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Dettaglio seduta n.15 del 05/08/05 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



(La seduta ha inizio alle ore 10.43)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Buquicchio, Chieppa e Laus.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Gruppi consiliari

c) Costituzione organi Gruppo Misto e nomina a Presidente del Consigliere Michele Giovine


PRESIDENTE

Comunico che in data 25 luglio 2005, l'Ufficio di Presidenza ha preso atto della costituzione degli organi del Gruppo Misto, ai sensi dell'articolo 13, V comma, del Regolamento interno, con la nomina a Presidente del Consigliere Michele Giovine.


Argomento: Statuto - Regolamento

d) Insediamento Giunta per il Regolamento presieduta da Davide Gariglio (Presidente) e da Angelo Burzi e Marco Travaglini (Vicepresidenti)


PRESIDENTE

Comunico che in data 27 luglio 2005 si è insediata la Giunta per il Regolamento così composta: GARIGLIO Davide (Presidente) BURZI Angelo (Vice Presidente) TRAVAGLINI Marco (Vice Presidente) MULIERE Rocchino RONZANI Wilmer CAVALLERA Ugo MANOLINO Giuliano LAUS Mauro ROSTAGNO Elio BOSSUTO Iuri DEAMBROGIO Alberto CASONI William MONTEGGIA Stefano CHIEPPA Vincenzo BUQUICCHIO Andrea GUIDA Francesco MORICONI Enrico RICCA Luigi GIOVINE Michele LUPI Maurizio TURIGLIATTO Mariano.


Argomento: Assestamento di bilancio

Iscrizione all'o.d.g. del testo unificato del disegno di legge n. 113 e del disegno di legge n. 121 inerente a "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e disposizioni finanziarie per l'anno 2006" (relatore Mariano Rabino)


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i disegni di legge n. 113 e n. 121 licenziati dalla I Commissione.
Indìco la votazione palese sull'iscrizione dei nuovi punti all'o.d.g.
L'Aula, a maggioranza, acconsente all'iscrizione.


Argomento: Elezioni - Ineleggibilita' - Incompatibilita'

Esame proposta di deliberazione n. 35 "L.r. 32/2001. Valutazione di insindacabilità, nell'ambito di un procedimento giudiziario, nei confronti di Matteo Brigandì, consigliere regionale della VII legislatura, a seguito di istruttoria della 'Giunta per le elezioni, le ineleggibilità, le incompatibilità e l'insindacabilità'" (divenuta DCR n. 24 - 25579)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Proposta di deliberazione relativa alla valutazione di insindacabilità, nell'ambito di un procedimento giudiziario, nei confronti di Matteo Brigandì, Consigliere regionale della VII legislatura, a seguito di istruttoria della giunta per le elezioni, le ineleggibilità, le incompatibilità e l'insindacabilità".
La parola al Consigliere relatore Dutto per la relazione.



DUTTO Claudio, relatore

Grazie, Presidente.
Dalla documentazione allegata dall'Onorevole Brigandì risulta che lo stesso è indagato avanti la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza nel procedimento penale n. 4909/02 R.G..
Alla richiesta, nella quale il Consigliere Brigandì esprimeva alcune considerazioni sui fatti, era allegata la seguente documentazione: Copia della denuncia-querela presentata dal Procuratore della Repubblica dottor Gian Carlo Caselli in data 11 giugno 2002 nei confronti del Consigliere Brigandì e di una giornalista e del direttore del quotidiano La Padania per i reati di diffamazione aggravata anche per l'attribuzione di fatti determinati e diffamazione ulteriormente aggravata con il mezzo della stampa, per un articolo apparso in data 18 marzo 2002.
Alla querela è allegata copia della lettera inviata in data 28 marzo 2002 al Direttore del quotidiano La Padania, con la quale l'avvocato del dottor Caselli chiede la rettifica delle notizie apparse sul quotidiano in riferimento alla presenza dello stesso ad una manifestazione di propaganda elettorale dell'Ulivo.
Copia dell'Avviso all'indagato della conclusione delle indagini preliminari della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Monza con la quale veniva comunicato al Consigliere Brigandì la conclusione delle indagini preliminari per i reati di cui agli articoli 595, comma primo secondo, terzo, c.p., 13 e 21 legge 47/48, perché quale persona intervistata e comunque fonte delle notizie e delle affermazioni riportate nell'articolo di stampa dal titolo "Caselli ha fatto propaganda politica.
La Lega chiede la discussione in Aula - l'episodio avvenuto durante la campagna elettorale dello scorso maggio -...", pubblicato sul quotidiano La Padania in data 18.3.2002, offendeva la reputazione di Caselli Gian Carlo,...., con le aggravanti di aver recata l'offesa a mezzo stampa e di aver attribuito un fatto determinato, di cui agli articoli 81, c.p.v. 595 commi primo, secondo e terzo, c.p., perché con più azioni esecutive di un medesimo ordine del giorno criminoso, quale autore dell'ordine del giorno presentato al Consiglio regionale del Piemonte il 4.9.2002, nonché della richiesta presentata al medesimo Consiglio regionale il 26.4.2001,....
offendeva la reputazione di Caselli Gian Carlo, dichiarando, in particolare, che il Caselli aveva partecipato, a Rivoli, ad una manifestazione di propaganda nei gazebo dell'Ulivo, con il simbolo dell'Ulivo, in posizione di assoluto rilievo e preminenza rispetto agli altri, pur essendo in forza alla Magistratura italiana, in tal modo delegittimando l'intera attività dello Stato nella lotta alla mafia; con le aggravanti di aver recata l'offesa in un atto pubblico e di aver attribuito un fatto determinato.
Copia della proposta di ordine del giorno presentata al Presidente del Consiglio regionale del Piemonte dal Consigliere Matteo Brigandì in data 26.4.2001 (n. o.d.g. n. 278, calendarizzato nella convocazione del Consiglio regionale del 21 marzo 2002) con il quale il Consigliere Brigandì denunciava il fatto che il dottor Caselli avesse partecipato ad una manifestazione di propaganda nel gazebo dell'Ulivo a Rivoli, nel corso della campagna elettorale e che tale comportamento delegittimava l'intera attività dello Stato nella lotta contro la mafia, facendola apparire una lotta politica, e che comunque norme giuridiche impongono la non appartenenza dei magistrati in servizio a forze e/o partiti politici.
Chiedeva pertanto che la Giunta chiedesse al Ministro di Grazia e Giustizia di iniziare l'azione disciplinare per i fatti esposti e che il Consiglio regionale trasmettesse l'enunciazione del fatto al Consiglio Superiore della Magistratura e al Capo dello Stato.
Copia della proposta di ordine del giorno presentata al Presidente del Consiglio regionale dal Consigliere Brigandì in data 9 aprile 2002 (o.d.g.
n. 517, nella seduta del 18 dicembre 2002 era stata richiesta l'iscrizione all'ordine del giorno dei lavori del Consiglio), con il quale, richiamando i fatti che erano stati descritti nel precedente ordine del giorno comunicava che il dottor Caselli aveva inviato una richiesta di rettifica al quotidiano La Padania e informava che il dottor Caselli aveva anche ritenuto di comunicare la rettifica ad organi istituzionali allegando rassegna stampa di proprietà del Ministero della Giustizia. Impegnava il Presidente della Giunta ad esporre al Ministro di Giustizia i fatti illustrati nell'o.d.g. ad ulteriore chiarificazione del precedente ordine del giorno, ai fini dell'esercizio dell'azione disciplinare. Inoltre impegnava il Presidente della Giunta a chiedere al Ministro della Giustizia se la rassegna stampa del suo Ministero venga inviata a tutti i Magistrati.
In caso contrario chiedere di trasmettere la notizia al giudice penale per eventuali reati.
La Giunta per le Elezioni ha ritenuto insindacabili le opinioni espresse dal Consigliere Brigandì ai sensi del comma 4 dell'articolo 122 della Costituzione e della legge regionale n. 32 2001, in quanto contenute in ordine del giorno presentati dal Consigliere stesso che costituiscono atto tipico con il quale il Consigliere regionale esplica la funzione di indirizzo politico e di controllo.
Per quanto riguarda in particolare le dichiarazioni apparse sul quotidiano La Padania, esse costituiscono una mera attività divulgativa del precedente atto tipico e vi è quindi sostanziale corrispondenza di contenuto e un preciso nesso funzionale fra le dichiarazioni rese nell'articolo in oggetto e l'attività politica del Consigliere Brigandì esplicata con i citati ordini del giorno.
Oltre all'esposizione ufficiale, vorrei fare una cronologia dei fatti di quanto è successo. Ritengo molto importante l'aspetto cronologico che penso sia sfuggito ad alcuni Consiglieri. Il 26 aprile 2001 il Consigliere Brigandì presenta al Consiglio regionale l'ordine del giorno n. 278 nel quale denuncia che il Procuratore Caselli partecipa - ma quel partecipa è da leggersi come "parteciperà", perché la manifestazione non è ancora avvenuta - ad una manifestazione di propaganda elettorale per l'Ulivo a Rivoli. Ricordo che la manifestazione in oggetto era annunciata da manifesti e da volantini appesi in tutta Torino. Nei giorni successivi il Consigliere Brigandì tiene una conferenza stampa. Il contenuto della conferenza stampa e dell'ordine del giorno vengono riportati sugli organi di informazione, sicuramente sui quotidiani del Piemonte, ma anche su altri. Non segue nessuna smentita e nessuna comunicazione da parte del dottor Caselli. La manifestazione si fa, ma che il dottor Caselli non vi faccia parte non viene riportato da nessun organo di stampa. Nel frattempo i manifesti continuano a rimanere appesi in Torino per tutto il periodo della campagna elettorale.
Passa parecchio tempo, l'ordine del giorno viene calendarizzato nel Consiglio regionale del 21 marzo 2002. Nei giorni precedenti, precisamente il 18 marzo 2002, quando avviene la calendarizzazione, La Padania pubblica un'intervista al Consigliere Brigandì. In sostanza pubblica esattamente il contenuto dell'ordine del giorno. Il 28 marzo 2002 il dottor Caselli chiede al direttore de La Padania di rettificare la notizia. La rettifica viene pubblicata. La Padania pubblica integralmente la smentita del dottor Caselli il 14 aprile 2002. Ricordo che il 9 aprile 2002 il Consigliere Brigandì aveva presentato un secondo ordine del giorno (quello che avete a vostre mani). L'11 giugno 2002 - due mesi dopo la smentita pubblicata da La Padania - il dottor Caselli querela il Consigliere Brigandì, il direttore de La Padania e la giornalista che ha pubblicato l'articolo.
Questa è la cronologia dei fatti che ritengo molto utile per valutare perlomeno, la buona fede del Consigliere Brigandì nell'esposizione dei fatti. Capisco che altre forze politiche non possano condividere il contenuto dell'ordine del giorno, ma in qualità di Presidente della Giunta per le Elezioni ricordo che siamo di fronte ad un atto tipico di un Consigliere regionale nell'esercizio delle sue funzioni e che l'insindacabilità è nata appositamente per casi come questi.
Pertanto, invito tutti a votare favorevolmente sull'insindacabilità dell'ex Consigliere Brigandì.



PRESIDENTE

Prima di aprire un'eventuale discussione sul tema, desidero precisare a tutti i Consiglieri che, al di là delle considerazioni politiche sulla vicenda espresse nell'intervento di poc'anzi, l'oggetto su cui siamo chiamati a deliberare è la proposta che la Giunta per le Elezioni presenta al Consiglio regionale come verbale. Dichiarare insindacabile il Consigliere Brigandì in quanto le opinioni espresse dallo stesso costituiscono atto tipico con il quale il Consigliere regionale esplica la funzione di indirizzo politico e di controllo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Muliere; ne ha facoltà.



MULIERE Rocco

Stiamo discutendo di un fatto importante perché ogni discussione sulla insindacabilità è un fatto importante e delicato: noi esercitiamo con essa un diritto giusto, ma contro un altro diritto percepito come egualmente giusto. Insindicabilità è garanzia della libertà dell'azione politica. La riconosce anche la nostra Costituzione nell'articolo 122. È un fatto di civiltà. Purché sia esercitata in modo civile.
Il suo esercizio infatti annulla un diritto di altri: quello di poter ricorrere ad un giudice nel momento in cui si sente leso da un atto commesso da un Consigliere regionale. È giusto tutelare un Consigliere regionale nell'espressione delle sue funzioni. È opportuno che il Consigliere non utilizzi questo suo diritto in modo indiscriminato nascondendo dietro ad esso attacchi personali e atti oggettivamente discriminatori. Noi tutti, Consiglieri di maggioranza e di opposizione abbiamo una grande responsabilità: esercitare la nostra tutela in modo misurato ed equilibrato, così da non farla apparire agli occhi di un cittadino come l'esercizio di un privilegio, o peggio, di un abuso di potere, e quindi la negazione di quello che dovrebbe essere: uno strumento a difesa della democrazia. Badate, non faccio questo discorso perch l'interessato è Procuratore Generale della Repubblica. La stessa situazione sarebbe almeno altrettanto delicata e grave anche se riguardasse un cittadino qualunque. Nel caso specifico è inutile chiedermi da che parte stiamo: stiamo dalla parte di un servitore dello Stato che non si è mai tirato indietro di fronte alle minacce del terrorismo e a quelle, ancora più terribilmente premonitrici, della mafia. Stiamo dalla parte di un uomo contro cui il quale viene costruita un'accusa politica in sé assolutamente legittima se non si basasse su una falsità attuale. Il fatto che la falsità sia scritta riportata su un ordine del giorno non le da conferisce dignità politica, semmai svilisce la dignità politica dell'atto compiuto.
La legge sull'insindacabilità degli atti è chiara: non si occupa del contenuto degli atti, ma salvaguarda la libertà del politico. Ed è per questo che noi, oggi, voteremo "sì":, soltanto per questo perché la legge sull'insandacabilità sull'insindacabilità non parla degli atti, ma si riferisce all'esercizio delle proprie funzioni. Mi chiedo: è un atto responsabile l'uso della falsità per costruire attacchi politici? Si pu utilizzare uno strumento tecnico del Consiglio per attacchi personali o peggio, ingiurie o accuse infamanti? Cosa c'entra tutto ciò con la tutela dell'azione politica? Perché Affinché l'insindacabilità non venga vissuta dai cittadini come licenza di diffamazione è necessario un elemento: la responsabilità appunto, del politico che la utilizza in modo indiscutibile. Altrimenti Diversamente, non resterà altra strada che una revisione della legge che supplisca all'irresponsabilità di chi la utilizza, con un'articolazione e una casistica che ne limiti l'esercizio in un ambito coerente con il suo obiettivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ricca; per dichiarazione di voto.ne ha facoltà 0



RICCA Luigi Sergio

Presidente, prendo la parola solamente per dire che condivido in toto le riflessioni appena espresse dal collega Muliere - in particolare l'ultima parte del suo intervento. Voterò "sì", ma ritengo indispensabile il richiamo alla responsabilità nell'uso di certe espressioni, sia pur tutelate dall'insindacabilità derivante dal ruolo che si rappresenta.
I riferimenti personali sono antipatici, ma vorrei far presente ai colleghi che undici anni fa ho querelato un parlamentare per certe espressioni riferite a situazioni false e personalmente lesive: non ho potuto procedere nell'atto giudiziario per la legge sull'insindacabilità.
Occorre dunque riflettere anche sulla tutela di chi viene ingiustamente chiamato in causa con affermazioni non corrispondenti al vero; in tali casi, il richiamo del Consigliere Muliere ad una possibile revisione della legge in caso di abuso della tutela dell'insindacabilità è assolutamente condivisibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere ZurigliattoTurigliatto.



TURIGLIATTO Mariano

Non ho molto da aggiungere a quello che ha già detto ilquanto affermato dai colleghi Muliere e il collega Ricca, c.ondividendone integralmente Credo che le argomentazioni, che pur mi spingono ad una che sono state accolte e che condivido integralmente spingono a produrre una personale e sofferta riflessione come nel mio caso certamente sofferta perché: sono convinto che le garanzie debbano funzionare sempre ed in qualunque occasione, anche nelle occasioniin quelle più antipatiche o più sgradevoli per chi, come nel mio caso, è chiamato a pronunciarsi,.
Credo che ci sia un problema che attiene proprio alla nostra votazione.
Chi lo dice è un intemperante, rferante, per cui normalmente è destinatario di querele ecce quant'altro,.. non è una "personacina" che non hasenza problemi di questo tipo. PeròIn ogni caso, noi abbiamo la necessità di essere rispettati nella nostra attività di soggetti politici che si occupano di problemi collettivi, e che su quelli si misurano, si confrontano,, qualche volta aspramente, qualche volta anche fuori dalle regole, e dalnel cercar di produrre e partorire soluzioni le migliori possibili. Per questa funzione e per questo scopo noi chiediamo rispetto.
Lo stesso rispetto per la funzione oltre cheé per la persona. lLo dobbiamo a tutti coloro che, a vario titolo, servono la collettività, oltre chenonché ai singoli soggetti titolati e titolari di diritti - appunto soggettivi.
perPer questi motivi che, pur comprendendo le ragioni, pur comprendendo anche le motivazioni che in qualche modoci spingono, oggi, ad assumere una decisione così sofferta, non posso dare il mio voto favorevole al questoprovvedimento. Non posso e non voglio, perché ritengo non sia giusto e che non sia ilnel caso invece dell'insindacabilità, ancorch tecnicamente e assolutamente aderente alla legge.
per questo, insieme alla considerazione per la quale Ccredo che il rispetto della politica e di chi se ne occupa passi anche attraverso il riconoscimenti e del il rispetto diegli altri che a vario titolo si occupano del bene comune: , preannuncio, quindi, la mia astensione sul provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.
ne ha facoltà 0



ROSSI Oreste

Ruberò qualche minuto in più, per una mia posizione personale da sempre espressa sulla questione dell'insindacabilità e su quelle che vengono chiamate prerogative o vantaggi di cui gode chi fa politica ad un certo livello rispetto al comune cittadino.
Vedete colleghi, sono stato alla Camera dei Deputati per tre legislature; sono arrivato "fresco-fresco",giovane (avevo 27 anni nel '93) e carico di buone idee.
Ogni tanto succedeva che si presentasse un'interrogazione o un'interpellanza - l'atto di sindacato ispettivo - un po' pesante, ma era normale a livello parlamentare. A me, nel '93, è successo un fatto un po' particolare, relativamente alla presentazione di un'interrogazione appunto, un po' pesante. Scorrendo la casistica per cercare di difendermi personalmente - per fortuna tutto si è risolto in modo positivo - ho riscontrato interrogazioni neanche paragonabili a quella da me presentata.
Addirittura, si è arrivati alla Camera dei Deputati e soprattutto al Senato a riconoscere l'insindacabilità ad atti di un personaggio - uomo politico che, armato di piccone,ha guidato un gruppo di persone ad assalire un cantiere - sul quale non era d'accordo - a sfondarne il cancello con il piccone - tutto regolarmente filmato - e a prendere a picconate gli escavatori causando danni di decine e decine di milioni.
Questo parlamentare, di cui non faccio nome- è un collega anche simpatico - ovviamente denunciato, ha ottenuto l'insindacabilità.
Questo è un caso estremo. Il mio caso era molto più semplice: chiedevo al Ministro competente di verificare se era vero un certo fatto di cui ero stato informato. Come tutti sappiamo, c'è grande differenza tra cittadino e politico. Perché il cittadino va dal politico a riferirgli: "Guarda che là sta succedendo questo". "Ma hai le prove?" "No, se avessi le prove ovviamente andrei dal Magistrato." Chi può chiedere cosa sta succedendo? Se il cittadino si rivolge al Magistrato, nel caso in cui non ci sia nulla di illegale, si "becca" una denuncia; non solo, succede tante volte che il cittadino che sa qualcosa ha paura a riferirlo. Al Sud succede spessissimo: attraverso interrogazioni parlamentari sono venuto a conoscenza di cose incredibili su Napoli, che nessuno avrebbe denunciato se non un parlamentare, che si faceva portavoce dei cittadini, portando al sequestro di cantieri o alla messa in sicurezza di beni di malavitosi utilizzati per fini illeciti. Decine e decine di casi, grazie a politici che hanno avuto il coraggio di rischiare, in alcuni ambienti anche la pelle, per portare avanti le istanze dei cittadini.
Il mio caso era decisamente più leggero. All'epoca mi chiesero cinque miliardi di danni. La Lega, in quel periodo, seguiva una linea particolare che allora, contestavo - lo devo ammettere. Comunque, nulla si voleva dagli altri colleghi. Nella Giunta con l'autorizzazione a procedere, il rappresentante della Lega espresse parere favorevole all'andare in giudizio, richiesta favorevolmente accolta dalla Giunta stessa. Il provvedimento arriva in Aula. Non potevo certo intervenire contro il mio Gruppo, e me ne sono stato zitto. Il mio Gruppo è intervenuto a favore dell'autorizzazione a procedere, quindi contro l'insindacabilità.
Intervenne un parlamentare (oggi morto) dell'allora MSI con una lunga filippica: "Cari colleghi, la Giunta ha sbagliato poiché, in questo caso ha seguito una linea emotiva, non una linea logica. Nel momento in cui passasse l'autorizzazione a procedere per il collega della Lega sappiate che domani o dopodomani, quando arriveranno le vostre richieste di insindacabilità, non le potremo più passare: diversamente, si creerebbero due pesi e due misure". Sapete qual è stato l'esito della votazione? Tutti per l'insindacabilità, eccetto, naturalmente il Gruppo della Lega (Io non ho partecipato al voto).
Questo per dire che alcune questioni esulano dallo schieramento politico, dalla persona, o dall'ente, dall'istituzione che potrebbe essere offesa. È certo che quando si usano termini violenti, maleducati, slegati dalla propria attività politica, utilizzati chiaramente per offendere una persona ingiuriandola, essere per l'insindacabilità a volte è difficile.
Attenzione! Credete che la persona che, sbagliando pesantemente, ha riportato una notizia falsa, che deve fare una rettifica sui giornali - dai quali è stata comunque attaccata - i quali, alla fine riportano la correzione, politicamente diventi una persona affidabile per i suoi elettori? No. Quindi, ha già pagato.
Attenzione, per i pochi che svolgono male il loro lavoro - anche il politico ruba... giusto? - non possiamo mettere a repentaglio chi della politica fa una missione e quindi porta avanti istanze che altrimenti non potrebbero emergere proprio perché noi, come i parlamentari, godiamo di una maggiore tutela. Nel momento in cui ricopriamo il nostro ruolo di politici non rappresentiamo un solo cittadino, ma mille, duemila, tremila; ognuno di noi, quando compie un atto di sindacato ispettivo non rappresenta solo chi l'ha votato, ma l'intera comunità. Si possono anche commettere degli errori. Se un medico sbaglia un intervento chirurgico con la conseguente morte di un paziente, non va in galera per non aver agito volontariamente: l'assicurazione coprirà i danni, oppure pagherà l'azienda sanitaria. Nel momento in cui si scoprisse che il medico ha agito volontariamente, verrà punito. Questa è la grossa differenza. Stiamo attenti, colleghi.
Gradirei molto - vorrei che il Presidente accettasse questa mia richiesta - una chiacchierata seria su tali questioni (magari in sede di Conferenza dei Capigruppo, unitamente all'Ufficio di Presidenza) per una valutazione più attenta. Magari, pur per essere più vicino al cittadino corriamo il rischio di non poterlo tutelare negli ambiti della nostra istituzione.
Lo dico perché l'ho provato sulla mia pelle. A 27 anni, personalmente mi è pesato rischiare di andare davanti ad un Magistrato, per una parola detta in un atto di sindacato ispettivo - una stupidaggine - e una richiesta di 5 miliardi di danni. Da allora, ho sempre votato a favore dell'insindacabilità dei Consiglieri che la richiedevano. Non è un atto che va contro il cittadino: se utilizzato in modo corretto, è fondamentale per chi dal cittadino viene delegato a difenderlo, in tutti le sedi.
Nel caso specifico, c'è un dato fondamentale che forse è sfuggito ai Consiglieri: l'ordine del giorno del Consigliere Brigandì è stato presentato prima della mancata partecipazione del dottor Caselli al Festival dell'Unità, quindi, il Consigliere Brigandì non poteva sapere se vi avrebbe partecipato o meno. Dopodiché, il dottor Caselli non vi ha partecipato; comunque, il nome appariva sui manifesti.
Tuttavia, l'ordine del giorno era già stato presentato, sui giornali era già pubblicata l'intervista del Consigliere Brigandì; in ogni caso, in quell'occasione il dottor Caselli non ha presentato alcuna querela. La stessa, e quindi la richiesta di smentita, è arrivata un anno dopo.
L'ordine del giorno appare sui giornali della Lega un anno dopo semplicemente perché era stato inserito nell'o.d.g. dell'Aula. A quel punto, il dottor Caselli ne è venuto a conoscenza e ne ha chiesto la rettifica, pubblicata su La Padania (come emerge dagli atti). A quel punto la questione si considerava chiusa. Invece, il Procuratore Caselli ha scelto di andare avanti(probabilmente la macchina della giustizia si era già messa in moto), ma la realtà è questa:i fatti sono quelli; le date non si possono cambiare.
Ripeto:quando è stato presentato l'ordine del giorno, il Consigliere Brigandì era semplicemente a conoscenza del contenuto del manifesto, ma l'evento non si era ancora verificato. È chiaro che si trattava di un errore non voluto; semplicemente, una valutazione desunta da un manifesto appeso su un muro.
Dichiarare che una persona "fa politica" - è pur vero che il dottor Caselli è un magistrato - non è offesa così grave. Alla dichiarazione che una persona fa politica per un partito, si può rispondere che non è vero con una smentita sui giornali, e si chiude la questione. Il Consigliere Brigandì non ha utilizzato termini irripetibili;magari termini un po' pesanti, ma politici. Tenete conto che in quel periodo si era a due settimane dalle elezioni politiche;per un politico, dire ad un altro "fai politica" non è un'offesa. E' vero, essendo un Magistrato, quella persona non faceva politica. Comunque, non è un'offesa. È come se un Magistrato dicesse ad un Consigliere: "Ti vuoi occupare di leggi, ma non ne capisci niente". Non è offesa tale, essendoci anche una rettifica, da portare ad andare avanti ad un procedimento di questo tipo.
La situazione relativa al fatto in questione rientra assolutamente nell'insindacabilita di un collega, che può aver sbagliato, ma - ne sono convinto - in buona fede, considerando che in quel momento non era ancora a conoscenza del fatto che il dottor Caselli non avrebbe partecipato alla manifestazione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la Consigliera Barassi; ne ha facoltà.



BARASSI Paola

Intervengo a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista e come componente della Giunta per le ElezioneElezioni. In quella sede, avevo votato a favore dell'insindacabilita dell'ex Consigliere Brigandì, e il nostro Gruppo riconferma tale voto.
Tuttavia ci sono, così come avevamo espresso in sede di Giunta per le Elezioni, c'è una serie di motivazioni che ci portano, al di là di un discorso garantista per cui l'insindacabilità viene votata favorevolmente a condannare e a censurare la posizione, l'intervento e l'ordine del giorno presentato dell'ex Consigliere: . Nnel merito, perché è un attacco non solo al Magistrato Caselli, che per tutta la sua vita è stato un servitore dello Stato e ha dimostrato, pagando con rischi personali, la sua coerenza soprattutto nella battaglia soprattutto per la lotta contro la mafia, ma è un attacco complessivo alla Magistratura e al sistema legalitario del nostro Paese.
Da questo punto di vista, poniamo muoviamo una censura e una risoluta critica e una censura nelal comportamento dell'ex Consigliere Brigandì riservandoci di uscire pubblicamente sul tema.



PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione.
Indico Indìco la votazione palese sulla deliberazione, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale in corso.
Il Consiglio approva.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Iscrizione all'o.d.g. della mozione n. 73 "Rischio di chiusura per decine di imprese fornitrici della Collins &Aikman Italia"


PRESIDENTE

E' stata presentata all'Ufficio di Presidenza una mozione (la n. 73) avente oggetto "Rischio di chiusura per decine di imprese fornitrici della Collins &AikmanCONINS AIGMAN Italia" a firma dei Consiglieri Vignale Casoni, Botta, Boniperti, Ghiglia e Spinosa. e altri.
Conformemente alla prassi, se i Consiglieri sono d'accordo, la possiamo accogliere e dichiarare iscritta all'o.d.g., fermo restando che non sarà oggetto di trattazione nella seduta odierna.



(Il Consiglio, all'unanimità ne approva l'iscrizione iscrive)


Argomento: Assestamento di bilancio

Testo unificato dei disegni di legge n. 113 e n. 121 relativi a "Assestamento al Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e disposizioni finanziarie per l'anno 2006"


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare i disegni di legge n. 113 e n. 121 relativi all'Assestamento di Bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e disposizioni finanziarie per gli anni 2005-2006.
La parola al relatore, Consigliere Rabino.



RABINO Mariano, relatore

Il disegno di legge sull'assestamento al bilancio di previsione per l'anno 2005 è stato esaminato unitamente al disegno di legge inerente alle disposizioni finanziarie per l'anno 2006.
L'esame dei due provvedimenti legislativi è stato approfondito. Sono state dedicate numerose sedute di Commissione, sono state svolte le consultazioni degli enti e dei soggetti interessati e sono state calendarizzate le audizioni degli Assessori competenti per materia; sono state programmate specifiche sedute congiunte della Commissione bilancio con le Commissioni referenti per materia.
Il documento contabile di assestamento del bilancio ha lo scopo di rettificare i dati dei residui attivi e passivi, l'ammontare delle entrate che si prevede di riscuotere e delle spese di cui si autorizza il pagamento, l'avanzo di amministrazione, il fondo cassa, nonché le variazioni nel rispetto dei vincoli indicati all'articolo 10, comma 7 della legge regionale n. 7/2001, sulla contabilità.
I documenti che stanno alla base dell'assestamento di bilancio sono il bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e il rendiconto della Regione per l'anno 2004, con le sue determinazioni sui risultati della gestione dell'Ente. Nell'assestamento al bilancio di previsione per l'anno 2005 è stato recuperato il minor avanzo ed è stato integrato il fondo delle reimpostazioni. L'importo del minor avanzo è pari ad oltre 226 milioni di euro, l'integrazione del fondo per le reimpostazioni è stata effettuata sulla base di quanto segnalato dagli Assessori interessati, nella misura di 212 milioni di euro. Alla copertura si è provveduto mediante slittamento all'anno 2006 di spese in conto capitale, non liquidabili entro il corrente anno e utilizzando il mutuo contraibile per coprire il disavanzo derivante dalla mancata contrazione di mutui autorizzati negli anni precedenti e destinati a finanziare spese iscritte su capitoli, sui quali comunque sono stati assunti gli impegni.
In sede di assestamento è stato effettuato un taglio di 43 milioni di euro, utilizzando una quota del 30% ancora disponibile sugli stanziamenti bloccati dall'articolo 3 della legge regionale n. 2/2005.
I 43 milioni sopraccitati, più un'ulteriore quota dei mutui degli anni pregressi, ha consentito di incrementare altre spese per 76 milioni di euro, così suddivisi: 6.250.000 euro per la cultura; 1.300.000 euro per l'ambiente; 11.821.000 euro per il lavoro; 15.940.000 euro per le politiche sociali; 31.620.000 euro per i trasporti; 4.500.000 euro per l'istruzione 500.000 euro per le pari opportunità e 1.000.000 di euro per il settore industria.
In sede di assestamento è stata prevista, sulla UPB "Programmazione sanitaria e gestione risorse finanziarie", facenti parte del Titolo 1 "Spese correnti", una variazione incrementativa di 598.607.187 euro.
Si è provveduto ad assegnare il fondo unico per il finanziamento di progetti innovativi di bonifica industriale per 50 milioni di euro.
Nello stato di previsione delle entrate e della spesa, per l'anno 2005 sono state integrate le variazioni al bilancio 2005, per tener conto di nuove esigenze emerse, in particolare le emergenze olimpiche e post olimpiche.
Sono stati introdotti, inoltre, sempre per quanto riguarda le emergenze olimpiche e post olimpiche, le disposizioni finanziarie per l'anno 2006.
In sede di Commissione e per motivi di contestualità, i due disegni di legge n. 113 e n. 121 sono stati unificati in un unico provvedimento, che recita: "Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005 e disposizioni finanziarie per l'anno 2006".
Nella seduta di giovedì 4 agosto c.a., alle ore 18, la I Commissione ha approvato a maggioranza l'assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 2005, nonché le disposizioni finanziarie per l'anno 2006.
Queste sono le note di carattere più tecnico.
Per concludere, ritengo di dover ringraziare, non ritualmente, gli Uffici, in particolare l'architetto Bertini, la dottoressa Spagnolini, i loro collaboratori e il direttore, dottoressa Garabello.
Credo vada ringraziato per la generosità, la puntualità e la presenza costante il Presidente della Commissione, Wilmer Ronzani, i componenti dell'esecutivo, gli Assessori, che con pazienza si sono prestati ad approfondire con i Consiglieri di maggioranza e di minoranza le UPB relative, compresi i capitoli di riferimento.
In particolare, accanto alla Presidente Bresso, credo si debba ricordare e ringraziare il Vicepresidente Susta, che ha garantito una presenza puntuale nel merito e nel metodo.
Naturalmente, l'ideale sarebbe stato approvare l'assestamento di bilancio nella seduta del Consiglio regionale odierno. Tuttavia, ritengo rappresenti un buon successo avere perlomeno incardinato il provvedimento per affrontare la valutazione di merito e l'approvazione definitiva alla ripresa dei lavori, nel mese di settembre.
Credo, comunque, che non si possa mettere in discussione il fatto che si tratti di un primo vero provvedimento politico della nuova Amministrazione. Con esso, si dà un segnale importante di governo, di impegno forte, di iniziativa politica, nel senso di far ripartire la macchina nelle sue modalità ordinarie, ma anche segnalando e dando alcune indicazioni chiare nel senso dell'investimento e della discontinuità.
Voglio sottolineare, a questo proposito, il fondo unico per il finanziamento di progetti innovativi di politica industriale, che è previsto in 50 milioni di euro. Ritengo che questo sia un segnale forte per la ripresa dei lavori autunnali, ma anche per la comunità piemontese e soprattutto per il mondo delle imprese.
L'ultima sottolineatura: è importante, al di là dei ruoli di maggioranza e di minoranza, per far ripartire il Piemonte in questa fase delicata della sua storia, fare di tutto per provare a rispettare con rigore e responsabilità le scadenze ordinatorie previste dalle leggi sulla contabilità regionale, per dare piena attuazione ai programmi, ma soprattutto per rispondere all'esigenza del buon governo e della buona amministrazione. Grazie.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Rabino. Chiudo la discussione su questo punto rinviandola, come da intese, alla seduta del prossimo Consiglio regionale dopo la pausa estiva.
Colgo l'occasione per dire che, al termine di questa seduta di Consiglio, avrà luogo una Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, per definire le modalità di riapertura dei lavori, quindi prego i colleghi Capigruppo di accomodarsi nella sala a fianco, in modo da poter concertare le date delle prossime riunioni di settembre.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Precisazioni del Vicepresidente della Giunta regionale Susta in merito alla mozione n. 73 "Rischio di chiusura per decine di imprese fornitrici della Collins &Aikman Italia" ed esame ordine del giorno


PRESIDENTE

La mozione n. 73, presentato dal Gruppo di Alleanza Nazionale, come vi ho detto, non sarà messa in discussione nella seduta odierna, ma nella prima seduta utile del Consiglio regionale, dopo la pausa estiva. Il Vicepresidente Susta voleva fare, al riguardo, alcune puntualizzazioni.
La parola al Vicepresidente della Giunta, Susta.



SUSTA Gianluca, Vicepresidente della Giunta regionale

Grazie, Presidente. Poiché il Consigliere Vignale ieri ha anticipato il contenuto di questo ordine del giorno e poiché il problema è davvero urgente, perché riguarda molte aziende legate al gruppo Collins &Aikman che è stato messo in amministrazione controllata dalla Corte di Giustizia di Londra, li abbiamo convocati presso la Commissione Industria martedì per capire come intervenire.
Quindi, tenteremo fin da dopo domani di capire cosa possiamo fare per aiutare queste piccole e medie imprese che sono collegate al gruppo Collins.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale - Industria (anche piccola e media)

Comunicazione della Presidente della Giunta regionale Bresso sulla situazione FIAT e acquisto aree ed esame ordini del giorno collegati n. 74 "Interventi per il rilancio della Fiat", presentato dai Consiglieri Ghiglia, Ghigo, Casoni, Botta, Rossi, Cotto, Manolino, Ferrero, Pedrale Picchetto, Giovine, Lupi, Dutto e Leo, e n. n. 75 "Intesa tra Fiat e istituzioni locali", presentato dai Consiglieri Muliere, Ricca, Larizza Boeti, Moriconi, Bizjak, Motta, Pizzale, Robotti, Turigliatto, Dalmasso e Spinosa


PRESIDENTE

La parola alla Presidente della Giunta regionale, che intende svolgere una comunicazione sulla situazione FIAT.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Sintetizzerò l'accordo di cui ho già avuto occasione di parlare alla Conferenza dei Capigruppo.
Credo che i Consiglieri abbiano seguito anche dalla stampa il resoconto dell'incontro che si è tenuto a Roma, presso Palazzo Chigi, nel corso del quale la FIAT ha presentato il piano industriale, giudicato positivamente dall'insieme delle delegazioni presenti che rappresentavano, oltre ai principali membri del Governo competenti in materia, le istituzioni torinesi (Regione, Provincia di Torino e Comune di Torino), tutte le Regioni nelle quali sono insediate attività FIAT, i sindacati generali e i sindacati di categoria.
Tutti hanno valutato positivamente il piano, che avete avuto modo di leggere, visto che è stato riportato da tutta la stampa e che, come sapete indica uno scaglionamento di nuove attività e di nuovi modelli che entreranno in produzione a partire dalla fine del 2005 fino al 2008.
Il piano ha come prospettiva il 2008, e non prevede la chiusura di nessuno stabilimento FIAT in Italia; per quanto ci riguarda, prevede un utilizzo degli impianti e delle persone attualmente in forza alla FIAT Mirafiori nell'ordine dell'85% nel 2005, fino ad arrivare nel periodo 2006 2008 al 100%.
Lo stesso, con l'eccezione di Termini Imerese, dove la percentuale non arriva mai al 100%, avviene negli altri stabilimenti del gruppo FIAT.
Quindi, la previsione è di un ritorno all'utilizzo pieno della forza lavoro a partire dal 2006 in tutti gli stabilimenti, nessuno dei quali viene chiuso, con la parziale eccezione di Termini Imerese, dove l'utilizzo è leggermente inferiore, ma in quel caso c'è un recupero.
Nel caso torinese tuttavia rilevo come questa presentazione, che prevede la situazione che abbiamo detto, sia collegata all'accordo che nel frattempo avevamo definito con FIAT per l'insediamento a Torino di una linea della Grande Punto, modello che avrà una capacità produttiva di 100 mila esemplari; nel 2006 se ne prevede una produzione di almeno 80 mila unità; quanto verrà prodotto in più dipenderà dall'andamento del mercato.
Con questo intervento, che è oggetto tra l'altro dell'accordo che vi illustrerò, a partire dal 2006 si realizzerà a Mirafiori il pieno utilizzo della forza lavoro in essere.
Quindi, l'unico caso tra quelli indicati, in cui il raggiungimento dell'obiettivo avviene non in automatico o attraverso accordi diversi con il Governo, bensì attraverso un accordo e un piano di sviluppo industriale con gli enti locali, è quello torinese.
Nel corso della presentazione a Roma, gli unici ad aver presentato un progetto siamo stati noi. Progetto che ha una serie di elementi che cercherò di illustrarvi.
Intanto si individua, in comune, una serie di iniziative, focalizzando le aree di tipo produttivo a Mirafiori sulle quali sviluppare un progetto di valorizzazione, collegato essenzialmente all'insediamento di attività in relazione all'automotive; ciò attraverso l'insediamento di aziende della componentistica o attraverso l'avvio di iniziative comuni collegate da una parte alla mobilità sostenibile e dall'altra all'infomobilità, cioè alla vendita dei servizi collegati alla mobilità. Sono altresì previste attività di ricerca e sviluppo, sia nella filiera della mobilità sia nel settore delle imprese operanti nel settore dell'automotive, ed una serie di interventi finanziario-organizzativi, sempre collegati al settore dell'indotto.
Il terzo punto riguarda invece una serie di interventi finalizzati, da una parte, a migliorare la formazione degli addetti nel settore automobilistico e, dall'altra, a migliorare il sistema normativo legato alla formazione in questo campo.
A fronte di tutto questo progetto, per il quale si costituisce una società con partecipazione degli enti locali (Regione, Comune di Torino e Provincia di Torino) e della FIAT, prevedendo il successivo ingresso di altri soci, si acquistano le aree di Mirafiori dove tutte queste iniziative verranno sviluppate e la FIAT investe queste ed altre eventuali risorse sulla linea della Grande Punto.
Le aree non riguardano solo Mirafiori, ma anche i 600 mila metri quadri del Campo Volo ancora di proprietà della FIAT. L'accordo comprende anche l'anticipazione dell'acquisto da parte della Regione della pista alla Mandria, sulla quale c'era già un accordo per l'acquisto al 2010.
L'accordo, ovviamente, è collegato ad una serie di attività di politica industriale che metteremo in campo attraverso questa società e attraverso degli approfondimenti che si stanno avviando. Per il momento, si è sviluppato solo attraverso uno scambio di lettere fra le tre istituzioni e la FIAT, nelle quali abbiamo concordato sull'essenziale, allegando le bozze della trattativa politica fra le istituzioni e l'azienda ora in fase di valutazione da parte degli uffici per metterle a punto. Ciò che si sta sviluppando è un protocollo di intenti fra le istituzioni e la FIAT, che definisce in maniera più dettagliata tali questioni, nonché le bozze degli atti relativi all'acquisizione delle diverse aree, le cui valutazioni sono in corso di definizione.
Il perito incaricato dal Comune di Torino e gli Uffici Patrimonio delle tre Istituzioni, incaricati da Provincia e Regione, stanno mettendo a punto una precisa valutazione delle aree, per consentire di passare all'accordo.
Stiamo ragionando sulla possibilità che il soggetto che entra nella New Company, per conto della Regione, sia Finpiemonte. Questo permetterebbe di avere un'accelerazione di tutta l'operazione, ma soprattutto rientra nella logica del Documento di Programmazione Economica e Finanziaria che troverete a settembre, nel quale diamo l'indicazione di riorganizzare il sistema delle partecipazioni, in modo da non avere più partecipazioni regionali e partecipazioni di Finpiemonte, ma facendo di Finpiemonte la holding delle partecipazioni della Regione.
In questa logica, ci sembra più opportuno ragionare sull'utilizzo di Finpiemonte come soggetto che realizzerà tale operazione. Quindi, anche Finpiemonte è inserita nel gruppo di lavoro per verificare la soluzione da definire e Comune e Provincia potrebbero valutare se passare anche loro attraverso Finpiemonte.
Ovviamente, dovremo procedere alla verifica della disponibilità nel capitolo opportuno, che potrebbe essere quello degli accordi di programma se sarà dato l'incarico a Finpiemonte attraverso un accordo di programma oppure il capitolo delle partecipazioni.
Il Vicepresidente sta valutando con i propri uffici quale sia il capitolo più opportuno, se quello degli accordi di programma, in cui attualmente c'è capienza, oppure quello dell'industria. Nel caso del capitolo dell'industria, la capienza ci sarà con l'assestamento.
Ritengo che l'insieme dell'accordo che sostanzierà in questo protocollo di intenti e nelle operazioni successive, garantisca a Torino, e in particolare allo stabilimento di Mirafiori, l'ingresso a pieno titolo nel piano industriale della FIAT.
In secondo luogo, attraverso lo sviluppo del protocollo di intenti, si avvia un piano industriale legato all'automotive, che ci dovrà consentire di sviluppare una serie di attività di filiera molto importanti, di rafforzare le aziende dell'indotto dal punto di vista finanziario, della ricerca, della diffusione tecnologica e del supporto all'internazionalizzazione, e di avviare, nel campo della mobilità, una serie di attività fondamentali per garantire al nostro territorio di essere all'avanguardia nel campo della ricerca sulla mobilità.
Riteniamo che questo sia un primo esercizio di politica industriale insieme ad altri che si sono sviluppati in questo periodo (penso soprattutto all'Embraco), che recepisce la competenza concorrente trasferitaci in materia di politica industriale, ma che finora le Regioni non avevano sviluppato appieno. Erano state utilizzate delle risorse, ma in alcuni settori, non si era mai provato a sviluppare una vera programmazione di politica industriale.
Questo esercizio affronta tutto il sistema dell'automotive coinvolgendo l'intero settore della componentistica e della ricerca e facendo da apripista a un'analisi degli altri settori indicati come strategici nei nostri documenti di programma, del rapporto con i soggetti che in quel settore operano, siano essi soggetti industriali o che operano nella ricerca, nella formazione e nel finanziamento di quei settori.
Penso, ad esempio, al primo abbozzo di accordo sull'aeronautica e l'aerospaziale, dove si è definito un percorso, oppure, sempre in questo campo, alla vittoria sul progetto Galileo per la localizzazione a Torino della struttura relativa alla gestione del tempo, e ad altri settori, come quello del tessile, dove sarà possibile sviluppare un analogo esercizio.
Questo esperimento è stato molto importante per noi, per aiutarci a sviluppare una filiera di progetti di politica industriale che approfondiscano tutti gli aspetti di quel settore e mettano in evidenza tutto ciò che è opportuno fare per il rilancio produttivo di questi settori.
In conclusione, si è partiti da un elemento di difficoltà oggettiva il nostro territorio era tagliato fuori dal piano industriale della FIAT per i prossimi tre anni - per approdare a un accordo particolarmente complesso, che coinvolge la principale industria italiana. C'era una certa disparità di forze tra il sistema degli Enti locali e l'azienda, che, per si è tradotta in un accordo molto interessante ed esemplare rispetto a situazioni analoghe, presenti nella nostra regione e nel nostro Paese.
Ritengo che questo sia stato un ottimo risultato e mi auguro che venga giudicato in questo modo anche da voi. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PLACIDO



PRESIDENTE

Apriamo la discussione generale sulla comunicazione testé svolta.
La parola al Consigliere Ghigo.



GHIGO Enzo

Il giudizio che noi esprimiamo sull'accordo questo accordo, in funzione degli obiettivi che si poneva e che sembra aver raggiunto, è un giudizio positivo, in quantovisto quanto tutto quello che naturalmente viene messo in campo o è stato messo in campo o dovrà essere messo in campo per affrontare le problematiche della principale industria automobilistica piemontese e, soprattutto, ,non tanto le problematiche dell'industria quanto per le problematiche dei lavoratori, che in questi anni hanno operato eche oggi vivono uno stato di disagio in funzione del meccanismo assolutamente perverso della cassa integrazione alla quale sono sottoposti.
Di conseguenza, aver raggiunto questl'obiettivo prefissato è da considerare considerarsi un aspetto positivo.
Tuttavia, ci sono , elementi che ,dobbiamo necessariamente porre come degli elemento elementi di salvaguardia . Il Consigliere Ghiglia ha steso un ordine del giorno che io insieme ad altri colleghi del gruppo Gruppo abbiamo sottoscritto; documento, che riprende poi in modo organico, alcune considerazione considerazioni che io invece personalmente ritengo di fare in modo verbale. L'elemento di salvaguardia è chiaramente legato al tema che è stato oggetto di discussioni e opinioni abbastanza condivisi da parte dei partiti sia della maggioranza sia e dell'opposizione: la sulla questione delle 80.000 Grandi Punto., perché è sulla rAttuazione ealizzazione che sulla quale l'azienda deve porre il suo proprio impegno se vuole intende realizzarne la catena di montaggio per queste 80.000 "Grande Punto" entro il 2006.
Questo è l'elemento sul quale rRiteniamo che la Giunta regionale e la Presidente Bresso che (su mandato anche di altri enti) ha abbiano il compito di coordinare questi rapporti e questiaccordi, e sui quali si deveono necessariamente inserire degli elementi di salvaguardia.
Se l'insediamento di questa struttura e della produzione di questa macchina non ha avesse quantità e date certe, quest'accordo l'accordo nel suo insieme sarebbe debole e non esigibile.
Mi spiego meglio:. A se a Melfi vengono prodotte le 320.000 Grandi Punto e solo dopo averle prodotte e vendute si decide di coprire la necessità di vetture che tutti noi ci auguriamo ci siano (perch rappresenterebbe un successo commerciale notevole); e se successivamente si comincia a produrre le 80.000 vetture a Mirafiori,: credo che questo sia un elemento obiettivamente discriminante. Su questo punto noi chiediamo che la Presidente si impegni a far si sì che l'impianto di produzione a Mirafiori della Grande Punto non ci sia a prescindere dai risultati di produzione e, di conseguenza, di vendita, ma che sia chiaramente legato ad un impegno specifico.
Questo è un elemento portante per il nuovo modello nel 2008.
Naturalmente, quando si fanno stilano e si analizzano dei piani industriali, soprattutto nel medio periodo, dobbiamo partire - come io credo si debba - nella speranza che la Grande Punto abbia successo, e che ci siano le risorse ulteriori di finanziamento per realizzare i nuovi modelli, e che il nuovo modello nel 2008 (che da indiscrezioni potrebbe essere una piccola Alfa, perché avete ben visto che la 500 viene fatta costruita in Polonia) e le altre produzioni vengano distribuite sugli altri stabilimenti a partire da Melfi. È chiaro che qQuesto è il punto sul quale noi dobbiamo principalmente porre attenzione.



GHIGO Enzo

Quando lLei , Presidente, dice: "sSiamo stati gli unici in grado di presentare qualcosa di concreto". Personalmente, con convinzione, ho avuto modo di dire nelle settimane scorse, che questo progetto ha una connotazione non esclusivamente immobiliare; tuttavia, ma, per sua la natura del progetto, naturapermane un aspetto immobiliare, perché visto che, comunque, si comprano acquistano delle aree importanti e si comprano delle aree (lasciamo perdere l'aspetto di Mirafiori: che sono 300.000 metri quadrati) come il Campo Volo. che è un'area assolutamente importante.



GHIGO Enzo

Tant'è che dal punto di vista puramente finanziario non sono preoccupato che la Regione spenda male questi 70 milioni di euro. Tale perché li spende spesa, infatti, si presenta quasiquasi come un paracadute; , perché in buona sostanza, avendo fatto stipulato l'accordo con il Comune e con la Provincia basterebbe fare attuare una variante urbanistica al Campo Volo e i 70 milioni di euro si trasformerebbero ano automaticamente in 140 milioni di euro.
Proprio perPer taliquesto motivoi, e per le intenzioni che da voi avete espressoe in nell' AAula e, soprattutto, conoscendo quelle che sono, i sentimenti ambientalisti e di tutela della Presidente Bresso, credo che la Giunta si dovrebbe impegnare a garantire per "n" anni, dal punto di vista urbanistico, una non diversa utilizzazione di quelle aree dal punto di vista urbanistico. Devono rimanere aree industriali: perché diversamente c'è il rischio che qualcuno possa immaginare che quest'operazione è un'operazione che haabbia qualche piccola connotazione immobiliare.
Concludo (perché altre cose le diranno i miei colleghi) ancora con due considerazioni.: lLei, Presidente, ha fatto un breve accenno, al termine del suo intervento, dicendo al fatto cheche quest'operazione e questo modello potrebbero essere prodromicoi a per tentare di risolvere altri problemi di altri distretti critici sul del nostro territorio. Ha citato il Biellese che, non dimentichiamoci e lo. Vvoglio ricordare a molti di voiche dal punto di vista occupazionale una crisi nel tessile potrebbe dal punto di vista numericoamente rappresentare una cosa situazione analoga a quella della FIAT; e di conseguenza, immaginiamo pure di pensare come affrontare anche quelloa come affrontarla. C'è anche poi il distretto del valvolame anche se è in leggera ripresa e - non dimentichiamoci - il distretto orafo di Valenza, che obbiettivamente ha presenta dei problemi.
Pensare all'automotive va beneè giusto; pensare alla FIAT, va chiaramente, bene,è giusto: perché io l'ho sempre dettoaffermato che la nostra Regione regione non può scindere o non può prescindere da una vocazione legata all'industria automobilistica. Di conseguenza, aver garantito una continuazione produttiva dell'auto a Torino è elemento assolutamente positivo - pur tenendo presenti nonostante le mie precedenti considerazioni. che ho fatto e che dovranno essere chiarite, una continuazione produttiva nell'auto a Torino è elemento assolutamente positivo, mMa pensiamo anche agli altri settori, pensiamo anche alle altre Provinceprovince;, perché la FIAT è un'industria importantissima a livello nazionale, con importantissima che ha una ricaduta determinante sull'economia della nostra Regioneregione, ma ci sono altri settori che meritano la stessa attenzione. In tal senso, rivolgo la mia , perciò una sollecitazione alla Giunta: di avere la stessastessa attenzione attenzione che ha avuto per il tema FIAT lo avesse anche per gli altri settori, che eventualmente avessero bisognonecessitanti di interventi.
Colgo l'occasione per alcune considerazioni, già espresse Colgo l'occasione e l'ho già fatto nin sede di Conferenzaella riunione dei Capigruppo, relativamente e del Vicepresidente Susta si sono fatte alle delle critiche mosse da parte deagli enti Enti locali al Governo nazionale.
Non voglio entrare nel merito della situazioneperché non ero presente sugli aspetti di chi è andato via, di chi non è andato via ecc..... Mi permetto invece di dire invece in questa sede che se si è arrivati alla presentazione di un piano industriale, da parte della FIAT, che ha trovato riscontri positivi da parte delle organizzazioni sindacali,i, questo indubbiamente è anche dovuto al lavoro che ildel Governo ha fatto in questi anni.
Credo che dSostenere che ire: il Governo non ha fatto nulla per sostenere il rilancio della FIAT sia è, obiettivamente, una cosa non giustaveritiera. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Deambrogio; ne ha facoltà.



DEAMBROGIO Alberto

Oggi dobbiamo tentare di valutare il combinato disposto che ci è stato consegnatoci in questi giorni. Giorni di attività che hanno visto protagonisti gli Enti locali da una parte - Regione, Provincia e Comune di Torino - e proprietà FIAT dall'altra, con la presentazione di alcune novità che sicuramente analizzeremo nel nostro dibattito.
Quello che èQuanto successo a Roma l'altro giorno lo possiamoè da definire come definire qualcosa di importante:. Importante soprattutto perché il protagonismo degli Enti locali ha fatto sì che qualche novità di rilievo venisse a galla. La posizione del Governo - mi spiace contraddire il Consigliere Ghigo - anche in questa fase è stata insufficiente. Il Segretario del più grande Sindacato metalmeccanico piemontese ha definito l'attività del Governo, in questa fase e in questo nodo, di tipo balneare (ribadisco di non essere io a dirlo,non lo di dico io, ma il rappresentante del più importante sindacato metalmeccanico in Piemonte).
Serve, dDal mio punto di vista, occorre un giudizio articolato sul combinato disposto di cui parlavo prima. Siamo in una transizione che va governata, controllata e monitorata. Non si può ancora parlare di nuovo piano industriale FIAT; sicuramente ci troviamo di fronte ad alcuni aggiornamenti importanti che contengono alcune novità anche per Torino per Mirafiori, ma non si può parlare di un nuovo piano industriale vero e proprio.
Novità, si diceva. Su Mirafiori i dati sono noti: 80 mila nuove Punto un nuovo prodotto per il 2008, e due famiglie di motori. Mi fermo qui: bisogna occorre capire dove saranno collocate queste nuove famiglie di motori dove saranno collocate.
Si diceva prima:Come affermavo in precedenza, abbiamo un processo da controllare e monitorare; lo dico in primis alla Giunta, alla Presidente e alla Regione Piemonte: serve un ruolo attivo del Governo.
L'Amministratore delegato di FIAT, dottor Marchionne, ha detto,riferito comunque, che rimarranno problemi per l'utilizzo degli impianti, anche a Torino.
A Melfi, come è noto, si chiedono i 18 turni (anche li bisognerà vedere occorrerà verificare come andrà avantil proseguo dellai la trattativa sindacale);, in ogni caso a Torino, per i prossimi anni rimane la cassa integrazione.
Penso che bisognaOccorre insistere - in primis la Regione Piemonte, ma non solo - affinché l'attuale proprietà FIAT possa, nei prossimi mesi mettere a disposizione più maggiori risorse per questo progetto complessivo. In ogni caso la proprietà FIAT, e l'amministratore delegato Marchionne in testa, deve essere più chiaroa nel dire che cosaquanto succederà dopo il 2008. Più risorse e più certezza dopo il 2008.
Anche il Governo deve essere più attivo da questo punto di vista.
La FIAT si è detto,- sono d'accordo con il Consigliere Ghigo- è sicuramente un'azienda a rilievo nazionale; ragion per cui il Governo deve riuscire a direpronunciarsi con parole più chiare, più pesanti. FIAT sta parlando di nuove possibili alleanze - non più strategiche come quella fatta con General Motors, ma su alcuni segmenti. si dice che sono possibili nuove alleanze, Vorremmo, in proposito, sentire una voce più chiara da parte del Governo.
L'iniziativa degli Enti locali è stata utile, ma, ripeto, questo il processo innescato va governato puntualmente sulle aree che sono state acquistate; bisogna occorre capire quale quali sono le produzioni che livi si vanno a proporre; cosa - scusate la rozzezza - "si mette lì dentro".
Credo che non sia possibile,Non ritengo opportuno - lo dico alla Presidente Bresso - un diritto complessivo di scelta complessiva lasciato totalmente in mano alla proprietà FIAT dobbiamo avere un diritto di parola su chi si insedia, e su cosa si farà.
Fare arrivarePortare la ricerca sui motori a Torino serve sicuramente ma anche su questo punto serve una parola chiara del Governo. La situazione va governata e controllata; i Sindacati faranno la loro parte negozieranno la gestione.
Ci sono dei punti assolutamente importanti perché Ottantamila80 mila nuove Grandi Punto sono un risultato importante, ma intanto occorre capire quando si inizia inizierà e quindi quando arriva la nuova produzione.
Ci sarà ancora cassa integrazione? Bene. Questo forse è un ruolo livello più sindacale, ma lo voglio sottolineare: come si intende proseguire lare fare di nuovo cassa integrazione a Torino? Ci sono persone, cCi sono lavoratori che hanno pagato molto in questi anni e non è possibile che continuino a pagare ancora. Si deve provare a pensare al "come" -, alcune associazioni sindacali hanno detto: a rotazione, a contratto di solidarietà.
Quando parlo di mMonitoraggio attento. Apenso anche al fatto che comunque, Torino vengono prodotti altri modelli: che fine faranno?nno questi modelli? Penso, per esempio, alla vecchia Punto, che comunque andrà ad estinzione, ma anche ad altre vetturei. Se si apre un'altra voragine, si apre un altro problema grande: quanto reggono questi modelli? Serve una gestione rigorosa di questodell' accordo,: quando parlo di gestione rigorosa mi riferisco al fatto che non possiamo accettare una gestione che contenga al suo proprio interno elementi di campanilismo.
Quando si parla di FIAT si parla di un' azienda con caratteristiche nazionali; ed è per questo che la trattativa, quindi, deve comunque rimanere a livello nazionale anche nei prossimi mesi.
Vorrei evitare una vecchia discussione, un film già visto, da molti punti di vista in cui gli attori politici hanno avuto la loro parte e alcune risposte, compreso l'imprenditore, e ora poi tocca ai lavoratori fare la propria parte. Ad esempio, sSi è sentito parlare da Marchionne di un'ulteriore flessibilità., credo Credo che i lavoratori e le associazioni sindacali sappiano fare il loro mestiere. Hanno fattoDopo i sacrifici grandi sacrifici indi questi anni, è del tutto evidente che non si può parlare dise ne possono chiedere ulteriori, sacrifici mmentre a Torino si fa ancora cassa integrazione. Da questo punto di vista Ppenso chenon vada sottovalutata l'organizzazione del lavoro a Torino e che quindi nuovi sacrifici non si possano imporre nuovi sacrifici all'interno diin una una situazione in cui i sacrifici già si stanno facendo.
La Presidente Bresso ha parlato, in generale, di una ripresa di sviluppo industriale, di risposte da parte della Regione Piemonte, si sono citati i distretti. La Presidente Bresso ha citato un intervento sul comparto dell'avionica: penso che lì in quel settore stiamo si stia facendo un buono lavoro. Tuttavia, mi permetto di ricordare alla Presidente e alla Giunta che un buon lavoro si può fare anche pensando, che in quel distretto si possa passare, naturalmente con un meccanismo graduale all'abbandono delle produzioni belliche. Questo è un argomento, mi rendo conto molto complicato, che tiene insieme gli interessi dei lavoratori e le conoscenze acquisite. Da questo punto di vista noi Ddobbiamo comunque porci questo obiettivo e, con i tempi necessari, arrivare ad una transizione che lasci la produzione bellica ai ricordi del passato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Comincerei subito col dire che gli attacchi fatti al Governo dai due Presidenti e dal Sindaco potevano essere evitati, anche perché vedo l'articolo su La Stampa di Torino e Provincia che inizia così: "Ministri che se ne vanno all'inizio della riunione, Ministri muti, silenzio assordante del Governo, mancanza di politiche industriali, assenza dell'esecutivo". L'espressione "assenza dell'esecutivo" è interessante perché poi subito dopo il Segretario della FIOM, Airaudo, polemizzando dice: "Otto Ministri hanno taciuto per tre ore!". Credo che parlare di assenza dell'esecutivo quando erano presenti otto Ministri non sia esatto.
D'altronde, se non sbaglio, quell'incontro era stato convocato soprattutto per sentire quello che proponeva la FIAT, per vedere cosa si poteva fare.
Non per niente, il Governo ha deliberato 30 milioni di euro per la FIAT; sarà poco, ma è meglio di niente. Poi ricordiamoci che FIAT è un'azienda privata, non è che possiamo continuare per secoli a dare finanziamenti a FIAT e dimenticarci di tutte le altre aziende in sofferenza. Anche i colleghi Deambrogio e Ghigo hanno parlato di questa crisi generalizzata che esiste nel nostro Paese, dall'industria del freddo a tutto l'indotto, dal tessile al settore orafo, ma non dimentichiamo i commercianti, gli artigiani e tutta la categoria dei rappresentanti di commercio, che quando l'economia non va bene, cominciano a lavorare meno e vedono assottigliarsi gli utili.
E gli agricoltori dove li mettiamo? Sono felici? No, neanche loro sono felici. Però non mi sembra che si usino gli stessi toni, gli stessi metodi e gli stessi mezzi e si stendano gli stessi accordi con chi lavora e dà da lavorare in migliaia di piccole imprese, anziché in un'impresa unica o in poche imprese. Comunque, i posti di lavoro sono tutti uguali, ragione per cui - come insegnate voi di sinistra - non si deve disprezzare nessuno.
Quindi, perché aiutare il potente e non aiutare i poveri piccoli che non sanno come andare avanti, falliscono e non hanno neanche a disposizione gli ammortizzatori sociali? E se non interveniva il Governo, anche i piccoli produttori del tessile biellese sarebbero morti, perché non avevano diritto agli ammortizzatori sociali, cui invece oggi hanno diritto.
Credo che quando si va troppo sullo scontro politico e si va anche sugli insulti e sulle offese, non si può poi pretendere che dall'altra parte si porga l'altra guancia. Questo lo può fare l'Assessore Leo, che era abituato a farlo normalmente, che veniva attaccato ma era sempre gentile e disponibile; altri magari si stufano un pochino.
Quando si vogliono ottenere risultati importanti, in questo caso per il Piemonte, per Torino e la sua Provincia, perché comportarsi in questo modo? Si pensa forse di portare a casa di più o si pensa, schiaffeggiando il Governo, non tanto al benessere dei lavoratori in cassa integrazione o che perdono il posto di lavoro, ma al tornaconto elettorale per le vicine elezioni che ci saranno? E allora massacriamo, buttiamo più fango possibile! Lasciamo perdere i lavoratori, ma portiamo a casa il risultato politico: insultare per portare a casa dei voti fra qualche mese.
Credo che il metodo da utilizzare dovrebbe essere quello di dire, in modo garbato, questo: "Caro Governo, hai fatto poco! Caro Governo, potresti fare di più! Caro Governo, facciamo un vertice a Torino, così puoi incontrare i lavoratori e magari, invece che tot miliardi, ce ne dai il doppio!". Insultando ed offendendo si risolve poco normalmente, molto poco e questo mi dispiace, perché io ho sinceramente a cuore il destino di molti lavoratori: ho lavorato facendo ricerca in un'industria alessandrina che al 90% lavorava per FIAT, quindi se va male FIAT, va male anche quell'impresa e anche per i miei ex colleghi di lavoro, cosa di cui mi dispiace.
Credo in quello che dico e ritengo che dobbiamo comportarci come abbiamo fatto per l'alluvione di Alessandria o di Casale, quando indifferentemente dall'appartenenza politica, si facevano riunioni senza andare sui giornali per cercare una linea comune: sedendoci insieme ad un tavolo, dall'estrema sinistra (Rifondazione) fino all'estrema destra, siamo riusciti a portare a casa un risultato discreto. Forse per FIAT era meglio fare così. Andare con gli insulti sui giornali non giova di certo ai lavoratori della FIAT e neppure all'azienda.
Ma andiamo anche a vedere quello che tanto bene non va, perché se si legge la Repubblica, che di certo non è un giornale vicino al centrodestra non c'è grande soddisfazione delle parti sociali su quello che ha detto FIAT a questo incontro, ad eccezione della soddisfazione del Sindaco Chiamparino, della Presidente Bresso e del Presidente Saitta. E si dice che il Lingotto vuole ristrutturare gli uffici e ridurre l'organico! Marchionne non ha dato cifre e ha spiegato che non ci saranno interventi traumatici: in pratica, andrà via chi lo vorrà sulla base di incentivi. E incentivi - lo ricordo - significano comunque soldi che vengono dati a chi si prepensiona, quindi in realtà sono soldi buttati via! Dare soldi ad una persona perché rinunci ad andare ancora a lavorare significa buttare via dei soldi che, invece, potrebbero essere utilizzati per creare lavoro. Quindi, non è una bella risposta.
Si capisce che Airaudo non è sicuramente di destra, perché conclude la sua intervista dicendo: "Spero che dall'Unione arrivi qualche segnale in più sul tema FIAT". Quindi, è chiaro che si augura che il prossimo Governo sia a guida dell'Unione. Inoltre, Airaudo dice che gli uffici che vogliono chiudere e ridurre non sono in realtà quelli di Mirafiori, ma sono di tutto il gruppo auto, dove si curano questioni strategiche come quelle della progettazione e delle commercializzazione dei prodotti FIAT.
Per quanto riguarda la linea della Grande Punto, sempre la Repubblica dice: "In quanto tempo verrà montata? Quando usciranno le prime vetture da corso Agnelli? FIAT non ha fatto ipotesi, ma è plausibile che per allestire una linea ci vogliamo almeno sei mesi".
Cassa integrazione, un altro punto critico: "Variabile che dipende molto dall'avvio della produzione della Grande Punto, ma la cassa non cesserà a Mirafiori perché fino al 2008 sarà impiegata solo una parte della forza lavoro". Non solo: "L'azienda chiede più competitività" e anche su questo Marchina, Segretario regionale della FIM, dice: "Cosa significa nuovo prodotto? Si sa solo che sarà di classe medio-alta".
Quindi, FIAT non ci dà certezze, non ci dice "ci impegniamo a non licenziare", non ci dice "ci impegniamo a non mettere in cassa integrazione", non ci dice "ci impegniamo ad assumere dei giovani". No chiede soldi alla Regione, al Comune, alla Provincia e al Governo! Chiede con la mano tesa, ma da parte sua cosa dà? Io sono una persona che, anche se non apprezza molto la linea politica ed economica di FIAT acquista FIAT. Io ho tre automobili e sono tre FIAT, ma quando sulla Stilo che non costa poco se la paragoniamo ad altre automobili simili di altre marche, anzi mediamente costa di più, si brucia la lampadina - cosa che succede abitualmente - dovrei sostituire in proprio la lampadina del faro perché se sono per strada di notte e si bruciano le luci, teoricamente dovrei avere il mio barattolino con le lampadine di ricambio e sostituirle.
Bene, non è così perché, per sostituire una lampadina sulla Stilo, bisogna smontare il paraurti, smontare i fari e sostituire la lampadina. Per sostituire una lampadina del costo di 3,5 euro si pagano 50 euro, perché a calendario delle officine è necessaria un'ora e mezza di lavoro. E io mi sono già trovato due volte per strada senza luce e i benzinai non sono capaci a sostituirla perché hanno bisogno del ponte e di un'ora e mezza di lavoro per cambiare una lampadina! La Stilo è una vettura che doveva significare un grosso apporto economico per FIAT, ma se dà questi svantaggi stupidi - gli svantaggi contro cui battono la faccia gli italiani che la acquistano - come possiamo pensare di fare acquistare di più le auto FIAT? Quindi, bisogna che questi signori non riducano gli uffici di Mirafiori che si occupano di curare le questioni strategiche come la progettazione e la commercializzazione, ma li potenzino, perché quando mi vengono a dire che intendono ridurre il settore che si occupa della progettazione e della commercializzazione dell'auto sbagliano, perché sbagliano già oggi a produrre le auto, e allora noi, come Regione, interveniamo e diamo ulteriori fondi alla FIAT. Per carità, va tutto bene, ma non dimentichiamo gli altri e ricordiamo alcune cose importanti: primo, che il piano di investimenti e l'impegno della confermata attività produttiva, seppur ridotta, per lo stabilimento di Mirafiori è presentato dalla compagine azionaria FIAT, che entro settembre subirà sostanziali e radicali cambiamenti; secondo, che sono in forse la permanenza dell'attuale Presidente del gruppo FIAT, dello staff dirigenziale di sua diretta nomina ed espressione e, molto probabilmente, l'amministratore delegato; infine che, come più volte dichiarato dagli organi societari del gruppo FIAT, è in gestazione la ricerca di un partner industriale per FIAT Auto, per cui il lancio e l'individuazione di nuovi modelli dovrà in ogni caso essere compatibile e non in contrasto con le scelte strategiche già avviate dal nuovo partner.
FIAT Auto in questi anni ha ridotto sensibilmente gli organici della progettazione e del centro stile, per cui ho serie perplessità rispetto alla possibilità che la FIAT sforni, a breve termine, modelli che oggi non sono ancora in fase di progettazione, ma che la FIAT ha già idea di ridurre, come settore di progettazione e commercializzazione.
Nonostante questo, l'amministratore delegato della FIAT ha ottenuto come immediata contropartita, per del fumo - perché ha venduto del fumo dei finanziamenti e contributi statali per la ricerca e l'innovazione, ha manifestato l'intenzione di ricorrere, sino al 2008, alla cassa integrazione guadagni e altri ammortizzatori sociali, anche questi pagati interamente con denaro pubblico, a fronte di una riduzione di personale operaio, impiegatizio, di quadri e dirigenti aziendali che operano a Mirafiori, nei siti produttivi di servizio e di attività di collegamento.
Il modello della Grande Punto, probabilmente, verrà prodotto nello stabilimento di Melfi, sito che, come tutte le unità produttive dislocate nell'Italia meridionale, beneficia di interventi finanziari dello Stato erogati a vario titolo, in modo costante e strutturale, quindi non dimentichiamo che anche quelli sono finanziamenti che vanno nelle casse del gruppo FIAT.
La quota produttiva riservata a Mirafiori, oltre ad essere marginale risentirà di ogni oscillazione negativa del mercato, per cui il mantenimento, seppur ridotto, dei livelli occupazionali risulta ipotetico.
Va anche rilevato che l'annuncio della FIAT, che ha fatto tanto felice la Presidente Bresso, che - non si smentisce mai - scappa sempre - adesso è fuori che chiacchiera con l'amico Muliere - sta generando preoccupazioni da parte dei responsabili politici e sindacali delle regioni del Mezzogiorno d'Italia, ove FIAT Auto annovera siti produttivi, perché non si sentono garantiti da un piano che pretende ulteriori e pesanti erogazioni di contributi pubblici, senza adeguate garanzie occupazionali.
Oltre agli aspetti di competenza del Governo, è noto che gli enti Regione Piemonte, Provincia e Comune di Torino hanno raggiunto un accordo con il gruppo FIAT per acquisire le aree dislocate a Mirafiori e in altra località della Regione, che non interessano all'azienda, per allocare nuove e non ben precisate attività.
Noi chiediamo che, quando si discute di questioni così delicate ed importanti per il Piemonte, se ne parli in Consiglio regionale e non solo sui giornali.
Chiediamo di essere informati sulla trattativa in corso per l'acquisizione e il successivo utilizzo (più che altro il successivo utilizzo, perché dell'acquisizione in parte se ne è parlato), sulle ipotetiche attività che lì potranno essere create e dislocate sull'andamento occupazionale del gruppo FIAT e il relativo indotto nel territorio regionale, sugli investimenti in ricerca e sviluppo destinati all'azienda e propedeutici alla realizzazione di nuovi modelli, con effettiva produzione in Piemonte e in Italia e non negli impianti del gruppo FIAT all'estero - principalmente Polonia e Turchia - ove i livelli occupazionali di target produttivi sono andati aumentando negli anni, in concomitanza con il deficit di produzione e il crollo degli organici che si è registrato negli impianti del gruppo FIAT in Piemonte e in Italia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco

Grazie, Presidente. Parlando della FIAT, nonostante le cose che ho sentito, sarei più portato ad essere ottimista che a dare spazio alle polemiche, come quelle riguardanti il comportamento del Governo.
Limitarsi a dire che c'è stato un imbarazzante silenzio per la riunione che si è tenuta l'altro ieri, mi sembra un po' poco. Se davvero volessimo ragionare su come si attua una politica industriale in un Paese moderno dovremmo guardare l'evoluzione dell'impegno del Governo dall'inizio di questa crisi fino ad oggi e confrontarla, semmai, con l'atteggiamento che hanno avuto i Governi di altri Paesi europei, a fronte della crisi di un settore come quello automobilistico. Confrontarla con l'impegno che l'intera Europa sta assumendo in un settore come quello dell'auto, che resta uno dei settori industriali più rilevanti del nostro Paese e dell'intero continente. Capire, cioè, se il Governo ha in mente una visione strategica che si confronta a livello mondiale per ridurre la sovracapacità produttiva esistente complessivamente, per vedere quali spazi nei mercati può avere l'industria automobilistica italiana.
Abbiamo corso, anzi stiamo ancora correndo, un rischio molto grave rispetto alla crisi che ha colpito la FIAT, perché non si tratta di una crisi normale: ancor prima che finanziaria, è una crisi la cui natura è soprattutto industriale e di struttura di impresa.
Nel corso di questi anni, è stato fatto un tentativo per uscire da una situazione difficile; i conti sono certamente migliorati e, anche se non si è risolto il problema, oggi siamo di fronte a un piano industriale sicuramente più credibile di quelli che abbiamo conosciuto negli anni passati. Dall'inizio della crisi il gruppo dirigente della FIAT è cambiato a ripetizione e ogni amministratore delegato si sentiva in dovere di presentare un proprio piano.
Certo, una novità c'è, perché l'incontro avuto a Palazzo Chigi si è differenziato da quelli che abbiamo conosciuto in precedenza. Questa volta si sono alzati i Ministri, l'altra volta si erano alzati i sindacati comunque una novità c'è. Un cronista importante della nostra provincia ha scritto che quella che abbiamo di fronte non è la soluzione, ma è una strada che può portare verso la soluzione.
Il mio parere è conforme a quanto è stato scritto. Bisogna prendere atto positivamente che c'è stata una svolta, che c'è qualche novità e io penso che un contributo rilevante a questa novità l'abbiano dato proprio le istituzioni locali, quindi, nonostante ciò che è stato detto rispetto al Governo, sicuramente le istituzioni hanno incominciato a fare il loro dovere, con le proposte concrete che la Presidente ci ha illustrato.
Guardando al Comune di Torino, alla Provincia e alla Regione, mi verrebbe da dire che forse dalla cooperazione istituzionale - che pure c'è stata in questi anni e va dato atto anche al Presidente Ghigo - su alcune questioni rilevanti, si può passare ad un progetto comune che dia un futuro, almeno in questo campo, all'industria italiana.
In questi giorni abbiamo assistito a commenti e discussioni, nelle Commissioni così come in Consiglio, che contrappongono l'intervento sulla grande impresa rispetto alla piccola impresa.
Non so quanti di noi siano a conoscenza di cos'è il complesso produttivo della FIAT a Torino, di cosa ha rappresentato nella sua storia dal punto di vista della ramificazione del sistema industriale. Oggi siamo in una fase diversa, lo sappiamo, ma non ci sono dubbi che se c'è stata una crescita (parlo per la Provincia di Torino) di una quantità grandissima di piccole e piccolissime imprese, gran parte di questa "spinta" è dovuta all'insediamento sul nostro territorio di un grande gruppo industriale, una grande impresa. Abbiamo il dovere di sapere che l'Italia è un Paese debole poco competitivo perché ha poche grandi imprese e conseguentemente è più scarsa la possibilità d'innovazione e di ricerca. Quindi, se c'è la possibilità di salvare una delle poche grandi imprese rimaste nel nostro territorio, abbiamo il dovere di fare di tutto per riuscirci: nell'interesse dell'economia del Paese, dei lavoratori della FIAT, ma anche di tutti coloro che attorno all'automobile hanno costruito il loro futuro.
Non vanno dimenticate le potenzialità di rinnovamento di un settore come quello dell'automobile. Negli anni '70 si parlava di un prodotto maturo. Vorrei si riflettesse sulla quantità d'innovazione che esiste su un prodotto come quello dell'auto; sviluppo di una ricerca che non si fermi solamente all'auto. Penso, ad esempio, ai nuovi materiali, alla componentistica, al sistema di propulsione, all'utilizzo dell'informatica.
Evitiamo, come si è fatto in questi anni, la facile contrapposizione sul calo del settore manifatturiero e di aumento dei servizi; proviamo ad interrogarci su quanti di questi servizi avrebbero oggi un futuro senza un settore manifatturiero. Probabilmente, non abbiamo una chiara visione dei motivi per cui alcuni settori innovativi cominciano ad entrare in crisi.
Entrano in crisi perché sono parte integrante di un sistema produttivo che ha avuto nelle imprese e nella manifattura la "spinta". Tutto ciò che prima era incorporato dentro l'impresa, in gran parte, oggi, è fuori.
Ci auguriamo che questi settori possano evolversi a sufficienza per avere anche un loro mercato autonomo. Questo è l'impegno. Purtroppo, Torino non è ancora in quella fase, e, quindi, è importante quanto avviene oggi e quanto avverrà a Mirafiori.
Vorrei dire ancora una cosa sulle aree. L'operazione attuata dalle istituzioni locali è stata di gran rilievo; tali aree (parlo di quelle di Mirafiori) hanno una loro destinazione, che, come ci ha illustrato la Presidente Bresso, sta dentro allo sviluppo produttivo in maniera innovativa.
Se questo consentisse di avere a Mirafiori un modello non previsto che ci faccia superare la fase di transizione, fino a quando non sarà pronto uno dei nuovi venti modelli di cui ha parlato l'amministratore delegato della FIAT, significherebbe che si è iniziata una vera operazione di politica industriale sul nostro territorio. Personalmente non so cosa ci sia d'immobiliare, non c'è alcun cambio di destinazione d'uso delle aree in questione e non c'è alcuna intenzione in tal senso. Quindi, stiamo lavorando in quella direzione.
Voglio ricordare che a Mirafiori c'è un'area di circa 3.000.000 di metri quadrati, metà della quale coperta, e solo il 50% è utilizzato per attività produttive. Lo pongo come problema: abbiamo ancora non poche questioni da affrontare in termini di aree, soprattutto per i costi da sostenere.
Sul Campo Volo voglio aggiungere un'osservazione. La porzione del Campo Volo di cui si parla è interamente sul territorio del Comune di Collegno.
Altro problema è che, aprendo un discorso di aree metropolitane, dobbiamo interpellare necessariamente gli altri soggetti interessati. Ora, mi sembra di ricordare che il territorio è vincolato ad uso aeroportuale e penso che il Comune di Collegno possa e debba dire la sua opinione.
Non vorrei sfuggire, concludendo, da una questione che dobbiamo avere molto chiara.
La Punto prodotta a Torino è una parte di produzione che era prevista per Melfi. Non escludo che ci siano dei problemi. Sappiamo che lo stabilimento di Melfi è ad un livello di produttività più alto di quello di Mirafiori. Una riflessione per la sinistra e i sindacati: facciamo bene a porre il problema dei modelli e dei motori possibilmente innovativi sul nostro territorio: ci sono le competenze e le professionalità. Però so bene come si lavora alla FIAT, so bene quali sono le condizioni dei lavoratori e non accetterei mai una riduzione salariale; la mia opinione è che occorre discuterne e trattare l'insediamento di nuove attività produttive e di utilizzo degli impianti non aumentando la quantità delle ore di lavoro, ma la quantità di ore d'utilizzo degli impianti.
A Torino ci sono imprese in cui il lavoro non è meno gravoso di quello della FIAT, come la Pirelli e la Michelin, dove le turnazioni per l'utilizzo degli impianti sono in atto da anni, se non decenni.
Quando si apre un discorso di competitività del sistema, si deve essere pronti a rispondere su tutti i fronti, tutelando i diritti ma sapendo anche che la competitività di un'impresa è questione che riguarda (come da sempre, nella storia del movimento operaio torinese) anche i lavoratori.
Se qualcuno pensa che questa sia una novità, lo invito a leggersi tutti gli accordi fatti alla FIAT dal 1971 in poi: era scritto come si sarebbero utilizzati gli impianti e come si sarebbero attuati gli investimenti al Sud. Penso di essere uno dei pochi protagonisti di allora che ancora fanno politica, che ha indetto le assemblee per spiegare agli operai di Torino gli investimenti al Sud. Ora, in questa sede importante, dico che è bene che anche al Sud sappiano che Torino ha perso, in quindici anni, gran parte delle sue potenzialità produttive nel settore dell'auto e si è ridotta oggi, ad una capacità produttiva inferiore al 20% sul complesso della produzione automobilistica nazionale: non si può scendere oltre. Mirafiori non è uno stabilimento FIAT qualsiasi. Se chiude Mirafiori, se chiude l'attività produttiva dell'automobile a Torino finirà l'industria automobilistica italiana. Si continuerà a fabbricare auto ma si faranno su comando di altri, quindi avremo fabbriche cacciavite: non è quello che noi vorremmo, perché pensiamo di poter dare qualcosa in più in questo campo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Non mi soffermo su quelle che sono le cause del progressivo smantellamento della FIAT in a Torino e in Piemonte. Ce ne sono tante e sono profonde, probabilmente se dicessi come la penso litigheremmo, ma non è questo l'oggetto del mio discorso. È vero! La FIAT ha perso tanto: ha smantellato, ha delocalizzato rispetto a Torino e al Piemonte, ha portato la produzione in altre parti d'Italia e c'è chi ha consentito alla FIAT di farlo: , iin altre parole, i Governi che si sono succeduti e i sindacati che hanno firmato gli accordi. C'è sempre una genesi: il problema non è nato oggi. .
Non è nato oggi il problema. Forse, Ppotremmo dire che qualche accordo è stato firmato con troppa leggerezza. Oggi, diventa difficile andare dagli operai di Melfi e dire che devono lavorare gli operai di Torino, e agli operai di Torino dire che devono lavorare gli operai di Melfi.
Probabilmente anche i sindacati in questo, hanno delle grosse enormi responsabilità.
Fatta questa premessa, - che magari non c'entra - , vorrei cercare d'intervenire in positivo sulla questa questione. anche se Ddevo dire che ci saremmo aspettati una maggiorepochino più sensibilità politica da parte della Giunta, della Presidente Bresso e del Vicepresidente Susta, anche se quest'ultimo è stato sempre presente e attento (nonostante qualche diverbio),. Mma, su questa questione, il centrosinistra in Regione Piemonte non ha preso alcuna l'iniziativa politica e si è dovuto far chiedere più volte dalle minoranze di essere presenti,e su questo tema, di venire a riferire in Commissione e di dirci con diversi giorni di ritardo ciò che sui giornali veniva continuamente riportato. Credo che questo sia un fatto importante (lo dico e lo sottolineo anche al Presidente Placido).
Lla democrazia, - Presidente Placido, so che lei condivide -, è cosa seria: la democrazia ha dei luoghi suoi propri in cui si esprimono la dialettica e le informazioni. La nostra è un'assemblea legislativa, spero sia l'ultima volta che le minoranze sono costrette ad inseguire i giornali su un problema così importante - non stiamo parlando né di buco della sanità né di tante altre polemiche - e così grave per Torino, ma anche per il Piemonte anche da un punto di vista simbolico, ad inseguire i giornali per la dignità dell'assemblea regionale e per la dignità della politica.
Alcune domande e alcune precisazioni...



PRESIDENTE

Invito i Consiglieri ad fare un po' di silenzio,; chi desidera parlare si accomodi fuori dall'Aula.



GHIGLIA Agostino

In questi giorni sSono avvenuti tanti incontri, c'è stata tanta ambiguità, ci sono stati tanti "segreti di Pulcinella" in questi giorni che si potevano tranquillamente non essercievitare; sono state pronunciate mezze frasi, cose dette non dette, si è parlato di accordi riservati talvolta addirittura segreti: non c'è nulla di segreto, non ci deve essere nulla di segreto quando si parla di soldi pubblici. Le trattative vanno fatte alla luce del sole, soprattutto se, mi verrebbe quasi da dire, sono riservate per iai politici e se non sono riservate per iai media,. In ogni caso, non esistono questioni riservate;, non stiamo parlando della sicurezza nazionale, stiamo parlando di una grande operazione che ha una sua importanza, che noi valutiamo anche positivamente - con le garanzie che citerò dopofra un attimo, - a cui dobbiamo, in qualche modo partecipare. È un dovere di tutti, soprattutto di chi vive a Torino, di chi ha la "presa diretta" sui problemi dellai questa città, ma anche sulla paura psicologica, sul senso di povertà, sul senso di non futuro che si raccogliepervade la nella nostra città.
giusto che tutti ci adoperiamo per la nostra parte, anche trasversalmente, per andare verso un'operazione che deve avere un obiettivo chiaro, Vicepresidente Susta: il rilancio della produzione a Torino. Questa,o non la "missiun" piemontese di cui parlavo ieri con il sindaco Chiamparino, è la mission.
Questa è la missione: la produzione a Torino, il mantenimento dei posti di lavoroi della FIAT e dell'indotto, la linea della Grande Punto, il rilancio della produzione;, non il rilancio del know authow,, dell' intelligenza, solo della ricerca, di motori che, se va bene, verranno prodotti fra vent'anni.
La produzione della lamiera, la produzione, come auspicano anche i Sindacatisindacati, di un motore: perché una macchina senza motore, me lo insegna il Vicepresidente Susta, non va avanti,: penso che su questo ci sia un accordo totale. La macchina senza motore è un pezzo di ferraglia.
Ragion per cui iIn questo accordo, visto che è ancora da riempire di contenuti, gli Enti locali possono giocare una grossa parte.: chiedere la realizzazione del motore, non lasciarlo chiedere solo ai Sindacati. Se mi consente Vicepresidente, dovete chiedere, anzi, pretendere, la realizzazione del motore a Torino, non lasciare questa richiesta solo ai sindacati.. Non solo pezzi di ferro, ma pretendere la realizzazione di un motore a Torino.
Solo la realizzazione di un motore a Torino può essere garanzia di una prosecuzione produttiva, altrimenti abbiamo avremo una "scatola senza sardine", che, come l'autoa macchina senza motore, diventa inutile per la collettività e soprattutto per i lavoratori.
Abbiamo presentato un ordine del giorno sottoscritto da tutti i Consiglieri della minoranza in cui si fissano alcuni punti fermi.
Primo punto. Ci saranno degli incontri, si sottoscriverà un protocollo, delle clausole di salvaguardia chiare: i soldi pubblici vanno per la produzione a Mirafiori della Grande Punto, non della nuova Punto, che è il riestylingalyng della vecchia. I soldiDenaro in cambio della produzione della Grande Punto, e una temporalizzazione nella della produzione., perché nNon vorrei mai che si dicesse: "Noi la stiamo producendo... Melfi già la produce...", "...noi dobbiamo ancora costruire la linea..., il trimestrale ci dice che la macchina non vende". No:, soldi a fronte di produzione;, per un anno, per due anni;, ma soldi a fronte di produzione certa.
Secondo punto. Il cronoprogramma dell'accordo. Non è sufficiente dire "a gennaio". Cosa vuole diresignifica? Che a gennaio cominciano a montare? Che a gennaio cominciano a produrre? Che a gennaio viene inaugurata la linea? Cosa significa? Quanti posti di lavoro? Numeri:, non l'occupazione in percentuale, del tipo dal 71% all'81 e non è chiaro che poi non si capisce se dentro ci mettono l'indotto e gli impiegati. Quanti operai cominciano a lavorare o escono dalla cassa integrazione straordinaria dal 1° gennaio 2006, oppure dal 1° febbraio 2006, oppure ancora dal 1° marzo 2006. ? Quanti lavoratori ricominciano o cominciano a lavorare: questo si deve chiedere in cambio dei soldi pubblici.
Terzo punto. Mi sembra che il Vicepresidente Susta avesse accennato in una delle tante Commissioni -, mi correggerà se sbaglio -, alla destinazione d'uso dei terreni. Questa è un'operazione produttiva Consiglieri, è un'operazione per il rilancio dell'azienda. È un'operazione per il rilancio della produzione? Benissimo:, non ci sarà alcuna difficoltà a far sì che la destinazione d'uso dei terreni - di tutti - non venga modificata per cinque anni, a meno che non ne venga ribadita la vocazione e la finalizzazione produttiva. Non credo ci saranno difficoltà a richiedere una congrua partecipazione della FIAT alla Newco; diversamente,.
Se la Fiat non entra nella Newco che possibilità ha il progetto di decollare? Di essere qualcosa di in più della produzione di qualche lamiera? Se noi ci crediamo noi - anche la destra è disposta a crederci nonostante l'operazione sia condotta da voi - e ci mettiamo i soldi di tuttipubblici, è giusto che ci creda prima di tutto l'azienda,. e E l'azienda ha uno solo modo per crederci: partecipare in maniera cospicua pesante, alla nuova società.
Ci sono aAltri punti nell'ordine del giorno che poi verrannosaranno illustrati da altri Consiglieri.
Vorrei sottolineare all'attenzione di tutti un'ultima questione importante e complessa, che non abbiamo mai affrontato affrontata in questi giorni - perché a molti di noi non è venutao in mente. essendo complessa. Il 25 settembre -, o il 23, non ricordo -, ci sarà l'opzione di conversione delle azioni delle banche; sono, quindi è possibilei - è difficilei, ma possibilie - che ci siano dei mutamenti nell'assetto proprietario dell'azienda; è possibile che l'amministratore delegato difficile, ma possibile - non sia più quello di oggi, è possibile che i soci siano diversi, che le impostazioni culturali siano diverse, che le volontà produttive siano diverse. Dunque, deve essere ben chiara, nel protocollo d'intesa Deve essere chiaro fin da subito che - anche qui, la partecipazione della Regione è sempre vincolata alla missione di cui sopra - deve essere bene chiara nel protocollo d'intesa una clausola di salvaguardia per cui -, indipendentemente da chi -, si attendaerà, per firmare qualsiasi tipo di patto che ci vincoli, il nuovo amministratore delegato e l'eventuale modifica degli assetti societari.a per firmare qualsiasi tipo di patto che ci vincoli.
Noi crediamo che qQueste siano le garanzie minime per fare sì che ci sia un accordo moderatamente serio - consentitemi questa aggettivazione - a cui tutti crediamo in maniera trasparente, in maniera onesta, senza fare nessunoalcun gioco che poi non verrebbe capito, ma che danneggerebbe prima di tutto non solo e non tanto l'azienda, ma i lavoratori.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Robotti; ne ha facoltà.



ROBOTTI Luca

Grazie, Presidente.
Penso che all'esterno ci sia una percezione molto positiva di quello che stiamo facendo: si ricomincia a discutere seriamente di sviluppo industriale della regione, si rimette al centro il tema, non solo dell'industria, ma anche del lavoro, inteso come strumento emancipativo inteso come diritti, come possibilità di far evolvere la società in cui viviamo. Un tema che era stato espunto, quello della programmazione industriale - e della possibilità di ragionare e modellare il nostro territorio con il sistema industriale privato - ormai da anni dall'attività dell'Ente e che, intelligentemente e con coraggio, la Giunta e la Presidente stanno mettendo in piedi, con risultati che giudicheremo, ma che saranno sicuramente importanti.
Il Piemonte ha sempre avuto una missione, nel nostro Paese: guidare i grandi processi industriali. In Piemonte è nata l'industria dell'informatica, l'industria del cinema, l'industria dell'auto. Il Piemonte è una regione che non ha altre missioni, se non quella di essere il grande contenitore dell'industria manifatturiera che guida e indirizza i processi economici del Paese; è una regione che non può fare a meno di un tessuto industriale manifatturiero largo, diffuso, che produce PIL; è una regione che, come sosteneva il Consigliere Larizza, può differenziare il proprio modello produttivo, ma deve avere un cuore manifatturiero pesante che ne guidi e sostenga i processi.
Non possiamo fare a meno della più grande azienda italiana, non possiamo fare a meno dell'industria dell'auto. Questa industria deve essere aiutata ad uscire da una crisi che - è vero - spesso è stata prodotta per incapacità manageriale del suo gruppo dirigente. Il gruppo dirigente della FIAT per troppo tempo ha costruito la propria pianificazione industriale per approssimazioni e mai con piani strategici a medio e lungo periodo.
un gruppo dirigente industriale che nella differenziazione produttiva e finanziaria ha indebolito strutturalmente il sistema industriale, e che negli anni '80 e nei primi anni '90, attraverso la finanziarizzazione dei propri guadagni, attraverso la differenziazione in ambiti che non erano industriali, ha indebolito il core business, che era quello dell'industria dell'auto e della produzione di autoveicoli.
un gruppo dirigente industriale che, forse timidamente, si sta rendendo conto di aver commesso degli errori e che rilancia l'idea di essere protagonista nella produzione di autoveicoli nel nostro Paese rendendosi conto che solo così può continuare ad essere protagonista e competitivo nel sistema industriale del Paese e nella competizione internazionale.
E allora, facciamo bene a credere nella possibilità che, laddove è nata e si è sviluppata la grande industria manifatturiera dell'auto, si continui a costruire auto, ma soprattutto si continui a progettare, a studiare, a sviluppare tecnologie, styling, capacità di competere su settori che riguardano la corona che sta intorno alla produzione di autoveicoli.
Ben venga, dunque, l'idea che lì si sviluppino progetti sul motore ecologico, sul motore ambientalmente compatibile; ben venga la progettazione di tecnologie che riguardano l'informatizzazione dei sistemi dell'auto, ben venga la progettazione dello stile, quindi della possibilità di rendere i nostri veicoli sempre più competitivi su mercati che ormai guardano molto alla qualità dell'estetica e della forma, più che della sostanza.
Dobbiamo sostenere concretamente questo progetto, con una volontà politica precisa, e la volontà politica si esprime in quest'Aula. Sono giuste alcune sollecitazioni di attenzione rispetto al fatto che non sia l'ennesima e possibile bufala della FIAT: ne abbiamo viste tante, in questi anni! Bene fa il Consigliere Ghiglia a sollecitarci ad essere attenti affinché questo non accada. Tuttavia, sappiamo anche che non abbiamo molte strade da percorrere se non quella di tentare di rilanciare l'idea che, a partire dall'industria dell'auto, si creino i distretti industriali, si sostenga complessivamente il tessuto industriale, le filiere produttive di questa regione che sono quelle del tessile nel Biellese, dell'auto nella provincia torinese, dell'elettromeccanica nell'Astigiano (profondamente in crisi), del chimico e del casalingo siderurgico nel Verbano, e così via.
L'idea, cioè, di proporre e sostenere la creazione di distretti industriali che parlino ancora di sviluppo, di aziende che producono beni basandosi sulla qualità e non solo sulla quantità. L'unica strada che abbiamo per competere sul piano internazionale è quella di basarci sistematicamente sull'incremento e sull'accrescimento della qualità dei nostri prodotti.
Pertanto, sono necessarie risorse che non possono essere solo quelle limitate della Regione, del Comune o della Provincia di Torino; occorrono risorse nuove, che provengano anche dal capitale privato; occorre che il sistema bancario di questa regione si faccia carico del rilancio industriale del territorio.
Il sistema bancario, il sistema del credito, lo vedo troppo silente non presente in questo dibattito; magari lo è nelle segrete stanze, ma dovrebbe fare un passo in più, con più coraggio, con maggiore coerenza e dire che solo attraverso maggiori investimenti si può pensare ad un rilancio vero e credibile del nostro sistema industriale.
Consideriamo fondamentale, in questa fase, laddove ci sono investimenti pubblici così ingenti, cercare uguali investimenti privati. Non può esserci l'intervento pubblico non sostenuto da un uguale, o tendenzialmente tale intervento privato, deve esserci una sinergia tra pubblico e privato che abbia come unico interesse il rilancio della produzione industriale garantendo l'occupazione e rendendo competitiva la nostra industria.
Ancora una volta, riaffermiamo la necessità di lavorare per la creazione dei distretti industriali, a partire da quello dell'automotive ancora una volta, diciamo che il sistema del credito deve svolgere il proprio ruolo sino in fondo, sostenendo concretamente il rilancio industriale della nostra regione. Deve farlo a partire, ad esempio, dalle centinaia di aziende dell'indotto soffocate dai pagamenti spalmati in tempi lunghissimi e dalla mancanza di credito. Deve farlo a partire da questo progetto industriale, che è un progetto importante, che non parla solo al Piemonte o a Torino, ma all'intero Paese, ponendo, al centro del dibattito sullo sviluppo economico e industriale del Paese, il tema dell'industria dell'auto e della FIAT, tema ormai scomparso dal dibattito politico. Deve farlo soprattutto il capitale privato, quegli imprenditori che si sono allontanati dall'obbligo a cui erano stati chiamati, ovvero investire in attività produttive, rischiando i propri capitali per fare impresa. Costoro spesso hanno cercato una scorciatoia, quella della terzializzazione, delle public utility, della possibilità di realizzare enormi guadagni, senza rischio di impresa.
Occorre concorrere, ancora una volta, per rilanciare l'idea che questo Paese può competere, che può farlo attraverso la qualità e la sua capacità di produrre cultura di impresa, oltre ai beni, ma anche cultura di tecnologia, di informatizzazione, che riguarda il mondo dell'impresa, oltre al mondo del lavoro.
Vogliamo cimentarci in questa sfida, sostenendo l'impegno della Presidente Bresso e l'impegno che tutti noi stiamo iniziando a intraprendere.
Crediamo ancora nella possibilità che questa regione sia al centro della produzione industriale nazionale ed internazionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Gli interventi sono stati numerosi, quindi svolgo solo qualche brevissima considerazione.
Ho ascoltato con grande interesse le considerazioni emerse. Tuttavia ripercorrendo quanto è accaduto in questi giorni in Commissione bilancio dove l'opposizione ha chiesto di essere maggiormente edotta, relativamente alla grande operazione di cui si è parlato esclusivamente sui giornali, è rimasto un grandissimo dubbio. Dubbio che è stato rafforzato dalle parole della Presidente, quando, nella prima Conferenza dei Capigruppo, ha evidenziato il percorso. È comparso, ancora più pesantemente, dopo l'incontro a Roma, nei vari articoli di giornale ed è stato evidenziato in maniera assolutamente chiara nei documenti che FIAT ha presentato come piano industriale di rilancio al Governo in occasione dell'incontro romano.
Vale a dire il fatto che la soluzione Piemonte è una soluzione solo ed esclusivamente condizionata al comportamento degli Enti locali, e questo è un fatto che pesa nelle valutazioni e nelle perplessità che ognuno di noi deve avere.
Il Consigliere Larizza prima diceva che Mirafiori non è uno stabilimento qualsiasi. Sono assolutamente d'accordo: Il problema è che se ci si fosse basati solo ed esclusivamente sul comportamento FIAT, il Piemonte non esisterebbe nel piano di rilancio industriale. Questo significa che probabilmente Mirafiori non è un'azienda qualsiasi, purtroppo per adesso soltanto per noi.
L'interlocutore FIAT è un interlocutore che, a monte, aveva fatto la scelta e che per modificarla ha chiesto delle contropartite. Quindi, non sono assolutamente contraria ad un atteggiamento, che gli Enti locali hanno deciso di assumere, di valutazione e di ricerca delle possibili strade per far sì che un'azienda come FIAT potesse considerare anche una situazione produttiva importante sul nostro territorio. Ma il fatto è che non ci deve sfuggire, e non ci dovrà sfuggire, anche il lavoro che gli uffici e la Giunta insieme cercheremo di fare. E sottolineo insieme perché, come Consigliere regionale e come opposizione, penso si debba rimarcare con decisione la volontà di essere assolutamente edotti su quello che sarà il percorso successivo, ma anche su quanto tutto questo ragionamento sia stato legato al seguente condizionamento: pagate una cifra e noi, in qualche modo, riconsideriamo la situazione piemontese.
Lo vediamo anche dai numeri: ad inizio settimana eravamo a 100 mila dopo qualche giorno siamo passati ad 80 mila. Cerchiamo di chiuderla velocemente, perché non vorrei che a settembre questi numeri continuassero a diminuire.
Sostengo questo per dire che interessa tutti ed è ovvio per tutti che ci deve essere un atteggiamento di interesse, nostro e da parte di tutti su quello che sarà il futuro dei lavoratori a Torino e a Mirafiori, e su quelle che saranno le prospettive, ma con una grandissima cautela, proprio perché il percorso è cominciato così: mi dai 70 milioni di euro e io forse impianto una linea su Torino, con la speranza che poi le Grandi Punto si vendano. Ricordando infatti che Melfi è sostanzialmente il luogo all'interno del quale maggiormente si produrranno Grandi Punto, è ovvio che anche la posizione piemontese sarà una posizione comunque più debole rispetto a Melfi, che sta già producendo e non sta aspettando di impiantare una nuova linea produttiva.
Queste sono un po' le raccomandazioni che ci hanno spinto a sottoscrivere l'ordine del giorno che prima ha illustrato il collega Ghiglia, al quale abbiamo voluto fare un'ulteriore aggiunta.
Quest'operazione è stata, soprattutto per il fatto che si fosse poco informati, valutata squisitamente come un'operazione immobiliare.
Personalmente, non ho ancora compreso o cambiato idea rispetto a questa convinzione, però dico alla Presidente Bresso e alla Giunta che, se non è così, l'intervento in queste aree, sulle quali si vuole attuare riqualificazione nell'ambito dell'automotive, fare ricerca e fare tutto quello che potrebbe essere utile all'indotto, deve essere un'operazione libera da vincoli, da subordinate e da qualsiasi influenza di realtà o attività produttive esterne che possono vincolare questo tipo di scelta e queste scelte future.
Questa è una raccomandazione forte che noi facciamo, al di là del fatto che FIAT si coinvolga o meno. Mi auguro che in futuro l'interlocutore FIAT l'abbiamo detto in tante occasioni - sia uno degli interlocutori sui quali si imposterà il futuro di grandi o medie aziende produttive sul nostro territorio. Abbiamo imparato questo in questi anni: la concorrenza si fa quando tutti gli elementi e tutti coloro che in questo territorio devono operare o devono lavorare sono convinti a farlo.
In passato Torino ha sacrificato proprie capacità e propri dipendenti per il Sud. Ricordava prima il collega Ghiglia che è facile a posteriori dopo anni, invertire il senso della richiesta. Probabilmente certe scelte si sconteranno ancora più pesantemente che in passato; è ovvio che questo atteggiamento si cercherà di compensare con una posizione forte degli Enti locali piemontesi e - sono sicura - anche con una posizione forte dei parlamentari piemontesi che, in molte occasioni, come nel settore delle Olimpiadi e delle infrastrutture, hanno dimostrato di sapere pesare, se lo vogliono. Questo, ovviamente, sarà l'unico aspetto sul quale ci si dovrà impegnare.
Per il resto ci sono delle ipotesi, delle lettere con delle bozze che stanno circolando. Mi auguro che il contenuto di questo ordine del giorno possa essere votato dall'intero Consiglio perché condiviso e anche un po' utilizzato come impostazione per la Presidente e per la Giunta nel proseguire le prossime trattative.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ricca; ne ha facoltà.



RICCA Luigi Sergio

Grazie, Presidente.
Questo è il primo dibattito a cui io partecipo sulla questione FIAT, in tanti anni in cui si sono dovute affrontare ciclicamente le questioni di questa grande azienda, nel quale la discussione, a fronte di una crisi, non è orientata alla sola ricerca di ammortizzatori sociali utilizzabili o meno. Non mette soltanto sul tavolo le aspirazioni di salvaguardia dei livelli occupazionali e delle prospettive future dell'azienda, ma nella discussione odierna le Istituzioni giocano un ruolo di attori veri dello sviluppo, ponendo sul tavolo un'operazione che diventa un incentivo vero e concreto al varo di un piano industriale che consente di dare risposta alle esigenze del nostro territorio.
Quindi, esprimo un giudizio assolutamente positivo sul dialogo che c'è stato tra le varie istituzioni (Comune di Torino, Regione e Provincia), in una sorta di "regia istituzionale" che ha portato al risultato di cui stiamo discutendo.
Voglio esprimere un apprezzamento per il ruolo della Presidente e dell'esecutivo, che hanno saputo raccogliere la proposta del Sindaco Chiamparino avanzata l'anno scorso, rispetto alla quale voglio sottolineare che l'esecutivo che allora guidava la Regione aveva assunto invece un atteggiamento alquanto tiepido.
In questa vicenda di cui discutiamo oggi il protagonista non è quindi soltanto la FIAT, nel bene o nel male, ma sono anche le istituzioni, che hanno dato una risposta importante, direi alta, ad una situazione difficile e complessa, che va affrontata in una visione della FIAT non intesa come un problema, ma come una risorsa importante per il nostro futuro.
Per dare una sensazione di quello che è il peso dell'operazione sulle aree di cui si sta discutendo, vorrei ricordare come negli anni '90 la FIAT reperì liquidità per dare nuova linfa alle sue casse con la vendita del motore multijet alla Bosch, incassando 100 miliardi di vecchie lire.
Pertanto, l'operazione di oggi, anche tenendo conto dell'inflazione, è assolutamente paragonabile con quella degli anni '90 e dà il senso della rilevanza dell'iniziativa. FIAT oggi non vende un motore, ma aree, sulle quali costruire progetti di sviluppo futuro.
Sono d'accordo con la Consigliera Ferrero quando dice che i precedenti piani industriali della FIAT non ricomprendevano Mirafiori nelle prospettive di mantenimento produttivo, se non in modo residuale. Quindi su questo bisognerà ragionare anche per il futuro, ma tornerò su tale questione. Oggi si pongono invece le condizioni per dare a Torino una prospettiva di futuro, pur con tanti interrogativi e con passaggi che devono ancora concretizzarsi, sui quali occorrerà attentamente vigilare.
Voglio sottolineare come questa sia una risposta non congiunturale ad una crisi strutturale di Mirafiori. Non è solo un'operazione immobiliare o edilizia (come qualcuno paventa), ma una risposta che ha le stesse caratteristiche strutturali di quanto si andrà a sostituire: una vera azione di politica industriale, anche se il suo esito non è ancora assolutamente scontato.
Rispetto a quello che sarà il futuro, voglio evidenziare la scommessa e la partita che la Regione ha manifestato di volere giocare con convinzione.
Al di là della chiusura dell'intesa di cui si parla, resta fondamentale la capacità di definire i progetti di intervento sulle aree che si acquisiranno, il reperimento delle risorse necessarie per far decollare il futuro di Torino e anche i ragionamenti attorno alle opportunità che la costituzione della Newco offrirà.
Io penso che non dovrà essere solo la FIAT il partner privato a partecipare (anche se sarà fondamentale), ma penso ad un'occasione per mettere insieme soggetti pubblici e privati, per rimodellare e ridisegnare il futuro dell'area torinese.
Mi hanno parlato di esperienze avvenute in Lombardia sulle aree dell'ex Falk, che potrebbero essere prese come riferimento: non mancheranno le occasioni di riflessione su questo passaggio.
Voglio sottolineare anche un altro aspetto, che è stato ripreso dall'intervento del Consigliere Larizza. Con questo piano industriale non era in gioco soltanto lo stabilimento di Torino in Piemonte, ma erano in gioco anche altri stabilimenti.
In passato, si rimproverava Torino e il Piemonte di essere troppo tiepidi rispetto alla concorrenze delle aree del Sud, che erano supportate da sostegni comunitari più forti e con maggiore capacità di far sentire la loro pressione politica da parte delle Istituzioni che le rappresentavano.
Spesso ci trovavamo con la necessità di cercare un rapporto con le altre aree, da quelle di Arese a quella di Napoli e altre del Sud, per fare massa critica e far sentire un peso politico che desse risultati, ma sovente alla fine, questi risultati premiavano le altre aree rispetto al Piemonte dunque ci veniva attribuita un'incapacità di iniziativa politica.
Oggi non è più così. Oggi, Torino ha dato una risposta alta rispetto ad una questione di grande rilevanza.
Concordo con chi dice che è un processo da controllare e monitorare.
Come sappiamo, è stato disegnato un percorso di quanto dovrebbe avvenire da qui al 2008, ma dobbiamo pensare a cosa potrà avvenire dopo la "grande Punto": se questo è soltanto un modo di gestire cinque-sei anni di transizione oppure un passaggio per pensare ad investimenti dopo il 2010 con l'individuazione di nuovi prodotti e di altre attività produttive che garantiscano la loro presenza in Torino e nell'area piemontese e assicurino degli effetti di ricaduta sull'indotto.
Oggi, come è già stato detto, c'è una sfida per costruire qualcosa di nuovo sui 300.000 metri quadrati di Mirafiori, ma ci sono gli altri oltre 2.000.000 di metri quadrati sui quali è necessario interrogarsi. Se il principio di organizzazione reticolare delle produzioni, messo a punto anni fa dai giapponesi e che la FIAT ha incominciato ad applicare a Melfi richiede stabilimenti disegnati appositamente su di esso, c'è da domandarsi se Mirafiori, valutata obsoleta, possa essere considerata importante e strategica anche nell'organizzazione futura del gruppo, al di là dell'intervento previsto per la Grande Punto.
Allo stesso modo, occorre domandarsi se sarà sufficiente tenere a Torino la presenza di centri di ricerca, di sviluppo e di progettazione oppure se non serviranno altri modelli per assicurare una presenza forte e produttiva nella nostra area.
Sono domande ed interrogativi che chiamano certamente in causa il Governo. È stato fatto un riferimento al passaggio di settembre ed al ruolo che gli istituti di credito potranno esercitare nella compagine azionaria della FIAT. Credo che non ci sarebbe da stupirsi, anzi sarebbe auspicabile se il nostro Governo mettesse in campo un'azione di sostegno compatibile con la normativa europea sulla concorrenza, purché sia un momento di intervento temporaneo per fare da volano per lo sviluppo futuro della più grande industria del nostro Paese, il cui ruolo è estremamente strategico per il nostro Paese.
Concludo facendo anch'io un riferimento ad altri distretti, ad altri settori e ad altre aree del Piemonte in crisi, che sono state richiamate da alcuni interventi. Non farei il mio dovere di rappresentante territoriale se non ricordassi le vicende del Canavese: l'assenza di iniziative e di politiche industriali da parte del Governo (ma anche da parte delle Istituzioni territoriali) ha consentito la scomparsa di una grande azienda come l'Olivetti, con un lascito che ha generato sul territorio pesanti conseguenze sul piano sociale. Penso sia opportuna una riflessione per individuare quale contributo utile possa mettere in campo la Regione per riavviare nuovi processi di sviluppo anche nell'area canavesana.
Chiudo sottolineando come questa risposta sia un primo fatto positivo rispetto ad uno scenario di crisi nel quale Torino e il Piemonte si giocano il mantenimento del lavoro e di funzioni direzionali, senza i quali si riducono anche la capacità di rapporti internazionali ed il peso politico dell'area. La Regione si è mossa con capacità di iniziativa e sono sicuro che farà lo stesso in futuro per giocare la partita fino in fondo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Moriconi; ne ha facoltà.



MORICONI Enrico

Tutti siamo consci che la situazione della FIAT era tale da rendere indispensabile un intervento che desse la speranza di continuare la produzione e quindi certezze a tutti coloro che sono impegnati a lavorare nell'azienda.
Credo che un primo elemento da sottolineare sia il fatto che si siano mossi gli Enti locali. Rilevo con piacere e con soddisfazione una svolta significativa: dalle parole si è passati ai fatti.
Nei cinque anni passati, avevamo parlato e fatto incontri; avevamo anche dedicato delle sedute del Consiglio sulla FIAT, però non eravamo mai andati oltre le parole. Credo che sia un segno distintivo di questa nuova amministrazione avere segnato un accordo che indiscutibilmente si muove su un piano di concretezza.
Non si può quindi negare che l'accordo rappresenta un passo alto e significativo nella vicenda della FIAT. Come è stato anche sottolineato da altri interventi, tutti gli accordi hanno dei punti di forza e dei punti più delicati. Uno dei punti problematici sui quali chiediamo che la Giunta e le parti politiche facciano il loro ruolo è quello relativo alla stabilizzazione della produzione industriale.
noto che per la stabilizzazione della produzione industriale il piano industriale prevede un nuovo modello, oltre alla Grande Punto, e un nuovo motore. Occorre inoltre che il piano industriale preveda con chiarezza uno sviluppo per quelli che vengono chiamati, un po' impropriamente, modelli ecologici, ovvero i modelli di propulsione elettrico-benzina; un livello di sviluppo sul quale in FIAT non c'è ancora chiarezza: esiste un motore a carburante, ma non un motore a propulsione, ovvero elettrico-benzina. Siamo in una fase di transizione intermedia sulla quale puntano quasi tutte le case automobilistiche.
Occorre anche capire quale sarà l'impegno della FIAT nei confronti dello sviluppo del motore ad idrogeno che, da molte parti, è considerato il motore del futuro.
Su questo punto, da ambientalista devo rilevare la perdita di un'occasione: se il management FIAT avesse nel tempo ascoltato le critiche ecologiste, non vivendole solo come tali, ma in termini propositivi, forse avrebbe potuto essere fra le poche case automobilistiche all'avanguardia per la produzione di motori meno inquinanti (definirli ecologici è un po' difficile). Complessivamente, queste le sfide produttive sottese al progetto che si sta sviluppando. Sfide importanti perché, dal loro esito dipende il futuro produttivo dell'impianto di Mirafiori.
Altri due punti da sottolineare. Uno riguarda la ricerca.
Occorre capire se vi sarà una suddivisione tra la ricerca del centro FIAT e quella della nuova compagnia. Quindi, come si potrà passare dalla ricerca all'applicazione pratica e come due centri, se rimarranno tali potranno interagire fra loro.
Altro punto, già sottolineato dal Consigliere Deambrogio, il riferimento all'industria bellica. Uno dei nostri primi impegni è garantire l'impiego e il lavoro, l'altro, immediatamente successivo, è operare per la riconversione di quella parte di industria bellica ancora presente in Piemonte. In questo percorso devono soprattutto sentirsi impegnati tutti quelli che, convintamene, si definiscono pacifisti e quelli che credono nel pacifismo. Il pacifismo si costruisce anche con la riconversione dell'industria bellica.
Su tutto occorrerà un'azione di vigilanza della Giunta e delle forze politiche che, credo, la Giunta Bresso sarà disposta ad attuare.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Turigliatto; ne ha facoltà.



TURIGLIATTO Mariano

Non voglio tornare su argomenti che per larga parte condivido. Credo che questo l'accordo sia un buon punto di svolta: nel modo con cui gli enti pubblici, la Regione in testa, si riappropriano di strumenti di politica industriale che sembravano abbandonati, quando non obsoleti e qualche volta persino dimenticati.
Proprio sulla scorta deDall'accordo, anche per come ci è stato presentato e per come lo conosciamo, emerge una preoccupazione che, nel mio caso, vorrei trasformare in raccomandazione: la scommessa di costruire una nNewco che si occupi di ricercare, promuovere, spingere il settore dell'automotive lungo strade nuove, capaci di produrre sviluppo economico e un rilancio della manifattura; tutto ciò, richiede strumenti e persone all'altezza.
Qualche volta ritorna ciclicamente l'idea di riciclare una parte del management FIAT nelle in funzioni pubbliche le più incredibili;, vi pregherei di non deludere le aspettative, le speranze e anche l'entusiasmo che questo l'accordo produce, accettando soluzioni, dal punto di vista del management della nuova società e dal punto di vista del progetto, di basso profilo. Un accordo politico, un accordo eccellente richiede porta con s una sfida e una costruzione altrettanto di eccellenza.
Da questo punto di vista Ddeve emergere unil messaggio - che vi chiedo di farlo passare sui giornali anche nei prossimi giorni sui giornali,, a mano amano che si viene definendo l'aspetto del progetto che è il cuore dell'accordo: l, che'accordo non deve essere visto, come qualcuno aveva denunciato, come un accordo di carattere immobiliare, ma come accordo di rilancio produttivo e occupazionale.



PRESIDENTE

Ricordo ai Presidenti dei Gruppi che, al termine della seduta di Consiglio, è convocata la Conferenza dei Capigruppo.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Bossuto; ne ha facoltà.



BOSSUTO Iuri

Non aggiungo molto al dibattito sin qui svolto, se non apprezzamenti.
Apprezzamenti inerenti al ritorno di un termine che sembrava scomparso: produzione. Fino a poche ora fa ci si illudeva che la finanza, evocando termini come "holding" e "finanziario", potesse risolvere tutto.
Un'illusione in cui erano cadutiavevano creduto anche molti imprenditori tutti orientati a fare giochi finanziari, giochi di borsa, giochi di speculazioni e quant'altro, creando soltanto delle scatole vuote. su cui poco andavano ad agire, poco assicuravano il loro destino,tutti orientati a fare giochi: giochi finanziari, giochi di borsa, giochi di speculazioni e quant'altro. Eppure a fianco c'era anche un'industria. Un'industria che poco a poco andava stava morendo, un'industria per cui la FIAT per che per qualche tempo, forse, è stata un po' sottovalutata: come effetti: si parlava di contenitore vuoto ancora prima che si svuotasse del tutto, si parlava di un indotto misero, di pochi lavoratori (è vero, sempre meno si è passati dalle tante migliaia, alle poche migliaia di questi anni) dimenticando che, tra indotto e fabbrica, circa 70 mila lavoratori si occupano ancora si occupano di quella materia. (anche se è reale che si è passati dalle tante migliaia, alle poche migliaia di questi anni) Trascurare la FIAT, dimenticarla, permetterne la chiusura, voleva diresignificava buttare sul lastrico molte famiglie di Torino e dintorni.
Eppure questa, per un attimo, è sembrata l'impressione, questa per un attimo è sembrata essere la volontà di chi reggeva sia la Regione che sia il Governo centrale. Un errore clamoroso che cui oggi -, ben venga l'azione promossa dagli Ente Enti locali di programmazione -, sembra finalmente rientrarepoter rimediare.
vero, non si può parlare sempre e solo di FIAT;, è bene che vi siano altre industrie, che si pensi ad altre attività, che di fianco a FIAT scorrano parallela altra linfa vitale, altre idee, tra cui i vari progetti di una Torino futura, magari più orientata sul progetto olimpico e meno sull'industria. Ma pPer fortuna l'industria c'è ancora: conserviamola ed aiutiamola ad andare avanti.
Vorrei ricordare l'indotto FIAT e quello chequanto ha rappresentato negli ultimi anni come tagli, come esuberi, e come cassa integrazione negli ultimi anni., ricordiamo Ricordiamo che si tratta di una tradizione forte, che non può essere abbandonata, radicata ormai anche l'attività che ha lasciato nnella cultura torinese e piemontese.: una tradizione forte che non può essere abbandonata. bello pensare che oggi questo proposito, questo aiuto che arriva dagli Enti locali riporti in auge un altro termine, oltre a l'industria e la produzione: il termine programmazione. È dai tempi di Mattei che si sentiva parlare poco di programmazione industriale, di tentativi di recupero del patrimonio industriale. Lodevole l'impegno degli enti, della Regione e della Giunta che hanno ripresoLasciamo perdere gli Enti a questo preposti nati e in alcuni casi morti, ma programmare, riprendere in manoquesto i terminie programmare,, strategia, futuro, perché è cosa importante. Parlare di strategia, di pensare ad un futuro negli anni è cosa più che importante.
Da questo punto di vista è lodevole l'impegno degli enti, è lodevole l'impegno della Regione e della Giunta che hanno rimesso mano all'industria, quindi alla produzione e al termine programmazione.
Naturalmente sono molti i dubbi, sono molte le perplessità, come sempre avviene in questi casi, ed è doveroso che vi siano. La critica, l'opinione il bello dell'essere Consiglieri è anche la curiosità: sono cose sacrosante e giuste. Probabilmente molte di queste opinioni e di queste curiosità potranno essere più chiare a chi le propone quando si parlerà della convenzione, del protocollo dell'accordo.
La delicatezza del punto a cui siamo giunti è chiara: è una strada difficile, in salita, che è arrivata ad un bivio. Quando si arriva ad un bivio, solitamente c'è la preoccupazione, il timore, l'attenzione e anche il rischio di portare avanti l'impresa non del tutto correttamente, oppure di portarla a buon fine. Il bivio è rappresentato dal protocollo, dalla sua redazione, dalla sua forma, che ci consentirà di capire se l'occasione giunta è quella reale, oppure se rischia di cadere, ancora una volta, come purtroppo è avvenuto in passato, quando il termine programmazione era un po' dimenticato, nella solita funzione di regalia nei confronti della FIAT.
Si cede in modo magnanimo, nella speranza che l'industria e il capitale possano agire per accontentare, e quindi soddisfare, quelle esigenze di conservazione dei posti di lavoro che hanno preso sempre più la dimensione di un ricatto nel tempo e sempre meno quella di programmazione vera e propria.
Riporto una frase: "Volete i posti? Dateci qualcosa". Mi viene in mente la vicenda Lingotto con le sue mille vendite, acquisti, trasferimenti, e quant'altro; non riesco più a capire nemmeno io di chi sia il Lingotto dopo i vari passaggi avvenuti negli anni scorsi! L'occasione è davvero importantissima. Va bene quello che sta avvenendo: l'impianto generale, la Grande Punto, la nuova Punto chiamiamola come vogliamo, che dà una certezza per i prossimi anni, ma in tempi molto ristretti e limitati.
Ricordiamo che la Punto è assemblaggio; si può cambiare nome, ma realizzare la Punto a Torino vuol dire assemblare dei pezzi. Assemblare i pezzi - non sempre tutti, ma alcuni - è qualcosa che dà una garanzia, una sicurezza per uno o due anni, ma tra qualche anno rischiamo di trovarci nuovamente ad affrontare questo argomento, senza più sapere cosa contrattare, cosa cedere, cosa dare. Quali terreni potremo dare, a quel punto? bene che in questo protocollo - lo hanno già detto tutti, lo ripeto anch'io - si pensi a programmare nuovi modelli, la costruzione di un motore frutto della ricerca che si avvia, oppure frutto, se è possibile, di una ricerca passata e anche un cambio - perché no - cosicché si possa dare un lavoro più stabile, più sicuro alle famiglie che gravitano ancora su quell'area.
Ci sono, poi, alcuni sogni che, tutto sommato, non guastano. Il Consigliere Deambrogio ha già evidenziato le garanzie. Le garanzie sono importanti, bisogna stare attenti che gli sforzi attuati fino adesso lodevoli e meritori - non cadano in qualche tranello dovuto a carenze di garanzie.
Oltre al protocollo, che deve prevedere un indirizzo di questo tipo e tra l'altro, anche l'idea di una conversione dell'industria bellica (questione su cui si sta discutendo a livello nazionale, che pu rappresentare uno sviluppo anche per una parte della FIAT), occorre avere nelle garanzie, un quadro di quello che avverrà, che potrebbe anche spingerci - con un po' di utopia - ad entrare come enti pubblici nella proprietà dell'azienda stessa. È vero che è un'idea un po' demodé, sto dicendo cose totalmente fuori moda - qualcuno dirà vetero - ma è anche vero che in passato (parliamo degli anni '60) governi, non certo di estrema sinistra, lo hanno attuato a livello nazionale. Si può pensare di entrare come garanzia, in una proprietà che tanto ha avuto dal pubblico e che spesso troppo poco ha dato.
Relativamente alla flessibilità, penso che gli operai abbiano dato tutto quello che potevano dare; parlare di termini di flessibilità rischia di essere demagogico e negativo, rischia di essere quella ricetta che cade sempre sulle spalle dei soliti.
Aggiungo, pertanto, un altro sogno (che qualcuno ha già accennato): che alla flessibilità degli operai si sostituisca quella dei manager, perch qualcuno deve pur assumersi delle responsabilità! Pensare anche ad una responsabilità dei manager, potrebbe essere una cura aggiuntiva per un qualcosa che si è avviato bene. Dobbiamo essere sicuri che vada davvero a buon fine. Grazie.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Boeti; ne ha facoltà.



BOETI Antonino

Solo alcune considerazioni, vista l'ora tarda.
Un plauso anche da parte mia alla capacità di iniziativa della Regione del Comune e della Provincia. Chi aveva dubbi sul fatto che orientamenti politici uguali, su un'area vasta, potessero rappresentare un problema credo abbia avuto, in questa occasione, la risposta che meritava.
Una capacità di iniziativa che ha visto spesso gli Enti locali, i Sindaci, promotori di sviluppo e non soltanto alla guida dei cortei dei cassaintegrati (cosa che è successa molte volte). Un buon viatico per le prossime elezioni amministrative, per il Sindaco Chiamparino e le sue possibilità di essere confermato nel ruolo prestigioso di Sindaco di Torino, nella prossima primavera.
Opportunamente, le grandi aree strategiche diventano pubbliche. Ci sono molte aree industriali localizzate impropriamente nella provincia di Torino, ma anche a Torino, all'interno di contesti urbani incompatibili.
C'è un'importante domanda di ricollocazione da parte di aziende che hanno voglia di ingrandirsi e di innovare, ma che non possono farlo, perché non hanno lo spazio.
Credo, quindi, che questa grande area industriale della FIAT possa essere utilizzata e indirizzata, in futuro, a tale scopo. Le aree liberate dalle vecchie aziende possono essere utilizzate certamente per l'edilizia ma anche per recuperare spazi urbani e giardini, migliorando la qualità della vita dei cittadini. Tra queste, c'è l'area di Campo Volo. Ritengo che nel dibattito di questi giorni non sia emersa la giusta importanza, il giusto rilievo rispetto al ruolo che dovrà svolgere anche il Comune di Collegno, che - ricordo a tutti - da un punto di vista urbanistico è titolare di quell'area. Naturalmente, il Comune di Collegno dovrà svolgere un ruolo nella società che si costituirà.
Non credo si tratti di una delocalizzazione delle attività strategiche del Comune di Torino, anzi, penso che l'Area Metropolitana si realizzi in questo modo. Ricordo che il Centro Agroalimentare ha i suoi terreni a Rivoli e Grugliasco, che Sito ha i terreni a Rivoli e Rivalta, che l'Interporto è situato nel Comune di Orbassano. Quindi, è un rafforzamento del territorio dell'area metropolitana nella sua complessità. Per concludere, credo si stia lavorando bene nel dialogo con la Valle di Susa nella prospettiva di sviluppo industriale.
Un'amministrazione di centrosinistra deve porre il lavoro - come abbiamo detto in campagna elettorale e come, soprattutto, abbiamo dimostrato di saper fare - tra i suoi obiettivi strategici.
Mi pare che i piemontesi siano soddisfatti - lo diceva il Consigliere Robotti - di quanto sta avvenendo. Pertanto, con serietà e umiltà, credo che questa sia la strada sulla quale bisogna continuare a rimanere.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Lepri; ne ha facoltà.



LEPRI Stefano

Penso di poter esprimere, non solo a nome del mio partito, ma di tutte le forze di maggioranza, una grande soddisfazione per questo accordo. Un accordo che dà una prospettiva alla grande azienda automobilistica della nostra città, che ci permette di guardare con un po' più di ottimismo e fiducia ad un settore - quello automobilistico - che ormai da troppi anni sta segnando prospettive negative.
Non si è trattato certamente di un ricatto - quello che abbiamo proposto all'azienda automobilistica FIAT - ma di un patto e di un cambio virtuoso. Un cambio che ha consentito, per la prima volta nella nostra città e nella nostra regione, di assistere ad un vero patto di intesa tra i tre maggiori Enti (Regione, Provincia e Comune) e la grande azienda automobilistica, ma anche con molti altri soggetti, a cominciare dai piccoli produttori dell'indotto.
la prima volta - ci sono stati altri episodi, ma posso dire con molta convinzione che si tratta davvero della prima volta, in questi anni - che si verifica un vero successo in termini di lobby territoriale. Molte volte abbiamo denunciato la difficoltà tra gli Enti locali e la Regione a fare gioco di squadra, al punto che, come anche altri Consiglieri hanno voluto far osservare, tante volte ci si è domandati se la prudenza e la cortesia sabauda finivano più o meno inavvertitamente per fare prevalere altri territori ed altre lobby di pressione.
Credo che abbiamo fatto bene a non alzare la voce ma a rappresentare finalmente con determinazione le aspettative di un territorio, quello piemontese, che da troppo tempo era stato mal considerato non solo dalla FIAT, ma anche dalle politiche industriali.
Ed è sicuramente questo un modello - come hanno già fatto osservare i colleghi di maggioranza ed opposizione - che può opportunamente essere riprodotto in altri comparti e in altri settori dell'economia piemontese.
Un patto che, in sostanza, vede gli Enti locali accordarsi per investire e dotare un territorio di risorse al fine di consentire programmi di riconversione industriale, soprattutto investimenti significativi di ricerca e sviluppo, ma anche in una logica di collaborazione virtuosa tra i diversi grandi produttori e i loro fornitori. Credo che sia davvero un modello che può essere portato non solo nella nostra Regione, ma anche in tutta la nostra Italia, assente di una vera politica industriale.
Fin qui alcuni commenti molto generali. Naturalmente il più resta ancora da fare; resta soprattutto da definire il modello della governance di questa nuova società, che sarà tutt'altro che semplice configurare. Per questo ci affidiamo all'autorevolezza della Presidente, del Vicepresidente e dell'Assessore Bairati perché questo avvenga ai massimi livelli. Così come sarà importante definire un management di assoluto valore, capace di interconnettere soggetti così diversi e capace naturalmente, con la forte regia della Regione, di recuperare quelle risorse soprattutto dalla politica industriale italiana, ma in modo particolare dalle risorse europee.
Penso soprattutto alla grande sfida di reperire le risorse per la piattaforma sull'idrogeno, che possono davvero diventare il volano per una nuova vocazione industriale della nostra Regione e della nostra città.
Credo che dobbiamo anche seguire attentamente gli impegni che FIAT ha prefigurato in quest'accordo. Concordo con i colleghi che chiedono di non mollare l'attenzione nei confronti dell'azienda, perché l'azienda deve sentirsi impegnata fortemente in un accordo nel quale abbiamo investito molto. Quello che ci attendiamo da FIAT non può essere il comportamento che troppe volte abbiamo registrato negli anni e nei decenni passati, cioè di una azienda che ha ottenuto dallo Stato, dagli Enti locali e dalla Regione senza contraccambiare in ugual misura. Se FIAT, come ci auguriamo dalla nuova conduzione manageriale, avrà questa sensibilità, credo che questo patto virtuoso possa essere sicuramente foriero di buoni risultati.
Sottolineo anche l'importanza di vigilare a questo proposito, noi e in modo particolare il Comune di Torino, affinché la vocazione industriale di quei terreni rimanga in modo completo e senza esitazioni.
In conclusione, sicuramente plaudiamo e pensiamo che si sia trattato di un buonissimo primo passo; siamo di fronte ancora al percorso più lungo, ma il Consiglio non mancherà di vigilare e di consigliare l'esecutivo su un percorso che tuttavia riteniamo di grande apprezzamento.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, darei la parola alla Presidente Bresso per la replica.



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale

Grazie. Più che una replica è una risposta ad alcune delle osservazioni ed anche un ringraziamento per l'apprezzamento che, in modo diverso, molti hanno fatto. L'opposizione da un lato ci ha confortato con l'apprezzamento di una serie di cose, anche se ovviamente nel suo ruolo ha messo l'accento su preoccupazioni, alcune delle quali condivise anche da noi.
Quando si avvia un percorso con più attori, bisogna sempre seguirne attentamente gli sviluppi e sviluppare tutte le parti che sono sulla carta.
Quindi, un protocollo d'intenti che definisce un percorso di politica industriale complesso, ovviamente, come moltissimi hanno ricordato, va tenuto attentamente sotto controllo. È un'attività che ci impegnerà moltissimo nei prossimi anni.
Il Presidente Ghigo e molti colleghi, sia di maggioranza sia di opposizione, hanno fatto una serie di osservazioni relative alle garanzie che dovrebbero essere contenute nel protocollo.
Quando si fanno accordi di politica industriale, dovendo noi attenerci alle regole dell'Unione Europea, dobbiamo tenere conto che non possiamo configurare degli aiuti di Stato. Questa è una delle ragioni per cui abbiamo sviluppato un percorso che, da una parte, prevede l'acquisizione di aree ai prezzi di mercato, senza che ciò possa configurare aiuto di Stato e, dall'altra, l'utilizzo di queste aree in un accordo a latere per una serie di iniziative di politica industriale.
E' evidente che alcune delle cose che, in condizioni diverse potrebbero anche essere scritte in un accordo, non possono essere scritte in questo caso perché ci sono degli evidenti elementi di delicatezza. Non possiamo rischiare di essere accusati, come sempre in accordi di questo tipo (lo ricordava il collega Ricca) di dare aiuti di Stato, e non vogliamo perché non sarebbe corretto.
Per quanto riguarda la questione relativa al Campo Volo sollevata dal Consigliere Ghigne da altri - da ultimi, mi pare i Consiglieri Moriconi e Turigliatto - è evidente che, nel prosieguo del lavoro, noi coinvolgeremo il Comune di Collegno, che si è già detto disponibile, e questo anche a garanzia che vengano rispettati gli strumenti urbanistici di Collegno e la progettualità che il Comune di Collegno ha ovviamente tutti i diritti di avere.
L'area del Campo Volo è un'area strategica per il nostro territorio quindi la sua salvaguardia interessa tutti noi; per cui eventuali e future non prevedibili attualmente, ipotesi d'uso dovrebbero essere collegate ad elementi di pianificazione strategica dell'area metropolitana, non ad utilizzi per fare soldi, perché questo assolutamente non sta né nel piano regionale né in quello provinciale, entrambi approvati e vigenti, né in quello del Comune di Collegno anch'esso vigente.
Molta attenzione, dunque, su questo punto, come d'altronde sull'acquisizione della pista della Mandria, che è finalizzata ad un recupero ambientale di quell'area, situata è all'interno di un parco e che ha sempre visto questa presenza come un vulnus.
Parecchi Consiglieri hanno sollevato la questione della polemica o quanto meno, dello scambio di battute che c'è stato relativamente all'incontro a Roma. Devo dire che, in effetti, c'era all'inizio uno schieramento importante di Ministri competenti a vario titolo sulla vicenda. Quindi, tutti - non solo noi, ma anche i sindacati e la FIAT - si sarebbero aspettati un intervento da parte del Governo che indicasse, a fronte della presentazione del piano industriale, delle linee di politica industriale rispetto alla questione dell'auto, anche indipendenti dal piano FIAT.
Non sappiamo esattamente cos'è avvenuto; ad un certo punto, il Ministro Scagliola, che era quello deputato e da cui ci si aspettava delle indicazioni, è andato via e non è più tornato. Si è creata una situazione d'imbarazzo, perché una chiusura di incontro in cui tutti avevano parlato ad eccezione del Governo, appariva strana. Sono dunque intervenuta chiedendo al Governo se, rispetto alle questioni da noi poste, la maggioranza delle quali sono di natura concorrente, non era opportuno dare delle risposte, fornire delle indicazioni.
Noi eravamo interessati a sviluppare anche con il Governo una parte delle questioni che avevo illustrato, relative agli accordi da fare rispetto ai fondi europei, ai fondi CIPE, ai fondi per la ricerca ecc.
Questa è stata la ragione per cui è emersa una sorta di polemica (pi che polemica, direi che è emerso stupore). Il Governo si è riservato in futuro di intervenire e noi attendiamo che ci sia una presa di posizione in quanto non si tratta di intervenire con aiuti di Stato alla FIAT, che non sarebbero consentiti, ma di intervenire sulla politica per l'automobile e il settore automotive di questo Paese, in un contesto di difficoltà oggettiva di questo settore in Italia e in Europa.
Personalmente (i giornali puntano sempre sugli aspetti polemici) continuo a pensare che sarebbe stato opportuno l'intervento del Governo con delle indicazioni di politica industriale di scala nazionale, mentre noi ne avevamo fornite alcune di scala locale. In questo senso siamo stati gli unici, perché anche le altre Regioni sono intervenute solo a commento del piano e non con delle proposte.
Volevo altresì assicurare il Consiglio che, oltre ad una migliore definizione, seguiremo passo passo l'evolversi dell'accordo; peraltro, è previsto uno steering commitee che segua e verifichi tutte le fasi della realizzazione e della trasformazione del protocollo in atti concreti.
chiaro che alcune cose potremo vederle man mano, però, tra gli aspetti che avremmo voluto discutere con la FIAT e con il Governo, c'è quello relativo ai nuovi motori.
Noi pensiamo che, ad esempio, nell'ambito dei fondi europei e nazionali sulla ricerca, nonché di quelli che stanzieremo a bilancio, una trattativa ed un accordo sullo sviluppo di un motore a zero emission sarebbe di grande interesse nell'area piemontese. Su questo andremo avanti e lavoreremo.
C'è l'elemento positivo dello sviluppo di questi motori inserito nel piano industriale. Andremo a trattarlo per definire la localizzazione produttiva di queste attività.
Sono assolutamente d'accordo con quanto rilevava il Consigliere Larizza sul ruolo della grande industria in questo Paese.
Penso che, in passato, siano stati compiuti errori di politica industriale importanti. Come sapete, la grande industria nel nostro Paese era prevalentemente proprietà diretta o indiretta dello Stato. Credo che siano stati compiuti errori di politica industriale nel non gestire una transizione che era inevitabile, ma che doveva tenere conto della strategicità dei grandi gruppi nei diversi settori del nostro Paese.
L'indebitamento che ha portato alla privatizzazione, molto accelerata di una serie di settori, ha però sottratto elementi e strumenti di politica strategica industriale al nostro Paese e al Governo. Quindi, oggi, non c'è dubbio che una politica industriale non possa che partire dalla considerazione che il nostro sistema produttivo è troppo piccolo per le sfide di fronte a cui si trova. Quindi, sono necessarie le concentrazioni la salvaguardia di ciò che dimensionalmente esiste; il supporto alla crescita dimensionale e alla fusione delle aziende più piccole per raggiungere almeno dei livelli da medie multinazionali, quelle che oggi sui mercati mondiali sono più forti delle grandi multinazionali.
Non c'e dubbio che questo tema della politica industriale, che mira alla salvaguardia e al rafforzamento dei grandi gruppi che ancora esistono e alla crescita nei settori dove non esistono, sia fondamentale e non possa essere evitato. Con tutto l'apprezzamento che abbiamo per il ruolo svolto nello sviluppo del paese dalla piccola e media impresa, non c'è dubbio che quello della dimensione troppo piccola del nostro sistema produttivo è un nodo che va affrontato.
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che bisognerà non fare sparire le aziende di grandi dimensioni che abbiamo e che occorra lavorare sulla crescita di altre.
Per quanto riguarda le considerazioni espresse dal Consigliere Ghiglia ribadisco che una serie di punti, che sono negli accordi, non possono che avere un carattere orientativo. Non siamo di fronte ad una trattativa che sia configurabile nei termini di soldi in cambio della linea Punto: questo non è possibile per le regole di questo Paese all'interno dell'Unione Europea e non sarebbe neppure corretto.
Quindi queste cose non possono essere scritte, perché non possono esistere nell'accordo. Esiste un impegno politico di FIAT a sviluppare e a realizzare la linea della Punto, che è stato presentato in modo formale due giorni fa davanti al Governo, ai sindacati e alle istituzioni locali.
Esiste un protocollo d'intenti per l'utilizzo delle aree di Mirafiori a fini produttivi e finalizzati proprio a far crescere, qualitativamente e dal punto di vista della ricerca e della capacità di innovazione, dando un supporto finanziario, il settore della componentistica. Questi sono i termini dell'accordo: termini possibili e augurabili. Altri, del tipo di quelli che da varie voci sono venuti, non sono configurabili, non fanno parte del novero dei possibili impegni formali, che vanno nel piano industriale, ma rappresentano un impegno di politica industriale della FIAT e non possono essere oggetto di una contrattazione, per le ragioni che tutti conosciamo.
Per quanto riguarda i motori ecologici, siamo fortemente impegnati per far sì che questo sia il luogo dove si sviluppano. In merito, abbiamo anche avviato una serie di iniziative al di là del protocollo FIAT, come quella sulla piattaforma dell'idrogeno e sulle energie pulite, che convergono verso la creazione delle condizioni al "contorno", affinché l'area piemontese diventi adatta a questo tipo d'investimento.
Per quanto riguarda (ho già risposto al Consigliere Boeti sulla questione di Collegno) la realizzazione della Città della salute, questa è una delle ipotesi, il che potrebbe rappresentare uno di quegli utilizzi strategici possibili, anche se non ancora in nessun modo decisi. La localizzazione e la definizione di che cosa sarà la Cittadella della salute è oggetto della discussione nell'ambito della realizzazione del Piano sanitario.
Rispetto alle considerazioni espresse dal Consigliere Lepri, concordo con lui che una serie di iniziative sul recupero di risorse europee sarà fondamentale per sviluppare tutto il progetto contenuto in quel protocollo non tutto può essere finanziato con nostre risorse - ma è proprio la definizione di linee strategiche che serve per progettare l'utilizzo delle risorse europee non a fini casuali, ma a fini individuati nei documenti di programmazione.
Se in qualche caso ho sorvolato su questioni poste dai Consiglieri, me ne scuso, tuttavia mi pare di avere dato risposte essenziali alle domande che mi sono state rivolte. Posso assicurare che, alla ripresa della pausa estiva, saremo in grado di fornire elementi più approfonditi. Il confronto continua anche nel periodo di pausa, in modo da portare alla definizione esatta degli strumenti che utilizzeremo subito dopo le vacanze. Chiedo al Consiglio di supportarci nella rapidità dei tempi decisionali, perch abbiamo un impegno legato a tutto lo sviluppo del progetto. Dobbiamo mantenere i tempi che ci siamo dati nella stesura e nella definizione dell'accordo e nella sua approvazione nelle istituzioni. Dopo la pausa estiva, vi chiederemo un impegno di discussione e di votazione abbastanza serrato.



PRESIDENTE

Sono stati presentati due ordini del giorno sulla materia oggetto del presente dibattito, il primo a firma del Consigliere Ghiglia, il secondo a firma del Consigliere Muliere e altri.
Se non ci sono complicazioni, passerei alle dichiarazioni di voto su due ordini del giorno che tengono conto del dibattito che vi è stato in questo consesso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GARIGLIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il Consigliere Pichetto Fratin, ne ha facoltà.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Il dibattito ha fatto emergere come il tema riguardi la politica industriale nazionale, prima ancora di Torino e il Piemonte, e rappresenti una delle bandiere di questo Paese. L'impegno, la cautela e le attenzioni che il Governo nazionale pone nel trattare la questione, e ha posto anchecosì come negli anni scorsi, presuppone la necessità di accompagnare questa trasformazione. Una trasformazione che la FIAT deve avere per un nuovo equilibrio, che permetta di dare un assetto in grado di competere a livello globale.
Un nuovo assetto che ha anche un riferimentorelativo anche alla parte azionaria. Ricordiamoci che la proprietà azionaria di FIAT è cambiata notevolmente negli ultimi anni per forza o per volontà (ad ognuno può fare la propria valutazione)., ma lL'azionista storico di riferimento è ancora sempre azionista importante, ma lo sono altrettanto anche . Tuttavia ci sono azionisti importanti, come il il sistema bancario italiano, e istituti di credito, che h che hanno radici forti in questa città.
Comunque, iIl rapporto con la proprietà azionaria, con i proprietari della Fiat - non essendo FIAT una public company, nel senso sul di modello americano, dove è indefinitonon è definito il rapporto tra ilsoggetto di riferimento con lae proprietàproprietario, in cui la trattativa viene fatta totalmente con i rappresentanti eletti da assemblee,: i manager - si basa ancora secondo il modello storico nazionale.
L'obiettivo che tutti ci auguriamo è trovare un percorso che porti ad un equilibrio di bilancio, venuto meno negli ultimi anni, che porti ad una nuova competitività a livello nazionale e che porti, automaticamente poiché siamo nel Consiglio regionale del Piemonte -, a rafforzare la struttura FIAT nell'ambito piemontese dopo il crollo occupazionale cui tutti abbiamo assistito negli ultimi anni.
La politica piemontese ha ancora l'auto come riferimento fondamentale ancora l'auto, (ancorché, anche sul territorio piemontese, la maggior parte dell'occupazione non si è sia più riferita al settorel' auto); il polo di Mirafiori è e ha come riferimento di bandiera anche per questa la nostra città. , l'auto; p ertanto il polo di Mirafiori e la capacità competitiva di produrre auto. Non ripeto ciò chequanto il Consigliere Ghigo e la Consigliera Ferrero hanno detto esposto neli loro interventoi, ovvero, come da parte nostra vi sia la massima attenzione e sostegno a tutti i percorsi che il Governo nazionale - di intesa con gli Enti locali - cercherà di mettere in atto per accompagnare questa trasformazione.
Certamente non possiamo sottacere una serie di difficoltà, anche legate alla trattativa a livello locale, sull'operazione all'operazione specifica.
Ho sentito nella replica della Presidente Bresso un accenno alla questione giuridica di relativa alla definizione di un accordo con il Gruppo FIAT. Noi siamo la parte politica, facciamo politica e abbiamo dato alla, la Giunta hail mandato di mettere a punto con correttezza le parti giuridiche. Una violazione della normativa UE potrebbe certamente emergere con aiuto alla grande impresa, se vengono trasferiti soldi in aiuto all'impresa: obolo per realizzare un qualcosa.
In questo caso si parla di una compravendita immobiliare, che peraltro può essere un arricchimento patrimoniale, ma non nascondiamoci che l'operazione di compravendita immobiliare ha come riferimento, così come hanno scritto nel loro Piano industriale gli stessi rappresentanti della FIAT, il fatto che si mantiene manterrebbe l'insediamento produttivo auto o comunque si avvia avvierebbe l'insediamento produttivo auto, solo contro accordo con gli Enti locali.
Parliamo di un accordo che viaggia a fianco di un'altra parte di accordo, quello contrattuale. che vede l'operazione immobiliare. Ne parliamo politicamente, così come i giornali lo hanno riportato, ma naturalmente la valutazione sulle connessioni, va fatta con le opportune cautele.
Ricordo che solo recentemente si è chiuso un accordo che riguarda l'Embraco: anche in questo caso c'era una parte immobiliare, una parte di contrattazione sulla tutela del lavoro e occupazionale. Anche sNeulla parte di accordo sindacale, sono stateè stata richchiiestea una serie di garanzie che erano, anche se non strettamente e giuridicamente legate indirettamente legate a questo sistema. C'è tutta una partita che riguarda le garanzie.
L'ordine del giorno che ha primo firmatariosottoscritto dal il Consigliere Ghiglia e da molti Consiglieri dell'opposizione pone il punto su una serie di questioni: quali garanzie vengono date ai cittadini piemontesi, che sono anche contribuenti e che quindi vedono investiti investita una parte dei loro soldi su questa operazione, quali garanzie viene data alla città, agli occupati in FIAT, ai lavoratori, alle maestranze che si trovano in FIAT? Vorrei ricordare che, relativamente all'Embraco, fu sottoscritto un impegno da parte della Whirpool americana a non procedere ai licenziamenti per sei anni; questo, naturalmente, fu posto come un atto di buona volontà della Whirpool e non come contrapposizione, o come contratto sinallagmatico che portava all'acquisto delle aree da parte di terzi soggetti. La garanzia di non procedere ai licenziamenti coatti per sei anni è stato uno degli elementi che ha consentito lo sblocco della parte più difficile di trattativa sindacale.
Questo è un elemento importante e una raccomandazione che rivolgiamo alla Giunta regionale, affinché se ne faccia carico anche nel rapporto con gli altri enti.
La città di Torino ha una lunga serie di aree dimesse e sta vivendo un momento di trasformazione notevole; trasformazione che si può giudicare in diversi modi. Io la giudico complessivamente positiva: la trasformazione da un modello storico ad un nuovo modello, molto moderno, capace di giocare la propria partita a livello mondiale. Le Olimpiadi saranno un'occasione, una vetrina per poterla presentare.
L'inserimento di soggetti pubblici che acquisiscono un'area così importante, se giocato male sul sistema del mercato torinese, può essere un elemento di squilibrio anche immobiliare, che può creare una situazione di dumping, con danno notevole ad un sistema che comincia a muoversi anche nella nostra realtà e sul quale stiamo giocando anche la scommessa dell'Alta Velocità.
Sono queste le attenzioni che chiediamo al governo regionale, che in parte sono indicate nell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto e che devono anche presupporre il fatto che sia un vero piano industriale, il produrlo a Torino, con l'augurio che ci sia, dall'altra parte, un adeguato mercato delle vendite. Occorre che le vendite superino i 400 mila mezzi perché - sono d'accordo con il Consigliere Larizza - Melfi, ad esempio, è molto più flessibile nella capacità di produrre, quindi molto più competitiva rispetto a Mirafiori, in questo momento.
Pertanto, un'eventuale riduzione delle produzioni determinerebbe automaticamente la chiusura di Mirafiori.
chiaro che deve essere una scommessa che la dirigenza e la proprietà FIAT operi per valorizzare ciò che appartiene ancora a Mirafiori, per continuare a produrre auto sul territorio piemontese e per contribuire a creare quelle condizioni di sviluppo delle attività innovative che possono essere legate al sistema dell'automotive.
Questo è l'augurio che rivolgiamo, impegnandoci, come opposizione, ad essere vigili e a svolgere il nostro ruolo di controllo.
Chiediamo ai Consiglieri di maggioranza un voto favorevole sul nostro ordine del giorno, mentre dichiariamo l'astensione, salvo non vi siano accordi di altre reciprocità, nei confronti dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Alla Presidenza risultano pervenuti due ordini del giorno: uno, il n.
74, a firma del Consigliere Ghiglia; l'altro, il n. 75, a firma del Consigliere Muliere. Terminate le dichiarazioni di voto, possiamo metterli entrambi in votazione, oppure possiamo tentare di verificare, attraverso una breve sospensione, la possibilità di arrivare ad un testo unitario.
Prendiamo atto che non c'è una disponibilità generale ad arrivare ad un testo unitario.
Ha chiesto la parola, per dichiarazione di voto, il Consigliere Larizza; ne ha facoltà.



LARIZZA Rocco

Provo ad esprimere un parere che non so se corrisponda a ciò che pensa tutta la maggioranza, ma sicuramente è quello che pensa il mio Gruppo.
Come era doveroso, abbiamo svolto una lunga discussione e abbiamo sentito, anche negli interventi dell'opposizione, degli apprezzamenti per la soluzione adottata.
L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia dà atto di un'operazione positiva, anche se nel dispositivo ci sono differenze che nascono da un approccio, da una collocazione, da un ruolo del governo diverso, rispetto alla crisi.
Noi non sottovalutiamo l'atteggiamento costruttivo che abbiamo colto in questa discussione, ma, non essendoci le condizioni per un ordine del giorno unitario, dichiariamo l'astensione sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia.
Relativamente all'ordine del giorno della maggioranza, ovviamente il nostro voto sarà favorevole.
Voglio svolgere, però, una considerazione: un ordine del giorno è sempre un atto sintetico, che dà l'idea di un percorso da intraprendere.
Abbiamo voluto mettere in evidenza, pur essendo ottimisti e consenzienti rispetto a quanto è stato fatto, la necessità di un percorso che non dipende solo da noi, ma che va verificato con una certa costanza e che impegna le istituzioni, in primo luogo, ma, attraverso esse, anche le parti sociali, affinché gli intenti dell'intesa possano trovare una soluzione.
Ricordo che siamo di fronte ad una svolta, ma non alla soluzione della crisi; certo, oggi siamo più ottimisti di quanto non fossimo in passato, ma il percorso è lungo e accidentato. Abbiamo fiducia nelle istituzioni locali che hanno promosso questa iniziativa, ma non disperiamo su una possibile collaborazione, rispetto ad un problema di interesse nazionale, con il Governo (questo lo dico a titolo personale). Nell'attesa, lavoriamo con le energie che abbiamo e speriamo che tutte le parti sociali possano fare la loro parte.
Questa è, in sintesi, la considerazione che ci porta ad astenerci sull'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia e dalla minoranza e a votare a favore su quello presentato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente. Vorrei sapere se è possibile votare l'ordine del giorno della maggioranza per parti separate, facendo rivelare che, ad esempio, "semestralmente", sull'impegno a riferire al Consiglio, mi sembra un lasso di tempo un po' lungo.
Inoltre, si scrive: "A confermare le finalità produttive delle aree oggetto dell'intesa, dando priorità alle attività di ricerca e innovazione con particolare attenzione alla mobilità sostenibile". Se non sbaglio, la Presidente Bresso, al riguardo, ha detto che una delle aree di Campo Volo potrebbe anche essere quella sanitaria...



(Commenti, fuori microfono della Presidente Bresso)



GHIGLIA Agostino

Qui non c'è scritto, Presidente, qui c'è scritto: "Le aree oggetto dell'intesa", ma le aree oggetto dell'intesa sono tutte...



BRESSO Mercedes, Presidente della Giunta regionale (fuori microfono)

...la destinazione produttiva. Ricordo che Campo Volo, attualmente, ha la destinazione a servizi, quindi...



GHIGLIA Agostino

Nell'ordine del giorno si legge: "A confermare le finalità produttive delle aree oggetto dell'intesa...". Sarebbe opportuno che i Consiglieri si chiarissero meglio, dicendo che non tutte le aree hanno finalità produttive e dicendo che, per quelle che non hanno finalità produttiva, si può fare qualunque cosa, altrimenti l'ordine del giorno è irrazionale. Lo volevo segnalare per la tranquillità di tutti.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Larizza.



LARIZZA Rocco

Volevo solo dare un'interpretazione. È evidente - l'ho già detto nel precedente intervento - che il Campo Volo ha un'altra destinazione, per così com'è messa la frase, noi parliamo con particolare attenzione della mobilità sostenibile, ma la ricerca e l'innovazione possono anche starci sul Campo Volo, anche se dovessimo pensare ad attività di altro genere perché anche la ricerca in campo sanitario con i prototipi è produzione.
Ovviamente parlo di mobilità sostenibile, perché l'attenzione centrale nostra è sui 300 mila metri quadrati di Mirafiori, però quello che succederà sul Campo Volo è materia di un'altra discussione che riguarderà anche altri Enti locali e non solamente quelli firmatari dell'intesa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Clement; ne ha facoltà.



CLEMENT Gian Piero

La dichiarazione di voto del gruppo di Rifondazione non è volta a distinguersi nella sostanza da quella del collega Larizza. Noi voteremo a favore dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e ci asterremo sull'ordine del giorno del centrodestra.
Un'astensione però molto interessata a questo ordine del giorno, perch le preoccupazioni presenti all'interno di questo ordine del giorno, che difficilmente riusciranno a trovare una risposta concreta nei fatti e negli accordi, sono le preoccupazioni che noi già più volte abbiamo espresso nei giorni passati in Commissione, e credo siano le preoccupazioni che non ha solo il centrodestra, ma che siano molto presenti in parecchie forze del centrosinistra.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, dichiaro chiuse le dichiarazioni di voto.
Indìco quindi la votazione palese sull'ordine del giorno n. 74 "Interventi per il rilancio della Fiat" presentato dai Consiglieri Ghiglia, Ghigo Casoni, Botta, Rossi, Cotto, Manolino, Ferrero, Pedrale, Pichetto Fratin Giovine, Lupi, Dutto, Leo il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che la Giunta regionale ha dato mandato alla Presidente Bresso per trattare l'accordo sull'area di Mirafiori e sulle altre aree di proprietà della FIAT che verrebbero acquisite da Regione, Provincia e Comune considerato che vanno accolte favorevolmente e appoggiate tutte le iniziative volte a rilanciare l'azienda automobilistica, a salvaguardare i lavoratori di Mirafiori e dell'indotto e a ricostruire la vocazione produttiva della FIAT in Piemonte.
Impegna la Presidente della Giunta regionale ad inserire, nel sottoscrivendo protocollo d'intesa, una serie di clausole di salvaguardia che colleghino inequivocabilmente lo stanziamento di denaro pubblico con la produzione a Mirafiori della grande Punto a fissare il cronoprogramma dell'accordo prevedendo esattamente il numero degli occupati e i tempi di conclusione della cassa integrazione straordinaria a non modificare la destinazione d'uso delle aree oggetto di acquisizione per almeno cinque anni a meno che non se ne venga ribadita la vocazione industriale a richiedere una congrua partecipazione della FIAT alla nuova società che gestirà le aree in oggetto a non sottoscrivere vincoli o patti di non concorrenza nell'utilizzo delle aree in acquisizione".
Il Consiglio non approva.
Indìco ora la votazione palese sull'ordine del giorno n. 75 "Intesa tra Fiat e istituzioni locali" presentato dai Consiglieri Muliere, Ricca Larizza, Boeti, Moriconi, Bizjak, Motta, Pizzale, Robotti, Turigliatto Dalmasso, Spinosa, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale valuta positivamente l'intesa raggiunta tra FIAT e le istituzioni locali (Comune, Provincia di Torino e Regione Piemonte) e il consenso dato all'intesa dalle organizzazioni sindacali considera il nuovo piano industriale presentato da FIAT elemento importante e più concreto ai fini di una svolta che può portare verso la soluzione della crisi; in questo quadro oltre ai nuovi modelli è necessario garantire la ripresa produttiva di un nuovo motore ribadisce che i fondamenti dell'intesa risiedono nel mantenimento dei livelli occupazionali di FIAT auto e conseguentemente dell'indotto nonch il rilancio della prospettiva industriale dell'azienda e del sistema produttivo piemontese.
Impegna la Presidente e la Giunta a confermare la finalità produttiva delle aree oggetto dell'intesa dando priorità alle attività di ricerca e innovazione con particolare attenzione alla mobilità sostenibile a riferire al Consiglio regionale almeno semestralmente sullo stato di attuazione degli impegni reciprocamente sottoscritti e sull'attuazione del piano industriale a valutare l'applicabilità di questo modello d'intesa, tenuto conto delle singole specificità, anche ad altre situazioni di crisi della nostra Regione".
Il Consigliere Ghiglia ha ritirato la proposta di votazione per parti separate, quindi l'ordine del giorno verrà votato nella sua integrità.
Il Consiglio approva.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14.40)



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