammo allora, e che consideriamo oggi, reazionari e pericolosi) e - appartiene allo stesso programma che l'Unione ha siglato alcuni mesi fa. Non cito il testo per motivi di tempo.
Oggi la famiglia è notevolmente cambiata: sono aumentate le persone che vivono sole e le coppie senza figli, è raddoppiato circa, nel giro di dieci anni (oggi è il 13,7%) il numero dei figli che nascono dalle unioni di fatto (nei Paesi europei il numero è enormemente maggiore, almeno quello del primo figlio). Le condizioni sociali sono tali per cui la nascita di bambini figli di immigrati è raddoppiata, nel giro di nove anni, passando dal 6 al 12%.
Non sto dicendo che siano dati positivi o negativi; sono dati di cui occorre tenere conto e sui quali occorre ragionare.
Noi pensiamo che la manifestazione del Family Day nasca in oggettiva polemica con la proposta di legge sui DICO, concordata nell'Unione e che noi riteniamo discutibile. L'avremmo voluta diversa su molti punti, ma un incontro è avvenuto su questo: superare qualunque visione di coppia legata a una concezione puramente privatistica, come alcuni Ministri hanno presentato recentemente.
Siamo preoccupati.
Io non ho alcun anticlericalismo, il nostro Gruppo e quelli a noi vicini non hanno nessuna, nemmeno la più piccola, forma di anticlericalismo, ma siamo convinti che le tendenze che si stanno manifestando ultimamente in parte del mondo cattolico e nella Chiesa siano incapaci di dialogare con l'etica laica e di mediare con la politica.
Vi sono sempre di più tendenze in cui si cerca una sorta di monopolio culturale e la famiglia, quella eterosessuale, viene vista un po' come l'unico sistema possibile di relazione fra le persone.
Viene richiesto una sorta di monopolio sull'etica, come ha dimostrato l'atteggiamento sulla fecondazione assistita, che era un tema - me ne rendo conto - complesso, che coinvolgeva tematiche difficili, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche dal punto di vista etico.
Siamo convinti che l'atteggiamento tenuto non sia stato di apertura e di dialogo e che, sempre di più, il tema dell'autodeterminazione femminile che era anche un nostro slogan, venga messo fortemente in discussione.
Questo dimostra e amplia una debolezza, per alcuni aspetti, di un potere, di un monopolio culturale minacciato da una società che si secolarizza sempre di più e diventa sempre più multiculturale.
Pochi giorni fa si è votato in Francia, e le cose sono andate male molto male, sotto ogni punto di vista, ma non dimentichiamo che in Francia ad esempio, c'è un numero di musulmani che rappresenta il 10% circa della popolazione, quindi siamo davanti a una tendenza di multiculturalismo molto ampia.
Siamo convinti che si stia chiudendo una stagione - detto da un non cattolico, come me - molto positiva: quella di un'apertura molto forte che la Chiesa ebbe in altri anni verso culture differenti, religioni differenti, modi diversi di concepire il mondo, l'etica, ecc.
Noi rilanciamo il concetto di laicità, che non vuol dire essere o non essere credenti, come è già stato detto recentemente: si può essere laici essendo cattolici; si può essere non laici non essendo cattolici. Nel mondo comunista, ad esempio, molti non sono stati laici.
Siamo davanti a direttive politiche, ai fedeli, a una concezione per cui i parlamentari cattolici hanno una sorta di vincolo, che pone la limitazione del mandato parlamentare con meno autonomia rispetto ad altri sono parlamentari che, in parte, dipendono da direttive esterne, quindi non sono nel pieno delle loro prerogative. Si forma una teoria per cui il pluralismo viene considerato con un certo sospetto; dai DICO si estende l'opposizione allo stesso testamento biologico, tema sul quale occorrerebbe fare una discussione complessiva, non qui in Consiglio, ma a livelli più alti e maggiori rispetto a noi.
L'ordine del giorno che abbiamo presentato come Gruppi di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Comunisti italiani va in questa direzione.
Non voglio sfuggire alle osservazioni del Consigliere Leo: bisogna discutere sempre e su tutto, onestamente.
Il Consigliere Leo dice che c'è una contraddizione di fondo tra il fatto di aver aderito ad alcune manifestazioni (da quella della Pace al Gay Pride, che è un tema difficile e complesso, che tocca sensibilità profonde anche nel nostro ambito, per essere chiari) e il fatto che noi siano contrari - noi lo siamo - all'adesione al Family Day.
una valutazione che non pretendo venga accolta, naturalmente, ma siamo convinti che ci siano manifestazioni che uniscono e altre che invece, dividono e tendono ad affermare una propria identità e un proprio modo di essere, un proprio pensiero, anche su un tema così importante, come l'unico possibile, che non ne accetta altri.
Siamo convinti di questo e l'ordine del giorno che abbiamo presentato in alcuni punti e passaggi,simile a quello del Consigliere Ricca, - va in questa direzione.



PRESIDENTE

Colleghi, un attimo di attenzione, per regolare i tempi.
A questo momento, ci sono, oltre i due colleghi che hanno già parlato undici richieste di intervento.
Il tempo previsto, non obbligatorio, ma che hanno utilizzato i primi due interventi, è di dieci minuti ciascuno.
Abbiamo due possibilità: o un'unica sessione, che vuol dire interrompere i lavori verso le 14.30 e riprenderli nel pomeriggio, oppure mantenendo i dieci minuti, interrompere la seduta alle 13 e riprendere i lavori, come previsto, possibilmente alle 14.30, per terminare il dibattito e proseguire con l'ordine del giorno.
Dai segni di assenso di molti colleghi, mi sembra che sia preferibile interrompere i lavori alle ore 13, riprendere alle 14.30, chiudere il dibattito e proseguire con l'ordine del giorno.
Proseguiamo, pertanto in questi termini.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Intervenire su questo tema, per come si sta sviluppando o per come rischia di svilupparsi il dibattito, è abbastanza non dico imbarazzante, ma difficile.
Il collega Dalmasso diceva che le manifestazioni come questa rischiano di dividere, perché tendono a ribadire un'identità e dei principi. La difficoltà ad intervenire in un dibattito come questo sta tutta qui.
evidente che per chi, come noi, ritiene la famiglia uno dei valori principali e fondanti l'esistenza di un essere umano, oltre che un valore costituzionale da difendere, una manifestazione che si chiama Family Day non può che essere l'affermazione di un principio, di un valore, di un credo spirituale. Vivaddio! Ci mancherebbe altro! Non è che se uno aderisce ad una manifestazione che si chiama Family Day lo fa perché ha voglia di camminare per il centro e vedere i negozi del centro di Roma. Lo fa perché ritiene la famiglia un valore e perché ritiene che, al di là delle tutele che meritano tutti i diritti soggettivi degli individui, la famiglia sia un valore da preservare prima degli altri, non dimenticando neanche gli altri, e tende a ribadire il fatto che c'è la famiglia, che è garantita dalla Costituzione e che questo valore va difeso.
evidente, è banale.
Tuttavia, ciò non significa che il Family Day sia una manifestazione escludente; significa, semplicemente, che è una manifestazione in cui si riconoscono, piaccia o no a tutti noi, il 90% degli italiani. In Italia le coppie di fatto sono circa 500 mila, le famiglie quante sono? Dieci milioni? Quindici milioni? Ci facciamo questa domanda, oppure no? Guardate che la famiglia, lo dico a me stesso, non è né di destra né di sinistra. Da quando c'è il matrimonio civile in Italia la famiglia è considerata un valore da tutti: da quella laica a quella cattolica. È chiaro che poi ognuno condisce questo concetto a modo suo. Io sono cattolico, per me la famiglia è quella basata sul patrimonio religioso, per chi non lo è la famiglia...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Ghiglia, se la interrompo.
L'argomento non invita a certi comportamenti, quindi invito i Consiglieri che non sono intenzionati ad ascoltare ad uscire dall'aula.



GHIGLIA Agostino

Non so cosa abbiano fatto di scabroso, mi auguro nulla! Stavo dicendo che ognuno si riconosce, o si può riconoscere, nel valore della famiglia. Anche perché, vedete, la famiglia non è mai interpretabile come un disvalore. Non c'è mai nulla di sbagliato in una famiglia, in due persone che si mettono insieme e garantiscono, anche tramite un contratto civile, la convivenza loro e degli eventuali eredi. Non può mai essere qualcosa di negativo una famiglia. Mai! Non c'è un motivo solo, un solo motivo per parlare contro la costituzione di una famiglia.
Solo per questo, fosse anche solo per questo, riteniamo sia opportuno individuare forme di partecipazione al Family Day perché, comunque, la famiglia non è mai qualcosa che esclude, non è mai qualcosa che offende la sensibilità altrui, neanche dei laici, neanche degli atei, neanche di quelli che credono in altre forme di convivenza. A meno che ci sia da parte di alcuni, o magari di molti, veramente un motivo culturale di contrapposizione alla famiglia: cioè - arrivo ai massimi termini distruggere la famiglia perché al posto della famiglia voglio imporre, o proporre, un tipo diverso di organizzazione sociale. Ma questo è un motivo brutto e cattivo. Questo sì, sarebbe un motivo escludente, e negativo perché tendo ad eliminare una cosa. La famiglia non elimina nulla. Nulla.
Neanche da parte, ad esempio, del mio partito. Più volte è stata ribadita la disponibilità e la necessità di garantire, laddove la legislazione attuale ancora non li garantisca, i diritti degli individui.
Qual è il motivo, se non un motivo ideologico ed escludente - questo sì di non partecipare al Family Day? Non esistono motivi. Il valore famiglia è, comunque, lo ribadisco, un valore positivo, in cui si riconosce la stragrande maggioranza degli italiani.
Ci sono state manifestazioni, come veniva ricordato prima, come quella sulla pace, cui tutti hanno aderito. Spesso si fa anche per comodità. È una di quelle cose che, come dire... Ma sì, perché non dire che siamo tutti a favore della pace? Certo che siamo tutti a favore della pace, poi si va in un corteo e trovi quelli dei centri sociali che impongono la pace con i bastoni, trovi il frate, la suora, l'estremista di sinistra che sfila solo perché è antiamericano, anti-Berlusconi, anti-Fini, anti-Bush o anti Sarkozy! Va beh! Ci andiamo. In quel concetto, che non è escludente, ci riconosciamo tutti. Ma se non siamo ipocriti, ci riconosciamo tutti fino ad un certo punto, perché ognuno ne dà la sua interpretazione.
Per qualcuno la pace era quella dell'Unione Sovietica, per altri quella dei Romani, per altri ancora quella degli Statunitensi. Ognuno ci ha messo rispetto al proprio retroterra culturale, alle proprie idee, alle propria impostazione - un po' di tutto. Si sfila per motivi diversi, ma è un'altra cosa in cui tutti si possono riconoscere. Perché il Family Day non è così? Perché qualcuno non si dovrebbe riconoscere nel Family Day? Aggiungo un'altra sottolineatura, che mi pare anche importante. Non è stato detto proprio così, ma ho ascoltato con attenzione l'intervento del Consigliere Dalmasso - penso che questo possa essere anche il leitmotiv di una certa parte della sinistra nel contrapporsi all'idea del Family Day citare la Francia e i tanti musulmani che lì vivono. Allora? Anche in Italia. Allora? Attenzione a non cadere in un terreno pericoloso. A parte che anche i musulmani hanno un'organizzazione sociale che si chiama famiglia, diversa dalla nostra, o che può essere diversa dalla nostra: lì apriremo un discorso, con tutta una serie di questioni che non sono all'ordine del giorno che, secondo me, è meglio non aprire in questa sede ma se lo volete lo facciamo.
Tra i musulmani vi è la possibilità di avere più mogli, ma non è che i musulmani non credano alla famiglia. Però se qualcuno vuole dire: attenzione, se organizziamo il Family Day vogliamo premiare la nostra famiglia, o esaltare e ribadire la nostra adesione al "modello occidentale" della famiglia - scusate se banalizzo - ma se lo facciamo qualcuno non vi si riconosce. Ho capito, ma non è che noi possiamo continuamente appannare dimenticare, annacquare e sotterrare i nostri valori; i valori della nostra tradizione, dei nostri padri, dei nostri avi e quant'altro. Ci sono dei valori di cui si può essere tranquillamente fieri e orgogliosi, senza bisogno di offendere altri nel rimarcarli e nel sostenerli.
Ma se dire no al Family Day è un dire no ideologico perché si vuole, in questo caso, contrapporre ed escludere, allora può essere sbagliato. Il fine non sarebbe buono, non c'entra niente lo Stato laico, né la laicità delle istituzioni, né il rispetto per i laici e per tutti gli altri.
Significa dire no per un brutto, brutto pensiero ideologico, che tenderebbe soltanto ed esclusivamente a disgregare quello che c'è, per fare altro che non si sa cosa sia.
Nello spirito includente che è intrinseco al significato stesso della famiglia, riteniamo che la Regione Piemonte e il Consiglio regionale del Piemonte debbano aderire al Family Day promosso a Roma.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia.
Considerato che dieci minuti è un tempo quanto mai sufficiente, invito i Consiglieri che vorranno intervenire a restare nei tempi previsti, anche se finora gli sforamenti sono stati minimi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente. Cercherò di risparmiare qualche minuto.
Inizio il mio intervento affermando, come ha fatto il collega Ghiglia che anch'io annovero la famiglia tra i valori principali e fondanti dell'esistenza umana. Personalmente, per quanto mi riguarda, da almeno 35 anni è il pilastro su cui si basa anche la mia esistenza e il mio impegno personale.
Detto questo, però, dovremmo ragionare attorno alle motivazioni che hanno portato alla convocazione della manifestazione del Family Day, ma anche su quelle che, nello stesso giorno, in un'altra piazza - non Piazza San Giovanni ma Piazza Navona - hanno portato alla convocazione della manifestazione chiamata "Orgoglio Laico".
All'inizio non ero molto d'accordo su quest'iniziativa: va bene difendere con puntiglio la libertà e i diritti alla laicità della politica e dello Stato; ma non va bene, talvolta, accettare la logica dello scontro frontale.
Credo che sia necessario affrontare questi temi con spirito laico ed evitare che si traducano soltanto nel portare "la bandierina" da una parte piuttosto che dall'altra. Devo altresì riconoscere che su una manifestazione come quella del Family Day ci sarebbero oggi molti meno motivi di polemica e forse di contrasto se non si trattasse di un'iniziativa nata e meticolosamente preparata e studiata per creare almeno questa è la lettura che balza con più immediatezza agli occhi - una forte contrapposizione tra la politica e la società italiana ogni volta che si parla di "coppie di fatto", e se questa manifestazione non seguisse il forte dibattito che c'è stato sulla presentazione del disegno di legge da parte del Governo che regola i diritti delle famiglie e delle convivenze che non si riconoscono nel matrimonio tradizionale.
Da questo punto di vista, credo sia necessario rammentare che esiste anche l'altra manifestazione, quella che si tiene in Piazza Navona, e ricordare come il 12 maggio 1974, con la vittoria del "no" al referendum sull'abrogazione della legge sul divorzio, si segnò uno spartiacque nella storia politica, civile e culturale italiana, che portò anche ad altre conquiste civile, come la riforma del diritto di famiglia nell'anno successivo, nel 1975.
Se parliamo di famiglia, credo sia necessario ricordare come da trent'anni a questa parta si sia passati da 2,4 a 1,2 figli per ogni famiglia, e come la dimensione media della famiglia sia scesa da 3,35 componenti a 2,6: questi dati sono i segni più evidenti di un'incertezza economica in cui vivono migliaia di persone, dell'assenza di adeguati servizi sociali per la famiglia, di una non ancora conquistata parità tra uomo e donna nella conduzione della vita familiare e nella partecipazione al lavoro.
Se parliamo di famiglia, dobbiamo mettere l'accento sulla precarietà del lavoro dei giovani, sull'insicurezza, sull'impossibilità di poter contare sulla continuità di un reddito e quindi di poter accendere un mutuo e di pensare alla famiglia come ad un traguardo da raggiungere, un valore da conquistare e una sicurezza da poter assicurare alla famiglia stessa.
Da questo punto di vista, vorrei sottolineare come ci siano state reazioni e dichiarazioni non soltanto dalle personalità che ha richiamato prima il collega Leo, ma anche da parte degli organizzatori del Family Day in particolare del portavoce Pezzotta, secondo il quale chi sta sull'altra Piazza - Piazza Navona - vuole solo dividere il Paese (come se chi sta sull'altra Piazza volesse solo svolgere un ruolo rispettando e garantendo una pluralità di ogni diritto). Oppure la stessa Binetti, che è già stata richiamata, che sostiene che chi sta sull'altra Piazza manifesta contro la famiglia. Non è assolutamente così.
Nelle dichiarazioni di chi ha organizzato il Family Day, al di là di quelli che sono i concetti moderati del manifesto di convocazione, colgo anche una volontà di scontro e, in primo luogo, una netta opposizione a qualsiasi provvedimento che riconosca diritti e doveri ad altre forme di famiglia nate al di fuori del matrimonio tradizionale; quel matrimonio che la nostra Costituzione riconosce, assieme alla famiglia, come "pilastro della nostra società", con l'articolo 29 della Costituzione; matrimonio che nasce da una scelta volontaria libera e cosciente.
Oggi dobbiamo anche registrare come nel nostro Paese, così come in tanti altri Paesi occidentali, si sia verificata una trasformazione significativa nei rapporti interpersonali e nelle forme di convivenza e quindi credo sia importante auspicare che i provvedimenti legislativi del nostro Parlamento siano capaci di disciplinare, all'interno di un piano organico di politiche a sostegno delle famiglie, anche le nuove esigenze sia delle persone sia della società, assicurando pari diritti a tutti i cittadini sul modello di quanto avviene nella maggioranza dei Paesi europei.
Ho presentato, quindi, un ordine del giorno che richiama questi aspetti e questi concetti.
Non ho chiesto, con quell'ordine del giorno, l'adesione alla manifestazione di Piazza Navona, ma ha voluto assolutamente smussare i toni per ribadire che condivido pienamente il valore della famiglia e quanti si richiamano a tali valori; ne richiamo anche degli altri in uno spirito che non vuole essere di contrapposizione e di scontro, ma che vorrebbe fare in modo che a Roma, il 12 maggio, non ci sia soltanto una parte del Paese che intende quei valori in un modo quasi esclusivo, e non si preoccupa dell'altra parte della società che questi valori non li condivide fino in fondo, ma ci sia anche chi sta insieme per unire e non per fare una prova di forza.
Con questo spirito, mi auguro che il mio ordine del giorno possa essere accolto dall'Assemblea e votato a larga maggioranza in modo trasversale tra chi oggi rappresenta la maggioranza e l'opposizione politica di quest'Assemblea.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Grazie, Presidente.
Le allusioni che, più o meno velatamente, si indirizzano verso coloro che osano dissentire da questo coro per cui dovremo tutti aderire ed essere entusiasti di questa manifestazione romana, non tengano conto del fatto che non credo che oggi esista più nel nostro Paese qualcuno che metta in discussione la famiglia come "mattone portante" della società.
Dagli esperimenti miseramente falliti delle "comuni" negli anni Sessanta e Settanta, dà lì in avanti mi sembra che tutti gli scenari nei quali la famiglia viene sostituita da qualche altra forma d'organizzazione sociale, venga magari rappresentata nei film come un incubo e come tale la vediamo, la pensiamo e la avvertiamo anche noi.
Non vuol dire, però, che a partire da questo, vada bene qualunque forma di strumentalizzazione di sentimenti, di atteggiamenti e di modi di essere di sentire e di pensare un'istituzione fondante come la famiglia.
Per quanto riguarda il Family Day, ma anche, in parte, il dibattito che stiamo facendo oggi, mi pare che contenga in sé una forma di strumentalizzazione piuttosto forte rispetto ad una contraddizione peraltro molto evidente, che tanto vale rappresentare.
Io non credo che oggi confliggano opinioni diverse anche sul piano politico circa l'organizzazione della società o, peggio ancora, rispetto alle misure da adottare per fare in modo che le persone articolate per famiglie o meno possano vivere meglio e in modo più sereno e più confacente alla loro dignità e nel rispetto della loro persona.
Non è questo: la strumentalizzazione attiene al fatto che questo aspetto che è un'aspirazione di tutti e del tutto trasversale, diventa quasi lo strumento per far passare contenuti diversi, che non solo erano esplicitati nella prima chiamata alla manifestazione, e si sono via via stemperati per diventare un'altra cosa, ma che sono fondamentalmente sempre gli stessi.
Cioè l'idea che in uno stato laico ci siano comunque rappresentanti politici e sociali che oltre che rispondere alle regole della loro etica come tutti noi facciamo, rispondano anche a diktat delle gerarchie e delle loro confessioni. Che si possa in qualche modo immaginare all'interno della nostra struttura democratica la compresenza di poteri che sono in realtà su un piano diverso e che vanno rappresentati, devono dispiegarsi, ma che non sono sullo stesso piano perché esprimono modi di essere, sensibilità e forme ed idee di articolazione dello Stato che sono diverse tra di loro. In una parola, è la laicità.
Io credo che per questo noi non possiamo trattare l'adesione al family day nello stesso modo con cui tratteremo l'adesione e talvolta il patrocinio ad altre manifestazioni e ad altri avvenimenti in qualche caso persino più laceranti che non quelli che riguardano il family day.
Credo che non dobbiamo aderire come Regione al family day sostanzialmente per un altro motivo. Proprio perché non mi pare che nessuno metta in discussione il fatto che la famiglia vada spinta e promossa ben oltre quello che noi facciamo dal punto di vista del sostegno alla maternità, del sostegno all'infanzia e dell'incentivo a costruire isole di serenità dentro le quali le famiglie possano vivere in modo meno nevrastenico e quindi non rompersi con la facilità con cui oggi accade, per tutto questo credo che forse il nostro modo per sostenere questa cosa invece che andare ad un corteo e dare la propria adesione ad un corteo sia di metterci qui a lavorare affinché queste misure, quelle per le quali abbiamo competenza, facoltà e capacità e anche intelligenza e creatività trovino pronta rispondenza nell'apparato legislativo della Regione Piemonte.
Così sarà chiaro che chi giustamente vuole partecipare - e io sono contento che ci sia chi partecipa perché condivido larga parte degli obiettivi - lo può fare in tranquillità senza sentirsi spaventosamente oggetto di una qualche forma di strumentalizzazione neanche molto chiara o di qualche equivoco che è sempre sgradevole chiarire quando si parla di temi così importanti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Motta; ne ha facoltà.



MOTTA Angela

Grazie, Presidente.
Il nostro ordine del giorno impegna la Giunta regionale ad attivarsi per realizzare in modo integrato politiche familiari, socio-assistenziali educative e di pari opportunità all'interno di un progetto organico e di sistema. Impegna inoltre la Giunta a sollecitare il Governo e il Parlamento affinché, superando l'immobilismo del precedente Governo, si realizzi a livello nazionale un progetto organico di politiche familiari e di politiche dei diritti sociali ed individuali coerenti con la Costituzione italiana.
Sono partita dall'impegno dell'ordine del giorno per dire che noi crediamo moltissimo nella realizzazione di politiche familiari, socio assistenziali, educative e di pari opportunità in questa Giunta.
Siamo sicuri di riuscire a realizzarli e siamo sicuri che riusciremo a realizzare politiche familiari e politiche dei diritti sociali ed individuali coerenti con la Costituzione italiana.
Personalmente io ho condiviso la preoccupazione che ha espresso la CEI nella recente nota in cui diceva "ho avuto paura che la legalizzazione delle unioni di fatto potesse togliere al patto matrimoniale la sua unicità". Così come sono d'accordo con i vescovi quando riconoscono l'esistenza di situazioni concrete in cui è utile introdurre garanzie e tutele giuridiche come obiettivo perseguibile nell'ambito dei diritti individuali, senza ricorrere al riconoscimento di simil famiglia.
Questo è anche il pensiero che troviamo espresso nel programma dell'Unione, che contempla il riconoscimento giuridico di diritti prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di fatto.
Questi diritti riguardano principalmente l'eredità, la pensione di reversibilità, gli assegni di mantenimento, l'assistenza sanitaria, le visite in carcere. E trattandosi di diritti individuali è evidente che non si vuole equiparare a queste forme di convivenza la famiglia, come definita dall'art. 29 della Costituzione, cioè quella fondata sul matrimonio.
La linea politica della Margherita è non discriminare e non equiparare.
I due principi sono presenti nella Costituzione. Abbiamo più volte portato degli esempi in questo campo e crediamo che sia irragionevole precludere l'accesso alla casa popolare a persone povere per il fatto che non sono sposate; e quindi non discriminare, è necessario al contempo prevedere sistemi pregnanti a favore di quanti, sposandosi, assumono oneri e impegni a vantaggio di tutta la collettività. Quindi, non equiparare.
Per essere coerenti con quanto affermato dalla nota della CEI, occorre dare vita ad una legislazione nazionale, ma crediamo sia necessario anche dal punto di vista regionale, che dia il pieno riconoscimento al principio del favor alla famiglia fondata sul matrimonio.
Questi sono i principi e i criteri che abbiamo seguito nei progetti di legge regionali che abbiamo presentato come Margherita; il primo per la tutela e la valorizzazione della famiglia, il secondo per la promozione dei nidi-famiglia.
E siamo certi che queste politiche verranno al più presto votate e non mancheranno naturalmente in futuro altre occasioni di confronto su questi temi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Intanto annuncio che ritiriamo l'ordine del giorno n. 675, che era stato precedentemente presentato dal nostro Gruppo.
L'attenzione che il cosiddetto Family day sta riscuotendo rischia di aprire un dibattito non sulle politiche per la famiglia, bensì su una giornata e su una manifestazione.
Noi riteniamo che i nostri cittadini, le famiglie, i minori, che spesso vivono in situazione di povertà - in Italia c'è un tasso di povertà relativa dei minori superiore a quello di molti altri Paesi dell'Europa e di molti altri Paesi sviluppati - e gli anziani, che hanno bisogno di assistenza in questo Paese, necessitino di politiche per la famiglia, di politiche per l'autosufficienza, di politiche educative, di politiche per il lavoro e la sua stabilità, quindi di politiche di lungo periodo per la famiglia, e non siano interessati alla discussione su una giornata e su una manifestazione.
Questo è il motivo per cui nell'ordine del giorno noi abbiamo concluso con un impegno e un dispositivo che non considera il Family Day, bensì la necessità che la Giunta regionale si attivi per realizzare in modo integrato politiche familiari, socio-assistenziali, educative, formative e di pari opportunità, in un progetto organico e di sistema.
Vedete, il tema della stabilità, che sembrerebbe essere quello attorno al quale si concentra l'attenzione di anche alcuni dei sostenitori del cosiddetto Family Day, interessa tutti, perché la stabilità della famiglia è legata alla stabilità del lavoro, è legata alla stabilità nella sicurezza che può dare l'avere una casa, è legata al fatto che una donna non faccia parte di quel 20% di donne che, oggi, in Italia, abbandonano il lavoro dopo la nascita del primo figlio - il 20% delle donne lavoratrici lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio! - e la stabilità della famiglia è legata a queste questioni, le relazioni intrafamiliari sono legate a queste questioni.
Cosa significa per una famiglia l'instabilità e la non certezza del lavoro? Quali sono le conseguenze sulle relazioni intrafamiliari, sul rapporto genitori-figli? Questi sono i temi che ci interessano. È sbagliato contrapporre individui e persone a famiglie. È un errore che non dobbiamo commettere e auspichiamo che non venga commesso neanche da coloro che partecipano al Family Day: contrapporre i diritti del nucleo familiare ai diritti delle persone, contrapporre scelte di libertà e responsabilità diverse tra chi decide di usufruire di un istituto civile e laico, così com'è il matrimonio nel nostro Paese - civile e laico! Nel nostro Paese l'unico matrimonio che ha valore è quello civile.
Grazie al Concordato, il sacerdote svolge la funzione di Ufficiale di Stato civile, ma solo se svolge la funzione di Ufficiale di Stato civile quel matrimonio ha valore legale. Quindi, il matrimonio in Italia è un istituto civile e laico. Ci sono persone che decidono di usufruire di questo istituto, quindi celebrano il matrimonio, mentre ci sono persone che decidono di non usufruire di questo istituto, tuttavia, le due cose non possono essere poste in contrapposizione.
I lavori dell'Assemblea Costituente testimoniano che questo tema è stato molto dibattuto e anche in merito a questo la Costituzione è stata frutto di un compromesso tra una formazione politica che aveva una propensione per il sostegno della famiglia tradizionalmente intesa e chi invece, aveva una visione più ampia e variegata.
Tuttavia, fermo restando, come prevede la nostra Costituzione l'istituto del matrimonio laico e civile, non possiamo pensare di essere ancora ai tempi della Costituente. Nel corso degli anni la società si è modificata, l'evoluzione socio-culturale e quella socio-economica del nostro come di altri Paesi ha portato ad una declinazione del termine "famiglia", che, ormai, giustamente, viene declinato al plurale: non si parla di "famiglia", ma spesso si parla di "famiglie". Anche la famiglia che si ricostituisce dopo un divorzio è una famiglia che si basa sul matrimonio, sul matrimonio civile. Quindi, noi abbiamo una pluralità di famiglie, da quelle più tradizionali a quelle più diverse per caratteristiche e scelte.
Allora, il concetto di laicità cosa deve diventare? Laicità non è alternativa a religione o a religiosità, laicità è alternativa all'unicità di pensiero, alla necessità che ci sia un unico modello valido rispetto agli altri che non lo sono, questo è alternativo a laicità.
Noi vogliamo uno Stato laico che, pertanto, riconosca il diritto a declinare la propria libertà nella responsabilità, ma anche uno Stato che si assuma la responsabilità di favorire la stabilità dei nuclei familiari attraverso delle politiche.
quanto nel nostro ordine del giorno noi chiediamo al Governo di realizzare, non degli spot, ma delle politiche integrate e di sistema: la casa, il lavoro, la stabilità, l'educazione dei figli, il sostegno alla genitorialità. Questi sono gli impegni che chiediamo al Governo e, allo stesso tempo, chiediamo politiche sociali e individuali coerenti con la Costituzione italiana. Ad esempio, noi chiediamo che nel nostro Stato la sussidiarietà venga declinata in modo autentico e non al contrario, come è stata declinata dal welfare italiano negli ultimi anni, in cui non è lo Stato che sostiene la famiglia, ma è la famiglia che sostiene lo Stato soprattutto, sono le donne che sostengono lo Stato, sobbarcandosi per il 70% lavori di cura, che, in questo modo, vengono sottratti alla responsabilità dello Stato.
Noi vogliamo una famiglia che possa usufruire di un welfare del duemila e non di un welfare del Novecento, basato sul lavoratore dipendente maschio. Vogliamo un welfare basato sul nucleo della famiglia, in cui tutti i componenti (genitori, figli e minori, quando ci sono) possano essere seguiti adeguatamente con delle politiche lungo l'intero arco della vita che siano modulate a seconda delle esigenze degli individui, ma anche a seconda delle esigenze del nucleo in cui questi individui vivono. Questo nucleo potrà essere la famiglia, così come prevede la Costituzione, di cui noi riconosciamo sicuramente la validità, ma altri tipi di nuclei potranno essere scelti dai contraenti di un patto, nei confronti del quale dobbiamo avere lo stesso atteggiamento laico di rispetto e di sostegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Robotti.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con grande attenzione l'intervento del collega Leo, che possiamo definire la voce più autorevole della CEI in questo Consiglio regionale, però devo dire che un po' mi ha spaventato - non più di tanto perché è difficile che io mi spaventi - perché sentivo che le sue parole non erano dettate da una coscienza civile e laica, da rappresentante del nostro popolo in quest'Aula (un rappresentante di tutti, perché una volta entrati in quest'Aula siamo rappresentanti dei nostri elettori piemontesi indipendentemente dal fatto che siano comunisti, cattolici, repubblicani o laici). Mi ha spaventato perché mi è parso che le sue parole fossero dettate più da una propria convinzione personale, profonda ed etica, di uomo di fede e di religione, che ha dismesso i panni del rappresentante delle Istituzioni e del popolo, per indossare quelli dei rappresentanti di questa millenaria fede, senza però rendersi conto - lo dico con grande coerenza al mio amico Leo - che il processo di secolarizzazione delle nostre società è talmente avanzato che nulla è più come prima.
Personalmente aggiungo che nulla è più com'era nel 1946, perché anche quelle forme di matrimonio che sembravano immodificabili si sono modificate, mutuando elementi di novità e di rivoluzione, anche culturale che negli anni '60 e '70 in altri Paesi europei hanno trasformato le caratteristiche della famiglia.
Di questo dobbiamo prenderne atto.
Due cose. La prima. Quando interveniamo in quest'Aula, dobbiamo liberarci dalle nostre convinzioni religiose ed etiche, perché qui rappresentiamo tutti: chi la pensa come Giampiero Leo e come le persone che lo mandano qua dentro a rappresentare il popolo piemontese, e chi la pensa come me, che ha una visione diversa della società e del rapporto tra società e quella religione professata da lui e dalle persone che la eleggono.
Secondo, dobbiamo avere la responsabilità di concepire il nostro mandato e il nostro ruolo come una sfera completamente pubblica.
Completamente pubblica. Su questo non c'è alcun richiamo ideologico: non c'è il bolscevico, c'è la rivoluzione francese; c'è l'idea della separazione netta fra lo Stato e la religione. La religione ha compiti che riguardano le anime; lo Stato ha compiti che riguardano la sussistenza delle persone e il miglioramento delle loro condizioni di esistenza.
Noi dobbiamo avere il coraggio, colleghi e colleghe - parlo soprattutto agli amici della maggioranza - di rivolgerci a chi propone una manifestazione che non ha niente a vedere con la politica, perché la politica è dialettica e confronto. La pace, la non violenza, le rivendicazioni sindacali, salariali e le questioni ambientali fanno parte della sfera pubblica, della politica, del confronto tra opinioni diverse.
La manifestazione di sabato non ha niente a che vedere con la politica.
una manifestazione che parla alla pancia delle persone; fa leva sui sentimenti delle persone; si appella ad una concezione della famiglia forse anche un po' idealizzata, che le persone hanno. Non parla alla ragione; non riguarda la concretezza dei problemi e la risoluzione degli stessi.
Dobbiamo avere il coraggio di dire che quella è una manifestazione sbagliata. Profondamente sbagliata, perché non aiuta a risolvere i problemi; anzi, sancisce una separazione sempre più netta tra chi ha quel punto di vista e la stragrande maggioranza del popolo italiano, che ne ha un'altra. Inoltre, riduce gli spazi della politica per discutere dei problemi delle famiglie italiane e, così come diceva benissimo la Consigliera Pozzi, affrontarli praticamente per migliorare, giorno per giorno, le condizioni di vita materiale di queste persone e, soprattutto costruisce le liste di "proscrizione": bravo chi c'è e cattivo chi non c'è.
Io non accetto questa logica, perché è una logica estremista.
estremista, perché non mi sento di essere cattivo se orgogliosamente, dal mio punto di vista, sabato non sarò in piazza a manifestare con i vescovi perché credo che le famiglie italiane, più che dei veli e delle tuniche abbiano concretamente bisogno di risorse, di soldi, di energie e di intelligenze per migliorare le proprie condizioni - oggi, qua, non domani di vita.
E allora, per non essere falsi - e io credo di non esserlo mai bisogna dire con grande concretezza che questo tema riguarda anche la stessa tenuta del treno culturale e ideale che lega le coalizioni. Non è vero che questa è una questione che riguarda l'etica e che prescinde rispetto ai programmi politici. Non è vero! Riteniamo che sia stato un errore grave che una parte della maggioranza di centrosinistra abbia scelto di aderire a questa manifestazione, in quanto spezza l'unitarietà di questa coalizione e la rende vulnerabile.
Vulnerabile agli attacchi strumentali che il centrodestra, anche questa mattina, ha fatto in Aula.
Io, che non sono abituato a parlare a lungo, dico che non voteremo nessun ordine del giorno che in qualche modo ci richiami o indichi un percorso che è quello dell'adesione alla manifestazione di sabato prossimo.
Ci impegneremo visto che c'è questa volontà, visto che tutti quanti a parole sembrate i paladini della famiglia, affinché, a partire dal prossimo assestamento di bilancio, concretamente vengono individuate quelle risorse finanziarie per garantire a tutte le famiglie, quelle in costruzione e le nuove famiglie, quelle che hanno le stesse responsabilità senza avere gli stessi diritti, le stesse responsabilità e lo stesso carico di problemi senza averne i diritti, maggiori risorse economiche per sostenere la propria vita materiale. Per sostenere le politiche per la creazione di asili, per il mantenimento dei propri figli a scuola, nei percorsi scolastici anche secondari, per garantire l'assistenza agli anziani e ai portatori di handicap, per garantire maggiore sostegno al reddito dei lavoratori che perdono la certezza del posto di lavoro a tempo determinato.
Su questi temi la sfida è aperta non sul blaterare se stare o non stare a favore o contro la CEI, se essere a favore o contro Bagnasco. A me di Bagnasco non me ne importa un fico secco! Rispetto Bagnasco come persona come rappresentate delle istituzioni religiose, ma per quanto riguarda le scelte politiche che si prendono in quest'Aula, lui deve rimanere fuori dalla nostra discussione.
Noi qua rappresentiamo il popolo italiano e non una fede religiosa.
Grazie, colleghi e colleghe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi, sull'ordine dei lavori.



BURZI Angelo

Solo una cortesia. Poiché so che lei ha un elenco di interventi piuttosto ampio, la pregherei di aggiungere anche il mio nome. Se ho ben capito, gli interventi proseguiranno nel pomeriggio; chiederei alla cortesia degli uffici, se possibile, di avere copia dell'intervento del Consigliere Luca Robotti, perché l'ultima parte mi interessava particolarmente, in quanto concerneva una delle leggi che quanto prima sarà discussa, che riguarda l'assestamento di bilancio.
Poiché sugli impegni sono molto attento, volevo non perderne nessuno onde utilizzarlo al momento opportuno. Se potessi disporne per il mio intervento del pomeriggio, gliene sarei molto grato.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi.
Con l'intervento del Consigliere Robotti sono terminati i lavori della seduta di questa mattina. Riprenderemo nel pomeriggio alle ore 14.30.
Vi è già un numero considerevole di iscritti a parlare.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.06)



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