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Dettaglio seduta n.169 del 13/03/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(Alle ore 15.05 il Presidente Gariglio comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



(La seduta ha inizio alle ore 15.46)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Laus e Robotti.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola, per mozione d'ordine, il collega Rabino.



RABINO Mariano

La ringrazio, Presidente. Volevo approfittare di questo momento per segnalare alla Giunta regionale che, in virtù di uno dei tanti commi dell'articolo n. 1 della legge finanziaria, in particolare il comma 703, è stata realizzata una vera e propria operazione straordinaria e inaspettata a favore dei piccoli Comuni di questo nostro Paese.
Il Piemonte, che da solo rappresenta più di un ottavo della totalità dei Comuni italiani, caratterizzato com'è da un numero altissimo di piccoli Comuni, è stata una delle Regioni che ne ha più beneficiato. Ho tutti i dati, ma conosco in particolare quelli della Provincia di Cuneo: 110 Comuni su 226 sotto i cinquemila abitanti hanno ricevuto maggiori e più importanti risorse, oltre a quelle trasferite ordinariamente, in base ai due parametri oggettivi stabiliti alla luce dei dati ISTAT 2005. I Comuni che avevano più del 30% di popolazione ultrasessantacinquenne e più del 5% di bambini sotto i cinque anni hanno avuto un contributo ulteriore, ossia un contributo straordinario.
Naturalmente, questo si configura come un regalo straordinario e inaspettato per moltissimi Comuni, ma è evidente che l'applicazione rigorosa di questi parametri ha creato, per tutti i piccoli Comuni che non l'hanno ricevuto, il problema di comprendere e capire il perché di questo contributo straordinario. Come ho già detto prima, in Provincia di Cuneo 110 Comuni ne hanno beneficiato e, addirittura, quattro su 110 hanno avuto un contributo sia sulla voce "bambini" sia sulla voce "ultrasessantacinquenni". Ad oggi, ci sono ancora 116 Comuni che lamentano di trovarsi nella stessa condizione di quei Comuni, pur avendo ricevuto un trattamento diverso.
In effetti, vi sono stanziamenti davvero incredibili, nella loro consistenza, per alcuni Comuni, che risolvono tutta una serie di questioni ordinarie: se qualche Amministrazione comunale stava per procedere ad incrementi di addizionale IRPEF, con ciò è riuscita ad evitarlo. Va segnalato, tra l'altro, che il comma 703 prevede che almeno il 50% di queste risorse, sia sui bambini sia sugli anziani, vadano a finanziare interventi di natura sociale e socio-assistenziale.
In ragione di ciò, mi permetto di segnalare alla Giunta la necessità e l'urgenza di affrontare ed analizzare questa straordinaria operazione, per introdurre, eventualmente, come mi auguro, interventi di riequilibrio che siano, in qualche modo, riparatori. Naturalmente, mi rivolgo soprattutto a quegli Assessori, in particolare (sono lieto di vedere l'Assessore Bruna Sibille, che eventualmente potrà argomentare su questo tema) a coloro che hanno la possibilità di gestire discrezionalmente, alla luce delle leggi regionali, l'erogazione e l'allocazione di alcune risorse. Penso alla legge 18/1984, che consente una qualche discrezionalità nell'allocazione delle risorse per quanto riguarda le strade, i municipi, i punti luce e i cimiteri.
Chiedo all'Assessore Sibille, alla Giunta regionale e, naturalmente, al Vicepresidente Peveraro, di tenere conto di questa straordinaria distribuzione, per introdurre nel corso di quest'anno operazioni di riequilibrio. Sarà poi nostra cura (maggioranza e minoranza insieme) premere sui nostri parlamentari nazionali, in vista della prossima Finanziaria, affinché rivedano questa rigorosa applicazione dei parametri tenendo conto delle segnalazioni pervenute dall'ANPCI (Associazione Nazionale Piccoli Comuni) e, soprattutto, dalla sua Presidente, la signora Franca Biglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Ieri sera ho partecipato ad una trasmissione televisiva, dove si è toccato il tema delle stragi del sabato sera. Mi è stato richiesto, oggi un impegno in Consiglio regionale al fine di sensibilizzare tutti i Consiglieri regionali, spogliandoci dei nostri ruoli (quelli prettamente di partito e politici) e per verificare insieme (visto che rappresentiamo le istituzioni) quali proposte avanzare nella Commissione competente per aiutare i nostri giovani a vivere la loro vita.
Presidente, mi rivolgo a lei e mi rivolgo anche a tutti i Consiglieri regionali, indipendentemente dal loro ruolo politico e dalla loro rappresentanza istituzionale. La cortesia, Presidente, è quella di individuare la Commissione competente e di dare priorità a delle proposte concrete, da formulare in quella sede, consultando anche le Province e le associazioni di riferimento, affinché la Regione possa farsi interprete di quest'impellente necessità ormai diventata gravosa: le stragi del sabato sera. Eventualmente, si potrebbero indirizzare delle proposte al Parlamento.
Oggi credo di aver compiuto la mia missione, Presidente: quella di aver chiesto ai Consiglieri regionali di farsi interpreti dei loro territori e soprattutto, del disagio giovanile e di quanto generalmente il sabato sera accade nelle nostre strade, perché anche noi abbiamo sulla coscienza la morte di quei giovani.
Proprio perché rappresentiamo le istituzioni, abbiamo il dovere attraverso la sensibilità che è propria di ognuno di noi, di intervenire di formulare delle proposte, di attuarle e di vigilare.
Chiedo, quindi, una corsia preferenziale nella Commissione competente per individuare, fin da subito, giorno e ora d i una riunione che abbia come primo punto all'o.d.g., le stragi del sabato sera.
Presidente, confido nella sua straordinaria sensibilità e la invito quale rappresentante dell'Assemblea, a farsi interprete di tutti i Gruppi e di tutti i Consiglieri, al di là di ogni appartenenza politica.



PRESIDENTE

Rispetto alla sua richiesta, Consigliere Toselli, la voglio rassicurare: domani porterò all'attenzione dei Presidenti dei Gruppi consiliari tale questione che, peraltro, è stata già sollecitata in altro Consiglio, sotto altra forma, dal Consigliere Scanderebech, che in proposito ha avanzato un progetto di legge.
Vedremo come i Presidenti dei Gruppi che sono toccati da questa tematica intenderanno calendarizzare anche questo punto all'o.d.g. nelle varie Commissioni che potrebbero essere toccati da questa tematica.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Mi permetto solo di rubare due minuti, perché, come avevamo detto in chiusura, abbiamo avuto un incontro con la Presidente Bresso. Mi pare tema non irrilevante per l'Aula; ho parlato con i colleghi del mio Gruppo e immagino che i colleghi Capigruppo di opposizione abbiano fatto altrettanto.
Ci tenevo a riassumere brevemente, in maniera sintetica, perch l'incontro è durato due ore ed è stato accompagnato da una larghissima messe di cibi e bevande. C'è stata un'elencazione di priorità che la Giunta ha sottoposto all'opposizione, che ricordo essere, ovviamente, il bilancio la revisione della legge su Finpiemonte, le cui audizioni sono previste per l'11 aprile; la presentazione di una legge, già deliberata dalla Giunta e non ancora arrivata in I Commissione, relativa a SCR (Società di Committenza Regionale).
Non so se ho elencato tutti i temi, ma questi sono i principali sollecitati dalla Giunta.
Noi abbiamo definito i temi principali del contenzioso, principalmente quello nell'ambito della legge n. 51. Per quanto riguarda la delibera di organizzazione, prevista per domani mattina, all'ultimo punto dell'o.d.g.
della I Commissione, si afferma che corrisponde, nello spirito e nei fatti alla legge esistente, in attesa che sia rivista o riformata.
A tal proposito, mi pare che le audizioni sulla legge n. 51 si concluderanno il 4 aprile; dopodiché inizierà la discussione in I Commissione sia sul disegno di legge presentato dalla Giunta sia su quello da noi ripresentato ad inizio legislatura, per conto del Gruppo di Forza Italia.
Abbiamo ribadito questo elemento di contenzioso perché ci sembrava si volesse prevaricare il ruolo del Consiglio, nello spirito della legge 51 esistente. La Presidente ne ha preso atto. Non pretendo che l'abbia condiviso, ma che almeno ne abbia preso atto.
nei fatti la rimozione di uno degli ostacoli citati: la formalizzazione dei bandi per le Direzioni, attualmente in scadenza solo parzialmente. Dalla Presidente Bresso è stata espressa, in presenza dell'Assessore Peveraro, la volontà di completare l'indizione dei bandi di tutte le Direzioni in scadenza, nella data del 2 maggio. Sarà poi compito della I Commissione e del Consiglio regionale, cui compete, ex legge 51 vigente, deliberare e decidere cosa dovrà succedere, secondo quanto previsto dalla legge, nelle fasi future.
Mi pare inutile fare dei pronostici. Abbiamo preso atto e apprezzato la buona volontà - e in tal senso apprezziamo la rimozione di questo ostacolo espressa dalla Presidente Bresso, la quale ha comunicato ai rappresentanti della Regione in Finpiemonte, per la loro riunione prevista già lunedì prossimo, quando saranno previste delle nomine, di attendere nella formalizzazione delle nomine, perché quell'argomento è oggetto di dibattito in I Commissione, con la revisione della legge 8.
Appare evidente - ma è solo una mia considerazione - che nell'ambito delle prossime Conferenze dei Capigruppo (immagino competerà ai Capigruppo di maggioranza o alla Giunta stessa), si indicherà con quale priorità dovranno essere organizzati i nostri lavori in Commissione, onde rendere le priorità dichiarate percorribili nell'ambito dei tempi che abbiamo oggi a disposizione. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Vorrei tornare al discorso accennato dal Consigliere Rabino, per assicurare che anche noi saremo attivi, nella competente Commissione, per presentare qualche emendamento a salvaguardia dei guasti prodotti dalla Finanziaria, i cosiddetti "Salva Prodi" o "Salva Padoa-Schioppa".
Più che contare su attività a fisarmonica degli Assessori sulle varie leggi di settore è meglio puntare, come ha fatto la Finanziaria regionale a sostegni mirati, nel cui piatto negativo della bilancia, visto che vogliamo equità, metteremo le conclusioni della Finanziaria. Naturalmente faremo proposte concrete e presenteremo emendamenti.
Mi sia consentito dire questo in questa sede, Presidente, visto che il collega ha introdotto la tematica. Grazie.


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Proseguimento esame della proposta di deliberazione n. 170, inerente a "Approvazione del Piano di Tutela delle Acque" (divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 117 - 10731 del 13 marzo 2007) ed esame ordini del giorno n. 345 e 631 collegati


PRESIDENTE

Procediamo con il punto 3) all'o.d.g.: Proseguimento esame della proposta di deliberazione n. 140: "Approvazione del Piano di Tutela delle Acque", a cui è collegato l'ordine del giorno n. 345.
Era già stata svolta la relazione dell'Assessore De Ruggiero, quindi dichiaro aperta la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Sull'argomento non posso non intervenire, proprio in conseguenza della complessità di questo documento che ha visto al lavoro la Regione, nel suo complesso, per parecchi anni.
Desidero sottolineare soprattutto come questo Piano metta a disposizione della Regione, quindi di tutta la comunità piemontese compresi gli Enti locali e i soggetti economici e imprenditoriali, una messe di dati, asta per asta.
Possiamo dire, quindi, che le valutazioni e le indicazioni che emergono dal documento sono ampiamente giustificate e fondate su studi compiuti in questi anni, peraltro con costi più che rispettabili. Ovviamente l'operazione doveva corrispondere a direttive europee, a leggi nazionali e ad un'impostazione d'attenzione alle risorse idriche, che ha quasi sempre caratterizzato le amministrazioni regionali, dalla costituzione della Regione fino ai giorni nostri.
Il Piemonte è una terra di acque. È una terra che deve difendere le acque e deve difendersi dalle acque. Abbiamo avuto molte fasi di dissesti alluvionali, così come abbiamo esigenze di trovare migliori livelli di compatibilità nella nostra Regione, proprio per poter arrivare a dimostrare all'Unione europea, e soprattutto ai nostri cittadini che lo domandano, di avere acquiferi molto puri, poco inquinanti e, comunque, graduati in rapporto all'utilizzo delle varie risorse idriche, a seconda che siano superficiali, sotterranee, di montagna o di pianura.
Sappiamo che le tematiche dell'acqua appassionano e dividono le forze politiche, ma, a mio avviso, non sempre in modo giustificato. Per esempio tengo sempre a sottolineare che nel nostro Paese abbiamo una situazione normativa che prevede proprio il governo pubblico della risorsa acqua quindi la concessione e l'autorizzazione prima di poterne disporre e il pagamento di un canone che, essendo adeguatamente graduato, è commisurato all'importanza economica dell'utilizzazione stessa, ma anche alla salvaguardia della risorsa. Tuttavia, se il canone è adeguatamente gestito nel suo gettito, potrebbe anche essere foriero di ricadute positive per la situazione economica e finanziaria, non solo della Regione, ma di tutto il sistema pubblico piemontese, può anche costituire un volano per attirare una serie di politiche di difesa del suolo e di tutela delle risorse.
Poi, vi è la questione della regolazione del circolo delle acque ovviamente, questo mi auguro sia sempre più industrializzato. L'Assessore sa che, personalmente, non condivido le scelte che sono state fatte di perpetuare, anzi, di consolidare, nel tempo una situazione di monopolio sostanziale pubblico a livello locale. Questo nell'immediato offre una garanzia maggiore, perché si ha sempre il timore di eventuali salti nel buio o di soggetti gestori magari non qualificati, però, sottrae il settore di questo servizio da un confronto con il mercato, quindi non abbiamo alcuna possibilità di dimostrare che operiamo con prezzi e costi che sono i più contenuti possibile.
Non dimentichiamo che l'acqua è un bene primario di cui non può fare a meno nessuno. Le bollette del servizio idrico, come quelle del gas e della luce, anche quelle per lo smaltimento dei rifiuti, ovviamente, sono pagate da tutte le famiglie. Sono servizi essenziali che dovrebbero richiamare molto di più la nostra attenzione, perché, laddove ci fossero costi non giustificati o comunque superiori al necessario, deriverebbe un danno per i ceti sociali più deboli, che si dice, in linea di principio, di voler tutelare proprio con queste scelte. Penso si debba accentuare il governo pubblico, quindi la pianificazione e programmazione dell'utilizzo di queste risorse nell'interesse generale, ma anche organizzare una gestione che sia la più efficiente possibile.
E' chiaro che in questo contesto s'inseriscono le realtà orografica e idrologica della nostra Regione con tutti i loro problemi. Un problema rilevante è dato proprio da una situazione non armonica su tutto il territorio regionale di disponibilità di risorsa durante tutto il corso dell'anno. Abbiamo necessità idropotabile, l'agricoltura e la zootecnica sono promettenti nella nostra Regione, ad esempio, nelle zone centro meridionali del Piemonte, ma abbiamo scarsità di acqua; l'acqua costituisce un grosso vincolo per lo sviluppo, ad esempio, di queste attività.
Indubbiamente, dobbiamo prima puntare sul risparmio, sulla razionalizzazione, sotto questo profilo dobbiamo compiere tutte le azioni possibili, però, gli esperti - non quelli di parte, ma coloro che abbiamo interpellato: ricercatori, professionisti e accademici - dicono che occorre una modulazione di questa risorsa, trattenendola nei periodi in cui cade abbondantemente. In questi ultimi tempi non abbiamo registrato molte piogge, quindi ci sono preoccupazioni per un'incipiente siccità; proprio per questa ragione, però, dobbiamo vedere di realizzare questa modulazione che non può che avvenire attraverso la realizzazione di bacini di accumulo.
Noi crediamo che ci siano le documentazioni e gli elementi tecnici per impostare già una prima risposta all'interno di questo Piano, che deve dare il maggior numero di risposte. Se, dopo anni di studi - il costo è rilevante - e una serie di dati resi disponibili, un piano non è in grado di dare indicazioni precise per quanto riguarda i bacini di accumulo potremmo definirlo un Piano di Tutela delle Acque non completo; vanno bene tutte le norme sulla qualità delle acque, tutto quello che viene indicato nei corposi documenti, ma noi riteniamo che manchi un qualcosa. Questo qualcosa noi cerchiamo di aggiungerlo attraverso l'emendamento che abbiamo presentato e che illustreremo più nel dettaglio.
Rivolgo veramente un appello a tutti i colleghi del Consiglio perch non c'è più tempo. Licenziare il provvedimento in modo semplicistico secondo una modalità che, magari, non acuisce tensioni all'interno dei Gruppi di maggioranza può politicamente sembrare più corretto o comodo, ma non è la strada di cui oggi necessita la nostra regione. Dobbiamo avere po' di coraggio, naturalmente, mettendo tutti i paletti, non parliamo di megadighe, parliamo di accumuli che devono essere localizzati, sono solo indicati come un bacino ampio, come sottobacino di dimensione provinciale qui parliamo della Provincia di Torino e della Provincia di Cuneo, che è Provincia Granda per definizione. Quindi, tutto sommato, diamo indicazioni sommarie, che, poi, richiederanno la messa a punto con studi di fattibilità, progetti di massima, procedure di via, tutto quello che vogliamo, però, diamo un segnale, se ci siamo, battiamo un colpo. Credo assolutamente che sarebbe un errore politico, non di parte, proprio di ruolo del nostro Consiglio, uscire da qui senza aver detto qualcosa di preciso in proposito.
L'Assessore lo sa, ne abbiamo parlato varie volte, lo abbiamo detto in Commissione: non siamo fissati, riteniamo che sia giusto individuare già in questa sede il giusto equilibrio; credo che inserire l'emendamento da noi indicato vada in questa direzione.
Per il resto, ovviamente, ci sono larghissime parti del documento che noi condividiamo, soprattutto i dati analitici e di base sui quali il documento stesso poggia ed è fondato. Ovviamente, ci riserviamo di dare una valutazione definitiva quando conosceremo il contenuto della replica dell'Assessore e l'atteggiamento della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Travaglini.



TRAVAGLINI Marco

Signor Presidente, anche per quanto ci riguarda non possiamo che manifestare soddisfazione per il Piano di Tutela delle Acque che conclude nei fatti un lungo e travagliato iter legislativo, che era stato avviato così come ha ricordato anche prima il Consigliere Cavallera - dalla precedente Giunta regionale, che più volte è stato aggiornato e modificato del resto non poteva essere diversamente, visto e considerato che si tratta del più importante atto di indirizzo della programmazione regionale nel campo della tutela delle risorse idriche.
Il PTA si configura come un vero e proprio Piano regolatore delle risorse idriche piemontesi e va inteso come lo strumento principale per la razionalizzazione e l'utilizzo dell'acqua e della sua salvaguardia come risorsa rinnovabile. A nostro parere, il governo di questo processo va garantito con tutta l'accortezza e lungimiranza possibile, visto che si parla del principale e più delicato dei cosiddetti beni comuni.
Il Piano, tra l'altro, definisce l'insieme degli interventi - lo ha già detto prima il Consigliere Cavallera - tra questi ne voglio rammentare alcuni: prevenire e ridurre l'inquinamento, attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati; migliorare lo stato delle acque e individuare adeguate protezioni; perseguire gli usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche; mantenere la capacità naturale di autodepurazione di corpi idrici, a partire, ovviamente, dai laghi e fiumi.
In buona sostanza, possiamo dire che le linee direttrici si muovono tutte da un punto fisso, che è quello di garantire il deflusso minimo vitale, e prevedono interventi per il maggiore risparmio idrico, la tutela della falde, la revisione delle concessioni irrigue.
Questi sono obiettivi particolarmente ambiziosi che pongono al centro la difesa, secondo noi molto importante, del bene acqua e identificano per ogni problema la soluzione più compatibile e meno impattante. C'è il rischio, però - non possiamo non evidenziarlo - che i ritardi accumulati in questi anni possano in qualche modo influire sui traguardi temporali fissati nel PTA per il raggiungimento dello stato ambientale sufficiente per le acque superficiali entro il 2008, di fatto tra meno di due anni - se volete, dopodomani, in tempi ormai moderni - e il raggiungimento dello stesso stato ambientale buono, esteso a tutti i corpi idrici entro il 2016.
E' evidente che l'asticella del traguardo con il passare del tempo si è alzata e questo rende la sfida che abbiamo davanti di governo e gestione ancora più ardua, ma ci dice anche di converso che non possiamo più perdere tempo in questo senso, anche perché si è innescata una bomba ad orologeria che colpirà soprattutto il nord, cioè quella della siccità che si conferma come il problema più bollente di fatto nei prossimi mesi.
A giudizio degli esperti dell'Istituto Ipnet del CNR di Firenze, nessun sollievo arriverà dalle previste precipitazioni delle prossime settimane.
Intanto però c'è un fatto: da ottobre ad oggi abbiamo registrato un deficit complessivo di acqua attorno al 65%.
Abbiamo una primavera anticipata ormai di quasi tre settimane, si annuncia una delle estati più calde e torride con picchi veramente roventi e questo significa che l'acqua una volta di più diventa una risorsa tanto fondamentale quanto desiderata, soprattutto nei territori montani.
Basta guardare le carte relative al 2003 e vediamo dove le punte di criticità maggiori erano proprio quelle dei piccoli Comuni nelle aree montane.
Mi sembra dunque il caso di rimarcare che le indicazioni sono tese ad accentuare il ricorso alla concertazione, alla cooperazione e al coordinamento tra le diverse strutture che vengono coinvolte nel PTA al fine anche di garantire una maggiore democraticità ed efficienza dell'intero sistema dei poteri locali, che sono accomunati in questo senso da una responsabilità e tutela e di razionale utilizzo del patrimonio idrico nella nostra Regione.
Questa è una scelta per molti versi indispensabile al fine di perseguire il coinvolgimento diretto e la condivisione delle comunità locali interessate ad interventi sul territorio, e poi ci ritornerò perch questo per noi è un tema dirimente.
Un altro passaggio a nostro modo di vedere decisivo riguarda il fatto di assicurare gli approvvigionamenti e contestualmente di difendere e recuperare la qualità delle risorse e degli ambienti idrici nel loro complesso con un'attenzione più rigorosa alle misure di contenimento degli sprechi dell'uso dell'acqua, rafforzando le misure di risparmio e il riutilizzo, limitando il ricorso alla creazione di nuove capacità di invaso ai bacini, nei quali persiste un saldo negativo di bilancio dovuto a domanda non ulteriormente riducibile o ad una naturale limitatezza di risorse.
Si è discusso molto e si discuterà anche con qualche emendamento sull'articolo 40, quello del riequilibrio del bilancio idrico, un riequilibrio da perseguire attraverso una serie coordinata di azioni volte a consentire un consumo idrico sostenibile che riguardano molte questioni che adesso non voglio riassumere.
Non a caso sul comma 8 c'è stata un'azione di riscrittura dell'intero comma sulla quale si è dedicata una particolare attenzione.
C'è scritto che nei bacini caratterizzati da un saldo negativo di bilancio dovuto a un fabbisogno non ulteriormente riducibile come già dicevo prima, occorre promuovere la creazione di una capacità di invaso prevista dalle norme di area previa una verifica attenta di fattibilità tecnica, ambientale, sociale ed economica. Verificare la soluzione praticabile e coinvolgere e condividere questa con le comunità locali.
Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: questa questione è molto delicata, non si possono imporre neanche con uno strumento così importante delle scelte sulla testa dei cittadini. Occorre coinvolgerli, discutere e costruirle.
Noi non neghiamo che ci possa essere questa risposta e che questo possa rappresentare una necessità, ma va condivisa e concertata e non può essere messa una norma anche con un codicillo come se fosse una mannaia sulla testa della gente.
Sempre in tema di riequilibrio idrico voglio sottolineare l'attenzione che viene posta anche sull'area idrografica del fiume Toce e nelle altre aree interessate di un intenso sfruttamento della risorsa idrica per la produzione di energia idroelettrica, individuando anche in questo caso la necessità di applicare misure volte alla mitigazione degli effetti indotti da quelle attività.
Voglio ricordare, ma dovreste saperlo tutti, che questo bacino idrografico del Toce si colloca nel VCO ed è costellato di impianti idroelettrici a bacino acquofluente, tant'è che la più piccola Provincia del Piemonte fornisce oggi il 50% di energia idroelettrica prodotta dall'intera Regione, con un parco macchine consistente di quasi 400 megawatt per circa 102 impianti esistenti, calcolando soltanto quelli che hanno la potenza superiore ai 100 chilowatt.
Per cui è una realtà imponente, poi il Consigliere Cavallera che è del settore la conosce bene.
Qui pur manifestando tutto l'interesse e la positività per la produzione di energia pulita dall'acqua, non si può non rilevare come esista un serio problema di garanzia sui rilasci ed il rispetto del flusso minimo vitale in moltissimi corpi idrici.
Questo tema, che è un po' il filo conduttore di tutto il PTA, vogliamo che sia monitorato e sia reso anche cogente rispetto alle scelte, tant'è che il PTA andrà comunque armonizzato con la riforma del 152 su cui si sta lavorando a livello nazionale. Abbiamo bisogno di uno strumento che sia spendibile e che sia davvero in grado di cambiare le sorti anche del governo dei corpi idrici.
Voglio solo fare l'ultima considerazione. Le norme sulla liberalizzazione dei servizi pubblici non si applicheranno per il servizio idrico, come sappiamo. L'acqua è un bene comune - si è detto - e non è negoziabile e non è nemmeno ipotizzabile che venga venduta. Le reti e le risorse idriche appartengono al demanio pubblico.
Credo però che per quanto riguarda la miglior gestione possibile, i modelli gestionali, la possibilità di proseguire in quel lavoro di recupero e di riaggregazione ai soggetti per garantire un governo pubblico efficace del ciclo dell'acqua, dobbiamo aprire una forte riflessione anche sulla gestione della legge Galli, sull'applicazione e su come si sta operando per dare sostanza a questa politica.
Infatti non so se si stia facendo davvero tutto quanto è possibile per garantire un governo efficiente ed efficace della risorsa idrica dalla captazione fino alla depurazione.
E' questo un tema su cui dobbiamo prestare grandissima attenzione; si sta facendo molto e la nostra Regione per molti aspetti è all'avanguardia su queste politiche. Credo che dobbiamo stimolare ancora di più tutto il livello delle autonomie locali a fare interdire fino in fondo una scelta che cerchi i modelli gestionali più idonei.
Ripeto sempre che una S.p.A. pubblica non significa la privatizzazione dell'acqua, è un modello di gestione che può essere anche molto efficace a fronte di modelli che presentano una scarsa efficacia.
Questo è un tema sul quale torneremo e avremo occasione di dibattere e confrontarci.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente.
Solo poche parole per evidenziare l'importanza complessiva che noi come Gruppo diamo all'approvazione oggi di questa deliberazione sul piano di tutela delle acque.
Il Piano di tutela delle acque rappresenta per noi una deliberazione estremamente importante per la regolamentazione complessiva delle risorse idriche di tutta la Regione.
Lo rappresenta per la nostra Regione, ma noi pensiamo che tutta la partita legata all'acqua e alla tutela di questa risorsa, che è un bene comune ed un patrimonio dell'umanità, debba entrare in un ragionamento complessivo di politica più alta.
Questo è un atto, ma nel clima e nella globalizzazione complessiva il ragionamento sulla tutela e il diritto all'acqua è un elemento fondamentale che deve entrare nell'agenda politica a tutti i livelli, perché l'acqua è un diritto vitale per l'umanità ed i problemi legati alla gestione e all'accesso all'acqua sono problemi che condizionano anche i rapporti tra i Paesi e i rapporti tra il nord e il sud del mondo. Sono problemi fondamentali e noi riteniamo che l'atto - grande per noi, ma piccolo in un quadro generale - che oggi andremo ad approvare con la deliberazione che adotteremo, rappresenti, comunque, un passo in avanti all'interno di questo ragionamento.
Noi pensiamo che il Piano di Tutela delle Acque si configuri come un vero e proprio "Piano Regolatore delle acque". In questo senso, riteniamo che sia assolutamente importante l'emendamento che l'Assessore ha presentato al testo della deliberazione, in particolare nella parte in cui viene puntualizzato il valore e la portata del Piano Territoriale delle Acque e in cui si dispone che i Piani e i programmi di sviluppo economico di uso del suolo e di tutela ambientale, siano coordinati e redatti in conformità con il Piano di Tutela delle Acque e che le autorità competenti adeguino le prescrizione del Piano agli atti di pianificazione e di programmazione già adottati o approvati.
Questo mi sembra un elemento importante, perché va a coinvolgere tutte le Comunità locali e le realtà territoriali nella condivisione di un progetto più ampio per tutta la Regione.
Riteniamo che questo Piano di Tutela delle Acque contenga dei principi e delle norme di particolare importanza, già a partire dal primo comma dell'articolo 1 delle norme di piano, "Finalità, contenuti ed effetti del piano di Tutela delle Acque".
Il primo comma recita infatti: "L'acqua è un diritto e un patrimonio comune appartenente all'umanità e a tutte le specie viventi, bene pubblico essenziale per l'ambiente e per il progresso economico e sociale, da proteggere, condividere e utilizzare in quanto tale". Questo mi sembra davvero un principio importante, che riassume anche quello che è stato l'orientamento del forum mondiale dell'acqua, tenutosi lo scorso anno, a marzo, a Città del Messico, sul quale, come Commissione (in congiunta con la III Commissione), avevamo anche predisposto un ordine del giorno che verrà posto in votazione congiuntamente alla delibera.
Oltre a questo principio fondamentale, noi riteniamo che all'interno del Piano di Tutela delle Acque sia inserito un altro elemento essenziale che riguarda l'aspetto relativo alla dinamicità del Piano stesso. Questo è uno strumento che opera sulla base delle risultanze dei programmi di verifica dell'efficacia degli interventi, attraverso una continua attività di monitoraggio, programmazione e realizzazione di azioni, individuazione e attuazione di misure e fissazione di vincoli finalizzati al raggiungimento degli obiettivi di tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee.
Questo è per noi un principio fondamentale, perché la dinamicità consiste proprio in un rapporto diverso che noi abbiamo rispetto all'osservazione e alla gestione della risorsa acqua, che non è infinita, è difficile da reperire ed è sempre più messa in discussione, sia per i problemi legati alle modificazioni climatiche (e, quindi, alla mancanza d'acqua, alla siccità), sia per i problemi legati all'inquinamento, sia delle acque superficiali sia di quelle sottentrane.
un problema enorme, che non possiamo pensare di aver risolto una volta per tutte: le misure che prenderemo rispetto alla tutela, alla razionalizzazione e al risparmio delle risorse idriche, dovranno comunque essere sempre verificate; dovremo sempre porvi attenzione e lavorare nella direzione del "maggior risparmio e valorizzazione della risorse".
Nello specifico, all'interno del Piano di Tutela delle Acque pensiamo che vi siano alcune norme importanti dal punto di vista della tutela ambientale, legate sia alla qualità dell'acqua e al contenimento di forme di inquinamento delle risorse idriche, sia al deflusso minimo vitale di cui già il Consigliere Travaglini ne ha sottolineato ampiamente l'importanza.
Noi riteniamo che il vincolo legato al deflusso minimo vitale sia uno snodo importante, soprattutto per la tutela della biodiversità e della risorsa idrica. Rispetto al discorso relativo ai bacini di accumulo e agli invasi ovviamente la nostra forza politica ha una posizione direi estremamente diversa da quella evidenziata dal collega Cavallera. Noi pensiamo che la formulazione contenuta all'interno dell'articolo 40 possa anche essere interessante - sebbene non la condividiamo fino all'ultima virgola - perch non predefinisce una serie di bacini che devono essere realizzati; in secondo luogo, prevede delle forme di partecipazione e di verifica con i territori e con le popolazioni interessate, e, soprattutto, precisa che se proprio dovranno essere attuate queste forme di accumulo - io sono convinta che non servano, ma ne andremo a discutere - dovranno essere realizzate solo a valle di una serie di operazioni legate alla razionalizzazione e al risparmio idrico.
Tra l'altro, in merito all'articolo 40 volevo chiedere una puntualizzazione interpretativa all'Assessore, in riferimento al comma 8 dal momento che è stato ampiamente discusso e dibattuto in sede di Commissione - laddove recita: "Nei bacini caratterizzati da un saldo negativo di bilancio, dovuto ad un fabbisogno non ulteriormente riducibile con politiche di risparmio idrico e di razionalizzazione dei prelievi o a una naturale limitatezza della risorsa, la Regione promuove la creazione delle capacità di invaso...".
In questo comma 8 interpreto il verbo "promuove" con "può promuovere" nel senso che non è una logica conseguenza, ma richiede un passaggio e una verifica in modo partecipato su quei territori prima della definizione di questi eventuali invasi - vorrei, però, avere un'indicazione precisa da parte dell'Assessore in tal senso..
Sul discorso degli invasi, l'ultimo elemento che mi interessa sottolineare all'interno di questo Piano di Tutela delle Acque è una visione che caratterizza il nostro PTA, nel senso che pone la razionalizzazione e il risparmio idrico come uno degli obiettivi principali. Questo è importante: il risparmio idrico legato anche al risparmio energetico (forse, a breve, riusciremo a portare in Consiglio il disegno di legge sul rendimento energetico degli edifici).
La logica del risparmio delle risorse primarie, siano esse acqua energia o altre ancora, mi pare che sia un'argomentazione interessante perché comincia ad inserire, sebbene in modo non sostanziale, qualche "sassolino" o qualche incrinatura in un ragionamento che è proprio del mondo occidentale, quello dell'uso e dell'abuso delle risorse primarie, uso e abuso che mette sempre più in discussione l'equilibrio ambientale e i rapporti tra le persone e i loro diritti, soprattutto tra il nord e il sud del mondo.



PRESIDENTE

Grazie, collega Barassi.
Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Vorrei unirmi al coro di quanti salutano con favore l'approvazione di questo Pano di Tutela delle Acque, segnalando, in maniera estremamente sintetica, tre aspetti che mi sembrano, se non centrali, quantomeno emblematici di un nuovo modo di intendere - spero -la gestione di questo importante bene comune, riconducibili, in primo luogo, all'immaginare, al pensare e al trattare il sistema dell'acqua appunto come sistema, ovvero come un insieme di corpi interdipendenti rispetto ai quali non è pensabile se non in casi assolutamente eccezionali, di compiere degli interventi parziali e settoriali perché ogni volta che si tocca un pezzo, si modifica l'intero sistema.
Il secondo aspetto è quello della pubblicità. Il fatto che nella legge si richiami espressamente non solo alla necessità, ma anche alle modalità attraverso le quali un Piano dinamico trova puntuale riscontro sui sistemi informativi, quindi quanto più possibile accessibile e arricchito continuamente dai contributi degli studi dei rilievo delle analisi che si fanno, mi sembra un altro importante aspetto. L'informazione, in modo particolare nella gestione dei beni comuni, è il buon presupposto di base che, sovente, si lascia un po' indietro, si lascia perdere a favore di altri criteri, peraltro altrettanto importanti, ma che da soli non soddisfano la garanzia che il bene comune sia gestito effettivamente come tale.
Il terzo e ultimo criterio è legato al fatto che il Piano sia un piano dinamico e pone dei criteri sulla base dei quali si possono costruire ipotesi attorno alle quali ragionare e provare a sperimentare, laddove magari sensibilità o emergenze lo impongono, forme di tutela un po' più pesanti, un po' più definite di quanto non le si applichi sull'intero territorio regionale.
Credo che anche questa sia una questione importante da non sottovalutare. Il Piano di tutela della acque è certamente un Piano regolatore, ma confidiamo che non abbia le lungaggini burocratiche dei piani regolatori e le eccessive rigidità non tanto in termini di uso del bene quanto, piuttosto, in termini di puntuale revisione, si parla di biennalità. Che davvero, ogni due anni, lo si riveda modificando quegli aspetti che si sono rivelati scarsamente funzionali e introducendo tutte le innovazioni che la tecnologia, ma anche la cultura e la sensibilità, di volta in volta, ci porta a maturare. Il tema degli invasi e dei bacini idrici, dei bacini di accumulo soprattutto, corrisponde bene, come esempio proprio a questo criterio.
Credo che non si possa oggi discuterne in termini ideologici scontrandoci tra favorevoli e contrari, quanto, piuttosto, valutare e verificare un intreccio che qui emerge in modo molto chiaro, tra il bisogno di un'economia, in generale di un'economia dell'acqua, e le esigenze di tutela dell'acqua medesima, del paesaggio, della natura e, in generale della naturalità, per la verità di quello che rimane della naturalità dei corsi d'acqua della nostra regione. Sposando l'ipotesi che questi due aspetti antitetici possono sovente essere compenetrati per cercare di produrre la soluzione più avanzata secondo la sensibilità e la cultura di oggi, credo che stia lì la risposta ai quesiti che si ponevano, intorno a questi temi, così a come molti altri.
Segnalo che abbiamo una forte esigenza, soprattutto per quanto riguarda i fiumi, di rinaturalizzare, ma di rinaturalizzare per davvero. Abbiamo interi torrenti, interi fiumi, soprattutto nel loro corso montano e collinare, completamente devastati da interventi invasivi che dovevano servire a rimettere in ordine gli alvei che, in realtà, il più delle volte ben che vada, sono serviti a rendere edificabili le aree immediatamente sulle sponde dei fiumi, dei torrenti medesimi generando guasti dal punto di vista del dissesto idrogeologico che soltanto la siccità ci ha fino ad ora impedito di vivere appieno. Nel mettere in pratica, pezzo dopo pezzo, con le norme di attuazione, questo Piano, dobbiamo porre rimedio, ove possibile, anche a situazioni di eccessiva invasività. Così come si deve porre rimedio, e molto rapidamente, applicando la questione del tema del deflusso minimo vitale a tutti quei fiumi che, per alcuni tratti, sono completamente secchi. Arrivo dal Canavese per cui vedo l'Orco e in alcuni suoi tratti è oramai sistematicamente in secca e quindi, tutto quel poco di ambiente che vi era attorno, è completamente scomparso. Credo che non sia giusto questo. Si tratta di contemperare i diversi usi e le diverse funzioni avendo cura del fatto che quello che si distrugge difficilmente si riesce a rimettere in pista.
Perciò, con queste e con altre raccomandazioni, che non mancheranno di arrivare in sede di adozione dei singoli provvedimenti e dei singoli regolamenti, volevo esprimere, ancora una volta, il mio compiacimento perché siamo arrivati alla fine di questo iter e il nostro voto favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rostagno; ne ha facoltà.



ROSTAGNO Elio

Il tema dell'acqua è uno di quelli che maggiormente ci coinvolgono.
L'acqua è sicuramente uno degli elementi essenziali alla vita. Pertanto ci sentiamo coinvolti quando vediamo i problemi che la carenza di acqua ci sottopone a livello mondiale, ci sentiamo coinvolti soprattutto dopo un anno di particolare siccità come quello trascorso. Bisogna, ovviamente pensare che un Piano di tutela delle acque sia non solo utile, ma assolutamente indispensabile. Pertanto, l'approvazione del Piano è da accogliersi con la massima soddisfazione. Tuttavia bisogna impostare i propri interventi anche in funzione della tipologia di problemi che si affrontano.
Prima è stato fatto un accenno dalla Consigliera Barassi relativamente ad un ordine del giorno di qualche mese che faceva riferimento al IV Forum mondiale dell'acqua di Città del Messico del marzo 2006. Ritenendo che gli argomenti sottoposti all'attenzione del Consiglio fossero validi, l'avevo firmato allora e sono intenzionato ad invitare i Consiglieri a votarlo oggi. Dobbiamo garantire il miglior servizio idrico, difendere e recuperare la qualità della risorsa, garantire e consiliare gli usi diversi razionalizzando, incrementando in efficienza e risparmio - nei vari settori di uso domestico, industriale, nel campo agricolo dove vanno salvaguardate le falde di profondità - assicurare una difesa idrogeologica delle inondazioni con interventi che non alterino o compromettano gli ambienti fluviali, quindi ragioniamo del deflusso minimo di cui spesso ci troviamo a parlare perché non sempre sufficientemente rispettato. Completare il disegno organizzativo degli ATO, favorire, ove possibile, la gestione in house dei servizi idrici.
Argomenti che condividevo e condivido. Penso che l'approccio, sia a livello mondiale che locale, dei problemi debba essere ragionato ed equilibrato. Non possiamo non essere d'accordo a qualunque intervento sia finalizzato a risparmio di acqua, perché sappiamo che sarà sempre maggiormente carente. Nello stesso tempo, non possiamo pensare di cambiare completamente la nostra economia, ad esempio, essendo contrari per partito preso all'accumulo di acqua.
Abbiamo discusso abbondantemente in Commissione dell'articolo 40, della proposta che stiamo discutendo. In particolare al punto F) del comma 1 dell'articolo 40 c'è stata una modifica, un emendamento, laddove si parlava di eventuale realizzazione di nuove capacità di invaso. Si è eliminato il termine"eventuale" per inserire "la realizzazione di nuove capacità di invaso". Anche l'articolo 8 è stato modificato in termini tali da far sì che una volta che sia approvato il Piano di tutela delle acque sia possibile aprire dei ragionamenti per la realizzazione di nuovi invasi. Non possiamo pensare che, siccome in alcune parti del Piemonte il problema non è sentito perché ci sono ghiacciai, perché ci sono i laghi, perché ci sono dei sistemi di irrigazione funzionali ecc, non si possa non tener conto di un problema che tutta la fascia del sud del Piemonte, a partire dalla Provincia di Cuneo, a quella di Asti, a quella di Alessandria, hanno.
Problema reale.
Dobbiamo pensare che, ad esempio, nella Provincia di Cuneo - dove vivo e che conosco meglio - gli insediamenti produttivi dell'agricoltura sono una componente essenziale dell'attività complessiva della nostra provincia che verte, per gran parte, sull'agroalimentare, sull'agroindustria.
Attività come l'allevamento, non sono ininfluenti. Nella Provincia di Cuneo, dove ci sono 560.000 abitanti, ci sono quasi altrettanti capi bovini e il doppio di capi suini.
Il capo bovino consuma quotidianamente una quantità d'acqua superiore a quella che usiamo noi, pur non facendosi la doccia. Dobbiamo immaginare che quest'importante settore economico non può essere ulteriormente penalizzato. Dobbiamo pensare che, fatte tutte le attività di miglioramento dell'adduzione dell'acqua sul luogo di consumo (è vero che ci sono moltissimi canali che hanno delle perdite elevatissime, perdite per modo di dire, perché comunque l'acqua che finisce nel terreno contribuisce a mantenere verde il nostro territorio), questi canali non portano a destinazione quantità sufficienti d'acqua.
vero che oggi le tecniche per l'irrigazione più moderne e razionali permettono dei risparmi. Sono tutte cose che dobbiamo immaginare di fare anzi, dobbiamo impegnarci a razionalizzare, rivedendo le concessioni per gli invasi e per le dighe esistenti, per il periodo del fabbisogno.
Dobbiamo pensare che è necessario arrivare ad un uso ottimale dell'esistente.
Sappiamo già in partenza che non è sufficiente se non si cambia radicalmente il tipo di attività nella nostra pianura, perch sostanzialmente immaginare di sostituire, ad esempio, il mais, che è una coltivazione idrovora, con altre coltivazioni, non è di così facile presa e immediata realizzazione. Dobbiamo pensare che, a lungo termine, alcune colture possono sostanzialmente essere cambiate. È possibile anche che nel settore della frutta, ad esempio, si adottino metodi di irrigazione diversi, però, oggi come oggi, il fabbisogno complessivo è sicuramente tale per cui, anche facendo queste razionalizzazioni e ottimizzazioni, la necessità di creare nuovi invasi è assolutamente sentita e urgente.
Annate come questa, addirittura, sono viste con un certo senso di panico, perché effettivamente noi, oltre che per l'agricoltura, avremo problemi per le attività industriali, e anche per le attività attinenti al fabbisogno di acqua potabile.
Andremo a razionare l'acqua nei condomini delle nostre città perché non avremo acqua a sufficienza e, se questo accadrà perché non prendiamo alcuna iniziativa, sarà difficile spiegare che tutto ciò è finalizzato a garantire maggiori quantità di acqua quando l'acqua l'abbiamo vista scorrere nei nostri fiumi, nei nostri torrenti e, nel periodo in cui era abbondante, non l'abbiamo accumulata.
Affrontare i temi legati alla realizzazione di invasi è assolutamente necessario, imprescindibile, obbligatorio e doveroso. Noi dobbiamo provvedere in tal senso.
Non ritengo però che la proposta avanzata con l'emendamento che ha come primo firmatario il Consigliere Cavallera sia accettabile, perché le dighe e gli invasi si realizzano con il consenso della popolazione. È necessario elaborare delle strategie per permettere agli abitanti delle nostre valli che sentono l'acqua come un bene primario di loro appartenenza, di non sentirsi penalizzati. È necessario far capire ai valligiani che l'eventuale realizzazione di bacini di dimensioni accettabili e rispettosi dell'ambiente può portare danni non superiori a quelli che è possibile sostenere.
Se noi convinciamo i nostri valligiani che per la realizzazione di un invaso (ad esempio in Francia hanno cambiato la vita di molte valli in positivo) le contropartite che si possono ottenere devono essere superiori ai danni e possano garantire attività, presenza e vita nella vallata, in tal modo guadagneremmo il loro consenso. Finché noi continueremo a dire ai valligiani che devono rimanere in valle ma non daremo opportunità di lavoro, di sviluppo e di reddito sicuro per loro e per le loro famiglie non riusciremo mai a ottenere il loro consenso. Il consenso va conquistato con la fiducia, non va imposto con la normativa.
Quindi, inserire, come prevede la proposta di emendamento del Consigliere Cavallera, l'indicazione puntuale dei luoghi dove si realizzerebbero i nuovi invasi senza aver prima aver acquisito il consenso da parte dei cittadini che vi risiedono, sarebbe un errore gravissimo e inficerebbe la possibilità della realizzazione degli stessi.
Viceversa, noi, così come è stato articolato l'articolo 40, comma 1 punto f, e il comma 8, dobbiamo creare i presupposti perché si possa aprire un ragionamento senza aver già individuato i luoghi dove queste attività si dovranno sviluppare, per aprire sul territorio un confronto produttivo costruttivo e finalizzato al raggiungimento dell'obiettivo, che è quello di migliorare la vita in valle e non peggiorarla. Dobbiamo migliorare l'ambiente e non peggiorarlo, ma nello stesso tempo garantire alle nostre città e alle nostre campagne la possibilità di avere, anche in anni particolari come questo, sufficienti risorse idriche.
Vogliamo creare presupposti per l'uso plurimo dell'acqua, sia per uso igienico e sanitario sia per la produzione di energia, per l'agricoltura e per l'industria. Non si tratta di tecnologie impossibili da trovare sul nostro territorio. Sono queste, oltretutto, tecnologie che ben conosciamo possiamo fare dei ragionamenti che ci danno la certezza di avere alla fine un risultato positivo. Dobbiamo convincere di questo, con contropartite consistenti e soddisfacenti, i nostri valligiani e immaginare un futuro dove non si spreca acqua, ma non si lascia neanche scorre l'acqua tutto l'anno per poi dire che c'è la siccità e che bisogna razionarne l'uso nei periodi estivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Sicuramente, il documento che andiamo ad esaminare è importante. È già stato ricordato come le mosse di questo documento partono addirittura dalla scorsa legislatura, perché fin d'allora si avvertiva la necessità di dotare la nostra Regione di un piano che riguardasse un tema così importante come l'acqua.
In questi anni, sicuramente, è cresciuta la cultura verso un bene che oggi, abbiamo imparato a considerare un bene primario, anche in virtù dei cambiamenti climatici che ci impongono, sostanzialmente, un'attenzione forte verso le acque anche in una regione che ha sofferto sicuramente di mancanza d'acqua in alcune condizioni particolari del suo clima, ma che per la sua collocazione geografica è una delle regioni in cui il bene "acqua" è un bene sicuramente non carente.
L'acqua, quindi, è un bene fondamentale che è giusto che sia tutelato dalla Regione Piemonte, poiché una tutela organica e una cornice la impone la stessa Unione Europea. Quindi, anche se questo percorso è stato lungo (poi si è arricchito dei contributi importanti di tanti soggetti), ha dato la possibilità alla Regione di avere tutta una serie di elementi numerici e cartografici di approfondimento. Alla fine, è un atto che è dovuto arrivare a questo piano e alla sua approvazione.
Certamente una materia così importante può essere affrontata da tanti punti di vista. Attendiamo la discussione in Aula, oltre a quella che è stata svolta in Commissione, che è stata una discussione approfondita e di arricchimento per tutti quelli che vi hanno partecipato. Attendiamo per questa discussione in Aula, per vedere se qualche ulteriore aggiustamento potrà essere apportato. Soltanto in quella sede sapremo dare un giudizio definitivo su questo piano.
Permettetemi, in questa fase di introduzione, almeno due o tre riflessioni. Il piano è anche dovuto alla necessità di rispondere ad alcune sollecitazioni dell'Unione europea.
Questo è un dato di fatto che non riguarda solo la nostra Regione, ma tutte le Regioni, in particolare quelle della Pianura Padana.
Una volta giunti alla definizione di questo Piano - non so se oggi, ma comunque abbastanza rapidamente - come Piemonte saremo quelli che più di altri si sono mossi, all'interno delle Regioni della Pianura Padana predisponendo una tutela sul tema delle acque.
Nel confronto con altre Regioni della Pianura Padana, come l'Emilia, la Lombardia e lo stesso Veneto, siamo i più avanzati nella volontà di arrivare il più velocemente a questo traguardo.
Sarà sicuramente un titolo di merito per la nostra Regione, ma dall'altra parte, ci obbliga a fare alcune riflessioni.
Il fatto che Regioni importanti, come la Lombardia, siano più lontane e più in ritardo rispetto all'adozione del Piano, ci pone in una condizione di diversità. Non so se la Lombardia avrà svantaggi dalla non applicazione in tempo debito delle richiamate normative europee, ma il fatto che il Piemonte diventi il primo della classe, almeno a livello di Regioni della Pianura Padana, se da una parte ci inorgoglisce, dall'altra ci fa riflettere.
Questo è chiaramente un Piano che avrà ripercussioni, non di poco conto, su tanti momenti economici della nostra Regione. È un dato con cui dobbiamo confrontarci: non è un Piano che impatta sul nostro territorio sulla nostra gente e sulle nostre imprese a costo zero, ma è un Piano che avrà dei costi anche per la nostra comunità, in particolare per le nostre imprese, soprattutto quelle agricole e zootecniche.
Su questo non ci sono dubbi.
con particolare piacere, quindi, che vedo la presenza dell'Assessore Taricco, perché nel Piano individuiamo zone invulnerabili, zone in cui non sarà più possibile effettuare un certo tipo di economia (ne abbiamo parlato ampiamente in Commissione e ci ritorneremo quando arriveremo agli articoli in parola). Se da una parte bisogna necessariamente ottemperare alla giusta richiesta dell'Unione europea di addivenire ad una normativa a tutela delle acque, dall'altra, però, ci vuole anche impegno, da parte di chi, come noi norma, per far sì che certi settori economici non siano troppo svantaggiati da questa normativa.
Ci vuole impegno per permettere a queste aziende, attraverso il TFR o norme ad hoc, di trovare la possibilità di continuare a vivere, a produrre e a dare lavoro a chi oggi è con loro impegnato a livello lavorativo.
sicuramente uno dei punti chiave affinché questo Piano di tutela sia equilibrato ed abbia un suo impatto regolatore. Non deve essere un Piano che entra a "gamba tesa" - per usare un termine sportivo - su chi su questo territorio opera, lavora e fa sacrifici da tanti anni.
Altro punto significativo del Piano, su cui si formerà il nostro giudizio complessivo (giudizio che in alcune parti è condivisibile, perch è chiaro che una certa ossatura, già propria del Piano elaborato nella scorsa legislatura, è stata approfondita e migliorata), riguarda gli invasi.
Sul punto apriamo un dibattito già ampiamente trattato da quest'Assemblea, ma cui bisogna dare una risposta. Riproporremo in Aula un emendamento in merito, già presentato, insieme al collega Cavallera, in Commissione, perché dobbiamo cogliere le grida di allarme che provengono dai territori.
Lunedì scorso, sul principale quotidiano di questa Regione, è apparsa la notizia relativa ad un grido di dolore proveniente dalla Provincia di Cuneo - probabilmente la Provincia più interessata - dove più soggetti, al di là di ogni collocazione politica, chiedevano una politica degli invasi per la Provincia stessa.
La stessa Provincia di Alessandria - l'Assessore lo sa - necessita di invasi, almeno di medie dimensioni, non solo per uso agricolo, ma anche per uso civile.
Su questa problematica non facciamoci chiudere gli occhi dai furori ideologici. Sul tema, la Regione deve assumere una posizione di buonsenso.
Sappiamo quali e quante sono le carenze d'acqua. Ormai lo sappiamo con grande precisione perché i calcoli sono stati fatti.
Non possiamo pensare di predisporre un Piano di tutela delle acque che non affronti, almeno in maniera generale e poi demandando a provvedimenti specifici la concretizzazione di una linea, questo grave problema della carenza d'acqua e, quindi, della costruzione degli invasi, con una linea chiara. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Voglio esprimere un apprezzamento per il lavoro svolto dall'Assessore De Ruggiero, che ha portato al coinvolgimento del Consiglio. È stato un iter che ha portato all'approvazione di un documento di grande rilevanza.
Il tutto è stato possibile riattivando le deliberazioni approvate dalla precedente Giunta regionale, ovviamente con la consapevolezza che era necessaria un'azione globale e sostenibile a protezione della risorsa idrica, evitando soluzioni di continuità nell'iter di approvazione del Piano di tutela delle acque.
Con la riattivazione sono state introdotte modifiche significative, in particolare una più rigorosa attenzione alle misure di contenimento degli sprechi e di uso razionale delle acque, rafforzando le misure di risparmio e di utilizzo, in riferimento agli invasi, e quindi alla loro creazione.
Sul punto, però, farò qualche considerazione di carattere successivo.
Prima di tutto voglio riprendere, almeno per titoli, quelli che ritengo elementi di gran rilevanza del Piano: contenuti che riguardano l'inquinamento da nitrati e fitofarmaci; l'individuazione delle aree ad elevata protezione; il mantenimento della naturalità; la disciplina delle aree di salvaguardia; l'applicazione del Codice di buona pratica agricola per l'utilizzo dei concimi a base di fosforo e fitofarmaci l'individuazione del minimo deflusso vitale; la metodologia di quantificazione del fabbisogno e dei tempi d'adacquamento per ciascun'area idrografica, alle azioni da intraprendere durante gli eventi siccitosi quindi, alla promozione dell'uso razionale dell'acqua e all'applicazione del codice di buona pratica irrigua.
Non voglio sottolineare gli aspetti positivi che già sono stati richiamati in tanti interventi, vorrei porre l'attenzione dell'aula su due aspetti in particolare. Il primo, al quale accenno molto velocemente, è relativo agli invasi, che, se i miei dati sono corretti, se li ho verificati bene, rappresentano una capacità in Piemonte di 440 milioni di metri cubi, concentrati soprattutto nel Verbano, nel Torinese e nel Cuneese. Credo anche di dover dire, senza avere alcun pregiudizio di carattere ideologico o d'altra natura circa la realizzazione degli invasi che, forse, la soluzione alle carenze idriche piemontesi non consiste soltanto nella creazione di nuove strutture, anche se ritengo che in molti casi siano necessarie ed opportune, da concordarsi, naturalmente, con i territori interessati.
Ritengo necessario porre l'attenzione all'utilizzo della risorsa acqua che in Piemonte dipende soprattutto dal settore agricolo; storicamente, in Piemonte, l'80% delle acque prelevate a scopo irriguo serve i comprensori risicoli a nord del Po. È chiaro che, dal punto di vista dei quantitativi in gioco, l'incidenza dell'utilizzo delle acque per la coltura del riso "in sommersione" diventa l'"imputato principale", tra virgolette, rispetto alla quantità dei consumi.
su questa questione che noi dovremmo convogliare maggiore attenzione per ottenere risparmi significativi, masse significative di risparmio rispetto ad un consumo complessivo della risorsa idrica. È certamente necessario incidere sul consumo domestico, ma anche sulle pratiche d'irrigazione in agricoltura. Da questo punto di vista, credo che la Giunta regionale dovrebbe mettere in atto iniziative per promuovere un risparmio idrico in agricoltura, mediante l'introduzione di sistemi d'irrigazione innovativi per la nostra Regione, che da molto tempo vengono anche utilizzati in altre realtà; anche da noi si stanno attivando, ma sarebbe necessario incentivare ulteriormente l'irrigazione a goccia in sostituzione di quella a scorrimento superficiale, che è enormemente più dispendiosa.
Sarebbe anche necessario - credo che l'Assessore all'agricoltura, da questo punto di vista, potrà svolgere un'azione importante - promuovere la conversione graduale della coltivazione del riso "in sommersione" alla coltivazione del riso "in asciutta", che per alcune varietà, rispetto alla pratica tradizionale, ha dimostrato essere altrettanto produttiva. Questo provvedimento e azioni combinate nel settore dell'agricoltura potrebbero portare ad un risparmio di alcuni miliardi di metri cubi, che, come dimensionamento, sono cosa ben diversa, anche rispetto a qualche diga con qualche milione di metri cubi.
Sarebbe anche assolutamente importante arrivare all'approvazione - se già non esiste, bisognerebbe ripromuoverlo - da parte nostra di un manuale di buona pratica irrigua, che serva come riferimento agli agricoltori, e naturalmente, alla gestione del minimo deflusso vitale con puntualità e attenzione, che, peraltro, il Piano già richiama.
Lancio quella che, nel campo dell'agricoltura, potrebbe sembrare una provocazione, ma che, prima o poi, dovrà essere presa in considerazione naturalmente, senza voler con questo appesantire un comparto che ancora è rilevante anche nella nostra Regione: il pagamento dell'acqua utilizzata in agricoltura non soltanto in relazione alla superficie irrigata, ma anche al reale volume consumato o, per lo meno, tenendo conto anche del reale volume d'acqua consumato. Questo stimolerebbe una maggiore attenzione nei confronti dell'utilizzo di questa importante risorsa.
Naturalmente, ritengo significative le campagne di informazione rivolte ai cittadini e agli agricoltori, in collaborazione con le associazioni di categoria, per renderli consapevoli dei consumi e della possibilità di riduzione dei medesimi. Altresì ritengo importanti le campagne di sensibilizzazione rispetto al comparto industriale per quanto riguarda la penetrazione delle tecnologie, le cosiddette "water saving", che assolutamente potrebbero contribuire in modo significativo al risparmio della risorsa acqua.
Con queste considerazioni anticipo un voto positivo del Gruppo SDI al Piano; richiamo soltanto un aspetto interessante l'articolo 23 della deliberazione: le aree ad elevata protezione. Ho presentato un emendamento al comma 1, lettera d), laddove inserisce tra le aree ad elevata protezione, l'area idrografica dell'Alto Sesia e la porzione idrografica della Dora Baltea, sottobacino idrografico minore Chiusella, tutto il territorio del Comune di Vidracco, che nella dizione attuale sarebbe escluso, dando unitarietà complessiva al bacino e ricomprendendo il Comune di Vidracco, che fa parte anche della Comunità montana e, da un punto di vista amministrativo, può affrontare complessivamente, insieme agli altri Comuni, gli eventuali aspetti di gestione della norma.
Mi auguro che l'Assessore possa esprimere il consenso per l'emendamento; riconfermo il voto positivo e l'apprezzamento per il lavoro svolto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Signor Presidente, Assessori e Consiglieri, l'UDC non è precisamente contraria al provvedimento di cui stiamo discutendo oggi, anzi, noi consideriamo positivi alcuni passaggi, soprattutto relativi allo scheletro normativo e amministrativo previsto nel provvedimento: le previsioni relative alle misure per il risparmio idrico, la regolamentazione l'organizzazione degli strumenti gestionali (in modo particolare, il deflusso minimo vitale); così come valutiamo positivamente il quadro delle misure a tutela del controllo degli scarichi e degli interventi di infrastrutturazione previsti riguardo ai depuratori esistenti in Piemonte molti dei quali sono obsoleti e andranno adeguati.
Insomma, noi valutiamo positivamente che la Regione si doti di un Piano di Tutela delle Acque. Ringraziamo anche i funzionari che hanno prestato il loro aiuto in questa attività, in modo particolare il dottor De Giorgio e i suoi collaboratori, che conoscono bene questa materia, che sono sempre stati punto di riferimento per molte Amministrazioni comunali, Consorzi e Province, dando risposte utili e incoraggianti, in sede di Commissione, ai vari Commissari che ponevano l'accento su questioni importanti.
Noi, però, riteniamo ancora insufficiente e timido l'approccio del Piano nei confronti del futuro dell'acqua nella nostra Regione.
Condividiamo quanto detto poco fa dal Consigliere Rostagno, che ha posto l'accento su alcune necessità che devono assolutamente essere prese in considerazione e affrontate con risposte chiare e certe; però, non sono d'accordo che si debba comunque sempre avere il consenso dei cittadini e delle Comunità locali per risolvere questi problemi, queste emergenze.
Un'Amministrazione determinata ed efficiente, molto spesso, deve essere anche impopolare, capace di assumersi le proprie responsabilità.
Ecco perché - lei sa bene di cosa sto parlando - noi consideriamo marginale l'attenzione che il Piano dedica alla questione della raccolta dell'acqua e agli invasi in particolare. Avete usato il termine "eventualità", cioè avete considerato la necessità di realizzare gli invasi in Piemonte come un'eventualità, mentre mi sembra sia una necessità acclarata dalle stesse considerazioni svolte dal collega Travaglini poco fa, quando ha riferito di indagini, di studi, di relazioni a titolo scientifico nazionali ed internazionali che ci invitano a prevedere in modo assolutamente negativo il futuro dell'acqua del nostro Paese, ma direi in tutta la fascia del Mediterraneo o, in modo particolare, in alcuni Paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Consigliere Travaglini, condivido le sue perplessità e le sue preoccupazioni, però sulla "Repubblica" di oggi c'è scritto "Siccità: emergenza lontana".
Ieri c'è stato il vertice dei tre Assessori interessati (ambiente agricoltura e montagna) che è stato tra l'altro sollecitato da molte interrogazioni e da molti interventi che abbiamo fatto anche noi e che sono stati fatti da esponenti delle amministrazioni provinciali, e poi leggiamo oggi che la Presidente dice: "Temiamo di più il rischio di alluvioni".
Allora c'è qualcosa che non va, probabilmente lei ha una serie di analisi e di notizie che non sono le stesse che ha la Giunta.
Personalmente, sono preoccupato di un altro passaggio che, secondo me deve essere spiegato; diversamente, non riusciamo a comprendere quale sia l'atteggiamento della Regione.
C'è un po' di strabismo: da una parte c'è un piano che vuole essere moderno ed adeguato; dall'altra forse non avete le idee chiare su qual è la necessità del Piemonte per i prossimi anni sul tema dell'acqua.
Ad esempio, se il collega Travaglini poco fa ha affermato che nei prossimi anni avremo sicuramente dei problemi - ma questo credo che lo sappiano tutti, anche perché pochi giorni fa i Paesi dell'Unione Europea si sono messi d'accordo per tutta una serie di misure in tal senso e questo vuol affermare che queste sono notizie vere - dall'altra rispondete "se dovesse continuare a non piovere così, ci saranno poi problemi per l'agricoltura e l'idroelettrico"; problemi che, in prospettiva, potrebbero ridursi se oggi, come previsto, sarà approvato dal Consiglio il nuovo piano regionale delle acque nel quale, come ha spiegato l'Assessore De Ruggiero sono previsti i provvedimenti decisivi per ridurre i rischi di crisi idrica.
Però i rischi di crisi idrica sono superati prevediamo delle soluzioni determinate come possono essere gli invasi. Io non è che sia un amante delle dighe o degli invasi, a me andrebbero bene anche gli invasi di pianura di cui lei parla, però se non li prevediamo e li consideriamo un'eventualità, evidentemente c'è qualcosa che non funziona.
Non possiamo considerare un'eventualità il fatto che nei prossimi anni avremo problemi di approvvigionamento idrico per uso umano, per uso idroelettrico e per uso agricolo. Questo mi sembra chiaro ed acclarato.
Qual è il rischio e il pericolo di questo piano? Che è approvato anche con un'ampia maggioranza e spesso chi si astiene lo fa per sensibilità politica e non perché è contrario al provvedimento, ma dall'altra si trasforma in un provvedimento burocratico, che non fa altro che normare questioni assolutamente pacifiche, ma darà quella creatività, quella fantasia e quel coraggio che invece ci si aspetta proprio nel momento dell'emergenza idrica.
Stiamo parlando di questo ed è ancor più grave se proprio in questo frangente che tutti considerano assolutamente delicato da questo punto di vista, noi per timori di consenso - è stato usato questo termine - quindi per mantenere il consenso delle popolazioni locali, non prevediamo provvedimenti decisivi. Questa è la questione.
Come può una Regione rispondere con efficacia a questa esigenza, se poi considera - avete usato questo termine - eventualità "eventualmente ci impegneremo a prevedere e a progettare degli invasi".
Vorrei che mi spiegaste in che modo voi pensate nei prossimi 5-10 anni di risolvere il problema dell'acqua in Piemonte.
Ieri ho usato una battuta: forse farete la danza della pioggia o finanzierete qualcuno che la faccia? Credo che, al di là della Divina Provvidenza e della buona volontà, ciò non basterà. Ecco perché vi esorto ad essere più pragmatici, a scegliere la strada dell'impopolarità, ma la strada dell'interesse pubblico, che è quella di prevedere, progettare finanziare e realizzare infrastrutture. Altrimenti fra qualche anno ci troveremo con l'architetto Virano di turno cui sarà dato il compito di osservare, monitorare, mediare per realizzare le infrastrutture.
E' su questo piano che la vostra Giunta sarà giudicata; la ricerca del consenso va bene, ma se la esasperate troppo vi darà risultati negativi perché non sarete capaci di dare risposte certe ad un Piemonte che ha sete.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Alcuni colleghi del mio Gruppo, e prima di me il collega Botta, sono già intervenuti nel merito del piano.
Volevo fare alcune considerazioni certamente di carattere generale, ma cercando di focalizzare l'attenzione su alcuni aspetti. Uno, in particolare, su quanto i benefici ecologici vadano a ricadere sempre di più su alcune attività produttive, in particolar modo a quelle legate al mondo agricolo.
L'altro è come, in realtà, questo Consiglio regionale presenta, approva delle proposte e delibera delle leggi che non sono largamente condivise dal Consiglio regionale stesso. Provo a spiegarmi meglio.
In merito alle problematiche del mondo agricolo abbiamo già visto nella discussione del piano di sviluppo rurale, ma anche nelle discussioni generali come, in realtà, negli ultimi 15 anni, l'utilizzo di fitofarmaci o di tutta una serie di attività inquinanti o di prodotti inquinanti si è drasticamente ridotto percentualmente in modo assolutamente considerevole.
Tutto ciò è stato possibile grazie ad un costo sempre maggiore che l'imprenditoria agricola si è accollata rispetto a procedimenti migliori, a prodotti più salutari per i consumatori, ma altrettanto certamente rispetto ad un costo che ha avuto il mondo dell'agricoltura.
Non vi è alcun paragone in merito ad altri settori produttivi all'interno della nostra Nazione, cioè non ha fatto altrettanto il mondo dell'industria, non ha fatto altrettanto il mondo del terziario e della grande distribuzione, quando la grande distribuzione, quella non soltanto di materiali che possono essere inquinanti, ma pensiamo anche solo alla limitazione degli ingombri. C'è sostanzialmente uno squilibrio che si segue nel mondo dell'agricoltura, attuato anche all'interno di questo piano.
Per contro, non abbiamo fatto nulla e continuiamo a non far nulla per cercare di venire incontro alle necessità; manca una sorta di patto virtuoso per cui il mondo agricolo si deve accollare alcuni gravami, che però migliorano non solo l'ambiente, ma anche la salute della nostra regione e dei consumatori, a fronte di alcuni vantaggi, che ovviamente sono dati da una maggiore possibilità d'utilizzo delle acque.
Basta leggere la relazione e si comprende facilmente come l'assenza di acqua o la mancanza di acqua o la necessità e la richiesta di acqua proviene soprattutto dal mondo agricolo. Una parte serve per il mantenimento di quelli che sono i sistemi ambientali; l'altra, il rimanente 50%, non proviene dall'industria, se non in parte residuale, ma certamente non enormemente consistente quanto ci può apparire quando, per esempio, ci sono i momenti di scarsità di acqua. Tutti ricorderanno il black-out del 2003, l'imputato principale sembrava fosse l'industria. In molti casi l'imputato principale sembra sia il non corretto utilizzo di acqua potabile da parte dei cittadini. C'è certamente l'uno e l'altro. Ci sono certamente buone pratiche che garantiscono un risparmio in termini di consumo di acqua potabile. Ma quando sappiamo che vi è una percentuale che supera il 40 legata al mondo dell'agricoltura e la rimanente parte legata al consumo dell'impresa o al consumo pubblico dei cittadini, comprendiamo che il grosso della richiesta sta lì dentro. Certamente possiamo mettere in campo alcune attività o promuoverle, così come indicava il Consigliere Ricca, che consentono di avere una buona irrigazione delle nostre culture con un utilizzo inferiore d'acqua, ma è altrettanto vero che, secondo noi, è errato non dare risposte relativamente alla richiesta di acqua, cioè la realizzazione di bacini. Lo diceva il Consigliere Botta.
scarsamente comprensibile come vi sia una larga maggioranza, presente all'interno del Consiglio, favorevole alla realizzazione dei bacini. Il Consigliere Travaglini indicava questa possibilità come doverosa nel caso di scarsità di acqua; il Consigliere Ricca indicava come necessaria e opportuna la realizzazione di nuovi bacini. Il centrodestra ha presentato un emendamento perché ciò venga fatto, quindi esiste, di fatto, all'interno del Consiglio regionale, un'ampia maggioranza che ritiene opportuno che i bacini vengano realizzati e che si individui nel Piano un'eventuale realizzazione di nuove capacità di invaso, come da emendamento presentato.
Ed è un'anomalia anche rispetto alla competenza che ha l'aula, e anche rispetto all'atteggiamento che i Gruppi del centrodestra - parlo per il mio che il nostro Gruppo consiliare ha assunto rispetto a questo provvedimento, diametralmente opposto a quello che fanno alcuni Gruppi di maggioranza.
Quando la Consigliere Barassi dice: "alcuni passi del Piano sono inemendabili" (vedi bacini) o quando dice "un emendamento è fondamentale sostanzialmente per l'approvazione del Piano stesso", cioè l'emendamento De Ruggiero, dovrebbe porre i Gruppi di minoranza, che invece adottano, magari sbagliando, maggiori responsabilità, a fare un ragionamento simile. Ancor più perché siamo all'opposizione. Per cui dovremo dire: "l'emendamento presentato dai Consiglieri Cavallera, Botta, Casoni e altri è fondamentale perché questo documento possa essere approvato in tempi celeri, o possa essere approvato, dall'aula", "se non c'è questa volontà", che per altro è una volontà maggioritaria all'interno dell'aula, "scordatevi di approvare il documento".
Altrimenti si ragiona in termini non di condivisione di un iter legislativo, di un ragionamento che è stato fatto, ma si ragiona in termini di ricatti che la maggioranza pone alla maggioranza. Se questo è il modo di ragionare, credo che i ricatti sia più titolata a farli l'opposizione perché farebbe soltanto il suo lavoro. Allora dico. Prestiamo attenzione a non esagerare con la responsabilità che l'opposizione ha, o che il nostro Gruppo consiliare ha non volendo parlare per altri, nei confronti dei provvedimenti che servono certamente alla nostra Regione, ma che sono troppo intrisi di valutazioni ideologiche che si vedono anche dagli ordini del giorno presentati; che si vedono da alcune considerazioni emerse che rispecchiano una piccola minoranza della rappresentazione consiliare quindi delle richieste del mondo economico e non soltanto, del nostro Piemonte.
Se oggi, come è stato fatto in sede di Commissione, verrà bocciato l'emendamento, faremo passare un principio che la maggioranza viene sconfitta, ma non stiamo parlando di un numero di Consiglieri. Stiamo parlando di Consiglieri che rappresentano delle categorie, dei cittadini delle istanze. Le istanze della maggioranza del mondo dell'imprenditoria agricola e non, dei cittadini, di coloro i quali ritengono che sia opportuno dotare la regione di un numero maggiore di invasi. Verrà sconfitta per un quasi ricatto di una forza che è certamente legittimata a porre le considerazioni che crede, ma è assolutamente minoritaria all'interno di una considerazione che gran parte dell'aula fa.
Dico, perché siamo nella discussione generale e non siamo ancora agli emendamenti, attenzione alle modalità con cui ci muoviamo; attenzione anche alle richieste che si fanno quando dalla maggioranza si levano alcuni interventi che sono non dico ricattatori, ma forti richieste all'assessorato e, soprattutto, alla maggioranza che deve porre il Piano.
Se questo è il modo per ottenere risultati, noi che siamo opposizione sappiamo ottenerli allo stesso modo non dovendo, peraltro, rispondere ai cittadini piemontesi. Questa è una proposta che la Giunta regionale fa al Consiglio, il Consiglio ha una maggioranza espressa dai cittadini che deve votare la delibera, non tocca certo all'opposizione votarla, se non per questioni di responsabilità.
Lo dico, temo che quasi nessuno abbia ascoltato quanto ho detto, che era un passaggio politicamente irrilevante magari da un punto di vista politico, ma rilevante da un punto di vista procedurale. Con questo modo di ragionare, il documento resta qui e non va da nessun'altra parte, ma spero che da qualcuno venga colto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Realizzare un Piano per la tutela delle acque è sicuramente un qualcosa di utile per il territorio. Stiamo attenti che quando si scrive troppo e si va a normare troppo cose che modificano le consuetudini maturate dal territorio nei secoli, sicuramente si corre il rischio di normare un qualcosa che dà fastidio alla popolazione.
Per intenderci. Dà fastidio pensare di limitare le acque in agricoltura, senza interventi mirati nei confronti degli agricoltori che diano possibilità alternative, ad esempio finanziamenti per raccolti che possano essere prodotti con l'uso di minor quantità d'acqua, come, ad esempio, finalizzando la captazione dalle acque superficiali con impianti di captazione da acque di falde superficiali, che quindi non creano problemi alle falde sotterranee normalmente utilizzate anche per l'approvvigionamento idrico.
Cercare, insieme a chi usa grandi quantità d'acqua - nel caso di cui stiamo parlando, gli agricoltori - di collaborare, di convincerli ad organizzarsi. In questo modo, si può arrivare ad un risparmio di risorse idriche. Scriverlo in una legge ma poi, in realtà, dare molte competenze al territorio comunale, compresa addirittura la possibilità di fare ordinanze che vietano l'utilizzo dell'acqua; normare la qualità minima d'acqua che deve rimanere nei corsi d'acqua nei fiumi, nei corsi secondari, cosa significa? Significa che, nel momento in cui l'acqua scende sotto un certo livello, diciamo agli agricoltori: da domani non potete più irrigare? E gli agricoltori cosa fanno? Ricordo che intorno al 1500 San Pio V, Papa originario proprio delle zone della Fraschetta, per sopperire alle necessità d'acqua del territorio aveva fatto costruire una rete idrica eccezionale che portava l'acqua ai prati e ai campi. Per potenziare questa rete aveva fatto realizzare una serie di captazioni sul territorio che attingevano alle cosiddette bolle d'acqua, sorgive, acqua addirittura dai fiumi, e che riuscivano, in un modo o in un altro, a garantire una distribuzione idrica sul territorio costante, per tutto l'anno.
Ebbene, questa splendida rete, oggi ancora visibile, è, nella maggior parte, inutilizzata o inutilizzabile, perché l'uomo preferisce altri sistemi.
Noi dobbiamo cercare di integrare una rete idrica sul territorio sfruttando tutto quello che è nelle nostre possibilità prima di porre divieti e limitazioni.
Pensiamo alle limitazioni che pone la legge sull'uso di sostanze nocive, come i pesticidi o i fertilizzanti, nei terreni adiacenti ai pozzi per la captazione dell'acqua potabile o dove, in futuro, potranno essercene: come dire, se si scopre che in una determina zona c'é dell'acqua buona, noi vietiamo agli agricoltori di fertilizzare il terreno o di trattare con pesticidi i loro prodotti. Che vantaggi diamo, però, agli agricoltori? Perché gli forniamo uno svantaggio attraverso un divieto, ma dall'altra parte, non gli riconosciamo un qualcosa per il disagio che dovranno subire.
Lo stresso vale per alcune aree, sulle quali andiamo ad intervenire con i divieti di fare nuovi pozzi per captare acque anche di falde superficiali: ma i proprietari di quei terreni, ubicati, magari, in una zona di pregio, adibita a parco oppure con un'area territoriale che il Comune riconosce come da tutelare, che vantaggi ne ricevono? Noi ci troveremmo di fronte delle persone contrarie a questa legge, perché è invasiva e imporrebbe solamente dei carichi di fastidi senza prevedere dall'altra parte, dei ritorni compensativi per chi viene danneggiato.
Non solo, c'è un'altra questione che ritengo importante: non pone regole per la seconda rete idrica. Cosa significa "seconda rete idrica"? A dire il vero se ne parla in un passaggio, ma non in maniera sufficientemente incisiva.
Significa che i Comuni guadagnano dalla gestione dell'acqua; il Comune porta l'acqua potabile dall'acquedotto alle case dei cittadini, che la utilizzano e pagano - in maniera salata - quel servizio. Però quella stessa acqua potabile che viene distribuita nella rete cittadina viene utilizzata anche per lo sciacquone del bagno, per fare il bagno - quando potrebbe essere usata un'acqua meno pregiata - e viene utilizzata altresì da coloro che hanno un piccolo giardino per bagnare il prato e le piante.
Si genera, quindi, uno sperpero inutile di acqua potabile. Cosa fare allora? Innanzitutto bisognerebbe rendere le reti idriche funzionali: dagli ultimi dati apparsi sugli acquedotti italiani, la perdita minima delle reti idriche è dell'ordine del 35%; la perdita massima arriva fino al 75%. Ci vuol dire che l'acqua potabile distribuita dalle reti degli acquedotti italiani ha una perdita del 40%: in pratica, acqua buona gettata, con conseguenti costi inutili.
Occorre, quindi, sistemare la rete idrica primaria esistente e crearne una secondaria, cioè una seconda rete idrica - con un costo dell'acqua nettamente inferiore rispetto a quella potabile - da utilizzare per altri fini, ad esempio per lo sciacquone del bagno, ma ancora di più per irrigare gli appezzamenti di terreno, le piante o i vasi.
In questo modo, offriremmo un servizio utile alla popolazione, che avrebbe la possibilità di mantenere delle aree verdi, utilissime sia per la città sia per i paesi, oltre che per i privati che se le possono godere, ad un costo nettamente inferiore rispetto a quello dell'acqua potabile.
Dall'altra parte, non si sprecherebbero più risorse fondamentali come l'acqua potabile, ben più pregiata di quella delle falde superficiali (chiamiamola così), che sicuramente non potrebbe essere utilizzata per fini potabili.
essenziale, quindi, una doppia rete idrica. Abbiamo parlato, inoltre di garanzia delle reti funzionanti, quindi senza perdite. Non solo, ma dobbiamo creare delle dighe e degli invasi d'acqua.
Noi abbiamo - pensiamo solo al Piemonte - delle realtà di montagna dove ci sono grandi quantità di acqua in alcuni periodi dell'anno, alternate a periodi di forte siccità. Quest'anno è un caso eccezionale, addirittura il Po è già sceso più volte sotto il livello di guardia.
Ma se noi creassimo una rete di bacini idrici in grado di accumulare l'acqua quando questa è in eccesso per poi rilasciarla nei momenti di crisi, permetteremmo una regimentazione della portata dei corsi d'acqua.
Non solo, ma permetteremmo agli agricoltori - e chiaramente alle aziende di poter utilizzare acqua così disponibile, che altrimenti non lo sarebbe.
Anche di dighe in questo Piano non se ne parla, se non in modo molto aleatorio. Lo stesso vale per i finanziamenti collegati.
Su quest'argomento devo essere d'accordo anche con il collega Rostagno: noi non possiamo caricare il problema dell'acqua a chi dell'acqua non pu farne a meno, agricoltori in primis, ma anche i cittadini. Perché suonano ridicoli i divieti dei Comuni che in estate proibiscono ai cittadini di utilizzare l'acqua per scopi non potabili. Come fa una persona che ha qualche pianta o un fazzoletto di verde d'estate, con 40 gradi di temperatura, quando non piove per un mese, a non bagnare le piante o il prato? Significherebbe far morire il verde e trasformare in deserto le nostre città.
Occorre essere invece oculati: vietare l'utilizzo dell'acqua potabile per l'irrigazione, ma dare una seconda rete idrica di acqua meno buona ma che può essere tranquillamente usata per irrigare. Vietare prima di fare la seconda rete, è assolutamente ridicolo e non conveniente, perché, di fatto la gente bagna lo stesso le piante e il fazzoletto di verde, utilizzando però l'acqua potabile, ovvero acqua pregiata.
Non nascondiamoci dietro all'assurdo, ma operiamo in modo intelligente: prima concediamo i servizi - quindi una rete idrica alternativa ai nostri cittadini - e poi possiamo anche vietare l'utilizzo dell'acqua potabile per fini non potabili.
In caso contrario, sappiamo che emaniamo delle leggi non applicabili perché la gente comunque non farà morire la pianta o il vaso sul balcone o il fazzoletto di erba davanti a casa. Finché l'acqua c'é, è chiaro; poi l'acqua potrà anche non esserci.
Non solo: come mai non parliamo quasi di inquinamento derivante dalle industrie in questo Piano? Ricordiamoci che una dei principali fonti di inquinamento dell'acqua è l'agricoltura, ma uno degli inquinamenti più forti e più cattivi, che portano a mortalità nel tempo, vista la pericolosità, è quello industriale. Devo ricordare a voi colleghi quello che ha fatto l'ACNA di Cengio alla Bormida e a tutti i territori circostanti fino al Tanaro ed oltre? Devo ricordarvelo? Non ci sono accenni sull'inquinamento industriale in questo Piano.
Perché non andiamo a colpire le industrie che ancora oggi inquinano e scaricano nei corsi d'acqua? Perché in più punti del Piano si condannano gli agricoltori, colpevoli di disperdere sostanze inquinanti nel terreno e quindi nelle falde acquifere superficiali, senza andare ad attaccare le industrie che invece buttano dai camini e dagli scarichi continuamente? Perché non andiamo a finanziare tutti gli impianti fognari non terminati e dotiamo tutte le frazioni, anche quelle più piccole, dei vari comuni specie quelli di montagna, di impianti fognari collegati ai collettori dei depuratori? Perché, come Regione, non lo facciamo? Perché non investiamo in interventi utili per il territorio? Concludo su questa prima parte dicendo che sinceramente trovo questo Piano più una dichiarazione di intenti e un attacco a coloro che lavorano la terra - quindi agli agricoltori - che un qualcosa di realmente utile per risparmiale dell'acqua.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bizjak; ne ha facoltà.



BIZJAK Alessandro

Grazie, Presidente.
Il collega Rostagno, nell'intervento che mi ha preceduto, ha già ben identificato qual è la linea del nostro Gruppo consiliare sulla proposta di deliberazione che stiamo discutendo. Questo mi consente di svolgere un intervento breve.
Sento il dovere di intervenire su questo tema pur non avendo seguito direttamente i lavori, non essendo membro della Commissione che se n'è occupata direttamente, ma provenendo da una Provincia che fa dell'acqua un elemento di natura costitutiva, non solo sul piano geologico e geomorfologico, come del resto in tutta la nostra Regione. Naturalmente, mi riferisco all'utilizzo dell'acqua dal punto di vista economico, facendo riferimento all'agricoltura e alle culture risicole, ma anche allo sfruttamento dell'acqua dal punto di vista energetico, in questi ultimi anni, nel nostro territorio.
Proprio perché questo settore rappresenta una risorsa fondamentale, che ha visto un particolare e positivo sviluppo (mi riferisco al posizionamento di centrali idroelettriche presenti nel nostro territorio), mi pare di dover sottolineare, com'è già stato fatto dall'Assessore e poi in Commissione, che è stato un lavoro positivo, che ci consente oggi di votare uno strumento che consideriamo utile per i prossimi anni per regolamentare la risorsa acqua nella nostra Regione.
In questi anni, l'utilizzo dell'acqua in termini sia quantitativi sia qualitativi è aumentato; c'è stato un utilizzo diverso da parte della popolazione e dei cittadini, e, in termini d'approvvigionamento, oggi lo sviluppo economico necessita di maggiori quantità d'acqua.
E' emersa, quindi, una serie di criticità che questo documento, in qualche misura, individua e regolamenta. Faccio riferimento alle questioni di carattere quantitativo, ma anche alle questioni di carattere qualitativo.
Uno degli elementi fondamentali della proposta di deliberazione riguarda l'utilizzo della risorsa acqua. Noi pensiamo, com'è già stato ribadito precedentemente, che sia necessario svolgere un'azione di forte razionalizzazione dell'utilizzo di questa risorsa. Faccio solo un esempio che fa riferimento al mondo agricolo: la frammentazione, dal mio punto di vista eccessiva, dei consorzi irrigui a livello locale. Questo è, per esempio, un elemento molto collegato ai temi di cui noi stiamo discutendo.
Se fossimo in presenza di una minore frammentazione di consorzi agricoli probabilmente questo consentirebbe una migliore pianificazione e gestione della risorsa acqua.
Inoltre, l'ammodernamento della rete irrigua rappresenta, prima ancora degli invasi, un elemento di priorità molto importante sul nostro territorio che, sebbene sarà definito nei prossimi anni, consentirebbe, a nostro avviso, di fare alcune significative economie.
Il tema della razionalizzazione, dell'ammodernamento della rete irrigua e della pianificazione della gestione dell'acqua rappresenta per noi un elemento fondamentale, che viene prima del ragionamento intorno alla creazione di nuovi invasi.
La terza questione su cui voglio intervenire è quella su cui sono intervenuti la maggior parte dei Consiglieri che mi hanno preceduto, ed è il famoso articolo 40 e la questione degli invasi. Com'era già stato ribadito precedentemente, non siamo pregiudizialmente contrari; mi pare che la dizione così com'è stata indicata nella deliberazione licenziata dalla Commissione sia un buon punto d'equilibrio, da questo punto di vista, nel senso che non c'è nessun pregiudizio, ma c'è una valutazione complessiva che deve essere fatta. La valutazione complessiva riguarda naturalmente il rapporto con le comunità locali e la concertazione con le stesse.
Ha ragione il Consigliere Guida quando afferma che ci sono ruoli e funzioni diversi, ma, alla fine, chi ha la responsabilità deve decidere tanto meno si può negare che, di fronte ad operazioni di questo genere, va messo in atto un rapporto con le comunità locali. C'è un ragionamento di definizione territoriale; c'è un ragionamento di dimensione; c'è, in sostanza, un ragionamento di sostenibilità di opere di questo genere, che va fatto in modo assolutamente approfondito in fase di applicazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque. Questa è la nostra posizione sugli invasi.
Ultima questione che voglio toccare e che, peraltro, era già stata oggetto di un'interrogazione che avevamo presentato e cui l'Assessore aveva dato risposta, è il problema dell'applicazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque. Non possiamo pensare che questioni così complesse, che coinvolgono territori vasti, con tutto il rispetto, possono essere gestite dal singolo Comune o dalla singola Comunità montana.
A nostro avviso, occorre quindi mettere in campo uno strumento di gestione e di coordinamento del Piano della programmazione della gestione delle acque. Se n'è già parlato. Pensiamo che sia venuto il momento, dopo l'approvazione del Piano Regionale di Tutela delle Acque, di mettere in campo questo strumento, che potremmo chiamare "Agenzia per le risorse idriche del Piemonte" oppure "Centro operativo per la Gestione delle Risorse Idriche"; un organismo di coordinamento che ci consenta in seguito l'applicazione efficiente ed efficace di quanto noi, oggi, in Consiglio regionale deliberiamo.
Ovviamente, il territorio e la Provincia di Vercelli si candida, nel caso in cui si vada in questa direzione. L'Assessorato ha già dato disponibilità a diventare la sede di quest'organismo per ragioni di natura storico-culturale, che prima cercavo di indicare.
Naturalmente non pensiamo ad una sovrastruttura costosa, che ampli il quadro burocratico delle scelte, ma pensiamo ad uno strumento, che oggi nella nostra Regione non c'è, e che sia - ripeto - uno strumento funzionale e utile a gestire, in modo efficiente ed efficace, ciò che noi oggi deliberiamo e approviamo.
Su questo, la Giunta ci ha dato ampia disponibilità. Chiedo all'Assessore, nella sua replica, al termine del dibattito, di darci ulteriori notizie in proposito e su come la Giunta intende procedere su questo versante a seguito dell'approvazione del Piano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Ho ascoltato alcuni degli interventi e, come ogni tanto mi accade, devo dire che il mondo che emerge dagli interventi che effettuiamo in quest'Aula non corrisponde a quello che è il mondo reale che viviamo fuori da quest'Aula.
In questi giorni stanno uscendo dei documenti ufficiali dell'ONU (non di qualche associazione ambientalista estremista), che ci dicono che in Europa, tra 43 anni - nel 2050 - non ci saranno più ghiacciai. Ci dicono che avverranno molto facilmente inondazioni, per conseguenza dei cambiamenti climatici Mi dispiace per chi sostiene il contrario, ma quando la Presidente parla di possibili inondazioni, purtroppo, ha ragione. Ci dicono che correremo addirittura il rischio di estinzione nel 2100, ma anche se nel 2100 non ci saremo più, questa è una prospettiva che non ci può non preoccupare.
Sentiamo dire che la soluzione è fare qualche invaso in più, curare le reti di distribuzione degli acquedotti e altre soluzioni di questo genere.
Non ho sentito se qualcuno ha suggerito una pratica che sarebbe sicuramente utile per sconfiggere la penuria d'acqua, che è quella di predisporre serbatoi individuali nelle case per raccogliere l'acqua piovana.
Il problema non è questo. Il problema è che mi pare che quella maggioranza trasversale, di cui parlava il Consigliere Vignale, ritenga che tutto si possa risolvere costruendo degli invasi. Cosa poi metterci dentro quando non avremmo più ghiacciai, ce lo racconteranno quelli che puntano sugli invasi. Non è un caso che molte discussioni di questo Piano si siano basate sugli invasi e non su un nuovo strumento, che contiene punti molto interessanti e che condividiamo. La discussione si è focalizzata sugli invasi, tra l'altro senza neanche discutere del deflusso minimo vitale altro punto che, dal punto di vista della vita dei fiumi, è altrettanto se non più importante.
Coloro che ci raccontano della possibilità di risolvere tutto con gli invasi non ci dicono se, una volta costruiti questi invasi, quest'acqua verrà utilizzata per l'agricoltura, che impiega il 70% dell'acqua, o per produrre energia elettrica. Ricordiamo che l'Italia già dagli inizi del '900 ha basato molto del suo sviluppo industriale sull'energia idroelettrica, tanto che si stima che circa il 90% dell'acqua utilizzabile ai fini idroelettrici è già stata ingabbiata e quindi utilizzata. Qualcuno ricorda che lo sviluppo industriale italiano agli inizi del '900 è stato proprio legato all'idroelettrico, in contrapposizione ai Paesi del Nord Europa che invece usavano carbone.
Cosa faremo, una volta creati gli invasi? Faremo elettricità o agricoltura? I bacini li metteremo in montagna? In quale montagna? Il problema non è fare uno o due bacini in più, ma è che, di fronte alle prospettive che abbiamo di una carenza assoluta di acqua, fare uno o due bacini in più non è altro che un palliativo. Non possiamo pensare di risolvere il problema generale con strumenti così limitati.
Se invece intendiamo mettere bacini anche in pianura, vorrei fare un semplice ragionamento: in pianura cosa ci mettiamo? Mettiamo i bacini per raccogliere acqua, per contenerla, o impiantiamo coltivazioni per fare il bio-diesel, come vogliono tanti, o per le biomasse, come vogliono altri o infine, utilizziamo il terreno per l'agricoltura? E poi per quale tipo di coltivazione utilizziamo il terreno? Per le persone o per gli animali visto che metà dei cereali che produciamo viene utilizzato solo per gli animali? Vorrei solo capire, da un punto di vista logico, quali indicazioni diamo all'Assessore, di fronte a tutte queste possibilità, per l'utilizzo dei terreni, anche da un punto di vista di ricadute ambientali.
Sulla base di queste considerazioni mi sembrano avventate le minacce del Consigliere Vignale che, parlando della collega Barassi, diceva che questo documento potrebbe anche non passare perché, secondo lui, non condivide alcune cose dette.
Personalmente non credo che il Consigliere Vignale debba rispondere a me, alla collega Barassi o a quanto diciamo, ma dovrebbe ragionare su cosa sta accadendo nel mondo, soprattutto per il cambiamento climatico. Non dovrebbe dare delle risposte a noi, perché un documento come quello dell'ONU merita qualche attenzione, forse più ancora di quello che diciamo noi.
Ancora una riflessione sul deflusso minimo vitale, altro punto fondamentale. In Commissione ne abbiamo discusso. Sappiamo esserci posizioni secondo cui si chiederebbe addirittura di posticipare il più possibile l'introduzione della validità, della valenza e dell'imposizione del deflusso minimo vitale.
Nella passata legislatura abbiamo passato momenti, proprio in quest'Aula, in cui stava per passare una legge, secondo cui bastava pagare una piccola multa per non dover rispettare il deflusso minimo vitale.
Penso che sia un segnale di quanta poca attenzione ci sia su temi ambientali, perché forse qualcuno si è dimenticato che il fiume è fatto per portare acqua; non è fatto per essere ridotto a rigagnolo, magari per raccogliere fogne a cielo aperto, visto che sappiamo che in molte zone non viene effettuata la depurazione delle nostre acque.
Nel complesso, il documento presentato dall'Assessore è condivisibile.
Abbiamo qualche perplessità riguardo al fenomeno degli invasi, per quanto riguarda la valutazione dell'utilità degli stessi e su come realizzarli effettivamente.
Credo, però, che basterà porre attenzione a cosa sta avvenendo, senza ragionare per partito preso, ma valutando con attenzione le evoluzioni climatiche, per arrivare a soluzioni più condivise.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
proprio nell'ottica del risparmio idrico che cercherò di contenere il mio intervento in un numero limitato di minuti, anche per non ripetere concetti già enunciati, in particolare dai colleghi dell'opposizione, ma anche da alcuni colleghi della maggioranza.
Sull'esigenza di dare una risposta complessiva al problema della siccità, che quest'estate sarà molto pressante e molto allarmante, credo che siamo tutti d'accordo. Ovviamente non può essere una risposta una tantum, e non ci si può fermare a valutazioni o a strategie di breve periodo, ma occorre pensare a strategie sul lungo periodo. Detto questo però, rimane la stretta attualità con cui i cittadini e gli operatori economici, in particolare dell'agricoltura, dovranno confrontarsi nel breve medio periodo e nei prossimi anni.
vero che ci sono stati grossi ritardi nel mondo occidentale nella prevenzione sulle conseguenze dell'abbassamento dei ghiacciai e, quindi sul complessivo inaridimento del clima. È stato indubbiamente un errore.
Oggi, i paesi industrializzati stanno cercando di porre rimedio. Un aspetto importante e positivo è che gli Stati Uniti d'America, che da un punto di vista di politica ambientale, rispetto all'Europa hanno sempre avuto una posizione di forte perplessità sulla tematica del buco dell'ozono e sulle conseguenze che ne sarebbero derivate, ora sembrano ritornare sui loro passi, aderendo quindi ad una politica globale e mondiale di prevenzione e di maggior rispetto ambientale.
Al di là di questo, però, bisognerebbe fare un inquadramento più di tipo regionale. Nei prossimi mesi e nei prossimi anni, ampie zone della nostra Regione avranno una forte penuria di risorse idriche. Non bisogna quindi, fare solo teorie e strategie, magari anche ampiamente condivisibili, ma che rimangono discorsi molto teorici o di difficile applicazione nella vita sociale ed economica di tutti i giorni. Bisogna dare risposte più precise, più stingenti e più realistiche alle esigenze che vengono dalla cittadinanza e dal mondo dell'economia e dell'agricoltura della nostra Regione. Se è vero che da un lato occorre puntare ad un'educazione ambientale e ad un risparmio delle risorse idriche (un discorso sul lungo periodo che deve essere comunque sicuramente perseguito ma che darà risultati soltanto sul lunghissimo periodo; invece, è necessario pensare a quello che si verificherà nel breve e medio periodo.
Sicuramente, questa estate ampie zone del territorio piemontese andranno incontro a problemi. Speriamo che siano problemi in qualche misura non così allarmanti e gravi come erano stati annunciati alcune settimane or sono; speriamo che il pericolo annunciato anche da esponenti dell'Amministrazione regionale non sia così grave e drammatico, però, non possiamo più puntare soltanto sulla buona sorte, occorrono risposte precise.
Il Piano di Tutela delle Acque ha completamente abbandonato uno studio della precedente Amministrazione regionale che prevedeva una serie di invasi, che non erano previsti a casaccio, ma individuati a seguito di un profondo lavoro svolto all'interno dell'Amministrazione regionale, studi e ricerche scientificamente inoppugnabili, condotte in maniera molto approfondita. È stato buttato via o accantonato un lavoro che, invece poteva essere utile, che temiamo, tra qualche tempo, dovrà essere ripreso d'urgenza, quando la drammaticità della situazione emergerà in maniera completa.
un peccato perché ci è sembrato che la scelta di abbandonare il Piano degli invasi già preparato e studiato dalla precedente Amministrazione regionale - tra l'altro, sollecitato anche da alcune Province, in particolare dalla Provincia di Cuneo - sia stata dettata più da motivi ideologici e politici che da motivi amministrativi o scientifici, di fronte alla penuria di risorse idriche. È stato un peccato, sul quale invitiamo l'Assessore e la Presidente Bresso a riflettere, eventualmente, ad apportare delle correzioni ancora in corso d'opera.
Relativamente a questo problema, sicuramente, si può andare anche oltre gli stretti steccati politici-ideologici, in quanto la risorsa acqua giustamente, da un punto di vista mediatico e in maniera efficiente denominata "oro blu" - davvero rischia di diventare preziosissima e carissima nel nostro paese e nella nostra regione. Per governare scelte di questo tipo, indubbiamente impattanti su tutto il territorio, occorrerebbe un soggetto neutro tecnico-scientifico, un soggetto strumentale, che, di fronte a questi problemi, nel medio e lungo periodo, studi e agisca in maniera decisa sul territorio.
Nel passato avevamo pensato che l'esperienza maturata in materia ambientale potesse ripetersi anche per le risorse idriche con l'Agenzia delle risorse idriche, sulla falsariga dell'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPA), che ha avuto un complessivo buon successo. Nel momento in cui si decide la realizzazione degli invasi si pongono in essere scelte complessive di tipo sociale, economico e anche educativo. Ad esempio, un invaso può essere accettato da una comunità solo se viene inserito all'interno di un progetto di sviluppo economico complessivo di quell'area territoriale, altrimenti è prevedibile la reazione negativa delle comunità che abitano la zona. Se, invece, questo viene inserito all'interno di un processo di sviluppo socio - economico - energetico - turistico e ambientale di un'area territoriale ampia, ecco che, allora, la presenza di un invaso può essere meglio capita e accettata dalle popolazioni locali.
A nostro avviso, questo può farlo in maniera sufficientemente distaccata e neutra un soggetto strumentale e tecnico, quale potrebbe essere l'Agenzia delle risorse idriche o Centro di risorse idriche. Non formalizziamoci sul nome. Se il problema fosse solo il nome, cambiarlo da "Agenzia", così come avevamo proposto noi nella precedente legislatura, a "Centro", credo che almeno da parte nostra questo non determinerebbe alcun problema.
Certo che, però, anche su questo aspetto ci aspettavamo la presenza dell'Agenzia delle risorse idriche all'interno del Piano di Tutela; c'era stato promesso all'inizio della legislatura, ma questo non è avvenuto.
Speriamo che, successivamente all'approvazione del Piano di Tutela, con un disegno di legge apposito, con un provvedimento specifico, si riesca a sopperire a questa carenza.
Mi avvio alla conclusione: riflettendo sulla questione, qualche collega ritiene che non si possa pensare solo con qualche invaso di risolvere il problema idrico in generale. Innanzitutto, cominciamo a fare la nostra parte come Piemonte e impariamo ad applicare concretamente questo federalismo, che è tanto auspicato e decantato, ma, poi, deve concretizzarsi in questi aspetti.
Noi dobbiamo imparare, come dovremo fare in altri settori, come quello dei rifiuti e dell'energia elettrica, a produrre per garantire i nostri fabbisogni. Questo è anche un modo concreto e operativo di essere federalisti, senza attendere che da altri centri istituzionali vengano date le soluzioni.
Se si ritiene che il problema dell'acqua - credo che davvero sia così sia fondamentale per la nostra Regione, attiviamoci a livello locale e regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, ho approfittato del tempo a disposizione per parlare del provvedimento ed ho ascoltato con attenzione il collega Pedrale che ha fatto un esposizione particolarmente dettagliata del problema.
Colleghi, ne approfitto per far presente, sulla base della richiesta presentata questa mattina dal collega Toselli, che la Regione ha il dovere di intervenire relativamente alle stragi del sabato sera. Volevo far presente che su sollecitazione del Presidente...



(Il Consigliere Scanderebech richiama l'attenzione del Presidente Gariglio)



SCANDEREBECH Deodato

Scusi, Presidente, stavo facendo notare che, in seguito alla richiesta esplicita fatta questa mattina dal collega Toselli, è necessario far intervenire la Regione Piemonte sul problema stragi del sabato sera. Il Presidente del Consiglio...



PRESIDENTE

Collega Scanderebech, stiamo parlando di un altro tema, su questo mi sono attivato, ho detto che ne avremo parlato in Conferenza dei Capigruppo.
Tra l'altro, il Presidente Clement mi ha già comunicato che, conformemente alla richiesta che lei aveva già fatto e che io avevo già inoltrato, è stata calendarizzata la discussione nella prossima riunione di Commissione.



SCANDEREBECH Deodato

Signor Presidente, non mi ha fatto finire.
Volevo far presente al collega Toselli e all'Aula che è in giacenza in Commissione un disegno di legge che verrà presa in esame giovedì prossimo.
Quindi, ringrazio l'intervento del Presidente e ribadisco che il mio scopo era solo di far presente questo al collega Toselli.
Abbiamo l'opportunità di affrontare concretamente un problema e di porci soluzione, dato che le materie di commercio e turismo sono di competenza della Regione Piemonte. Questo è quanto volevo evidenziare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, chiedo scusa, secondo me, lei dovrebbe revocarmi la delega all'informatica, perché, nonostante tutti i nostri capaci mezzi, si deve votare in due punti. Io perdo sempre tutto e il fatto di avere due tessere mi crea ansia al mattino quando le ritiro, quindi dovrò cercare di fare qualcosa per risolvere questo problema personale.



PRESIDENTE

Collega Ghiglia, ci sono invece persone che con più di una tessera si trovano molto bene.



GHIGLIA Agostino

Lo so, ma non è il mio caso. Io sfortunatamente ne ho sempre avuta una sola, in più anche quella di Zerolandia per la costruzione del megacomplesso che Renato Zero dedicherà alle tossicodipendenti.
A parte questo, vorrei brevemente intervenire sul piano delle acque che passerà alla storia come il piano degli invasi, ossia il piano degli invasati contro gli invasi.
Ne ho viste tante durante la mia breve carriera politica, ma la posizione ideologica contro gli invasi mi mancava. Nell'album delle figurine delle stranezze della politica, mi mancava la posizione...



PRESIDENTE

Per cortesia colleghi, pregherei coloro che non sono interessati ad ascoltare l'intervento del collega Ghiglia di accomodarsi fuori dall'aula e pregherei cortesemente coloro che lasciano sui banchi i cellulari non disattivati di ritirarli. Grazie.



GHIGLIA Agostino

Dicevo, Presidente, che nel mio album di figurine di stranezze della politica mi mancava l'opposizione ideologica agli invasi, che invece sembra oggi diventata la lotta politica principale e preferita di Rifondazione Comunista.
Tant'é che alcuni colleghi della maggioranza si sono espressi in maniera differente su invasi e bacini intesi, vista la matrice politica di appartenenza, come i posti dove si colletta l'acqua e non altro. Questo dimostra come una brutta ed inspiegabile posizione ideologica rischi di fare partorire a questo Consiglio regionale una pessima legge.
Bisogna anche aggiungere che con questa posizione noi facciamo ricadere sui singoli, cioè sugli operatori dell'agricoltura, delle ulteriori spese che non contribuiamo come Regione, come Ente pubblico a compensare o ad affrontare.
Se a questo poi uniamo delle smisurate aree di salvaguardia di cui, di fatto, esproprieremo gli agricoltori, è evidente che facciamo un piano di tutela delle acque che va poi contro ad una parte importante per quanto riguarda la nostra Regione di fruitori delle acque stesse, che sono gli operatori dell'agricoltura.
Questo è tanto più vero quando la precedente Amministrazione di centrodestra - nella quale qualche volta almeno, anzi direi spesso rispetto a voi, il buonsenso prevaleva sulla cecità ideologica e sul desiderio spasmodico di marcare delle differenze con falce e martello anche rispetto a questioni tecniche - aveva invece iniziato un piano di previsione di nuovi bacini.
La cosa però che in tutto questo discorso è, secondo noi particolarmente grave è che molti colleghi procedano nella votazione di questo piano delle acque, pur non essendo d'accordo su una parte fondamentale del piano stesso, cioè i bacini e gli invasi.
Non può alzarsi un collega dei DS e dire: "io sarei favorevole però poi alla fine voto perché devo votare". Poi si alza il collega dei Socialisti e dice "io sarei favorevole, ma poi voto perché devo votare".
Allora, Assessore, facciamo un piano delle acque o facciamo un piano sotto dettatura politica della sinistra radicale? E non sarebbe la prima volta! Se dobbiamo fare il piano delle acque rosse e il piano delle acque cambogiane sotto dettatura di Rifondazione Comunista, ve lo fate! Il problema non sussisterebbe se si trattasse di un problema prettamente ideologico e non invece di una questione di sostanza che, ancora una volta andrà non a non privilegiare, ma oggettivamente a danneggiare gli agricoltori piemontese e il Piemonte in genere.
Su questo ovviamente invitiamo l'Assessore a fare un'ulteriore riflessione e a tenere conto anche di quelle voci della maggioranza, che invece usando più il buonsenso che il metro dell'appartenenza partitica hanno posizioni diverse rispetto a chi ha dettato all'Assessore queste norme, secondo me, infauste - lo vogliamo ribadire oggi - per quanto riguarda la parte attinente agli invasi e ai bacini.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Ruggiero.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore alle risorse idriche



PRESIDENTE

Io vorrei partire dagli emendamenti, che vedo arrivare uno dopo l'altro e che forse il Consigliere Botta starà ancora scrivendo, perché confesso sinceramente che se, come è normale, la discussione in Consiglio debba anche riflettere quella che è stata la discussione in Commissione, come posizioni, mi pare che in Commissione, se non le giuste discussioni ed anche opinioni e contrapposizioni, ci sia stata invece una totale convergenza sulla opportunità di arrivare e di addivenire ad un piano, o comunque a regole per la tutela di un bene comune, sapendo che trattasi di un diritto.
Devo dire con molta franchezza ai Consiglieri Vignale e Boniperti che non comprendo bene questa forma di blocco dei lavori dell'Aula, perché è ovvio che un Gruppo consiliare può facilmente bloccare i lavori dell'Aula.
Non comprendo neanche bene la ragione del contendere, perché in altri casi la posso comprendere, e quindi provare ad aprire una riflessione.
In questo caso non comprendo bene, e provo a spiegare il motivo, perch poi si possono dare, Consiglieri Vignale e Ghiglia, le raffigurazioni che vogliamo.
Ognuno è assolutamente legittimato a dare le raffigurazioni che vuole della maggioranza a cui si oppone, ma devo dire che in questo caso la raffigurazione - che forse in altri casi può essere ben disegnata - non mi sembra ben disegnata e reale. Provo un attimo a spiegarne i punti.
Primo. Fin dall'introduzione - mi dispiace che ancora una volta non ci sia il Consigliere Cavallera - ho dato atto che non abbiamo affatto sprecato un lavoro che abbiamo trovato già avviato. Anzi, a partire da quel lavoro che abbiamo trovato abbiamo rivisto, con molta attenzione, quanto è emerso dalle consultazioni.
Come ricorderanno i Consiglieri presenti già nella scorsa legislatura non fu data risposta puntuale alle osservazioni arrivate in fase di consultazione. Toccava anche a noi riprendere tutte le sollecitazioni emerse nelle sedute di consultazione. A partire da questa dote che abbiamo ereditato, l'abbiamo rivisto secondo non solo l'urgenza, ma anche alla luce di ciò che emergeva dal campo scientifico e dalle risultanze degli esperti locali. Siamo grati, quindi, per il lavoro svolto dai direttori dell'Assessorato, dagli esperti e dalle professionalità.
Per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento idrico, abbiamo messo in fila alcuni strumenti operativi. A me fa molto piacere che il Consigliere Cavallera abbia parlato oggi di gerarchia di interventi, perch ha usato il termine che uso io stesso. Il primo, per la verità, più che un intervento è una misura di prevenzione importante, il deflusso minimo vitale. Una misura di prevenzione importante, costosa. Tutti i resoconti anche economici, dei disastri confermano che, dopo i disastri i costi della ricostruzione sono sempre enormemente più onerosi di quelli della prevenzione. Tra l'altro stiamo parlando di deflusso minimo, ed è un termine che la dice lunga. Vale a dire quello che appare minimamente necessario per non - uso un termine che mi è venuto in mente sentendo il Consigliere Travaglini, la Consigliera Barassi e il Consigliere Turigliatto "tocizzare" o "orchizzare" il Piemonte, facendo riferimento a fiumi che causano maggiori disastri.
Deflusso minimo vitale, consci e responsabili della necessità di garantire vita ai fiumi e anche di prevenire disastri, per quello che si può fare in termini di prevenzione.
Risparmio e razionalizzazione. Queste non sono parole vuote. Il Piemonte è molto diverso da situazione a situazione. Ci sono studi approfonditi che, zona per zona, tipologia per tipologia, agricoltura per agricoltura, idroelettrico per idroelettrico, non parlano di piccole percentuali, ma di possibilità di percentuali vere per quanto riguarda il risparmio nel campo dell'energia e nel campo dell'acqua. Non stiamo parlando di una pura e semplice sottolineatura di buone pratiche quotidiane che sono assolutamente buone pratiche, come spegnere la luce quando si esce da una stanza, o lavarsi i denti lasciando scorrere l'acqua. Stiamo parlando di grandi numeri, non di piccoli.
Risparmio e razionalizzazione significano tante cose, anche opere. Per opere intendo la manutenzione straordinaria di quel reticolo di canali che abbiamo ereditato e che hanno bisogno di manutenzione straordinaria; anche quelle sono opere, sono interventi anche edili, se questo è quello che interesse particolarmente. Sappiamo bene, e lo faremo, che probabilmente in alcune situazioni anche il risparmio e la razionalizzazione comportano una revisione dei bisogni. Non a caso il termine che uso è il termine accumulo non invaso. L'accumulo, che vuol dire rallentamento dei corsi d'acqua per poterli meglio utilizzarne le acque nei momenti necessari, non si configura solo ed esclusivamente con grandi opere, grandi muraglioni e grandi dighe: comporta anche una particolare attenzione al rallentamento del corso delle acque affinché possano essere usate. Questo non vuol dire che in alcune situazioni non ci sia bisogno di grandi opere. Ho letto con molta attenzione un articolo di Luca Mercalli, un caro amico, con cui non vado d'accordo su molte cose, ma sulla necessità di invasi, vale a dire anche di grandi opere come dighe, ha dichiarato che, se è necessario, si realizzino purché nel rispetto della naturalità locale, nella più grande concertazione possibile, e si realizzino anche con le tipologie e le modalità che possono essere accettate.
Noi stiamo parlando di tutela del flusso minimo vitale, di risparmio di razionalizzazione nell'ambito di un articolo - già oggetto di discussione - che non mi pare assolutamente ambiguo. L'articolo mi sembra assolutamente non ambiguo, anzi, ringrazio quanti si sono sforzati di non renderlo tale.
Il comma 8 dell'articolo 40 dice con molta chiarezza: "Nei bacini caratterizzati da un saldo negativo di bilancio, dovuto ad un fabbisogno non ulteriormente deducibile con politiche di risparmio idrico e di razionalizzazione dei prelievi o a una naturale limitatezza della risorsa la Regione promuove...". Questo significa né che deve, né che pu promuovere. "Promuove" - quindi il termine non è ambiguo - "la creazione delle capacità di invaso previste dalle norme di area, previa verifica di fattibilità tecnica, ambientale e sociale ed economica delle soluzioni praticabili, perseguendo..." - mi dispiace che non ci sia il Consigliere Guida, perché sono abituato a rispondere alle sollecitazioni - "il coinvolgimento e la condivisione" - non vuol dire rinunciare alle proprie responsabilità, ma perseguirle - "delle comunità locali interessate dagli interventi". Non vuole dire lasciare ad altri il potere di decidere, ma perseguire il coinvolgimento e la condivisione delle comunità locali.
Il Consigliere Cavallera ha insistito, dopo aver condiviso questa stesura non ambigua, sull'inserimento nelle monografie di area, perch stiamo parlando di specifiche grandi opere. Lo stesso Consigliere Cavallera sa anche benissimo che la discussione locale sta portando ad altre soluzioni, diverse progettualmente, di diverso impatto, cercando punti di equilibrio e di accettabilità; il Consigliere sa che questa attenzione c'è nel Cuneese e nell'Alessandrino.
Non ha nessun senso vincolare la discussione e il lavoro locale a scelte del Consiglio regionale che, ricordo bene, sono monografie di aree che dicono "si fa quell'intervento, di quella grandezza, per quei milioni di metri cubi, in quella zona - vedi progetto - che costa tanto". Questo è l'unico modo, a mio modesto parere, per poi - mi dispiace che non ci sia il Consigliere Guida, che mi dice sempre "aspettiamo da trent'anni un invaso" evidentemente non farlo. Questa è l'unica pregiudiziale per cui una popolazione locale ha delle sue reazioni. Se qualcuno anche a Palazzo Lascaris, quindi con tutto il suo potere, definisce che verrà fatto in quella zona, che allaga tante frazioni, in cui risiedono tante persone, si realizza un'opera di quei metri cubi e di quella grandezza che invasa tanto, senza che si apra un dibattito sulle nuove capacità ingegneristiche e architettoniche, ma anche senza tener conto dell'accettazione locale e delle questioni naturalistiche.
Il modo peggiore per iniziare questo ragionamento è proprio quello di definirlo. L'errore politico non è il non indicare, ma indicare. Volevo anche sottolineare un punto che mi trova concorde, ricordato poc'anzi dal collega Botta.
Non condivido, invece, alcuni accenni del Consigliere Rossi, che talvolta usa il termine "ridicolo": in riferimento all'acqua, non c'é nulla di ridicolo.
Ma non ho assolutamente nessuna presunzione da "primo della classe".
Per la verità, sono convinto che in alcuni casi le logiche di tutela non possano che essere "logiche di vincolo". E quando si ragiona in termini di vincoli, vuol dire che sono già stati stimati ritardi tali da rendere necessarie simili misure. Questa è un po' la storia dei nitrati e delle aree vulnerabili, lo dico con molta franchezza: nonostante i finanziamenti della legislazione precedente - va precisato - siamo arrivati evidentemente, ad una situazione in cui, di fronte a delle scelte, siamo costretti a porre dei vincoli. Ma sono convintissimo che la strada da percorrere non sia questa.
Sarebbe invece molto interessante discutere di ciò che è oggi un vincolo, relativamente all'ubicazione del potenziale inquinante (oltre un certo tot non lo posso espandere), affinché diventi una risorsa dal punto di vista energetico. Noi stiamo verificando le compatibilità economiche per fognature dedicate nei punti di concentrazione, che permettano, ovviamente di non espandere oltre un certo tot, e consentano addirittura la produzione di energia, non configurandosi più come rifiuto (ma su questo c'è tutta una storia): ciò che oggi è una difficoltà, potrebbe diventare una soluzione.
Perché, come ripeto, sono convinto che la strada non sia quella dei vincoli: oggi parliamo di fasce A e di fasce B, ma domani parleremo di fasce B1, B2 e B3, e quant'altro.
Per quanto concerne gli emendamenti - perlomeno quelli che ho avuto l'opportunità di leggere - uno è stato presentato dalla Giunta per meglio chiarire l'aspetto sottolineato dall'Assessore Conti, in particolare per precisare ulteriormente i rapporti tra il Piano di Tutela e la legislazione più generale di pianificazione del territorio. Tale emendamento riguarda l'ultimo articolo.
Ritengo, inoltre, che sia accettabile l'emendamento proposto dal Consigliere Ricca, che ringrazio, rispetto all'area della Val Chiusella che lui conosce bene (è sicuramente un conoscitore della zona migliore del sottoscritto!).
Vorrei solo precisare, posto che qualcuno lo ha interpretato non correttamente, che stiamo inserendo due aree ad elevata protezione che per si sommano alle aree protette nazionali, regionale e provinciali. Cioè non sono le uniche due aree ad elevata protezione: nell'ambito di una strategia di protezione elevata, vi sono quindi anche le aree dell'Alto Sesia e della Val Chiusella; si sommano ad altre (parchi, SIC o ZPS).
Per quanto concerne le aree ad elevate protezione, volevo fare un'ulteriore precisazione, ma vedo che il Consigliere Ricca al momento è al telefono.
L'emendamento del Consigliere Botta si riferisce ad una stesura precedente, però ne raccolgo fino in fondo il senso politico. Non possiamo procedere a fasce di cento metri in cento metri, perché il Consigliere Botta sa benissimo che talvolta le leggi servono anche a stimolare capacità di soluzione; purtroppo è così, perché ricordo bene che noi abbiamo concesso una proroga, insieme all'Assessore Taricco, sull'uso dei finanziamenti anche per questo problema (ma non solo per questo), il che la dice lunga, perché quando non c'é un termine, purtroppo si fa presto a prorogare per altri due, tre, quattro o cinque anni. Quell'emendamento però, si riferisce ad una stesura precedente e in quanto tale non è accoglibile.
Ho spiegato, inoltre, perché ritengo errato e incoerente con il resto del punto l'emendamento avente come primo firmatario il Consigliere Cavallera.
Rispetto ai pochi emendamenti che ho letto (me ne sono stati consegnati altri nel corso del mio intervento), detto con molta franchezza, non ne comprendo bene il senso. Anche perché, come ripeto, durante le discussioni in Commissione sul deflusso minimo vitale, sulle aree ad elevata protezione, sulle aree vulnerabili dai nitrati e sugli invasi, non mi sembrava che fosse questo il clima, se vogliamo dire così, del lavoro che è stato svolto, che ritengo sia stato molto utile: di questo, peraltro ringrazio non solo la Presidente Barassi, ma anche gli Assessori Taricco e Conti - oggi ammalato - che mi hanno supportato nel lavoro di predisposizione del Piano di Tutela delle Acque.



PRESIDENTE

Informo i colleghi Consiglieri che è stata presentata una trentina di emendamenti. Dispongo, pertanto, una sospensione della seduta di cinque minuti, per confrontarci con i presentatori degli emendamenti, in modo da capire le modalità con cui procedere alla votazione.
Il Consiglio è aggiornato alle ore 18.50.



(La seduta, sospesa alle 18.46 riprende alle ore 18.53)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Mi pare non vi siano le condizioni per procedere immediatamente. Serve ancora qualche minuto per trovare una soluzione sugli emendamenti e i disegni di legge presentati.


Argomento:

Nomine

Argomento: Nomine

Proposta di deliberazione n. 252 - Ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali del Lago Maggiore (l.r. 19/2006 articolo 5) - Consiglio direttivo - Nomina di 1 membro con esperienza in materia forestale zoologica ed archeologica (divenuta deliberazione del Consiglio regionale n. 118 - 10735 del 13 marzo 2007)


PRESIDENTE

Procederei, nel frattempo, con l'adempimento di cui al punto 5) all'o.d.g.: "Nomine".
C'è una nomina urgente da effettuare relativa "Ente di gestione dei parchi delle riserve naturali del Lago Maggiore".
stata presentata una sola candidatura, quella della signora Giuseppina Imperatori. Si tratta di un solo posto, quindi le schede saranno limitate ad una.
Nomino scrutatori i Consiglieri Giovine e Dalmasso.
Prego la Consigliera Segretaria Spinosa di procedere all'appello nominale.



(La Consigliera Segretaria Spinosa effettua l'appello nominale)


Argomento: Uso delle acque (regimazione, usi plurimi)

Proseguimento esame della proposta di deliberazione n. 170, inerente a "Approvazione del Piano di Tutela delle Acque" - esame ordini del giorno nn. 345 e 631 collegati (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del Piano di tutela delle acque.
La parola all'Assessore De Ruggiero, per comprendere se ci sono le condizioni per procedere con il voto sul testo.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore alle risorse idriche



PRESIDENTE

Signor Presidente, mi auguro che ci siano le condizioni per procedere nel senso che ho colto, in particolare dal Gruppo di Alleanza Nazionale due sollecitazioni, la prima riguarda il punto delle zone vulnerabili da nitrati. Certo, la strada verso la quale stiamo andando è costellata di divieti, fascia dopo fascia, e difficoltà di vincoli; non si tratta di esclusione, ma certo di vincoli. Invece, è certo che, volendola porre come battuta - del maiale non si butta mai nulla! - dovremo trovare un modo perché le deiezioni dei maiali da problema si trasformino in risorsa.
Potremmo scrivere un ordine del giorno che impegni la Giunta, ma anche il sistema economico, a individuare forme per le quali, invece di proseguire sulla strada dei divieti e dei vincoli, si proceda, invece anche a sperimentare forme di produzione di energia. Ovviamente, questo non siamo in grado di farlo adesso, ma possiamo farlo con una sollecitazione molto opportuna; nell'articolo non si può sostanzialmente cambiare, perch di fatto, riprende una delibera di Giunta riguardante, come giustamente diceva il Consigliere Botta, i punti delle regole europee. Invece, mi pare che, per certi versi, sia ancora più chiaro: sull'articolo 40, comma 1 c'era una sollecitazione a cambiare un'ulteriore ambiguità, che può essere legata all'uso di un aggettivo come quello di "eventuale"; effettivamente è un'aggettivazione rara nei testi di legge, se vogliamo dire così, o non normale nei testi di legge. Poiché stiamo procedendo ad un'enumerazione delle misure, ritengo utile - è il senso del Piano di Tutela delle Acque dire: "le misure in via prioritaria". Quindi, inserire al comma 1, articolo 40, le parole: "in via prioritaria" e, poi, elencare le misure. Elencando le misure e avendo indicato una priorità, che è il senso del Piano di Tutela delle Acque che presentiamo al Consiglio, l'aggettivazione "eventuale" può benissimo essere certamente superflua, dal mio punto di vista, probabilmente chiarisce anche un po' meglio i punti di vista differenti, per carità. Quindi, questo per quanto riguarda la sostanza sapendo bene - lo dico con franchezza - che, ovviamente, stiamo rimandando una parte importante di gestione alla Conferenza delle risorse idriche che, fortunatamente, è una struttura operante e non da inventare compartecipazioni delle Province, compartecipazione dei diversi attori potabili e non potabili dell'uso delle acque. Volevo ricordare questo al Consigliere Bizjak.
Quando parliamo di strutture operanti, non neghiamo il fatto che, dopo il Piano di Tutela delle Acque, può essere anche utile avere altri punti in qualche maniera complementari, ma anche terzi, rispetto all'operato dell'Assessorato, che funga da approfondimento di conoscenze, tematiche e soluzioni, che credo sia la cosa principale. Certamente, necessitando di soluzioni di risparmio, di razionalizzazione e anche di rallentamento dei flussi, la storia, in questo senso, depone a favore di Vercelli, di questo non c'è alcun dubbio.



PRESIDENTE

Chiedo all'Assessore De Ruggiero di formalizzare l'emendamento.
La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Noi prendiamo atto delle precisazioni dell'Assessore. Procediamo al ritiro degli emendamenti che abbiamo presentato nel pomeriggio.
Evidentemente, giovedì, in Commissione, ci aspettiamo la predisposizione di questo emendamento e l'attenzione tanto dell'Assessorato all'ambiente quanto dell'Assessorato all'agricoltura per i finanziamenti previsti per le aziende che sono coinvolte nell'attuazione del PTA.
Naturalmente, per una questione di tipo tecnico, non possiamo ritirare l'emendamento del collega Cavallera, quello rimane, sostanzialmente viene condiviso dall'Assessore con l'aggiunta del "prioritariamente" nella fase iniziale.
Sul comma 8, invece, ognuno procederà come ritiene.



(Commenti fuori microfono)



BOTTA Marco

...l'ordine del giorno...



PRESIDENTE

Quindi, prendiamo atto che gli emendamenti di Alleanza Nazionale sono ritirati.
L'emendamento rubricato come n. 3 non è tecnicamente collegabile, quindi non sarà posto in votazione.
Rimangono quattro emendamenti.
Emendamento rubricato n. 1, presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore De Ruggiero: il dispositivo della deliberazione è sostituito dal seguente: "1) di approvare, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 e della legge regionale 5 dicembre 1977 n. 56, il Piano di tutela delle acque, costituito dai sotto elencati elaborati di cui all'Allegato A costituente parte integrante della presente deliberazione: Relazione generale e sintesi non tecnica Monografie di area Norme di piano, articolate in norme generali e norme di area Tavole di piano 2) di riconoscere che, ai sensi dell'articolo 170, comma 11, del d.lgs 152/2006, il Piano di tutela delle acque costituisce piano stralcio di settore del Piano di bacino del fiume Po 3) di disporre conseguentemente che i piani e i programmi nazionali regionali e degli enti locali di sviluppo economico, di uso del suolo e di tutela ambientale, generali e di settore, siano coordinati e redatti in conformità con il Piano di tutela delle acque e che le autorità competenti adeguino alle prescrizioni del piano gli atti di pianificazione e di programmazione già adottati o approvati 4) di dichiarare che le norme generali e di area del Piano di tutela delle acque sono da ritenersi vincolanti secondo quanto disposto dall'articolo 5 delle Norme di piano".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 1.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 2, presentato dal Consigliere Ricca: articolo 23 (Aree a elevata protezione) Comma 1, lettera d, cancellare le parole: "a monte del Comune di Vidracco" e sostituirle con "dalla sorgente al Comune di Vidracco compreso".
Vale anche per la monografia di Area AI15 alla voce "localizzazione".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 3, presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore De Ruggiero: all'articolo 40, comma 1 Dopo riguardanti inserire "In via prioritaria".
Indìco la votazione palese sull'emendamento n. 3.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 4, presentato dalla Giunta regionale, a firma dell'Assessore De Ruggiero: al comma 1, lettera F sopprimere : "eventuale".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4.
Il Consiglio approva.
Prima di votare l'intero testo vi sono due ordini del giorno collegati: ordine del giorno n. 345 "IV Forum Mondiale dell'acqua" presentato dai Consiglieri Barassi, Bellion, Chieppa, Rostagno, Spinosa, Travaglino ordine del giorno n. 631 "Acqua bene comune, politiche di promozione al consumo di acqua di rubinetto" dai Consiglieri Spinosa, Barassi Turigliatto, Valloggia, Placido, Moriconi.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 345, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte Ricordato che dal 16 al 22 marzo 2006 a Città del Messico si è tenuto il IV Forum Mondiale dell'Acqua, al quale la Regione Piemonte ha aderito e partecipato sottolineato che in tale sede è stata approvata la Dichiarazione degli Enti Locali sull'acqua che, tra l'altro ribadisce i seguenti principi: l'acqua dolce è una risorsa limitata e vulnerabile, indispensabile alla vita, allo sviluppo ed all'ambiente, è un bene comune ed un patrimonio dell'umanità tutti gli esseri umani hanno il diritto all'accesso all'acqua in quantità e qualità sufficienti per il soddisfacimento delle loro necessità essenziali così come l'accesso alla raccolta e trattamento dei reflui, elemento decisivo per la salute e la tutela degli ecosistemi il diritto all'acqua di ciascun individuo ed il suo utilizzo devono esercitarsi nel rispetto delle necessità delle generazioni presenti e future le donne ricoprono un ruolo fondamentale per lo sviluppo, in particolare nell'approvvigionamento, gestione e conservazione dell'acqua considerato che il Piemonte è una regione ricca di acqua con una potenzialità di circa 14 miliardi di mc/anno, ma non è sempre scontata la sua qualità e l'adeguatezza delle infrastrutture idriche, riducendone così la disponibilità per gli usi a cui è destinata verificato che i consumi attuali interessano ben il 50% della disponibilità naturale - agricoltura 42,8%, industria 5,7% idropotabile 3,5% - e quindi solo il restante 50% è rappresentato da acque di scorrimento (superficie e falde) che alimentano e mantengono vivi gli ecosistemi impegna la Presidente e la Giunta regionale ad assumere i principi ribaditi nella Dichiarazione degli Enti Locali sull'acqua del Forum di Città del Messico come indirizzi per la propria azione di governo a rendere disponibili, ove ciò sia possibile, fondi al fine di destinarli ad azioni di cooperazione solidale decentrata, equa, trasparente e di lunga durata per ridurre la povertà urbana e l'esclusione delle aree rurali in particolare impegna la Giunta a sviluppare e potenziare una politica della risorsa idrica atta a: garantire il migliore servizio idrico in termini di disponibilità e qualità, con particolare attenzione agli aspetti sociali del consumo e assicurando l'accesso all'approvvigionamento idropotabile "vitale" difendere e recuperare la qualità della risorsa e particolarmente degli ambienti idrici nel loro complesso garantire e conciliare gli usi diversi, razionalizzando e incrementando l'efficienza e il risparmio negli usi nei settori domestico, industriale e nel campo agricolo dove vanno in particolare salvaguardate le falde di profondità assicurare una difesa idrogeologica dalle inondazioni con interventi che non alterino o compromettano gli ambienti fluviali, ma costituiscano anzi opportunità di rinaturalizzazione dei corpi idrici completare in tutto il territorio il disegno organizzativo degli ATO e delle relative gestioni, in modo da avviare finalmente i piani per l'ammodernamento, il completamento e la manutenzione delle reti rafforzare, nel processo di adeguamento delle norme sui servizi locali, le funzioni pubbliche di regolazione, controllo e gestione (con particolare riferimento alla cosiddetta gestione "in house") dei servizi idrici.
Impegna la Giunta ed il Consiglio regionale affinché i suddetti principi e le azioni politico-legislative trovino da subito alcune applicazioni nel Piano di Tutela delle Acqua, insieme all'applicazione della normativa sul deflusso minimo vitale nei corsi d'acqua e le misure di tutela delle falde, dei fiumi, delle zone umide nei confronti dell'inquinamento radioattivo, così come già indicato dall'ordine del giorno n. 234 approvato nella seduta del 21 febbraio 2006.
Impegna la Presidente della Giunta regionale Alla luce degli impegni sopra indicati e sulla base del riconoscimento dato al modello piemontese nel documento finale del IV Forum Mondiale dell'Acqua, che lo cita come uno dei quattro esempi di sistemi di prevenzione del rischio, a reiterare la richiesta, già a suo tempo inoltrata al Presidente del Consiglio dei Ministri e al Ministro degli Affari Esteri, in cui si avanza la candidatura di Torino ad ospitare il Forum Mondiale dell'Acqua programmato per il 2012, ovvero una delle prossime sessioni regionali del processo preparatorio al prossimo Forum mondiale Impegna la Giunta regionale A chiedere al Governo nazionale: Di sviluppare politiche atte a raggiungere gli obiettivi del Millennio, al fine di ridurre della metà entro il 2015 la percentuale di popolazione che non dispone in maniera durevole di accesso all'acqua potabile, questo anche attraverso l'annullamento del debito dei paesi del terzo mondo Di impegnare la Banca Mondiale e l'IFI a finanziare progetti pubblici anziché di privati per lo sfruttamento delle risorse idriche.
Impegna il Presidente del Consiglio regionale A trasmettere il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Affari Esteri".
Il Consiglio approva.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Molto brevemente, al di là della contrarietà all'ordine del giorno, non solo e non tanto nel merito, ovvero al canone di imbottigliamento inserito dalla Regione Piemonte. Riprendiamo la posizione del nostro Gruppo, che credo sia nota. Ricordo che vi sono già alcuni Consorzi che promuovono l'acqua che distribuiscono. La SMAT vende, così come le aziende private, i boccioni per le imprese e promuove iniziative di promozione per l'utilizzo dell'acqua del rubinetto. Credo siano competenze che riguardano i singoli Consorzi, non tanto la Regione Piemonte dopodiché possiamo avere visioni comuni rispetto all'importanza della promozione o l'utilizzo dell'acqua del rubinetto. In questo caso non si tratta di un compito diretto della Regione, soprattutto crediamo che mettere tutto insieme - il canone di imbottigliamento, le imprese di acque minerali e l'utilizzo dell'acqua di rubinetto - c'entri un po' poco. Ricordiamo soltanto che se è certamente un bene prezioso, ricordiamo altresì che le imprese di acque minerali all'interno della nostra regione, hanno un indotto di laboratori non irrilevante. In alcune valli della nostra provincia rappresentano la prima impresa per numero di occupati diretti e per indotto. Avendo già intrapreso la Regione Piemonte prima e il Governo nazionale dopo delle iniziative in merito, sono già sufficientemente penalizzate. Sarà poi motivo di valutazione anche relativamente a proposte di legge presentate.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

D'accordo sul principio anche se avrei apprezzato di più, sul discorso generale, che questa legge fosse più chiara per quanto riguarda la doppia canalizzazione. Effettivamente, mi pare che l'Assessore non abbia dato una risposta su questa nostra obiezione. Se andassimo sul serio su una strada di doppia canalizzazione, potremmo potenziare di più l'uso dell'acqua potabile, quella pregiata, del settore pregiato dei due canali. Finch abbiamo un 80% di acqua utilizzata per lo sciacquone e per la doccia, credo che su questa strada non arriveremo da nessuna parte.



PRESIDENTE

Indìco la votazione sull'ordine del giorno n. 631, presentato dai Consiglieri Spinosa, Barassi, Turigliatto, Valloggia e Placido avente per oggetto: "Acqua bene comune, politiche di promozione al consumo di acqua di rubinetto", il cui testo recita: "Premesso che l'acqua è un bene primario e collettivo e la sua gestione pubblica fino ad oggi ha consentito bassi costi, controlli accurati e nella maggioranza dei casi ottima qualità.
Le imprese del settore acque minerali sono, in Italia, tra le maggiori inserzioniste pubblicitarie che, nel 2005, per convincere i consumatori a comprare 'acqua da bere' hanno speso 379 milioni di euro.
Alcune pubblicità di acque minerali sono state riconosciute, dall'Antitrust nel maggio 2005, ingannevoli poiché attribuiscono all'acqua una provenienza non corretta, evocando nella mente del pubblico valori positivi in termini di purezza che non si associano ad acque di provenienza diversa da quella di montagna.la Conferenza Stato-Regione del novembre 2006 ha invitato 14 regioni ad uniformare la propria legislazione a quelle, simili alla Regione Piemonte, che già chiedono un canone di imbottigliamento.
La Regione Piemonte con l'approvazione della legge finanziaria 2006 ha introdotto un canone per l'imbottigliamento dell'acqua minerale, con una cifra pari a 0,7 euro per metro cubo di acqua (100 litri), dimezzata a 0,35 se il contenitore è di vetro; tale concetto è stato ribadito nella Finanziaria dello Stato del 2007, dove chi imbottiglia paga un contributo di 0,1 centesimo di euro per ogni bottiglia di acqua, somma che dovrebbe confluire in un 'Fondo di solidarietà presso la Presidenza del Consiglio che servirà a finanziare progetti per migliorare l'accesso alle risorse idriche'.
L'acqua degli acquedotti è buona, salvo qualche particolare caso controllata più dall'acqua in bottiglia e in continuo, comoda poiché arriva direttamente a casa e poco costosa; le società degli acquedotti non investono nulla, anche per motivi di ristrettezza economiche, per pubblicizzare il loro servizio contro società che fanno della pubblicità una concorrenza spietata ad un bene comune e che investono milioni di euro per pubblicizzare anche 'acque che fanno dimagrire'.
Il Consiglio regionale invita al Giunta Regionale a predisporre un'adeguata campagna per pubblicizzare le qualità dell'acqua del rubinetto, oggetto costante di analisi organolettiche e microbiologiche che le indicano spesso migliori di molte acque imbottigliate, promuovendo il consumo".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese della deliberazione, il cui testo, come emendato, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Nomine

Nomine - proclamazione degli eletti


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto 5) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo nominata, quale membro con esperienza in materia forestale zoologica ed archeologica nel Consiglio direttivo dell'ente di Gestione dei Parchi e delle Riserve naturali del Lago Maggiore la signora Imperatori Giuseppina.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Consiglieri, devo scusarmi perché per un'omissione ho dimenticato di fare iscrivere all'o.d.g. una mozione sull'abolizione dei ticket sanitari firmata dal Consigliere Deambrogio. Me ne scuso: è un errore imputabile all'Ufficio di Presidenza.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

irrilevante ai fini procedurali perché potrei presentarlo domani mattina al protocollo del Consiglio. Il nostro Gruppo consiliare, insieme ad altri Consiglieri, aveva predisposto un ordine del giorno, non identico ma similare rispetto ai fini, che ri guarda l'abolizione del ticket sanitario. Chiederemmo di poterlo inserire congiuntamente all'ordine del giorno presentato.



PRESIDENTE

Domani in, Conferenza dei Capigruppo, verrà richiesta l'iscrizione comunque sarà mia cura provvedere.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.28)



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