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Dettaglio seduta n.155 del 23/01/07 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PLACIDO ENRICO



(Alle ore 15.30 il Vicepresidente Placido comunica che la seduta avrà inizio alle ore 16.00)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 16.08)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Travaglino.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla richiesta del Consigliere Toselli in merito a chiarimenti sulla gestione dell'esposizione creditizia dell'ente Regione Piemonte verso terzi, nonché alla richiesta del Consigliere Rossi in merito a chiarimenti sulla situazione di CORECOM a seguito delle dimissioni del Presidente di detto Comitato


PRESIDENTE

Il Consigliere Toselli ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Solo per ricordare alla Giunta che con i BOR si era sostenuto che la Regione avrebbe pagato i propri debiti. Vi leggo brevemente due lettere che mi sono arrivate e che testimoniano l'inefficienza della gestione dell'Ente.
"Mi sono permesso di scriverti per metterti a conoscenza di un fatto sconcertante. Ho inviato nel mese di luglio dello scorso anno i documenti richiesti alla Finpiemonte per ottenere un ulteriore anticipo pari al 30 del finanziamento previsto. Da quel momento sto pagando, attraverso la Banca Regionale Europea, la fideiussione prevista, ma non ho ancora avuto un euro. Naturalmente il disagio è notevole, come ben comprendi, dovendo affrontare ancora molte spese".
La successiva lettera, sempre molto breve, riguarda il settore della sanità.
"Voglio portarla a conoscenza della situazione dei pagamenti che l'ASL 17 deve effettuare alle case di riposo per i nuclei RAF...".



PRESIDENTE

Scusi, Consigliere Toselli, lei ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori, quindi la pregherei di venire al punto.



TOSELLI Francesco

Il punto è: quando paghiamo i nostri debitori?



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, come interpreto la questione? È una richiesta di comunicazione?



TOSELLI Francesco

Una richiesta di comunicazione da parte della Giunta, affinch c'illustri cortesemente la situazione dei pagamenti dell'Ente rispetto alle istanze che, ovviamente, sono state espletate dagli uffici, ma che sono in attesa da mesi, da molti mesi, del pagamento. È importane che la Giunta riferisca all'Aula qual è, ad oggi, la situazione reale ed economica dell'Ente. Non so cosa rispondere alle lettere dei cittadini ed enti che si rivolgono a me per comprendere come mai un ente non paga quanto promette a seguito dell'istruttoria sulla loro istanza. Grazie.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, la sua richiesta viene registrata e se la Giunta lo riterrà, potrà intervenire in ogni momento per fornire adeguata risposta. La questione sarà posta all'attenzione della Conferenza dei Capigruppo di domani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

In qualità di Consigliere regionale e Capogruppo, gradirei essere informato sulle intenzioni della Presidenza relativamente alla questione CORECOM. Tutti noi siamo a conoscenza che nel CORECOM ci sono state due dimissioni importanti: il Presidente e un membro del CORECOM (sicuramente la dimissione più importante è quella del Presidente). Oggi il CORECOM nostro organismo direttamente emanato, si trova nelle condizioni di non essere in grado di funzionare. A lei non sfuggirà, Presidente che, a breve avremo circa 800 mila cittadini piemontesi che si recheranno alle urne. Non le sfuggirà il fatto che il CORECOM è tenuto a controllare il rispetto della par condicio sulle trasmissioni televisive relative alla campagna elettorale, oltre a tutti i compiti che normalmente riveste. Non le sfuggirà il fatto che il Consiglio, che ha nominato tutti i membri del CORECOM, compresa la Presidente, ha diritto di sapere se e quando riprenderà a funzionare.
Per quanto ci riguarda, le dimissioni irrevocabili date dalla Presidente sono attuative; se così non fosse, ce lo deve dire e dobbiamo renderle attuative. Dopodiché, al limite, si potrà anche procedere alla sostituzione, ma noi non possiamo stare nelle condizioni per cui abbiamo il CORECOM che non si può riunire perché, ad oggi, l'unica persona che pu riunirlo è il Presidente, ma il Presidente si è dimesso e non ha alcun'intenzione di ritirare le sue dimissioni.
Presidente, lei deve dirci come ci comporteremo nei confronti del CORECOM. Non è pensabile che quest'organismo non possa riunirsi.



PRESIDENTE

Consigliere Rossi, ha ragione, non vorrei eludere il problema. Si tratta di una questione su cui gli Uffici hanno lavoro per affrontare la questione a fronte di una legislazione che, chi la conosce meglio di me, sa bene quanto sia contraddittoria.
Il CORECOM è nelle condizioni di funzionare, quindi non siamo in presenza di un organismo che non può svolgere il suo lavoro. Gli Uffici hanno valutato se era necessaria una presa d'atto del Consiglio, piuttosto che un altro provvedimento. Mi era stata suggerita un'altra strada, per cui ho avviato le procedure per la nomina dei nuovi componenti del CORECOM che ovviamente, avverrà secondo le procedure originali, quindi attraverso pubblicazioni di un bando, nuove candidature e nuove nomine. Nel frattempo comunicherò con una missiva ai componenti del CORECOM la mia presa d'atto delle intervenute dimissioni. I membri che hanno dato le dimissioni rimangono in carica, fino all'effettivo espletamento, come componenti del Consiglio. Provvederò a comunicare al Vicepresidente del CORECOM che, fino alla nomina del nuovo Presidente, dovrà farsi carico di garantire le convocazioni, quindi il funzionamento dell'Ente. Ovviamente, questa situazione durerà in via transitoria fino alla nomina dei due nuovi componenti che reintegreranno l'organismo nel suo plenum, quindi fino alla nomina del Presidente.
C'è stato un approfondimento su alcune questioni delicate, per cui pongo all'attenzione dei Consiglieri regionali non dico l'urgenza, ma l'importanza di intervenire nel cambiare la normativa perché la legge relativa al CORECOM, composta in due fasi successive, ha delle palesi incongruenze interne, ci sono articoli in contrasto uno con l'altro. Una delle norme in contrasto è proprio quella sul ruolo del Vicepresidente e del Consigliere più anziano d'età: due norme assolutamente in contraddizione l'una con l'altra. Sarebbe opportuno che il Consiglio si prendesse carico di un'iniziativa legislativa in tal senso.


Argomento: Comuni

Esame proposta di deliberazione n. 247, inerente a "Articolo 132, comma 2 Costituzione: parere in ordine al distacco del Comune di Noasca dalla Regione Piemonte" (esame ordine del giorno n. 564, inerente a "Parere sulla richiesta del Comune di Noasca di aggregazione alla Valle d'Aosta" e n. 570 inerente a "Richiesta del Comune di Nasca di distacco dalla Regione Piemonte", collegati)


PRESIDENTE

Essendo stato licenziato dalla Commissione competente, passiamo ad esaminare il punto 4) bis all'o.d.g., relativo alla proposta di deliberazione n. 247.
La parola alla Presidente Bresso, per un'illustrazione della proposta di deliberazione.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Come il Consiglio sa, il Comune di Nasca ha proposto un referendum per il distacco dalla Regione Piemonte e la sua aggregazione alla Regione Valle d'Aosta. Sapete anche che i comizi sono stati convocati ad ottobre 2006 e che la consultazione referendaria ha avuto esito favorevole.
A seguito di ciò, il Ministero per gli Affari Regionali ha invitato le due Regioni ad esprimere il parere previsto dalla Costituzione sul disegno di legge per il distacco del Comune di Noasca dalla Regione Piemonte e la sua aggregazione alla Valle d'Aosta.
Tutti voi conoscete anche il contesto nel quale alcuni referendum analoghi sono stati proposti, ma non si sono ancora tenuti, nella nostra Regione, mentre sono stati proposti, in alcuni casi con analogo esito favorevole, in altre Regioni confinanti con Regioni a Statuto speciale.
Le motivazioni addotte - politicamente parlando - sono di norma collegate alla convinzione di questi Comuni che, passando in una Regione a Statuto Speciale, che ha risorse pro capite di gran lunga maggiori rispetto alle Regioni a Statuto Ordinario, vedrebbero la loro condizione complessiva migliorare.
In questo contesto proponiamo un'analisi della situazione geografica e storica del Comune di Noasca, che è situato in Valle Orco, separata dalla catena del Gran Paradiso. Il Comune di Noasca e gli altri Comuni piemontesi di quella zona fanno parte del Parco del Gran Paradiso. La separazione per è molto netta, tant'è vero che si può passare dal Comune di Noasca in Valle d'Aosta solo a piedi, con un percorso di tipo escursionistico e turistico mentre il tentativo fatto molti anni fa dalla Provincia di Torino di un collegamento stradale fu interrotto perché considerato non realizzabile tecnicamente troppo pericoloso e soggetto a continue frane, quindi a rischi e necessità di rifacimento praticamente annuale, dopo la stagione invernale.
Peraltro, quando ero Presidente della Provincia, fu fatta una verifica poiché veniva ritenuto un collegamento turisticamente interessante. I tecnici confermarono la non fattibilità del collegamento, che tutt'oggi non solo non esiste, ma è considerato non fattibile per l'assenza di condizioni di sicurezza per coloro che dovrebbero transitarvi.
Storicamente, come la delibera richiama, il Comune di Noasca ha fatto sempre parte dell'area piemontese, dell'area canavesana e dell'area Savoia.
Anche nella prima istituzione delle Province, dopo l'Unità d'Italia, ha fatto parte - non esisteva allora la Provincia di Aosta - insieme all'area canavesana, della Provincia di Torino e insieme, peraltro, al resto della...



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, vi pregherei di consentirci di ascoltare l'intervento della Presidente, perché poi si aprirà un dibattito.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Dicevo, la parte che costituisce attualmente la Regione Valle d'Aosta apparteneva alla Provincia di Torino.
Fu solo nel 1927, con un decreto legge, che fu istituita la Provincia di Aosta, alla quale furono assegnati i territori dell'originario circondario di Aosta e quelli relativi ai Comuni che costituivano il circondario di Ivrea, che con ciò venne soppresso. Come ricorderete, allora le Province più grandi avevano un'organizzazione in circondari.
Organizzazione che, peraltro, alcune Province hanno mantenuto perché ancora legittima. Ad esempio, la Provincia di Torino, per cui Noasca è stato restituito al circondario di Ivrea, del quale fa parte.
La ragione di questo accorpamento del circondario canavesano e del circondario di Aosta era chiaramente collegato allo sforzo molto rilevante che fece il regime fascista per cancellare l'identità culturale e francofona della Valle d'Aosta. Con l'istituzione della Repubblica, fu approvata l'istituzione della Valle d'Aosta come Regione a Statuto Speciale fondata proprio sull'esistenza di una minoranza linguistica francofona e di un bilinguismo italiano e francese. La Regione Valle d'Aosta fu definita proprio sulla base dei Comuni che avevano la caratteristica di bilinguismo italiano e francese, pur in presenza di una parlata dialettale di tipo franco-provenzale.
La successiva legge sulla tutela delle minoranze linguistiche ha previsto l'identificazione, su proposta della Provincia e con approvazione da parte della Regione, delle aree di minoranza linguistica. Su richiesta dei Comuni, la delimitazione veniva fatta però su conforme richiesta dei Comuni interessati. In quell'occasione, il Comune di Noasca chiese di essere inserito fra le minoranze linguistiche franco-provenzali, ma non richiese, come fecero invece altri Comuni della Provincia di Torino (ad esempio, alcuni Comuni della Val Pellice), il riconoscimento di minoranza linguistica francese, o di bilinguismo italiano e francese.
Implicitamente, Noasca non colse l'occasione per far rilevare un'eventuale sua esclusione all'epoca, quando fu istituita la Regione Valle d'Aosta, dal riconoscimento di minoranza di lingua francese e di appartenenza all'area francofona, perché così non è nei fatti, ma non ne fu neanche fatta richiesta, anche se fu richiesta l'identificazione come area provenzale.
Anche per questa ragione, la Regione Valle d'Aosta ha deciso (credo lo farà domani) di votare un ordine del giorno, di non fare una delibera e di ricorrere alla Corte Costituzionale per verificare l'incostituzionalità della richiesta del Comune di Noasca e dell'eventuale proposta di legge del Governo. Secondo la Costituzione infatti la delimitazione della Valle d'Aosta è strettamente limitata ai Comuni di cui è stato riconosciuto il bilinguismo italiano e francese. Quindi la Valle d'Aosta ritiene che non sia possibile aggiungere e aggregare altri Comuni che non abbiano quelle caratteristiche. Potrebbe solo avvenire se un Comune fosse stato dimenticato nella delimitazione di allora.
Devo dire che condivido questa posizione, altrimenti le ragioni della specialità potrebbero estendersi all'intero Piemonte. Se il Comune di Noasca ha titolo a far parte di una Regione a Statuto Speciale, lo avremmo tutti, perché tutti siamo su una frontiera, tutti abbiamo queste caratteristiche, ma questo significherebbe modificare in modo radicale l'impianto costituzionale delle Regioni a Statuto Speciale, che fu scelto per garantire ad alcune minoranze, chiaramente identificate e riconosciute dai costituenti, il diritto ad un governo più autonomo: minoranze linguistiche tedesche e francesi, insularità con caratteristiche storiche particolari, rilevante minoranza slovena nel caso del Friuli Venezia Giulia.
Tali caratteristiche non consentono, a mio avviso, di riconoscere questo diritto al Comune di Noasca e di dare un parere favorevole, proprio perché questo metterebbe in discussione l'impianto costituzionale. Quelle differenze, pur lamentate dal Comune di Noasca, valgono per molte altre Regioni e molti altri Comuni d'Italia. Quasi tutti i Comuni non fanno parte di Regioni a Statuto Speciale e per ciò stesso non godono, ad esempio, di quel federalismo fiscale riconosciuto invece ad alcune Regioni.
Naturalmente, si dà soluzione al problema solo applicando pienamente la nuova Costituzione, quindi garantendo anche alla Regioni a Statuto ordinario quel federalismo fiscale e quelle possibilità operative sul proprio territorio, che sono state garantite alle Regioni a Statuto speciale; fermo restando che, probabilmente, dovrebbero essere affrontate anche operazioni di riequilibrio finanziario, perché la specialità non pu coincidere con il privilegio economico-finanziario, come in questi anni abbiamo visto spesso avvenire in alcune realtà.
Si tratta di materia di iniziativa politica che le Regioni hanno assunto da tempo e sulla quale si sta discutendo con il Governo sulla base di un testo proposto, che pare verrà distribuito, che ipotizza il percorso per giungere al federalismo fiscale previsto in Costituzione.
Per tutte queste ragioni, compresa quella che l'accessibilità non esiste e quindi, di fatto, il Comune di Noasca continuerebbe a gravitare per tutte le proprie esigenze sulla Regione Piemonte (da quelle sanitarie a quelle scolastiche), sarebbe impossibile raggiungere la Valle d'Aosta per gli abitanti di Noasca, in modo particolare nella stagione invernale, ma anche in quella estiva, perché richiederebbe un paio d'ore tra arrampicata e discesa. L'abitante di Noasca dovrebbe affrontare un lungo percorso in automobile per raggiungere la propria sede sanitaria o amministrativa, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero: continui contenziosi su chi deve pagare i costi di questa nuova assurda organizzazione territoriale.
In ultimo luogo nella delibera ricordiamo che la Regione Piemonte ha storicamente perseguito, in tutta la propria vita amministrativa, una politica di forte impegno sulle aree montane, tesa al sostegno delle comunità montane e alla valorizzazione dei nostri territori alpini.
vero, però, che la situazione delle aree piemontesi e valdostane del Gran Paradiso sono molto diverse, per ragioni che tutti conosciamo. L'area valdostana ha un'accessibilità migliore, soprattutto perché possiede caratteristiche più appetibili per il turismo invernale; mentre la parte piemontese, con una piccolissima eccezione, non è attrezzabile per il turismo invernale ed ha quindi una stagione turistica ristretta al periodo estivo e, per i Comuni di alta quota, anche piuttosto limitata.
Peraltro, ho incontrato il Presidente della Comunità del Parco, che è valdostano, e il Vicepresidente della Comunità Montana per ragionare sull'approvazione del piano della Comunità del Parco, che si trascina da parecchio tempo, in modo da consentire su quelle basi anche un accordo fra le due Regioni per la valorizzazione turistica, pur diversificata perch hanno caratteristiche diverse, di quest'area molto importante dal punto di vista naturalistico. Non c'è dubbio che il Parco del Gran Paradiso sia uno dei più importanti parchi del Piemonte e nazionale. La scarsa valorizzazione turistica di questi ultimi anni è dovuta soprattutto alla lentezza delle procedure relative all'approvazione dei piani che consentono di operare all'interno di un'area protetta.
Sono procedure ancora molto lunghe perché, come dicevo, il piano della Comunità del Parco è, a memoria di più generazioni di amministratori sempre in via di predisposizione.
Oggi il piano è disponibile in un tomo abbastanza voluminoso.
Cercheremo, spero anche con l'aiuto del Consiglio, di accelerare l'iter per consentire la definizione di un programma che supporti maggiormente non solo il Comune di Noasca, ma tutti i Comuni che fanno parte dell'area del Parco del Gran Paradiso.
Anche da questo punto di vista riteniamo che, pur naturalmente con le caratteristiche diverse che sotto il profilo amministrativo e finanziario hanno tutti i Comuni del Piemonte e delle restanti Regioni a Statuto ordinario, non ci siano ragioni per dire di sì alla richiesta del Comune di Noasca.
Pertanto, esprimiamo un parere negativo in proposito.



PICHETTO FRATIN GILBERTO



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Dichiaro aperta la discussione generale sulla proposta di deliberazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

In quanto originario della Valle di Locana, sono anche profondo conoscitore di quella realtà. La delibera mi sembra ben argomentata e soprattutto, costruita in modo tale da pre-costruire quasi una risposta non una risposta tipo o standard, ma una risposta argomentata alle altre iniziative di questo tipo, che temo essere già in corso (penso a Carema).
Siamo in discussione generale, ma preannuncio già il nostro voto favorevole e la nostra adesione al provvedimento e alle argomentazioni che lo accompagnano.
Non ho preso la parola solo perché il Consigliere Ghiglia questa mattina ha detto che bisogna parlare soprattutto per figura, perché così si pesa di più - contrariamente ai nostri costumi che, come sapete, sono molto sobri, sia come numero di interventi sia come durata degli stessi - ma per segnalare un aspetto di cui anche noi forse dobbiamo farci più carico: il disagio e il malessere di parte dei Comuni della montagna - non di tutti ma di una parte - che non solo vivono una condizione di abbandono, ma semplicemente vivono, sempre più spesso, la condizione di non avere, da soli, la capacità di disegnare una prospettiva di valorizzazione del territorio che induca gli abitanti a continuare a stare nei loro paesi vedendoli crescere, nei limiti del possibile e compatibilmente con le risorse a disposizione.
Credo, quindi, che nel momento in cui la Presidente comunicherà al Sindaco di Noasca e al Presidente delle Comunità montane - così suppongo l'approvazione di questa delibera, contestualmente chiederei che si facesse promotrice di un'iniziativa che, insieme con tutti quei Comuni che hanno questo tipo di problema di sviluppo e di vocazione, provasse ad individuare degli strumenti (magari anche legislativi, come una legge generale sulla montagna), per superare questo disagio.
Mi sembra di poter dire che prevalga la ricerca di soluzioni individuali - questo è un fenomeno che, come ricordava la Presidente, si va un po' diffondendo - quasi egoistiche e molto particolaristiche. In realtà la situazione richiederebbe, in attesa che si dispieghi l'attuazione delle modifiche costituzionali del 2002, quindi il principio dell'autonomia delle misure, credo da parte del Governo, che tendano ad attenuare una disparità molto accentuata e sentita come ingiusta, nella ripartizione delle risorse a favore di Regioni a Statuto speciale (in questo caso si parla della Valle d'Aosta) che, in qualche caso, non hanno davvero alcuna spiegazione e alcuna ragion d'essere, alla luce di una certa contiguità territoriale e di una certa omogeneità, in questo caso non linguistica.
Tali disparità in qualche modo fanno sì che si attribuisca alla mancanza di risorse lo scarso sviluppo di alcune aree.
Non è sempre vero, però qualche volta questo è, e allora sarebbe forse meglio che arrivasse un sollecito a provvedere in materia e ad intervenire in questo ambito.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Cotto; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente.
L'iniziativa assunta dal Comune di Noasca per ottenere il passaggio dalla Regione Piemonte alla Regione Valle d'Aosta, sanzionata dal referendum svoltosi nello scorso mese di ottobre con ampia maggioranza favorevole della popolazione comunale - ci tengo a sottolineare tale aspetto - costituisce una novità in assoluto nella storia della nostra Regione dal 1970 ad oggi.
Per questo ritengo che debba essere vagliata con particolare attenzione, anche in considerazione del precedente che andrà a costituire la nostra decisione. È infatti annunciata - lo ricordava anche il collega Turigliatto - analoga iniziativa da parte del Comune di Carema e sentimenti analoghi si esprimono in altri centri delle Valli Orco e Soana.
A fronte dell'emergere di questa tendenza, non condivido le espressioni usate dalla Presidente Bresso, che ha detto di considerare la richiesta "inammissibile, assurda e anticostituzionale". Termini che, al di là delle opinioni legittime di ognuno, appaiono dispregiativi nei confronti delle scelte espresse democraticamente e liberamente dai cittadini attraverso il referendum.
A mio avviso, è invece opportuno vagliare la questione, senza inutili drammatizzazioni, sotto tre profili, tra di loro intrecciati: quello strettamente giuridico, attinente alle competenze sancite dalla Costituzione, quello soggettivo, riguardante la situazione del Comune promotore, e quello più prettamente politico.
Per il primo aspetto, occorre sottolineare che l'articolo 132 della Costituzione, anche nel testo novellato della cosiddetta riforma del Titolo V, assegna un ruolo tutto sommato marginale alle Regioni, indicando invece come protagonisti di queste vicende i Comuni interessati. La variazione introdotta nel seconda comma dell'articolo 132 sembra accentuare il ruolo dei referendum svolti tra la popolazione interessata, come presupposto indispensabile affinché sia proposta l'iniziativa legislativa.
La decisione finale, com'è noto, spetta al Parlamento con legge ordinaria, sentito il parere obbligatorio ma non vincolante dei Consigli regionali. In questa veste, il Consiglio regionale, in quanto espressione rappresentativa di tutta la Regione, funge da rappresentante delle popolazioni contro-interessate, ovvero, nel nostro caso, di tutti i cittadini piemontesi, esclusi quelli di Nasca, che hanno già potuto esprimere il loro parere liberamente col referendum.
Il Consiglio regionale dovrebbe, cioè, evitare ogni apprezzamento circa l'opportunità del passaggio, fatto questo che attiene le valutazioni competenti al Comune e ai cittadini di Noasca. Se il ruolo del Consiglio nell'esprimere il proprio parere è dunque quello di garantire i contro interessati, le domande che si deve porre oggi - vi chiedo, in tal senso attenzione - sono le seguenti: quali conseguenze negative possono venire al Piemonte nel suo complesso dal distacco a favore della Valle d'Aosta del Comune di Noasca? Se la popolazione piemontese, che conta 4.330.172 abitanti al 31/12/2004, scende di 197 unità - tanti sono i residenti di Noasca a quella data - qual è il danno cagionato alla comunità piemontese? Se la Regione dei 1206 Comuni che conta ne perde uno, quale danno concreto soffre? Non mi pare, oggettivamente, che la risposta a tali domande sia tale da comportare conseguenze gravi o anche solo rilevanti o forse neppure apprezzabili.
Per il secondo aspetto, relativo alle condizioni soggettive del Comune di Noasca, esistono elementi pro e contro. Da un lato la Giunta evidenzia la mancanza di collegamenti diretti con la Valle d'Aosta; dall'altro si pu osservare che il Comune di Noasca ha già fatto parte della Provincia di Aosta, e la stessa Presidente Bresso lo ricordava, quando le due Regioni erano unite, e che insieme alla Regione limitrofa condivise le problematiche dell'area del Parco Nazionale del Gran Paradiso - io penso che su questo interverrà anche il collega Novero, che ieri in Commissione ha anticipato molti interessanti riflessioni - oltre che alla comune tradizione linguistica franco-provenzale. Su questo profilo, dunque, a seconda dei criteri preferiti, le valutazioni possono essere diverse e non certo univoche.
Per il terzo aspetto, quello politico, che a me pare il più rilevante in questa sede, voglio osservare che l'iniziativa del Comune di Noasca non appare isolata. A parte il caso di Carema, cui si è già accennato, il fenomeno dell'insorgenza di richieste di passaggio da Regioni ordinarie a Regioni a Statuto speciale è particolarmente sentito in Veneto, nell'area di confine con il Friuli Venezia Giulia e con il Trentino Alto Adige.
Nei mesi scorsi, oltre venti Comuni, specie del Bellunese, hanno avviato iniziative simili (in alcuni vi è già stato il referendum con esiti positivi, in altri si deve ancora tenere la consultazione popolare). Si tratta di iniziative originate dalla grande, a mio avviso eccessiva disparità di trattamenti che lo Stato, con i trasferimenti erariali e altre forme di agevolazioni fiscali e tributarie, riserva a Regioni ordinarie e speciali, com'è stato ricordato.
Questi Comuni, collocati in aree povere e marginali, soggette allo spopolamento e all'invecchiamento della popolazione, presentano sempre più gravi problemi di finanza, per far fronte ai maggiori bisogni. Non mi sento di biasimare quel Sindaco o quegli amministratori che, di fronte ad una situazione di palese disparità, così evidente quando il confine dista pochi chilometri, nell'impossibilità di soddisfare le legittime esigenze di servizi dei propri concittadini, si risolvono non certo a cuor leggero a questo passo.
Si tratta indubbiamente di fenomeni che, se amplieranno ancora la loro dimensione, rischiano di mettere in crisi l'intero sistema delle autonomie e di far "saltare" il meccanismo del trattamento di evidente favore riservato alle Regioni speciali.
Questo è dunque un dibattito politico di somma rilevanza anche per la nostra Regione. Fino a quando non si darà compimento al federalismo fiscale, così come previsto dall'articolo 119 della Costituzione, non si potrà contare su una responsabilizzazione di Regioni ed Enti locali, tale da rendere meno influente il problema dei trasferimenti statali, oggi così squilibrati. Dovrà sempre essere prevista una forma di perequazione, a favore dei territori svantaggiati socialmente ed economicamente, e nei confronti di situazioni particolari, attivando meccanismi di solidarietà su base nazionale. Ma oggi è difficile giustificare il motivo per cui la "ricca" montagna valdostana debba ottenere dallo Stato fondi di molte volte superiori a quelli che vengono destinati alla vicina montagna torinese come a quella cuneese o all'alta collina povera astigiana e alessandrina.
La maggior capacità finanziaria e flessibilità normativa delle Regioni a Statuto speciale risulta ancora più attraente per i cittadini e per gli Enti locali di un momento di "vacche magre", quando si è costretti a tirare la cinghia a causa della riduzione impressionante dei trasferimenti dello Stato, come si è potuto ancora riscontrare nell'ultima legge finanziaria.
Recentemente, il Governo ha diffuso un documento elaborato dal Ministro Padoa-Schioppa che affronta l'attuazione del Titolo V con un approccio a mio avviso estremamente deludente.
Sul federalismo fiscale, in particolare, ci si limita a considerazioni molto vaghe, che lasciano poco spazio ad un autonomo potere tributario delle Regioni. Quanto al federalismo differenziato (articolo 116 della Costituzione), viene rinviato sine die a quando si sarà data attuazione all'articolo 119 della Costituzione.
In tale quadro, sempre restando sul piano politico, desidero ancora aggiungere un'ultima considerazione. In diverse vicende si afferma, da parte di esponenti politici che occorre "sentire la popolazione". Quante volte lo abbiamo sentito dire; lo ha detto anche il segretario DS Onorevole Fassino, a proposito della decisione se autorizzare o meno l'ampliamento della base militare USA a Vicenza, problema per il quale ha proposto un referendum.
Alcune componenti di questa maggioranza sostengono da tempo che la realizzazione della TAV in Valle di Susa dipenda dal consenso della popolazione residente, e hanno difeso la contrarietà espressa con forza dai valsusini.
Per Noasca, tutto questo non vale? Nel momento in cui la Costituzione riconosce un ruolo di iniziativa e di consultazione della popolazione, e la volontà della gran maggioranza dei cittadini di Noasca è chiara, non si può, per un malinteso patriottismo regionale, senza portare motivazioni dirimenti, respingere una delle poche occasioni di espressione diretta riconosciuta dalla nostra democrazia. O scegliere la Regione in cui vivere è considerato meno rilevante che non poter dire la propria su basi militari e treni ad Alta Velocità? Per tutti questi motivi complessivamente considerati, dichiaro il mio parere favorevole al passaggio del Comune di Noasca alla Valle d'Aosta. Lo faccio con profondo, personale rammarico, da cittadina piemontese, per la scelta di questa comunità che vuole il distacco, ma con altrettanto profondo rispetto per le decisioni che il Comune e i cittadini di Noasca insieme e in modo democratico, hanno assunto.
E lo faccio nella piena certezza, come Consigliere regionale che deve tutelare gli interessi del Piemonte, che a tutti gli altri piemontesi, da questa decisione, non potrà venire alcun danno, rivolgendo anche ai colleghi di maggioranza e opposizione un appello ad esprimersi su una vicenda come questa, in piena coscienza, senza i vincoli di appartenenza e gli sbarramenti che in altri casi ci dividono.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Vorrei chiedere ai colleghi: hanno visto fuori quel pattuglione di Carabinieri e quello di Polizia che hanno bloccato il 77% degli abitanti di Noasca scesi a dimostrare? No, non l'hanno visto, perché come diceva il Consigliere Turigliatto, nella nostra cultura, il rispetto per le istituzioni, la richiesta rispettosa dei propri diritti senza occupare le forze dell'ordine era una delle cose di maggiore onore che mio nonno e mio padre mi hanno insegnato e che in parte le nostre popolazioni ancora hanno e mantengono.
Questa è una posizione di rispetto verso di noi, perché gli abitanti di Noasca sanno che noi oggi prenderemo una decisione sulle loro teste magari tranquillamente, perché nessuno fuori rumoreggia. Invece io voglio farvi venire un po' di coscienza, perché sappiate che gli abitanti di Noasca sono tutti in attesa rispettosa della nostra decisione. Mi dispiace che ormai questa non sia più una cosa positiva, ma stia diventando un difetto della nostra popolazione.
Detto questo, ho sentito l'intervento della Presidente Bresso, molto bene argomentato, perché ha preso tutte le varie sfaccettature della questione, guardandola dalla parte giusta secondo lei.
Devo dire che ha fatto solo due piccoli errori, anzi nemmeno tanto piccoli. Peccato che sia vista solo da una parte: dalla parte di chi vuole dire di no, perché sul discorso della lingua e della cultura, cara Presidente Bresso, la parlata dialettale franco-provenzale non esiste.
Esiste la lingua franco-provenzale, che lo Stato italiano ha riconosciuto con una legge.
Quindi, non capisco perché io devo parlare di lingua franco-provenzale e la mia Presidente no. Non è una parlata dialettale.
Noi abbiamo delle minoranze che parlano il franco-provenzale. Per esperienza personale, sono immigrato dal Piemonte in una zona franco provenzale. Sapete come mi chiamano, amichevolmente e non con disprezzo, ma con amicizia? Mi chiamano il "piemontese", perché nell'alta valle parlano innanzitutto il franco-provenzale, poi l'italiano e il piemontese con gli stranieri. Con me parlano il piemontese perché io sono un piemontese, ma fra di loro parlano in franco-provenzale.
Hanno lo stesso atteggiamento che hanno gli abitanti di Cogne e dei paesi della Valle d'Aosta, che sono trilingue: parlano francese piemontese, italiano, franco-provenzale, ma la lingua franco-provenzale storicamente è quella che ha sempre unito quelle popolazioni. Quindi, non si può venire a dire che, siccome gli abitanti di Noasca non parlano correntemente il francese, non hanno la stessa cultura e la stessa lingua degli abitanti dell'altra parte. Parlano la stessa lingua, ma non parlano il francese usualmente.
Sono stato ad un convegno interessante di franco-provenzali, che quest'anno si è tenuto a Cogne. Gli abitanti di Cogne ci hanno accolti festosamente; c'era uno studioso locale che ci ha spiegato che Cogne, prima che incominciassero a fare le strade carreggiabili, era più vicina, dal punto di vista delle strade, a Valprato (Valprato è l'altra valle rispetto a Soana, ma è sempre sul Gran Paradiso) che ad Aosta. La Valle d'Aosta li trascurava, gli abitanti di Valprato, che andavano regolarmente di là hanno fondato Cogne, che poi è diventata valdostana.
Quindi, dal punto di vista culturale e storico, non possiamo parlare di non appartenenza comune. Parliamo della realtà odierna, siamo nel 2007.
Quando la Presidente Bresso era Presidente della Provincia di Torino ed io ero Consigliere, ho già avuto modo di discutere sulla Provincia del Canavese.
Lei, molto correttamente, mi aveva spiegato quello che in parte ha spiegato anche adesso, cioè che ormai con l'evoluzione dei mezzi tecnici la possibilità di decentramento era talmente forte e la Provincia era talmente lanciata nel decentramento che, in effetti, l'ha conseguito.
Diventava inutile il discorso di fare la Provincia del Canavese, perch quella di Ivrea era troppo lontana, ma la lontananza sarebbe stata annullata, di fatto, dalla tecnologia.
Quindi, questo perché non vale per Noasca? Cioè il problema dei collegamenti nel 2006, il problema del collegamento con la Valle d'Aosta non può essere un argomento dirimente, in presenza degli attuali mezzi tecnici. Tre anni fa, l'ultima volta che ha nevicato, sono stato per cinque giorni isolato nella mia frazione, ma con gli attuali mezzi tecnici ho scritto normalmente le lettere che dovevo scrivere, ero in collegamento con l'ufficio e ho lavorato come sempre, non in Commissione, evidentemente perché non riuscivo a scendere.
Allora, sarà un problema degli abitanti di Noasca valutare questo eventuale problema. Il 77% degli abitanti di Noasca ha votato per il passaggio alla Valle d'Aosta, saranno mica "scemi"! Scusate, diciamo loro che non capiscono niente, oppure perché dobbiamo essere noi a preoccuparci dei 120 chilometri che separano Noasca da Aosta, così come indicato nella relazione, mica dobbiamo andare a spiegarglielo noi! Non credo che un abitante di Noasca non sappia dov'è Aosta.
Allora, se l'abitante del Comune di Noasca ha votato in questo senso non teniamo conto del suo parere oppure arroghiamoci il diritto di dirgli che non capisce niente, cosa che non possiamo fare.
Però, attenzione, le motivazioni addotte da Noasca, come quelle dei Comuni vicini, non sono quelle di Carema. Adesso il dibattito non verte su questo e non voglio assolutamente addentrarmi.
Il problema vero, secondo me, concerne il secondo punto della relazione della Presidente, che non era giusto. La Presidente ha parlato di un forte impegno regionale sulle realtà montane. C'è stato un forte impegno regionale, del Comune e della Provincia di Torino relativamente alle montagne olimpiche, alla Valle di Susa, ma la montagna non è la Valle di Susa, che, ormai, è diventata un'appendice della città metropolitana torinese. A questo punto, secondo me, è così, con le autostrade che vanno a Pinerolo e in Valle di Susa, queste sono diventate appendici del territorio metropolitano.
La realtà della montagna è conosciuta bene da pochi e il Consigliere Turigliatto penso che la conosca bene. Ieri parlavo con un collega che non credeva che i nostri margari - ragazzi di 35-40 anni - portano ancora le mandrie nei vecchi alpeggi con il mulo, perché non gli abbiamo fatto alcuna strada per l'alpeggio, non ci credeva! Allora, questa montagna, in cui vivono queste realtà, è stata completamente trascurata.
Attenzione, il Comune di Noasca ha la particolarità di far parte del Parco del Gran Paradiso, non è come un qualsiasi altro Comune del Piemonte che dice: "Vorrei andare là perché là hanno più soldi". No, loro dicono semplicemente: "Se voi ci imponete tutte le regole penalizzanti - giuste di un Parco, che comportano costi maggiori per vivere al suo interno dovete anche darci parità con il Comune sito dall'altra parte". Non è possibile che nello stesso Parco ci siano due Comuni con regolamenti completamente diversi, per cui un Comune è favorito e l'altro no. Questo non inerisce al discorso della Regione speciale; anche se la Regione Valle d'Aosta fosse una regione ordinaria, se di là si viene favoriti e di qua no, il discorso non funziona.
Termino, Presidente, anche se mi rendo conto dell'ampiezza dell'argomento, ma non voglio abusare del mio tempo. Mi rivolgo solo ai colleghi: ricordatevi che questa è solo gente che chiede di poter sopravvivere, che i loro Comuni non spariscano, che hanno espresso con chiarezza estrema e con molto rispetto la propria opinione.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Signor Presidente, credo che la relazione della Presidente Bresso evidenzi come il "no" motivato proposto dalla Giunta regionale sia assolutamente supportato da ragioni oggettive e non sia solo la conseguenza di un "no" già annunciato da parte della Valle d'Aosta, che, comunque ricordiamolo, è dirimente rispetto a questa questione.
una questione attuale non solo qui in Piemonte, ma anche in altre Regioni, là dove ci sono situazioni di contiguità tra Regioni ordinarie e altre a Statuto speciale. E' bene non dimenticare questo aspetto.
Relativamente alle iniziative referendarie, come quella di cui ci stiamo occupando, voglio subito fare una riflessione: ho il massimo rispetto della volontà popolare, però, credo di dover sottolineare che non siamo in una situazione di democrazia diretta, quindi, l'espressione del referendum previsto dalla legge, in questo caso, non è assolutamente vincolante e sta a noi assumere la responsabilità di una decisione naturalmente motivandola fino in fondo.
Mi pare che questa iniziativa sia la spia, certamente, di un malessere che può interessare soprattutto i piccoli Comuni montani, ma è anche espressione di una strumentalizzazione politica e, in qualche caso, di una certa iniziativa, forse improvvida, di qualche Sindaco, che non ha ben valutato le conseguenze della questione.
Credo anche che le argomentazioni richiamate dai proponenti il referendum, riferite a radici culturali, a valori e appartenenze storiche siano, tutto sommato, argomentazioni deboli; non che non esistano, ci sono ma il problema vero è se questi valori, radici culturali e appartenenze storiche, ammesso che abbiano questi forti radicamenti, siano oggi messe in discussione dall'appartenenza ad una Regione piuttosto che ad un'altra.
La risposta è certamente negativa: nessuno mette in discussione la possibilità di esprimere valori culturali, di appartenenza storica o altre questioni. Piuttosto, non credo che l'appartenenza, temporalmente breve, in passato, alla Provincia di Aosta sia stata tale da aver lasciato un segno di appartenenza culturale o linguistica rimpianto dal dopoguerra ad oggi.
Peraltro, sono nato in un Comune che apparteneva alla Provincia di Aosta e, oggi, io e i miei concittadini non ci sogniamo neanche lontanamente di rivendicare ragioni di carattere culturale e di appartenenza storica per chiedere che il paese ritorni ad essere sotto la giurisdizione valdostana.
Credo che, rispetto a queste questioni, abbia fatto premio anche il miraggio di vantaggi economici diretti per i cittadini, più risorse per i Comuni e che non siano stati valutati fino in fondo gli svantaggi, che invece, sono stati richiamati nella relazione della Presidente che fa riferimento alla deliberazione.
Voglio anche evidenziare un aspetto che finora non è stato affrontato dagli interventi che mi hanno preceduto: non si può portare a giustificazione dell'iniziativa il disinteresse di Regione o di Provincia rispetto a situazioni di disagio che pure vivono quelle realtà territoriali; questo vale per il Comune di Noasca e per la Valle Orco e Soana, vale per il Comune di Carema, che sarà chiamato a referendum sulla stessa questione il 18 marzo prossimo.
Credo anzi di dover rivendicare l'attenzione significativa che è stata posta relativamente a questi territori, sia da parte della Provincia sia da parte della Regione, forse, non con l'intensità desiderata, ma ricordo soltanto che non c'è un approccio culturale che escluda attenzione a quelle aree se è vero che la Provincia di Torino è stata la prima in Italia, negli anni '60, ad avere un Assessore alla montagna che ha sviluppato attenzione e iniziativa nei confronti delle realtà montane con continuità. Per richiamare un argomento di attualità, ricordo le iniziative della Giunta regionale, faccio riferimento ai provvedimenti per combattere la desertificazione commerciale posti recentemente in atto dall'Assessore Caracciolo, tanto per fare un esempio, che sicuramente sono stati apprezzati sul territorio.
Devo anche dire che ci sono stati momenti di richiesta di attenzione particolare nei quali ho testimonianza di pronta risposta da parte del nostro Ente. È bene dire, con chiarezza, come è stato detto, che fa premio più il miraggio dei vantaggi, senza aver valutato fino in fondo quali sono le conseguenze. Se volessimo fare un dispetto ai cittadini della Valle Orco e Valle Soana diremmo sì alla loro richiesta di annessione, e il tempo si incaricherebbe di darci ragione rispetto a questa affermazione.
Sicuramente, non possiamo ignorare una spia di disagio che, comunque l'iniziativa mette in risalto. Devo anche sottolineare come questo disagio faccia riferimento a realtà territoriali nei quali la questione del lavoro diventa un problema sempre più pressante e che entra in gioco non solo e soltanto la quantità delle risorse a disposizione, ma anche la possibilità di avere strumenti per l'animazione del territorio, per pensare a piani di sviluppo, a nuove iniziative rispetto alle quali dovremmo dare delle risposte (dirò dopo anche come).
Nella realtà di Noasca entra in gioco un fattore che è già stato richiamato, quello della presenza del Parco Nazionale del Gran Paradiso rispetto al quale ci sono stati, sul versante piemontese, rapporti conflittuali e situazioni di scarso dialogo, che evidenziano una sperequazione rispetto ai trattamenti e agli interventi previsti per i cittadini che stanno sul versante valdostano.
Credo sia necessario anche fare un minimo di autocritica rispetto alla capacità di iniziativa poste in atto oggi dal territorio, alla capacità di porre sul tavolo progetti credibili e praticabili, al ruolo di rappresentanza delle Comunità Montane, mentre in passato ci sono state iniziative che hanno trovato risposte più puntuali e precise.
La questione deve essere affrontata con il dialogo, con il confronto non soltanto con illusorie fughe in avanti. Penso anche che la questione non stia soltanto su quell'interrogativo che ha sollevato la Consigliera Cotto: "Quale danno concreto soffre il Piemonte se si staccano 200 persone o un comune su 1.206". Intanto, perché un sì detto in questa situazione ne richiamerebbe altri nell'immediato, ma anche perché non è questa la questione sul tappeto, quanto la capacità di individuare le situazioni di disagio, di trovare risposte all'interno del nostro ambito territoriale in modo differenziato da una realtà all'altra. Come è già stato detto, la situazione di Nasca e della Valle dell'Orco è ben diversa da quella di Carema, che affronteremo tra poche settimane. È necessario sottolineare come non sia tollerabile, oggi, avere così grandi diversità tra Regione e Regione. Serve una spinta decisiva all'approvazione del federalismo fiscale, ad un'attuazione piena del dettato della Costituzione oggi vigente; mi pare che anche su questo piano il Consiglio regionale e la Giunta si stiano muovendo nella giusta direzione.
Abbiamo anche un'altra opportunità per dare risposte alle sollecitazioni che arrivano dai Comuni. Ci sono due proposte di legge e un disegno di legge della Giunta che pongono particolare attenzione agli interventi a favore dei Comuni di piccole dimensioni demografiche (sotto i 5.000 abitanti) e alla loro valorizzazione. Ci sono quindi i presupposti per dare una risposta che intervenga anche con una geometria variabile, in modo differenziato da realtà a realtà, per soddisfare le esigenze sia delle amministrazioni comunali sia dei cittadini sia delle attività economiche e produttive. Mi auguro che presto si possa portare in aula questi provvedimenti.
Ho presentato, con la firma di molti altri Consiglieri e di tutti i Gruppi di maggioranza, un ordine del giorno, che mi auguro possa essere approvato dal Consiglio, in cui ci si impegna a dare rapida attuazione al percorso legislativo di discussione dei provvedimenti legislativi per i piccoli Comuni. Inoltre, si invita la Giunta regionale ad assumere un forte ruolo di coordinamento nei rapporti tra i Comuni e l'Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, in modo che la presenza del Parco diventi non un peso ma una fonte di ricchezza e di valorizzazione delle realtà locali, così come avviene nella realtà valdostana, anche attraverso il possibile spostamento della sede legale del Parco in uno dei Comuni piemontesi interessati dallo stesso.
Richiamiamo un'assunzione di responsabilità per un percorso che dobbiamo ancora affrontare, che vogliamo affrontare, nel solco del dialogo e del confronto, senza fughe in avanti, per mettere le iniziative della Regione al centro di politiche territoriali compatibili con le esigenze dei territori e i bilanci che la Regione e la Provincia possono mettere in atto, in un quadro di collaborazione fra le Istituzioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Volevo fare qualche considerazione rispetto alla risposta che oggi si dà ad un referendum, ad un'iniziativa nata a livello territoriale che oggi la Giunta, con questa delibera, propone al Consiglio di rigettare.
Personalmente, sono un po' delusa del tipo di risposte, del contenuto abbastanza burocratico che, con questa delibera, oggi si vuole dare al Comune di Noasca, all'iniziativa che è stata messa in campo e, di conseguenza, anche alle iniziative che altri Comuni, sempre in zone molte simili, stanno portando avanti. Dal mio punto di vista, si è perso un po' il riferimento rispetto al disagio che l'iniziativa posta in essere vuole dimostrare e vuole segnalare con forza. Un disagio che c'è sempre stato, ed è sempre stato segnalato, ma che non è mai stato colto nella sua importanza in modo serio, in modo continuativo ed evidente.
Noi ci troviamo di fronte ad un territorio che ha diverse peculiarità parlo della Provincia di Torino, ma anche della Regione Piemonte in genere vale a dire centri con quantità di abitanti molti consistenti e territori limitati, rispetto ad altre zone più periferiche e vastissime, ma che hanno un numero molto limitato di abitanti. Nella Valle Orco e nella Valle Soana ma anche nelle altre Comunità montane, la peculiarità è proprio questa: ci sono Comuni con un numero esiguo di abitanti, con amministrazioni che hanno un bacino di gestione del territorio molto ampio. Il disagio è reso evidente dal fatto che, rispetto ad un disegno che la pubblica amministrazione, in questo momento, tende ad avere, vale a dire un disegno al risparmio della spesa pubblica, non si ragiona, in quest'ottica, sulla base delle esigenze dei territori. In queste zone sono stati segnalati problemi di viabilità, problemi sanitari, problemi anche di gestione e di servizi (posta, scuole ecc.).
Le risposte che la pubblica amministrazione, lo Stato nella sua totalità, quindi i vari livelli istituzionali tendenzialmente danno, sono quelle di procedere, senza tener conto dell'estensione del territorio, ma soltanto del numero degli abitanti che vivono sui territorio sostanzialmente al taglio complessivo dei servizi.
Questo disagio è stato raccolto dalla popolazione ed è stato evidenziato con uno strumento che non era mai stato utilizzato prima quello del referendum.
Mi sarei aspettata una risposta più responsabile, una maggiore autocritica, soprattutto da chi ha rivestito in passato anche un ruolo di Presidente della Provincia di Torino. Provincia di Torino che in tante tantissime occasioni, ha dato un segnale forte ai Comuni periferici di torinocentricità totale.
Lo abbiamo visto per quanto riguarda la gestione delle acque, lo stiamo vedendo per la gestione della sanità. Gli accorpamenti, il fatto che il Piano sanitario stabilisca che tre territori che hanno delle spiccate tipologie montane, tra cui Ivrea e il Canavese, siano accorpati in una megaASL, siano in sostanza ingestibili, dal nostro punto di vista, in futuro, è un altro segnale del fatto che non c'è la volontà di tenere conto di quelle che sono le esigenze di territori come questi, che hanno bisogno di servizi.
Non dimentichiamo che ci sono stati tagli notevoli rispetto all'organizzazione scolastica, rispetto alla semplicissima gestione delle poste e quant'altro, per non dire poi come, in tutto il contesto olimpico alcune zone come quelle sono state sostanzialmente bypassate e tagliate fuori.
Quindi, noi ci aspettavamo un rispetto maggiore di questo gran disagio che è stato evidenziato e ci aspettavamo che questa Regione avesse la sensibilità di reagire a questa segnalazione con dei segnali più forti.
Guardate che in Valle Orco e Soana, quindi, in quella parte del Canavese sono decenni che c'è una difficoltà di viabilità e anche la necessità di piccoli interventi, soprattutto nella parte alta per andare verso Ceresole Reale o per andare verso il Gran Paradiso: sono decenni che, per un verso o per un altro, non si risolvono.
Mi ricordo quando c'era la discussione del piano dei trasporti regionali, in cui le Province indicavano nel piano trasporti quali erano le priorità. Invece di ridefinire un disegno più importante e più strategico del sistema della viabilità (la Statale n. 460) chi conosce quelle zone sa bene che, alla fine, si cercava di chiedere alla Regione di fare un investimento per fare più rotonde sulla vecchia 460.
Al di là del fatto che questi Comuni possono, come diceva Turigliatto obiettivamente avere delle difficoltà ad essere sufficientemente autonome per un disegno strategico forte, da questa parte qui non c'è mai stata la capacità di aiutare questi Enti locali a condividere una serie di scelte strategiche in modo non da trovare più risorse, perché a volte di risorse in quella zona lì ne sono stati date in quantità enormi, da parte del Governo, sull'alluvione. Ma quando si ragiona dal punto di vista dello sviluppo strategico del territorio, a volte, alcune risorse vengono date senza una visione strategica. Quindi le poche già disponibili non hanno una vocazione qualitativa tale da poter mettere questi territori in condizioni di sopravvivere.
Quindi, la scelta è tra accettare un progressivo spopolamento di queste zone, una contrazione della spesa pubblica e quindi un complessivo depotenziamento di queste aree, oppure tenere conto che ci sono delle aree in cui i presidi devono essere mantenuti per mantenere questi territori vivi, anche con delle realtà magari non di gran densità, ma vivi per rappresentare una risorsa. Quindi vivere questi territori come una risorsa e non come un problema.
Questo è l'ennesimo esempio di risposta autoritaria e che tiene poco conto delle peculiarità territoriali, che questa Regione, come avveniva con la Provincia di Torino, dà.
una risposta deludente. Ci saremmo aspettati una sensibilità maggiore e quindi, in questo senso, ovviamente, anch'io esprimo una netta perplessità rispetto alla proposta che la Giunta, oggi, propone al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Anche quest'intervento, come quello del Consigliere Turigliatto, vuole essere un intervento breve, non troppo lungo, proprio per evitare troppe parole su un argomento che ha già avuto una discussione piuttosto precisa e dettagliata anche in Commissione, non più tardi di ieri.
Ieri abbiamo lanciato un grido di allarme sull'eventuale balcanizzazione dell'Eporediese. Era naturalmente una battuta, questo è chiaro, però ci pare che quello che stiamo discutendo oggi sia un fenomeno molto simile ad alcuni eventi che hanno caratterizzato l'Europa negli ultimi tempi.
C'è una Regione un po' più ricca, limitrofa, c'è una Regione con una forte autonomia. Quindi, a fronte di molte difficoltà economiche e di gestione del territorio, si tende e si tenta di aggregarsi a quell'altra realtà. È anche un rischio implicito ad alcune forme di federalismo che noi contestiamo quando possono avvantaggiare Regioni più ricche a scapito di Regioni più povere, con tutti i fenomeni di questo tipo che poi vengono innescati. Quindi sono argomenti molto, molto delicati, che vanno affrontati con molta serietà e senza sottovalutazioni di alcun tipo. Anche perché, comunque, siamo di fronte ad un'esplosione referendaria.
Dobbiamo prendere anche atto e dobbiamo essere ben consci che è stato svolto un referendum, in cui la maggior parte dei cittadini di Noasca ha votato a favore di questa proposta. Nel momento in cui sempre vantiamo la partecipazione come un momento qualificante del rapporto del cittadino con le istituzioni, dobbiamo ricordarci che quel dato c'è ed è un dato reale.
Non sottovalutiamolo. Magari stigmatizziamo i motivi, se sono quelli di ordine economico, anche perché purtroppo non credo che, aderendo alla Valle d'Aosta, quel Comune risolva i suoi problemi. Così come non credo che sia un fenomeno nuovo. Su questo non concordo molto con l'intervento della Consigliera Cotto perché, negli anni, è successo sempre nelle zone limitrofe addirittura ad altri Stati, verso la Francia o verso Regioni un po' più facoltose, perché la normativa costituzionale consente di avere delle tentazioni di aggregazioni su queste realtà.
Ricordo le valli alpine, che hanno sempre guardato la Francia con una certa simpatia, le zone limitrofe alla Valle d'Aosta, il Friuli e il Nord Est. Non credo, però, che se oggi dicessimo un sì a questo distacco si risolverebbe qualche problema, perché sorgerebbero problemi di ordine logistico, di trasporto, di vita quotidiana che non vanno sottovalutati.
Poi pongo il dubbio su che cosa abbiamo detto noi in sede di discussione referendaria. Mi chiedo se siamo stati capaci a spiegare o se abbiamo preso parte al dibattito, perché forse queste cose andavano dette.
Ad ogni modo, temo che, se anche accettassimo questo distacco, anche se tenessimo nella massima considerazione la volontà di questa parte di cittadini, i loro problemi non verrebbero risolti.
I problemi dei piccoli Comuni della montagna sono problemi che ci portiamo dietro non da quest'amministrazione, ma da molte amministrazioni precedenti. Sono problemi decennali, problemi legati al fatto di un mondo giovanile che, purtroppo, non si trova più in quel territorio e non riesce ad avere la possibilità di avviare attività lavorative.
Crollano quelle economie, crolla quindi la presenza umana nei territori, con tutto quello che comporta, come abbiamo detto più volte nelle Commissioni: poca tenuta dei pascoli, l'avanzamento della boscaglia non curata, desertificazione del territorio. Però, ripeto, non credo siano queste le tematiche che si possono in qualche modo risolvere chiedendo di aderire ad un'altra Regione.
Credo sia molto opportuno, da parte nostra, dare un segnale di attenzione e di valorizzazione all'espressione della volontà popolare tenendo conto di questo disagio denunciato con forza, che può forse essere pura provocazione. Se io fossi un abitante di quel Comune, direi: "Ma sì voto a favore perché lancio un messaggio. Provoco un pochino, lancio un grido di allarme". Questo va colto della vicenda, ossia che una popolazione di un Comune ha lanciato un grido di allarme forse anche provocatorio.
Non so se davvero questa gente si veda così culturalmente vicina alla Valle d'Aosta, non so se davvero hanno l'intenzione di andarsene. Diciamo che è stato lanciato un netto e forte messaggio che sta a noi, legislatori e Giunta regionale piemontese, cogliere. Mi pare che l'ordine del giorno che ho visto allegato alla delibera colga e affronti il problema in qualche modo, quindi con delle misure legislative o misure amministrative.
Altro non vedo in questa vicenda se non una provocazione. Anche perch se noi oggi fossimo disattenti nella risposta, vedremmo questo fenomeno allargarsi ad altri Comuni. A questo punto, perché Noasca sì e Locana no? Perché non altre parti? A quel punto, il fenomeno diventerebbe veramente ingestibile, ma anche insolubile, perché sono convinto che se ben si tornasse ai confini di quell'area dell'epoca fascista, non credo che avremmo risolto i problemi reali di quel territorio.
Quindi, in questa situazione, che è un po' paradossale, in cui anche Noasca sempre un po' figlia di nessuno, perché oltretutto la Valle d'Aosta non ne vuole sapere, credo che l'unica cosa da fare sia non scandalizzarsi prendere atto - purtroppo - del vizio di ridisegnare le province o creare le aree metropolitane a colpo di matita, con gran velocità, senza neanche tener conto della nostra volontà.
Non ci scandalizziamo di quest'espressione di Noasca.
Personalmente non ho visto le forze dell'ordine; pur arrivando in ritardo non ho visto nulla del genere, forse era già finito tutto. Mi dispiace, sono arrivato in Consiglio alle ore 16.10, con un ritardo di cui mi scuso. Non ho dubbi, come ha dichiarato il Consigliere Novero, che ogni volta che si sottrae a chiunque la possibilità di manifestare le proprie opinioni, è un atto lesivo della dignità personale. Quindi mi dispiace molto che questo sia avvenuto.
Non credo che i cittadini di Noasca venissero qua con intenzioni bellicistiche o secessionistiche. Ci dispiace che sia stato loro impedito di arrivare qua davanti, però continuo a dire che la solidarietà tra Comuni è importante; la solidarietà tra Regioni è importante e non bisogna cadere nelle trappole che a volte ci portano a sognare l'appartenenza a Regioni più ricche per poter vivere un po' meglio. Spesso sono sogni illusori e poco fondati e, spesso, spalancano le porte ad una realtà che non è quella immaginata, ma ormai il danno è fatto e il gioco non è più reversibile.
Voteremo favorevolmente alla proposta di deliberazione della Giunta convinti, però, che non vada assolutamente sottovalutato l'accorato grido di aiuto si leva che da queste zone del territorio, seppure in un modo un po' originale.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero per fatto personale; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Volevo solo dire che ho ironizzato sul fatto che gli abitanti sono rimasti a casa loro. Con profondo, rispetto cercavo di inculcarvi un po' di... per cui era un'ironia. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
La delibera predisposta dalla Presidente Bresso la trovo ineccepibile dal punto di vista amministrativo, ma deludente o insufficiente dal punto di vista politico.
Lo diceva poco fa il collega di Rifondazione Comunista: se il referendum di questo paese è stato un messaggio e un paradosso, noi siamo in grado di accoglierlo ed interpretarlo in questo modo? Personalmente credo di no. Lo testimonia il fatto che, durante tutto il dibattito, chi da domani dovrebbe occuparsi di Noasca, cioè l'Assessore alla montagna, è arrivato solo adesso. È la dimostrazione che questa Regione è ancora impreparata ed è in ritardo sulle politiche della montagna, finora andata avanti per proclami e contributi, con una sottospecie di assistenzialismo fine a se stesso. Ecco perché non possiamo liquidare il "no" a Noasca semplicemente scrivendo due righe riferite allo Statuto, perché la Regione ha, nel tempo, perseguito una politica di intervento a sostegno e a favore dei territori montani.
solo scritto in questo modo. Questa freddezza amministrativa, che dimostra la carenza di programmazione, di interventi concreti e di leggi concrete ferme, in corso di elaborazione o non ancora arrivate nelle opportune Commissioni, è appena affievolita dagli ordini del giorno che accompagnano la delibera: quello presentato dal Consigliere Ricca e dalla maggioranza e quello presentato dalla Lega Nord, che come UDC voteremo.
Sul provvedimento, ci asteniamo. Crediamo non sia il caso che Comuni lascino il Piemonte per andare nella bella e ricca Valle d'Aosta, per fini già descritti. È anche vero, però, che il problema esiste, tanto è vero che sono molti i Comuni che avrebbero intenzione di fare la stessa cosa: si parla di almeno altri sei Comuni che avrebbero intenzione di indire un referendum per cambiare Regione di appartenenza.
Se questo è veramente un paradosso, un messaggio, cari amici della maggioranza, è necessario raccoglierlo, farlo nostro - maggioranza e opposizione - passando dai proclami agli interventi concreti; dagli annunci di proposte di disegni di leggi alle leggi. È necessario prevedere effettivamente degli interventi, non solo dire che si faranno.
A proposito del divario digitale, avete tentato di coprirlo senza gara affidando a Telecom l'incarico di portare il digitale ovunque, con un esborso notevole. In ogni caso, sappiamo bene che dietro c'era l'accordo per far rimanere Telecom a Torino.
Avete cercato, e con fatica continuate a farlo, di portare avanti il discorso della pianificazione delle acque, tentando di risolvere il divario idrico. E sul divario che riguarda le opportunità dei piccoli comuni di montagna? Quando una Regione non è capace di rispondere alle esigenze del più piccolo e del più lontano dei suoi Comuni, è un'istituzione che non ha le idee chiare su cosa vuol dire essere la Regione Piemonte. Non può essere soltanto la Torino di Moretti; non può essere soltanto il Piemonte della TAV o dell'enogastronomia. È anche il Piemonte di chi non ha opportunità.
Abbia pazienza, Presidente Bresso, non possiamo risolvere i problemi della montagna semplicemente facendo vendere la rapa di Caprauna, com'è successo un po' di tempo fa con l'Assessore Sibille.
Caprauna è un Comune in Provincia di Cuneo, ma dista soltanto venti chilometri da Albenga, in Provincia di Savona. Per raggiungerlo bisogna passare in Provincia di Imperia.
Questa è la dimostrazione che, per qualcuno, rimanere in Piemonte potrebbe essere anche un'opportunità, se ci diamo da fare e se ci muoviamo però dobbiamo rispondere all'esigenza di Noasca, non solo con una gelida delibera affievolita solamente da due ordini del giorno che ci appresteremo a votare, ma con qualcosa di più concreto.
Voteremo a favore degli ordini del giorno e ci asterremo sulla deliberazione, invitandovi ad agire, caro Assessore Sibille, e ad evitare i facili proclami, che in alcuni casi la fanno apparire più Assessore di pianura che di montagna.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Innanzitutto vorrei precisare il numero degli abitanti e il numero dei residenti di Noasca: 202 i residenti; 346 gli abitanti. Pare che la differenza coincida con le persone che in questo Comune decidono le strategie, quindi alla fine non si capisce come sia stato votato un referendum. Sembra che sia stato votato da una parte dei 202 residenti quindi sotto quest'aspetto dobbiamo riflettere, indipendentemente dalla delibera di Giunta e dagli ordini del giorno.
un aspetto che deve far riflettere tutti e forse tutti siamo responsabili, in quest'Aula, se alcuni, per motivi linguistici o per altro si vogliano dissociare dal nostro territorio. Secondo me, più che una questione di Noasca, è una questione che ci riguarda direttamente come Consiglieri regionali. Riguarda direttamente l'Assemblea perché, quando un Comune, anche se così minuscolo dal punto di vista demografico, si vuole dissociare, con un referendum, da una Regione, dobbiamo riflettere ed avviare un dibattito più vasto, quindi un dibattito più concreto e più interessante per tutti noi.
Questa delibera mi sembra un atto un po' improprio. Non so se dal punto legislativo si poteva fare qualcosa di diverso o se la questione poteva essere riportata, naturalmente dopo il vaglio di un'eventuale audizione. In effetti, non abbiamo valutato l'opportunità di convocare un'audizione nella competente Commissione, per conoscere, effettivamente, quelli che erano i veri problemi di questa piccola comunità. Ormai, ci troviamo di fronte ad un atto compiuto, non solo da parte dei cittadini di Noasca, ma anche da parte di questa Giunta.
Se anche in altre circostanze, come nel caso di Finpiemonte - argomento affrontato soltanto questa mattina - la Giunta si fosse dimostrata così solerte nel portare la questione in Consiglio, forse avremmo evitato tanti problemi e tante perdite di tempo per parlare del nulla, ossia di ordini del giorno in qualche modo "scavalcati" o sostituiti da eventuali provvedimenti di Giunta.
Come ripeto, la questione non è tanto se votare a favore o contro la proposta. È invece importante tener presente che una simile questione pu creare dei precedenti. E, soprattutto, un evento simile ci dovrebbe far riflettere, proprio in un momento così delicato. Secondo i sondaggi apparsi nei giorni scorsi sui principali quotidiani locali, sembra che i giovani siano distanti dalle istituzioni e sono emerse tante altre cose che riguardano noi, come rappresentanti delle istituzioni. Quest'aspetto dovrebbe indurci a riflettere: è una negazione? È una forma di protesta nei confronti delle rispettive istituzioni cui si riferisce, per cui si pensa che l'erba del vicino sia sempre migliore? Oppure è una constatazione di fatto, una valutazione storica, un qualcosa di sociologico cui veramente questi cittadini si sono riferiti? Questi, a mio giudizio, sono i quesiti su cui dobbiamo riflettere.
Come ha poc'anzi annunciato il collega Guida, noi ci asterremo per quanto riguarda la delibera, ma cercheremo di essere solidali nei confronti degli ordini del giorno votando favorevolmente.
Questa procedura così anomala deve comunque indurci a riflettere, a responsabilizzarci e a stimolarci ancora di più ad essere coerenti verso i cittadini ma anche verso noi stessi, nel ricoprire il nostro ruolo soprattutto quando vengono presentate delle delibere a favore di un certo tipo di Amministrazioni, mentre non ne vengono presentate quando ce ne sarebbe veramente bisogno per la collettività, per questa Assemblea e per la trasparenza che meritano tutti i cittadini piemontesi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente.
Farò delle brevi valutazioni, dal momento che molto è già stato detto.
Innanzitutto, credo che sia sempre difficile esprimere un giudizio su un referendum, perché rappresenta, comunque, l'espressione di una volontà popolare, di una volontà comune.
Alcuni ragionamenti che sono stati fatti cercavano proprio di analizzare le ragioni che hanno innescato questo desiderio di lasciare il rapporto amministrativo con una Regione per stabilirne uno nuovo con un'altra limitrofa.
La riflessione che vorrei fare è proprio su questo concetto: tra le ragioni che spingono le popolazioni a restare insieme, credo che quelle culturali e storiche siano le più importanti e di maggior valenza; è proprio sulla base di tali elementi che si sono costruire le nazioni e quindi, le comunità più piccole, di primo livello, come i Comuni e le Regioni.
In questo momento, credo sia più rilevante dare importanza alle valutazioni storico-culturali piuttosto che alle valutazioni di tipo economico. In questa vicenda, ma anche per lo stesso esito referendario credo che abbia influito molto l'aspetto economico, com'è stato opportunamente ricordato per altri versi.
Sappiamo tutti che la Regione autonoma della Valle d'Aosta gode di alcune particolari caratteristiche che possono, diciamo così, rappresentare un fattore di attrazione per quei Comuni situati ai confini con tale Regione.
Credo, però, che la proposta di deliberazione presentata dalla Giunta sia complessivamente condivisibile, proprio perché non possiamo dimenticare che tra le ragioni storiche e culturali che tengono unita la Valle d'Aosta c'è sicuramente il riconoscersi in una lingua, il francese, elemento che non caratterizza il Comune di Noasca.
Personalmente, ricordo che in un certo periodo della mia vita ho dovuto valutare se mia figlia piccola a quell'epoca potesse andare a vivere in Valle d'Aosta: uno dei motivi per cui non si è trasferita era dovuto al fatto che in quella Regione era obbligatorio parlare correntemente il francese. Io non so se nel momento in cui hanno indetto il referendum abbiano considerato tutte le conseguenze: vivere in Valle d'Aosta significa, ad esempio, avere scuole dove obbligatoriamente si svolgono lezioni sia in italiano che in francese, quest'ultima intesa come lingua di insegnamento di tutte le altre materie.
Nel complesso, anche se sono sempre in difficoltà ad esprimermi su un esito referendario, perché mi sembra, in qualche modo, di superare la volontà espressa da altre persone come me, in questo caso mi sembra che le ragioni che sono alla base della delibera proposta dalla Giunta possano essere condivise.



PRESIDENTE

Non avendo ulteriori richieste di intervento, darei la parola all'Assessore Deorsola, per una breve replica.



DEORSOLA Sergio, Assessore al decentramento e rapporti con Enti locali

Grazie, Presidente.
Anzitutto desidero esprimere un apprezzamento per il numero e la qualità degli interventi che si sono sviluppati in questa sede, in riferimento a questa deliberazione.
In risposta agli interventi fatti e ai problemi in essi sollevati intenderei riprendere alcune osservazioni e sottolineature che la nostra Presidente ha fatto nel presentare la delibera. Vorrei, innanzitutto sgomberare il campo da quello che pare essere oggettivamente un equivoco in merito alla Provincia di Aosta del 1927 e la Regione autonoma Valle d'Aosta dell'immediato dopoguerra.
La Provincia di Aosta, che nasce solo nel 1927, aveva una dimensione che, oltre alla stretta Valle di Aosta, comprendeva gran parte del Canavese. Ricordiamo che il Comune di Ivrea era nella Provincia di Aosta dell'epoca, così come i Comuni di S. Giusto, S. Giorgio, il Comune del collega Ricca, Bollengo, Noasca, Ceresole e Locana.
I due organismi sono nati su logiche assolutamente diverse: la Provincia di Aosta del 1927 aveva, per dimensione e per i Comuni che ne facevano parte, la logica di attenuare il carattere tipicamente alpino e francofono di quella che, poi, è diventata la Regione autonoma della Valle d'Aosta. Il porre l'accento sulla francofonia e la condizione dal punto di vista delle risorse che vengono lasciate in quella zona furono alla base della Regione autonoma del 1945-1948.
Sono logiche assolutamente diverse, che bisogna tenere presenti.
Ringrazio chi ha evidenziato il problema che mi pare sia alla base queste sono parole di un intervento - del messaggio che i cittadini di Noasca hanno voluto lanciare: è il problema delle diverse risorse che si trovano a pochi chilometri di distanza, cioè per gli Enti locali e le forme associative collocate ai margini di Regioni autonome. Il fenomeno si riscontra a Noasca, cioè nel nostro Piemonte, come si riscontra in Veneto per attrazione dal Trentino-Alto Adige o Sud Tirolo, e in Lombardia sempre con attrazione verso il Trentino-Alto Adige.
un problema di gran rilevanza che il Governo nazionale e le Regioni non sono ancora riuscite ad affrontare in una vera logica di attenuazione di questi oggettivi benefici, che sono stati posti in alcune aree del nostro territorio, per logiche risalenti all'immediato dopoguerra, che allora erano assolutamente condivisibili, mentre, oggi, credo debbano essere serenamente messe in discussione.
La deliberazione non è, come è stato detto, una deliberazione formale.
La proposta che la Giunta fa al Consiglio s'inserisce necessariamente in una procedura che il Governo nazionale deve seguire, in base alla nostra Costituzione, per porre una parola definitiva su quest'argomento.
Rilevo altresì che chi evidenzia il valore del referendum, volendo trarne valutazioni assolute, deve inserire questo tipo di referendum nella procedura prevista dalla nostra Costituzione. La nostra Costituzione non attribuisce al risultato del referendum un valore di passaggio automatico da una Regione all'altra, ma s'inserisce in uno di quei momenti necessitati, quale quello dell'espressione da parte delle Regioni (la nostra Regione e quella della Valle d'Aosta), della loro valutazione e del loro parere, in modo che il Governo centrale e il Parlamento possano trarne le valutazioni definitive.
Rilevo ancora - l'ho già detto prima, lo ha già detto la Presidente il valore costituzionalizzato della francofonia nell'attuale Regione autonoma della Valle d'Aosta. Tale francofonia non esiste in Noasca, per scelta degli stessi Comuni in quegli anni dell'immediato dopoguerra, perci viene meno una delle ragioni basilari e fondamentali per l'attribuzione del Comune alla Regione contigua.
Da parte della nostra Regione c'è stata attenzione da un punto di vista istituzionale-formale: il nostro Statuto, una legge ad hoc per la montagna il disegno di legge sui piccoli Comuni, che mi auguro il Consiglio possa in tempi brevi far diventare legge. Si potrebbe dire che si tratta semplicemente di una previsione? No, c'è il Piano della Comunità del Parco c'è una serie di interventi concreti che dimostrano come la nostra Regione cioè questa Giunta e, in qualche modo, le Giunte che si sono succedute in Piemonte, abbia avuto attenzione per quelle zone e per quel Comune in particolare.
Per chi non c'è ancora stato, Noasca è un piacevole Comune che merita una visita, nel sistema viario ci sono delle strettoie, pochissime, in realtà. C'è un progetto che la Provincia di Torino ha già individuato credo che potrà partire in tempi rapidissimi. C'è sicuramente un sistema di rapporti con il Parco, che, voglio ricordarlo, è un Parco Nazionale e questo non aiuta: se da una parte richiama un'attenzione all'ambiente che risale negli anni, dall'altra parte non agevola nella operatività concreta per quella che può essere la risposta.
Ritengo che per quella realtà il Parco debba diventare un'occasione anche di sviluppo e in quella prospettiva saranno sempre più indirizzate le nostre attenzioni.
Credo di aver risposto in modo puntuale e attento. Il problema è quello del federalismo fiscale, che ponga un argine a quelle che sono le condizioni oggettivamente diverse di Comuni che sono contigui, uno in una Regione a Statuto ordinario, come la nostra, e altri nella Regione a Statuto speciale, come la Valle d'Aosta.
In definitiva, chiedo all'Aula un voto a favore della proposta di deliberazione, che si esprime in modo contrario al distacco del Comune di Noasca dalla nostra Regione.
In conclusione, riprendo una frase riportata nel dibattito: se questo Consiglio volesse fare una scortesia al Comune di Noasca, ammesso che la Valle d'Aosta - cosa che non è - volesse accoglierlo, lo lascerebbe andare in Valle d'Aosta. Avremmo un'enclave non motivata da ragioni di collegamento, che non possono essere superate da aspetti tecnologici, e alcune volte occorrerebbe recarsi di persona nell'altro territorio della Regione di cui si farebbe parte in ipotesi. Questo sarebbe assolutamente difficile da realizzare in tempi ragionevoli.
Ringrazio per l'attenzione e mi auguro che il vostro voto sia a favore della proposta.



PRESIDENTE

La situazione è caratterizzata da due ordini del giorno: n. 564 "Parere sulla richiesta del Comune di Noasca di aggregazione alla Valle d'Aosta" presentato dai Consiglieri Novero, Dutto, Rossi n. 570 "Richiesta del Comune di Nasca di distacco dalla Regione Piemonte" presentato dai Consiglieri Ricca, Bizjak, Buquicchio, Cavallaro, Dalmasso Lepri, Manolino, Muliere, Pozzi, Turigliatto.
il primo è quello a prima firma del Consigliere Novero; il secondo è stato presentato a prima firma del Consigliere Ricca. Poi, dobbiamo votare su una proposta di deliberazione. Quindi, abbiamo tre votazioni.
Procederei nel mettere in votazione, per analogia con quanto succede con le votazioni finali sui testi di legge, prima l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Novero, poi l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ricca e altri, infine la proposta di deliberazione n. 247 a iniziativa della Giunta regionale.
Se siete d'accordo, procediamo ad un'unica tornata per le dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Novero.



NOVERO Gianfranco

Intervengo per dichiarazione di voto su tutti e tre gli ordini del giorno.
Voteremo ovviamente a favore del nostro ordine del giorno ed altrettanto su quello presentato dal Consigliere Ricca.
Noi auspichiamo che almeno questi ordini del giorno vengano approvati dall'Assemblea. Poi prendiamo atto con estremo piacere delle dichiarazioni finali dell'Assessore Deorsola.
Mi dispiace che sia assente l'Assessore Valpreda, quindi inviterei la Giunta a fare sentire all'Assessore le motivazioni finali e a far presente che no,i che ci opponiamo all'ASL con Ivrea, ci opponiamo con le stesse motivazioni con le quali è stato motivato il diniego alla richiesta degli abitanti del Comune di Noasca.
Spero quindi che l'Assessore Valpreda si adegui a questa teoria che noi comprendiamo e che almeno venga applicata sempre la stessa misura.
Voteremo ovviamente contro la proposta della Giunta per i motivi che abbiamo già espresso prima. Anche dopo aver sentito tutte le argomentazioni, non siamo assolutamente convinti di essere in errore.
Aggiungo ancora una cosa: con tutte le argomentazioni che abbiamo sentito, non abbiamo sentito alcuno - non lo abbiamo fatto nemmeno noi analizzare a fondo il motivo per cui la Valle d'Aosta dice "no". Il motivo per cui la Valle d'Aosta dice "no" è di una chiarezza lampante: loro si considerano dei privilegiati.
Con pudore la Giunta non ha detto che quando si è fatta la Regione l'esercito francese era ancora presente nel territorio valdostano e il vero motivo non era la francofonia, ma era il rischio che la Francia chiedesse e ottenesse al tavolo di pace l'annessione della Valle d'Aosta. L'Italia ha pagato la non annessione alla Francia con lo Statuto speciale.
Quindi, il problema non è stato la francofonia, ma il fatto che noi abbiamo perso la guerra e un esercito straniero stava occupando quei territori.
Le lingue parlate in Valle d'Aosta sono correntemente quattro, come le lingue nostre sono tre; quindi non può essere un fattore storico-culturale il fatto che io parli tre lingue e il mio vicino di casa ne parli quattro.
Il discorso è che mentre la Valle d'Aosta difende i suoi privilegi o quelli ritenuti tali, i nostri chiedono solo di avere, per quanto riguarda la penalizzazione che deriva dall'appartenere ad un parco, un trattamento identico al Comune di fianco.
La motivazione vera è solo quella; anche se la Valle d'Aosta fosse Regione a Statuto ordinario, ma con una situazione in cui la gestione del parco è prevalente nella zona valdostana, gli abitanti della valle del Comune di Noasca avanzerebbero ugualmente la richiesta.
Visto che l'orientamento prevalente della maggioranza è quello di negare l'assenso, chiedo almeno ai colleghi di votare i due ordini del giorno che non mi sembrano incompatibili con quanto richiesto dalla maggioranza stessa.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto, per dichiarazione di voto.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente. La mia è una dichiarazione di voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Novero della Lega Nord; voto di astensione per l'ordine del giorno che ha come prima firma quella del Consigliere Ricca. Non ci sono piaciute alcune frasi, come questa: "Considerato che le iniziative poste in atto possono essere certamente frutto di una strumentalizzazione politica".
Ci sembra un giudizio eccessivo, non documentato per quanto ci risulta quindi ci asteniamo. Mentre confermo il voto contrario del Gruppo per quanto riguarda la proposta di deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca per dichiarazione di voto.



RICCA Luigi Sergio

Devo dire, a nome della maggioranza, che noi vorremmo esprimere un voto favorevole all'ordine del giorno che ha come primo firmatario il collega Novero, ma c'è un passaggio del dispositivo finale, che richiama il rispetto per la volontà espressa dai cittadini di Noasca, in contraddizione con il contenuto della deliberazione, che quindi ci impedisce di esprimere un voto favorevole.
Pertanto, il voto della maggioranza sarà di astensione rispetto all'ordine del giorno della Lega Nord.
Naturalmente noi la parola rispetto la intendiamo come rispetto delle esigenze che la popolazione ha evidenziato e a queste facciamo riferimento nel contenuto del nostro ordine del giorno, che sono disponibile anche ad emendare se fosse utile a far cambiare alla Consigliera Cotto il suo voto di astensione in voto favorevole.
Credo però che togliere le parole "certamente frutto di una strumentalizzazione", non serva a fare cambiare opinione e il voto annunciato.
Rimaniamo con la stesura iniziale dell'ordine del giorno, per il quale chiediamo un consenso più ampio di quello che è stato manifestato finora anche da parte dei colleghi di opposizione.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente. Prima delle indicazioni sui singoli documenti faccio solo una valutazione complessiva. Certamente il documento che viene presentato al Consiglio dalla Giunta ha un grosso limite: al di là delle valutazioni di carattere storico, sulle quali sono già intervenuti alcuni colleghi, che certamente non individuano grandi differenze fra le popolazioni, se ne adduce una di carattere logistico del Comune di Noasca.
I colleghi sanno che si procederà prossimamente alla votazione del referendum in quel di Carema. Io vorrò poi vedere la deliberazione, qualora il referendum non sia positivo, che la Giunta presenterà al Consiglio considerato che tra Carema e il primo paese della Valle d'Aosta non c'è alcuna barriera infrastrutturale.
La verità è che, come molti colleghi hanno fatto presente, questa è la denuncia di piccoli paesi che sono stati spesso dimenticati. In particolare, non tanto la Giunta, ma la Presidente di questa Giunta ha chiare responsabilità in merito.
Ricordiamo e poniamo all'attenzione dei colleghi il fatto che non soltanto la Provincia di Torino nel 1997 siglò un protocollo d'intesa con le Valli Orco e Soana, che doveva garantire un certo numero di vantaggi alle popolazioni locali, ma che la Provincia di Torino nel 1999 ha votato una delibera, la quale prevede che tutti gli utili derivanti dalla partecipazione azionaria della Provincia di Torino in AEM - visto che le Valli Orco e Soana sono quelle che ospitano il maggior numero di centrali idroelettriche presenti nella nostra provincia - dovessero essere rivolti per azioni da fare all'interno del territorio dei comuni delle Valli Orco e Soana.
Dal 1999 ad oggi questo non è mai accaduto. Le motivazioni che hanno indotto molti amministratori locali e molti singoli cittadini non solo a promuovere, ma a votare anche in massa "sì" al referendum, è chiaro che sono legate ad una politica spesso torinocentrica che è stata fatta dalle amministrazioni.
Va ricordato, peraltro, per onore di verità per chi conosce queste zone, che il più importante intervento di collegamento viabilistico, che spesso è uno dei maggiori problemi di quei territori, è stato fatto dalla precedente amministrazione, che ha stanziato i fondi necessari affinché la Provincia di Torino potesse bandire i primi lotti per l'allargamento della Statale n. 460. Allargamento che è avvenuto grazie ai fondi che la Giunta Ghigo e l'Assessorato dell'allora Assessore Casoni stanziò a favore della Provincia di Torino. Ci aspettiamo che quell'interesse che viene molto sollecitato ed indicato anche all'interno della delibera, venga preso in considerazione.
La Presidente ha omesso di dirlo, ma questa mattina ha incontrato il Vicepresidente della Comunità Montana, al quale avrà detto che la Regione farà molte cose a favore di quelle valli e noi saremmo estremamente attenti perché ciò accada. Vi ricordiamo che, per esempio, c'è un accordo di programma da siglare che abbiamo dovuto attendere alcuni mesi, nonostante fosse in Finanziaria, affinché si procedesse. È un accordo di programma che ha siglato la Regione Piemonte con il Comune di Pont, la Comunità Montana le Valli Orco e Soana, all'interno della legge finanziaria che ha votato il Consiglio. Bisogna che, alle parole, si portino avanti anche i fatti e noi su questo saremmo molto attenti.
Noi voteremo certamente a favore dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri della Lega Nord perché crediamo sia equilibrato: tiene conto cioè, delle indicazioni date dalla popolazione di Noasca e, al tempo stesso, ne chiede un intervento. Esprimeremo un voto di astensione rispetto a quello presentato dai Consiglieri di maggioranza. Astensione dovuta solo al fatto che esiste un comma due che, in qualche modo, impegna la Giunta ad interessarsi di quei territori, mentre non condividiamo il punto uno ed esprimeremo un voto di astensione essendo ben chiaro che, nel nostro ordinamento, il voto di astensione è un voto contrario rispetto alle delibere, rispetto al documento presentato dalla Giunta.
L'ultima sottolineatura. Badiamo al fatto che non esistono realtà locali che hanno maggiori rivendicazioni rispetto ad altre. Mi spiego. Se il comune di Locana e Comuni delle alte valli rivendicano alcuni diritti hanno lo stesso, uguale ed identico diritto (anzi, qui ci troviamo di fronte ad un referendum che è un atto vero, e non sono delle forme di propaganda organizzata) rispetto a ciò che dicono, per esempio, coloro che si lamentano per la TAV. Se noi siamo così sensibili nell'ascoltare i territori, non abbiamo la stessa sensibilità quando alcuni di questi territori sono sensibili ad una battaglia politica amica, o meno sensibile a quello che invece è un volere della Giunta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Cara Presidente Bresso, nonostante il mio accento, vivo nel Canavese da 37 anni. Ho avuto l'onore, per vent'anni, di essere amministratore del Comune di Rivarolo e ho apprezzato moltissimo le sincere dichiarazioni del Consigliere Novero.
Il Gruppo Socialista-nuovo PSI voterà a favore della relazione della Presidente Bresso. Il Comune di Noasca ha denunciato un malessere. Bene farebbe la Regione a dedicare maggiore attenzione ai piccoli comuni soprattutto ai piccoli comuni di montagna. Dichiaro la mia astensione per entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 564, presentato dai Consiglieri Novero, Dutto e Rossi, il cui testo recita: "Premesso che domenica 8 e lunedì 9 ottobre 2006, nel territorio del Comune di nasca si è svolto il referendum consultivo ex art. 132, secondo comma della Costituzione per il distacco del Comune di Noasca dalla Regione Piemonte e la sua aggregazione alla regione Valle d'Aosta.
Hanno votato 122 cittadini su 179 aventi aventi diritto (gli abitanti effettivi sono 189), 95 hanno detto sì alla revisione dei confini (il 78%) 25 i contrari.
La Giunta regionale, nei giorni scorsi, ha dato parere contrario al distacco del Comune di Noasca dal Piemonte ed alla sua aggregazione alla Valle d'Aosta. Considerato che si tratta di un comune con il territorio compreso all'interno dell'area del parco Gran Paradiso e per questo sottoposto a normative che lo penalizzano dal punto di vista economico e di sviluppo accentuando le caratteristiche, già di per se naturalmente presenti, di territorio montano disagiato senza alcun meccanismo correttivo di tali penalizzazioni.
Si tratta di un territorio trattato in maniera completamente diversa rispetto ai comuni valdostani compresi nel territorio del parco Gran Paradiso che hanno la stessa normativa economicamente penalizzante ma che godono di diversi interventi giustamente compensativi da parte dell'amministrazione regionale.
Altri comuni nella Valli Orco e Soana sono nella stessa situazione.
Il Consiglio regionale del Piemonte esprime il rispetto per la volontà espressa dai cittadini di Noasca che hanno votato la richiesta di adesione alla Valle d'Aosta; e impegna la Giunta regionale ad attivarsi affinch vengano studiati ed applicati dei meccanismi di compensazione per superare il divario socioeconomico dei territori p piemontesi compresi nel Parco del Gran Paradiso rispetto ai vicini territori valdostani".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 570, presentato dal Consigliere Ricca, Bizjak, Buquicchio, Cavallaio, Dalmasso, Lepri Manolino, Muliere, Pozzi e Turigliatto, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte vista la richiesta del Comune di Noasca di distacco dalla Regione Piemonte per la sua aggregazione alla Regione Valle d'Aosta, condividendo ed approvando le motivazioni rappresentate dalla Giunta regionale nella proposta di deliberazione n. 247 del 18/01/2007 assunta ai sensi dell'art.
132, comma 2 della Costituzione, condivisa anche dalla Regione Valle d'Aosta atteso che l'iniziativa referendaria attuata per avviare il percorso legislativo di distacco dal Piemonte è stata attivata anche da altri Comuni della Provincia di Torino, tra il quali Carema, per il quale è già stata fissata la data del referendum, al 18 marzo 2007 considerato che le iniziative poste in atto possono essere certamente frutto di una strumentalizzazione politica che l'adesione ampia dei cittadini possa essere anche il risultato delle aspettative di vantaggi economici diretti, ma che allo stesso tempo sia la spia di un malessere e disagio che interessa i piccoli Comuni, verso i quali l'inadeguatezza dell'attuale normativa può causare un progressivo impoverimento delle piccole realtà considerato, altresì, che incide la forte situazione di squilibrio e sperequazione di trattamento e risorse disponibili, sia per i cittadini che per le Amministrazioni Comunali, rispetto alla confinante situazione della Regione a Statuto Speciale Valle d'Aosta, in alcuni casi come quello di Nasca, aggravata dal diverso rapporto con l'Ente Parco Nazionale Gran Paradiso invita la Giunta regionale a: dare attuazione al percorso legislativo di discussione dei disegni di legge e proposte di legge depositati che pu portare all'approvazione di un'apposita legge regionale per la valorizzazione e il sostegno dei Comuni a minore dimensione demografica nella quale prevedere la possibilità di politiche di intervento differenziate e mirate alle varie realtà, soprattutto montane, considerando anche interventi non solo a sostegno dei Comuni, ma anche dei cittadini e delle attività economiche e produttive; assumere un forte ruolo di coordinamento nei rapporti tra Comuni ed Ente Parco Nazionale del Gran Paradiso, in modo che la presenza del Parco diventi non un peso ma fonte di ricchezza e valorizzazione delle realtà locali, in un rapporto di collaborazione e dialogo reciproco, da attivare anche attraverso il trasferimento delle sede legale del Parco da Torino in uno dei comuni piemontesi dello stesso".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sulla proposta di deliberazione n. 247, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento:

Inversione argomenti all'o.d.g (trattazione del punto 6) al posto del punto 5) all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Proporrei, vista l'ora, di spostare il punto 6) al punto 5) all'o.d.g.
ossia l'ordine del giorno n. 436 sulla pillola abortiva RU 486, dal momento che è un tema così importante ed interessante. Oppure, di anticipare l'ordine del giorno n. 472 sullo stesso tema, i cui firmatario sono i colleghi Nicotra e Burzi.
Se ritenete questo tema così importante, anticipiamolo, perché non vorrei trovarmi a dover parlare di un tema così importante fra due ore.
Consigliere Robotti, mi sembra che quest'argomento meriti un dibattito molto più ampio...



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, mi formalizzi la sua richiesta.



SCANDEREBECH Deodato

La mia richiesta è una trattazione del punto 6) al posto del punto 5) all'o.d.g.



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, mi permetto di dire che se anticipassimo il punto 6), dovremmo anticipare anche il punto 7), perché sono due punti collegati. Quindi, con il permesso del Consiglio, mi riserverei di mettere in votazione l'anticipazione di questi due punti che attraggono anche l'ordine del giorno che è stato presentato.
La parola, in senso contrario, al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Non in senso contrario, Presidente, ma se è utile per evitare la votazione, sono disponibile, quale primo firmatario dell'ordine del giorno n. 373, che è iscritto da tempo in posizione tale da essere discusso, a dare parere favorevole allo slittamento, a condizione che venga trattato stasera, subito dopo il voto, previsto senza discussione, sugli ordini del giorno n. 436 e n. 472, oppure all'inizio della prossima seduta.



PRESIDENTE

Possiamo dare per accolta l'inversione all'o.d.g.



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'inversione)



PRESIDENTE

I punti 6) e 7) vengono collocati all'o.d.g. come punti 4) ter e 4) quater.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame ordine del giorno n. 436, inerente a "RU 486, adozione modello regione Toscana", presentato dai Consiglieri Chieppa, Robotti, Valloggia Dalmasso e Barassi Esame ordine del giorno n. 472, inerente a "Pillola abortiva RU 486" presentato dai Consiglieri Nicotra e Burzi


PRESIDENTE

Passiamo dunque all'esame degli ordini del giorno n. 436 e n. 472, di cui ora rispettivamente ai punti 4) ter e 4) quater all'o.d.g..
Si tratta di ordini del giorno che, come sapete, hanno avuto un iter particolare, poiché sono stati rinviati in Commissione. Su di essi non è prevista la discussione, ma solo la dichiarazione di voto e poi la votazione. Quindi ci sarà solo la dichiarazione di voto.
La parola alla Consigliera Barassi.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente, ma è sull'ordine dei lavori, nel senso che non ci siamo intesi: il mio Gruppo non è favorevole all'inversione all'o.d.g.



PRESIDENTE

Consigliera Barassi, ho chiesto e non si è opposto nessuno.
Procederei con le dichiarazioni di voto. Peraltro, penso ci sia l'occasione per mettere in discussione e poi in votazione anche gli ordini del giorno del Consigliere Ricca e della Consigliera Motta sulla sicurezza alimentare, che da tanto attendono. Quindi penso che oggi ci sia la possibilità di approvare anche questi due documenti.
Per dichiarazione di voto, ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Semplicemente per esprimere il voto contrario del nostro Gruppo sia sull'ordine del giorno n. 436 che sul n. 472.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Buquicchio.



BUQUICCHIO Andrea

Nell'ambito della dichiarazione di voto, prima di dire qual è la posizione del Gruppo che rappresento e quella mia personale sulla problematica della pillola RU 486, intendo fare qualche brevissima considerazione.
Per quel che mi riguarda, non si mette minimamente in discussione il criterio sancito da molti anni, che è quello della libertà di abortire.
Poiché desidero fare delle considerazioni squisitamente di carattere scientifico, invito i Consiglieri a prestare massima attenzione.
La pillola abortiva è considerata come un'alternativa non cruenta alla pratica cruenta abortiva. I vantaggi, secondo coloro che l'hanno proposta consisterebbero nella mancanza di un rischio anestesiologico e nella facilità, da tutti i punti di vista, non per ultimo per coloro che la sostengono, psicologica, per la paziente che ha deciso di praticare tale interruzione di gravidanza.
Così non è. Anche negli Stati Uniti, dove molto prima di altrove hanno effettuato la sperimentazione, oggi sostengono che i rischi connessi all'utilizzo della pillola abortiva sono tutt'altro che nulli. Esistono rischi come quella dell'emorragia; esistono rischi come quello dell'infezione; esiste una casistica di mortalità tutt'altro che irrilevante.
Tra l'altro, c'è una discrepanza tra l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che sancisce e consiglia un dosaggio della sostanza pari e non oltre a 200 milligrammi, e il dosaggio reale e pratico che, come i colleghi ginecologi sapranno, di fatto si deve utilizzare. Non è certa neanche l'espulsione del feto entro poche ore. Questo può verificarsi anche dopo quindici giorni, quando la paziente è a casa, con tutte le implicazioni di carattere psicologico che potete comprendere. Quello che forse pochi sanno è che la sostanza principale di utilizzo per l'interruzione di gravidanza che si assume per bocca, deve essere associata ad un'altra sostanza che si assume per via transvaginale. È proprio quella la causa, documentata bibliograficamente, di una gravissima infezione mortale, in un'altissima percentuale di casi, per coloro che l'hanno assunta. Come medico, tutto questo mi lascia estremamente perplesso, perché ritengo che una metodica possa essere sponsorizzata, favorita e spinta, qualora sia, di fatto migliore di un'altra consolidata da decenni. In questo caso - e la mia cultura medica, chirurgica e scientifica non può ignorare questo aspetto ritengo che non esistano ancora elementi rassicuranti sul punto.
Per questo motivo, una sperimentazione andrebbe ancora effettuata, ma secondo i canoni di legge. Quindi, per entrare molto velocemente nel merito, secondo noi, l'eventuale importazione del prodotto non rientra nella legittimità legislativa.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Sulla questione della pillola RU 486, il Gruppo della Lega Nord ha, da sempre, una posizione ben chiara, dichiarata, segnalata e sostenuta. Siamo assolutamente contrari a questo rimedio farmacologico per gravidanze non desiderate perché ad oggi, visto il fallimento della sperimentazione di questa pillola presso l'ospedale Sant'Anna, non siamo certi delle conseguenze che potrebbe avere sulle donne.
Ricordo che l'idea di un dipendente della Regione Piemonte, venuto addirittura a manifestare davanti all'ingresso del Consiglio regionale per facilitare l'uso di questa pillola, fu una scelta ed una manifestazione vergognosa, proprio perché al Sant'Anna la sperimentazione sulla pillola abortiva è fallita.
Le donne non possono assumere con sicurezza questa pillola perch l'espulsione del feto può avvenire non in poche ore ma in alcuni giorni, e se non si fa un tipo di intervento sotto controllo medico, si rischiano conseguenze gravissime per le donne.
Faccio un esempio. Se la pillola potesse essere data semplicemente come potrebbe esserlo con l'importazione, presso i presidi sanitari del Piemonte, potremmo assistere alla ragazzina minorenne o maggiorenne, o alla persona con problemi, che nel momento in cui si trova in crisi e sceglie magari perché obbligata, di interrompere la gravidanza, prende questa pillola, rientra a casa ed ha l'espulsione da sola, magari senza neanche averlo detto ai suoi genitori (se li ha, perché in alcuni casi vi sono ragazzine che purtroppo, pur essendo minorenni, non hanno famiglia). Questo potrebbe creare uno choc per la donna.
Lei si rende conto delle conseguenze che espellere un feto, cioè il proprio bambino, da sola in casa senza un aiuto medico, potrebbe creare per questa ragazza? Proprio per la mancata certezza del metodo e perché manca il controllo medico, nel caso in cui questa pillola fosse data a chi ne ha fa richiesta noi siamo contro, sia all'utilizzo sia all'importazione.
Crediamo che questo Consiglio si debba esprimere assolutamente in modo contrario.
Ancora una battuta, Presidente.
Credo sia stato scorretto, da parte alcuni rappresentanti politici accusare un'altra forza politica, che in questo caso fa parte della maggioranza, di essersi comportata in modo politicamente vergognoso ed eticamente esecrabile. Credo - e lo ribadisco in quest'Aula - che ogni Consigliere abbia la libertà di esprimersi come la sua coscienza ritiene soprattutto su un argomento come questo: etico, morale e personale.
vergognoso, quindi, che qualcuno si permetta di condannare la scelta personale di un Consigliere regionale.
In questo caso, ognuno deve essere libero - una volta di più - di scegliere quello che la sua morale e la sua etica gli dicono di fare, anche perché stiamo giocando sulla pelle di persone che, molto probabilmente, in quel momento stanno vivendo contrasti loro interni pesantissimi. Scegliere di abortire è difficile. Scegliere di abortire con una pillola, magari da soli in casa, è veramente rischioso. Noi non possiamo accettare questo metodo, fino a quando le sperimentazioni serie non daranno totali garanzie e fino a quando il controllo medico non sarà completo su queste persone che, ovviamente, ne faranno richiesta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Segretario Chieppa in qualità di Consigliere; ne ha facoltà.



CHIEPPA Vincenzo

Faccio una breve dichiarazione di voto.
Non me ne vorrà il Consigliere Buquicchio, perché sa che comunque manteniamo rapporti di civiltà, ma personalmente compiango, lo dico qui formalmente ed ufficialmente, gran parte dei Paesi del continente americano che non possono annoverare, tra i loro ricercati, uno scienziato come il Consigliere Buquicchio, che ha demolito anni di ricerca scientifica, a livello internazionale, e la decisione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità di autorizzare l'utilizzo del farmaco RU 486.
Proporrei di mandare, anche con un autotassazione, il Consigliere Buquicchio a correggere, nella linea, il mondo scientifico internazionale.
Non me ne voglia, Consigliere Buquicchio, perché lo dico anche un po' ironicamente, ma le sue affermazioni mi sono sembrate un po' forzate e strumentali per giustificare un voto contrario che non trova, invece, altra giustificazione.
Con coerenza e pacatezza abbiamo atteso che questa proposta di ordine del giorno fosse portata all'attenzione del Consiglio. Abbiamo accettato la discussione in Commissione; abbiamo accettato di metterla ai voti in Commissione e abbiamo atteso che il Consiglio avesse tempo per affrontarla.
Vorrei fare un appello, che so cadrà nel vuoto, ma è necessario fare: oggi votiamo un documento che attiene direttamente alla vita di donne che già affrontano un momento difficilissimo e drammatico della loro vita quello dell'interruzione volontaria della gravidanza.
Sono certo che, al di là degli schieramenti politici, gran parte dei Consiglieri sono sensibili nei confronti di questa tematica. Stiamo parlando di un voto e di una mozione che si pone su quel piano: non vi è ideologismo in questo e non si intende aprire una discussione sulla liceità o meno dell'interruzione volontaria di della gravidanza, sancita comunque dalla legislazione nazionale. Il tema riguarda le contrarietà che vengono espresse. Ma ve n'è solo una che viene espressa pubblicamente, quella secondo la quale l'IVG farmacologico non sarebbe sicuro (lo dicevo prima con una battuta): è una pratica ormai diffusissima sul piano internazionale.
Mi pare, invece, che in questa discussione ci sia sotteso un altro elemento, per cui nella cultura di questo Paese c'è chi vuole punire quelle donne che, loro malgrado, si apprestano all'interruzione volontaria della gravidanza; vogliono punirle impedendo, nel nostro Paese, il superamento di fatto, dell'intervento chirurgico. Questo è quanto dice gran parte della letteratura internazionale. Per la verità, rileggerò l'intervento del Consigliere Buquicchio, ma mi pareva di aver capito proprio che gran parte della letteratura internazionale sostenesse che il rimedio farmacologico avesse, di fatto, permesso di superare l'intervento chirurgico dell'interruzione volontaria della gravidanza.
Pertanto, si tratta solo di scegliere, non sulla liceità o meno dell'atto, perché quello è comunque garantito dalla legge, ma sul fatto di obbligare quelle donne a sottoporsi ad un intervento chirurgico, con tutti i rischi che questo comporta, oppure permettere loro di accedere all'IVG farmacologico.
ovvio che anche quest'ultimo ha piccole controindicazioni: ma da questo punto di vista, posso esprimere un elemento vero e genuino di indignazione per il modo in cui si utilizzano strumentalmente queste vicende? Qui parliamo della carne viva delle donne, obbligate, molte volte ad andare in quella direzione.
Dunque, credo che dovremo posizionarci, rispetto a questa vicenda, su un piano umanitario, su un piano di vicinanza e di sintonia umana con quelle donne che, lo ripeto ancora una volta, sono talvolta obbligate dalle condizioni sociali ed economiche a ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza. Invece ho riscontrato, nel dibattito complessivo del Paese, una volontà punitiva: chi si ammanta di un malinteso a senso religioso, compie la peggiore violazione proprio di quei principi religiosi a cui ipocritamente si appella, perché quei principi religiosi prevedrebbero la vicinanza umana nei confronti di chi soffre. State violando voi questi principi: mi riferisco in termini generali a chi utilizza strumentalmente questo voto anche per finalità religiose.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve: il collega che mi ha preceduto non merita risposta dal momento che siamo fortemente contrari alla "pillola della morte" (o "kill pill"). Noi siamo per la vita e continueremo ad esserlo finch risiederemo in questi banchi. Per noi, la vita e la famiglia sono valori inderogabili e la nostra battaglia sarà sacra.
Non è nemmeno corretto affermare che non sia stata sperimentata o valutata, perché mi risulta che si siano verificati nove casi di decessi aspetto riconosciuto anche da un'autorevole rivista internazionale. Questo a dimostrazione che noi siamo fermamente convinti dei valori e dei principi su cui è incardinata la nostra Costituzione e quindi le nostre leggi, come la n. 194, che viene male adoperata, soprattutto qui in Piemonte, dove si registrano 11.000 aborti e dove siamo all'ultimo posto per quanto concerne l'aspetto demografico, che è la ricchezza del nostro futuro. Noi stiamo consegnando la nostra storia in mano a persone che non sono piemontesi.
Basterebbe questo aspetto per riflettere su tutto. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Pozzi; ne ha facoltà.



POZZI Paola

Grazie, Presidente.
Cercherò di esercitare, nel modo migliore che mi è possibile, il mio ruolo di Consigliera regionale, senza entrare in considerazioni che sono di carattere tecnico e medico, che non sono in grado di affrontare e non so neppure se sia questa la sede per affrontarle.
Questa è un'Assemblea elettiva e legislativa, e dovrebbe rappresentare uno spazio di democrazia, intendendo per tale uno spazio nel quale attraverso il confronto, si cercano di individuare le soluzioni migliori per il bene collettivo, senza privilegiare una posizione rispetto all'altra, se non in base ai criteri dell'utilità collettiva.
Noi non siamo, come forza politica (e non lo sono io personalmente) favorevoli all'interruzione di gravidanza, se non come frutto e conseguenza di una scelta libera e consapevole della donna.
Non è un caso che ci sia in questo Consiglio regionale un'altra proposta di legge, presentata come Consulta delle Elette, per aiutare le donne che vogliono partorire nell'anonimato, senza essere condizionate anche da questo aspetto. Quindi maternità libera e consapevole in ogni caso.
Allora, non avendo le competenze, mi baso sulle sperimentazioni fatte altrove. Vedo che in altri Paesi europei l'utilizzo di questa pillola è stato ampiamente sperimentato. Abbiamo verificato - l'ordine del giorno lo riporta - che in un'altra Regione del nostro Paese l'attenzione a questo metodo per l'interruzione della gravidanza è all'ordine del giorno del sistema sanitario. Ritengo che sia stato opportuno discutere in Commissione, perché dalla discussione sono emerse delle precisazioni che hanno arricchito e migliorato, a mio parere, l'ordine del giorno originariamente presentato. Non si parla, in questo provvedimento, della pillola abortiva come di un farmaco da banco, che si acquista in farmacia o al supermercato e lo si assume come fosse un'aspirina, ma parliamo di diffonderne l'uso nell'ambito dei presidi del servizio sanitario regionale.
Parliamo di una scelta libera e consapevole, conseguente ad un'adeguata e capillare informazione a cura dei servizi sanitari regionali territoriali.
Siamo nell'ambito della legge n. 194 e di quanto questa legge prevede.
Semplicemente, se esiste un sistema che consente l'interruzione volontaria della gravidanza alle donne che vivono una situazione drammatica e tragica sulla loro pelle, nel loro corpo e nella loro coscienza, possano farlo scegliendo liberamente ed essendo, in questa loro scelta, assistite ed informate.
Abbiamo fiducia nel sistema sanitario nazionale. Chiediamo alla Giunta di attivarsi presso il Ministero della salute affinché vengano adottate procedure semplificate per l'importazione, sapendo che il Ministero per la salute non farà l'importazione di questa pillola come se importasse latte in polvere o qualsiasi altra cosa. Tale importazione avverrà sulla base delle indicazioni che i Comitati nazionali potranno fare circa l'adottabilità di questa metodica sulla base delle evidenze scientifiche di cui sono in possesso.
Pertanto, noi votiamo a favore di questo ordine del giorno ringraziando, tra l'altro, tutta la Commissione per la discussione seria serena, articolata e consapevole, che ha dato vita ad un ordine del giorno secondo me migliore rispetto a quello presentato in precedenza.
Siamo convinti che questa sia un'operazione di civiltà e di utilità per le donne della nostra Regione. Auspichiamo che il servizio sanitario regionale possa svolgere appieno il suo compito anche su questo aspetto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Grazie, Presidente e Consiglieri.
L'ordine del giorno presentato è già stato ampiamente e diffusamente discusso, sia in Consiglio regionale, nel momento in cui è stato presentato, sia all'interno della competente Commissione consiliare, così come ricordava poc'anzi la collega Pozzi.
Da queste due discussioni sono emersi elementi importanti e fondamentali rispetto alla problematica in esame, che ci hanno anche permesso di "aggiustare il tiro", diciamo così, rispetto all'ordine del giorno che avevamo precedentemente presentato, inserendo degli elementi importanti di attenzione sia rispetto alle donne, sia rispetto al sistema complessivo legato alle modalità di distribuzione della RU 486. Sappiamo benissimo che questa pillola è utilizzata in oltre quindici Paesi europei e negli Stati Uniti d'America, quindi ha una diffusione importante, con sperimentazioni e risultati verificabili e tangibili. Ovviamente, io mi attengo a questi.
Sappiamo anche che in Italia la distribuzione della RU 486 è soggetta a questi protocolli di sperimentazione semplicemente perché ancora nessuna ditta farmaceutica ha registrato il marchio. Se domani una ditta qualsiasi registrasse il marchio, la pillola verrebbe comunemente distribuita all'interno di tutti i presidi ospedalieri, senza più dover effettuare la fase di sperimentazione.
Ci rendiamo conto che questa sperimentazione, così richiamata in più interventi, è dovuta soprattutto ad una clausola di tipo burocratico, e non ad una sperimentazione reale ed effettiva della pillola sul territorio nazionale.
L'ordine del giorno che il Consigliere Chieppa ha presentato e che noi abbiamo sottoscritto è un provvedimento che tende, sostanzialmente, ad offrire una possibilità in più alle donne piemontesi - ma in generale alle donne italiane, perché ovviamente si fa riferimento alla possibilità di una diversa e più celere distribuzione su tutto il territorio nazionale della RU 486 - e poter eseguire un'interruzione volontaria di gravidanza in un modo diverso rispetto all'intervento chirurgico, che sicuramente è invasivo, e che implica un'anestesia, comporta un intervento ed eventualmente anche un raschiamento. Quindi, ha un effetto, anche da un punto di vista fisico, molto pesante.
Dobbiamo altresì tenere conto dell'effetto che un'interruzione di gravidanza ha da un punto di vista psicologico nei confronti delle donne.
Lo diceva prima la Consigliera Pozzi: il suo Gruppo non è favorevole all'interruzione di gravidanza, e io penso che nessuna donna che abbia abortito sia favorevole all'interruzione volontaria di gravidanza. O perlomeno, è una percentuale minimale e risibile, nel senso che una donna che si trova costretta, per una serie di motivazioni indotte che portano a fare questo tipo di scelta, a dover interrompere una gravidanza, non sia mai contenta rispetto a se stessa e rispetto all'esito di questo intervento.
Comunque, per certi versi per le donne è sempre una sconfitta arrivare ad un'interruzione di gravidanza. Chiedo a tutti i Consiglieri che tengano presente questa situazione e questo stato psicologico delle donne, anche quando fanno interventi a dir poco truculenti all'interno di questo Consiglio regionale.
In certi momenti, sentendo alcuni passaggi di alcuni interventi, mi sono quasi vergognata di stare qua dentro.
Quindi, penso che questo ordine del giorno sia sostanzialmente un ordine del giorno di civiltà, che dà una possibilità in più alle donne che già vivono una situazione altamente traumatica da un punto di vista emotivo per almeno ridurre, laddove è possibile, il danno psicologico.
Ovviamente chiediamo che questa possibilità venga garantita attraverso il servizio sanitario nazionale, con previa informazione diffusa tra le donne.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
Per esprimere il voto convintamente contrario di Alleanza Nazionale sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chieppa.
Noi non vogliamo discutere questa sera di pillola RU 486 perché le nostre posizioni sono note, le abbiamo espresse più volte. Vogliamo per esprimere un no chiaro e forte rispetto alle posizioni di chi tenta di strumentalizzare in maniera indecente questi temi, senza alcuna preoccupazione per l'elemento principale di cui si deve tenere conto in una discussione come questa: la salute delle donne.
L'ordine del giorno che ci viene proposto stasera è un ordine del giorno che - colleghi, ricordiamocelo, perché la storia e la cronaca non possono non avere un peso nelle decisioni che andiamo a prendere - vorrebbe accelerare l'adozione di un farmaco - che non voglio neanche citare - che è stato soggetto a sperimentazione. Una sperimentazione che per la sua conduzione è stata sospesa, nonostante tutte le coperture politiche di cui ha goduto. È stata sospesa ed è oggetto di un'inchiesta da parte della Magistratura.
Vorrei ricordare a tutti questo: quando e se in Piemonte verrà fatta una sperimentazione seria e saremo sicuri, con le possibilità che la scienza offre, che ci troviamo di fronte a farmaci non dannosi per la salute delle donne, ognuno prenderà una decisione da un punto di vista etico. Ma fino a quel momento noi ci troviamo a ragionare su una sperimentazione che è stata sospesa, perché mal fatta, dove ci sono state gravissime carenze e vedremo anche cosa altro.
Quindi, ribadisco il no fermo e deciso di Alleanza Nazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Valloggia; ne ha facoltà.



VALLOGGIA Graziella

Sono anche sconcertata, perché di primo acchito il primo pensiero è quello di pensare che, nel merito di questo problema, si sia effettivamente fatta una strumentalizzazione a 360 gradi, innanzitutto da parte di chi ha aveva la responsabilità diretta della procedura, che si è comportato in modo superficiale, non adottando il protocollo interamente per come era suggerito. E nel prosieguo da parte di chi, per le più disparate opportunità politiche, ha strumentalizzato un problema che invece, dal mio punto di vista, rientra nella normale prassi che si adotta in campo sanitario.
Poiché credo che in qualunque circostanza, laddove la scoperta scientifica, la nuova tecnologia o la farmacologia consentono di introdurre terapie innovative meno invasive e più efficienti ed efficaci sotto il profilo della cura le malattie, vengono normalmente adottate.
Credo che questo sia il caso, perché non si tratta di discutere, a mio avviso, su "aborto sì, aborto no", perché c'è una legge a questo proposito (la n. 194), supportata anche da un referendum popolare.
Di conseguenza, si tratta semplicemente di applicare una metodologia peraltro estremamente già sperimentata e utilizzata in numerosi paesi, non solo europei, da parecchio tempo, e adottata anche sulle ragazzine minori di età. Quindi, si tratta di renderla applicabile e utilizzabile anche nel nostro sistema sanitario.
Aggiungo soltanto a quanto detto dalle colleghe, che sono state così esaustive, una considerazione che avevo già fatto. Credo che, nell'ambito della sperimentazione del Sant'Anna, non si trattò effettivamente di una sperimentazione, ma di una valutazione rispetto al dosaggio che il farmaco doveva avere nelle due somministrazioni previste.
La somministrazione e la sperimentazione venne sospesa soprattutto per uno sbaglio riferito alla norma giuridica, poiché non era stata rispettata la legge n. 194, che prevede che l'interruzione di gravidanza avvenga in ospedale.
Direi che è più un discorso giuridico di forma rispetto ad una legge che non di sostanza; difatti, la sperimentazione era quasi conclusa e credo che, peraltro, ci sia materiale sufficiente per fare anche delle valutazioni che stiamo attendendo.
Per queste ragioni, voterò a favore.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spinosa; ne ha facoltà.



SPINOSA Mariacristina

Grazie, Presidente.
Ringrazio il Consigliere Buquicchio dell'approfondimento scientifico che ha dato in quest'aula. Sono stata particolarmente attenta a quello che ha detto e l'unica cosa che mi chiedo è perché nella Commissione di pertinenza questi approfondimenti scientifici non siano mai stati fatti e non se ne sia mai parlato in modo approfondito.
Per una mia scelta personale di vita sono contraria all'aborto, per ritengo anche che la salvaguardia della vita e l'impegno affinché alle donne siano garantite le condizioni migliori per poter condurre a termine una gravidanza serena siano prioritari.
Sostengo fermamente anche il diritto della donna di avere la libertà di scegliere se portare avanti una gravidanza o meno.
Nel 2005 le interruzioni di gravidanza, secondo il Ministero della Sanità, sono state del 6% in meno rispetto al 2004, e questo dato ci porta ad essere un po' incoraggiati. A fronte di ciò, però nel corso degli anni è andato crescendo il numero di interventi effettuati da donne di cittadinanza straniera che, nel 2004, sono arrivate al 27% del totale questo dato dovrebbe farci riflettere. È importante intervenire sulla prevenzione attraverso un'informazione mirata che raggiunga tutte le donne e, in particolare modo, in questo caso, le donne straniere.
La scelta di abortire, come hanno detto più volte le mie colleghe, per una donna è sicuramente una scelta delicata e molto difficile, ma non si può interferire nel diritto delle donne a scegliere liberamente e consapevolmente come tutelare la propria salute fisica e psicologica.
In questa ottica, la pillola RU 486 non è intesa a incentivare gli aborti, ma a tutelare la salute della donna, per rendere questo intervento sicuro e meno invasivo possibile. Quindi, ridurre, grazie all'utilizzo di questo farmaco, il trauma psicologico per la donna che si sottopone con molto dolore all'interruzione di gravidanza.
Per tutti questi motivi, il mio voto è favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Non cambio certamente idea rispetto alle considerazioni già svolte in quest'Aula quando, in precedenza, abbiamo trattato questo argomento.
Rimpiango che vi siano stati, oggettivamente, tentativi di strumentalizzazione politico-mediatica della sperimentazione avviata presso il Sant'Anna - richiamati nell'ordine del giorno in discussione - che hanno vanificato una sperimentazione che poteva essere assunta come riferimento con dati scientifici certi, in relazione all'utilizzo della pillola RU 486.
Richiamo le considerazioni evidenziate nei precedenti dibattiti in Aula, riconfermando la mia opinione che mi porta a dire che l'utilizzo della pillola è, certamente, un metodo meno invasivo rispetto alla pratica chirurgica, quindi meno traumatizzante per la donna che compie questa scelta, che è assolutamente difficile e della quale, forse, non riusciamo a renderci perfettamente conto fino in fondo.
Richiamo altresì le considerazioni, ricordate anche da altri colleghi in questa sede, circa l'ampia diffusione della pillola in altri Paesi europei, nei quali è stata ampiamente superata la fase di sperimentazione.
Così come assolutamente condivido le considerazioni della collega Pozzi quando parla della necessità di un'informazione più puntuale, diffusa e capillare, che consenta anche alle donne che si trovano nella situazione di dover respingere una maternità di poterlo fare nell'anonimato, protette da una legge che consente di mettere al mondo una vita pur non riconoscendola direttamente.
Le considerazioni di tipo scientifico svolte dal collega Buquicchio non possono lasciare indifferenti, per lo meno meriterebbero un approfondimento sia sul piano scientifico e sia sul piano dell'effetto pratico, affinch l'utilizzo della procedura, che, se correttamente attuata, prevede un soggiorno di almeno tre giorni in ospedale, possa essere anche la strada più conveniente - anche su questo piano dobbiamo parlare in questi termini dal punto di vista del sistema sanitario complessivo.
Queste sono le mie riflessioni che, naturalmente, in questo momento non mi consentono di cambiare opinione rispetto a quanto già espresso in precedenza, ma ritengo debbano essere poste all'attenzione di chi ha la responsabilità gestionale della sanità nella nostra Regione.
Credo quindi che le considerazioni che oggi Buquicchio ha posto in aula meritino un approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nicotra.



NICOTRA Riccardo

Consideriamo che l'utilizzo della pillola abortiva possa costituire una modalità accettabile di attuazione della legge n. 194, evitando modalità chirurgiche più invasive.
Riteniamo che l'utilizzo della pillola RU 486 debba avvenire nel pieno rispetto dei protocolli medici stabiliti dalla competente autorità sanitaria.
Concludo annunciando l'astensione sull'ordine del giorno n. 436 e il voto favorevole sull'ordine del giorno n. 472.



PRESIDENTE

Procediamo con le votazioni. Ribadisco che abbiamo svolto un'unica discussione, ma dobbiamo porre in votazione prima l'ordine del giorno n.
436, di cui al punto 6) all'o.d.g. La votazione è stata richiesta per appello nominale.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno n. 436, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che l'utilizzo della "RU 486" quale metodo di interruzione volontaria della gravidanza è largamente diffuso nei principali Paesi europei, nei quali è stata ampiamente sperimentata verificato che la Regione Toscana ha utilizzato il modello di importazione diretta del farmaco che permette alle donne di quella Regione di evitare l'interruzione volontaria di gravidanza con metodo chirurgico sottolineato che è stigmatizzato e condannato ogni tentativo di strumentalizzazione politico-mediatica di parte in ordine alla vicenda impegna la Giunta regionale ad adottare tale modalità di importazione diretta della "RU 486" finalizzata a diffonderne l'uso nell'ambito dei presidi del Servizio sanitario regionale, consentendo alle donne che già vivono in quel frangente, momento particolarmente drammatico della loro vita, una scelta libera e consapevole conseguente ad un'adeguata e capillare informazione a cura dei servizi sanitari territoriali impegna altresì la Giunta ad attivarsi presso il Ministero della salute affinché vengano adottate procedure semplificate per l'importazione della 'RU 486' in tutto il Paese".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 Consiglieri votanti 54 Consiglieri hanno votato Sì 25 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione nominale sull'ordine del giorno 472, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la sperimentazione della pillola abortiva RU 486 compiuta presso l'Ospedale S. Anna di Torino considerato che l'utilizzo della pillola abortiva può costituire una modalità accettabile di attuazione della Legge 194/78 "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza" evitando modalità chirurgiche più invasive ritenendo che l'utilizzo della pillola RU 486 debba comunque avvenire nel pieno rispetto dei protocolli medici stabiliti dalle competenti autorità evitandone strumentalizzazioni a fini politici o ideologici.
impegna la Giunta regionale a garantire un utilizzo regolamentato della pillola RU 486 presso i presidi sanitari della Regione, come modalità alternativa alla pratica chirurgica nell'esercizio dell'interruzione volontaria della gravidanza, così come prevista dalla Legge 194/78".
L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 Consiglieri votanti 54 Consiglieri hanno votato Sì 27 Consiglieri hanno votato NO 26 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Il Consiglio non approva.
L'ordine del giorno n. 566 del Consigliere Scanderebech è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Una pura formalità. Vorrei ricordare che nella prima votazione, quella in riferimento ai due ordini del giorno collegati, sono risultati 26 contrari e 24 a favore. Il venticinquesimo ha votato quando era scaduto il termine.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, il computer è impostato in maniera tale che allo scadere del tempo... Comunque verificheremo.
Per cortesia,Consiglieri, vedo un po' di fibrillazione in aula, ma dobbiamo ancora procedere con l'o.d.g. Abbiamo da esaminare i due documenti di cui al punto 5) all'o.d.g.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La Consigliera Cotto ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



COTTO Mariangela

Pensavo si andasse verso la conclusione. Raccomando al Presidente e alla Consigliera Spinosa affinché nella prossima settimana il punto 17) all'o.d.g. possa risalire "in classifica", così come era rimasto per alcune settimane. È importante approvare quella proposta di legge al Parlamento.
Chiedo ai Capigruppo presenti, al Presidente e alla Consigliera Spinosa di farsi parte attiva affinché il punto n.17) all'o.d.g. diventi discutibile la prossima settimana.



PRESIDENTE

Consigliera Cotto, sicuramente i Capigruppo hanno recepito la sua istanza, quindi contiamo che in Conferenza dei Capigruppo domani nell'organizzare i lavori, si possa procedere come da lei auspicato.
Sulle osservazioni sollevate dal Consigliere Toselli, in effetti, il tabulato delle votazioni gli dà ragione. Delle due l'una: o il computer è impostato in senso non adeguato, ossia non blocca automaticamente le votazioni allo scoccare dei 60 secondi (mi pare impossibile, comunque lo verificheremo per scrupolo domani). Oppure è successo che i Consiglieri che non erano in Aula non hanno votato e quelle che erano presenti hanno... Pu darsi che sia il computer, verificheremo il sistema computerizzato.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Dalmasso; ne ha facoltà.



DALMASSO Sergio

giusto discutere oggi l'ordine del giorno posticipato un'ora fa e che era al punto successivo. Tuttavia, chiederei, se resta tempo che venissero anticipati i due ordini del giorno che ho presentato in mattinata con molti altri Consiglieri. Sabato 27 gennaio è la Giornata della Memoria, ambedue gli ordini del giorno sono legati a questa ricorrenza: il primo a titolo "Giornata dalla memoria". il secondo "Raduno nazista", che si terrà a Torino venerdì 26 gennaio.



PRESIDENTE

Consigliere Dalmasso, nessuna difficoltà. Se vi è il consenso dei Consiglieri, possiamo sicuramente procedere in questo senso.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

In linea di massima possiamo essere d'accordo, purché prima venga seguito l'o.d.g. previsto, cioè gli ordini del giorno n. 373, n. 400 e n.
556. Ordini del giorno che erano presenti nelle passate sedute del Consiglio regionale e che martedì scorso non sono stati discussi, in particolare quello relativo al problema urgente della sanità.


Argomento: Rapporti Regioni - Governo - Commercio - Sanita': argomenti non sopra specificati

Discussione congiunta degli ordini n. 373 "Torino sede dell'Autorità Nazionale per la Sicurezza Alimentare" presentato dai Consiglieri Ricca Motta, Muliere, Vignale, Botta, Dutto, Burzi, Dalmasso, Turigliatto e n. 400 "Sicurezza dei prodotti agroalimentari", presentato dai Consiglieri Motta, Cavallera, Ricca, Manolino, Dutto, Ferraris, Dalmasso, Moriconi Botta, Cotto, Lupi e Robotti


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g., relativo alla discussione congiunta degli ordini del giorno n. 373 e n. 400.
La parola al Consigliere Ricca.



RICCA Luigi Sergio

Più che un'illustrazione del documento, farò una dichiarazione di voto considerata l'ora e il tempo.
Affrontiamo una discussione con tempi di dibattito ristretti, che meriterebbe, invece, ampio spazio. Le ragioni che hanno portato alla presentazione di questo ordine del giorno risiedono nel fatto che, quando è stata costituita l'Agenzia Europea per la sicurezza alimentare, con sede a Parma, è stata prevista in ogni Stato la costituzione di enti con funzione di interfaccia nazionale. Sottolineiamo la necessità che l'Autorità nazionale sia attivata perché gli aumenti dei rischi in campo sanitario ambientale sono dovuti alla diffusione sul mercato di prodotti adulterati avvelenati o illegalmente manipolati, conseguenza anche di un mondo che prevede scambi sempre più globalizzati. Tale questione è richiamata anche dalla bozza di Piano Socio Sanitario all'attenzione del Consiglio regionale.
Voglio ricordare che sulla questione si è attivata la precedente amministrazione regionale candidando Torino, e che con Torino sono candidate altre realtà nazionali come Foggia e Bergamo, in considerazione delle eccellenze presenti nel nostro territorio e che non sto a richiamare in dettaglio. Faccio riferimento soltanto alla rete di laboratori pubblici impegnata sull'Istituto Zooprofilattico, all'ARPA, centri di eccellenza accreditati a livello nazionale ed europeo, oltre che ad un tessuto produttivo piemontese costituito da piccole e piccolissime aziende, che hanno fatto dell'eccellenza agroalimentare la loro bandiera, per non citare il Salone del Gusto e la sede dell'Università a Pollenzo. La richiesta è di impegnare la Giunta regionale a promuovere l'attivazione in Torino dell'autorità nazionale per la sicurezza alimentare, in considerazione degli aspetti che ho richiamato prima.
Sembra che il Ministro De Castro abbia deciso, in via definitiva almeno così dicono fonti ben informate, di assegnare a Foggia tale sede. Se così fosse, chiedo alla Giunta regionale di impegnarsi per portare a casa almeno un risultato minimo, che potrebbe essere quello di proporre al Ministro un modello di agenzia a rete, che riconosca sul territorio nazionale le eccellenze esistenti. Nel caso del Piemonte, in particolare l'impegno per l'attività svolta nel settore degli OGM negli alimenti, le attività svolte per quanto riguarda le carni BSE ed estrogenate, gli aspetti della formazione relativi a questi settori.
Chiudo l'intervento per brevità, sollecitando un consenso ampio che mi pare sia stato manifestato anche dalla sottoscrizione trasversale della proposta da parte dei Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Motta



MOTTA Angela

Intervengo anch'io brevemente, per illustrare l'ordine del giorno sulla sicurezza dei prodotti agroalimentari.
Sappiamo che l'Italia, nel campo della sicurezza alimentare, pu vantare una posizione di primato, siamo preoccupati dagli ultimi dati pubblicati dalla Commissione europea, che ha confermato che, mentre frutta e verdura made in Italy sono le più sicure, stante la presenza di residui chimici nettamente inferiori a quelli di altri paesi produttori, Germania Francia, Spagna e Olanda presentano invece residui di pesticidi al di sopra del limite di legge.
Siamo dunque preoccupati, perché secondo noi questa è una distorsione del commercio globale; riteniamo ci debba essere una tutela, perché il problema della sicurezza alimentare si pone soprattutto per i prodotti che provengono fuori dai confini comunitari.
Quindi, con quest'ordine del giorno, chiediamo che la Regione Piemonte assuma tutte le iniziative necessarie affinché l'Unione Europea garantisca al meglio la sicurezza, la trasparenza dell'informazione su qualità origine e caratteristiche per tutelare la salute e consentire delle scelte di acquisto consapevoli, estendendo a tutti i prodotti l'obbligo - che già c'è su carni bovine, uova, miele e ortofrutta fresca - di indicare nelle etichette di origine la componente agricola impiegata, al fine di tutelare la salute dei consumatori, valorizzare il territorio e assicurare il rispetto di adeguati standard socio-ambientali nelle produzioni importate.
Chiediamo inoltre che la Regione si adoperi presso il Governo nazionale, affinché si effettuino controlli alle frontiere sul rispetto delle norme socio-sanitarie e per evitare l'entrata sui nostri mercati di prodotti, soprattutto di Paesi extra UE, che vengono ottenuti danneggiando il territorio ed anche sfruttando il lavoro minorile. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Valpreda.



VALPREDA Mario, Assessore alla tutela della salute e sanità

Volevo solamente informare che la Giunta regionale sta già intervenendo attivamente in questo settore. Preciso inoltre che molte informazioni sono state utilizzate non correttamente, in quanto, è tutt'altro che decisa l'assegnazione della sede nazionale per la sicurezza alimentare a Foggia ma si va piuttosto delineando un discorso di rete, che coinvolgerebbe, per le rispettive specialità, anche i laboratori della nostra Regione.
Bisogna però prestare attenzione a non confondere le caratteristiche qualitative e le straordinarie qualità di gusto che hanno i prodotti piemontesi con la sicurezza alimentare, che sono due cose assolutamente diverse. L'Università del gusto di Pollenzo e il Salone del gusto hanno svolto una notevolissima azione di promozione alimentare dei nostri prodotti, ma la qualità deve essere fatta, assicurata e garantita da degli enti terzi, che non possono essere che quelli del Servizio sanitario nazionale.
In questi giorni, nell'ambito del Patto per la salute tra le Regioni e lo Stato, si sta definendo un'azione programmatica proprio per la sicurezza alimentare, che vede la creazione di una rete diffusa sul territorio, di laboratori e di operatori di sanità pubblica. Ricordo che i veterinari pubblici, in Italia, sono 6.000 e possono svolgere un'azione sistematica di controllo che può garantire la sicurezza dei consumatori. Visto che, come sviluppo dei servizi, è una delle più accreditate a livello nazionale, la Regione Piemonte può avere una funzione di preminenza reale e funzionale.
Quindi, anche se non ci sarà l'istituzione della sezione nazionale, ma sarà sostituita da una forma diffusa sul territorio, la sicurezza alimentare dei cittadini piemontesi e la promozione, anche sotto il profilo sanitario dei prodotti di eccellenza delle nostre campagne, saranno garantite.
Certamente non posso che approvare, e lo faccio anche a nome della Giunta, che, se ci sarà l'assegnazione di una sede nazionale, questa sia quella piemontese, anche perché ho fatto parte del Comitato promotore per l'assegnazione a Torino di questa sede nazionale; è stata una battaglia che si è sviluppata negli ultimi cinque anni, anche se non è stata coronata dal successo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Grazie, Presidente. Ho sottoscritto uno dei due ordini del giorno, ma devo confessare in parte il mio imbarazzo in questa discussione, e spiego il motivo.
Mi sembra che nel corso della sua esposizione, giustamente, l'Assessore Valpreda abbia usato il termine "sicurezza dei consumatori". Quando sento parlare di sicurezza alimentare... Mi dispiace che ci sia...



(Brusìo in aula)



PRESIDENTE

Colleghi, vi prego di consentire al Consigliere Moriconi di terminare il suo intervento. Per cortesia! Consigliere Rossi, Consigliere Lepri, per cortesia!



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Ci sono le condizioni per terminare proficuamente i nostri lavori: dobbiamo votare questi due ordini del giorno e c'è la richiesta di votarne altri.
Prego, Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Come dicevo, l'Assessore, nel corso della sua esposizione ha usato le parole "sicurezza dei consumatori". Io, innanzitutto, proporrei di fare attenzione quando si usa la dicitura "sicurezza alimentare." In questi giorni si sta svolgendo il Social Forum mondiale a Nairobi in Kenya. Per due miliardi di persone nel mondo, "sicurezza alimentare" significa poter avere un po' di pane da mangiare, non significa il fatto che noi ricchi borghesi europei e nordamericani vogliamo avere la sicurezza di mangiare. Quella che noi abbiamo di non mangiare anticrittogamici o altre cose è una sicurezza giusta, però la sicurezza alimentare nel mondo significa poter mangiare, e non che cosa si mangia. Ricordiamocelo almeno! Io non pretendo che tutti diventiamo attenti alle dinamiche della povertà nel mondo. Però pretenderei che, almeno tra di noi, ricordassimo che facciamo parte di una parte minoritaria della popolazione del mondo facciamo parte di una frazione che vive al di sopra di come vivono gli altri nel mondo e che viviamo sfruttando gli altri nel mondo, anche dal punto di vista alimentare.
Quando diciamo che i Paesi del Terzo Mondo importano i loro prodotti nei nostri paesi e che questi prodotti possono avere dei problemi di residui, non dobbiamo dimenticare che questi paesi portano i loro prodotti perché siamo noi che li chiediamo; siamo noi, con i nostri livelli elevatissimi di consumi alimentari, che chiediamo e vogliamo che qui arrivino i prodotti da tutto il mondo.



(Commenti in aula)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi! Collega Rostagno e Presidente Bresso, per cortesia, dateci l'opportunità di finire il discorso. Potete tranquillamente parlare accomodandovi al di fuori dell'aula e vi richiamo prima della votazione.
Il Consigliere Moriconi deve finire il suo intervento; potrete intervenire successivamente sull'ordine dei lavori.
Prego, Consigliere Moriconi.



MORICONI Enrico

Giustamente, ognuno di noi cerca di tutelare se stesso, la sua famiglia e i nostri concittadini. Quella di avere la sicurezza del cibo che mangiamo, che non abbia dei contenuti nocivi per la nostra salute e che non abbia dei contenuti di OGM è un'aspirazione che si può condividere e che condivido.
Però mi sembra che, quando facciamo questi discorsi, diventiamo molto provinciali e molto attenti a quello che ci preoccupa direttamente e poco attenti a quelli che invece sono i problemi della maggioranza di quanti vivono nel mondo.
Così, quando difendiamo la tipicità dei nostri prodotti, sappiamo che i prosciutti di San Daniele, di Parma o di Norcia sono fatti con cosce di suino che provengono da tutta l'Europa. Perché succede questo? Perché se non fosse così, non vi sarebbe la produzione quantitativa che richiediamo quando ci sediamo a tavola.
Allora quando siamo qui, difendiamo la tipicità e chiediamo agli organi di Governo l'impossibile, poi quando andiamo a tavola ci dimentichiamo di queste cose e pretendiamo di mangiare tutto quello che vogliamo.
Questi sono solo pochi esempi di tutto quello che succede nel mondo del cibo. Io non voglio tenere discorsi troppo mondialisti, però veramente di fronte a ragionamenti come quelli che si stanno facendo - e che, ripeto non sono non condivisibili - occorre ricordare che se noi non cambiamo il sistema di vita, se non cambiamo il nostro sistema di approccio anche all'alimentazione, non ci sarà sistema di controllo che possa garantirci la totale salubrità dei cibi.
Intendevo solo ricordare a tutti noi il punto in cui siamo e come stiamo vivendo, e anche per ricordare che si è aperto in questi giorni il Social Forum che si svolge in Africa, a Nairobi. È un richiamo pratico e concreto a quello che sta succedendo, per non solo volare troppo in alto senza accorgersi di quello che accade attorno a noi.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Ringrazio chi mi ha preceduto nell'esposizione degli ordini del giorno.
Peraltro, sono rimasto piacevolmente sorpreso, e non vorrei che la mia prolungata provvisoria assenza dai lavori del Consiglio regionale abbia avuto effetti benefici, ben oltre quelli che potevo immaginare. Infatti scopro dall'ordine del giorno n. 373 che il Piano Socio Sanitario è stato approvato da quest'Assemblea.
Nel caso questo non fosse già avvenuto, chiedo al proponente, in particolare al primo firmatario Consigliere Ricca, di emendare il terzo capoverso, quando dice "ricordato che il nuovo Piano Socio Sanitario approvato dal Consiglio regionale...". Evidentemente, non potendo prevedere oggi in quest'aula quello che avverrà nel futuro, quindi quelli che saranno i contenuti finali del Piano Socio Sanitario, chiedo - e mi sembra una richiesta di assoluto buon senso - di stralciare il testo che ho test letto.
Ciò detto, voterò a favore dell'ordine del giorno n. 373 e voterò anche a favore dell'ordine del giorno n. 400, anche perché nelle richieste finali è auspicata una maggiore tutela dei consumatori e una maggiore informazione sui prodotti a tutela della salute dei consumatori. Questo non può che vedere il voto favorevole di chi, degnamente o indegnamente, rappresenta i consumatori, o almeno una parte di essi, in questo consesso.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Noi voteremo a favore di entrambi gli ordini del giorno. Ringraziamo anche l'Assessore per quello che ha detto.
vero: il Piemonte ha delle eccellenze gastronomiche e tutto quello che è stato ricordato dai colleghi è sicuramente vero. Però ricordiamoci che noi abbiamo anche un efficiente servizio sanitario di controllo sugli alimenti, che parte dal servizio veterinario e prevede tutta una filiera di controlli.
Peccato che parliamo di quest'ordine del giorno a margine di una votazione che sicuramente ha avuto degli strascichi, perché è naturale che una votazione possa avere delle conseguenze e delle discussioni.
Parliamo di un argomento delicatissimo che, tra l'altro, forse avremmo dovuto discutere prima e non arrivare sempre all'ultimo minuto, quando le cose - come ha detto l'Assessore - non sono ancora decise, ma siamo in zona Cesarini e dobbiamo faticare.
Noi riteniamo, al di là delle discussioni sulle eccellenze gastronomiche piemontesi, che ogni servizio in più in Piemonte significa un arricchimento del polo scientifico, culturale e sanitario torinese. Non è soltanto perché ci sono delle eccellenze gastronomiche, ma perché c'è anche un'eccellenza di carattere scientifico e sanitario universitario che dobbiamo, in qualche modo, promuovere, anche attraverso la sede di quest'istituzione.
Ecco perché noi voteremo a favore di entrambi gli ordini del giorno.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Scanderebech; ne ha facoltà.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente.
Sarò molto breve, perché ho ascoltato il collega Moriconi parlare di povertà nel mondo. È vero che c'è della povertà un po' in tutto nel mondo ma è anche vero che abbiamo letto in questi ultimi mesi che anche a Torino c'è tanta gente che non paga l'affitto nelle case popolari.
Ha detto già il collega Guida che voteremo a favore. Noi stiamo parlando, collega Moriconi, di un'autorità per il controllo alimentare quindi siamo in concorrenza con altre città in Europa.
Quindi, non possiamo non difendere quelle che sono le caratteristiche peculiari della nostra Regione, cioè l'eccellenza alimentare che, in qualche modo, si sta sostituendo alla grande industria, quindi alla monocoltura industriale.
Quindi, guai a non pensare a questo, guai a non pensare che i prodotti alimentari devono avere un controllo indipendentemente da quello che produce il Piemonte, che già produce prodotti di qualità e d'eccellenza che ci stanno facendo onore in tutto il mondo, perché è vero che magari sono stagionati o etichettati altrove, ma è nel nostro paese che sono prodotti.
La Regione Piemonte ha questo patrimonio immenso, quindi non cerchiamo oltre. Oltre alla disgregazione dei valori, volete disgregare anche quelle che sono le peculiarità della Regione Piemonte? Smettetela! Non volete fare l'Alta Velocità, non volete fare l'inceneritore, non volete fare niente di niente, ma lasciateci questi quattro prodotti! Ma soprattutto lasciateci fare qualcosa qui a Torino, lasciate che Torino oltre ai 33 primati, abbia anche il primato di dire "no" alla RU 486 e di dire "sì" all'autorità per la sicurezza alimentare! Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca, per dichiarazione di voto.



RICCA Luigi Sergio

Intervengo per la correzione di un refuso colto dal collega Giovine.
Nell'ordine del giorno, al punto che recita: "Ricordato che...", anzich "Consiglio", si deve intendere "Giunta regionale", ovviamente, perché è la Giunta che aveva approvato la bozza di Piano socio-sanitario.
Colgo l'occasione per esprimere la mia soddisfazione per la risposta dell'Assessore Valpreda. Apprendo che nulla è deciso, in particolare che la decisione andrà, probabilmente, nella direzione di costituire una sede a rete, valorizzando anche le eccellenze del Piemonte. Condivido la sottolineatura dell'Assessore: sono le eccellenze di carattere scientifico e tecnologico che garantiscono la sicurezza.
Gli altri richiami erano finalizzati ad evidenziare una sensibilità generalizzata rispetto a questo problema. Voglio dire al collega Moriconi che la questione posta in discussione non è in antitesi con quanto lui ha richiamato e posto all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 373, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che con l'istituzione dell'Agenzia, European Food Security Authority (EFSA) con sede a Parma è prevista la creazione di Enti in ogni Stato dell'Unione Europea con funzioni di 'interfaccia nazionale' ritenuto che l'Autorità Nazionale sia anche necessaria in quanto in un mondo sempre più globalizzato aumenta il rischio sanitario e ambientale dovuto alla diffusione sul mercato di prodotti adulterati, avvelenati o illegalmente manipolati ricordato che Il nuovo Piano Socio Sanitario approvato dalla Giunta Regionale pone grande attenzione alla promozione della salute e della prevenzione, e definisce il tema della sicurezza alimentare "una questione strategica per le molteplici implicazioni sociali, economiche, politiche ad essa connesse ricordato anche che diverse città italiane, tra le quali Foggia e Bergamo sono state candidate con Torino a sede nazionale per la Sicurezza Alimentare convinti che Torino abbia tutte le caratteristiche per candidarsi a sede dell'Autorità Nazionale per la Sicurezza Alimentare in considerazione del fatto che: nella nostra Regione esistono competenze ed esperienze sviluppate in questi anni, come la rete di laboratori pubblici imperniata sull'Istituto Zooprofilattico e l'ARPA, che sono centri di referenza accreditata a livello nazionale ed europeo la realtà regionale è caratterizzata da un tessuto produttivo piemontese costituito da piccole e piccolissime aziende che hanno fatto dell'eccellenza agroalimentare la loro bandiera Torino è tra l'altro sede del Salone del Gusto e a Pollenzo vi è la sede dell'Università del Gusto impegna la Giunta regionale a promuovere la sollecita attivazione in Torino dell'Autorità Nazionale per la Sicurezza Alimentare, in considerazione delle competenze e delle esperienze sviluppate in questi anni dal Piemonte sui temi della Sicurezza Alimentare".
Il Consiglio approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 400, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che: l'Italia nel campo della sicurezza alimentare può vantare una posizione di primato, infatti sono ben 155 le denominazioni di origine italiana riconosciute nell'albo comunitario sul totale di 720 (22%), un'impresa biologica europea su tre è italiana (37,7%), la superficie nazionale coltivata a biologico rappresenta più di un quarto del totale coltivato a livello UE (27,7%), senza dimenticare il divieto sancito a livello nazionale di coltivare produzioni biotech gli ultimi risultati pubblicati dalla Commissione Europea confermano che frutta e verdura made in Italy sono le più sicure in Europa con una presenza di residui chimici nettamente inferiori a quella di altri Paesi produttori dove le irregolarità rilevate per i prodotti alimentari sono superiori di tre volte in Germania, di quattro volte in Francia e Spagna e di oltre sei volte in Olanda, mente in Italia il 99% dei campioni di frutta e verdura presentano residui di pesticidi al di sotto dei limiti di legge recenti emergenze sanitarie (dalla mucca pazza dell'Inghilterra al pesce al mercurio, dal latte alla diossina del Belgio ai polli all'antibiotico del Brasile fino all'influenza aviaria) hanno dimostrato come la difesa degli interessi dei consumatori non possa essere sacrificata in nome della liberalizzazione del mercato, ma devono essere imposti requisiti di qualità e di trasparenza per tutti i prodotti alimentari e previsti idonei meccanismi per la loro osservanza il problema della sicurezza alimentare si pone in particolare per i prodotti provenienti fuori dai confini comunitari, in particolare per quei Paesi i cui sistemi produttivi fondano il proprio successo sullo sfruttamento dell'ambiente e del lavoro, infatti quasi la metà (46%) delle notifiche di rischio per la sicurezza alimentare comunicate dagli Stati dell'Unione Europea riguardano prodotti importati da Paesi extracomunitari e respinti alle frontiere dell'Unione, perché ritenuti dannosi per la salute. Dal rapporto annuale sul sistema di allerta rapida per le derrate alimentari e per gli alimenti per gli animali (RASFF), pubblicato dalla Commissione Europea, emerge che rispetto all'anno precedente i casi di rischio sono aumentati del 22% per un totale di 3158 notificazioni segnalate nel 2005 tra i casi più recenti possiamo ricordare le rose che vengono "smistate" nei diversi Paesi dell'Unione Europea dopo essere arrivate a Londra e Amsterdam dal Kenya, dove vengono coltivate con l'utilizzo di pesticidi non autorizzati; il pomodoro cinese che secondo le denunce di Human Rights verrebbe coltivato da detenuti costretti ai lavori forzati nel Xinjiang (l'Italia importa 100 tonnellate l'anno di concentrato di pomodoro cinese) o, ancora, il Sudan IV, un colorante del peperoncino cancerogeno si tratta di pericolose distorsioni del commercio globale e l'Unione Europea, in quanto principale importatore mondiale di prodotti agro alimentari, ha il dovere di svolgere un ruolo di leadership nel garantire la sostenibilità del commercio dal punto di vista sanitario, ambientale e sociale chiede alla Presidente e tutto considerato e visto alla Giunta regionale di assumere tutte le iniziative necessarie, affinché l'Unione Europea possa garantire al meglio la sicurezza e la trasparenza dell'informazione su qualità, origine e caratteristiche per tutelare la salute e consentire scelte di acquisto consapevoli, estendendo a tutti i prodotti l'obbligo (già in vigore nella UE per carne bovina, uova, miele, ortofrutta fresca) di indicare nelle etichette l'origine della componente agricola impiegata al fine di ridurre i rischi per la salute dei consumatori, valorizzare il territorio e assicurare il rispetto di adeguati standard socio-ambientali anche nelle produzioni importate di adoperarsi presso il Governo nazionale, affinché si effettuino controlli alle frontiere sul rispetto delle norme socio-sanitarie, per evitare l'entrata sui nostri mercati di prodotti di Paesi extra-UE vengano ottenuti danneggiando il territorio e sfruttando il lavoro, anche minorile".
Il Consiglio approva.



(Commenti fuori microfono)


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, invito a non richiamare ciascuno sull'esito del proprio voto e del voto altrui.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Consigliere Scanderebech, le darò la parola, stia tranquillo, mi lasci procedere!



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, è stato richiesto da parte del collega Pedrale di procedere alla discussione e votazione degli ordini del giorno di cui al punto 8) all'o.d.g. Il collega Pedrale ha chiesto che vengano discussi e votati. Il Consigliere Dalmasso ha chiesto che vengano discussi e votati due ordini del giorno, rispettivamente il n. 567, inerente a "Giornata della memoria", e il n. 571, inerente a "Impedire il raduno SS di venerdì 26 gennaio 2007".
Vi chiedo se ci sono le condizioni per procedere.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Scusi, Presidente, prima ho assistito ad una minaccia da parte di un membro dell'Ufficio di Presidenza ad una donna, indipendentemente se Consigliere regionale. Sono state avanzate delle minacce, prego di rivolgere scuse verbali qui in aula, perché io non lo accetto.
Anche alla presenza della Presidente e dinanzi ad altre donne è scorretto, ma, soprattutto, è eticamente poco riguardoso che un membro dell'Ufficio di Presidenza, che è la massima espressione delle istituzioni regionali, qui in quest'aula, si permetta di indirizzare minacce ad una collega donna, indipendentemente dal fatto che sia Consigliera regionale.
Tutto è permesso, dovete sapere perdere, ragazzi! Stiamo parlando di politica, queste questioni personali non vengono accettate in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Una canzone di Lucio Dalla di quarant'anni fa diceva: "Bisogna saper perdere".
A parte la citazione canora, che il collega Placido condivide, perché è un esperto su questi temi, la richiesta...



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Per cortesia, colleghi, c'è la richiesta di alcuni Consiglieri di procedere ad esaminare dei punti, che, comunque, hanno una loro importanza.
Vi prego di mantenere un comportamento dignitoso all'interno dell'aula, per cortesia!



DALMASSO Sergio

Vorrei ricordare che non chiedo mai inversioni, perché ritengo, come altri, che si debba seguire l'elenco degli ordini del giorno fissato il mercoledì, senza ogni volta procedere a cambiamenti e, così facendo perdendo delle ore. Però, ambedue i temi sollevati non solo dal sottoscritto, ma da molti altri, avrebbero richiesto di essere discussi prima della data simbolica del 27 gennaio. A questo punto, domani, alla Conferenza dei Capigruppo, chiederò - spero che altri lo facciano - che vengano posti al primo punto della seduta della prossima settimana.



PRESIDENTE

Per completezza e per chiarimento di tutti: il prossimo Consiglio è destinato unicamente a due sessioni specifiche, una relativa all'esame del Piano stralcio sulla mobilità e l'altra relativa alla questione connessa alla realizzazione dell'Alta Capacità Torino-Lione. Quindi, nell'ordine del giorno, così come già definito, della prossima settimana non c'è lo spazio per esaminare questi punti. Pertanto, procediamo seduta stante oppure tra due settimane.



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

Bene, possiamo procediamo alle votazioni senza discussione?



(Commenti fuori microfono)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Muliere.



MULIERE Rocco

Noi c'eravamo impegnati a discutere gli ordini del giorno su Gattinara e per quanto mi riguarda quest'impegno lo mantengo.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno presentati dal Consigliere Dalmasso, sono d'accordo a votarli questa sera, del resto diciamo tante di quelle parole che potremmo anche evitare; questa sera abbiamo sentito il Consigliere Scanderebech fare diecimila interventi.
Ribadisco che noi siamo d'accordo a votare gli ordini del giorno presentati dal Consigliere Dalmasso.



PRESIDENTE

Procediamo con il punto 8), che è l'ordine del giorno...
La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Signor Presidente, per le motivazioni addotte dal collega Dalmasso, al di là delle valutazioni, che temo non avremo il tempo di fare, anche noi siamo d'accordo che si discutano questa sera, ma solo dopo il punto 9), che era relativo ad uno di quegli ordini del giorno di cui chiedemmo l'inversione nel precedente Consiglio, che hanno pari dignità temporale.
Non voglio fare paragoni rispetto a due questioni che sono assolutamente differenti, ma, anche in questo caso, vi è un aspetto di temporalità, che in qualche modo, chiediamo che venga rispettato.



PRESIDENTE

Mi è stata richiesta dal collega Vignale anche la discussione di cui al punto 9).
Procederei, sostanzialmente, prima con l'esame degli ordini del giorno di cui al punto 8), quello presentato a prima firma dal collega Pedrale e quello a firma del Consigliere Cavallaro, che è stato presentato sullo stesso tema. Successivamente, procederei con l'esame dell'ordine del giorno di cui al punto 9), a meno che non venga presentata una richiesta di inversione, a quel punto, ovviamente, la dovrò porre in votazione, poi procederò all'esame dei provvedimenti di cui alla richiesta il Consigliere Dalmasso.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame ordine del giorno n. 556, inerente a "Trasferimento del Day Surgery di Gattinara presso gli Ospedali di Vercelli e Borgosesia" presentato dai Consiglieri Pedrale, Burzi, Cavallera e Cotto Esame ordine del giorno n. 569, inerente a "Day Surgery di Gattinara" presentato ai Consiglieri Cavallaro, Comella, Bizjak, Boeti, Ferraris Deambrogio, Valloggia, Buquicchio, Ricca, Turigliatto e Pace


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8), che prevede l'esame dell'ordine del giorno n.
556, inerente a "Trasferimento del Day Surgery di Gattinara", presentato dal collega Pedrale; sullo stesso tema è stato presentato un altro ordine del giorno dal Consigliere Cavallaro, il n. 569.
Se ci sono colleghi che vogliono prendere la parola, vi pregherei, di procedere con concisione negli interventi e di consentire in sala un minimo di attenzione per poter ascoltare e sapere cosa votiamo.
La parola al Consigliere Pedrale.



PEDRALE Luca

Per accelerare i tempi della seduta, che mi sembra piuttosto tumultuosa e tesa, credo che sul problema del Day Surgery di Gattinara si sia discusso anche in Commissione e quindi si conosca l'urgenza e l'attualità del problema.
Noi richiediamo che, per una serie di motivazioni che in maniera estremamente sintetica ricorderò, sia assolutamente necessario riattivare questo servizio di Day Surgery nel presidio ospedaliero di Gattinara, per il volume di interventi che, fino a pochi mesi fa, ha svolto e perché non svolge soltanto un'attività limitata a Gattinara e al Gattinarese, ma a tutta l'area del Biellese, della Valle Sesia e anche in parte del Novarese.
Tra l'altro, questa struttura pubblica, che finora ha funzionato benissimo, con numerosissimi interventi, era convenzionata con l'ASL di Biella, quindi un raro caso di mobilità attiva per l'ASL 11 di Vercelli, ed evitava che gli utenti si dovessero rivolgere a strutture private, cosa che invece dal momento in cui è avvenuta la chiusura della struttura gattinarese è avvenuta in maniera esponenziale.
dunque necessario che venga riattivato questo servizio, che peraltro, non è un doppione né una sovrapposizione con le altre strutture ospedaliere dell'ASL 11. L'ospedale di Gattinara era già stato riconvertito negli anni passati. Quello che c'è a Borgosesia, non c'è a Gattinara, e viceversa, per cui non si può parlare di spreco o di doppioni, ma di una buona riconversione che fu fatta negli anni passati.
Chiediamo quindi il mantenimento del Day Surgery di Gattinara, non solo per un periodo limitato, ma per sempre, perché riteniamo che questa struttura abbia la valenza e la capacità di avere un adeguato bacino di utenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallaro, proponente del secondo ordine del giorno, il n. 569.



CAVALLARO Sergio

La vicenda del Day Surgery di Gattinara è molto importante, perché ci può far capire alcune cose, soprattutto come il centrodestra concepisce e si approccia alla sanità.
Prima di tutto, ci fa capire che una battaglia che potrebbe essere giusta, come quella dei Day Surgery, se fatta in maniera sbagliata ottiene dei risultati completamente opposti a quelli che si prefigge.
In secondo luogo, chi si attribuisce la paternità del Day Surgery prima di tutto dovrebbe sottoporsi al DNA, ed in seguito evidenzierò i motivi che mi fanno fare quest'affermazione.
Il terzo motivo che mette in evidenza la vicenda di Gattinara è il fatto che il centrodestra si prefigge di affossare il Piano sanitario molto prima e sul territorio, che non invece a livello di Consiglio regionale o di Commissione.
La vicenda di Gattinara è molto semplice. Nasce dalla morte di una struttura complessa di chirurgia, che il centro destra ha decretato, non per ragioni di programmazione sanitaria o per ragioni di recupero di risorse finanziarie e di personale. Tant'è che la Regione contemporaneamente alla chiusura della struttura complessa di Gattinara, ha deliberato l'apertura di 17 posti letto di chirurgia generale presso una clinica privata distante non più di dieci chilometri.
Quali sono allora i veri motivi per cui è stata chiusa la struttura di chirurgia ed è stata istituita quella di Day Surgery? Soprattutto per il motivo che la lobby medica vercellese subiva come una cattiva concorrenza la presenza della chirurgia di Gattinara. Il centrodestra, obbedendo a questa lobby, ne ha decretato la chiusura, dando il contentino del Day Surgery di Gattinara e sperando in cuor proprio - avendone l'assoluta certezza - che la struttura sarebbe morta nel giro di poco tempo.
Questo non è successo, grazie alla professionalità degli operatori che lavoravano in quella struttura e grazie ad una serie di fortunate circostanze come la necessità dell'ospedale di Biella di operare in una sala operatoria, dovendo ristrutturare le proprie, e al fatto che un chirurgo di Vercelli avesse la necessità di smaltire parecchi interventi avendo una lunga lista di attesa. Questo ha portato gli interventi del Day Surgery di Gattinara a poco più di mille in un anno.
La cosa non andava bene, sempre alla lobby dei medici vercellesi, i quali hanno cominciato a chiudere l'ospedale e a ridurne il pronto soccorso; a chiudere i reparti con degenza e a trasferirli, come l'otorino a mettere sotto commissione disciplinare il responsabile, ogni volta che usciva dai rigidi paletti che gli erano stati determinati; a trasferire le infermiere; a fargli mancare i professionisti come l'anestesista. In tutto questo frangente, il centrodestra e i suoi rappresentanti non si sono mai fatti vedere. Strano modo di esercitare la patria potestà su un "figliolo" tanto caro.
Di fronte alla necessità di far rivivere il Day Surgery a Gattinara nella stessa situazione in cui si trovava prima, esprimo un parere contrario. Questo perché è importante, per istituire un Day Surgery, che si faccia un'opera di sensibilizzazione verso i medici, non solo i professionisti che operano, ma anche verso i medici di famiglia che devono fornire i pazienti. Per tenere in piedi una struttura del genere, si devono fare delle convenzioni con gli ospedali vicini e si deve incrementare l'ospedale con strutture che siano complementari al Day Surgery, quali la libera professione intramoenia.
per questi motivi che noi proponiamo alla Giunta di istituire, come spiegato nel nostro ordine del giorno, un centro di ricerca e di studio per vedere se nei piccoli ospedali della Regione (come attualmente si sta facendo a Galliate), c'è la possibilità di istituire anche dei centri di Day Surgery, attualmente implementati con dei centri per la chirurgia e per la libera professione intramoenia.



PRESIDENTE

La parola alla Presidente Bresso.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Intervengo brevemente per ricordare che ho incontrato i sindaci di tutta l'area di Gattinara e abbiamo preso l'impegno a fare, con il direttore dell'ASL di Vercelli, una verifica sui costi e sulla praticabilità rispetto a questa vicenda.
Tuttavia, proprio in questo senso, non credo che oggi sia possibile votare. Almeno per quanto mi riguarda darò voto contrario all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Pedrale, perché queste decisioni vanno esaminate nell'ambito del Piano sanitario, che è in discussione. Potremo fare ulteriori riflessioni nell'ambito di una valutazione complessiva e con le cifre che abbiamo individuato in sede di esame del Piano sanitario in Commissione.
Tenuto conto che siamo di fronte ad un'ASL che ha deficit pesanti perché ha un'organizzazione attualmente molto irrazionale e ridondante bisognerà prendere delle decisioni compensative, altrimenti l'obiettivo di raggiungere il pareggio nella gestione della sanità entro i tempi del Piano concordato con il Governo non sarebbe raggiungibile.
Quindi, rispetto al secondo ordine del giorno, penso che un gruppo di lavoro si può fare, ma potrà riferire in ambito di discussione del piano sanitario, perché il sistema delle compatibilità deve essere garantito.
Si tratta di attuazione di strutture i cui costi devono essere compensati da riduzione di costi di altro tipo o ne deve essere dimostrata la compatibilità finanziaria.
Quindi, con queste precisazioni, chiedo al Consiglio di non andare a colpi di ordini del giorno a predecidere i provvedimenti che sono iscritti nel Piano sanitario.
Se ci sono delle discussioni da fare, quella è la sede, perché non si possono decidere le cose una per una: è il sistema delle compatibilità che deve essere garantito.
Sono certa che, per quanto riguarda l'ordine del giorno di alcuni Consiglieri di maggioranza, questo è il loro intento. Con questa precisazione, sono disponibile a dare il consenso della Giunta al gruppo di lavoro, che, come quello già istituito per Gattinara per valutare i costi e quindi la compatibilità nel sistema del Day Surgery, consenta di fornire alla Commissione e poi al Consiglio tutti gli elementi per valutare questa come le molte questioni che emergeranno nel corso della discussione.
Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Giovine; ne ha facoltà.



GIOVINE Michele

Grazie, Presidente.
Inizialmente, leggendo semplicemente i titoli dei due ordini del giorno in discussione, ero intenzionato a votare favorevolmente sia il primo sia il secondo, perché il primo chiedeva la riapertura del Day Surgery, il secondo chiedeva l'istituzione di un gruppo di lavoro al fine di valutare se abbia senso o meno l'apertura del presidio in oggetto.
Dopo avere sentito le argomentazioni del collega Cavallaro, ho riletto più attentamente il suo documento e ho ritenuto il suo intervento assolutamente e puramente strumentale, perché attribuire a tutto il centrodestra delle presunte intenzioni a faccende ed azioni territoriali sul Day Surgery mi sembra veramente ridicolo.
Peraltro, credo che l'ordine del giorno presentato dal collega Cavallaro sia chiaramente strumentale e raffazzonato, e lo si vede già dall'ora della presentazione, cioè le ore 12.50.
Capisco che per chi fa politica sul territorio è imbarazzante trovarsi a lasciare solamente lo spazio della sanità al centrodestra.
Ringrazio la Presidente Bresso perché ha dato una risposta politica; la risposta politica è stata evidentemente che non poteva dire al collega Cavallaro che anche il secondo ordine del giorno è irricevibile, perch giustamente non possiamo anticipare la discussione sul piano sanitario però doveva dare una risposta che fosse la più diplomatica possibile.
Voglio sottolineare la strumentalizzazione dell'ordine del giorno presentato dal collega Cavallaro anche in alcune parole. Raramente ho visto espressioni, su temi delicati come la sanità, così nette e marcate, quali ad esempio "Giunta di centrosinistra". È sufficiente solo il termine "Giunta", che mi pare abbastanza elementare come concetto.
Ultimo, ma non per importanza: quando si parla di gruppo di lavoro, il collega Cavallaro non prevede né i tempi né chi debba far parte di questo gruppo di lavoro.
Giustamente la Presidente Bresso dice che sarà la Commissione sanità e il gruppo di lavoro a decidere se si dovrà fare o meno il Day Surgery.
Invece, perché personalmente voto a favore dell'ordine del giorno n.
556, che rappresenta una battaglia antecedente del collega Pedrale? Perch semplicemente credo che i numeri sono elencati, mille interventi all'anno sono comunque un numero considerevole. Sono all'incirca tre interventi al giorno, ed evidentemente la chiusura del Day Surgery prevede uno spostamento su altre strutture di questi interventi.
Credo che, in assenza di valutazioni più concrete e di un ultimo pronunciamento del Consiglio regionale, valga la pena di tenerlo aperto anziché rischiare di privare i cittadini di un'importantissima struttura per la loro salute. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Svolgo una brevissima dichiarazione di voto anche relativamente a quanto detto dalla Presidente, perché il suo ragionamento è ben strano.
Il Consiglio regionale ha competenza sul Piano Socio Sanitario. Ma non è il Consiglio regionale che decide relativamente alla chiusura del presidio di Gattinara, bensì la Giunta regionale.
Quindi, la Giunta regionale si arroga un diritto del Consiglio regionale, ma poi la Presidente dice: "Come fate a votare un ordine del giorno se dovete voi, Consiglio, andare a scegliere sul Piano Socio Sanitario".
Si prenda atto che questa, per voce della Presidente, è stata un'anticipazione di Piano Socio Sanitario come in molte altre parti di PRR senza che la Giunta ne avesse la competenza e senza che la Giunta ne avesse la titolarità.
Se si voleva chiudere, era competenza del Consiglio, nella scrittura del Piano Socio Sanitario, dire che si doveva chiudere e trasferire all'interno delle sedi di Vercelli e Borgosesia.
Questo non è accaduto, quindi è chiaro quanto è avvenuto. Il mio voto sarà ovviamente favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 556, il cui testo recita: "Vista la decisione prevista dal Piano di riqualificazione e riequilibrio dell'ASL 11 di Vercelli di trasferire l'attività di Day Surgery dell'Ospedale di Gattinara presso le sedi ospedaliere di Vercelli e Borgosesia Tenuto conto che il Day Surgery di Gattinara costituisce una struttura qualificante che effettua circa 1000 interventi all'anno con successo e gradimento nella popolazione e negli operatori sanitari considerato che detta struttura rappresenta uno dei rari casi di mobilità attiva per l'ASL 11 di Vercelli tenuto conto della convenzione tra la ASL 12 di Biella a la ASL 11 di Vercelli per sottoporre i pazienti biellesi a interventi chirurgici presso l'Ospedale di Gattinara constatato che il trasferimento del Day Surgery di Gattinara significherebbe di fatto la chiusura dell'Ospedale stesso Rilevato che detto trasferimento è stato ribadito dalla Giunta regionale che ha approvato il PRR dell'ASL 11 di Vercelli il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a rivedere le proprie decisioni in merito e mantenere in attività il predetto Day Surgery, anche alla luce delle imponenti manifestazioni popolari che si sono tenute in questi mesi a sostegno del presidio ospedaliero di Gattinara".
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 569, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che l'attuale Giunta di centro-sinistra ha ereditato la situazione presente dell'Ospedale di Gattinara, declassato a struttura sanitaria senza reparti di degenza, senza un'attività di sala operatoria e con un Pronto Soccorso ridotto a Punto di Primo Intervento premesso che nonostante le innumerevoli difficoltà, la struttura di Day Surgery di Gattinara ha raggiunto negli anni un alto indice di efficienza e di soddisfazione da parte degli utenti ed è diventata, mediante la collaborazione con chirurgie extra-aziendali, un modello organizzativo di riferimento tenuto conto che gli ultimi rilevanti progressi della chirurgia sono stati fatti nel campo della chirurgia "mini invasiva" ed in quella di "un solo giorno" e che è necessario che venga garantita ai professionisti la possibilità di svolgere la libera professione intramoenia impegna la Giunta regionale a istituire un gruppo di lavoro per verificare le condizioni per la creazione di centri ospedalieri idonei anche allo svolgimento della libera professione intramoenia e dotati di strutture dedicate di Day Surgery a valenza pluri-aziendale, per tutta la Regione ed, in particolare, per l'ASL 11 di Vercelli".
Il Consiglio approva.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Esame ordine del giorno n. 562 inerente a "No al trasferimento del materiale nucleare dell'Eurex nel sito dell'ex Reattore Avogadro" presentato dai Consiglieri Vignale, Casoni, Botta, Boniperti e Ghiglia (rinvio in Commissione) Ordine del giorno n. 573 "Trasferimento del materiale nucleare EUREX" presentato dai Consiglieri Barassi, Comella, Moriconi, Deambrogio, Robotti Dalmasso, Bossuto, Clement (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 562, di cui al punto 9) all'o.d.g.
C'è un ordine del giorno del Consigliere Vignale; è stato presentato anche l'ordine del giorno n. 573 "Trasferimento del materiale nucleare EUREX", in distribuzione, di cui è prima firmataria la Consigliera Barassi.
Apriamo la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale per l'illustrazione ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
la ripetizione di quanto avvenuto nello scorso Consiglio. Sottolineo ovviamente, che in questa occasione ci atterremo alle modalità di discussione. È altrettanto ovvio che, se questa è la capacità di proposizione che, non soltanto un Presidente di Commissione, ma anche soggetti che, in più di un'occasione, hanno calcato il territorio per rilevare la pericolosità che il trasferimento del materiale nucleare della piscina Eurex avrebbe all'ex Avogadro, in qualche modo la dice tutta.
Per me è utile avere a mie mani, oltre che la bozza dell'ordine del giorno a firma della Consigliera Barassi, anche il documento a prima firma Vignale, perché basta eliminare le righe e l'ordine del giorno a prima firma Vignale è uguale all'altro.
Detto ciò, e ben sapendo - lo dico al Presidente, ma anche ai colleghi che non è una violazione regolamentare, teniamo conto che c'è anche una dignità consiliare che va rispettata, sulla quale vi richiamiamo. Il collega Cavallaro, nonostante sia arrivato quasi a tempo scaduto, ha avuto almeno la buona cura, all'una di oggi, di presentare un ordine del giorno perché nei mesi precedenti non l'aveva potuto fare.
Prendere un documento, scritto da un altro collega, cassarne cinque righe e mettergli la firma, mi sembra qualcosa di poco sensato.
Vi è un altro aspetto che sottolineo. Comprendo che si abbiano problemi nel sottoscrivere un ordine del giorno presentato dal nostro Gruppo. Cioè uno si avvicina al banco dei Consiglieri e dice: "Senti, queste cinque righe io non le condivido, ma visto che le righe sono 50 e condivido le altre 45, se le levi lo possiamo firmare insieme e votare insieme". Questa potrebbe essere un'altra opportunità.
Io dico che sono disponibile a ritirarlo e avanzo questa proposta ai colleghi, che mi sembrerebbe più rispettosa, innanzitutto del nostro Gruppo e del sottoscritto che ne è il primo firmatario, nonché più rispondente alle esigenze comuni.
L'ordine del giorno, sostanzialmente, è contrario al trasferimento delle scorie dalla piscina Eurex al sito dell'ex reattore Avogadro e richiede alla Giunta e all'Assessore competente di attivarsi affinché le barre vengano trasferite all'interno dell'Unione Europea. Considerato che è stato siglato un accordo intergovernativo fra Italia e Francia, che prevede l'invio in Francia di materiale radioattivo a riprocessamento, considerato che Saluggia è il Comune d'Italia che possiede il maggior numero di scorie proponiamo che sia il primo a beneficiare dell'accordo intergovernativo siglato.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore De Ruggero.



PRESIDENTE

DE RUGGIERO Nicola, Assessore all'ambiente



PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ritengo davvero che questa sia un'emergenza ed una questione delicata.
E dato che credo davvero che questa sia emergenza vera, se non prioritaria in questo momento nel territorio regionale, avrei avuto piacere, anche stimolato dalla presentazione degli ordini del giorno, di fare il punto della situazione: sarebbe stato di qualche utilità.
Detto con molta franchezza, se i Consiglieri ritengono opportuno trovare un momento, perlomeno qualche minuto in più, per discuterne in Commissione ed entrare nella sostanza del problema che è complesso, la mia proposta è quella di rinviare in Commissione. Anche se il tempo nella Commissione ambiente è tiranno, perché ci sono provvedimenti importanti penso che questo argomento meriti un approfondimento. Pertanto, la mia proposta, per dare senso e sostanza alla questione, è di discuterne in Commissione.



PRESIDENTE

L'Assessore De Ruggiero, anche in considerazione delle condizioni di tempo in cui siamo costretti ad operare, ha suggerito che la questione venga approfondita nella Commissione.
Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Accolgo favorevolmente la proposta dell'Assessore De Ruggiero, anche perché è vero che ci sono un paio di frasi comuni negli ordini del giorno ma ci sono anche aspetti e punti di vista diversi. Quindi ritengo davvero importante un approfondimento in Commissione, in modo da sviluppare maggiormente i punti inseriti in questi ordini del giorno.
Se il Consigliere Vignale è disponibile, mi attiverò per calendarizzare anche la discussione su questi ordini del giorno e sul tema più in generale, visto che nei documenti si chiedeva anche una relazione dell'Assessore in Commissione rispetto all'effettiva possibilità di Avogadro di contenere ulteriori barre di combustibili irraggiato. Noi chiedevamo anche informazioni su eventuali ulteriori possibilità disponibilità e sicurezza di altri siti per tenere temporaneamente queste barre di combustibile, per cui penso che sia giusto e opportuno il passaggio in Commissione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Siamo disponibili, anche perché comprendiamo che non è l'ora, a tutti gli effetti, per discutere di questo. Ci auguriamo solo che, dalla convocazione della Commissione alla discussione e alla votazione dell'ordine del giorno, le barre non siano già state trasferite.
Altrimenti, avremmo solo perso del tempo.



PRESIDENTE

Gli ordini del giorno, con il consenso dei proponenti, vengono rinviati alle Commissioni permanenti, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



(L'Assemblea, tacitamente, acconsente al rinvio in Commissione, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento)


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Esame ordine del giorno n. 567, inerente a "Giornata della memoria" presentato dai Consiglieri Dalmasso, Clement, Barassi, Robotti, Bossuto Deambrogio, Chieppa, Turigliatto, Spinosa e Valloggia


PRESIDENTE

Procediamo, come richiesto dal Consigliere Dalmasso, alla discussione e votazione dell'ordine del giorno n. 567, "Giornata della memoria", a prima firma del Consigliere Dalmasso, che è già stato distribuito. Vi è altresì un ordine del giorno riguardante il raduno SS, anch'esso a prima firma del Consigliere Dalmasso.
Se non ci sono richieste di intervento, procediamo con la votazione.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 567, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che: la memoria personale è esperienza fondante l'identità umana e la memoria storica è esperienza fondante l'identità di un popolo l'Europa tra le due guerre è stata attraversata dall'idea di costruire un "nuovo ordine europeo" che ha portato all'ecatombe della seconda guerra mondiale e che ha avuto nella Germania nazista legittimazioni politiche concretizzatesi nello sterminio di tutti i "doversi" (persone con disabilità, malati mentali, omosessuali, zingari): il Reich intese eliminare la "diversità" dall'Europa, trovando per questo zelanti propugnatori e collaboratori tra uomini e donne di scienza e cultura asserviti all'ideologia nazista.
Nel caso dello sterminio di persone con disabilità: il programma di sterminio fu il punto di arrivo di un percorso avviato nel decennio precedente con la diffusione di teorie che sostenevano l'utilità dell'eliminazione coatta delle vite 'non più degne di essere vissute': a queste formulazioni si ispirò il nazismo quando varò nel 1933 la legge sulla sterilizzazione dei disabili con malattie ritenute 'ereditarie' (cretinismo congenito, mongolismo, schizofrenia, psicosi maniaco depressiva, epilessia, corea, cecità, sordità, gravi malformazioni fisiche inoltre, poteva essere sterilizzato anche chi soffriva di alcoolismo acuto). Pochi anni dopo, nel 1935 varò la legge sulla cosiddetta 'salute coniugale' che vietava i matrimoni tra persone con disabilità con la motivazione di 'preservare la purezza della razza'.
Il primo settembre 1939 fu firmato da Hitler in persona il decreto che avviava il Programma Eutanasia, noto come 'Operazione T4' che stava per Tiergasse n. 4, il luogo di Berlino in cui avevano sede centrale le 'Case di cura e di assistenza del Reich', denominazione che nascondeva il reale compito dell'Istituto: nel periodo di tempo (settembre 1939-agosto 1941) in cui si realizzò tale 'programma' vennero eliminati circa 5000 bambini tedeschi mediante la somministrazione di dosi letali di farmaci (scopolamina, morfina e barbiturici) e circa 70.000 persone adulte con disabilità e con malattie croniche, nei cui confronti si sperimentarono e collaudarono per la prima volta le più sbrigative camere a gas, anticipando così l'orrore della Shoah.
Medesima barbarie venne riservata ai Rom: in 500.000 furono trucidati nei lager nazisti, sterminio da considerare il punto di arrivo di discriminazioni e persecuzioni secolari nei confronti degli zingari. Anche in questo caso, le politiche discriminatorie e repressive nei confronti delle popolazioni Rom furono la diretta conseguenza di studi compiuti da ricercatori nazisti sulla genetica, allo scopo di provare la 'naturale e congenita inclinazione' degli zingari all'omicidio, al furto, al rapimento dei bambini. Alcuni di loro furono indirizzati al campi di Dachau destinato all'inizio agli 'asociali' (vagabondi, mendicati, alcolizzati omosessuali, testimoni di Geova, oppositori del regime). In un secondo momento, per liquidare definitivamente la 'questione zingara', sia all'interno dei lager che negli ospedali, gli zingari furono sottoposti alla sterilizzazione coatta.
Destino non meno feroce subirono le persone omosessuali: ritenute un 'malanno della società tedesca' (le fonti documentali parlano di 33.000 vittime, ma in realtà lo sterminio avvenne su scala ben più vasta) furono processate sommariamente e spedite nei lager dove, nel tentativo di 'ìfarle guarire', i dottori nazisti effettuarono esperimenti chimico-chirurgici con castrazione e somministrazione di dosi letali di ormoni da condurle alla morte. Si è trattato di un'operazione teorizzata e programmata dall'ideologo dell'Olocausto Himmler, che le considerava alla stregua di 'sterpaglie da ammucchiare e bruciare', perché gli omosessuali non andavano solo isolati, ma 'fatti sparire'.
I massacri non restarono confinati nel territorio della Germania: con l'estendersi dei fronti di guerra, lo sterminio dei 'diversi' non risparmi i paesi occupati, con drammatici strascichi anche in Italia, come testimonia, ad esempio, la deportazione dei disabili mentali e psichici ebrei, internati negli ospedali psichiatrici di Venezia, deportati ad Auschwitz-Birkenau.
In quest'anno 2007 dedicato dal Consiglio e dal Parlamento Europeo alle pari opportunità per tutti occorre ricordare questo pezzo di storia rendendo omaggio con il ricordo, ai "diversi", sia a quelli che furono vittime dei programmi di sterminio attuati dalla Germania nazista, sia a quelli che, anche dopo la fine della seconda guerra mondiale, sono stati oggetto, e lo sono attualmente, di discriminazioni e di politiche di emarginazione ed esclusione derivanti dalla loro 'diversità' rispetto a criteri intesi/voluti come 'normali' si impegna ad approvare nel più breve tempo possibile il disegno di legge regionale n. 303 'Norme di attuazione della parità di trattamento e del divieto di ogni forma di discriminazione nelle materie di competenza regionale', da intendersi quale atto significativo di adesione agli impegni che assumerà per aderire agli obiettivi indicati dal Consiglio e dal Parlamento Europeo per l'anno 2007 ad attivare ogni iniziativa di promozione culturale e sociale valutata come utile allo scopo di diffondere l'informazione, fino ad oggi sottaciuta sullo sterminio dei 'div?ersi' perpetrato sia nella Germania nazista che ovunque ciò si sia verificato e si verifichi, nonché sulle discriminazioni e mancanza di pari opportunità comunque ancora perpetrate nei loro confronti impegna la Giunta regionale affinché si attivi con atti ed azioni ad eliminare ogni forma di discriminazione che ancora oggi subiscono le persone portatrici di diversità fonte di emarginazione, di qualsivoglia natura (ad esempio: per etnia di provenienza ed appartenenza, per genere, per scelte sessuali, per religione, per diversità fisiche, mentali e sensoriali, ecc.) affinché le persone cosiddette 'diverse' acquistino pieno diritto di cittadinanza ovunque sul territorio regionale, promuovendo ed attuando quelle politiche attive che risultino utili al raggiungimento di tale obiettivo, con particolare riferimento alla lotta alla segregazione istituzionale, all'esclusione dal godimento di pieni diritti politici, al godimento dei diritti fondamentali (casa, istruzione, lavoro socializzazione, cure sanitarie, sostegno personale per la piena autonomia ecc.) prevedendo la messa a bilancio dei necessari e congrui finanziamenti per la realizzazione di conseguenti politiche di inclusione sociale e le pari opportunità per tutti invita tutte le istituzioni locali, il mondo della scuola e del lavoro, le realtà associative del volontariato, della promozione sociale e del privato sociale ad impegnarsi in tale direzione affinché possano essere raggiunti gli obiettivi posti dalla proclamazione dell'anno 2007 come Anno europeo delle pari opportunità per tutti".
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 571, inerente a "Impedire il raduno SS di venerdì 26 gennaio 2007", presentato dai Consiglieri Dalmasso, Spinosa Ricca, Cavallaro, Turigliatto, Rostagno, Chieppa, Rabino, Cattaneo, Bizjak Deambrogio, Bossuto, Laus, Robotti, Clement, Barassi, Placido, Lepri e Buquicchio


PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 571, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che nella città di Torino, Medaglia d'oro della Resistenza potrebbe tenersi l'incontro sulla Waffen SS organizzato da Forza Nuova in data 26 gennaio 2007 alle ore 21 in via Casalis 44, sede dell'associazione il "Presidio" considerato che tale manifestazione si terrebbe a poche ore dall'inizio della Giornata della Memoria che ricorda la data in cui nel 1945 fu liberato il campo di sterminio di Auschwitz e che la data della liberazione di quel campo è a simboleggiare la Shoah e la sua fine le truppe speciali di Hitler si sono macchiate anche in Piemonte di una lunga serie di eccidi: tra cui Boves, Pian del Lot, Cumiana, Benedicta Fondotoce e Colle del Lys considerato inoltre che il Consiglio regionale ha collaborato con gli istituti storici della Resistenza delle Province piemontesi per organizzare come ogni anno un fitto calendario di iniziative e momenti di approfondimento sull'orrore dei campi di sterminio rilevato che manifestazioni del tipo di quelle organizzate da Forza Nuova assumono un chiaro intento provocatorio e minano i valori scritti nella Costituzione per i quali migliaia di piemontesi e di italiani si sono sacrificati a difesa della democrazia impegna la Giunta regionale ad attivarsi fin da subito presso il Prefetto per impedire che questa assurda provocazione possa svolgersi".
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20.22)



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