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Dettaglio seduta n.136 del 07/12/06 - Legislatura n. VIII - Sedute dal 3 aprile 2005 al 27 marzo 2010

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Argomento:


GARIGLIO DAVIDE



(La seduta ha inizio alle ore 10.10)



PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bossuto, Bresso, Chieppa, Manolino e Rabino.


Argomento: Varie

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alle osservazioni della Consigliera Cotto sull'assenza in aula di esponenti della Giunta regionale nonché alla richiesta del Consigliere Cavallera di organizzare i lavori del Consiglio in modo da permettere ai Consiglieri di partecipare alle esequie dell'ingegner Telesca


PRESIDENTE

Per mozione d'ordine, ha chiesto la parola la Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Chiedo scusa, non so se sono io che vedo male, però mi sembra che non sia presente alcun rappresentante della Giunta. Forse lei guardava solo al Consiglio e al numero legale.
Sempre per portare la mia esperienza, in dodici anni non è mai successo che un Consiglio iniziasse in assenza di Assessori o del Presidente.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Intervengo sull'ordine dei lavori. Infatti volevo ricordare che purtroppo è mancato l'ingegner Tedesca, Direttore dell'AIPO ed ex Direttore regionale per quanto riguarda la difesa del suolo. Oggi alle 15 si svolgono i funerali a Pecetto Torinese, quindi sarebbe opportuno terminare i nostri lavori alle ore 13 e consentire a diversi Consiglieri di tutti i Gruppi di potersi recare alle esequie.



PRESIDENTE

Consigliere Cavallera, per quanto concerne l'ingegner Telesca era sicuramente mia intenzione organizzare il calendario dei lavori in modo da dare l'opportunità ai colleghi che lo desiderano di essere presenti alle esequie. Mi pare un gesto doveroso, visto il ruolo che l'ingegner Telesca ha svolto in seno all'amministrazione regionale e poi in seno all'AIPO.
Quindi, calendarizzeremo i nostri lavori in modo da rendere possibile a tutti i colleghi di partecipare alle esequie funebri.
Era anche mio intendimento ricordarlo ad inizio seduta, ma mi pare che in questo momento non ci siano le condizioni per farlo.
L'osservazione della Consigliera Cotto è senz'altro pertinente pertanto dispongo una breve sospensione dei lavori in attesa di avere assicurata una presenza della Giunta regionale.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 10.13 riprende alle ore 10.17)



PRESIDENTE

La seduta riprende.


Argomento: Pesca

Proseguimento esame testo unificato delle proposte di legge n. 47, 48, 58 e 165, inerente a "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca" (relatori Bellion e Cavallera)


PRESIDENTE

L'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 47, 48, 58 e 165, di cui al punto 4) all'o.d.g. prosegue con la discussione dell'articolato e degli emendamenti ad esso riferiti.
ARTICOLO 3 Emendamento rubricato n. 9 presentato dai Consiglieri Giovine e Lupi: capo 1 (Disposizioni generali) Art. 3 comma 3 Si propone la soppressione della frase "o loro porzioni".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Non essendoci il presentatore, cercavo di interpretare quest'emendamento con il quale il collega Giovine propone la soppressione della frase "o loro porzioni". Si legge: "Le Province, qualora sia accertata l'urgente ed eccezionale esigenza di tutelare l'equilibrio biologico del patrimonio ittico, per sopravvenute particolari condizioni ambientali o meteorologiche, sentiti i comitati vietano temporaneamente l'attività di pesca anche per le singole specie su tutti o su parte degli ambienti acquatici di competenza o loro porzioni". A mio avviso, la dizione approvata in Commissione è, tutto sommato, forse più logica, nel senso che si può ipotizzare una minaccia non solo complessivamente a tutto l'acquifero, ma anche solo a parte di esso. Quindi, la criticità può anche essere parziale. Credo che quest'emendamento non sia da votare, anche perché, in mancanza del presentatore, non ne capisco la ratio.
Personalmente credo che noi ci asterremo, e questo sarà il nostro atteggiamento.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 9.
Il Consiglio non approva.
Emendamento rubricato n. 58 presentato dai Consiglieri Novero, Dutto e Giovine: Art. 3 (Funzioni delle province) Inserire al comma 3 aggiungere dopo le parole "patrimonio ittico" le parole "in particolare per quanto riguarda quello autoctono".
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Ritengo che sia logica la formulazione che recita "l'urgente ed eccezionale esigenza di tutelare l'equilibrio biologico del patrimonio ittico, in particolare per quanto riguarda quello autoctono". Qualora dovessimo accogliere l'emendamento, la frase si leggerebbe in questo modo.
Credo che, tutto sommato, sia un emendamento che rafforza l'attenzione verso il patrimonio ittico autoctono senza escludere un'attenzione all'equilibrio biologico ittico in generale.
Non è presente il presentatore, che poteva senza dubbio argomentare meglio e in modo anche diverso, però, da quello che se ne può capire, da una lettura dell'emendamento e dalla simulazione dell'inserimento nel comma, personalmente sarei dell'idea di accoglierlo.
Naturalmente, in questa sede non ci avvaliamo del supporto tecnico che c'è stato nel gruppo di lavoro. Mi rammarico che queste proposte non siano state fatte in quella sede: potevamo avere da parte dei tecnici un maggiore supporto, quindi un approccio complessivamente coerente. Tuttavia, tutto sommato, non vedo incoerenze, perché già in altre parti della legge abbiamo sottolineato l'attenzione al patrimonio ittico autoctono, che comunque non vuol dire disattenzione per gli equilibri naturali e biologici in generale qualunque sia l'origine della fauna.
In modo particolare, la fauna ittica autoctona deve essere maggiormente tutelata e personalmente ritengo che si possa accettare quest'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Crediamo anche noi che l'emendamento presentato dai colleghi Novero Dutto e Giovine possa essere accolto, se non altro perché riprende quella che è un po' la filosofia che abbiamo inserito all'interno della legge dove - lo vedremo in articoli successivi - in più parti si è teso, a nostro modo di vedere in maniera equilibrata, a garantire la biodiversità autoctona, quindi a garantire che tutta una serie di specie siano mantenute tali e, al tempo stesso, a garantire che anche specie alloctone, ormai diventate di fatto autoctone da molti anni, non nocive per la biodiversità dei nostri corsi d'acqua, siano mantenute all'interno dei nostri fiumi.
Crediamo che quest'emendamento possa in qualche modo sottolineare alcuni principi che riprendiamo in altre parti della legge e pertanto esprimiamo un parere favorevole rispetto all'emendamento presentato ovviamente attendendo le valutazioni dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

In sé quest'emendamento non dovrebbe creare problemi, poiché la filosofia di tutta la norma porta in quella direzione. Personalmente non penso che in questa situazione aggiunga nulla, ma non c'è niente che ne osti l'accoglimento, quindi possiamo accettarlo.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 58 sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere favorevole.
Il Consiglio approva.
Emendamento rubricato n. 23 presentato dai Consiglieri Moriconi, Bossuto Barassi, Deambrogio e Dalmasso: All'art. 3 aggiungere il seguente comma 4) "Le Province organizzano e gestiscono gli esami per il conseguimento della licenza di pesca e per il permesso temporaneo di pesca".
La parola al Consigliere Cavallera.



CAVALLERA Ugo

A mio avviso, l'emendamento dovrebbe essere ritirato: nel suo complesso, la legge sta già in piedi e ha tutta una serie di percorsi ben definiti, soprattutto anche se si tiene conto degli emendamenti che la Giunta ha presentato.
Da un certo punto di vista, capisco il valore simbolico di questo emendamento, però credo che non si debba prevedere un percorso onnicomprensivo di questo tipo e che vada in qualche modo articolato il grado di autorizzazioni e di possibilità offerte a coloro che si rivolgono all'attività di pesca.
Naturalmente possiamo immaginare che, se qualcuno vuole esercitare non negli spazi previsti quella caccia anche quotidiana che può essere anche un modo di avvicinarsi ad un'attività facendo una sperimentazione, debba in qualche modo seguire un percorso di formazione che è giusto sia riservato a situazioni più consolidate.
Personalmente credo che - ne abbiamo parlato anche nell'incontro dell'altro giorno - un'articolazione delle autorizzazioni e delle verifiche di competenza, così come la legge prevede, sia più che sufficiente.
Altrimenti diciamo subito che facciamo un'azione per scoraggiare l'attività di pesca. Ma qui non è come sui pacchetti di sigarette, dove si cerca di scoraggiare il fumo perché vi è in qualche modo una certezza che faccia male alla persona; qui, una volta che abbiamo impostato una normativa che assicura gli equilibri ambientali, si danno alla parte pubblica funzioni di regolazione, prevedendo casi d'immediata chiusura della pesca, divieti e tutta una serie di altre situazioni, che ben conoscono i colleghi, in tutto l'articolato. Non esageriamo, perché l'esagerazione burocratica e normativa alla fine fa solo esasperare il cittadino e, di contro, a mio avviso favorisce l'abusivismo.
Invece occorre una normativa flessibile, precisa, sobria. Uso un linguaggio che abbiamo sentito utilizzare dalla Giunta molte volte in Commissione sanità: anche la sobrietà della norma, tutto sommato, ha la sua importanza.
In definitiva, personalmente non condivido quest'emendamento e quindi voterò contro; mi auguro che questa posizione sia largamente diffusa all'interno del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vignale.



VIGNALE Gian Luca

Crediamo che l'emendamento - già presentato per la verità, se non ricordo male, in Commissione e ripresentato oggi - che vorrebbe in qualche modo introdurre la necessità di conseguire una licenza, un permesso temporaneo di pesca rilasciato dalle Province per qualunque attività alieutica o di pesca anche da un punto di vista sportivo, non sia adeguato.
Non sia adeguato per quella che è la realtà del mondo della pesca.
La pesca, oltre ad essere una pratica di tempo libero e di svago, è anche un'attività sportiva. Esistono per questo le Federazioni italiane di pesca sportiva e pertanto va intesa anche questa possibilità. Così come in altre discipline sportive vi è la possibilità di accedere con iniziative promozionali alle attività sportive, è ovvio che se si introduce un principio come questo, secondo il quale, per accedere ad un'iniziativa di carattere promozionale, è necessario conseguire prima un permesso temporaneo o addirittura una licenza, verrebbe meno una delle possibili pratiche della pesca, quella a carattere sportivo.
Vi è, poi, un'altra funzione legata al tempo libero, tanto per chi pratica questa attività nel tempo libero - non essendo un pescatore quanto per le imprese, siano esse ristoranti o singoli gestori dei cosiddetti "laghetti", dove si può praticare la pesca solitamente non da parte di pescatori, ma da persone che vogliono trascorrere un pomeriggio o una domenica diversa.
ovvio che se venisse votato questo emendamento, verrebbe meno questa possibilità. Così come verrebbero meno le possibilità di promozione turistica legata alla pesca, sia essa sportiva o legata al tempo libero, in alcune aree montane o collinari o pianeggianti.
Per i motivi che abbiamo esplicitato, e perché riteniamo questo emendamento una volontà di disincentivare un'attività che vorremmo normare non ritenendola illegale, regolamentandola a noi pare in modo proprio, non siano favorevoli all'emendamento presentato, perché ci sembra, come ricordava in apertura il collega Cavallera, una volontà di disincentivare la pratica dell'attività alieutica.


Argomento: Sport - Tempo libero: argomenti non sopra specificati

Sull'ordine dei lavori, con particolare riferimento alla sollecitazione del Consigliere Ghiglia in merito alle Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione del post-olimpico


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Presidente, sull'ordine dei lavori, volevo soltanto chiarire una questione rispetto alle comunicazioni dell'Assessore Bairati.
Visto che alcuni colleghi sembrava mi imputassero la responsabilità di aver chiesto lo spostamento di tali comunicazioni, volevo precisare che essendomi stato detto che la maggioranza intendeva proseguire il provvedimento relativo alla pesca, e ritenendo che il dibattito sul post olimpico e sulla situazione attuale meritasse uno spazio degno, e non fra mozioni d'ordine e richieste di parola nell'ultimo quarto d'ora di Consiglio, mi ero permesso di suggerire che forse sarebbe stato meglio svolgere tali comunicazioni in un momento più consono, che poteva essere così com'è stato deciso, durante la seduta di martedì.
Ovviamente, per me non c'è nessuno ostacolo: è la maggioranza che alla fine decide, come peraltro sta tentando di fare in questi giorni, ciò che avviene in quest'Aula. Io sono un umile servo del popolo e quindi se l'Assessore Bairati deve intervenire adesso sull'olimpico, post-olimpico pre-olimpico o futuro, mi va benissimo; si apra, però, un dibattito che porterà via la mattinata. Se invece dovete proseguire sulla pesca proseguite sulla pesca.
Volevo solo fare questa puntualizzazione, perché non è una fuga reciproca, né dell'Assessore, che ringrazio per la sua grande disponibilità, ma nemmeno nostra al dibattito.
Si è creata, a causa delle forzature del centrosinistra e del "neomachismo" garigliano e della maggioranza, questa situazione di impasse che tocca a voi risolvere.



PRESIDENTE

Accogliamo le puntualizzazioni del Consigliere Ghiglia.


Argomento: Pesca

Proseguimento esame testo unificato delle proposte di legge n. 47, 48, 58 e 165: "Norme per la gestione della fauna acquatica, degli ambienti acquatici e regolamentazione della pesca" (relatori Bellion e Cavallera) (seguito)


PRESIDENTE

Procediamo con l'emendamento rubricato n. 23.
La parola all'Assessore Taricco.



TARICCO Giacomino, Assessore alla tutela della fauna e della flora

La Giunta esprime il parere contrario su tale emendamento, perch bloccherebbe il libero accesso alla pesca.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'emendamento rubricato n. 23, sul quale l'Assessore Taricco, a nome della Giunta regionale, ha espresso parere contrario.
Il Consiglio non approva.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vignale, per dichiarazione di voto sull'articolo 3.



VIGNALE Gian Luca

Grazie, Presidente.
Per me era fondamentale valutare l'esito della votazione sull'emendamento n. 23, anche se nell'incontro congiunto dell'altro giorno si era detto che non sarebbe stato accolto.
Come dicevo, per noi era fondamentale l'esito di tale votazione, perch avrebbe, in qualche modo, modificato significativamente l'intera norma.
Abbiamo appreso con favore, dunque, che l'emendamento che in qualche modo andava a limitare o a rendere più difficile la pratica della pesca è stato respinto. Pertanto, andremo ad esprimere una valutazione favorevole rispetto all'articolo 3, non soltanto per questa motivazione - come ripeto era un emendamento che poteva rendere più difficile l'avvicinamento alla pesca, ma perché tiene conto del dettato normativo.
Come avevamo detto in sede di discussione generale, di questo articolo come di alcuni articoli successivi che rimandano alla competenza delle Province, apprezziamo il fatto che vi sia un ente gestore centrale che, in qualche modo, indica le linee di indirizzo rispetto a quella che è la normativa, l'attività, le sanzioni e la gestione e quant'altro, e che questa gestione - lo vedremo negli articoli successivi - sia fatta a livello locale, partendo prima di tutto dalle Province, che andranno a redigere i Piani Ittici Provinciali, ma anche con la singola gestione dei consorzi di bacino interni alle Province.
Pertanto, la valutazione che esprimiamo rispetto a questo articolo, che è certamente breve, essendo composto da tre commi, è positiva, perché per noi rappresenta un punto importante sul quale forse dovrebbe ispirarsi parte di altra legislazione regionale laddove rimangono degli ibridi normativi, cioè laddove la Regione ha ancora delle competenze di indirizzo ma ne mantiene ancora molte di gestione che, a nostro avviso, dovrebbe essere cedute - almeno quelle di mera gestione sulle competenze più specifiche, che riguardano una conoscenza territoriale maggiore - alle Province.
Il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

Indìco la votazione palese sull'articolo n. 3, come modificato.
Il Consiglio approva.
ARTICOLO 4 Ha chiesto di intervenire il Consigliere Guida; ne ha facoltà.



GUIDA Franco

Grazie, Presidente.
Non sono un esperto di pesca, però sto attento alle parole usate nelle normative, perché credo che nostro dovere sia quello rendere la legge e il suo articolato comprensibili. Mi sono chiesto, ad esempio, come mai nella proposta di legge di Forza Italia si faceva riferimento ad Organizzazioni Piscatorie, mentre in quella dei Democratici di sinistra ci si rivolgesse alle Associazioni Alieutiche. Sembra una differenza di poco conto, per secondo me è da preferire la parola "piscatoria", perché fa riferimento alla variante moderna di pescatore.
Infatti, lo stesso italianista Tullio De Mauro, già Ministro della Pubblica Istruzione, anche lui triturato in quel difficile dicastero ritiene che l'aggettivo sia riferibile alla pesca e ai pescatori e che in letteratura esso è usato per definire le cosiddette "Poesie piscatorie" che ancor prima i romani chiamavano - lo sapranno sicuramente molti colleghi - "Ludi Piscatori", in cui l'ambiente pastorale della poesia bucolica è sostituita con quello dei pescatori.
Certamente questo termine è da preferire a quello usato nella proposta di legge n. 48 dei DS, che parla di Associazione Alieutiche, che pure secondo il De Mauro, potrebbe essere giusto, perché è riferibile all'arte della pesca. Tuttavia, il termine alieutiche è riferibile soprattutto alla pesca commerciale, specie se marittima, e ciò è storicamente accertato anche da Dino Levi, dell'Istituto di Tecnologia della Pesca e del Pescato del CNR, che parla delle popolazioni alieutiche di Mazara del Vallo (quindi una situazione completamente diversa da quella del Piemonte), o quando si parla del futuro delle risorse alieutiche riferito alle politiche della pesca dell'Unione europea, di cui, ricordiamo, è stato Commissario per molti anni la nostra concittadina Emma Bonino.
Dunque, a mio avviso - e bene ha fatto la Commissione - "piscatorie" è riferibile al pescatore dilettante, poeticamente e normativamente.
Per sostenere la tesi del piscatorio al posto dell'alieutico, tolto dagli incisi e dai titoli degli articoli, che correttamente i Consiglieri di Forza Italia hanno usato fin dall'inizio nella loro proposta di legge in modo particolare dal Consigliere Ugo Cavallera (che alcuni anni fa organizzò, insieme alle Regioni Veneto ed Emilia Romagna, un convegno a Torino proprio sull'attività della pesca, mentre un altro fu organizzato a Bologna), ci sovviene Maria Sirago, docente di Italiano, Latino e Greco a Napoli che ha scritto un bel saggio sulla poesia piscatoria.
A fine '400 si ebbe la ripresa dell'egloga su modello teocriteo e virgiliano. Che cos'è un'egloga? Non è nient'altro che un termine che esprime una forma allegorica, che ha a che vedere con la vita agreste, in questo caso non tanto di quella bucolica, come potrebbe ben sapere l'Assessore all'agricoltura, riferito all'allevamento di bestiame, ma riferito al teatro della pesca, in cui lavorano e si muovono i pescatori e le loro famiglie.
Jacopo Sannazaro, uno degli esponenti "di punta" della corte aragonese dette però vita ad un "sottogenere" del tutto particolare, quello delle eclogae piscatoriae, in cui l'ambientazione bucolica era sostituita, come le ho appena detto, Assessore, dai paesaggi marittimi della sua Mergellina.
In esse, il piscator era il protagonista, Nettuno subentrava al Dio Pan ed il poeta poteva operare una sperimentazione linguistica tesa al sondaggio del lessico piscatorio e marittimo.
Cosa abbiamo dimostrato con questo ragionamento? Che c'è persino una sostituzione di carattere pagano, da questo punto di vista, dal Dio Pan Dio dell'allevamento, del bestiame e dell'agricoltura, al Dio Nettuno, Dio del mare.
Il tentativo del Sannazaro riscosse subito un vasto successo, anche perché legato al particolare uso che del mare si faceva a Napoli durante le festività, visto che l'abbraccio del mare di fronte a Castelnuovo veniva largamente impiegato per rappresentazioni marine, tra le quali gli ingressi trionfali per re e viceré, e permeava di sé tanto la figurazione pittorica quanto la produzione drammaturgica delle cosiddette egloghe piscatorie.
L'eredità aragonese fu raccolta - questo dobbiamo ricordarlo - da Vittoria Colonna, castellana di Ischia dal 1509 (che certamente non era una di sinistra), che aveva riunito intorno a sé un gruppo di letterati formando una sorta di "cenacolo letterario"; ed alcuni tra questi, forse proprio su suo suggerimento, vollero cimentarsi nel nuovo genere di poesia "la poesia marinaresca", la poesia piscatoria, soprattutto Luigi Tansillo annoverato con il cognato, Alfonso d'Avalos, principe del Vasto tra gli allievi di Vittoria, ma anche Bernardino Rota e Bernardo Tasso, tutti autori di egloghe piscatorie in volgare.
Inoltre, il beneventano Niccolò Franco compose delle "Rime marittime" pubblicate in appendice ai Dialoghi marittimi di Giovan Iacopo Bottazzo nativo di Montecastello (Alessandria) - ecco che ci stiamo avvicinando al Piemonte, c'è un collegamento netto fra la Campania e il Piemonte - insieme ad alcune egloghe piscatorie del mantovano Giovan Francesco Arrivabene.
Nella seconda metà del '500, in età manieristica, si ebbe una ripresa del genere piscatorio, con alcuni esiti particolari, come ad esempio la novella Siracusa di Monsignor Paolo Regio, vescovo di Vico Equense, e la Mergellina di Giulio Cesare Capaccio. Ciò è testimoniato anche dal Giuoco del pescatore o de' pesci, inserito dal Ringhieri. Perché ho detto questo? Perché voglio dimostrare che il termine piscatorio è detto in modo soave e gaio, mentre il termine alieutico ha a che fare con un'attività commerciale della pesca. Il Piemonte non è una regione in cui si può parlare di attività commerciale della pesca, a meno che non si parli di acqua coltura ma è un altro argomento che affronteremo negli articoli successivi.
La moda dell'arte venatoria venne ripresa anche nelle dispute accademiche recitate settimanalmente dai dotti. Proprio a Napoli Giovan Battista Marino, nel suo rifugio di Posillipo, da lui definito "teatro gloriosissimo" della nobiltà napoletana, componeva i discorsi recitati in accademia, proprio sul discorso delle egloghe piscatorie.
Nello stesso periodo, la "poesia marinaresca" si diffuse nel Nord Italia, in particolare a Mantova, alla corte dei Gonzaga, non lontano da qui. Negli anni '80 del '500, sotto il governo di Ferrante, insigne letterario, si era diffusa ulteriormente, tanto che molti avevano composto delle Egloghe pescatorie, ambientate però non più a Mergellina, ma in altre regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria.
La moda della "piscatoria" riprese a fine '600, con le opere del gesuita Nicola Partenio Giannettasio, studioso di matematica, che compose una Piscatoria ed un poema, Nautica, entrambi pubblicati nel 1685. E tale genere era ancora in voga a metà del '700, quando Giuseppe Parini tra le sue prime poesie inserì tre "egloghe piscatorie". Ed anche il napoletano Emmanuele Campolongo compose un'opera "vergata in piscatorio stile", la Mergellina. L'interesse per tale genere è testimoniato dalla silloge di poeti "marittimi e pedanteschi" del XVII secolo raccolta da Andrea Rubbi che notava: "La Piscatoria è per quelli che volessero riposare dopo un poema di lavoro e di studio". Ecco, quindi, il richiamo al pescatore come hobby, come attività di distrazione, come attività del tempo libero. Tali componimenti poetici avevano fatto breccia anche nell'immaginario di Giacomo Leopardi, che nello Zibaldone osservava: "Ho detto dell'effetto che fa nell'uomo la vista del cielo, si può aggiungere e paragonare quello del mare, delle egloghe piscatorie". Ma il Rubbi considerava di maggior pregio la Nautica del Baldi, opera scientifica e piena di principi generali sì necessari, per quelli che intraprendevano il mestiere del mare, ma soprattutto di coloro che si dedicavano alla pesca nei laghi, laghetti torrenti e fiumiciattoli delle loro comunità.
Dunque, "piscatorio" è corretto.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Cavallera; ne ha facoltà.



CAVALLERA Ugo

Grazie, Presidente.
Stiamo discutendo l'articolo 4. Un articolo molto importante perch tratta delle organizzazioni rappresentative dei pescatori e, correttamente Consigliere Guida, nell'articolo sono definite le organizzazioni piscatorie riconosciute.
L'intervento del Consigliere Guida ha supportato noi, per un corretto approccio e corrette definizioni, almeno da chi condivide una certa filosofia della pesca, che rimangono sigillate nelle norme e quindi sono poi riportate in tutti gli atti successivi.
noto che vi è molta spinta, vi sono a volte delle tensioni in materia di organizzazioni rappresentative delle varie categorie, soprattutto quelle di attività del tempo libero, come questa, o similari, alle quali sono riconosciute delle funzioni come la presenza in comitati, quindi la partecipazione preventiva alla consultazione con le autorità preposte a adottare determinati provvedimenti. Avevamo due tipi di approccio. Da un lato la volontà di non escludere nessuno dall'altra, la necessità di disciplinare la materia in modo razionale evitando l'eccessiva proliferazione di presenze negli organi consultivi che avrebbe reso molte volte ingestibili gli organismi stessi. Un altro elemento tipicamente "piemontese" che si incontra in tutti...



PRESIDENTE

Per cortesia, Consiglieri, capisco che sia veramente faticoso ascoltare in queste situazioni, anche quando le motivazioni e i ragionamenti sono così interessanti, ma pregherei coloro che, visto che non siamo in fase di voto, non sono interessati alla discussione sull'articolo di accomodarsi fuori dell'aula. Prima di mettere in votazione gli emendamenti, daremo un congruo tempo ai Consiglieri per accomodarsi nei banchi.



CAVALLERA Ugo

Riassumendo. Vi è la necessità, in primis, di garantire la partecipazione più larga possibile, dall'altro di limitare il numero di presenze all'interno degli organismi.
Vi è una particolare situazione nella Regione Piemonte che deriva dal fatto che vi sono Province di dimensioni notevolmente diverse, per cui si hanno realtà da 200 mila abitanti confrontabili con realtà dieci volte superiore come quella di Torino, che supera i 2 milioni di abitanti. Era assolutamente necessario definire una norma flessibile.
La soluzione adottata, a mio avviso, va in questa direzione. Si è individuato un valore medio di aderenti che possono giustificare il riconoscimento in numero di 150. Nel frattempo, si è data la possibilità alle Province di far oscillare questo numero in un range che va da 25 a 500 unità. La differenza può sembrare notevole, ma non è così, perché vi sono ambiti territoriali notevolmente diversi, quindi numero di pescatori presunti che cambiano.
Altra questione era quella del riconoscere automaticamente le organizzazioni piscatorie, riconosciute già a livello nazionale, che hanno una loro presenza e una loro rappresentanza all'interno della regione Piemonte. L'articolo comprende anche le finalità riconosciute dalla Regione per quanto riguarda gli scopi e le attività delle stesse organizzazioni.
Alcune sono, ovviamente, lapalissiane come le organizzazioni dei pescatori e la diffusione tra i pescatori di una corretta formazione e approccio all'attività piscatoria, che non può prescindere da una difesa dell'ambiente in senso complessivo, come anche dalla collaborazione con gli enti pubblici per le attività di settore che gli enti pubblici programmano nei loro territori (ovviamente per ente pubblico si fa riferimento alla amministrazione provinciale).
Vi è la questione non secondaria delle guardie ittiche volontarie.
Questo è un aspetto molto importante, che ha fatto discutere molto. Si dà alle organizzazioni piscatorie riconosciute la possibilità di proporre agenti di vigilanza. Così come avviene nel campo ecologico che ha proporlo sono le organizzazioni ambientaliste, in campo ittico devono essere presentati dalle organizzazioni piscatorie.
Ci sono anche le manifestazioni sportive che, in corso d'anno, e nei periodi più indicati, organizzano le associazioni e le organizzazioni piscatorie, collegate alle federazioni, che a livello nazionale rappresentano il settore presso le istituzioni nazionali e, comunque garantiscono un'attività agonisticamente competitiva tra le varie realtà regionali.
In chiusura di articolo, emerge anche la definizione dei compiti della Regione e della Provincia. Le Province non potevano che riconoscere le organizzazioni piscatorie di livello provinciale e la Regione riconosce omologa nella Regione Piemonte, le organizzazioni piscatorie già riconosciute a livello nazionale che hanno una presenza di dimensione regionale. Queste sono le caratteristiche fondamentali dell'articolo sul quale, se non sarà stravolto, non sarà modificato con emendamenti che non condividiamo, il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Rossi; ne ha facoltà.



ROSSI Oreste

La fortuna aiuta gli audaci. Proprio negli interventi che avevo fatto ieri per quanto riguarda il disastro dei nostri fiumi, dei corsi d'acqua minori, avevo parlato di una ricerca che tempo fa avevo letto. Quella ricerca l'ho trovata, era edita dalla Regione Piemonte, dall'Ente Riserva naturale della Garzaia di Valenza, della Garzaia di Bosco Marengo piuttosto vecchia, ed era a cura del Comitato per la difesa del Po, Lega Ambiente, Pro-Natura, WWF, quindi credo di fare un piacere notevole al collega dei Verdi che ricorderà quando è stato fatto quest'opuscolo.
Parliamo di una pubblicazione della Regione di circa vent'anni fa, che oggi è assolutamente attuale, perché questi sono fatti che oggi realmente possiamo vedere con i nostri occhi.
Devo dire che le cose che erano riportate in quest'opuscolo sembravano quasi fantascienza. Invece, purtroppo, gli anni che sono passati (oltre venti) da quando hanno pubblicato quest'opuscolo, hanno dato ragione a coloro che lo avevano scritto, perché purtroppo i nostri fiumi, a seguito del dissesto e dell'abbandono del territorio, l'utilizzo delle prismate e così via, sono diventati quasi dei canali, le falde effettivamente si sono abbassate, i pozzi non pescano più, devono essere sfondati e quindi andare ad intaccare le falde del sottosuolo, magari quelle in uso dell'acqua potabile.
Voglio proprio riportare alcune delle cose che qui erano scritte.
Danni procurati da prismate, escavazioni, interventi agricoli e edilizi nei terreni golenali e da privatizzazioni delle aree demaniali e fluviali.
Le prismate, le escavazioni, le trasformazioni per usi agricoli e edilizi delle sponde e dei suoli golenali e le loro privatizzazioni mediante accessione frequentemente sono gli elementi di un anello chiuso fra i quali intercorrono azioni di feed-back e di rafforzamento reciproco e spesso procurano ai sistemi e agli ambienti fluviali identiche, o tra loro correlate, trasformazioni morfologiche e conseguenti effetti dannosi.
Questi ultimi riguardano la morfologia fluviale, l'idrologia l'idraulica, l'agricoltura, gli ambienti naturali, gli usi ricreativi (qui cadiamo proprio sulla pesca), la qualità delle acque e il demanio dello Stato.
Trasformazioni e danni morfologici.
Le trasformazioni e i danni morfologici sono gli interventi umani che hanno trasformato e rimodellato i vari sistemi fluviali italiani dai monti ai mari. Parlando di quelli piemontesi, in particolare, sono quelli interessati al bacino del Po con tutti gli affluenti.
Gli alvei sono stati ristretti, sono state soppresse ramificazioni meandri, isole, insenature. Spesso la larghezza delle sezioni degli alvei di magra, morbida e piena ordinaria sono state costrette a coincidere consentendo alle acque solo più l'espansione in altezza, anziché in larghezza.
Gli alvei sono stati incanalati con prismate non solo nei tratti con linee di sponda concave, ma spesso anche in quelli con sponde rettilinee e convesse, dove da decenni non c'era il minimo segno d'erosione.
Gli alvei sono stati accorciati, sono stati abbassati. Di conseguenza le sponde sono diventate più scoscese e, anziché, lasciar loro assumere nuovi naturali profili d'equilibrio a lenta pendenza, si è preferito bloccarle con primate.
Gli alvei sono stati variati nella pendenza.
Il Po piemontese dall'inizio del secolo è stato accorciato di 11 chilometri, abbassato di 2-3 metri ed incanalato, come d'altronde si pu vedere dalle piantine all'uopo create.
I terreni golenali sono stati privati della loro vegetazione ripariali (soprattutto dei salici di gronda), dei loro spontanei e fitti boschi sottoboschi e boscaglie, delle loro numerose "zone umide", fatte di lanche mortizze, stagni, canneti e risorgive.
I terreni golenali sono stati adibiti quasi dovunque, fino all'ultimo metro, all'utilizzazione agricola, con danni anche per la stessa agricoltura.
Tra le trasformazioni morfologiche dei bacini idrici fluviali, che influiscono negativamente sulla loro idrologia, occorre inserire anche le operazioni analoghe a quelle appena descritte effettuate sugli affluenti e sui terreni montani, i disboscamenti delle colline e le eccessive impermeabilizzazioni del suolo nelle aree urbanizzate.
Danni idraulici e idrologici.
A seguito delle appena accennate trasformazioni morfologiche l'idrologia dei bacini fluviali è mutata. L'intero reticolo naturale dei fiumi principali e i loro affluenti fungeva da cassa d'espansione per l'attenuazione e la diluizione nel tempo delle piene. Il sistema di lanche ramificazioni stagni e risorgive attenuava e restringeva nel tempo le magre. Ne parlavamo proprio l'altro ieri. Perché, facendo passare l'acqua con gran velocità e in poco tempo, togliendo tutti questi sistemi naturali di conseguimento dell'acqua, noi portiamo il territorio ad impoverirsi d'acqua nei periodi di secca, quindi spariscono i laghetti, spariscono le lanche, spariscono le aree dove i pesci potevano riprodursi e così non solo i pesci muoiono per il surriscaldamento della poca acqua rimasta, ma addirittura le uova, trovandosi senz'acqua in un terreno assolutamente non più adatto allo sviluppo delle specie, muoiono e quindi diminuisce la popolazione ittica.
Infatti, la velocità delle acque, specie durante le esondazioni, è aumentata sia nell'alveo sia sui terreni golenali, per cui ne consegue una maggiore erosione di fondo nell'alveo, con instabilità per i vari manufatti (ponti, dighe) grazie anche all'estrazione di eccessi di materiale quando avviene vicino ai ponti. Ne consegue una maggiore erosione di superficie sui terreni esondati e una più rapida propagazione dell'onda di piena, con conseguente diminuzione del tempo di preavviso in caso di calamità. L'onda di piena si è compressa in tempi più brevi, con conseguente aumento delle portate di colmo. Le falde freatiche si sono abbassate e molte risorgive si sono prosciugate.Le magre si sono aggravate soprattutto nella durata.
Danni ai terreni agricoli.
I terreni vicini ai fiumi, colpiti da queste ondate di passaggio rapido di acque, s'impoveriscono di humus e di acque sotterranee e sorgive.
Impoverimento di humus.
Il predetto aumento della velocità delle acque e delle portate di piena esercita sulle superfici dei terreni golenali, normalmente sommerse dalle piene, un'azione erosiva che non esisteva in passato, con la conseguente asportazione della componente più leggera, che è l'humus, anziché il deposito di limo, che invece migliorava la qualità agricola di quei terreni.
Nei campi rimangono sterili sabbia e ghiaia, e talvolta quando l'acqua passa troppo velocemente, anche la sabbia se ne va e rimane solo la ghiaia con il danneggiamento della qualità del terreno.
Questo fenomeno è più accentuato dove gli stessi agricoltori, per mettere a coltivazione un po' di terra in più, hanno eliminato quella già citata fascia di protettiva di vegetazione spontanea che si estendeva tra coltivazioni e fiume.
Abbassamento delle falde acquifere sotterranee.
L'abbassamento dei letti dei fiumi comporta l'abbassamento delle falde acquifere da essi alimentati e con essi in equilibrio idrico. A causa di ciò i terreni agricoli golenali e quelli extra golenali diventano più aridi e occorre irrigarli, quindi per irrigarli andiamo a pescare l'acqua spesso e volentieri nel fiume in periodi di secca, in estate, e per questo motivo asportiamo dal fiume che ha già poca acqua ulteriore acqua per andare ad irrigare. Questo purtroppo si verifica anche in aree relativamente lontane dai fiumi, anche negli abitati dei paesi rivieraschi, dove i pozzi per l'acqua devono essere approfonditi.
Approfondire un pozzo significa passare dalle falde d'acqua superficiali, normalmente adibite ad agricoltura, alle falde di acqua più sotterranee, che invece possono o potrebbero essere utilizzate per l'alimentazione umana. Qual è il problema? Il problema è che se noi facciamo dei pozzi che finiscono nelle falde che potrebbero essere utilizzate per l'alimentazione e per uso umano, creiamo dei rischi, perch questi pozzi, che non sono controllati e sono aperti, possono inquinare le falde sotterranee adibite ad uso potabile da inquinanti, sia le falde superficiali, ma anche portare nel sottosuolo inquinanti, ad esempio quelli utilizzati per trattare i terreni agricoli.
L'abbassamento delle falde superficiale annulla anche le risorgenze utili in agricoltura e come riserva idrica del fiume durante le magre, e richiama maggiormente le acque inquinate superficiali verso le falde più profonde, che alimentano molti acquedotti.
Le prismate (qui parliamo di nuovo di questi orrendi cubi di cemento che vengono localizzati e sono stati purtroppo localizzati lungo i corsi di fiume anche in modo esagerato, sia perché sono costituite da cubi di calcestruzzo, sia perché compattano maggiormente il suolo ad esse sottostante) costituiscono un ostacolo agli scambi idrici tra fiumi e falde adiacenti e soprattutto frenano la risalita per capillarità delle acque dei fiumi verso i terreni circostanti, che così diventano più aridi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nastri.



NASTRI Gaetano

Il settore della pesca e delle acque interne della Regione Piemonte deve tener conto soprattutto di alcuni aspetti particolari, che non sono fatti secondari.
Se l'intento del legislatore è di tutelare una parte significativa del patrimonio ittiologico e dell'idrofauna e, nel contempo, permettere un esercizio compatibile dell'attività di pesca, che consente soprattutto di tutelare e migliorare l'esistente. Ecco perché la domanda che rivolgo all'Assessore è di capire com'è la situazione di frontiera nei confronti di altre realtà amministrative regionali e, in particolare, quella anche di commistione delle acque italo-svizzere.
Questi non sono sicuramente aspetti secondari, se l'intento sarebbe capire e verificare cosa s'intende fare. Ma soprattutto l'intento è anche quello di proteggere un ambito faunistico prezioso dal punto di vista biologico e rilevante dal punto di vista sportivo e di socializzazione dell'individuo.
Dobbiamo pensare che la pesca è pur sempre uno sport, e lo sport dovrebbe segnare sempre aspetti positivi, come la socializzazione, la ricreazione, lo stare insieme. Ecco perché l'approccio nuovo alla materia consiste nell'apprezzabile tentativo di superare l'antagonismo tra la tutela dell'ambiente e i fruitori dello stesso. Antagonismo che ha avuto anche una cultura passata che spesso ha esasperato il rapporto tra i fruitori sportivi, che tante volte sono stati chiamati depredatori di fiumi.
Oggi s'intende percorrere una strada che accetta i pescatori e che chiaramente deve accettare non solo i pescatori, ma anche le loro associazioni. Sappiamo che le associazioni sono profonde conoscitrici della materia, quindi sono i primi ad avere tutto l'interesse a migliorare le condizioni di pesca. Chiaramente, nel migliorare le condizioni di pesca vogliono anche migliorare la qualità biologica dell'acqua, perché se la qualità biologica dell'acqua è positiva migliora anche la pratica della pesca.
La pesca viene quindi intesa come importante realtà sociale, che crea anche un indotto economico. L'equilibrio fra gli interessi di tutela e di fruizione può essere ottenuto coinvolgendo direttamente entrambi gli interessi in gioco.
Quest'impianto normativo può e deve evitare situazioni disastrose che si sono verificate in passato, sia nella direzione di un'esasperata introduzione di specie deleterie, sia nella direzione di un'altrettanto esasperata tutela, completamente avulsa dal fattore umano. È fondamentale tenere in debito conto le realtà locali, che sono costituite da queste associazioni che, anche se con pochi associati, proprio per questo devono essere maggiormente legate alla realtà territoriali.
Ecco perché, dal mio punto di vista, una buona legge sulla pesca dovrebbe promuovere e valorizzare in primis l'esercizio di tale attività.
Invece, nel testo si nota, dal mio punto di vista, una spropositata propensione nei confronti delle promozione, delle ricerca e della sperimentazione scientifica, che pur essendo fondamentali, non possono essere la finalità di una buona legge sulla pesca. Ed è fondamentale secondo me, creare questo rapporto e questa sinergia anche con le organizzazioni che operano a livello nazionale, che se non sono riconosciute con decreto ministeriale, sono completamente escluse. Quindi si dovrebbe tener conto che le associazioni e anche le altre istituzioni di carattere privato acquisiscono una personalità giuridica mediante il riconoscimento concesso con il decreto del Presidente della Repubblica.
Il vero problema dell'articolo 4, dove si parla di organizzazioni piscatorie riconosciute, è proprio questo: inserendo il limite dei 150 iscritti si dovrebbe tener conto di tutti, non solo di una parte. Le organizzazioni che operano a livello nazionale, se non sono riconosciute con decreto ministeriale, sono completamente escluse.
Ecco perché si dovrebbe tener conto che le associazioni di carattere privato devono acquisire questa personalità giuridica mediante tale riconoscimento. Si dovrebbe anche tener conto che l'effettivo operato sul territorio regionale, oltre che sul territorio nazionale, dovrebbe essere questa garanzia principale.
Ma dov'è, dal mio punto di vista, il vero problema? Inserendo il limite dei 150 aderenti residenti in Provincia, si rischia di eliminare almeno 300 associazioni piscatorie locali, che attualmente operano sull'intero territorio piemontese. Non solo non possono partecipare all'assemblea provinciale per eleggere i propri rappresentanti, ma questo le esclude completamente dal comitato esecutivo provinciale. Così si rischia di far sì che 300 associazioni, che non sono sicuramente poche, ma rappresentano un patrimonio della Regione Piemonte, restino escluse.
Un'altra cosa. In questa legge non è inserita una classificazione delle acque che dev'essere veramente chiara, così come non sono neanche state indicate le specie ittiche. Questo servirebbe soprattutto per il discorso del ripopolamento, che sulla legge ovviamente non si fa, non se ne parla ripopolamento su cui la competenza, non dimentichiamocelo, dovrebbe essere provinciale, mentre oggi non risulta.
Un altro aspetto importante, sempre dell'articolo 4, è quello dell'organizzazione di manifestazioni sportive in materia di pesca. Questo secondo me, è l'articolo che dovrebbe aiutare, quindi prevedere un maggiore coinvolgimento da parte della Regione e di tutte le istituzioni locali affinché, quando ci sono manifestazioni di questo carattere, ci sia il coinvolgimento di tutti, perché spesso queste associazioni, già limitate a 150, rischiano di non avere quella visibilità che invece dovrebbero avere.
Le associazioni piscatorie sono importanti, perché non si tratta soltanto di sport, ma anche di associazionismo.
Assessore, limitare a 150 il numero delle associazioni comporta, a mio avviso, rischi e problemi che bisognerebbe evitare proprio per impedire discriminazioni con gli altri. Quindi, è fondamentale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

Grazie, Presidente.
L'articolo 4, sempre richiamandomi alla mia nota esperienza piscatoria fa riferimento alle organizzazioni piscatorie riconosciute e quelle istituite con atto pubblico o con scrittura privata registrata.
Un liberale come il Consigliere Burzi - non certo come il sottoscritto potrebbe obiettare che queste restrizioni rispetto alle possibilità di riconoscimento da parte della Regione sono troppo stringenti.
Perché lo dico? Invito l'Assessore a riflettere su questo e faccio un esempio. Le associazioni che possono fruire di contributi da parte della Regione (ad esempio, le associazioni culturali), o normalmente le associazioni magari non riconosciute, che possono vedersi erogati i contributi dai Comuni, dalla Provincia e quant'altro, hanno un unico obbligo in quanto associazioni: quello di essere iscritte in un registro regionale. E in questo registro regionale ci sono dei parametri, dei limiti e quant'altro.
Se è così per tutto, perché per quanto riguarda le organizzazioni piscatorie noi dobbiamo restringere solo a questi due tipi di associazioni cioè quelle istituite con atto pubblico oppure quelle registrate con una scrittura privata registrata? Secondo me è un di più.
Si potrebbero riconoscere quelle associazioni che sono costituite e che fanno parte di un albo regionale, ma questa è un'altra questione.
Probabilmente ci sono dei motivi, non li capisco rispetto ad altre tipologie, ma ci saranno.
Seconda osservazione. Visto che stiamo facendo una legge regionale, il fatto che di queste associazioni consideriamo quelle "riconosciute a livello nazionale con strutture periferiche e con iscritti in almeno quattro Province della Regione" secondo me è discriminatorio, nel senso che o si allarga e si dice "quelle nazionali presenti", oppure si dice "quelle presenti a livello regionale con determinati limiti".
Il fatto di creare - so che succede anche in altri ambiti - una sorta di favore nei confronti di chi ha una rappresentanza nazionale, non è mai per quanto riguarda una legge regionale, secondo me opportuno, nel senso che noi dobbiamo normare quello che accade sul nostro territorio. Anche per evitare di avere associazioni più o meno esistenti, alle quali poi andremo a riconoscere una serie di garanzie o di possibilità.
La terza cosa che mi lascia perplesso è il numero degli aderenti.
Perché 150? Anche su questo un motivo ci sarà, e sicuramente non sarà "150 la gallina canta". Il motivo non è quello, ma allora perché non 148, 146 130? Non vorremmo discriminare! E non è una battuta. Perché 150? Il numero 150 non ha senso, ma anche se deriva da una mediazione non ha senso, è un numero, soprattutto perché a questo numero si può derogare. Infatti, metto 150, poi al comma 2 dico "però il limite previsto può essere derogato dalla Provincia competente per territorio da un minimo di 25 ad un massimo di 500".
Assessore, è una contraddizione evidente e palese, oltre che immotivata ed immotivabile. 150 non ha senso, per me 150 rappresenta la gallina che canta, ma ha ancora meno senso dire che la Provincia può derogare 25 aderenti. Perché 25 e non 30, 20 o 15? E perché così pochi rispetto ad un limite così alto che viene proposto come regola? Io faccio una regola che può essere considerata più o meno alta, e poi perché faccio una deroga che è così bassa? A me sembra un fatto assolutamente irrazionale, almeno io non lo capisco.
E poi un'altra cosa: quando mai si fissa un limite massimo? Ricordiamoci che in Italia - credo che l'Assessore lo sappia meglio di me e in una democrazia non si possono porre limitazioni all'accesso alle associazioni. Perché, in base ad una legge, potete permettervi di dire che un'associazione può avere al massimo 500 aderenti? Questo è scritto: "Pu essere derogata per territorio da un minimo di 25 aderenti ad un massimo di 500 aderenti in possesso della licenza di pesca". E se voglio costituire un'associazione con mille aderenti in possesso della licenza di pesca, non posso farla? Stando a quello che è scritto qui, non ho capito. Magari l'Assessore se ha voglia, me lo può chiarire, perché capisco che posso creare un'associazione con almeno 150 soci e qui il limite non è fissato, ma nella deroga dite che la Provincia può derogare da un minimo di 25 ad un massimo di 500. Quindi, secondo me non è ben scritto, a me non sembra chiaro, poi magari è chiaro per altri.
Terzo comma: "Le associazioni piscatorie riconosciute hanno lo scopo di...". Anche su questo, Assessore, devo dire che non è un compito nostro.
La Regione deve regolamentare il riconoscimento di alcune associazioni, che sono associazioni piscatorie. È evidente che un'associazione, nei due modi in cui l'avete costituita voi, o anche nel modo più liberale a cui darei l'accesso io, ha uno statuto e un oggetto. In questo statuto si dirà che i sottoscritti costituiscono l'associazione piscatoria X che ha come fine, ad esempio, quello di promuovere il pesce siluro - che non ho mai visto - e il gambero di fiume o di ruscello. Questo è lo statuto, l'oggetto dell'associazione che voi vi proponete di conoscere, ma perché voi scrivete in legge - e secondo me questa è una cosa che non si può fare, oltre che non si deve fare - che scopo hanno le associazioni? Voi potete regolamentare l'accesso di associazioni che hanno uno scopo ma non potete prescrivere nella legge lo scopo delle associazioni. Secondo me, questa è proprio una contraddizione democratica. L'associazione è libera, si associa per un fine e per un motivo, in un secondo momento sulla base di determinati parametri, che però devono essere parametri tecnici. Rispetto al proprio oggetto, la Regione dice "riconosco o non riconosco".
Ma non è che la Regione si mette a dire o addirittura, a fissare lo scopo di un'associazione, che per sua natura e costituzionalmente, è garantita libera.
Assessore, su questo rifletterei, perché è una legge che potrebbe, a mio modestissimo avviso, essere impugnata proprio su questi punti. Io la trovo un'assoluta forzatura, nel senso che tutte queste lettere del comma 3 potrebbero essere quasi tutte cassate, tranne probabilmente la lettera e) ("svolgere attività affidate dalle Province") e basta.
Su tutto il resto, voi andate ad intervenire sull'oggetto di un'associazione che è libera ed è garantita libera dalla Costituzione stessa. Chiederò un parere e, se non me lo darà la Giunta, chiederò al Consiglio se mi può dare un parere sulla congruità del fatto che voi fissiate gli scopi delle associazioni che volete riconoscere.
Secondo me non lo potete fare, perché non ho mai visto una legge in cui si dice all'associazione: "Il tuo scopo è quello di...". Lo so già io qual è il mio scopo, tant'è che ti chiedo di essere riconosciuto, ma non sei tu che me lo fissi. Non so se sono riuscito a chiarire il mio modestissimo punto di vista.
Sulla lettera f), se volessi rubare il tempo farei una battuta: mi chiedo se le organizzazioni in materia di pesca rientrino anche in quelle enogastronomiche. Ma la evito, perché ho già consumato il tempo.



PRESIDENTE

Ovviamente il settore enogastronomico segue il settore della pesca perché è il naturale sbocco e quindi c'è un collegamento.
La parola al Consigliere Vignale; ne ha facoltà.



VIGNALE Gian Luca

L'articolo 4, che prevede le modalità di riconoscimento delle organizzazioni piscatorie, crediamo sia quanto mai importante per le finalità che ha. Inserire all'interno di una legge, ma soprattutto nell'attuazione della legge stessa, delle modalità di consultazione e, in qualche modo, di gestione concordata, è quanto mai importante, perch come dicevamo per l'articolo precedente - si tengono in considerazione non soltanto gli Enti locali decentrati, ma anche i soggetti che rappresentano i differenti attori del mondo della pesca, siano essi associazioni di carattere nazionale, siano essi associazioni di carattere locale.
Certamente alcuni paletti indicati sono - come ricordava anche il collega Ghiglia - sancibili di valutazioni differenti, ma la filosofia che noi valutiamo come positiva è quella di garantire non soltanto la rappresentanza, ma che questa rappresentanza abbia anche un reale radicamento.
Indicare la necessità, per le associazioni di carattere nazionale, di avere strutture periferiche in non meno di quattro province della regione Piemonte è certamente un dato che ci consente, ci consentirà e consentirà alla Giunta e alle Province di individuare quei soggetti, quelle associazioni di carattere nazionale che davvero sono presenti sul nostro territorio.
Relativamente al numero degli aderenti, questo ovviamente è un dato soggettivo che può mutare e che peraltro può essere in qualche modo cambiato, dando di nuovo in questo caso competenza agli organi locali di attuare la legge in modo armonico e soprattutto non con enormi vincoli di burocrazia.
Se è giusto prevedere che le associazioni di carattere nazionale abbiano almeno quattro strutture periferiche a livello provinciale e abbiano anche un numero di soci predefinito, è altrettanto vero che nel comma 2 si dà possibilità di deroga - che ovviamente non deve diventare poi norma costante - alle Province competenti per singolo territorio.
ovvio che, relativamente al numero di abitanti, vi è un numero di soggetti che praticano l'attività piscatoria. Anche se questo non è sempre vero, le province meno popolose sono quelle che potrebbero avere maggiore difficoltà a raggiungere i numeri indicati al comma 1.
Al comma 2 vengono indicati gli scopi delle organizzazioni piscatorie.
Sono senz'altro indicazioni che, in qualche modo, si danno rispetto agli Statuti delle associazioni, che in parte però fotografano quelli che sono già gli Statuti delle associazioni esistenti e che forniscono indicazioni rispetto a quelle che dovessero essere costituite, perché certamente l'organizzare i pescatori e tutelare i loro interessi è un dato quanto mai importante nell'associazionismo, sia esso sportivo o di tempo libero.
Nella normativa in oggetto, promuovere la maggiore consapevolezza dell'esigenza di difesa della fauna ittica e ambientale naturale è certamente un altro aspetto che riconosce il mondo dell'attività piscatoria e ha ben presente coloro i quali la praticano, salvo coloro i quali, di fatto, non praticano l'attività piscatoria, ma questo, come vedremo negli articoli successivi, è sanzionato anche in modo importante nell'articolo che vedremo in seguito.
Così pure la collaborazione esistente con gli enti pubblici è quanto mai importante perché, come abbiamo visto, al di là della Regione che in qualche modo detta i principi e individua gli indirizzi generali, il rapporto con gli Enti pubblici, soprattutto quelli a carattere locale, sono quanto mai importanti, siano essi le Province, i Comuni in qualche modo interessati dai Comitati di bacino o i Comuni che condividono una singola asta fluviale. Ciò è quanto mai importante.
Nell'attività di vigilanza vi sono soggetti che riguardano le associazioni piscatorie, come si dice all'interno di questo articolo.
Relativamente alle associazioni, si fa riferimento a volontari che in qualche modo appartengono a dei corpi dei enti pubblici, o a volontari di altre associazioni, che pertanto hanno lo scopo di proporre anche la nomina di propri agenti di vigilanza e, soprattutto, curarne l'aggiornamento professionale.
Così come richiamiamo in un articolo seguente, quest'ultimo aspetto ci pare cosa estremamente importante: per esercitare in modo adeguato lo strumento della vigilanza, che è strumento importante ma quanto mai delicato, è certamente necessario che vi siano nozioni relativamente alla legge stessa, in primo luogo, e poi anche alle modalità di applicazione della medesima, realizzate con l'aggiornamento professionale.
Le associazioni sono individuate come soggetti i quali saranno deputati a svolgere attività affidate alle Province, in alcuni casi anche la gestione, perché le Province potrebbero decidere, come peraltro ricorda la legge, di affidare tratti di aste fluviali o di laghi ad associazioni di pescatori. Ciò è quanto mai importante, così come il punto successivo per quanto riguarda l'organizzazione delle manifestazioni sportive in materia di pesca.
Pertanto, ci pare che i primi tre commi dell'articolo 4 riprendano e siano la continuazione organica del principio espresso nell'articolo 3: creare una norma che coinvolga non soltanto gli Enti locali, ma anche le associazioni che rappresentano e che tutelano i pescatori, per fare in modo che non soltanto si abbia una buona legge, cioè non soltanto che l'Assemblea regionale voti una buona legge o comunque voti una legge, ma che questa legge diventi nota, conosciuta e in qualche modo ben realizzata ben attuata all'interno dei vari territori della nostra regione, siano essi territori provinciali, siano essi Comitati di bacino, siano essi i singoli Enti locali che, di concerto con le associazioni, individuano di gestione rappresentanza dei pescatori e quant'altro.
Anche il comma 4, relativamente alle modalità di riconoscimento delle associazioni, si rifà al principio che esprimevamo precedentemente, e che abbiamo ricordato all'articolo 3: la Giunta regionale riconosce le organizzazioni di carattere nazionale presenti sui territori provinciali mentre le Province competenti riconoscono le organizzazioni di livello locale, con il numero di associati individuato all'articolo 1, comma b) oppure andando in deroga come è previsto dell'articolo 2, comma a).
Noi crediamo che questo articolo, così come altri, siano in continuità rispetto al principio che abbiamo individuato, quello di una legge armonica, non concordata, ma realizzata e attuata partendo dalla Regione fino alle associazioni e ai più piccoli Enti locali.



SPINOSA MARIACRISTINA



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Grazie, Presidente.
Volevo fare anch'io qualche valutazione rispetto a questo articolo che, nell'ambito della discussione di questa legge, è sicuramente significativo, perché individua un tema importante, quello del rapporto tra l'ente pubblico e il sistema associativo territoriale, che deve essere come in moltissime altre occasioni è stato valutato e riconosciuto, uno strumento attraverso il quale la Pubblica Amministrazione può attivare delle iniziative, promuovere un'impostazione rispetto a determinati temi sui quali ritiene di legiferare, in modo tale da creare un sistema sicuramente complesso ma omogeneo tra l'azione della Pubblica Amministrazione, che deve essere di indirizzo e di impulso rispetto ad alcuni temi, e l'organizzazione territoriale ed associativa, che deve invece essere operativa sul territorio.
ovvio che nell'ambito di una legge, nel momento in cui si parla di risorse e di iniziative che devono essere compiute insieme e quant'altro era necessario individuare un articolo - l'articolo 4 - all'interno del quale indicare una serie di modalità attraverso cui il settore pubblico pu operare in collaborazione col sistema associativo, ma attraverso una serie di requisiti che questo sistema deve avere.
Entrando un pochino più nel merito di questo articolo, mi pare che alcune delle considerazioni mosse precedentemente dai colleghi siano assolutamente condivisibili e fondate.
Perché dico questo? Perché, in effetti, se da un lato, nell'ottica del rispetto delle varie funzioni, è assolutamente logico che ci debba essere una giusta suddivisione tra le fattispecie attinenti al riconoscimento a livello nazionale (quindi la caratteristica di associazione a livello nazionale) e quelle che devono avere caratteristiche per un riconoscimento a livello locale, anche a me pare che i parametri che sono stati indicati potrebbero creare qualche difficoltà.
Se da un lato il riconoscimento a livello nazionale deve necessariamente avere una dimensione ampia - quindi il fatto che si sia inserito un numero importante di Province nelle quali c'è una presenza ha ovviamente un senso - teniamo anche conto che, a volte, la tipologia e la peculiarità di livello nazionale è anche riconosciuta: questo lo si vede magari su organizzazioni di altra natura. Per esempio, mi viene in mente tutto quello che è l'aspetto legato alla protezione civile, dove il criterio che legava il riconoscimento a livello nazionale non era solo sempre la quantità, ma anche la qualità. Ci sono delle professionalità e delle caratteristiche associative che svolgono delle funzioni particolari e peculiari che magari non hanno una dimensione territoriale ampia, ma sono di riferimento rispetto al territorio regionale o rispetto al territorio nazionale tali da poter avere un riconoscimento di questa portata.
Il fatto che si sia dato questo elemento così chiaro di almeno quattro Province riconosciute a livello nazionale o con strutture periferiche di iscritti in almeno quattro Province, è sicuramente un'impostazione quantitativa, ma non qualitativa.
Stesso ragionamento per quanto riguarda il punto b), dove si precisa "le organizzazioni con almeno 150 aderenti, in possesso della licenza di pesca residenti nella Provincia". Rispetto alle considerazioni fatte sul numero, anche noi nutriamo qualche perplessità, nel senso che nel momento in cui la deroga è comunque sempre riferita al limite minimo - perlomeno così mi pare di aver capito prima dai suggerimenti del collega Cavallera un conto è dire "150 è il limite minimo e si può derogare a 100 o 160" altro conto è andare da 25 a 500. Sinceramente, questo aspetto ci dà la sensazione che non abbiamo le idee molto chiare.
Se da un lato vogliamo indicare un limite minimo che dia una dimensione di associazione che il buonsenso ci porta ad indicare come un'associazione effettivamente esistente, poniamo un limite minimo di 25 30 o 50, al di sotto del quale diventa insensato derogare. Ma se noi diciamo 150 e poi consideriamo due numeri così distanti - 25 e 500 diventa un po' incomprensibile alla sottoscritta, che ovviamente non ha competenze così specifiche in termini di pesca, la comprensione.
Quindi, a meno che non vi siano motivazioni reali, inviterei la Giunta a fare qualche valutazione rispetto alle considerazioni che sono state fatte.
Per quanto riguarda i vari scopi che sono indicati per le associazioni ovviamente sono condivisibili. È ovvio che rispetto al punto e), dove si indica "svolgere attività affidate alle Province", anche qui rispetto all'articolo precedente, dove sono indicate determinate funzioni attribuite alle Province, a cui seguono delle attività, bisognerà valutare nell'ambito dei regolamenti e delle considerazioni che verranno fatte nei vari livelli istituzionali, quali fare. Avrei ancora una questione rispetto al sistema associativo, anzi rispetto al sistema associativo legato al valore e alla funzione che vogliamo giustamente riconoscere con questo articolo 4. Ovviamente, all'interno di questo articolo ci sono dei contenuti squisitamente legati alle attività associative - promuovere attività, proporre iniziative e quant'altro - ma ci sono, altresì, dei compiti specifici da assegnare in funzione delle attività istituzionali.
Quello che non è molto chiaro è in quale modo si intenda finanziare queste attività. Ho provato a farmi un'idea anche rispetto all'ultimo articolo che generalmente è quello finanziario, ma non mi pare di scorgere in questo articolo qualche indicazione più precisa rispetto alle modalità anche economiche, attraverso le quali poter compiere un'attività importante, come quella legata al rapporto Organizzazioni Piscatorie ed Enti pubblici.
Ancora un aspetto, legato all'organizzazione di manifestazioni sportive in materia di pesca. Mi permetterei di suggerire che, al di là dell'attività e della manifestazione che l'associazione può svolgere annualmente con i propri associati, sarebbe importante che la Regione o le Province, nell'individuazione delle manifestazioni da supportare individuassero anche un metodo di scelta particolare. Mi viene in mente il fatto che, al di là della gara che potrebbe essere fatta annualmente tra gli associati, magari potrebbe avere un senso indirizzare eventuali risorse a supporto di manifestazioni a carattere didattico, formativo e educativo che possano, quindi, essere sufficientemente coinvolgenti su temi che riguardano queste finalità.
successo in molte occasioni che il sistema del volontariato - dal socio-assistenziale alla protezione civile al culturale - organizzasse importanti iniziative su vari temi. Un esempio sono le scuole, all'interno delle quali si possono sottolineare le finalità educative.Per concludere il mio intervento, riconosciamo questo valore associativo, ma manteniamo una serie di dubbi e di considerazioni già espresse, sulle quali ci aspettiamo una risposta da parte della Giunta. Grazie.



GARIGLIO DAVIDE



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Grazie, Presidente.
Dico subito in premessa che mi permetterò di recuperare quei 45-50 secondi che i miei colleghi hanno sforato nei loro interventi, affinch nessuno abbia dubbi sul livello di contribuzione degli interventi che stiamo cercando di fare.
Mi si consenta anche di ricordare, anche se non è certamente sua responsabilità, che gli interventi che si susseguono - siano essi utili o meno - sono assolutamente al di sotto del margine di udibilità. In certi casi potrebbe anche essere considerata un'utilità del percorso legislativo ma a me non sembra.



PRESIDENTE

Consigliere Burzi, ancora due settimane e poi conto che si possa porre definitivamente una soluzione al problema.



BURZI Angelo

Non vorrei che sembrasse, a lei o ad altri, che noi abbiamo fretta: si farà tutto nel più breve tempo possibile. Siamo certi della buona volontà soprattutto degli organi a ciò delegati.
Inizio con una considerazione di natura generale. Sono certo che i Consiglieri, perlomeno quelli appartenenti al mio Gruppo, ma probabilmente anche altri, oggi, nel percorso consiliare, siano più motivati, rispetto a quanto lo siano stati finora, ad occuparsi di un tema, senza dubbio importante, ma la cui gestione, nell'ambito dell'alveo consiliare, fino ad oggi era stata delegata ad un gruppo di lavoro.
Nel nostro caso è facilmente comprensibile perché l'ex Assessore cui è stata delegata la gestione di questa materia nell'ambito della III Commissione consiliare, il Consigliere Cavallera, è notoriamente riconosciuto da quasi tutti i Gruppi politici, sia di maggioranza sia di minoranza, come uno dei maggiori esperti in materia, siano essi autoctoni o alloctoni, come precedentemente abbiamo discusso anche in materia di fauna ittica.
Tuttavia, non tutto il male viene per nuocere perché, leggendo e rileggendo, qualche dubbio viene. Gradirei avere almeno un minimo di attenzione da parte dell'Assessore.
Siamo nell'ambito delle disposizioni generali. Stiamo classificando le organizzazioni che, come è stato precedentemente sostenuto dall'intervento della collega Ferrero, sono, sotto tutti gli effetti, associazioni di natura volontaristica senza finalità di lucro, riconosciute con personalità privata. Uno dei tanti aspetti del mondo associativo di cui il nostro Piemonte è estremamente ricco è proprio l'area della pesca. Ci sono, per una serie di interrogativi che, anche se in parte sono già stati risolti mi permetto di riproporre.
Intanto, quando si definisce il riconoscimento delle stesse, con strutture, almeno in quattro province (Biella, Verbania, Vercelli ed Asti insieme fanno, per comodità di ragionamento, un quarto degli abitanti della provincia di Torino, perché credo che lei sappia che in altre aree del Consiglio questo argomento è stato dibattuto) allora mi domando, in termini di equità - sempre con la "e" minuscola - e di riconoscimento, perché il ruolo delle associazioni nelle fasi successive diventa, non solo più di raccolta di persone innamorate della pesca, ma di collettori di partecipazione ad altre strutture successive molto importanti per l'organizzazione delle fasi successive.
Mi domando, quindi, se questa fase sia stata dotata di sufficienti riflessioni.
Secondo aspetto. Ad esse sono assegnate scopi tutt'altro che poco ambiziosi: proporre la nomina di propri agenti di vigilanza; la collaborazione con gli Enti pubblici per una reale partecipazione alla realizzazione degli obiettivi previsti nel settore della tutela; svolgere attività, qualora questa sia affidata dalla Provincia; infine, quella che sembrerebbe più propria e più semplice, l'organizzazione di manifestazioni sportive.
Si pongono alcune ulteriori questioni.
Innanzitutto, non credo che tutte le associazioni, anche nel mondo della pesca (che, tra l'altro, non conosco in maniera così approfondita per cui mi appello alla sua conoscenza), abbiano la stessa anzianità storica, la stessa densità di iscritti, la stessa capacità qualitativa di esprimere, sia nei propri organi direttivi sia nelle proprie capacità elaborative, il pensiero utile alle finalità pubbliche a cui questa legge fa riferimento. Al contrario, mi parrebbe più semplice l'intervento nell'ambito di organizzazione di manifestazioni di pesca sportiva probabilmente più specificamente inserite nel territorio a cui l'associazione, in sede provinciale o in ambito regionale, viene inserita.
Perché le pongo questa domanda? Perché nei capoversi successivi, quando si parla di Comitati di bacino, di Comitati consultivi, siano essi regionali o provinciali, di Comitato scientifico, che è la parte conclusiva, nell'ambito del campo delle disposizioni regionali, queste Associazioni hanno un ruolo.
Apparentemente, qui il ruolo è di semplice razionalizzazione e catalogazione di aspetti di natura volontaristica. Ripeto, la Regione Piemonte è storicamente ricca di una grande partecipazione a nessuna delle attività principali di attinenza pubblica, escluso il mondo del volontariato, poi però c'è uno sforamento, un'esondazione, una sovrapposizione tra il mondo del volontariato in quanto tale (in questo caso il mondo della pesca) e una partecipazione sistemica importante l'attività di organizzazione di natura pubblica.
Qualora i Comitati di consultazione regionali, o provinciali, e i Comitati tecnico-scientifici non avessero una tempestiva formazione - lei peraltro, ne è già perfettamente a conoscenza e forse non tutti i colleghi sia di maggioranza sia di minoranza, lo sono ancora - non avrebbero una loro complessa realizzazione. La realizzazione di questi organi, che non sono solamente consuntivi ma organizzativi, per esempio, nell'ambito dei Comitati di bacino, cui sono poi assegnati in fase di pianificazione (a me sarebbe piaciuto chiamarla programmazione, ma questo lo verificheremo quando sarà presente l'Assessore Valpreda o qualcuno che ama gli aspetti ideologici, più di quanto l'Assessore Taricco ne sia attratto) è molto ardua. Mi sembra che i compiti diventino molto ambiziosi.
Intanto non sarei contrario, ove già lei non abbia provveduto in sede di Giunta, ad avere sul tema - che tutto mi sembra, tranne che semplice attenderò una sua replica - un contributo dell'Assessore Deorsola. Se non sbaglio è l'Assessore alla semplificazione e alla sburocratizzazione.
l'Assessore ai rapporti con il Consiglio e deducendo che i rapporti con il Consiglio sono eccellenti, probabilmente è in tutt'altre faccende affaccendato. Ma questa è questione di legittime interpretazioni personali.Mi interesserebbe sapere qual è il pensiero dell'Assessore competente, in termini di semplificazione su questo aspetto specifico.
Concludo, così consento alla Presidenza di recuperare qualche decina di secondi che i miei colleghi, precedentemente, avevano inutilmente - in senso di tempo - utilizzato. Non sarei contrario a sapere - lo chieder dopo, qualora l'informazione non fosse disponibile - qual è l'entità dell'onere, delle incentivazioni alle manifestazioni sportive che l'Assessore competente, credo quello allo sport, non certo lei, delega annualmente alle associazioni per promuovere e sostenere le loro manifestazioni sportive.



PRESIDENTE

Volevo solo ricordare ai Consiglieri che, prima della chiusura della seduta odierna, abbiamo ancora l'onere di votare l'ultimo ordine del giorno sull'Unione Europea, il n. 529, che non era stato messo in votazione ieri.
Riterrei necessaria convocare una Conferenza dei Capigruppo per calendarizzare l'o.d.g.
Pregherei i colleghi di iscriversi per interdire, in maniera tale da mettere in votazione l'ordine del giorno sull'Europa, prima della fine dei nostri lavori.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Toselli, ne ha facoltà.



TOSELLI Francesco

La nuova legge regionale sulla pesca deve, primariamente, avere l'obiettivo di tutelare un patrimonio ittico. Un patrimonio ittico di primo ordine come quello piemontese. In questo senso, il ruolo delle associazioni piscatorie appare fondamentale per garantire un futuro migliore per la pesca sportiva. Questo non solo nell'interesse loro, ma di tutta la comunità in generale, poiché la tutela del patrimonio ittico non è fine a se stesso, ma garantisce, come logica conseguenza, la salvaguardia e la difesa delle splendide bellezze naturali del nostro territorio.
Ai problemi di tipo tecnico, economico e sociale che si pongono nella gestione dell'ambiente e del territorio, possono dare un importante contributo anche alcune attività legate al tempo libero. Soprattutto quando, come nel caso della pesca, sono connesse all'uso di una risorsa l'acqua, che costituisce la componente più importante del nostro ambiente di vita. La pesca dilettantistica, con le sue tecniche specifiche, dalle più semplici alle più complesse, può essere un mezzo straordinario per avvicinarci in modo consapevole e, nello stesso tempo, divertente agli ambienti acquatici e alle loro molteplici problematiche.
Ricordiamo qui alcune delle valenze della pesca sportiva che possono essere utili per comprendere il suo ruolo all'interno di una politica di gestione del territorio.
La pesca sportiva è un'attività distensiva e di corretto utilizzo del tempo libero, per esempio. È un'attività a debole impatto ambientale, è un'attività di conoscenza e relazioni concrete positiva con la natura. Si rivolge ad una fascia di età molto vasta, stimola numerose attività associative e di volontariato. Contribuisce al controllo ambientale con una costante frequentazione dei fiumi. Contribuisce alla gestione delle acque e della fauna ittica direttamente e in collaborazione con gli enti regionali e provinciali. Apre notevoli possibilità di approcci didattici agli ambienti fluviali. Nel settore agonistico rappresenta un'attività con caratteristiche specificatamente sportive. Contribuisce alla formazione di un indotto di attività economiche non trascurabili quali, per esempio, le presenze turistiche, le industrie di settore, la pubblicistica specifica e le attività commerciali. In questo quadro, le associazioni di pesca sportiva si propongono tra gli interlocutori per la gestione della risorsa rappresentata dai corsi d'acqua del Piemonte e, in generale, di tutte le aree dove vi siano pescatori interessati a tale iniziative.
Sono purtroppo ben note a tutti le ormai critiche, se non penose condizioni in cui versano molti corsi d'acqua scorrenti sul nostro territorio, sia dal punto di vista del degrado ambientale, sia per la sempre minor presenza di pesci di ogni specie. Il degrado ecologico ed ambientale, che stanno subendo molti corsi d'acqua del Piemonte è evidente a tutti noi. Di conseguenza, diventa prioritario ripristinare e salvaguardare le caratteristiche ambientali essenziali dei corsi d'acqua da cui dipende lo sviluppo degli ecosistemi acquatici e la conseguente presenza dei pesci.
L'asciutto totale, o parziale, di lunghi tratti di torrenti e fiumi, è ormai una triste realtà che, puntualmente, si ripete ogni anno nel periodo estivo e non solo. Se da un lato le condizioni climatiche sono mutate repentinamente, favorendo tale evento, le attività dell'uomo richiedono sempre più l'utilizzo di un bene così prezioso quale l'acqua. Ciò non significa che si debba abusare di tale risorsa al punto tale da mandare in secca i corsi d'acqua arrecando morie di pesci e favorendo il bracconaggio.
Le leggi che disciplinano i prelievi idrici ci sono e vanno fatte rispettare da tutti: a partire dalle centrali idroelettriche, sino ad arrivare ai selvaggi sbarramenti a scopi agricoli. Non potendo ignorare la graduale, ma inesorabile regressione della popolazione ittica nei nostri corsi d'acqua, che ha interessato in modo drammatico i ceppi autoctoni sino alla completa estinzione in molti casi, è necessario attuare una politica dei ripopolamenti moderna e funzionale, capace di garantire alle nostre acque un livello di pescosità duraturo nel tempo, non solamente concentrato in occasione di lanci di materiale pronta-pesca.
In tale ottica, è assolutamente necessario concentrare gli sforzi e le risorse economiche sulla salvaguardia dei ceppi autoctoni e l'introduzione di novellame con spiccate caratteristiche di rusticità.
Tra le altre cose, è dimostrato che i pesci di ceppo autoctono sono in grado di superare qualsiasi evento negativo grazie al loro istinto e non per caso. Dov'erano presenti, hanno resistito alla violenza delle acque in occasione delle alluvioni.
L'ausilio di zone di protezione ubicate in corsi d'acqua non soggetti a periodi di secca estiva ed in cui sia possibile il recupero programmato con elettrostorditori, può rilevarsi assai proficuo nell'ottica di preservare i pesci da probabile periodo di asciutta estiva che, eventualmente, interessa altri corsi d'acqua.
Le esperienze fatte in tal senso, sia in passato che oggi, in alcune realtà garantiscono discreti risultati e, quindi, inducono a seguire tali modalità nel ripopolamento di fiumi, di torrenti, di canali.
Per gestire al meglio i ripopolamenti in relazione alle effettive potenzialità dei diversi ambienti fluviali, sarà necessario stilare una carta ittica che identifichi le zone sulla base delle popolazioni ittiche dominanti.
Il Piemonte è una delle Regioni più ricche d'acqua d'Italia. Stando ai piedi delle Alpi, ha la possibilità di avere copiose precipitazioni anche nevose, che alimentano sorgenti che poi si trasformano in torrenti e fiumi.
Parecchi, addirittura, sono i laghi, sia d'origine glaciale sia morenica. Spicca su tutti il lago Maggiore o Verbano, che ha una superficie di 216 chilometri quadrati ed una profondità di 372 metri, in coabitazione con la Lombardia. Seguono il Lago d'Orta, di 18 chilometri quadrati, con una profondità massima di 143; il Lago di Viverone, che si estende per 5,78 chilometri quadrati con una profondità massima di 50 metri nel Biellese; i due Laghi di Avigliana e il Lago di Candia nel Torinese, che ha una superficie di 1,69 chilometri quadrati; il Lago di Mergozzo, che è poi una piccola parte del Lago Maggiore, si estende invece per 1,83 chilometri quadrati nel Verbano. Altri piccoli laghi di origine morenica si trovano vicino alla Città di Ivrea e sono i laghi di Sirio, Cascinette e Nero.
Presidente, mi fermo qui perché, avendo soltanto dieci minuti di tempo non posso continuare, ma interverrò sull'articolo successivo.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Toselli. Comunque, ci sarà senz'altro occasione di continuare la discussione su questi temi.
La parola al Consigliere Nicotra.



NICOTRA Riccardo

Proprio in questi giorni il rapporto Living Placet Report 2006 del WWF avverte che continuando a consumare gli attuali ritmi, per sostenere la nostra civiltà, nel 2050 occorreranno due pianeti. Le risorse idriche stanno diventando già ora un grosso problema.
Negli ultimi tempi il nostro mare è diventato terra di conquista per i pescatori di frodo, tant'è che gli altri pescatori, che praticano la pesca da sempre, se ne lamentano abbondantemente. Anche le Nazioni Unite e l'Unione Europea hanno imposto severe regole sulla pesca. Tutti i mari italiani, in particolare al largo del Cilento e della Sardegna, ma anche sui laghi e sui fiumi, sono solcati da imbarcazioni abusive.
Le risorse biologiche che sembravano inesauribili si stanno impoverendo Il pesce scarseggia sempre di più, mettendo a rischio gli stessi abitanti del mare, dei laghi e dei fiumi. Ad esempio, la popolazione del Tonno Rosso, che ogni anno emigra per deporre le uova nelle acque calde del nostro mare si è ridotta dell'80% nell'ultimo ventennio.
Secondo i risultati di una ricerca del WWF, sembra che il pesce sia una fonte potenziale di gravi intossicazioni. Secondo la rivista Geo, in Italia ogni anno vengono pescate circa 300.000 tonnellate di pesce, ma la pesca selvaggia sta sempre più inaridendo la vita marina del mare nostro, sempre più impoverito dalla pesca non regolare.
Le reti usate dalle spadare possono avere anche una lunghezza di venti chilometri, qualsiasi pesce vi entra dentro senza alcuna possibilità di fuga. Rimangono così impigliati nelle maglie delle reti pesci spada, tonni e ogni genere di pesce, ma anche tartarughe e squali finiscono in questo modo per essere soffocati.
Ieri qualcuno ha parlato di pesce spada nei laghi e di squali e ha detto che il pesce siluro era come il cefalo. Continuo a ribadire visto che prima non sono stato ascoltato, che il Vicepresidente Peveraro non era d'accordo con noi. Il 76% del pesce è consumato dall'uomo, la metà finisce congelato, il 24% è destinato a produrre olio e cibo.
Le risorse marine sono settori regolamentati da vari accordi internazionali. La convenzione dell'ONU stabilisce che uno Stato costiero può estendere la pesca fino a 200 miglia dalla costa Nell'intervento di ieri avevo fatto notare che è sempre più necessario garantire la possibilità di consumare del pesce selvaggio e non finire come i polli che mangeremo tutti nel futuro: bei polli di plastica. Così finirà anche con il pesce.
La normativa che riguarda la pesca nelle acque interne è sempre stata abbastanza attenta e aggiornata fino a qualche anno fa. Tuttavia, negli ultimi vent'anni a causa dell'inquinamento, della scarsità d'acqua e del pescato, come dell'inesistenza di controlli, c'è stato un cambio di rotta riscontrabile, probabilmente anche a livello regionale: lo sviluppo della pesca nei laghetti privati a scapito dei grandi laghi e fiumi demaniali.
La scarsità di pesce autoctono pregiato e di dimensioni apprezzabili nelle acque demaniali ha spinto alla ricerca di soluzioni diverse, magari più dispendiose ma di riscontro immediato. In questo senso il laghetto artificiale si prestava perfettamente in quanto facilmente gestibile ambiente circoscritto e contenuto che facilita l'immissione di specie da allevamento anche di grossa taglia per soddisfare qualsiasi esigenza (con varie riserve e aspetti negativi che non tratteremo). Certo il pullulare di questi laghi, almeno in pianura, ha sostanzialmente allontanato dall'ambiente selvaggio e naturale del fiume e del grande lago.
A questo è conseguito un ulteriore calo d'interesse (anche economico e sociale) delle amministrazioni locali verso l'ormai sempre più raro pescatore free, al punto che al rinnovo della tessera annuale non viene più neanche consegnato l'opuscolo basilare con le direttive per l'anno nuovo (zone di pesca, zone di protezione, divieti particolari, ecc.) che era il vademecum del pescatore. Anche le zone fluviali divenute parco non vengono segnalate chiaramente.
Un altro fattore sono gli uccelli che popolano le sponde dei fiumi specialmente il cormorano, che si nutre e decima tutti i pesci.
Quello che manca adesso, forse un po' per negligenza, sono i controlli una volta fatti anche dalla FIPS, adesso dalle guardie formate dalla Provincia.
Per dare una mano alla maggioranza, mi fermo qui.



PRESIDENTE

Se non ci sono controindicazioni, non completerei la lista degli iscritti a parlare, ma sospenderei la trattazione di questo punto, per procedere alla votazione dell'ordine del giorno n. 529.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame ordine del giorno n. 529, inerente a "Trattato costituzionale europeo", presentato dai Consiglieri Casoni, Leo, Botta, Nastri, Lupi Ghiglia, Burzi, Nicotra, Boniperti, Toselli, Novero e Rossi


PRESIDENTE

Sull'ordine del giorno n. 529, il cui primo firmatario è il Consigliere Casoni, le dichiarazioni di voto sono già state rese nella giornata di ieri.
Indìco la votazione palese sull'ordine del giorno n. 529, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale nell'approssimarsi del 50° anniversario dei Trattati di Roma e per incoraggiare la ripresa del dibattito sul Trattato costituzionale europeo indispensabile per la realizzazione del progetto europeo, di unificazione dei popoli e delle loro culture consapevole della crescente importanza della dimensione europea nella vita dei cittadini cosciente del fatto che il governo europeo si fonda sui principi di prossimità, sussidiarietà e interdipendenza e partecipazione convinto che il processo di unificazione dell'Europa della libertà, della pace e della solidarietà sia necessario e ineludibile certo sul ruolo fondamentale che le autorità regionali e locali possono svolgere per far crescere nei cittadini una forte coscienza europea, anche attraverso una migliore comunicazione dell'Europa al cittadino convinti della necessità del richiamo ai valori delle radici cristiane quali elementi fondanti della tradizione ed identità europea si impegna a: mobilitare i cittadini sui temi europei che hanno maggiore incidenza sulla loro vita in modo da favorire una partecipazione più consapevole alla costruzione del progetto europeo richiedere ai propri eletti di operare di concerto per stabilire un legame democratico tra l'UE e i cittadini, raccogliendo le istanze di questi ultimi incoraggiare l'introduzione nei programmi scolastici di corsi di educazione civica su: il significato del progetto europeo, i suoi valori costitutivi la genesi e le sfide per il futuro richiede all'Unione Europea che la politica comunitaria sia rivolta particolarmente ad affrontare i problemi che maggiormente stanno a cuore ai cittadini, come ad esempio: l'occupazione, lo sviluppo urbano e rurale, la sicurezza, la tutela dell'ambiente e l'immigrazione, l'inclusione sociale, la difesa dei beni pubblici e dei sistemi di welfare più avanzati alla Delegazione italiana del Comitato delle Regioni di essere un tramite visibile tra i sistemi delle Autonomie del paese e l'UE, garantendo il rispetto dei principi di prossimità, sussidiarietà, interdipendenza e partecipazione e facendosi latore delle aspettative locali nel disegno europeo ai mezzi di comunicazione nazionali e locali che l'informazione e la comunicazione dell'UE e sull'UE siano considerate un fondamento indispensabile della loro opera di informazione e divulgazione ai governi nazionali e alle Istituzioni europee la convocazione di una nuova convenzione con il compito di rivedere la Parte III e di indire sul testo risultante un referendum consultivo europeo sulla Costituzione per l'Europa, da tenersi in occasione delle prossime elezioni del Parlamento europeo del 2009, in modo da farlo entrare in vigore sulla base di un voto che esprima la maggioranza degli Stati membri e della popolazione dell'Unione. Sarà questa l'occasione per dare ai cittadini la possibilità di chiedere e decidere cosa vogliono in Europa".
Il Consiglio non approva.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Burzi ha chiesto la parola sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Non abbia quell'espressione preoccupata, Presidente, non ce n'è motivo.
Lo ricordo a lei - lo ricorderò nella Conferenza dei Capigruppo, l'ho già ricordato recentemente - in modo che a ciò si provveda. Se non sbaglio ad oggi le minoranze non hanno a loro disposizione - forse neanche i Consiglieri di maggioranza - i PRR che sono stati deliberati lunedì scorso...



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Burzi, da ieri sera i PRR sono nelle caselle dei Gruppi, ma sono anche qui disponibili le buste che li contengono e che faccio distribuire a tutti i Consiglieri.



BURZI Angelo

Grazie dell'informazione.



PRESIDENTE

Non c'è di che, collega Burzi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13.27)



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