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Dettaglio seduta n.185 del 17/04/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 15.02 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.31)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Rostagno.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento a:

Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Richieste di chiarimenti sulle variazioni del numero legale durante le sedute di Consiglio

Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Richiesta d'iscrizione all'o.d.g. e di esame dell'ordine del giorno n. 673 da parte dei Consiglieri Cavallera e Bellino


PRESIDENTE

Il Consigliere Casoni ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



CASONI William

Presidente, mi è stato comunicato che il numero legale è 32. Mi sembra che ci sia un'elasticità ad horas e "ad minuti" sulla...



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, il numero legale è 31. Com'è noto, il numero legale varia secondo i congedi che pervengono all'Ufficio di Presidenza. Gli Uffici, di volta in volta, procedono a comunicarmelo.



CASONI William

I congedi che lei ha comunicato, oggi non potranno più firmare. ...Se sono congedi.



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, come sempre, in base al Regolamento, quando un Consigliere è in congedo rientra e firma, si scongeda. Automaticamente cambia il quorum costitutivo, quindi deliberativo.



CASONI William

Verifichiamo le firme dei congedi? È pervenuta la lettera dei congedi è possibile vederla?



PRESIDENTE

Consigliere Casoni, ne prendiamo atto. C'è un Ufficio di Presidenza in cui l'opposizione, così come la maggioranza, è autorevolmente rappresentata. I membri dell'Ufficio di Presidenza hanno tutta la titolarità di venire e sincerarsi che la Presidenza adempia fedelmente al proprio mandato, hanno tutto il diritto di interloquire e di contribuire nella conduzione dei lavori.
Ben venga, anzi, sollecito il Vicepresidente Pichetto Fratin a venire a verificare.



CASONI William

Sono stati annunciati due congedi all'ultimo momento. Un momento prima ho chiesto qual era il numero legale e mi è stato risposto 32. In seguito il Presidente ha letto i congedi. Chiedo che questi due documenti, che dovrebbe avere a proprie mani, vengano messi immediatamente a disposizione del Vicepresidente Pichetto Fratin.



PRESIDENTE

Così resta inteso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Do per scontato che si siano risolti gli adempimenti preliminari per l'avvio della seduta.
Volevo chiedere all'Ufficio di Presidenza, seguendo la prassi l'iscrizione di un ordine del giorno che riguarda una situazione di criticità nel mondo del vino, soprattutto quelle produzioni di maggiori dimensioni che riguardano le cantine sociali e, soprattutto, alcune denominazioni più note del Piemonte come quantità prodotta. Vi è un ordine del giorno con larga adesione da parte dei Gruppi che ho consegnato al banco della Presidenza...
Presidente, glielo hanno fatto vedere il documento? Sono il primo firmatario, poi vi è cofirmatario, il Presidente della Commissione, Consigliere Bellion. Abbiamo discusso ieri in Commissione queste criticità. Occorrono interventi urgentissimi, penso di parlare anche a nome dei Consiglieri. Ci auguriamo che, oltre all'iscrizione, come da prassi, se non ci sono opposizioni, quest'ordine del giorno possa essere approvato con celerità. Occorrono iniziative sul Governo, sull'Unione Europea e anche verso il Comitato vitivinicolo nazionale. Una presa di posizione tempestiva del Consiglio non farà senz'altro male al sostegno.
Ripeto, sono intervenuto convinto che fossimo nella regolarità numerica del numero legale. Lei, senz'altro, ha ascoltato la mia proposta. Il mio auspicio è quello dell'approvazione dell'iscrizione e, possibilmente dell'approvazione in data odierna di tale ordine del giorno.



PRESIDENTE

Il Consigliere Cavallera ha chiesto l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 673, "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo", presentato dai Consiglieri Cavallera, Bellion, Ferraris, Cotto, Rutallo, Cirio, Rostagno Botta, Muliere, Vignale, Ricca, Rossi, Clement, Morioni, Rabino, Motta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Concordo pienamente con quanto ha evidenziato il Consigliere Cavallera perché l'ordine del giorno ha già visto l'audizione delle parti interessate, in questo caso le associazioni di produttori e le associazioni che raggruppano le cantine. Vi è già stata un'audizione, con la partecipazione anche dell'Assessore Taricco, come veniva ricordato poc'anzi, con una discussione e un'evidenziazione dei problemi.
Vi è già stato un iter, seguito da un'audizione, da una discussione e dalla presentazione oggi di quest'ordine del giorno. Alla luce dell'urgenza e della problematicità che il settore vitivinicolo sta vivendo l'approvazione in questo momento, che credo sarà all'unanimità, dell'ordine del giorno potrebbe anche darci una mano a ricomporre l'Assemblea.



PRESIDENTE

Consigliere Bellion, se non erro lei ha rappresentato le stesse argomentazioni già sviluppate dal Consigliere Cavallera. Direi che sono superflui ulteriori interventi.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Iscrizione all'o.d.g. ordine del giorno n. 673, "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo", presentato dai Consiglieri Cavallera, Bellion Ferraris, Cotto, Rutallo, Cirio, Rostagno, Botta, Muliere, Vignale, Ricca Rossi, Clement, Moriconi, Rabino e Motta


PRESIDENTE

stata richiesta l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 673 "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo". Noi abbiamo sempre considerato automaticamente accolte le richieste d'iscrizione, quindi darei per iscritto l'ordine del giorno.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla questione delle variazioni del quorum deliberativo in rapporto alle variazioni del numero legale durante le sedute di Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

Quanto alla richiesta del Consigliere Cavallera, che oltre all'iscrizione si passi all'esame del documento nel corso della seduta utilizzerei, come da prassi, il sistema di sempre: prima lo iscriviamo poi, se vi è il consenso dei Presidenti dei Gruppi su una variazione dell'ordine dei lavori, voteremo un'inversione all'o.d.g., che accoglieremo coram populo. Infine, procederemo a discutere e a votare il documento in questione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori.
Qualche minuto fa ho chiesto copia dei congedi della Presidente Bresso e del Consigliere Rostagno. Il nostro Regolamento - Presidente, la pregherei di ascoltare - è estremamente chiaro, la dottoressa Garabello mi ha detto che non era presente in aula la copia dei congedi e che si stava procedendo per prenderli.
Il nostro Regolamento è estremamente chiaro, l'articolo 53, comma 2 recita: "L'elenco dei Consiglieri in congedo è affisso in aula".
Considerato che tre minuti fa - adesso non lo so - non erano presenti i congedi, quindi non si potevano ritenere affissi in aula, abbiamo aperto in modo non corretto il Consiglio, perché il numero legale rimaneva 32, non essendoci alcun congedo affisso in aula.
Chiedo se in questo momento sono presenti i congedi e, in ogni caso rilevo che l'apertura dei lavori è da ritenersi non valida, perché la seduta è stata aperta a 31 e non a 32.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente del Consiglio regionale, Pichetto Fratin.



PICHETTO FRATIN Gilberto, Vicepresidente del Consiglio regionale

Signor Presidente, come richiesto, il congedo della Presidente Bresso è arrivato con una comunicazione via fax questa mattina, alle ore 8.01 mentre la comunicazione del congedo del Consigliere Rostagno è stata presentata dal proprio Capogruppo, quindi, risultava agli atti probabilmente, è stata depositata qui direttamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente, devo dire che apprendo con molta sorpresa e con una valutazione molto negativa, in sede politica, l'assenza della Presidente.
La motivazione è la seguente: immagino che la Presidente non ci sia oggi in aula, avrà, fatta eccezione per ragioni di natura personale, che non auspico ci siano, impegni di altra natura. Il problema, però, è nel fatto che, ieri pomeriggio, la presenza della Presidente oggi e la comunicazione che la Presidente si è resa disponibile a fare...
Vedo una certa confusione all'Ufficio di Presidenza, che, peraltro, non è maggiore della confusione che regna nell'aula e, soprattutto, nella Giunta, la qual cosa non mi preoccupa.



PRESIDENTE

Di questo chiedo scusa, Consigliere Burzi, dipende dal fatto che siamo aggirati alle spalle da Consiglieri che avanzano richieste legittime.



BURZI Angelo

Bisogna sempre stare attenti a chi c'è alle spalle, soprattutto se è della propria maggioranza, Presidente.
Ciò detto, la Presidente Bresso, ieri, in IV Commissione, su richiesta non soltanto mia, ma anche di alcuni colleghi, si è detta prontamente disponibile a non discutere in sede di Commissione...



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, non vorrei essere scortese, se mi consente di interromperla, la Presidente Bresso ci ha comunicato che sarà in aula nel proseguo della seduta per onorare all'impegno cui lei faceva riferimento.



BURZI Angelo

Non potreste dirci, adesso non pretendo come Ufficio di Presidenza...



PRESIDENTE

L'ho appena saputo in questo momento.



BURZI Angelo

Dicevo, non come Ufficio di Presidenza, ma come maggioranza, ancorch non immediatamente in carica. Sono passati quasi due anni, se le cose ce le diceste anche senza un collegamento on line, noi le apprezzeremo ugualmente.
Ciò detto, apprezziamo che la Presidente, almeno in questo caso, onori i propri impegni, attendiamo, senza alcuna impazienza, che la cosa avvenga.



PRESIDENTE

Consigliere Vignale, le faccio notare che è già intervenuto.
La parola al Consigliere Vignale sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

Sono già intervenuto, però, forse, non è stata ben letta la lettera della Presidente, perché la Presidente, relativamente al protocollo e all'atto che ricordava il Vicepresidente, scrive: "Comunico che impegni istituzionali precedentemente assunti non mi consentono di partecipare alla seduta antimeridiana".
Quindi, la Presidente Bresso nel pomeriggio non è in congedo, quindi sottolineo nuovamente che la seduta è stata aperta in termini non corretti ergo, in questo momento, il numero legale è 32.
Rilevo altresì che nel momento in cui ho richiesto copia dei congedi che, ai sensi dell'articolo 53, comma 2, devono essere affissi in aula, il congedo del Consigliere Rostagno, che, verosimilmente, il Capogruppo Lepri per necessità di garanzia del numero legale, ha prodotto, non era presente nel momento in cui io l'ho richiesto.
Sottolineo alla Presidenza e agli Uffici, innanzitutto, di leggere magari meglio le lettere che vengono inviate. Dopodiché, chiedo un'inversione all'o.d.g., cioè che il punto 9) - non so cosa sia...



PRESIDENTE

Le do un suggerimento: è l'ordine del giorno n. 673 sul settore vitivinicolo presentato dal Consigliere Cavallera, che abbiamo appena iscritto.



VIGNALE Gian Luca

Perfetto, ringrazio per il suggerimento.
Chiedo che l'ordine del giorno appena iscritto, presentato e illustrato dal collega Cavallera, diventi il primo punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Scusate, ai sensi del Regolamento, è stata presentata una richiesta d'inversione, un Consigliere può parlare in senso contrario, dopodich sono tenuto a porre subito in votazione la richiesta del Consigliere Vignale.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Richiesta inversione dell'o.d.g. per esaminare l'ordine del giorno n. 673 "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo", presentato dai Consiglieri Cavallera, Bellion, Ferraris, Cotto, Rutallo, Cirio, Rostagno Botta, Muliere, Vignale, Ricca, Rossi, Clement, Moriconi, Rabino, Motta.


PRESIDENTE

Se non ci sono interventi in senso contrario, e presumo non ve ne siano, vista l'analoga richiesta avanzata dal Consigliere Bellion procederemo a porre in votazione la richiesta d'inversione. Si tratta di invertire al punto 1) bis l'ordine del giorno n. 673, avente ad oggetto "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo", a prima firma dei Consiglieri Bellion e Cavallera.



VIGNALE Gian Luca (fuori microfono)

Qual è il numero legale?



PRESIDENTE

Il numero legale è 31.
Indìco la votazione palese sulla richiesta d'inversione all'o.d.g.
Il Consiglio approva.
L'ordine del giorno n. 673, avente per oggetto "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo" è collocato al punto 1) bis all'o.d.g.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla questione delle variazioni del quorum deliberativo in rapporto alle variazioni del numero legale durante le sedute di Consiglio (seguito)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Signor Presidente, ho sempre avuto fiducia nell'Ufficio di Presidenza nei funzionari, in quelle che sono le procedure che vengono adottate a tutela della maggioranza e della minoranza di questo Consiglio, ora, inizio a ricredermi, inizio a vedere che c'è qualcuno che artatamente tenta, tutte le volte, di favorire delle parti piuttosto che altre. Faccio l'ultimo esempio: lei ha appena detto che il numero legale è 31, sono entrati due Consiglieri che hanno votato, quindi, elevano di 1 il numero legale. A quel punto, lei doveva dire che il numero legale diventava 32, perché non si pu giocare.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Casoni, non si tratta di Consiglieri in congedo.
Il fatto che siano entrati, dopo che avevano già posto la firma in calce alle presenze, non comporta una variazione del quorum.



CASONI William

Se mi permette, Presidente, sto interloquendo.
Lei ha perso due minuti prima di dichiarare aperta la votazione.
Abbiamo visto che il Consigliere Placido, ad esempio, ha votato negli ultimi cinque secondi. Poiché non abbiamo delle "scritte in fronte" vediamo cosa succede in quest'aula, perché come l'ho avuta io l'hanno avuta tutti. Mi auguro che quella che può essere un'impressione non diventi una certezza. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Noi vorremmo cominciare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bellion; ne ha facoltà.



BELLION Marco

Siamo d'accordo con il collega Burzi ad incominciare, ma ricordo anche al collega Casoni che stavamo votando un'inversione all'o.d.g. per esaminare un ordine del giorno sottoscritto da tutti i Gruppi, per affrontare in modo serio e puntuale, vista anche la presenza dell'Assessore Taricco in aula, le problematiche legate al settore vitivinicolo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Aggiungo un particolare: il Consigliere Clement era assente quando si è detto che il numero legale era 31. Il Consigliere Clement non era, come il collega Placido o altri, con scheda già inserita e rientrato in aula a votare. Il Consigliere Clement era assente, non era ancora presente.
arrivato subito prima della votazione. Ha firmato; ha preso la scheda e l'ha inserita. Primo punto.
Secondo punto. È ovvio - non è neanche discutibile - che il congedo della Presidente è per la seduta, come lei scrive, antimeridiana. A questo punto chiedo all'Ufficio di Presidenza e agli uffici, stante la situazione di questo momento, cioè con la Presidente Bresso non in congedo e con il collega Clement (non so se la collega Spinosa aveva anche firmato oppure no) qual è il numero legale.



PRESIDENTE

Il numero legale, Consigliere Vignale, è 31.
Il congedo della Presidente Bresso è correttamente per la seduta antimeridiana, come lei rilevava, e dagli uffici ci è stato comunicato, in un momento successivo in cui ho ricevuto il primo congedo, che è pervenuto altresì, il congedo della Presidente Bresso per la seduta pomeridiana.
Pertanto, quando ho indetto la votazione e ho comunicato il numero legale eravamo in possesso dei due congedi. Ovviamente, avendo lei correttamente eccepito, aveva assolutamente ragione.
Peraltro, il fatto che il Consigliere Clement sia entrato, abbia firmato, abbia preso il tesserino, lo abbia inserito e abbia votato, non comporta una variazione del numero legale, che viene calcolato automaticamente dagli uffici, ed è verificato e verificabile in qualsiasi momento dai membri dell'Ufficio di Presidente, ma anche dai colleghi Consiglieri che lo desiderino.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Intervengo molto velocemente, perché vorrei passare alla discussione dell'ordine del giorno.
Voglio segnalare che questa mattina, alle nove, eravamo tutti presenti ovviamente i componenti interessanti - al Comitato di Solidarietà e non c'era la Presidente Bresso e nessun rappresentante della Giunta, come lei ben sa, Presidente, perché era presente anche lei. Alle 9.40, dopo che ho chiesto ed è stato chiesto agli uffici, abbiamo saputo che la Presidente Bresso non sarebbe venuta e non ha incaricato nessun Assessore di rappresentarla al Comitato di Solidarietà, convocato secondo le indicazioni della Presidente Bresso stessa.
Adesso in Consiglio veniamo a sapere che alle 8.01 di questa mattina è arrivato il fax che stabiliva che la Presidente era in congedo. A questo punto mi chiedo se è stata strumentale la risposta questa mattina in Commissione, in ritardo di 40 minuti, per sapere che la Presidente non avrebbe partecipato al Comitato di Solidarietà, visto che era già noto agli uffici per il fax arrivato alle 8.01, che poteva anche non essere stato ripreso subito.
Tuttavia gli uffici, da dove è stato mandato il fax, evidentemente riuscivano a rispondere che la Presidente era in congedo per il Consiglio e quindi non poteva partecipare al Comitato.
Dico questo perché le furberie non piacciono alla minoranza.
Comprendiamo le esigenze di tutti, ma non possiamo sopportare le furberie.



PRESIDENTE

Consigliera Cotto, come lei sa, i congedi vengono indirizzati all'Ufficio Aula e il congedo era attinente alle sedute del Consiglio regionale. Dalla Giunta regionale nessuno ha provveduto a comunicare che la Presidente e membri della Giunta sarebbero stati assenti ad una seduta del Comitato di Solidarietà, concordata con gli Uffici della Giunta regionale per cui era prevista la presenza degli Uffici della Giunta regionale.
Pertanto, nessuna furberia. Non abbiamo dato delle comunicazioni perché non le avevamo, sull'assenza della Presidente e dei membri della Giunta regionale al Comitato di Solidarietà.
Consigliere Vignale, è la quarta volta che interviene sull'ordine dei lavori.



VIGNALE Gian Luca

La pazienza dobbiamo averla noi.
Credo sia chiaro a tutti i colleghi: basta scorrere l'o.d.g. di oggi peraltro modificato con un primo punto che a noi interessa, per comprendere che quanto stiamo dicendo va a tutela delle regole del Consiglio.
A noi interessa bloccare una delibera piuttosto che un'altra, però non è ammissibile - lo risottolineo - che l'Ufficio di Presidenza e gli uffici sbaglino a leggere le lettere, perché se è scritto "antimeridiana" è antimeridiana. Inoltre, non è ammissibile che non ci sia un congedo della Presidente quando iniziamo la votazione e che poi, magicamente, appaia, con firma falsa, perché prendiamo qualunque firma della Presidente e vedremo che non corrisponde, cioè è stata prodotta in questo momento perché serviva un congedo, con firma falsa, per garantire il numero legale.
Questo non è accettabile. Vi è una discussione seria da fare in merito all'ordine del giorno sul problema vitivinicolo e allora credo che, senza furberie, sarebbe stato sufficiente, ad inversione dell'o.d.g. avvenuta ricordare alla minoranza la responsabilità di votare - cosa che avremmo fatto - l'ordine del giorno, rilevando che non c'era il numero legale.
Credo però, anche per il buon andamento dei lavori, che l'incidente si debba chiudere. Chiedo al Presidente del Consiglio di convocare una Conferenza dei Capigruppo, in modo da non intervenire quaranta volte essendovi la possibilità e tutti gli strumenti che il Regolamento ci dà in merito alle questioni procedurali.
Siamo disposti a fare battaglie politiche e a dividerci su qualunque cosa, ma non accettiamo che regole acclarate non vengano rispettate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Ovviamente valuterà il Presidente, rispetto all'andamento dei lavori se è opportuno convocare una Conferenza dei Capigruppo, però ciò che vorrei dire al collega Vignale è che il congedo della Presidente Bresso, siccome la Presidente Bresso appartiene al Gruppo dei Democratici di Sinistra, è stato firmato dal Vicepresidente del Gruppo, quindi è legittimato...



MULIERE Rocco

VIGNALE Gianluca (fuori microfono)



MULIERE Rocco

Quando?



MULIERE Rocco

Prima. Prima dell'inizio della seduta. Non so dov'era, ma il Consigliere Travaglini, Vicepresidente del Gruppo, ha firmato. Tra l'altro le vorrei comunicare che se c'è un lavoro che facciamo in modo preciso, per quanto ci riguarda, è appunto quello dei congedi.
In ogni caso, Presidente, lei ha detto qual era il numero legale: per quanto ci riguarda, l'Ufficio di Presidenza ha la nostra totale fiducia rispetto all'andamento dei lavori e alla conduzione dell'Aula.
Se lei riterrà opportuno riunire i Capigruppo...



(Commenti del Consigliere Casoni fuori microfono)



MULIERE Rocco

Presidente Casoni, mi pare che all'interno dell'Ufficio di Presidenza siano rappresentati i Gruppi di maggioranza, ma anche quelli di minoranza.
Prendo atto che, per una parte dell'opposizione, i rappresentanti della minoranza all'interno dell'Ufficio di Presidenza non godono più della loro fiducia. Per quanto ci riguarda, sia i rappresentanti di maggioranza che di minoranza godono della nostra fiducia.
In ogni caso, Presidente, se lei vuole riunire i Capigruppo, noi siamo disponibili.



PRESIDENTE

Consigliere Muliere, visto che su questi aspetti procedurali ci sono dei problemi - probabilmente, la discussione in Consiglio renderà più difficile la loro risoluzione - propongo una sospensione di dieci minuti per convocare una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi.
Successivamente, decideremo come procedere e darò la parola a tutti coloro che desidereranno intervenire su questioni procedurali.
La seduta è sospesa. Prego i Capigruppo di recarsi in Sala A.



(La seduta, sospesa alle ore 16.03 riprende alle ore 16.28)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che la Conferenza dei Capigruppo ha deciso di non convocare sedute di Commissione o lavori consiliari nel pomeriggio di giovedì (pertanto, dopo la VI Commissione non sono previsti altri lavori) e nella giornata di venerdì, per concomitanti impegni politici dei Gruppi consiliari. Grazie.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame ordine del giorno n. 673 inerente a "Iniziative a sostegno del settore vitivinicolo" presentato dai Consiglieri Cavallera, Bellion Ferraris, Cotto, Rutallo, Cirio, Rostagno, Botta, Muliere, Vignale, Ricca Rossi, Clement, Morioni, Rabino, Motta


PRESIDENTE

Procediamo all'esame dell'ordine del giorno n. 673, presentato dai Consiglieri Cavallera, Bellion, Ferraris, Cotto, Rutallo, Cirio, Rostagno Botta, Muliere, Vignale, Ricca, Rossi, Clement, Moriconi, Rabino e Motta di cui al punto 1) bis all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno concorso a inserire all'ordine del giorno e a trattare questo argomento.
Vorrei essere molto sintetico, perché mi richiamo soprattutto a quanto abbiamo letto, dagli organi di informazione, negli ultimi tempi e a quanto hanno riportato, con precisione, i rappresentanti della filiera vitivinicola che sono stati recentemente auditi in Commissione, convocata dal collega Bellion, Presidente della III Commissione.
Ovviamente, la situazione è complessa, e origina dalla maggiore apertura del mercato a seguito della riforma della politica agricola comunitaria complessiva, che sta andando avanti negli ultimi anni, nonch da una maggiore aggressività sul mercato da parte di produttori di altri continenti (sudamericani, sudafricani, nordamericani, eccetera) che mandano sul mercato delle produzioni che, dal punto di vista qualitativo, ritengo siano inferiori alle nostre, ma comunque in grado di accattivare il gusto del consumatore, soprattutto se questo si coniuga con un costo o un prezzo per bottiglia nettamente inferiore.
Ovviamente, abbiamo un microclima particolare, abbiamo una situazione tecnologica e morfologica delle nostre...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Non è possibile procedere con questo brusìo.
Invito coloro che non sono interessati all'argomento ad allontanarsi dall'aula o abbiano la bontà di consentirci di ascoltare. Prego anche i colleghi Consiglieri alle spalle del collega Cavallera di consentirci di ascoltare l'intervento. Grazie.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Come dicevo, abbiamo una viticoltura che è intrinsecamente più costosa perché chiaramente non può essere meccanizzata per tante ragioni: prima di tutto per una situazione tecnologica, ma anche e soprattutto per quanto riguarda i disciplinari che sono stati stesi a difesa della qualità pensiamo alla "Carta dei principi", che è un sistema di norme e di regole definita nel Comitato Vitivinicolo Regionale. Ma proprio per evitare di fare la fine dei nobili decaduti - che avevano tantissima nobiltà ma, di fatto, avevano difficoltà a confrontarsi con la realtà che cambiava dobbiamo essere fiduciosi (do per scontata la sensibilità della Giunta e dell'Assessore, che è fuori discussione), perché ho colto, veramente, una grande consapevolezza, una grande disponibilità e una grande volontà.
Devono però avvenire alcuni fatti, che sono contenuti in questi documenti, e che qui sono stati ripresi: alcuni con decorrenza immediata e con un impegno urgente, altri a medio e lungo termine.
Soprattutto l'ordine del giorno tende ad aiutare, a sottolineare e a dare indirizzi rafforzativi sulle questioni di breve termine. Pertanto abbiamo finalmente la possibilità di far decollare il sistema dei controlli per un riscontro quantitativo. Quello qualitativo è fuori discussione ed è oggetto già di azione da parte dei servizi antisofisticazione nazionali e regionali e dell'azione delle Province e di tutto il sistema, anche dell'assistenza tecnica, che da noi ha una storia e una rilevanza importante, che ormai ha fatto sì che sia riconosciuta questa capacità produttiva a livello generale. Però vi sono problemi per quanto riguarda i costi di produzione e la concentrazione dell'offerta sul mercato.
Ben venga, allora, il nuovo Piano di sviluppo rurale per quanto riguarda anche il sistema cooperativistico che si deve concentrare e deve avere una proiezione e un'immagine diversa con dei piani, come si dice qui di promozione.
Nello specifico, urgentemente, viene chiesto che il sistema dei controlli possa decollare dopo l'ultimo decreto approvato a livello nazionale, un intervento straordinario per quanto riguarda la distillazione anche dell'ultima vendemmia, in modo tale che la Regione potrà valutare meglio e più approfonditamente le quantità indicate (100/150 mila ettolitri). Occorre veramente attivare queste cose così come qui sono chiaramente indicate: controlli, distillazione straordinaria e soprattutto, il sistema della denominazione di origine. Si tratta di spostare verso l'alto, verso la DOCG la denominazione di origine Barbera d'Asti....



PRESIDENTE

Scusate, Consiglieri. Anche in ragione dell'oggetto della discussione prego di non disturbare.



CAVALLERA Ugo

sicuramente la tipologia superiore della denominazione Barbera del Monferrato insieme, ovviamente, alle questioni che attengono alla sperimentazione di forme di contenitori diversi, che possono essere meglio accetti, dai consumatori.
Sappiamo che il Comitato vitivinicolo regionale sta inviando a Roma una serie di note che riguardano questi argomenti.
L'auspicio che noi raccogliamo è quello di andare in ferie in modo che si possa anche variare una norma transitoria nel decreto di elevazione della denominazione di origine già recuperando la vendemmia. So che è molto difficile, ma bisogna tentare per la vendemmia del 2007.
Nel documento abbiamo indicato in modo sintetico le questioni urgenti e tempestive. Servono discussioni per elaborazioni a medio termine che ovviamente, devono essere fatte dall'Assessorato con la filiera a livello di tavoli interprofessionali, meglio ancora confrontando tutte le possibilità offerte dalla cassetta degli attrezzi della concertazione avendo anche i passaggi adeguati in Commissione. Sotto questo profilo dirà meglio il Consigliere Bellion e senz'altro ci saranno altre occasioni, che peraltro l'Assessore ha già ricordato.
In sostanza, era chiarissima la lettura del documento. Ho voluto aggiungere ulteriori parole molto sintetiche per dire quanto sia importante il settore vitivinicolo nella nostra regione. Se non si riesce a dare un equilibrio, anche economico, diverso al sistema delle cantine sociali rischiamo molto grosso. Segnali positivi ci sono, volontà di concentrazione anche. Occorre una maggiore capacità di andare sul mercato, forse occorre la spinta finale e, naturalmente, la guida precisa, determinata e continua da parte della Regione che, negli ultimi trent'anni, ha fatto molto per la viticoltura piemontese.
La viticoltura ha passato anche delle traversie che, in certi momenti facevano dubitare della sua sopravvivenza. Pensiamo ai fatti ormai archiviati del metanolo, pensiamo al discorso della flavescenza, ma pensiamo anche ai fatti positivi come, ad esempio, il gran piano di riposizionamento e di rilancio dell'Asti spumante e del Moscato d'Asti, che è una realtà. Lì, ovviamente, la filiera è diversa, ci sono le grosse industrie. Nelle varie filiere, forse, bisogna anche ripensare agli equilibri.
chiaro che sul mercato deve andare chi ha la capacità, chi ha la ramificazione. Non è sufficiente fare del buon vino - e lo facciamo - e avere delle esposizioni anche idonee e belle nelle varie cantine locali. Il nostro vino, soprattutto quello rosso, occorre farlo conoscere maggiormente, soprattutto a livello nazionale e internazionale.
Raccomando una larga e un'unanime approvazione del documento.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bellion; ne ha facoltà



BELLION Marco

Le dichiarazioni del Consigliere Cavallera hanno ben raffigurato la crisi di un settore, come abbiamo avuto modo di audire in Commissione dalle stesse associazioni di produttori e dai rappresentanti del sistema delle cantine sociali.
Vale la pena aggiungere alcuni dati, perché il Consiglio ha necessità di capire di cosa stiamo parlando. Parliamo di vino, certamente, parliamo di un prodotto che caratterizza una buona parte del prodotto lordo e della produzione agricola piemontese, ma parliamo anche di oltre 10.000 famiglie.
Credo che questo sia un dato significativo: 10.000 famiglie che oggi hanno il loro futuro occupazionale legato a crediti con un sistema finanziario e bancario che credo sia ormai borderline rispetto alla possibilità di tenere ulteriori squilibri nei loro bilanci. Parliamo di una produzione che oggi vede più del 50% della sua produzione, circa 240 mila ettolitri (questi sono i dati forniti in Commissione) bloccati, fermi e stoccati nelle nostre cantine, di cui 160 mila ettolitri di solo Barbera e Dolcetto.
Questi dati ci fanno pensare che se non diamo risposte - alcune sono già state date dall'Assessorato, o sono in corso di attivazione, come ci dirà l'Assessore - cioè se non si riesce a dare delle risposte diverse dal passato, che vanno al di là della semplice, seppure difficile distillazione nei rapporti con Bruxelles, il rischio è che già dalla prossima vendemmia, che è alle porte, questa produzione non possa neanche più essere stoccata. Nel senso che non c'è più spazio per immagazzinare il vino che verrebbe prodotto. Alcune risposte possono essere date, alcune sono in corso, come l'ordine del giorno stesso propugna e auspica.
La DOCG, sia per il Barbera d'Asti che per il Barbera del Monferrato superiore, è sicuramente un percorso da seguire e l'ordine del giorno lo rileva. Aggiungerei anche quella revisione dell'albo dei vigneti per fare pulizia di certe situazioni che hanno portato a far sì che le produzioni delle nostre DOC siano lievitate a dismisura rispetto alla reale consistenza dei vigneti così classificati, quindi con la classificazione della DOC, e che così seriamente hanno messo in piedi il nostro mercato.
Questa revisione dell'albo dei vigneti, insieme al sistema delle province insieme alle associazioni e alle organizzazioni professionali di categoria deve trovare attuazione.
L'attuazione di una DOP Piemonte diversa - anche questo è rilevato dall'ordine del giorno - la possibilità, con questo adeguamento e con questa necessità, di revisione del disciplinare per il Piemonte Barbera come in altre regioni, con l'IGT ha permesso di trovare nuovi sbocchi sui mercati attraverso forme anche nuove di commercializzazione, che vanno al di là della bottiglia. Quindi vi è la possibilità di arrivare su mercati significativi come possono essere oggi quelli dell'Est, ma non solo, anche la possibilità di commercializzazione di importanti quantitativi di prodotto. Anche questa può essere una risposta che ci permette di arrivare più in là.
Oggi, la promozione del nostro sistema agroalimentare è spezzettata in mille rivoli.
Penso che anche per le produzioni agroindustriali possano esserci mille enti che fanno promozione - lo dico senza polemica - così come per il settore del turismo.
necessaria una revisione di questo sistema, che necessita di uno o due soggetti che facciano sistema, con tutta la rete delle produzioni, non solo vitivinicole, ma agroalimentari più in generale, per arrivare sui mercati uniti, compatti e con forza.
Ritengo che questa sia una delle condizioni sine qua non, perché il problema è risorsa e mercato. Questa è la filiera a cui occorre dare visibilità e forza. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Presidente, ho sottoscritto, come Gruppo SDI, l'ordine del giorno consapevole dell'importanza del settore vitivinicolo, i cui dati sono stati richiamati dal collega Bellion, nel suo intervento.
Siamo lieti di poter svolgere in Commissione consiliare, come chiede l'ordine del giorno, un'attività di verifica e di esame della complessa situazione vitivinicola piemontese, per cercare di individuare gli indirizzi che aiutino il comparto a superare questa fase di difficoltà.
Voglio porre, non in modo critico, una serie di domande che non sono oggetto del dibattito odierno, ma che voglio anticipare come domande di carattere generale.
Sarebbe interessante capire se quei 240 mila ettolitri di vino bloccati nelle cantine - in particolare Barbera e Dolcetto (160 mila ettolitri) sono il frutto di una mancanza di capacità di penetrazione sul mercato, di promozione del prodotto...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, consentiteci di ascoltare il dibattito.



RICCA Luigi Sergio

Mi chiedo - dicevo - se questa situazione di difficoltà nasca da una mancata capacità di penetrazione sul mercato, se ci troviamo in una situazione di drastico calo della domanda del mercato, quindi della richiesta, oppure se ci sia una richiesta che si posiziona su segmenti di qualità ancora più elevata, portando la necessità di un posizionamento, per quanto riguarda la produzione di qualità, al di là delle difficoltà che hanno colpito il settore, dovute alla flavescenza dorata, ecc.
Dovremmo ragionare anche su questi aspetti e capire se c'è un rapporto qualità-prezzo compatibile con il mercato e con le capacità di spesa dello stesso, o se non si sia esagerato, magari in questi ultimi tempi - con una politica dei prezzi, rispetto alla ricerca della qualità che c'è stata.
Condividiamo il dispositivo dell'ordine del giorno, che chiede di verificare la possibilità di utilizzare al meglio le risorse del nuovo Piano di sviluppo rurale, cui eventualmente aggiungere specifici programmi regionali, nel rispetto, naturalmente, degli orientamenti comunitari facendo attenzione che la questione non si risolva soltanto nell'erogazione di maggiori fondi, e quindi di un aumento del livello di assistenza al settore, perché sarebbe un intervento che porta benefici a tempi brevi, ma non faremmo un buon servizio, se non accompagnato da un salto di qualità della produzione e della capacità di posizionamento sul mercato, a tempi medio-lunghi.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, considero chiusa la discussione.
La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore all'agricoltura

L'ordine del giorno presentato in modo trasversale e condiviso dal Consiglio, sulla situazione di difficoltà del settore vitivinicolo piemontese, è assolutamente tempestivo e coerente con l'oggettiva situazione di difficoltà di una fetta importante di produzione vitivinicola e di territorio piemontese, che ha questa vocazione.
Per dare alcuni dati di riferimento, ritengo importante collocare il tema che stiamo affrontando in un quadro di dati complessivi.
Se è vero quanto è stato dichiarato, e cioè che siamo in presenza di una giacenza che, qualche settimana, forse un mese fa, si aggirava intorno ai 230-240 mila ettolitri stoccati, che oggi sono ancora oltre 150 mila ettolitri da commercializzare, voglio ricordare che il Piemonte ha una produzione che l'anno passato ha superato i 3 milioni e 200 mila ettolitri.
Siamo in una situazione di oggettiva problematicità, ma gli accenti che ho sentito prima, che parlavano di crisi, di capacità di collocare il prodotto vitivinicolo piemontese, devono avere un certo ridimensionamento.
Siamo in presenza di un quantitativo di prodotto, che rappresenta il 5 della produzione piemontese, che giace stoccato nei contenitori presso una serie di cantine, soprattutto cantine cooperative del Monferrato e dell'Astigiano, e questo rappresenta un problema perché migliaia di aziende agricole hanno conferito il prodotto e, se questo non verrà collocato difficilmente avranno una liquidazione adeguata del prodotto, capace di remunerare l'attività dell'azienda agricola stessa.
Come ho avuto occasione di dire in una serie di incontri, siamo in presenza di una difficoltà che ha motivazioni di carattere generale, radici lontane e criticità molto chiare ed evidenti.
Infatti, nel settore vitivinicolo c'è stata, negli ultimi dieci quindici anni, una crescente competitività da parte di aree del mondo che prima erano scarsamente capaci di mettere in discussione la primogenitura di Italia, Francia e, in parte, Spagna. Oggi sono in grado di farlo, perch sono ben strutturate, soprattutto sulle fasce medio e medio-basse, e hanno saputo produrre prodotti di discreta qualità a prezzi assolutamente competitivi .
In alcune aree e in alcune strutturazioni organizzative siamo in presenza di un sistema produttivo che non ha fatto i passi necessari per sapersi raccordare con il mercato.
Alcune cantine che hanno molti stoccaggi - ho visto i dati l'anno scorso - hanno, in alcuni casi, il 70% di prodotto che viene venduto in cisterne, senza contratti preordinati. Si produce il vino, lo si mette nei container, si osserva l'andamento del mercato e poi si cerca di venderlo a cisterne, quindi a blocchi da 200 ettolitri per volta, cercando di collocarlo al meglio sul mercato.
Capite che con una commercializzazione di questa natura, con gli imbottigliatori che vanno a cercare le zone in cui trovare il vino a 5 centesimi in meno, visto il quadro che abbiamo, è evidente che il rischio di trovare sempre qualcuno, da qualche altra parte, che lo dà a 5 centesimi in meno cresce in modo assolutamente importante, il rischio è di tenersi il vino in cantina e di non collocarlo.
Qui, però, il problema è che abbiamo 3 milioni di ettolitri di prodotto e, come dicevo prima, una valanga di piccoli, medi e grandi produttori che vanno in giro con la borsa a collocare centinaia di milioni di bottiglie.
Questa è la vocazione che chi vuole stare sul mercato deve mettere all'ordine del giorno, se vogliamo competere. Quindi, il tema è complesso.
Il Piemonte, su questo tema, in passato, ha fatto alcune scelte, che ritengo non sbagliate, tra cui quella di non attivare percorsi che portassero all'individuazione di IGP per il Piemonte, che ha portato all'individuazione di una vocazione, di cui abbiamo già parlato tante volte, che è la vocazione alla qualità della nostra Regione. Si tratta della scelta di non fare vino, tra virgolette, da bag in box, da mettere in contenitori da 5 o 10 litri nei supermercati, ma un vino con l'ambizione di avere una qualità tale da essere collocato in bottiglia sugli scaffali di enoteche, ristoranti e supermercati.
Questa scelta, che ritengo sia stata compiuta consapevolmente, ci ha offerto la possibilità di andare su alcuni mercati e ce ne ha preclusi altri. Regioni come la Toscana, la Lombardia e il Veneto hanno fatto le grandi DOCG, le DOC e, poi, le IGP con una vocazione del vino che aveva l'ambizione di andare più al consumo ordinario; loro hanno fatto una scelta di prezzo di prodotto, che noi non abbiamo fatto.
Ritengo che il vero problema di questi ultimi cinque-sei anni non sia l'aver fatto una scelta o l'averne fatta un'altra, ma, sostanzialmente, di non aver fatto scelte, sperando che, tra virgolette, "Dio ce la mandasse buona", il problema è che la fortuna assiste coloro che aspettano sulla riva del lago che qualcosa si modifichi.
Ora, i contenuti fissati in questo ordine del giorno non solo in larga parte sono condivisibili, ma in moltissima parte sono già in corso di realizzazione: ad esempio, dove si dice di accelerare le pratiche per ottenere, possibilmente entro la prossima vendemmia, il riconoscimento della DOCG per il Barbera d'Asti e il Barbera superiore del Monferrato.
Questo percorso lo abbiamo velocissimamente intrapreso, l'intera pratica è già giacente presso il Ministero dell'agricoltura. Ieri mattina abbiamo già ricevuto comunicazione da parte del Ministro dell'agricoltura che ha avviato la procedura per la verifica di merito e per presentare quanto prima la pratica al Comitato nazionale per il riconoscimento sostanzialmente, questo lo si sta facendo molto velocemente.
Per quanto riguarda il controllo dell'Albo vigneti abbiamo attivato un'importantissima revisione di tutte le procedure regionali. Voi sapete che la Regione Piemonte era l'unica Regione - probabilmente, forse, ce n'è anche un'altra - a non aver attivato il collegamento con AGEA per la verifica di reversibilità dei dati rilevati con fotogrammetria aerea sui dati del catasto dell'Albo vigneti regionale, in quanto ritenevamo che il nostro sistema fosse sufficientemente dettagliato da non dover essere incrociato con i dati di fotogrammetria aerea nazionale. Due anni fa, alla fine del 2005, durante una verifica abbiamo scoperto che, probabilmente, la sicurezza che ci garantiva il sistema nazionale era superiore alla nostra.
Pertanto, nella primavera 2006 abbiamo avviato questa reversibilità a la parte di verifica informatica è stata compiuta. Ad oggi, abbiamo ancora 11.000 posizioni da verificare, sono già state pianificate quasi 30 mila posizioni, perché il dato rilevato con la fotogrammetria aerea non collima con il dato rilevato da dichiarazione catastale.
L'obiettivo che ci siamo posti per i prossimi mesi è la verifica di tutto il programma, se possibile, entro giugno, ma, sicuramente, entro l'anno, così da avere la certezza che le foto aeree combacino con i dati oggetto di dichiarazioni catastali. A questo punto, procederemo a una dichiarazione, dato che stiamo riversando tutto il sistema sull'anagrafe unica regionale. In questo modo saremo in grado, entro la fine dell'anno di richiedere ai titolari conduttori delle singole particelle catastali una dichiarazione, controfirmata dal tecnico che ha valutato la pratica, di perfetta coerenza dei dati dichiarati con i dati reali, a seguito dei quali ci sarà un'ulteriore verifica a campione in campo.
Riteniamo che con questo sistema potremmo arrivare a fine anno ad avere la certezza dei dati dichiarati o, comunque, l'evidenza di coloro che non hanno dichiarato coerentemente i dati così come erano chiamati a fare.
Per quanto riguarda il discorso del sostegno ad una riorganizzazione del sistema delle cantine cooperative, in un'ottica di maggiore raccordo con il mercato, il bilancio che abbiamo approvato giovedì scorso, come tutti i Consiglieri sanno, contiene 6 milioni di euro finalizzati alla legge n. 95/1995, che hanno proprio questo tipo di vocazione. Il 24 aprile mattina è convocata la Commissione agro-industria regionale, che dovrebbe dare il via libera al programma di interventi, che subito dopo saranno oggetto di delibera regionale e di bando per l'avvio delle procedure per un rafforzamento di competitività...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi!



TARICCO Giacomino

Dicevo di competitività e di raccordo sul mercato di questo sistema produttivo.
Analogo ragionamento è già in corso di predisposizione per quanto concerne il programma di valorizzazione, promozione e sostegno alla commercializzazione di questo vino. Pongo un'unica osservazione chiedendo la modifica di un termine laddove si impegna la Giunta, nel penultimo comma, che recita: "a continuare l'impegno", dopo "l'adeguamento del disciplinare del Piemonte Barbera e la verifica, per le DOC che lo richiedono", si dice: "della possibilità di adottare, nei circuiti commerciali, eventuali contenitori alternativi, ferme restando le garanzie di qualità che contraddistinguono i vini piemontesi" - che tradotto, fuor di metafora, è bag in box. Qui vi chiedo di eliminare la parola "possibilità", inserendo la verifica dell'"opportunità", nel senso che su questo credo che noi ci giochiamo un pezzo di immagine delle nostre DOC.
Il Ministero dell'agricoltura ha varato un decreto con il quale si cambiano le fascette oggi utilizzate per le DOC e le DOCG. Viene introdotta una fascetta, non più regionale, ma nazionale, su tutte le denominazioni di origine, quindi, anche le DOC; sulla fascetta verrà apposto il sigillo di Stato, in modo da evitare ogni possibilità di adulterazione e di frode.
Divenendo penale il reato di falsificazione della fascetta, si eleva enormemente la dichiarazione di qualità del prodotto. A questo punto scegliere, come Piemonte Regione, la quale ha l'ambizione di essere ai vertici della qualità, d'imbottigliare la DOC nella bag in box probabilmente, farà sobbalzare nella tomba qualcuno dei nostri grandi del vino.
Così come richiesto nell'audizione, occorre valutare le opportunità che ci apre il bag in box, ma dire che faremo il possibile ... mi sembra una scelta un po' forte. Riterrei utile valutarne l'opportunità, poi discuteremo sul merito. Chiederei questo tipo di modifica proprio perché il Piemonte ha una tradizione che va in un'altra direzione. Quindi, dobbiamo fare una valutazione molto serena.
Tolto questo, condivido il contenuto; come dicevo prima, stiamo lavorando esattamente su questa linea, per cui condividiamo la raccomandazione, sicuramente non mancheremo di portarla avanti.



PRESIDENTE

Procediamo con le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Signor Presidente, non intendo svolgere la dichiarazione di voto, ma come primo firmatario, volevo solo dire che per quanto mi riguarda cambia poco, mettiamo pure "opportunità" al posto di "possibilità". Se vogliamo essere obiettivi, è l'avvio di un percorso quello che pensavamo noi, la possibilità veniva intesa come una valutazione di tipo complessivo. Se vogliamo scrivere "opportunità", per quanto mi riguarda, non ci sono problemi.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 673, come modificato dalla proposta del Consigliere Cavallera, accolta dalla Giunta regionale il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della situazione di crisi economica che emerge dal comparto del vino nelle sue organizzazioni produttive prevalentemente cooperative, tale da interessare alcune produzioni a denominazione di origine controllata diffuse nelle zone maggiormente vocate, quali barbera, dolcetto, cortese tenuto conto di quanto emerso nella recente audizione dei rappresentanti delle filiere vitivinicole piemontesi più rilevanti che, pur avendo compiuto la scelta della qualità con la classificazione dei vini a "denominazione di origine" e con "rese ad ettaro" di vigneto controllate sono in difficoltà sul mercato per la concorrenza nazionale ed internazionale alle produzioni che fanno grandi volumi ritenuto che, dopo la distillazione di crisi dello scorso anno e lo stoccaggio di una parte della produzione annuale, siano necessari provvedimenti urgenti tali da incidere sulla prossima vendemmia unitamente ad azioni di medio e lungo termine da definire con la filiera del vino a livello interprofessionale e da esaminare anche nella competente Commissione consiliare impegna la Giunta regionale a dare rapida attuazione al recente decreto sui controlli per quanto riguarda le DOC piemontesi al fine di avere un riscontro quantitativo delle diverse produzioni a promuovere in sede nazionale ed europea una distillazione straordinaria di un congruo quantitativo di vino della scorsa vendemmia prevedendo un prezzo di intervento che tenga conto degli effettivi costi sostenuti nella vigna e nella cantina a continuare l'impegno per ottenere in tempo utile per la prossima vendemmia la classificazione a DOCG della denominazione Barbera d'Asti e della tipologia "superiore" della denominazione Barbera del Monferrato insieme all'adeguamento del disciplinare per il Piemonte Barbera e la verifica, per le DOC che lo richiedono, dell'opportunità di adottare, nei circuiti commerciale, eventuali contenitori alternativi, ferme restando le garanzie di qualità che contraddistinguono i vini piemontesi a predisporre programmi di promozione delle denominazioni vitivinicole in crisi sul mercato al fine di comunicarne la qualità e di favorirne l'espansione ed il consolidamento sui vari mercati demanda alla competente Commissione consiliare l'esame di tutta la complessa situazione vitivinicola piemontese per concorrere nell'elaborazione di indirizzi che aiutino il comparto a superare una fase di difficoltà nella quale ai vignaioli, alla cooperazione vitivinicola ed all'industria enologica viene richiesta una riorganizzazione per contenere i costi, acquisire maggiore visibilità sul mercato attestandosi a migliori livelli di competitività anche utilizzando le risorse del nuovo PSR a cui si possono aggiungere specifici programmi regionali nel rispetto degli orientamenti comunitari".
Il Consiglio approva.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni ed interpellanze:

Argomento: Assistenza e sicurezza sociale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 561 dei Consiglieri Cotto e Pichetto Fratin, inerente a "Convenzione Regione Piemonte-INPS" (risposta scritta)

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

interrogazione n. 724 del Consigliere Cavallera, inerente a "Situazione della Paglieri S.p.a." (risposta scritta)

Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interrogazione n. 824 del Consigliere Burzi, inerente a "Rideterminazione del trattamento economico del Direttore Generale dell'Agenzia Regionale per le Adozioni Internazionali" (risposta scritta)

Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

interpellanza n. 1153 del Consigliere Toselli, inerente a "Crisi ex-Ramero di Boves" (risposta scritta)

Argomento: Asili nido

Interpellanza n. 1132 della Consigliera Cotto, inerente a "Diffusione del servizio di micronido sul territorio piemontese" (risposta scritta)

Argomento: Immigrazione - Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 1133 della Consigliera Cotto, inerente a "Insegnamento agli adulti immigrati della lingua italiana" (risposta scritta)

Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

interrogazione n. 1270 del Consigliere Cirio, inerente a "Nuove modalità per l'esame a quiz per il conseguimento della patente di guida per stranieri" (risposta scritta)


PRESIDENTE

Relativamente al punto 2) all'o.d.g. "Svolgimento interrogazioni ed interpellanze", con il consenso dei primi firmatari, viene fornita risposta scritta ai seguenti atti di sindacato ispettivo: n. 561 "Convenzione regione Piemonte - INPS" presentata dai Consiglieri Cotto e Pichetto Fratin; n. 724 "Situazione della Paglieri s.p.a." presentata dal Consigliere Cavallera; n. 824 "Rideterminazione del trattamento economico del direttore generale dell'Agenzia regionale per le adozioni internazionali" presentata dal Consigliere Burzi; n. 1153 "Crisi ex Ramero di Boves" presentata dal Consigliere Toselli; n. 1132 "Diffusione del servizio di micronido sul territorio piemontese" presentata dalla Consigliera Cotto; n. 1133 "Insegnamento agli adulti immigrati della lingua italiana" presentata dalla Consigliera Cotto; n. 1270 "Nuove modalità per gli esami a quiz per il conseguimento della patente di guida per gli stranieri" presentata dal Consigliere Cirio).


Argomento:

Iscrizione nuovo punto all'o.d.g

Argomento: Stemma - Gonfalone

Proposta di deliberazione n. 271, inerente a "Conferimento del sigillo della Regione Piemonte" (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 271.
Se non ci sono osservazioni, la darei per iscritta, prenotata all'ultimo punto dell'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 269, inerente a "Istituzione di una Commissione Speciale con compiti di indagine conoscitiva, ai sensi dell'articolo 31, lettera A, dello Statuto"


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame della proposta di deliberazione n. 269, di cui al punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Burzi per l'illustrazione.



BURZI Angelo

Il punto all'o.d.g. che stiamo esaminando è un esito che personalmente considero molto positivo, nell'ambito della discussione politica, avvenuta con grande apertura da parte della maggioranza - e immagino della Giunta o meglio, della Presidente della Giunta come capo della maggioranza - su un tema che, a mio avviso ma spero non solo per me, è purtroppo ben lungi dall'essersi concluso: l'Ordine Mauriziano.
Senza anticipare punti di vista che in questo momento sono assolutamente irrilevanti (so esserci elementi di differenza che non so se l'intervento della Commissione potrà risolvere), ritengo che approfondire la conoscenza, per quanto attiene ai doveri dei Gruppi consiliari, su una delle componenti importanti del patrimonio di questa Regione, non nel senso di ente ma di territorio, l'Ordine Mauriziano è stato - mi auguro di poter dire che, superate la difficoltà, sia e rimanga una componente forte del patrimonio in senso lato, non solo tecnico, della Regione Piemonte oggetto di discussione, di polemiche e di problemi non ancora risolti.
Ovviamente c'è ancora una serie di passaggi da fare e, non essendo sufficientemente conosciute le fasi che li hanno originati, l'assenza di conoscenza ritengo sia un limite per tutti coloro che fanno il nostro lavoro, a prescindere dall'appartenenza ad una maggioranza o ad una minoranza nell'ambito di questa Aula.
Proprio per questo ritengo e apprezzo la disponibilità della maggioranza e della Presidente della Giunta ad accogliere questa che fu, a suo tempo, una nostra richiesta: l'utile istituzione di una Commissione speciale.
Nell'ambito della delibera sottoposta ai colleghi, oggetto di una revisione costruttiva con l'Ufficio di Presidenza, l'unico punto su cui ho una qualche forma di perplessità, conoscendo i nostri limiti, riguarda il punto 6, laddove si ritiene di prevedere che la Commissione termini i lavori e riferisca al Consiglio entro sei mesi dalla sua istituzione.
Peraltro, proprio perché conosco i nostri limiti, al momento non suggerisco una modifica o un cambiamento perché, come giustamente ricordava la dottoressa Garabello, qualora si fosse in ritardo nell'esercizio di questi lavori, ci sarebbe la possibilità di chiedere una proroga.
Per quanto ci riguarda, il testo della delibera, completato insieme all'Ufficio di Presidenza ed oggi sottoposto al voto dell'Aula, è soddisfacente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa, in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Devo dire, forse anche in maniera irrituale, di essere d'accordo con il Consigliere Burzi sulla proposta, perché finalmente si potrà fare definitiva chiarezza su un'oscura vicenda - che continua ad essere ancora tale in gran parte - e su oscure manovre sul destino dell'Ordine e dell'Ospedale Mauriziano.
Ovviamente, esprimo un mio parere.
Finalmente si potrà fare chiarezza, quindi il nostro voto sarà convintamente per l'istituzione della Commissione d'inchiesta, per mettere insieme pezzi di verità, trapelati e pubblicati in questi anni. Si tratta di rimettere insieme un percorso storico dei fatti avvenuti e delle conseguenze attuali che ci troviamo di fronte.
Ricordo solo due passaggi, che credo dovranno essere oggetto di quella discussione. Alcuni frammenti di verità: uno che grida vendetta, lo strangolamento a tavolino dell'Ordine Mauriziano attraverso l'intervento sull'Ospedale stesso; l'altro, il taglio dei famosi DRG, i rimborsi sulle prestazioni erogate. Sono cose note, ma colgo l'occasione per ribadirle per non utilizzarle solo nelle piazze o nelle campagne elettorali. Restano e devono restare tangibili.
Credo che la Commissione debba avere anche un altro compito, che assumerà di fatto (non so se sei mesi saranno sufficienti, anch'io credo che forse ci vorrà un po' più di tempo, ma vedremo): appurare anche le responsabilità politiche, seppure non si tratti ovviamente di un tribunale.
Il sottoscritto aveva chiesto che la Regione tentasse un percorso di definizione di responsabilità anche personali; ma la Giunta, nella propria autonomia, e la Regione hanno ritenuto di non adire quella via. Ma la mia proposta resta, nel senso che ritengo che vi siano gravi responsabilità da parte di chi ha gestito quella vicenda: parlo del Governo nazionale di allora, del Governo con a capo Berlusconi, parlo del Governo regionale di allora, con a capo Ghigo. Gravissime responsabilità. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Dunque, è importantissima questa proposta di istituzione di una Commissione d'inchiesta. Le conseguenze sono quelle di un debito enorme dell'avvenuto scioglimento dell'Ordine Mauriziano (ma non è questo il tema) e di un destino ancora aperto del patrimonio, nonostante ciò che la legge istitutiva nazionale ha posto quale ruolo in capo alla Fondazione, quello di vendere il patrimonio dell'Ordine per ripianare - purtroppo solo in parte - l'enorme debito accumulato.
Tuttavia, anche sulla gestione del patrimonio ci sarebbe la necessità di fare chiarezza. Non so se la notizia comparsa sui quotidiani qualche giorno fa ha poi avuto conferma; potremmo verificare in Commissione se è stato appurato che gli arredi di un noto palazzo di proprietà del Mauriziano sono stati, come ultimo atto da parte dell'ex Commissaria dottoressa D'Ascenzo, ceduti in comodato d'uso al Dipartimento Nazionale dei Vigili del Fuoco, che, combinazione, lei presiede sul piano nazionale.
L'ho letto sui quotidiani, per cui non so se è vero: ma anche quella mi pare una gestione singolare del patrimonio dell'Ordine Mauriziano. La Fondazione dovrebbe valorizzarlo o venderlo - ahinoi - per ripianare i debiti, e non fare comodati d'uso gratuiti. Se la notizia comparsa su La Stampa fosse vera, dovremmo capire come è stato gestito il patrimonio anche nel periodo del commissariamento.
Veniamo all'ultima questione: le conseguenze. Permettetemi di aggiungere un elemento. Questa situazione ci ha lasciato una struttura ospedaliera Mauriziano Umberto I di Torino estremamente sofferente. Ci vorranno anni di lavoro e di investimenti per riportarlo al prestigio di una volta. Parlavamo (e parliamo ancora, in termini di dimensioni) del secondo ospedale regionale, che conteneva al suo interno (ancora è così, in parte, purtroppo) elementi veri e propri di eccellenza dal punto di vista sanitario e quindi di prestazione nei confronti dei cittadini. Questa vicenda lo ha colpito e impoverito in maniera forte. Lo dico in termini propagandistici? No, poiché ancora oggi, nonostante l'azione della Giunta di investimenti su quella struttura, nell'azione che è stata compiuta per dare un'inversione di tendenza, sono visibili i segnali di un depauperamento profondo che ha colpito l'ospedale Mauriziano Umberto I.
Su questo, chiediamo un impegno più forte in termini di investimento per ciò che riguarda la parte sanitaria e quindi il ripotenziamento, per riportare quella struttura ai livelli di eccellenza.
Dunque, con un po' di sorpresa, ho appreso della proposta di Burzi dell'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle vicende del Mauriziano. Come dico, c'è stata un po' di sorpresa, ma siamo assolutamente favorevoli, per cui voteremo convintamente per l'istituzione della Commissione. Perché credo, così come ho detto all'inizio, che questa sia l'occasione per rimettere insieme, in un quadro organico, una verità che è sotto gli occhi di tutti coloro che la vogliono vedere.
Il lavoro di questa Commissione certamente tenterà - e io credo che ci riuscirà - di fare luce su una storia che ancora oggi grida vendetta e ricerca giustizia per i cittadini del Piemonte e per il livello dei servizi sanitari che quell'ospedale riusciva ad erogare (e riesce ancora ad erogare) ai cittadini della nostra Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Noi voteremo convintamente per questa proposta di deliberazione, non soltanto perché siamo fra i Gruppi consiliari che hanno firmato la proposta, ma perché sgombera il campo da quelle che sono le illazioni che in molti casi, sono state fatte senza avere la possibilità di supportarle con atti concreti.
Vede, collega Chieppa, c'è una differenza sostanziale tra quello che è stato l'operato del centrodestra al Governo e poi soprattutto all'opposizione. Se avessimo timore relativamente alla giustezza del Governo regionale precedente, saremmo autolesionisti ad aver proposto una Commissione d'indagine sul Mauriziano. Così non è.
Questa Commissione darà la possibilità di sgomberare il campo da quelle che sono, in realtà, valutazioni politiche d'aula o comunicazioni giornalistiche che non trovano riscontro oggettivo su contatti concreti (o non totalmente).
Invito soltanto a leggere la risposta data dal Ministro Amato all'interrogazione presentata dall'Onorevole Ghigo, per capire che la verità non è proprio così evidente. Lo dico anche perché quel terribile Governo Berlusconi, che nominò il Commissario D'Ascenzo, è stato poi succeduto da un virtuoso Governo Prodi, che nomina il Commissario D'Ascenzo ai Vigili del Fuoco. Quindi, anche sulle persone e sulla campagna denigratoria che è stata fatta, non è mio interesse difendere alcunché.
Non so se farò parte della Commissione, ma se lo farò leggerò gli atti con spirito laico (molti dei quali li ho già letti).
Devo dire che se uno legge la prima e la seconda sentenza della Corte dei Conti, è frastornato, perché non capisce dove stia la verità: non capisce, cioè, se la verità sia la prima oppure la seconda, perché sono due cose diametralmente opposte, emanate dallo stessa Corte.
Proprio per questo, noi riteniamo che sia importante l'istituzione della Commissione, che, come dicevo, a differenza dei colleghi del centrosinistra in apertura di legislatura, non abbiamo avuto timore nel fare.
Infatti, rispetto ai colleghi di centrosinistra in apertura di legislatura, quando chiedevano la Commissione d'inchiesta relativamente alla situazione della sanità piemontese, il centrodestra ha proposto una legge per istituire una Commissione d'inchiesta sulla sanità, che è stata respinta anche dal collega Chieppa, che, però, era così solerte nel voler fare chiarezza sui conti.
Allora, ben venga un'iniziativa del Consiglio a tempo...



(Commenti del Consigliere Chieppa fuori microfono)



VIGNALE Gian Luca

Collega Chieppa, l'ha proposta lei, ma sa benissimo che non è mai neanche mai stata chiesta l'iscrizione della proposta in Commissione.
Quando è stata iscritta, non ricordo se ha proposto l'ordine del giorno (perché noi presentammo una proposta di deliberazione, ma non ricordo se venne iscritta); quello era un ordine del giorno che ne chiedeva l'iscrizione. Lei e il suo Gruppo avete poi votato contro. Ma questo non importa, era per dire solo che c'è stato un differente approccio rispetto ad un'attività conoscitiva che faremo con molto scrupolo.
Credo, quindi, nell'istituzione di questa Commissione, che positivamente , è a tempo. Potranno non bastare sei mesi. Qualora non bastassero, il Consiglio ha la possibilità di rinnovare, di prorogare il termine della Commissione stessa ma almeno eviteremo - da una parte e dall'altra, nessuno è in possesso della verità assoluta - discussioni giornalistiche, d'Aula, di comunicati stampa in cui vi è un soggetto che ha completamente torto e uno che ha completamente ragione.
Per il poco che ho potuto vedere - anche se mi sono abbastanza documentato sulla situazione del Mauriziano - alcune vie di mezzo rispetto alle enunciazioni più evidenti fatte all'interno del Consiglio, individuano una verità. Ma questo non è il caso e nemmeno possiamo fare anticipazioni su un'indagine che, come Consiglio regionale, intendiamo fare.
Questa è la sensazione che ho un po' maturato in questi due anni in cui di Mauriziano, soprattutto all'inizio di legislatura facendo molte audizioni, se n'è parlato spesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Per esprimere velocissimamente il voto favore dello SDI sulla proposta di deliberazione che istituisce la Commissione speciale sul Mauriziano.
Non vogliamo esprimere orientamenti preventivi sulla materia, il nostro è un approccio assolutamente laico. Se la Commissione, come qualcuno ha detto, riuscirà a fare definitiva chiarezza non lo so; certo, è necessario acquisire elementi di conoscenza, approfondire le questioni controversie che abbiamo avuto modo di affrontare nei mesi passati, cercare di mettere un punto fermo sulla vicenda anche nell'interesse di quello che può essere il futuro dell'ordine Mauriziano e, soprattutto, il futuro della presenza di un ente di grande rilievo nel mondo della sanità piemontese.
Un voto favorevole con l'impegno di un approccio assolutamente laico senza posizioni preconcette o precostituite ai lavori che, mi auguro possano iniziare quanto prima.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Sulla vicenda abbiamo già dedicato molte parole, confronti e credo che dedicheremo altre attenzioni, riflessioni e approfondimenti. Questa certamente non è la sede per impegnare altro tempo. Diciamo solo che il Gruppo de La Margherita è convintamene favorevole all'istituzione della Commissione di indagine e conoscitiva anche se - voglio dirlo molto sinteticamente, chi mi ha preceduto l'ha fatto con più attenzione e precisione - non ci attendiamo molto di nuovo anche se lo spirito di confronto non mancherà.
Quando la sfida è arrivata al punto di denunciare, penalmente, delle persone al punto di portarle a dover, questa era l'accusa, rispondere personalmente, con il proprio patrimonio, di un dissesto che poi si è rivelato infondato, credo che quelle sentenze della Corte dei Conti abbiano parlato e parleranno molto di più di quanto potremmo farlo noi.
Siamo disponibili a riprendere in mano le carte per l'ennesima volta sapendo che quando il confronto è arrivato a tal punto di distanza e di conflitto, le parole definitive che la fonte giudiziaria ha espresso, per quanto mi riguarda, sono quelle che debbono, alla fine, valere.
Voglio aggiungere una questione credo inutile, ma da sottolineare. La legge finanziaria e il bilancio hanno definito degli impegni precisi che la Regione intende assumere, e si è assunta, votando quel provvedimento. Non ho dubbi che la Giunta applicherà pienamente l'indirizzo che il Consiglio ha inteso dare votando la finanziaria e il bilancio. In altri termini, non si fermeranno gli impegni che in Finanziaria ci siamo assunti la scorsa settimana a prescindere dal lavoro che dovrà procedere, che la Commissione di indagine sarà in grado di assicurare.



PRESIDENTE

Non ho altre richieste di intervento.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 269, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazione della Giunta regionale relativamente a "Città della Salute Molinette 2"


PRESIDENTE

Procediamo ora alla comunicazione della Giunta regionale sul tema della Città della Salute.
La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Mi è stato chiesto di fare una comunicazione sulla vicenda che, come sapete, sta avendo uno spazio molto rilevante sui giornali. Tuttavia malgrado questo spazio, le cose aggiuntive da dire rispetto a quelle che il Consiglio conosce già bene non mi sembrano moltissime.
Ricapitolando, ricorderete che la Città della Salute era stata prevista con un accordo con il Governo, che aveva complessivamente stanziato risorse fra i 150 e i 200 milioni su più voci diverse. Era stata prevista a seguito di progetti nati ed evoluti nel periodo olimpico.
Successivamente, la prima ipotesi di localizzazione nell'area della ex Fiat Avio, che era stata acquisita dalla Regione allo scopo, è andata scemando, perché nasceva a sua volta da un'ipotesi di accordo con Trenitalia, che avrebbe dovuto spostare la stazione di Lingotto e quindi liberare ampi spazi in quell'area. Ed era partita dall'ipotesi di utilizzo degli ex Mercati Generali, che poi hanno avuto un'altra utilizzazione nella fase olimpica, con la costruzione di edifici allocati per l'evento e poi adibiti ad abitazioni economiche e popolari.
Quel progetto, che era nato collegato agli investimenti olimpici con un'ipotesi di localizzazione dell'area intorno alla stazione di Lingotto e all'ex FIAT Avio, è evoluto dal punto di vista del progetto stesso, ma è rimasto sostanzialmente senza localizzazione.
In origine era legato ad un ospedale d'eccellenza che si sarebbe staccato dalle Molinette. Anche in quell'ipotesi non si pensava a tutto il complesso delle Molinette, ma ad una drastica riduzione dei posti letto tra i 700 e gli 800 e ad uno sviluppo di attività d'insegnamento e di ricerca collegate.
Nell'evoluzione concettuale, anche esaminando le esperienze di altri paesi, abbiamo optato per una versione più allargata, cioè per un'opzione di "Città della Salute" che, oltre all'insegnamento, alla cura e alla ricerca, punti ad un collegamento fra la ricerca e l'induzione di attività economica attraverso un incubatore che individui le aree di possibili localizzazioni per servizi, produzioni di servizi, beni e progetti legati alla sanità. Anche valutando il fatto che, nella nostra Regione, dei quasi 8 miliardi della spesa per la sanità circa il 20% è attiva economia sul territorio, cioè è domanda attiva (fatta salva la parte degli stipendi).
Le attività legate alla sanità - non tanto alla produzione farmaceutica in particolare alla meccanica e ai servizi informatici, almeno nell'area torinese, e a tutte le attività di servizio collegate, sono un settore molto dinamico in tutto il mondo, così come lo è la ricerca. Credo sia evidente a tutti la loro dinamica effettiva.
Quindi, il progetto è andato evolvendosi dal punto di vista dei contenuti. All'Aress è stato affidato il compito di definirlo per quanto riguarda soprattutto le attività che non dovrebbero confluire nel nuovo ospedale, sulla base di come si sarebbero riorganizzate nell'area delle Molinette e nell'insieme dell'area metropolitana le altre attività ospedaliere, in particolare i progetti di ampliamento dei nuovi ospedali nell'area stessa.
Nel tempo è stata posposta l'individuazione della localizzazione rispetto alla definizione più precisa del progetto che, come dicevo, non era mai stata effettuata, soprattutto per quel che riguarda l'insieme delle attività connesse, non solo quelle di tipo sanitario.
Secondo aspetto della questione. Per completezza, abbiamo ritenuto particolarmente interessante il modello "Città della Salute" sotto l'aspetto della connessione fra insegnamento, cura, ricerca e induzione di attività collegate.
Sapete che nell'area novarese c'è un altro ospedale universitario, su cui esisteva un progetto di nuovo ospedale con un'individuazione di area non appropriata, che non era in realtà disponibile. Abbiamo proposto alle autorità novaresi (Provincia, Comune e ASL), nonché a tutta una serie di soggetti potenziali compartecipi come le fondazioni bancarie, di realizzare nell'area novarese, dove è stata individuata in questo caso anche una localizzazione, un'altra Città della Salute, nella convinzione che, essendo in prossimità dell'area milanese, dove esistono attività di tipo sanitario e di ricerca molto rilevanti, potesse essere fortemente attrattiva.
Il progetto di una Città della Salute secondo questo schema a Novara sta andando avanti e sta andando avanti bene. Siamo prossimi alla firma di un accordo di programma e si sta procedendo alla definizione dell'insieme delle attività necessarie per quanto riguarda l'ospedale. La definizione di un progetto preliminare per avviare concretamente una gara o comunque definire se fare una gara di progettazione è piuttosto avanzata. Abbiamo avuto anche conferma degli interessi che i territori hanno per questo modello di integrazione fra diverse attività legate a insegnamento, cura ricerca e incubazione di attività economiche.
Per quanto riguarda l'area torinese, abbiamo dovuto dare una brusca accelerazione alla ricerca dell'area dove localizzare il progetto di Città della Salute, ampliato, come vi ho detto, a causa dell'avvio del riparto del fondo per l'edilizia sanitaria stanziato con la Finanziaria, e della verifica sullo stato effettivo di impegno delle risorse stanziate nel tempo sull'articolo 20 e su altri fondi della sanità.
In quel caso si è rilevato come i fondi stanziati per la Città della Salute fossero a forte rischio di sottrazione, poiché non sono mai stati impegnati. Inoltre, pur confermando il nostro interesse e la nostra disponibilità, e pur essendo la progettualità relativa all'organizzazione della stessa Città della Salute ad uno stadio avanzato, quei fondi sono a rischio di sottrazione perché non abbiamo assunto una decisione relativa all'Aress.
A questo punto, al di là delle indiscrezioni giornalistiche che sono emerse - ovviamente, se uno deve cercare un'area, deve confrontarsi con diversi soggetti - abbiamo analizzato lo stato delle proposte sul campo e verificato quello che vi dicevo prima relativamente all'area dell'ex stadio.
Abbiamo preso atto di un progetto che, a differenza di quanto dicono i giornali, non è dell'Università, che non lo riconosce come suo, ma di uno studio privato. Tale progetto è stato però effettuato sulla base di una desiderio che l'Università ha espresso pubblicamente, forse anche di qualche sollecitazione non ufficiale da parte sua.
Si tratta di un progetto, peraltro, urbanisticamente interessante perché prevede l'interramento di corso Unità d'Italia, praticamente dal ponte delle Molinette fino alla rotonda in corrispondenza del Palazzo del Lavoro, la rinaturalizzazione dell'area oggi coperta da tutto corso Unità d'Italia e la localizzazione di un serpentone fra il Palazzo del Lavoro e il Museo dell'Automobile. Questo gran serpentone rappresenterebbe il nuovo ospedale Molinette, presumibilmente con ampi spazi. Non si tratta di un progetto sanitario, ma urbanistico, quindi nulla dice sul contenuto di quel serpentone. Secondo voci non controllate e, comunque, non scritte nel progetto, il Palazzo del Lavoro - che oggi è una proprietà privata potrebbe essere sede di attività di insegnamento, il Palazzo a Vela l'ingresso dell'ospedale, con lo smantellamento della funzione che ha, in questo momento, di Palazzo del ghiaccio e sede di attività sportive di diverso tipo. Poi, ovviamente, la costruzione di questo serpentone che rappresenterebbe l'ospedale.
Nulla è detto, perché è un'opzione di rilocalizzazione delle Molinette e delle attività connesse di insegnamento, sulle attività di ricerca e, in particolare, sulle attività di incubazione.
Per quanto mi riguarda, è già molto discutibile collocare nell'area di corso Unità d'Italia, cioè un'area a parco, un enorme ospedale; mi pare ancora più impossibile trovare la localizzazione in quel contesto di un'area industriale, sia pure per attività leggere e molto innovative.
Inoltre, questo progetto non ha padri, nel senso che, salvo la pubblicità sui giornali, è un progetto di un privato che lo ha inviato all'Università, che non lo ha mai adottato come proprio.
Negli incontri che abbiamo fatto, l'Università ha espresso il proprio interesse a restare nell'area delle Molinette, ma si renderà conto che non è possibile costruire un nuovo ospedale buttando giù parte delle Molinette perché bisogna prima spostare da qualche parte le attività di cura e di insegnamento. Sostanzialmente, si aspettano delle proposte da parte del Comune di Torino circa l'individuazione di opportunità localizzative in quell'area. Quindi, l'Università non ha espresso opzioni localizzative chiare, se non la preferenza per restare in quella zona.
L'area di Collegno presenta caratteristiche interessanti, perché ci arrivano la metropolitana e la ferrovia e fiancheggia la tangenziale con una nuova strada che si connette con un ponte, in corso di progettazione o di gara d'appalto, per collegare direttamente Collegno all'autostrada con una struttura moderna. Quindi ha le caratteristiche trasportistiche e di collegamento con l'insieme dell'area metropolitana e, addirittura, della regione nel suo complesso. Inoltre, in quell'area esistono la Certosa e l'ex ospedale psichiatrico, che è da molto tempo alla ricerca di un utilizzo, perché gli edifici stanno degradandosi e avrebbe le caratteristiche ideali per un'area di campus e di insegnamento. Su questa base abbiamo iniziato a consultare il Comune di Collegno.
Poi, come sapete, abbiamo acquisito, attraverso il famoso accordo FIAT anche delle aree nel Campo Volo. Si tratta di un'area vincolata dal Piano Regolatore di Collegno, pertanto non è certo possibile una localizzazione casuale di attività su quell'area: un accordo con il Comune di Collegno richiede una valutazione accurata delle modalità con cui, per ragioni strategiche, potrebbe esserne utilizzata una parte, mentre l'altra è stata trasformata in un'area verde effettiva, che costituisce un arricchimento per la città e per l'area metropolitana.
Su questo c'è la disponibilità a discutere da parte del Comune di Collegno, non c'è nessuna decisione della Regione, occorre prima capire se esiste la disponibilità effettiva a concludere un accordo di programma e una modifica dello status urbanistico in atto.
E' chiaro che questo vorrebbe dire l'acquisizione da parte del pubblico della parte di area che attualmente è privata, quindi dei terreni dell'intero Campo Volo, anche attraverso una trattativa di tipo urbanistico, onde evitare speculazioni.
Abbiamo anche verificato che esiste la disponibilità di aree che sono di nostra proprietà indiretta, cioè proprietà di SITO o di società a noi collegate, nell'area intorno al San Luigi, che è un ospedale di insegnamento, sede della seconda Facoltà di Medicina. Quell'area tuttavia presenta - certamente è da verificare - complessi problemi di collegamento tant'è vero che il problema del San Luigi è da sempre quello dell'accessibilità.
Esistono alcune altre opzioni possibili, però, tendenzialmente, si dovrebbe andare al di là della prima cintura metropolitana, aprendo problemi di collegamento ma, contemporaneamente, anche opzioni interessanti di sviluppo di altre aree del territorio.
Un progetto di questo tipo, avendo una rilevantissima qualità - il modello è rappresentato da realizzazioni analoghe avvenute in Norvegia e in altre parti del mondo - rappresenta una forte opzione di valorizzazione urbanistica e qualitativa dell'area interessata, ed è anche una scommessa sul futuro, non solo una scelta localizzativa.
chiaro a tutti, poiché le analisi svolte da Aress sono molto precise che l'area attuale delle Molinette, dove ci sono anche il CTO, il Sant'Anna e il Regina Margherita, necessiterebbe del mantenimento di un ospedale di riferimento per quel territorio.
Quindi, sia con l'Università che con Aress, l'ipotesi tratteggiata consiste nell'edificazione della Città della Salute e nel trasferimento delle attività individuate - sulle quali l'Aress ha completato l'analisi nel nuovo ospedale. A quel punto, sull'area delle Molinette, o sull'area vicina del CTO, Sant'Anna e Regina Margherita, l'edificazione di un ospedale più piccolo, di territorio, che garantisca comunque il servizio per quella zona, sapendo che, probabilmente, sarebbe necessaria una revisione. Dalle valutazioni di Aress emerge infatti l'attuale eccessiva concentrazione delle attività materno-infantili e di ortopedia, che andrebbe allentata. Le attività legate alla ricerca e, poi, all'incubazione di attività produttive e di servizio, ovviamente, sono anche interessate alla presenza di attività ortopediche legate alla materno-infantile, ma c'è, comunque, la necessità di ridurre le dimensioni, tenendo conto che la tendenza agli ospedali specialistici sta molto diminuendo in Italia e nel mondo.
C'è, quindi, la necessità di individuare la localizzazione e ridisegnare l'insieme del sistema sanitario metropolitano. Le Molinette oggi attirano utenza anche dal resto dell'area metropolitana: un decongestionamento potrebbe avvenire anche attraverso una ricalibratura degli ospedali esistenti, che richiedono quasi tutti degli interventi di adeguamento o, addirittura, degli interventi di nuova edificazione.
La decisione relativa alla Città della Salute e Molinette, CTO Sant'Anna e Regina Margherita attuali, è una decisione preliminare. Questo vale anche per l'Ospedale Mauriziano, di cui speriamo di avere in tempi brevi l'effettiva attribuzione, come c'è stato confermato dal Governo.
Questo significa poter ricalibrare l'intero sistema ospedaliero e sanitario metropolitano, sulla base di quelle decisioni. Anche per questo al di là delle risorse che rischieremmo di perdere, ci si chiede, entro fine giugno, di presentare una proposta che comprenda una localizzazione un accordo con l'Università su questa localizzazione e un progetto che dimensioni quali attività siano da localizzare sul territorio individuato.
chiaro che questa decisione, insieme a quella relativa al dimensionamento dell'Ospedale Molinette 1 (che ovviamente è da rifare rispetto alle attuali Molinette, i cui terreni potranno essere valorizzati ed utilizzati, e che sono il controvalore utilizzato nella realizzazione delle attività di edilizia ospedaliera) è preliminare agli interventi sul resto del sistema.
Questa è soprattutto la ragione dell'urgenza. In realtà, non esiste un conflitto con l'Università: esiste una preferenza dell'Università, se possibile (perché l'Università si rende conto che non è semplice), rispetto all'area attuale delle Molinette o dintorni. Esiste una loro piena disponibilità a discutere in questo gruppo, che aveva già dei rappresentanti dell'Università, soprattutto sotto il profilo clinico, e che è stato integrato con altri - credo sei - e sta lavorando per fornirci, in tempi brevi, una proposta territoriale sulla base della quale costruire anche la proposta sanitaria e localizzativa da portare al confronto con il Governo entro fine mese.
Intanto voglio chiarire che non esiste un'ipotesi automatica di possibile spostamento su Novara delle risorse, anche se non ci sarebbe nulla di male, nel senso che non significa sottrarre risorse a Torino: semplicemente si sposterebbero risorse dove più rapidamente possono essere utilizzate. Il punto è che tali risorse sono destinate specificamente a Molinette 2, quindi occorrerebbe una modifica dell'accordo con il Governo cioè una disponibilità del Governo a spostare le risorse. Quella di utilizzare altrove le risorse è un'opzione estrema, perché richiederebbe un accordo con il Governo, che non siamo certi di portare a casa. Soprattutto mi pare che la decisione sia necessaria ed urgente.
L'area metropolitana è conosciuta, le disponibilità di tale area sono conosciute (sappiamo anche che non sono molte, perché la nostra è un'area densa), quindi o si va nettamente al di là, oppure dentro questa densità le opzioni possibili, per attività rilevanti di questo tipo, non sono molte.
Pertanto, credo sia possibile trovare una definizione condivisa anche in tempi rapidi, altrimenti dovremmo cambiare radicalmente anche la scelta progettuale. Non sempre ciò che s'intende fare si può fare: per realizzare un complesso di attività di queste dimensioni occorre un accordo, anche urbanistico, con il Comune prima di tutto, e poi con l'utente principale che, oltre a noi, sono l'Università e il Politecnico, perché le attività di ricerca e di incubazione sono legate ad attività produttive su cui il Politecnico è molto interessato a partecipare. In questo caso, però, si tratterebbe di sezioni del Politecnico, quindi di un intervento che il Politecnico è disponibile a fare.
Occorre un patto con tutti questi soggetti, che ci consenta di andare avanti in termini di accordo politico e programmatico, tenendo conto di tutti gli ostacoli pratici che una realizzazione di questo genere comporta ma che si possono superare.
Volevo semplicemente riassumere la situazione, sostanzialmente nota a tutto il Consiglio regionale: ritengo che l'accelerazione, oltre che dalla necessità di evitare un dibattito infinito sui giornali su opzioni che spesso non esistono, sia determinata soprattutto dalla necessità, per noi di predisporre il Piano di edilizia sanitaria e di collocare l'oggetto principale del sistema, in modo da poterne ridisegnare l'insieme. Queste sono le ragioni anche dell'accelerazione, che non credo richiedano ulteriori spiegazioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

La mia amarezza è che la Presidente non ricordi il termine ortopedico: la prossima volta che avrà male ad una spalla si rivolgerà ad un dermatologo! Altre volte è incominciata in quest'Aula una discussione su quest'argomento, e altre volte abbiamo detto che ritenevamo fosse giusto attendere che l'ARES completasse il suo lavoro, perché fosse possibile discutere su un progetto e non su aria fritta. L'accelerazione da parte del Governo, però, relativamente al trasferimento di 200 milioni di euro, ci ha costretto ad accelerare i tempi. Forse alla fine questo è stato utile perché, nel nostro Paese, i tempi delle decisioni sono sempre infiniti e si perdono risorse che invece sarebbero utili alla definizione di quel progetto.
Solo un dato. Dal 1977, la Banca Europea degli Investimenti permette ai Paesi dell'Unione di ristrutturare ospedali vecchi o di costruirne di nuovi con prestiti agevolati. L'Italia ha intercettato 150 milioni di euro contro i 2 miliardi e 30 di Francia e di Gran Bretagna o i 3,77 miliardi di euro della Germania, che si è vista finanziare diciotto progetti, contro i sei del nostro Paese.
Questo evidenzia la nostra incapacità di attingere risorse dall'Unione europea.
ora, quindi, di entrare nel merito e nel metodo con il quale si costruisce questo progetto. Per quanto riguarda il metodo, siamo convinti che il progetto vada costruito con la nostra Università.
La Facoltà di Medicina di Torino ha avuto medici e chirurghi di straordinario valore internazionale - da Dogliotti a Biancalana - ed ancora oggi i medici e i chirurghi piemontesi rappresentano la parte migliore della sanità italiana.
Ci sembra che il clima ci sia rasserenato e pensiamo ci siano oggi le condizioni per una corretta collaborazione con l'università.
Per quanto riguarda il merito, invece, occorre sapere che tipo di ospedali costruiremo. In nessun posto al mondo si costruiscono ospedali con 1.200 posti letto.
L'ospedale di Cleveland, che è una grande struttura, dove l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi si è fatto impiantare il pacemaker, è un grande blocco operatorio, con intorno un grande albergo. Dopo tre giorni, i pazienti vengono trasferiti in albergo perché siano immediatamente controllabili in caso di complicanze.
Noi pensiamo, quindi, ad un ospedale di non più di 700 posti letto plurispecialistico, capace di fornire interventi sanitari di elevata complessità, con standard di edilizia avanzata e realizzato con elementi innovativi.
stato costruito recentemente l'ospedale Meyer di Firenze. È un ospedale pediatrico di 200 posti letto, situato in una collina fuori dalla città, rispetto a Firenze, dotato di un sistema di celle fotovoltaiche che assorbono energia solare e la trasformano in energia elettrica. È un ospedale nel quale sono stati realizzati sistemi per convogliare la luce naturale dei tetti fino al piano interrato, per evitare l'illuminazione per tutto il giorno.
costato 2.000 euro al metro quadrato, e dato che il costo è una cosa importante nella gestione di un ospedale così grande, anche questo dato deve fare riflettere.
un ospedale nuovo nelle divise degli infermieri, che sono colorate.
Trattandosi di un ospedale pediatrico, sono scomparse le classiche divise bianche. È nuovo nell'ospitalità dei genitori, che possono restare in camera coi bambini.
Pensiamo, quindi, che bisognerà porre molta attenzione alla progettazione del nuovo ospedale, che sarà attrezzato con moderne Aule per la didattica, rivolte sia ai medici che agli altri operatori sanitari. Sarà affiancato da un campus universitario e - anche questo è importante - da una struttura per l'accoglienza dei familiari dei ricoverati. C'è gente che proviene da tutte le parti d'Italia per l'eccellenza dei nostri ospedali: attrezziamoci affinché possano essere accolti assieme ai pazienti in maniera adeguata.
Pensiamo che sia necessaria la realizzazione di un parco tecnologico incubatore di imprese, legate alle ricerche dello sviluppo nel campo delle tecnologie sanitarie, un settore che ci è precluso. Il nostro Paese questo è scritto nel nostro Piano Sanitario - è ormai estraneo alla produzione elettromedicale, dominata dai grandi Gruppi internazionali (Siemens, Toshiba, Philips), tanto che nella nostra Regione operano poco più di 40 imprese per circa 1.000 addetti (tutti addetti, peraltro, alla manutenzione, perché non c'è tecnologia prodotta in questo campo nella nostra Regione).
Per questo, pensiamo che l'area di Campo Volo sia il luogo migliore per realizzare il nuovo ospedale. Non è un'area marginale, come diceva la Presidente, perché è collegata con la metropolitana. La Certosa si presta ad ospitare il campus universitario.
Qualche anno fa, quando non facevo il Consigliere regionale, ho frequentato un corso di protesi di ginocchio a Boston e ho visitato la famosa università di Harward: da un punto di vista strutturale, ricorda proprio la Certosa di Collegno. Se l'hanno fatta ad Harward, forse si pu fare anche da noi! Peraltro, con la facoltà universitaria insediata a Grugliasco, la zona ovest di Torino avrebbe, in questo modo, una valenza straordinaria.
Ci sono molti nodi ancora da sciogliere, Presidente, lo ammetteva lei stessa, come quello del Maria Vittoria, che si troverebbe ad avere accanto un grande ospedale; o ancora, opportunità che noi condividiamo, di lasciare un presidio ospedaliero che integri il lavoro di CTO, Sant'Anna e Regina Margherita; bisogna inoltre finalmente riprendere la valorizzazione dell'Ospedale Mauriziano nelle nostre città.
Per concludere, una nuova filosofia per un nuovo ospedale, partendo dal presupposto che l'ospedale è un servizio per i pazienti, che hanno il diritto di essere curati in maniera corretta, appropriata e con la massima competenza. Il diritto di essere informati delle cure; il diritto al rispetto della loro dignità e personalità; il diritto al conforto familiare da mattina a sera. Un ospedale nel quale ci sia affetto, dolcezza e ottimismo, qualità che ho sempre considerato, in questi quasi trent'anni di professione, non meno importante della competenza e della professionalità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Ringrazio la Presidente per il suo intervento, perché con tempestiva cortesia istituzionale già ieri in Commissione si era resa disponibile a rispondere, cosa che ha fatto parzialmente; ma con una parzialità molto ampia sul tema che le era stato sollecitato, e non soltanto da me.
Nell'ambito del suo ampio intervento, ci sono cose buone, cose così e cose negative. Se fossimo in un clima di amicizia, quando si dice "ho delle cose buone e delle cose cattive da dire", tutti dicono "cominciamo dalle cose cattive e lasciamo le cose buone per ultime". Ma proprio perché il clima non è quello, se mi consentite partirei dalle cose buone, lasciando le cose migliori - quindi quelle secondo me negative - per la fine di quello che spero sarà un brevissimo intervento.
Intanto apprezzo, nell'ambito di un progetto che chiamiamo Città della Salute, che ovviamente non è nuovo come tale, l'aspetto metodologico che la Presidente ha riproposto - ieri in sede di Commissione, oggi in Aula - come modello all'interno del quale porre una serie di contenuti che non siano unicamente connessi con l'aspetto pur prevalente della cura, ma che tengano in conto una serie di altri elementi, tutt'altro che corollari, che ne fanno, appunto, codificandoli in qualche modo e definendone i canoni e l'esportabilità, qualora fosse utile e necessario, un progetto.
Questo lo considero un miglioramento rispetto a quanto ho fatto negli anni precedenti e, come tale, lo ritengo apprezzabile e condivisibile.
Apprezzo altresì, anche se fa più parte delle dichiarazione di intento parte che della realtà (però ne prendo atto, perché sarebbe scorretto e scortese non riconoscerlo) che la Presidente dica che è ora di decidere, e non solo perché c'è una forma di pressione da un Governo che palesemente ogni giorno che passa, si rivela sempre meno amico.
Lei sa, Presidente, che è più facile collaborare con i Governi dell'altra parte, ma glielo avevo già detto e lei non ha voluto starmi a sentire. Nell'aprile 2006, secondo me bene avrebbe fatto a darci una mano e fare in modo che il Governo Berlusconi, che tanto amico le si era dimostrato nel primo anno, continuasse ad esserle amico, come sarebbe stato nel prosieguo. Però, tanto è che uno chiede, poi ottiene i risultati che può ottenere e mette in conto le conseguenze che poi, ineludibilmente arrivano (non soltanto su questo tema, perché l'elenco delle criticità che coinvolgono questa Regione mi pare ormai lungo, ma ne parleremo in altra sede, altrimenti qui ci dilungheremmo).
condivisibile, inoltre, l'idea del "tempo", anche perché - passiamo alle cose è un po' così così - questo è un progetto che arriva da lontano.
Non sono certo, ma credo che nell'estate del 1997 o del 1998 (in estate quando i giornali sono più vuoti, quindi chiunque di noi trova spazio con più facilità nell'ambito della cronaca regionale), l'allora Assessore D'Ambrosio, con il quale è noto (gli amici di AN lo sanno) che c'è stato un rapporto molto dialettico nell'ambito dell'appartenenza (dico "dialettico" perché sono in una forma di gentilezza oggi pomeriggio), disse, per quanto atteneva le Molinette (all'epoca c'era una polemica su quanti miliardi servissero), che la cosa più intelligente da fare era spostarle. Io risposi che ne prendevo atto - eravamo a metà legislatura - e che era una delle prime cose intelligenti che l'Assessore D'Ambrosio sosteneva.
Il progetto della Città della Salute parte un po' da lontano, non per attribuirne una paternità, non è questa l'esigenza di oggi, ma per dire che se oggi è tardi, bisogna anche definire se è tardi rispetto a cosa. Quello che ancora non ho compreso è a che tipo di esigenze noi intendiamo far fronte. Allora si parlava della Città della Salute, Molinette 2, alcuni vollero anche dire "Molinette 2: la vendetta". Le battute si sprecano vedrà quante ne arriveranno, Presidente, da adesso in poi anche su questo tema.
Noi politici, avendo poco da fare e sapendo fare ancora meno, in genere, sulle battute abbiamo una certa disponibilità e propensione l'orientamento che allora si aveva, ancorché non dichiarato con chiarezza era - e per quanto mi riguarda è - che esiste un mercato della salute, non della cura, ma della salute intesa come cura, come prevenzione e star bene.
Un mercato. Termine che aveva già innervosito prima il Consigliere Segretario Chieppa, non so ancora per che cosa. Nondimeno, continuo a pensarla cosi.
Sapete perché la penso così? Perché anche nell'ambito della redazione del Piano Socio Sanitario che lei in questo momento - oggi con una funzione aggiuntiva - sostiene, scritto che la sanità piemontese - una delle poche deleghe attribuite con chiarezza alle Regioni perché sono una delega problematica, su cui lo Stato cerca di non vantare alcuna attenzione dovendosi in genere far fronte alle esigenze della sanità con il portafoglio, e non con l'esercizio delle funzioni del potere - occupa più o meno 50/55 mila dipendenti diretti; c'è un certo indotto - di calcolo difficile, diceva il Consigliere Boeti - ci sono poche aziende. Questa è una conseguenza di eventi che sono successi nel corso degli anni.
un mercato che alcuni di noi - chi parla, per esempio, è tra coloro che lo sostiene - ritengono essere una delle poche - vado più in là ritengo che sia l'unica - possibilità oltre alla conoscenza e al mondo dell'università in senso lato (ci vorrebbe l'Assessore Bairati per sviluppare il tema) che possa produrre sviluppo in termini di occupazione e posti di lavoro. Quei posti di lavoro che non ci sono più al mattino all'ingresso dei cancelli della FIAT, nell'ambito di questa simpatica città che, un tempo, produceva posti di lavori, ma adesso produce altre cose. In un altro seminario che potremmo organizzare presso l'Unione Industriale o alla Camera del Lavoro potremmo discutere del perché.
Considerarlo mercato significa trarne tutta una serie di conseguenze.
evidente che qualcuno invece - l'Assessore Valpreda purtroppo non è con noi stasera - evidentemente ha una visione - ce l'ha sempre avuta e la scrive del tutto diversa, la considera un servizio. Leggo i vostri documenti, li leggevo anche a suo tempo e continuo a leggerli con attenzione dissentendo, ma li leggo. Se non si legge cosa scrive l'avversario, come si fa a comprendere le ragioni della diversità, si rischia di parlare per il piacere di parlare. Conosco il tema.
Quando dico che il Piano Socio Sanitario è un eccellente documento comunista, lo dico per fare un complimento a chi l'ha scritto: un eccellente comunista di 70 anni, coerente con il suo pensiero. Mi domando se e in che misura sia coerente, ma questo avremo modo di farlo rilevare man mano, passo per passo, capitolo per capitolo, all'attenzione di altri che, a meno di conversioni tardive tipo Saulo sulla strada di Damasco, non mi risulta siano stati, siano o intendano diventare comunisti da un lato né, tanto meno, condividono delle informazioni.
Sanità come mercato. Se la sanità è un mercato, allora significa fare una serie di cose, e qui torniamo a noi. Sono poco appassionato alle aree.
Capisco poco di tante cose, l'urbanistica è una delle aree dove sono più ignorante. Nella scorsa legislatura c'era un elemento tecnico che si chiamava concordia istituzionale, su cui buona parte della maggioranza di allora era critica perché sembrava che fosse eccesso di disponibilità verso l'altra parte (io ero fra costoro). Significava che non era tanto importante aver ragione, ma trovare un accordo. È più facile dire no, che trovare una modalità del sì. Non me ne vorrà il Consigliere Boeti, ma di Baroni Haussmann in grado di ripianificare la Parigi dei prossimi cent'anni, non ne vedo. Grandi visioni urbanistiche che incidano sul XXI secolo di questa città - io mi ritiro perché non capisco neanche cosa sia l'urbanistica - non ne vedo, non vedo grandi aperture alari per definire il dove. Neanche ho visto il coinvolgimento di grandi pensieri urbanistici europei perché si è deciso - lei è innocente, bisognava farlo prima - di coinvolgere gli urbanisti.
Il punto da discutere qui è che tipo di mercato e non mercato vogliamo della sanità. Quello che non è accettabile in cauda venenum, Presidente, è che lei consenta o, peggio, dica sui giornali, che le Molinette sono a pezzi. Lo ha detto lei: "Le Molinette sono il cuore del sistema". Siccome tra le sue tante esperienze politiche non credo che ce ne sia qualcuna che l'abbia avvicinata a formazioni che hanno attentato al cuore dello Stato, i casi sono due. O è vero che sono a pezzi e allora le ripari, ma non ne parli. Lei è la Presidente della Giunta, non è una interlocutrice qualunque. Oppure, se non è vero, ancora peggio.
Essendo un'autodidatta che capisce poco e ancor meno di Molinette - chi mi conosce, sa che dico la verità - so che non è vero. Dal punto di vista politico sono contento che lei lo dica perché i giornali di lunedì e di domenica, gratuitamente (so che state lavorando molto da questo punto di vista) ci hanno fatto guadagnare dei consensi da chi giornalmente lavora lì e sa quanto è faticoso lavorare alle Molinette. Se è vero, e non lo è, n il compagno Monchiero né il camerata Galanzino potrebbero dire delle cose diverse lavorandovi ormai da più di due anni. In ogni caso, non è partendo dalle Molinette, che sono il cuore ipotetico del servizio o dell'eccellenza, definendole a pezzi, che noi possiamo costruire qualcosa di utile per il futuro di tutti.
Grazie alla Presidente per la disponibilità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Proverò in questo mio intervento a rappresentare la posizione del mio Gruppo e di quello di Uniti a Sinistra.
La Presidente ci ha proposto una discussione che si muove, secondo me tra due poli principali. La Presidente ha parlato di soluzioni condivise e di tempi rapidi. Intorno a questi due poli si deve declinare la discussione di oggi, che sicuramente non è e non può essere una descrizione e una discussione definitiva, ma deve provare, secondo me, ad immettere alcuni elementi di gerarchizzazione dentro le nostre discussioni. Lo dico sia da questa parte dell'aula che da quella.
Non credo che la Presidente si sia nascosta dietro un dito. Le parti indefinite del suo discorso sono esattamente così indefinite, ma non possono che essere così.
Ci vuole, anzitutto, rispetto per un lavoro in atto. Penso a tutto il lavoro di istruttoria che l'AReSS sta facendo, che non è ancora compiuto e che non può non essere un elemento basilare per fondare una discussione e una decisione definitiva..
Pertanto: rispetto per una fase istruttoria, che deve continuare e che non può - lo dico chiaramente - essere schiacciata dalla fretta, perché un conto sono le decisioni che si devono prendere in modo condiviso e con tempi rapidi e un conto è pensare che la fretta possa diventare elemento determinante, quindi cattiva consigliera, specialmente quando si tratta di decisioni così importanti.
Parlavo, prima, della necessità di provare a gerarchizzare il nostro discorso.
Questo è determinante per affrontare il tema in oggetto, perché parlare della Città della salute o delle cosiddette Molinette 2, significa molte cose: significa parlare di salute, di strutture sanitarie, di strutture connesse a queste, ma significa anche parlare di questioni urbanistiche, di Torino e del suo futuro, di un sistema urbano, delle sue polarità e delle sue aree verdi.
Come vedete, l'argomento è assai complesso. Per provare ad affrontarlo in termini stringenti e non superficiali, dobbiamo cercare di creare una gerarchia fra questi temi.
Ritengo che, in cima alla gerarchia, debba esserci il contenuto di questo progetto. È decisivo! Ci sta lavorando l'AReSS, e su questo se ne sono sentite un po' di tutti i colori; lascio perdere le dichiarazioni giornalistiche, ma penso che su questo si sconti un ritardo, un ritardo di molti, anche dell'Università.
Penso che anche l'Università sconti un ritardo. Ma se il ritardo deve essere recuperato, deve essere recuperato esattamente sul terreno di un progetto che sia convincente. Un progetto che, innanzitutto, abbia la capacità di mantenere i piedi per terra. Le Molinette non sono certamente a pezzi, ma chi ci lavora sa che quell'ospedale non regge più.
Ho avuto modo di capirlo di persona, andando a trovare l'Assessore Mario Valpreda.
Detto questo, occorre stare con i piedi per terra, perché, quello che sarà dell'ospedale, avrà a che fare con il futuro della salute dei piemontesi, avrà a che fare anche con la rete ospedaliera che stiamo tentando di mettere in piedi, quindi una parte importante del Piano Socio Sanitario.
una questione che diventa elemento ordinatore, che ha a che fare con il futuro, con investimenti molto gravosi, perché, se non possiamo ancora spendere centinaia di milioni per mettere a norma le Molinette e dobbiamo spostarci da un'altra parte, dobbiamo sapere che, dall'altra parte, va fatto un investimento gravosissimo, e va fatto con oculatezza, affinch nessuno possa dire: "Avete messo i soldini, ma si poteva fare altro, prima e meglio".
Quindi, i soldi che dobbiamo cercare di stanziare su questo progetto devono essere ben spesi: no a voli pindarici, ma piedi ben piantati per terra.
Seguiamo bene l'istruttoria dell'AReSS e cerchiamo di capire, insieme a questo processo, come la Città della salute si potrà collocare all'interno della rete ospedaliera piemontese, e torinese, in modo particolare. Cosa succederà dell'attuale ospedale Molinette, ma anche degli altri ospedali? Come costruiamo un'ipotesi credibile intorno a questo ospedale, che certamente serve, ma sappiamo benissimo che tutto il resto della rete dipende anche da questa scelta e non può essere certo smantellato, ma va recuperato e messo in sinergia? Detto questo, e detto che davvero l'istruttoria non è finita, ma che ci sono dei punti irrisolti, dobbiamo essere chiari: non c'è un punto finale che siamo in grado di rappresentare, senza tema di smentita. Dall'altra parte, sappiamo molto bene che la collocazione - come vedete gerarchicamente la metto dopo, perché, secondo me, è così che bisogna fare di questa nuova struttura ospedaliera, con alcuni addentellati - li chiamo così, ma ci torno dopo - è una cosa non indifferente, sopratutto per il sistema urbano, metropolitano e per Torino.
Nell'ipotesi di Campo Volo, significa una nuova polarità per questa città, che sicuramente ha dei vantaggi - lo ricordava la Presidente - di tipo trasportistico, viario e di collegamenti, ma significa, appunto, una nuova polarità e bisogna capire come questa nuova polarità si inscriva in un'area metropolitana che si sta ridisegnando.
Non penso che ci sia bisogno degli architetti che hanno ridisegnato Parigi; noi stiamo cercando di realizzare alcune cose, molto modestamente ma a questo dobbiamo molto pensare: se si procederà, c'è una nuova polarità da rispettare e occorre tenere presente che si va ad insistere su un'area verde - lo dobbiamo sapere - vincolata.
Dobbiamo essere molto attenti, perché sappiamo che abbiamo un progetto su tutta la corona verde torinese e sappiamo anche che ci sono molti appetiti su quella corona verde, molti appetiti che vanno respinti.
Qui c'è anche il punto della trasparenza: questo procedimento deve essere trasparente e non deve lasciare adito neanche al minimo dubbio. Se dobbiamo finire a Campo Volo, non siamo pregiudizialmente contrari: chiediamo trasparenza e chiediamo di costruire, con il coinvolgimento della Provincia e del Comune di Collegno, una soluzione davvero condivisa, che tenda a salvaguardare fino in fondo il valore di quell'area. Questa, non può essere completamente fagocitata da un'urbanizzazione che parte dall'idea di collocare una nuova struttura sanitaria e che finisce per agganciare, in un gioco di domino, un processo di urbanizzazione, che non condividiamo.
Un ultimo passaggio lo voglio fare su quelle che la Presidente ha descritto come "le attività connesse alla struttura ospedaliera vera e propria".
Penso che, intanto, si parta dall'ospedale e da quello che vogliamo farne, per le motivazioni che dicevo prima.
Su questa parte, che può essere ricondotta intorno a incubatori ricerche, sviluppo connesso ad un'economia direttamente collegata alla sanità e alla salute, c'è bisogno di una maggiore istruttoria, non perch quest'idea non abbia una sua fascinazione, ma perché ritengo che, su questo tipo di fascinazione , abbiamo una responsabilità enorme.
Se si fa qualcosa in più, con quelle caratteristiche, dobbiamo farlo sapendo che tutto quel sistema regge; si può integrare nel sistema sanitario industriale piemontese e può rappresentare veramente un volano anche per la nostra Regione.
Su questo, serve veramente una maggiore istruttoria, perché non possiamo permetterci che, dopo la fascinazione, rimanga semplicemente qualche intervento a titolo di esempio.
Sarebbe una grave sconfitta, che non ci possiamo permettere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale



VIGNALE Gian Luca

Credo vi siano due aspetti da distinguere, all'interno di questa discussione.
Il primo, è il ragionamento complessivo sul Parco della Salute, sul quale non mi sembra vi sia una gran differenza di vedute tra il centrodestra e il centrosinistra.
Non è un'invenzione di questa Giunta; vi possono essere delle differenziazioni che dividono i due schieramenti. Certamente, il fatto di pensare di avere un approccio relativamente ad una collocazione sanitaria che abbia un'incidenza rispetto allo sviluppo dell'economia locale e non, è certamente un dato importante, che condividiamo.
Ci pare, però, che la discussione di oggi, nonostante venga svolta, non voglio dire in modo un po' stanco, ma certamente con un'attenzione da parte del Consiglio e della Giunta - interamente, non faccio accuse nei confronti di nessuno - che non è quella che competerebbe, dovrebbe avere una valutazione più legata agli aspetti urbanistici e speculativi che quest'intervento può prefigurare.
A noi interessa partire dai primi aspetti, quelli di carattere urbanistico.
Quando nell'ottobre-novembre del 2005 stavamo discutendo la legge sull'acquisizione di aree FIAT, il nostro Gruppo consiliare sottolineava pur non essendo a favore o mostrando perplessità che il pubblico stanziasse dei fondi, di fatto, per un'azienda privata o, comunque, per l'acquisizione di aree di un'azienda privata, il vero timore, che manifestammo anche con un ordine del giorno, che non consisteva nello stanziamento dei 35 milioni di euro per l'acquisizione delle aree, ma nel fatto che si andava ad acquisire una parte consistente di area, cioè 600 mila metri quadrati attualmente di proprietà di TNE, vicina a 900 mila metri quadrati già di proprietà FIAT, ora in mano a un singolo immobiliarista, ovviamente, vicino all'ex proprietà, che poteva essere oggetto di trasformazione edilizia.
Per evitare che vi fosse, in qualche modo, un regalino manifesto, che in realtà, nascondeva un'enorme speculazione edilizia mediante una legge di sostegno all'imprenditoria piemontese, presentammo un ordine del giorno che impegnava la Giunta regionale a non acconsentire ad alcuna variante strutturale al Piano Regolatore del Comune di Collegno, che, infatti, la maggioranza respinse.
assolutamente chiaro - almeno, a noi è assolutamente chiaro - che la discussione che si sta svolgendo oggi, comprendendo che per realizzare un Campo della salute sono indispensabili le aree, non verte tanto o solo sul luogo dove realizzare un Parco della Salute. L'odierna discussione, per la quale non ci sembra possano essere accettabili i 15 giorni che la Presidente ha posto ai saggi riuniti al tavolo che è stato costituito andrà a investire buona parte di quelle che saranno le costruzioni e lo sviluppo dell'area metropolitana all'interno della nostra Regione e soprattutto, all'interno dell'area metropolitana torinese, la quale ha due polmoni verdi e la possibilità di svilupparsi in due luoghi. Vi sono ancora due grandi soggetti fonte di speculazione: l'area Borsetto, tant'è che gli enti pubblici per evitare questo acquisirono l'area, per mantenere un polmone verde, e l'area di Collegno, un milione e 500 mila metri quadrati destinati a verde.
Ora, potete raccontarci tutto quanto credete, siamo disposti a condividere buona parte dei ragionamenti svolti sul Campo della salute, ma venirci a raccontare che la scelta del Campo volo è indispensabile per costruire uno splendido ospedale, dove vi saranno infermieri non solo competenti, ma anche dolci, a noi interessa poco, da un punto di vista sanitario, perché, in realtà, noi stiamo operando una scelta determinante per lo sviluppo non soltanto della nostra città, ma di tutta l'area metropolitana e anche della Regione.
Credo che, oggi, nella Regione Piemonte non esista un'area di trasformazione urbana di queste dimensioni vicino ad un capoluogo di Provincia o ad una grande città; deve essere chiaro a tutti. Dopodiché, si sappia che gli investimenti immobiliari - si possono chiamare "speculazioni" - sono tali, cioè, i 400 mila metri quadrati che verranno occupati per l'attività ospedaliera e le attività legate all'attività ospedaliera saranno inevitabilmente il primo passo per occupare altre centinaia di migliaia di metri quadrati per attività residenziali commerciali e quant'altro, altrimenti, indicatemi un'unica area presente nella nostra Provincia e in Europa - salvo i paesi scandinavi, forse - in cui vi sia un polo universitario, o un polo ospedaliero, intorno al quale c'è un meraviglioso parco verde dove non vi è nulla.
Noi, oggi, stiamo discutendo della più grande trasformazione urbana altri Gruppi consiliari la chiamerebbero, forse, "cementificazione", non è il nostro modo, perché noi crediamo che le trasformazioni urbane, in molti casi, possano essere utili - che la città ha fatto negli ultimi decenni paragonabile soltanto ad alcune gradi trasformazioni fatte nei decenni precedenti in altre parti della città.
Il punto è questo, non è come vorremmo l'ospedale.
Dato che il punto è questo - mi rivolgo alla Presidente - non credo che una tale scelta, da un punto di vista urbanistico, della centralità dell'importanza sui trasporti e quant'altro, possa essere fatta in 15 giorni, dicendo: "Attenzione, lo Stato ha stanziato 200 milioni per il Parco della Salute, abbiamo necessità di decidere entro 15 giorni altrimenti, alternativamente, perdiamo i 200 milioni".
Ora, al di là del fatto che i 200 milioni, con una procedura che la Presidente stessa ha definito certamente non semplice, credo si abbia dico questo perché lo ripeteva ieri la Presidente in Commissione - la possibilità concreta di mantenerli in capo alla Regione Piemonte sul polo per esempio, di Novara, mi auguro solo, qualunque sia la scelta condivisibile o meno, che le istituzioni locali, per una questione quantitativa di tempo, non qualitativa sul progetto, non vogliano scegliere in soli 15 giorni rispetto alla trasformazione urbana di almeno un milione di metri quadrati all'interno della nostra città.
Pur non essendo ambientalista da un punto di vista dello schieramento politico, sono persona che tiene ad un equilibrio tra urbanizzazione e aree verdi, pertanto mi preoccupo di quanto sta accadendo all'interno della nostra città, vedi, ad esempio, Spina 3, cioè centinaia di migliaia di metri quadrati verdi trasformati in aree residenziali.



(Scampanellìo del Presidente)



VIGNALE Gian Luca

Concludo.
Mi preoccupo di quanto potrà accadere nell'area del Campo volo soprattutto in presenza di una differenza rispetto a tutte le trasformazioni urbane che la nostra città ha vissuto negli ultimi 15 anni che sono state molte: è la prima volta che ci troviamo di fronte ad un unico proprietario, mi rivolgo al collega Deambrogio che diceva che si deve agire in trasparenza. Il signor Zunino, nel momento in cui deve cedere alla società TNE dei terreni sui quali sa che verrà costruito un ospedale secondo voi, cede i terreni al prezzo che valgono oggi?



(Commenti fuori microfono della Presidente della Giunta regionale, Bresso)



VIGNALE Gian Luca

vincolato, ma se so che la Regione Piemonte ha necessità di parte di migliaia di metri quadrati che sono in mia proprietà io detto il prezzo perché, se non ci sono quei terreni, così come per FIAT Avio, non si realizza il Parco della Salute - gli immobiliaristi queste cose le sanno far bene senza la necessità dei suggerimenti del sottoscritto.
Concludo, avendo già sforato di molto il tempo a mia disposizione.
Ci auguriamo, in conclusione, che il prossimo appuntamento della Commissione sanità possa essere dedicato a questo, è strategico il Piano Socio Sanitario. Ritengo che questo, oggi, in termini temporali, sia un po' più importante, anche solo per ascoltare la voce degli Enti locali e dell'università. Mi sembra che, relativamente a questo, ci sia stato il pronunciamento contrario di tutti i Rettori dell'Università.
Pregiudizialmente, non sono né favorevole né contrario, vorrei avere tutti gli elementi possibili per poter fare una valutazione, è che in tempi ristretti, perché è vero che la politica non deve dilatare i tempi a lungo (ricordo che da due anni questa Regione è governata dal centrosinistra), si possa avere la possibilità di arrivare ad una scelta. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Grazie, Presidente.
Innanzitutto, voglio ringraziare la Presidente Bresso per la sua attenzione sul tema. La conoscevo esperta in tante materie, ma in queste poche settimane sta dimostrando di avere anche una grande competenza in campo sanitario.
Credo che la sua lettura, rispetto alle diverse alternative che oggi abbiamo di fronte, sia completa.
In sintesi ritengo, avendo ormai consumato l'attenzione di quasi tutta l'Aula (non so quanti Consiglieri hanno ancora la forza di ascoltare il dibattito) che la prospettiva più convincente, naturalmente non essendo prive di buoni argomenti le altre alternative, sia quella che la Presidente Bresso, ma anche altri colleghi (in modo particolare il collega Boeti) hanno individuato. Mi pare e ci pare che, alla fine, la prospettiva di collocazione del nuovo Parco Torinese della Salute nell'area di Campo Volo e nelle aree già costruite, anche da molto tempo (in modo particolare alla Certosa), si configuri come una soluzione più convincente, meno problematica e soprattutto - forse tema non abbastanza sottolineato - più economica: argomento tutt'altro che secondario.
Noi abbiamo di fronte, come sanno anche i Consiglieri di minoranza essendo un tema che vogliamo essere oggetto di confronto, la sfida del rinnovamento del patrimonio ospedaliero e sanitario. Abbiamo bisogno quindi, di una quota di autofinanziamento per sviluppare questo progetto.
evidente che la valorizzazione urbanistica di ospedali come le Molinette e il San Giovanni Battista, individuate in un'area centrale della nostra città, può sicuramente consentirci di ottenere risorse destinate allo sviluppo dell'edilizia sanitaria.
Siamo dunque con lei, Presidente, nell'approfondire la questione. Bene il supporto dell'AReSS; bene il confronto con l'università, anche se ci pare che in questo momento sia pronta a cambiare idea, se ci saranno gli argomenti. Ci pare che la soluzione "Collegno" sia quella più convincente e con più opportunità.
Ora il dibattito non lo consente, però qualche modesta considerazione la voglio fare. Non possiamo permetterci di risolvere la questione del nuovo Parco torinese della Salute come una questione di nuova localizzazione di Molinette 2. Ci sono molti argomenti da affrontare e devono essere affrontati in quest'Aula, nelle riunioni di maggioranza ed anche nel dibattito, avviato in queste settimane, per l'approvazione del nuovo Piano sanitario regionale, perché si tratta di argomenti che non possono essere ulteriormente dilazionati.
Alcune questioni sono state ricordate dal collega Boeti; io ne ricordo altre. Dobbiamo dire con chiarezza - mi pare che in modo sfumato lo abbia detto il collega Boeti quando ha dato un dimensionamento al numero di letti per Molinette 2 - se Molinette 2 dovrà essere quello che è oggi, cioè contemporaneamente, un ospedale di alte complessità, un ospedale di insediamento e un ospedale generale.
Questo equivoco non può essere ulteriormente trascinato. Va affrontato con garbo e con confronto, però non può essere ulteriormente rinviato.
Naturalmente è un tema che non riguarda solo Molinette, ma quasi tutti o buona parte degli ospedali delle Aziende Sanitarie Ospedaliere. La definizione più chiara del ruolo attribuibile alle Aziende Sanitarie Ospedaliere, agli Ospedali di Aziende Sanitarie Locali, quindi, è un tema ineludibile, anche per evitare quell'effetto attrattivo che i cittadini della cintura di Torino hanno verso gli ospedali di Torino, in modo particolare gli ospedali di ASO, che è frutto di questa non chiarezza che invece, va affrontata.
Un'altra questione decisiva da chiarire è relativa al dove svolgere l'insegnamento. L'insegnamento può essere svolto solo negli ospedali di ASO? Ovvero, l'insegnamento di specialità, quindi non di alta complessità può essere svolto anche negli ospedali di Azienda Sanitaria Locale? La risposta a questa domanda prefigura uno scenario di ricollocazione delle attività universitarie che non può essere lasciata di nuovo al corso degli eventi o all'aggiustamento per fasi successive, o al non aggiustamento per fasi successive.
Altra questione da affrontare è la programmazione della produzione delle alte complessità. Dobbiamo dire con chiarezza che Molinette 2 sarà sicuramente un centro dove alte complessità, verosimilmente le più sofisticate, saranno assicurate, ma abbiamo l'esigenza di programmare la loro produzione (penso ai grandi ustionati o ai grandi traumatizzati).
Queste produzioni vanno attribuite, in modo chiaro e definitivo, alla rete degli ospedali di alta complessità, senza ulteriori conflitti incomprensioni e assenza di comunicazione.
Allo stesso modo, credo che questo tema non possa ulteriormente diluire o rinviare la questione ormai non più dilazionabile del rilancio delle professionalità del Mauriziano, prima ancora che dell'Ospedale. Parlo di professionalità perché credo che si possa aprire una riflessione più complessiva, anche rispetto alla collocazione di queste professionalità. La vetustà dell'Umberto I è un tema che va affrontato appena dopo la questione della valorizzazione del patrimonio contenuto all'interno delle mura del San Giovanni Battista.
Peraltro, pur non essendo un tema affrontato oggi lo voglio ricordare visto che sul punto è mancato un confronto che sollecito alla Presidente ritengo che, proprio in considerazione degli impegni assunti oggi sulla questione della verifica della storia degli ultimi anni dell'Umberto I e del Mauriziano, non possiamo, anche in considerazione delle sentenze della Corte Costituzionale in riferimento ad altre questioni che hanno riguardato la proprietà degli altri ospedali dell'Ordine, dare per scontato il fatto che questi, in modo particolare l'Umberto I, passi in proprietà alla Regione, anche se è altrettanto evidente la preoccupazione - questa, sì condivisa - del fatto che dobbiamo investire o, comunque, decidere il da farsi sull'Umberto I. Ciò che non ritengo opportuno e condivisibile è che venga dato gratuitamente in proprietà alla Regione, ma sul punto ci ritorneremo.
Credo sia importante e non più dilazionabile discutere su come Candiolo, l'Istituto di ricerca di carattere scientifico che ci accingiamo a sostenere, si colleghi e si integri all'interno della rete ospedaliera regionale, in modo particolare delle Aziende Sanitarie Ospedaliere. Il San Luigi è lì a pochi chilometri e, verosimilmente, può offrirsi con una più facile, più comoda e sicuramente più economica sede presso cui sviluppare anche l'attività di cura, non certo quella di ricerca che, per quanto posso pensare, va sicuramente sviluppata presso Candiolo.
Quindi non bastano i muri, Presidente. Lei ben lo sa. Non basta discutere della collocazione, ma l'occasione della definizione della ricollocazione del nuovo grande ospedale è sicuramente l'occasione irripetibile per discutere di queste e di altre vicende prima ricordate.
Non manchi, in conclusione, il confronto su questi temi. A lei sicuramente non sfugge la delicatezza, anche in riferimento all'apprezzamento che potremmo avere o no da parte della classe medica degli operatori per la salute, che, da queste decisioni, determineranno non solo la fiducia nel loro lavoro e nelle loro prospettive, ma anche verosimilmente in parte la fiducia nella nostra coalizione. Le raccomando quindi, grande attenzione al confronto. Noi potremo fare la nostra parte ma credo che, alla fine, sia importante decidere.
In questo, e concludo, mi differenzio dal collega Burzi (ma forse sarà d'accordo anche lui): credo che non sia intelligente per la politica guardare al consenso nel breve periodo, alla luce di un articolo di giornale o degli interessi più o meno corporativi che ogni tanto emergono fortunatamente in modo non così esplicito, anche da parte delle categorie che operano nella sanità.
Noi abbiamo la responsabilità di interpretare l'interesse collettivo dei cittadini e anche l'interesse degli operatori sanitari che sono convinto che in larga parte sono disponibili a condividere le decisioni importanti e, per certi versi, faticose, che portano cambiamenti ma che possono sicuramente garantire quell'interesse generale cui siamo chiamati dagli elettori.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Buquicchio; ne ha facoltà.



BUQUICCHIO Andrea

La ringrazio, Presidente. Volevo dirle che su questo argomento avrei molte cose da dire, ma per un garbato gesto di protesta, relativo sempre alle modalità di prenotazione, che mi permetto di rinnovare nell'invito a rendere elettroniche, poiché si verifica sempre più spesso - sarà un'impressione, in tale caso chiedo scusa - che il metodo di attribuzione della parola non sia quello direttamente proporzionale all'alzata di mano ma chissà perché le valutazioni sono altre.
Con un garbato gesto di protesta, rinuncio al mio intervento.
Le mie ragioni, le mie motivazioni e le mie osservazioni le avrete in forma scritta o in altra occasione. Grazie.



PRESIDENTE

Presidente Buquicchio, mi spiace che lei si consideri non tutelato nell'assegnazione della parola, ma non ci sono ragioni per cui questo debba avvenire.
Sono formalmente dispiaciuto. Provvederemo comunque a ripristinare il computer portatile che tiene conto dei tempi di prenotazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Desidero intervenire per esprimere condivisione e apprezzamento per la puntuale relazione della Presidente Bresso, anche se, per arrivare ad un giudizio più compiuto e definitivo su questa vicenda, attendo anch'io di avere il documento dell'AReSS, una proposta che valuti i contenuti del progetto, una comparazione per le localizzazioni, i costi e i benefici delle diverse ipotesi, e ci consenta di esprimere opinioni e non solo sensazioni rispetto alle conoscenze che oggi abbiamo.
Certamente, la Presidente ha posto l'accento sulla necessità di decidere in tempi rapidi e sono ben chiare le esigenze dei tempi che sono state illustrate.
Condivido l'impostazione del progetto, che non deve essere la costruzione di un nuovo ospedale gigantesco e ingestibile, né deve rispondere soltanto alle esigenze esclusive del sistema universitario.
Credo che il modello che si va delineando, della connessione tra la cura l'insegnamento, la formazione, la ricerca, l'innovazione, l'incubatore capace di attrarre attività di ricerca ma anche di impresa, sia l'impostazione corretta e possa essere il volano attrattivo per l'economia complessiva della nostra Regione.
Credo anche che la Regione, la Provincia e i Comuni interessati debbano manifestare capacità di governo: decidere in tempi utili e cercare un'intesa e un equilibrio anche con le esigenze dell'università, senza condizionare le scelte, privilegiando soltanto agli interessi interni del sistema universitario, che, invece, deve guardare a questo progetto con l'attenzione che merita per i risvolti di carattere più ampio che con s porta.
A pelle, direi che le motivazioni che riguardano Campo Volo facciano propendere per questa opzione, per le caratteristiche che l'area possiede che la Presidente ha già richiamato in modo abbastanza dettagliato.
Attorno alla Città della salute, nascerà di certo una nuova polarità come qualcuno ha detto - con effetti indotti anche notevoli, che vorrei leggere in termini positivi: potrebbe essere importante per la crescita dell'area metropolitana e di Torino. Certamente, sarà necessario dispiegare le nostre capacità di governo del territorio per impedire che gli aspetti positivi si trasformino anche in aspetti deteriori, in modo tale da tutelare, nel modo migliore, l'equilibrio dell'insediamento su quell'area.
Ritengo altresì che questo darà la possibilità di ricalibrare - per usare il termine con il quale si è espressa la Presidente - il sistema sanitario metropolitano, ma non solo. Bisognerà vederlo nell'ottica di ridefinizione complessiva del sistema sanitario, perlomeno della provincia di Torino, e prestare attenzione affinché le risorse necessarie per realizzare quel progetto non drenino la capacità di intervento complessivo della Regione, perché non si esaurisce con la Città della salute la necessità di interventi sul sistema strutturale della sanità torinese e piemontese.
A pelle, quindi, esprimerei questo giudizio. Ma credo che non ci si debba esprimere soltanto a pelle, ma sia necessario avere quella proposta su cui fare valutazioni con maggior appropriatezza.
Credo, altresì, che si debba operare in tempi rapidi, per non perdere l'opportunità e i fondi disponibili.
Pertanto, la proposta convincente che richiamava prima il collega Deambrogio, mi auguro che possa essere posta quanto prima alla nostra attenzione, per confermare queste impressioni o, eventualmente, cambiare orientamento se ci saranno i presupposti che portino a valutazione diverse che oggi, invece, mi pare che vadano in questa direzione. E su questa direzione, noi appoggiamo e condividiamo la relazione della Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Avevo presentato un ordine del giorno su questo tema, che sollecitava un intervento. Bene ha fatto la Presidente ad intervenire oggi; non ne ero al corrente, ma ho assistito via internet alla sua relazione e agli interventi dei colleghi della maggioranza. Non ho capito bene, ma mi è sembrato che la relazione della Presidente fosse orientata più verso la ristrutturazione di Italia 61...



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

No.



SCANDEREBECH Deodato

Non ho capito bene, devo essere sincero. Però, un po' da equilibrista un po' perché ero in macchina ad ascoltare, non riuscivo a capire bene.
Però ho ascoltato alcuni interventi della maggioranza, nei i quali si è chiesto esplicitamente che il progetto venisse applicato a Collegno nell'area di Campo Volo.
Mi chiedo veramente con quale criterio stiamo affrontando un problema così importante, dal momento che l'area metropolitana non riesce a decollare, e non decollerà mai immagino.
Questo progetto riguarda la salute dei cittadini e soprattutto i servizi sanitari rivolti ai cittadini. Come tale, andrebbe rivisto meglio contabilmente coi tempi.
Mi chiedo se è stato fatto uno studio di fattibilità per valutare l'impatto sul territorio, per ciò che riguarda la qualità di servizi ai cittadini in tema di sanità? Mi chiedo con che criterio l'Assessore Bairati ha dichiarato che da una parte si spende uno, dall'altra due e mezzo o tre? Ci deve essere anche un criterio logistico, perché se l'Assessore Bairati ha fatto uno studio di fattibilità, un progetto, l'analisi dei costi, ecc., oppure è un mostro e noi siamo tutti degli asini che vanno ancora all'asilo, ad imparare, oppure siamo tutti allo stesso livello e c'è scritta qualche fesseria di troppo sui giornali .
L'Assessore Bairati non c'è, ma nutro nei suoi confronti grande simpatia (forse stima è un po' troppo!).
Presidente Bresso, faccio appello a lei, chiedendole di decidere, e so che lei ha il coraggio di prendere le decisioni, così come ne ha la fermezza; il resto non tocca a me deciderlo, perché non sono dalla sua parte, ma devo darle atto di saper assumere le decisioni.
Purtroppo, ha a che fare con una squadra, una tradizione... Lasciamo perdere, siamo qui per costruire e non per distruggere, perché stiamo parlando di un tema che riguarda tutti i cittadini.
Dobbiamo riflette su come affrontare il problema, dal momento in cui ripeto - c'è già un progetto integrato degli altri ospedali ed è già stato speso abbastanza su dei progetti che sono all'avanguardia, nel settore della sanità. Quindi, pur rispettando i colleghi e la loro intelligenza politica, mi chiedo con quale criterio si venga in Aula a dire che è più importante e migliore, dal punto di vista logistico e della qualità del servizio che si offre ai cittadini, scegliere Campo Volo.
Vorrei capire: spiegate, proiettate qualche slide, fatemi vedere qualcosa, aprite la mia mente, perché ancora oggi non abbiamo niente in mano. Non abbiamo un progettino, non abbiamo uno studio di fattibilità del territorio, non abbiamo niente.
Dobbiamo effettuare una scelta che deve essere fatta il prima possibile, altrimenti perdiamo 200 milioni di finanziamento, però - ripeto dobbiamo cercare di capire con quale criterio viene fatta questa scelta.
Mi chiedo, come semplice cittadino - lasciamo da parte le professionalità tecniche, che il sottoscritto ha e non ha - con quale criterio si scelga un posto così abbandonato e isolato, che potrebbe essere utilizzato per piantare qualcosa (non OGM, non voglio toccare la suscettibilità di coloro che sono contrari ai prodotti OGM), incentivando l'agricoltura in quella zona.
Collega Moriconi, come puoi permettere tutto ciò, dal punto di vista ambientale? È stato fatto uno studio di fattibilità sull'impatto ambientale? Tu che sei il portavoce, per tutti noi, di quello che riguarda l'impatto ambientale, è stato fatto qualcosa? C'è qualcosa di nascosto, che noi non conosciamo? Può anche darsi che saremo d'accordo con le vostre scelte, se ci farete capire e vedere se c'è qualcosa di veramente importante.
Oggi, Presidente, non voglio parlare di Commissioni di inchiesta probabilmente ne parleremo in un'altra circostanza, rispetto a Finpiemonte però tutti noi abbiamo letto: "Commissione d'inchiesta qui, Commissione d'inchiesta là"; oggi, è stata istituita una Commissione d'inchiesta, per parlando di Molinette 2, è importante capire con quale criterio viene scelto un posto piuttosto che un altro.
Mi sembra che tutti, dall'Università all'ambiente politico, in generale a parte alcuni grilli parlanti un po' stonati, che abbiamo ascoltato in quest'Aula - anche all'interno della maggioranza, siano d'accordo sulla ristrutturazione di Italia 61.
Questo, logisticamente; non c'è bisogno di andare a scuola per capire che dove ci sono alcuni poli di eccellenza, se se ne mette un altro, si riesce a dare più efficienza ed efficacia al progetto integrato.
Presidente Bresso, mi auguro che lei ci porti qualcosa di scritto, con dei numeri, delle analisi, degli studi di fattibilità, che ci possa, non dico convincere, ma fare chiarezza sull'eventuale scelta da compiere (abbiamo un compito molto difficile, perché i nostri figli dovranno usufruire di un servizio così importante), nel momento in cui la sanità e la qualità della vita sono direttamente proporzionali ai servizi che la sanità stessa riesce a fornire.
Le chiedo, Presidente, compatibilmente con la tempistica delle sue decisioni, ma soprattutto prima che venga compiuta la scelta - in Commissione o dove si vuole - di portarci uno studio di fattibilità. Noi lo leggeremo, magari impiegheremo una giornata o una mezza giornata, per vogliamo capire.
Pertanto, prima di dire che sono favorevole, come semplice cittadino mi sembra - a intuito - che la ristrutturazione di Italia 61 sia la soluzione migliore, dal punto di vista logistico e dell'ottimizzazione dei servizi.
Dopodiché, se avete qualcosa in mano, dei dati, delle analisi ecc.
fateceli vedere e fateci sognare, perché ne abbiamo tutti bisogno. Grazie.



PRESIDENTE

Non essendoci altri Consiglieri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
La parola alla Presidente Bresso, per la replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Brevemente perché, come tutti hanno ricordato, avremo un Piano di edilizia sanitaria che avrà al centro questo tema nella sua complessità quindi una proposta che contiamo di portarvi in tempi contenuti. Ovviamente sarà in termini generali, perché tra i compiti del Consiglio vi è quello di dare un indirizzo sulla scelta strategica, che poi sarà articolata progettualmente.
Una rapida risposta ad un'osservazione del Consigliere Burzi.
A seguito non di un blitz presso le Molinette - anche se ai giornalisti piace pensare così - ma di una visita, ne ho approfittato per guardare l'ospedale e ragionare sul suo stato di vetustà, cercando di capire per quanto tempo si può stare in quella situazione, senza forti interventi strutturali che, se si vuole intervenire in altro modo, non avrebbero senso. E' evidente che le Molinette si trovano in una situazione molto difficile dal punto di vista strutturale.
Ci sono state, nel tempo, moltissime superfetazioni, ad esempio la costruzione di enormi capannoni nei cortili, per cui di fatto molti cortili non ci sono più, perché c'era bisogno di utilizzare gli spazi a terra per macchinari nuovi, ecc.
Siamo di fronte ad una logica di organizzazione delle attività che non ha nulla di efficiente, alla necessità, in moltissimi casi, di manutenzioni straordinarie, all'impossibilità di ricondurre quella struttura al modello efficacemente descritto dal Consigliere Boeti (che, peraltro, è visibile fotograficamente su Venerdì di Repubblica, o su Internet).
I nuovi ospedali devono essere costruiti per essere ospedali di oggi e non di ieri, o, com'è nel caso di molte nostre strutture, per non essere nemmeno ospedali, o - ancora - per essere ospedali del Seicento (abbiamo anche casi di questo tipo).
quindi evidente che l'espressione "cade a pezzi", usata, come la parola blitz, in modo immaginifico dai giornalisti, corrisponde da una parte ad uno stato di degrado strutturale e di estrema difficoltà circa la possibilità di intervento e, comunque, di non adeguatezza al cuore del sistema sanitario piemontese. Credo che questo lo condividano tutti, lo ha detto più volte Monchiero, lo ha detto pochi giorni fa Galanzino, lo hanno detto moltissimi di coloro che lavorano lì. Che, poi, dal punto di vista dell'eccellenza, sia sotto il profilo dell'insegnamento che sanitario l'Ospedale Molinette sia di livello elevato, anche questo è vero, tuttavia l'eccesso di funzioni e la dimensione troppo grande potrebbero mettere progressivamente in difficoltà anche queste funzioni.
Quindi, il tema del decongestionamento generale del complesso ospedaliero Molinette-Sant'Anna-CTO-Regina Margherita è sicuramente centrale nella nostra programmazione sanitaria, non solo edilizia ma complessiva, ed è anche indicato nel Piano Sanitario, che lascia ad una deliberazione che stiamo predisponendo l'indicazione degli interventi concreti sulle diverse situazioni, che, tuttavia, sono già chiaramente identificate nel Piano.
La seconda questione, che è stata trattata da più Consiglieri, è legata alla preoccupazione per un possibile utilizzo incongruo di Campo Volo. Lo avevo ricordato, l'area di Campo Volo è vincolata e il vincolo urbanistico scade entro tre anni, per cui una decisione deve essere assunta, altrimenti deve essere espropriato e l'esproprio è legato a esigenze effettive ricordo che oggi c'è una parte pubblica e una parte privata. Qualunque utilizzo deve essere concordato con il Comune di Collegno e, comunque, deve prevedere un'ampia area che resti zona verde, che però permetta l'acquisizione alla mano pubblica e non obblighi al problema complesso del vincolo, in quanto il vincolo urbanistico di inedificabilità non può essere posto all'infinito.
Quindi, c'è una necessità di definizione fortemente tutelante di uno dei polmoni verdi, che, tra l'altro, è connesso con il Parco della Dora.
evidente che qualunque decisione che coinvolgesse il Campo Volo deve essere presa non solo in accordo con il Comune di Collegno, ma deve prevedere una modifica urbanistica che non ne modifichi in modo sostanziale i valori, perché l'utilizzo a fini ospedalieri è un utilizzo per servizi pubblici, non per edificazione privata, quindi, non modifica i valori urbanistici come se di quello si trattasse. È ovvio che sarebbe possibile anche l'esproprio per ragioni d'utilità pubblica e questa lo è.
Esistono molti strumenti, da un accordo bonario in cambio dell'edificazione ai margini all'esproprio con il pagamento dei valori che, ad oggi, non sono modificati, né credo alcuno strumento urbanistico ne preveda la modifica in favore di edificazione privata, che noi come Regione non autorizzeremmo, perché si tratta un'area strategica del territorio metropolitano; la questione non è mai stata posta, ma credo che nessuno di noi sarebbe favorevole e non sarebbe favorevole l'Assessore.
Per questo dicevo che non solo non abbiamo deciso, ma non è certa la possibilità, perché la si sta verificando con il Comune di Collegno, il quale necessiterà di un passaggio anche politico in Giunta per verificare con la sua maggioranza la disponibilità, sulla base di un'ipotesi che va valutata e definita.
La Giunta ritiene - e mi pare sia stato condiviso dalla maggioranza che quella sia un'area molto interessante e che abbia le caratteristiche adatte ad un progetto strategico anche di qualificazione urbana come questo, ma occorre una verifica delle disponibilità, delle possibilità concrete, delle localizzazioni puntuali e, altresì, di un accordo con il Comune di Collegno - l'altro soggetto urbanistico siamo noi - e la Provincia.
Ricordo peraltro che il problema della valorizzazione del complesso della Certosa e dell'ex ospedale psichiatrico è abbastanza incombente perché questi edifici stanno progressivamente degradandosi. Credo che recuperare a funzioni di livello elevato e di tipo pubblico un complesso come quello sia sicuramente un aspetto che interessa non solo il Comune di Collegno, ma tutta l'area metropolitana.
E' evidente che si devono anche verificare in tempi brevi le eventuali alternative: non sono molte le possibilità nell'area metropolitana un'alternativa sarebbe andare ancora al di là, decisamente lontani da quest'area.
Naturalmente, questo riguarda anche la risposta a tutte le questioni sulle attività, è evidente che non si pensa ad aree industriali sconnesse dalle attività legate alla sanità.
La sanità, secondo me, è un servizio pubblico, ma anche un'opportunità di mercato. Come servizio è sicuramente pubblico, esiste una legge: è fornito gratuitamente ai cittadini con modeste compartecipazioni - proprio modeste - e per legge è pagata addirittura sulla fiscalità generale e non più neanche su contributi.
però altrettanto chiaro che le attività legate alla sanità costituiscono un volano di occupazione e di produzione di reddito di grande interesse. Quelle sono attività in larghissima parte private, anzi, di norma private, che, se attratte da un importante luogo di insegnamento, di ricerca e di cura, possono localizzarsi in prossimità. Questo è stato verificato dall'esperienza dell'Incubatore del Politecnico, relativo allo sviluppo di spazi per la ricerca e per l'incubazione di imprese al Politecnico, dove abbiamo ottenuto risultati di grande interesse.
Non è solo l'esperienza europea e internazionale che ci dice che con quel modello si possono attrarre attività di alto valore aggiunto e di grande interesse per il territorio, bensì anche l'esperienza diretta che noi abbiamo maturato con il Politecnico, il Progetto Raddoppio e lo sviluppo di attività connesse.
Per quanto riguarda la questione del dimensionamento, il lavoro, che è stato svolto insieme all'Università e ad una serie di soggetti, è andato avanti, l'Aress ha lavorato bene. Quindi, noi siamo sicuramente in grado di dire che non ci sarà un altro Ospedale Molinette da più di 1.200 posti letto - oggi siamo a 1.400 - la dimensione sarà molto più ridotta, l'Aress ha stimato un numero di posti letto tra i 700 e i 900, secondo le decisioni che si prenderanno relativamente ad alcune specializzazioni, in particolare quelle contenute nel CTO e nel Sant'Anna - non tutte di nuovo, ma una quota di queste specializzazioni.
Questa sarebbe la dimensione del nuovo ospedale. Ovviamente, la valutazione sulle dimensioni di un ospedale di territorio in quell'area dipende da una serie di scelte che riguardano alcune certezze rispetto all'Ospedale Umberto I, che è molto vicino, e alla valutazione di una serie di ricoveri impropri che in questo momento l'Ospedale Molinette realizza rispetto ad altri ospedali del territorio.
Quando dicevo di ricalibrare anche il sistema dell'offerta ospedaliera dato che interveniamo con riqualificazioni, ristrutturazioni o anche, in ipotesi, nuove edificazioni su un certo numero di ospedali dell'area metropolitana, è possibile determinare le dimensioni di Molinette 1 rinnovato, anzi, fatto nuovo, in un'area di quel territorio, sulla base delle altre decisioni, tra le quali quella di offrire più posti letto negli ospedali che "alimentano impropriamente" le Molinette, per carenza di posti letto nel loro specifico territorio.
Per questo motivo, è importante prendere una decisione non solo sulla localizzazione, ma anche sul dimensionamento. Come dicevo, proprio su questo l'Aress sta lavorando ed è in grado di presentare un'analisi e una valutazione in tal senso.
Per le ragioni che vi ho esposto, abbiamo dovuto accelerare la questione relativa alla definizione dell'area: ciò non significa che si dovrà decidere entro due settimane il progetto, ma almeno sapere dove si andrà, affinché gli esperti possano rapidamente definire un layout in quel territorio, consentendo a tutti di capire di che cosa si sta parlando. Noi per comprenderlo, dobbiamo avere delle indicazioni in tal senso.
Naturalmente - mi rivolgo, in particolare, al collega Lepri - abbiamo attivato una formale richiesta di chiarimento al Governo - sede tecnica e sede politica - cioè di atti formali relativi alla questione dell'Ospedale Umberto I: poiché secondo un Sottosegretario, che ha risposto ad un'interrogazione, l'interpretazione ufficiale della Finanziaria da parte del Governo prevede che l'Ospedale Umberto I sia attribuito alla Regione insieme a tutti i beni mobili e immobili e a quelli immobili della Fondazione per il cancro di Candiolo, noi chiediamo che quest'attribuzione avvenga. Dica il Governo se con il termine "attribuzione" intende proprietà oppure assegnazione, ad esempio in comodato gratuito, perché fa parte dei beni relativi all'ASO che c'è stato imposto di costituire e di assumere a nostro carico (se poi noi non sarà gratuito, vedremo).
Noi abbiamo chiesto un atto formale. Ci è stato detto che l'interpretazione della Finanziaria è chiara, a nostro avviso non lo è affatto. Se domani dovessi far partire una gara per attivare degli interventi urgenti al Mauriziano, non so se lo potrei fare, perché non so nemmeno a che titolo potrei intervenire su quell'ospedale. Concordo che anche il Mauriziano è un caso di qualità di persone, di capacità e di professionalità dentro un contenitore che non può continuare in questo modo, perché ha bisogno di interventi. Ma il pubblico non può farli se non conosce lo stato giuridico di quel bene: ho bisogno di sapere se è nostro se è in comodato (in tal caso, il comodato consente anche l'utilizzo di fondi pubblici per intervenire) oppure se non lo è. Non è una fondazione per cui non abbiamo un interlocutore.
Una volta si stipulava un accordo con l'Ente Mauriziano, visto che faceva parte del sistema sanitario, pur non essendo direttamente un'ASL o un'ASO, e gli si riconoscevano dei finanziamenti per intervenire. Oggi non è così: c'è uno stato giuridico indefinito, che va chiarito. Abbiamo chiesto al Governo, con un atto formale, di assumere i provvedimenti conseguenti la Finanziaria e di precisare che cosa si intende con il termine "attribuito", perché altrimenti noi non sappiamo cosa fare in merito alla questione.
Se questo tema non andrà avanti, chiederò anche al Consiglio di fare un atto formale che rafforzi la nostra richiesta di chiarimento, per una presa di posizione, perché ad oggi non siamo in grado di sapere a che titolo siamo dentro il Mauriziano. Come sapete, sono stati nominati i vertici della Fondazione e la prima cosa che chiederò al neo Presidente della Fondazione sarà quella di chiarire anche la situazione di Valenza e Lanzo poiché, anche su questo aspetto, la pronuncia della Corte Costituzionale ha bloccato tutto: non esiste, cioè, un accordo che consenta di affrontare la situazione.
Quando la questione sarà conclusa, torneremo sull'argomento proponendovi, eventualmente, di affrontarla in altro modo.
Mi si domandava, inoltre, con quali criteri l'Assessore Bairati avesse stimato i costi.
A tal riguardo, preciso che l'Assessore Bairati ha semplicemente preso quel progetto, che ho ricordato essere non dell'Università ma di uno studio privato che lo ha regalato all'Università (che ce ne ha fornito copia) secondo il quale si stima che il solo intervento - che peraltro l'Assessore Conti, competente in materia, mi diceva essere molto difficile, perch interrare Corso Unità di Italia presenta enormi problemi, vista la complessa rete sotterranea di tubature - ovvero la sistemazione di quel terreno per poi iniziare, eventualmente, a costruire l'ospedale, si aggira intorno al miliardo e mezzo. Quella realizzazione costa come realizzare, in qualunque luogo, un nuovo ospedale, con tutte le attività connesse, più un miliardo e mezzo per sistemare quell'area. Questa è la ragione per cui l'Assessore Bairati ha affermato che costa molto di più.
Quella realizzazione dovrebbe assumerla qualcun altro, non certamente la Regione, perché non avremmo quei fondi, non so a che titolo lo potremmo fare e non credo che ci potremmo permettere la spesa di un miliardo e mezzo per quell'operazione. Ribadisco, comunque, che l'Assessore Bairati lo ha detto sulla base di un progetto che quasi non ha padre, nel senso che si tratta di un progetto di un privato che potrebbe benissimo aver sbagliato i calcoli. Non è assunto né dal Comune né dall'Università, per cui si tratta di una mera valutazione sommaria, sia pure, come ho già avuto modo di precisare, appaia molto interessante dal punto di vista urbanistico: è una riqualificazione urbana che dovrebbe trovare dei finanziamenti che, al momento, non si sa da dove potrebbero venire. In questo senso, noi riteniamo che quella proposta, ad oggi, non sia sul campo (per la verità non lo ritiene nemmeno l'Università). Quindi che l'ipotesi dell'Università sia solo un'altra, quella di individuare, interno alle Molinette, delle aree per consentire un'operazione di localizzazione multipla delle diverse funzioni connesse ad una possibile Città della Salute.
Questa credo sia l'ipotesi dell'Università, che andremo a verificare in questi giorni e su cui abbiamo iniziato a lavorare.
Penso che in tempi brevi potremo avere un orientamento (quindi non un progetto né un metaprogetto), sulla base del quale produrre una proposta da portare al Governo.
Sembrerebbe un obiettivo impossibile, ma vi ricordo che quando ci siamo candidati per le Olimpiadi abbiamo avuto circa un mese e mezzo di tempo per produrre tutto il progetto olimpico, e lo abbiamo fatto. Qualcosa successivamente è cambiato, ma il progetto è rimasto sostanzialmente invariato: l'anello era definito, così come le principali sedi e localizzazioni nell'area metropolitana, le attività olimpiche, sportive e alberghiere. Avevamo presentato, in tempi brevi, un progetto che ci ha consentito di vincere la candidatura olimpica, per cui è fattibile; bisogna solo avere l'accordo su dove costruire il layout del progetto.
Per questo motivo, l'accelerazione riguarda la valutazione comune fra noi e l'Università sulla scelta che ci consenta poi di trasformare un accordo di tipo politico fra noi, l'Università e il Comune interessato (quale che sia la localizzazione) in una proposta, che vedremo come affrontare con il Consiglio.
Non c'è dubbio che un programma di edilizia sanitaria sia di competenza del Consiglio. È evidente che, in questo caso, non si tratterebbe di un programma ma di una scelta, che potrà essere portata a conoscenza del Consiglio. Non so se si riuscirà ad arrivare ad un voto formale, dipenderà dalle capacità del Consiglio e dall'accelerazione dei lavori, ma anche dalle valutazioni sul sistema delle competenze, che non mi sembrano chiarissime.
Per quanto riguarda il fatto che un programma sia di competenza del Consiglio, non è chiaro a nessuno a chi competa stabilirlo. Vedremo con il Presidente Gariglio come fare per tenere aggiornato il Consiglio e sentire ulteriormente il suo parere, tenendo conto di ciò che ho sentito e che ho già annotato. Grazie.



PRESIDENTE

Abbiamo udito le dichiarazioni della Presidente Bresso a seguito del dibattito.
Abbiamo esaurito i nostri lavori.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.34)



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