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Dettaglio seduta n.184 del 17/04/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ROBERTO



(Alle ore 10.30 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 11.00)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 11.00)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso e Moriconi.


Argomento: Comunita' montane

Livello delle risorse assegnate agli Enti locali per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari presentazione ed esame ordini del giorno n. 671, inerente a "Iniziative a sostegno delle Comunità montane e collinari" e n. 458 "Maggiori fondi alle Comunità montane" presentato dai Consiglieri Toselli, Cotto, Leo (richiesta presentata dai Consiglieri Toselli, Botta, Vignale, Casoni, Nicotra, Cirio Ghiglia, Guida, Burzi, Cotto, Novero, Pedrale, Dutto)


PRESIDENTE

Procediamo allo svolgimento della seduta straordinaria, ai sensi dell'articolo 40 dello Statuto del Consiglio regionale.
L'oggetto mattutino della seduta del Consiglio regionale è il livello delle risorse assegnate agli Enti locali per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari, richiesto dal Consigliere Toselli, Botta Vignale, Casoni, Nicotra, Cirio, Ghiglia, Guida, Burzi, Cotto, Novero Pedrale e Dutto.
Apriamo la discussione sul punto, con l'intervento del Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Desidero farle presente che, oggi, la modalità d'inizio del Consiglio regionale straordinario è differente rispetto a quella del precedente, sul blocco delle auto, perché allora intervenne immediatamente l'Assessore, con una sua relazione, e, poi, come primo firmatario, mi fu data la parola.
Ma non cambia assolutamente nulla, anche perché la richiesta di questo Consiglio regionale straordinario non è certamente per lanciare delle sterili polemiche.
Vorrei che, almeno per una volta, il Consiglio regionale prendesse consapevolezza dei problemi della montagna e discutesse delle difficoltà che ogni giorno vivono gli Amministratori dei Comuni delle Comunità montane e di collina, nonché i Presidenti e coloro i quali si recano nelle zone montane, avendo in quei luoghi le loro seconde case.
Spero, quindi, sia una discussione aperta, dove anche la Giunta possa cogliere delle proposte e il Consiglio dimostri la sua buona volontà nell'addivenire a delle proposte unitarie.
Desidero illustrare alcune carenze e perplessità relativamente all'impegno della Regione, sia per quanto riguarda le aree montane sia per quanto riguarda le aree collinari, definite "aree povere".
Nel 2005 è stato pagato, per l'ultimo anno, il Fondo statale ordinario d'investimento, che poi non è più stato liquidato.
La Regione non ha risposto a questa carenza.
La precedente Giunta Ghigo era andata oltre la legge n. 16/1999 destinando alle Comunità montane, per le spese d'investimento e di funzionamento, il 90% delle risorse del Fondo della montagna.
L'attuale Giunta - colleghe e colleghi - ha abbassato quella percentuale, portandola all'80%, destinando il rimanente 10% ai progetti integrati.
Questo vuol dire offrire l'opportunità ai consulenti e agli operatori di settore di proporre dei progetti, e sappiamo quanto vengono pagati i consulenti per redigere dei progetti che, di fatto, non troveranno i rispettivi finanziamenti.
Invito, pertanto, l'Assessore ad audire, in Commissione, a fine anno le Comunità montane e farsi relazionare rispetto a quel 10% e alle spese di consulenza, per verificare quali progetti presentati dai consulenti sono stati finanziati.
Rispetto ad un monitoraggio fatto sul 2006, i fondi stanziati complessivamente ammontano a 100.365.000 euro; quelli impegnati sono poco più di 88.000.000 e i fondi pagati sono stati circa 55.392.000.
Quindi, il 55% delle risorse stanziate in bilancio.
Questo provoca una liquidità carente per le Comunità montane, perch possono effettuare soltanto delle anticipazioni di cassa, a differenza dei Comuni che possono compensare con entrate dirette.
In questo modo, mettiamo in difficoltà il comparto alpino, perché le risorse, rispetto a quelle stanziate, arrivano in minima parte.
Rispetto, ad esempio, alla manutenzione straordinaria, negli interventi dei Comuni, a meno che il Governo non ne abbia rimpinzato il capitolo l'Assessore non ha neanche i soldi per garantire la copertura di tali interventi. Infatti, vi è un lungo elenco di Comuni, e conseguentemente di aziende, che aspettano ancora i soldi.
A mio avviso, la Direzione della Montagna, che viene soppressa e accorpata alla Direzione "Opere Pubbliche", con l'inserimento della "Difesa del Suolo", può far denotare una diminuzione di attenzione da parte della Giunta, rispettivamente alle politiche per la montagna.
La montagna ha bisogno di riferimenti forti, e un riferimento forte per le Comunità montane e gli operatori era stato dato, a suo tempo, dalla Giunta Ghigo, con una vera e propria Direzione.
Rispetto all'Osservatorio regionale sulla montagna, che questa Giunta ha voluto smantellare, ricordo all'Aula che approvammo l'Osservatorio all'unanimità e faccio notare all'Assessore che questo giace ancora in bella vista sul sito dell'Assessorato alla montagna.
Non comprendo come mai la Regione Piemonte ha smantellato un Osservatorio, quando dodici giorni prima il Governo nazionale, attraverso il Ministro Lanzillotta, ne ha realizzato uno.
Assessore, mi viene da proporle di cambiare quella pagina del suo sito scrivendo: "La Regione Piemonte smantella l'Osservatorio regionale, mentre il Governo ce ne mette uno di suo".
Quest'Osservatorio aveva, fra i suoi compiti, l'analisi e lo studio delle problematiche strutturali e congiunturali relative al territorio montano, tenendo conto delle politiche comunitarie, nazionali e regionali a favore della montagna; inoltre, doveva contribuire alla redazione della relazione annuale sullo stato della montagna.
Mentre a Roma s'istituisce l'Osservatorio, a Torino vengono meno i riferimenti della montagna. Infatti, non si vuole più sapere perché viene soppressa la Direzione della montagna, viene cancellato l'Osservatorio regionale e non si vigila sui pagamenti e neanche sui trasferimenti dello Stato. Allora dobbiamo essere preoccupati; dobbiamo essere preoccupati anche perché in questo Consiglio giace, dal 9 gennaio u.s., un ordine del giorno presentato dal Gruppo consiliare di Forza Italia, di cui sono stato primo firmatario, sulla carenza della neve e sullo stato di calamità che questo inverno chiese tutto il territorio montano, verso cui questo Consiglio fu sordo, perché io chiesi a più riprese di discutere e di votare quel documento.
Ci sfuggono, forse, tutti gli investimenti che dallo Stato e dalla Regione sono stati fatti per le Olimpiadi: milioni di euro. E questo doveva essere l'anno di rilancio della montagna piemontese! Sappiamo tutti che nelle are montane l'occupazione può crescere o decrescere rispetto al funzionamento o al non funzionamento degli impianti di risalita e allora tutto il comparto alpino dipende molto dall'impegno di ogni singolo Consigliere, della Commissione competente e della Regione e dipende soprattutto dalle strategie rispetto alle quali noi Consiglieri abbiamo l'obbligo di vigilare e di fare proposte che siano soluzioni perseguibili per i nostri territori montani.
Presenterò un ordine del giorno in merito. Vi prego di leggerlo attentamente, perché credo possa trovare l'unitarietà in questo Consiglio.
Lo deposito ora, sottoponendolo alla vostra attenzione per raccogliere le opportune firme. Poi, Presidente, mi riserverò di intervenire ancora nel merito nel corso della presentazione di tale documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Travaglini.



TRAVAGLINI Marco

Credo che l'Assessore Sibille avrà occasione di dimostrare, conti alla mano, che occorre anche una certa dose di coraggio nel dire che si è fatta una politica di decremento dei trasferimenti nei confronti dei Comuni e delle Comunità montane. Guardando le cifre, guardando i numeri, emerge - e poi mi auguro che l'Assessore potrà distribuire i dati a tutti i Consiglieri - un quadro diametralmente opposto.
Del resto, per quanto ci riguarda non avevamo dubbi sul fatto che le erogazioni per il territorio delle Comunità montane non avessero subito decrementi. Anzi, colgo l'occasione per esprimere apprezzamento nei confronti del lavoro e dell'impegno dell'Assessore Sibille e della Giunta nel suo complesso su questi temi, perché ci sono temi e questioni che non sono soltanto a carico dell'Assessorato alla montagna. Ovvio che si pu sempre fare di più e meglio: quest'auspicio, che credo valga un po' per tutte le cose, vale sicuramente anche per dare più forza a interventi in favore dei territori montani.
Segnalo, tra l'altro, che la nostra Regione fu la prima - e mi risulta essere ancora l'unica - ad aver istituito il fondo regionale per la montagna, applicando nei fatti le direttive della legge 97/94 (legge sulla montagna che il Parlamento si sta accingendo a riformare profondamente).
Allora fu lanciata anche una proposta di legge specifica regionale l'Assessore era Lido Riba - che fu applicata l'anno dopo (1996), istituendo anche in Piemonte, su proposta avanzata dalla maggioranza di centrosinistra, fatta poi propria anche dal centrodestra (le buone idee vanno condivise), un'indicazione sul fondo regionale della montagna.
Penso però che sia utile cogliere l'occasione di questo Consiglio per evidenziare con maggior precisione gli interventi necessari a rendere ancora più efficace la politica verso la montagna.
Ha ragione il Segretario generale del CENSIS, Giuseppe De Rita, quando qui a Torino disse recentemente, agli Stati Generali, che la montagna non è più una realtà staccata dal resto della società e la sua identità non si difende con l'isolamento, ma con la capacità di relazionarsi con l'esterno crescendo la capacità di contrattazione della sua classe dirigente. E qui sta il punto, a mio modo di vedere.
Non basta guardare soltanto la quantità dei trasferimenti di risorse ai territori montani, peraltro mai sufficienti, quanto la qualità dei processi che si vanno a innescare, la qualità delle politiche che si mettono in campo (politiche che si basano sul principio di sostenibilità, che va coniugata con i processi di innovazione).
Quando si dice fare sistema, significa proprio coordinare tutta un'attività di promozione e di valorizzazione delle zone montane, mettendo in valore le filiere lunghe e corte che abbiamo su grandi risorse che vanno sfruttate con grande intelligenza e con gran rispetto, come l'acqua e come il legno, e anche impostare - tema che dovremmo affrontare prossimamente una politica turistica per la montagna radicalmente diversa da quella che abbiamo conosciuto, per tanti motivi, non ultimo quello che i mutamenti climatici c'imporranno scelte che è meglio prevenire e governare piuttosto che subire senza avere le capacità di affrontarle per tempo e a modo.
Ritengo, tuttavia, che il centro di una politica attiva per la montagna si muova attorno a un perno abbastanza preciso, che significa dar corso a tutte le azioni utili per produrre o tornare a produrre reddito nelle attività economiche dei territori montani, ripristinare un grado alto di investimenti, anche qualitativi, che consentano di rilanciare e stabilizzare le residenze permanenti e avere cura del territorio su tutti i suoi aspetti.
Rispetto a questo, credo che abbiamo molto di già realizzato, da parte dell'Assessorato alla montagna, nei contributi, nelle scelte, nelle impostazioni; penso al rafforzamento dell'offerta formativa nei territori montani, al mantenimento di un sistema scolastico che avrebbe altrimenti parametri penalizzanti, ai servizi assistenziali e sanitari all'assicurazione di un servizio postale (l'accordo è recente, è stato comunque condiviso dal sistema complessivo delle istituzioni montane e dovrà avere una nuova fase di sviluppo e di attuazione che tenga conto anche di nuovi servizi, ad esempio il recapito a domicilio) a tutta quella partita importantissima degli incentivi ai piccoli negozi contro la desertificazione commerciale.
Penso che tutto questo sia l'insieme di una politica che noi dobbiamo perseguire, così come si è fatto nell'ambito dei fondi strutturali: il nuovo Piano di sviluppo rurale, infatti, mette a disposizione anche una serie di risorse mirate sulla montagna e sulla filiera energetica del legno.
Credo che questa sia una politica che ci deve consentire di sviluppare anche in modo bipartisan serio, un dibattito non polemico. Non abbiamo bisogno di "facce di tolla" che raccontino balle su questioni importanti: abbiamo bisogno di un contributo serio che guardi in faccia la realtà, che ci aiuti a farla crescere e a migliorarla.
Tra l'altro, sono in corso importantissime iniziative come quella del processo d'infrastrutturazione territoriale, avviata dalla Regione su banda larga, che coprirà tutta la Regione entro il 2008. Per i 300 Comuni che, a causa di diverse questioni tecniche, non potranno avere quest'opportunità si sta lavorando con un sistema satellitare o con soluzioni legate wireless per garantire la copertura in tutte le realtà.
Questo significa (l'Assessore Bairati lo sa benissimo, essendo il protagonista di questa politica, insieme all'Assessore Sibille) coniugare difesa, tradizione e innovazione con la modernità tecnologica.
Voglio toccare anche altre due questioni. La prima riguarda il mantenimento dei servizi essenziali. Nell'ultimo assestamento di bilancio lo scorso anno, ci siamo battuti per ottenere lo stanziamento di due milioni di euro che fossero indirizzati a questa funzione. Pensiamo che si debba stabilizzare una politica per il mantenimento e la tutela dei servizi essenziali, perché sono il principio su cui una comunità riesce a costruire il suo destino e la sua capacità di mantenere un rapporto corretto con il territorio.
Questo è in lavoro su cui dobbiamo prestare grand'attenzione. Siccome c'è una domanda di democrazia economica, crediamo che ci sia anche un problema di democrazia in generale. Questo è evidente, occorre parità tra i territori montani, che hanno condizioni più svantaggiate, e il resto del paese, ma anche che a questa domanda sia accompagnata una più attenta democrazia politica, dando una nuova rappresentanza alle Comunità montane.
Questo è un tema molto delicato, che riguarda le funzioni, il ruolo e i compiti delle Comunità montane, che andranno profondamente riformate (penso che il loro numero sarà ridotto). Oggi le Comunità montane, per fare programmazione, spesso, se non sempre, si trovano a dover fare massa critica, a consorziarsi, a ricorrere a forme di cooperazione fra di loro perché le dimensioni di progettualità sono tali che vanno oltre le dimensioni che noi conosciamo. Verificare la rappresentanza territoriale, i poteri e le funzioni, fra cui quelle di svolgere tutti i compiti di funzione sociale per conto dei Comuni, che possono essere assegnati, è un tema molto delicato, così come quello della rappresentanza.
Noi riteniamo necessario anche metter mano sul diverso meccanismo di elezione dei Presidenti delle Comunità montane. Oggi vengono eletti sulla base delle rappresentanze dei vari Comuni: due di maggioranza, uno di minoranza. Noi pensiamo che devono essere tutti i Consiglieri comunali di quelle realtà a votare il Presidente. Non può essere solo elezione diretta perché si entra in conflitto con l'elezione dei Sindaci che vengono eletti direttamente, ma occorre un sistema di più larga rappresentanza, che consenta ai Presidenti di scegliersi la squadra, di essere eletti sulla base di un programma di lavoro definito preventivamente, in modo che abbiano la capacità di costruire, attraverso un meccanismo di allargamento di questo consenso, una più forte classe dirigente.
Noi abbiamo bisogno di una classe dirigente montana che faccia ciò che diceva De Rita: farsi valere, farsi sentire. In questo senso, la riforma della legge elettorale regionale dovrà vedere una profonda attenzione anche nella misura dei collegi per una piena rappresentanza dei territori montani, che in Piemonte sono, come sapete, la maggior parte della superficie della nostra realtà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sibille.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste

Sono contenta dell'occasione che mi forniscono il Consigliere Toselli e gli altri firmatari di questa convocazione, perché è un'occasione anche per presentare compiutamente quel che la Giunta sta facendo, al di là dei nudi dati, ma poiché c'è un equivoco sui dati preferisco venga chiarito immediatamente. Se non viene chiarito un elemento a monte, si rischia di discutere in modo non corretto.
Come i Consiglieri possono vedere, i fondi per la montagna sono divisi in due parti. Una parte, il fondo per la montagna regionale, è sostanzialmente stabile, anzi, ha subito nel biennio 2003/2004 una diminuzione, con un successivo incremento nel 2005-2006-2007.
Inoltre, vi è un fondo nazionale per la montagna, la cui comunicazione arriva all'Assessorato a volte anche con molti mesi di ritardo, per il quale non possiamo effettuare trasferimenti anzitempo, fintantoché non n'è data comunicazione. Tenete conto che i 2.069 milioni di euro del 2006 sono arrivati come comunicazione alla fine del mese di gennaio di quest'anno.
Tant'è che, successivamente, è stata data comunicazione alle Comunità montane della ripartizione.
Le Comunità montane, partecipando all'assemblea in maniera quasi totalitaria (le Comunità montane sono in tutto 48), hanno avuto informazione dall'Assessore e dai tecnici della ripartizione dei fondi sul 2006, effettuata tenendo conto di questa specificità. Per il 2007, come vedete sulla scheda, il fondo della montagna è segnato con un punto interrogativo, perché non è ancora stata comunicata neanche l'ipotesi di ripartizione.
Sulla ripartizione ho due puntualizzazioni da fare. La prima è relativa alla legge, perché non è corretta la questione del riparto 90-10% cui fa riferimento il Consigliere Toselli, quindi è giusto che ci sia un chiarimento.
Secondo la legge regionale sulla montagna, il fondo della montagna è da ripartire nella misura del 70% in base alla superficie e alla popolazione del 20% in base a progetti integrati, del 10% in iniziative di giunta. Per una consuetudine invalsa dal 2000 in avanti, le Comunità montane avevano però convenuto sulla ripartizione cui faceva riferimento il Consigliere Toselli. Quest'anno le Comunità montane si sono espresse all'unanimità salvo due astensioni, sulla base della richiesta di avere il 10% di progetti integrati - sulla proposta dell'Assessorato di riportare la ripartizione a 70-20-10, cioè conformemente a quel che dice la legge.
Badate che in quel momento erano presenti 42 Comunità montane su 48, due delle quali hanno chiesto di non avere il 10%, ma il 20% di progetti integrati. Quindi l'Assessorato si adegua rispetto ad una decisione presa in sede di conferenza con le Comunità montane nel mese di dicembre scorso quando si è fatto il consuntivo dell'anno e il preventivo dell'anno successivo.
Quanto ho detto serve a dare il senso del fondo della montagna. Tutto il resto (programma operativo, spese di funzionamento) è stato confermato.
Come possono vedere i Consiglieri, abbiamo un incremento netto per quanto riguarda i fondi per le scuole di montagna. In accordo con l'Assessore Pentenero, è stato destinato, infatti, un milione di euro in questa direzione.
Lo scorso anno vi è stato un incremento molto alto per quanto riguarda le sistemazioni idrauliche (3.500.000 euro). Per quest'anno, la cifra al momento attuale è ancora bassa perché, essendo arrivata molto tardi l'anno scorso in assestamento, non l'abbiamo ancora destinata e allora abbiamo aspettato a muoverci in questa direzione, lo faremo eventualmente nell'assestamento.
Lo stesso discorso vale per i servizi essenziali, che sono stati introdotti in assestamento lo scorso anno per 2 milioni e, quindi, al momento attuale hanno ancora necessità di essere destinati.
Sulla forestazione i dati la dicono chiara: passiamo da 200 mila euro a un milione e 952 euro senza legge forestale e senza i fondi del PSR dedicati.
Da ultimo, sulla collina, vorrei che emergesse che, a fronte di un intervento all'incirca dell'ordine di un milione e mezzo, siamo passati appena insediata la Giunta, a un milione 949 mila, a tre milioni l'anno scorso e quest'anno, grazie ad un emendamento dei Consiglieri di maggioranza, segnatamente della Margherita, si è passati a quattro milioni e mezzo. Dunque, dal punto di vista dei fondi di cui discutiamo non vi è certamente una riduzione per quanto riguarda tutto il comparto montano e collinare ma anzi un netto aumento.
Se, poi, vogliamo entrare nel dettaglio dei singoli interventi, da parte mia vi è la massima disponibilità, perché credo che questa sia un'occasione molto importante per affrontare questa problematica.
Per quanto riguarda la questione della collina devo ancora fare un'integrazione: sono stati aumentati del 40% i fondi legati alla tartuficoltura, grazie ad una serie di emendamenti provenienti dal Consiglio. Quindi, anche da questo punto di vista, vi è stato un incremento sostanziale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Motta.



MOTTA Angela

Signor Presidente, penso che alle critiche rivolte all'Amministrazione regionale circa la carenza delle politiche per la montagna e la costante diminuzione dei finanziamenti si possa rispondere, come ha già fatto adesso l'Assessore Sibille, con dati molto tecnici. Solo affrontando questo argomento, riferendo quanto fatto in questi anni, si può rispondere a queste critiche, che sono assolutamente ingenerose e, come dicevo, non trovano conferma nei dati.
Come Margherita riteniamo che le Comunità montane e collinari svolgano un ruolo significativo sia nel garantire i servizi essenziali sia per l'attivazione e il sostegno di progetti di sviluppo in aree disagiate.
Siamo favorevoli all'adozione di tutte quelle misure che possono salvaguardare le condizioni di vita e promuovere lo sviluppo nelle aree della Regione a minore densità abitativa e tra queste anche le Comunità collinari. Le Comunità montane e collinari fanno parte a pieno titolo dell'architettura istituzionale della Repubblica, sono realtà essenziali per la nostra Regione, sono i soggetti attraverso i quali passa la tutela e lo sviluppo delle "terre alte".
Ricordiamo che la Comunità montana promuove lo sviluppo socio-economico del proprio territorio, persegue l'armonico riequilibrio delle condizioni di esistenza delle popolazioni montane, anche garantendo, d'intesa con altri enti operanti sul territorio, adeguati servizi capaci di incidere positivamente sulla qualità della vita. La Comunità montana concorre alla difesa del suolo e alla difesa dell'ambiente, tutela e valorizza la cultura locale e favorisce l'elevazione culturale e professionale delle popolazioni montane, anche attraverso un'adeguata formazione professionale che tenga conto nei suoi moduli organizzativi delle peculiarità delle realtà montane.
La Giunta regionale, l'Assessore Sibille in particolare, e il Consiglio regionale hanno dimostrato di essere perfettamente consapevoli di tutto ci e di quanto questo sia importante.
Parlavamo di dati, li ha illustrati prima molto meglio di me l'Assessore. I trasferimenti alle 48 Comunità montane piemontesi, previste dal Fondo della montagna (legge regionale n. 16/1999), negli ultimi anni sono stati stabili intorno ai 19 milioni di euro. Tale Fondo prevede una quota a carico della Regione e una a carico dello Stato; quest'ultimo nella finanziaria del 2005, ha dimezzato la sua contribuzione da quattro a due milioni di euro. Per evitare questa riduzione di trasferimenti alle Comunità montane, la Giunta regionale, nella fase di assestamento del bilancio, ha compensato il mancato trasferimento statale con altri due milioni di euro. Quindi, non solo la Regione ha mantenuto inalterato il proprio impegno economico, ma ha sopperito ai tagli statali.
L'attenzione della Regione verso Comunità montane e collinari è dimostrata anche dai provvedimenti previsti dalla legge finanziaria regionale 2007 e dal bilancio.
Nel maggio 2006, come Gruppo consiliare La Margherita, abbiamo presentato una proposta di legge regionale, la n. 285, con la quale richiedevamo un aumento della dotazione del Fondo regionale per la collina in ragione dell'insufficiente previsione, nella legge vigente, della quota di trasferimenti legati alle spese per il consumo di gas metano. Noi riteniamo che il Fondo regionale per la collina sia uno strumento essenziale per lo sviluppo dell'economia collinare, pertanto deve essere costituito da risorse adeguate a far fronte alle esigenze di effettiva tutela, salvaguardia e valorizzazione delle zone collinari. Proprio per dare più efficacia alla normativa vigente, come Margherita, abbiamo proposto che la quota da destinare al fondo fosse del 5%. Così ci sono stati maggiori trasferimenti alle Comunità collinari di un milione e 500 mila euro nel bilancio 2007. La legge regionale 28 febbraio 2000, n. 16, ha istituito all'articolo 5 il Fondo regionale per la collina, destinato alle forme associative composte da Comuni collinari e parzialmente collinari.
In fase di prima applicazione della legge, il fondo è stato stanziato a fine 2001 ed è stato materialmente assegnato alle Comunità collinari per la prima volta nel 2002, anno in cui si è proceduto alla ripartizione delle quote 2001-2002.
La dotazione del Fondo regionale per la collina è rimasta stabile per i primi quattro anni a un milione 500 mila euro, per poi passare a 2 milioni nel 2006, anche se le quote attribuite alle singole Comunità sono diminuite con il crescere del numero delle Comunità collinari e con l'introduzione dei Comuni collinari e parzialmente collinari in Comunità montana tra i Comuni destinatari del Fondo per la collina - di questo dobbiamo assolutamente tener conto.
Per il 2006, inoltre, è stata incrementata sia la dotazione del Fondo regionale per la collina (portata a 2 milioni di euro, con un incremento di circa quasi il 30% rispetto alla dotazione iniziale) sia la dotazione del Fondo per le sistemazioni idrauliche (portata a 1 milione di euro rispetto ai 400 mila euro dell'anno precedente).
In totale, nel 2006, rispetto all'anno 2003, l'importo complessivamente ripartito a favore delle Comunità collinari a valere sulla legge n. 16/2000 è aumentato di quasi l'80%. Noi pensiamo che la Regione Piemonte in questa nuova gestione abbia voluto dare un forte segnale per promuovere la salvaguardia delle zone collinari marginali con particolare attenzione all'ambiente naturale, alla valorizzazione delle risorse umane e delle attività economiche, alla tutela, al recupero e alla valorizzazione delle tradizioni storiche, culturali e religiose.
Quindi, pensiamo che in questa direzione l'Assessorato della montagna in particolare l'Assessore Sibille, stia ben facendo e debba continuare in questa direzione.



SPINOSA MARIACRISTINA


Argomento: Varie

Saluto agli alunni e insegnanti della scuola elementare "Don Milani" di Vinovo


PRESIDENTE

Colgo l'occasione per salutare gli alunni della scuola elementare "Don Milani" di Vinovo, in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Comunita' montane

Livello delle risorse assegnate agli Enti locali per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari presentazione ed esame ordini del giorno n. 671, inerente a "Iniziative a sostegno delle Comunità montane e collinari" e n. 458 "Maggiori fondi alle Comunità montane" presentato dai Consiglieri Toselli, Cotto, Leo (richiesta presentata dai Consiglieri Toselli, Botta, Vignale, Casoni, Nicotra, Cirio Ghiglia, Guida, Burzi, Cotto, Novero, Pedrale, Dutto)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Manolino.



MANOLINO Giuliano

Signor Presidente, volevo svolgere un intervento diverso, ma la collega Motta mi ha veramente anticipato e "fregato" su alcune considerazioni che sono di valenza generale, pertanto mi rimetto ad una mera copiatura nell'allinearmi a quanto lei aveva già espresso.
Però, ritengo opportuno svolgere un'osservazione molto importante perché viviamo in un periodo, che, naturalmente, consta di bilanci, di leggi economico-finanziarie e di DPEFR, nel quale osserviamo notevoli criticità in molti settori dell'attività regionale e non solo regionale.
Quindi, da questo punto di vista, non possiamo fare la moltiplicazione dei pani e dei pesci, come sappiamo tutti, in quanto gli Assessorati hanno davvero difficoltà a mantenere in essere le prerogative e le progettualità che avevano.
Voglio segnalare un fatto importante che risulta dalla relazione svolta dall'Assessore Sibille e dall'attività che ha svolto in questi due anni della prima parte della legislatura. Naturalmente, mi riferisco - lo dico non senza un po' di partigianeria e faziosità - alle Unioni collinari.
Capisco e mi rendo conto che, per una serie di motivi (non ultimo i dissesti idrogeologici e la desertificazione), i fondi per la montagna sono un problema molto importante ed hanno un'entità territoriale molto vasta ma vorrei sottolineare, se vogliamo parlare di territorio vivibile insediabile, godibile e urbanizzabile, che i 26 blocchi di Unioni collinari, che insistono territorialmente, hanno un'estensione di superficie territoriale quasi pari a quella montana, ovviamente se rapportata ai territori realmente usufruibili e godibili.
Queste 26 Unioni collinari vedono un riparto delle spese che, rispetto al fondo della montagna, è ancora decisamente basso. È basso pur notando un grande sforzo dell'Assessorato e dell'Assessore perché, come diceva già prima la collega, dal 2005 al 2007 abbiamo avuto un incremento dei fondi dell'80%, ereditato dalla passata legislatura.
Devo dare atto all'Assessore di una grande sensibilità, che ha avuto e che continua ad avere, nei confronti della collina, anche grazie ad interventi e mozioni di Consiglieri regionali, oltre ad un grande lavoro che in questo momento l'Assessore sta facendo in giro per i territori e per le colline. Tuttavia, e non certo per colpa dell'Assessore, il rapporto numerico che abbiamo tra le Comunità montane e quelle collinari, dato dieci di base, è tre rispetto a dieci (o due e mezzo rispetto a dieci).
Nel compiacermi di questa sensibilità dell'Assessore, lo invito a mantenere questa linea e questa forma di attenzione verso le Unioni collinari. Le Unioni collinari, che in base a leggi regionali e nazionali sono equiparate alle Comunità montane, hanno le stesse problematiche.
Tuttavia, dal punto di vista della gestione del territorio, hanno problemi ancora più importanti e più impellenti per quanto riguarda l'urbanizzazione e la vivibilità, comprendendo paesi con densità abitative maggiori rispetto ai paesi delle Comunità montane.
A mio parere, questo dovrebbe subire la stessa incrementazione avvenuta alcuni anni fa, quando, nell'ambito delle associazioni nazionali dei Comuni, si parlava sempre e solo delle grandi città, senza puntare mai il dito sulle piccola realtà, che rappresentavano il 70% del territorio.
Personalmente considero molto importante - non certamente meno importante delle Comunità montane - il fatto che le Unioni collinari debbano essere sempre più incentivate, perché questo permetterebbe la realizzazione di progetti integrati, praticamente sostitutivi di quelle Unioni di Comuni che, a suo tempo, l'ANCI auspicava e che ben pochi hanno fatto.
Mi complimento con l'Assessore per questa sensibilità.
Lo ringrazio per l'attenzione rivolta alla collina e lo invito, per quanto possibile, ad avvicinarsi sempre di più, nei prossimi anni, a questa forma di intervento a beneficio della collina, con la ripartizione dei fondi per la montagna che, nel frattempo, avrà risolto molte sue problematiche di fiumi, vivibilità e desertificazione, e che quindi potrà lasciare il posto, con un po' di fondi, anche alle colline del nostro Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
molto importante, come ha riconosciuto anche l'Assessore nella sua relazione e nel suo intervento, che il Consigliere Toselli, come promotore ma direi l'intera minoranza - abbia richiesto un Consiglio sulle politiche per la montagna, collegandolo alle problematiche della collina.
Fare il punto su un aspetto tanto importante per il territorio piemontese considerando che la nostra è una delle quattro o cinque Regioni italiane con il maggior numero di presenza di Enti locali e di territorio in aree montane, è molto importante.
Il mio ragionamento si baserà sul miglioramento dei servizi, sullo sviluppo economico e su altri aspetti già trattati dall'Assessore e da altri colleghi.
Sarebbe stato necessario fare un punto zero o, comunque, un punto precedente al miglioramento dei servizi, che è un po' la sfida che secondo noi la Giunta regionale o, comunque, le amministrazioni e la politica hanno nei confronti delle aree montane. È anche il punto di partenza della politica da fare sulle stesse, che concerne il mantenimento dei servizi.
Abbiamo visto come, in realtà, il protocollo non è stato in grado di garantire i servizi che vi erano precedentemente. In alcuni casi abbiamo assistito a chiusure totali degli uffici postali (neanche sostituiti dai furgoni), mentre in molti casi, soprattutto nei periodi estivi, sono stati sostituiti da furgoni. In altre realtà, l'apertura, invece che essere quotidiana, è stata bisettimanale o trisettimanale.
Non si tratta solo di un problema di erogazione dei servizi nei confronti dei cittadini, ma si tratta di affrontare un ragionamento che secondo noi, andava sviluppato con Poste Italiane, anche rispetto al profitto che la stessa può ottenere. È ovvio, infatti, che un soggetto privato, ancora di più un'impresa, a fronte di uno sportello che è aperto due giorni alla settimana, verosimilmente tende a raggiungere l'istituto bancario o l'ufficio postale più vicino al proprio Comune, che è aperto quotidianamente.
Ritengo, quindi, che il punto di partenza sul quale fare un ragionamento sia quello relativo al mantenimento dei servizi, oltre a quello sul potenziamento dei servizi.
A questo punto, prima di fare una valutazione analitica sugli interventi fatti - e su cosa, secondo noi, si dovrebbe fare - va fatta una premessa, rispetto alle politiche per la montagna di questa Giunta.
Personalmente credo che all'interno della Giunta vi siano alcuni singoli Assessorati - certamente quello alla montagna, ma non solo - che hanno interesse allo sviluppo economico, al mantenimento dei servizi e all'aumento della presenza umana in molte aree montane. Tuttavia, la maggioranza del Governo regionale è disinteressata a questo e, soprattutto non vi è un governo delle politiche legate alla montagne che sia veramente interassessorile, di modo che ogni atto della Giunta ponga attenzione ai problemi della montagna e della collina, come al frazionamento amministrativo in questi territori, amministrati da piccoli o piccolissimi Comuni.
Ovviamente questo va a merito di chi si occupa in modo attento delle problematiche montane, mentre va a demerito rispetto ad una politica complessiva della Giunta.
Vi sono alcuni Assessorati - non lo dico per assegnare le "pagelle", ma per segnalare quelle che, a nostro giudizio, sono (o sono state) le occasioni perse - che sono particolarmente disinteressati, o poco interessati a questo aspetto. Mentre se possiamo porre degli esempi concreti di buon governo, o almeno di Governo attento alle aree montane e collinari, certamente va sottolineato l'Assessorato alla montagna, perch ha la delega in prima persona, quindi non potrebbe farne a meno, ma crediamo che vi sia stata attenzione relativamente agli aspetti del mondo agricolo (anche se forse non sono tutti soddisfatti, ma almeno un'attenzione certamente vi è stata) e noi esprimiamo una grande positività per i bandi che la Regione ha fatto in merito alle politiche del commercio.
Sono bandi che discendono dalla legge n. 28 e sono applicativi di un'ottima legge che la precedente Giunta regionale varò.
Bisogna dare atto che quando si investono delle risorse per la rivitalizzazione commerciale in aree in cui non esistono più negozi o il numero degli stessi è molto limitato per la creazione di centri polivalenti, noi esprimiamo, in qualche modo, una valutazione positiva.
Credo che grandi opportunità si siano perse, tanto in termini promozionali, quanto in termini di investimento, sul settore sport e turismo. Perché se l'Assessore Sibille nel presentare la sua relazione scrive - non per un'attività che le compete, ma che compete a un collega che oggi l'attività che si è svolta è quella dell'aver finanziato due studi sugli elementi del sistema turistico e delle aree montane, forse serviranno anche, ma considerando il fatto che questa Giunta ha governato la promozione della Regione Piemonte nel momento olimpico e post-olimpico credo che molte cose siano state poco utilizzate.
Pongo un ulteriore esempio per non essere casalingo: forse questa Giunta, non con i finanziamenti che erano già stati individuati, ma relativamente alla promozione, ha dimenticato che esistono alcuni grandi comprensori sciistici non in Provincia di Torino; penso, ad esempio, ad Alagna, con l'incremento avuto dopo il collegamento con Gressoney e il fatto che con Gressoney e Champoluc rappresenta non soltanto il secondo o il terzo polo sciistico piemontese, ma uno dei maggiori poli sciistici dell'intera Europa; così come se avessimo una mappatura relativamente alle associazioni sportive e all'impiantistica sportiva nelle aree montane ancorché riconosciamo che il bando presentato quest'anno dia maggior attenzione rispetto alle entità amministrative minori, certamente ci renderemmo conto che noi non diamo parità di servizi rispetto a quella che è, per esempio, la pratica sportiva.
Quando si cita, nel programma di Governo, la parità fra i cittadini delle terre alte - anche se è un termine che personalmente non mi piace - e della città o della metropoli, significa che un cittadino che abita in un'area montana o collinare deve avere la stessa facilità a raggiungere un impianto sportivo o un'associazione sportiva per fare pratica sportiva.
Questo certamente non è accaduto. Credo, altresì, che l'aver previsto nella legge finanziaria dell'anno passato l'introduzione di canoni su attività imprenditoriali che sono esclusivamente montane - le acque minerali come le attività estrattive - non abbia rappresentato una positività per il sistema montagna o collina, anche perché, ad oggi, non vi è un vincolo di destinazione delle somme che la Regione ha percepito o andrà a percepire, che non sono ingenti per il bilancio regionale, ma che sarebbero molto importanti per i bilanci di quelle realtà locali.
Un'ultima considerazione: sottolineo il fatto che manca l'industria rispetto a questa relazione. Lo dico, per esempio, per la realtà torinese che ha alcune aree - penso all'alto Canavese - di grande presenza industriale, che rappresenta ancora alcune migliaia di lavoratori che lavorano nelle aree montane e nelle zone industriali. Se non si pensa a politiche di incentivazione alla permanenza su quei territori, è inevitabile che con la realizzazione di aree industriali nella pianura o nelle zone pedemontane, queste imprese, come purtroppo sta accadendo in alcune parti, inevitabilmente, per questioni logistiche, si andranno a trasferire.
Allora, io invito a fare un ragionamento - in virtù del fatto che dovranno uscire i bandi sull'industria - necessariamente sul mantenimento almeno dell'attuale occupazione, soprattutto degli impianti delle imprese esistenti, sulle aree montane. Perché quando chiude un'impresa da 50 dipendenti in pianura è un problema; ma quando chiude un'impresa da 50 dipendenti in un'area montana, la ricollocazione dei suoi collaboratori è un grande problema Ringrazio per il tempo che ho usato in più.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Presidente e colleghi, penso che la relazione dell'Assessore Sibille abbia smentito ogni considerazione o illazione circa il fatto che questa maggioranza abbia posto, in questi due anni di Governo della Regione Piemonte, minore attenzione ai problemi della montagna e non vi sia sensibilità verso questa parte importante del nostro territorio, e che i fondi stanziati non sono stati affatto inferiori a quelli del passato, ma sono stati incrementati: guardando la tabella che c'è stata distribuita vediamo come, per la prima volta da sette anni a questa parte, si stanziano risorse destinate alle scuole di montagna.
Si rileva un fortissimo incremento per quanto riguarda le sistemazioni idrauliche, la forestazione, gli interventi anche a favore di aree collinari, che con la montagna si integrano e rappresentano un'altra realtà più marginale a volte della nostra economia piemontese, che deve essere sostenuta.
C'è stato un approccio che sicuramente pone la giusta attenzione alla montagna, rispetto alla quale dobbiamo avere la consapevolezza che possiamo individuare un'occasione nella quale sperimentare un nuovo modello comune di sviluppo per il rilancio dell'economia della nostra Regione, almeno per le aree direttamente interessate, per garantire soprattutto opportunità di crescita ai nostri cittadini, pari opportunità sia per coloro che risiedono nelle aree di maggiore dinamicità di crescita e sviluppo, sia in quelle un po' più marginali.
Per fare questo dobbiamo superare una "visione da cartolina" del territorio montano, superare la visione di "conservazione museale" di quella realtà e mettere in atto delle iniziative capaci di produrre e aumentare il reddito dei cittadini che là sono insediati e di garantire quei servizi essenziali che danno lo stesso diritto di cittadinanza anche a chi vive nelle "terre alte".
Negli interventi che mi hanno preceduto è già stata richiamata la necessità di intervenire e di mettere in atto - cosa che si sta facendo interventi per il mantenimento del sistema scolastico sul territorio montano, per garantire la presenza dei servizi essenziali e universali, per combattere la desertificazione commerciale, aspetto che la Giunta e l'Assessore Caracciolo hanno già messo in atto con un provvedimento che è stato accolto con estrema positività dai territori interessati, con la diffusione della banda larga e il wireless, con l'ancoraggio al territorio degli istituti di credito e degli sportelli, con il potenziamento delle infrastrutture viarie di accesso ai territori montani. Da questo punto di vista si può dare un contributo anche attraverso l'approvazione dei disegni di legge che riguardano i piccoli comuni messi in campo dalla Giunta e dai Gruppi consiliari, compreso il mio. In particolare, consentendo...



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Ricca, chiedo ai Consiglieri di sedere al proprio posto. Chi non fosse interessato al dibattito, può uscire dall'aula.



RICCA Luigi Sergio

Anche attraverso l'approvazione di provvedimenti di legge, di disegni di legge e proposte di legge che sono state depositate, e per i quali è già stato avviato il dibattito in Commissione, che riguardano i piccoli Comuni del nostro territorio, la gran parte dei quali sono anche comuni montani.
Pensare di favorire la realizzazione di centri polifunzionali nei quali soggetti pubblici e privati, possano garantire, in un solo esercizio commerciale, lo svolgimento congiunto di più funzioni. Stipulare convenzioni di intesa con le associazioni di categoria e anche con le Poste italiane perché il pagamento, per esempio, dei conti corrente - quelli relativi alle imposte comunali, ai vaglia postali o altre prestazioni, fra cui l'erogazione delle pensioni - possano essere assicurati da esercizi commerciali presenti in loco, è una strada per dare risposte alla necessità di sviluppo e di crescita dei territori montani. Una strada che è anche legata, come è già stato ricordato, ai processi di riforma istituzionale per una più equa e solidale ripartizione territoriale delle risorse in un modello di federalismo che consenta ai territori di organizzarsi con criteri e modelli autonomi per convergenti obiettivi di crescita.
In conclusione, voglio sottolineare un aspetto che ritengo assolutamente importante e che è stato ripreso anche dal Presidente del CENSIS, De Rita, in alcuni interventi anche negli Stati Generali della Montagna svoltosi l'anno scorso a Torino. La montagna che diventa bacino strategico, di risorse altamente monetizzabili, come l'acqua e l'energia che sono le risorse del domani che non possono essere più gestite soltanto come risorse paesaggistiche come dicevo all'inizio. Così come alcune altre filiere, come quella del legno del settore lattiero e caseario, che devono essere governate e possono essere governate direttamente anche da chi vi partecipa in un sistema di appropriate relazioni con gli altri soggetti.
Credo sia necessario porre mano alla definizione di due modalità per giungere la rappresentanza delle comunità montane, superare elementi di staticità nel governo delle medesime che, a volte, portano alla difficoltà di approvare anche veri e propri piani di sviluppo montano e integrato con esigenze di carattere sovracomunale. A volte la Comunità montana è ancora troppo intesa come la strada attraverso la quale dare qualche risorsa in più ai singoli comuni, piuttosto che a progetti di respiro territoriale più ampio. Anche la necessità di superare il meccanismo elettorale che consente, a volte, in molte realtà, di costruire maggioranze di governo della comunità montana che sono in conflitto con le maggioranze (perch sono maggioranze di minoranze che governano i vari comuni).
Questi aspetti dobbiamo ancora metterli a fuoco in modo più puntuale.
Chiedo all'Assessore di considerare l'opportunità di lanciare, anche simbolicamente, un progetto che potrebbe chiamarsi cornice montana. Penso alla cornice del Piemonte che mette insieme, in modo sinergico, le politiche non soltanto del suo assessorato, ma anche quelle settoriali di altri Assessori in modo da dare una risposta di carattere integrato, ancora più alta, dell'attenzione che già oggi viene manifestata e accompagnata da risorse consistenti.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Quando il Consigliere Toselli ha avanzato la richiesta di un Consiglio straordinario per parlare del livello delle risorse assegnate agli enti locali per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari pensando al territorio, ho pensato anche agli abitanti del territorio. Sono contenta che oltre all'Assessore alla montagna seguano il dibattito altri Assessori parimenti interessati all'argomento. Se noi pensiamo alle Comunità collinari, alle Comunità montane solo sulla base dei finanziamenti prefissi dal fondo per la montagna e dal fondo per la collina, non pensiamo che constatare che siano da sempre insufficienti a rispondere ai bisogni di chi vive quei territori.
facile per me pensare alle difficoltà che hanno gli enti gestori del sociale, magari nel fare l'assistenza domiciliare. Sappiamo tutti che è più facile fare assistenza domiciliare dove i cittadini sono più raccolti rispetto al dover andare in certi comuni, in certe frazioni, in certe località "case sparse".
Lo stesso discorso avvertiamo quando si parla di sanità. Sappiamo benissimo che una sanità più presente sul territorio, se facciamo un discorso pro capite, costa di più proprio perché la popolazione è sparsa sul territorio. Sappiamo che per contrastare la solitudine occorrono anche più incentivi, più mezzi. Si può essere soli nella città metropolitana, ma si è più soli là dove quando si apre una finestra non si trova nessuno che passa nella via sottostante.
Penso alla mobilità delle persone. Tutti ricordiamo le tante battaglie per utilizzare gli scuolabus nelle comunità montane, come in quelle collinari, ma anche nei comuni marginali della pianura, per trasportare gli anziani (ovviamente non nell'orario di utilizzo per gli alunni). Sono discorsi importanti che abbiamo fatto e rifatto, ma che non trovano risposte alla marginalità delle comunità collinari e montane.
Pensiamo all'importanza dell'agricoltura collinare e montana. In questo momento per me è facile pensare alle cantine sociali, alla crisi del mercato del vino. Il Consigliere Cavallera questa mattina si è fatto promotore di un ordine del giorno. Se non interviene anche l'Assessore all'agricoltura, noi possiamo parlare di sviluppo del territorio delle aree montane e collinari, ben sapendo che facciamo solo un esercizio teorico di parole in buona parte nel disinteresse dell'Assemblea.
Istruzione, problema delle scuole elementari. A volte parzialmente risolto nelle comunità montane, irrisolto per quanto riguarda gli incentivi nelle comunità collinari. Sono perfettamente conscia di parlare di due realtà diverse, entrambe meritano grande attenzione. È sbagliato e dobbiamo evitare di mettere le Comunità collinari contro le Comunità montane, o chi cerca di spaventare le Comunità montane, dicendo che le Comunità collinari vogliono prendere dei fondi dal loro fondo. Sono realtà diverse, che vanno rispettate e i cui fondi vanno integrati.
Prima di tornare a parlare di finanziamenti, voglio sottolineare un aspetto, anche se non c'è l'Assessore al bilancio: ho presentato un'interpellanza, a seguito di una lettera firmata dai dodici Presidenti delle Comunità collinari dell'Astigiano, che stanno aspettando i finanziamenti. È un ritardo che causa loro il dover chiedere anticipi alle banche...



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste (fuori microfono)

Abbiamo affrontato e risolto il problema.



COTTO Mariangela

Sono contenta che il problema sia stato risolto in questi giorni, ma con un ritardo che ha portato delle sofferenze finanziarie a quelle Comunità.
Manca anche l'Assessore agli Enti locali, Deorsola; ricordo la partecipazione delle Comunità collinari ad un convegno, dove si è parlato dei finanziamenti di progetti che comportavano l'assunzione di personale ma che poi non venivano più finanziati.
Le Comunità collinari hanno avuto delle difficoltà in seguito alla legge del 2000 - di cui sono stata relatrice - che aveva voluto fortemente il Consigliere Ferraris, di Casale, il quale, vivendo la realtà della collina povera si rendeva conto dell'importanza di quella legge.
I primi finanziamenti risalgono al 2002; finanziamenti scarsi - questo lo diciamo tranquillamente - fin dall'inizio. È stato ricordato: prima un milione e mezzo, poi due milioni.
Questi finanziamenti rappresentano il 10% del Fondo della montagna fondo che, di per sé, non è sufficiente per rispondere ai problemi e alle esigenze della montagna, pertanto dovremmo fare un grande passo avanti e raddoppiarlo o triplicarlo.
Questo, portando avanti un discorso di politiche integrate, affinch non sia solo l'Assessore agli Enti locali o l'Assessore alla Montagna ad interessarsi delle Comunità collinari.
Nella dicitura dell'Assessorato non compare "Assessore alla montagna e alla collina" e questo significa che spesso ci si dimentica delle Comunità collinari. L'abbiamo visto anche oggi, al Comitato di solidarietà: pare che si parlasse di Comunità montane e non collinari, perché l'abitudine fa sì che questo venga dimenticato, anche se dovrebbe essere sempre presente tra i funzionari.
Pertanto, non c'è di conforto sapere che esiste un 10% del già scarso Fondo per la montagna e non c'è neanche di conforto sapere che è più del doppio di quanto viene speso da qualche Assessore per un convegno, e chi era presente stamattina al Comitato di solidarietà sa di cosa parlo.
Chiedo, quindi, alla Giunta e all'Assessore al bilancio di fare delle verifiche, perché se si spendono 750 mila euro per organizzare un convegno non so con quale faccia si possa andare nei piccoli Comuni delle varie Comunità collinari a dire che il fondo stanziato è di due milioni di euro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Giorgio

L'oggetto della discussione di stamattina è il livello delle risorse assegnate agli Enti locali, per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari.
Intanto, abbiamo due realtà differenziate.
Come ha detto giustamente qualcuno, non devono assolutamente essere giocate in contrapposizione; sono realtà differenti, dal punto di vista economico-sociale e anche come fonti e modalità di finanziamento.
L'Assessore ha indicato chiaramente i livelli di finanziamento dedicati alle Comunità montane e alle Comunità collinari, spiegando anche bene al Consigliere Toselli le motivazioni della modifica della percentuale del Fondo regionale della montagna che è stato assegnato alle Comunità montane.
Ritengo importante domandarsi come mai vi sia questa problematica.
Vi è anche una richiesta di aumento o mantenimento alto dei fondi che vengono trasferiti per le attività ordinarie a scapito degli investimenti.
Questo è un problema che deve essere considerato, al di là del fatto che questa scelta sia stata ampiamente condivisa dalla Conferenza dei Presidenti delle Comunità montane.
Al collega Toselli voglio dire che non è esatto quanto lui sostiene rispetto a quel 10% che va a finanziare le progettazioni. Quella percentuale va a finanziare la realizzazione di progetti integrati, che hanno una loro definizione, consolidata nel tempo.
Voglio aggiungere che, per la prima volta, nel 2006 è stata assegnata una quota della legge n. 18 alle Comunità montane, per iniziative di urbanizzazione mirate alla valorizzazione economica dei territori montani.
Il problema vero delle Comunità montane, rispetto al finanziamento, è che queste vivono esclusivamente di finanza trasferita dalla Regione.
Ovviamente, anche un ritardo nel pagamento crea problemi di liquidità che altri Enti non hanno, perché hanno altre modalità di compensazione.
Il Piemonte, da questo punto di vista, ha, anche a livello nazionale una responsabilità particolare. In questo momento, si sta ragionando e discutendo, a livello nazionale (abbiamo visto anche le indicazioni del codice delle Autonomie - alcune anticipazioni, peraltro non condivise dal nostro territorio, erano emerse nella prima bozza della legge finanziaria) di una ridefinizione delle modalità elettive degli organi complessivi, dal Consiglio al Presidente, delle Comunità montane.
Credo che questo sia necessario. Il Consigliere Travaglini ha illustrato le strade - e io ritengo siano ampiamente condivisibili - verso le quali si dovrebbe andare per dare rappresentatività e autorevolezza agli organi delle Comunità montane.
Ritengo che alla Regione competa il compito di dare, nell'arco di questa legislatura, funzioni certe alle Comunità montane, che, ovviamente dovranno riguardare il settore della manutenzione del territorio, della difesa idrogeologica, il settore forestale, che è uno degli elementi cruciali, soprattutto per le vallate medie.
Il problema complessivo delle aree montane non è unicamente un problema delle Comunità montane, ma è un problema di territori, è un problema di un'economia che ha travolto e reso più deboli le aree marginali.
In questo senso, credo che neppure gli Osservatori possano salvare la montagna dalle problematiche macroeconomiche che viene a subire.
importante - e in questo sono d'accordo con le indicazioni emerse dal Consigliere Toselli e anche dal Consigliere Vignale - che ci sia un ritorno per la montagna dalle risorse che dalla montagna vengono prelevate, siano di escavazione, siano di acque minerali. È importante soprattutto che ci siano delle politiche per la montagna, sapendo che sono complesse, perch giustamente - come ha detto qualcuno che mi ha preceduto - riguardano l'agricoltura, il turismo, ma anche l'industria, l'artigianato, il commercio e così via. Sono ovviamente politiche complesse, riguardano il mantenimento dei servizi e questo è fondamentale per mantenere un minimo di abitabilità nelle aree montane. Al riguardo, direi che in questi anni si è fatto quello che si poteva fare con le risorse a disposizione, i fondi per il mantenimento dell'istruzione dell'obbligo sono stati ancora incrementati, si è lavorato molto sulle poste, si sta lavorando per la riduzione del divario digitale, nell'assestamento di bilancio si è inserita una quota consistente per il mantenimento dei servizi.
importante adesso, guardando al futuro, valutare che ci siano delle possibilità soprattutto dal punto di vista delle iniziative d'investimento perché è vero che noi dobbiamo dare funzioni e possibilità di operare alle Comunità montane, ma soprattutto dobbiamo essere in grado di aiutare investimenti nelle aree più deboli come le aree montane, dove spesso c'è un deficit di imprenditorialità sia dal punto di vista dell'iniziativa che dal punto di vista delle possibilità economiche.
Per questo motivo sono importanti alcune misure contenute nel piano di sviluppo rurale, ma direi che anche per quanto riguarda i fondi strutturali veri e propri è importante che ci sia la possibilità di avere investimenti nei territori montani e collinari. Dico montani soprattutto perché lì sicuramente la debolezza sia delle infrastrutture che dell'imprenditorialità è più forte e per questo invito la Giunta regionale a valutare l'ipotesi di un progetto a regia regionale che consenta di selezionare - nell'ambito dei progetti che emergeranno anche dai piani territoriali integrati che in questo momento si stanno redigendo e dove le Comunità montane e i territori montani stanno intervenendo con forza iniziative, che magari per debolezza imprenditoriale o per difficoltà infrastrutturale non riescono a raggiungere quelle quote che normalmente si richiedono per l'utilizzo dei fondi strutturali, per avere la possibilità di andare avanti e di essere attivate.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola media "A. Vivaldi" di Beinasco


PRESIDENTE

Colgo l'occasione per salutare i docenti e gli allievi della scuola media "A. Vivaldi" di Beinasco in visita a Palazzo Lascaris.


Argomento: Comunita' montane

Livello delle risorse assegnate agli Enti locali per le politiche di sviluppo delle aree montane e collinari presentazione ed esame ordini del giorno n. 671, inerente a "Iniziative a sostegno delle Comunità montane e collinari" e n. 458 "Maggiori fondi alle Comunità montane" presentato dai Consiglieri Toselli, Cotto, Leo (richiesta presentata dai Consiglieri Toselli, Botta, Vignale, Casoni, Nicotra, Cirio Ghiglia, Guida, Burzi, Cotto, Novero, Pedrale, Dutto)


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Assessore, mi pare che dal corso del dibattito emergano alcune considerazioni. Innanzitutto è chiaro che, non solo come Consigliere di opposizione, ma come Consigliere in genere e come Consigliere proveniente da territori collinari e montani, vi è la considerazione che, più risorse sono allocate alle colline o alle montagne, non solo meglio sia per quei territori, ma un po' per l'andamento generale dell'economia e della società piemontese.
Se noi facessimo un'analisi soltanto quantitativa dell'allocazione delle risorse negli ultimi anni, i dati parrebbero segnalare un'attenzione particolare su queste due realtà: i numeri sono numeri, hanno la forza di non poter essere messi in discussione. Ma accanto a questa analisi quantitativa, noi dobbiamo - soprattutto lei, magari in sede di replicare avere un'analisi qualitativa, perché tutto dipende da come sono spese queste risorse, da quali progetti vanno a finanziare, da quale tipo di sviluppo sottendono alcune iniziative.
Il discorso sulla montagna - ma io chiaramente, provenendo da una zona collinare, mi dilungherò un po' di più sulle questioni della collina, che mi sta più a cuore - non è, a mio avviso, un problema che noi possiamo caricare totalmente sulle spalle dell'Assessore alla montagna e alla collina, perché sarebbe francamente ingiusto pensare che tutti i problemi di questi territori possano essere risolti da un Assessorato, pur ad hoc pur specifico, che pur evidentemente ha come suo interesse primario queste parti del nostro Piemonte. Perché, vede Assessore, noi ci rivolgiamo a lei ma chiaramente le nostre considerazioni riguardano tutta la Giunta regionale e le nostre considerazioni, ad esempio per quanto riguarda la collina, non possono non toccare un argomento importantissimo per lo sviluppo di questo nostro territorio come il turismo.
Quando si legge sull'Osservatorio regionale del turismo che, dopo la zona dei laghi, che detiene il primo posto come capacità di attrarre turisti nella nostra regione, la collina (il sistema delle colline: Langhe Roero, Monferrato) è al secondo posto, ancora prima della montagna olimpica, cioè ancora prima del sistema Torino, io mi chiedo se questo avvenga grazie all'azione concordata della Regione o se avvenga per la naturale gran forza d'attrazione che hanno questi territori. Mi chiedo quale potrebbe essere lo sviluppo turistico di questi territori, se il nostro Assessorato al turismo, che si occupa in maniera egregia di laghi si occupa in maniera egregia di olimpico e di post-olimpico, si occupa in maniera del turismo verso la città di Torino, facesse di più, s'impegnasse di più relativamente ai territori collinari.
Come tutti voi, sono a conoscenza di tante iniziative, di tante forme di promozione dei territori collinari che sviluppano le Comunità collinari i Comuni che stanno in collina, le Associazioni, le Pro Loco che lì operano, però manca, a mio avviso, sulla questione delle colline, sul turismo collinare, un'azione organizzatrice, un'azione organica della Regione Piemonte, che invece, considerati i dati che sto segnalando, che non sono dati né di destra né di sinistra, sono dati numerici che presenta un Osservatorio, meriterebbe una maggiore attenzione.
La collina - mi dispiace se ho parlato mentre l'Assessore Manica non c'era, ma i colleghi potranno riferire - è naturalmente terra di agricoltura. Questo è un altro cahier de doleances anche per l'Assessore all'agricoltura, perché è evidente che, oltre al turismo, una delle risorse primarie della nostra collina è, dovrebbe essere e speriamo rimanga l'agricoltura, purtroppo con tutto il portato di crisi che in questo momento c'è anche su questo settore, in particolare - lo ricordavano già alcuni colleghi prima - sul versante della viticoltura.
Lei sa, Assessore, che fino a qualche anno fa, anche solo fino a tre quattro, cinque anni fa, chi poteva operare in campo vinicolo, tutto sommato, riusciva a ricavare un reddito congruo perlomeno per una vita normale, ma è ormai qualche stagione - per tutta una serie di ragioni che non è qui il caso di analizzare, ma che bisognerà poi in maniera più approfondita vedere - che questo reddito congruo non c'è più, ci sono le difficoltà delle cantine sociali, ci sono le difficoltà di tantissimi produttori che si vedono sottopagate le proprie produzioni in termini assolutamente incredibili. Quindi, il discorso di una collina che soffre per alcune produzioni che l'hanno resa forte rispetto ad altri territori agricoli. Non parliamo poi della sottocollina, che ancora fa un po' di frumento, anche perché il dramma lì è generalizzato, non vale più la pena di parlarne.
A fronte di una coltivazione come la vite, che soffre di un problema di mercato gravissimo, vi è, ad esempio, una nuova coltivazione, Assessore quella dell'ulivo, che invece sta incominciando a prendere piede. Le parlo del nostro Monferrato, dove migliaia e migliaia di piantamenti di nuovi ulivi sfruttano un territorio estremamente favorevole e un clima mite. Una collina che, anche secondo alcuni toponimi di paesi del Monferrato, era da sempre destinata all'olivo, trovo poi uno stop clamoroso per la mancanza di frantoi.
Queste sono problematiche che riguardano la collina, perché è lì che si sviluppano queste coltivazioni. Non possiamo pensare ai nostri coltivatori che hanno fatto una scelta di diversificazione, che sono andati verso questa pianta e che poi devono portare il loro prodotto a farlo macinare per l'estrazione dell'olio ad Imperia, raddoppiando i costi vivi.
Vi è la necessità di intervenire anche in questo settore, piccolo ma significativo per i territori, quindi anche questo è problema che esiste.
Lo dico perché, provenendo da una zona di collina che se, da una parte è tra quelle zone che fanno della collina piemontese il secondo luogo d'attrazione turistica, dall'altra è una di quelle zone che vede menomata la sua capacità turistica per il problema delle zanzare. Non dico una cosa nuova, non mi dilungo e so che c'è un tentativo d'intervento, ma anche lì le risorse che, a mio avviso, non sono sufficienti per affrontare il problema delle zanzare, in realtà sono risorse che, tutto sommato, vanno in gran parte nelle zone collinari e sottocollinari, quindi rientrano in questa strategia generale d'attenzione verso la collina.
Concludo - sono quasi alla fine del tempo disponibile - chiamando in causa l'amico Assessore Caracciolo, ma non potrei fare diversamente, perch uno dei grandi problemi delle zone collinari è il problema della sicurezza.
Qui con me ho il giornale locale che si chiama, non a caso, Il Monferrato. Tutte le settimane, Assessore, leggiamo da questi giornali indipendenti episodi di microcriminalità che toccano le zone collinari.
Tutte le sante settimane.
Fortunatamente, non sono episodi mortali, ma furti, addormentamenti nel sonno ecc.
Non voglio ritornare a fare una discussione che facemmo sette giorni fa, ma se non diamo una mano a queste persone, anche dal punto di vista della sicurezza, e se nella nuova legge non inseriamo una priorità specifica per i piccoli Comuni di montagne e di collina rispetto al problema della sicurezza, sostanzialmente tarpiamo le ali allo sviluppo turistico, di attrazione enogastronomica e paesaggistica e quant'altro di queste comunità.
Quindi, per il momento in cui andremo a discutere della nuova legge sulla sicurezza, mi appello, oltre che ai nostri emendamenti, anche alla sua intelligenza, affinché individui uno strumento di priorità per la sicurezza nei piccoli Comuni collinari e di montagna.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Vorrei fare prima un'osservazione sulla discussione generale. Non so se nelle scuole moderne insegnano ancora il famoso apologo di Menenio Agrippa: le mani, che erano scese in sciopero perché stanche di lavorare per uno stomaco che appariva loro ozioso e parassitario, dovettero presto rendersi conto che erano loro le prime ad essere indebolite dalla protesta, che lasciava non solo lo stomaco, ma l'intero organismo senza nutrimento.
Ho l'impressione che a volte ci sia una cultura un po' in questo senso.
La montagna è una cosa bella, che bisogna aiutare, ma più che aver bisogno di essere aiutata, ha piuttosto bisogno di sopravvivere. Ha bisogno di interventi che possono farla sopravvivere. Secondo me, se entriamo in quest'ottica, cui gli abitanti di San Salvario avrebbero interesse che la montagna da Lanzo in su non divenga disabitata, perché altrimenti alla prima alluvione i nostri torrenti allagano di nuovo il Balôn a Torino perché le nostre montagne disabitate non hanno più frenato l'acqua come facevano in passato. Dobbiamo arrivare a pensare che la montagna è un qualcosa che interessa tutta la collettività, e che gli investimenti per la montagna sono importanti, perché altrimenti non riusciremo mai a risolvere il problema.
Non mi addentro nelle cifre, possono essere insufficienti, sufficienti ma richiamo un altro dato. Nel 2006, nella mia Comunità montana si è avviato un recupero della residenzialità. Grazie all'avanzamento delle tecnologie, avevo pensato che si fosse avviato in tutti i Comuni delle altre valli, che invece hanno avuto un calo forte di residenzialità. La nostra Comunità montana, complessivamente, ha avuto degli incrementi nei paesi di bassa valle. Tuttavia, sono andato ad analizzare nel dettaglio: tutto l'incremento è dato da pochi cittadini torinesi che si sobbarcano il viaggio perché non hanno più voglia di stare in città, e da moltissimi immigrati che, non avendo il denaro sufficiente per pagare gli strozzini che a Torino chiedono delle cifre incredibili, vanno su nei nostri paesi delle basse valli di montagna, perché lì il prezzo degli affitti è molto più basso.
Questi non sono incrementi che possono salvare la montagna. Quando la montagna in alto si spopola e in basso diventa dormitorio, siamo in ogni modo di fronte ad un disastro.
Di chi è la colpa? A me non piace tanto analizzare di chi è la colpa quanto piuttosto analizzare quali possono essere le soluzioni.
Ho letto la relazione dell'Assessore, parecchi dei miei cavalli di battaglia sono citati. Sotto quest'aspetto, sono felice. Spesso percorro, a caso, strade intervallive. Sono stato per sei anni Consigliere in Provincia di Torino, ho fatto tre o quattro interrogazioni e interpellanze, nonch presentato ordini del giorno perché ci fosse un collegamento tra Locana e Val di Susa, che sarebbe possibile senza fare praticamente nessuna strada nuova, se non un piccolo pezzettino nei pressi di Locana. Io non sono quello che a tutti i costi vuole riempire la montagna di strade, ma vorrei che almeno quelle che ci sono diventino percorribili. C'è tutta una serie di strade che collegano Locana con le tre Valli di lanzo e con la Valle di Susa che esistono già, ma che sono impercorribili perché non c'è la manutenzione.
Sapete qual è sempre stata La risposta? Dal punto di vista del funzionario dell'ufficio che dice di aver verificato a quante persone sarebbero servite. Dal punto di vista turistico, per le nostre Valli sono più importanti i collegamenti - è vero - est-ovest, cioè Francia-Torino quindi tutte le strade che vanno verso Torino. Quelle strade lì avrebbero una piccolissima importanza, nessuna dal punto di vista turistico e dal punto di vista commerciale, quindi non servono. Nessuno pensa mai che l'abitante di una valle, magari, se può raggiungere un parente dall'altra parte, che abita anche lui, perché gli piace, in alta montagna, senza dover scendere a Torino, magari, lo fa più volentieri.
Allora, non ci dobbiamo concentrare sul numero dei turisti che possono accorrere, secondo me, dobbiamo fare in modo che aumenti il numero degli abitanti che risiedono in queste zone, dopodiché, il turismo arriverà facilmente. Procedere ad investimenti per aumentare il turismo, mentre la popolazione residente sta scomparendo, non serve a nessuno, potrà servire forse, a qualche società turistica per vendere dei pacchetti turistici, ma noi dobbiamo garantire che qualcuno risieda in quelle zone.
Quest'anno mi è andata bene, sono solo stato isolato un giorno a causa della neve, mentre gli anni scorsi sono stato isolato cinque o sei giorni.
Sono Consigliere comunale e, insieme ai miei colleghi in Consiglio comunale, mi sono chiesto se valesse la pena che per quel signor con la barba - che sarei io - che è andato ad abitare in quel posto infame, il Comune spendesse i soldi per togliergli la neve.
Vorrei una risposta, in quanto per me sarebbe più comodo e meno costoso abitare in bassa valle, dove la neve viene tolta dall'apparato provinciale.
Però, mi chiedo se per la collettività - a parte il mio caso - valga la pena andare a togliere la neve per le persone che fanno la scelta forse un po' estrema di andare ad abitare nelle nostre alte valli, in modo che per 365 giorni qualcuno abiti quella frazione che, altrimenti, sarebbe abbandonata.
Secondo me, vale la pena, però, finché ci saranno queste problematiche per cui sembra quasi chiedere un favore per avere non i servizi che ci sono in pianura, ma almeno i servizi essenziali, e finché chi decide di risiedere lì non ha questa quasi certezza di avere i servizi minimi indispensabili, non possiamo pensare che la gente non si stanchi di faticare per risiedere in quei posti, scendendo ad abitare in posti più comodi.
Per quanto riguarda gli esercizi commerciali, per carità, è lodevole l'idea di organizzare un servizio di consegne a domicilio dove è assente il negozio, ma, ragazzi, dai luoghi in cui non c'è il negozio, nonostante le consegne a domicilio, la gente se ne va via, perché un paese che non ha più il negozio vuol dire che non offre più determinate condizioni per poterlo abitare! Allora, è lodevole questa iniziativa, in molti casi lo stesso avviene già con i medicinali, però, attenzione, noi dobbiamo ribaltare il discorso dobbiamo far sì che qualcuno riapra il negozio, altrimenti, non funziona.
Il 90% degli interventi dovrebbe essere legato al ritorno dei residenti.
Attenzione, proprio nelle zone dove più è difficile l'attuazione degli interventi esiste una minore progettualità. Molti Comuni di montagna hanno un segretario part time che vi si reca per due giorni la settimana, lo stesso accade per il tecnico. Il mio Comune ha una persona che si occupa dell'anagrafe, spazza, apre e chiude, fa tutto: una persona!



(Scampanellìo del Presidente)



NOVERO Gianfranco

Termino, Presidente.
Queste persone come fanno a seguire le nostre leggi, a sapere quando si deve presentare la domanda o redigere il progetto? Per carità, mi rendo conto che è indispensabile che il Comune sia attivo, però, secondo me sarebbe importantissimo per la montagna - c'è già da parte degli uffici aumentare maggiormente l'aiuto alla progettualità. Il Sindaco che viene a Torino nei nostri uffici deve avere un supporto per fare qualcosa altrimenti, noi stanziamo delle somme - i soldi sono stanziati! - che non vengono neanche utilizzate, non perché non ce ne sia bisogno.
Grazie, Presidente, per il tempo aggiuntivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bellion.



BELLION Marco

Signor Presidente e cari colleghi, credo che questa mattina il Consiglio, dedicato ad un tema così importante come quello del livello delle risorse assegnate agli Enti locali della nostra montagna per il suo sviluppo, abbia solo parzialmente raggiunto gli obiettivi che mi immagino i Consiglieri proponenti, ma anche i Consiglieri che hanno dato il loro contributo durante il dibattito, avessero in testa.
In questi pochi minuti che mi sono concessi, vorrei cercare di concentrarmi non tanto su un'elencazione di motivazioni per le quali è utile e sarebbe saggio - aggiungo io - riservare risorse maggiori, più importanti e significative, ai territori montani, quando nel rimarcare come già fatto in termini numerici dalla relazione dell'Assessore Sibille lo sforzo e le scelte che questa Amministrazione, comunque, ha già attuato.
Questo è visibile non solo nell'aumento delle risorse regionali, ma anche nella "tabella 2", che credo sia a mano di tutti i colleghi, che è quella che più raffigura, in termini di scelte politiche, le decisioni prese da questa maggioranza e che si riferisce, tra l'altro, ad un provvedimento, come quello del Piano di Sviluppo Rurale, sul quale ancora ieri abbiamo avuto modo di riflettere e vedere in seno alla III Commissione.
Se guardiamo questa tabella, al di là dell'aumento delle risorse rispetto alla precedente programmazione 2000-2006, si evidenziano in quella attuale 2007-2013, seppure pochi milioni di euro, una quarantina di milioni di euro, ma sono 40 milioni di euro su 250 - qui stiamo parlando di milioni di euro! La "ciccia" per la montagna sta qui, non è il fondo nazionale sulla montagna di cui, magari, tante volte ci riempiamo la bocca. La "ciccia" sta con l'Europa, malgrado la coperta si sia ristretta con l'entrata di nuovi paesi. In questo caso, credo che il lavoro fatto dalla Giunta e in particolare dall'Assessore alla montagna con i suoi uffici abbia raggiunto obiettivi importanti, lo si vede anche nelle modalità.
Prego i colleghi di guardare come sul quarto asse, quello legato alle strategie di sviluppo locale, si sia più che raddoppiato l'investimento.
Questo è sicuramente frutto di una scelta politica condivisa da questa maggioranza, che va nella direzione di coinvolgere tutto quel sistema di territorio locale, costituito da enti, da associazioni, dalle organizzazioni di categoria, dalle stesse banche, che, poi, devono concorrere a fare in modo che queste risorse finanziarie possano arrivare più celermente possibile sul territorio.
La scelta di raddoppiare questo asse credo sia, forse, l'immagine più chiara della volontà politica di questa Amministrazione. Non lo disconosco in questi anni, la Regione Piemonte si è impegnata sulle tematiche della montagna, lo riconosciamo alla precedente Amministrazione che all'unanimità ha saputo approvare per prima in Italia la legge regionale sulla montagna con il concorso, allora, dell'opposizione - ripeto, all'unanimità. Quindi il Piemonte è una Regione che, storicamente, attraverso tutto il suo sistema di amministratori locali e di amministratori di Comunità montane ha lottato fin dagli anni '70, con la nascita della prima legge istitutiva delle comunità montane, anche in termini trasversali e unitari raggiungendo importanti risultati, oggi si trova di fronte a queste risorse e a tanti problemi.
Anche a fronte di dati positivi (perché non sono solo quelli che ci raccontava, giustamente, il collega Novero) relativamente ad un PIL, che forse solo in montagna in questi anni cresce con simili ritmi (sui territori montani ha raggiunto quasi il 17%), naturalmente i problemi non scompaiono.
Crediamo che questi problemi debbano trasformarsi in risorse e in mercato. Questa è un po' la sfida che deve affrontare PSR, ma anche la legge in itinere, su cui anch'io, in qualità di Presidente della Commissione, farò di tutto perché possa, entro l'estate, pervenire in Consiglio. Ritengo che risorse come l'acqua, l'energia, l'ambiente, l'aria il legno, la pietra e le foreste, siano capitoli di questa nuova economia della montagna in grado di produrre quel reddito che tutti noi auspichiamo nel pieno rispetto dell'ambiente.
Sarebbe utile che questo Consiglio - e qua ritorno sulla premessa, cioè l'esigenza di tradurre i vari interventi in atti significativi da parte del Consiglio - rinnovasse al Parlamento l'impegno per una nuova legge sulla montagna, come già ricordava il collega Travaglini nel suo intervento riformulata in coerenza con le specificità reali dei territori montani e in relazione a più moderni processi di sviluppo globale, nel quale sia davvero attuato, in forma piena e coerente, il tanto volte evocato tema della sussidiarietà, vuoi orizzontale vuoi verticale.
Credo sia necessario rivedere i rapporti istituzionali, rinsaldare quel sistema Comuni-Comunità montane e Unioni collinari, riconoscendo e rimarcando nuovamente la centralità delle nostre Comunità montane centralità vista come punto di riferimento cooperativo con i Comuni, quale unica situazione associativa dei Comuni montani (magari nella veste di comprensorio espressamente riconosciuto come forma di governo del territorio montano).
necessario rivedere il concetto di "montaneità", affinché abbiano a risolversi situazioni di diversa dignità sociale. In questa direzione credo vada sottolineato un elemento di novità prodotto nel corso del 2006, tante volte auspicato nei dibattiti che in quest'Aula, come nelle aule dei Consigli provinciali, comunali e delle Comunità montane: un riconoscimento da parte del trattato costituzionale europeo, delle politiche di coesione.
In questo senso, particolare attenzione dovranno porre questo Consiglio e questa Giunta sui fondi strutturali 2007 e 2013, anche in considerazione della recente raccomandazione, da parte del Consiglio stesso, a riservare particolare attenzione a problemi o opportunità delle zone transfrontaliere e transnazionali, difficilmente raggiungibili o scarsamente popolate come quelle montane.
Bruxelles sconta ancora un ritardo nei confronti della montagna europea. Recentemente, proprio qui a Torino è stata formulata una proposta in una tavola rotonda alla quale ho avuto modo di partecipare insieme all'Assessore Sibille, su iniziativa dell'associazione europea degli eletti della montagna e del suo neo Presidente, un nostro concittadino al quale rivolgo tutti i miei auguri.
Questa proposta, formulata attraverso una lettera aperta al Presidente della Commissione europea Barroso, per sollecitare la presentazione di un Libro Verde sul futuro delle politiche montane europee, al pari di quello che fu il Libro sulle politiche marittime che tanto ha saputo produrre individua le linee guida per una politica coerente e condivisa dei territori montani, anche in grado di produrre quella tanto attesa direttiva, a livello europeo. Sicuramente potrebbe essere per noi, per la nostra Regione e per questo Consiglio, uno strumento fondamentale per le future generazioni che vorranno continuare a vivere e operare sui nostri territori montani. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente, e colleghi.
L'argomento che questa mattina abbiamo in esame è estremamente importante, perché riguarda aree molto estese in termini di superficie, ma magari scarsamente popolate, del nostro territorio regionale. Riguarda le piccole realtà comunali che, spesso e volentieri, si trovano in zone sfavorite, perché in collina o in montagna. Perché sfavorite? Non certo dal punto di vista ambientale o di bellezza paesaggistica, ma sicuramente dal punto di vista dei servizi e dalla lontananza dei luoghi di lavoro.
Purtroppo, per decenni la montagna è stata vista come un qualcosa che doveva sopravvivere per conto proprio. In realtà, man mano le vallate alpine di montagna, ma anche di collina, si sono sempre più spopolate lasciando, di fatto, delle realtà, delle frazioni o dei Comuni disabitati con pochi anziani o con pochi abitanti. Man mano che la popolazione si allontanava andando verso le città, per motivi di lavoro, per economia o per possibilità di sopravvivere e i paesi di montagna e di collina si svuotavano, venivano anche meno i servizi. Per questo motivo, come un gatto che si morde la coda, più diminuivano i servizi, più si svuotavano le realtà in zone difficili.
Man mano però, forse a causa della vita cittadina, o forse perch qualcuno preferisce scegliere una vita alla fine più tranquilla anche se più scomoda, si è avviata un'inversione di tendenza. Di conseguenza, alcune persone scelgono di viaggiare per andare a lavorare, ma di rimanere a vivere in alcune realtà di collina o di montagna o, viceversa, persone che abitavano in città hanno preferito spostarsi in aree decentrate, proprio per vivere meglio o più a contatto con la natura.
Ciò che forse noi amministratori non abbiamo saputo fare è stato proprio coordinare gli interventi in queste zone e cercare di mantenere in queste zone servizi, non dico uguali, ma assimilabili a quelli delle aree più abitate.
Per intenderci: perché abbiamo permesso, magari opponendoci in parte che molti uffici postali chiudessero? O che scuole ed asili scendessero più a valle? O che i cinema sparissero dalle zone montane o collinari, come i negozi e le attività economiche? Il territorio è stato man mano abbandonato, con gravi conseguenze dal punto di vista del dissesto idrogeologico. Penso ai campi non più falciati ai boschi non più puliti; alle piante che muoiono, cadono, marciscono e producono anche legna secca nei boschi, con la conseguenza che l'avventato turista, o la rifrazione dei raggi del sole su pezzi di vetro, inneschi un incendio devastante, con la rovina dei nostri boschi.
Questo è un fatto cui assistiamo tutte le estati, non solo sul territorio della Regione Piemonte, ma anche di Regioni limitrofe: penso alla Liguria, la cui fascia di montagna è stata quasi interamente distrutta da incendi devastanti che hanno bruciato boschi con danni ambientali enormi e la perdita di un patrimonio boschivo immenso. Questo sta succedendo anche nelle Comunità montane.
Penso alla serie di incendi accaduti nella Comunità della Val Borbena dell'Alta Val Borbena in particolare, dovuti soprattutto all'abbandono del territorio. Ma non dimentichiamoci anche di altri danni che partono dalle zone più alte della nostra Regione, per scendere poi a valle. Proprio le alluvioni accadute ad Alessandria, nel Cuneese, nell'Astigiano, ma più recentemente, nel 2000, anche nel Torinese, sono in buona parte legate all'abbandono del territorio, perché quando piove intensamente per un tempo lungo, dalla montagna, non essendoci più la possibilità per l'acqua di penetrare nel terreno, perché i boschi sono abbandonati e i campi incolti per cui l'erba piegata forma una coltre di fieno impermeabile, e i fossi sono di fatto chiusi e non raccolgono acqua, l'acqua invade la pianura.
Questo degrado ambientale permette, quindi, alle acque piovane di scendere rovinosamente a valle e riempire prima i canali di scolo, poi i torrenti e i rii, le rocce e infine i fiumi di una quantità d'acqua enorme ma anche di una quantità di detriti e di resti vegetali - fino a tronchi assolutamente non sopportabile dai nostri corsi d'acqua, anche quelli principali. Ne è prova - lo precisavo poco fa - che proprio l'alluvione del 1994 ad Alessandria è stata in parte creata dalla diga di tronchi che si è formata tra i piloni del ponte della ferrovia (oggi fortunatamente sostituito con uno a campate più ampie), permettendo l'innalzamento delle acque a tal punto che gli argini sono stati scavalcati, con la terribile alluvione che ha portato morte e danni.
L'origine di questo dissesto e abbandono del territorio nasce proprio dalle nostre comunità montane, collinari e a scendere. Cosa fare, allora? Innanzitutto, plaudo all'idea dell'Assessore Sibille di creare finalmente un programma a regia regionale sulla montagna, proprio perché è bene che si cerchi di coordinare gli interventi, evitando di sovrapporre più interventi in un'area e magari nessuno nell'altra. Sarebbe altresì opportuno studiare il sistema migliore di come spendere questi fondi.
Dirò di più: come Gruppo della Lega Nord avevamo già presentato nella scorsa legislatura - purtroppo è rimasta lettera morta, ma è stata ripresentata anche in questa legislatura - una proposta di legge, che gradirei che l'Assessore Sibille leggesse, affinché possa trovare qualche spunto interessante. Tale proposta prevedeva un insieme di interventi per le comunità disagiate, intese collinari e montane, proprio partendo dalla prevenzione che permetterebbe un miglioramento del territorio partendo dall'alto, dalle aree più abbandonate. Che cosa significa? Noi intendevamo garantire le comunicazioni fra i piccoli paesi e i centri capizona con mezzi di linea oppure con taxi su chiamata, qualora i centri siano troppo piccoli; garantire nei piccoli Comuni l'esistenza di piccoli negozi, sul modello dello store o dell'emporio, in cui si pu trovare di tutto (praticamente con licenze onnicomprensive); aiutare queste persone che decidono di aprire uno store o un emporio in un'area disagiata se si impegnano a fare anche la consegna porta a porta dei generi di prima necessità, dal pane al giornale, rendendo, in tal senso, due servizi al cittadino e alla comunità: in primo luogo, porterebbero un servizio a casa dell'anziano o della persona che per motivi di lavoro è fuori casa dal mattino alla sera; dall'altra parte, specie nei confronti dell'anziano, si metterebbe in piedi un sistema di controllo, perché se la persona che gestisce l'emporio portasse tutti i giorni a casa dell'anziano il pane o altri generi alimentari o il giornale, potrebbe anche verificare se l'anziano sta bene o se ha dei problemi e avvisare, in questo caso, la struttura apposita nel centro capozona, che può intervenire. Si introdurrebbe, quindi, un sistema di prevenzione e di aiuto.
ovvio che in alcune realtà poco abitate una simile attività non potrebbe essere remunerativa, per cui il Pubblico dovrebbe in quel caso intervenire mediante un'integrazione salariale.
Un altro sistema potrebbe essere quello di cercare di mantenere, il più possibile, gli uffici postali, i piccoli sportelli bancari, magari qualche struttura in grado di fornire qualche spettacolo di intrattenimento almeno durante il fine settimana, come i piccoli cinema, gli sportelli farmaceutici. Ma sarebbe ancora più utile creare una rete di "tutori ambientali" che, in cambio di un'integrazione salariale, si impegnano a mantenere il territorio in condizioni ottime. Cosa significa? Tagliare l'erba nel sottobosco, togliere e portare via gli alberi che cadono, che in caso di incendio, potrebbero innescare incendi di dimensioni enormi pulire i fossi, i canali e i rii. Parliamo di piccoli interventi di manutenzione, come il classico fosso, il canale di scolo, il bosco.
Potrebbero mantenere le strisce tagliafuoco pulite, che, in caso di emergenza e di incendio, consentirebbero ai vigili del fuoco di trovare la strada o il sentiero che divide a pezzi la montagna, tagliando proprio il fuoco anche con l'ausilio di mezzi che, a questo punto, sarebbero in grado di spingersi fino al centro del bosco.
In questo modo, daremmo di nuovo la possibilità alla montagna di tornare a vivere. Consentiremmo a quelle famiglie che per cercare lavoro sono spinte ad allontanarsi da quei territori di rimanere in quelle zone.
In tal senso, renderemmo un servizio alla comunità in termini di prevenzione, ma anche in termini di posti di lavoro, alleggerendo sicuramente la pianura, che non si dovrebbe più caricare del peso occupazionale anche di coloro che scappano dalle realtà disagiate.
Si tratta, quindi, di un insieme di interventi che noi abbiamo riassunto in questa proposta di legge, presentata già la scorsa legislatura ma riproposta anche in questa, che noi siamo ben disponibili a discutere e a trattare se l'Assessore dovesse essere d'accordo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Presidente e colleghi, il mio sarà un intervento molto breve trattandosi di un argomento di cui spesso ci troviamo a discutere, sia in III Commissione che nelle Assemblee che a volte si tengono in queste valli apparentemente dimenticate e desolate.
I problemi della montagna e delle Comunità montane sono tanti e li riscontriamo ogni qualvolta ci confrontiamo con realtà che patiscono un disagio.
A volte è la montagna, a volte - più raramente - sono le aree collinare, altre volte sono le periferie urbane, ossia quelle zone che, per la loro caratteristica, la loro collocazione topografica e per la loro storia, si trovano a dover combattere quotidianamente con una carenza di servizi, con un disagio da parte della popolazione nell'affrontare quella che ho già definito prima essere la quotidianità e nel trovare un equilibrio di sviluppo compatibile con un sistema di vita che conservi ancora quelle caratteristiche umane.
Di fronte a noi avvertiamo dei disagi, ma riscontriamo anche dei pregi perché le aree montane hanno in sé delle valenze importanti: sono zone in cui si vive ancora dignitosamente dal punto di vista ambientale, aree in cui si riesce a respirare ancora un minimo di aria sana, in cui si riesce ad avere un contatto umano con la natura.
Quando si interviene su questi sistemi, occorre avere un quadro complessivo e generale, senza procedere solo per slogan o per tematiche isolate, prese in modo solitario ed esclusivo. Crediamo, quindi, che occorra intervenire tenendo conto di tutte le potenzialità, sia degli svantaggi che dei pregi di questi settori.
Prima qualche collega sosteneva che è sbagliato fare di queste zone una sorta di monumento, lasciandole immutate, nel rispetto delle tradizioni e dello stato ambientale.
Crediamo, invece, che il monumento vada in parte mantenuto, ma che ci si debba anche confrontare: occorre inventarsi dei metodi e delle modalità di sviluppo in quelle aree che tengano conto anche delle risorse ambientali, della natura, dei parchi, della coltura che quelle aree esprimono quotidianamente e che ci ricordano che esiste un modello alternativo di esistenza e di sviluppo oltre a quello della città.
Negli anni scorsi non solo il monumento non è stato rispettato, ma in alcune valli è stato anche saccheggiato. C'è stata un'economia che ha mescolato l'industria, un sogno industriale che forse, in alcune aree, era utile a chi lo proponeva, ma anche un sogno di speculazione finanziaria edilizia o di varia natura.
Quello era il modello da non percorrere, che non ha fatto i conti con la realtà in cui andava a impattare e operare, che non ha tenuto conto del territorio in cui si sviluppava.
Quindi, non i monumenti, ma sicuramente una conservazione, sicuramente un'attenzione.
Ciò che è un pregio, una ricchezza, una potenzialità dei territori è che hanno ancora molto da dare e da offrire, quindi evitare lo strazio del saccheggio, ma tenere conto della compatibilità ambientale ed economica di quei territori.
Sicuramente, garantire i servizi. Crediamo che questo sia uno dei punti principali sul quale intervenire. Pertanto, condividiamo l'ordine del giorno, al quale abbiamo portato una proposta, un emendamento, che riteniamo per alcuni aspetti chiarificatore, migliorativo, nella sua espressione.
Diciamo questo, perché crediamo che i servizi essenziali siano il primo aspetto che si deve affrontare quando si parla di Comunità collinari Comunità montane o aree disagiate.
Purtroppo - non voglio fare polemiche - spesso, in epoche di grandi privatizzazioni e liberalizzazioni, sono i servizi i primi a cedere, perch si tagliano i rami secchi, si tagliano quelle che sono definite le attività non produttive, quindi si chiudono i piccoli uffici postali, alcune agenzie, alcuni sportelli di prestazioni dei servizi.
Crediamo che la prima risposta da dare sia proprio questa: mantenere una comunità, un presidio umano, vuol dire dargli la possibilità di esistere, di svolgere la propria attività tramite i servizi che vengono offerti.
Pertanto, il primo baluardo che riteniamo opportuno difendere e salvaguardare è proprio quello dei servizi essenziali, che permettono a quelle comunità di esistere, di svilupparsi e migliorarsi.
Naturalmente, rimane il problema della scuola, rispetto al quale il nostro Gruppo ha più volte dibattuto e avanzato proposte concrete conosciamo il fenomeno delle multiclassi, sappiamo cosa vuol dire la chiusura di una scuola in queste comunità, sappiamo, tra l'altro, che uno dei capitoli di spesa più importanti per le Comunità montane è quello delle assistenze, quindi sappiamo quanto sia importante offrire a quei territori dei presidi socio-assistenziali che spesso stanno per chiudere, per essere annullati.
Sappiamo che i trasferimenti a questi enti sono importanti, anche da quel punto di vista.
Sappiamo, inoltre, come sono strutturate le Comunità montane: sono dei punti di riferimento importanti, un ritrovo importante per gli abitanti di una valle, però hanno anche una struttura, un protagonismo politico, una soggettività politica debole, perché i membri delle Comunità montane sono eletti indirettamente, su una seconda fascia di elezione.
Questo, può essere positivo, perché sono espressione dei Comuni, quindi si tratta di Consiglieri che vivono il territorio, però sono anche slegati da un riferimento di ritorno democratico, di riconoscibilità da parte dei residenti in valle, da parte di chi dovrebbe rapportarsi un po' di più con la politica e chiederne più partecipazione.
Le Comunità montane sono, dunque, dei luoghi sui quali occorrerebbe intervenire, considerandoli come punti di pregio e di problematicità; il pregio è quello di avere un punto di riferimento in valle, la problematicità è quella di avere una struttura un po' separata, scorporata dal territorio, proprio per quel modello di elezione dei Consiglieri alquanto strano.
Anche le Giunte a volte nascono da travagli particolari o da confusioni politiche, non sempre utili allo sviluppo di un territorio.
Altro punto importante per questi luoghi sono le aggregazioni, oltre alla salvaguardia del territorio e l'invenzione di economie compatibili e sostenibili, che facciano conto con quelle realtà di cui parlavo, come la possibilità di creare momenti integrativi per i giovani e ridurre il disagio nei loro confronti.
Spesso, infatti, chi paga maggiormente il disagio sono gli anziani e i giovani, che devono affrontare chilometri e chilometri per recarsi a scuola, che non hanno i mezzi di trasporto idonei, a causa della riduzione dei servizi in base a logiche che non sempre, per non dire mai condividiamo, creando un quadro piuttosto desolante di abbandono di un territorio che avrebbe ancora molto da dire e fare.
Auspichiamo, pertanto, che il dibattito di oggi dia un impulso ad un modello portatore di quei punti: le problematicità e i pregi. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sibille, per la replica.



SIBILLE Bruna, Assessore allo sviluppo della montagna e foreste

Cercherò di essere breve, Consiglieri, anche se il dibattito è stato talmente articolato e ha affrontato problematiche talmente ampie per cui sarà difficile concentrare l'intervento.
Proverò a mettermi in questa dimensione.
Rispetto alla questione dei fondi di cui ho parlato nel precedente intervento, dei fondi di cui dispone l'Assessorato che, per sua natura, è in collegamento con i colleghi degli altri assessorati, non convengo con chi sosteneva che esiste una parte di maggioranza sorda alle problematiche della montagna e della collina.
Esiste una sollecitazione da parte dell'Assessore alla montagna a tutti i colleghi, in maniera sistematica, per rapportare le problematiche e affrontarle insieme e le risposte sono sotto gli occhi di tutti.
Lo dico perché i quattro aspetti (il miglioramento dei servizi, da una parte, e lo sviluppo economico, la questione della tutela e dell'uso sostenibile del territorio e la crescita umana e culturale, dall'altra) sono i perni, i quattro assi su cui ci muoviamo per declinare le politiche della montagna.
Innanzitutto, occorre fare un primo chiarimento: la questione dei fondi. Hanno ragione i Consiglieri che sostengono che non stanno soltanto e per fortuna nel bilancio regionale e nei fondi dedicati alla montagna e alla collina, che, seppure incrementati, non sarebbero certamente in grado di rispondere a questa metà del nostro territorio regionale. Vi sono, da una parte, fondi consistenti all'interno del PSR, alcuni dei quali spacchettando il dato del PSR, sono destinati segnatamente alla montagna ma, grazie ad un lavoro svolto in collaborazione con il collega Taricco esiste un'importante opera di intervento e di mantenimento dei fondi, sia per la collina sia per lo sviluppo della montagna in tutto il PSR.
I dati dei Fondi per la cooperazione territoriale transfrontaliera mettono in evidenza come, rispetto al 2000-2006, la Regione Piemonte disponga di fondi incrementati del 5%, passando dal 58% al 63% nella programmazione AL.CO.TRA (Italia-Francia), mentre vi è un mantenimento della stessa percentuale per quanto riguarda il rapporto con la Svizzera.
Da questo punto di vista, il lavoro svolto dal dottor Canepa e dai suoi collaboratori e il fatto che la Regione Piemonte abbia mantenuto l'autorità di gestione, sono un elemento fondamentale per poter garantire questo livello e questa quantità di fondi.
Insieme a questi, ci sono i Fondi strutturali europei che, al momento non possono essere quantificati, in quanto potranno essere destinati ad aree montane piuttosto che ad aree collinari, ma certamente laddove il Programma Operativo Regionale è dedicato alla riqualificazione territoriale, ha certamente la montagna al proprio centro, la montagna che pesa per il 25% sul totale dei fondi, per un totale cofinanziato di 269,25 milioni di euro.
Anche nell'Asse 1 del POR, quello dedicato all'innovazione, potremo far trovare ospitalità a quanto giustamente sollecitavano alcuni Consiglieri segnatamente il Consigliere Vignale, per quanto riguarda la parte relativa all'industria, che certo non deve essere assolutamente dimenticata nell'ambito di un intervento economico più complessivo.
Aveva ragione in particolare il Consigliere Ferraris quando diceva che è necessaria una programmazione a regia regionale sulla montagna, perché è importante che i vari strumenti finanziari dedicati alla montagna entrino nei documenti di programmazione europea e dunque la possibilità di avere una visione più complessiva a livello regionale.
Quindi, sulla base di questo, certamente abbiamo ben chiaro che esistono ancora molti problemi; problemi che certo non possono trovare una sua specificità nel mantenimento o soppressione dell'Osservatorio regionale sulla montagna.
Il compito che svolgeva l'Osservatorio va assolutamente riportato e anzi ampliato e potenziato all'interno del lavoro più complessivo della Direzione. Da questo punto di vista, devo dire che, per quanto riguarda una distribuzione di Direzioni nella riorganizzazione, se questa prevede oltre trenta Direzioni, certamente può prevedere la Direzione montana autonoma.
Quando si impone un ragionamento di accorpamento, è anche giusto e sensato che si vada a una forma di razionalizzazione, sapendo che in questo ultimo anno abbiamo avuto un Direttore a scavalco ed è l'anno in cui stiamo ottenendo i più importanti risultati dal punto di vista degli interventi.
Questo sta a significare che sono le persone che fanno le politiche, è il modo in cui si imprime il discorso della politica più in generale rispetto al dato puramente schematico ed organizzativo.
Vengo all'altro aspetto che credo sia fondamentale, sollecitato da molti di voi: il miglioramento dei servizi. In primo luogo, il discorso delle comunicazioni e poi un piccolo accenno alla questione dei trasporti perché su questo vi è un Interreg volto a migliorare i servizi ferroviari sulla tratta Cuneo-Nizza in corso di attuazione.
Un altro intervento importante è quello delle strade intervallive sulle quali, credo per la prima volta, utilizzando uno strumento come quello della legge n. 18, sono stati attuati interventi per oltre tre milioni di euro dedicati alle Comunità montane e collinari per fare interventi più significativi dei singoli interventi minuscoli.
Vi è anche un intervento che, certo, non è collegato col fondo per la montagna, ma che alla montagna è dedicato, quello dei mezzi sgombero neve per i quali ad oggi si sono complessivamente impegnati 4.398.000 euro tutti in Comunità montane e collinari, per rispondere chiaramente ad esigenze di questi territori.
Ma vengo ad un aspetto più specifico, che è quello dei servizi postali.
Il protocollo d'intesa che avevamo siglato il 14 giugno 2006 ha permesso di garantire il mantenimento di tutti gli uffici postali. So bene che ci sono delle problematiche di riorganizzazione più complessiva del servizio postale che non stanno ovviamente nelle questioni che riguardano i servizi montani, ma credo che vada dato atto al Settore economia montana di aver seguito costantemente i vari Comuni in un ragionamento intorno alla rimodulazione degli orari.
Il lavoro svolto con il Governo e la presa d'atto da parte del Ministro Gentiloni del fatto che il minimo di servizio siano 18 ore settimanali con almeno tre giorni di apertura, stabilisce che non si vada indietro rispetto al servizio fornito prima dell'abolizione dell'operatore unico. Avremo modo eventualmente di discuterne ancora, ma credo che da questa base si possa andare nella direzione del potenziamento.
Le questioni connesse con la telecomunicazione. Da questo punto di vista, il mio Assessorato, con il collega Bairati, sta attuando un programma molto importante per portare in tutta la regione l'acceso a Internet a banda larga. L'accordo con Telecom lasciava fuori un numero consistente di Comuni, tutti situati in area collinare e montana. Questo problema è stato immediatamente posto all'attenzione, tant'è che abbiamo già emesso un primo bando per coprire il resto del Piemonte, comprese le aree più marginali.
Vi assicuro che il fatto di aver prestato immediatamente attenzione a questo aspetto è perché abbiamo ben chiaro che il digital divide è un elemento che va superato per garantire parità di servizi ai cittadini, ma anche possibilità di sviluppo e comparazione nelle aziende, perch un'azienda che abbia facilità di accesso a Internet è molto più avvantaggiata di una che abbia delle difficoltà. Quindi abbiamo ben chiaro che non è soltanto un servizio ai cittadini, che pur sarebbe importante, o alle istituzioni che attraverso la RUPAR 1 e 2 l'hanno già garantito, ma è un servizio all'economia più in generale.
Dal punto di vista del commercio, credo che la particolare attenzione e sensibilità del collega Caracciolo abbia fatto sì che la delibera sulla desertificazione commerciale sia stata divisa in due parti: una destinata alle aree di pianura ed una destinata alle aree fragili che hanno più problematicità.
Personalmente sono convinta che, laddove viene a mancare un emporio che è un punto di aggregazione, dove si apprendono alcune informazioni viene a mancare quello che è uno degli elementi della comunità, quindi il fatto di avere interventi sul mantenimento delle attività commerciali nelle aree marginali è un elemento a cui abbiamo prestato molta attenzione.
Fra qualche settimana vi sarà l'ultimazione del primo bando che permetterà, se non erro, l'apertura di una quarantina di empori in Comuni che ne erano sprovvisti, ma anche l'attivazione di servizio di bus per il collegamento alle aree mercatali nei giorni di mercato piuttosto che altre forme di distribuzione che credo siano importanti.
Aggiungo che ho ben chiaro quanto sia necessario assistere i piccoli Comuni nella progettazione e dare loro informazioni. Da questo punto di vista, credo che la nuova legge che il collega Deorsola sta discutendo sui piccoli Comuni andrà certamente incontro a tale esigenza, però penso che vi sia una totale disponibilità, soprattutto da parte dei miei funzionari dell'Assessorato allo Sviluppo della Montagna e delle Opere Pubbliche, per fornire un continuo supporto per le amministrazioni, segnatamente quelle di più piccole dimensioni, che abbiano delle problematicità. Credo, infatti che questo sia uno dei servizi che la Regione debba rendere soprattutto ai piccoli Comuni.
Ma garantire servizi essenziali credo non basti se non c'è un'economia altrimenti si rischia, com'è avvenuto negli anni passati, di erogare contributi a volte a pioggia e a volte in modo assistenzialistico. Ritengo invece, necessario lavorare su tre obiettivi.
Innanzi tutto, vi è la parte relativa alle foreste. Non mi dilungo sulle problematiche connesse con il disegno di legge presente in Commissione. Ringrazio il Presidente e tutta la Terza Commissione per il lavoro che hanno già fatto e che vorranno fare per dotare la Regione di questo importante strumento, che ci permetterà di utilizzare al meglio, dal punto di vista economico, ma innanzitutto dal punto di vista ambientale una risorsa fondamentale, così come fanno altre Regioni come il Trentino Alto Adige, che ottengono da questa risorsa sia uno sviluppo in termini economici, sia uno sviluppo in termini ambientali e di mantenimento dei versanti.
Vi sono anche tutte le problematiche connesse con il turismo, perch credo che la montagna e la collina rappresentino un elemento portante dal punto di vista turistico per il nostro Piemonte. Non credo sia questa l'occasione per dilungarsi ulteriormente sul potenziamento dei prodotti e delle eccellenze artigiane, come sul tentativo, se volete, ancora iniziale di gemellare produzioni di qualità montana con fiere di pianura per trovare delle sinergie. La sintesi della nostra politica per lo sviluppo montano sarà davanti agli occhi di tutti, dal 4 al 7 ottobre, in occasione di Alpi 365 Expo, che si terrà al Lingotto.
Infine, vi sono le questioni connesse con la tutela e l'uso sostenibile del territorio. Diversi interventi hanno fatto riferimento alle esigenze di manutenzione del territorio e alla sua tutela, per quanto riguarda la parte degli incendi.
Credo che disponiamo di una delle risorse più importanti a livello nazionale, che è quella del Corpo Volontari Antincendi Boschivi del Piemonte (AIB), sia come organizzazione sia come dotazione tecnica, ma anche dal punto di vista della formazione. Quindi si tratta di un'importantissima risorsa, che in questi mesi abbiamo messo a disposizione della Regione Liguria, per collaborare insieme e portare anche in Liguria l'impostazione che AIB Piemonte sta seguendo.
Credo che ci sia ancora tanto lavoro da fare, ma molto è già stato fatto. Certamente, chi svolge un'attività complessa come l'amministratore delle zone montane non si stanca mai di ripetere che la montagna non ha bisogno solo di fondi ma anche di cultura, affinché la sua cultura sia viva e vitale.
Da questo punto di vista credo, probabilmente per una deformazione professionale, di aver dedicato parecchio tempo e attenzione alle problematiche delle scuole di montagna, con disponibilità ad affrontare questa problematicità, in collegamento con l'Assessore Pentenero. Pensate ad una bambina che vive ad Elba e che, nell'arco di una settimana, vive tre giorni in montagna e tre giorni in fondo valle con i suoi compagni evitando che la sua famiglia subisca uno sradicamento per essere costretta a scendere a fondo valle.
Credo che siano interventi che, in termini numerici, non siano molto numerosi, ma hanno il senso di dire che, quando vengono a mancare alcuni servizi essenziali - e credo che la scuola sia prioritaria - viene meno per le famiglie, la possibilità di poter insistere su un territorio.
Anche a proposito del discorso della formazione professionale e della multifunzionalità, sempre tramite la collega Pentenero, vi è la disponibilità ad attivare fondi dedicati specificatamente a formazione professionale per la multifunzionalità montana.
Ci sono poi molti eventi culturali. Con il collega Oliva, stiamo organizzando ad esempio un Premio Grinzane Montagna e il Concerto di Ferragosto. La tutela delle minoranze linguistiche è un elemento assolutamente simbolico e minimo, ma serve alle comunità che vivono in montagna e che vogliono trovare nel radicamento della propria lingua una differenziazione che è un elemento positivo.
Credo che, da questo punto di vista, sia stato significativo averli accompagnati nelle questioni collegate con la possibilità di esporre la bandiera nei propri Comuni. È degno di nota che sabato scorso, ad un'importante iniziativa in questo senso, fosse presente il Prefetto di Torino, a sottolineare che questo tipo d'intervento è condiviso dallo Stato.
Cari Consiglieri, mi pare di poter dire onestamente che, se ci sono ancora molti problemi - e sono certa che ce ne siano nelle nostre montagne il lavoro concreto che è stato fatto è ampio e, soprattutto, si sono poste le basi per un lavoro di lungo periodo, finalizzato a sostituire l'assistenzialismo con lo sviluppo, la distribuzione di fondi a pioggia con realizzazioni di progetti che vadano veramente nella direzione di passare da spese correnti a spese di investimenti. Abbiamo bisogno veramente di avere una attenzione molto ampia da questo punto di vista, cioè di passare dalla marginalità al protagonismo.
Concludo dicendo che questo lavoro procede con gran lena, con grande entusiasmo, con la piena collaborazione di tutti gli altri attori in particolare i miei colleghi di giunta, l'IPLA, l'UNCEM e le singole comunità montane. Mi sia consentito infine ringraziare i funzionari dell'Assessorato e il Direttore ing. Migliore, i responsabili di settore il mio staff, gli operai forestali.
Colgo l'occasione per invitarvi per la mattina di giovedì 19 aprile ad una presentazione del lavoro su questa grande opportunità di cui dispone la Regione Piemonte. Credo che il lavoro che svolgono le nostre squadre forestali, distribuite su tutto il territorio regionale, vada conosciuto e valorizzato.
I miei colleghi Assessori sono continuamente coinvolti in tutte le questioni che riguardano le loro competenze. Con l'IPLA, ma soprattutto con le Comunità montane e le Comunità collinari si è stabilita una fruttuosa collaborazione, basata su una visione comune dei problemi e delle possibili soluzioni, come dimostra anche la concertazione in corso per arrivare ad un ripensamento del ruolo e dell'assetto istituzionale delle Comunità stesse al fine di trasformarle davvero in agenzie per lo sviluppo delle terre alte, al servizio delle collettività e per la difesa della montagna.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Prima di mettere in votazione l'ordine del giorno n. 671 "Iniziative a sostegno delle Comunità montane e collinari" presentato dai Consiglieri Toselli, Ferraris, Travaglini, Buquicchio, Cotto, Cavallera, Nicotra Motta, Pizzale, Muliere, Pedrale, Rossi, Ricca, Rostagno, Vignale, Botta Novero, Scanderebech, Dalmasso, Spinosa, Bellion, Auddino.
Ricordo che sul documento è stato presentato il seguente emendamento presentato dai Consiglieri Clement, Barassi e Bossuto: Si propone di sostituire, come segue, il dispositivo all'ultimo capoverso dopo "e per il mantenimento dei servizi essenziali: 'a assicurare che nelle aree disagiate, le comunità montane e collinari siano oggetto di particolare attenzione da parte della Regione nell'attuazione dei programmi comunitari, in particolare nella programmazione dei fondi strutturali 2007 2013'".
La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

L'emendamento viene accettato dai proponenti dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 671, come emendato, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che i territori montano e collinare costituiscono una importante risorsa naturale ed economica per l'intero Piemonte ritenuto che contrastare lo spopolamento della montagna e dell'alta collina, assicurare la cura del territorio, sostenere le attività delle comunità insediate nelle aree più disagiate costituisca un obiettivo strategico per la Regione osservato che le Comunità Montane e Collinari costituiscono l'ente locale più adatto allo svolgimento di funzioni pubbliche integrate per rafforzare i servizi ai cittadini, per la realizzazione di infrastrutture di uso comune, per le attività di difesa del suolo, per la valorizzazione turistica ed economica del territorio rilevato che questi obiettivi possono essere raggiunti anche grazie all'utilizzo dei fondi strutturali dell'Unione Europea, per il periodo di programmazione 2007-2013 impegna la Giunta regionale a garantire un livello crescente di stanziamenti a favore delle Comunità Montane e Collinari, sia per lo svolgimento delle funzioni correnti, che devono essere potenziate, sia per favorire l'attivazione di progetti innovativi e per il mantenimento dei servizi essenziali a assicurare che, nelle aree disagiate, le Comunità Montane e Collinari siano oggetto di particolare attenzione da parte della Regione nell'attuazione dei programmi comunitari, in particolare nella programmazione dei fondi strutturali 2007-2013".
Il Consiglio approva.
Comunico che l'altro ordine del giorno, il n. 458, avente per oggetto "Maggiori fondi alle Comunità montane", presentato dai Consiglieri Toselli Cotto e Leo, viene ritirato dai proponenti.
La seduta consiliare pomeridiana, in sessione ordinaria, è convocata per le ore 15.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.39)



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