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Dettaglio seduta n.138 del 12/12/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


PICHETTO FRATTIN GILBERTO



(Alle ore 15.03 il Vicepresidente Pichetto Fratin comunica che la seduta avrà inizio alle ore 15.30)



GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 15.32)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri, Bresso, e Robotti.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

b) Variazione denominazione Gruppo consiliare Rifondazione Comunista (Partito della Rifondazione comunista - Sinistra europea)


PRESIDENTE

Comunico che il 12 dicembre l'Ufficio di Presidenza ha preso atto che a far data dal 30 novembre 2006, il Partito Rifondazione Comunista assume la denominazione di "Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea".


Argomento:

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla verifica del numero legale


PRESIDENTE

Il Consigliere Toselli ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Faccio presente che l'Assessore competente non è in aula, diventa difficile svolgere il nostro lavoro senza l'interlocutore.
Seconda questione. Non mi sembra che il numero dei Consiglieri di maggioranza presenti in aula, rappresenti la maggioranza dei Consiglieri.
Qual è il numero legale per deliberare? Al di là delle firme, propongo una verifica del numero legale perché così riportiamo i Consiglieri di maggioranza in aula e siamo tranquilli di procedere con la maggioranza presente.



PRESIDENTE

Stiamo verificando per darle una risposta, Consigliere Toselli. Intanto l'Assessore Taricco ha comunicato che sta per arrivare.
All'Ufficio Aula risultano 33 Consiglieri presenti. Questi quelli che hanno firmato, al di là del fatto che siano fisicamente in aula o nei corridoi.


Argomento:

Iscrizione nuovi punti all'o.d.g

Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Ordine del giorno n. 534 inerente a "Cooperativa Viticoltori dell'Acquese di Acqui Terme", presentato dai Consiglieri Cavallera, Cotto, Ferrero Botta e Rossi (iscrizione all'o.d.g.)

Argomento: Viabilità

Ordine del giorno n. 535 inerente a "Chiarezza sull'Alta Velocità" presentato dai Consiglieri Scanderebech, Burzi, Rossi, Monteggia, Novero Toselli, Nicotra, Ferrero, Cavallero, Cotto, Guida, Ghiglia, Vignale, Leo Picchetto Fratin, Pedrale, Dutto Boniperti, Casoni e Lupi (iscrizione all'o.d.g.)


PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Volevo chiedere notizia della messa in discussione dell'ordine del giorno sui viticoltori dell'Acquese. È una situazione di estrema ratio in quanto o si assume un'iniziativa oppure saremo fuori tempo. L'Assessore Taricco era d'accordo; chiedo di mettere in votazione nella giornata di oggi l'ordine del giorno n. 534.



PRESIDENTE

Consigliere Cavallera, stavo commettendo un'omissione, e me ne scuso.
Già nella seduta antimeridiana, è stata richiesta l'iscrizione, da parte del Consigliere Cavallera, di un ordine del giorno sulla "Cooperativa Viticoltori dell'Acquese di Acqui Terme". È stato altresì predisposto un ordine del giorno avente per oggetto: "Chiarezza sull'Alta Velocità" a prima firma del Consigliere Scanderebech.
Possiamo considerarli iscritti all'o.d.g.?



(L'Assemblea, tacitamente acconsente all'iscrizione)



PRESIDENTE

Il Consiglio, all'unanimità, ha approvato. Gli ordini del giorno sono iscritti.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 15.38 riprende alle ore 15.45)


Argomento: Pesca

Proseguimento esame testo unificato delle proposte di legge n. 47, 48, 58 165, inerente a "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca"


PRESIDENTE

L'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 47, 48, 58 e 165, di cui al punto 3) all'o.d.g..prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 4 Emendamento rubricato n. 1 presentato dai Consiglieri Novero, Dutto e Rossi: il comma 1 dell'articolo 4 è sostituito dal seguente: "Sono riconosciute, agli effetti della presente legge, le organizzazioni piscatorie iscritte nel registro regionale delle associazioni di promozione sociale di cui alla legge regionale 7 febbraio 2006, n. 7 (Disciplina delle associazioni di promozione sociale). Tali organizzazioni sono suddivise in funzioni delle loro caratteristiche: a) iscritte alla sezione regionale del registro e con strutture periferiche ed iscritti in possesso della licenza di pesca in almeno in quattro province della Regione Piemonte b) iscritte alla sezione provinciale del registro e con almeno centocinquanta aderenti in possesso della licenza di pesca residenti nella provincia".
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Novero, per l'illustrazione ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Ci sono emendamenti ed emendamenti. Ci sono emendamenti che vengono presentati così per "allungare il brodo", ed altri che vengono presentati per migliorare una frase. Questo è un emendamento che il nostro Gruppo ha elaborato a lungo, è sostanziale, non è puramente formale.
Sono un po' deluso da quello che ho sentito dire da alcuni Consiglieri i quali non condividono questo emendamento per un dato. Il mio Gruppo aveva avanzato una proposta, nel gruppo di lavoro, molto elaborata. Nell'ambito di tale gruppo sono state sollevate delle osservazioni che abbiamo, tutte recepite. Tutte le osservazioni secondo le quali questo emendamento aveva dei difetti, sono state recepite. Quelle dei 150 pescatori come minimo per ogni associazione, quella di essere dei pescatori e tante altre. Taglia taglia, rettifica, rettifica, siamo arrivati ad una proposta di emendamento stringatissima che tiene conto di tutte le osservazioni sollevate.
L'emendamento in oggetto avrebbe unicamente questo effetto: le associazioni riconosciute dovrebbero essere iscritte ad un albo regionale. Quando mai la Regione non riconosce i propri albi? Una Regione che istituisce albi di categoria, di associazione e che sia contraria ad un emendamento che dica che le associazioni in oggetto debbano essere iscritte ad un suo albo anziché, genericamente, ufficializzate con un documento, non va bene. Se noi abbiamo fatto un albo è perché abbiamo inserito dei requisiti che riteniamo minimali per avere certe caratteristiche. L'obbligo di iscrizione ad un albo, non dovrebbe renderci perplessi.
Inviterei, coloro che sono un po' scettici su questo nostro emendamento, a pensarci un po'. Ripeto, abbiamo recepito tutte le osservazioni, chiediamo solo che le associazioni vengano iscritte ad un albo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

Vorrei premettere che nel gruppo di lavoro il collega Novero ha dato un notevole contributo, anche perché è portatore d'esperienze di una zona molto significativa anche dal punto di vista delle attività piscatorie.
Devo commentare il suo emendamento cercando di in quadrarlo nel testo finale dell'articolo, ricordando alcune cose per il giudizio che si possono formare i colleghi.
Devo dire che in sostanza, se voi leggete bene l'articolo, c'è già un livello legislativo e operativo regionale, così come recita l'articolo 4.
Noi alla domanda se, diversamente da quello che prevedono le leggi nazionali, abbiamo o non abbiamo un livello di riconoscimento nostro, che cosa rispondiamo? Secondo me sì, perché l'articolo lo dice.
Dopodiché è chiaro che non possiamo rimandare al mittente le organizzazioni che ci sono a livello nazionale. Bisogna, obtorto collo o con convinzione, prenderne atto.
Per il resto, avendo deciso di decentrare alle Province tutta la parte operativa, vi è anche il decentramento a livello provinciale del riconoscimento con i numeri adeguati. È chiaro che se si vuole favorire anche l'autonomia locale e, come dire, l'organizzazione di quelle associazioni che sono radicate localmente e puntualmente, è meglio poterle vedere in numero medio di 150 pescatori, che è stato ritenuto un valore idoneo a livello provinciale.
una questione di lana caprina, una questione complessa. Il collega Novero, giustamente, l'ha ripresentata qui, però ci sono elementi che, a mio avviso, possono in qualche modo far valutare anche positivamente il testo che è arrivato in aula. Sono questioni da non sottovalutare. L'ho detto nel mio intervento sull'articolo 4, perché va bene la normativa, va bene tutto, ma è chiaro che per la partecipazione e l'individuazione dei soggetti deputati ad essere destinatari della norma, l'organizzazione della base ha un significato ed un'importanza notevole.
Quindi, inviterei sia i proponenti dell'emendamento sia tutti i colleghi a vederla sotto quest'ottica.
Noi, a livello legislativo regionale, prendiamo una decisione e facciamo un riconoscimento aggiuntivo a livello regionale con nostri criteri, totalmente discrezionali.
Dopodiché, avendo decentrato tutta la gestione della pesca, il livello operativo è quello provinciale che, a mio avviso, facilita, perché la Regione Piemonte è molto vasta (dovrei mettere 1.000 iscritti a livello regionale), ma questo andava a danno della partecipazione e magari non riconosceva quelle realtà che, localmente, sono invece significative.
Quindi, ritengo a questo punto che la soluzione trovata sia (se il relatore numero uno concorda) la soluzione migliore. Personalmente, non voterò contro l'emendamento Novero, ma mi asterrò, a dimostrazione della complessità della questione, che, comunque, ha trovato una soluzione ed un equilibrio e ne potrebbe magari trovare anche altri, ma non mi metto a disquisire se 120 è meglio di 150 oppure di 180, e così via.
Questo è il mio parere e mi auguro che possa in qualche modo andare avanti questa dizione. Se passa, passa il documento; se non passa, rimane un contributo per porre una questione, perché il collega Novero ha detto: "Signori, bisognerebbe avere un sistema unificato e omogeneo di riconoscimento che vale per i pescatori, per gli ambientalisti piuttosto che per gli altri soggetti interessati alla partecipazione".
Questa norma di carattere generale non c'è, e allora dobbiamo di volta in volta trovare delle soluzioni. Questo è il significato e anche la motivazione di una discussione che su questo argomento è andata anche oltre, forse, rispetti ai tempi previsti (parlo dei lavori nel Gruppo di lavoro e in Commissione). Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Intervengo per dire che quanto poco fa ha detto il Consigliere Cavallera è da noi condiviso e ci atterremo anche noi ad un voto d'astensione, per sottolineare che questo passaggio relativo al riconoscimento delle associazioni e delle organizzazioni dei pescatori. Non è semplice, ad esempio, capire come ci dovremmo comportare per quelle associazioni tipo "Amici della Tinca" di Ceresole, che l'Assessore ben conosce e che nei prossimi giorni con lui hanno già stilato l'accordo di programma per l'organizzazione a Ceresole D'Alba nel 2008 del Convegno internazionale sulla tinca. È quindi giusto delegare alle Province questo tipo di lavoro.
Credo che associazioni questo tipo, che magari non è sono proprio di pescatori, ma soprattutto di amanti della fauna ittica, potrebbero essere riconosciute a livello provinciale per la loro attività, anche perché le loro finalità rientrano nel punto b) dell'articolo 4, laddove si dice: "Promuovere e diffondere tra i pescatori con adeguate iniziative una maggiore consapevolezza e esigenza a difesa della fauna ittica e dell'ambiente naturale".
Per ciò che riguarda la fattispecie dell'associazione "Amici della Tinca" ricordo che, come dice la nota attrice Luciana Littizzetto nel film "Se devo essere sincera", la tinca di Ceresole è un prodotto di nicchia come la robiola. La Tinca è un fiore all'occhiello del paese roerino, che è pronto per il grande evento di cui dicevo. Sono contento di aver dato il via a quest'iniziativa quando ero Presidente dell'ATL Langhe e Roero.
Questa macchina organizzativa comincia a muovere i primi passi per il Convegno internazionale sulla Tinca, che si terrà nel settembre 2008, per la prima volta in Italia e per l'appunto a Ceresole d'Alba.
La Giunta provinciale di Cuneo ha approvato il protocollo d'intesa con l'Assessore all'Agricoltura (lo sa bene l'Assessore Taricco), il dipartimento di Scienze Zoologiche dell'Università di Torino, il Comune di Ceresole e l'associazione Amici della Tinca.
Questo Comitato è già al lavoro. L'obiettivo è quello di affiancare alle ragioni scientifiche dell'appuntamento, dedicato al pesce di lago allevato anche in Francia, Spagna, Repubblica Ceca, Polonia, Germania e Cina, e divenuto ormai simbolo di Ceresole, un progetto di promozione del paese roerino, di promozione e rivoluzione ambientale di quelle zone.
Un'occasione per avviare il recupero ambientale e paesaggistico, che pu avere una ricaduta positiva sullo sviluppo del turismo legato alla cultura e ai prodotti ittici, come dice la premessa al disegno di legge di cui stiamo parlando. Gli interventi più urgenti sono il ripristino delle peschiere, note come "tampe".
Per riqualificare l'habitat della tinca, sono necessarie la ripulitura degli invasi da rovi e da infestanti, la risagomatura degli argini l'asportazione dei depositi melmosi dei fondali, la manutenzione degli apparati idraulici. Oltre l'individuazione di un percorso naturalistico alla scoperta delle peschiere, che ha caratterizzato il paesaggio e lo sviluppo di iniziative e strutture per l'accoglienza dei turisti L'associazione Amici della tinca, che secondo noi ricade tra le associazioni ricomprese in quest'articolo, sta organizzando il progetto "Semi e radici" per il potenziamento della cultura della loiessa, una specie erbacea da fieno indicata a crescere ai margini delle peschiere, per individuare aree di rispetto della tutela delle acque e dei pesci che ci vivono.
Vorrei anche ricordare che a Ceresole esiste il presidio Slow Food della tinca gobba dorata del Pian Alto di Poirino, che sta per ottenere il marchio europeo DOP; in merito, c'è stata comunicazione, ripresa da La Stampa del 6 di questo mese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Io ringrazio il Consigliere Guida per il suo intervento, anche perch ci ha illustrato approfonditamente la questione delle tinche di Ceresole e la sua Associazione. Questo, peraltro, dimostra in modo assolutamente chiaro che vi è difficoltà nel definire il numero delle associazioni di pescatori rispetto alle quali legiferare, dando loro il riconoscimento qualora fossero effettivamente individuate come tali.
Dico questo, perché l'Assessore Taricco ricorderà senz'altro che l'ex Presidente della nostra Provincia, Quaglia, decise di mettere in piedi le Associazioni di volontariato della Provincia di Cuneo. A mio avviso all'epoca, fece un errore, quello di far rientrare tra le associazioni di volontariato della Provincia di Cuneo ogni tipo e forma di associazione, da quella sportiva a quella di pesca, di cultura, di turismo e via dicendo.
Ben comprendo che questo nella legge di cui stiamo discutendo non avviene anche in virtù del fatto che vi è a monte un testo unificato che ha permesso, attraverso il lavoro dei Consiglieri regionali, di addivenire a smussare quelle difficoltà o meglio quelle proposte che erano diverse originariamente.
Chiaro poi, però, che entrare nel merito e disquisire sul numero complessivo degli aderenti alle associazioni o prendere atto tout court di quanto propone il Consigliere Novero attraverso il suo emendamento è per me cosa assai difficile.
Pertanto, in sede di votazione dell'emendamento, mi asterrò, aspettando però una replica dell'Assessore, che ritengo possa essere meglio chiarificatrice, sia rispetto all'emendamento sia rispetto che ai dubbi che abbiamo complessivamente espresso sull'articolo. Grazie.



PLACIDO ROBERTO


Argomento: Varie

Saluto alla Scuola Media "C. Curioni" di Romagnano Sesia


PRESIDENTE

A margine di questa discussione, mi fa piacere salutare gli allievi della Scuola Media "C. Curioni" di Romagnano Sesia, che sono in visita al Consiglio regionale.
Benvenuti. Stiamo lavorando ad una legge regionale in materia di pesca e si stanno esaminando le correzioni (gli emendamenti) da apportare a questa proposta di legge.
Mi auguro che la visita sia di vostro gradimento.


Argomento: Pesca

Proseguimento esame testo unificato della proposta di legge n. 47, 48, 58 165, inerente a "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca" (seguito)


PRESIDENTE

Non ho altri iscritti a parlare. Do ora la parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Grazie, Presidente. Sugli emendamenti e sulle considerazioni che anche nel dibattito generale sono state svolte relativamente a questo articolo mi preme fare alcune sottolineature.
La prima si riferisce alla dicitura contenuta nell'articolo e che individua in 150 il numero minimo delle associazioni, rendendolo per derogabile dalle Province con la previsione di un minimo di 25 aderenti fino ad un massimo di 500.
Questa considerazione nasce dal fatto che in Piemonte abbiamo Province con realtà territoriali della pesca molto, molto diversificate. Si è dunque cercato di soddisfare l'esigenza di contemperare Province come Torino, dove l'individuazione del numero minimo in 500 permette di selezionare le organizzazioni realmente rappresentative, e Province come quella di Asti dove la stragrande maggioranza delle organizzazioni ha un numero di soci intorno ai 30-40 soci, quindi con la necessità di avere un numero minimo molto più basso, perché diversamente nessuna organizzazione avrebbe i numeri per poter essere selezionabile e individuabile come organizzazione di riferimento.
Questa è l'interpretazione della norma, così come è scritta.
Per quanto concerne l'emendamento presentato da Consigliere Novero, mi preme solo dire che le rappresentanze sono state oggetto di una lunghissima discussione in Commissione, che è poi approdata all'individuazione di quel testo così come oggi proposto e formulato dalla norma.
Raccogliendo le indicazioni del Gruppo tecnico - e che condivido - è parso opportuno non individuare come criterio determinante quello dell'iscrizione al Registro delle Associazioni di promozione sociale che non hanno direttamente a che fare con questo specifico di legge. Quindi, in questo senso, mi sento di chiedere al Consiglio di non accogliere l'emendamento, perché snaturerebbe l'equilibrio individuato all'interno del lavoro del Comitato Tecnico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero per dichiarazione di voto.



NOVERO Gianfranco

Io non parto mai dal presupposto di aver ragione, quindi ascolto sempre attentamente tutto. Nonostante ciò, voterò a favore, perché dopo aver appreso che i cefali sono pesci di acqua dolce e aver sentito che le tinche, anziché nelle "bose" di pianura vivono anche a Ceresole (cosa che io ho mai saputo)... Sento anche che le associazioni devono sempre avere almeno 150 aderenti.
Ma qui parliamo di iscritti e - chiedo scusa, Assessore - io ho letto attentamente l'approfondimento in merito alle Associazioni di promozione sociale fatto - ritengo - dagli uffici tecnici quando non ero ancora Consigliere. Ho adeguato totalmente il mio emendamento alle osservazioni di questa pagina, quindi non vedo come possa andare in contraddizione. Motivo per cui voterò a favore.
Poi, per carità, non mi offendo per il voto che potrà essere diverso: sono abituato.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 1, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario (il relatore ha annunciato l'astensione) Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori (relativamente al numero legale)


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi: ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Chiedo solo qual è il numero legale, oggi pomeriggio.



PRESIDENTE

Il numero legale è 31, ed è assicurato.


Argomento: Pesca

Proseguimento esame testo unificato della proposta di legge n. 47, 48, 58 165, inerente a "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca" (seguito)


PRESIDENTE

Non essendoci altri emendamenti, indìco la votazione palese sull'articolo 4.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 5 Passiamo all'esame dell'articolo 5, sul quale sono stati presentati tre emendamenti rubricati n. 10, 11 e 18.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Presidente, che cosa sono i Comitati dei bacini di pesca? L'articolo 5 al comma 4 dice: "Le Province stipulano convenzioni con i Comitati di bacino... per la tutela della fauna ittica, autoctona, la valorizzazione e la conservazione degli ambienti naturali, nonché i centri ittiogeni e l'esercizio delle attività di vigilanza volontaria".
Noi riconosciamo ai Comitati dei bacini di pesca un ruolo di controllo e di promozione. Naturalmente dovrebbe essere poi la Provincia interessata a...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Guida. Mi rendo conto che non tutti possono essere interessati alle dotte disquisizioni del collega Guida o degli altri colleghi che intervengono, però vi pregherei, se non interessati, di consentirci comunque di ascoltare. Grazie.



GUIDA Franco

Bisognerebbe stare muti come pesci! Tornando al tema, cosa può fare la Provincia su delega della Regione? Riconoscere un ruolo al comitato, un ruolo che è quello della promozione e del controllo delle attività.
Però non è un'esperienza soltanto nazionale, piemontese e europea, ma è un'esperienza internazionale quella dei Comitati dei bacini, per cui non abbiamo fatto altro che fare una comparazione di diritto internazionale e abbiamo cercato di riproporre anche nella nostra norma passaggi comuni anche ad altre legislazioni e di altri paesi.
Quindi, l'articolo 5 mette il punto su come il Comitato di bacino possa diventare lo strumento per la difesa della fauna ittica, un'esperienza non soltanto italiana.
L'articolo in questione cerca di definire i Comitati di bacino di pesca come strutture associative di diritto privato, regolamentate e costituite con atto pubblico perseguenti finalità in armonia con la presente legge ed operanti nell'ambito territoriale del bacino. Un contributo alla definizione e al ruolo ambientale della difesa della fauna ittica come scritto nel comma che ho citato prima ci può venire anche dalla benemerita associazione di slow food che, tra l'altro, ha sede in Piemonte, che ha istituito un premio per quei comitati di bacino a livello internazionale che sono impegnati nella conservazione di specie in via di estinzione e in pericolo a causa dell'inquinamento.
Recentemente, soltanto pochi mesi fa, è stato premiato il Comitato di bacino Dal-ko in Turchia. Il Bacino di pesca della cooperativa è situato sul lago Koycegiz, quindi si tratta di una situazione simile alla nostra visto che abbiamo dei laghi importanti come il Lago Maggiore.
Il Bacino di cui parliamo aiuta ed è di sostegno all'attività dei pescatori della Dal-ko e la sua attività consiste tra l'altro nel posizionare reti o gabbie per trattenere i pesci, per controllarli, per rimetterne in libertà alcuni e per studiarne altri. Quindi, è un'attività di studio anche di carattere scientifico della fauna ittica di quel lago.
Questa cooperativa, quella del Dal-ko che lavora all'interno del comitato di cui ho parlato prima, oltre a produrre importante quantità di prodotto ittico per i commerci, ha questa caratteristica: si è ritagliata uno spazio nell'attività di una produzione di nicchia, come la chiamerebbe qualcuno, il cosiddetto "haviar", che non è nient'altro che una riproposizione del più comune termine di "caviar", che in Turchia ovviamente si chiama in un altro modo.
Quest'area come molta parte della Turchia è anche tradizionalmente dedica all'apicoltura e i prodotti di miele da sempre sono in contatto con i pescatori, ai quali vendono la cera per conservare l'haviar.
Quindi, il legame sul territorio tra le varie attività (il sale, il pesce d'acqua dolce, la cera) è sempre stato forte e ha contribuito all'economia dei ceti rurali.
Ditemi se questo inciso non è assolutamente già previsto nella premessa alla presente legge, dove noi parliamo dell'attività pescatoria come attività di controllo e di promozione della fauna ittica, ma anche dell'ambiente circostante, come ho detto prima parlando della tinca di Ceresole, quando dicevamo che è in atto anche lo studio per il ripopolamento non soltanto dei pesci ma anche di colture attorno ai tanti laghi che vi sono.
La cooperativa vende il suo prodotto, anche pesci freschi, in tutto il mondo e non ha una rete di vendita ne di esportazione organizzata, ma attraverso il movimento di Slow Food è entrata a far parte della cosiddetta "rete dei presidi".
Le acque del lago sono pubbliche, come da noi, chiunque vi può andare a pescare e questo poteva rappresentare un problema per la sopravvivenza dei pesci. Invece attraverso l'attività del Comitato di Bacino si è potuto in qualche modo coordinare l'attività dei pescatori.
Perché il premio Slow Food per i Comitati di Bacino. Gli sforzi che in questi dal Dal-ko ha compiuto per preservare il lago e proseguire con la produzione di "haviar" hanno fatto sì che nonostante i potenziali pericoli dati dall'affluenza turistica, dalle tante minacce all'ambiente, si sia riusciti in questa zona della Turchia a mantenere intatto o comunque a preservare al massimo la fauna ittica e l'ambiente circostante il lago.



PRESIDENTE

Consigliere Guida, la invito a concludere.



GUIDA Franco

Ecco dunque - e ho concluso - come un Comitato di bacino persegue efficacemente le finalità ambientali di tutela della fauna ittica.
Presidente, lei mi ha interrotto e ho dovuto tagliare ben due pagine di questo intervento che proponeva l'esempio di un Comitato di bacino come quello che vogliamo regolamentare nella nostra legge.
Tenga presente, signor Presidente, che l'economia del lago non soltanto in Italia ma anche in Europa sta lentamente ma costantemente deviando verso il turismo, come sa anche l'Assessore Manica.
I pescatori hanno delle enormi difficoltà, cambiano lavoro, aprono pensioni, caffetterie e bar e in qualche modo abbandonano la tradizione che il Comitato di bacino, anche attraverso questa attività prevista al comma 4 dell'articolo 5 e cioè "a tutela della fauna ittica autoctona, la valorizzazione e conservazione degli ambienti naturali nonché i centri per l'esercizio della vigilanza volontaria possono continuare a mantenere".
Credo che dobbiamo prendere esempio anche dalla Turchia, paese lontano da noi con tante difficoltà, ma che nell'ambito della pesca di lago ci ha dato un chiaro esempio di come può funzionare un Comitato di bacino secondo quanto la nostra legge e il nostro provvedimento sicuramente intende.
Mi riservo di intervenire per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

Grazie, Presidente.
Su questo articolo si affronta un tema estremamente interessante perch riguarda una serie di competenze che le Province possono assegnare con i Comitati di bacino tramite delle convenzioni. Queste competenze, sottoforma di attività o iniziative, riguardano chiaramente il bacino di pesca e riguardano anche la tutela dell'ambiente. Infatti "tutela della fauna ittica autoctona, la valorizzazione e conservazione di ambienti naturali vigilanza" sono una serie di competenze estremamente importanti. Significa delegare competenze di vigilanza a dei Comitati di bacino e vigilanza significa preparare le persone nei compiti affinché queste persone siano affidabili ed effettivamente eseguano il mandato che viene loro conferito.
Non solo: persone che per fare attività di vigilanza devono chiaramente girare sul territorio e quindi possono essere soggetti attivi nella segnalazione e nella denuncia di attività eventualmente illecite, ma non solo, anche di danni all'ambiente o depauperamento dello stesso.
In riferimento a ciò, vorrei concludere il mio discorso iniziato la scorsa seduta (anzi, due sedute fa) sulla situazione attuale dei bacini fluviali, non solo quelli dei fiumi principali (che, per il nostro territorio, potrebbe essere quello del Po), ma anche di tutti gli affluenti del Po, dei corsi d'acqua secondari e di tutte quelle zone chiamate "zone umide" o "langhe" che, intorno ai bacini fluviali o in prossimità dei fiumi principali (come dico, può essere preso come corso principale quello del Po), oggi hanno dei problemi.
Fino a cinquanta o sessanta anni fa, gli ambienti fluviali erano costituiti da un insieme vario, interessante ed utile di situazioni in assoluta evoluzione; queste langhe, questi specchi d'acqua o aree umide si spostavano a seconda delle annate, ma erano comunque presenti lungo tutto il corso dei fiumi e degli affluenti. Difatti, si potevano vedere terreni ondulati, lentamente degradati verso i fiumi, le ramificazioni degli alvei le numerose isole ricoperte di alberi, oppure le lingue di ghiaia e di sabbia emergenti dalle acque, i meandri, le insenature, gli approdi naturali, i sabbioni, le spiagge, le alternanze di rapide e valli, langhe mortizze, sorgive, stagni e canneti. L'insieme, poi, era ancora contornato da fasce più o meno estese di boscaglie e boschi vari, fitti e spontanei: c'erano, ad esempio, le piante più comuni come i salici, le robinie, i pioppi bianchi e neri, le farnie, gli ontani, gli olmi, i frassini, i carpini, gli aceri, i tigli. Il tutto era riccamente abitato da una vasta fauna acquatica, aerea e terrestre, che aveva un habitat eccezionale: voglio ricordare il gambero (lo avevo già accennato in precedenza), lo stesso storione, la trota marmorata, addirittura c'erano tartarughe l'airone, che adesso è tornato ad essere abbastanza presente, la lontra, la volpe.
L'intera zona fluviale aveva una sua caratteristica di unicità e preziosità, in quanto era l'unico luogo della Pianura Padana poco antropizzato, piacevolmente e liberamente percorribile e usufruibile via terra e via acqua.
Tutto questo, purtroppo, è stato in buona parte distrutto o snaturato profondamente, e ora si sta tentando, con questi interventi di canalizzazione effettuati lungo i nostri fiumi, di concludere quest'opera di distruzione.
L'area della Pianura Padana, poco antropizzata, è stata, di fatto colonizzata in modo massiccio, nel senso peggiore del termine, perché si sono distrutti anche i presupposti indispensabili all'esercizio dell'attività di pesca, di quelle educative, scientifiche e ricreative legate all'ambiente fluviale.
I rimodellamenti, le canalizzazioni degli alvei con le prismate di cui parlavamo la volta scorsa - i famosi cubi di cemento gettati sugli argini che impediscono di fatto il contatto fra le acque di falda superficiale e sotterranee, fra l'ambiente circostante e i corsi d'acqua, che aumentano la velocità di scorrimento delle acqua, con un conseguente dilavamento e danneggiamento delle aree non ovviamente coperte di cubi - portano ad un danneggiamento complessivo dell'ambiente.
Snaturando i fiumi, si sono sradicate non solo la flora e la fauna, ma anche il legame fra i fiumi e la popolazione, laddove l'ambiente, le tradizioni fluviali e la pesca come fonte alimentare erano sentiti, vissuti e praticati da secoli.
A prova di ciò, si confronti il gran numero di barche che erano attraccate lungo il Po e i suoi affluenti solo qualche decennio fa, con una presenza attuale assai ridotta. Oggi, forse, si osservano più fuoristrada sui ghiaioni che barche in acqua.
Non solo danni, come stavo dicendo, alle attività di pesca o ricreative, dal momento che i giovani che andavano a giocare lungo le sponde dei fiumi sono oramai quasi completamente scomparsi. Ma vi è stato anche un forte danno alla qualità delle acque; e quando si crea un danno del genere, indubbiamente si cagiona un danno anche alle specie ittiche presenti nelle stesse.
Le canalizzazioni e i rimodellamenti artificiali dei fiumi comportano il restringimento degli alvei e aumentano la profondità delle acque. Ci diminuisce la superficie di contatto tra aria e acqua, i rimescolamenti tra acqua profonda e superficiale, ma anche l'apporto all'acqua, soprattutto a quella di fondo, dell'ossigeno necessario alla vita degli esseri acquatici e all'ossidazione delle sostanze inquinanti.
Inoltre, eliminando artificialmente le sponde, lentamente degradanti verso le acque, le isole e le ampie ramificazioni degli alvei, rendendo impossibili nuove divagazioni dei medesimi, si va a diminuire la possibilità che le melme di fondo, ricche di sostanze organiche, si trovino in secca e siano trasformate dai batteri aerobi e dagli agenti atmosferici in terreno fertile. Ne avevamo già parlato, perché questa canalizzazione dei fiumi di fatto impedisce le esondazioni controllate e dolci dell'acqua e del limo e quindi addirittura i terreni che non vengono più coperti da questo terreno fertile, una volta trasformato da questi batteri aerobici di fatto si impoveriscono, perché l'acqua che fuoriesce lo fa solo in condizioni di particolari piene; piene molto violente che, quando avvengono, tolgono addirittura ancora gli strati superficiali migliori del terreno e li ritrasportano verso la foce del fiumi.
Tali melme imputridiscono, perché restano sul fondo degli alvei e in mancanza di ossigeno producono sostanze tossiche, tra le quali idrogeno solforato e ammoniaca, e vengono poi trasportate dalle piene al mare contribuendo alla sua eutrofizzazione. Quante volte, quando ci si avvicina ad un corso del fiume e magari si tocca il fondo, si vede proprio questa melma maleodorante, di colore scuro, veramente sgradevole.
Si riducono così le capacità di autodepurazione dei fiumi, che diventano sempre più simili a fognature. Non dimentichiamo che nei corsi d'acqua, purtroppo, vengono ancora scaricate acque non depurate.
Ma anche quando vengono scaricate acque preventivamente depurate, non si tratta di certo di acque potabili. Quindi diventano sempre più simili a fognature.
A questo punto, ci si chiede perché spendere centinaia e centinaia di miliardi per installare, da una parte, i depuratori delle acque, e dall'altra parte, le prismate, canalizzando in modo non controllato i fiumi, e ottenendo, alla fine, effetti assolutamente opposti rispetto a quelli preposti, con corsi d'acqua sempre più simili a canali e sempre più pericolosi per le popolazioni rivierasche, per i paesi, per le città e per le case che si trovano in prossimità degli argini - quando le acque rompono gli argini, diventano molto pericolosi - e con un peggioramento della qualità delle acque (in estate spariscono, in inverno magari sono eccessive), con la conseguente una diminuzione della presenza dei pesci, in particolare quelli autoctoni, della qualità degli stessi e quindi della possibilità per i pescatori e per gli appassionati di poter pescare e prelevare dalle acque prodotti vari, ma anche di buona qualità.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
L'articolo 5 è molto importante, perché, in sostanza, è il risultato (come testo) di un compromesso, definiamolo così, attribuendo al termine "compromesso" un significato importante, perché tutto sommato sintetizza diversi modi di vedere oppure diversi approcci al problema.
Così com'è, l'articolo 5 dà spazio in questo settore ad un principio di sussidiarietà: vi è il riconoscimento della supremazia pubblica in termini di organizzazione del sistema, ma la gestione vede pariteticamente, almeno in teoria, la presenza sia dell'Ente territoriale - il Comune - sia delle associazioni, laddove esistono, perché è chiaro che il Comune c'è sempre ed è una possibilità che viene data alle associazioni di settore.
A questo punto credo che si sia veramente raggiunto un equilibrio importante perché, tutto sommato, i Comuni hanno l'esigenza e l'obiettivo di valorizzare una risorsa naturale esistente sul loro territorio e le associazioni piscatorie hanno tutto l'interesse a collaborare per fare in modo che le acque siano più limpide possibili - mi riferisco alla qualità delle acque - affinché la fauna sia più adeguata, dal punto di vista dell'ambiente, al corso d'acqua, alla sua altitudine e alle sue vocazioni anche da un punto di vista della pesca.
Tutto sommato, i commi dell'articolo riconoscono alcuni punti in particolare. Innanzitutto, il piano organizzativo complessivo esteso dalla Regione, in quanto i bacini sono definiti sulla base della pianificazione regionale. Come nell'articolo precedente, però, non è la Regione che materialmente organizza il singolo bacino, perché la gestione coerentemente in tutta la legge, viene lasciata a livello provinciale.
Personalmente credo che si sia attuato e applicato un principio di sussidiarietà orizzontale ed uno di sussidiarietà verticale. Ovviamente ci sono le facoltà date alle Province, e non obblighi, nelle quali in certe zone la Provincia non ha la possibilità di effettuare interventi diretti quindi è inutile che si vada ad appesantire troppo la struttura pubblica.
C'è la possibilità di avvalersi di questi Comitati di bacino per attuare tutta una serie di iniziative che possono essere a loro affidate.
Allo stato degli atti ritengo che non si poteva trovare una soluzione più indicata. Non dobbiamo dimenticare che questa legge è stata discussa anche da parte della Giunta con la conferenza Regioni-Enti locali, per cui è vero che il Consiglio è sovrano e può apportare una serie di modifiche ma non può, a mio avviso, stravolgere tutto l'impianto, salvo dover ripassare in conferenza Regioni-Enti locali. Questo è un dato di fatto che deve essere considerato.
Allo stesso modo abbiamo lavorato anche in sede tecnico-scientifica senza dimenticarci il contributo dato dagli esperti che rappresentavano i vari gruppi. Un eventuale stravolgimento delle norme, quindi, incrinerebbe questo rapporto di fiducia.
Ritengo di aver illustrato l'articolo 5, che mi sembra mantenga, anche alla luce degli emendamenti presentati, la sua validità.
Vorrei fare ancora un accenno sull'emendamento presentato dal collega Novero e dai colleghi de La Lega Nord.
Personalmente ritengo possa essere valutato favorevolmente. Chiedo un parere all'Assessore, ma ritengo che allargare lo spettro di azione di quello che può essere affidato al Comitato di bacino sia un fatto positivo.
Forse la dizione trovata era di carattere generale e quindi si poteva pensare che fosse esaustiva, ma se il collega presenta un'integrazione a tale definizione, ritengo si possa valutare positivamente.
Per questa ragione, Presidente, mi auguro che l'articolo venga approvato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Questo articolo segue il ragionamento fatto finora per gli articoli precedenti, cioè la necessità di non dare solo un indirizzo, ma una gestione che sia sussidiaria della legge.
Ritengo che gli articoli 2-3-4-5, cioè partendo dalla funzione della Regione per arrivare a quelle delle Province e dei Comitati dei bacini di pesca, individuino correttamente, non solo gli indirizzi che la normativa regionale intende dare, ma anche la modalità di attuazione della norma in oggetto, dapprima con l'individuazione delle Province e poi, al di là della rappresentanza, con l'individuazione delle funzioni dei Comitati di bacino.
Tali Comitati sono particolarmente importanti, così come sono stati definiti all'interno della norma, non solo perché hanno la finalità di organizzare le iniziative e le attività di carattere piscatorio, ma perch riguardano anche, come si dice nell'articolo, la tutela della fauna ittica autoctona, la valorizzazione degli ambienti naturali e l'esercizio e l'attività di vigilanza. Il fatto che ai Comitati di bacino, riconosciuti ed individuati dalle Province, vi partecipino anche associazioni e organizzazioni piscatorie, mette insieme un po' tutti i soggetti coinvolti dalla norma in oggetto, quindi non solo le Province, ma anche gli Enti comunali, le associazioni e le organizzazioni.
particolarmente importante il fatto che ad essi venga dato l'affidamento inerente le attività e le iniziative relative al bacino di pesca. Se poi leghiamo questo articolo con l'articolo 10 si comprende leggendoli, come vi sia una sussidiarietà ancora più bassa, con la possibilità, per alcune tipologie, di gestione da parte dei singoli Comuni.
altresì importante il fatto che i bacini abbiano il compito della gestione e dell'affidamento delle attività, che può riguardare i bacini stessi, ma anche affidarli a soggetti terzi individuati dalla norma. Anche in questo caso si segue quel filone logico fino a questo punto individuato dalla normativa, dando un peso importante, non solo alle istituzioni, ma anche alle organizzazioni piscatorie.
Certamente vi sarà un'importante necessità, da parte delle Province, di individuare, nel modo più omogeneo e corretto, i bacini di pesca. È un compito che sicuramente le Province sapranno fare meglio di quanto non avrebbe potuto fare la Regione Piemonte.
Riteniamo, pertanto, che sia corretto che i soggetti che meglio conoscono il territorio, possano avere la possibilità di individuare queste strutture associative che, in qualche modo, di concerto con le province sono i veri soggetti attuatori della legge.
Al di là degli emendamenti presentati e sui quali esprimeremo il nostro parere, crediamo che l'articolo 5, così come gli articoli precedenti, non soltanto nella valutazione del singolo articolo, ma in una valutazione logica, relativamente agli indirizzi e alle modalità di gestione che la norma ha dato, sia un articolo che tenga conto di questa sensibilità e che possa dare buone modalità e una buona attuazione della legge regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nastri; ne ha facoltà.



NASTRI Gaetano

Grazie, Presidente.
L'articolo 5 prevede la costituzione dei comitati di bacini di pesca ai quali partecipano associazioni che sono riconosciute anche dagli enti comunali. Tali comitati, come prevede l'articolo 5, vengono affidati alle Province: dovrebbe essere questa l'intenzione della legge. Le Province saranno affidatarie di attività riguardanti la pesca dilettantistica, ma anche la tutela della fauna autoctona, la sua conservazione dagli ambienti naturali e, soprattutto, quello che secondo me è più importante: la vigilanza volontaria.
chiaro che questo risulta essere un ambito di interventi estremamente ampio, essendo così ampio anche un notevole impatto sul sistema della pesca e della sua gestione a livello di bacino.
Innanzitutto, l'istituzione di un comitato di bacino dovrebbe essere una libera forza di associazionismo per nulla influenzata - in questo caso promossa per legge - dall'ente pubblico. In primis, l'eccesso di input da parte di un ente tipicamente politico, quale la Provincia, potrebbe dare luogo a determinate forzature ed indirizzi di chiaro intendimento politico.
Peggio, se questo input dovesse essere partitico potrebbe, inevitabilmente ripercuotersi nel mondo dell'associazionismo dei pescatori. Ciò potrebbe ingenerare possibili contrasti che, nel merito, poco o nulla avrebbero a che spartire con le problematiche gestionali nell'ambito della pesca, ma che si risolverebbero in decisioni dipendenti dallo schierarsi con una o con l'altra parte politica.
Il mondo dell'associazionismo ha anche il legittimo diritto - questa secondo me, sarebbe la cosa più importante - di scegliersi le forze di coordinamento che più ritiene opportuno. Opportuno ma, soprattutto, anche funzionale allo scopo precipuo per cui sono nate, cioè l'esercizio della pesca. Quindi non vi è la necessità, tanto meno, l'opportunità di riproporre, nelle associazioni dei pescatori, schemi rigidamente vincolati all'appartenenza politica che spesso caratterizzano l'ente provinciale.
Come avevo già evidenziato per l'articolo 4 (relativamente alle organizzazioni piscatorie riconosciute), non è corretto che il parametro vincolante per la loro partecipazione al comitato di bacino sia estremamente riduttivo, soprattutto rispetto alle realtà del territorio.
Realtà in cui l'effettivo operato non viene minimamente preso in considerazione.
I vincoli legati al riconoscimento (le associazioni devono essere riconosciute a livello nazionale, con iscritti in almeno quattro province o, in alternativa, come prevede l'articolo 4, con almeno 150 iscritti) non danno la possibilità a circa 300 associazioni piscatorie, che attualmente operano sul territorio piemontese, di partecipare ai comitati, pur avendo tali associazioni un'importanza strategica dal punto di vista locale. Le associazioni, non essendo iscritte, non possono partecipare alla formazione di queste cariche. Non solo per quanto riguarda l'importanza che rivestono a livello locale, ma anche per l'attività svolta e soprattutto - spesso si dimentica - per la competenza specifica.
Anche la deroga prevista per le Province, che varia in base al numero di iscritti (da un minimo di 25, come prevede l'articolo 4, ad un massimo di 500), chiaramente non appare garantista della realtà effettivamente presente sul territorio. La struttura che oggi si intende dare ai comitati dei bacini di pesca, nella sua funzione, presenta anche una notevole somiglianza con gli ambiti di caccia. E presente a stessa propensione, ad un possibile conseguente frazionamento gestionale del territorio, che è deleterio non solo per il mondo piscatorio, cioè quello dei cosiddetti fruitori, ma, anche e soprattutto, per la valorizzazione e la protezione degli ecosistemi acquatici e della fauna ittica. Ecco perché, come avevo detto per l'articolo 4, soprattutto alla lettera f), diventa fondamentale sempre più che si crei questa sinergia e collaborazione con le istituzioni.
L'organizzare manifestazioni sportive in materia di pesca, secondo me è uno degli aspetti più importanti e anche fondamentali per quanto riguarda la pesca. Fondamentale perché quando si parla di pesca non si parla soltanto di sport, ma anche qualcosa dal punto di vista sociale. Sociale significa aggregazione, aggregazione significa portare, in determinati ambiti, persone che possono usufruire di vantaggi.
Sicuramente l'articolo 5 è importante, ma alle associazioni vengono precluse molte facoltà di scegliere e di decidere. Quando si parla della costituzione del Comitato di bacino, promosso dalla Provincia interessata anche su iniziativa dei soggetti di cui al comma 2, sentito il parere del comitato Consultivo provinciale sui bacini di pesca individuata in coerenza con la pianificazione regionale di cui all'articolo 10, non viene visto l'articolo nella sua interezza. Lasciare soltanto alle Province il compito di scegliere crea, secondo me, dei grossi problemi. Sarebbe più giusto far sì che le associazioni creino al proprio interno dei comitati. Ecco perch l'articolo di cui stiamo discutendo è molto simile, cioè la struttura che si vuole conferire ai Comitati di bacino, nella sua componente e nelle sue funzioni, presenta appunto una notevole somiglianza con gli ambiti di caccia.
Quindi sarebbe opportuno non ripetere gli stessi errori. La somiglianza con gli ambiti di caccia ripropone la stessa propensione ed anche un possibile conseguente frazionamento gestionale del territorio, che sarebbe deleterio non solo per il mondo piscatorio, quindi per il mondo degli stessi fruitori, ma anche e soprattutto per la valorizzazione e la protezione degli ecosistemi acquatici della fauna ittica.
Ecco perché sarebbe opportuno non ripetere lo stesso errore e cercare di modificare, perché, come recita l'articolo 1, i Comitati dei bacini di pesca sono strutture associative di tipo privato e sono regolarmente costituiti con atto pubblico, quindi hanno come finalità l'armonia, cosa che questa legge prevede solo in parte e non in pieno. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Più ad uso del verbale che dei colleghi che lo sapranno, voglio precisare che purtroppo non ho partecipato al Gruppo di lavoro per un dato banale: non ero Consigliere. Tuttavia, mi sono documentato su tutto il lavoro fatto, ho presentato l'emendamento precedente in base ai lavori del Gruppo ma, adesso, ho delle domande che, fossi stato presente, magari avrei fatto prima. Chiedo lumi all'Assessore.
Al punto 2 è scritto: "Ai comitati di bacino partecipano associazioni e organizzazioni pescatorie riconosciute". Quella "e", grammaticalmente pu dividere e unire, non è detto, per cui posso interpretare in questo senso: "associazioni" sono una cosa, "organizzazioni pescatorie riconosciute" un'altra cosa.
Se interpreto la "e" come disgiungente, un'associazione della mia parte, molto attiva, che di solito lavora bene, anche se è contro la pesca e contro la caccia, ma che ha un atteggiamento di lavoro positivo per la protezione dell'ambiente anche piscatorio, sarebbe esclusa. Se la "e" è una congiungente, un'associazione può partecipare; se invece s'intende associazioni e organizzazioni piscatorie riconosciute, quindi quelle di cui all'articolo precedente, poi ci sono gli enti comunali e un'associazione non piscatoria non può partecipare.
Allora mi chiedo (non so se questa è la definizione giusta) se gli enti partecipanti possono solo essere enti comunali o legati alle organizzazioni pescatorie riconosciute. Poiché abbiamo una legge che ha un titolo molto bello ("Gestione della fauna, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca"), la regolamentazione della pesca è l'ultimo oggetto, no? Anche se la chiamiamo legge sulla pesca, in realtà a me pare che la legge nel suo insieme mette la pesca all'ultimo posto. Tra l'altro, la trovo una dicitura molto positiva, perché è molto attenta ai primi due punti, la gestione della fauna e degli ambienti acquatici. Ripeto, è proprio un'osservazione che mi è venuta in mente adesso, quindi sapete il motivo dell'eventuale esclusione o dell'inclusione.
Secondo me, bisognerebbe vedere a quale titolo un'associazione pu partecipare.
Ma un'associazione che abbia a cuore la conservazione dell'ambiente acquatico e della fauna. Qui faccio un esempio. Il 90% di noi non vive più nell'ambiente rurale, ma chi ci vive sa benissimo una cosa: ogni anno vedo un'ecatombe di migliaia e migliaia, forse milioni, di pesci che muoiono perché si toglie l'acqua. La vita dei fossati per me è una delle cose più belle della nostra campagna. Normalmente il cittadino guarda il torrente e il fiume, ma un fossato è ricco di vita forse più del fiume e del torrente ma lì nessuno ci fa caso, lì vivono e muoiono pesci.
Guardate che nella nostre zone di campagna le bialere sono sempre state piene di trote e di altri pesci.
Fino a pochissimi anni fa, in occasione dell'asciutta annuale, i pescatori si organizzavano in squadre e, quando l'acqua si restringeva andavano a raccogliere i pesci nei rigagnoli per buttarli nei fiumi. Voglio dire che, secondo me, in una legge come questa, le associazioni non pescatorie, ma che si occupano di fauna e di ambiente, dovrebbero esserci poi, magari, è un'idea stramba, perché i compiti di questi Comitati sono diversi. Ma a me pare che questi Comitati dovrebbero avere anche quest'attenzione.
Vorrei che l'Assessore mi desse l'interpretazione autentica di quella frase, che trovo comunque un po' ambigua.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cirio; ne ha facoltà.



CIRIO Alberto

Grazie, Presidente.
La pesca in generale, anche se qui si parla di pesca sotto il profilo sportivo, è evidentemente di uno sport che ha le sue tradizioni e che affonda le sue radici storiche in tempi molto antichi. Ma si parla di pesca anche come fenomeno di aggregazione sociale, come opportunità di incontro come occasione in cui le persone possono stare insieme o unirsi accomunate da un elemento di passione. La pesca ha un livello di dignità pari a quella che possono avere le passioni e le attività che nella vita ogni persona è libera di frequentare e intraprendere.
Il mio ragionamento parte dalla considerazione che non si deve ridurre la pesca a un qualcosa di sportivo, ma che va considerata come un fenomeno di aggregazione sociale. Credo che la pesca debba essere anche analizzata e considerata sotto il profilo della rilevanza turistica che la sua pratica può rappresentare.
Prima era in aula l'Assessore al turismo, mi spiace che adesso non sia presente.
Io credo che sia veramente importante sottolineare quelle che possono essere le valenze turistiche di investimenti sulla pesca. L'articolo 5 ci parla infatti dei Comitati dei bacini di pesca, e credo che proprio sulla scorta delle considerazioni esposte in premessa del mio intervento, sia necessario sottolineare come non si debbano porre lacci o laccioli all'interno della determinazione dei Comitati, perché dal momento che parliamo di un fenomeno di aggregazione sociale questo rischierebbe inevitabilmente di costituire un vincolo, una sorta di freno all'aggregazione sociale.
Il comma 1, infatti, ci parla dei Comitati dei bacini di pesca come fenomeni associativi di diritto privato vero e proprio, puri; strutture associative in cui il pubblico (gli Enti comunali) ha una parte. Trovo profondamente intelligente la possibilità per i Comuni di partecipare ai Comitati in forma non singola, ma in forma aggregata; ciò in quanto la forma aggregata permette di consorziare più Comuni, soprattutto Comuni che spesso si trovano a condividere fenomeni geografici di laghi che interessano geograficamente la competenza istituzionale di più realtà e di più Enti pubblici.
Dal momento che questo è un fenomeno di partecipazione pubblico privato, c'è il rischio che quando noi andiamo a coinvolgere le associazioni e poniamo dei lacci, dei freni, degli obblighi, dei doveri formali troppo esigenti e troppo profondi, o troppo coercitivi, sotto certi aspetti, invece di favorire la partecipazione dei privati e delle associazioni, rischiamo di disincentivarla.
Credo dunque che la stesura dell'articolo 5 non potrebbe essere diversa, ma nello stesso tempo sarà necessario, in sede di applicazione della norma, utilizzare il dovuto buon senso per far sì che queste previsioni troppo stringenti non rischino di paralizzare il fenomeno associativo; fenomeno associativo che è profondamente importante.
Inoltre, non bisogna dimenticare che, nel caso in esame, si prevede una sorta di cascata di competenze. Le competenze passano dalla Regione alle Province, per poi passare ai Comitati dei bacini di pesca. In questa cascata di competenze non si deve correre il rischio di perdere l'impronta che si vuol dare all'azione del Comitato di bacino; azione che può avere delle rilevanze veramente importanti per un territorio.
Il collega Guida parlava in precedenza di un Comitato di bacino che non è solo lo strumento di difesa della fauna ittica, ma diventa anche uno strumento di valorizzazione e di promozione turistica per un territorio. Lo hanno fatto in Turchia: quello citato della cooperativa dei pescatori del Dal-ko è un caso emblematico di come si sia riusciti a creare, da un Comitato di pesca, uno strumento per la valorizzazione e la tutela della fauna ittica, creando, nello stesso tempo, uno strumento per la tutela, la valorizzazione e la promozione turistica di un territorio.
Credo dunque che quando si parla di convenzioni - e arrivo al comma 4 si debba veramente considerare che queste rappresentano e rappresenteranno la disciplina concreta della vita dei Comitati di bacino. Pertanto, ritengo che si debba necessariamente inserire che "le Province stipulano convenzioni non solo per la finalità di valorizzazione della pesca dilettantistica, tutela della fauna ittica autoctona - leggo la legge valorizzazione e conservazione degli ambienti naturali, nonché i centri ittiogenici e l'esercizio delle attività di vigilanza volontaria".
Ritengo altresì che, all'interno di questi indirizzi, vada comunque fatta emergere la rilevanza che questi indirizzi possono avere per quanto riguarda il fenomeno di promozione turistica di un'area. Occorre rilevare che i turisti, specialmente quelli del nostro Piemonte, sono innamorati della nostra terra; molto spesso, scelgono la nostra terra per ragioni di natura enogastronomia, perlomeno nell'area di Piemonte che io conosco meglio. Noi dobbiamo considerare che le risorse della fauna ittica sono e costituiscono un grande elemento di valorizzazione della nostra gastronomia.
Ci sono casi specifici e si possono citare senza timore di essere smentiti. Pensate al caso di Ceresole. Pensate a come un Comitato di bacino effettivamente efficiente, dove le associazioni di volontariato (di pesca sportiva o comunque le associazioni in genere) possono sentirsi ampiamente rappresentate, dove magari anche l'Azienda turistica locale, di concerto con la Provincia, possa far sentire la propria voce, sia in grado di porre sul mercato turistico un prodotto turistico, mettendo la pesca al centro delle attività turistiche da poter vendere nel mercato internazionale.
Credo che questo possa essere non una novità, perché ormai siamo abituati a fenomeni di turismo cosiddetto "attivo". Il turismo attivo è quello in cui non solo al turista fai gustare il prodotto, ma magari lo rendi partecipe della creazione del prodotto stesso e glielo fai cucinare magari lo fai vendemmiare per poi fargli assaggiare il vino. In questo caso, fai pescare il turista per poi poter condividere le gioie del convivio successivo, con quello che si è effettivamente pescato.
Non dobbiamo dimenticare che quando parliamo della fauna ittica di questa terra, parliamo di elementi di altissimo pregio sotto il profilo gastronomico. Io citavo, non a caso, il fenomeno delle tinche di Ceresole pensate che nel 2008 ci sarà un Convegno mondiale sulla produzione di questa specie della fauna ittica. E non è un qualcosa da prendere alla leggera, perché il fenomeno della tinca di Ceresole è un qualcosa che una parte di questo Piemonte considera come una potenzialità di investimento importante e - ripeto - un investimento non soltanto per gli addetti ai lavori, che si occupano della valorizzazione della tinca, ma per tutto quello che può essere venduto intorno a questo tipo di prodotto.
Parliamo evidentemente di un territorio comunale ridotto, in cui ci sono soltanto 80 peschiere, quindi evidentemente la produzione non è così importante e ampia, ma credo che proprio il caso della tinca di Ceresole sia emblematico. Si tratta di un fenomeno che nella Provincia di Cuneo coinvolge non solo le istituzioni preposte, ma anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, che si è già dichiarata disponibile a finanziare il progetto; coinvolge l'ATL locale e sarà anche organizzato un convegno che pone al suo centro questo prodotto della fauna ittica, che è unico ed eccezionale.
Ecco perché - e chiudo per cercare di dare coerenza a questo intervento il Comitato di bacino riveste un ruolo essenziale, un ruolo fondamentale nel potenziamento della valorizzazione e della tutela.
Tutto ciò non dimenticando - e concludo - le associazioni di volontariato, le associazioni che svolgono gratuitamente con i propri volontari l'attività di tutela del patrimonio ambientale di questi laghi che, diversamente, sarebbero abbandonati a se stessi e costituirebbero magari anche un pericolo per l'incolumità pubblica. Tale opera va sempre considerata, anche perché si tratta di un qualcosa che ha un costo effettivo che, se non venisse assunto da queste associazioni, graverebbe inevitabilmente sull'Ente pubblico, il che significherebbe nuovi costi e la conseguente necessità di cercare le risorse per poterli coprire.
Per cui - e concludo - il Comitato di bacino non venga considerato come un elemento di vincolo, bensì come uno strumento di potenziamento e di valorizzazione dei fenomeni associativi e di aggregazione sociale.



PRESIDENTE

E' iscritto a parlare il Consigliere Nicotra; ne ha facoltà.



NICOTRA Riccardo

Grazie, Presidente. L'altra volta sono partito dal Canale di Sicilia per arrivare al lago di Viverone; questa volta mi limiterò al Piemonte con qualche puntata in qualche regione vicina, risparmiandovi le altre Regioni.
I corsi d'acqua rappresentano un patrimonio importantissimo per il nostro bel Paese: paesaggi ed ecosistemi che contribuiscono a rendere unica l'Italia, su cui si reggono tante economie locali, basate sul rispetto dell'ambiente; fiumi che, troppo spesso, sono però abbandonati a se stessi aggrediti dall'abusivismo, dall'inquinamento, dalle escavazioni in alveo e dalla captazione delle acque.
"Fiumi in forma" è la campagna nazionale di Lega ambiente e Corpo Forestale dello Stato interamente dedicata ai preziosi ecosistemi fluviali.
In data 1, 2 e 3 giugno, lungo 30 corsi d'acqua, dal sud al nord Italia, i cittadini e le scolaresche scopriranno come il rispetto della legalità si possa tradurre in fiumi più sani, più belli e più fruibili da parte di tutti. Una "tre giorni" ricca di iniziative per coinvolgere migliaia di cittadini e amministratori locali nella difesa dei nostri fiumi.
Partecipazione, informazione e sensibilizzazione, ma anche monitoraggio. Nell'ambito di Fiumi Informa, Legambiente e Corpo Forestale dello Stato hanno realizzato con questo dossier: un attento monitoraggio sui principali corsi d'acqua italiani, una fotografia sul loro stato di salute e sui troppi crimini commessi a loro danno. Un'occasione per evidenziare le criticità, ma anche per valorizzate i tanti esempi positivi di buona gestione del territorio fluviale e l'importante opera svolta dalla Forestale per tutelare questi ecosistemi.
Il dossier prende in esame, oltre allo stato di qualità delle acque dei fiumi e le tante preziose specie animali e vegetali che vi abitano, anche le principali illegalità che i fiumi subiscono e le azioni che il Corpo Forestale dello Stato mette in atto per reprimerle.
I problemi che le acque interne vivono a causa delle azioni illegali della spesso irrazionale antropizzazione umana e di scelte molte volte deliberatamente criminali, possono essere sintetizzate in quattro tipologie, riportate lungo tutto il dossier "Fiumi e legalità". Queste tipologie corrispondono ai principali settori di attività di contrasto dei reati che il Corpo Forestale dello Stato svolge sul territorio nazionale.
Una vasta gamma di illeciti che comprendono il furto di ghiaia e inerti dagli alvei dei fiumi, le opere idrauliche non a norma, le problematiche legate all'accrescimento del rischio idrogeologico, gli illeciti nelle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti e dei laghi, come il dramma dell'abusivismo edilizio. Per la salute degli ecosistemi fluviali risultano particolarmente pesanti le conseguenze delle escavazioni in alveo. Infatti, rubare dal fondale dei fiumi la ghiaia e la sabbia è un'azione estremamente dannosa per le piante e la fauna, una pratica che può determinare anche una forte erosione delle sponde del fiume.
Il furto d'acqua, soprattutto per fini agricoli, ovvero il fenomeno conosciuto con il nome di captazione, abbassa sempre di più il livello dei fiumi, compromettendone spesso gli ecosistemi e la corretta fruibilità rendendoli spesso non navigabili. È soprattutto a causa delle eccessive captazioni che i nostri fiumi vivono lunghi periodi di secca, una pratica spesso illegale che sembra essere sempre più diffusa nel nostro Paese.
Rispettare e amare i fiumi significa anche proteggere gli animali che vi abitano. Spesso proprio gli animali sono oggetto di una feroce attività venatorie e di pesca illegale. Il bracconaggio è una vile pratica che si abbatte su uccelli, mammiferi e pesci, mettendo a dura prova gli equilibri ecologici. Oltre alla pesca illegale, è spesso la liberazione di specie aliene, ovvero animali e pesci esotici come ad esempio le tartarughe, ad alterare gli ecosistemi dei corsi d'acqua.
Lo sversamento illegale di prodotti inquinanti nei corsi d'acqua mette a dura prova gli ecosistemi fluviali e le attività agricole e zootecniche dei territori circostanti, come drammaticamente abbiamo visto nella valle del fiume Sacco. Un'azione criminale, che può avere anche serie ripercussioni sulla salute umana. A questo si aggiunge di frequente la mancata depurazione. La qualità di scarichi civili ed industriali che si riversano nelle acque possono arrecare danni enormi alla sopravvivenza degli ecosistemi fluviali e marini. Per questo è fondamentale che i depuratori degli insediamenti abitativi ed industriali siano sempre attivi e perfettamente funzionanti, una buona pratica spesso troppo disattesa.
Sono più di quattro i reati commessi ogni giorno sui fiumi italiani negli ultimi tre anni, 140 illegalità a danno dei corsi d'acqua ogni mese per un totale impressionante di oltre 5.000 reati. È un dato che dà l'idea della difficile situazione in cui gli ecosistemi fluviali continuano a vivere. E parliamo soltanto di quegli illeciti che sono stati accertati dal Corpo Forestale dello Stato, senza tener conto di quegli accertamenti delle altre Forze di Polizia che concorrono alla salvaguardia dei fiumi (Carabinieri, Polizia Fluviale, Vigili Urbani, eccetera).
La pesca illegale nei fiumi e nei laghi ottiene il primato negativo degli illeciti fluviali nell'ultimo triennio, per un totale di 2.127 illeciti amministrativi e penali (quasi due al giorno). Subito a seguire nella classifica delle illegalità troviamo le captazioni, ovvero il furto delle acque, soprattutto per fini agricoli, dall'inquinamento delle acque inteso come mancata depurazione degli scarichi civili e industriali sversamento di sostanze inquinanti e tossiche nei corsi d'acqua. Ultimo posto, ma con ben 22 illegalità al mese, gli illeciti di Polizia Fluviale che comprendono il furto di ghiaia e inerti dagli alvei dei fiumi, le opere idrauliche non a norme, le problematiche legate all'accrescimento dei rischi idrogeologici, gli illeciti nelle aree demaniali dei fiumi, dei torrenti e dei laghi, come il dramma dell'abusivismo edilizio.
Nel 2005 gli illeciti relativi alla captazione hanno visto una brusca impennata, passando dai 150 dell'anno precedente a ben 825. È un dato preoccupante, se si considerano i periodi di secca che i fiumi italiani sempre più spesso, vivono, con problemi enormi per la sopravvivenza degli ecosistemi fluviali e le attività umane che lungo il fiume convivono nel pieno rispetto dell'ambiente. Lo sviluppo di una cultura diffusa di salvaguardia dei corsi d'acqua nel nostro Paese e il lavoro certosino degli uomini e delle donne della Forestale, hanno postato, negli ultimi anni come i dati evidenziano, ad un maggior controllo del territorio e ad un più efficace accertamento degli illeciti.
Un dato positivo, visibile soprattutto nel 2005, che però non pu bastare per salvaguardare quei preziosi e delicati ecosistemi fluviali che rappresentano luoghi di altissimo pregio paesaggistico e naturalistico intorno ai quali è possibile vivere una fruibilità positiva da parte di cittadini e lo sviluppo di tante economie locali compatibili con l'ambiente.
Per questo è fondamentale la collaborazione tra istituzione e cittadini, per ribadire come i fiumi non possano essere considerati terra di nessuno, abbandonata al degrado e alla illegalità, bensì territori importanti da difendere, valorizzare e tutelare. Territori regolati da precise norme, dove il Corpo Forestale dello Stato e le associazioni ambientaliste vigilano per un pieno rispetto della legalità.
Un controllo del territorio particolarmente complesso e gravoso, visto l'immenso reticolato di fiumi, torrenti, laghi e ambienti lagunari che il nostro bel Paese conta, dove l'ombra dell'illegalità minaccia un ecosistema ricchissimo di flora e di fauna.
Dati che mettono in evidenza lungo i fiumi e i laghi italiani, come in tanti campi d'intervento, l'impegno e l'importanza dell'opera di controllo del territorio e repressione dei reati svolta dal Corpo Forestale dello Stato su tutto il territorio nazionale. L'illegalità lungo i fiumi conferma, ancora una volta, l'assoluta necessità di accrescere la tutela dell'ambiente. L'inasprimento delle pene e delle sanzioni per reati contro un ecosistema, da troppi considerato secondario e sacrificabile, riveste un ruolo comunque importante nella difficile opera di tutela e salvaguardia.
In Piemonte dal 2003 al 2005 sono commessi nelle acque interne 136 reati, di cui 110 illeciti amministrativi e 55 penali. È bene sottolineare che in questo dossier parliamo soltanto di quegli illeciti che sono accertati dal Corpo Forestale dello Stato, senza tener conto di quelli accertati dalle altre Forze di Polizia (Carabinieri, Polizia Fluviale Vigili Urbani, eccetera).
La pesca illegale ottiene in Piemonte il primato negativo degli illeciti fluviali nell'ultimo triennio, con complessivamente 89 illeciti amministrativi e penali. Al secondo posto di questa triste classifica gli illeciti di Polizia Fluviale, che comprendono il furto di ghiaia e inerti dagli alvei dei fiumi, le opere idrauliche non a norma e le problematiche legate all'accrescimento dei rischi idrogeologici, gli illeciti nelle aree demaniali dei fiumi e dei torrenti, come il dramma dell'abusivismo edilizio, con 43 illeciti amministrativi e penali nell'ultimo triennio.
Subito dopo le captazioni (18) e l'inquinamento delle acque (15).
Nell'ultimo triennio sono stati effettuati in Piemonte dalla Forestale 11.700 controlli sul territorio, più di 10 al giorno, e 6.385 su persone oltre 170 al mese. Grazie a queste attività sono stati effettuati 9 sequestri amministrativi e penali e sono stati identificati e denunciati 41 criminali fluviali Per analizzare le qualità delle acque anche in Piemonte, vengono utilizzati gli indicatori Seca. Dall'analisi di questi dati appare chiaramente come lo stato di qualità dei fiumi risulti ancora critico in molti tratti fluviali. Grazie, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Nicotra.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pedrale; ne ha facoltà.



PEDRALE Luca

Grazie, Presidente.
L'articolo 5 riveste un aspetto importante, se non strategico, della legge che stiamo affrontando. Riprende un argomento, almeno nell'articolato iniziale che stiamo analizzando, già toccato negli articoli precedenti cioè questa timidezza, da parte della Regione Piemonte, nell'affidare le competenze, squisitamente amministrative, all'Ente Provincia.
positivo e auspicabile che certi annunci di federalismo regionali fatti anche in questa Assemblea, vengano portati avanti il più possibile ammesso che si trovino le adeguate e larghe intese e convergenze. Tutto questo, però, è contradditorio quando in una legge come questa squisitamente amministrativa e che riguarda il territorio (quindi senza valenze, particolarmente rilevanti, da un punto di vista politico) si continua ad avere la timidezza nell'affidare, in maniera esclusiva, una serie di competenze alle Province, oppure lo si fa, come nell'articolo 5 senza specificare in maniera analitica le attività che verranno affidate alle Province e, soprattutto, senza specificare le risorse adeguate per svolgere e formare quell'attività di vigilanza che la Provincia stessa dovrà svolgere direttamente o, nel caso, avvalendosi di volontari.
Tornando al discorso dei Comitati di bacini di pesca, crediamo debbano essere meglio specificati i loro ruoli e le risorse con cui dovranno operare e lavorare sul territorio. Interessanti sono le connessioni con la pesca dilettantistica, con la tutela della fauna ittica autoctona, con la valorizzazione e la conservazione degli ambienti naturali, perché si ricollega ad un discorso più ampio di vocazione turistica ambientale e di turismo sportivo, argomenti che negli ultimi anni il Piemonte sta ricercando e coltivando con successo e che può essere ulteriormente incentivato nei prossimi anni.
Se da un lato è importante aver individuato il ruolo dei Comitati di bacino, dall'altro occorre avere più coraggio nell'affidare un compito più preciso di coordinamento alle Province, dotando le stesse, o i Comitati di bacino (ma questo doveva essere specificato nell'articolato) di adeguate risorse per determinare quegli sviluppi che la legge, ed particolare al comma 4, tende ad evidenziare.
Il turismo ambientale e lo sviluppo di tutto ciò che è legato al tempo libero è una risorsa non secondaria che non deve essere assolutamente sottovalutata. È l'unica attività che negli ultimi anni è cresciuta in maniera esponenziale, sia come tempo dedicato dalle singole persone, sia in termini quantitativi più generici, in quanto l'allungamento della vita della popolazione ha consentito ad un maggior numero di persone, di cittadini della nostra Regione, di dedicare la propria attività al tempo libero e, in particolare, all'attività piscatoria.
Sono numerosi gli appassionati di questa attività e di questa disciplina: a volte è solo tempo libero, a volte è una disciplina sportiva.
Ecco, allora, che il Comitato di bacino potrebbe essere quell'organismo un po' ibrido, ma sufficientemente coinvolgente, in cui è presente l'attività istituzionale della Provincia, il ruolo delle associazioni piscatorie, ma in cui si potrebbe coinvolgere anche il semplice pescatore, il semplice appassionato di questa disciplina sportiva, attraverso le attività che nei Comitati di bacino dovrebbe essere generati un po' su tutto il territorio.
Per ora è importante che l'aspetto citato dal comma 4 venga maggiormente valorizzato con adeguate risorse e che ci sia anche una programmazione delle iniziative che si intendono fare sul territorio. Sono attività, iniziative e manifestazioni che possono integrarsi con le attività già previste dall'azienda turistica locale nei rispettivi territori. Sarebbe quindi opportuno prevedere, in maniera specifica, che all'interno dei Comitati di bacino vi sia la presenza di una rappresentanza delle aziende turistiche locali.
Tutto questo per il discorso che facevo in premessa, cioè lo sviluppo sempre più esteso del tempo libero e dello sport che si lega al turismo e a tutte quelle attività ad esso collegate. Penso anche al discorso enogastronomico: le fiere e le sagre, che si possono collegare all'attività piscatoria sul nostro territorio, possono e devono trovare, magari proprio nel Comitato di bacino di pesca, un organismo istituzionale, positivamente promiscuo, costituito da Provincia e Comuni, ma anche dalle associazioni piscatorie e da Enti di promozione di sviluppo turistico locale tipo le Pro loco, proprio per far sì che l'attività della pesca copra tutta la filiera sportiva sotto certi punti di vista e di turismo ambientale sotto altri punti.
La terza componente importante riguarda il discorso legato all'enogastronomia, senza dimenticare gli aspetti più squisitamente naturalistici, cioè l'incentivazione dei centri ittiologici e del ripopolamento e tutela della fauna ittica autoctona.
Si tratta di un organismo interessante che poteva essere maggiormente specificato e supportato, dal punto di vista economico. Sottolineo la necessità di specificare, magari attraverso regolamenti attuativi della legge, il ruolo, il funzionamento e l'attività dei Comitati di bacini proprio perché potrebbero essere organismi positivi ed interessanti per la promozione e lo sviluppo di questa attività sul territorio, anche se potrebbero non avere, da un lato, le risorse adeguate, e, dall'altro un'organizzazione interna chiara.
La mia preoccupazione è che tali organismi funzionino effettivamente e che operino con ricadute positive, senza perdersi in assemblearismi inutili o in difficoltà organizzative di funzionamento, dovuto magari a problemi banali come la mancanza del numero legale.
Mi ricollego all'esperienza, a volta positiva e a volte meno, degli ATC, per quanto riguarda l'attività venatoria. Sotto certi aspetti, il Comitato di bacino ricorda, da un punto di vista territoriale, l'esperienza degli ATC, in cui occorrerebbe specificare meglio, e giuridicamente, il loro utilizzo, le loro risorse (non utilizzate solo per ordinaria amministrazione, ma per portare avanti progetti sul territorio) e uno snellimento organizzativo.
Per questo motivo, anche se i rappresentanti previsti - che è giusto prevedere ed implementare il più possibile - non sempre sono presenti, non si deve impedire ad organismi come il Comitato di bacino di operare.
un riferimento banale al numero legale, ma sono aspetti che poi nella quotidianità, possono bloccare i migliori auspici e le migliori intenzioni. Ricordiamoci che spesso questi organismi non riescono a funzionare per questi banalissimi problemi organizzativi. Potremmo fare centinaia di esempi, come le Commissioni consultive regionali che hanno addirittura difficoltà a riunirsi.
Il giudizio che diamo all'articolo 5 risente di una valutazione complessiva su una legge che finalmente riesce a dare un aggiornamento ed un ammodernamento alla cornice e alla normativa giuridica di questa attività, ma che forse, sotto certi aspetti, dovrebbe essere più coraggiosa nel delegare un ruolo di specificità ai comitati di bacino, supportandoli da un punto di vista economico ed organizzativo.
Auspico che questi aspetti vengano recepiti, magari nell'articolo successivo.



PRESIDENTE

Non essendoci più iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione generale sull'articolo 5. Passiamo ad esaminare gli emendamenti.
Emendamento rubricato n. 10 presentato dal Consigliere Giovine: capo 1 (Disposizioni generali) articolo 5 comma 1.
Si propone la soppressione della frase "in armonia con la presente legge e".
La parola all'Assessore Taricco per esprimere il parere della Giunta.



TARICCO Giacomino, Assessore tutela della fauna e della flora

Esprimo parere negativo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Chiedo la cortesia al Presidente di dare lettura dell'emendamento anche se non è presente il Consigliere che lo ha presentato. Inoltre chiedo all'Assessore Taricco di motivare i pareri negativi o positivi.



PRESIDENTE

Consigliere Toselli, quanto al primo adempimento, senz'altro. Per quanto riguarda il secondo, rientra nelle discrezionalità dell'Assessore che so avere una sensibilità istituzionale elevata, quindi è in grado di recepire l'importanza degli emendamenti.
L'emendamento n. 10 propone la soppressione della frase "in armonia con la presente legge".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 10, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 18 presentato dai Consiglieri Dalmasso, Barassi Bossuto, Clement, Deambrogio, Moriconi: Articolo 5 comma 2.
Dopo le parole "organizzazioni piscatorie", aggiungere le parole "con sedi e sezioni presenti nel comune di bacino".
La parola al Consigliere Dalmasso.



DALMASSO Sergio

Ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Emendamento rubricato n. 11 presentato dal Consigliere Giovine.
Capo 1 (Disposizioni generali) articolo 5, comma 3 Si propone la soppressione della frase "Per ogni bacino di pesca si prevede un solo comitato di bacino".
La parola all'Assessore Taricco per il parere della Giunta.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Esprimo parere contrario, in quanto questo era un equilibrio raggiunto in commissione tecnica. Quindi non va messo in discussione.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 11, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 60 presentato dai Consiglieri Novero, Rossi e Dutto: Articolo 5 (Comitati dei bacini di pesca).
Inserire al punto 4, dopo le parole "per l'affidamento", le parole "e la promozione".
La parola al Consigliere Novero per l'illustrazione.



NOVERO Gianfranco

Solo per illustrare il motivo della presentazione dell'emendamento.
L'articolo recita: "le Province stipulano convenzioni con i comitati di bacino per l'affidamento di attività e iniziative interessate..." ma l'affidamento di attività e iniziative, di per sé, è amplissimo. Può voler dire qualunque cosa. La Provincia può anche limitarsi, in questa amplissima possibilità di scelta, a non fare nulla.
Dal punto di vista legale capisco che l'aggiunta che propongo con l'emendamento non può dare adito ad interventi eventuali in caso di omissioni delle Province, ma la Regione può invitare le Province, oltre all'ordinaria amministrazione di queste attività, a fare promozione. La "e" non comporta limitazioni, ma è un'aggiunta. La promozione mi pare solo migliorativa e non mette alcun vincolo ulteriore alla Provincia. La discrezione della Provincia è amplissima, ma con un invito a promuovere attività.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Il parere della Giunta è contrario, non perché siamo contro la promozione, ma perché, come mi suggeriscono gli uffici tecnici, è già ricompresa. Comunque, da un punto di vista giuridico, l'iniziativa è della Provincia, a prescindere dall'inserire questa correzione. Pur raccogliendo la sollecitazione e lasciando a verbale che questa è l'interpretazione riteniamo che non migliori la qualità del testo l'introduzione di questa parola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Novero per dichiarazione di voto.



NOVERO Gianfranco

Visto che secondo l'Assessore il nostro emendamento non aggiunge niente, nella peggiore delle ipotesi, se lo inseriamo, consumiamo solo un po' di inchiostro. Secondo me aggiunge dal punto di vista non legale, ma della sostanza. Noi voteremo a favore.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 60, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 5.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 6 Ha chiesto la parola il Consigliere Toselli; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

La ringrazio, Presidente, per avermi dato la parola per primo, anche perché magari il mio intervento può essere oggetto di discussione da parte dei colleghi Consiglieri, dato l'argomento che andrò a trattare perché, di fatto, richiama il ruolo dell'Unione Europea e, nello specifico, riguarda i Consigli consultivi che sono stati istituiti nel dicembre del 2002.
Vorrei che questo mio intervento non passasse inosservato nella disattenzione che quest'Aula generalmente ha, quando un Consigliere interviene, al di là del tipo, della qualità e del modo del proprio intervento, ma siamo abituati anche a questo, in quanto gli interventi restano come resoconto e abbiamo anche l'opportunità di rileggerli anche soltanto per una maggiore cultura nostra.
Detto ciò, l'articolo 6 che è in discussione prevede la costituzione dei Comitati consultivi regionali.
Mi chiedo e, ovviamente, lo chiedo come cortesia all'Assessore, se l'articolo 6 del testo unificato in questione rispecchia quanto l'Unione Europea prevede in merito all'istituzione di Consigli consultivi regionali nell'ambito della politica comune della pesca.
Il Regolamento CEE, infatti, attraverso un proprio regolamento approvato nel dicembre del 2002, ha previsto delle nuove forme di partecipazioni delle parti interessate alla politica comune della pesca proprio attraverso l'istituzione dei Consigli costitutivi regionali.
Mi sorge però una prima domanda. Noi abbiamo identificato i Comitati consultivi regionali, ma i Comitati consultivi regionali differiscono dai Consigli consultivi regionali perché i Comitati, cioè i rappresentanti all'interno, hanno diritto di voto, oppure differiscono soltanto per una visione generale per obiettivi diversi? E inoltre, se l'articolo 6 le risulta davvero in linea con le decisioni europee, cioè se il Consiglio che è stato previsto o il Comitato - anzi, parliamo di Comitato, perch l'articolo 6 richiama la parola Comitato, che è stato previsto corrisponde effettivamente ad un'unità di gestione basata su criteri biologici e ad un numero di rappresentanti, il comitato limitato, affinch sia possibile offrire una consulenza significativa.
In poche parole, Assessore, le chiedo se tra tutti i componenti che sono stati previsti e che faranno parte del Comitato non ve ne sia forse qualcuno in più o che sia stato inserito per un accordo, diciamo, trovato all'interno della Commissione e del Comitato di lavoro che ha previsto la stesura nel merito dell'articolo, più precisamente al comma 3.
Si sostiene, infatti, che il Comitato consultivo regionale è composto dall'Assessore regionale competente per materia o il suo delegato che lo presiede, i Presidenti o i loro delegati dei Comitati consultivi provinciali, un rappresentante designato da ogni organizzazione piscatoria riconosciuta rispondente ai requisiti di cui all'articolo 4, comma 1 lettera A.
Ci dovrà quantificare complessivamente il numero delle associazioni che ne faranno parte. È facilmente calcolabile, anzi, credo che lei ce lo possa fornire direttamente: un rappresentante per ciascuno dei Comitati consultivi provinciali eletto tra i propri componenti e appartenente ad un'organizzazione piscatoria; tre rappresentanti designati dalle associazioni ambientaliste riconosciute a livello nazionale ed operanti sul territorio regionale; un rappresentante designato dall'Associazione Piscicoltori Italiani, tre rappresentanti dei Comuni piemontesi, dei quali uno dei Comuni fino a 5.000 abitanti designati congiuntamente dalle associazioni rappresentative degli Enti locali riconosciuti a livello regionale; un rappresentante delle Comunità montane, designato dalla delegazione regionale dell'Unione Nazionale Comuni, cioè dall'UNCEM.
Non è meglio limitare le dimensioni del Comitato regionale al fine di garantire che essi siano rappresentativi di tutti gli interessi toccati dalla politica comune della pesca? Non mi sembra, tra l'altro, che siano stati stabiliti attraverso un'apposita norma i collegamenti tra i diversi Comitati o Consigli regionali, con il preciso obiettivo di ottenere la coerenza su questioni che possono risultare di comune interesse per più comitati.
Mi chiedo in ultimo, Assessore, proprio perché il Comitato previsto funzioni a tutti gli effetti, se è stato individuato un pubblico contributo alle spese a cui si dovrà far fronte nella fase di avviamento e le chiedo a quanto ammonta il gettone di presenza, già previsto al comma 9 dell'articolo 6, dove si dice che "è corrisposto un gettone di presenza per ciascuna giornata di partecipazione alle sedute valide".
stato adeguato il gettone? E se è stato adeguato, complessivamente a quanto ammonta? Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Botta.



BOTTA Marco

Facciamo riposare il Consigliere Guida che è già intervenuto diverse volte. Colgo l'occasione, c'è il Consigliere Scanderebech in sala, non parlerò più di pesce siluro, se no me lo paragona al cefalo, quindi voglio dire che combiniamo un pasticcio a livello di piscicoltura, per cui intervengo su quest'articolo, che giustamente fa parte di quella parte di articolato di questa prossima legge regionale, che traccia un po' il quadro, fa un po' la cornice di tutti i vari organismi che andiamo a costituire o a ricostituire, se vogliamo, rispetto alle determinazioni più concrete che vedremo negli articoli successivi.
Certo, per essere tutti - o più o meno tutti - appartenenti a schieramenti che fanno della semplificazione amministrativa uno dei punti di riferimento della nostra azione politica, non me ne vorrà l'Assessore non me ne vorrà chi sicuramente ha lavorato con giudizio, con attenzione e con buon senso alla costruzione di questa legge, devo dire che la legge presenta - a mio avviso - una serie di strutture e sovrastrutture imponenti. Anche se è giusto far partecipare tutti i soggetti allo svolgimento dell'azione amministrativa che sovrintende a questo importante settore, quello legato alla pesca e alla pescicoltura, però - Assessore pongo un quesito.
Al di là delle delineazioni delle funzioni della Regione e delle Province, al di là del ruolo sicuramente fondamentale che hanno le associazioni piscatorie e le organizzazioni piscatorie, la creazione di un complesso di strutture - che vanno dai Comitati di bacino, al Comitato consultivo regionale, al Comitato consultivo provinciale - probabilmente appesantisce non poco questa ossatura.
Io non se c'era la possibilità di rendere più agile, più snella, meno burocratica questa determinazione amministrativa. Non so, ad esempio, se il Comitato regionale o il Comitato provinciale potevano essere, con una formulazione adeguata, riuniti in un unico comitato, anche perché, in realtà, l'organo politico-amministrativo Provincia ha già un articolo di riferimento, in cui definiamo i compiti provinciali. Questo è un comitato consultivo, tanto quello regionale quanto quello provinciale probabilmente, se si fosse creata un'unica struttura interprovinciale e regionale, avremmo evitato la sovrapposizione di così tante competenze.
Comunque sia, questa è la delineazione che viene data alla legge; io non la contesto, anche perché - ripeto -non ho la competenza sufficiente per poter entrare profondamente nel merito, e mi fido anche del lavoro svolto dalla Commissione e dall'Assessore.
Dico solo che, in un momento in cui continuiamo a creare delle Commissioni per la semplificazione amministrativa, per la riduzione degli organi amministrativi, per cercare di fare in maniera che i cittadini - in questo caso gli utenti, i pescatori - abbiano un rapporto più snello con le strutture amministrative, la creazione di tutta una serie di Consulte che tra l'altro, come ricordava il collega Toselli, richiedono anche l'erogazione di un gettone...
In proposito, dirò una cosa leggermente contro corrente: rispetto a questo populismo anti-politica che ormai vediamo tutti i giorni esaltato da destra, da sinistra, dal centro, da sopra e da sotto, anche relativamente a questi Comitati consultivi, a queste Commissioni, noi dobbiamo fare un po' di chiarezza.
O noi istituiamo delle Commissioni che hanno un senso, che hanno un significato, che hanno una loro importanza, che richiedono una partecipazione attiva degli esperti che vengono chiamati - in questo caso di esperti ce ne sono solo in quella regionale, e moltissimi - e a questi viene richiesto una competenza e un lavoro significativo, allora è giusto che abbiano un congruo gettone per l'opera che viene prestata. Altrimenti dobbiamo intenderci sul significato di queste grandi consulte, in cui i personaggi che vengono chiamati a farne parte ricevono gettoni, la cui entità è simile a quelli che la Regione eroga in tante Commissioni, a volte di 7-8 euro a seduta; il che comporta che, molto spesso, quasi nessuno dei consultati partecipi alle Commissioni.
Io non sono un pasdaran dell'antipolitica, de "il pagamento in politica è male", perché ritengo che se uno fa il suo dovere è giusto che riceva anche un'attenzione dal punto di vista economico. Però non prendiamoci in giro, creando consulte che probabilmente hanno una ventina - non le ho contate esattamente, ma l'Assessore può aiutarmi - o comunque almeno una quindicina di personalità coinvolte. Tali consulte, molto spesso, non riescono neanche a riunirsi e ad arrivare al numero legale, perché, dopo i primi mesi di entusiasmo, i componenti, per venire a Torino e vedersi a volte rimborsate le spese di viaggio a volte neanche quelle, ricevere un compenso che, detratte le tasse, preferiscono lasciare all'Ente, perch crea problemi incassarlo e ottenere quello che si ottiene... Questo è un altro dato su cui io vorrei che si facesse perlomeno una riflessione.
Questo per dire che o togliamo il gettone e diciamo "Signori, se vi va è così", ma non per un sentimento - ripeto - di morigeratezza falsa e tendenziosa, ma perché riteniamo che chi va in questo Comitato, ci va perché, essendo un esperto della materia, essendo un componente di un'associazione ha un interesse proprio o della sua associazione di appartenenza ad essere in quel tavolo, oppure gli diamo un gettone che abbia una sua minima dignità e che costituisca un incentivo maggiore ad essere presente alle riunioni.
Svolgo ancora una considerazione. L'Assessore giocherà di certo un suo ruolo, perché la legge è chiara: è il Presidente della Giunta che nomina il Comitato; ma ritengo che sarà l'Assessore a proporre al Presidente della Giunta gli esperti o una parte degli esperti. Poi, le varie organizzazioni ai vari livelli, così come i Comitati consultivi, proporranno i loro Presidenti o i loro delegati, ma ritengo che anche questo ruolo dell'Assessore, in una materia molto specifica, debba essere comunque ben rappresentato.
Mi pare inoltre interessante il fatto di tenere comunque in considerazione i piccoli Comuni del Piemonte, che molto spesso vengono dimenticati, così come le Comunità e gli Enti montani.
Un'ultima annotazione: lo dico all'Assessore Taricco, ma dovrei dirlo a tutti i legislatori regionali. Nello Statuto della Regione Piemonte, noi abbiamo parificato le Comunità montane alle Comunità collinari; per laddove legiferiamo, continuiamo a fare riferimento soltanto alle Comunità montane e mai a quelle collinari. Ricordiamoci e ricordatevi che ormai, per lo Statuto, entrato in vigore nel 2005, le Comunità collinari sono parificate alle Comunità montane; poi non ci sono ancora norme così forti così importanti come quelle per le Comunità montane, anche perché le Comunità montane sono previste dalla Costituzione, mentre le Comunità collinari non lo sono, ma questo sarebbe un'opportunità per farle rientrare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guida.



GUIDA Franco

Prima di intervenire, i Gruppi di minoranza chiedono una sospensione della seduta per un incontro: 5 minuti. Grazie.



PRESIDENTE

D'accordo. Se non ci sono osservazioni in senso contrario, sospendo la seduta e riprendiamo i lavori alle ore 18.10.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 17.59 riprende alle ore 18.34)



PLACIDO ROBERTO



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Siamo all'articolo 6.
Ha chiesto la parola il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Cercherò di essere più breve.
Nell'articolo 6, comma 3, punto f) è scritto che "Il Comitato consultivo regionale è composto anche da un rappresentante designato dalle associazioni di piscicoltori italiani".
Ho chiesto All'Assessore durante la pausa chi fossero i piscicoltori perché i piscicoltori non sono pescatori, ma sono coloro che praticano l'acquacoltura. Quindi, sono coloro che allevano pesci che poi vengono immessi nel commercio per uso alimentare oppure vengono immessi nel commercio per ripopolare laghi e fiumi e comunque per contribuire alla salvaguardia della fauna ittica.
Ma com'è l'esperienza dell'acquacoltura in Piemonte? Ho trovato una relazione della Regione Piemonte su questo tema che, secondo me, vale la pena di leggere in parte e sono certo che i Consiglieri apprezzeranno perché fornisce notizie importanti su questo mondo.
Fin dall'anno 2000 il Settore Caccia e Pesca e Acquacoltura della Regione provvede alla gestione dei fondi strutturali comunitari, statali e regionali finalizzati al sostegno e alla promozione delle attività inerenti alla pesca e all'acquacoltura.
Nell'ambito degli interventi promossi dall'Unione Europea a favore dell'economia italiana, l'acquacoltura è stata inserita nella più ampia cornice programmatoria della pesca.
Quindi, è giusto che ci siano anche rappresentanti della piscicoltura nel Comitato di cui all'articolo 6, il Comitato consultivo.
In particolare, a favorE di questo segmento produttivo sono state previste azioni ed agevolazioni finanziarie attraverso l'attivazione del cosiddetto SFOP, che sicuramente l'Assessore Taricco e l'ex Assessore Cavallera conoscono. Si tratta infatti dello Strumento Finanziario di Orientamento Pesca.
Allo scopo di agevolare la ristrutturazione del comparto pesca ed acquicoltura, l'Unione Europea ha adottato il Regolamento n. 2792/99, di cui parleremo in un successivo articolo, che definisce le modalità e condizioni delle azioni strutturali nel settore della pesca e attraverso il quale gli stati membri possono attivare misure di finanziamento volte ad incentivare gli investimenti di capitale nel settore dell'acquacoltura.
Questo SFOP nasce nel 2000 ed è uno dei fondi strutturali del settore agroalimentare dell'Unione Europea che intende sostenere l'intero settore della pesca italiana, dalla flotta alle attrezzature portuali all'industria di trasformazione e commercializzazione dei prodotti ittici e naturalmente dell'acquacoltura.
Il settore acquacoltura regionale ha bisogno di un esteso e coordinato programma di interventi incentrato sul miglioramento strutturale degli impianti di produzione, sull'adeguamento degli impianti alle norme vigenti l'ammodernamento degli impianti di trasformazione e commercializzazione dei prodotti, la riduzione dei rischi patologici connessi all'acquacoltura, lo sviluppo dei consumi, sostenuto anche da opportune e mirate iniziative di informazione e promozione, la realizzazione di progetti pilota per nuove tecnologie di allevamento.
Ma quali sono gli obiettivi specifici dell'acquacoltura, della trasformazione e della commercializzazione? Sono l'aumento della competitività aziendale, il miglioramento della qualità dei prodotti l'aumento degli investimenti aziendali, la differenziazione e diversificazione delle produzioni, l'aumento del reddito aziendale, la riduzione dell'impatto ambientale.
Per gestire le risorse finanziarie del programma dell'annualità 2000 2006 sono stati emanati tre bandi. Hanno presentato domanda molte imprese e associazioni relativamente alle misure di acquacoltura e alla promozione dei prodotti dell'acquacoltura.
Io credo che sia importante ricordare che l'acquacoltura è un'attività che ha una solida tradizione in Piemonte, ma che si trova nella nostra Regione, come in tutta Italia, a doversi confrontare con una situazione caratterizzata da una evoluzione in un mercato sempre più complesso.
In Piemonte gli addetti all'acquacoltura sono circa 70 e le aziende di acquicoltura esistenti sono 59.
Una media per ogni azienda di 1,18 di occupati, esclusa qualche eccezione. Non è quindi tanto l'aspetto occupazionale che c'interessa quanto l'aspetto di produzione e di commercializzazione, di competitività in un mercato che non è soltanto italiano.
Ricordiamo che nell'ambito del settore dell'acquacoltura è in particolare il comparto troticolo decisamente maggioritario in Piemonte; la trota costituisce la stragrande maggioranza della produzione regionale, a manifestare una serie di problemi che non riguardano tanto i volumi di produzione, di per se stessi stabili se non anche in aumento per alcune di queste aziende, ma che riguardano anche le aspettative dei consumatori e la distribuzione.
In Piemonte delle tre tradizionali tipologie di allevamento (intensivo semiestensivo ed estensivo) si è riscontrato quali solo quello intensivo.
Infatti sono allevate intensivamente le due specie ittiche maggiormente prodotte in Regione che sono la trota e l'anguilla. Solo in un caso si è riscontrato quello estensivo relativamente alla tinca gobba di Poirino, che anche il collega Cirio ha ricordato. Infatti fa parte di uno dei presidi di Slow Food.
L'acquacoltura piemontese appare nel complesso un'attività sufficientemente evoluta ma scarsamente differenziata. Infatti, la produzione regionale è fortemente concentrata sulla trota e in secondo luogo viene l'anguilla.
Minore importanza hanno la produzione di storioni e di altre specie come il pesce gatto e le carpe.
Si registra dunque una tendenza all'innovazione di prodotto e cioè all'allevamento di altre specie ittiche; tale circostanza, oltre ad andare incontro alle esigenze dei consumatori, può consentire di occupare spazi produttivi delle aziende attualmente non utilizzati.
Gli impianti che trasformano prodotti dell'acquacoltura sono cinque.
Trattasi di impianti collocati presso le aziende di acquicoltura. La trasformazione dei prodotti costituiscono, grazie alla differenziazione di prodotto, un importante opportunità per le imprese di soddisfare un mercato in crescita a causa dei cambiamenti dei gusti dei consumatori.
In effetti, il prodotto trasformato (filetti sviscerati, affumicati e precotti) sta godendo spazio nel mercato anche in relazione alla domanda della grande distribuzione organizzata e dei negozi specializzati che richiedono prodotti di agevole e rapido uso.
Quali sono le azioni innovanti che possono essere utilizzate con il contributo della Regione Piemonte? I finanziamenti hanno consentito di agevolare questi interventi: progetti pilota finalizzati alla conoscenza e diffusione di nuove tecnologie nel settore dell'acquacoltura, progetti pilota per l'ottenimento di produzioni biologiche in impianti di acquicoltura, azioni volte alla riduzione dei rischi patologici connessi all'attività di acquicoltura.
Al 31/12/2005, quindi sono dati aggiornati, il Piemonte ha impegnato complessivamente 1.263.206 euro e liquidato 1.226.479 euro, una percentuale elevata che ha permesso alla Regione Piemonte di usufruire della premialità distribuita in quote finanziarie ripartite tra Ministero e Unione Europea per gli Enti che sono stati in grado di impegnare e spendere velocemente oltre il 95% dei fondi assegnati.
Mi sembra un segno di efficienza della nostra amministrazione.
Di tutto rilievo è l'impegno dell'Ufficio pesca nel dare piena e tempestiva attuazione all'approvazione dei Bandi, istruttoria domande approvazione delle graduatorie.
Con lo SFOP sono state finanziate 35 imprese di acquicoltura, così suddivise per Provincia: Alessandria 1, Asti 1, Cuneo 21, Novara 2, Torino 9, Verbania 1.
Di questi progetti, al 31 marzo 2006 ne risultano conclusi e liquidati 25, pari all'81% di quelli ammessi al bando.
Il terzo bando, scaduto al 31 marzo 2006 (ad oggi è stata approvata la graduatoria), è in corso di finanziamento.
Con questi dati, credo di aver dato un contributo anche al Consiglio sul mondo dell'acquacoltura piemontese: questo è motivo di soddisfazione perché dimostra l'efficienza della nostra Regione nella capacità di spesa e di impegno dei fondi strutturali.
Pertanto è giusto, a mio avviso, che il mondo dell'acquacoltura sia rappresentato, in qualche modo, all'interno del Comitato consultivo regionale per la pesca.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 61, presentato dai Consiglieri Novero, Rossi e Dutto: articolo 6 (Comitato consultivo regionale).
Al punto 1, dopo le parole "disciplina della pesca e", aggiungere le parole "di difesa".
Ha chiesto la parola il Consigliere Novero; ne ha facoltà.



NOVERO Gianfranco

Grazie, Presidente.
Intanto vorrei scusarmi col collega Guida, perché nel precedente intervento ho fatto una gaffe, nel senso che ho ironizzato sulla tinca gobba e su Ceresole, perché, da montanaro, ho pensato che si riferisse a Ceresole Reale. D'altra parte, quando andavo a scuola, prendevo sempre 4 in geografia! E anche in questa sede, purtroppo, ho dimostrato di non conoscere troppo la geografia piemontese, dal momento che si parlava evidentemente, di Ceresole d'Alba. Mi scuso, pertanto, col collega, che tra l'altro ha citato nuovamente la tinca. Quando la Provincia l'aveva inserita nel paniere, io avevo decisamente appoggiato, pur essendo in minoranza, la decisione in merito a questo pesce, che è tipico dell'altopiano di Poirino e secondo me è molto interessante rivalutarlo e salvaguardarlo.
Fatta questa premessa, è stranamente demoralizzante procedere in questo modo: è scoraggiante cercare di migliorare questa legge, anche se capisco che sia passata dal gruppo di lavoro e in Commissione, per cui comprendo la questione degli equilibri.
Però, a questo punto, o stiamo solo perdendo tempo, oppure l'Aula nell'affrontare dei problemi reali, dovrebbe quantomeno interessarsene.
Al punto precedente avevo posto una domanda, ma la risposta non mi è stata ancora data. La domanda, a mio avviso, era molto interessante, perch dal momento che avete votato (l'ho fatto anch'io) l'articolo precedente qualcuno di voi sa dirmi se un'associazione che si occupa di pesci, senza andarli a pescare, può rientrare in quel Comitato di cui si parava nell'articolo precedente? Che i tecnici mi rispondano; io tendo a crederci anche se, secondo me, dal punto di vista letterale, una professoressa di italiano avrebbe dei problemi rispondermi. Sappiamo che esiste la giurisprudenza, l'interpretazione giuridiche e quant'altro. Probabilmente hanno ragione, per le associazioni che non prelevano il pesce, ma che si occupano di pesce, cioè non di pescatori. Non può esserci un'associazione che abbia a cuore la difesa dei pesci? È mica proibito dalla Costituzione italiana? E nemmeno dalle leggi della Regione. Allora, se voglio difendere i pesci...
Noi scriviamo una legge il cui titolo é molto bello: "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca".
Sembra quasi che la pesca sia l'ultimo oggetto e la gestione della fauna sia più importante. Ma se creo un'associazione per la gestione della fauna e per la difesa dell'ambiente acquatico, la faccio regolarmente registrare e provvedo a tutti gli adempimenti e chiedo di far parte di questi Comitati che si occupano della gestione, mi si dice, secondo questa legge, che non posso farne parte.
Come mai i colleghi non si sono preoccupati di saperlo prima? O magari lo sapevano, per carità. Ma se così fosse, perché non se ne sono preoccupati? Vorrei capire, per esempio, se negli ambienti della maggioranza sono favorevoli o meno; magari erano ben consci e l'hanno approvata così. Mi farebbe comunque piacere, come membro del Consiglio regionale, capire se veramente il Consiglio regionale aveva inteso che un'associazione per la difesa della fauna acquatica non poteva far parte delle associazioni che gestiscono questi problemi.
Ho presentato anche un emendamento, sia pure piccolo e minimale.
Se mi si rispondesse che l'emendamento facciamo più in fretta a bocciarlo, perché per farlo passare si impiegherebbe più tempo...
In una simile situazione, quando viene fatta una proposta che comunque sicuramente non è peggiorativa, ma semmai migliorativa, e il tempo necessario per votarla è sempre lo stesso...
Potrei capire - se facessi parte della maggioranza lo farei - se la votazione contraria fosse più veloce rispetto a quella a favore: voi fate il vostro gioco e io faccio il mio, giusto? Mi bocciate qualsiasi proposta per giusta che sia, perché si ha fretta. Va bene, d'altra parte gestite il potere. Ma quando avanzo una proposta sensata e il tempo per discuterla e votarla è sempre lo stesso, votatela! Lo fate per fare un dispetto? Non credo, non mi sorge questo dubbio. Probabilmente è per lo stesso motivo per cui sto cercando di spiegare un qualcosa che tutti conoscono perfettamente.
Le guerre sono la cosa più stupida di questo mondo; non c'è niente di più assurdo. Ma le guerre rappresentano le poche occasioni in cui uomini e donne mettono tutto il loro essere. A pensarci, è incredibile. Qui sembra che capiti una cosa del genere.
Se parlassimo di fauna volatile, proporrei di fare qualcosa sulle colombe; adesso, parlando di pesci, non so se esiste un pesce che richiami la pace. Sicuramente non lo fa il pesce siluro, ma forse lo scazzone, che è un pesce delle mie parti, quasi scomparso, che sta ricomparendo non grazie alla legge sulla pesca o ai pescatori, ma grazie al fatto che finalmente la sensibilità sull'ambiente e sulle acque ha fatto sì che il torrente delle mie zone, prima avvelenato e intorpidito, tornasse ad essere più pulito. Lo scazzone è uno dei pochi pesci che vive solo in acqua pura e si sta ripopolando nella mia zona. Non so se può essere visto come simbolo di pace, ma quando le proposte non sono negative e hanno qualche speranza di miglioramento, non si possono bocciare.



PRESIDENTE

Grazie, collega Novero.
La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Grazie, Presidente.
Le considerazioni che ha appena espresso il Consigliere Novero si riferivano, in qualche misura, agli articoli 4 e 5, nel senso che in questi vengono definite le finalità e i componenti dei Comitati di bacino.
Su questo argomento c'era già stata una lunga discussione in Commissione, e in quella sede si era circoscritta la rappresentanza alle associazioni pescatorie.
legittima la discussione sul fatto che dovessero o meno includere altre categorie, ma di fatto quello è stato concordato e quello è stato l'articolo votato.
Per quel che concerne l'articolo 6, l'emendamento presentato dal Consigliere Novero, da una parte, precisa meglio il testo, ma, dall'altra ha un ambito più restrittivo. Penso che non crei problemi inserire dopo "disciplina della pesca", e "di difesa degli ambienti". Sostanzialmente circoscrive di più l'attività, mentre noi l'avevamo lasciata a 360°.
Ripeto, questo è un emendamento che possiamo anche accogliere perché non cambia il significato del testo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 61, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 12 presentato dai Consiglieri Novero, Rossi e Dutto: capo I (Disposizioni generali). Articolo 6, comma 2.
Si propone la soppressione della frase "e suggerimenti".
La parola all'Assessore Taricco per il parere della Giunta.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

Il parare è negativo, in quanto si tratta di una puntualizzazione che non serve per meglio definire la frase.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 12, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 13 presentato dal Consigliere Giovine: capo I (Disposizioni generali). Articolo 6, comma 2.
Si propone la soppressione della parola "corretta".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 13, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 14 presentato dal Consigliere Giovine: capo I (Disposizioni generali). Articolo 6, comma 4.
Si propone la soppressione delle parole "o suo delegato".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 14, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 19, presentato dai Consiglieri Dalmasso, Barassi Bossuto, Clement, Deambrogio e Moriconi: articolo 6, comma 3, dopo la lettera h), aggiungere la lettera i) "un rappresentante dei Comitati dei bacini di pesca, se costituiti ai sensi dell'articolo 5 della presente legge".
L'emendamento rubricato n. 19 è ritirato dal proponente e conservato agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 6, come emendato.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora all'esame dell'articolo 7.
ARTICOLO 7 Su tale articolo sono stati presentati gli emendamenti rubricati ai numeri 15, 24 e 25.
Il Consigliere Toselli ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori; ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

Se è l'ultimo articolo, chiedo di metterlo in votazione senza discussione.



PRESIDENTE

Emendamento rubricato n. 15 presentato dal Consigliere Giovine: capo 1 (Disposizioni generali) articolo 7, comma 3, lettera e).
Si propone la soppressione della frase "presenti ed operanti nel territorio della Provincia".
Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 15, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 24, presentato dai Consiglieri Moriconi, Bossuto Barassi, Deambrogio e Dalmasso: Articolo 7, comma 3, lettera h): togliere la parola "piemontese" e sostituirla con "della provincia".
Emendamento rubricato n. 25, presentato dai Consiglieri Moriconi, Bossuto Barassi, Deambrogio e Dalmasso: articolo 7, comma 3, lettera i): dopo la parola "montane" aggiungere "della provincia".
Gli emendamenti n. 24 e 25 sono stati ritirati dai proponenti e conservati agli atti.
Indìco la votazione palese sull'articolo n. 7, nel testo originario.
Il Consiglio approva.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.06)



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