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Dettaglio seduta n.159 del 06/02/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PICHETTO FRATIN GILBERTO



(Alle ore 14.30 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.00)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 15.06)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Chieppa, Pizzale e Spinosa.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g:

Argomento: Rapporti Regioni - Governo

Ordine del giorno n. 587: "Buoni pasto agenti di polizia in servizio a Caselle e Bardonecchia" presentato dai Consiglieri Boeti, Bellion, Auddino Reschigna, Muliere, Motta, Lepri ((iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Ordine del giorno n. 572: "Manifestazione nazionale 'Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie' - Polistena (RC), 21 marzo 2007" presentato dai Consiglieri Auddino, Cotto, Motta, Laus, Cirio Lepri, Bossuto, Robotti, Ronzani, Nicotra, Turigliatto, Pichetto, Toselli Vignale, Larizza, Comella, Pozzi, Reschigna, Rostagno, Rutallo, Rabino Cattaneo, Nastri, Guida, Ricca, Travaglini, Muliere, Dalmasso, Buquicchio Pace, Boeti, Barassi, Clement, Cavallaro, Ferraris, Valloggia, Botta Cavallera, Placido, Chieppa, Spinosa, Bellion, Boniperti (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

È stata richiesta l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 587: "Buoni pasto agenti di polizia in servizio a Caselle e Bardonecchia" presentato dai Consiglieri Boeti, Bellion, Auddino, Reschigna, Muliere, Motta, Lepri e È stata inoltre richiesta l'iscrizione dell'ordine del giorno n. 572: "Manifestazione nazionale 'Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie' - Polistena (RC), 21 marzo 2007" presentato dai Consiglieri Auddino, Cotto, Motta, Laus, Cirio, Lepri, Bossuto, Robotti Ronzani, Nicotra, Turigliatto, Pichetto, Toselli, Vignale, Larizza Comella, Pozzi, Reschigna, Rostagno, Rutallo, Rabino, Cattaneo, Nastri Guida, Ricca, Travaglini, Muliere, Dalmasso, Buquicchio, Pace, Boeti Barassi, Clement, Cavallaro, Ferraris, Valloggia, Botta, Cavallera Placido, Chieppa, Spinosa, Bellion, Boniperti.
Non essendoci interventi, diamo per iscritti gli ordini del giorno.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione all'o.d.g.)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Vedo che la proposta di deliberazione n. 243, inerente al Piano triennale degli interventi regionali per i giovani, è inserita al punto 35) di questo o.d.g.
Trattandosi di una deliberazione esaminata dalla VI Commissione e licenziata all'unanimità, così come gli emendamenti, chiederei, se fosse possibile che oggi questa deliberazione venga discussa e votata, anche perché dobbiamo ratificarla entro il 26 febbraio.
Mi rendo conto che siamo solo al 6 febbraio, ma credo che sarebbe buona prassi non aspettare l'ultimo momento e procedere prima. Mi rimetto naturalmente all'attenzione e alla disponibilità della Presidenza.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati - Parchi e riserve

Esame proposta di legge di iniziativa degli Enti locali n. 266, inerente a "Istituzione del Parco fluviale di Cuneo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di legge di iniziativa degli Enti locali n. 266, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Sono relatori i Consiglieri Rostagno e Dutto.
La parola al Consigliere Dutto per l'illustrazione.



DUTTO Claudio, relatore

Grazie, Presidente.
Con il presente progetto di legge, presentato dal Comune di Cuneo il 26 marzo 2006, si sottopone all'esame dell'Assemblea del Consiglio regionale l'individuazione e l'istituzione di un'area protetta di rilievo regionale interessante l'area fluviale relativa al fiume Stura di Demonte e il torrente Gesso ricadente all'interno dei confini del Comune di Cuneo.
Questo è da intendersi come un primo nucleo di progetto di tutela e valorizzazione, nonché di recupero e ricostruzione delle risorse ambientali, culturali e tradizionali dell'intero territorio fluviale interessante il bacino del fiume Stura di Demonte, non solo un'espressione geografica ma una realtà in cui l'unica matrice ambientale e storica ha conferito omogeneità ed una specifica riconoscibilità ed identità.
Approfondite e dettagliate sono le motivazioni che hanno portato alla presentazione della proposta di legge da parte del Comune di Cuneo descritte nella relazione di accompagnamento che si riporta di seguito.
I due corsi d'acqua, che già conferiscono alla città di Cuneo la particolare forma, sono destinati a segnarne anche il futuro. Sono infatti, i protagonisti dell'ambizioso progetto del parco fluviale che si intende costituire allo scopo di riqualificare un'area ricca di risorse naturalistiche, storiche e culturali e di integrarla con i vicini spazi urbani.
La realizzazione di aree attrezzate, di aree di tutela e di una rete di collegamenti ciclo-pedonali è finalizzata ad aumentare la fruibilità e l'accessibilità di quella vasta porzione di Cuneo che corre lungo i fiumi e che risulta ancora in gran parte inesplorata. Gesso e Stura potranno così entrare in città, portando un patrimonio naturalistico, culturale e storico di non poco conto.
Un polmone verde a disposizione dei cittadini per svariate attività che vanno dallo sport, alla didattica ed alla promozione culturale.
L'idea di un parco fluviale nasce molti anni fa dal bisogno di ridurre il degrado causato dalle numerose attività economiche sorte a ridosso della città, di riqualificare l'area con attività e infrastrutture rispettose dell'habitat naturale, di migliorare la qualità di vita degli abitanti e ridare una funzione sociale ai fiumi.
Lettere e petizioni da parte di associazioni e cittadini sono giunte all'Amministrazione fin dal 1979, stimolando un'importante attività di ricerca storica, socio-economica, architettonica e naturalistica sull'area i cui risultati sono stati successivamente illustrati attraverso un'importante mostra di fotografie e un catalogo del 1983, dal titolo "Tra Gesso e Stura. Realtà, natura e storia di un ambiente fluviale".
È con il Piano regolatore del 1986 che, grazie anche agli importanti contributi derivanti dagli studi condotti per la realizzazione del catalogo citato, l'area dei bacini fluviali viene individuata come Parco della Natura e si aprono nuovi orizzonti per il futuro. I primi interventi attuati sono il completamento della zona degli impianti sportivi e del Circolo ricreativo Nuvolari, la costruzione della pista ciclabile e della pedancola verso Boves, il risanamento di alcune aree e l'insediamento di alcune strutture come il Canoa Club, il CUCU, l'Oasi della LIPU. Inoltre il censimento dei boschi, delle proprietà e delle attività produttive l'individuazione delle aree di maggiore valenza ambientale realizzati mediante l'impiego di persone disoccupate.
Dopo una lunga stasi e nella necessità di intervenire per la messa in sicurezza dei corsi d'acqua, nel 1999, il Comune di Cuneo partecipa al progetto ministeriale Piani di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio (PRUSST), prevedendo la realizzazione di aree protette con nuovi percorsi pedonali e ciclabili, laghetti e altre strutture ad uso ricreativo e sportivo e la bonifica di aree destinate a discarica.
Nel 2003 l'approvazione del Piano generale di coordinamento per la valorizzazione e difesa degli ambiti fluviali del Gesso e dello Stura nell'ambito del finanziamento PRUSST, segna l'inizio di una nuova era per il Parco fluviale.
Insieme all'avvio dei primi cantieri, s'intende mettere in atto un progetto di tutela delle peculiarità naturalistiche, storico architettoniche, culturali e agricole e delle funzioni sociali di quest'area, che per la sua vicinanza al centro cittadino potrà contribuire significativamente al miglioramento della qualità della vita dei suoi abitanti. Potrà altresì essere utilizzata dalla popolazione scolastica come vera e propria aula all'aperto.
Tutto ciò senza comportare e interferire negativamente, ma, anzi integrandosi con le normali attività agricole che hanno nel tempo disegnato un paesaggio agrario esso stesso meritevole di valorizzazione.
Il Parco fluviale diviene così lo strumento di promozione, sviluppo coordinamento e di integrazione di progetti, iniziative e attività che attraverso la valorizzazione dell'identità culturale, storica territoriale, ambientale, paesaggistica del territorio, può, se condiviso e riconosciuto dalle comunità locali, innescare un processo di sviluppo e promozione ambientale, economica e sociale.
Area di interesse e finalità.
L'area destinata a parco fluviale si sviluppa per oltre 1.500 ettari lungo le aste del Gesso e dello Stura, nel tratto di competenza del Comune di Cuneo.
La proprietà è in parte demaniale, in parte privata soggetta alla normativa per le aree di riassetto idrogeologico e a vincolo paesaggistico.
L'intervento si propone di utilizzare il tratto dei bacini del torrente Gesso e dello Stura nelle vicinanze di Cuneo, quale area per la realizzazione di un grande Parco fluviale, polmone verde per il centro urbano. Le finalità ed obiettivi che ci si prefigge sono, in sintesi, i seguenti: restituire alla città un'area che possa concorrere significativamente al miglioramento della qualità della vita del cittadino tutelare, conservare e valorizzare le caratteristiche naturali ambientali, paesaggistiche e storiche dell'area fluviale, anche mediante interventi di ricostituzione di ambiti naturali ed in funzione dell'uso sociale di tali valori tutelare le specie faunistiche e floristiche presenti sul territorio, con particolare riferimento alle aree istituite a riserva naturale, e garantire il mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat difendere il patrimonio naturale costituito dalle acque dello Stura e del Gesso al fine di migliorarne le condizioni idrobiologiche e di proteggerle da fattori inquinanti garantire forme d'uso del territorio e di sviluppo tendenti a valorizzare e ripristinare gli assetti ambientali, quelle paesaggistiche delle zone ripariali, le tecniche costruttive tradizionali che hanno caratterizzato la formazione e l'evoluzione del paesaggio e del territorio, concorrendo ad eliminare le cause di inquinamento e di degrado promuovere, valorizzare e incentivare le attività agro-silvo-colturali in coerenza con la destinazione d'uso, nonché le attività economiche tradizionali e legate all'utilizzazione ecosostenibile delle risorse promuovere, organizzare e sostenere attività di studio, ricerca didattica, scientifiche, ricreative e turistiche con particolare riferimento all'ambiente fluviale anche attraverso la creazione di specifiche attrezzature polifunzionali concorrere alla realizzazione dei piani e progetti di tutela ambientale predisposti ai sensi della legge 183/1989 sostenere e promuovere, anche con l'eventuale partecipazione dei comuni circostanti, la fruizione turistica-ricreativa del territorio anche attraverso lo sviluppo dell'agriturismo, dell'agricoltura biologica, dei servizi e delle attività ricreative, compatibilmente con le caratteristiche ambientali dei luoghi, nonché la valorizzazione delle risorse umane attraverso misure integrate che sviluppino la valenza economica e educativa delle aree protette rappresentare la "porta" del Parco naturale delle Alpi Marittime mediante la definizione di specifiche politiche sinergiche di promozione, sviluppo e animazione dell'area, nell'intento di attrarre e coinvolgere un pubblico trasversale in termini di età, interessi e provenienza.
Nell'ambito del parco fluviale sono individuate aree a diversa classificazione e precisamente: riserve naturali orientate per la conservazione dell'ambiente naturale, aree attrezzate e zone di salvaguardia.
All'interno del parco, quindi, potranno essere create aree attrezzate per lo sport, il tempo libero e strutture ricettive e di ristorazione. Spazio sarà riservato a riserve naturali, visite auto-guidate alla scoperta del paesaggio e delle bellezze naturali, allestimenti ecomuseali, attività culturali, atelier, dimostrazioni e consigli di giardinaggio, orticoltura eventi di animazione, giochi per i bambini ed attività didattiche.
Importante sarà il collegamento con il Parco delle Alpi Marittime ed i parchi regionali prossimi al territorio di Cuneo e l'unificazione delle tre anime verdi del parco urbana, fluviale e rurale.
L'area fluviale, che si stende per oltre 1500 ettari, tra insediamenti urbani e frazionali, dovrà quindi prevedere: la riqualificazione delle attività produttive, attività agricole strutture protoindustriali, una fitta rete di canali, strutture sportive sia pubbliche sia private con la promozione di un marchio di qualità per le attività private gestite nell'ottica della rete verde la realizzazione della rete strutturale e dei moduli progettuali indispensabili per consentire la fruizione dell'area e la conseguente nascita di attività sul territorio la gestione territoriale con una funzione di coordinamento e di promozione dell'immagine e delle attività della rete, compresi gli accordi per la gestione privata dei servizi offerti dal parco la salvaguardia dell'ecosistema fluviale con la creazione delle riserve naturali l'ascolto delle esigenze delle attività e dei servizi esistenti, ma anche le aspettative in termini di qualità della vita delle comunità insediate sull'altipiano e nelle frazioni limitrofe.
Il nuovo progetto di Piano regolatore generale del Comune di Cuneo individua l'area oggetto di proposta di parco fluviale come "Territori a parco fluviale" e "Territori a valenza paesaggistica ed ambientale" partendo dal principio che la qualità urbana basata sui valori ambientali sarà indubbiamente una carta vincente nella competizione tra le città del ventunesimo secolo. Esso individua, infatti, le indicazioni essenziali per una strategia urbanistica e la valorizzazione della situazione territoriale di Cuneo.
Nella politica di riequilibrio degli insediamenti, il nuovo Piano Regolatore della città punta a un potenziamento delle frazioni interne al cosiddetto "fuso infrastrutturale". Ormai più di un terzo della popolazione cuneese risiede nelle frazioni e tale processo non deve essere combattuto ma favorito, integrando soprattutto gli insediamenti interni al fuso ai tessuti dell'altipiano.
In tale processo di integrazione, ha un ruolo fondamentale la scelta di trasformare i territori fluviali che lambiscono la città e le ripe che cingono l'altipiano in un sistema ambientale di gran valore, non più abbandonato a se stesso, ma governato ed attrezzato.
Il nuovo Piano Regolatore introduce, inoltre, uno strumento attuativo di notevole importanza per la reale attuazione dei servizi pubblici. Le aree di trasformazione urbanistica, come alcune più prossime alla città all'interno delle fasce fluviali, prevedono l'applicazione dello strumento perequativo. A tali aree, definite "ambiti di valorizzazione ambientale" viene attribuito un basso indice edificatorio, spendibile altrove in ambiti di trasformazione per insediamenti integrati urbani, in cambio della disponibilità collettiva dell'area come parco pubblico.
Tale strumento, sopprimendo la distinzione tra aree di trasformazione e destinazione pubblica e privata, supera il problema rimasto irrisolto per decenni della necessità di esproprio per le realizzazioni di servizi pubblici.
Nel caso dell'area fluviale, la messa a disposizione di aree prossime alla città rappresenta un'opportunità non perdibile affinché gli interventi di valorizzazione possano realmente concretizzarsi, trasformando una potenzialità ambientale in una risorsa fruibile e godibile dalla collettività.
Caratteristiche naturali e aspetti geomorfologici dell'area.
Signor Presidente, vista la lunghezza della relazione e poiché la parte più determinante è già stata ampiamente illustrata, non proseguirei nella lettura del documento, in quanto si trattano gli aspetti geomorfologici dell'area.



PRESIDENTE

Mi consenta, collega Dutto. La relazione può essere brevemente integrata, per la sua parte, dal collega Rostagno. Eventuali necessità di chiarimento dei colleghi Consiglieri possono essere affrontate nel corso della discussione della legge e dei numerosi emendamenti.
Forse meriterebbe rendere edotti i colleghi Consiglieri dei vincoli procedurali di questo tipo di legge, che sono contenuti negli ultimi tre capoversi della relazione di accompagnamento.



DUTTO Claudio

Posso, appunto, passare alla lettura di quell'ultima parte, dei tre paragrafi che potrebbero essere più interessanti (poi c'è tutta la parte normativa, piuttosto complessa).
La Commissione, inoltre, ha rilevato l'opportunità di riformulare il testo della proposta di legge, con formulazioni omogenee alle leggi istitutive di altre aree protette e secondo le regole della tecnica legislativa, in particolare proponendo l'inserimento di un articolo aggiuntivo relativo alle disposizioni di tutela comune per le riserve naturali orientate per le aree attrezzate e per le zone di salvaguardia che nel testo assegnato erano ripetute in tre articoli relativi alle tre tipologie di aree protette.
Infine, è stato ritenuto opportuno trasporre la cartografia proposta in scala 1:25000 sulla carta tecnica regionale (CTR) di uguale scala.
Considerato che l'articolo 8, comma 5, della legge regionale 16 gennaio 1973, n. 4, "Iniziativa popolare e degli Enti locali - Referendum abrogativo e consultivo", prevede che la proposta deve essere portata all'esame del Consiglio nel testo redatto dai proponenti, si presenta di seguito la riformulazione dell'intero testo, che si propone all'attenzione di questa Assemblea attraverso una comparazione con il testo presentato mettendo in evidenza le modifiche proposte, che saranno presentate formalmente come emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente. Nell'attesa di sentire, come lei suggeriva, dal correlatore, Consigliere Rostagno, se lo ritiene, il completamento della relazione su questa proposta di legge, in maniera molto morbida, direi molto moderata, anzi eccezionalmente moderata, come mi si addice per cultura, tenderei a non considerare trascurabili due aspetti, ove lei convenga.
In primo luogo, vorrei sapere chi rappresenta questa simpatica Giunta.
DE RUGGIERO Nicola, Assessore ai parchi e aree protette (fuori microfono) Il sottoscritto.



BURZI Angelo

Grazie, però ci piacerebbe di volta in volta, man mano che la rappresentanza cambia, esserne edotti così da essere rassicurati che almeno questo aspetto sia formalmente a posto. Non sono neanche contrario a che la maggioranza assista alle proposte di legge che propone, e siccome, occhio e croce, ce n'è due terzi, non coesa ma sempre due terzi, onde evitare.



(Commenti dai banchi della maggioranza)



BURZI Angelo

Due terzi presente, la maggioranza è largamente hic et nunc, intendevo dire.
Non sarei contrario a che la maggioranza fosse presente ai lavori della Giunta che, con grande successo, sta presidiando ormai da quasi due anni.
Se è presente, evito di chiedere l'inversione dell'o.d.g., altrimenti nel pomeriggio, avendo non digerito benissimo, potrei chiedere un pochino di ordini del giorno, così capiamo se ci sono i numeri, perché non stiamo governando noi, sta governando il centrosinistra in questo momento, se non sbaglio, e vorrei vederlo presente, attivo, disponibile, dialettico non soltanto sui giornali, ma anche nell'attività istituzionale.



PRESIDENTE

La Presidente Bresso è presente fuori dell'aula. A seguito dei suoi richiami, sono convinto che risponda prontamente all'invito ad essere presente.
Per quanto riguarda, invece, l'altra questione che lei sollevava collega Burzi, resta inteso che è un richiamo politico, quindi la maggioranza si deve far carico, ovviamente, di garantire il numero legale in Aula.
La parola al Consigliere Rostagno.



ROSTAGNO Elio, corelatore

Non intenderei aggiungere molto all'esaustiva presentazione svolta dal Consigliere Dutto. Peraltro, il Consigliere Dutto, come me, segue da molti anni le attività che nella Città di Cuneo hanno portato alla proposta, da parte del Comune stesso, dell'istituzione di quello che inizialmente fu chiamato Parco fluviale di Cuneo e che oggi è più propriamente definito Parco del Gesso e Stura.
Ritengo che per la città dove vivo e dove ho avuto l'occasione d'essere Amministratore questo sia un passo importante. Tutte le motivazioni che sono state elencate dal Consigliere Dutto sono condivise dai nostri cittadini.
Oltre che rappresentare un'opportunità dal punto di vista della qualità della vita dei cuneesi e dell'operatività di alcune situazioni attinenti all'agriturismo, ai prodotti biologici e quant'altro, ritengo che questa sia anche un'occasione di lancio e di maggiore potenzialità economica.
L'istituzione del Parco fluviale è l'opportunità di avviare un ragionamento di un sistema parchi più ampio, che coinvolga il nostro territorio.
Una delle osservazioni che si possono fare nel vedere istituire un piccolo parco e destinare, per il primo biennio, 550 mila euro l'anno affinché si avviino queste attività, può essere quella che si tratta di una struttura locale e autoreferenziale. Così non è. Il Parco fluviale del Gesso e della Stura è la porta naturale al Parco delle Alpi Marittime. È la porta naturale ad un sistema di parchi internazionale e interregionale che coinvolge, oltre il Parco delle Alpi Marittime, anche il nascituro Parco ligure delle Alpi Liguri che, attraverso il Parco del Mercantour francese costituisce un'unica grande area protetta con il Parco delle Alpi Marittime.
La porta di accesso di questo sistema può essere rappresentata dal punto di convergenza del torrente Gesso e del fiume Stura. C'è una potenzialità inespressa nel territorio fluviale, che può essere valorizzata nel tempo e che può portare ad una completa adesione da parte di tutti i Comuni alle normative che comportano l'essere oggetto di eventuali e future integrazioni al Comune di Cuneo, oggi propositore del Parco fluviale. È un'opportunità che ci permette di collegare le nostre valli con la Città di Cuneo, che è un capoluogo, come amiamo dire, di montagna.
La realizzazione del Parco ha comportato, ahimè, un tempo molto lungo.
Abbiamo iniziato a sentir parlare di Parco all'inizio degli anni '80 e arriviamo solo oggi a vederlo realizzato.
Se, nel frattempo, si è creata una sufficiente sensibilità per la quale la popolazione oggi accoglie l'istituzione del Parco, anche quelli che sono residenti in questa parte del territorio cittadino, come una prospettiva di valorizzazione e non come una limitazione d'attività, significa che il tempo trascorso non è stato inutile, che si è creata quella sensibilità che è alla base della vita reale di un parco per ora di valenza comunale ma, ci auguriamo, domani inserito in un contesto più vasto.
Il provvedimento, così com'era stato proposto dal Comune di Cuneo, ha richiesto alcune modifiche ed integrazioni oggetto di proposte di emendamento che ci hanno portato ad un testo maggiormente confacente, di quanto non fosse quello originariamente previsto, alle normative vigenti e all'impostazione coerente con le linee che l'Assessorato intende dare alla gestione dei parchi.
L'approvazione degli emendamenti proposti è un arricchimento alla proposta originale e, arrivando oggi alla votazione di questa proposta di legge, si accoglie un'istanza che, pur locale, può rappresentare un'offerta di valorizzazione dell'ambiente che si può degnamente inserire nella rete dei parchi regionali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Ruggiero.
DE RUGGIERO Nicola, Assessore ai parchi e aree protette Aggiungerò solo alcuni spunti all'esauriente presentazione dei Consiglieri Dutto e Rostagno. Vorrei sottolineare alcuni punti, se il Consiglio vuole dedicarci un po' di attenzione.
Il primo è che la richiesta viene da un Comune, da un Ente locale.
Questo è di particolare significato. In questo caso parliamo del Comune di Cuneo, ma anche dei Comuni vicini, come abbiamo visto al momento della consultazione. È emersa la consapevolezza che entrare a far parte di un sistema e di una rete ecologica regionale fa bene al proprio territorio.
Siamo lontani anni luce da logiche regionali un po' decisionali che definivano, dall'alto delle proprie conoscenze, i confini da proteggere.
Anche i passaggi che abbiamo fatto in quest'anno in Consiglio regionale riguardanti un'area novarese, quella del Bosco Solivo, e un'area vercellese, quella di San Genuario, nascono da richieste locali o, quanto meno, da interessi locali.
Un secondo punto di particolare rilevanza è che noi stiamo benedicendo come area protetta - rientra a far parte del nostro sistema delle aree naturali - un'area che, come viene definito nella relazione, ha un passato di qualche degrado, un passato, se non di discarica, perlomeno di abbandono di rifiuti. Stiamo facendo entrare nel sistema aree periurbane che hanno subito, proprio perché vicine alle città o alle zone più urbanizzate processi di degrado. Stiamo riconoscendo - questo è un particolare importante nella politica dei parchi - la possibilità di far entrare nella rete delle aree protette anche parte di aree "insultate" nel corso degli anni. Conosco la mia zona, l'area della grande cintura torinese che è entrata nel sistema dei Parchi pur avendo conosciuto, nel corso degli anni degrado, nonché ospitato discariche oppure scarichi fognari o industriali anche di particolare rilevanza.
Terzo punto. La storia è certamente lunga e ha fatto bene il Consigliere Rostagno a ricordarla. Dal 1979 (anno delle prime petizioni) è passata molta acqua, anche con consapevolezza. Dalle lettere all'assunzione di responsabilità di fare una richiesta di progetto di legge regionale, la consapevolezza è cresciuta.
La stessa cosa vale come un esempio di rassicurazione delle attività che esistono. Quando affermiamo che esiste un paesaggio agrario o esistono attività agricole è importante capire - speriamo di non deludere i lavoratori della zona - che vi è un'apertura di credito al fatto che anche un'attività agricola in un'area protetta può presentarsi meglio, pu significare ulteriori possibilità che altri non hanno. Far parte di un'area protetta può valere come un titolo di merito in più o di garanzia in più di ciò che si produce. Questo è un punto delicato, speriamo di non deludere perché è una nostra responsabilità.
Ultimo punto. Lo hanno sottolineato bene il Consigliere Dutto e il Consigliere Rostagno: stiamo parlando di una porta naturale del Parco naturale della Alpi Marittime. Voglio dire ai Consiglieri che l'ambizioso obiettivo del testo unico sulla tutela delle biodiversità e delle aree protette, in discussione in V Commissione, è di favorire la costituzione di aree naturali internazionali, che valgono in particolare per Cuneo, ma anche per alcune aree del Verbano rispetto alla Svizzera.
L'idea che oggi stiamo elaborando - non isole, ma collegamenti, una porta naturale - in una prospettiva di ancora più ampio respiro, è un passo da sottolineare nel momento in cui stiamo parlando dell'istituzione di un Parco fluviale di Cuneo o, come meglio si dice adesso, della Stura e del Gesso. È un'idea che lanciamo in avanti, perché stiamo probabilmente creando tasselli per un parco internazionale.
L'ultimo punto che volevo sottolineare è il fatto che è importante che si definisca un ruolo della gestione del Comune di Cuneo, che si affida anche all'esperienza, alla storia, all'esperienza, alle professionalità del parco più vicino - in questo caso quello delle Alpi Marittime. Il Comune di Cuneo si assume una responsabilità di gestione, perché non possiamo negare che esiste una sorta di schizofrenia fra un processo regionale, che è sempre di minore gestione diretta, e una positiva, non c'è dubbio, gestione diretta tramite gli enti di gestione di vasta area. Parliamo del 9% del territorio regionale, non di aree banali, ma di una vastissima estensione del nostro territorio.
Quindi saluto come un fatto molto positivo questa proposta di legge del Comune di Cuneo in accordo con i Comuni vicini. Solo per registrare altri passaggi, nel momento in cui va avanti il Testo Unico delle aree protette in Commissione, ci sono attenzioni, interessi e sollecitazioni che vengono attualmente dall'Astigiano, in particolare per il completamento delle aree astigiane e per il completamento della zona montana del Verbano Cusio Ossola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Anche noi apprezziamo questa proposta di legge, che abbiamo concorso a sostenere in Commissione, e ricordiamo come ci sia stata una consultazione partecipata all'interno della Commissione con una delegazione ampia del Comune di Cuneo, della quale facevano parte tutte le forze politiche dell'arco consiliare - definiamolo così - il che denota l'unitarietà di questa proposta.
Ve n'è un riscontro anche nella relazione bipartisan, che abbiamo ascoltato per bocca dei colleghi prima intervenuti, Rostagno e Dutto, che ci hanno resi edotti delle caratteristiche di questa proposta.
Devo ricordare che si attua quello che era stato deciso nel lontano 2000 con la legge n. 44. C'era la possibilità di mantenere, da un lato l'unitarietà del sistema delle aree protette regionali, dall'altro la possibilità di affidare la gestione di queste aree protette non solo alla Regione e agli enti regionali, ma anche agli Enti locali con una scelta mirata caso per caso, in relazione alle proposte che provengono dal territorio. Come ricordava l'Assessore, questo è il caso.
Dobbiamo anche avere la consapevolezza che, nel tempo, bisogna mantenere gli stanziamenti, perché è chiaro che le aree protette richiedono investimenti e comportano oneri per la gestione, ma coglierei l'occasione per cercare di collegare l'istituzione di questo parco con la problematica dei parchi fluviali.
Come Regione Piemonte, abbiamo importanti precedenti. Pensiamo al Parco del Po, che va da Paesana fino alla confluenza e fino al confine regionale.
Il Parco del Po comprende anche significativi tratti di alcuni affluenti successivamente aggiunti, che fanno parte del sistema delle aree protette e, giustamente, del sistema, quindi non hanno tutti lo stesso grado di protezione e la stessa classificazione: abbiamo riserve naturali, aree attrezzate e zone di salvaguardia.
Ricordo - allora era Assessore competente la Presidente Bresso - che il Consiglio discusse per quasi due giorni, continuativamente, prima di arrivare ad approvare il famoso PTO e Piano d'area del Po, proprio per la complessità e per il precedente che andava a costruire. Dopo, ovviamente ci sono state anche normative diverse per le aree protette, abbiamo attuato anche altri istituti, come i siti di interesse comunitario e le zone a protezione speciale. Poi è arrivata l'alluvione, ahimè: le calamità hanno imposto prima il Piano delle fasce fluviali e, oggi come oggi, è vigente il Piano dell'assetto idrogeologico, che è lo stralcio del Piano di bacino per l'assetto idrogeologico. Credo che ormai, avendo inoculato nel corpo dell'ambiente e del territorio vari sistemi di pianificazione, sia arrivato il momento di fare una sintesi e una riflessione complessiva per arrivare ad una semplificazione.
Questo non vuol dire un arretramento sotto il profilo della tutela ambientale o della salvaguardia del territorio, ma proprio una semplificazione per consentire ai soggetti che si approcciano alla fruizione di quest'importante parte del nostro territorio di avere una normativa chiara, univoca, semplificata. Questo vale sia per i cittadini sia per gli Enti locali, sia per quelle attività economiche che possono avere albergo in zone di questo tipo.
Do un suggerimento all'Assessore: non so quanto potremo fare noi dalla posizione dell'opposizione, ma indubbiamente sono iniziative che presuppongono supporti di tipo specialistico, di cui non sempre possiamo disporre.
Dobbiamo anche renderci conto, e l'abbiamo già visto in altre occasioni, quanto queste zone siano sensibili sotto altri profili. Pensiamo anche al discorso della regimazione delle acque.
Ne abbiamo parlato pochi giorni fa, forse c'erano tutti e due gli Assessori superstiti ora presenti in aula, quando si diceva che, nella pianura cuneese, si tratta di mettere a disposizione dei fruitori del territorio a scopo agricolo un'agricoltura ripensata, più produttiva da un punto di vista del valore aggiunto, meno impattante dal punto di vista ambientale.
Questo è un auspicio per tutte le attività economiche ed è un aspetto che non dobbiamo dimenticare, così come abbiamo l'annoso problema dei sedimenti che ci sono lungo i nostri corsi d'acqua; sedimenti che indubbiamente concorrono a definire e a caratterizzare l'ambiente, che sono parte costitutiva dell'ambiente. Addirittura lungo il Parco del Po alcune attività estrattive costituiscono un ambiente di tipo diverso, con distanza tra le sponde più ampie e zone arginate, quindi non sono confrontabili con realtà dove in certi tratti l'alveo è molto inciso. In ogni modo, anche questo è un problema, perché lungo il Parco del Po sono state autorizzate dallo stesso Parco alcune estrazioni di materiale per creare delle zone umide, atte anche a ricevere la presenza di alcune specie migratorie.
Pertanto, quando si parla di ambiente, tutto si lega, tutto ovviamente concorre a fare sistema.
Questo è il quadro nel quale ovviamente noi collochiamo l'"ok" che diamo a questa proposta di legge, che asseconda un desiderio di un'importante comunità locale; fermo restando che, da un punto di vista di principio, personalmente sarei dell'idea che, prima di andare a realizzare nuove aree protette, forse sarebbe il caso di riordinare tutto il sistema naturalmente valutando a fondo anche le normative similari, per concorrere a rendere trasparenti le norme sull'ambiente. Infatti, il cittadino, tutto sommato, vuole un ambiente sano, vuole un ambiente ben conservato, ma non capisce quando ci sono divieti oscuri o, comunque, non giustificati.
Queste sono le considerazioni di carattere generale che volevamo fare.
Ovviamente, ci riserviamo, se sarà il caso, qualche intervento di tipo puntuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferraris.



FERRARIS Giorgio

Un breve intervento per specificare l'opinione e il consenso del Gruppo DS su questa proposta di legge del Comune di Cuneo.
È una proposta di legge che sta concludendo il suo iter in tempi rapidi e che arriva con un sostanzioso numero di emendamenti, che sostanzialmente mantengono l'impostazione iniziale proposta dal Comune di Cuneo, ma adeguano nella forma il testo a quelle che sono le formulazioni delle diverse leggi della Regione sulle aree protette.
Le relazioni dei Consiglieri proponenti, i colleghi Rostagno e Dutto hanno già specificato nel dettaglio le motivazioni di questo parco, che va a riqualificare un'area simbolo della città.
Cuneo si trova tra due fiumi, come lo sono tante città lambite o attraversate da fiumi. Come diceva giustamente l'Assessore, spesso queste aree fra la città e il fiume in passato hanno conosciuto epoche di scarsa considerazione, talvolta anche di degrado.
Negli ultimi anni, è cambiato l'approccio culturale rispetto a queste aree e sicuramente sono stati apportati dei miglioramenti. È estremamente importante voler realizzare un parco che si compone di riserve naturali, di percorsi e di emergenze culturali, cioè non soltanto un polmone verde strettamente collegato alla città, con anche il recupero agricolo di alcune aree.
Volevo sottolineare due aspetti di questa proposta che ritengo degni di attenzione.
Il primo è quello gestionale. Il fatto che non si crei un nuovo ente ma che sia il Comune di Cuneo che si propone per la gestione di quest'area è significativo, sia per i momenti di coordinamento che possono realizzarsi con tutte le altre competenze territoriali del Comune, sia per il fatto che dimostra l'impegno e la sensibilità di un'amministrazione su questo tema.
Il secondo aspetto riguarda il coordinamento, cioè il modo con cui nasce questo parco, strettamente coordinato con il Parco delle Alpi Marittime, che copre un'area che va ad interessare i bacini medio-alti sia del Gesso sia della Stura.
Questo è anche un po' il preludio ad un discorso più ampio di collegamenti con i Parchi del Pesio, che va ad inserirsi nella prospettiva di un parco più ampio, che coinvolge sicuramente le Alpi Marittime.
Può coinvolgere il Parco della Valle Pesio e Tanaro, con cui si propone già nella legge sulle aree protette una più stretta sinergia. Pu interessare il discorso sia ligure sia francese, in una prospettiva che sarà interessante portare a compimento, tant'è che si è anche decisa, con il consenso dei proponenti, una modifica del nome stesso del Parco, che non si chiama più Parco fluviale di Cuneo, ma Parco del fiume Gesso e Stura formulazione che risponde meglio a queste prospettive di continuità e di coordinamento con il contesto delle aree protette che si trovano nelle zone circostanti.


Argomento: Varie

Saluto del Presidente del Consiglio ai docenti e agli allievi della scuola elementare statale di Rivarolo Canavese


PRESIDENTE

Saluto i docenti e gli studenti della V elementare della scuola statale di Rivarolo Canavese in visita a Palazzo Lascaris, ai quali auguro buona permanenza.


Argomento: Enti Locali - Forme associative - Deleghe: argomenti non sopra specificati - Parchi e riserve

Esame proposta di legge di iniziativa degli Enti locali n. 266, inerente a "Istituzione del Parco fluviale di Cuneo" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo al dibattito generale sulla proposta di legge n. 266.
Ha chiesto la parola il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Per adesso sono l'unico non cuneese che interviene su questo provvedimento.
L'intervento naturalmente è per salutare con favore l'approdo di questo provvedimento, sostanzialmente per tre ragioni che giova qui ricordare.
La prima è che l'istituzione del parco è iniziativa degli Enti locali interessati; vuol dire che la trasformazione e anche il vincolo di alcuni terreni viene vissuto come una risorsa e non come un'imposizione, come qualche volta accade complicando i rapporti tra la Regione, lo Stato e gli Enti locali che "sopportano" il vincolo.
Ricordo che solo la settimana scorsa si discorreva di Noasca e del Parco del Gran Paradiso, sostanzialmente con toni completamente diversi da quelli che, per fortuna, usiamo oggi.
La seconda questione importante è che il parco nasce come iniziativa di tutela, ma anche e soprattutto come iniziativa di valorizzazione delle biodiversità e anche delle attività umane di ricreazione e non solo, che possono svolgersi in aree fluviali contigue ad una città, seppure di montagna, e nello stesso tempo rappresentano una cerniera di valorizzazioni di un parco più ampio che è proprio il Parco delle Alpi Marittime.
Il terzo ed ultimo aspetto positivo è che il Comune di Cuneo, da cui è partita l'iniziativa, ha saputo farsi promotore, sensibilizzando i Comuni limitrofi, fino a costruire una comunità virtuosa, che saprà gestire e valorizzare al meglio, proprio perché l'ha profondamente maturato e anche più del necessario, visti i nostri ritardi, il Parco fluviale delle Valli Gesso e Stura.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Voteremo naturalmente questa proposta. Questo è un tema che, come l'Assessore ha detto, esiste nella città di Cuneo e non solo da molti anni io direi troppi.
Alcune associazioni ambientaliste, più o meno intorno agli anni '80 fecero la prima proposta, diversa da quella di oggi, ma dando a questa un'importanza notevole.
In Consiglio provinciale e comunale, a Cuneo giacciono numerose interrogazioni ed istanze che presentai nel '95, nel primo caso, e nel '99 che chiedevano l'attivazione e lo sveltimento dei tempi e, in un caso anche un maggiore interessamento regionale, chiedendo che la Regione fosse interessata fortemente a questo progetto, data la valenza che ha.
Ovviamente, questo parco è importante ed utile; è importante il discorso del necessario ed indispensabile rapporto con altri parchi, è interessante l'osservazione dell'Assessore sulle aree naturali internazionali, che spero possa realizzarsi nel tempo.
Tutti sanno che la Provincia di Cuneo ha un parco che è, di fatto internazionale, in quanto si collega con parchi francesi.
Di fatto, come il Consigliere Turigliatto ricordava, il vincolo sull'area deve essere visto come un elemento positivo e non come un vincolo statalista, che limita le possibilità di attività, come in troppi casi accade.
Devono essere fortemente riqualificate le attività produttive che insistono su quest'area. La creazione di riserve naturali deve essere maggiore, visto lo stato dell'area di oggi non sempre ottimale.
Ricordo che il progetto iniziale ipotizzava l'esistenza di un parco lungo tutti e due i corsi d'acqua, che toccasse anche tutti i Comuni confinanti con Cuneo, almeno lungo il Gesso e lo Stura. Così purtroppo non è.
Sarà opportuno insistere maggiormente nel futuro, sperando che non passino ventotto anni, perché questo progetto continui, si allarghi, si estenda, tocchi alcuni Comuni vicini e le aree di questi corsi d'acqua, il cui stato non è sempre positivo.
C'è un degrado progressivo che questi corsi d'acqua stanno vivendo soprattutto per la carenza crescente di acqua. Ognuno, quando li vede, non solo nei mesi estivi, vede dei corsi in cui spesso l'acqua è solo un ricordo.
Delle attività estrattive, se n'è già parlato precedentemente; non sono certo positive, mentre le attività umane non hanno portato sicuramente un vantaggio.
Ricordo anche che a fronte di questo progetto inizialmente complessivo oggi esteso su undici aree (sette più quattro, se il progetto è quello che ho in mente), è esistita una polemica, che l'Assessore conosce, sul passaggio dell'autostrada in una parte dell'area, inizialmente definita come area di parco.
Nonostante queste osservazioni, in parte positive e in parte preoccupate su alcuni problemi, il nostro voto sarà certamente positivo nell'auspicio che questo parco possa continuare ad estendersi, allargarsi e costituire un'opportunità.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Quando si parla di un nuovo parco, le aspettative e i giudizi non possono che essere positivi. Potrebbe anche essere l'occasione per riflettere sul sistema dei parchi in linea generale.
Sottolineo anch'io l'importanza di pensare ad un sistema di collegamento delle aree naturali sottoposte a tutela. Può sembrare una ripetizione del richiamo, ma continuo ad insistere sul punto, perch l'inevitabile cambiamento climatico che stiamo vivendo obbliga a pensare ad azioni di tutela che permettano, sia alle specie vegetali sia alle specie animali, di spostare il proprio habitat.
Noi, interessati alla tutela dell'ambiente naturale, siamo preoccupati se gli interventi di difesa naturalistica hanno un contenuto troppo puntuale, ovvero che riguardano un'area troppo ristretta.
Un altro punto che ci preme sottolineare è che l'importanza dei parchi deve essere fondamentalmente mirata alla tutela e alla salvaguardia delle specie naturali e animali. Nella relazione, difatti, si sottolinea la ricchezza della fauna e della flora della zona.
Accolgo con soddisfazione l'impegno di considerare questo parco come un parco cittadino, ma deve comunque mantenere forte la sua identità e la sua vocazione di salvaguardia delle specie animali e vegetali. È utile ricordare che su alcuni parchi, soprattutto quelli situati in vicinanza delle città, a volte si espletano tentativi per trasformare il parco, da soggetto di tutela dell'ambiente, ad un parco cittadino, cioè di fruizione da parte dell'ambiente cittadino. Il parco deve anche essere un ambiente di fruizione, ma il suo primo obiettivo è la salvaguardia della tutela dell'ambiente naturale.
Ancora una semplice riflessione sul discorso dei sedimenti, introdotto dal Consigliere Cavallera.
Sui nostri fiumi ci sono stati tanti interventi che ne hanno aumentato in maniera considerevole, il letto. Ciononostante, i fiumi continuano ad avere una scarsa portata d'acqua. I motivi sono tanti: dalle questioni climatiche alla captazione delle risorse idriche. Il fiume, quindi, finisce per scorrere in una parte limitata del letto che, inevitabilmente, viene scavata dall'acqua e, rispetto alla parte restante non percorsa dall'acqua sprofonda. Non vorrei che questo venisse confuso con la necessità di intervenire per scavare. Le iniziative per asportare sabbia ed altro materiale dal corso dei fiumi portano solo ad un ulteriore abbassamento del livello del fiume. È bene ricordare che il fiume Po è più basso di due o tre metri rispetto a qualche anno fa.
Accogliamo con soddisfazione la discussione della legge, anche se, come ha ricordato il Consigliere Dalmasso, rimane sempre il dispiacere che ci sia stata la vicenda dell'autostrada che, di fatto, ha significativamente ridotto la superficie del parco.



PRESIDENTE

Procediamo con l'esame dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 8, comma 5 della legge quadro 1973 stiamo esaminando una proposta di legge di iniziativa di Enti locali, nel testo inviato dall'Ente locale. Gli emendamenti sul testo, quindi, non si sono potuti presentare in Aula, ma sono preannunciati nella relazione e presenti nel testo riportato nel documento distribuito.
ARTICOLO 1 Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 1 è sostituito dal seguente: "Art. 1. (Istituzione) 1. È istituito il Parco fluviale Gesso e Stura ai sensi dell'articolo 6 della legge regionale 22 marzo 1990 n. 12 (in materia di aree protette) classificato di rilievo regionale ai sensi dell'articolo 93, comma 3, della legge regionale 26 aprile 2000, n. 44 (in attuazione del decreto legislativo 31 marzo 1998, 112), inserito dall'articolo 9 della legge regionale 15 marzo 2001, n. 5 .
2. Nell'ambito del Parco fluviale Gesso e Stura sono individuate aree a diversa classificazione: a) riserve naturali orientate per la conservazione dell'ambiente naturale b) aree attrezzate c) zone di salvaguardia".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, interamente sostitutivo dell'articolo 1.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 2 Emendamento rubricato n. 2, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 2 è sostituito dal seguente: "Art. 2. (Confini) 1. I confini del Parco fluviale Gesso e Stura incidono sul territorio del Comune di Cuneo e sono riportati nell'allegata cartografia in scala 1:25000; le aree a diversa classificazione interne al Parco sono puntualmente individuate in cartografia.
2. I confini delle aree classificate come riserve naturali orientate per la conservazione dell'ambiente naturale e come aree attrezzate sono delimitati da idonee tabelle, collocate in modo visibile lungo il perimetro dell'area e mantenute in buono stato di conservazione e di leggibilità recanti la scritta: Regione Piemonte - Parco fluviale Gesso e Stura.
Ancorché non tabellate, le zone di salvaguardia sono disciplinate dalla presente legge".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 2, interamente sostitutivo dell'articolo 2.
Il Consiglio approva ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 3, presentato dai Consiglieri Ristagno, Guida e Ferraris: l'articolo 3 è sostituito dal seguente: "Art. 3 (Denominazione delle aree protette) 1. Le aree protette individuate nella cartografia allegata, sono così denominate: a) Riserva naturale orientata della Crocetta b) Area attrezzata Santuario degli Angeli - Tetto Bruciato c) Area attrezzata del Parco della Gioventù d) Area attrezzata di Borgo S. Giuseppe e) Area attrezzata di Madonna delle Grazie f) Riserva naturale orientata dello Stura g) Area attrezzata Basse Stura h) Area attrezzata di Madonna della Riva i) Riserva naturale orientata della confluenza Gesso-Stura j) Area attrezzata Plan d'eau k) Riserva naturale orientata S. Anselmo.
2. Il restante territorio del Parco fluviale Gesso e Stura è classificato come zona di salvaguardia.
3. L'utilizzo e la fruizione dell'area protetta sono disciplinati con legge regionale ai sensi dell'articolo 28 della legge regionale 12/1990".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 3, interamente sostitutivo dell'articolo 3.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 4, presentato dai Consiglieri Ristagno, Guida e Ferraris: la linea del comma 1 dell'articolo 4 è sostituita dalla seguente: "1. Le finalità dell'istituzione del Parco fluviale Gesso e Stura sono le seguenti:".
a lettera k) del comma 1 dell'articolo 4 è sostituita dalla seguente: 'k) rappresentare la porta del Parco naturale delle Alpi marittime mediante la definizione di specifiche politiche sinergiche di promozione, sviluppo e animazione dell'area, nell'intento di attrarre e coinvolgere un pubblico differenziato in termini di età, interessi e provenienza'".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 4, interamente sostitutivo dell'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 l'emendamento rubricato n. 5, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: il comma 3 dell'articolo 5 è sostituito dal seguente: "3. Il Comune di Cuneo e il Parco naturale delle Alpi Marittime stipulano una convenzione che definisce i rapporti ed i compiti ai fini dello svolgimento delle attività necessarie al raggiungimento delle finalità istitutive. Con la convenzione è costituito un comitato di coordinamento composto da rappresentanti del Comune di Cuneo e del Parco naturale delle Alpi Marittime che, nel rispetto delle direttive e degli indirizzi provenienti dai rispettivi organi deliberanti, attua gli interventi utili per la realizzazione delle finalità istitutive".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 5, interamente sostitutivo dell'articolo 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Indìco la votazione palese sull'articolo 6.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 7 Emendamento rubricato n. 6, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 7 è sostituito dal seguente: "Art. 7. (Norme di tutela per le riserve naturali) '1. Nelle aree istituite a riserva naturale orientata, si applicano il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (di approvazione del Codice dei beni culturali e del paesaggio) e le leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, nonché le leggi sulla caccia e sulla pesca. Nelle aree istituite a riserva naturale orientata è vietato: a) aprire e coltivare cave di qualsiasi natura b) esercitare l'attività venatoria c) alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali d) danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo, fatte salve le normali attività agricole e) esercitare le attività ricreative e sportive con mezzi meccanici fuori strada, salvo quanto previsto dagli strumenti di pianificazione di cui all'articolo 12 f) costruire nuove strade ed ampliare le esistenti se non in funzione delle finalità istitutive g) abbattere o danneggiare gli alberi che hanno un particolare valore ambientale, scientifico o urbanistico h) effettuare gli interventi di modificazione o demolizione di edifici esistenti o di costruzione di nuovi edifici o di strutture, stabili o temporanee, che possono deteriorare le caratteristiche ambientali dei luoghi.
2. In tutte le aree istituite a riserva naturale orientata è consentito: a) effettuare gli interventi tecnici di cui alla legge regionale 8 giugno 1989, n. 36 ( in materia di interventi finalizzati a raggiungere e conservare l'equilibrio faunistico ed ambientale nelle protette), da ultimo modificata dalla legge regionale del 22 febbraio 1993, n. 6, con particolare riferimento alle attività agricole ed al mantenimento delle condizioni naturali dei luoghi b) svolgere l'attività agricola e forestale e le attività di manutenzione del territorio, purché non in contrasto con altre norme della presente legge c) effettuare gli interventi edilizi che sono compatibili con le previsioni degli strumenti di pianificazione di cui all'articolo 12 d) effettuare, nel rispetto delle normative vigenti, gli interventi di regimazione dei corsi d'acqua che si rendono necessari per motivi di pubblica sicurezza e per l'incolumità delle persone; tali interventi sono eseguiti con tecniche rispettose delle caratteristiche ambientali dei luoghi e sono autorizzati ai sensi del d. lgs. 42/2004; in caso contrario le opere si intendono eseguite in violazione alla norma di cui al comma 1 lettera h) del presente articolo.'" Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 6, interamente sostitutivo dell'articolo 7.
ARTICOLO 8 Emendamento rubricato n. 7, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 8 è sostituito dal seguente: "Art. 8. (Norme di tutela per le aree attrezzate) 1. Nelle aree istituite ad area attrezzata, si applicano il d.lgs. 42/2004 e le leggi statali e regionali in materia di tutela dell'ambiente, della flora e della fauna, nonché le leggi sulla caccia e sulla pesca. Nelle aree istituite ad area attrezzata è vietato: a) esercitare l'attività venatoria b) alterare e modificare le condizioni naturali di vita degli animali c) danneggiare e distruggere i vegetali di ogni specie e tipo, fatte salve le normali attività agricole in atto d) esercitare le attività ricreative e sportive con mezzi motorizzati, con l'eccezione di spazi attrezzati ad uso esclusivamente sportivo-motonautico salvo quanto previsto dagli strumenti di pianificazione di cui all'articolo 12 e) abbattere o danneggiare gli alberi che hanno un particolare valore ambientale, scientifico o urbanistico f) effettuare gli interventi di modificazione o demolizione di edifici od opere, stabili o temporanee, che possono deteriorare le caratteristiche ambientali dei luoghi.
2. In tutte le aree istituite ad area attrezzata è consentito: a) effettuare gli interventi tecnici di cui alla l.r. 36/1989 b) svolgere l'attività agricola e forestale e le attività di manutenzione del territorio c) effettuare gli interventi edilizi che sono compatibili con le previsioni degli strumenti di pianificazione di cui all'articolo 12, con particolare riferimento alle attrezzature per la fruizione pubblica d) effettuare, nel rispetto delle normative vigenti, gli interventi di regimazione dei corsi d'acqua che si rendono necessari per motivi di pubblica sicurezza e per l'incolumità delle persone. Tali interventi sono eseguiti con tecniche rispettose delle caratteristiche ambientali dei luoghi e sono autorizzati ai sensi del d.lgs. 42/2004; in caso contrario le opere si intendono eseguite in violazione alla norma di cui al comma 1 lettera f) del presente articolo".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 7, interamente sostitutivo dell'articolo 8.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 9 Emendamento rubricato n. 8, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 9 è sostituito dal seguente: "Art. 9. (Norme di tutela per le zone di salvaguardia) 1. Nelle aree istituite a zona di salvaguardia, in quanto aree di raccordo tra le riserve naturali orientate e le aree attrezzate ed in quanto aree a regime di tutela urbanistica e territoriale aree istituite a zona di salvaguardia è consentito: a) esercitare l'attività, si applicano le previsioni del piano d'area.
2. In tutte le venatoria b) svolgere l'attività agricola e forestale e le attività di manutenzione del territorio c) effettuare gli interventi edilizi d) effettuare, nel rispetto delle normative vigenti, gli interventi di regimazione dei corsi d'acqua che si rendono necessari per motivi di pubblica sicurezza e per l'incolumità delle persone".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 8, interamente sostitutivo dell'articolo 9.
Il Consiglio approva.
Emendamento aggiuntivo rubricato n. 9 (diventa articolo 10), presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: dopo l'articolo 9 è inserito il seguente: "Art. 9 bis. (Norme di tutela comuni per le riserve naturali orientate, per le aree attrezzate e per le zone di salvaguardia) 1. Dalla data di approvazione degli strumenti di pianificazione previsti all'articolo 12, le attività e gli interventi di cui agli articoli 7 comma 2, 8 comma 2 e 9 comma 2, sono consentiti esclusivamente se compatibili con gli strumenti medesimi. realizzazione di infrastrutture e di impianti previsti da piani e programmi di rilievo 2. La regionale e nazionale, oppure da piani di settore, è subordinata alla stipulazione di apposita convenzione con l'ente di gestione del Parco fluviale Gesso e Stura".
dopo l'articolo 9 è inserito il seguente: "Art. 9 bis. (Norme di tutela comuni per le riserve naturali orientate, per le aree attrezzate e per le zone di salvaguardia) 1. Dalla data di approvazione degli strumenti di pianificazione previsti all'articolo 12, le attività e gli interventi di cui agli articoli 7 comma 2, 8 comma 2 e 9 comma 2, sono consentiti esclusivamente se compatibili con gli strumenti medesimi.
2. La realizzazione di infrastrutture e di impianti previsti da piani e programmi di rilievo regionale e nazionale, oppure da piani di settore, è subordinata alla stipulazione di apposita convenzione con l'ente di gestione del Parco fluviale Gesso e Stura".
Indìco la votazione palese sull'emendamento aggiuntivo rubricato n. 9, che diventa articolo 10.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 10 (diventa articolo 11) Indìco la votazione palese sull'articolo 12 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 11 (diventa articolo 12) Indìco la votazione palese dell'articolo 11 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 12 (diventa articolo 13) Indìco la votazione palese dell'articolo 12 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 13 (diventa articolo 14) Indìco la votazione palese dell'articolo 13 Il Consiglio approva.
ARTICOLO 14 Emendamento rubricato n. 10, presentato dai Consiglieri Rostagno, Guida e Ferraris: l'articolo 14 è sostituito dal seguente: "Art. 14. (Disposizioni finanziarie) 1. Agli oneri per la gestione del Parco fluviale Gesso e Stura nel biennio 2007-2008, stimati in 550.000,00 euro per ciascun anno, in termini di competenza, e ripartiti in 300.000,00 euro nell'ambito della unità previsionale di base (UPB) 21061 (Turismo Sport Parchi Gestione aree protette - Titolo I spese correnti) e in 250.000,00 euro nell'ambito della UPB 21062 (Turismo Sport Parchi Gestione aree protette - Titolo II spese in conto capitale), si provvede con le risorse finanziarie individuate secondo le modalità previste dall'articolo 8 della legge regionale 11 aprile 2001 n. 7 (Ordinamento contabile della Regione Piemonte) e dall'articolo 30 della legge regionale 4 marzo 2003, n. 2 (Legge finanziaria per l'anno 2003).
2. Le somme riscosse ai sensi dell'articolo 12 e quelle riscosse a causa della violazione delle norme contenute nel piano d'area sono introitate nel bilancio del Comune di Cuneo".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10, interamente sostitutivo dell'articolo 14 (che diventa articolo 15).
Il Consiglio approva.
Prima di procedere al voto finale, comunico che ulteriori modifiche formali, linguistiche o di coordinamento saranno introdotte d'ufficio, con particolare riferimento a quelle proposte nel testo comparato contenute nella relazione.
Sottolineo che questo è uno dei rari casi in cui l'iniziativa legislativa degli Enti locali arriva al termine del proprio iter, e penso che possiamo compiacerci di questo aspetto.
Non essendovi interventi per dichiarazione di voto, indìco la votazione nominale sull'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 Consiglieri hanno votato Sì 44 Consiglieri Il Consiglio approva.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione di Filippo Raciti, Ispettore Capo della Polizia Mobile di Catania


PRESIDENTE

A nome dell'Ufficio di Presidenza, vorrei proporvi un minuto di silenzio per onorare la memoria di Filippo Raciti, Ispettore Capo della Polizia Mobile di Catania, barbaramente ucciso il 2 febbraio scorso in occasioni di disordini avvenuti nei pressi dello stadio di Catania dopo la partita di calcio tra le squadre del Catania e del Palermo.
Era in Polizia da vent'anni, lascia la moglie e due figli.
Penso che sia doveroso commemorarlo, anche in ricordo delle vittime della violenza a margine del fenomeno del calcio e degli altri sport.



(I presenti, in piedi, osservano un minuto di silenzio)



PRESIDENTE

*****


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Toselli di chiarimenti su un previsto incontro dell'Assessore Taricco presso il Ministero dell'Economia sulla situazione dello stabilimento Lactalis di Moretta


PRESIDENTE

Sull'ordine dei lavori, ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Grazie, Presidente. Questa mattina avevo richiesto alla Presidenza non alla sua persona, in quanto al momento era impegnato, ma al Vicepresidente Placido - la disponibilità da parte dell'Assessore Taricco e credo di non portare via assolutamente tempo in merito a questa richiesta a riferirci qualche informazione, visto che la settimana scorsa in Commissione agricoltura abbiamo audito la delegazione di Moretta.
L'Assessore Taricco si era preso l'impegno, in merito all'azienda Lactalis e ai problemi esposti dalla delegazione stessa, di farsi interprete della richiesta al Ministero dell'Economia, al fine di fissare un appuntamento per trovare con il Ministro le soluzioni nel merito della questione.
Cortesemente, chiederei all'Assessore Taricco - e credo che ciò non porti via del tempo ai successivi lavori dell'Aula - come stanno le cose al riguardo.



PRESIDENTE

Bene. Teniamo conto anche di questa richiesta e vediamo se riusciamo a trovare la modalità per soddisfarla.


Argomento: Comitato RAI

Comunicazione della Giunta regionale su "Federalismo e competenze regionali in materia di comunicazione"


PRESIDENTE

Procediamo con una comunicazione della Giunta regionale, di cui al punto 3) all'o.d.g., già sollecitata in Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, in materia di comunicazione radiotelevisiva.
La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente.
Mi è stato chiesto di fare una breve comunicazione a partire da alcune notizie che sono apparse in parallelo ad un testo di legge, che è già arrivato in Consiglio e che quindi è disponibile, relativo alla comunicazione regionale, all'interno del quale si richiamano alcuni principi inerenti all'applicazione della nuova Costituzione in materia di comunicazione regionale.
Come sapete l'ordinamento della comunicazione è nella Costituzione all'articolo 117, definito come materia di legislazione concorrente, nella quale spetta cioè alle Regioni la potestà legislativa, fatta salva la determinazione dei principi fondamentali riservati alla legislazione dello Stato.
Ovviamente, nel momento in cui abbiamo lavorato a un testo sul sostegno alle attività di comunicazione e di informazione locale, ci siamo posti il problema del recepimento della nuova Costituzione in questa materia con una legge regionale e anche di che cosa ciò significasse. Interpretazione che peraltro, è stata confortata da un documento congiunto, predisposto dalle Regioni e presentato la settimana scorsa da me e dal Presidente della Regione Basilicata alla Commissione di vigilanza della RAI, relativo al contratto di servizio radiotelevisivo, ma che si è allargata, su richiesta della stessa Commissione di vigilanza, un po' a tutto il tema dell'applicazione della Costituzione e del decreto legislativo n. 177 in materia di comunicazione.
Credo che l'interpretazione di tutti, delle Regioni, ma anche della Commissione di vigilanza e del Governo in base alla legge vigente (il decreto legislativo n. 177), è che la competenza concorrente debba intendersi come competenza relativa all'ordinamento del sistema della comunicazione regionale e locale.
In effetti, il decreto legislativo n. 177 richiama il fatto che le Regioni esercitino la potestà legislativa concorrente in materia di emittenza radiotelevisiva in ambito regionale o provinciale, nel rispetto dei principi fondamentali che vengono individuati e che forniscono dei criteri generali che sono considerati dal Governo. Sostanzialmente, sono i criteri in base ai quali, insieme ai principi generali dell'ordinamento, le Regioni possono legiferare sulla materia. Nel caso specifico si parte dal fatto che la materia è vasta, non comprende solo il sistema radiotelevisivo, ma tutto il sistema della comunicazione.
Tenendo conto dei vari strumenti di comunicazione e, soprattutto, che l'evoluzione delle nuove tecnologie individua sempre di più non media separati, ma piuttosto piattaforme di comunicazione che integrano i vari media, ci siamo posti il problema di una legislazione di tipo fondamentale cioè di recepimento della Costituzione, richiamato nella relazione al disegno di legge, che partiva da un altro obiettivo: rivedere la legislazione regionale di sostegno alle attività di comunicazione e di informazione locale.
In quella sede ci siamo resi conto che abbiamo bisogno di una norma di recepimento costituzionale che incardini nel nostro ordinamento l'insieme della materia comunicazione a livello regionale e locale.
Abbiamo dato mandato alla Direzione Comunicazione - è richiamato nella relazione - di redigere un disegno di legge che dia piena applicazione all'articolo 12 del decreto legislativo n. 177, su indicazione dell'articolo 117 del Titolo V della Costituzione, per ciò che, in quella sede, non è ancora individuato, perché il decreto n. 177 riguarda la materia radiotelevisiva e non il resto del sistema di comunicazione. Anche in questo caso, ovviamente, in un confronto che, non solo come Regione Piemonte, ma come Regioni, contiamo di portare avanti con il Governo e con il Parlamento per definire al meglio i confini delle nostre competenze.
La materia è piuttosto complessa. Intanto vale la pena di parlarvi della posizione che, per quanto riguarda il sistema radiotelevisivo abbiamo assunto congiuntamente come Regioni e presentato alla Commissione di vigilanza.
La questione ha comportato una discussione che è andata al di là e ha affrontato un po' tutti i temi del recepimento della Costituzione. Noi siamo partiti dal punto fondamentale che la RAI - lì si parlava del parere sul contratto di servizio in quanto concessionaria del servizio pubblico ha il dovere di promuovere e diffondere il complesso delle istituzioni che costituiscono la Repubblica, quindi anche le Regioni e le Autonomie locali non solo il livello nazionale.
Abbiamo chiesto di inserire nel contratto di servizio che sarà stipulato con la RAI da parte del Governo l'obbligo di considerare l'informazione regionale come una componente essenziale del servizio pubblico radiotelevisivo. Che non siano solo le Regioni, come prevede la legge, a siglare un contratto di servizio, ma che il Governo richiami nel contratto di servizio nazionale la necessità dell'informazione regionale come componente essenziale. Credo sia evidente che ad oggi non è così.
Abbiamo posto anche il problema della copertura del segnale RAI su vaste zone del Paese. Non solo della copertura dell'informazione regionale per cui, come sapete, in alcune zone del Piemonte (in quell'occasione abbiamo verificato che ciò avviene anche in moltissime zone di altre Regioni italiane) non si vedono i notiziari regionali o magari si vedono i notiziari regionali di un'altra Regione. In molti casi non si capta del tutto il segnale radiotelevisivo. Ciò vale in alcune parti del Piemonte e vale in molte altre parti del Paese. Questo è un tema che è stato sottolineato. Un servizio pubblico, per cui le persone pagano un canone deve fornire una copertura piena all'informazione.
Nel corso dell'audizione abbiamo sottolineato come le Regioni abbiano la possibilità di legiferare in materia di emittenza radiotelevisiva regionale e locale in base al principio di potestà legislativa concorrente.
Il documento presentato sollecita anche un chiarimento sui contratti di servizio regionali, quindi una più chiara identificazione delle modalità con cui le Regioni possono definire e firmare contratti di servizio regionali. Nella proposta di legge al Consiglio, si prevede che venga contrattata con il Governo una quota del canone non da versare alla Regione (qui qualcuno ha travisato), ma che sia destinata specificamente ai contratti di servizio regionali e che sia la base del servizio su base regionale da rivedere completamente.
Abbiamo richiamato il fatto che, da una parte, non possano essere considerati informazione regionale oggetto del contratto di servizio quei venti minuti, mezz'ora ogni tanto, di telegiornali locali, ma che un servizio radiotelevisivo su scala regionale deve coprire un numero sufficiente di ore, un numero sufficienti di temi, quindi non solo le notizie in senso stretto e gli approfondimenti sulle attività culturali sportive e ricreative delle Regioni.
Abbiamo anche sottolineato, sempre in pieno accordo con la Commissione di vigilanza, almeno con il Presidente Landolfi e con i membri presenti che non si può limitare l'informazione sulle regioni e sulla realtà locale (con il termine regioni non s'intende l'istituzione, ma il territorio) al tema dell'informazione regionalizzata; la realtà articolata e complessa del nostro Paese non può essere limitata alle trasmissioni che riguardano il turismo, il paesaggio o l'enogastronomia - trasmissioni che, come sapete sono molto diffuse.
Insieme a questi aspetti l'articolata realtà economica, sociale e culturale del nostro Paese dovrebbe essere rappresentata nell'insieme del servizio pubblico e non solo nelle sezioni regionalizzate che, peraltro devono svilupparsi e a fronte delle quali deve essere individuata la quota del canone che finanzia quella parte di servizio.
Come vedete, il tema è pesante e complesso. Abbiamo chiesto che, da una parte, il Ministero preveda, nel nuovo contratto di servizio, tali questioni.
L'impegno è a promuovere e a spiegare l'articolata diversità del nostro Stato in termini di organizzazione istituzionale cambiata - credo sia evidente a tutti, di questo non si parla mai, che l'articolazione del nostro Stato è molto cambiata - ma vi è anche l'obbligo a considerare l'informazione regionale come una componente essenziale del servizio pubblico radiotelevisivo anche nazionale. Inoltre, abbiamo chiesto che all'interno del contratto nazionale sia facilitata e promossa l'attuazione della legge sulla comunicazione, dove si individua nei contratti di servizio regionale gli strumenti giuridici per regolare in modo organico e istituzionalmente corretto i rapporti tra le singole Regioni, le Province autonome e la RAI.
È un tema che era proprio oggetto del parere che la Commissione di vigilanza darà al governo sul contratto nazionale. Attualmente il documento è molto più lungo, adesso non ve lo illustro perché ve lo metto a disposizione, ed è il parere unanime di tutte le Regioni che abbiamo illustrato.
In particolare, volevo riferire brevemente sulla discussione avvenuta nella Commissione di vigilanza, dove il Presidente e il relatore sul documento hanno concordato con noi che va rivisto completamente l'assetto del contratto di servizio e del sistema radiotelevisivo, per applicare concretamente e davvero la Costituzione. Vedremo se ciò che avverrà corrisponderà al parere che hanno reso e alla sottolineatura della necessità di definire, nel contratto nazionale, anche la tematica dei contratti regionali di servizio.
Ricorderete che la volta scorsa tali contratti erano stati inseriti e poi interpretati come la possibilità di definire tra le Regioni e la RAI una mezz'ora in più di trasmissione che sarebbe stata oggetto del contratto di servizio; mezz'ora sulla quale nessuna Regione è riuscita a stipulare un accordo perché la RAI si è categoricamente rifiutata. Quindi, per modesta che fosse, quella prima disposizione contenuta nel contratto nazionale non è mai stata applicata.
Quello che noi ora abbiamo chiesto alla Commissione di vigilanza è stato di inserire, nel parere, una forte precisazione di questo punto affinché il contratto di servizio definisca con precisione che cosa, in materia concorrente di legislazione significa il contratto regionale, quali ne sono le caratteristiche, come si finanzia e quali sono i vincoli che la RAI ha nella definizione di questo contratto.
È un tema che è stato considerato di gran rilevanza. Abbiamo tutti sottolineato che, in questo caso, se si arriva ad una ridefinizione del sistema radiotelevisivo pubblico, con una parte nazionale sottoposta al contratto nazionale di servizio e una parte regionale sottoposta ad un contratto regionale di servizio, occorre studiare l'evoluzione degli strumenti attuali come il CORECOM, che sono l'equivalente dell'Authority nazionale di garanzia, ma inserire anche degli strumenti, com'è invece la Commissione di vigilanza, interni al Consiglio regionale, per garantire la partecipazione dell'insieme delle forze politiche rappresentative della Regione su questo tema (ad esempio, così come avviene, valutare la bozza di contratto di servizio).
In questo modo si possono dare indicazioni e controllare se le trasmissioni e tutta l'attività che viene svolta aderiscano effettivamente non solo ai contratti di servizio, ma ai principi generali di una normativa che andrebbe definita.
Come vedete, questo è un esempio di tutta la complessa partita che va a volte sotto il nome di federalismo, altre di applicazione della Costituzione.
Qui non siamo di fronte a materie aggiuntive ma alla traduzione in leggi delle Regioni e dello Stato del dettato costituzionale.
Un esempio molto piccolo, come il contratto di servizio fra il Governo la RAI e il sistema pubblico, mette in evidenza quanto lavoro ci sia da fare da parte di tutti, sia nella concertazione fra Regioni, sia fra Regioni e Stato per definire non solo i principi generali, ma anche le modalità concrete con cui noi le applichiamo. Naturalmente la nostra competenza non riguarda solo il contratto di servizio col sistema e il controllo del sistema radiotelevisivo pubblico e il suo orientamento, ma anche il sistema concessorio, il controllo sul sistema complessivo di comunicazione regionale, con tutte le conseguenze del caso in termini legislativi. Basta leggere il decreto legislativo n. 177 per verificare come noi, in questo momento, siamo non adempienti su una partita di grande rilevanza.
La comunicazione era relativamente alle considerazioni che la Giunta, a margine di un testo di legge che è stato inviato al Consiglio, ha iniziato a fare, insieme alle altre Regioni, sull'applicazione della Costituzione su questa materia, nonché tesa a sollecitare, oltre la riflessione che noi abbiamo avviato come Giunta, una riflessione del Consiglio su un tema che a me pare di gran rilevanza e delicatezza, ma assolutamente fondamentale.
Se consideriamo l'esperienza dei sistemi radiotelevisivi pubblici degli Stati ad impianto federale, ovunque in questi Stati esiste una vera televisione regionale o federale. Sono Stati che non si limitano a trasmettere ogni tanto dei notiziari regionali, ma dove vi sono reti interamente regionalizzate, o dove almeno una quota consistente delle reti nazionali è a carattere regionale. Avviene in Catalogna, avviene in Svizzera, avviene in Germania, avviene in tantissime parti d'Europa.
Sicuramente l'impianto costituzionale dice questo, sicuramente noi dobbiamo da una parte predisporci a legiferare in questa materia, ma anche predisporre gli strumenti di garanzia, di controllo della qualità e dell'oggettività dell'informazione a scala regionale. Tuttavia dobbiamo anche concordare (noto principio del federalismo fiscale) su che base questa modifica deve aver luogo, a più di cinque anni dalla ratifica della Costituzione da parte dei cittadini, ossia come definire le modalità di finanziamento del sistema pubblico televisivo in ordine all'evidente necessità che si articoli in sistema nazionale e sistema regionale locale.
Quindi, anche ciò che il cittadino paga per l'informazione pubblica deve essere articolato nelle due voci. Fermo restando che il canone, com'è noto, viene pagato direttamente all'azienda, ma quell'azienda deve organizzare se stessa, le proprie programmazioni, i propri contratti su una base regionale. Occorre che (questa è materia che non può che essere di accordo fra Regioni e Stato) nel contratto nazionale o nella legislazione nazionale si dica quale quota del canone deve venire dedicata all'organizzazione di quel servizio regionale che diventa fondamentale per il rispetto della norma costituzionale.
Questa era la comunicazione che vi volevo fare. I materiali credo li abbiate tutti a disposizione, salvo il parere delle Regioni. Il testo di legge che noi abbiamo approvato, che contiene alcune cose disponibili, è stato testé copiato e fotocopiato dagli uffici.
La legislazione nazionale naturalmente è per definizione nota, nel senso che è disponibile. Il documento lo consegnerò al Presidente affinch lo faccia pervenire; lo ritengo interessante per analizzare la posizione di tutte le Regioni nel primo avvio di confronto con il Governo su questa partita, al momento della redazione del nuovo contratto di servizio.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Intanto un ringraziamento alla Presidente per la comunicazione test svolta. Proprio perché non era prevista, nell'ambito dell'organizzazione dei nostri lavori, è ancor più gradita dal punto di vista metodologico perché risponde ad un'esigenza più volte sottolineata, che noi intendiamo rimarcare in senso positivo.
Apprezziamo tutte le volte che la Giunta, ancor più quando si esprime nella persona della Presidente, quindi dell'organo di massima legittimazione politica attualmente in questa Regione, ritiene utile, com'è stato testé fatto, informare l'Aula su un tema qualunque esso sia, oggi quello della comunicazione.
Questa comunicazione ci fa piacere dal punto di vista metodologico.
Chiederemo alla Presidente di voler procedere con questa metodologia, senza necessità, ove possibile, che da parte nostra o della maggioranza ci sia un'opera di sollecito nelle comunicazioni troppo spesso carenti da parte della Giunta su materie di sua competenza.
Abbiamo detto che vi è un apprezzamento metodologico; anche nel merito ci sono almeno tre livelli di considerazione. Il primo riguarda l'amplissimo tema che nella parte finale la Presidente ha voluto ricordare che si può riassumere l'applicazione del Titolo V del dettato costituzionale - come ricordava correttamente la Presidente - ormai inadempiuto da quasi cinque anni. Federalismo fiscale, federalismo, Titolo V, ruolo delle Regioni, massimamente importante per chi, come noi, oggi vive in una Regione - credo non sia espressione di parte quel che dico che corre il rischio di un'emarginazione - il tema toccherebbe le infrastrutture e tante altre cose - nociva non tanto per coloro che oggi partecipano al dibattito, ma per i nostri figli e ancor più per i nostri nipoti.
La Presidente sa - e credo non sia casuale che buona parte del suo intervento sia stata svolta con uno sguardo prevalentemente rivolto alla sua sinistra, cioè a quella parte dell'Aula che oggi, momentaneamente, è maggioranza - che su questi temi, che noi condividiamo non da ora - perch facevano parte dei nostri programmi da un lato, e che fanno parte per molti di noi di quello in cui sinceramente crediamo - saremmo assolutamente disponibili a contribuire affinché questa Giunta faccia ciò che la Giunta precedente non ebbe il tempo o, se si vuole, anche la capacità, di fare. È inutile discutere di ciò che non è avvenuto, è importante discutere di ci che deve avvenire.
Ed è un supporto che forniremmo a titolo totalmente gratuito ideologico e proprio perché non oggetto di possibili mercanteggiamenti.
Certo nel sottolineare quest'aspetto, che è già stato parte di un altro dibattito e che lo sarà ancora in altri momenti, non è inutile ricordare a tutti noi come su questo tema - non solo su questo - ampie sono le diversità dialettiche che, all'interno dell'Aula, principalmente all'interno dell'attuale maggioranza, attraversano il pensiero politico legittimo dei vari gruppi in sede regionale e in sede nazionale.
Federalismo e Titolo V: materia di legislazione concorrente in senso lato, ruolo competitivo della Regione.
Circa il disegno di legge della Giunta, apprezziamo che ce ne sia uno quanto prima riceveremo i documenti completi, non certo quelli costituzionali che, come ha detto lei, ancorché non sia vero, non possiamo accettare che non siano ignoti, ove probabilmente per alcuni di noi lo siano anche, ma un breve ripasso non farà mai male a nessuno. Ma certamente siamo molto interessati al disegno di legge della Giunta e al testo dell'accordo o del parere fra le Regioni e il Governo, perché è una materia che ci vedrà attenti lettori e poi interlocutori nelle sedi competenti.
Mi permetto un commento particolarmente utile, perché non è stata ricca la produzione di disegni di legge da parte della Giunta in questo primo biennio di produzione legislativa. Il che di per sé non è un bene e non è un male, dipende da ciò che si è promesso e da ciò che poi si è fatto.
Rimango molto fedele ad uno dei miei riferimenti, il professor Robilant, che diceva, da gran liberale: "Quando uno non è sicuro, è meglio che si astenga dal legiferare". È molto meglio una cattiva legge non fatta che una legge fatta non sapendo di che cosa si sta parlando.
Devo dire che, da questo punto di vista, le reminescenze liberali della Presidente l'hanno aiutata molto, e anche alla sua Giunta, a produrre poco in termini di disegni di legge, almeno sinora.
Questo lo vedremo con molta attenzione e discuteremo con tutti coloro Gruppi e Giunta, che su tale argomento importante si vogliono confrontare.
Infine - e poi concludo, perché altrimenti finisce che qualcuno pensa inutilmente che io sia diventato buono, cosa che francamente tendo ad escludere che possa capitare - una piccola nota d'attualità, ma anche polemica.
Il discorso della comunicazione - a lei non sfuggirà e a buona parte dei Gruppi di maggioranza nemmeno - è stato oggetto di molte discussioni anche nelle precedenti legislature.
Siccome in questi giorni, con la celerità e l'efficienza che l'attuale maggioranza dimostra in quasi tutte le sedi, stiamo tentando di discutere il bilancio preventivo, ne sottopongo un elemento all'attenzione di tutti.
Nel bilancio che lei ha sottoposto a questo Consiglio, la comunicazione quest'anno raggiunge la rispettabile cifra di 25 milioni di euro: bilancio preventivo 2007, di cui fino al 28 febbraio di quest'anno siamo in esercizio provvisorio.
Suggerirei alla Giunta di cominciare a preparare un disegno di legge per estendere ulteriormente il limite dell'esercizio provvisorio, perch essendo oggi il 6 febbraio, tendo ad escludere che il bilancio venga approvato entro il 28 febbraio, ma non voglio interferire con l'autonomia legislativa della Giunta né della maggioranza.
Dicevo che 25 milioni di euro sono suddivisi, per essere precisi, in 16 milioni nella direzione della Giunta; tra l'altro, credo che non per questo non casualmente oggi il Capo Gabinetto, nonché Direttore ad interim della Comunicazione, è presente, come pure sono presenti alcuni elementi del CORECOM.
Quindi, come dicevo, sono 16 milioni della Giunta più 9; è un numero assoluto. Premetto che mi sono premunito, così le rendo il discorso un po' più complesso.
Nel 2004, che è l'ultimo anno che attribuirei interamente di responsabilità della Giunta precedente, il numero che A noi torna, ma sono certo che lei potrà verificarlo, è di circa 6 milioni e qualche centomila euro; quindi, saremmo ad un incremento del 140%.
Un incremento del 140% di per sé non è negativo. sappia però che noi al momento lo riteniamo tale e ci apprestiamo quindi, nell'attesa di ampie delucidazioni che, senza dubbio, nelle sedi competenti riceveremo, a proporre emendamenti che meglio tarino l'impegno di comunicazione della Giunta, che già abbiamo giudicato eccessivo, perché lei, soltanto nell'ultimo anno, ha speso 270 mila euro di consulenze esterne nell'ambito della comunicazione.
È un tema che, come lei sa, ci affascina e ci piace discutere con lei e con la sua Giunta ormai da alcuni mesi.
Quindi, nel prossimo anno, se così approvato, questa Regione decide, su proposta del suo Presidente, di indirizzare 25 milioni di euro - leggasi 50 miliardi delle vecchie lire - alla comunicazione.
Prima di esprimere un parere, attendiamo che la maggioranza, che abbiamo visto su questo tema particolarmente attenta, ed immagino anche su queste cifre - alludo all'opinione dell'Onorevole Merlo e non soltanto riassuma in se stessa una propria opinione, onde possiamo capire con chi essere d'accordo e con chi dissentire.
Ovviamente, tendiamo ad essere in sistemico dissenso con voi. Vorremmo solo capire qual è la forma di dissenso più efficace, perché ci offrite tanti stimoli in tal senso. Però le anticipo che riteniamo questa cifra francamente ridondante da ogni punto di vista, anche dal punto di vista dell'impegno legislativo importante, che potremmo anche condividere, sul disegno di legge relativo alla comunicazione regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Voglio anzitutto ringraziare la Presidente Bresso perché, attraverso la sua comunicazione, ci siamo chiariti le idee.
Devo dirle amabilmente che, quando lei ci illustra le sue idee, la apprezziamo sempre molto, e in ogni occasione la apprezzo di più, anche per la sua acutezza e lungimiranza anche in questo campo. Forse, se ci parlassimo un po' di più, e un po' meno attraverso i giornali, avremmo qualche problema in meno, ma questo non è l'oggetto della nostra discussione oggi.
Oggi noi parliamo di comunicazione e di comunicazione istituzionale. Su questo tema, tra l'altro, torneremo, Presidente, perché ci sono alcuni disegni di legge che sono in discussione in Commissione. Credo quindi che avremo modo di approfondire molto il suo disegno di legge, insieme a quelli già presentati.
Innanzitutto, credo che dobbiamo apprezzare la sua capacità di iniziativa su questo punto. Forse è da molto tempo che il centrodestra sollecitava - non ho motivo di dubitarne - una maggiore attribuzione di competenze e di risorse alle Regioni, in applicazione dell'articolo 117.
Credo che sia molto importante che noi possiamo vantare e richiedere pienamente quest'attribuzione di competenza, che la Costituzione ci assegna.
Così come credo sia importante cogliere soprattutto lo strumento che più di ogni altro consentirà alla Regione di poter esercitare questo suo diritto, che è appunto la stipulazione del contratto di servizio regionale.
È giusto. È questo il punto vero su cui potrà essere esercitata la nostra competenza e la nostra opportuna discrezionalità sull'attribuzione delle risorse.
Bene ha fatto la Presidente a richiedere che maggiori risorse vengano assegnate esattamente sul contratto di servizio regionale, perché è evidente, senza nulla togliere alla capacità dell'emittenza radiotelevisiva regionale, come ci siano ampi spazi di miglioramento, senza nulla togliere alla bontà dell'attuale telegiornale regionale, non solo in questo campo ma soprattutto per ampliare notizie, format e news sulla nostra Regione.
È una questione evidentemente rappresentata a seguito della notizia che lei ha fornito, con l'approvazione del disegno di legge, e l'osservazione che le emittenti locali hanno voluto rappresentare, proprio a seguito della sua idea e del suo disegno di legge.
È evidente che questa proposta, seppure pienamente legittima e condivisibile, si scontra, direttamente o indirettamente, con le attese, le ambizioni e i programmi dell'emittenza locale privata, che vede con una certa preoccupazione questa prospettiva.
Tale prospettiva, quindi, va chiarita, soprattutto in riferimento alle risorse economiche che potranno sostenerla.
È evidente che se questa prospettiva di sviluppo attirerà risorse pubblicitarie, dalle emittenti private a quelle della radiotelefonia pubblica, si determinerà un'inevitabile caduta di risorse, di professionalità e di presenza delle emittenti locali. Noi dobbiamo assolutamente evitare questo rischio, quindi le pongo tale questione perché, accanto all'opportuno potenziamento del ruolo dell'emittenza pubblica regionale, non si trascuri la ricca presenza di emittenze televisive locali.
Credo sia anche opportuno dedicare qualche passo di un disegno di legge sulla comunicazione istituzionale.
Bene ha fatto la Presidente e la Giunta a considerare l'importanza della comunicazione anche in capo al Consiglio regionale. Vorrei, insieme ad altri colleghi che lo hanno già ricordato, raccomandare, da questo punto di vista, anche una certa sobrietà nell'utilizzo delle risorse e, quindi diciamo gli impegni, anche legittimi; per esempio, la previsione di un portavoce in capo alla Presidenza del Consiglio e della Regione potrebbe essere condivisibile, a condizione che ciò avvenga con criteri di sobrietà e di attenzione alla spesa.
Bene, infine, rispetto al tema dei cosiddetti contrappesi.
È importante sviluppare una riflessione, peraltro già avviata dalla Presidenza, rispetto al ruolo di CORECOM, che evidentemente ha bisogno di definire anche una sua mission più precisa, sempre di più, come una sorta di Authority a livello regionale.
Bene anche la previsione di una Commissione di vigilanza che possa nella misura in cui l'emittenza radiotelevisiva pubblica si svilupperà anche a livello regionale, svolgere un ruolo di tutela e di vigilanza anche in riferimento agli equilibri tra diverse forze politiche.
In conclusione, voglio condividere l'attenzione più complessiva che il collega Burzi ha voluto rappresentarle. Le risorse a disposizione del sistema formativo radiotelevisivo e della comunicazione istituzione sono molte, quindi è opportuno che noi le destiniamo con la massima attenzione: potrà sicuramente contare sul nostro contributo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie per la sua interessante relazione, che adesso stavo visionando in forma scritta.
Ci sono spunti estremamente interessanti, che non possiamo non condividere, specie quando la Presidente parla dei problemi legati all'emittenza radiotelevisiva; problemi che noi avevamo segnalato in un nostro convegno circa venti giorni fa.
Il rischio è che il Piemonte veda morire, poco per volta, le sedi di emittenti locali, che vengono vendute, chiuse o accorpate, con un conseguente grave problema di carenza di informazione istituzionale del territorio. È chiaro che se la proprietà è lombarda (perché la Lombardia è una Regione più grande e più ricca, con aziende che finanziano di più le televisioni), è ovviamente più facile che su quelle televisioni vengano riportate informazioni maggiormente legate a quel territorio che non al nostro. Questo vale anche per i piccoli giornali, per i mezzi di informazione locali, per i giornali e le reti su internet.
Queste osservazioni sono scritte sul documento.
Oltre che scrivere, Presidente, occorre anche lavorare, per ottenere le risorse per potenziare i mezzi di informazione, che danno informazione del territorio, istituzionale e culturale, perché oltre all'informazione istituzionale, al nostro territorio manca tanto l'informazione culturale locale: tante televisioni, per sopravvivere, si sono buttate su un tipo di pubblicità che viene ripetutamente mandata in onda, da una certa ora della sera, per tutta la notte fino al mattino, che sicuramente di culturale e di informativo ha molto poco, come lei ben sa.
Occorre, quindi, riqualificare e potenziare quello che viene proposto al nostro territorio. Ben venga, allora, un aiuto, sicuramente interessato dell'Ente più forte sul territorio, che è la Regione, che giustamente può e deve raccordarsi con l'Ente Provincia e con tutte le altre strutture pubbliche presenti sul nostro territorio, per ottenere in cambio informazione, cultura e qualità nei programmi televisivi per i nostri cittadini.
Giustamente, i nostri cittadini devono sapere e conoscere quello che i loro eletti stanno facendo, quelli che sono i loro diritti, quelle che sono le loro possibilità e, perché no, anche conoscere storia e cultura del territorio in cui vivono. Questo vale per chi è nato in questo territorio ma anche per chi in questo territorio viene, quindi è bene che sia informato.
Per quanto riguarda la RAI, sicuramente la Presidente sfonda una porta aperta, perché da anni noi critichiamo la situazione in cui si trova RAI 3 Piemonte. Purtroppo sappiamo che da Roma è difficile strappare qualcosa.
Con la Lombardia si era trattato di spostare RAI 2, ma anche in quel caso come lei sa, in realtà si è trattato più che altro di fumo, di arrosto non c'era niente.
Ad oggi, la realtà è che la struttura RAI 2 continua ad essere a Roma mentre a Milano ci sono uffici di rappresentanza.
Come Piemonte dovremmo tentare - e su questo siamo assolutamente in linea - di portare a casa RAI 3. Abbiamo un centro di produzione che per anni ha funzionato egregiamente ed è sottoutilizzato. Cerchiamo di potenziarlo. Perché non abbinare al Museo Nazionale del Cinema, fiore all'occhiello di questo Piemonte, un Museo Nazionale della radio e della televisione? Ci sono locali a disposizione in via Verdi. Utilizzando quelle esperienze acquisite da anni e anni dal personale che è ancora rimasto a lavorare sulla struttura di RAI 3, perché non potenziare RAI 3, in modo che i suoi programmi si possano vedere in ogni Comune del Piemonte? Sono di Alessandria, eppure, nella zona Fraschetta, frazione di Spinetta Marengo, a San Giuliano, a Litta, a Mandrogne e a Cascina Grossa non arriva RAI 3 Piemonte, ma RAI 3 Lombardia.
Questo è chiaramente inammissibile. RAI 3 dovrebbe essere la voce e l'informazione, culturale e istituzionale, del Piemonte, ma dovrebbe arrivare in tutte le case dei piemontesi. Questo è fondamentale.
L'ottima l'idea di utilizzare o chiedere di utilizzare parte del canone caro, tra l'altro, quest'anno: 104 euro - per potenziare strutture regionali, per quanto concerne RAI 3 Piemonte. Meglio ancora, Presidente se lei riuscisse, in quel famoso gruppo di lavoro dei Presidente di Regione che stanno lavorando sulla riforma del Titolo V, su quella parte che potrebbe configurare un futuro federale per alcune Regioni e, ancora di più, sul federalismo fiscale, ottenere che una fetta del canone venga direttamente versata per potenziare l'informazione delle RAI 3 regionali.
Fondi propri, che arrivano a RAI 3. Una fetta di canone che possa realmente essere quantificato, che entri in quelle casse e sia utilizzato.
Lo abbiamo sentito prima, anche dallo stesso Consigliere Burzi: c'è anche la possibilità di utilizzare una parte di quei fondi - parliamo di quasi 50 miliardi delle vecchie lire utilizzate nella comunicazione istituzionale - per dare ancora di più informazione istituzionale. Se parte dei fondi fosse destinato a quello scopo, cioè alla comunicazione istituzionale, sicuramente potremmo fare un gran lavoro di rilancio dell'editoria sul nostro territorio sia televisiva sia della carta stampata e, ancora di più, della rete pubblica, che poi è RAI 3.
Se riuscissimo veramente a potenziare la strumentazione, di cui già disponiamo, creando un vero museo della radio abbinato al museo nazionale del cinema e un museo della televisione, potremmo realizzare, potenziando il centro di produzione, una realtà televisiva e informativa di qualità che potrebbe anche incrementare il turismo. Ricordo che abbiamo anche un'ottima struttura DAMS che potrebbe dare una mano, se si decidesse di abbinare a tutto questo anche una scuola di radiofonia (vi ricordo che la radio è nata a Torino). Creare, in collaborazione con il DAMS, una scuola di radiofonia.
Su progetti innovativi che rilanciano quello che, in passato, era veramente per il Piemonte un fiore all'occhiello, siamo sicuramente favorevoli. Tutte iniziative che possono portare al Piemonte qualità informazione, miglioramento dell'informazione, posti di lavoro e, perch no, turismo, non ci possono che vedere favorevoli.
Ricordo alla Presidente che RAI 3 dispone ancora di dipendenti validi con professionalità che possono e devono essere utilizzate e sfruttate al meglio. Tra l'altro, in VI Commissione si è costituito un gruppo di lavoro che sta elaborando una serie di proposte di legge sulla riforma dell'editoria locale, ma che potrebbe lavorare, contemporaneamente, anche sul disegno di legge che arriva dalla Giunta.
Tale disegno di legge potrebbe fare da legge quadro, chiamiamola così da testo base, su cui far confluire le varie proposte di legge all'esame in Commissione, tra le quali vi è anche quella della Lega Nord, orientata nel senso che oggi la Presidente ha indicato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Devo constatare che la Presidente Bresso è contemporaneamente coraggiosa e innovativa, e l'abbiamo recentemente verificato su alcuni temi importanti che hanno caratterizzato la vita pubblica della regione Piemonte quali il riconoscimento delle coppie di fatto, indipendentemente dagli orientamenti sessuali; sulla creazione del Partito Democratico. Anche per quest'ultimo la Presidente, sta assumendo un atteggiamento innovativo, così come hanno fatto altri suoi colleghi a livello cittadino e locale per ci che riguarda il problema riscaldamento.
Ma ciò che mi preme evidenziare è che la Presidente vuole essere innovativa, anche troppo, sulla comunicazione applicando una politica con la quale si tende a rafforzare sempre di più i più forti ed indebolire sempre di più i più deboli, come peraltro ha giustamente già evidenziato il Consigliere Lepri.
Le emittenti locali svolgono già, in parte, quello che la Presidente vorrebbe far svolgere all'emittente regionale e pertanto a mio parere non abbiamo bisogno di un ulteriore disegno di legge a proposito.
La riforma del Titolo V non tratta solo del federalismo fiscale, ma del principio di sussidiarietà e solidarietà e, sempre nel Titolo V, è già previsto ciò che voi avete venduto ultimamente a livello nazionale con un decreto, e cioè la necessità di dover intervenire sulle nuove aree metropolitane, Torino compresa.
Non so se la Presidente Bresso sia a conoscenza che abbiamo depositato in Regione Piemonte un disegno di legge, che dà mandato al Presidente di indire la Conferenza dei Servizi per riunire Provincia, Comune di Torino e Sindaci appartenenti all'area metropolitana. Per cui, perché non iniziamo a fare qualcosa di serio e di importante e non i soliti proclami? Se questa fuga in avanti, se questa iniziativa coraggiosa l'avesse presa la Giunta Ghigo o il Presidente Ghigo, oggi in aula avremmo assistito ad una mezza rivoluzione politica ed istituzionale. Invece si respira un'aria tranquilla e serena anche se tutti sappiamo che cosa vuole dire monopolizzare la comunicazione.
In ogni caso, stiamo parlando della riforma del Titolo V e nella riforma ci sono tante e tante altre riforme previste che, fino ad oggi, non sono state applicate. È tutto vero quello che ha detto la Presidente, ma fino ad ora non ho in mano il disegno di legge.
Ho letto, tramite i giornali, che la Presidente ha fatto passare questo messaggio come "federalismo fiscale", ma oggi la Presidente ha detto: "Attenzione, non era questo l'intento, è stato travisato". Torniamo al problema principale. Se tutte le emittenti private, quindi tutto il sistema che comunica le attività territoriali (non che non lo faccia RAI 3, ma questo ha tempi prestabiliti) si unissero, produrrebbero qualcosa coma dieci volte di più ciò che attualmente produce un'emettente come RAI 3 visto e considerato che le emittenti private producono comunicazione costante e continua, che rappresenta un patrimonio del territorio.
Pertanto mi domando quali siano i reali interessi di questa Giunta.
Era veramente necessario, fra tutte le priorità di cui necessita la nostra Regione, questo disegno di legge, visto e considerato che parliamo di una riforma e che tocchiamo nel merito anche il Titolo V? Era così necessario che intervenisse la Giunta e, in particolare, il Presidente della Regione e lo stesso Consigliere Lepri? Il problema di questa giunta è che manca il dialogo! Se ci fosse stato maggiore dialogo alla base di questi provvedimenti sicuramente ci sarebbe stata una maggiore intesa.. Abbiamo bisogno che temi così importanti e così delicati, come la comunicazione, siano oggetto di un dibattito democratico in Aula e, soprattutto, mi chiedo era di fondamentale importanza che qualcuno, anche della maggioranza, presentasse una proposta di legge piuttosto che un disegno di legge della Giunta. Su un tema così importante non si può pensare di arrivare in Consiglio e portarlo avanti a colpi di maggioranza. Se così fosse, la Presidente non renderebbe un servizio alla cittadinanza, soprattutto ai cittadini piemontesi. Un tema così importante non lo si può affrontare, Consigliere Muliere, a colpi di maggioranza! Tutte le forze presenti in questo Consiglio devono essere partecipi nell'elaborazione di tale disegno, ma soprattutto devono essere coinvolte in un progetto così importante e delicato, perché non è un disegno di legge qualsiasi, ma è un disegno di legge che va toccare la riforma della stessa Costituzione e pertanto mi aspetto una collaborazione più ampia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Apprezzo la relazione della Presidente, apprezzo l'iniziativa che ha saputo, insieme alle altre Regioni italiane, mettere in campo su una questione che - come lei stessa ha detto prima - è delicata, di gran peso e di gran rilevanza.
La Presidente pone la questione, certamente condivisibile, dell'esercizio di funzioni che la Costituzione vigente assegna già oggi, come competenza concorrente, alle Regioni. Quindi, non c'è una richiesta di esercizio di nuove competenze, non c'è un salto in avanti nella ricerca di un'affermazione di un federalismo aggiuntivo rispetto a quello che già il titolo della Costituzione oggi assicura, bensì la richiesta di poter esercitare quando già di diritto la Costituzione prevede.
Così come credo sia incontestabile l'affermazione che l'informazione regionale locale pubblica va migliorata, va ampliata in quantità e in qualità, e che l'iniziativa si pone nell'ottica di rafforzare complessivamente il sistema dell'informazione e della comunicazione locale e regionale.
È bene che anche a livello nazionale le Regioni si attivino per attuare compiutamente il decreto legislativo n. 177/2005 e perimetrare con precisione le competenze che la Costituzione assegna.
Ritengo assolutamente positivo che si richieda di destinare una quota del canone e delle risorse che ne derivano a livello regionale; lo ritengo un modo interessante per rafforzare le sedi e le produzioni a livello regionale, ma per dare risposte anche alle difficoltà e ai rischi di un depauperamento che, a livello piemontese, abbiamo affrontato in varie discussioni nei mesi scorsi.
Vedo però un rischio; anzi, ne vedo due, che in parte sono già stati richiamati. Il primo è il rapporto con il sistema dell'emittenza e dell'informazione pubblica a livello regionale con il sistema delle emittenti televisive e locali private. Il rischio è che si possa squilibrare e mettere in difficoltà il rapporto oggi esistente pregiudicando quel gran ruolo e quella funzione che le televisioni locali private svolgono con una funzione di prossimità, capace di rappresentare territorialmente aspetti ed attività che, a livello regionale, potrebbero non trovare spazio.
L'altro rischio è che la distribuzione diversa delle risorse determini rapporti squilibrati tra l'informazione esercitata a livello pubblico e quella delle emittenti private.
Vi è, inoltre, il rischio di un'interferenza pesante, che potrebbe verificarsi nella programmazione dell'informazione, della comunicazione televisiva pubblica regionale. Da questo punto di vista, dico che la Regione deve vivere il nuovo ruolo che potrebbe acquisire non come azionista di maggioranza della televisione pubblica regionale, ma come regolatore del sistema e del suo equilibrio complessivo.
Si tratta dunque di una questione delicata, che chiama in causa la definizione degli organismi di controllo del CORECOM, come è già stato detto prima, ma anche la necessità di pensare a meccanismi di trasferimento dei fondi, quali quelli derivanti dalle quote aggiuntive di canone, se così sarà. Trasferimento direi quasi automatico, a fronte dei contenuti del contratto di servizio. In questo modo, si potranno togliere momenti di discrezionalità che possono, in qualche modo, influenzare politicamente l'attività della televisione e del servizio pubblico, che deve invece essere equilibrata e svolta in piena autonomia. Sarà sicuramente necessario rafforzare i momenti di controllo e di verifica, nel rispetto dei contenuti del contratto di servizio che, anche a livello regionale, dovranno essere definiti.
Volevo solo esprimere queste brevi considerazioni e dire che oggi inizia un momento di confronto che sarà ampio. Ci sono le proposte di legge che sono state richiamate all'attenzione della Commissione; si aggiungerà anche questo disegno di legge e credo che dovremo prestare l'attenzione dovuta, affinché dalla Regione Piemonte arrivi una proposta innovativa in merito alla disciplina della comunicazione e dell'informazione locale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni; ne ha facoltà.



CASONI William

Anch'io apprezzo il fatto che la Presidente abbia svolto questa comunicazione. È sempre utile parlare degli argomenti prima che sorgano delle incomprensioni. Comunque, provo a dividere in due parti il ragionamento che ha fatto la Presidente.
C'è una parte che è pienamente condivisa e se c'è bisogno di strumenti e di aiuto, servono per portare a casa i risultati attraverso i rapporti con la Commissione di garanzia della RAI a Roma, nella quale anche noi ci possiamo impegnare a fare in modo che si delineino delle forme che, in un certo senso, vincolino il contratto di servizio a essere modificato, nel senso che maggiore attenzione deve essere data all'informazione regionale maggiori mezzi devono essere concessi, come chiesto dalle Regioni, per una battaglia che era già stata intrapresa.
Spero che adesso, essendovi una visione su questo tema probabilmente bipartisan, si riesca, anche con l'aiuto del Presidente della Commissione a fare in modo che nel contratto di servizio ci sia più attenzione alle risorse e ai fondi che devono arrivare alla Regione Piemonte. Noi sicuramente lavoreremo per quest'obiettivo, assieme alla Presidente appoggiando le azioni che vorrà intraprendere, se ci terrà costantemente informati sull'evoluzione della vicenda.
Tuttavia, una volta ottenuti questi risultati, una volta sbloccati dei fondi che possono essere destinati alla Regione e al territorio - siamo d'accordo sul fatto che una quota del canone sia trattenuta direttamente dal servizio regionale - qualora si arrivi a queste ipotesi, si tratta di capire come s'intenderà gestire l'insieme delle competenze e delle risorse cioè attraverso quali linee, attraverso quali leggi, attraverso quali strumenti. La Presidente ne ha delineate alcune, ma, per esempio che ruolo vogliamo definitiva attribuire al CORECOM? Giustamente, è stato affermato che il CORECOM si sta prospettando come un'Autorithy regionale. Quindi dovrà avere ricevere funzioni e competenze che siano di controllo, di verifica, di appianamento, di definizione e di rilevazioni.
L'avevamo già visto su internet, ma ora abbiamo ricevuto la copia del disegno di legge regionale. Su di esso dovremo fare degli approfondimenti perché sappiamo che contemporaneamente è stato presentato una proposta di legge de La Margherita, ma giace in Commissione anche una proposta di legge del nostro Gruppo, destinata all'informazione periodica locale.
Dobbiamo fare in modo, attraverso la comunicazione con Roma e se riusciremo ad attivare maggiori sinergie con Roma, di avere più risorse da destinare a RAI 3 e al servizio regionale, cioè che una quota corrispondente dei fondi regionali sia trasferita, invece che ad altri settori - televisioni private, radio private, informazione locale informazione sul territorio. Non dobbiamo, come qualcuno prima balenava agevolare una gestione che vada a rafforzare solo i potenti e indebolisca i più deboli. Assolutamente no.
Se è un progetto di federalismo di comunicazione, ricordo che la stessa parola "federalismo" vuol dire che si deve aiutare anche il piccolo a fornire la sua informazione; che si devono aiutare le radio e i giornali locali, magari con nuove soluzioni e con nuovi strumenti. Oggi ci sono moderne tecnologie, quindi si potrebbero utilizzare nuovi strumenti di comunicazione. Occorre, quindi, prestare molta attenzione.
Ritengo che sia il disegno di legge della Giunta sia le proposte di legge che giacciono in Consiglio sulla materia, debbano essere elaborate dalla Commissione competente in un gruppo di lavoro, magari anche con audizioni esterne, chiamando tutti questi soggetti ad esprimere i loro pareri e le loro aspettative. Bisogna fare in modo che non ci siano vincitori e vinti, ma che ci sia una comunicazione che porti ad un TG3 e ad una terza rete con servizi a carattere più regionale.
In questo modo, copriremmo una giusta esigenza, perché sappiamo che RAI 3 è la televisione che tutti guardano e questo vale soprattutto per il TG3.
Sono convinto che trasmissioni di approfondimento, com'era Ambiente Italia a carattere più regionale, cioè tagliate su scala regionale, sarebbero molto seguite. Direi che la Regione deve fare attenzione a non destinare troppe risorse a queste iniziative, ma piuttosto ottenerle da Roma. In questo momento, la Regione dovrebbe spendere risorse a cascata verso il basso.
Se in Commissione tutti i disegni e le proposte di legge saranno esaminate, se ci sarà un confronto e se ci saranno delle audizioni, sono convinto, come ho già detto, che, perlomeno il mio partito, non farà di certo barricate su un disegno di legge che va nell'interesse generale della comunicazione in Piemonte.
Vorremmo, però, che fosse preservata l'autonomia e la libertà, e non ci fossero vincoli che obblighino alla concentrazione o ad altro sul territorio, lasciando che la comunicazione sia semplice, locale e libera con un organo, come RAI 3, che farebbe in modo che ci siano più alti interessi.
Concludo con una battuta. Quando, all'epoca, avevamo proposto il disegno "Piemonte All News", poi ripreso in un certo senso, si era scatenato l'universo.
Noi crediamo che una comunicazione più attenta al territorio sia utile a tutti. Facciamo solo in modo che non diventi una comunicazione di parte.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Grazie, Presidente.
Intervengo, in particolar modo, per sottolineare come anche questa volta la Presidente Bresso abbia centrato la questione. Ha posto una questione vera.
Non è casuale che oggi tutti i Gruppi consiliari sentano il bisogno di sottolineare come la questione posta dalla Presidente Bresso, sia a livello nazionale sia nella nostra Regione (l'ha posta la Giunta attraverso il disegno di legge), sia una questione reale. Occorre affrontarla, però, in un momento particolare perché, oggi, il Parlamento si appresta a discutere una riforma più generale, proposta dal Ministro Gentiloni.
C'è poi un'altra questione che vorrei richiamare in questo momento. Da mesi i giornalisti aspettano il rinnovo del proprio contratto. Più volte sono stati costretti a scioperare per sottolineare l'esigenza di arrivare ad un rinnovo, nel più breve tempo possibile, del contratto. Siamo ancora in assenza di un contratto. In questo Paese bisogna garantire un'informazione libera e autonoma; bisogna garantire ai cittadini il diritto di avere un'informazione.
Quando la Presidente pone, nell'ambito di una discussione, iniziata in questa Regione, l'accento sul federalismo e sulla necessità di avere risorse, e non solo risorse, da utilizzare in questa Regione, in questo caso per l'informazione, pone una questione cruciale.
Vorrei che ci si soffermasse sul fatto che parte dei nostri cittadini non vedono la RAI. Questa mattina ho ricevuto una telefonata di un cittadino di un Comune della Provincia di Alessandria, che mi ha detto: "Fate qualcosa, perché nel nostro Comune non si vede la RAI".
Abito in un Comune del profondo sud del Piemonte - lo voglio sempre ricordare, perché il Piemonte è fatto di tanti territori - e per garantirci il diritto di vedere RAI 1, RAI 2 e RAI 3 dobbiamo pagare un ripetitore con la manutenzione privata. Paghiamo il canone e, oltretutto, gran parte del territorio regionale vede RAI 3 Lombardia.
Il problema che poniamo è che i cittadini piemontesi possano vedere RAI 3 Piemonte e non RAI 3 Lombardia, perché vogliono essere informati su quello che succede sul loro territorio regionale.
È una questione vera o no, quella che si pone? È una questione vera per la cui soluzione non possiamo continuare, come abbiamo sempre fatto, a denunciare questi limiti. Dobbiamo affrontare le questioni per quelle che sono. I cittadini piemontesi pagano il canone e hanno diritto, non solo di avere un'informazione generale, ma di essere informati su ciò che succede sul loro nostro territorio, poiché quello che succede sul nostro territorio regionale non è qualcosa che non li interessi. Nel momento in cui i cittadini chiedono di essere informati, chiedono anche di essere informati su come funzionano la sanità e i trasporti piemontesi.
L'occasione che ci viene offerta dalle riflessioni del Presidente e dal disegno di legge della Giunta, quindi, è importante.
Vorrei anche garantire l'impegno da parte nostra, nei confronti di tutti i Gruppi consiliari, che nel momento in cui sarà discussa in Commissione, è certo che dovremmo affrontare la questione in un'ottica più generale, tenendo conto dei testi presentati e delle questioni relative all'informazione poste alla Commissione competente. È quello che faremo e che sicuramente cercheremo di garantire.
Nello stesso tempo, però, dobbiamo dare garanzia, nell'affrontare le questioni poste, che in questi anni si è diffusa una consistente informazione sul territorio locale, ad opera di emittenti locali. È una realtà importante, con cui dobbiamo dialogare, garantendo a queste emittenti che continueranno a svolgere il lavoro che hanno garantito in questi anni.
Ritengo che le questioni sollevate interessano tutti i cittadini piemontesi, perché l'informazione è un elemento importante della nostra vita democratica.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Sono certo che la Presidente, come alcuni Consiglieri hanno sottolineato, abbia colto un problema esistente e che la Giunta l'abbia tradotto in disegno di legge il 29 gennaio. La Presidente, oggi, ha dato comunicazione non tanto e non soltanto del disegno di legge, ma di quanto intenderà fare la Giunta relativamente alla comunicazione legata anche alla possibilità di risorse stornate dai proventi del canone.
Mi permetto di fare alcune considerazioni, lo dico ai Consiglieri anche per rispetto e dignità di questo Consiglio.
Il Consiglio regionale, in moltissime sue parti, ha avuto nei mesi passati volontà di presentare proposte di legge, tant'è che da alcuni mesi si è costituito, all'interno della VI Commissione, un gruppo di lavoro che, possiamo dirlo tranquillamente, ha atteso la proposta della Giunta. Un percorso che, inversamente, non accade. Qualora la Giunta presenti un disegno di legge e un Gruppo consiliare sostiene di avere l'intenzione di presentarne uno sulla stessa materia, ovviamente i lavori vanno avanti. Non è accaduto questo. Questo può avere una sua valenza. Potrebbe avere poco senso che il Consiglio legiferi e poi si trovi a legiferare nuovamente sulla stessa materia. Diciamo: finalmente siamo arrivati! Avendo già costituito il gruppo di lavoro in VI Commissione, potremmo iniziare a discutere di informazione locale.
Non volendo entrare nel merito - anche perché lo ha già fatto il Consigliere Casoni - nonostante il nostro Gruppo consiliare sia il proponente di uno dei progetti di legge presentati, intendo ricordare alla Presidente che la Regione e il Consiglio regionale si sono interessati qualche mese fa della questione RAI.
I Consiglieri ricorderanno, e la Presidente sa bene, che gli Enti locali, quindi Giunta regionale, provinciale e comunale, già eletta la Presidente Bresso, presero l'impegno con la RAI affinché la stessa presentasse, entro novembre 2005, il Piano Torino. Siamo a febbraio 2007 e il Piano Torino non è mai stato presentato. Va bene utilizzare il canone RAI per avere fondi da utilizzare per fare maggiore informazione, sia essa la carta stampata, siano le emittenti locali, sia una trasformazione o un potenziamento non soltanto del segnale, ma anche del TG regionale.
Ricordiamo però - mi permetto di dirlo, ma sarà motivo di presentazione di un documento - che la Regione sta assistendo inerte, nonostante l'incontro avuto con i vertici RAI, al lento trasferimento di tutte le dirigenze e di tutte le competenze da Torino a Roma, senza che nulla venga fatto.
Che razza di federalismo è quello per cui ci basta utilizzare fondi che provengono dalla RAI che, incidentalmente, gestisce il canone a Torino e non a Roma! Ci accontentiamo di utilizzare parte dei fondi della RAI e non siamo interessati a mantenere, sul nostro territorio, il centro di Torino quale secondo centro italiano della RAI-radiotelevisione italiana? Questa è una valutazione.
Vorremmo che il Piano Torino venisse presentato. Novembre 2005 è molto lontano, il Consiglio lo abbiamo convocato, se non ricordo male, primavera estate 2006; è stato votato all'unanimità, o a larghissima maggioranza, un ordine del giorno che dava precisi impegni in merito. Vorremmo, unitamente al disegno di legge, che non ho ancora letto, certamente importante per un riordino e un sostegno delle iniziative editoriali, siano esse sulla carta stampata, sui canali digitali o via etere tradizionali qualche valutazione come anche sul patrimonio comunicativo che la Regione possiede.



PRESIDENTE

Non essendoci altri Consiglieri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
La parola alla Presidente Bresso per la replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio per i tanti e ricchi contributi emersi nel corso della discussione. Sono state sollevate alcune questioni su cui non tornerei questa sera perché riguardano altra materia. Ad esempio, per quanto riguarda il computo delle risorse destinate alla comunicazione in bilancio ne parleremo nella Commissione competente di domani o dopodomani.
Analogamente la comunicazione non verteva sul centro di produzione RAI di Torino, un centro di produzione nazionale al quale devono essere attribuite funzioni produttive che non riguardano solo la televisione regionale, ma l'insieme della programmazione radiotelevisiva. Su questo, in effetti, dovremmo riprendere l'iniziativa perché ogni volta, alle promesse e agli impegni anche formali dei Presidenti e dei direttori generali di volta in volta nominati, non corrisponde mai nulla di molto concreto o comunque, molto poco. Il centro di produzione qualcosa fa, ma certamente non è stato né rilanciato né ridefinito nelle sue missioni.
Il tema che volevo sottoporre ad una riflessione del Consiglio non riguarda particolarmente il testo di legge presentato, che sarà discusso in Commissione, insieme con gli altri, magari attendendo altri contributi, ma riguarda le competenze che prima della Costituzione erano delle Regioni nel campo della comunicazione pubblica e del sostegno al sistema di comunicazione locale e regionale.
Nel predisporre il disegno di legge e nell'ambito del rapporto fra le Regioni per l'applicazione del Titolo V della Costituzione, ci siamo resi conto che c'è un lavoro molto più complesso da fare. È opportuno, anche rispetto al testo di legge e ad altri provvedimenti presenti in Commissione sulla stessa materia, anteporre una riflessione fondamentale sul recepimento, con legislazione regionale, dei compiti che la Costituzione ci assegna.
Nel caso del servizio radiotelevisivo, solo in questo caso, vi è il decreto legislativo n. 177. Non esiste, al momento, legislazione di indirizzo e di inquadramento generale, che è quella che deve fare lo Stato sulle materie concorrenti, per il tema comunicazione, se non radiotelevisiva. Ad esempio, per il tema comunicazione multimediale, per il tema comunicazione locale ecc.
Quando dico che non esiste recepimento, voglio anche dire che, di norma, alle competenze corrispondono fondi di risorse che devono essere individuati. Questo è il lavoro che si sta facendo sul federalismo fiscale.
Ho ricordato che, materia per materia, va individuato come ci si finanzia e su che fondi, altrimenti molte materie rischiano di restare sospese in aria come possibilità concreta di gestione da parte delle Regioni.
Attraverso il testo che le Regioni hanno messo a punto, volevo partire da un tema specifico - il contratto di servizio - e volevo sottolineare il fatto che c'è una necessità assoluta di ridefinirlo e che, in base alle nostre competenze, questo contratto di servizio deve consentire alle Regioni (spero in un accordo anche con lo Stato) di ridefinire completamente il sistema della comunicazione radiotelevisiva pubblica a livello regionale.
Non è possibile che la comunicazione regionale sia rappresentata solo da quell'ora, o poco più, di trasmissione quotidiana, che per di più non ha le coperture che tutti hanno ricordato e che nemmeno si può sentire, ma che comunque non rappresenta certo un impianto federale del sistema radiotelevisivo che risponda al nuovo abbinamento dello Stato. Secondo me lo si sarebbe dovuto già attuare anche in un ordinamento non federale perché l'obiettivo di far conoscere cosa avviene a livello locale non deve essere necessariamente legato alla Costituzione e non può essere legato semplicemente al buon senso. Ma non è mai stato così.
Adesso credo che quest'aspetto vada proprio ridefinito e che nel contratto di servizio si debba individuare un numero di ore di trasmissione che devono coprire (lo hanno detto in molti) anche la comunicazione più ampia e non solo l'informazione in senso stretto, ma gli approfondimenti culturali, i programmi che vengono realizzati in diverse parti del territorio, di modo che, ad esempio, il concerto che si tiene ad Alessandria possa essere trasmesso.
Quindi, una copertura di un certo numero di ore, come avviene in tutti i sistemi che hanno una bipolarità: servizio pubblico nazionale e servizio pubblico regionale. Un numero di ore da definire attraverso un accordo che deve, per forza di cose, essere raggiunto. Altrimenti dobbiamo andare per tentativi. Sarebbe complicato: una quota del canone che finanzi quella parte di attività, una riorganizzazione, una vera direzione regionale che faccia un palinsesto sulla base delle ore attribuite e anche sulla base della disponibilità finanziaria attribuita.
Se quella televisione regionale possa o no assumere anche pubblicità è un tema delicato, che va definito ed è oggetto di discussione, perché è evidente che, a seconda di come si orienta la riforma del sistema pubblico (come sapete, esiste un dibattito), il canone deve coprire tutte le reti.
Ci sono reti coperte da canone che riducono la pubblicità e reti che invece, si devono finanziare solo sulla pubblicità.
È chiaro che tutto questo ha delle conseguenze sul sistema regionale.
Per questo ritengo che vada aperto un confronto molto più serrato con il Governo, perché per legiferare abbiamo bisogno di questo chiarimento.
C'è però una parte delle competenze, per quanto riguarda il sistema radiotelevisivo, che è stata già definita dallo Stato, ed è tutto il sistema concessorio. È il tema su cui vi comunicavo che ho chiesto agli uffici, perché materia statale. Credo che, se lo leggerete, sarete certi di cosa dobbiamo fare. Non ne sono certissima, ma mi pare si dica che dobbiamo lasciare i provvedimenti abilitativi autorizzatori e concessori necessari per l'accesso ai siti previsti.
Quindi il sistema delle concessioni regionali e locali è trasferito non solo dalla Costituzione, ma da una legge esistente in vigore da più di un anno, dallo Stato alle Regioni, che non hanno ancora approvato leggi di recepimento.
Noi dobbiamo recepire questa legislazione perché abbiamo delle competenze già chiarite e non attribuite, perché è la Costituzione che ce le attribuisce; possiamo anche contestarle, se vogliamo, ma sono già chiarite. Dobbiamo fare una legge di recepimento, nell'ambito della quale regolare poi i rapporti con il sistema locale.
Sono del tutto d'accordo: non bisogna immaginare che l'esistenza di più ore di trasmissione RAI debba "uccidere" la concorrenza a livello televisivo e informativo. È fondamentale per la qualità del prodotto informazione, perché se non c'è un po' di concorrenza, l'informazione non viene fornita in modo adeguato.
Non c'è dubbio che l'esistenza di televisioni, anche private, incentivi il miglioramento della qualità dell'informazione. Tutto questo deve essere regolamentato ed è ovvio che se è competenza nostra o sistema concessorio oltre a chiarire meglio le competenze del CORECOM, la legge deve anche definire le funzioni del Consiglio regionale in quest'opera di controllo.
Quindi è un tema che va esaminato attentamente, ed è per questo che ho sollecitato una riflessione al Consiglio.
Noi porteremo una proposta, però il Consiglio deve cominciare a ragionare sul fatto che cambia completamente il sistema delle competenze e che a questa Regione, come a tutte le altre, e a questo Consiglio vengono attribuite competenze molto delicate di regolazione del sistema dell'informazione, in questo caso radiotelevisiva.
Per quanto riguarda il resto e soprattutto il tema della multimedialità, delle piattaforme e dell'informazione più tradizionalmente giornalistica, la legislazione che regolamenta la comunicazione a livello locale è in ogni modo tutta di competenza regionale, diversamente dal passato, quando la legge vigente sulla comunicazione pubblica oscillava fra Scilla e Cariddi, con competenze molto limitate.
Oggi le competenze a livello regionale sono la totalità della regolazione del sistema, quindi c'è una responsabilità in parte recepita nella legge che abbiamo presentato che riguarda il sistema della comunicazione pubblica e che affronta in maniera molto più ampia il tema del supporto al sistema locale regionale, a tutti i sistemi di media e anche alla multimedialità, che ormai sta diventando la regola. Se verificate, sono ormai molte le testate collegate con piattaforme e internet, con siti internet e con radiotelevisioni, cioè vi è sempre più spesso un collegamento fra i diversi media. È un'evoluzione molto complicata. Se considerate che la Costituzione è stata rovesciata, tutto ciò che in Costituzione non è riconosciuto competenza dello Stato è competenza nostra.
In particolare tocca a noi individuare e regolamentare tutti gli elementi d'innovazione che si configureranno in futuro. È una bella sfida.
Credo che il dibattito odierno sia molto interessante per prendere coscienza del cambiamento delle funzioni che sta avendo luogo in questa materia. Quindi dobbiamo iniziare a ragionare, anche dal punto di vista dell'istruzione legislativa agli uffici, su come costruire una legge che recepisce la precedente legge n. 175 sull'informazione televisiva, e più in generale la Costituzione.
La trattativa con il Governo rispetto al sistema pubblico e al canone è una componente di questo recepimento, che anch'esso è chiaramente identificato nella legge e deve essere applicato. Non c'è dubbio che il momento in cui si firma il nuovo contratto con il sistema pubblico non pu essere un momento in cui si dimentica di aver fatto, come Stato, una legge che dice che i contratti di servizio li fanno anche le Regioni per informazioni regionali.
In questo, lo devo rilevare, abbiamo avuto un supporto molto importante dalla Commissione di vigilanza che stava dando il parere, perché in realtà (non che non esista nell'attuale formulazione del contratto di servizio) esiste in quel modo come esisteva la volta scorsa, cioè poi non viene applicato. Invece dovrebbe essere molto pregnante, perché lo Stato ha legiferato in modo diverso, non può stipulare un contratto di servizio uguale a prima della Costituzione, a prima del decreto legislativo n. 177.
Lo abbiamo messo in risalto con forza nell'audizione e speriamo che la Commissione lo sottolinei anch'essa con forza nel parere da inviare al Governo, in modo da avviare una trattativa su basi completamente diverse.
Avremo un momento di preciso confronto su questo con il Governo per non perdere un'opportunità che, altrimenti, si ripresenterà al prossimo contratto di servizio.
Dobbiamo legiferare sul sistema dell'informazione locale, in particolare su quella radiotelevisiva, su cui abbiamo competenze da recepire e da normare, e un sistema di garanzie da definire. Inoltre abbiamo da rivedere, alla luce anche di questo, il sistema dell'incentivazione e della comunicazione pubblica, che sono materie anche tradizionalmente nostre, come far sì che la comunicazione della Regione sia coerente con il principio che non deve essere una comunicazione solo della Giunta, ma dell'insieme dell'istituzione, e come definire il sistema dell'incentivazione ai media locali, anche qui partendo dal principio che la situazione sta cambiando, cioè che sempre di più non esistono solo il giornale, la televisione o la radio o il sito internet, ma un sistema multiplo che utilizza più media, governato dalla stessa proprietà e, in ogni modo, dallo stesso sistema di comunicazione.
Anche in questo caso gli strumenti di supporto, di aiuto e di finanziamento si diversificano molto e possono essere molto vari.
Questa è tutta la parte già contenuta nella legge che abbiamo presentato e che penso sia contenuta anche in molti dei provvedimenti che giacciono in Consiglio e su cui inizieremo a discutere.
La comunicazione era finalizzata soprattutto a comunicarvi che in questo caso come in molti altri abbiamo compiti urgenti di recepimento di una legislazione nazionale che ha già trasferito funzioni che non abbiamo ancora provveduto ad incardinare nel nostro sistema.
Questa è una cosa su cui, nei prossimi giorni, lavoreremo il più rapidamente possibile e su cui credo sarà anche opportuno, come Consiglio avviare un'audizione con tutti gli operatori per chiarire a noi stessi il profilo della competenza, perché è chiaro che quando una materia è nuova lo è non solo per i politici, che per definizione possono anche non essere esperti, ma anche per la struttura, perché non ha competenze dirette su quella questione.
Quindi abbiamo tutti il problema di costruirci un sistema di conoscenze adatto a farci legiferare al meglio su una materia molto delicata com'è quella della comunicazione regionale e locale.
In conclusione, queste erano le considerazioni che volevo condividere con voi e su cui penso che dovremmo definire degli approfondimenti in sede di Commissione, anche prima del processo legislativo di recepimento, che credo possa essere svolto con un lavoro istruttorio di audizione, prima di provare a legiferare, piuttosto che farlo ex post, visto che è una materia nuova e di grande interesse.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame proposta di deliberazione n. 243, inerente a "L.R. 13 febbraio 1995 n. 16 e l.r. 57/2001. Piano triennale 2006-2008 degli interventi regionali per i giovani. Adozione ai sensi dell'articolo 57 dello Statuto. Ratifica ai sensi dell'articolo 57 dello Statuto della DGR 58 - 5046 del 28 dicembre 2006"


PRESIDENTE

Ad inizio della seduta, era stata richiesta, con larga condivisione un'inversione all'o.d.g. per trattare la proposta di deliberazione n. 243 il cosiddetto Piano triennale giovani, di cui al punto 35) all'o.d.g.
Si tratta della ratifica di una deliberazione della Giunta regionale.
Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi per l'illustrazione; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Ci troviamo oggi a ratificare una deliberazione che la Giunta ha assunto, assumendo i poteri sostitutivi del Consiglio regionale, onde potere approvare in tempo utile, cioè entro il 2006, il programma triennale degli interventi regionali per i giovani.
Questo ritardo del Consiglio era motivato dall'attesa che la Consulta giovani esaminasse il piano ed esprimesse il proprio parere.
Credo che quest'attesa sia stata utile, in quanto la Consulta ha esaminato attentamente il programma, ha espresso delle osservazioni e dei pareri.
Il parere è stato positivo e le osservazioni pertinenti e concrete. La Commissione stessa ha preso in esame sia il parere positivo sia le osservazioni che la Consulta ha espresso e all'unanimità le ha condivise.
Alcune di queste sono diventate osservazioni che diventano parte integrante del piano, altre sono diventate raccomandazioni alla Giunta affinché tenga di queste osservazioni.
Complessivamente, si tratta di un lavoro da parte della Giunta nella predisposizione di questo piano, che tiene conto degli obiettivi europei degli obiettivi di Lisbona e della necessità di un'attenzione per le giovani generazioni sia sul piano della loro possibilità di partecipazione politica sia sul piano dello stimolo alla loro partecipazione sui temi del lavoro, sui temi della conoscenza e sui temi della partecipazione sociale.
Vi è una serie di interventi che la Giunta ha predisposto attraverso questo piano, anche come azione di sistema nel rafforzare i sistemi locali e nella possibilità da parte dei giovani di avere luoghi e sedi di partecipazione.
Tutto ciò premesso, la Commissione ha all'unanimità espresso parere favorevole circa questa ratifica.
Pertanto, concludo questa mia breve illustrazione per non dilungarmi anche perché il lavoro della Commissione è stato ampio ed articolato quindi credo che tutti i colleghi che ne fanno parte possano avere ampiamente condiviso tutte le argomentazioni sviluppate.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Grazie.
Siccome il percorso e l'illustrazione della Presidente della Commissione Paola Pozzi è stato anch'esso, come il piano, chiaro ed esaustivo, io sottolineo tre dati politici, perché noi siamo anche un organo politico, anzi siamo essenzialmente un organo politico. Uno minore e non di grande importanza, ma è un'osservazione che comunque dobbiamo fare due punti sono molto positivi e alla fine porrò una domanda.
Il primo dato è questo. Il Piano - senza alcuna polemica, anzi anticipo che voteremo a favore - è arrivato in ritardo di otto mesi; in genere questo Piano veniva approvato a giugno. Lo segnalo alla Giunta e alla Presidente Bresso, perché la struttura ha bisogno di essere rinforzata con energie, con forze e probabilmente anche con personale. Questa circostanza però non ha inciso sul buon lavoro che è stato fatto.
L'unica cosa negativa che devo segnalare è questa. Quindi, questa è l'unica considerazione.
Per il resto, noto con piacere che è un Piano ricco, intelligente interessante, molto ben fatto e in continuità con i Piani Giovani precedenti. Dopo aver rievocato i trascorsi sessantottini/settantasettini della mia esperienza giovanile, devo dire che c'è stato un elemento, in quest'elaborazione, cui molti colleghi presenti in aula hanno partecipato.
Devo anche fare i miei complimenti al Vicepresidente Placido.
Vorrei segnalare alla Presidente Bresso che sto facendo un apprezzamento sulla Consulta Giovanile, che ha lavorato con grande scrupolo. Francamente, la Consulta ha studiato proprio bene il Piano Giovani. Mi rivolgo ai nostri colleghi. Ho partecipato ai lavori della Consulta e, con soddisfazione, ne ho constatato la serietà. Del resto, la Consulta ha tanti dati positivi, tra cui il fatto che l'Ufficio di Presidenza è stato eletto all'unanimità in maniera bipartisan, quindi si lavora con equilibrio.
Le proposte di emendamento sono state presentate dalla Consulta all'unanimità, quindi noi, come Forza Italia, le recepiamo, le sottoscriviamo e siamo disposti a votarle. Dopo un intenso lavoro fatto in Commissione, siamo disposti a votare subito e positivamente il Piano Giovani.
Un'osservazione che faccio tutte le volte, e ringrazio il Consigliere Dalmasso per aver fatto lo stesso, riguarda i centri studenteschi.
Giovedì in Commissione vorremmo avere qualche notizia. Non è necessario averle adesso, perché l'informazione non è legata a questo o al bilancio.
Lo segnalo perché a noi sembra un'esperienza estremamente interessante e dinamica.
L'ordine del giorno che discuteremo successivamente parla dell'impegno giovanile all'interno dei centri studenteschi.
Voglio dire, con un pizzico di orgoglio, che questi centri studenteschi autogestiti sono stati un'invenzione della nostra Giunta, una delle cose più interessanti che abbiamo fatto. Non pretendo che tutti li conoscano bene, come il Consigliere Turigliatto, che li frequenta, però è sicuramente un'esperienza molto interessante.
Con questa raccomandazione, esprimiamo voto favorevole al provvedimento. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Purtroppo non ho partecipato agli ultimi lavori della VI Commissione in cui si è discusso il Piano, però ho avuto modo di leggerlo, essendo stato distribuito nella Commissione precedente.
Credo che vi siano, all'interno di un Piano che ha certamente delle positività, non fosse altro per la sua ampiezza, tre aspetti contestabili.
Il primo riguarda l'assunzione di un Piano con i poteri del Consiglio.
Sicuramente questo è avvenuto per fare in modo che si verificasse ancora nel 2006. È altrettanto vero, però, che questa Giunta non si è insediata negli ultimi mesi dell'anno precedente, ma da quasi due anni, quindi c'era tutto il tempo per esaminare il provvedimento, tanto in Consiglio quanto alla Consulta dei Giovani: nonostante fosse l'ultimo organismo costituito era già presente.
Un secondo aspetto riguarda l'indeterminatezza delle risorse.
Se si legge la delibera, certamente ci sono alcuni aspetti sottoscrivibili (la riduzione della precarietà, il sostegno alla casa, la creazione di forme di maggior partecipazione), ma, nello stesso tempo, si afferma che la Giunta autorizza il Gabinetto della Presidenza della Giunta regionale ad attivare tutte le procedure amministrative indispensabili e in qualche modo, gli impegni di spesa per l'attuazione della prima attualità del programma saranno assunti, ai sensi dell'articolo 31.
Lo vedremo certamente nel bilancio di quest'anno, in quello dell'anno precedente e in quello che è avanzato. Nel Piano presentato, certamente non con una particolare tempestività, andremo a spendere, dal febbraio del 2007 in poi, dopo l'assunzione e la ratifica dei Consigli, fondi stanziati nel 2006.
Per chi ha manifestato una volontà di programmazione strategica bisogna dire che tutto è strategico, fuorché un'amministrazione che s'insedia nell'aprile del 2005 e che presenta un Piano Giovani alla Commissione del gennaio del 2007, relativamente all'anno precedente. È un po' come se un'impresa presentasse il proprio piano industriale del 2006 nel gennaio del 2007.
Fatte queste valutazioni, certamente critiche, ve ne sono altre che sottoscriviamo. La positività di questo Piano, nella sua indeterminatezza (cercheremo di spiegare le due cose), è che non intende affrontare la questione giovanile come solitamente è intesa, cioè la questione degli spazi, la creatività e la partecipazione, ma interviene in tutte le problematiche del mondo giovanile: dalla maggior precarietà all'interno del mondo del lavoro alle minori retribuzioni rispetto alla popolazione non più giovane. Sono fenomeni legati a quella che viene definita l'esclusione sociale, come certamente l'accesso alla casa e, aggiungo io, la costruzione di una famiglia.
È un Piano di per sé articolato ma che non ha, relativamente alla partecipazione, il coraggio di intervenire in merito ai luoghi di partecipazione, di aggregazione e di esclusione sociale, posto che così si possano chiamare.
Il problema reale è che, relativamente a tutti questi aspetti, quelli citati - il precariato, l'incertezza all'interno del mondo del lavoro, la difficoltà di accesso alla casa e le questioni legate non tanto al tempo libero, ma alla possibilità di spazi aggregativi per i giovani - sono certamente ben identificati.
Certamente è anche condivisibile la premessa. La nostra è una società che, per molti anni, si è occupata legittimamente di tutte le fasce della popolazione, in particolar modo degli anziani e, legittimamente, dei disabili. Con le politiche del lavoro ci si è occupati della fascia di mezzo.
Tuttavia si è, in qualche modo, un po' dimenticato affidando - perch era avvenuto così nei decenni passati - alla famiglia e alla scuola l'ambito della realtà giovanile. La premessa, pertanto, che questo documento fa, è certamente condivisibile. I punti chiave che il documento tocca sono certamente condivisibili, così come altri che non ricordo (non perché sono meno importanti, ma perché quelli che ricordavo sono più significativi).
Vi è un problema di fondo. Noi siamo un'Assemblea legislativa che, su quest'argomento, ha presentato una legge che demanda alla realizzazione di un piano triennale che viene presentato ma, conoscendo la legge e leggendo il piano triennale e non conoscendo di preciso le risorse a disposizione mi è difficile comprendere, dal voto del documento, che cosa ne discende.
Faccio un esempio chiarissimo: il precariato del lavoro. Nelle azioni sono indicati alcuni punti su cui intervenire: "Accesso al lavoro" "accesso al credito", "accesso alla casa". Facciamo questi esempi che sono nel capitolo dell'accesso ai diritti e che riteniamo più significativi.
Approvato il Piano, come potremmo dire alle giovani generazioni che, grazie al voto espresso nel Consiglio regionale nella seduta del 6 febbraio 2006 sarà più facile combattere il lavoro precario all'interno del Piemonte? Sinceramente, non lo so.
Condivido moltissime delle parole scritte, in termini reali, perché non stiamo votando una mozione, ma un piano triennale che discende da una legge. Non so se posso rivolgermi ad un giovane dicendogli: "Con questo documento, la flessibilità del lavoro diminuirà perché vi saranno incentivi alle imprese, tali da indurle a conservare ad un ragazzo il posto di lavoro". Faccio un esempio, ma ce ne possono essere mille altri.
Veniamo all'accesso al credito. In più di un'occasione - nei miei programmi elettorali, niente di più - ho sottolineato come sia necessario tutelare quest'opportunità. Il nostro Gruppo consiliare, nel merito, ha anche presentato una proposta di legge che riporta un sistema che esiste in altri Stati, e che non costa.
Si garantisce l'accesso al credito dicendo ad un giovane che ha un lavoro precario, ma che gli assicura un buon reddito mensile: "Ti garantisco per quello che fai". Solo alcuni istituti di credito, avendo capito che c'è una gran fascia di mercato, erogano mutui a tassi più agevolati.
Se la Regione Piemonte costituisse un fondo regionale di garanzia nei confronti delle banche, sulla scorta dell'esempio delle cooperative di garanzia, certamente l'accesso al credito sarebbe molto più semplice. Così come l'accesso alla casa si dovrebbe non soltanto scrivere, ma dovrebbe intervenire nella legge, o nelle leggi regionali, per garantire questi diritti.
Il problema che noi rileviamo è che, pur essendo un buon piano, non contiene alcune cose. Abbiamo presentato una proposta di legge per garantire che gli spazi dei giovani siano legalmente utilizzabili. Non c'interessa affermare che bisogna sgombrare domani mattina tutti i centri sociali; c'interessa dire, come per esempio hanno fatto la città di Milano e altre città, che se un soggetto vuole utilizzare uno stabile, se è di proprietà pubblica, deve essere un soggetto legalmente riconosciuto in modo tale che, qualora non rispetti i regolamenti comunali, possa essere perseguito. Se questo è il fine, sono anche disponibile a dare un locale anche se ciò ovviamente non deve avvenire unilateralmente. Cioè non pu essere dato a chi è più disperato o a chi se ne frega maggiormente delle leggi e occupa uno spazio, ma dovrebbe essere dato coinvolgendo tutti.
Faccio la mia dichiarazione di voto, così il Presidente sarà contento e non sforo dai dieci minuti più cinque.
Il nostro Gruppo esprimerà un voto d'astensione sul documento non per contrarietà al documento. Alcune parti del documento sono da salvare, ma questo ci sta in un documento di molte pagine, e quasi completamente sottoscrivibile se non per delega. Noi stiamo facendo questo: stiamo ratificando un documento che la Giunta ha assunto con i poteri del Consiglio. Non esiste la legge delega in Regione Piemonte, ma esiste la possibilità che la Regione la delega se la prenda e chieda al Consiglio di ratificare la delega che si è presa. Noi ci atteniamo a questo. Come abbiamo detto in partenza, avremo preferito che fosse una proposta al Consiglio e non una delibera assunta con i poteri del Consiglio.
Non voteremo contro perché non siamo contrari ai punti indicati. In corso d'anno vedremo, la legge regionale prevede una verifica. Potrà essere che, in qualche modo, siamo abituati, abbiamo il vizio dell'opposizione di non fidarsi, se non ci sono i fondi oltre che le buone intenzioni. Saremmo lieti di sbagliarci, perché questo vorrà dire che si sarà combattuta la flessibilità o la precarietà, che vi sarà stato un più facile accesso al credito e un più facile accesso alle abitazioni.
Temiamo che sia un documento di buonissimi intenti, più che una vera misura volta a realizzare quanto si dice.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Vignale. Non volevo bloccare l'intervento del Consigliere, purtroppo mi corre l'obbligo di far rispettare, a volte con insuccesso, i tempi.
Non vi sono altri Consiglieri iscritti a parlare.
Indìco la votazione palese sulla deliberazione n. 253, il cui testo verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Fondi sanitari

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle osservazioni dei Consiglieri Burzi, Moriconi e Buquicchio sull'opportunità di esaminare la mozione n. 464, inerente a "Iniziative per ridurre i costi della sanità regionale favorendo il ricorso alla prevenzione sanitaria"


PRESIDENTE

Procediamo con l'o.d.g.
Mi è stata sollecitata da alcuni colleghi l'approvazione e la discussione del punto 8) all'o.d.g., inerente alla mozione n. 464. Inoltre sono stati iscritti anche due altri ordini del giorno, il primo relativo a "Manifestazione nazionale giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie", il secondo relativo a "Buoni pasto agli agenti di polizia in servizio al casello di Bardonecchia".
Se i colleghi consentono, l'ordine del giorno avente per oggetto "Manifestazione nazionale giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie" è sottoscritto da tutti i Consiglieri regionali.
Se siete d'accordo, lo metterei in votazione.
Non c'è intesa, in quanto i Capigruppo mi richiamano a rispettare l'ordine del lavori previsto.
Alcuni colleghi mi richiamano al rispetto dell'o.d.g. e allora proporrei di passare alla mozione n. 464, "Iniziative per ridurre i costi della sanità regionale".
La parola al Consigliere Burzi, sull'ordine dei lavori.



BURZI Angelo

Non ho alcuna obiezione, per quanto ci riguarda, anche perché la mozione n. 464 era già stata sollecitata, se non ricordo male, dal Consigliere Buquicchio già la settimana scorsa.
Sottolineo soltanto al Presidente e ai colleghi che, dato l'ampio numero di firmatari della mozione, ad occhio e croce, circa nove firmatari non sono presenti. Dopodiché, se si vuole discutere lo stesso, non ho alcuna obiezione. Dico solo che mi sembra che ben nove dei firmatari siano assenti. Non essendo fra questi, la cosa non mi riguarda personalmente però la sottolineo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Anch'io concordo sul fatto che il primo firmatario aveva chiesto di discuterla e così era stato deciso in Conferenza dei Capigruppo.
Rilevo il fatto che manca l'Assessore Valpreda. Mi sembra che una mozione del genere richieda la presenza dell'Assessore competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Sull'ordine dei lavori, grazie, Presidente.
Ritengo che in un consesso che si rispetti e in una maggioranza soprattutto che tenga presente elementi di reciproco rispetto, il giochino del rinvio a tutti i costi, vuoi per un motivo, vuoi per l'altro, si era già presentato la scorsa settimana con l' obiezione legata alla mancanza dell'Assessore. Se l'Assessore non è presente e c'è qualcuno che insiste perché la mozione sia discussa, la si potrà approvare o bocciare, ma si discute perché si rispettano gli accordi e, soprattutto, ci deve essere un segnale di reciproco rispetto fra le forze di una maggioranza e, non solo nell'ambito dell'intero Consiglio.
Personalmente, non accetto che si facciano ancora questi giochini.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame mozione n. 464, inerente a "Iniziative per ridurre i costi della sanità regionale favorendo il ricorso alla prevenzione sanitaria" presentato dai Consiglieri Buquicchio, Scanderebech, Guida, Manolino Pizzale, Lepri, Rostagno, Rabino, Motta, Turigliatto, Valloggia, Ricca Lupi e Giovine


PRESIDENTE

Se non ci sono ulteriori osservazioni, procediamo con l'esame della mozione n. 464, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Buquicchio, per l'illustrazione.



BUQUICCHIO Andrea

La mozione ha per oggetto l'iniziativa per ridurre i costi della sanità regionale e favorire il ricorso alla prevenzione sanitaria. Oggi, noi sappiamo che la prevenzione in ambito sanitario, accettata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un elemento prioritario e importante per il raggiungimento dell'ambito risultato relativo alla salute psicofisica dell'individuo, è un orientamento che ha preso l'avvio oltre cinquant'anni fa. Più precisamente, nel 1948.
Noi sappiamo che esistono prevenzioni primarie, esistono prevenzioni secondarie e prevenzioni terziarie. Le primarie riguardano gli stili di vita, quindi tutto quello che è rivolto a prevenire l'insorgenza di malattie. Le prevenzioni cosiddette secondarie, invece, riguardano tutto quel ventaglio di possibilità di cui oggi la scienza dispone relativamente all'attivazione di sistemi atti ad individuare precocemente le malattie al loro insorgere.
Le terziarie riguardano tutte quelle necessarie attività rivolte a bloccare le malattie stesse oramai instauratesi, o ad evitarne recidive e peggioramenti.
Noi parliamo, in questa mozione, della necessità di rivolgere un occhio particolare di riguardo, da parte del governo di questa Regione, quindi dell'Assessorato alla sanità, alla prevenzione secondaria. Per non annoiare i colleghi che mi stanno ascoltando cercherò di essere breve, ma nello stesso tempo preciso.
È stato oramai appurato a livello scientifico che l'insorgere di determinate malattie non solo di carattere oncologico può essere individuato all'origine, quindi nei primi stadi della malattia stessa, se si osservano determinati protocolli e si effettuano i cosiddetti check-up.
Ora noi sappiano che il check-up rappresenta, per l'individuo che deve sottoporsi a questo tipo di protocolli, sicuramente non una predisposizione naturale, da parte dello stesso, vuoi per una certa prevenzione che c'è verso i luoghi diagnostici o di cura e quindi verso gli ospedali e verso i laboratori, gli ambulatori e verso gli studi medici; vuoi per una mancanza di cultura specifica, che in Italia effettivamente è ancora da sviluppare.
Allora, se è appurato che il controllo e il check-up può determinare individuando la malattia oncologica, cardiovascolare, metabolica o d'altra natura al suo insorgere e nello stadio precoce della malattia stessa, la guarigione senza eccessivi costi né per la sanità né per il paziente stesso, c'è da chiedersi come mai sia così in ritardo ogni politica rivolta alla responsabilizzazione dell'utente paziente e del cittadino verso questo tipo di problematica.
Le risposte possono essere tante; una di queste è che è un argomento che rientra, ancora purtroppo nel terzo millennio, tra quegli argomenti che sono considerati tabù.
Noi sappiamo che il pudore, di qualsiasi natura esso sia, soprattutto se sociologico, è un freno al progresso. Come nella vita normale di un individuo i retaggi, le paure, le crisi d'ansia o crisi di panico e i timori sono superabili con adeguate terapie, non per ultima la psicoanalisi, anche nell'ambito della politica ritengo che questi tabù questi pudori e queste crisi di panico vadano risolte con un'adeguata terapia che non può prescindere da un'analisi politica che, di per s significa confronto e discussione.
Ed è il motivo per cui su altri argomenti, che possono essere ascritti allo stesso capitolo dei tabù e dei pudori sociologici, mi premuro di attivarmi nel modo più incisivo, affinché si possano sollevare questi confronti e queste problematiche.
Essendo scientificamente appurato che l'investimento in termini di check-up non è eccessivamente oneroso, e che, se s'invoglia il cittadino oltre ad informarlo adeguatamente a seguire determinati protocolli sanciti da tutte le migliori organizzazioni scientifiche internazionali, si ha una riduzione dell'incidenza di determinati mali e della spesa sanitaria, cosa ci deve frenare dall'attivarci e dall'adoperarci per raggiungere determinati obiettivi? Non lo capisco sinceramente, quindi vorrei che questo dibattito, se lo si vorrà affrontare, mi chiarisca questi problemi, perché una sincera logica risposta non riesco a trovarla. Chiedo sinceramente a qualcuno di illuminarmi.
Quindi, si tratta di un percorso di check-up agevolato, si parla d'incentivazione, non parliamo di disincentivazione. In Germania hanno detto: "Se ti becchi il tumore alla mammella, dopo avere saltato determinati appuntamenti di controllo oncologico e mammografie, sarai penalizzata con dei ticket maggiorati". Noi non diciamo questo, perch succederebbe una rivoluzione in Italia. Siamo così indietro da non poter neanche concepire minimamente un'idea del genere, che peraltro rientrerebbe normalissimamente nella gestione di una sanità che diventa sempre più onerosa ed ingestibile.
Quindi, perché non responsabilizzare il cittadino? Perché non dirgli: "Se tu partecipi e dimostri una responsabilità e io ti creo tutti i percorsi agevolati e ti incentivo per poterlo fare, avrai, dei vantaggi di carattere pratico".
E non parliamo di caricare, di penalizzare e di disincentivare colui che è insensibile a questo tipo di suggerimento; parliamo solo di incentivare il senso di responsabilità.
E tutti fuggono, l'Assessore fugge, qualcun altro cerca di procrastinare a tempo indeterminato un dibattito su un argomento del genere.
Poiché mi sfugge la motivazione e il perché si voglia evitare un dibattito su questo argomento, che io ho sollecitato. Ho terminato il mio intervento e chiedo che si possa dibattere e poi votare.



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Il collega Cavallera interverrà nel merito, mentre io sarò molto rapido.
Voglio soltanto fare due osservazioni di metodo, non intervengo perch ci sono tanti colleghi che sono competenti l'argomento.
Ha fatto bene il collega Buquicchio a chiedere una discussione. Ha ragione e pacta servanda sunt; quindi, non vado via e mi fermo per l'ordine del giorno successivo.
Come seconda cosa, vorrei far notare - l'ha detto il collega Moriconi all'inizio, facevo eco io e, come mi ha detto il nostro Presidente Burzi opportunamente - da parte nostra, e personalmente concordo, che si dovesse discutere, quindi non c'è nessuna obiezione.
Però devo dire che, fino ad un istante fa, la Giunta era totalmente assente; adesso è un po' ripopolata, forse faccio da specchietto per le allodole. Comunque, Presidente del Consiglio, vorrei far notare compiacendomi che sugli argomenti discussi prima l'Assessore competente fosse presente, che non è comunque insignificante che sia assente l'Assessore competente su questa materia. Sapendo che la mozione si sarebbe discussa, anzi si doveva discutere, trovo l'assenza veramente disdicevole.
Sarò di vecchia scuola, sarò abituato male, ma noi in aula ci stavamo.
Non vale il discorso "non siamo più Assessori che votano". Intanto, c'è un ragionamento che, con il Vicepresidente Placido, abbiamo fatto altre volte.
Nella passata legislatura, anche gli Assessori esterni stavano sui banchi e seguivano le discussioni. Tendenzialmente sempre, ma soprattutto quando vi era il fuoco incrociato dei Consiglieri Chiezzi, Marcenaro e Manica.
Sono contento perché il mio tono, forse, era troppo serio. Ringrazio il Consigliere Botta che ha sempre una battuta simpatica, prima ero troppo melodrammatico a raccontare certe storie.
Tuttavia, chiedo agli Assessori, quando si discute una materia di loro competenza, di essere presenti.



PRESIDENTE

Bisogna riconoscere all'Assessore Valpreda di essere fra i più presenti. Forse, poniamola così, ha talmente tanta fiducia nel presentatore della mozione e dei Consiglieri che intervengono, da potersi dedicare ai grandi problemi della sanità piemontese.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

Sappiamo che il Consigliere Buquicchio ha chiesto da molto tempo che si discuta questa mozione. Ci spiace che questo avvenga in assenza dell'Assessore competente, ma pensiamo che, se l'avessimo nuovamente rinviata, il rinvio si sarebbe prestato ad accuse del tipo "non volete discutere".
In Conferenza dei Capigruppo, riconoscendo la necessità di discutere il documento (il Consigliere Buquicchio me ne darà atto), abbiamo fatto un'osservazione semplice. Abbiamo osservato che le tematiche portate, che il Consigliere Buquicchio ha esposto con estrema competenza e che sono importanti ed interessanti, rientrano nel Piano Sanitario, che dedica alla tematica "prevenzione" una serie di pagine e di valutazioni molto attente.
Questo è il motivo per cui, in Conferenza dei Capigruppo, abbiamo ribadito che ci sembrava più opportuno che si aprisse una discussione, con più tempo a disposizione, sul Piano stesso che - è inutile valutare le responsabilità di ciò - muove ancora in Commissione i suoi primissimi passi. Questo è il motivo per cui, senza alcuna polemica con il presentatore della mozione daremo la semplice presenza, che non implica valutazione di merito, ma ribadisce l'osservazione che i Consiglieri Moriconi, Robotti e il sottoscritto avevamo fatto all'interno della Conferenza dei Capigruppo.
Spero che il Consigliere Buquicchio non ce ne voglia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Sono le ore 18.51 e abbiamo assistito, o stiamo assistendo, ad un'altra puntata di un serial il cui regista o sceneggiatore deve essere Kafka.
Adesso vi racconto che cosa si capisce, perché magari qualcuno si è distratto.
Intanto ribadisco quello che ha detto il Consigliere Leo il quale, in maniera molto tollerante, si è anche appellato alla bontà del Vicepresidente Pichetto (in realtà è puro consociativismo).
Non si discute sul Regolamento. Lo dico a discussione finita. Non è opzione. In quest'aula, in base al Regolamento emanato a suo tempo - che poi possiamo cambiare in qualunque momento, se qualcuno intende proporlo ma con legge - è esplicitamente prevista la presenza, nell'ambito della Giunta, di due componenti. Non è che si prevede che due Assessori siano presenti se ne hanno voglia oppure no: la presenza dell'Assessore competente è un obbligo.
In seguito dirò come e perché in questa materia e su quest'argomento sarebbe stato particolarmente indispensabile la presenza dell'Assessore competente, ancorché la discussione non porti a nessun esito particolarmente rilevante nel merito, e del rappresentante della Giunta.
Ove fosse l'Assessore De Ruggiero, sono certo che l'Assessore De Ruggiero prima, essendo un uomo d'onore, non abbia detto delle bugie: o nel frattempo c'è stata una delibera per cui è cambiato qualcosa. Qui c'è un gioco di passa delega.
Oggi, per esempio, mi piacerebbe sapere chi rappresenta la Giunta.
Anche questo non è un atto di cortesia, ma d'obbligo. Con questo ho finito di ricordare gli obblighi che, le ricordo, Vicepresidente, compete a lei far rispettare, a tutela di tutti noi. Questo riguarda la forma.
Lo dico alla fine perché, se l'avessi detto all'inizio, qualcuno avrebbe potuto pensare, per esempio il presentatore della mozione - lo ha anche detto non certo alludendo alle minoranze - a giochi e giochini per non discutere. A noi piace moltissimo che tutti discutano perché di libertà non ce n'è mai abbastanza. Come diceva Longanesi, non è un problema di libertà, ma di uomini liberi.
Siamo lieti che la maggioranza discuta, ma ci piacerebbe di più che discutesse nelle sedi di competenza della maggioranza più che in Aula, dove ci siamo anche noi. Tradotto in un italiano più semplice: se prima decidessero cosa dire, noi potremmo capire a cosa opporci. È difficile inseguire le varie tesi.
Nel merito. Intorno alla mozione n. 464 i casi sono fondamentalmente due. O il Consigliere Buquicchio ha avuto - conoscendolo, non ho motivo per pensarlo - momenti di irritazione dovuta alla stagione, ad un inverno particolarmente secco oppure, più presumibilmente, anzi con certezza attorno al tema della prevenzione alcuni componenti della maggioranza quelli delle prime file, per capirci ma, Consigliere Dalmasso, accusatio non petita, anzi excusatio non petita, accusatio molto più che manifesta avevano legittimi problemi di dissenso che hanno risolto, in qualche modo riscrivendo la mozione stessa.
Traduco nel merito. La maggioranza ormai da quasi tre mesi sta facendo ostruzionismo su se stessa sulla discussione del Piano Socio Sanitario. Ha detto il Consigliere Dalmasso, ma l'ha detto in maniera non chiara, che una delle grandi variazioni sulla sanità piemontese riguarda il tema della prevenzione.
Vedete, ma ne discuteremo con calma in sede di IV Commissione, nessuno è contrario a prevenire, ma il problema è: chi paga? Le risorse della sanità pubblica sono, parrebbe di capire, limitate per la malasanità e la mala gestio di Ghigo e dei suoi (Berlusconi, poi!). Adesso, per fortuna c'è la perfetta e morigerata gestione Bresso e, si sa, i conti sono tutti a posto, è andato tutto a posto perfettamente.
Tuttavia, i numeri dicono sempre che le risorse non bastano. Il problema non è la prevenzione di per sé, in senso generico. Chi è contro il fatto che si debbano pagare le tasse? Nessuno, nemmeno Tremonti. Il problema è quanto, quali e quante volte. È evidente che è sempre meglio prevenire che reprimere. È uno dei tanti luoghi comuni di cui una certa componente politica, casualmente alla mia destra, si nutre giornalmente articolando il proprio pensiero. Il problema è quanto e con che priorità tale tema ricorre nel Piano Socio Sanitario.
Oggi la prima fila dei banchi della sinistra è inconsuetamente silenziosa. Caro Consigliere Moriconi, cito volentieri un documento di Medicina Democratica, non certo perché sia l'unico a pensarla così, ma perché è opera di un gruppo che si occupa di sanità, non dichiaratamente schierato sulla sponda del centrodestra, per usare un eufemismo, che sostiene, cosa largamente condivisa da molti ambienti scientifici (sono un ingegnere che non sa fare l'ingegnere, figuriamoci se mi occupo di merito di sanità, stentatamente faccio il praticante della politica, di merito non voglio occuparmi) che i costi della prevenzione non sono prioritari, in senso lato, rispetto genericamente alle cure.
Questo è un dibattito molto interessante che faremo, Consigliere Dalmasso, sul rapporto tra prevenzione e cura, tra territorio e ospedale.
Questa mozione, se non c'è un dibattito di maggioranza che non ho visto.
È intervento il Consigliere Buquicchio, il Consigliere Dalmasso si è scusato. Ma perché ci avete fatto perdere tanto tempo, con tante riunioni di Capigruppo all'interno della maggioranza? Non potevamo discuterne quattro-cinque giorni fa? Oppure, che cos'è che non ci state raccontando? Sono stato abbastanza chiaro, Vicepresidente? Bene. Ciò premesso, vediamo di votare questa mozione, che è stata modificata con ipocrisia.
Chi erano i farisei al confronto? Niente! Da adesso in poi, la prego di tutelare tutti noi, per cui quando discutiamo di un argomento, la Giunta sia rappresentata e l'Assessore competente sia presente, onde non obbligarci ad utilizzare altre forme per ottenere quella che non è una cortesia, ma l'esercizio di un diritto di tutti noi della minoranza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Burzi. Raccolgo volentieri il suo invito.
Andrebbe fatta una riflessione e una verifica su quanto previsto dal Regolamento in materia di presenza della Giunta. Al di là dell'aspetto politico, non c'è nessun Regolamento che lo possa o che lo debba prevedere sono due ambiti diversi. Il nostro Regolamento anche su questo è datato, si aggiunge un elemento di discussione, perché dovrebbe essere rivisto con la partecipazione di tutti. La Giunta era presente con la sua Presidente fino a poco fa. Il Regolamento è lacunoso se, in assenza della Presidente presente alla seduta, deve essere prevista una formale delega ad un altro rappresentante in assenza anche del Vicepresidente, mentre la Giunta è presente con tre suoi autorevoli rappresentanti.
Sulla presenza o assenza in termini politici dell'Assessore competente è evidente che, non avendo ricevuto segnali da parte dei colleghi dell'opposizione, mi ero permesso - e lo apprezzo perché lei lo ha condiviso, la ringrazio di questo - di proseguire nella trattazione. Lei lo ha detto con molta chiarezza, poco prima della votazione.
L'argomento della presenza della Giunta, ritengo nell'interesse generale, va approfondito, a parte l'aspetto politico, in termini regolamentari. La ringrazio ancora del suo intervento.
La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Credo sia bene chiarire e tenere distinti i ruoli, che si ripeteranno e si sono ripetuti negli anni, quindi non è in una serata che modifichiamo le cose, che possiamo giungere ad una decisione che potrebbe scontentare tutti. Ma non accettiamo l'interpretazione che ha dato sulla questione.
È stato sempre detto che, in assenza del Presidente o del Vicepresidente, ci deve essere una delega esplicita.
Se la Presidente, prima di andare via avesse preso la parola e ci avesse detto. Adesso è arrivata e togliamo il problema. Perché altrimenti saremmo stati autorizzati a parlare, in assenza di Assessori, su tutte le materie, proprio per un rispetto che è giusto mantenere.
C'è la Presidente, e la Presidente della Giunta è pienamente legittimata. Non ci fosse stata né la Presidente né l'Assessore Valpreda in assenza di una delega esplicita, secondo me, non si sarebbe dovuto procedere, anzi, avrei detto che non volevamo assolutamente ritardare questo provvedimento e saremmo stati disponibili ad inserirlo come primo punto della prossima seduta, quando evidentemente sarebbero stati presenti i soggetti che ne avevano fatto richiesta.



PRESIDENTE

Il Consigliere Giovine rinuncia all'intervento. Lo ringrazio.
Se non ci sono altri interventi, passerei alla votazione della mozione.
Ricordo che il numero legale è 31.
Indìco la votazione palese sulla mozione n. 464, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che i costi della sanità hanno raggiunto livelli difficilmente sostenibili per la Regione Piemonte e l'intero sistema del paese rilevato che i costanti progressi della ricerca consentono diagnosi precoci, così come un efficace monitoraggio dell'evoluzione di molte patologie, non solo di natura oncologica valutato che è opportuno pretendere un maggior senso di responsabilità individuale da parte dei cittadini e quindi una loro attiva collaborazione con le istituzioni sanitarie nell'indispensabile opera di prevenzione per quanto di loro propria competenza valutato inoltre che la diagnosi precoce, nonché l'adeguata terapia ed il rispetto dei protocolli, sia diagnostici che terapeutici determinano in misura considerevole la riduzione di incidenza di acuzie, cronicità ed esiti invalidanti, che gravano in larga parte sulla spesa socio-sanitaria impegna la Presidente e la Giunta regionale ad attivarsi affinché, in collaborazione con le maggiori organizzazioni scientifiche, scelti i protocolli più validi, individui i metodi e le tecniche finalizzati al rispetto degli stessi, prevedendo altresì incentivazioni per comportamenti collaborativi e disincentivazione in caso di acclarato disinteresse da parte degli utenti." La votazione non è valida per mancanza del numero legale.
Il Regolamento lo conoscete tutti. A questo punto, penso che si possa chiudere la seduta del Consiglio e augurare a tutti buona serata.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.05)



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